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IL CONCETTO DI SINISTRA

testi di: Massimo Cacciari, Elvio Fachinelli, Paolo Flores d'Arcais, Giulio Ginrello, Giacomo Marrzmao, Marco Mondadori, Michele Salvati, Federico Stame, Gianni Vattimo, Salvatore Veca, Fernando Vianello

Bompiani

MASSIMO CACCIARI

SINISTERITAS

1. Mario Tronti inizia il suo recente saggio Sinistra chiedendosi se la sinistra si sia finalmente emancipata dagli originati connotati negativi del termine. Se vero che il pensiero concresce al linguaggio e che il linguaggio ci parla,l'interrogativo non appare afatto estravagante. 11 termine "sinistra" patisce dawero una stotia atale,la sua vicenda, anzi, meta-

storica, appartiene ai simbolismi-chiave della nostra civilt, al nosro inconscio collettivo. Difficile districarsene - epper non vi dubbio che questi originari, mitici connotati si siano andati spegnendo progressivamente nelle lingue europee moderne. fn realt, essi permangono in modo evidente solo nell'italiano. Link non ha alcun senso negativo-spregiativo, e cos pure left o gauche. Per indicare qualcosa di malvagio, nemico o anche semplicemente inquietante non si user mai, in queste lingue, il termine usato ad indicare la sinistra.,L'antica accezione si conserva solo in locuzioni particolari: left-handner.r per dire inettitudine, goffaggine, ihe traduce alla lettera il latino sinisteritas; oppure links anzieben, indossare qualcosa a roaescio. Si pu perci affermare che, pur con I'importante "caso" italiano, le sinistre europee si siano gi di fatto emancipate da quel pesante arratema che gavava sulla mano sinistra, sinistra - spiegava Ovidio - perch studiosa sinistri: natae ad furta sinistrae. Le sinistte europee non soffrono complessi della mano sinistra, n manifestano nostalgie della mano destra (fuorch in Italia? ancora un "caso"?), ma si sono sempre raffi' gurate come rette. La sinistra, in realt, non si mai concepita come sinistra, bens come quella patte dello schieramen-

to politico che insiste sulla posizione rerta. A guardar bene, gi qui minaccia di fuanarc una geografia politica basata sullo schema destra-sinistra. Un tale schema non opera nella immagine che ogni parte politica tende a darc di s, poich ognuna si considera come vea detenrice della posizione retta (n desta, n sinistra) . Rectus viene da regere: indica la funzione di gouerno cui ogni forza politica si sente vocata. Non per un governo qualsiasi, ma un govetno retto, non un governo che si afiicola in leggi qualsiasi, ma che si esprime sulla base di un Diritto retto. Se si intende, come si intende, e in particolarissimo modo da parte della sinistra in tutta la sua storia, la funzione di governo in quanto regere, allora necessariamente la si esprime in quanto fondata su un richtige Recht. Poich, come Benveniste ci ha spiegato, rex-regere viene dal greco orgo, stendere-tracciate, recconze la linea tracciata dal rex; regere significa ttacciare confini perfetti, assegnare stabili tpoi, assoggettare ad essi. In opposizione a tutto ci che

tus signlfica allora diritto

apparc storto, contorto, labirintico, e perci infido, perfido, mentitore... sinistro. nella amiglia semantica del orgotegere-rex che rinraccerei alcune delle figure mitiche della sinistra, piuttosto che in quella indicata dal suo nome. La sinistra la f.orza del ricbtige Recht, della "linea" diritta, bene ttacciata. Essa, semmai, irrompe da una parte, da sinistra, ma per giungere alla posizione retta, dove l'ordine rstabilito, i confini segnati secondo verit. Essa ri-volge la situazione malata, contorta, mentitrice, la situazione " sinistra", in nome di u retto rgere da stabilire o ri-stabilire. Per la sinistra, la desffa costituzionalmente inadatta a ci, incapace di esprimere un richtige Recht - e dunque incapace di autentica ti-voluzione (rottura, salto che si impongono soltanto laddove i rapporti sociali e culturali appaiono derugliati). Infatti, la sinistra non ha mai riconosciuto rivoluzioni di desma, ma soltanto contro-rivoluzioni; per la sinistra, la desta impedisce sistematicamente che la situazione malata si ri-voluzioni. Speculare rappesentazione ha la destra della sinistra. Un modello politico costuito sui termini destra-sinisua appate, perci, altamente paradossale , 91 alla luce di queste brevi considerazioni "linguistiche". Da un lato, infatri, esso sembra strutturarsi secondo un massimo di dicotomicit, mentte, dall'altro, in realt tutto gravitante, in ogni luogo della

L'irnpostazione del problema politico in termini destrasinistra tipica di un messaggio che intende indune operative nette, tese a includere o a escludere rapia scelte ^pp^re damente e efficacemente da1 goaerno interi gruppi, interessi, culture. inevitabile che un tale messaggio assuma anche tonalit moralistiche: ci fa parte della necessit di fat apparire I'avversario come storto, contorto, sordo, sinistro. Insomma, la rappresentazione del sistema politico in questi termini vuole indurre decisioni drastiche, impore scelte di schieramento: amico-nemico (con buona pace di chi usa tale schema, ma respinge pregiudzialmente Carl Schmitt). Ma, d'altta parte, e vicevefsa, l'intero sistema, che cos si rappresenta, all'interno di ognuna delle sue articolazioni, non privilegia affatto n destra n sinisra; anzi, si pu quasi affermare che vi proporzionalit, diretta tra il settarismo dicotomico della rappresentazione generale e la posizione di ptivilegio di cui godono, all'interno di ognuna delle forze che compongono il sistema, di ognuno dei suoi sottoinsiemi, le posizioni centrali, in quanto elementi retti, portatori del dkaion. 11 modello destra-sinistra in realt tutto articolato intorno alle posizioni di mezzo. Sono gli "assi che non vacillano" dei diversi schieramenti, dove soltanto si dawero "in linea", si dispone dell'arte, tipica del rex, di stendere-tracciare linee davvero diritte e perci giuste. Il mezzo denota, d'altronde, fortissime, originarie affinit col rgere. Quelle del mezzo sono le posizioni che hanno rnisura, le posizioni che sanno, cio, rnediare, e che, mediando, guariscono la comunit dai mali da cui afLitta. Il mezzo 1l tpos del ruedicu.s: arte della mediazione in quanto guarire. E Benveniste continua awertendoci che nell'antico osco mediss era lo stesso iudex, colui che diceva lo ius. Questa rappresentazione del sistema politico perci una rappresentazione lineare-assiale. In essa, ogni posizione ha un proprio tpos ben definito, soggetta a unNomos inflessibile. Questi diversi tpoi vengono, per, contemporanea' mente, gerutchizzati in base alla prepotenza del centro, del mezzo, dove si colloca 1l medicus-rex. L'inteto sistema in-

sua geografia, verso la posizione giusta-retta, verso la poszione centrale ptopa eI rgere-rex - e cos costtetto, magari per le vie pi impervie e con I'immaginazione pi audace, a far propria l'animistica superstizione di poter fondare i propri " giudizi" su Diritti fondamentali.

terpretato misurando, di volta in volta, 7a distanza che separa le diverse forze da questo centro, Il tutto presuppone piena stabilit e trasparenza nei valori che caratterizzano i diversi tpoi. Tali valori sono, per cos dire, obbiettivati in questi luoghi, cos che i diversi soggetti in movimento lungo I'asse del sistema si trovano ad assumedi, a seconda della propria collocazione. Per riassumere, questa rapptesentazione formata dalla combinazione di questi tre fattori: a) unidimensionalit assiale del sistema politico; b) gravitazione al "centto medico" delle diverse posizioni; c) obbiettivazione dei valori ai diversi tpoi politici sistemati sull'asse destra-sinistra (sono di sinistra poich qui mi colloco, e cesso di essetlo quando mi colloco altroue).

La fotza, il carattere "convncente" di questa rappre la situazione in cui vigono effettivamente le norme: situazione eccezionale olre ogni dire! Laddove il dio Termine di erasmiana memoria stia ancora ben confitto sul terreno a indicare i confini (e la sua auctoritas veng riconosciuta), laddove ogni soggetto si dia nella forma di un chiaro assoggettamento a tpoi definiti - questa ra'ppresentazione sembra brillantemente tenee. Ma quando si accende una situazione
sentazione consiste nella sua normalit. Normale

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critica? quando mutamenti repentini abbrevino di colpo le distanze, diano luogo a corto-circuiti ffa tpos e tpos, ne confondano la natura? Una rappresentazione planare concepibile dove i valori in conflitto appaiono stabili, "e-ducati" da magmatici intrecci - ma quando questa stabilit vien meno, come vien sempre meno in pfesenza del Cattivo Nuovo? Anzi - ben pi radicalmente - quando vien meno la stessa descrivibilit di uno stato in assenza di linguaggi atti a ticonoscetne i fenomeni di discontinuit, di rottura? La rzrppresentazione assiale del sistema politico fisiologicamente inadatta a render conto delle situazioni critiche, del prodursi di discontinuit nei processi, di descrivere situazioni intrinsecamente instabili. Quando la possibilit di desuivere secondo "cerchi sociali" definiti viene stabilmente meno, decade 7a f.orza della rappresentazione unidimensionale-assiale inalizzata al "ceno medico". Questo centro tiene finch f instabilit concepibile come semplice patologia, da guarire. Quando il sistema appae descrivibile (e governabile)
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,r|rrrrri soltanto secondo equazioni

;rll'irrcvitabile ffamonto del "centro". Ncll"'inquietudine geologica" della nostra epoca (e lasciarrr.r clrc i Bouvard e Pecuchet vi si scaglino contro, chiaman,lol,r clccadenza, tamonto o semplicemente ffansizione, patr/ra rrr;rgica che serve ad esprimere "laicamente" la fede piogressistrr clcl ,perenne olre-passare) il determinismo assiale deve t't'tlcrc il posto a parudigmi che permeuano chiare descrizioni dei meccanismi corto-circuitanti, delle repentine rotturr' fra posizione e posizione: paradigmi che permettano \a l'rrl)l)rcsentazione di quelT'antagonisrno catastrofico che apl)iuc la regola del rapporto sociale contemporaneo. Nei prt'r'ssi che lo interessano, le variabili di conrollo tendon ad rrssumere valori tra loro incompatibili. I soggetti sono spinti :r.l agire secondo direzioni r..iprocam.nt contraddittorie. ()rranto_pi i conflitti sono collettiae-oriented, tanto pi I'irrstabilit che ne deriva si fa evidente e la possibilit^di -da rliscontinuit nel processo, di bruschi passaggi posizione :r posizione, si fa attuale e pressante. L'antagonismo che non si sviluppa pir tra posizioni economicament, ideologicamentc o politicamente definibili in termini "sostanziali-", un rrrrtagonismo che sconta come proprio elemento costitutivo la 1'ossibilit d rotture catasuofiche (dovrebbe risultare evi,lcLrte dal contesto del discorso che qui il termine non ha nessrrrr significato "sinistro", di anarchica esplosione, disastro, ccc.). La fine della spiegazione unidimensioiale (o il suo uso lirnitatamente a "isole" di determinismo) non comporta cos rrlfatto una sorta di stetilizzazione del conflitto, bens il suo rrutare di forma. Esso va descritto secondo equazioni di instabilit, qualitativamente incomparibili con lo shema classico, ma non pet questo meno formalmente risolvibili, meno tlotate di forza rappresentativa. Anzi, si pu affermare che la crisi del determinismo assiale spa di una apotia pi generale delle teorie del Politico in quanto ruzionalizzazione progressiva del conflitto in vista della sua riduzione a "gioco" o semplice "mercato concorrenziale" (cio, a guatdat bene, a conflitto tra altetnative lrositive), intrinseco a consideruzioni neualizzanti dell'antagonismo politico il non poter affrontare il problema tlclla forma delle situazioni critiche. Le varie fututologie tecnocratiche non possono che considerarle, organicisticamente, sccondo il vecchio modello "medico", che come effimere
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di instabilit,

assistiamo

patologie. La fotza del loro apparato previsionale consiste per intero nella fede progressiva sul venir meno, sul deperimento dei caratteri specificatamente "catastrofici" dell'antagonismo a f.avore di una comune cultura scientfico-tecnologica. Si tratta di versioni secolazzate del sogno del filoso{o-re. E per quanto sia sempre preferibile qlresto Re tecnotronico al sacerdote-iudex, entrambi non potranno che ftovarsi costantemente spiazzati-sotpresi di fronte ai catatteri di un conflitto che ha perduto ogni connotato "sostanzialistico".

3. gi possibile tracciare una fenomenolo


ampia

gia abbastanza di tali caratteri. Potremmo, anzi, dire che la riflessione

todologica di tipo "catastrofico" o, almeno, di sistematica de-costruzione dei macro-soggetti che ne hanno retto la ttamatradizionale: grandi appati di potere, costruzioni ideologiche universali. Ed molto significativo come, nei suoi risultati pi importanti, questo lavoro non si sia arenato in sabbie impressionistico-relativistiche, ma abbia anzi permesso coerenti ricostruzioni di "onde lunghe", l'osservazione pi appropriata di elementi di continuit o regolarit. L'approccio catastrofico non , infatti, per nulla rizomatico-disseminativo, bens attento a cogliere le forme della discontinuit e perci a ricostruire la struttura sulla base dei fattori critici al suo intetno, delie forme dell'attuale antagonismo. fl processo, che Mosse in patticolare ha studiato, di "nazionalizzazione delle masse", ovvero la "scoperta", pet il movimento operaio, del ruolo per nulla in s democraticoprogressivo della determinante partecipazione delle masse nella vita politica contemporanea, si presenta come un luogo di eccezionale rilievo per esemplificate il discorso fin qui svolto. Ad un'analisi attenta, tale processo ci appare come un intricatissimo nodo di antagonismi catastroici tra attivismo di sinistra e decisionismo di destra, ra organicismo di destra e giacobinismo di sinistra - antagonismi che percorrevano I'intera societ e della cui natura pressoch nulla era recepito dai partiti tradizionali, in gran parte eredi della forma politica guglielmna. La grande catasrofe bellica sconvolge le forme dell'antagonismo e mette fuori gioco tutti i partiti della costituzione weimariana. La cosiddetta "crisi" di Weimar tova in ci la sua veta radice: nell'insanabile

storica si muove, ormai da tempo, lungo una prospettiva me-

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partiti che si organizzano intofno a stabili opzioideologiche e rappresentativi di consolidati interessi politico-economici e la rottura sistematica di questi stessi "cerchi sociali". Questa lezione di \X/eimar ci porta alle aporie pi complessive del moderno partito di massa. Con i partiti di "integrazione sociale" ogni funzione "lineare" di rappresentanza vienc meno. Ma viene ptogressivamente meno anche I'ancoraggio del partito a chiari fondamenti dotrinari o ideologici. l,a stessa tradizionale evidenza nella distinzione ta patiti irlcologici e partiti come agenzie per la conquista di "offici" tcnde a confondersi. Ci che emerge la compiessit e varict crescente dei motivi che condizionano l'azione di ogni partito, rendendo cos ancora pi apertt> e competitivo il sistema. La variet dei motivi, la spinta complementare e ('ontemporanea in diverse direzioni, anche opposte, spiegano
(:ontrasto ffa

ni

lrr rapidit nella trasformazione degli inditizz, la mobilit "sperimentale" delle suategie. Ai rischi di tale mobilit ('ercano di opporsi i meccanismi burocratici di selezione e c<roptazione - ma anch'essi inceppati dal fatto che \a "fetlclt" all'otganizzazione pu sempre meno essere richiesta sLrlla base di definiti tiferimenti dottrinali o di interesse srrcio-economico. Da qui il potenziale catasttofico, I'alta possibilit di pervenire a situazioni critiche, di rottura, dove si sl)czzano le forme che gatantivano il "continuismo" dell'organizzazione. Possibilit, queste, a stento oscurate dalle tlcfinizioni accademiche del sistema dei pattiti, quale semlrlice interazione tra organizzazioni elettorali significative in legimi rappresentativi. Qualsiasi trattazione di tale sistema srrlla base di modelli desunti da teorie dei giochi, pe quanto sofisticate, impedisce di apprezzare in pieno il potenziale crrtastrofico che si sprigiona dal suo apparentemente inesauribile " trasformismo ". Ma pi che come esempio, addirittura come quadro di insieme della natura dell'antagonismo contem'poraneo - per il cluale, ripetiamo, appresentazioni deterministiche possono virlere soltanto per "isole" ristrettissime, per Utopie -, Potrcbbeto essere indicate le ffasformazioni subite dai rapporti
intcrnazional in questo secondo dopoguema: stirnzialmente, a uno schema onni-ordinante

il passaggio, sodi tipo bipolate

,rrl una situazione " apeta" catatterizzata dalTa proliferaziorrc di potenza. Sommamente istruttiva la "sorpresa" dei t3

tradizionali esegeti di fronte a " casi" come quello iraniano o quello polacco. Poich la loro " noma" non esiste pi se non nei loro cervelli, essi vivono in uno straordinario mondo di "casi", di miracolose eccezioni. Qualsiasi schema assiale uni-dimensionale (lo schema bipolare l'esatto equvalente di schemi di politica interna retti dall'affrontamento destrasinistra) non potr spiegare I'affermarsi di "nuovi soggetti", n all'interno, n sul piano internazionale. Perci quello
schema, da cbiunque usato, divenuto oggi, molto concretamente, un'arma di conservazione o di "semplificazione" delle nuove domande di potere, le quali, al pi, per sperare riconoscimento, dovrebbero allearsi subordinatamente a uno

o all'altro dei poli tradizionali.

Ovunque, insomma, dal sistema dei partiti, in quanto uniche funzioni in grado di provvedere una effettiva base di autorit in regime democratico, a quello dei rapporti internazionali, da quella dimensione che un tempo si sarebbe detta "lotta delle idee" al confronto-concorrenza ta intetessi economico-politici diversi, rappresentazioni sistemicocatastrofiche subentrano a rappresentazioni semplicemente planari. I diversi sotto-sistemi slittano continuamente I'uno sull'altro, tentando di conservare l'equilibrio delf insieme di fronte a chocs esterni la cui frequenza, pi che intensit, in "normale" aumento, fino a pervenre ad autentici turningpoints, a discontinuit evidenti, repentini passaggi dall'una all'altra condizione. davvero arduo concepire che si possa oggi "fare politica" senza riconoscere o cercando di rimuovere o, il che , se possibiie ) ancora peggio, credendo di dover "guafire", tale realt.
Sarebbe, per, scioccamente riduttivo anche il non affrontare direct i problemi che una simile impostazione compota. Dobbiamo chiederci: in che cosa essa si distingue da quel mondo romantico della confusio, da quel tipo delTa "politica romantica" in quanto scientificizzazione della "perifrasi lirica della vita" , che Cartr Schmitt tent di demolire in una sua opera famosa? Che il metodo della rappresentazione catasuofica sia opposto alle regolarit e r-rniformit del "classico", che esso, nei confronti di quest'ultimo, sia occasionalistico nella sostanza (riconosca, cio, la sostanziaie imprevediL,ilit - e, dunque, improgrammabilit - delle azio'

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ni e dei rapporti politici), significa necessariamente che esso comporta la dissolvenza estetizzante delle distinzioni, delle decisioni, del prender-pate " eroico " ? La risposta non pu essere univoca. Nel metodo proposto l'antagonismo permane, e petmane in tutta la sua seriet. A differenza che nella politica romantica, la dissolvenza di ogni forma di epistme politica qui non estetica: non pone, cio, capo ad una riduzione del Politico alle categorie estetico-economiche della produzione, del consumo, della soddisfazione. Anche I'opposizione pi radicale e pura necessariamente compresa a le forme possibili dei conflitto. Si potrebbe dire che questo metodo ripensa radicalmente I'occasionalismo della politica romantica: poich "occasionale" la nostta politica, nulla nei suoi limiti, nei limiti del suo linguaggio, pu escludere l"'occasione" dello stesso antagonismo massimamente tadicale. Volerlo escludere pu far parte delle opzioni politiche o deile assunzioni di valore che sempre intervengono, che costituiscono certamente fattori decisivi del sistema e delle sue tasformazioni, ma non conta ad illustrarne la logica. Per queste ragioni, un occasionalismo catastrolico si difercnzia da7la riduzione estetica romantica. Eppure, anch'esso amletico nell'essenza. Ultimo, forse estemo, certamente sofisticatissimo prodotto di quella irreversibile vicenda di amTetizzazione della politica, che segna Ia storia europea. E in Amleto la natura della catastrofe comprende anche, come ben noto, il pi serio conflitto. Nel suo segno, I'antagonismo pi puro e violento non si accompagna a nessuna pura decisione, a nessuna dimensione di cpistemica certezza, n culturaie, n economica, n politica slricto sensu. In ci consiste I'autentico valore epocale del romanticismo politico, pi che nei suoi tenrativi di estetizzazione (i quali corrispondono piuttosto a un "punto di vista" storicamente molto circoscritto). probabile che Schmitt stesso lo avrebbe pi facilmente riconosciuto se avesse composto la sua opera sul romanticismo dopo il grande affresco del Nomos, dopo, cio, iI definitivo chiarimento della progressiva scomparsa del Nomos dal ius publicum europaeurn. Se voler tornare ai Terminalia, alle feste in onore del dio Termine, ormai teazionaria nostalgia (di sinistra e di destra), I'impostazione qui tratteggiata si distingue perci anche, nettarnente, da ogni riduzione del Politico all'arnbito cli quella che potremmo definire -. con tanti autori di questo
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sembra derivare da due presupposti, I'uno, per cos dire, iinguistico, e l'altro propriamente politico. Il linguaggio, sappiamo, non si inventa. Il termine "snistra" fa parte di un normale bagaglio di comunicazioni e inormazioni. I termini si usurano lentamente - i termini delle nostre lingue mortali, e non sacre - e continuamente usiamo, per intenderci, di termini usurati, tanto vero che ci meravigliamo allorch ne scopriamo un etimo e una storia ormai invisibili nel loro attuale sgnificato. Proibirci tali termini, significherebbe tacere. Ci che possiamo esigere soltanto che venga chiarito il significato del termine, contesto ,per conresto. Questa indicazione sarebbe certamente di enorme utilit per la sinisffa, poich essa compota: a) finirla con la fede nella propria "ontologica" diversit, riconoscere che in s e per s "sinstta" non significa nulla, ma indica qualcosa solo per differenze relative ad alfte forze, scelte, programmi; b) finirla con la declamazione di obiettivi che in realt si presentano come Fini al di l dell'orizzonte, e perci inverificabili e incontrollabili; c) affermarc la propria panialit, e proprio in uno con il riconoscimento che la propria otganizzazione funziona ad " inlegrazione sociale ": un rovescamento rispetto al Buon Antico, dove I'organizzazione sta ontologicamente ancofata alla Classe e i suoi obiettivi, invece, valgono ecumenicamente.

Come si vede, non si tratterebbe soltanto di una operazione di igiene linguistica. Una ridefinizione, per cos dire, conaenzionale del termine " sinistra" pu ottenere effetti strutturali nella sua forma otganizzativa e nella sua azione concreta. Ma non basta. L'altto pfesupposto del tentativo di ridefinizione di Tronti sembra consistere nel semplice mattel ol lact che nai s' data nella storia politica di radicale trasformazione "nuda" di elementi mitici. Questo un osso duro per denti liberal-neutnlizzanti. Ammettiamo, oa, che la sinistra si sia definita secondo i criteri appena indi cati; non vi dubbio che il tratto differenziale rispetto alle altre "panialit" del sistema politico dovr essere individuato nel tasso di innovativit del suo .programma. Ma innovazione reale senza mito impossibile, Occorre il linguaggio lriblico, occorre la tespublica omana, occorrono le diverse gnosi della contemporanea "rivoluzione". Quale mito possibile oggi? Potr la sinisra in tutto il proprio peso storico, in tutta la sua ormai secolare ptegnaLnza ideologica, costi17

della Storia, nella perdita dei suoi "ordinatori" mitici. Questa definizione minima ci consente di concludete, ricapitolando in questa chiave, i temi fin qui affrontati. Diciamo sinistra la critica in atto di ogni dogmatismo organicistico-teleologico, di ogni impostazione meccanicistico-assiale nella rappresentazione dell'antagonismo culturale e politico. Diciamo sinistra quella parte che si organizza al proprio interno e opera sulla base del riconoscimento della natuta catasrofica dell'antagonismo. Manca in tutto ci ogni sicura epistme? manca ogni prncipio-dttatura? manca ogni ancoraggio a filosofie della stotia o a sociologie dualistiche? manca il mito (la Classe e la Promessa che essa incarna)? Per negativo, si sarebbe tentati di dire che proprio il senso acuto di queste perdite di sinisma. La sinisma parte del tempo benjaminiano della povert. In questo tempo tramonta la dimensione della Grande Politica? Pu essere - certamente non tramonta la possibilit di un Grande Opportunismo: attenzione al catasrofico, duttilit programmatica, capacit "plastica", Neraenlebez intellettuale. L'opportunismo "idiota" non ha nulla a che vedere con tutto ci - se non il fatto di esset nato dallo stesso grembo, di esser figlio delle stesse perdite. Come ho cercato altrove di dire, le dimensioni "terribilmente" serie della decisione assolutamente discriminante, del Politico puro, sembrano oggi ritirarsi nell'Impolitico, nella individualit non "giocabile". In questo ritiro, forse esse si consefvano - come le cose rilkiane nelf indicibile. E tta i meriti non minori di un approccio grandeopportunistico alla politica sta il riconoscere la possibilit di questo ritiro, sta il sapersi, da parte del Politico, tuttolimitato dai luoghi indiaidui, nel senso etimologico del termine, dove la Decisione si consetva. Questo approccio non detta condizioni, non proibisce, sulla base dell'hybris di un ottocentesco, ormai, disincanto secolatizzante, altti linguaggi rispetto a quello della secolaizzazione. troppo poaero per tutto ci - e in questa povert dobbiamo sforzarci di ritrovare la sua fotza e la sua spennza.

In altri termini: diremmo, anzitatto, sinistra quella parte del sistema politico che opera efficacemente per rappresentare il potenziale liberatorio racchiuso nella perdita del Senso

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