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INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA LITURGICO-SACRAMENTARIA Nel nome del corso si parla di liturgico-sacramentaria infatti vogliamo unire due tradizioni

i diverse che appartengono alla tradizione sui sacramenti, le quali si sono poste delle domande diverse: 1. tradizione sacramentale quella della teologia sacramentaria, che si sviluppa a partire dalla scolastica . tradizione liturgica si sviluppa prima e dopo la tradizione sacramentale !dai grandi del passato fino al medioevo, ripresa nel Novecento": guarda il sacramento guardando alla liturgia, non cerca la natura del #attesimo ma i gesti che si compiono $uesta una tradizione da recuperare per rispondere a domande nuove che non c%erano all%epoca di &'(()*' !p.es.: +cosa succede alla ,hiesa dopo la scoperta dell%)merica-." $uindi a//iamo: 0 millennio 00 millennio 000 millennio Liturgica Sacramentale Liturgica &'(()*' consapevole che nei sacramenti ci sono due dimensioni: a. culto movimento dell%uomo verso 1io /. santificazione movimento da 1io verso l%uomo !1io fa qualcosa": la teologia tradizionale per lungo tempo ha parlato solo di questa dimensione &'(()*' sa /enissimo che non c% #attesimo senza culto, ma affronta solo una dimensione che quella della santificazione 1opo di lui si dice che il sacramento viene amministrato dal prete, che un mediatore2 poi si dice che il culto necessario ma altra cosa dalla santificazione, personale, durante la messa si dice il rosario... 3a rilettura di &'(()*' ha s/ilanciato il discorso sulla santificazione oggi necessario recuperare anche l%altra dimensione, il valore del culto nei sacramenti 0N&4'1560'N7 fare entrare qualcuno in una realt82 necessario vedere: - strada !metodo" il metodo non neutro, a secondo della strada che scegli la realt8 ti si presenta in modo diverso !entrare a 4oma col treno altra cosa che entrarvi in autostrada..." - luogo !oggetto" (etodo e oggetto sono intimamente connessi e il loro rapporto molto importante devo scegliere la via giusta per raggiungere la meta, ma devo anche conoscere la meta per scegliere la via 3a &eologia 3iturgico-*acramentaria ha 9 grandi metodi che evidenziano 9 aspetti dell%oggetto: 1. definitorio !sistematico" grossomodo corrispondono . esegetico !positivo" alla teologia sacramentaria :. narrativo grossomodo corrispondono 9. fenomenologico alla teologia liturgica !nuovi metodi, ma anche i pi; antichi..." Nello specifico: 1. definitorio !sistematico" comincia dalla definizione !genere e differenza specifica": ne deriva un sapere concettuale, usa le fonti con li/ert8 !<07&4' 3'(#)41': +il sacramento la forma visi/ile della grazia invisi/ile.2 &'(()*': +il sacramento un segno efficace della grazia." . esegetico !positivo" cerca i fondamenti, usa le fonti pi; antiche !ha un grande interesse per la storia"2 se col metodo storico !esegetico" capisco cosa la liturgia , con quello sistematico capisco quello che deve essere !uno storico dira che non c% il rito, ma i riti... ma anche vero che devo avere il concetto di rito, devo correre il rischio di interpretare il dato" :. narrativo dice che la vera esperienza della liturgia la faccio quando le consento di raccontare la mia identit8 cristiana: la liturgia non definizione !anche se devo correrre il rischio di darla", non esegesi !anche se la devo fare", ma essenzialmente narrazione

3a liturgia intreccio tra evocare !richiamare con le parole il passato" e invocare !sta/ilire un rapporto diretto con 1io" 9. fenomenologico !osservazione" parte dall%osservazione di ci= che ha davanti !non va altrove come gli altri metodi"2 un metodo antico nella liturgia, diacronico !non sincronico": oggi la <arola parla a me cos> come essa , non al popolo e/raico !non mi interessa sapere come giunta qui" )ttraverso questo metodo scopro che la liturgia non semplicemente qualcosa della vita cristiana, ma l%identit8 primaria della ,hiesa: il metodo che utilizzeremo principalmente 3a liturgia non qualcosa da studiare come un museo tradizione altra cosa dal tradizionalismo: il passato si onora vivendo il proprio presente e futuro 4'()N' ?5)410N0 il primo che negli anni % @ ha messo in evidenza l%importanza di teologia liturgica ,on il metodo definitorio arrivo a una definizione, ma non mi dice come operare !se definisco una /icicletta non so poi andarci sopra, aggiustarla: +la /icicletta un mezzo di trasporto a due ruote...." *e nel medioevo vi era una grande esperienza, ?5)410N0 si rende conto che oggi siamo staccati dalla realt8 il sacramento ha /isogno di essere rispettato anche nella sua esteriorit8 Nella grande tradizione vi stata una enfatizzazione della causa quando si avvera il sacramento<.es.: +quando c% /attesimo-.... +quando si versa l%acqua e si pronunciano le parole...A. ...ma i riti non sono fatti cos>: nel /attesimo, se visto come rito, l%acoglienza fondamentale, niente va in secondo piano $uesto ha portato anche al suono della campanella durante la messa, alla validit8 prima dello scoperchiamento del calice... !era importante forma, materia, ministro" 0l sacramento non importante tanto nella cusa, ma perchB il rito dell%incontro con ,risto 3a stessa realt8 del sacramento pu= avere tre letture a secondo del metodo che usiamo Lettura dogmatico-disciplinare (metodo della definizione) diventa C'4(53) ()&740) scricto sensu 5N0,' (0N0*&4' Lettura ascetico-spirituale (sui contenuti) C'4() D74#)37 ()&740) *&'40,) <354)30&E 10 (0N0*&40 Lettura simbolico-rituale 40&5)37 ()&740) *0(#'30,) <47*., (0N0*&40, )**.

Forma Materia Ministro

3a lettura dogmatico-disciplinare minimalista, quella ascetico-spirituale pi; impegnativa ma non /asta... 0n particolare: Forma: - la lettura dogmatico-disciplinare la identifica con delle parole esatte pronunciate dal ministro, che costituiscono il cuore essenziale del rito - la lettura acetico-spirituale mette in evidenza che forma ver/ale tutto quello che si dice - la lettura sim/olico-rituale del sacramento mette in evidenza che non solo quello che si dice importante, ma tutto ci= che si compie !silnzio, musica, colori..." Fil ,oncilio richiama diverse cose: ricchezza /i/lica, omelia, preghiera universale, unit8 delle due mense, lingua comprensi/ile...G Materia: - la lettura dogmatico-disciplinare non tiene conto di esigenze concerte: dove non c% vino come si cele/ra- ...sem/ra che ?es; a//ia spezzato pane di miglioA - la lettura acetico-spirituale mette in evidenza la materia storica: un non italiano sa che la /evanda a tavola non sempre il vinoA - la lettura sim/olico-rituale mette in evidenza che non si tratta solo di pane e vino, non solo di materia storica, ma materia che ha capacit8 evocativo !vedi )?'*&0N' che parla del pane come la somma di chicchi, richiamando l%unit8 nella dispersione...": se una materia non fa parte di una cultura, che significato pu= avere- ,rea discontinuit8, non continuit8A ,ome si sono tradotte le parole forse necessario tradurre anche la materia !e non tutte le traduzioni sono giuste: la /anana non richiama il lavoro dell%uomo" 2

Ministro: - la lettura dogmatico-disciplinare vede il ministro unico nella persona che pronuncia le parole - la lettura acetico-spirituale, tenendo conto che forma ver/ale tutto quello che si dice, anche quello che dice l%assem/lea autorevole: ogni sacramente ha sempre pi; di un ministro - la lettura sim/olico-rituale si rende conto che la presidenza non esaurisce tutta la ministerialit8 del rito: c% una pluralit8 di ministeri !presidente, lettore, accolito, assem/lea..." &utto il corso si svolger8 rispondendo a tre domande fondamentali: 1. perchB cele/rare. cosa cele/rare:. come cele/rare*toricamente queste domande sono state poste al contrario: la domanda pi; antica sul come cele/rare: - antichi sulla liturgia si ponevano la questione sul come cele/rare - medievali ci si pone la domanda sul cosa cele/rare - dall%H@@ !si comincia a perdere la sapienza festiva, ci sono grandi cam/iamenti..." nasce la domanda sul perchB cel/rare: questa domanda prima mancava perchB non c%era la questione liturgica, nuova capacit8 !la cosa pi; importante l%ultima che senti" I una domanda che do//iamo porci prima di farci le altre due, per riuscire a capire anche il come e il perchB PERCH CELEBRARE? *i comincia con una considerazione antropologica: l%uomo un animale liturgico !J0&&?7N*&70N affermava che l%uomo un animale cerimoniale, ossia impara sB stesso, il prossimo, 1io, dalle cose che fa" deve necessariamente aprirsi alla relazione col prossimo e con 1io se vuole vivere pienamente 7sperienze e loro espressione sono intimamente connesse !l%uomo pensa solo perchB parla" come l%espressione linguistica decisiva nel pensare, cos> l%espressione liturgica fondamentale per l%esperienza di fede !e la liturgia si esprime usando le parole, il corpo, la voce..." ,on i linguaggi del rito non esprimo qualcosa concepito intellettualmente l%uso dei linguaggi mi fa capire chi ,risto, cosa la vita cristiana: l%uomo cele/ra la liturgia perchB esprime la verit8 della propria esistenza e lo fa attraverso molti linguaggi !che concorrono all%atto rituale: spazi, movimenti, parole..." I per questo che nei riti a//iamo /isogno di sim/oli parole descrittive o azioni funzionali non /astano per esprimere la nostra realt8 &utte le relazioni fondamentali inziano e finiscono con riti per questo si cele/ra 3a risposta a questa domanda si divide in tre punti: 1. liturgia come esperienza . liturgia come linguaggio :. liturgia come azione 3iturgia come esperienza *,K737074(),K74 !filosofo e teologo protestante" in Discorsi sulla religione, rivolto agli intellettuali che disprezzano la religione, afferma: la religione senso e gusto dell%infinito, esperienza religiosa !termine da lui coniato" esperienza religiosa una parola con contrari !come pianoforte" esperienza L qualcosa che l%uomo pu= controllare2 religiosa L qualcosa che l%uomo non pu= controllare 0nfatti nell%esperienza religiosa ci= che oltre di ci= che ci dato, il totalmente altro, si d8 nella forma pi; elementare dell%esperienza religiosa che la liturgia, il trascendente si rende disponi/ile con ?es;, si rende accessi/ile a tutti )llora si cele/ra perchB nella liturgia si fa esperienza religiosa, nella liturgia che il nostro mondo si presenta ci= che non il nostro mondo 3

Cacendo esperienza entra in crisi la mia esperienza non corretto pensare che non devo capire niente nella liturgia, solo che capendo capisco di non capire tutto 3iturgia come linguaggio 3%esperienza religiosa si esprime attraverso un linguaggio sim/olico infatti il linguaggio liturgico non ordinario, ma sim/olico !dice e disdice allo stesso momento... 1io roccia2 oltre a quello che dice, dice qualcosa di altro" 'gni comunit8 ha un linguaggio sim/olico !p.es. quello espresso dai prover/i che richiamano un significato traslato, o quello tra due amici per i quali una parola evoca un fatto divertente..." <erchB si cele/ra- <erchB nella liturgia l%uomo non solo fa esperienza, ma usa anche un linguaggio sim/olico non descrizione, ma essenzialmente evocazione $uindi si cele/ra perchB nella liturgia si usa un linguaggio sim/olico $uando c% amore, interesse, amicizia... scattano dinamiche sim/oliche del linguaggio il nostro essere cristiani, il nostro rapportarsi con ,risto, possi/ile attraverso la preghiera, la liturgia !come il nostro rapporto coi genitori non essenzialmente quello registrato all%anagrafe, ma fatto di parole, sguardi, gesti, carezze..." #'N),,'4*' il linguaggio sim/olico nel rapporto mi apre all%immaginario !non dice solo come stanno le cose, ma anche come potre//ero stare" - nei rapporti con sB stesso apre ai sogni - nei rapporti con 1io attinge al primato dell%amore !qualcuno che ci ama fin dall%origine e che si manifesta nel genitore che ti vuole /ene, negli amici..." 3iturgia come azione rituale 3a liturgia come tutte le azioni cam/ia la realt8 0l rito, essendo azione sim/olica, si rivolge al futuro riproducendo il passato !per questo non viene cam/iato con faciloneria" 0 riti possono essere cam/iati- dopo il ,oncilio qualcuno pensava di cam/iarla continuamente: finalmente si era capito che la liturgia era azione, ma si scordava che era rito... - una vera societ8 tradizionale per= sa cam/iare le liturgie non c% un solo modo di fare memoria, ce ne sono tanti !come i Dangeli sono 9 e non possi/ile fare un mescolone" ,on l%azione rituale si interrompe la vita ordinaria, si agisce mettendo il passato nel presente, non pensandolo ma facendolo !come un rituale ricordare una nonna defunta rifacendo il dolce che faceva lei... non solo pensandola" un fare memoria cam/iando la realt8, mettendo l%accento sull%agire Nell%azione rituale possiamo evidenziare tre caratteristiche: 1. il corpo e il rito inutile a//iamo detto che l%uomo cele/ra la liturgia perchB esprime la verit8 della propria esistenza e lo fa attraverso molti linguaggi: questo significa che la liturgia riguarda anche il corpo, l%uomo non solo interiorit82 come ci dice una sana antropologia, ciascuno di noi non ha un corpo, ma un corpo il corpo non uno strumento, ma parte di noi 3a liturgia innanzitutto esperienza ed espressione corporea: un modo di guardare, ascoltare, annusare 0l corpo nella liturgia fa esperienza dell%inutilit8 la liturgia li/era l%uomo dalla schiavit; dell%utilit8, il corpo non agisce per produrre qualcosa: non hai /isogno di ottenere un risultato perchB il risultato sei gi8 te !per questo non corretto definire la liturgia funzione, la liturgia delle ore ufficio divino, parlare di amministrare i sacramenti..." 0l corpo che si lascia a/itare dall%inutilit8 gusta il rapporto pi; autentico con 1io che lo stargli di fronte: con un amico sai perdere tempo . il consumo e la li/ert8 oggi il consumismo porta a consumare quasi in modo religioso /eni di ogni tipo, inutili: a//iamo trasferito l%atto religioso dell%inutilit8 nel supermercato. 0nvece il consumo un atto religioso che devi fare non in tutti i momenti ma in certi tempi...

0l consumo deve essere sapiente, non possiamo risparmiare sul consumo !non solo di pane e vino" il pane e il vino ci devono essere per tutti, i canti non possiamo troncarli perchB ci sem/rano lunghi... la logica della riduzione ai minimi termini una contraddizione nel rito Nel consumo e non nella produzione lMuomo ritrova la sua li/ert8 :. la festa e il piacere strettamente collegata alla caratteristica precedente2 il rito ha /isogno di un tempo diverso, quello della differenza e della trascendenza: il tempo festivo un altro tempo 'ggi tendiamo a dividere il tempo tra tempo del lavoro !che non decidi tu" e tempo li/ero !puoi fare quello che vuoi": non c% pi; spazio per il tempo festivo, pensi solo a un tempo solo tuo e a un tempo che non tuo... poi siccome hai paura del tempo li/ero ti inventi un hobby o uno sport 0nvece la festa un tempo pi; originario del tempo li/ero e di quello del lavoro ti dice il senso del tempo: c% una memoria, una presenza e un futuro !in un compleanno, non deciso da noi, si fa memoria di un evento, si festeggia ora, si augurano cento di questi giorni... si fa memoria di un dono"2 siamo fuori della logica dei diritti e dei doveri CHE COSA CELEBRARE? !oggetto e soggetto della liturgia" $uesta domanda deve essere riformulata: infatti la liturgia non una cosa do//iamo trovare un soggetto e un oggetto Negli ultimi anni a//iamo vissuto un grande cam/iamento poichB cam/iata la coscienza di chi soggetto e di chi oggetto ha modificato la domanda sul cosa la liturgia <rima si rispondeva: il massimo dovere dellMuomo, oppure il compito quotidiano del prete... non sono risposte s/agliate, ma unilaterali s> !come se uno mi chiede chi sei- e io rispondo un uomo... non s/agliato ma meno che dire sono *tefano" 'ggi sulla liturgia si dicono molte pi; cose di prima, perchB si cercano pi; cose di prima *alvatore ()4*030, nellMarticolo con cui lascia la direzione di Rivista Liturgica, scrive: +Dorrei si ricordassero solo due piccole cose: 1. la liturgia una cosa viva, ma fragile: muore nelle mani di chi non la sa trattare . la liturgia una cosa viva, ma solo se dinamica: cio volta verso lMavvenire. 0l dinamismo tra due poli: il mistero di salvezza realizzato da ?es; ,risto, e il mistero di salvezza che deve essere realizzato in noi. *u questo doppio mistero avvenuto il cam/iamento $uindi per rispondere alla domanda sul ,K7 ,'*) cele/riamo, necessario rispondere alla domanda sul ,K0 cele/riamo i veri cele/ranti sono ,risto e la ,hiesa !vescovi, preti, accoliti... sono ministri L servi di ,risto e della ,hiesa2 dire che cele/ra il prete strutturalmente s/agliato, il preside cele/ra come gli altri anche se con un ministero particolare che la presidenza al servizio della ,hiesa: in persona hristi et in persona !cclesiae L agisce come ,risto nei confronti della ,hiesa e viceversa, non che fa ,risto e fa la ,hiesa..." ?li errori sono del tradizionalismo che pensa che solo il prete cele/ra, e del progressismo che pensa che tutti sono uguali: una sana tradizione riscopre che tutti cele/rano, il prete presiede 3a riforma liturgica scopre che ,risto e la ,hiesa sono soggetto della liturgia 'gni cele/razione liturgica pone al centro il mistero pasquale della passione, morte e risurrezione di ?es; ,risto questo lMoggetto della liturgia, che non si comprende staccato dalla comunit8 cristiana, scaturita da quel mistero e soggetto della cele/razione (a per non essere unilaterali do//iamo anche vedere le cose dallMaltro lato: 0nfatti il *ignore ?es;, se veramente sta al centro della cele/razione, non pu= non essere il vero soggetto di essa il risultato che oggetto della cele/razione la ,hiesa !se il vero soggetto ,risto il risultato la ,hiesa"

,onclusione ,risto e la ,hiesa sono allo stesso tempo soggetto e oggetto !come un frate che entra a far parte di una comunit8, in un certo senso oggetto di quella, ma in un altro senso soggetto che modifica la comunit8 entrandoci" ?es; morto e risorto perchB noi possiamo lodare il <adre... non possiamo lasciarlo fare solo a lui, tantomeno delegarlo solo al preteA 3a domanda si sviluppa su tre livelli di risposta: 1. mistero cele/rato !oggetto... e quindi soggetto" . comunit8 cele/rante !soggetto... e quindi oggetto" :. cele/razione liturgica !lMintrecciarsi di mistero e comunit8" (istero cele/rato I lMevento salvifico e allo stesso tempo la cele/razione sacramentale di quel mistero F<.es. nella cele/razione della <asqua questa parola significa N cose !: dallM)& e : dal N&": 1. li/erazione dalla schiavit; dellM7gitto . il rito che precede quellMevento storico :. la ripetizione, ricordo, commemorazione, di quellMevento storico 9. la morte in croce e la risurrezione di ?es; O. lMultima cena N. la cena di 7mmaus !le cene ecclesiali" Nel triduo pasquale a//iamo : giorni: 0. pasqua rituale e storica !dalla sera del gioved> a quella del venerd>" 00. pasqua escatologica !?es; nel sepolcro" 000. pasqua ecclesiale !il sepolcro vuoto e il #attesimo, la pasqua dei cristiani"... sul pi; /ello della <asqua il soggetto diventano i cristianiA ! lMintreccio tra soggetto e oggetto al culmine dellManno liturgico"G Nel mistero cele/rato #'N),,'4*' mette in evidenza : dinamiche !tensioni" che strutturano la relazione tra storia della salvezza e cele/razione: a. tra identit8 e differenza la liturgia realizza il mistero pasquale ma non si identifica con esso, consapevole di non essere la pienezza di quello che cele/rante NellMidentit8 posso essere soggetto, nella differenza posso essere solo oggetto /. tra parte e tutto la liturgia solo una parte del mistero ma una parte che allude al tutto !tipico del linguaggio sim/olico, per questo alcuni pericopi di 0saia alludono al tutto..."2 con pochi gesti, canti... si realizza una logica che allude al tutto: i riti sono parziali c. tra parola e azione la 4ivelazione non solo parola, ma parola viva, efficace, che agisce: per cele/rare il mistero necessario comprendere lMazione !anche ascoltare la <arola un modo di agire, con 1io ci si rapporta non solo con le parole" ?iocando con queste tre dinamiche il mistero cele/rato ha almeno tre significati differenziati temporalmente: 1. dimensione commemorativa, anamnetica il mistero cele/rato fa memoria ricordando e facendo, le parole pronunciate non sono solo ripetizione ma continuazione . dimensione prolettica il mistero cele/rato anticipa il futuro :. dimensione demonstrativa il mistero cele/rato realizza ora ,omunit8 cele/rante I il soggetto della liturgia, che approfondito diventa anche oggetto il cui soggetto il mistero 3a comunit8 cele/rante infatti fa parte del mistero cele/rato: non sta davanti, ma dentro )?'*&0N', parlando dellM7ucaristia dice: +siate quel che vedete, ricevete quel che sieteA.... questa la partecipazione attiva 0l soggetto il mistero ma se vero mistero cristiano fa diventare soggetto la comunit8 cele/rante lM7ucaristia la forma pi; elementare di questo coinvolgimento in cui tutti ascoltano la <arola e mangiano il pane e /evono il vino !le sim/oliche rituali coinvolgono al punto che mangiare lo stesso pane e /ere lo stesso calice crea la comunione, non familiare, ma ecclesiale" 6

<er questo i segni non vanno capiti, vanno vissuti !e allora le particole sono un controsenso... necessario spezzare il pane" *ulla comunit8 cele/rante si devono dire tre cose: 0. cM una dimensione comunitaria delle azioni liturgiche !non sono nB azioni private, nB azioni pu//liche" 'ggi questo si capisce difficilmente: cM una pastorale privata !si ordinano messe" e una pu//lica !messa di inizio anno scolastico" riusciamo a capire cosa si cele/ra solo se usciamo dalle categorie pu//licoPprivato: solo nella dimensione comunitaria si pu= parlare il linguaggio sim/olico 00. cM una dimensione liturgica della comunit8 la liturgia non nasce dopo la ,hiesa, ma con la ,hiesa. <er certi versi la fonte stessa della vita comunitaria 000. cM una dimensione intersoggettiva della comunit8 liturgica la comunit8 il vero oggetto da realizzare con la partecipazione attiva !ossia prendere coscienza di appartenere al mistero" e nella ministerialit8 !garanzia di differenza, riconoscendo che il rito non gesti/ile ar/itrariamente" ,ele/razione liturgica 1iventer8 la terza domanda sul ,'(7 cele/rare 3e cele/razioni liturgiche sono un grande universo di cui Q hanno preso un grande valore: : dellMiniziazione cristiana !#attesimo, ,resima e 7ucaristia", della guarigione !<enitenza e 5nzione degli infermi", del servizio !'rdine e (atrimonio" #asti pensare alla 3iturgia delle 're il cui linguaggio la cadenza temporale, il rapporto del mistero col tempo ,ompito della ,hiesa di oggi riscoprire il grande universo delle cele/razioni liturgiche un parroco non pu= limitarsi alla messa quotidiana ma deve essere promotore di liturgie penitenziali, lectio divine, /enedizioni... COME CELEBRARE? !3a forma e la formazione della liturgia" 4omano ?5)410N0 scriveva il ,oncilio ha posto le /asi ma la riforma dei riti non giover8 molto se non accompagnata da unMautentica educazione e relativo esercizio per imparare lMatto di culto: questa la riforma liturgica $uando nel cosa cele/rare a//iamo parlato del (istero cele/rato, a//iamo evidenziato una tensione tra concetti infatti i concetti sono umani e ci fanno alla nostra realt8 concreta, per= non riescono ad esprimerla tutta: 1io sempre oltre <er= nella liturgia 1io si fa in qualche modo presente, anche se ha /isogno di linguaggi sim/olici !p.es. +vieni *ignore ?es;A."e azioni rituali !che sono in rapporto al futuro, ma anche al passato, da attualizzare al presente" ,risto e la ,hiesa sono nella liturgia soggetto ,risto, ma non senza la ,hiesa2 la ,hiesa ma non senza ,risto... ognuno col suo ruolo di soggetto e oggetto tutti cele/rano: ma ,'(7Nella storia, come a//iamo detto, siamo partiti dal ,'(7: comesi rispondeva con la ru/rica rossa che cosaru/rica nera perchBa volte rispondevano i prenotanda $uesto fino allM'ttocento... poi si risale nellMordine delle domande... non ci si limita tanto al contenuto delle ru/riche nere e rosse, ma si parla di linguaggio ver/ale e linguaggio non ver/ale 'ggi necessario risalire nelle domande per tornare al ,'(7 non solo come una domanda sulle ru/riche, ma su tutti i codici non ver/ali non si tratta solo di eseguire una ru/rica, ma di comunicare con un linguaggio non ver/ale !pena il rischio di trattare il proprio corpo come un oggetto" 0l ,'(7 deve rispondere secondo tre registri. *i cele/ra: 7

a. nel tempo /. nello spazio c. mediante azioni $uesti tre registri non ci dicono solo modi di dire quello che cele/riamo, ma modi di percepire il mistero *i cele/ra nel tempo 3a liturgia un modo di vivere il tempo: quando si cele/ra il tempo scorre diversamente 0nfatti il tempo capace di contrarsi e di estendersi: lMorologio ci convince di qualcosa che non cM, il tempo disomogeneo e solo la macchina orologio lo rende omogeneo $uello che conta nella liturgia percepire il tempo diverso: a una festa non si guarda lMorologio 3a liturgia : un momento del tempo un modo del tempo tempo della cele/razione $uesta prima forma della liturgia vede i suoi tre livelli fondamentali: nella domenica nella liturgia delle ore nellManno liturgico *i cele/ra nello spazio 3o spazio non solo un modo di esprimersi, ma un modo di percepire la realt8: ti fa fare una certa esperienza )lcune porzioni di spazio diventano luoghi di cele/razione liturgica: ma anche un modo di vivere lo spazio *pazio ordinario e spazio cele/rativo stanno in una precisa relazione, infatti la cele/razione ha /isogno di uno specifico spazio che interrompa il cammino storico della ,hiesa per inserirvi lo spazio della salvezza 3a liturgia : un momento dello spazio un modo dello spazio spazio della cele/razione, come architettura 0l rapporto tra spazio liturgico e spazio am/ientale pu= essere di tre tipi: secondo una relazione metonimica, ossia per contiguit8, vicinanza !p.es. ieri sera a//iamo mangiato un /uon piatto" secondo una relazione metaforica, ossia per somiglianza !p.es. ieri sera a//iamo fatto una tavola rotonda, questo un piede di porco" secondo una relazione creatrice, nel senso che la liturgia crea spazi propri $uando parliamo di chiesa di san 4omolo per indicare lMedificio, ne parliamo per metonimia, perchB l> si raduna la ,hiesa (a ne parliamo cos> anche perchB lo spazio gestito in modo simile alla ,hiesa, le persone sono disposte in un certo modo... ne parliamo quindi anche per metafora 0nfine, come la domenica sta al tempo liturgico, cos> lMaltare sta allo spazio liturgico: il centro *i cele/ra mediante azioni 3e azioni non sono solo mezzi per esprimere qualcosa, ma sono loro stesse esperienza di qualcosa Cino ad oggi a//iamo enfatizzato solo il codice ver/ale delle azioni liturgiche, che un primo livello: oggi necessario recuperare quelli non ver/ali, sono tanti registri che parlano nella cele/razione, ognuno con la sua dignit8 $uindi a//iamo: 1. codice ver/ale tutte le parole della cele/razione . codice vocale !non ver/ale" tono della voce, pause, silenzi... :. codice spaziale, che vede tre livelli: a. codice prossemico riguarda vicinanze, lontananze, orientamenti !non possi/ile cele/rare in O persone distanti @ mt. lMuna dallMaltra..." 8

/. codice cinesico riguarda i movimenti !parlano... il movimento del cerimoniere non si deve vedere..." c. codice topografico !o architettonico" riguarda la forma del luogo, non solo come progettato dallMarchitetto, ma anche come la comunit8 lo vive !se metto i /anchi di fronte alla porta piccola /attesimale di una chiesa, significa non saper parlare questo livello di linguaggio" 9. codice temporale ossia come si vive il tempo O. codice musicale la musica non ha un significato, ma serve a orientare il significato delle parole: una parlare non concettuale ma con sim/oliche complesse, emotive... !ricordiamo che lMorgano nata come pluralit8 di suoni, tanti tim/ri di strumenti diversi che venivano riprodotti da un unico strumento: tanti registri, tante voci... parlare oggi di un solo strumento adatto alla liturgia un controsenso storicotradizionale" N. codice iconico riguarda i colori, le decorazioni, lMa//igliamento, le immagini !i cistercensi hanno rinunciato a questMultimo linguaggio" 3e immagini sono rappresentazioni e ripresentazioni !rendono presente": a//iamo concentrato tutta la ripresentazione allMeucaristia e lasciato la rappresentazione alle immagini. (a un /uon uso di questo linguaggio non persegue una catechesi o cicli didascalici. 5n quadro non una foto: non pretende di darti una immagine uguale al reale, ma di dirti del reale qualcosa di pi; Q. codici tattile, olfattivo, gustativo sem/rano i pi; poveri, ma sono importantissimi &'(()*': +il tatto il fondamento di tutti i sensi.2 il tatto pi; limitato della vista ma coglie aspetti che la vista non coglie H. assenza di tutti i codici quando tutti gli altri vengono sospesi, parla il silenzio2 la liturgia per dire al mistero non rinuncia a nessuno dei codici, ma aperta alla possi/ilit8 di non dire, comincia nel silenzio e vi ritorna ?iorgio #'N),,'4*' fa alcune osservazioni: la liturgia utilizza tantissimi codici !forme" per dirci pochissimi messaggi !contenuti": un rapporto capovolto rispetto a quello che ci aspetteremo il codice ver/ale quello pi; usato ma non detto che sia il pi; efficace: si presta ad essere puro concetto !contenuto" svuotato della forma la musica il codice pi; vicino allMazione, capace di collegare azioni ed emozioni senza utilizzare concetti: forma che pu= prescindere dal contenuto, con capacit8 emotiva incompara/ile rispetto agli altri codici i gesti sono delle azioni il cui contenuto sta molto sullo sfondo )lcune conclusioni riguardo il rapporto che intercorre tra linguaggio ver/ale e linguaggio non ver/ale: 1. il linguaggio non ver/ale pi; consistente, ma meno economico !impegna di pi; del ver/ale" . il linguaggio non ver/ale ha maggiore sim/olicit8, i suoi contenuti sono pi; sfumati :. il linguaggio non ver/ale presenta una maggiore solidariet8 tra forma e contenuto, meno convenzionale !il disegno di un gatto pi; solidale al gatto stesso che non se lo descrivessi" 9. il linguaggio non ver/ale allo stesso tempo un linguaggio nascosto, possi/ile usarlo anche senza saperlo Nella liturgia si comunica anche quello che non si dice )ccanto a questo necessario tenere presente quello che afferma ,K)5D7&: +in liturgia non si tratta di dire quello che si fa, ma di fare quello che si dice. IL CONCILIO VATICANO II !e le nuove forme di ministero" <)'3' D0 !discorso di chiusura, Q dicem/re 1RNO": afferma che la ,hiesa del ,oncilio si occupata dellMuomo come oggi a lei si presenta... tutto lMuomo fenomenico si quasi drizzato davanti al consesso dei <adri ,onciliari...A Cacendo questo la ,hiesa ha ripensato sB stessa

0n continuit8 con ?0'D)NN0 SS000, anche <aolo D0 individua la novit8 del ,oncilio nel non impaurirsi pi; dellMuomo fenomenico, ossia del fenomeno dellMuomo moderno: lo vuole suo interlocutore <roprio per questo un concilio pastorale: non sulla difensiva, vuole comunicare. 3Merrore pensare che sia pastorale perchB non fa le cose che non fanno tutti gli altri concili, ossia i dogmi e le condanne *i tratta di cam/iare logica: il ,oncilio sente la necessit8 di confrontarsi con le fonti del mistero, un discorso molto pi; profondo di dogmi e canoni 0l dogma uno strumento per sciogliere du//i quando leggi la *crittura, quando preghi i salmi... ma non credi nel dogma, /ens> nella *critturaA 0l metodo diverso introdotto dal ,oncilio di dire le cose al positivo, anzichB al negativo ci si rende conto che non pi; sufficiente dire quello che non va 0l magistero per secoli ha detto quello che non va, lasciando li/eri su tutto il resto <ossiamo affermare che parlare al positivo... paradossalmente lascia meno li/eriA magistero negativo si dice cosa non va, per il resto si li/eri magistero positivo si dice dalla ) alla 6 cosa la liturgia, la rivelazione, la ,hiesa... 9 ,ostituzioni !grandi documenti" del ,oncilio: 1. Sacrosantum oncilium !sulla liturgia" . Lumen "entium !sulla ,hiesa" :. Dei #erbum !sulla <arola di 1io e la 4ivelazione" 9. "audium et Spes !sui rapporti col mondo moderno" Lumen "entium e "audium et Spes, hanno una impostazione classica anche se affermano cose nuove !nella ,hiesa si afferma il primato della comunit8 sulla gerarchia, nei rapporti col mondo moderno si afferma il primato della simpatia sullMantipatia" Sacrosantum oncilium e Dei #erbum dicono cose forse pi; classiche, ma con percorsi nuovi: riscoprono esperienze dimenticate nel loro valore fontale: necessario ripartire da cose semplici che tengono unita la ,hiesa al *ignore, come lMascolto della <arola, la cele/razione del rito, la pretica della relazione dei comunione ecclesiale 0n Sacrosantum oncilium si presenta la &radizione cogliendone un senso pi; profondo: infatti, nonostante si cele/rasse ancora, si era dimenticato che lMidentit8 della ,hiesa dipende da questa cele/razione 3a costituzione offre Q criteri attorno ai quali dovre//e ruotare la cele/razione dellMeucaristia: 1. pi; grande ricchezza /i/lica !nel lezionario" . sempre preghiera universale !pregare per tutti" :. sempre omelia !parte costitutiva" 9. unit8 delle due mense !parola e eucaristia, tutta messa, non comincia allMoggertorio..." O. lingua !deve essere capita" N. pu= essere recuperato il segno della comunione sotto le due specie Q. si deve cele/rare da parte di pi; pres/iteri in unMunica messa *econdo la vecchia concezione al ri/asso, se questi setti elementi li levi tutti, sempre messa... (a non si gioca al ri/asso... &'(()*' affermava: sacramenti necessari in senso assoluto /attesimo, ordine, penitenza sacramenti necessari in senso relativo cresima, matrimonio, unzione sacramento T importante eucaristia... perchB non necessariaA I il punto di arrivo degli altri sacramenti Nessuno dei sette punti individuati dalla *, necessario 0l ,D00 parla il linguaggio della gratuit8, non della necessit8: un modo diverso di vivere il mistero Non si definisce il mistero con un dogma, lo si descrive nei sui atti )llora il mistero : 1. *, sacramento da cele/rare . 3? ,hiesa da a/itare e amare 10

:. 1D <arola da ascoltare 9. ?* mondo con cui avere relazione 3a ,hiesa trova sB stessa se si espone a queste quattro esperienze2 il ,oncilio non ci chiede nB una dogmatica, nB una metafisica del mistero, ma di fare esperienza di essa osservando i fenomeni alla quale da vita 1o//iamo recuperare la coscienza che il 4egno di 1io annunciato dalla ,hiesa in pratiche sim/olico-rituali !liturgia", di lettura /i/lica !<arola", di vita ecclesiale !,hiesa"... ,ome per il curato di campagna di #74N)N'* che ricordava la lettura fatta con leggerezza della Rerum $ovarum ad anni di distanza, quando ormai alcuni concetti erano entrati nel comune sentire, cos> leggendo i documenti del concilio dovremmo anche noi sentir tremare la terra sotto i piedi e avvertire la coscienza come messa sottosopra PARTECIPAZIONE ATTIVA ,ome a//iamo visto il ,D00 non fissa dogmi e non lancia condanne, ma cerca di riscoprire 9 azioni fondamentali che assicurano la &radizione !#3'N173, in Storia del dogma: la &radizione per salvaguardarla, non /astano i dogmi" <ius <)4*K !monaco parroco" il primo che ha utilizzato il movimento liturgico per fare pastorale ela/ora il concetto di partecipazione attiva, <er lui la liturgia !L azione del popolo" ha gi8 nel nome la sua verit8 tutti agiscono, non cosa del prete, ma ecclesiale !in tedesco usa lMespressione #ol%sliturgie L atto rituale del popolo" $uesto concetto di partecipazione attiva, il ,oncilio lo formula come: attiva significa che la partecipazione a che fare con lMazione del soggetto: non nel senso che ognuno de//a fare qualcosa, ma che lMazione compiuta ha tutti come soggetti e incide su tutti consapevole significa che do//iamo avere coscienza di quello che facciamo: non nel senso che deve essere spiegata la liturgia !con didascalia ad ogni azione", ma che il soggetto deve essere coinvolto con le sue conoscenze pia o piena ossia unMesperienza spirituale e piena !non parziale nello spazio e nel tempo": non partecipano solo quelli che stanno sul pres/iterio, non si partecipa nemmeno solo alla consacrazione <)4*K reagisce male !tra i pochi" allMenciclica di <io S00 Mediator Dei !1R9N" FN.#. I un documento di compromesso, lo stesso papa ha avviato importanti riformeG capisce che sulla partecipazione cM una visione arretrata, espressione di un mondo vecchio, finito !ha fatto lMesperienza della prima guerra mondiale e aveva capito che se non si cam/iava non cMera futuro..." Non pi; sufficiente lMatto rituale di un singolo, ci vuole lMatto di un corpo ecclesiale 3Menciclica invece si mostra chiusa a una liturgia individualista e devozionale, ridotta solo allMinteriorit8 !nella liturgia conta solo lo stato dManimo" lMinteriorit8 necessaria, ma non si possono ridurre gli atti esterni ad atti esteriori 1ifferenza tra Mediator Dei e Sacrosantum oncilium: (1 parla dellMeucaristia in N numeri, in quattro dimensioni 1. natura . partecipazione :. comunione 9. adorazione *econdo una impostazione tridentina, (1 spacca in due il discorso sullMeucaristia: sacrificio e presenza reale2 questa una impostazione differente dalla medievale che parla di sacrificio dellMaltare, intendendo entram/e le dimensioni, di reazione a 3utero che sosteneva la presenza solo

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durante la messa: siccome i luterani fanno la comunione solo durante la messa, noi cattolici la facciamo solo fuori... per <)4,K necessario travare unit8 tra sacrificio-partecipazione-presenza reale nella (1 i riti sem/rano delle strategie esterne perchB i singoli possano maturare degli stati dManimo per poi fare qualcosMaltro !la partecipazione non legata al rito ma allo stato dManimo" un parallelismo partecipativo *, afferma invece che i riti e le preghiere sono la forma della partecipazione al mistero eucaristico per tutti tutti sono legati a pensare attraverso riti e preghiere, tutti cele/rano: la riforma dei riti perchB tutti possano considerarli propri, ai quali partecipa lManima nel corpo

I da tenere presente che (1 un documento dell%inizio del pontificato di <io S00, un papa che negli anni %O@ ela/orer8 un concetto diverso di liturgia che incider8 profondamente sulla svola operata dal ,D00 (1 la liturgia necessita di una partecipazione nell%animo e dell%animo: + un intimo contatto dell%anima col senso della partecipazione in particolare coi sentimenti di ,risto cricifisso. )l nU R@ si affermava che chi ha difficolt8 a partecipare all%eucaristia, se non competente, pu= farlo meditando i patimenti del *ignore, facendo esercizi di piet8... che +pur differenti nella forma sono uguali per natura. la forma non contaA &utto l%atto liturgico era ridotto a un apparato liturgico dove si compie un atto di culto dovuto in termini legalistici, delegando il contenuto ad altro *, fa un%operazione semplice, e poichB semplice difficile da capire 4inuncia a una definizione scolastica dell%aucaristia che affermava essere sacramento e sacrificio !&'(()*': + sacramento in quanto ricevuto, sacrificio in quanto offerto."2 al posto di questo si offre al nU 9Q una definizione narrativa 0l nU 9H decisivo si sta/ilisce in modo chiaro che la partecipazione dei fedeli non accessoria, ma sostanziale !(1 andava anche contro il ,V, che sta/ilisce vi sia la presenza di almeno 1 ministrante, anche se sempre stato vietato di definirle messe private" (1 utilizza un linguaggio tuzioristico !cautelativo, da tutior L pi; sicuro", p.es.: la partecipazione importantissima... ma anche se non c% il sacramento e valido lo stessoA la comunione importantissima... ma anche senza la messa validaA *, nU 9H parla di partecipazione attiva in questi termini id bene intelligentes per ritus et preces , che ha avuto due traduzioni: comprendendo /ene il mistero eucaristico attraverso i riti e le preghiere traduzione corretta dell%!nchiridion !ed. 71#" comprendendo /ene i riti e le preghiere traduzione s/agliata del onciliorum &ecumenicorum Decreta !sempre ed. 71#": questo modo di intendere, qui recepito, ha portato a spiegare tutto 0nvece i riti non vanno guardati direttamente, ma indirettamente: come quando si tira una riga di calcio, se guardo la cariola vado torto, se guardo la /andierina vado diritto2 cos> nei riti do//iamo guardare all%o/iettivo che ,risto 1o//iamo anche essere consapevoli che rito e preghiere sono il primo !e non l%unico" linguaggio del mistero <artecipare attivamente significa compiere tutti la stessa azione cele/rativa ) proposito della partecipazione attiva possiamo analizzare tre momenti dei riti di comunione: a. fractio panis per secoli stato il momento pi; importante *e nella preghiera eucaristica si offre il corpo e sangue perchB il corpo di ,risto dia ,hiesa, qui si rende visi/ile questo evento il corpo di ,risto si rende particola affinchB tutti si rendano conto di essere ,hiesa Negli ultimi N secoli si ri/altato il segno: si spezza l%ostia destinata totalmente al sacerdote e gli altri consumano particole solo nel nome, di fatto gi8 interi

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$uesto accaduto per cele/rare il rito riducendolo alla sua essenza, riducendo tutto al pro/lema disciplinare di non fare /riciole... la particole distri/uite che non sono parte rappresentano /ene che ognuno va al tutto da soloA !individualismo ecclesiale" ,ontinuiamo a trovare difficolt8 pratiche per continuare a pensare che i gesti non hanno un significato rituale 1i fatto la fractio panis che dice che quell%unico pane che corpo di ,risto e quell%unico calice che sangue di ,risto, essendo distri/uito rende corpo di ,risto la ,hiesa, permette il passaggio da corpo di ,risto sacramentale a corpo di ,risto ecclesiale 'ggi ci preoccupiamo di evitare gli a/usi evitare l%a/uso non automaticamente recuperare l%usoA /. processione alla comunione il giornalista (7**'40, pontificando, sostiene che per recuperare una spiritualit8 che si sare//e persa nella cele/razione eucaristica, necessario fare la comunione in ginocchio alla /alaustra: si trattava di una pratica che si era affermata per fare la comunione al di fuori della messa, ossia sempre dopo la ,ontroriforma che voleva cos> dimostrare la propria fede nella presenza reale dell%eucaristia anche fuori della messa. $uando la comunione stata riportata giustamente nel rito della messa, per qualche tempo stato continuato l%uso di ricevere la comunione in ginocchio... <oi finalmente stato a//andonato l%atto devoto privato, recuperando il modo veramente pi; spirituale, perchB rituale l%assem/lea si comunica andando processionalmente alla mensa 3%errore che si insinuato che la processione si svolge ed percepita come coda: la differenza tra la coda per la comunione e quella alla posta di tipo caritativo, ossia qui si cede il posto 3a processione non un atto formale, ma un atto sim/olico con tutta la ricchezza che ne consegue necessario valorizzare tale momento, p.es. curando il canto c. comunione sub utra'ue !sotto le due specie" ci sono luoghi dove questa una prassi ordinaria2 se invece riduciamo l%atto a materia, riuniamo le due materie e il gioco fatto... 3a riforma liturgica una riforma di testi, redazionale, ma non deve fermarsi qui: deve diventare un altro stile cele/rativo dove le azioni sacre parlano, non sono adempimenti formali ma azioni sim/oliche Divere la fractio panis, la processione alla comunione, la comunione sub utra'ue, diventa un atto di identit8 ,'N,35*0'N7 )lla liturgia possiamo accedere con : approcci: 1. soggettivo ci= che conta il frutto della cele/razione, cosa la liturgia da alla mia spiritualit8 personale !lettura ascetico morale" . oggettivo ci= che conta nella liturgia il completo rispetto nella sua prassi, senza preoccuparsi dell%effetto :. intersoggettivo entra in una logica intersoggettiva delle azioni, degli spazi, dei tempi... un approccio che non vuole essere a. non riduttivo nella liturgia non c% una cosa che conta, contano tante cose !gli approcci soggettivo e oggetti/o invece affermano: l%unica cosa che conta ..." /. non esclusivo non esclude le istanze nB dell%approccio soggettivo nB di quello oggettivo: tutto parla e di tutto fai esperienza 03 <47&7 N733%)NN' *),741'&)37 0l sogno permette di introdurre una novit8 nella realt8 *an Crancesco, mentre era in guerra, e//e un sogno nel quale pot cogliere il messaggio: + pi; utile seguire il padrone che il servo. oggi possiamo riformulare il messaggio ponendoci la domanda: +do//iamo essere schiavi o li/eri-. 3a fede ci chiama alla li/ert8 e se tutti partecipiamo del sacerdozio in ,risto, sappiamo che il prete il referente specifico del sacerdozio <ossiamo articolare la li/ert8 del prete-uomo-li/ero in quattro punti: 13

li/ert8 di parola se nell%ordinazione sacerdotale viene consegnata la <arola al prete, di fatto lui che si consegna alla <arola2 ascoltando la <arola diventa capace di portare la <arola, ma anche li/ero di non ascoltare le parole, le chiacchiere... ascolta solo le parole autorevoli 3i/ert8 di parola significa legarsi alla <arola originaria per relativizzare le parole vane2 questa li/ert8 si esprime con parole semplici di lode !capacit8 di dire /ene dei /eni altrui, il contrario dell%invidia", di grazie !scoprire che il proprio /ene viene da altro", /enedire !vedere il /ene dove tutti vedono male" <er questo le omelie moraliste sono strutturalmente s/agliate... . li/ert8 di gustare il tempo ci siamo a/ituati a dividere tempo del lavoro e tempo li/ero, cadendo nella schizofrenia e perdendo la capacit8 di vivere il tempo festivo, ossia un tempo pi; profondo, donato 0l prete deve essere capace di fare festa, anche la domenica non tempo di lavoro: chi non capace di vivere la festa nell%omelia pretende e non loda :. li/ert8 di vivere controcorrente !profezia" spesso un uomo si sente realizzato se ha tante donne, tanti soldi, tanto potere... contro questa assolutizzazione il prete capace di relativizzare questi pseudovalori testimoniando che l%uomo pu= essere li/ero, pu= andare controcorrente 9. li/ert8 di vigilare l%aspetto della li/ert8 cristiana forse pi; importante2 nel voca/olario attuale la vigilanza si riferisce sempre a qualcosa di negativo, in realt8 nella tradizione giudaico-cristiana vigilare significa attendere il /ene ! la vigilanza delle vergini che attendono gioiose lo sposo, il cui venire da un momento all%altro come quello del ladro, ma che non un ladroA" *i tratta di fare due esperienze assolutamente diverse: una difendere quello che si , l%altra accogliere quello che l%altro nel prete il vigilare significa attendere il /ene dall%alto e dall%altro, annunciare il /ene a tutti e trovarlo in tutti, perchB il *ignore irrompe da chi meno te lo aspetti e quando meno te lo aspetti 0l prete deve essere realizzare in pienezza la sua umanit8 nella li/ert8 s/agliato credere che per essere santi si de//a essere meno uomini: questi sono i santini, non gli uomini santi

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