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ITALIANO
DEL TRECENTO
G.
B'
FESTA
UN
GALATEO FEMMINILE
ITALIANO
DEL TRECENTO
(Il
Reggimento
di
Costumi
di
donna
Francesco da Barberino)
nulla cosa in donna sta
.
Dante, Conv.,
II, xi.
1910
GIUS.
LATERZA &
BARI
FIGLI
TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI
PROPRIET LETTERARIA
A NORMA DELLE VIGENTI LEGGI
Stampato
in
Trani, coi
tipi della
Vecchi e C.
PREFAZIONE.
Ogii opera
letteraria,
del filologo,
Ihigiaggio e
le
letteratura,
che
ne
indagava
di cogliere
l'origine e il
t
motivo,
tra
non senza
tentare
possibili
nessi
ogii
cenno
riferentesi a fatti,
in
ad
cui l'autore
Ma
s
il
che
(i)
Per altro
non tutte
i
le
sfare
simultaneamente
nome
di
filologo,
ma
non ha
il
minimo
il
VI
PREFAZIONK
si
aggiungesse a
qtie'
ti'e
un quarto notomista,
nell'opera
letteraria
//
tutto
della
civilt di
certo
pro-
posito, in
modo
piii o
meno
ritraggoyio le
la
credenze, i costumi,
l'ambiente,
vita
in-
somma.
Ma
come
delle vere
Di
romanzi
e le novelle,
K"^)
le
insegnamenti
sforma
come
importanza per
la storia dei
se.
(i)
contributo alla
dei
il
of-
manzi:
La
Socit francaise au
XIII
s.
prima idea
La
vie en
France
aii
M.-A.
suoi
due volumi su
La
s.,
Civilit, Vetiqiiette, la
mode,
le
bon ton du
re-
XIII au
XIX
censione in
La Cultura
PREFAZIONE
VII
L' Italia,
la
la
terra
tradizionale della
cortesia
(0,
//
primo
scopo,
me
Reggimento
di Francesco da Baralla
miglior
conoscenza
italiano.
della
vita
della
civilt
del
Medioevo
Ma. ad
ui
mirammo pure :
71071
cio,
a rievocare
da quell'oblio
sempre
7nolte
opere
che
2171
han pure
i loro
pregi di co7itenuto
dal i8yi
il
di forma,
Galvani
cos scriveva
a F. Zambrini :
qua7ito
(3),
Ella sa,
Ch. sig7ior
questo
Co77i77iendatore,
sia
lindo e piacevole
Galateo
do7inesco
e come, rifere7idosi
a tempi ab-
se7ipre pie7io
di vivo
7iteresse
per noi
italiani .
(i) (2)
V. pag.
II.
La Francia vanta
Per
la
a proposito dei
costumi
medievali una
i
ricca bibliografia.
Germania
ci
noti
il
Galvani
ci
ha suggerito
il
titolo
che
abbiam dato
nostro libro.
vili
PREFAZIONE
cuochi amorosi e
modo
che
di-
nostra;
le
persone, che
leggeranno
il
presente libro
7ioi
un po' di
almeno per
riflesso.
di questa ricon-
se
pur
piccolissima,
saremo
INDICE-SOMMARIO.
Introduzione
pjg.
loro
La doppia
I
Santi Padri:
ideale
della
stole di S.
la
Girolamo
La Cavalleria
vita
di
corte:
cortesia
Libri di cortesia
L'Italia
tesia:
Lope de Moros
Tommasino
Buzuola
l'opera:
esterna;
Francesco
la
Madonna Distribuzione
lingua
storia
dei costumi.'
Capitolo L
Proemio
del
La
fanciulla
"35
La
fanciulla
di
la
Reggimento
che comincia
effetti
mala compagnia.
virt del silenzio.
Il
il
A tavola. Guardarsi dal vino canto e Avventura di una Sensonia Ornamenti e ghirlande Opportunit e moderazione nel ridere e nel piangere In chiesa Educazione letteraria Lavori femmi-nili e cucina Non ricevano doni sospetti Novella di
si
Messer Corrado e
di Gioietta.
Capitolo
I
II.
La donzella
65
Le saette d'amore
la
Compagnia; musica
doni
canto
Per
strada:
saluto
Orazioni poche,
ma
sincere e serie
La guardia
X
contro
gli
INDICE-SOMMARIO
uomini
giera
dare
lattie
Come
Das ewig
I
weibliche !
tele
Francia
di
San Lis
in
Capitolo
HI.
La donna maritata
....
pag.
Dalla
Sj
11 grande banchetto nuuna Regina Precauzioni e condotta della sposa La camera nuziale L'indomani del gran giorno Dodici cautele La donna che fila stando alla finestra Altri
marito
li
dell'anello
cinquantaquattro consigli
stri
Battiture coniugali
figliaI
Il
Storia di tre
sorelle.
Capitolo IV.
Lagrime
La vedova
107
Vantaggi e pericoli dello stato vedovile Condotta della vedova La scusa delle donne che troppo si adornano Educazione dei figli Reggimento e governo delle terre Attenzione ai servi! Le seconde
e lamenti
nozze
Facometipace
Contegno
Capitolo V.
La
religiosa
di religione in casa propria
"
1 1
Grandi pericoli di questo stato, se manca una vera vocaII voto di castit delle maritate Nel monastero La badessa e le monache; la camarlinga, la sagrestana, l'ortolana Novella di alcune monache allegre La eremita; si espone a grandi rischi Novella di un'eremita troppo fiduciosa in s stessa.
Captolo VI.
I
La cameriera
e la serva
129
consigli di
Netta Fede
La
tra
i
la spia
generando discordie
si
Accompagni
Una
giovane non
gliato
della padrona
Sono
Falso
INDICE-SOMMARIO
XI
Capitolo
ricercare
in
VII.
La
balia
pag. 135
preferibile
Il latte materno Suo nutrimento Il bagno Cure da apprestarsi al neonato Le fascie Ricetta profilattica contro il mal della pietra Una Come s pu correggere qualche difetto nelle membra Astuzia di una moglie infedele lezioncina d estetica Come deve essere fasciato e come deve dormire il bamCautele nel togliere Attenzione al mal d'occhio! bino Altre cautele. il latte; nutrimento del bambino
Capitolo
Vili.
La schiava
151
La schiavit cosa contro natura Sua prima origine Che cosa la libert, che cosa la servit dal vino
Valgano per la schiava Etimologia della parola servo stessi insegnamenti dati per la cameriera e la serva.
gli
Capitolo IX.
La barbiera
La donna
"
155
La fornaia La treccola La tessitrice La molinaia La pollaiuola e caciaiuola L'accattatrice La mercivendola La conversa di chiesa L'albergatrice
ed ostessa.
Capitolo X.
161
Parla Ardire Cinquantatre ammonimenti di Prudenza per le donne che desiderano aver figli Cautele durante la Cautele nel gravidanza Sar maschio o sar femmina?
parto
Viene Temperartela
I
a parlare degli
ornamenti fem-
minili
belletti e le
pomate rovinano
la pelle
Il esempi pratici ad hoc L'erba dell'amore Dodici questioni proposte tati I consolamenti di Piet Chi sia pi degno d'onore, se e risolte da Industria Mottetti per la Tuomo o la donna; sentenza di Instici a conversazione Le orazioni Conclusione dell'opera.
Appendice
199
INTRODUZIONE.
L'educazione della donna nel Medio Evo ebbe due distinti periodi: l'uno pi remoto, che risale
ai
primi
secoli
del
Cristianesimo,
;
iniziato
dai
l'altro
pi recente, di
Il
pi progrediti sulla
primo
se-
vero ascetismo della nuova religione e dall'esteso movimento di reazione che questa oppose a tutto
ci ch'era
riguarda
Il
pi calmi
tranquilli
tempi relativamente
naturale e
come una
predominante
due modi
di
edu-
INTRODUZIONE
Ma
delle
se,
come da
tutti
si
ripete,
il
diffondersi
nuove idee cristiane nel vecchio mondo pagano giov molto a migliorare la condizione modonna; bisogna pur considerare la conoscenza degli scritti biblici contribu non poco a raccogliere un certo nembo di odio sul capo di questa debole creatura umana. Dai versetti dell'Ecclesiastico (0, dai Proverbi di Salomone, scaturisce un rivoletto di pesrale e civile della
meno
o per la inclina-
zione della
natura
bene,
il
male che
al
umana o, come
babile, per
fatto
certo si che i libri di Mos dovettero vita produrre nelle menti, almeno per ci che concerne la donna, impressioni abbastanza salde e durevoli s che per molti a nulla valse la parola
;
dell'Evangelo, in cui
come
la
palinodia e la
cruento delle mille eroine cristiane delle catacombe e degli anfiteatri come a nulla varr la
;
cavalleria
di
quella
che
ne
diretto
(i)
ce. IX,
q.cc.
INTRODUZIONE
Questo spirito antifemminino fu dunque profondo ed esteso: nella donna non si vide che la naturale immediata discendente della madre Eva,
debole
niti
alle
al
di infi-
danni
genere umano
(0.
non
si
pens,
quindi, che
a ridurre all'impotenza
di nuocere
d'ogni peccato, condannandola ad una vita tutta di orazione e di penitenza, a sconto dei suoi molti falli ed errori e come unico
questa cagione
colpa.
deriv la sua prima origine l'idea della educazione della donna, ed soltanto sotto quell'aspetto
maggiori Padri della Chiesa si rivolsero ad l' impulso di un fervido zelo puramente religioso e per un fine tutto religioso,
che
i
educarla, sotto
Alcune
San Girolamo,
si
delinea
un vero piano di educazione ad uso della fanciulla Paola, possono assai bene darci l' idea, qual
(i)
Ricordisi VEccIes.
principio del
est
nato
(XXV, 33): A muliere initium factum Dalla donna omnes morimur . peccato, et per quello tutti moriamo. Indi
siamo divenuti mortali... . S. Cipriano [Alcune opere di S. Cipriano tradotte da Hieronimo Cato di Pesaro, Venetia, 1547, pag. G8]. Nel Tractatus de bonitate et malitia mulierum (pubbl. da P. Heyse, Romanische inedita) leggiamo
:
Feme Feme
maus
INTRODUZIONE
fosse
il
tipo
della
non educano
austerit di
la
una vita
il
di
penitenza e di
orazione, senza
parlano e non
si
che
si
seri in carile
de-
gnano parlare
questa fragile
ma
necessaria
profondo disprezzo per il proprio corpo e la propria persona, soltanto per insegnare a non ubbidire ad alcuno dei moti pi natufali della umana carne. Mangiare pochissimo e solo alcuni cibi (2), e far spesso lunghi digiuni non bere vino mai, se non quando una malattia lo rendesse necessario (3); evitare persino i bagni (4) e qualunque
;
(i)
S.
lat.,
t.
XXII.
(2)
sit
et
cibum
vinum non
bibere, in
quo
est
luxu-
modico propter stomachum ... Et hoc dico juxta indulgentiam, non juxta imperium, timens debilitatene, non docens luxuriam .
Id., ihid.
(4) Mihi omnino in adulta virgine lavacra displicent, quae ipsam debet erubescere et nudam videre non posse: si enim
se
vigili is et jejunis
si
macerat corpus
si
suum
et in
servitutem redigit,
aetatis
flammam
libidinis et
incentiva
ferventis
exstinguere
Id.,
ihid.
INTRODUZIONE
ornamento, anche
gli
orecchini
(0.
La
vita
tra-
scorra nel silenzio della solitudine, fra la meditazione e la preghiera e la lettura di libri ascetici
;
avanzando un po'
i-).
e alla conocchia
l'altra
di
queste
(3).
la
vergine cristiana
di insidie tese
(i)
et
purpurisso
Id.,
irrufes ...
Praeponatur
ei
probae
fidei ac
morum
et pudicitiae
virgo
quae illam doceat et assuescat exemplo ad orationem et psalmos nocte consurgere, mane hymnos canere, terta sexta nona hora stare in acie quasi bellatricem Christi, accensaque lucerna reddere sacrificium vespertinum. Sic dies transeat, sic nox
eterana,'
Discat et
tempus, quod tantis operum varietatibus occupatur. lanam facere, tenere colum, ponere in grmio calaDiscat primo thum, rotare fusum, stamina pollice ducere psalterium, bis se canticis avocet, et in Proverbiis Salomonis erudiatur ad vftam Cypriani opuscula scraper in manu teneat, Athanasii epistolas et Hilarii libros inoffenso decurrat pede ... .
videbitur
.
.
Id., ibid.
(3)
auribus insusurret. Quidquid uni loquitur, hoc omnes sciant. Placeat ei comes non compta neque formosa atque lasciva quae liquido gutture Carmen dulce moduletur, sed gravis, pallens, sor-
Id.,
ibid.
Quaerant eam in itinere saeculi inter turbas et frequentiam propinquorum, et nusquam alibi reperiant, nisi in adyto scripturarum, Prophetas et Apostolos de spiritualibus nuptiis sciscitantem. Imitetur Mariam, quam Gabriel solam in cubiculo suo invenit et ideo forsitan timore perterrita est quia virum quem
INTRODUZIONE
tesse
n intervenire a feste e banchetti ove ella potrovarsi dinanzi a cibi che le facessero
gola. (0.
lei si
proibisce
le si
timento pi innocente;
perch
la dol-
vergine
fuit alia
ai
vaghi sogni
dellg.
volutt.
Ecco, in
ai
SS. Padri:
Nulla
meam
posset edomare
continuis nocsol
mentem
tibus
quam
misericordiam
Domini depraecantem
saepe deprehendit. Cuius canticum psahni, sermo Evangelium, deliciae continentia, vita jejunium. Nulla
me
potuit
alia
delectare,
vidi...
nisi
(3).
illa
In tal
donna vien considerata, e si riduce di fatto, ad una brevissima triste prigionia, alla quale solo la morte giunge gradita, come quella che, ponendo fine al doloroso pellegrinaggio terreno, debba donare alla misera creatura
la vita della
modo
Numquam
Io., ibid.
exeat foras ne
et
inveniant
eam
vulnerent et auferant
theristrum pudicitiae
(i)
vescatur in publico, idest in parentum convivio, ne videat cibos quos desideret. Et licet quidam putent maioris esse
Non
virtutem praesentem contemnere voluptatem: tamen ego arbitror securioris contnentiae esse nescire quod quaeras . In., ibid. S. Cipriano anche: Le vergini honeste non deveno andare n
alle feste
(2)
alli conviti .
sit
Surda
. Io.,
Op. cit., pag. 262. ad organa; tybia, lyra, cythara, cur facta
sint
nescat
(3)
ibid.
S.
Girolamo, ibid.
INTRODUZIONE
la
mare
iia
ioiaca;
non
forma n
si
educa
la
pi sacri
che
mosi
per quanto
si
possa o
pure ad essa
il
saldamente
ci
legano.
si
primo che il suo piano pedagogico si riduce ad una regola monastica, e per togliere di dosso alla madre ogni impiccio ed ogni responsabilit per ci che riguarda la figlia, termina col consigliare Leta di porre Paola addirittura in un monastero, dove la fanciulla potr rimanere ignara del mondo conducendo una vita angelica (0. Ognun vede poi come anche sotto il punto di vista della vita fisiologica e dell' igiene debba condannarsi del tutto quel pessimo ed esiziale 7nodus vivendi, specialmente in riguardo ad una giovinetta adolescente. La storia, come ci ha tramandate le letstesso S. Girolamo
Lo
accorge per
tere e le
teorie
(i)
Respondebis:
in tanta frequentia
Quomodo haec omnia mulier saecularis hominum Romae custodire poter? Noli
.
. .
ergo subire onus quod ferre non potes; sed postquam ablactaveris eam cum Isac, et vestieris cum Samuel, mitte aviae et amitae
Nutriatur in monasteri,
carne
sit
inter
sacri-
carne sine
Et, ut cetera taceam, certe te liberei servandi difficulpericulo. Melius tibi est desiderare absentem,
tate et custodiae
quam
cum quo
loquatur, cui
ibid.
annuat,
quem
libenter aspiciat
S.
Girolamo,
INTRODUZIONE
ci
pure
dice quale fu
il
plicazione.
vedova Blesilla volle mettere in pratica il bel metodo di vita consigliatole dall'austero asceta, e la misera donna moriva poco dopo, ancor nel fiore dell'et, vittima di una vita non umana e di un soverchio fanatismo religioso, lasciando la madre forsennata pel dolore. San Girolamo lui stesso narra che alla rtiorte di quella donna ed al gran dolore che ne prov la madre Paola, il popolo (sempre sensibile e generoso!) ne fu profondamente indignato e cominci a mormorare minacciosamente: Nonne illud est quod saepius dicebamus? dolet (ma-' ter) filiam jejuniis interfectam... Quousque genus detestabile monachorum non urbe pellitur? non lapidibus obruitur? non praecipitatur in fluctus? Matronam miserabilem seduxerunt, quae cum monacha esse noluerit, hinc probatur quod nulla
zelante
La
gentilium
il
ita
suos
umquam
Ed
da
Roma!
Vere o false che siano e la famosa leggenda deWanno mille e le conseguenze che alcuni storici
ne vorrebbero trarre; certo si che nei primi tempi e nei primi secoli dopo quell'epoca
si
tutti
rapporti, nella
una nuova ra, rinfrancati dopo la scomparsa in cui gli animi del temuto pericolo della fine del mondo, dicono
vita medievale.
l'alba di
come
(i)
Nella Praefatio
ad Didymi
libriim.
INTRODUZIONE
taluni
si
sentono rinnovellati
l'organismo so-
grande famiglia umana, ricostituendosi, comincia a sentir circolare il sangue nelle sue vene, e battere con novello impeto il suo cuore ai vari palpiti. Dopo il grande caos, prociale della
comincia a
si si
ristabilirsi
l'ordine necessario:
guerre
di
fanno
meno
riordina e
guenze
ambizioni, di
di
negli
animi. Pare
offra
in
ai
somma
nostri
che
pi
occhi
quel
tempo
tetro, a tinte
e la caligine
monumenti
il
e dagli
editici
battuti in rovina,
Ma
ben
sale
di
castelli, in
cui dalle
ampie
vesti
ma-
donne
in
sfarzose;
allegre
animate con-
versazioni, con
scambio di
sorrisi e di mottetti;
di liuti e viole....
manieri
si
svolge
natural-
dell'aristocrazia
tal vita
del tempo,
e la condizione di
una
impone
mente
la
parola
cortesia,
minute regole che ebbe il si compendiarono nella come l'insieme di quanto occor-
IO
INTRODUZIONE
passi l'espressione
cortesia, nel cui
mi
atto
La
nome
e,
comprese ogni
il
me
il
risultato
ultimo
forse,
maggior proil
sentimento
(2).
... Perocch nelle corti costumi s'usavano (siccome oggi s'usa il contrario) si tolse questo vocabolo dalle corti, e fu tanto a dire cortesia, quanto uso di corte; lo qual vocabolo se oggi si togliesse dalle corti, massimamente d'Italia, non sarebbe altro a
(i)
Si ricordi
le
il
passo di Dante:
li
anticamente
virtudi e
belli
Conv.,
cos
II, xi.
Egidio
Romano
parla
una gentilezza
E E
come
il
comanda
comanda
legge ha
virt.
E siccome
ha
drittura di
tutte
le
la cortesia
in s
Ed
l'uomo
nare e dispendere avvenevolmente; ed in bere ed in mangiare convenevolmente, ed in fare l'opere di temperanza, ed in tutte le Donde cose fare avvenevolmente pu l'uomo bene esser cortese l'uomo die dire che l'uomo cortese, quando elli fa alcuna buona opera, per mantenere o per tenere ei costumi e le maniere dei
. . .
gentili
cipi,
uomini
Il
e dei nobili
...
II, XVI.
Curialitas nel
et die
Commento
^vo &\
Documenti d'amore:
quod curialitas est virtus quae spontaneo motu, ullo cogente homine vel debito sed solo ad virtutem desiderio exerCfr. anche cetur (ediz. dipi, della Soc. JiloU ^om.^ I, 22). le parole del provenzale Garin sulla Corte:^ia (nell'articolo di K. Bartsch, Garin der Braiine, in Jahrbiich ft'ir Rom. u. Engl.
Literatur,
III,
402).
i
Per altro occorre qui notare che la parola Provenzali un significato pi ristretto, come
e di prodigalit,
onde Dante
qual
cortesia
intenda parlare:
E non
siano
li
miseri volgari
INTRODUZIONE
poich
per
la
tilezza della
naturale opposizione e reazione, dicemmo, a quella forte corrente di pessimismo femminile del Medio Evo poich nulla cosa in donna sta pi bene che cortesia (0, ovvio che ben presto si ponessero in iscritto regole e trattati di cortesia ad uso delle dame; e parecchi, infatti, ve ne furono di questi componimenti didascalici morali nelle letterature romanze, e prima nella provenzale e nella francese, che fiorirono
come per
(2).
altri
cortesia,
mai
col
rinnovella e
si
riafferma,
(3),
Rinascimento
anche di questo ingannati che credono che cortesia non sia altro che larghezza: che larghezza una speziale e non generale cortesia . E pi chiaramente parla il Barberino: ... Non obstat quod maiores nostri provinciales dixerunt curialitatem non esse
aliud
quam mensuram
in rebus,
nam
locuti
sunt de largitate;
et certe largitas
nam
I,
potest lar-
quod ex
necessitate
(i)
(2)
fit
Docum.,
22.
Dante, Conv., II, xi. V. Bartsch K., Grundriss :{. Gescliichte d. Prov. Lit.; Paris G., Hist. d. Lift, frane. ecc. (3) Fra gli umanisti ci piace ricordare Giovanni Sulpizio Verolano che in versi latini dett un poemetto su le cortesie della mensa; un poemetto che ebbe una straordinaria fortuna specialmente in Francia, dove fu tradotto e spesso parafrasato ed imitato; V. Franklin A., La civilit, Vtiquette, la mode, le bon ton
^
du
XI Ile
au
XlXe
siede., Paris,
1907,
t.
I.
12
INTRODUZIONE
Un
Lombardia ognun sa come con questo nome si designasse un tempo tutta, o quasi, l' Italia per apprender cortesia:
in
Un
escolar
que siempre duenas amo mas siempre ovo cryanca en Alemania y en Francia, moro mucho en Lombardia por aprender cortesia (i).
Italiano
Tommasino
poema
(i)
E., Testi
basso latini e volgari di Spagna, pag. 39: v. anche in Romania, XVI, pagg.
368 sgg. ove il Morel-Fatio scrive: de leur langage (ossia dei versi del
mme
la premire
moiti du Xllle
e
s.
(2) Tommasino usa wellish sempre in significato d'italiano non di francese. Egli si chiama da se stesso welhsche gast, cio ospite italiano; egli dice di non voler mescolare parole della sua lingua {velhische ivorte) nella lingua del suo poema. Quei libri {Della Cortesia e un altro Della Falsit) erano certamente scritti
pi antichi
monumenti
della
nostra letteratura volgare. Del libro della Cortesia non s' po-
Cos
il
la
storia del ciclo brettone, Giorn. stor. d. letter. itah, V, 112) contro l'opinione del Ruckf.rt che vorrebbe quei due libri scritti
in francese.
recente di L.
da F.
Su Tommasino si pu anche vedere lo studio pi Torretta nel fase. I degli Studi medievali, diretti Novati, nel quale studio offerto anche un largo interes-
INTRODUZIONE
I3
N
di
il
tempo
ci
ha risparmiato un
libro sul
modo
(0.
di salutare
Romagna,
De
giiiriqua-
giita citrialitatibus
ad mensam di Bonvesin da Riva, e l'altra poesia anonima, sullo stesso argomento, edita dal Bartsch (2), e tanti altri poemetti parziali di cortesia. Dante stesso, per bocca di Marco Lombardo, ci offre altra bella testimonianza che
in sul paese c'Adige e
Po
riga
(3).
wSe la Provenza e la Francia precedettero l' Italia anche nella trattazione letteraria delle regole di cortesia, tutto ci che esse produssero su tale arnotiamolo a brevi e pur gomento si riduce
meschini
all'Italia
e leggieri del
sec.
poemetti;
il
rimane,
invece,
XIV
di donne, opere di
(i)
Hoc etiam
dixit
de salutandi
I'
modis
{Doc,
.
.
.
I,
ipsius Hugolini
in
mus que
(2)
Romaniola
XVI,
115
recepi ab ilio
II,
pag. 43.
(3)
ricordi anche
come
I'Alighieri
donne
Si veda anche
Reggim., parte
I.
14
INTRODUZIONE
al
Madonna
(0:
mi lamentai
ch'aveano
coUei,
ma
non di donna.
Poich in nessun modo si pu paragonare questo suo trattato di costumi femminili con alcun che
prodotto anteriormente e altrove e in Italia stessa;
alla
tratla
tazione
specialmente,
per
dame
aristocratiche,
i
ma
delle
delle
donne
di
alla
di tutti
gradi e di
tutti
mestieri: dalla
alla figliuola
figlia d'
imperatore e di re coronato
e lavoratori
alla
artefici
di
terra,
alla
barbiera,
tessitrice,
fruttivendola.
Talch,
con
che
si inizii
per l'educazione femminile; quel periodo, cio, in cui passando la materia educativa dalle mani
di poeti
tare
d'amore,
colti e dei
liber iste (cio Nichilominus tamen osserva l'Autore Documenti) erit in mults, si voluerint, utilis dominabus et e contra liber ille (cio il Reggimento) in multis erit utih's viris et illis maxime, qui eorum filias voluerint moraliter enutrire
(i)
dei
Doc,
I,
140.
INTRODUZIONE
moralisti, essa divieti pi estesa e pi universale.
Non
alle
si
limi.ta
pi a frenare
regolare
menti delle
membra
e la lunghezza
del
movipasso
di
dame
di corte, o a
raccomandar loro
non
le
lasciarsi
mani per entro il seno dai cavalieri o dai paggi (0; ma ben si rende maestra di tutta la condotta della donna nei suoi rispetti civili sociali
e morali,
nelle
nei suoi
affetti
intimi,
nei
suoi
vizi,
non
chi
non
lo
veda
la
nuova
si
lettericol-
ratura
didattico-morale
sull'argomento
Girolamo e dei SS. Padri, ed in gran da quelle deriva. Ma pure la nuova educazione femminile in certi punti essenziali una vera e propria reazione a quelle rigide teorie, non foss'altro per un nuovo e vivo sentimento e per un pi umano e giusto apprezzamento della vita e della realt, che in essa scorgiamo. Infatti il Barberino stesso il quale d'altronde non poco severo e si compiace molto
tive di S.
parte, anzi,
sovente
lamo,
di
condividere
le opinioni
di S. Giro-
(i)
...
Il
lasciarsi porre
conversando
mani
in
re
pone
le
mani
Flamenca
:
allo scopo
E un
siffatto divieto
e poemi:
Il
l6
INTRODUZIOxNE
dalla educazione delle fanciulle le soverchie e lunghe orazioni, e il rimaner troppo rinchiuse in casa; permette loro con le debite cautele, naturalmente di ridere, scherzare, intervenire
(),
in barca,
a cavallo;
donne attempate
et;
e di donzelle
della
compagnia di medesima
anzi
punto importante, chi rammenti Girolamo citate di sopra non solo concede loro di ascoltare la musica, ma consiglia che apprendano elle stesse a suonare o un mezzo caimone (2) o la viuola o qualunque altro strumento onesto e bello e ad esercitarsi nel soave e basso caito camerale.,.. Siamo dunque in un tutt'altro mondo, e tutto mutato
e infine
altro
S.
le
parole
di
nel volgere
di
alcuni
merito
moderna!
Ed
questa nuova
mente accordare la Cortesia con \ Onest (3), onde ben pot dire l'Alighieri: cortesia e onestade tutt'uno (4). Per altro, in questa parte della
letteratura nostra assai pi che nelle altre
flette la societ italiana del
si ri-
tempo, e questa ne
(i)
valli,
La gabbia era una specie di vettura che si poneva sui cacome apparisce meglio dalla novella a pag. 64; la carriera
invece, doveva essere una vettura a ruote, simile alla nostra carrozza.
(2)
N gabbia
manca
alla
C7'iisca.
(3)
il
1.
Proemio
cit.
del
Reggimento.
(4)
Conv.,
INTRODUZIONE
\J
appare
meno
leggiera e frivola
(0.
nei
costumi e
derasse
intorno
al
Thomas
aggira
il
(2).
Noi
ci
occupe-
remo qui
alla
quale
si
nostro libro. In
latino dei
Commento
d'Amore l'Autore
cita o allude al
Reg-
ginento, al
modo
si
Proemio
dei Documenti
Ma
guardili
(le
ci ch'elle
deon servare
mando
lei
Ai
quali versi
si
riferisce la
seguente chiosa
la-
tina:
quem ad man-
datum cuiusdam domine de dominarum moribus et ipsarum quibuscumque observantiis necessitatibus et utilitatibus compilavi... . Segue pi gi
una curiosa,
ficazione
ma
dell'Autore:
{se.
patefeci
ipsius
iibrum) ex
et
meum
totalem
rescriptionem
expeditionem
(i)
(2)
l8
INTRODUZIONE
tempore quo vacasti praesentibus non vacasti ceptorum perfectioni quod laudabilius vicur eo
debatur.
Respondeo quia
in
comitatu Provincie
negotiis
magna
oppres-
illius
habens, hec
fini
miclii
ab
Amore
iniuncta propesili
dare
(2). Il
determinare approssimativamente
tempo
della
le
dopo
il
il
quale alla
sua volta
13 14
a t
(^).
per s sufficientissima a provare l'autenticit dell'opera, abbiamo ancora quella preziosa di Filippo Villani, che nel suo libro De origijie civitatis
Florentiae
et
inser
anche una biografia del nostro Autore, e parlando delle opere di questo dice: Composuit insuper libellum vulgarem jocundissimum, multis refertum exemplis, in quo mulierum mores per earum ordines gradus et aetates consti-
(i)
il
velletta del
(2)
Reggimento
le
(parte
I,
vii); v.
si
IV
del
Regg. con
Sol lo
Che
si
Lo quale
fine .
(3)
era gi mosso,
Come
si
il
Proemio
scrive,
Thomas, op.
cit.,
pag. 68.
INTRODUZIONE
tuit
IQ
vel
nomen
indidit
De
re-
Et ut
festine
me
ad
a multis simul
absolvam,
descripsit
quicquid
morigeratae
insti
prosas et rithimos
haberentur
(0,
Ma
l'opera
di
Filippo
Villani
dice
il
Baudi
essa
medesima lungo tempo sconosciuta, finch l'Ubaldini l'anno 1640 non premise alla sua edizione dei
Documenti, tra
le altre cose, la
(2).
l'Ubaldini in
rammaricava della perdita dell'altra opera barberiniana: Nell'istesso tempo che compose documenti per gli huomini, descrisse
ivi si
i
modo
in volgare altres
il
Reggimento
ha lasciato
il
costumi delle
ci
tempo solamente
nome
il
commemorazione
aver fatto
ai
preghi di nobil donna (3). wSoltanto nel 1667 in Firenze il caso fortunato
(i)
Il
di
Vesme
nella Prefa-
vii.
Ibid.^ pag.
vili.
(3)
messer Francesco acquista merito di fede un'affermazione di Ludovico Dolce, la quale altrimenti sarebbe o falsa o prodotta da ignoranza. Cio, nella prima met del 500 il Dolce, scrivendo il suo' Dialogo della Istituzione della donna, asseriva, nessuno prima di lui aver toccato, o tanto meno trattato, quell'argomento.
20
INTRODUZIONE
desiderata; l'unico antico manoscritto che sene possegga, e che, dal solerte Strozzi mandato subito in
dono
al
Cardinale Barberino a
Roma,
preparare
Il quale pens ben presto a farne una copia che dovevasi consegnare alle stampe; ma chi sa mai per quali ranon se ne fece pi nulla, e quella cogioni?
questo prelato.
di
nessuna im{^).
sono avute finora tre sole edizioni a stampa: la prima romana, del 1815, a cura di monsignor Guglielmo Manzi, che troppo leggermente giunse a supplire e correggere di sua fanlibro si
Del
disponeva; la seconda milanese del 1842, che non se non una ristampa fedele della prima; la .terza, pi recente e pi corretta (2), cudi cui
Vesme
la
(3).
(i)
citata
di
Vesme.
(2) Ma nemmen essa scevra, purtroppo, di difetti: non ultimo quell'esagerato zelo nel racconciare e rabberciare versi che sembrano non esatti (ci che pu e deve farsi opportunamente e con molta cautela); un de' casi in cui par che l'editore voglia rimediare panni addosso al suo Autore per non fargli far cattiva figura agli occhi dei lettori! Se non che in tal modo si pu giuni i
cecamente un
trebbe darsi
il
artifizio
tale difetto
fa.
pochi anni
(3)
Lo
stesso
in
un fascicolo
a s le sole
INTRODUZIONE
Il
il
Reggimento, di cui
(0,
il
si
occuparono specialmente
(2),
Bartsch
Thomas
il
Gorra
(3),
con-
sta di venti parti, oltre un Proemio, nel quale dichiarato il proponimento dell'Autore, che, per istigazione di Madonna accordatasi con Onest e Cortesia, si assume l'incarico di scrivere fedelmente ci che da Eloquenza e da Industria verr
lui
dettato a beneficio
fin dal
delle
donne.
Come
dato vedere gi
qui un simulacro di
sai
poema
comune ed
al
capo
notiamo Novelle del Reggimento (Bologna, 1874). Lo stesso aveva fatto fin dal 1868, pure a Bologna, lo Zambrini in una pubblicazione nuziale di soli 26 esemplari; v. D'Ancona A., Studi Nel 1883 l'edidi critica e storia letteraria, pag. 274, n. i. tore Sansoni faceva annunziare prossima una nuova edizione del Reggimento, a cura di R. Renier, fra i volumi della sua Pic-
la
luce
(v.
Giorn.
377).
Nel volume Gesammelte Vortrdge und Au/sat^e. Nella citata opera su Francesco da Barberino. donna del Barberino ne' suoi (3) Il Reggimento e costume di rapporti colla letteratura provengale e francese (in Studi di
(2)
di ci-
poi nel
un cu-
Reggimento ed El costume
delle donne...
Wesselovski (citato dal Bartoli, Storia della letter. ital., Thomas, op. cit.), l'altro del Delcluze ntWaL Revue franraise, 1838 (citato dal Jourdain, Excursions historiques). (4) Questo monumento della poesia allegorica medievale fu incominciato da Guglielmo di anche superfluo ripeterlo LoRRis nella prima met del secolo XIII e terminato poi da Giodel
e dal
vanni
DI
Meung
22
INTRODUZIONE
si
sforza di get-
varie
chiosa latina
cui
passo
riferito poc'anzi e
cujusdam domine
si
linee:
Quae
illum
fuerit ista
librum
sui
prin-
posse ibidem
nantur
illa
poet
oscura, proprie
respectu,
autem de
ista
domina que
hoc iniunxit videre volueris infra in fine partis et prohemo tertie in testu et glosa satis dicitur. cautus tamen eris et probus si poteris capere verba illa (2). Al qual luogo fa riscontro il VII del Proemio del Reggimento:
que secunde
sit
Dio
di conoscere
ci apar cos chiusa. Simigliantemente voi vedrete ch'ella m'aparir in diverse e nuove
chi questa
donna che
(i)
V. Thomas, op.
cit.
(2)
INTRODUZIONE
23
forme
e fighure, e
quando
virt in vostro
vediate
che anco
chi
la
s''
assoliglie r
:
porr conosciere
Senza spendervi intorno troppe parole, diciamo che dai molti luoghi dell'opera ne' quali si ripresenta ]\ladonna, e dalle parole che a
il
lei
rivolge
identifi-
si
pu
care quella
Donna con
sembra
di
la Intelligenza (0,
e a ci
fra
gli
provare
altri
ci
grande importanza
Parte
un passo
della
XX
in
cui
messer
la-
Francesco, pregando
sciargli libero
il
hitelletto
perch voglia
(i)
II
la
Sapienza divina,
e cos
Bartoli.
Ma
i passi del Reggimento che a Madonna si riferiscono, prov assurda e contradittoria una tale interpetrazione, e riusci bellamente ad identificare questa del Reggini, con la Donna di un altro poema: V Intelligen:{a, attribuita a Dino Compagni (Borgognoni, Studi d'erudi:{ione e d'arte, I, 239 sgg.).
24
INTRODUZIONE
tu gran maestro di cognizione
la
senza
tu
che sanza
te
non
vale
a quella
mi d grazia donna
di passar
davanti
....
lui:
Ed
Intelletto
risponde a
vorr'
ti
servire
perch'i'
ti
ma
tu
ch'i'
mi par d'uno ingiegnio s grosso non so ben s'io ti lasso passare (i).
l'allegoria del Reggimento,
si
Del resto
ed oltre
principio
che spesso
fra
abbastanza puerile,
che
il
nelle
Madonna ed
Poeta, fa solamente
singole
Parti
delle
dell'opera,
una
donna
in spetie di ver-
Fa eccezione
vedova, che
si.
sola
la
nome
Facometipiace !
(2).
(1) Nelle quali parole sembra doversi vedere uno slancio di misticismo onde il Poeta desidererebbe che V Intelletto materiale e, in questo caso, l'anima, fosse divisa dalla carne per salire pi prontamente alla unione con Intelletto attivo. E pare che il Barberino giungesse sino ai processi esterni usati dai mistici orien-
tali
come mezzo
.
(2)
coW Intelligenza
universale
Borgognoni, op.
V. pi gi.
INTRODUZIONE
25
Le
si
pagine (ediz. Baudi, XI ne occupa appena quattro, la 1 15-201), pp. la XII neppur tre. E siamo ai tempi in cui si meraviglioso costruisce quell'edifcio letterario che si chiama ed armonico in ogni sua parte
estende per
quasi
cento
la
Divma
cetti rivolti
grado
pre! ... Ogni Parte, dopo donne distintamente per ogni dalla figlia o moglie d'imperatore o di
Co^nmedia
alle
re coronato a
quella di
in
lavoratore di
terra
oppure a tutte
al
generale, contiene
come esemla
Ma
il
nella Parte
si
avviene che
forma
narra-
didascalica
tiva, e
muta improvvisamente
in
Poeta trascinato dalla materia, descrivendo il banchetto nuziale e l' imeneo d' una regina con un grande ed insolito lusso di parole, di frasi, di costrutti che, pur sintatticamente strani, riescono di discreta efficacia, si compiace in costruirci dinanzi agli occhi un lieto luminoso e voluttuoso idillio (0. Anche qui ad una parte che pu dirsi vera e reale nei suoi elementi si mescola una parte puramente allegorica: ai personaggi umani e viventi, ossia alla Regina e alle sono intenti tutti sue donzelle ed ai cavalieri, a far loro ghirlande in giardino viene ad aggiungersi la personificazione di Amore che lancia dardi, che d a dame e a cavalieri morte appa-
(i)
Si legga
neW Appendice
tutto
il
20
INTRODUZIONE
risuscita.
La forma
poetica
si
sdruccioli,
tronchi
Abbiamo
esempi di verso sciolto? o una maniera di Selva come credeva il Galvani? (2) o un altro artificio
poetico?
Dopo
l'opera
le
attento
e
del-
tutte
nostre osservazioni e
(3)
analitico
sembra
di poter venire a
que-
Reggimento nel suo complesso appartiene a quel genere letterario che i dictatores medievali chiamarono prosimetrum o prosiste conclusioni:
metricoi
(4)
(ossia
un miscuglio
di prosa, di metro
(i)
Francesco da Barberino nel suo libro Del Reggimento e i pi importanti esempi della
variando, secondo la materia che aveva alle mani, anche forma. Vi prevale per altro una specie di versificazione che chiameremo libera, poich i versi di differente misura non sono
la
ma and
ugualmente
distribuiti n le
ordine prestabilito
...
(1871).
videli.
. .
cet
cum pedum mensura et Carmen vocanumero dumtaxat sillabarum cum vocum consonantia et
{al.
tunc
riddimiis
INTRODUZIONE
1']
e di ritmo),
libro
zio.
genere che ha
il
suo archetipo
nel
citazioni d autori:
ma
una prosa d'arte non schietta e disinvolta, bens con clausole fisse imitanti le forme del cursus del latino medievale. La parte veramente metrica ci
data dalle gobbolette e dai molti distici e
stici
tri-
isolati
od
in serie
nei versi
ita-
La
trecento
si
dispiega viva
pi che nei
due ragioni
secondo l'Autore stesso fa talora partir l'uomo dal proprio intendimento (0, e per aver voluto il Barberino usare appositamente in tutto il trattato una forma pi semplice e popolare, o, per dirla con le sue parole, un basso stilo:
dcitur
Hugo
dal
prosa,
II,
756.
sunt a veteri-
prosaicum metricum et rithmicum. prosaicum ut Cassiodori, metricum ut Virgilii, rithmicum ut Primatis quod si ex his fiat commixtio, ex tali commixtione denominationem assumit, ut dicatur prosimetricon sive mixtum. unde dictamen Boetii veteres prosimetricon appellarunt Thomas Capiabusdiffinita, scilicet
.
. . :
Nus
(t 1239), in
NoRDEN, op.
cit.,
pag. 757.
(i)
Proemio, V, 30 sgg.
28
INTRODUZIONE
Lo
comandamento
i'
ricievetti
(i),
cio
acci ch'avere a
mente
che presenta il Reggwiento per la storia dei costumi e della societ dell'epoca, riflessi nelle sue pagine come in nitido specchio, gi accennammo nella Prefazione, e non
Alla
importanza
crediamo
sto libro
il
sia qui
da aggiungere
altro;
ognuno
tero testo
per riuscire meno noioso della lettura dell'in(3). Poich questa una taccia che si
al
data comunemente
Barberino da alcuni
storici
ecc.),
non senza
(Cant
(4),
Bartolt,
(i)
Parte
XX,
56 sgg.
a tutti
(2) (3)
Proemio, V, 26 sgg. Senza dire che l'opera del Barberino, non accessibile
il
Dett anche un trattato del Reggimento e dei co(4) stumi delle donne rimasto inedito fino ai d nostri (1825 \sic! V. pag. 20]) ove in versi stiracchiati misti a prosa, se pur tutti prosa non sono, d regole per le diverse condizioni ed et delle donne; prolisso, noioso, ma con buon intento e bella lingua Storia univ., IV, 334.
. . . . . . :
INTRODUZIONE
29
mo
di
qui
principali
messer Francesco, se, ripensandoci su, non ci fosse parso meglio farne a meno, perch non sembrasse un panegirico dettato da quella certa affezione e predilezione che segretamente va radicandosi in noi quando ci mettiamo in molta familiarit con uno scrittore e specialmente, come nel caso nostro, quando vi fossero gi dei pregiudizi di cattiva fama a carico dell'amico, e invece di giorno in giorno si vanno scoprendo in lui delle buone qualit e qualche virt, s da farci piuttosto sospettare della mala fede di quelli che ne dicevano male. Essendo precipuo scopo del presente nostro lavoro quello di porgere un' idea della vita e della societ italiane del trecento, non abbiamo mancato, all'occasione, di aggiungere in nota alla testimonianza del Barberino quella di altri autori, affinch usanze, costumi, idee, pregiudizi del tempo venissero meglio affermati e convalidati (0. gi lo accenIl libro di messer Francesco appartiene a quella classe di poemi nammo
;
il
(i)
N abbiamo
trascurato, all'occasione, di
rilevare
qualche
caso in cui
ci
meno
una
difficolt, era
mentre troppo
sembreranno
gi soverchie.
30
INTRODUZIONE
morali, in cui
non sempre
si
il
realt e l'aspi-
razione
dello
scrittore
esattamente
alla
domandiamo: corrisponde donna tratteggiata dal Barberino donna reale del tempo suo? risponderemo
la
s
e per
altre
no;
ed
in
per tutto ci che riguarda condotta esteriore, ?to per ci che concerne
condotta interiore
sione
mi
si
permetta l'espres-
Cortesia
il
solo
della
forse, tropp'alta!
concezione
etica del
poeta moralista e filosofo. E se di ci desiderassimo una prova, potremmo trovarla in alcuni tipi della Divina Comynedia,
come Francesca
le
;
da Rimini, come
cui infierisce
l'
Sapia,
come
donne, contro
invettiva dantesca
potremmo
tro-
varla nelle
donne
Deca-
parole di
XIII
il
donne quae
Lecoy de la Marche, La chaire frann., pag. 435; v. Hist. Vtement essentiellement made la Fr., XXVI, 406. sculin, les braies passaient pour P attribu de la virilit. L'on di(i)
litt.
INTRODUZIONE
donne si mostra abbastanza giusto (0: non si fa mai vedere troppo esclusivamente pessimista od ottimista al riguardo, come si usava nel Medio Evo; loda ove trova il bene, biasima ove il male, difende con coraggio le donne calunniate. Nella Parte XIX del Reggimento il Barberino porge l'esempio di una conversazione che eventualmente potrebbe svolgersi tra dama e cavaliere: la prima adduce in onore del proprio sesso il solito e trito argomento medievale trovato dai
le
l'uomo,
donna creata pic nobibneyite da una costa delmentre questo fu tratto da un po' di
sait
des
femmes matresses au
mnage, c'taient
qcc.^ II, 3.
elles qui
portaient
le
.
brayer
.
tacte jusqu'
(i)
nous
F'ranklin A.,
La
civilit,
Nota de malis mulieribus ... et die omnia que centra mulieres adducuntur, dicunt de malis (mulieribus), ut in ecclesiastico et
in
ecclesiasten et
in proverbiis et
in
libro sapientie
dice
il
mento ai Documenti (ed. cit., 1, pag. 53), e s'ingegna di fare qui una breve excusatio mulierum. Salomone scrisse (eccl. vij): Virum de mille unum reperii, mulierem ex omnibus non inveni
orbene
le
io interpetro cos
non assoluto
qneWex
omnibus,
ma
sexa-
quarum
non
le
est
numerus
donne buone non esistano affatto, poich costui le ricercava magis ad libidinem aptas quam ad virtutem , e quindi nec in hoc ei tamquam inimico ipsarum totaliter est credendum .
32
INTRODUZIONE
il
limo;
il
partito av-
nere
motivo
umano
d'essere
riuscita
la
altro
solito
i
a vincere con
sua
malizia
pi
grandi uomini, come Salomone, Aristotile, Sansone, David, ecc. Replica la donna
del suo sesso:
lasciarsi
discolpa
Minor
difetto fu
alla
femmina
al nimico, che non fu all'uomo Il difetto alla femmina ingannare lasciarsi Quanto della fortezza non si pu dire a lei vizio all'inganni quel eh' stato debolezza e difetto
ingannare
n da ponere alla femmina in Orbene, in questa risposta il che per bocca della donna distesso Barberino
degli
uomini,
mancanza...
fende
il
sesso femminile;
il
press' a
ai
poco
le
medesime parole
^^)
Commento
che un
suoi DociitnefiH
Messer Francesco
attento
della
si
rivela
non
altro
ed imparziale osservatore
capricci,
dell'animo e
mente del
molti
vizi,
il
tante
frutto
lar-
ipocrisie;
egli
tutto
mondana
adopera
gamente a
stender la matera
in molte cose provate e vedute
narrate e avenute
a molti e molte...
(2).
(i)
Ediz.
cit.,
il
Parte
II,
x, 34 sgg.
INTRODUZIONE
33
vogliam chiudere queste certo che fra gli autori di modeste note libri di cortesia, che furono prima del Barberino, e presso di noi e altrove, nessuno era giunto a scoprire certe mcances nel cuore della donna
Certo
e
cos
certamente molte parti del Reggimento, come moltissime del prezioso Commento latino (0 ai Doacmenti d'Amore rimangono davvero
notevoli
pa-
Societ Filologica
permesso rivolgere una parola di lode alla Romana che, appena istituita, volle iniziare la serie delle sue pubblicazioni con l'edizione diplomatica integrale (testo volgare e commentario latino) dei Documenti d'Amore, atti(i>
qui
ci sia
al
dando l'incarico della lunga e faticosa trascrizione del manoscritto nostro egregio amico e collega prof. Francesco Egidi.
CAPITOLO
I.
La fanciulla.
Il
la distribu-
YI)(0:
in le venti Partite
e ciascuna Partita
si
dee
sentire
mal
quando
tempo verr
di maritaggio.
(i)
la
Si
Vesme (v. pag. 20) solo permettenqualche punto l'ortografia e di sciogliere qualche nesso, o di ritoccare qualche verso scriveremo ad es. vergogna e non vergongnia, tempo e non tenpo, a lui e non alliii, a passata e non ppassata, figliuoli e non filghioli, migliori e non milgliori, genera:{ione e non gieneratione, qcc. ecc. il che non ci si vorr attribuire a colpa, chi per poco consideri e l'indole e lo scopo del presente libro.
dalla edizione del Baudi di
doci di
rammodernare
in
36
CAPITOLO
Terza,
corno quando
Quarta,
se,
passata
di
uno tempo
lui.
Quinta,
com
il
primo, e
'1
com
'1
secondo e
terzo,
infino a quindici d; e
primo mese,
com
insino
sua fine;
poi e
s
anzi figliuoli,
s'ella
non avesse
e
figliuoli,
com
Sesto,
in vecchiezza.
com se perde il marito, com s'ell' vecchia, e com se mezzana, e com se giovane rimane, e com s' figliuoli, e com se non n',
e e corno s'ella de'
e s'ella cos
Settima,
corno
si
dee portare
rimarita;
s' migliore,
s' piggiore e
s'ella si
e
e
com com
men
possente,
e corno s'ella
e
LA FANCIULLA
e ripreso marito,
sta
3/
e
si
com
loda e biasma.
Octava,
com
e
di religione in casa,
com
si
loda o no.
com
la
badessa,
moniale.
che
e
si
rinchiude sola,
detta
Romita
la
com
blasmo.
Undecima, com
la
compagnia
come
compagnata
a simile officio. Dodecima, com si porter ciaschuna servigiale si pur a donna e s a donna insieme
col signore, e
s
s'alchuna sola
serve signore, e
si
com
la
si
;^8
CAPITOLO
di
femmina
di
comune
stato
fuor che
quali
loro onore,
non intendo
menzione
(t).
mettere in iscrittura,
n far
di lor
ornamenti
e di loro avventure.
Settimadecima,
consolamenti. Octavadecima, per che tal fiata le convien savere parlare e dire e rispondere e stare tra la gente si tratter delle Quistioni d'amore
di lor
e di cortesia e gentilezza.
Nonadecima,
si
tratta
huomini.
La vigiesima
tratta
Ed
io
in questa Parte
a quella
donna che
'1
di sovra detta
e corno ella
riceve, ecc.
(i)
...
et
dominabus
statu,
feminis et earum quibuscumque gradu etate ac preterquam de vilibus que digne non sunt legum laqueis innodari ... Commento ai Documenti, ed. cit., I, pag. 34.
:
LA FANCIULLA
39
cetti
Messer Francesco prende a dettare i suoi prealla fanciulla gi pervenuta all'et della
donzelletto
ch'ella co-
mal
sentire,
divenire
responsabile
suscettibile di
delle
sue azioni
davanti a Dio, e
pena o
ad
a
di rimerito
secondo
la
sua
da
lei.
Poich non
condizioni
si
tutte
le
fanciulle
le
di
tutte le
convengono
educative,
pur essendo a
necessario
alto
andar gi gi
sociale.
grande scala
il
Barberina)
la
ma-
effetti
elle;
(ij Cio, come dice S. Girolamo, cum virguncuiam rudem adentulam septimus aetatis annus exceperit et coepcrit erubescere Ep. XVI ad Gaudcntium.
et
.)
40
CAPITOLO
e poi
purtroppo
la
natura
umana
'I
cale(i).
Dovendo
donzelli
(e
la
fanciulla
andare
tra
cavalieri
vada soltanto per stretta necessit, invitata dal padre o dalla madre o da altra gente di casa), procuri sempre di farsi accompagnare dalle sue balie o maestre (2), evitando che qualcuno '^o^^di folleggiare ad essa. In societ con altra gente, prima di tutto ella deve tenere a
vi
freno
gli
occhi
Audi apostolum dicentem: cum bono bonus eris et cum quidam juvenes hoc male intellexerunt. crediderunt enim esse mandatum ut cum malis deberemus esse mali, quod falsum est. sed intelligit quod efficiemur similes illis
(i)
cum quibus
I,
pag. 48.
Comm.
ai JDocz/w.,
ediz. cit.,
157):
Rade
ti
fiate co'
li
rei
Di quali compagnie debbano i giovani cercare e quali fuggire anche Egidio Romano in un capitolo del suo Regf^imento dei Principi. Fra Paolino Minorit dimostra filosoficamente, non
tratta
senza
la solita
autorit di Aristotele,
ama
qual
troppo
le
brigade et
amor
vertude transformativa,
ch'elli
elli lizermente si se trasforma alli costumi de quelli ama. Ancora, che disse Aristotele, li zoveni ere' tropo e pertanto elli ere' molto a quelli che de soa brigada. E se quelli che de soa brigada no savi! e boni, dagandoli rei conseji elli caxon de farli mal rivar ... . De Regimine rectoris. (2) Questa delle nutrici o balie destinate a compagnia e guardia delle fanciulle usanza che risale ai tempi classici: cfr. Rosla
per
I,A
FANCIULLA
per che nel guardare si coglie tosto, dall'uom eh' ben saggio,
lo
'ntendimento
si
dell'altrui
coraggio
(i).
L'uomo, che
facilmente
si
si
illude di esser
(ij
Ecco
provenzale
il
poeta
Qar
est
l'
amors
Quar
li
sa
Anche Robert de Blois, Fautore del Chastiement des Dames. bene come vadan le cose quando consiglia alle dame:
Sovent regarder ne devez
nul
home
garde se prent,
soit
que ce
par amor;
e del
resto
n' est
pas merveille
s' il le croit,
ou soit droit, car souvent est ou g me dueil, o mes cuers l vont mi oeil ou
soit tort
:
li
amor message.
il
Quest'ultimo verso
zioLO DA P'irenze:
'
ricorda
Li occhi son messaggi de lo core (v. la nostra Biblio;^rafia delle pi antiche rime volgari in Romanisclie Forschiingen, XXV, al n. (281). E chi pu non pensare, a questo
Ne
gli
occhi porta
la
mia
donna amore
4'^
CAPITOLO
rare
E, dopo gli occhi, un'altra cosa bisogna impaa frenare ed a porre in uso solamente
sia necessario: la lingua. Stia invece, la
quando
modi
fanciulla,
ad udire
gli
altri,
ne apprenda bei
di parlare,
che gi parlando non fructo si coglie col, dov'el a luogo e tempo non .
tacendo, cio, ed evitando metter fuori cose o errate o male a proposito apparire (parere senza essere!) savia,
che non che
il
Ella pu cos
di
savio,
ma
il
matto, se tace
Tutti
savi, dice
il
lomone
il
e Seneca,
silenzio (0.
(i)
Lo
Commentano
dei suoi
Documenti
d^ Amore
pag. 85):
autem moderatur
labia
sua prudentissimus
. . .
erit
...
et illud: si
'.
Altrove ricorda:
illud vul-
dosso (II, La medesima raccomandazione fanno I'Ermengau: Dona deu doncx ameszurar
sas paraulas
ma fa romper
Garin le Brun:
Far devetz
carestia
de parlar tota via que melhs veno de grat ditz qan son perpensat;
don devetz
loc gardar
Salomone
di
Girardo Pa-
Da
LA FANCIULLA
43
non
altri
da tacere
parla
non parli mai, s ch'altri non dicesse: Ella non perch'Elia muta .
che
Quando
sia
interrogata
o mandata a parlare,
movimento
'1
e nella
Q'en parlar
se cognose
s
S.
Bernardo,
in
titolo
Ad
soro-
rem modus bene vivendi [abbiamo avuto dinanzi un esemplare della Biblioteca Casanatense di Roma, segnato Rar. VII, 25],
scrive:
est: virgo
verbis. Sapientia
est ... .
brevem sermonem facit: loqui multum stultitia Ricordiamo inoltre che Albertano da Brescia dedic
uno dei suoi trattati morali alla doctrina loquendi et tacendi! Egidio Romano (II,xxi): Ora proveremo per tre ragioni che ciascun omo die insegnare ed ammaestrare le sue figliuole acciocch' elleno parlino poco e pianamente ... . E riportiamo, infine, queste parole di Fra Paolino (LXII): Ancora da amaistrar ch'elle diga puoche parole, perci ke elle puocha raxon e lezermente dirave parole desordenade, per le quale o elle serave despresiade o elle vegnirave lizermente a tenzonare. Ancora per tropo parlar elle ven tropo famiiial e per tropa familiaritade elle ven tropo desprisiade, ma per puoco parlar quanto ke elle se ten pi en si tanto ven pi desirade .
tutto
(i)
A.ssai severe e
minuziose
la
guito
in se-
erano
il
le
regole che
donne circa
versazione
contegno
nel
di tutte le
membra,
come
camminare
in qualsiasi luogo.
44
CAPITOLO
al
si
modo
esprime
di
il
condursi
a
(2):
tavola
(0.
Barberino
sia nel
suo mangiare
ordinata e cortese
E quando
n
vi
siede a tavola
le
non
giaccia,
tegna
braccia
segno di grossezza.
(1)
Della cortesia d
le
mensa molti
scrittori del
Medio Evo
det-
tarono
una ricchissima ed interessante bibliografia in tutte le letterature, romanze e non romanze (vedi Gorra, Studi. ..^ pag. 368). A noi baster citare, per esempio, le Cinquanta cortesie da mensa di Bonvesin da Riva, e facciamo a
regole, e l'argomento ha
meno
e
di riferire
il
cap.
li
LIX
fenti
del
solito
Fra Paolino,
intitolato
quanto a manzar et a bever . Ci occorre avvertire qui che il Barberino fa menzione anche un tractatiis de mensa di Raimondo d'Aangi, Doc, ed. cit.,
Co' se de' amaistrar
pag. 132.
di
I,
latino ai Documenti spigoliamo alcune cose non decet quod super incisorio (= il ' taminus bonum acgliere ') positum est revolvas et palpues cipias postquam meliora ex latere tuo ponuntur. sed si serviens pone illic est sub te poteras signo vel plano verbo dicere sed cautus serviens talia meliora dividere debet et ubi locus divisioni non esset dominus suus velie debet quod ipsa meliora ex sotii latere apponantur ... . Non sta bene invitare e forzare la gente a mangiare: cos si viene a gravare la volont di chi aveva forse le sue buone ragioni per non mangiare. Per in certi paesi, come in Alamania, Ungheria ecc.^ tale regola non va, perch ivi si non invitares, te nolle, crederent, eos commedere e non va neppure dove sia costume che pi persone mangino da un medesimo piatto. Videbis aliquos minutare coram se panem in
(2)
Dal
Commento
pi notevoli:
...
maxima
manus
di
os et pectus, ut
porcos alios totam tobaliam denigrare, alios expandere sepe parassides et similia facere
...
Vi son
quelli
si
che
altri
bolum
il
super
bolum
multiplicantes et os implentes
rogentur.
hanno
LA FANCIULLA
45
se
dove le conviene allora men parlare. N mai si tenga il capo colle mani n giaccia, s'ell' sana,
in collo a
sua maestra.
Sopra ogni
vino, che
altra
quanto che nell'uomo l'ebbriare stia male sta nella donna troppo pi villano;
e pi gi (P. Ili) ripeter:
Lo vin
sia
della lussuria,
come
il
Savio dice
(i).
i pezzi migliori nel piatto che vien porda chi serve a tavola, e fanno sicut pueri de sortentando, ali) revolvendo et viliora sotiis dimictendo
;
sembran pi affamati
alla
e
fine
che
al principio del
pranzo
il
pro-
dotto da malattia
tanto pi
dampnandum est quia non refrenatur , ma dampnandum in illis qui ex delectatione sic ven-
trem implent velut vultures et lupi, non credentes amplius invenire quid sumant, excedunt . Sono ancora da biasimare: il porre
troppo pane ad inzuppare nella scodella, e
il ripulir questa per divenga inutile il lavarla (e non vale che quidam miseri se excusant dicentes quod iura caulium sunt sapidiora in fundo !) il tirar Fosso coi denti (cos si ruba quel ch' dovuto ai cani); lo stare a tavola appoggiati e sdraiati, secondo il detto qui tenet in mensa cubitos vel brachia tensa, non est urbanus si sistat corpore sanus , ecc. ecc, Ediz. cit., 1, pagg. 127-135
modo che
passim.
San Girolamo aveva scritto: Nolite inebriar! vino, in luxuria . Questa idea pi ampiamente espressa e sviluppata da Egidio Romano, il quale, con le sue divisioni mi(i)
quo
est
<(
Il
4^^
CAPITOLO
Ad
madre o
delle
sue compagne,
ma
ad ogni
modo non
senza op-
porre prima un po' di resistenza alle loro preghiere, la fanciulla accetti pure di cantare qual-
che cosa;
ma
maggior
vi siede.
troppo bere e
*1
Massimo
dice nel
in
Roma era
.
tenuta gran
femmine bevessero
che del troppo bere vino avvengono o possono avvenire tre mali. Il pi imo si che il vino si caldissimo: donde per la sua troppa calidit, s muove li uomini a distemperanza
ed a lussuria, e perci maggiormente
giovani, in quant'ellino sono nel
si ne debbono guardare ei tempo d'essere pi caldi che
i
E dunque dicemo
Il
se-
condo male
Io
si
che
il
la
ragione e
'ntendimento, per
la testa e
il
li
bano
altro.
E
Lo
perci che
terzo
s
mischie,
role che
la ragione, donde l'uomo dice panon si convengono contro altrui, s perch il vino riscalda, donde l'uomo ne diventa pi iroso e pi vigoroso, e dell'ira, col dove l'uomo non paura, nasce tosto mischia e
perch'esso toglie
briga
...
domanda della sorella: Frater mi, est peccatum bibere vinum? San Bernardo risponde: Venerabilis
ipotetica
Ad una
LA FANCIULLA
47 di ballare,
Similmente, se
acconsenta, e
le
vien
comandato
senz'atto di vaghezza
onestamente balli, n gi corno giollara punto studi in saltare, acci che non si dica ch'ella sia di non fermo
intelletto.
E
che
accadde a Sensonia,
ch'ella
figlia
di
messer Gue
a uno accorto
saltando,
volse
fare
ballando
cadde si ch'ella mostr la gamba . Di ci ebbe gran disdegno il Duca di Storlich, che aveva
soror,
non
est
peccatum bibere vinum temperatum idest cum soPaulus Apostolus Tmotheo discipulo suo: Mo-
tuas.
dicum vinum bibe propter stomachum et frequentes infrmitates Audi etiam quid Salomon dicat: Vinum cum mensura posine
animae et corporis. Vinum intemperatum venemensura superat mentem. Per multum vinum
.
. .
vinum luxuria crescit, per vinum luxuria excimultum vinum luxuria nutritur Caveamus ne vinum, quod deus nobis dedit ad salutem corporis in usum vertamus vitiorum, ecc. : S.Bernardo: Ad sororem modus bene vivendi. Si legga ancora, per curiosit, come degli effetti del vino parla Maegravatur mens, per
lume dell'anima razionale e confortala potentia de la inrazionale. Onde il corpo rimane s come nave in mare senza governatore e si come cavalieri senza capitano, et de' savi fa sciocchi e maligni
:
molte cose sconcie con furore ira e superbia; e menagli d'un luogo ad altro e ne la fine gli fa cadere in avolterii furti omicidii et altri vizii; per coloro che vogliono reggere famiglia bisogna che si guardino dal vino, imperci che l'ebbrezza e una pazzia di mente, predamento delle virtudi, imagine di morte, somiglianza di furore ... Scelta di curiosit, disp. LIX.
e facendo loro fare
:
4^
CAPITOLO
di
deliberato
toglier
costei
suo onore
(0.
in
generale, degno
desiderio di adornarsi:
E
lo
lodo che
si
ma
sia
la
suo capo
portar
gioliva
altro
ghirlanda, altro
portar fastella in luogo. di ghirlande.
E
si
mi
passi
matematica
in
ragione
ma
n
piager fa piagere;
fa l'ornato
donna,
(i)
ch'ella usi
esercizi
virili robusti
ma
voglio che quegli ancora che son cone per nel danzar
tura che
non vorrei
vederla usar movimenti troppo gagliardi e sforzati; n meno nel cantar o sonar quelle diminuzioni forti e replicate che mostrano
pi arte che dolcezza; medesimamente g' instrumenti di musica che ella usa, secondo me, debbono esser conformi a questa intenzione. Immaginatevi come disgraziata cosa saria vedere una donna sonare tamburri, piffari o trombe o altri instrumenti; e questo perch la loro asprezza nasconde e leva quella suave mansuetudine, che tanto adorna ogni atto che faccia la donna. Per quand'ella viene a danzare o far musica di che sorta si sia, deve indurvisi con lassarsene alquanto pregare e con una certa timidit, che mostri quella nobile vergogna che contraria della impudenzia ...:// Cortegano, lib. 111.
LA FANCIULLA
49
ma donna
s
fa
ch'io
quella
con men bellezze, che l'altra con quelle che son dipinte e non duran com'elle. E per credo che disse lo Schiavo (i): Piacemi in donna bellezza che dura, e quella da natura .
xAnche
affetti
il
Baral-
berino ha pronti
suoi insegnamenti.
cun
non
gridi a! a! n
con
denti
(2),
ma
sembranza faccia d'alcuna allegrezza, che voi save' eh' scritto che il riso sta nella bocca dei matti.
questo proverbio un
si
riprende
continovato
della faccia rallegrare
non miga
e
(i)
nella disp. XI della Scelta di Curiosit, e pu vedere, per esempio, un articolo di S. Stta nel Janfulla della 'Domenica, voi. XXIV, n. 52. (2) A questo proposito cita il Barberino un aneddoto della sua vita: Fui una fiata in Vinegia. Vedemmo una bella donna. Fu domandato poi l'uno di noi: Che ti pare di madonna cotale?.
trina fu pubblicata
intorno
al
quale
si
Colui rispose
Disse l'altro:
Per
mi
piace ella pi
Disse
il
terzo:
E
.
me
meno uno
dente
...(
50
CAPITOLO
il
Anzi
segno:
anzi confesso che
non
rider
mai
avvenga
di
dover
piangere
sanza voce lo suo lagrimare, n mai bestemmia di suo parlar vegnia n parola villana.
sia
Quando
si
la
madre, cerchi
di star onesta e
come
la
e l'altre
(i).
(i)
Nel
Commento
ai
Documenti
condotta di
il
pittura della
riprovevole
certuni
chiesa. Sunt quidam qui omnes fabulas suas et rassaritias (?) hoc tractare loco (in chiesa) reservant ac si credant in orationibus se perdere tempus. Alii rident de quibuscumque hominum actibus. Alii rudes presbiteros respiciunt et derident . Un vizio molto detestabile
loco,
quali stantes in tam venerabili hanno poi i giovani, sokun inspiciunt in facies mulierum ma peggio ancora
i ;
operano quelli
i
e l'Autore ne
ha veduti spesso
nel
che tengono
della eucari-
donna proprio
momento
mostrando cos di preferire plumbum auro > e non invece salutem morti, creatoreni creature . Del resto quod dictum est de non inspiciendo in facies mulierum, idem intellige in singulas vanitates. Aliqui enim sunt qui in ecclesia querunt loca per que transeuntes ab extra per ostium .; alii ad cuiusque instia,
. .
troitum se revolvunt;
tellis
(il
alii
ad
filios
i
respiciunt
.;
alii
cum
le
.
cul-
pessimo vizio
le
di tutti
cose
pi sacre e
farsi
Dopo
genuflettersi ed
il
LA FANCIULLA
5I
Nelle
altre
circostanze, che
dipendono dalla
guenti insegnamenti:
s'alcun cavaliere
umile sembianza.
stato, in
A
si
fanciulla
di cos
fatto
quest'epoca,
letteraria;
conviene
dar pure
un'istruzione
cos costei se
.
un giorno rimarr
o di vassalli
doina
di terre
(2),
poich
tutti
sanno che
il
senno accidentale,
aiuta
il
(3).
(i)
V. pag. 16.
Dal tempo delle crociate, in cui tanti principi e signori s riversavano in Oriente, le donne eransi abituate per necessit a far le veci dei mariti nel governo delle lor terre. Dalla necessit venne poi la consuetudine; ed in molti casi, precipuamente nella
(2)
donna veniva a trovarsi a capo dei suoi vassalli. si esprime Le Chevalier de La TourLamdry (il quale verso il 1370 compose un piccolo trattato di educazione per le sue figlie): Et pour cesi exemple [ha citato prima l'esempio di S. Caterina] et les autres est bonne chose de mettre
vedovanza,
(3)
la
tal
riguardo cos
ou l'on voit
les
biens et
le
sauvement du corps
et
de l'ame, et
52
CAPITOLO
Ma
chi le
tutti
modi
Veniamo
di
.....
marchese, di duca,
S'intende bene
che
tutti
gli
insegnamenti, detsi
;
o d'imperatore,
adattano
pur anche a quelle di gradi inferiori non di meno il Barberino espone la sua teoria, che, man mano che diminuisce l'altezza del grado, pu
diminuire la stretta severit di alcune regole
di
condotta ed
l'ora
della
educazione
Ma
e
e gi
cotanto
che a
precetti
pi rigorosamente
si
en
la vie
des pres et des sains, non pas les faire apprendre s du monde; car meilleure chose
nobre a ouir
et parler
valoir et prouffiter,
ne peut estre;
pour ce que aucuns gens dient que ilz ne vouldroient pas que leurs femmes ne leurs filles ne sceussent bien de clergie ne d'escripture, je dis ainsi que, quant d'escripre, n'y a force que femme en saiche riens; mais quant lire, toute femme en vault mieulx de le s^avoir, et cognoist mieulx la foy et les perils de Fame et son saulvement, et n'en est pas de cent une qui n'en valile mieulx; car e' est chose esprouve ... (cap. XC).
LA FANCIULLA
attiene.
53
Massima generale
te
l'antico
detto
so-
cratico: conosci
in tutti
i
stesso,
che
gradi questa
somma
via:
Secondo questo si regoli ciascuna, cercando di non atteggiare pi che non le si convenga, ossia di non credersi da pi di quel che realmente sia. Vi sono figliuole di baroni si, ma i cui panon sono pi possenti o sono tornati al nulla ora sarebbe strano che queste tali figliuole avessero molte pretese. Esse dovranno invece regodri
;
larsi
come
sia di
un grado
quanto
alla loro
ri-
condotta morale
ma
quanto ad alteggiare deggion mutar maniera sicondo mutamento di loro stato.
qui
viene
invocata
l'autorit
del Guinicelli:
Che
rade
fiate salire in
scienza
54
CAPITOLO
Scendiamo ancora ad
derar
la fanciulla
altri
gradi, e
a consi-
di cavalier da scudo,
o di solenne ludice,
o di solenne medico, o d'altro gentil uomo, li cui antichi ed elio usati sono
di
severit,
meno
rigore,
onestamente
;
ma
accosti
ai co-
stumi gi detti per le altre di grado superiore. vSecondo gli usi della sua terra e la volont della
far borse, a
cucire, a
come fuggire
ozio.
la
malincosolo,
pessimo
Non
ma
che
non
si
sa mai!
volgesse
non
al di
sotto,
al
e questa
nuova cosa
al
mondo,
grandi altezze
basso ritornare.
e mettila
Il
da parte
al
tutt'altro
la
ed
cose umane:
LA FANCIULLA
per dovria ciascuna
ordinar s non sicondo com'i,
^^
ma
sicondo che
i
e tutti
savi
E
nori gradi
provvedersi dinanzi
(i).
anche bene che la fanciulla di questi miapprenda il modo di preparare ogni comune e sottil cucinare. Ammettiamo pure ri
pete
il
Barberino
che
ella si
debba trovar
sempre
in condizione
ma almeno, per ci che avr imparato, sapr poi i mangiari divisare ; poich (altra cosa bella quanto vera)
attendere da s alla cucina;
.
si
i
sa far servire
servigi;
lo qual sa
come
si
fanno
e quel sa
il
morselli.
Cos chi sa
difetto avr.
come
si
Vo' save' ben che si dice d'amore che mal ne pu trattare colui ch' lungi da li colpi suoi.
(i)
Cfr, le
parole
del
Commento
latino ai
sepe
cum
de
te
nimium
renda perveneris. nec tunc parere potes Tulli) monitis dicentis: est ante constituere. quid accidere posillud quidem ingeni
j
S.
Bernardo
(pag- 59)-
Honesta virgo
consiglia anche
sit
casus
beris.
quem non
Semper
mente ne aliquid
Op.
cit.
contrarli
pientis
hominis
Exspectata mala
tolcrabilius feruntur
5^
Il
CAPITOLO
cessit,
per una
figlia di
imperatore o di re co-
ronato, di apprendere
a convenientemente leg-
gere e scrivere, venendo ora a parlare dell'istruzione della fanciulla di grado inferiore, si mostra ben titubante ed indeciso circa la convenienza o
meno
sa
altri
di
vede e
alla cosa,
senza forse,
alla fanciulla
divenuta donna
al
saper leggere e
pi e un altro incentivo
mato,
la
ch
egli
il
no, poi-
questo
mondo nessuno pu
fia
Una
(i)
Mulieres
licet
facilius illas induceret ad subvertendum unde ab omnibus civilibus officiis sunt reinotae ac publicis. nec magistratum genere nec postulare nec pr alio intervenire nec procuratores existere possunt : Docnm.^ I, pag. 33. Nel dialogo del Cortegiano (1. Ili) il Magnifico vuol che la donna, oltre che di musica e di pittura e di danza, abbia anche notizia di lettere . Osserva allora ridendo il signor Gaspare: Meravigliomi pur che poich date alle donne e le lettere e la continenzia e la magnanimit e la temperanzia, che non vo-
crudelitas idest
scripturas
.
demon
le leggi e
con.
ducano
omini
si
Ed
il
Magnifico
si
replica:
Non
. .
ben governar
citt e gli
eserciti
ta-
come
faccian
li
omini?
cio che
(le
donne)
LA FANCIULLA
sola eccezione
si
pu
che ha
(0.
in-
!Ma queesser
ri-
del
Reggimento
di
degno
di
portato
nella
omini:
ma
E
in
se pensaste questo .
(i)
se ne capisce
il
horis,
hoc
est a
quentius legat, aut legentis verba toto pectore suscipiat. Habeant lectionis usum, ^zc. L. Holstenii, Codex regiilar. monast.^ L pagg. 356, 364, 393. Cos, per esempio, la regola di Santa
litt.
d. la
Fr.,
Ili,
litteras
bene osserva
il
Jourdain,
dobbiamo
. .
le
notizie e le
indicazioni
che precedono
al
nait
si efficace contre les sductions de l'oisivit, deveune sorte de ncessit dans les clotres o les rgles les moins austres imposaient aux nonnes l'obligation de frquentes
l'tude,
.
et
longs offices
...
Novara,
il
A fame
ciaument por estro nonnain; car par lire et escrire de fame sont maint mal avenu. Car tieus li oser baillier ou envoier letres, ou faire giter devant li, qui seront de folle ou de priere, en chan^on ou en rime ou en conte, qu'il n'oseroit proier ne dire de bouche ne par message mander. Et ja n'eOst eie nul talant de mal faire, li deables est si soutis et entendanz a faire pechier que tost la metroit en corage que eles lise les letres et li face respons. Et queus que li respons soit, foibles ou fors a Pavortement de Panemi et a la foiblece de la complexion de la fame, a unes autres
letres plus
dit
on que
Quatre ag. de
homme,
parte
I,
25.
CAPITOLO
la
maggiore, ripetiamolo
degli
uomini del
Medio Evo pensava su questo lato, cos importante e sempre tanto discusso, dell'educazione della donna (0
:
me
pare
ma
biasman ci
la
quando
donna
e'
grande.
assai pi tosto cade
per infrenare
malvagi
voleri.
E bene
scritto,
come
sia
voi savete,
men
felice
(2),
che cio vuol dir ch' ria la possibilit dello malfare; e sanza dubbio per lo non potere
Vedi sopra (pag. 51) il giudizio al riguardo del Le CheLa Toir-Landry. Nel Fiore di virti (ediz. B. Gamba, cap. I, pag. 38) si legge: ... Avicenna disse ad un'altra [donna] ch'imprendea a scrivere: Non moltiplicare il male col male . Vedi anche il passo di F. di Novara nella nota precedente. Ma pi giustamente, nel sec. XVI, osservava Ludovico Vives: Il bene se non viene insegnato non si sa, ma il male da s medesimo si manifesta, n vuole stare nascosto. Sono a molti sospette le dotte femmine, parendoli che la malitia naturale sia aiutata da l'astuta dottrina, come se non debbano esser sospetti gli huomini per la medesima ragione . Istitupone della femmina cristiana, Venezia 1546.
(i)
VALiER DE
(2)
Il
LA FANCIULLA
molti
falli si lassali
59
(i).
dalla gente
vien poi ragione che spegne il volere. Ben vede ognun che se potesson tutti
che nostro stato non porla durare: onde son fatte per questo le leggi
per rifrenar
lo e
li
Se dunqua tu mi dai
modo
n mi dai freno al contrar del fallo? E se mi di': Lo leggere e lo scrivere n mi danno cagion dello malfare ; vero , ma sono i modi
pelli quali io
porr venire
al fallo
assai pi facilmente:
se
che gi per altro non furon trovati non per render certi coloro, ai quali l'uomo non pu gire del loro intendimento e lor volere; ponin, c'ancora per aver memoria di quelle cose a che noi non bastiamo. N credo alcun uom savio dubitare, n anco appena alcun degl'ignoranti, che lettera pu fare e trarre a fine
assai di quelle cose
effetto.
possa guardare
colei
ma pu
tratti
torre, e alla
buona torre
le
cagioni
(i)
in sostanza
Pidea
di S.
Girolamo: ... Et
licet
quidam
putent maioris esse virtutis praesentem contemnere voluptatein, tamen ego arbitror securioris continentiae esse, nescire quod quaeras
.
.
(Ep.
ad Laetam).
6o
CAPITOLO
che porrian
la
veracemente buona
Ma
la
pur nel
Ma
mi perdoneranno che drittura costrigne a ci parlare. Vero , che chi avesse intendimento
in questo, e ellino di lei
monacare
fosse per l'officio loro,
non
io loderia del
no ancor
di queste....
Questa fanciulla, alla quale vien concessa una maggior libert che alle precedenti, ha pur l'obbligo di certi particolari riguardi. Abbia cura di accompagnarsi sempre con fanciulle della medesima et e condizioni, possibilmente con le sue incarnate, ad ogni modo mai con persone che donne non siano. Stia attenta a non prendere carezze, baci tanto meno, da alcun uomo, fuor che dal padre ed a questo pure 7ie dimostri vergogia. Non riceva ghirlande, non accetti piccoli doni se non da parenti, che
questo dare e ricercar
s
danno
(i).
molte
fiate
mala sospeccione
(i)
disposizioni severe in
quanto
doni:
De
se de servir ne le volez
LA FANCIULLA
6l
Finalmente,
se figliuola e
di
mercatante o
uomo comune
di natione,
o di
comune
essenza,
com
la
gentili lor
modo
e lor vita,
fanciulla
scemi,
come
lei
si
conviene, la
grandezza
tandole
al
ella
pi che mai
tenuta
o ne baez deservir tels joiaus ne doit retenir nule Dame qu' honor be et qui ne veut estre blasme. Et bien sachiez, s'ele les prent
cil
qui
li
done chier
li
li
vent,
qar tost
li
joiel
don
qar moult
fet
Dame
chier marchi
dont r ame et ses cors est carchi. Et quant Dame tels joiaus prise,
sachiez, ce vient de covoitise.
Si sont
li
joiel trop
vendu,
por ce vous sont-il defFendu. S' aucuns parenz vous veut doner
joiel, nel'
devez refuser
ni ait
Ms
qu'
il
entencion
;
prenez
si
le
tout surement,
ms granz dons
et
privement
^2
CAPITOLO
a imprendere a fare
molte pi minute masserizie che domandan le case over conducimento delle case.
di
da lodare
il
in
questa l'apprendilo
lettere, anzi
severo Barberino
biasima addirittura.
se figliuola sar di
minor uomo,
lavorator di terra
d'altri simiglianti
traendo s
pigliando
alli
detti costumi,
la
a cucire,
filare,
a cucinar bene
far masserizia.
Come
per
la famiglia,
e porti, e rechi, e vada, e torni e stia
sia.
in acconciarsi,
mal
vestita,
procuri d'andare:
e'
per
a star fancella
ed andarsi lisciando
non
si
Eviti quanto
pu d'andar sola
e di notte
non
LA FANCIULLA
ai
63
costumi ritragga
tutti
che
fummo
e d'Eva,
figliuoli e figliuole
d'Adam
come
voi savete.
Alle donne di
parte, pi
altri
il
Barberino promette di
in
dedicare
l; intanto
chiude
seguente novella
di
Fue nella Casa di Savoya anticamente uno messer Corado, huomo di grande cortesia, prodezza e larghezza, senno piacere e fortezza sovra tutti gli altri del suo tempo, bello e formoso del corpo, e gratioso dalla gente, pieno di molte virt, le quali saria lungo a contare. Il quale volse mettersi ad aver per sua donna la pi bella che potesse trovare se per alcuno modo si potesse avere. E non fidandosene in altrui si mise con piccola compagnia a ci cercare, e cavalc per pi citt e castella e luoghi quattro mesi continovi, rattegnendosi nel luogo tanto che '1
cercava com
possibile
era.
infine di questo
vennono lettere che il re d' Inghilterra gli voleva dare una sua figliuola; sicch elio and a vederla, e trov e conobe ch'ella era fongli
tempo
l'altre ch'elli
;
avesse
ci sia
con
con sua compagnia avesse in quel giorno quasi deliberato di prendere questa Anna, non rispose per in quel d allo re, ma partissi da corte ed and ad albergo con uno cortese cavaliere, c'avea nome messer Guiglielmo. E quando vennono alla cena la donna di messer Guiglielmo
64
CAPITOLO
venne a onorare messer Corrado, e men appresso di s una sua figliuola c'avea nome Gioietta la quale era d'etade di nove anni. Ed acci che di lei brievemente vi parli, tutto ch'ella non
fosse cos bella
come
;
ma
li
ella
era
insomma
si
la
mai
vedesse
in
una compiuta contessa. Messer Corrado, guardando la Gioietta e li suoi costumi e considerando bene come s'ella continovasse per innanzi dovriano crescere per ragione; non lasci,
costumi
perci
e'
trovasse, n
perch
Anna
per
l'alto
tasse,
n perch gi avesse
torre
che incontanente
scusa allo
re
e
auto
messer Guiglielmo, lasci Anna e prese Gioietta per sua sposa; e ordinate balie e balli a lei condurre e una gabia in sui cavalli, e presa compagnia assai, sanza alcuna dota, con buona volont del re men al suo paese la Gioietta. Dove co' lei ebbe tanto di bene e d'allegrezza che saria dificile a contare; e finalmente acconci con Dio morirono in un giorno e furono messi in uno
monimento insieme
CAPITOLO
II.
La donzella.
Questa la siconda parte di questo livro, nella qual ci conviene trattare della giovane, che venuta e una e gi nel tempo del maritaggio le porge donzella ch' nome Verginit
la
mano
e vuoila
menare
in paradiso
le
propone
di
di per-
poich
la
sua gente
ha intenzione
di maritarla.
Ma
grave e pericolosa et per le Baiamone, ch' pi malagevole a conoscere come debba riuscire et in cui si forma addirittura la donna e gi si pu giudicare di lei da coloro che voglian prendere moglie. Il pericolo deriva dal-
questa pur
donne
et
(,()
CAPITOLO
II
e dentro di s,
nel
Ve-
niamo
Alla
stretta
ai casi
particolari.
figlia
o severit d costumi.
quasi nullo
tempo
paia sempre
che questo
sommo
segno d'onestade.
(i);
E com
cos in
e d'ogni vista
umana
(i)
tolta la
vergogna
alla
femmina,
ella
o punti mali affare, che '1 maggior bene che sia nella femmina si l'essere vergognosa, che per la vergogna ella lassa molti mali a fare ch'ella farebe volentieri; che la vergogna cos alla fem:
Egidio Romano, pag. 185. mina, come il freno al cavallo ... (le donne) per la imbecillit del sesso sono molto pi inclinate agli appetiti che gli uomini, e se talor si astengono dal satisfare ai suoi desiderj, lo fanno per vergogna, non perch la
volunt non sia loro prontissima e per gli omini hanno posto loro il timor d' infamia per un freno che le tenga quasi per forza dice nel Cortegiano (1. Ili) il signor Gasparo, in questa virt...
:
)>
al
...
gli
se
esse sono,
come
voi
che
sene astengono pi che gli omini, il che voi stesso consentite: sono tanto pi degne di laude, quanto il sesso loro men forte per resistere agli appetiti naturali; e se dite che lo fanno per vergogna, parmi che in loco di una virt sola ne diate lor due;
la vergogna che l'appetito e perci si astengono dalle cose malfatte, estimo che questa vergogna, che in fine . non altro che timor d'infamia, sia una rarissima virt
che se in esse pi p
LA DONZELLA
^'J
Se le venisse pur fatto di guardare qualcuno, perch questo non se ne avvegga, non accompagni col sorriso lo sguardo, n insista nel guardare; eviti
le saette
prendere
in
mala parte,
ch'uno piccol riguardo un grande amore;
e voi save'
che
amore
Stia unita
sempre
alla
madre
in
compagnia
dei suoi
venga
la
in giardino
o per
con le maestre ed altre donne potr parlare a suo agio e darsi alla gioia con maggiore libert, cantare qualche bella e onesta canzonetta non
gi ballare
per
e ancor
meno
si
saltare
Ma
ri-
conoscendo che durar non porla con tanto freno la sua tenerella et rino permette a questa donzella di
.
rinchiusa
, il
Barbe-
o di viuola o d'altro
(i)
Amore non
che
il
68
CAPITOLO
II
Ma
e,
per-
una delle
Da mane
si
trovi
onestamente acconcia; si vesta e si adorni secondo le usanze del paese e secondo l'altezza del suo grado, seguendo tuttavia piuttosto il mei che 7 pili. A passeggio, cammini un poco innanzi alla madre, con atteggiamento cortese e soave, facendo piccoli passi e radi e pari; non curi guardare o salutare alcuno (2). In giardino con altre
(i)
Pour vous inesmes solacier quant vous estes privement le chanter pas ne vous deffent.
(Vv. 447 sgg.).
Ben diversamente
la
cur facta
nesciat
(v.
Introduzione,
cortese.
pag.
6).
(2)
La cosa pu sembrare
strana o per lo
meno non
modo
onesta! Anche il Barberino mi sembra in contradizione coi precetti e coi costumi del medio evo. Grandissima l'importanza che tutti gli scrittori danno al saluto; il celebre sonetto dell'Alighieri l per attestarci quanto fosse da lodare una donna
agli occhi delPAlighieri tanto gentile e tanto
il
LA DONZELLA
69
donne
facciasi
pur
pi
d'una ne ha,
si
non venisse
man
d'alcuno amante,
perch
Badi bene, anzi, di non accettar mai n ghirlanda ne altro qualunque dono che venga di luogo sospetto (0. Del resto, nel mangiare e bere, nel ridere e piangere, nel modo di comportarsi
fuori di
casa, si
in
attenga sempre
agli
avverti-
menti dati
onestamente salutare i conoscenti Riguardo al passo ed al saluto, cos ne parla l'autore del Chastiement
che sapesse con garbo e
Studi di
S'au monstier alez ou aillors gardez vous del trot ou del cors
toute droite tout le biau pas
alez et
si
ne passez pas
c'on
le
tendroit a vilonie.
En
que
a
corre ne
le troter
Dame
ja bien ne serra...
(Vv. 65 sgg.),
I)
V. cap.
I,
pag.
'io.
JO
CAJ'ITOLO
II
A
meno
che
questa
et, per,
non
le si
addice pi nem-
quanto
men
veduta
un decreto
Quel metallo pi prezioso, che pi raramente l'uomo ritrova nelle viscere della terra:
ed anco noi vediamo che quel metallo che pi rado trova,
chi
'1
pi valida! pure un'altra ragione per far ci: chi non mostra la propria persona cela anche difetti propri, perch certamente
vi
i
Ma
dice
il
Barberino
. .
.
colei
non convenendosele, dunque, andeve per tralasciare di far qualche volta, nella sua camera stessa, alquante iiivenie a reverenza e onor della nostra Donna, e sapendo leggere, di dirne Tuficio suo ch' breve . Delle orazioni parler
e
Non potendo
-in
Barberino, che
qui
dimostra fornito
di ottimo
buon senso,
chi
consideri
che siamo
nel secolo
XIV
LA DONZELLA
7I
Ma
ben
vo' dir
ch'ella
troppo
Giel passa:
in
foU'e chi
dunque
pur cianciar
s'allassa.
Ed
inoltre
la.
deve
chie-
Il
mondo
. .
mantenga
e che
mantenga biondi
per questo
il
lor capelli
la bella fregiatura!
Onde
non
v'afaticate,
ch'allora
Quanto s' detto fin qui vale anche per la figliuola di duca o marchese o altro barone, senza bisogno
d'aggiungere
altro.
Ma
per
la figliuola di cavalier
da scudo,
di
(i)
in
si
questo
legge:
'
modo
il
mo-
von dal core e che potrebbe aver senso solamente ove quel poco in poche.
mutasse
72
CAPITOLO
II
pi generale e molto pi esteso, pare opportuno all'Autore essere un po' pi minuto nei particolari insegnamenti. Quando, adunque, ai pa-
sembrer che la donzella sia ormai in et da marito, che ci non pur lo tempo, ma tal fiata mostra la persona bisogner ridurre costei a poco a poco a rimanersi a casa, e a non farsi troppo alle finestre. In questa conrenti
dizione
sit di
sociale
la
fanciulla
le
ha maggior necesre,
guardia che
precedenti figliuole di
duca
ecc.,
.
perch
.
.
quelle guarda
la
la
potenzia e
dottanza
che nella corte sono ed ancor quelle son lor guardie di notte e di giorno;
ma
queste anno
men
guardia
e via pi battaglieri.
Ma
e in
in qual
fatta pel
ella custodirsi?
fratelli,
Eccezion
eviti
ogni uomo,
modo
ella si
speciale quello, da cui per avventura vedesse troppo e con insistenza guardata
;
non accorgersi di quegli sguardi, n tuttavia ella deve fuggire nel veder costui, ma
finga di
.
poco
vSe
alcuno
le
onore, mostri
n poi attenda a guardar verso lui che gi parria ch'ella ratificasse ci che detto gli avea.
LA DONZELLA
73
Se
ci
accade
per una
parli
simili
persona
alcuna, poich
tante
volte da
cose hanno
origine
crudeli ed
il
aspre
ni-
mistanze.
Ma
ripetendosi
caso,
risponda pur
francamente
parla, e
a chi le
che
la
sua follia
da
esso.
non esporsi all'occasione che uno possa parlare a lei da solo a sola:
ma
le
tuttavia la
s
somma provedenza
di far
bene la donzella dall'accettar mai doni o ambasciate da alcuna messaggera (2), anzi acSi guardi
(i)
eorum quos
et
per
diem
viderit meditetur
corporalis inspectio
assidue ver-
oculorum
Iterum soror venerabilis te moneo ut numquam loquaris sola cum solo. Nullus loquatur tecum singulariter, nec tu praeter duarum aut trium testimonium loquaris cum aliquo ... S. Bernardo, op. cit. (2) Poich solent lascivi et comptuli juvenes scrive S. Girolamo blandimentis, affabilitate, munusculis aditum sibi per nutrices aut alumnas quaerere; et cum clementer intraverint, de scintillis incendia concitare, paulatimque proficere ad impudentiam ... [Ep. ad Gaudentitim]. ... Se per avventura
usque ad
animum
parlar vole (la giovane) con una delle sue fanti, quella, gi cor-
74
CAPITOLO
tal
II
colga questa in
dire
di
abbia pi arquella,
presentarsele
Ma
che
vuol veramente
evitare di
siffatte
noie, usi di
questa cautela:
tener
s
gli
che mai non fosse alcun che si potesse gi immaginar ched elio a lei piacesse.
Ma E
ci
umanamente
si
il
del Barberino,
colto,
un certo sconforto: non forse un'utopia questa la sua femminilit ideale? Quanta differenza realt all'improvviso, per un istante, torna di-
intera
quanta differenza
e perfetta ch'egli
donna virtuosa
suo, ossia
donna
i
reale,
di tutti
si
tempi (das
ewig weibliche)!
il
poeta
sente costretto ad
esclamare
Ma
non so d'onde questo venuto uno tempo che quella si tiene buona
io
si
vegnia,
*
ch'egli
quanto
di certi si gabba,
si
e di certi
ride
let-
cosa da darle per parte dello amante, e quivi entrando a proposito, le fa intendere quanto arde questo meschino, come non cura la propria vita per servirla, q.cz. q.qc.
un sonetto o
tal
Cortegiano,
lib.
III.
LA DONZELLA
e di certi altri fa coU'altre beffe:
e
J 2>
converte in
vero...
(i).
. . .
il
Barberino
s
lo sa,
parli
di tutte,
ma
dico
d'alquante
ma
l'eccezione...
conferma
la regola!
vSi
mondo? Si presti attenzione a questo esempio. Immaginiamo una donzella assai bella e gaia,
ben parlante, gentile e ricca e riccamente ornata; costei, o stando alla finestra o andando per la via, rivolge gli occhi suoi di qua e di l, guarda questo e quello, tiene a bada l'uno
intelligente,
senza che
malizie, s
intenditori.
l'altro se
da aver sempre un gran numero di Supponiamo, al tempo stesso, un'altra donzella inferiore alla prima per bellezza per ricchezza per ornamenti, ma che poco e soavemente parla, appare onesta tutta, e mai non leva gli occhi per alcun intendimento. Ebbene, quale di queste due donzelle sar pi lodevole e gradita? S le persone buone e s le cattive risponderanno subito che la seconda.
E
si
il
Barberino, tutto
con-
conosce
il
fallo!
(i)
ribile di
Dante
{Piirg.,
XXIII, 94 sgg.).
'J^
CAPITOLO
cattivi
II
perch anche
spettano
il
capiscono e stimano e
ri-
buono
sempre al buono i rei tengon nel core alcuna reverenza, che ben cognoscon lui esser maggiore.
Per maggior convinzione, si faccia un'altra prova. donne oneste e di gran nome se ne ponga un'altra disonesta e di non buona fama; vedrete che quest'ultima si sentir malamente a disagio in compagnia delle tre buone e le parr di portare in collo un trave . Sapete perch? Perch dentro la coscienza la rimorde e
In mezzo a tre
le fa
uomo
si
occupi di
lei
e
vi
parli di
ed a
lei
legge Iddio.
Ma
colei
ella
(e
si
badi
di
non
!)
si
il
chetto
parle
Barberino, inorridito e
perdono
di
averla
qui nominata.
(e si citano a proposito un passo Agostino ed uno di Seneca), a questo deve la donzella badare: ad avere la coscienza netta, a fare, in somma, tal vita cogli uomini come se '1 vedesse Iddio, e con Dio siccome l'udissono gli umini 5. E si persuada inoltre, che dopo
In conclusione
di S.
che crede rendersi pi gradita all'amante sfoggiando con lui tutta la sua civetteria, altro non fa che nuocere a se stessa, perch costui dopo
LA DONZELLA
J'J
pensa
nel core e dice:
p
e
Vedi colei come e sfacciata! che poi l'aggia per mogliere assai ne lamentara
se avvien
non
si
fida poi
giammai
un
di lei,
pensando:
Gom'ella mostrava a
s
me
cosi farla e pi a
altro pi bello.
fatta
Un
comune
il
alle giovi-
Barberino e vuol
tratta
di
quelle
tali che per un capriccio qualunque, talora per una sciocchezza bell'e buona, si danno per malate (0. Ma il passo tale che merita di esser un'altra conferma che il letto per intero mondo stato sempre quello e le donne sempre
le stesse
alcuno disdegnio
d'alcuna paroletta
(i)
Documenti:
felle
tutt'
suoi parenti
per vezzi ed
per provare
tutti
son da innodiare...
(Ed.
cit.,
I,
299).
7'>
CAPITOLO
II
fianco
mostra che
le
sia
indemoniata
fugge tutte
cose di Dio
comincian questo
in questo,
ma
temendo
ch'altri
non
dicesse poi
perdon molte
d'onore e di stato
fra parentesi alla maNel secolo nostro lattia fnta ed immaginaria le ragazze capricciose
non
si
mato!...
Dice il Barberino stesso che sarebbe tutt'altro che lieve fatica a mendare una si folle e grande mattezza per quelle donzelle, che hanno tal vizio, bene sappiano almeno che di esse nessuna s scaltrita, che un uomo saggio non si
;
LA DONZELLA
79
una breve novella la di fatto fu lunga e noiosa la per qual novella di una giovane che si fingeva indemoniata e che poi guar ad un tratto, tosto che da una persona accorta le fu detto che per levarsi
tore narra, a proposito,
il
diavolo
di
dosso
le
tagliarsi
capelli,
molto
te-
neva!
^0.
Ritornando alla trattazione, la donzella in quesempre attenta alle donne pi attempate da queste apprenda il parlare, la portatura,
sta et stia
:
l'andare,
il
per saper poi come comportarsi in simili Ponga cura alle spose che vanno a marito
quelle, specialmente, che pi
e a
al
Alle donzelle di condizioni inferiori si concede, solito, pi ampia libert di canto di ballo di
onesti sollazzi;
ma
di s
e della lor
gente
;
non
abbiano troppo alta idea e presunzione si comportino col dovuto rispetto verso chi da pi, riconoscendo il proprio grado. Poich vi sono
molte di bassa condizione, le quali non di meno, perch hanno alcune sostanze, si credono pari
alle
pi alte;
(i)
argomento,
la
commedia
La
vecchio Nicodemo finge di essere posseduta dal demonio per riusuo intento, che quello di vincere ogni ostacolo alla
8o
e-
CAPITOLO
ci
II
non
senno,
che l'avere non face l'uom n la donna di virt fornito, ma ruomo e donna con vert con seco fanno l'avere in sua forza venire; n anco avere pari di virtute.
si
.
addicono
leggiadrie disordinate e
vezzi
Brevi insegnamenti sul come debba comportarsi la donzella che ha gi oltrepassato il primo tempo del maritaggio; qui non si faranno nem-
meno
modi
e cautele
e insegnamenti generali...
con molto
della
spirito,
la
sembra quale ha
il
la personificazione
Pazienza,
la
pietoso incarico di
confortare
sofferente,
donzella persuadendola ad
essere
si
perde se tarda
LA DONZELLA
8l
E
sai
la donzella malinconica,
il
proferta di Madonna Pazienza, ma confessa ingenuamente di avere ormai troppo si rassegna, grande gi nel cor la 'ipressa sol perch l' forza rassegnarsi, alla volont di
conforto e
Xd^
;
Dio,
che,
vogHo o
no, di lutto
egH signore.
alla
donzella
il
mantenersi costante su la buona via: si numerose son le battaglie dentro e di fuori e tanti i nemici
forti e
(^'.
il
per cos
facil-
(2).
lo non saprei ridire in milPanni tutte le insidie che omini per indur le donne alle lor voglie, che son infinite; ed, oltre a quelle che ciascun per s stesso ritrova non ancora mancato chi abbia ingeniosamente composto libri e postovi ogni studio per insegnar di che modo in questo si abbiano ed inI;
e
...
oprano
gli
gannar
(2)
le
donne
Coi'tegiano,
di
lib.
a
.
.
111.
.
Dice Filippo
la
Novara:
jovens est
li
leux de touz
les. iiij.
tenz d'aage
comme
fe
. .
auprinse, ausis
est
li
il
( 33).
82
CAPITOLO
colei,
II
Onde
che
ha gi passati
si
dodici anni (0
sommamente ami
proprio onore
tema
ad esser forte
e conservarsi vale);
la
solitudine, atten-
in onesta
ad usci;
i
trattati
d'amore,
(2).
qui alume
si
anflez
seit les
fait,
ne n'oit ce
que on an dit, ne n'antent ne ne doute ce qui en puet avenir par raison. Adone chevauche volantez rason et fiert tant avant des esperons que raisons recroit et demeure et volantez s'an passe
E partendo da tout outre le cors jousqu- perdicion ( 34). questo suo concetto, con un metodo veramente curioso, alla rovescia, Filippo cos trova l'etimologia della parola jovanf: Mout nomez jovanz, car trop a de joie et dice egli est a droit
de venti
(i)
( 56).
Per questa et da maritaggio, che a noi par oggi troppo incfr. anche la novella della parte III del Reggimento in cui la giovane Felice avendo gi raggiunti i venti anni, diviene oggetto di scherno o di compassione per non avere Nella novella della parte I, messer Corancora trovato marito!
verosimile ed esagerata,
rado sceglie a sua sposa Goietta, fanciulla di nove anni. Si vedano anche: la novella della parte IV e quella della VIII; e inoltre
parte V, in, v. 30.
Est enim custodiendum cor sicut vas omnium the(2) a saurorum celestium t sicut castrum in medio inimicorum con.
.
LA DONZELLA
83
il
Procuri di evitare
lacciuolo
cibi caldi,
vino
ch' ra-
tenersi
lon-
addosso qualche topazio il quale provato il Barberino vi crede ingenuamente che vale molto a discacciare i desideri carnali (2). Inoltre,
una
grazia,
che
le sar
e pili
degno e le toc-
cum
exercitu suo insident continuo buie cordi, et iste est leo qui cir-
quem
devoret et
sit
tamquam
minus
31.
II,
muros explorat an
interiora penetretur
pars aliqua
Dociim.,
Quocumqiie pergimus,
Girolamo, ad Eii-
scriveva S.
.
.
(i) ... Vinum fugiat pr veneno: haec adversus adolescenVinum et adoiescentia dutiam prima arma sunt daemonum plex est incendium voluptatis: quid oleum flammae adiicimus? quid ardenti corpusculo fomenta ignium ministramus? : S. Girolamo, ibid. Vedi anche sopra, pag. 45. Hic lapis inter caetera quae facit, dicitur (2) Topa\ius etiam iram luxuriamque restinguere : V. Bellovacensis, SpeciiCfr. Dino Compagni (?), Intelligen:^a, st. 26: litm.
. .
simiglia d'onest la
donna mia.
nel
Libro di Sidrac
(ediz.
Bartoli, cap.
.
CCCCLV)
di
si
legge:
... Chi
ama
portare lo suo
84
CAPITOLO
II
fanciulla
di
di
San Lis
in Francia, di
nome
Felice
messer
Ugonetto. Ogni fidanzamento di costei finiva col rompersi cosi disragionevolmcntc da parer proprio
che Dio non volesse;
fino ai venti anni,
le
ed
alle
ella
era
giunta
cosi
ed
la
Ed
infatti,
tutti
ella
ed
in
Alla
venuto
il
moglie ad un cavaliere della sua corte, ad un giovane molto provato d'arme e famoso di cortesia e di senno , e le fece ricchi doni di terre ('),
Giungiamo
infine alla
quarta
(!)
si
contiene
come
maritaggio,
(i)
Lo
dice anche
Filippo
di
Novara che
mainte pauvre
et
renom de
deportement a cele qui a mesfet; et par lenies et blasmees plusors sanz mesfere
29.
Op.
cit..
parte
I,
LA DONZELLA
poi adiviene che a marito data
e sta
05
in
esso.
Cui
la
Speranza che
muove
dolci
rimproveri
promesse che ora stanno veramente sul punto di compirsi. P>ancamente risponde la donzella: non da maravigliarsi se non pose troppa fede nelle parole di Speranza, poich sempre vide molta gente da lei ingannata, onde pens tra s
che
di
folle chi alla
Speranza
si
si
La
donzella, che
si
adunque secondo le norme gein particolare, poi, badi nerali che precedono di assumere un contegno che stia di mezzo fra quello della fanciulla non ancora da marito e
sopra
regoli
;
(i) A questo punto, prima di entrare nel suo argomento, il Barberino confessa di sentirsi cos stanco del lavorare, che non potrebbe andar avanti se prima non gli venisse concesso di rive-
dere un po'
v.
la
Donna
lntrodu\ione,
pag. 22).
sua (circa questa Donna del Reggimento, Per mezzo di Cortesia, che di lui
Madonna. Ma
cere e a Dolce^:{a di legar strettamente Francesco con un suo velo e con una ghirlanda che si tolta dal capo. Cos avvinto il
Poeta le vien condotto dinanzi, e pu narrare a lei una visione avuta pochi giorni innanzi e per la quale compose un sonetto (V son s fatto d'una visione). Madonna^ aWa. fine, gli d com-
il
velo e
la
S6
CAPITOLO
II
La
stessa via di
mezzo tenga
Non
:
si
faccia na-
scere
nella
testa
idee strane
meno
meno
di-
ma
anzi
pensi e dica:
All'omo pi
diletto
a dimorar colla
donna
ch' fatta
le
fantine.
Con
ragionamento e stato; da queste fa spessamente beffato. Quelle savranno ordinar la magione, queste la metton in gran destruzione.
domandare
le
maniere
modi di colui a cui sar moglie, e cerchi di conformarsi a quelli, per poter poi rendere pi
felice s
ed
il
destinato, e cer-
non trascurare
si
le orazioni.
Cos
CAPITOLO
III.
La donna maritata.
Qui
si
modo
stit
di
esige dalla donzella un giuramento di leanza amore e fede verso il marito, e le d vari consigli
:
Tuo
ti
conservi
brasmando,
fallando.
n consentendo
s'el gisse
di te alcuno,
e le promette di
ella
Ch'io son la donna molto disdegnosa da quella gente che mi tengon male per minacele n prego mi vale; che pi son quelle che giuran assai
e servan
sia
.
,9,S
CAPITOLO
III
Prima di fare ogni distinzione di grado, il Barberino vuol premettere taluni av^vertimenti di indole generale. Ogni donna che deve andar a
marito
stato.
si
alle
usanze
proprio
del
Ma
quando
dicon
il
le
parole ch'anno
tra loro,
a fare intero
matrimn
la
donna
si
mostri temente
fermi
li
membri,
sembri paurosa.
Non
si
quasi da s la
mano
(i)
Frate Cherubino
cos ci spiega
il
trimoniale:
...
la
sua moglie, lo quale si chiama /(?i/e. o l'anello della fede uno legame, per darti ad intendere che non lecito a te, uomo, avere altro che una moglie, mentre ch'ella vive; non t' lecito avere moglie e
mette
concubina. Cos a
detto /<?/e
te, figliuola
mia, non t' lecito avere altro che Ancora nota che l'anello
. . .
mette al dito che sta presso al dito piccolino, dov' una vena la quale radicata nel cuore, per darti a intendere che voi che siete in matrimonio vi dobbiate cordialmente amare e per cordialmente amare vi dovete contentare l'uno dell'altro, senza
vita matrimoniale {Scelta Bernardino: Tu donna ricevi l'anello del tuo sposo il quale anello il porti in dito e mettesi nel dito nel quale la vena la quale va al cuore, dimostrando che col cuore consenti a quello matrimonio ... Tu vedi che l'anello avanza il dito di grossezza e il dito avanza l'anello di longhezza. Che vuol dire? Vuol dire che l'uomo non die avanaltra persona cercare
:
...
Regole d
S.
Anche
zare la donna di
fare contra la
promessa sua
Prediche
(ediz.
Banchi),
II,
pagg. 99-100.
LA DONNA MARITATA
09
ma
voi consentire?
ma
(i).
Per
tutta avverte finalmente il Barberino questa sua ritrosia deve tanto esser minore, quanto maggiore l'et, della donzella. Questa, rima-
nendo
fra l'altre
donne prima
della celebrazione
si
mostri
come
en-
trata fosse in
e se
una
la
alcun
conforta di parole,
ch'ella gli risponda,
Nel giorno solenne, in cui condotta alla casa del marito, potr prima mangiare alquanto in camera sua, solo perch
poi fra la gente,
mancando questa
alla balia,
doman-
(i) Sortali che si fanno dimandare tre volte che per temenza non dicono di s; e tanto F detto ch'ella dice di s. Questo farsi dimandare tre volte che significa? Sai che? Tre cose, cio: che prima tu gli consenti d'essare sua sposa colle parole e per con-
il
anco consenti con l'operazioni d'essare segno in mano dell'anello. Terza, anco
si
quale
risponde
al
cuore
(S.
99).
90
di certe cose
le
CAPITOLO
III
che ben
fa savere
iscritta.
Muovendo
per
la
serbare
Barberino dare una risposta molte terre ed riguardo ha trovate molte e varie usanze ed
il
Non pu
opinioni.
Ma
ripete
la donzella si
attenga
si
paese, e
dai
giovi
seguenti consigli,
ammessi
pi. Saluti
con qualche inchino quelle persone che vede sorgere al suo passaggio e ritrarsi indietro per
cederle
il
non tenuta
alcuno altrimenti
Ma
io per
me
ch'ella
dimandi l'usanza e
:
Un
altro
avvertimento
s'ella
finga di
non
vederlo,
cortese e
ed n'
la
conviene ormai distribuire e trattare anche questa parte per gradi, premettendo soltanto che qui per grado di una donna s' intender non
si
Ma
casa
paterna,
marita
(i)
82.
LA DONNA MARITATA
per che tanto cresce
quant' in alto
il
il suo onore grado del marito:
9I
uomo
di in-
donna potr
da cui viene.
Al solito, il primo luogo a colei che va sposa ad imperatore od a re. Questa regina, appena giunta nella magione dello sposo, mostri una diviestichesza cortese
con
le
donne che
faccia
vi
ritrova,
con
rito
atti
pi che con
parole
al
umile rive-
padre
di questo
suo ma-
di esser
roso.
domandata
pau-
Vien l'ora della mensa, annunziata dal suono di trombe e di altri strumenti. Ma qui il Barberino, quasi dimentico del suo argomento e della sua anteriore trattazione, passando all' improvviso ad una forma puramente descrittiva, esce in una lunga artistica digressione idillica, la quale ben
not
il
Thomas
(0
potrebbe
star
benissimo
(i) ce prambule, aussi prosaique que possible, succde brusquement un vritable pome descriptif et narratif qui n' occupe pas moins de trente a trente-cinq pages. Ce pome est un hors d'oeuvre; on pourrait le detacher du cadre, o il a pi i Barberino de le piacer, lui donner un titre: Les Noces d'une Reine et lui dedier une tude speciale. C'est incontestablement un des morceaux les plus agrable qui soient sorti de la piume de ntre auteur; mais en le Hsant au milieu du Reggimento, on ne peut s'empchcr de dir avec Horace non erat Iiic lociis ...
^pagg- 44 sg.).
9-
CAPITOLO
il
III
da s e prendere
tratto
Appendice
ai
tra-
dizione orientale
(si
molti racconti di
viaggi
ed
alle
smaglianti
chi
luoghi
il
e cose dell'Oriente:
Milione di
M. Polo?){0
e delle letterature di
lin-
gua
dW
le
e di lingua dV/7: la
for-
niti gli
mensa
una
trat-
poemi
Per
menti
il
gli
insegnalettore
in
condotta che
se vuole
potr leggere
integralmente
Appendice. Seduti alla mensa tutti i convitati, si d l'acqua alle mani alla sposa novella. Questa, come per il mangiare, cos pure si sia provveduta nel mattino lavandosi ben bene, per modo che ora non abbia ad intorbidare troppo l'acqua eviti, nel lavarsi, di toccar la bocca o i denti (ci che potr ben fare poi nella camera sua).
;
Barberino, nel suo Commento ai Documenti (I, 252), fa di un a liber qui dicitur Flos ystoriarum partium orientis, compilatus per fratrem Anthonium dominum chorichi dal quale egli deriva alcune notizie su gli abitanti del regno di Cathay. Vedi anche pi gi nel capitolo che tratta della schiava.
(i)
Il
menzione
LA DONNA MARITATA
93.
Nel mangiare, prenda sol delle vivande migliori, ma sempre poco d'ognuna; non si intrametta nel riprendere chi serve a tavola, n parli se non per necessit; tenga in tal modo le mani, mentre
porta
i
alla fine
il
l'acqua ne
si
debba rimaner
le
si
Dopo
pranzo
trattenga con
astenga quanto
pu
sol paurosa,
'
altre
donne
faccia
pur merenda, ma parcamente e bevendo assai poco, e alla cena tralasci i troppi confetti e le troppe frutta. Poi le altre si ritirano alle lor stanze, e con lei rimangono solamente le donne addette alla sua guardia; le quali allora la cominciano ad abbracciare, accarezzare e confortare e
la
adducono
alla
la
camera
dormentata,
E
zelle
circondano
la
donna per
vestirla e
Ella
sicura:
tri-
(i)
In
di plastica meravigliosa!
[4
CAPITOLO
III
ste; levi
pure
gli
le
li
sono
ai^ra
vicine e le
parlano, rna
non
le
quanto puote ;
muova anche
addirittura
braccia e
al
mani,
al-
esempio,
mantello,
meno perch
rispondere,
Nel
mente
prolissa; anzi
stiale dallato
la
quando del re si parlasse d'attorno o quando fosse la proposta lunt^a che convenisse non breve risposta,
specialmente perch
ell' usanza di novelle donne ancor non far del marito parola.
la
vSeguono alcuni esempi pratici della maniera con quale la Regina deve dar commiato alle grandi
dame convenute
far ci,
ed anche nel
si
ella stessa,
una dama di compagnia. Altri consigli circa il contegno generale della donna, ormai regina, si riducono a ben poco, e la sostanza in somma questa: che ella nel secondo
deve servire
d delle
nozze
si
che nel primo, nel terzo ancor pi franca e gioiosa che nel secondo.
quindici
giorni,
Ora da questo
il
terzo
infra
d alli
per che
Re
di
questo
tempo non
n
affatica la
Reina
se
consiglio o ra-
non
al
giorno pi sichurtade,
che
LA DONNA MARITATA
ella
95
lui....
sia
quasi del
tutto
sichura a
Ma
prima
poi,
il
di
Barberino
si
donne
che non piglino assemplo da questi portamenti che fa questa Reina in ogni cosa; ed ancor del parlare simile dico; ma guardino tutte suo grado e suo stato: che ben savete che non si conviene, 'perch Reina talora si lodi e perch si tenga alta nel parlare e perch^ancora ella parli in plurale, che minor donna tal maniera tegna,
per ch'alia Reina quasi costrigne
la
sua altezza e
la
sua degnitate,
l'altre raffrena
debita onestate.
Bench, per
sollazzo
rito sia
altro, in tempo e caso d'amore e ad ogni donna in compagnia del malecito dire ogni cosa: per la ragione che
amor
le fa
fermare,
lassa
e sicurt
non
vergognare;
ed inoltre
ancor da solo a sola procede tal parladura che 'n piazza disdice,
chi prova amor, sa ch'esto scritto dice!...
Ma
torniamo
alle caUele
Il
Barberino
riduce a do-
96
dici, premettendo: tengon molto :
I.
CAPITOLO
IH
Brevi
le
pongo,
ma
con-
La regina
con umilt e con cortese parlare, di guadagnarsi l'animo e l'affetto delle donne che ha trovate
nella casa del marito.
IL Di queste donne, non faccia mai vedere di porre pi confidenza e fiducia in una che in un'altra; e scoprendo pure in alcuna di esse
qualche difetto,
giorni,
III.
si guardi bene, in questi primi anche dal farne parola al re.
Riguardo
al
marito,
d'esser trppo maestra,
n an'
di quelle
IV.
di lui
sempre
mostri e parli in
tal
guisa
ch'el
non s'accorga
si
ch'ella di leggiero
pigliar
di-
della
magione:
difetti, cio,
dei famigliari
si
e della masseria; a
trattasse di
se conosce ch'esto
vago sembranza ch'a lui sia cara per pi farlo amare; ma finga s non veder ci che facie
sia
Re
d'esser
con
lei,
LA DONNA MARITATA
e
9/
dice e mostra.
lassar gravare
che
marito,
ma
a
(0.
lui
pure in
modo
ch'e'
non debba
accorgersene
IX. Faccia tutti i suoi ornamenti ed acconciaquanto pi pu segretamente, e sempre in un egual modo, s che non appaia meno bella un tempo che l'altro, X. Se s'accorge che il marito volge gli occhi o d intendimento a qualche altra donna o damigella, finga di ci non vedere, per ora.
menti
XI.
re,
si
curi di
domandar grazie
il
o doni al
ma
lo studii
momento opportuno
si avvede che in qualche momostra malinconico, vada pensando ed indagando il modo di ritrarlo da quello stato e di saperlo come diremmo oggi prendere pel suo verso. In quanto alla condotta
XII. Infine, se
il
mento
re
si
che
sia
la
per tutta
(i)
quando l'occhio
di
tuo
si
che
il
il
quale
non
tener fede al tuo marito, e solo con quello mirare hai rotta la
tua fede e vorrebbesi quella vena svenarla, per che essa con-
taminata.
op.
cit.
Oh
egli
il
mal
ruffiano l'occhio!...
*
S.
Bernardino,
98
CAPITOLO
III
vari scrittori ed anche alcuni passi dell'altra sua opera Documenti d'Amore, per raccomandare sopra tutto alla donna la bont, la castit, la temperanza, e consigliarle
di evitare la vanit, le cattive compagnie e le vane lodi. Merita d'esser riportata anche da noi di messere Ramondo d'Angi: il seguente passo
Sa' tu qual
donna
fila
donna da gradire?
fuso,
Quella che
quella che quella che
pensando del
e
il
fila
fila
non
il
le
quella c'avolge
filato
quella che sa se
Il
fuso
mezzo o pieno
esempio.
un commento ed un
egli
dice
(di
per
Ramondo
d'Angi) Trattato
da dicer donna, eh' costante e ferma alla buona ovra e non mutevole e che non mette in mezzo vani pensieri e che non perde la memoria per vanitadi. Di ci possiamo porre un piccolo assemplo:
Va una donna
passa
la
a filare a finestra:
ella si volge,
uno amante ed
rattiene,
il
man
muta
filato ingrossa,
l'essere ch'eli'
cominciato
(i) Di questo Raimondo d'Angi (Raimundus de Andegavia) Barberino cita vari trattati nel Commento ai Documenti: uno de mensa (ne abbiam fatto parola a pag. 44), un altro de conversatione liiimana (1, 175), un terzo de sotietate fraterna {I, 242).
il
LA DONNA MARITATA
COS
99
spesse fiate
Ritornando
quali, se
alla
pur non tutte, almeno in parte, potranno secondo il loro stato adoperare anche le donne di diversa condizione, e trarne frutto d'onore e di laude . Avverte per egli stesso che molte di queste cose gi sono state espresse nelle pagine precedenti, e nondimeno e' crede bene ripeterle qui redutte ad insiejne
per altro
modo
pi utile alquanto
memoria
migliore.
quelle che
riferiti
contengono
comuni o gi
di
altrove
come
tutte le cose, e
proprio
fuggir le
il
vane, ecc.
ne
oggi possono parer pi caratteristiche e meglio servire all'intento nostro di indagare che cosa
il
dalla
donna
e quale edu-
cazione a
volesse imporre.
consigliano: la donna non curi
bellezza e in giovinezza; e
La
di
6.^ e la 7.^
che
vincano
in
dopo alcun tempo e con be' modi procuri di mandarle via, ma in ci proceda con molta cautela, s
la
vera ragione;
ma
CAPITOLO
III
parte
che cagion
di
da persona, della quale pi s fidi, faccia domandare che cosa di lei parli la gente, ma sempre per cauti modi, e non paia tal ricerca sia fatta per volont sua.
12.'^:
La
La
i6.^:
il
confessore
si
piuttosto
.
.
ajitico
che giovane, e a
e pensi di far
sia
La
il
20.^ nella
marito
e cos
sforzi
guardar
lo
suo compagno
(i),
ma
a
tempo
sia
ch'ella
vede
sete
che
a
tempo ch'aggia
grande o fame
Certo tempo che non si die usare il matrimonio. perch se si generasse in tal tempo, nascono poi figliuoli mostruosi o lebrosi, e mai la creatura che nasce generata in tal tempo non senza grande e notabile difetto (S. Ber(i)
. . .
La cagione
si
nardino, Pred.,
II,
141).
LA DONNA MARITATA
e
lOI
gran mangiare.
N troppo
spessi in trovarsi
con
lui
Le
33/'^, 34.^^
e 35.^ dicono:
quando
il
marito
si
adirasse con
lei,
a ragione o a torto,
ella si
mo-
stri sofferente e
piana ed unil
tesse,
d' indurlo
con temenza;
rispessa
('^
ma
se
il
(i)
Frate Cherubino:
che nella correzione la quale tu dai alla tua mogliera, per essere moderata, tieni quella regola che tiene il cerusico, overo il medico di piaga per curare e sanare una nascenza
nota tu
.
Ma
le
come
rompe buono
Ma
se
non
;
si
rompe, mette
le cose
mollificasi
nascenza
rompe, ancora sta bene, che non si cura altrimenti tagliare. E se non si rompe, mette mano alla lancetta o rasoio e taglia, e se non basta una tagliata ne fa due e tre; e con la mano preme e calca e cos ne cava ogni putredine e marcia. E se cos non facesse non sarebbe buono medico, perch si dice medico pietoso che prima con Piglia esemplo tu fa la piaga verminosa dolcezza e amorevolezza debbi ammonire esortare e correggere la tua moglie de"* suoi delitti e difetti e mancamenti. Perch, molte volte sono persone che hanno il core generoso e l'animo nobile e la condizione gentile, che con dolci parole s'ammendono molto pi che con brusche; e ancora forse, avendo aspre parole, fanno peggio e non meglio. Ma se la tua moglie ha la condizione servile, l'animo rustico e villano che con queste parole piacevoli non s'ammenda, riprendila con parole brusche ed aspre, con minacele e con terrori e con altre paure. E se ancora questo non Ma nota bastasse piglia il bastone e battila molto bene che io ti dico che non la debbi battere, perch forse non appa:
102
CAPITOLO
III
che
la
cagion non
lei:
sia
ch'alia fine
La 40.^ e 41.^: quando il signore si deve prestamente armare, ella gli stia vicino e lo aiuti ad armarsi con chiara faccia e parole d'ardire ,
di
ama
lei,
un punto
Cos pure,
di lui, faccia
lui dell'onore
con
ch' raportato,
come
il
si
conviene,
e del contradio se
contradio fosse.
].a
42/
Quando
per che
il
la
persona che pi
il
guarda
come tu vorresti, o per altra cosa leggieri e minimo; ma dico che tu debbi battere tua moquando facessi gran difetto; verbi gratia come se bestemlo
demonio,
se
si
di-
audienza ad alcuni giovani inonesti, o avessi alcuna mala pratica, conversazione e compagnia, o vero facessi alcuno altro difetto notabile, che fussi peccato mortale. Francamente allora battila, non con animo irato.
e dare
volentieri
ma
per zelo e carit dell'anima sua, che quella battitura e perla farai sar
cussione a te che
meritoria e a
lei
che
la
sosterr
non basta dalli lo S. Bernardino mostra assai poca fiducia nella efficacia delle bastonate: ... Mai non la venciaresti per battare, per la stratInde disse uno nostro dottore: Mulier aut mentezza loro danda aut ferenda ... E per dico: o ammoniscela, o sopportala; non la battare mai; fa' con buone e con dolci parole... (II, 103).
.
.
Sempre per la piacevolezza in prima e amaro e la percussione {op. cit., pag. 11).
se
LA DONNA MARITATA
e che
IO3
guardando
il
il
vede volentieri
conosce
modo
guardando
dimostrando
gli
stia.
Allo stesso modo, assista sempre il marito quando egli si fa lavare la testa (0, e molto pi se giace ammalato (44.^-45.^). Se poi ella stessa si trova
malata, ed
il
ed aggia
Quando
deve lavarsi
la testa,
abbia
questa
precauzione:
guardisi bene e proveggia davanti
mente e del corpo molto ben sana questa cotale che non ben lava chi non ben netta
e ch'ella sia della
;
(52.3).
(i)
Su quest'uso,
<
cosi
comune
frequente
nel
Medio Evo,
La
XlIIe
Les gens du moyen ge aimaient se faire laver la Les femmes tte avec une lessive analogue au shampooing qui faisaient mtier de laver la tcte aux hommes ne jouissaient
siede:
. . .
1()4
CAPITOLO
di ciascun
III
grado inferiore, potr menomando e crescendo^ le cose suddette, prendendo quanto a lei si conviene; quanto minore il grado suo, tanto pi ponga guardia alla masserizia e cura a servire
ridurre ed adattare a
s,
il
Ogni donna
non fosse troppo amata per non aver figliuoli, necessaria un po' d'ipocrisia: w^i-Zr/ d'avere tutta la sua cura possibile e tutto il suo amore per il marito e per le cose della casa; se anche in se non sente tutto ci
almen
lo mostri
quanto pu
figli di
di fuori!
Se
li
in
un'altra moglie,
i
tratti
come
fossero
suoi,
scusando
loro
falli
se
il
le sia
grave
l'ascoltarlo, anzi
lentieri
sorella.
Se dispera
che sarebbero necessari alla guardia di casa, cerchi il modo come possa averne per mezzo di medici e di medicine; ma di questo
d'aver
e delle cautele per le
quali
potenza
in tutte cose
salvo
la
Dio
figli
si
possono avere
maschi o femmine a
Si ricordi la
cede con
gli anni, pi le
dalla
tem-
(i)
avemmo
La
il
strega
che gi
commedie poco
buone
a certe
LA DONNA MARITATA
IO5
perare
suoi ornamenti ed
suoi vestiti.
si
Se ha
trova pi at-
tempata,
tutta fiata ricordando a lui
che
la suo' vita
honestamente meni
pur convien pur sostener suo' follie non che l'appruovi, ma passi com'puote;
men
fatica,
non necessario parlarne. Certo che, a questo riguardo, fa egregiamente bene chi dona la
sua
figlia in
isposa a tale
che giovan
sia
con
lei
poich
pi baldanza sogliono in magione
le donne che invecchian mariti che quelle che invecchiate son da essi.
aver
Ma
aggiunge
il
Barberino
notate
bene
che io parlo qui per le donne, alle quali dedicato questo libro
e per
mariti,
che
fa
;
gli
uomini
io so
'1
sanno
assi
il
pruova, ed
danno
Finalmente
al
solito
si sforzano, vestendosi di seta e d'oro e con ghirlande e vezzi di perle, e ornandosi, lisciandosi e stribbiandosi il volto, di parer giovani e belle, tanto pi si dimostrano agli
I06
CAPITOLO
III
Manaxes
Girompa, e che
libro di
il
tolta dal
Madonna Monas
(0 d'Egitto, si
chiude
questa lunga e interessante parte V. Interessante, perch fra le altre cose ci dimostra come ebbe
gi occasione di notare
il
GORRA
(2)
una pro-
la societ italiana
diciamolo pure vantaggio della seriet e onest della prima, specialmente in riguardo ai rapporti fra le persone dei due sessi. Sta il fatto
che
cio,
gli
Enscyihaiieis
provenzali e
Chastemcits
francesi
non
ci
liere),
(i) (2)
Altrove
Madonna Mogias
pag. 376.
Op.
cit.,
CAPITOLO lY
La vedova.
Qui
si
tratter
della
donna
eh'
rimasta ve-
stati:
cio, s'ella
vecchia
Ma
prima
il
di venir a par-
Barberino richiama
dizioni
compassione del lettore sulle conmiserande della povera vedova, alla quale nulla omai giovano n le sue virt n le sue
bellezze:
se
ben pensi
se' di
e rimiri di lei
o tu non
marmo
o proferito
La
in cui
di
un certo
effetto:
Chi mai dar consolazione o posa alla mia anima misera disfatta? Chi stagner queste lagrime mie?
I08
CAPITOLO
IV
Chi ratterr le battute del core? Chi porr freno alle man disperate?...
(i)
La
e
si
la
parte allegorica di
questo capitolo,
sigliandola, in
pone
al fianco della
vedova
mancanza del marito, a farsi dei uno specchio di lui . E prima di accomiatarsi da lei, le lascia per compagnia due damigelle che si chiamano Speranza e Consuoi figliuoli
solazione
forto,
ed anche un suo fante che ha nome Confa restare soltanto fuori dell'uscio le
alle quali
ma
sue
co-
manda che
se
veggon tempo
e
vadano dentro
dimorin con
lei (2).
(i) Ci ritornano alla mente quei versi dei dictie:{ amoureux con cui Christine de Pisan lamenta la sua recente vedovanza:
m'
compaignon ne maistre,
ami demoure.
un anglet mure,
seulete suis pour raoy de pleurs repaistre, seulete suis doulente ou appaisie,
me
sie,
ma chambre
enserre,
ami demoure...
d.
{Memoires p. VHist.
(2)
France,
ci
I).
il
Barberino che
vorranno ben
il suo secondo le parole di Costam^a non dolore da potersi temperare in pochi giorni; ed anche per aver egli stesso un po' di
si
LA VEDOVA
109
Dopo
alcun tempo
le dice
ti
press'a poco
ritrovi
donna,
che prima di
vantaggio di
quindi,
nella
dall'altra
queste parole: Tu, o oggi nelle medesime condizioni aver marito, ma da una parte col aver provate le cose del mondo e,
possibilit
di darti
pace
di esse;
col pericolo
che
corrono
tutti
coloro
che
s' involgono
nel
si
mondo,
sanno dai vizi partire, nostra mala natura
portiamo;
che non
ch'eli' cotal
prendendo per
.
te ci
che con-
viene
al
tuo stato
Alcune regole
di condotta
per
la
vedova. Se
ella, senza distinzione alcuna di grado, riman giovane e senza figliuoli, consideri la gente che si trova nella casa del passato marito e, se vede di poterlo fare decentemente, lodevole che compia ivi l'anno del suo vedovaggio: altrimenti
si ritiri
Se
parenti vogliano
non mai prima non perch non possa, volendo, e V Apostolo anche lo permette, ma per la ragione che cos operando darimaritarla, acconsenta pure,
ma
che sia
lutto:
di essere
ormai giunto
delle donne.
no
rebbe
CAPITOLO
IV
segno
il
poco curato
primo marito,
certamente
(i).
che suo'
fanno
(i)
Ricordiamoci
le affettuose
:
tenere espressioni di
Forese
Con
tratto
m'
della costa
ove s'aspetta
e liberato
m'
la
quanto
bene operare pi
soletta...
Ben altrimenti ha
il
parlato, poco prima {Purg., Vili, vv. 70 giudice Nin gentil riguardo alla sua vedova:
sgg.),
Quando
di'
onde
me
chiami
dove
agi'
innocenti
si
risponde.
credo che la sua madre pi m'ami poscia che trasmut le bianche bende le quai convien che misera ancor brami.
Non
Per lei assai di lieve si comprende quanto in femmina fuoco d'amor dura se l'occhi o il tatto spesso noi raccende...
LA VEDOVA
Ma
a proposito di questa scusa, che le donne mettono sempre innanzi, acutamente osserva il Barberino
:
si
non di lisciarsi comunemente quando stanno in casa, ma quando vanno di fuori o d'attorno.
loro studio
non
colei
!
che
Pi particolarmente,
figli
maschi o femmine, provveda bene anzi tutto ai figli: prenda per s compagne buone ed oneste dia una buona maestra alla figlia pur non allontanandola mai da se; i figli, se son gi grandicelli, afidi a cavalieri saggi e maturi che sappiano educarli se sono analla
propria persona ed
que-
Rimanendo
terra,
si
nelle sue
mani anche
il
governo della
112
CAPITOLO
IV
chiami intorno a s, come uomini pi saggi che pi si mostravano fedeli e devoti al morto re insieme con loro dia opera a rifermare lo stato e a porre buoni rettori scelga poi l'uomo pi assennato ed
regoli a questo
:
modo
consiglieri, quegli
lui
affidi
e
quando
contrario
il
rimuova.
Ma
lo
a pu-
pure a guardia del tesoro ponga gente fedele cauta e buona. In quanto a lei stessa,
nir le follie e a farsi rispettare; cosi
mova o induca
si
che
la giustizia
piena non
a'
faccia;
ma
ben
I figli,
usar misiricordia
conviene a
lei
pi ch'ai marito.
dire ad
nientemente istruire, dia loro a leggere libri di sopra ogni be' reggimenti de' gran signori altra cosa, li faccia amici di ragione e di giustizia ponendoli sulla via di Dio; e poich il grande amore materno verso i figli fa s
;
loro,
affidi
loro, e
legga
le
ella stessa,
LA VEDOVA
113
si
ritira
a vita religiosa
altri
si
con-
sostanze
del
metter da
parte a vantaggio dei figli; se non ne hanno, spendano in far del bene per l'anima propria e
del marito,
faccian continue linosine e grandi
n pure attendan ad empier lor borsa parentado primo d'ond'ella trasse lo suo nascimento.
et arricchir lo
Tanto pi
gli del
si
conviene a
tal
cura e molta prudenza sono necessarie alla vedova, che maggiore il pericolo in quella casa ove manca il signore. Guardi bene quali cameriere e fancielle e
s,
ed apra bene gli occhi non prenda al suo servizio, uomini e fanti, e, se proprio ne avesse bisogno per figliuoli, li tenga sempre lontani da
i
s e
(0.
Parli pure
(i) Quid facit vidua inter familiae multitudinem? Inter ministrorum greges? quos nolo contemnat ut fannulos, sed ut viros erubescat. Certe si ambitiosa domus haec officia flagitat, praefi-
Scio multas, clausis ad pusenem honestis inoribus blicum foribus, non caruisse infamia servulorum, quos suspectos faciebat aut cultus immoderatus aut crassi corporis nitor, aut Non ambulet juxta te calamistratus proaetas apta libidini curator, non histrio fractus in foeminam, non cantoris diabolici venenata dplcedo, non juvenis cultus et nitidus ... Ex ancillarum quoque moribus dominae judicantur... S. Girolamo, Ep. ad Salvinam de servanda vidiiitate.
ciat bis
. . .
14
CAPITOLO
IV
si
con
religiosi,
ma
in-
sua casa.
Non
si
lasci
troppo vedere a
fine-
non
fugga
cos,
di
vanit
e
simili,
mostrandosi,
del
memore
marito, e
mondo
falli,
suo'
pensando
lui
dopo
tutto
che
faccia
ogni onor
suo
Le sue porte
Barberino
dice
il
non
si
farebbe che
ripetere
cose
punto
(la
VII
del Reggi-
elegge di rimaritarsi ed anche di quella che va al terzo ed al quarto marito. Nessuna personificazione,
gna questa
spetie di virtute
accompa-
che Continenza l' tutte pregate che nulla la dovesse accompagnare, che d'esto fatto si par disdegnare;
LA VEDOVA
15
solamente
quale ha
le sta
il
fianco
la
bel
nome
di Facometipiace (0.
pur
(2).
sare
il
secondo
peggio!
il
terzo
marito
Vero
rito,
vedova rimaritata si ricordi di non assumere un contegno n da pulcella vergognosa n ddi dotta 7naestra. Se trova il nuovo
ogni modo,
la
Ad
non faccia
(i)
La creazione
di
questo tipo
e di
questo
nome (sembra
d'aver che fare con un personaggio del Roman de La Rose oppure di quella curiosa opera eh' il Libro de biien Amor dell'AnciPRESTRE DE HiTA
stro
!) Un tratto di bell'umore e di spirito del noMesser Francesco. Il tait bien difficile galement scrive il Thomas de trouver une Vertu assez compatible la faiblesse humaine pour couvrir de son gide la veuve qui se remarie une voyons nous cette veuve inconstante ou plusieurs fois; aussi accompagne d'une simple suivante, et cette suivante a nom Facometipiace (op. cit., pag. 40).
(2) S. Girolamo cos scriveva ad una vedova: ... Nesciat vidua bigamiae indulgentiam, nec noverit illud Apostoli: Melius est nubere quam uri. Tulle quod peius est: uri; et per se bonum non erit nubere qualia sint secunda matrimonia, quae . Vide lupanaribus praeferuntur, quia declinaverunt quaedam post Satanam. Ideo adolescentula vidua quae se non potest continere vel non vult, maritum potius accipiat quam diabolum. Pulchra nimirum et appetenda res, quae Satanae comparatione suscipitur... : Fp. ad Salvinam de servanda viduitate.
. .
Il6
CAPITOLO IV
.... come molte felle fanno che tutto truovan migliore il secondo voglion mostrar che miglior fosse il primo; a ogni motto dicon: Cos facea
Anzi
il
consiglia saviamente
il
Barberino
se
del
in
fosse
peggiore
cuore
am
prima, e pre-
ghi per
ma
si
al se-
condo marito;
e
quando vien
lo caso,
ne parli
cK'esto sicondo
che pi sia vaga di lui ricordare che del secondo vedere o toccare.
non paian
quelli...
no-
presa
Dia (0; vi si runa aveva avuti quattro mariti e l'altra cinque; la prima diceva di essere andata sempre di male
in peggio,,
catile; la
li
per i vizi e i difetti degli uomini tocseconda sempre di bene in meglio, che
aveva avuti
tutti rei,
tutti
al
morti
(-).
la
riguardo era:
(i)
Nome
tutt' altro
che ignoto
Fun
dall'altro! Se ne troil
vano
Barberino
se
ne
LA VEDOVA
Nota qui che chi ne truova un buon solo Iddio e se le manca poi non cerchi invano; rei e ancor color che trovato anno vedi che vana cerca fanno ancora .
:
17
laudi,
altri termini: se il primo marito buono, una gran fortuna, e non bisogna cercarne un secondo che assai difficilmente potrebbe esser meglio del primo; se questo cattivo, tanto meno da pigliarne un secondo, che molto facilmente sarebbe anche cattivo
In
trovano di tante specie quante son quelle delle lime, nam lime diversarum qualitatum sunt et pr dversis operibus adinvente, alie quadrate, alle piane, afie rotunde et sic de singulis. et earum alie subtiliter rodentes, alie minus et alie absque sono, alie cum rumore; alie ad reformandum, alie ad destruendum. Et sic de hominibus: nam alii quadrati, ut crossi et rudes, alii plani
ut simplices et boni, qui non utuntur duplicitate. alii rotundi ut
malitiosi et astuti et cauti, quos sequendo per circulum raro ca-
minus
minus superbi
ut
et
et facta
et
non au-
nocent. alii
cum rumore
sicut
moriginati et boni,
ad destruendum ut
I,
limarum
tibus utuntur
[Dociim.,
83 sg.).
CAPITOLO
La
V.
religiosa.
In primo luogo
si
Barberino, da
uomo
sincero,
non trova
troppo lodevole
la scelta di
se l
un
tale stato,
donna
in
prima
no' ben
monda
e se ella giovane
colo
le
:
si
quali
danno
alla religione
dei nostro sire Iddio.
per solo
amor
Talune
vi
si
alla
loro po-
il
Lo
faccia,
adunque, soltanto colei che sente in s di poter sempre perseverare nel servire Dio, e pensi che
in
lei
non
si
vizi e
difetti,
scusabili
in chi vive
nel
I20
CAPITOLO V
pata, e che gi
es-
ma
le
giovani che
l'assalisse,
compagnia; che il tempo fatto s rio e s vano che poco stringe d'Iddio solo amore.
e la vergogna della
Ma
come deve condursi questa donna? Scelta attentamente e convenientemente una regola apmeriti,
la
segua e
i
l'osservi a tutto
i
lavari ed
lisci:
portar di fuor
la
pelle dell'agnella
Per lei non pi le vanit del mondo, ma la frequenza delle chiese e i paternostri in mano. Non abbia troppo contatto con religiosi e frati; doni per Dio il superfluo delle sue sostanze. Le sue
letture,
evitando
ogni trattato e novelle d'amore
e legger d'arme e simiglianti cose,
si
gende
alcuno doni
Una ben
tosto
comune
cristiane-
nostro
Autore,
LA RELIGIOSA
121
loro mariti,
buon grado od anche malgrado la volont dei un bel giorno giurando facevano a Dio quando manca il voto di castit. Tale uso che, il consenso di uno dei coniugi, non chi non veda qual fonte di discordia possa essere tra i
e
Agodi-
non che dal nostro Barberino che rettamente dipende da quella scuola.
Or non voglio dimenticarmi a dire che sono alquante, viventi i mariti che prendono questa cptal vita di lor volere e talora con loro; ed altre son che giuran castitade con loro in casa ed altre che si partono
(i)
scrive S.
Girolamo
Reperi vero
te
censam, aliquot iam ante annos continentiam proposuisse et reliquum vitae tuae tempus pudcitiae consecrasse. Magni hoc animi
signum ... Tu vero quasi oblita foederis nuptialis, pactique huius ac iuris immemor, inconsulto viro, vovisti Domino castitatem. Sed periculose promittitur quod adhuc in alterius potestate est. Et nescio quam sit grata donatio, si unus offerat rem duosi
{Patrol. lat,, XXII, ep. 148). Sullo stesso argomento veda l'epistola di S. Agostino intitolata Aiigustinus Ecdiciae, quae nesciente viro suo bona sua in eleemosynam distribiierat et vidualem habitum indiierat^ correctionem adhibet quam acerrimam, iniungens ut super his faciat satis viro suo
rum...
{Patrol.
scL\
lat.,
XXXIIl, ep.
262). Si
272.
mondo che
si
so' posti in
Egli so' molti in cuore di stare con castit mentre moglie; e dico che fanno molto
122
CAPITOLO V
da loro
e elle
in vita ed e'
mutano
stato,
com'
detto,
promessa
castit ristanno al
mondo.
Ma
colli
ch'ella
mi
par, se
grande
che meglio vai sanza voto servare che piace a Dio, che far voto e peccare....
11
Barberino non ha
di
di
altri consigli
da dare
alle
donne
questo stato;
ma
ed onesta vita
la loro.
Entriamo ora nelle sacre e silenziose mura di un chiostro, ove son donne in perpetua chiusura, e vediamo come debba comportarsi la badessa
e
come
le altre
stilo
varia secondo le
ci
sar bisogno
di spendere n^pUe parole basteranno alcune poche dottrine. Presiede a questa parte Religione, la quale si rivolge alla badessa e alle moniali con
un giochetto
di parole
Voi che lassate per lo mondo il mondo convien legniate il vostro cor ben mondo;
e seguita
dando loro questi avvertimenti: Tra una magione sia sempre per-
LA RELIGIOSA
fetta concordia:
23
Ogni cosa
un solo animo ed un sol cuore. comune, e tutto sia distribuito non ugualmente, ma secondo il bisogno e l'invi
sia
digenza di ciascuna.
Quando
orate o dite l'ufficio
non Frenate la carne con astinenze e digiuni mangiate fuori delle ore alla mensa, o ascoltate chi legge o pensate a Dio abbiate molta cura delle vostre compagne quando sono inferme. La badessa deve menare tal vita da essere specchio
;
; ;
a tutte l'altre
preferisca
esser da voi amata,
lei
sia
una portiera fedele; senza sua coscienza o volontade non esca e non entri alcuna ambasciata o lettera suggellata, n alcuno venga troppo spesso a parlare con le monache, e queste, al parlatorio, siano sempre accompagnate. La camarlinga,
la sagrestana e
V ortolana
une non si rendano nemiche le altre. Nel ricevere nuove monache, la badessa sia bene attenta, oltre che alla saviezza ed all'onest, anche alla loro salute; imponga inoltre la necessit di dormire in comune.
e per servire e favorire le
124
CAPITOLO V
una
che tentation del diavol vien pi spesso col dov'ello vede star la gente acconcie per potere a Dio servire (i); e gran cosa legar femmina bene
e
maggior
se poi
non
si
discioglie.
La
vita vostra
moltissimo
acquista
per
queste
tre cose:
l'una
si
povert volontaria,
subiezione d'ubidenza,
si
giunge
in elevatione
dalle cose di sotto,
d'amore
in reformazione della
mente
in refrenazione di libidine.
tutto
distogliervi
dalle
mente
dalle cose
mondane,
come
discorso
Secondo lo incominciato stilo, segue anche qui una lunga novella si tratta di alcune giovani monache le quali, dopo aver scacciate dal monastero le vecchie che vi erano, segretadi Religioie.
:
(i) E di siffatte tentazioni sa ben qualcosa Messer Giovanni da Certaldo, che nel Decameron si compiace assai spesso di no-
velle di
monache
e di frati!
LA RELIGIOSA
I25
ma
perch conclude l'Autore ciascuno finisce secondo le sue ovre (0. E questa novella fa bene a questa Parte perocch d pruova chente e come cauta conviene
tiro,
un gran brutto
esser la
niali,
guardia
alla
badessa e
le
si
alle
mo-
come sono
sottili
male e similmente
punisce
Vi
meglio, vi era
:
(2)
una terza
A
colei
forma
l'eremitaggio.
riguardo alla
buona
'mpresa buona se
'1
perseverare
arai
con teco
ti
ma
forte
mi pare
ti
Dio Dio
face
sia
(i)
ritorna al cospetto
quale lo rimprovera della sua negligenza e lentezza nel trarre a fine il libro incominciato, e lo accomiata mandando in sua compagnia Sollecitudine e Perseveranza perch gli
la
Madonna,
diano aiuto.
(2)
gli
eremiti
d'ambo
sessi
dovevano essere
si
tutt' altro
che
rari,
fa
menzione
dal
126
Il
CAPITOLO V
suo stato
il
quale molto
di pericolo grande;
quale
genera
la
potenza a mal pensare , sono due potentissime armi del gran nimico, contro di lei, sicch
brievemente,
non so stato alcuno, in femmina vi parlo qual' detta, dove mi paia pericol s grande.
io
Il
suo consiglio
!)
(e si
pu ben
dire
un consiglio
negativo
sto partito
faccia
il
romitorio suo
che soUitario
di lungie
da gente.
si
conven-
gono a
libro e
costei,
legga
ci
le parti
precedenti di questo
lei.
prenda
che fa per
Inoltre, stia e a
bene attenta a cui parla dalla sua finestrella non dare ascolto a lusinghe umane;
e faccia d'orazioni e paternostri
poich
il
luogo del
suo
romitaggio
tetto,
ma
finestra.
i
parenti.
Fugga Domi
tutto
e raf-
detto,
messer Francesco
LA RELIGIOSA
27
n faccia tanto
morte!
(i)
Si
fine a
ecco
la
cardia, la
quale
troppo
presumendo
in
della
sua
in-
fortezza
troppo fidando
se
stessa, fu
gannata dal medesimo serpente che tent Eva. Dopo il racconto, cos conclude Barberino: Quinci si pu cogliere quanto di pericolo in questo stato e quanta la sottigliezza del nimico; e che nessuna, perch'ella si senta o creda esser costante, si dee lassar venire a ragionamenti o a trattati di quelle cose a che non vuole acconsentire che nullo che ben saccia, come al punto stretto saria forte. Onde rispose uno santo huomo, dimandato, che faria se fosse in camera con una bella donna: Non mi mettere' a tal prova, ch'io so ch'io sono, ma non so ch'io sarei. Poi disse: Ma di cotanto mi sento io ben fermo, eh' io cessere' s di non venire a tal pruova; che se forza non mi vi menasse, consenti (2). mento non mi vi menerebbe mai
il"
;
(i)
si
S.
con
le
figlia di Leta,
Girolamo quando ad un
non suicidio?
l'abbiamo gi detto altrove scrive Anche S. Girolamo quidam putent maioris esse virtutis, praesentem contemnere voluptatem: tamen ego arbitror securioris continentiae esse, nescire quod quaeras (11, ep. xv). Tutto ci si compendia nella massima cristiana: fuggire l'occasione di peccare.
(2)
:
Et
licet
CAPITOLO
La cameriera
VI.
e la serva.
La cameriera prenda,
anzi tutto, a
seguire le
usanze del paese in cui si trova, e ad esse si attenga affatto in quanto siano oneste. In sua
compagnia
il
Barberino
lei
i
pone Netta
consigli che
Fede, e
da
questa fa dare a
seguono. Si
se
comporti con
la
questa
ben
di lei;
come
quanto
al
rispetsi-
tarla e riverirla.
della
gnora sia com'ella l'avesse in s conservi nette ed acconcie tutte le cose e le gioie di quella;
quando
le
serve innanzi,
sta col
o quando
dove coloro,
lei,
Non
la
alla
si
curi per di
moglie
le
mancanze
130
CAPITOLO
VI
si
;
trattasse di
fallo
ed a tutto potere
coniugi,
che rade volte ne porr campare che non rimanga in disgrazia di loro se poi avvien che s'accordino ad una.
Quando
si tratti
donna
fe-
dele da principio
ammonisca
la
nemmen
sempre casta e netta, per ammonire, alsua padrona. Per le vie non s
che
troppo
guardassero
faccia tal vista che
teman ched
ella
non raportasse
in
adulazioni,
parole
che possano
rincrescerle.
Sostenga umilmente
(0.
come pu
le ire dei
padroni
figliuoli
della
sua signora
(i)
pazienza.
bitur, in
Alle persone di servizio occorre aver sempre una grande ... Nam alquando dominus movebitur culpa tua.
te
quem maiorem
omnia
et
mini
talis
contra hec
optimum
est
unguentum
LA CAMERIERA E LA SERVA
I3I
ami
tema
e riguardi
come
mente
e tutta la sua
ad accrescere le cose della casa, e da s via via impari quali altre convenienze
le
faccian mestieri.
dice
il
Barberino
che queste camerier se savie sono provedute ed accorte riportan grazie dalle donne sue
e da' signor sovente belle e grandi
Per
la
donna
di
servizio,
o servigiale,
occorre-
ranno ancora meno parole, convenendosi a questa moltissime delle cose gi dette a proposito della cameriera. Una giovane fante badi a non
mettersi mai al servizio
di
mogliato,
ben di sua onest certa non fosse o se non fosse per l'et sichura;
se
o altrimenti, ad ogni
tanto
modo,
si tenga con lui, quanto vede che voglia ben durare; di colei parlo che si vuol guardare.
Sed cave tibi ... ne quanivis taceas tamen turbari ostendas, dolere vel ded ignari nec etiam propter hec minus bene vel minus solito servias, ne ob predictorum aliquid videaris odium adversus dominum reservare, quod posset illum ad diffidentiani incitare, etc. etc. {Doc, I, 279).
et in patientia taciturnitas.
te
132
CAPITOLO
VI
donna
ed
alla fin
guardi da sergienti e da
ragazzi, e
loro
roba della casa ove sta a servizio. Per lei non sono fatti i lisci e gli ornamenti: pensi invece a guadagnare seriamente ed onestamente, affin-
ch nella vecchiezza non debba aver bisogno di alcuno. Ad ogni modo, l'opinione del Barberino al riguardo questa: che se una donna pu trarre la sua vita o filando o lavorando in qualche altra maniera, sempre preferibile che a ci si dedichi anzi che a far la serva (0. Come per le monache, cos egli si mostra pessimista per le donne
di servizio. Ci
sono
infatti
zato
il
moralista
racconta
scandaliz-
delle
servire in case
senza
ch'io per
me mi
credo
buona
si
le serve,
sdegna perfino di continuare a parlar con n vuole pur dir loro una novella:
(i) una gran brutta condizione, unde solet dici, servorum omnium misera est conditio sed illorum miserior qui ad alienum sompnum dormiunt, ad alienum passum ambulant et ad alienum
commedunt appetitum
{Doc,
I,
253).
LA CAMERIERA E LA SERVA
133
n anco intendo di por qui Novella per non ne stare a parola con loro;
la
sua esperienza
gli
ha appreso
che se ne truovan poche sante o buone (i): voglianmi mal, ch'io non vi do un bottone!
(i)
Falso
servi:{io
il
nome
di
uno
il
Barberino quod ipse quod si multas filias haberet, haberet et generos propter illas, quos secum ducerei in infernum, dominam Iniquitatem duxit uxorem. De qua novem genuit filias que subditis noSatana!
Legitur de diabolo
narra
dudum
cogitans
minibus sunt vocate: symoniam quam contulit collegio clercovnva^ypocrisim quam religiosis, rapinam quam militibus, iisuram quam Burgensibus (?) et divitibus rusticis, sacrilegiiim quod agrcolis et laboratoribus,/^/5Mm servitiiim quod famulis et ancillis, siiperbiam quam mulieribus contulit, liixuriam etiam quam nulli indeterminate concessit quia illam omnibus iussit esse commu-
nem
(Doc,
I,
278).
CAPITOLO
La
balia.
VII.
La Parte XIII del Reggimento^ una delle pi lunghe ed insieme molto interessante e caratteristica (0, dedicata alle balie, all'allevamento ge-
Barberino d
cominceremo dalla
I.
suo
i
trattamento
(2).
suo
La
si
scelga di un'et
fra
25 ed
35
anni,
(i)
Di essa non
Il
si
il
Gorra
nel
curioso,
le
citazioni che A.
II,
Franklin
Pare,
eh.
Ili)
riporta dai pi
XVI-XVII (Ambroise
Mauriceau,
la balia.
136
CAPITOLO
VII
possibile alla
quanto pi
(0.
Abbia buon
ed
buoni denti;
sue
le
grandi,
la
n ancor
meno ancor
torito
sempre preferibile quella che abbia parun maschio. Riguardo ai suoi caratteri mosi badi rali e bisogna ben starvi attenti che non sia una donna superba e irosa e tristosa, n paurosa n matta n rozza. Per il nutrimento
inoltre
della balia
si
adoperi
di
buon pane
i
grano o
di spelda,
ancor
le
e tutto ci
sugga altro latte che il garzone conviene che l'uomo iscelga balia, la quale abbia simigliante complessione a quella de la madre del fanciullo perci che il latte de la madre li maggiormente convenevole
(i)
snelli
avviene che
e'
ched altro latte: donde come pi si pu trovare d somigliante complessione la balia alla mamma del fanciullo di tanto ella migliore : Egidio Colonna, op. cit., lib. Il, parte II, cap. XV.
LA BALIA
corrompere
il
san-
gue
tati
e specialmente la ruta
(0.
Ma
dal Barberino,
saremmo
le
i
aspet-
madri che,
figli:
propri
i
scagliarono
moralisti
ogni tempo
ci
(2).
Il
silenzio di
messer France-
sco
qui
pi
(4),
piega dinanzi
egli
all'opi-
ben connon
materno
quando dice:
donna
balia,
forse infermassi,
alla
la
non
ti
raffidare,
suo madre
il
porta;
qual
s'ella volesse e se
conviene
(i)
sit
.
virtutis,
et in
Eruca est virtutem habent consumendi et coitum calida semina V. Bellovacensis, Speculum maius... excitandi (2) Chi non ricorda a questo riguardo le roventi parole usate da J.-J. Rousseau nel libro I del suo Emile? (3) ... Ma una consuetudine di mala corruttela e abusione introdotta nel mondo, che le proprie madri non vogliono allattare li propri figliuoli, ma gli danno ad altre femmine. La qual cosa molto nociva e dannosa a quelli tali figliuoli, nutricati d'altro latte che di quello della madre... : Frate Cherubino, Della vita matrimoniale..., pag. 64. Del resto pi gi lo stesso Barberino dice: ... E tu che il puoi lattar del latte tuo, Acconciamente noi mandar altrui Se vuoi piacere a Dio ed al figliuolo (parte XVI, xix).
. . :
(4)
V.
le
parole di Egidio
Colonna
citate nella
pagina prece-
dente.
138
CAPITOLO
ver che
meglio
'n sul
il
VII
principio
latte d'un'altra
che d'essa;
che
tal fiata la
madre
lo latti,
'
da
lui
():
cos
di questo infante, al
2.
balia esperta
La
la quale,
come
si
vede, ha qui
bellico
buono
che
vi
son da porre;
pur babocca ne il naso, ed necessario questo indurimento di tutte le altre parti del corpo, perch dW infante potrebbero assai facilmente dar noia le cose
si
come
usa
il
dando a non
far toccare
dal
sale ne
la
calde e le fredde,
tant' sottil la pelle con che nasce
e tant' la caldezza ch'
con seco
come abbisognino
tamente calda
li
;
che
spessamente,
sovente fa
le
ma
tu che
li
netti
(i)
LA BALIA
139
e finalmente tutto
ci che
convien
fare
tre
quattro giorni dopo, quando caduto il bellico. Nel fasciare il bambino, lo si tocchi sempre soavemente e qui il Barberino non lassa di insegnare alla balia una cautela che usata ora al bambino, fa si che a lui per tutta la vita non sopraggiunga mai il mal della pietra:
;
che poi
la fascia l'uscir
non contenda;
che lunga sperienza gi mostrato che nelle fascie ci prima si crea, ed io da sommo medico lo 'mpresi...
(i)
Le
fascie,
vogliono che
rino,
tolgano da lenzuola, e
di
il
Barbe-
pur sapendo
ci la ragione, dice di
non
badi
volerla mettere in
iscritta.
il
Nel fasciare
si
bambino troppo
stretto,
perch non senta del male e pianga; n ancora, per, troppo lento
s
(i)
Nei Documenti
(I,
87) insegna
il
Barberino:
solati) tractare
.
de
pillolis,
po-
tionibus
cum
i
illis de virtutibus et effectibus erbarum aquarum florum et similium . Dal canto suo egli pu confessare di aver trovato fra medici degli uomini curiales et bene ordinatos etiam ad quecumque ut cum eis delectabilia colloquia super multis possint
haberi
140
CAPITOLO
Vlf
ma come
ecco
il
Ed
Barberino pronto a dare una lezioncina elementare di estetica con la definizione della
bellezza corporale:
possin dir qui che bellezza
modo
di
di natura:
il
corta rallungare,
la
tirar
labri corti;
gli lunghi,
con certa
sicch
mezzo,
non
contenda
il
rispirare.
Si abbia
somma
bambino
:
natal
scesse guercio,
difetto
si
ponga
in tal luogo che dal conlraro lo lume gli venga: el riguardando in sull'addormentare
nell'altra parte, torner diritto!
LA BALIA
141
si
fa-
sci e
copra quello
e l'altro resti
come
si
detto.
La
ri-
e che
il
metodo
sia
buono
in
il
lo
dimostra
inverso,
fatto che,
anche applicato
senso
Barberino, per
modo
rese guercio
un suo
nome
lasso,
che non avea di suo marito figlio, s'accompagn con alcun come volse, e nacquene un fantino, quando il marito era in altro paese.
Questo marito guercio vidi spesso: la donna tenne il detto modo perch sembrasse a lui: s fecie il figlio del ben dritto guercio;
e
non
si
ferm
qui, l'infedele
il
moglie:
e perch ancora
i
marito portava
torsegli
due
tutto
il
marito;
ma
nell'altre tutte
Ancora pi
cui
donna, a
il
certamente
de-
142
CAPITOLO
VII
l'
ingegno
lo
che
ella,
per rendere
il
padre,
avvezz
carina!
mangiar volentieri
che, dandogli
al
cipolle, tanto
il
denaio
tempo
di ciriegie,
ed infine
sere
il
lo
bell'uomo
ne
fa
il
Barberino!
la natura.
l'arte
pot superare
Ritornando all'argomento, ossia al modo di ben conformare con giuste proporzioni le tenere
membra
gli si
si
rappianino
gli
omeri,
done mino
unghie si stringano i piedi, e si forpolpe delle gambe accostando in su s'egli maschio, e lasciandole eguali se femmina, ecc. Se ha dei peli in qualche parte ove non paia
le
bello,
poich
le
Ma
proceda con
somma
delicatezza, Si
os-
seguendo
la
massima soavemente
e spesso.
mariti gelosi
(ponim che non sien belli) vorranno i figli alla lor simiglianza pi tosto mantener che migliorare.
LA BALIA
143
Seguono
sfasciarlo,
altre cure da usare al bambino. Nello bench vari siano gli usi nei diversi
ginocchi e di coprirgli
il
capo;
e
lo si
tenga in
sia
fredda,
dove non
i
ma
piuttosto oscurit;
bagni siano,
secondo
la stagione, o tiepidi
o caldi addirittura,
ma non mai
le
si
distendano
e piegando le Nel giacere, deve prima stare bocconi e poi rivescio ; non lo si abitui a star sempre ad un modo, specialmente di lato, che nuoce alla forma del naso e del viso; e inoltre, acquistata l'abitudine, quando passer a giacere in altra maniera, gli sembrer d'avere la fantasma. Il Barberino cita in tal materia l'aue
i
gambe
piedi Inver
le
reni,
giunture, le
si
ungano
d'olio.
pensati e ripensati
di
modi
loro,
men
che sta pi saldo e non pu voltare n an' guastar lo braccio su dormendo n an' la gamba con gamba gravare; ancora dicon che diventan larghi
vie pi nel petto
Ma egli si mostra di contraria opinione, adducendo che quelli, i quali sono avvezzi a dormir rovescio, hanno poi le loro fantasme quando si
coricano di lato
;
e inoltre
144
. . . .
CAPITOLO
il
VII
giacer rovescio
fa
la
sottil,
Quando, come talora avviene, si voglia nettare viso al bambino con la saliva, si renda questa pi pura sputando prima, specialmente se ci si
il
fa la
il
mattina presto; e
la
mattina pure
si
tolga
piccino
dinanzi a quelle femmine
cos
si
usi attenzione a
tra
gente inferma e persone che abbiano il viso malato; n lo si faccia troppo guardare, possibilmente, da quelli che hanno occhi uaculati, n pure da quelli che molto lo veggion volentieri per
buono amore
che
et
poich
fiso
per lo
la
guardare periglio
spesso;
te-
bambini sono le vecchie, da queste appunto bisogna magg'iormente metterli lontano. Siamo in pieno trecento, e non dobbiamo
nere in braccio
i
cui
vediamo prestar fede anche un uomo come il Barberino; piuttosto da osservar con meraviglia
come
siano
ancora
resistenti
ad
di-
ciamolo pure
mostra di
LA BALIA
145
quell'eterno
bambino che
il
popolo
In
via
comune
balia,
La
prima
bambino
al
seno
si
e p
la
premer si conviene sua mammella che non s'affatichi l'infante troppo a trarne lo latte.
la balia
il
Quando
mancare
si
sentisse inferma, o
si
vedesse
latte
gnar subito
il
un'altra balia,
latte
divezzare
lo cui
Nel cominciare a dargli altri cibi, questi siano molto temperati, non duri ai denti ma gi tritati, per modo ch'ei non debba far molta fatica per esempio
;
buon
il
10
146
CAPITOLO
si
VIF
bisogna ritornarlo subito al latte ma quando poi, crescendo ancora, giunge ad esser capace di cose pi ferme, allora si pu sicuramente incominciare da noci d zucchero e pane.
Tuttavia, se lo
;
vedesse mutare,
4. Altre cautele
da usare al baubino.
Quando
andare,
si
comincia a reggersi
badi che non faccia
i
ed
impara ad
non
vada per vie dure; non si tralasci un sol momento di tenerlo d'occhio, che egli corre sempre molti pericoli. Per esempio: vede volare un uccello, e volendo andar dietro a quello per prenoppure, vederlo, cade e pu farsi molto male dendo la sua spera in un fonte o in un pozzo vorr correre verso di quella, o anche alla vista di gente che nuota vorr pur egli fare altrettanto. Di tutte queste cose bisogna mettergli
;
paura;
lo si
avvezzi a sapere
la
come
gli si incuta
paura dell'andare
buio,
di
toc-
care
il
fuoco, ecc.
Cos ancora
fai
fuggire
cavalli
ed anco di dar pane a cane o gatta, che tal fiata gli piglia la mano credendo sol pigliar quel che li porge.
Tra
le
mani non
ne
si
motivo
gli
LA BALIA
147
Non
gli si
peri
metta di mordersi
denti;
le dita
quando va mettendo
ma
strofini la
per rimuovergli allora il dolore, gli si bocca con sale e con miele, e dopo
nati
fatta.
vole,
denti, gli si dia a mordere regolizia teiera Per insegnargli a parlare in modo pi ageecco un curioso espediente:
se
ti par che vegna iscilinguato un grande specchio e fa dop'esso un fanciullo che saccia parlare
trrai
stare
che vuoli;
ed
s in quello specchio
fatto com'ello
e 'ngegnerassi a parlar
come
l'altro.
non non farlo ridere troppo forte, n troppo aspramente piangere di non mostrargli oggetti che poi non
Chi sta a guardia del bambino, procuri
di
produrgli
mai paura o
ira
tristezza; di
gli
si
possan dare, o se gi
lo si
gli si
sono mostrati,
gli si
Dopo
che ha dormito,
bagni
poscia lo
si
mandi
Quando
poi giunge
del
bambino
modo
samente descritto dal Barberino stesso nei suoi Documenti d'Amore. Per le balie di fuori, per quelle, cio, che abbiano avuto in consegna da altri un bambino da allattare in casa propria, messer Francesco crede di dover aggiungere alcune altre cautele. Guarda attentamente il bam-
14'^
CAPITOLO
VII
bino
i
dice egli
da
le
accattatori e da guiglioni^
quali
vanno per
e
e
le terre
rubando
e l'altre
bambini
rompogli
gambe
membra
essi(i).
Guardalo dai rapimenti, tanto pi possibili, quanto suoi parenti siano ricchi od abbiano nimiguardalo dal mettersi in bocca catst di gente tive erbe o frutti velenosi, dal mangiare terra o cenere o carbone. In quanto al latte non gli dar mai quello di capra, e tanto meno di cuccia o di troia; ma in caso di estrema necessit, non potendo dargli del tuo, ricorri, se mai, a quello di pecora. Non lo tener mai a giacere con te
pi
i
in
modo
tale
che tu sovra
ti
lui
forse rivolger
potessi;
non
lo lasciar solo in
e' si
vicinanza del
male,
se poi
facesse alcun
te.
vi
come
Sappi che per impedire ai bambini di farsi molto male nelle cadute, alcune donne pongono loro in testa un certo cappuccio
(i) Questo consiglio, per quanto strano, ci fa conoscere una non meno strana industria degli accattoni medievali! Ma la cosa
LA BALIA
149
che dietro e an' dinanzi dalla fronte ave cucito alquanto di buon cuore.
Quando
gli
pietra,
becca
il
dito, o in simile
di vendetta
(i).
chiusi,
spe-
che, lor
dormendo,
la
gli
accecar
gli
corbi
ed anche con
(2).
non nuova; gi Seneca ci parla di chi expositos (i poveri trovatelH!) debiUtabat et debilitatos mendicare cogebat ac mercedem exigebat ab eis Controv. X, 4.
:
(i)
Ognuno
le
sa
le
donne e
balie e da esse
coltiva
il
se
pur non
fa sorgere
nel
bambino
sentimento e
desiderio
della vendetta.
come ci avverte una nota dell'Editore, a Si voglia confronCodice presenta una lacuna. tare tutta questa Parte XIII con alcuni capitoli della versione latina del Canon Medicinae di Avicenna, da noi appositamente riportati in Appendice, e che indubbiainente il Barberino ebbe presenti allorch dovette occuparsi del bambino, dell'allattamento, tee.
(2)
si
Come
vede, e
questo punto
il
CAPITOLO
La
Vili.
schiava.
XIV
si
parler
Per la bocca di Libert, l'Autore ammonisce la donna che si trova in tale condizione, dicendole che se essa mener una vita buona ed onesta,
potr un giorno da schiava divenir libera; poich
alla aggiunge bono ritornare a sua
fin fine
tutte
le
cose deb-
iatura, e la schiavit
cosa
E come ebbe origine questa servit? Da No, e prima cagione ne fu il vino (0. Perci si legge
Quest'idea
ritrova appunto
(I)
si
nel
Dicreto pi gi citato
si
legge:
In principio generis
human! ignorabatur
ebrietas;
primus Noe
132
CAPITOLO
Vili
('),
dove
il
soltanto,
ma
pure molti
nel
Il
Dicreto ed altrove.
donne
il
con-
cetto
libert,
secondo
la legge
non contende;
vineam
plantavit, dedit
exigere.
\Cor-
Decretum Gratiani,
Lipsia,
Tauch-
e. 8]. ... Contumeliosa res quidem tumultuosa et luxuriosa vinum et si vinum non fuisset servitus non fuisset, et omnis qui cum hiis miscetur non erit sapiens Galienus etiam dicit quod ebrius est servus omnium peccatorum... Dociim. d'Amore, ediz. cit., fase. II, Nella Fiorita di Armannino Giudice di Bologna legpag. 52. giamo questo curioso passo: Noe piant la vignia e bebbe el vino, el quale non us mai di bere e per la vecchief^a e per lo bere di quello licore ennebriare convenne e dormendo schoperto quivi rimase. Cam suo figliuolo lo mostr agli altri e ridendo se ne fece beffe, gli altri doi Sem e Giaffeth verghogniosamente lo
1879: dist.
XXXV,
et
est ut dicit
Canon
.
richopersaro.
Quando Noe
lo
tristo,
la
e poi
Cam
qual
chosa esso cholli sui descendenti furono servi degli altri doi frategli e di tutti quegli che discesero di loro. E cos la prima servit che mai fusse sciese da Pebriecca sichome chontato v''...
[Dal cod. Barberiniano,
XLV,
e.
VII
b, sul
quale
(i)
v.
in Stiidj
Roman:{i, VI].
Si
LA SCHIAVA
153
e la servit,
sempre secondo
la legge
ordinazion di ragione
della giente, per la quale alchuno
alla signoria altrui
(i).
Furono
perch essendo
non guastare
o perch,
di servire
come
(2).
altri
Come
sta
che ci
sia,
suo stato
pur molte
Adunque:
persone
della
casa;
avvisarli
di
ogni pericolo
(i)
tra-
dotte letteralmente
alla professione di
fatto
si
spiega, chi
Messer Francesco) da un passo delle Institiitiones di Giustiniano (I, in): i. Et libertas quidem ... est naturalis facultas eius, quod cuique facere libet, nisi si quid vi
aut jure prohibctur. 2. Servitus autem est constitutio juris gentium, qua quis dominio alieno contra naturam subijcit.ur . Ora
si
parole dicie la leggie il Barberino Codice giustinianeo. (2) Servi autem ex eo appellati sunt quod imperatores captivos vendere ac per hoc servare, nec occidere solent; qui etiam mancipia dicti sunt, quod ab hostibus manu capiuntur [Jlstin., Inst., I, III, 3]. Cfr. anche S. Isidoro {EtymoL, IX, 44): Servi
le
al
hi,
154
CAPITOLO
ella
Vili
che
il
masserizie; ras-
modo
(0;
e sempre,
ben
inteso,
nei
ai
da riuscire ad ottenerne
la libert
(2),
dono, un cfiorno o
l'altro,
(i)
Ipse
servus, qui
.
suum habere
del
potest
Cujuscum
,
que
rei
ed altrove
niajiis,
li):
(secondo
citazione
ritur .
(2)
servi
un certo conforto
nel consi-
derare che la condizione del servire non pi gravosa* e pi af Dicerent enim rudesr'Si essemus domini bene sciremus et faceremus nobis serviri egregie! Decepti sunt vere. Nam non minus est laboriosum obsequia scire recipere ordinarequc subditos et curiam si honorem voluerit aliquis quam servire. Servitoris enim est ad unum intendere. Dominorum autem ad plura... {Doc, I, 283). Su la schiavit medievale in Italia si veda l'articolo di E. Rodocanachi Les esclaves en Italie du XIII aii XV^I s. in Reviie d. questions
historques,
XL
n.
158.
CAPITOLO
IX.
Sar pure
lieyit)
in
questa parte
il
(la
XV
del Reggi-
assai breve
anche tralasciarla affatto; se non che, desiderando egli che il suo libro sia pi universale possibile, e, per altro, tale essendo anche la volont di
Madonna,
tratter qui
degli
altri
gradi
donna pu trovarsi
donne ed
al
ai
Ma
stieri esercitati
commesse nell'enumerazione delle quali il Barberino sembra dispiegare un certo umorismo sarcastico
di
assai.
forte, era
Questo mestiere, oggi esercitato esclusivamente dal sesso non di rado nel M. E. nelle mani pi delicate delle donne. Si pu vedere Levasseur, Hist. des classes ouvrieres en France; Grai d M., Dociiments indits : Paris sous Philippe
(i)
[^6
CAPITOLO
IX
Se tu
serai barbiera
non fare atti n viste con coloro che vengono per radersi da te; n colle man, lavando, usar malizia. Et quando raderai per me' la gola non pensar tu d'attorno a vanitade. Se tu serai fornara,
non
tagliar tu del
pan per
Le rie novelle caccia dal tuo forno non lasciar accordar le fancielle a ordinar contra le donne loro. Se treccola sarai non por le foglie verdi a frutte viete n anco le miglior frutte di sovra,
e
vino,
olio,
n carne salata
Se tu
se' tessitrice
mandato. Se tu fili lo stame ancor ti guarda che tu non ne ritegna per far borse
farai del
l'accia
lo
panno
(i).
le Bel.
Entrambi questi autori pubblicano una Tavola dei me1292; da essa si rileva: souvent exerc par des femmes .
151
Bar-
biers, mtier
(i)
debbiano arrecare li panni tesavaranno ricevuti, ecc. ecc. leggiamo nello Statuto de' lanaiuoli di Siena (v. Statuti senesi in
tessitori e tessitrice
Che
che ellino
li
I,
297).
I57
Se tu
se'
molinara
la
Non
e
tener
se di rendere a peso
non cambiar
Se tu
se'
la
migliore a
cacio
men buona.
poUaiuola o caciaiuola
'1
non empier
pesi.
donne la 'nbasciata. pan rotto. Se se' d'altrui mandata non imboscar li danar che ricevi (i).
Non vender
lo
Non bestemiar
chi
non
ti
d del pane.
forse,
se tu se' per te
giovane
tu
ti
come
tu vai e
far le tuo'
come
metti.
Non
e
e
perdonanze majori
(i)
Manteniamo
la lezione
imboscare che
nel
ms. contro
la cor-
nascondere con inganno, con insidia '; si abbia presente l'idea espressa da imboscata. (2) Queste sarebbero
^
le triste
la
spola e
Dante,
. .
.
In/.,
XX,
121.
... Quedam scellerate mulieres retro post satan converse, demonum illusionibus et fantasmatibus seducte credunt se et pr-
Iv^
e
CAPITOLO
IX
non ti far pi inferma che sia (i), n muta se tu puoi parlare aperto. Se fossi mercivendola, fa che rapporti verit a tutti,
e rendi ragion vera.
Et non andar ingannando le donne che non sanno che vaglion le gioie; n anco allor parlar da parte d'altri, n ingannar le giovani pulcielle.
Guardati ancor di non dire agli amanti
c'aggi parlato a quelle che
Ancora
e se
'1
meglio dica
prometti, di
Non comperar
per
le gioie
farti poi la borsa ben empiere. Se forse fossi conversa di chiesa non ti mostrar filosafa o maestra; non ingannar chi a fede ti parla,
non
e per
Non dar
per lor fatture o malie che si fanno. Vivi con Dio da che sei data a Dio.
cose
ma non
tua persona;
che
alcuna
non
Chi viene
fitentur
et
cum Diana nocturnis dea paganorum et cura Herodiade cum innumera multitudne mulierum equitare super quasdam
multarum terrarum
spatia intempeste nociis silentio per-
bestias,
domine,
I,
et certis noeti-
evocari...
Doc,
329.
di G. Pa-
Ricorda
il
mendico
tratteggiato
neW Impostura
RINI.
I59
non
gli trre le
cammino.
Non vender
n carne
ria
le
vivande riscaldate,
Non
le
non Ora
l'
ti
prendi per te
come ben
ti
conviene;
(i) Nessuno potr negare che ceni inganni siano antichi quanto mondo, e che solo col finire del genere umano spariranno; e perci non uno di questi avvertimenti dati ai suoi tempi dal Baril
moda
ed inopportuno oggi
altre notizie sui
Cos intanto,
le arti
abbiamo avute
pi che
mestieri.
sarebbe da spigolare
anche nel Commento latino ai Documenti. Nella parte I, doc. vj il Barberino insegna a variare l'argomento delle nostre conversazioni secondo le varie arti o professioni delle persone con cui discorriamo: coi medici parlare di salute e di medicina, coi filosofi di filosofia, con i giuristi di diritto, di armi e di prodezze coi cavalieri, di cose belle ed oneste e di graziose novelle con le donne, tee. tee. Certo, egli aggiunge, per piacere a tutti gli uomini, ti guarderai bene dal far loro parola degli inganni che ciascuno usa nel suo mestiere. Col sarto, per esempio, fabulando non loquaris de furtis et dolo ipsorum , con lo speziale non
convenit ut
rea et
et
cum
eis tractares
quomodo
quomodo
nemora colligunt
,
non parlare de ipsorum fraudibus quas, ut etiam auritces vana esperiendo et villa colorando componunt , n col calzolaio de mutatione coris veteris in novum et si corium unum vendant pr alio et si malas pauperibus, ut cito frangantur, alluptas faciant e finalmente non ti acquisteresti certo
col setaiuolo
.
le
quomodo
in
seminibus, fructibus et mensuris decipiunt locatores, quomodo frumentis viliora miscent et terram et spelte ac vene palleas minutas precisas atque similia
, ecc.
l6o
CAPITOLO
IX
che, se ne sono alcune qui lassate no' sanza cagion pensata innanzi.
Prima
di
far
il
Barbefa-
Perch
vari
mestieri
donne, ha parlato solamente del male e degli inganni, e non del bene che alcune realdelle
ribatte
il
Poeta
tendo a dinlostrar
si
c'altri le vede,
forse
menderanno.
Del resto
di lor
sono.
CAPITOLO
Precetti
di
X.
varia dottrina.
Si
di
avere speso
ch'anno
in s
poco
diletto
e poca sottigliezza;
per
si
propone ormai
di rimettersi sulla
buona
via e di parlare di
cose novelle e solenni
e dilettose ed utili a savere.
belle
particelle,
il
argomento sar:
prima, di certi addotrinamenti
di
donna;
la siconda,
di loro
la
(i).
questo punto vi nell'opera un'altra non breve interrudi questi tratIl Barberino si sente si stanco tati che non saprebbe davvero come andar avanti, se prima non andasse ad attingere nuove forze e novella lena presso Madonna.
(i)
zione allegorica.
Muove, infatti, in cerca di lei, lasciando momentaneamente Prudenza a ragionare con le donne; ma nel cammino, a lui, novello
l62
CAPITOLO X
Prudenza qui la divinit che jimmaestra le donne, prima di tutto ponendo come base che
ogni donna che vuol amar
Colui che fecie
lei
i
s,
ami
e l'altre tutte;
vizi inodi,
ami
virt e tutti
in
gran riposo,
mondo
dopo
ammoniri-
quali pur
petendo
nuove parole
cose
gi dette
sopra, non di
meno
riescono non
privi di interesse.
I.
il
La donna che
non gi con
desidera buon
nome ed ama
virt,
II.
e vesti pompose.
intatto
il
suo onore,
che guar-
quella
si amata dalla gente, non dando cerca di piacere. III. La donna valente si sforza
colei
di
vivere net-
tamente
e pi d'aver la sua anima pura che parer netta per sua lavatura.
Ercole
al
bivio,
si
fa
e tutta se stessa, giovane e bella, se egli vorr seguirla. Molta forza d'animo per svincolarsi da costei occorre al Poeta, il quale
poi da
un Banditore
della
fama
di
Madonna,
offre
eh' alumina
il
mondo,
l'acqua delia sua fonte, e lo congeda esprimendogli, al solito, il vivo desiderio di veder presto compiuta e finita l'opera che a
lui
commise.
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
163
IV.
belle
il
donna stanno bene le belle vesti e le acconciature, non per bisogna oltrepassare
(0.
giusto limite
V.
Se alchuna donna si desse a savere com' gran donna madonna Honestate, ben la terria per una dignitate.
VI.
donna
di
si
con-
vengono
lorose.
si
guardassero
non piangerebbero davvero. IX. In ogni donna libertate ria . X. Donna savia per essere libera non chiede
esporrebbe a gran pericolo
la
sola dinioranza:
sua
costanza.
XI. La donna buona fa buona la casa, la cattiva la disfa pur se buona la trova (2). XII. La donna si guardi dagli adulatori, la
cui intenzione di ingannarla.
punto
le fa.
(i)
proposito delle
mode
fiorentine
si
ne' vestiti
le
femminili, e
del
loro frequente
cambiamento,
leggano
considerazioni del
Sacchetti nella CLXXVIII delle sue Novelle. (2) Cfr. il proverbio di Salomone {Prov.^ XIV, i): Sapiens mulier aedificat domum suam; insipiens exstructam quoque manibus destruet
".
164
CAPITOLO X
XIV. Donna
derosa
desi-
XV. Donna
ha
il
bastone.
chi
deve, co-
poi a sostenere
chi
lersene.
si
diletta
d a
altrui.
si
ricordi
la forza,
XIX. E
somma
disgrazia,
la
donna non potr cessar la forza, serbi almeno la sua mente pura ed intatta (0. XX. Alla donna conviene essere avara, ove per avventura prodigo fosse il signore della casa. XXI. Ma l'avarizia, per chi possiede, non si estenda anche alle opere di beneficenza.
XXII.
Credon
le
donne
offerere a
ai
San Piero
quand'elle possono
mariti trre,
ma badino che
gione a Dio.
di ci
ra-
(i)
Rammenta
la storia di
Costanza, che, dapprima vergini sorelle, furono con violenza rapite fuori
Dante, Farad.,
III.
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
I5
XXIII.
Un
altro
vizio
comune
tra le
donne
via
(i);
male
poco
se
rilieva o vale:
che non
si crede chuocer nel gran fuoco con molte arde in simigliante loco.
XXIV.
se
Dimanda gente
credon
sia
donne d'attorno
peccato
XXV.
facendosi,
beffare,
da
quelli
il
ingannare e
(2),
mal
fa chi risparmia
bastone
(1)
Non
altrimenti
il
si
spiegano e
il
mode
femminili ed
se
mai parole riuscirono vane, dovettero proprio esser quelle che il povero Chevalier de La Tour-Landry indirizzava alle sue figliuole: Mes filles, n'imitez ces femmes qui en voyant une robe ou un atour de nouvelle forme, s'empressent de dire leur mari: Seigneur, je vous prie que j'en aie; telle ou telle en a, j'en puis bien avoir. Sire, l'on me dit que telle a telle chose qui [Le trop bel et trop bien lui sied, je vous prie que j'en aie
'
'
livre...^
(2)
pag. 102].
il
comuni
nel
M.
E.,
amuleti
(v,
pi gi pag.
Il
185).
Ma
che
la
Chiesa severamente
condanna
gli indovini.
lO
CAPITOLO X
XXVI. Le donne
di
alle
un maestro
di teologia;
ma
che
vicina.
XXVII. Quanta
per
la
ipocrisia in certe
co' paternostri in
strada vanno
il
hanno poi
core e
pensicr vano!
XXVIII. Non
chiesa colei
di l.
XXIX.
voglia,
l'aspetta
om'
alla
porta,
che pu
ferita,
di chiesa uscire
non
non
ferire.
XXX.
Donna
ciarliera
tenuta
per
troppo
XXXI. A orgoglio, ma
donna non si addicono superbia ed umilt e buona grazia. XXXII. Poich a gran donna conviene ghirsue minori.
Agostino: ... hoc esse laqueos et insidias antiqui hostis, quibus ille perfidus genus humanum decipere nititur, et si qus hec exercuerit clericus degradetur, laicus anathemati(;etur... Doc, I, 327. Dante punisce orribilmente gP indovini nella quarta bolgia (v. Inf.. XX).
di pregiudizi di auguri qcc.^ cita le parole di S.
:
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
l6j
XXXIII.
XXXIV.
dilettarsi nell'acqui-
donna stanno
come
XXXV.
ai fatti
suoi,
piazze e
Lodata colei che per la via bada non quella che va parlando per le cercando tutti i luoghi
che
la
XXXVI.
Bella e conta l'andatura
che
fa
passi
con misura
bei passi fare
(i).
ma non pu
XXXVII.
lisciarsi
Colei
che
si
gi per alto
amor divino
non
si
XXXVIII.
A madre
vi-
segno
in
malamente
Molte son le donne che vanno chiesa solo per far mostra di s
:
XXXIX.
(i)
V. dietro cap.
11.
l68
CAPITOLO X
va la donna al predicare molte volte a s mostrare
(ly^
se
dunque non
vi si
rimanersi a casa.
XL. La donna, n
pagnia.
mai n
in cattiva
com-
se
vicino,
riderne e rallegrarsene.
XLII. Donne
vi
sono avare
elemosine,
vesti
tutta
ma
la
la
giovinezza a
si
cu-
propongono
male
(2);
XLV.
dove
si
piglian le stolte;
(i)
si
ricordi, che
si
proverare
(2)
Pandar mostrando
colle
poppe
petto !
Espressione non troppo chiara. Crediamo voglia dire: mentre costoro danno ammonimenti abbassano gli occhi fino a guardarsi quasi le ascelle; con ipocrisia, in altri termini.
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
69
XLVI. e pur anche, infine, da quel medico che per avventura mostrasse di volersi occupare pi della bellezza che della malattia d'una donna. XLVII. A donna giovine e bella non conviene
andar per
ci
i
le
corti
suoi procuratori
atti
e questi per
non paghi
con
belli,
ricolose.
intorno
XLIX.
L.
sia
A colei,
che
si
dilVufficio
alle stufe.
Se pur vuoi andar ai balli dove son uomini, almeno di giorno chiaro o in luogo dove sia
si
luce
fatta
che
si
veggia chi
man
gratta.
LI.
Non
ti
che
ti
parlasse
una volta
da
te, fin
di
amore
di'
cose
lui
parla Satana!
dalla
prima
volta, le
rie
novelle e
ambasciate disoneste.
LUI. Moltissime sono, in conclusione, le guardie che deve fare una donna, la quale veramente
ama
Finalmente Prudenza stanca, e volendo riposare un po', cede la parola ad Ardire per trattare.
IJO
CAPITOLO X
la
si
secondo
vertire
promessa,
di
quali ella
vergogna.
Non per
che tutto ci che segue pur sempre sottoposto completamente alla somma potenza di
Dio, oltre la cui volont ogni argomento e cautela, che noi mettessimo in uso, riuscirebbe vano che
;
di certe cose,
come
si
di-
pu ben parlare apertamente e sempre onestamente, ma ben altro il porle in iscrtta : sicch qui si potr leggere solo quel poco che possa con tutta decenza narrarsi in libro.
ranno,
si
Comincia, dunque,
I
figli
dic'egli sono
del
uno dei
le
cipali
matrimonio, e tutte
donne sentono
dei
un
istintivo
loro
mariti,
e qui
non guardano
fatica o
la
pena
grolia
ch'aspettano di quelli.
Qui dunque
sposte ad aver
si
figliuoli,
ancora che per una ragione o per un'altra, a seconda delle loro varie circostanze, possano desiderar figli o maschi o femmine. Anzitutto in questi casi bisogna ricorrere al proprio medico, da cui si potran sapere molte cose parecchie altre si potranno trovare nel presente libro. Ma, si badi bene avvirtii
di generare ; e per
quelle
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
I7I
verte
il
Barberino
:
chi
^egge
qui
bisogna
non vi capirebbe nulla affatto; attenzione, dunque, a ci che si asconde sotto il velame, e chi ha orecchie per
sia intendente
la gente
grossa
udire oda.
l'uno
femmina.
Quando
quando vengono a rappressarsi in capo a sette d, stanno in sollazzo prima gran pezza; che
loro
insegnato
la
natura,
che
questo
sollazzo
;
purga Faugella d'ogni macula per lo diletto che quando il vasello netto, la netta cosa non
vi
Dopo
altri
questo sollazzo
ugielli,
i
una sola
lor figliuoli
anno gli occhi di color celeste. Sicch il maschio quando li truova cos fatti li occhi, non credendo che sieno lor figliuoli, s cava loro quegli occhi col becco e questi
poi
;
quando son
sono
gli
augielli
e'
ciechi
che
si
pigliano
nella
anno nome Amadantoli . Da questa le savie donne imprendono molte cose nel primo avenimento, ed innanzi al tempo dello
Phylophadia,
star con mariti ed in rattemperar l'usanza.
nome
con-
che quando ella posta, s'ella non si tenesse una pezza distesa in terra, non fa poi frutto.
serva
1/2
CAPITOLO X
Da
di dor-
in Gal Ha, che suonano spessamente per lo vento; sonsi aveduti quelli della contrada, che qualora elle suonano per abbattenza ad uno punto, nascie nella contrada uno uovo, che non sanno d'onde si vegnia, il quale
poi
nasciene uno
Quinci
imprendono
faccia
le
femmine
me non credo che mestier che sonando sola l'una campana si truova
;
ma
Ver
nuovamente danno
lor
mangiare
di
moltiplicano; onde donne di quel paese a certo tempo l'usano mangiar per loro.
L'augella Ferennia fae sette uova, e fae il suo nido pi lungo che largo; poi acconcia l'uova
cova
le
tre
sotto
l'una
il
ala, e
l'altre
tre
sotto
l'altra,
e l'uno sotto
petto.
Aviene un grande
l'ala
de-
poi
gli
manca fanno
le
si
rosse, le femmine cova sotto il petto mezzo rosso e mezzo verde. Et l'uova che sono dal lato destro pi verso il mezzo tengono alquanto poi le
penne
quel che
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
73
pi verso
penne del verde; et quelle che sono dal lato manco il mezzo tengono alquanto poi le penne
Quando questi loro ugielli sono grandi, maschi stanno col padre e colla madre, e dile femmine vanno fendo'gli dagli altri uccielli volando di qua e di l. Onde la natura dato insegniamento a questi ugielli, che dalla prima
del rosso.
i
;
nidata innanzi alluogano l'uova tutte dal lato destro per avere de' maschi.
illor
manco, e nascono l'augielle femmine; alle quali, quando anno messe le penne, porta'le innuno boscaggio e pelanle tutte chol becco pi volte, perch non se ne vadano. I maschi augielli stanno con esse e nasconne gli altri. Quello augiello che nascie mezzo rosso e mezzo verde, perch poi il maschio n la femmina il vuole vedere, se ne va, e muore sanza figliuoli. Ma rade volte di quello uovo del mezzo nascie alcuno augiello; per che l'augiella covando noi pu tenere sotto il petto sanza disagio; mandalo or dall'uno lato or dall'altro, e da qual lato il manda pi, tien della natura di que' tre chessono da quel lato. Di quinci volsono prendere alquante donne insegniamento d'aver di maschi e delle femmine, quando Iddio loro il consenta .
Ma
il
men
che bella
sommo
Creator trovata),
174
CAPITOLO X
trattando di quelle
cautele
che
la
donna deve
Anche
sono
e che
qui
il
le opinioni
egli
si
detti
Adunque,
l'embrione
dalla
prima
alla
settima settimana
sottoposto,
nell'utero
materno, a
com-
e divisa le
pressioni e
compone
ossa,
concavativa, la quale
la
cava le
mani, fora
le
nari,
bocca, ecc. In tutto questo tempo le donne devono attendere a fissare e pensare continuamente coloro, a cui desiderano riescano somiglianti loro figliuoli abbiano molta cura di non fare troppo moto specialmente nelle prime settimane. Si lascia di parlare di tante altre cose, e perch tutte le donne le sanno bene da per s,
i
;
e perch
in
esse
vi
di
7ion
onesto parlare.
La
vita,
ma
se nasce nell'ottavo
assai
diffi-
cilmente vitale.
quando nasce
la
prima
luogo e viene nel contradio . Vi sono donne che oggi partoriscono un figlio, e dopo quindici giorni un secondo. Alquanti volsono divinare
un altro di cui ebbe il primo venne maior dilettazione e per nuova cosa ricevette.
che dopo
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
leal
75
Ma
solo
suo
marito possa ci
di
due
ma
tre;
che
in
pu essere una volta pi diletto chell'altra . In una donna incinta si pu riconoscere se ella sia per partorire un maschio o una femmina? Dissemi una maestra donna che quando ella il dovea avere maschio, avea buon colore nel viso e chiaro sangue per tutto, e la tettola destra pi dura e pi grossa e la sommit di quella pi
s'ella
il
lunga e pi dura, e sentiva s pi leggiera; et dovea aver femmina in tutte queste cose
contradio l'avenia.
Ancora
forte,
il
se,
mossa
la creail
polso
mano
pi
contradio
finito di
Ma
esporre quelle
vergognava
di dire Prudenzia,
ammo-
grossa,
non
si
conviene a
;
farsi
capricciose
porfece
tava
il
re
il
venire
il
umana;
re per
testa recisa di
un malfattore
inorridire.
di
il
che
ella natural
mente ebbe ad
con
e
tanti vizi,
Ma
la
re disse:
Non
,
nasca
creatura nudrita
il
mio regno
comand che
176
CAPITOLO X
la gallina, la
come
quale
baldanzosamente,
oro
.
che bastera
Caman-
ogni anno in
mont
in superbia, anzi fu di una mirabile umilt. Nel parto s osservi grande temperanza di cibi e di bevande, punto preoccupandosi del come
poterne riuscire
colle gran gote e colla lata gola.
Pensi invece
rire
in
la
dire della
dopo quaranta o dopo ottanta che la donna avesse partorito un maschio o una femmina; ma ora dice il Barberino non le vietato di entrare in chiesa quando voglia, e quindi anche in
legge,
solca farsi
di
Procuri inoltre
non avere relazioni col marito prima di quindici o di trentacinque giorni, sempre secondo che abbia dato alla luce un maschio o una femmina. Anzi, a questo proposito, la donna dovrebbe allontanare da s il marito per un certo tempo dopo lo ingravidare. E ripete ancora quando ella pu allevare col proprio latte la sua creatura, non la consegni altrui, se vuol piacere a Dio ed al figliuolo stesso.
Non
far
come
'1
paone
come
la
paonessa
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
77
che
pon l'uova
(i).
perch
paone
A
la
Priidenzia
compito
di
ornamenti femminili,
e donzelle
e
come donne
loro
bellezza
durar giovani,
infine, di
dar
buone ed
utili
cose, poich sa
e
si
vergo-
circostanze.
conviene
conservare
la
santade;
pomate
le
ed unguenti queste sostanze grasse rendono donne non nette, oltre che
fa lor disinor lo
caldo e
'1
sole
e e
fanno denti neri e labri verdi molto invecchian, a chi gli usa,
i
la pelle
{2).
(i) De pavonum generatione: mas coit cum foemina sua etiam super ova cubante et plerumque franguntur... VincenTius Bellovacensis, Speculitm..., t. I, pag. 208. (2) Tralasciando qui del tutto le citazioni dei classici latini e greci, ecco quello che scriveva S. Cipriano a tal proposito: ... Non solamente esortiamo le vergini et yedove, ma ancho le ma.
.
donne che a niuno modo debbiano adulovero coprire l'opera d'Iddio ne la forma et fattura sua; n usar cosa per la quale si possino corrompere le naturali linee; n con colori biondar capegli n con polvere o qualunque altra compositione arroscire le guancie. Imperocch egli ha detto: Facritate et ogni qualit di
terare,
la
ardirai di convertire et di
IJO
CAPITOLO X
l'uso del dibiicciare la pelle
Anche
produce
l'ef-
come ancora lo strisciare il volto, le mani e il collo. La vera bellezza la salute, ed a mantener buona questa moltissimo giovano l'allegrezza e il buon umore il riso fa buon sangue! e la temperanza in manfetto di invecchiar
presto,
del
Petrarca)
malinconia, dolore e pianto ed
ira.
ti
avedi che
ti
fai
Tu non
sumi
di
vencere
la
: ediz. cit.,
Nella novella CXXXVI del pag. 257; V. pure pag. 267. chetti, maestro Alberto prova che le donne fiorentine sono
gliori dipintori del
Saci
mondo: ...
Io credo che
il
mimaggior maestro
che fosse mai di dipignere e di comporre le sue figure stato il nostro Signore Dio; ma e' pare che per molti che sono sia stato
lui create
moderni dipintori
e corret-
Sono
le
donne
fiorentine.
fu
sul
nero
o del nero facesse bianco se non costoro. E' nascer molte volte una fanciulla e forse le pi che paiono scarafaggi; strofina di qua, ingessa di l, mettila al sole, e' fannole diventar pi bianche che
'1
cecero.
del nero possa far bianco? Certo niuno: perocch contro natura.
colori
la
fanno
che per difetto o per tempo pare secca, fanno divenire fiorita e verde ... Ma quello che vie maggior cosa che un viso che sar mal proporzionato e avr gli occhi grossi, tosto parranno di falcone; avr il naso torto, tosto il fa-
forma
di rosa. (Quella
ranno diritto; avr mascelle d'asino, tosto l'assetteranno; avr le l'una in fuori pi che l'altra, tanto la rizzaferanno con bambagia, che proporzionate si
E
.
cos
il
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
IJC
di-
la pelle,
sole e
'1
vento, la
'l
fame
e la sete
e la paura e e
e
il
i
fummo
e le stufe
et
(i)
et
il
troppo dormire e
'1
troppo vegghiare.
tiepida, in ca-
Giovano bagni di acqua dolce mera, purch ton molto frequenti imbianca ed intenerisce quando
i
;
inoltre la pelle
sia
mantenuta
Barberino
:
coperta.
Leggiamo ora
offre alle
il
sue
lettrici,
avvertendo loro
voi di que' traete
che vorrete e potrete, e non prendete in mala parte quel che ridur si pu in buono intendimento .
l'utilit
Madonna Marta da Gienova avea una sua figliuola molto bella, c'avea nome Lisca, la quale tuttod si tenea la mano alla gota, e spessamente
dormia per casa su per le banche e portava un suo frenello s stretto che quasi le segniava la testa. Et questa Lisea aveva gran paura di venir vecchia e diciea molte volte: Iddio, non mi lasciare vivere in vecchiezza! . Disse un d
la
Il
tenere la
mano
(i)
Ossia erbe per natura calde nel senso dei ^*zcf medievali.
i8o
CAPITOLO X
'1
alla gota, e
in su gli aspri
drappi,
e lo
fronte col
frenello,
.
madre
:
lei,
Il
li
monti
alle
giovani e alle
;
dili-
cate ingrossa
'1
molto
callosi
gli
e rozzi
andare attorno, eziandio per citt, gli fa l'andar soave e '1 calzar assettato
:
re-
Una donna
fiorentina avea
una sua
figliuola
zavasi
vi
che molto volentieri portava il cappuccio, e sformolto di avere belli capelli ma ancora
;
mettea delgli
di
altrui (0.
Disse
la
Il
madre per
portare
il
div^ezzalla
queste
due cose:
capo coverto annera i capelli, e '1 gran peso delle treccie rompe e fa cadere i capelli. Il tenerli allo scoverto e spezialmente al lume della luna fa
biondi
i
capelli
tal fiata si
spesso, dissele:
Lo troppo rado
i
capelli, e
i
troppo
.
spesso a chi
l'
magra
fa
rompere
capelli
(i)
les saints
Pres et
des cheveux de
(Clment d^Alexandrie, Paedagogus, lib. Ili, e. xi) diqui est bien pis, des cheveux de personnes peuttre impures, peut-tre criminelles, peut-tre condamnes aux peines de Penfer, capitis forsan immundi, forsan nocentis et gehennae destinati (Tertullien. De ciiltii feminarum, lib. II,
mortes
saient-ils, et ce
e.
vii),
a. Franklin, op.
cit.,
II,
8.
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
l8l
La
avea pochi per questo cadeano; e cavalli, e quelli tuttod maritaggio si faciea pacie d'una gran guerra. Il re d'Inghilterra udendo questo difetto non la
figliuola al re d'Inghilterra, la quale
le
volea.
La madre
la cienere
ci
saputo, faciea
raccogliere
mettere
liscia
in
i
un drappo a
bollire in la
;
per mantenere
capelli e moltipricare
con
la
tenevano
ca-
Ancora
perch ella avea un neo nel capo che tenea una buona parte di capelli canuti, anco disse che non volea reina canuta. Sicch la madre f fare un'acqua per imbiondire, ed un'altra per
cavelli; e
occultare
(2).
(i)
Il
diverso
rica
quidem complexio colorem rubeum dat capillis, flematica album, melanconica nigrum, sanguinea temperatum mixta vero
mixtum...
(2)
Doc,
di
I,
317.
il
Qui
il
Barberino, secondo
solito, dichiara di
non poter
gli si fa
continuare prima
rintracciarla, di
nuovo
Eterna Luce^
tutto a lei,
e questa gli
il
ma
promette ogni bene se egli vorr darsi Poeta se ne svincola promettendo di ritornare
il
Tem-
peran:^a.
l82
CAPITOLO X
questa Parte).
Una donna ebe in Siena che disse che donna non poteva essere bella, s'ella si lavava d'altro
che
di
sempre teneva.
s,
anzi
che ranno; e
non usava; acque di neve di grandine e di ghiaccia perch innasprono la pelle non usava: ver che tal
innasprano
la pelle
fiata
le
al
quinto e
una sua figliuola ch'era molto bella in giovanezza. Cominci a tenere la maniera della madre e sua bellezza pur cresciea. Poi disiderando d'essere
ancora pi bella cominci a usar l'acqua del
della fava
distillata.
fior
del giglio
Diventa ben di pi bella e di pi soave pelle; ma ricordami che tanto si mantenne pi bella la madre colla sua acqua che la figlia, che andando insieme per la terra, creda chi noUa conosciea che la figlia fosse la madre . Una donna ebe a Firenze che non si volea lavare coll'acqua del letto di Mugnione; che diciea che tenea della natura di quel rio, che corre per pietre e luoghi aspri. E quando andava a Fiesole mandava per l'acqua de' pozzi del letto d'Arno; che, poniamo che in cierti luoghi corra per aspri luoghi, comunemente passa per lo soave ed pi lungo tratto. Questa donna non si la-
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
183
fuoco,
ma
colla
cotta
tenedie-
ma
al
quando venne
.
di
pur
la vidi
invecchiare
La
figliuola di
madonna
J. si
lavava coll'ac-
qua rosata molto continuo. La madre le disse che innasprava la pelle; pi tosto se ne rimase, che non avena fatto per Dio. E perch questa fanciulla quando si lavava non si volea asciugare
a tovaglia, dissele la madre, perch tal fiata le
'ncresciea l'aspettare
fai
:
fa
buona
pelle
ferma,
ma
di
falla
alquanto
non annerare,
si
Una donna
le
il
fu a S.
Gimigniano che
tenea
d'avere
faeva
mezzo della
continovamente cuociere infranta e sanza gusci; e non si lavava con altro le mani, che colla cocitura
d'est
fava.
l'avea
gottose,
non f' pi seminare fava e amomolto la giente di non lisciare: diciendo ci che Dio l'aveva mostrato .
ch'ella poi
niva'
Una
avea
dell'agresto o delle
lavale,
Disse la madre Togli more verdi o dell'acieto, e ed andranno . Fecielo: e andonne col
col
La
la
lavava
con
imbiancare.
l'un di
Disse
1S4
CAPITOLO X
l'altro:
che
Che
lo
usi tu?
:
adopera
t'
contrario
:
ma una
sola cosa
tuo essere
insegno
.
coverta la pelle
in picciol
si
molto in aver bei denti; facevalisi spesso forbire a uno maestro. Cominci a richiederle s l'uso,
che quando stava alchuno tempo che non
faeva nettare, erano
li
si
men che
belli.
Dissele la
madre: Nettali col fuo specchio; e tieni a mente che agrumi e pasti minuti e cose vischiose e cose
troppo fredde o troppo calde e troppo dure
verai nella fine di questa Parte
li
Una donna
quasi
nel
di
piena di
di
nei.
Non
le
che pascierle: ed
del balsimo col
sudore dell'uova fresche e coU'olio del mattone, a quella del vaiuolo rapian la pelle; e anco
un'acqua ne troverai innanzi in questa Parte a rimuovere ogni ciecatrice. Quella de' nei guar
sta Parte. Fatto questo alla
anco con un'acqua che troverai pi oltre in queprima si empi tutto il viso di porri ed all'altra di cossi. Li primi rimosse colla detta acqua de' nei distillata due volte, come troverai innanzi; la siconda rimosse
colle
vecchio;
ci
PRECETTI
fatto (ell'erano
DI
VARIA DOTTRINA
I03
Dio e alla giente di quella terra . Qui doveva seguire una serie di ricette: per mantener netti i denti, per render biondi i capelli,
per toglier nei e porri, per aver figliuoli ecc.; disgraziatamente per la nostra curiosit!
ma
il
titoli
e gli spazii
le
varie ricette.
la
sua
nel
manca
il
nome
modo
desta in
essi
il
reciproco amore.
Ma
si
badi
persone tra cui non sarebbe lecito l'amore. Nelle feste nuziali si tralascino gli auguri che non piacciono a Dio, come , per esempio, il gettar lo grano. Dicono alcuni che per queste cose
miglior ventura
si
seguita poi;
ma
no, perch niuna cosa, se fatta con mezzi che a Dio dispiacciano, pu riuscire a bene. Chi sia troppo assalito dalle tentazioni,
forse per ovra d'alchuna ria gente,
il
segno del
tati
(0 in
que-
modo
Quare vero (i) Thau quae crucis exprimit mysterium thau mysterium crucis exprimat, in multis locis a sanctis declaratur... : Nekam, De naturis rerum, pag. 9.
.
.
l86
CAPITOLO X
PRECETTI
loro,
DI
VARIA DOTTRINA
ricierca,
87
per usar
Coii;
conforto che d
di
molta prosperit pilgliare troppa grola; mantieni un volto e uno animo in ogni stato (0.
d'amore
e
et
pon
di cortesia e di gentilezza;
suo ingiegno
propone
se Iddio
il
La prima
il
si
noi.
divino
terza: che
generale amore,
quale
si
anno a conservare. La quarta che licito mondano. La quinta che del mondo. La sesta: inlicito che l'amore cosa
che insieme
cosa amore
amist.
:
La
settima:
La nona: che
concordia.
La
(i)
quale
stata
il
frattanto
si
chiamata
trova per
al
il
corona.
Ma
Poeta non
momento
disposto ad intraprendere
lungo viaggio
un
altro giorno.
100
CAPITOLO X
T.a
le
Rispondono
dodecima
che
gano mate
la detta Industria
che sicome
le
e for-
piaccia di solverle.
solve chosi
come
Ama
per
lui
s,
che amiamo lui per noi. Noi con passione amiamo per noi e perch'elio da amare e da venerare (0. Alla II: Amor divino una grazia che
disciende nel ben disposto
del Creatore,
a lui
si
si
con-
conferma.
Alla
III:
Lo
grazia
quelli insieme si
L'amore mondano licito persone uno mezzo intra due igualmente s amanti, il quale i lor voleri in una cosa congiugnie e congiunti conserva. Alla V: L'amore inhcito uno furore innordinato, non contento di dolciezza, n nemico di pena, cieco e disleale e superbo (2).
:
IV
(i) Poich troviamo scritto nel Commento latino ai Documenti d'Amore (II, pag. 39) si amicum amo propter me solum, non amo; si propter eum, amo; si propter me et illum, amo; si propter me et contra illum, hodio \_sic] illum gero. Amabo
dominam meam
{2)
propter
me
ut a vitiis quasi
quadam
delectatione
Anche
l'amore
illecito
illicito) sic
Commento ai Documenti il Barberino chiama /ror et rabies, ed aggiunge: Et de quo (amore loquitur Alanus de plantu naturae dicens cum de cunel
pidine tractat: pax hodio fraudique fides spes vincta furori est
PRECETTI
x\l]a
DI
VARIA DOTTRINA
VI
Amist
VII: Benivolenza una Ubera carit, la qual sol dall'una parte pu prociedere e talora comune prociede. Alla Vili: Unanimit una spezie d'amore intra molte gienti regniante e talora tra due tien luogo di amist. Alla IX: Concordia unanimit ridutta per arte, o per ingengnio o per divino miracolo. Alla X: Amore uno mezzo, e amare uno disio che regnia in uno degli estremi, infino che l'altro diviene al simigliante. Alla XI: Cortesia una libera manificienza, che non pat forza ne 'ngegnio n debito, ma solo da s piace. Alla XII Gientilezza dupplicie d'animo e di nazione. La prima si un abito umano in virt contento, di vizio nimico,
;
: :
glorioso
nell'altrui
bene, e
nell'altrui
avversit
seconda una potenza di seguito o di ricchezza antica, vergogniosa in mancar stato (0.
piatoso
;
la
amor
et
mixtus
cum
voluptas, tristities leta, gaudia piena malis, dulce odor sapidus insipidusque sapor, tempestas grata, vox lucida, lux tenebrosa, mors vivens, moriens vita, suave malum, peccatum venie, venialis culpa, iocosa pena, pium fascinus immo suave scelus, instabilis ludus, stabilis delusio, robur intrmum, firmum mobile, firma movens, insipiens ratio, demens pru-
malum
mente qui
la
descrizione di
del
Amore,
tutta
per
contrapositum, che
(i)
neW Adone
Marino?
Tutta questa parte rassomiglia molto, s nella forma e s nella sostanza, ad un capitolo AeW Elucidar io o del Libro di
igO
CAPITOLO X
La
XIX
Parte tratta
utihiente
non
sa parlare.
proposta
la
seguente contenzione
chi
sia
dama ed un cavaliere adducono motivi per quanto puerili a vantaggio del rispettivo sesso; alla fine lustizia, elevandosi a giudice, emette la sua sentenza. La donna vuol rivendicare l'onore
Una
al
proprio sesso con la ragione che, mentre l'uofu creato dal limo terre e fuori del paradiso,
mo
la
donna
il
fu formata
dentro
la
paradiso.
donna
fu la cagione
nostri
affanni
per essersi
altro
lasciata
per fu QXXdL femmina perch fe^ me7i c'alchuno animale e che, infine, per debol perch l'uomo la potesse e dovesse signioreggare .
altro cavaliere
Aggiunge un
che
le
donne hanno
ingannato persino Salomone, Aristotile, Sansone, David, Ansalone e tanti altri, e che esse altra occupazione non hanno che di conquistar cuori.
donna: Minor difetto fu alla femingannare al nimico, che non fu all'uomo lasciarsi ingannare alla femmina; e per
Replica
la
mina
lasciarsi
Sydrac,
libri
le
pi elementari nozioni di
letteratura
romanza medievale.
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
I9I
ch'ella f meia e f guadduce buona scusa della debolezza del suo sesso: debile non fu fatta per essere signioreggiata, ma perch non le bisognava tanta forza, poich con sottigliezza sa vincere. Il difetto della fortezza non si pu dire a lei vizio, ed anco per la detta ragione. Quanto all'inganni, quel eh' stato debolezza e difetto degli uomini no' da ponere alla femmina in mancanza ma puossi dire che l'uomo in maggior fallo cade in tal caso, perocch vuole esser capo, che non cade la femmina se pur cade (2). Ma ecco la sentenza di lustizia: L'uomo fatto alla imagine
berna
(i)
di
siffatti
A^W Ensenhamens
entre la
di
RONA
Eva
l'
letres so
Es Eva examens
voi dir trespesamens
r un con
L'A
Eva Eva
e'
la dits dareyra.
voi dir
Ave
e dits: mal'aventura,
tot er
en mal sa cura
dir
qu'Eva no podets
est clausa
pag. 256).
ai
Commento
Do-
cumenti
pag. 58):
<r
suum non
Maoris etiam
quam
mulieo.
rem ab antiquo
192
CAPITOLO X
cieleste, decie
della pulcritudine
che
si
dica di
la
pi valore e virt ed
opera buona. Et
fem-
Lui
(0,
decie che
si
grande
(2):
l'uno e
mondo
valieri (ciascuno pr
di lustiza, si
in
argomenti della donna e dei cadomo sua) e con il giudizio pone e si risolve al tempo stesso
modo
miiismo
lui
medievale
mottetti
il
Barberino, soddisfatto
al-
quanti
che che vi
esse
piacie, e risposte
lor
al-
per
nelle
di
li
parole, ai quali
dal
momento che
qui
troviamo
si
vede che
oMulier prefertur viro, scilicet: materia, quia Adam factus de limo terre, Eva de costa Ade; loco, quia Adam factus extra paradisum, Eva in paradiso, in conceptione, quia mulier concepir Deum; quod homo non poluh apparicione, quia Christus primo apparuit mulieri post resurrectionem, scilicet Magdalene; exalta(i)
est
beata Maria : P. Mever, Plaidoyer en faveiir des Romania, VI, pp. 499.
(2)
femmes,
in
Barberino -- che maior sit in viro non si direbbe a primo aspetto, essendo per natura la onndi frigida et hiimida. Ma respondit et bene Guillelmus de Contio dicens quod in humidis lignis difficilius ignis accenditur, accensus tamen in illis forCerto
osserva altrove
il
quam
{Doc.,
II, 99).
PRECETTI
di
DI
VARIA DOTTRINA
I93
dame
e di cavalieri,
uno
:
di
questi ultimi
si
ma
incomprensibili parole
,
potrebbe rispondere gentilmente nel modo che segue: Mor sol del major, non del
minor
Ed
Grande amor
.
te
Di morte se
Un
altro:
S'una stella aggira il fiore poco tempo sta di fore, che de' far l'albore novo che fiorisele, ed io noi provo.
Risposta
Frutto in fior lo vento annoia
si
fa fretta chi
vuol gioia,
che non
Un
altro:
Dimmi
tu qual che
li
ami
se tirano indietro
ami;
Risposta
non
tale odore in
pomo.
194
CAPITOLO X
E
alla
il
Barberino
d'insegnare anche lo
spirito,
tri
Quinci da te
gli al-
prendi
Alla Parte
zione
il
XX,
,
libro
volta al
pome
la
Vi si parla anzitutto delle orazioni, secondo promessa fatta altrove (0, e con le autorevoli
provano
e la
grande
efficacia di esse
Venendo
poi alle
modalit e alla forma del pregare, il Barberino ammaestra: N si conviene orando gridare (3),
per che come Agostino dicie Intender doviamo quel che noi proferiamo acci che non come uccelli cantiamo. Conviensi ancor di non far viste
:
(i)
(2)
V. cap.
Il
II,
pag. 60.
Barberino non ha fatto altro che addurre qui tradotti alcuni di quegli stessi passi di autori che egli cita nel Commento ai Documenti nel De orationihus (ediz. cit., 1, 143), che curioso confrontare con tutto questo tratto del Reggimento, ed al
quale
sero
del resto
pienamente vedere.
.
.
:
Glosa super illud psalmi Ideo exaudisti vocem oraclamor ad Deum non fit voce sed corde, quia multi silentes labiis clamaverunt multi ore stepentes [sic'] corde
(3)
tionis
meae,
dicit
...
Et Augustinus...
Non
:
opus
est locutione
cum oramus
I,
Do-
cumenti, ediz.
cit.,
144.
PRECETTI
DI
VARIA DOTTRINA
I95
di terra; n
orando vol-
paternostri.
non sta
fermo
il
chuore,
quale
la
solo
Iddio riguarda
(0.
Inoltre
non
deve
per
s,
conviene
far
.
solenne prebelle
E
che
Barberino prometteva
al
principio di que-
dopo un'altra visita alMadonna, a cui egli consegna l'opera compiuta ricevendone in premio una pietra preziosa di grande valore e virt, si chiude
sta ultima Parte; invece,
il
libro
del
Reggimento,
di
Madonna
e'
il
quale
sono parole
leggieranno
(i)
si
insegna:
in
.
qui
prego io
curi pi dell'oriente
1'
che non
che inver
occidente
come
t'
occorre.
si ad occidentem te ad orandum convertas, sed rudes sunt . E vi sono certe donne piene di pregiudizio le quali non crederent prospera sibi succedere nisi lectum statuerent ita ut cum surgerent se ad orientem conversas invenirent, et istud etiam vitium est... Ediz.
il
Ed
Commento
spiega
licet aliqui
reputent vitium
cit., I,
196
se
CAPITOLO X
sono amici
'1
di ben, piacier,
e se
l'overa a lor
non
piaciere,
di sol
veder quella,
non possa aver dottrina quinci persona alchuna, se prima non netta
ria
mano
'1
APPENDICE.
I.
Reggimeiito, Parte
V, vi-x, XVII.
Medicmae, Venezia, Giunta
ss.
II.
Avicenna Canon
1608,
t.
I,
pagg. 163
III.
(V,
XXIII,
1.(0
[Reggini.,
Parte V, VI-x].
Frondi con
fiori,
tapeti e sendali
argento ed oro, e
letti
coverti e le
armeggiando per
donne e donzelle di grande biltate. Vecchie nascose in orazione a Dio sian ben servite col dove stanno. Vengono i vini e confetti abbondanti; l son le frutta in diverse maniere.
Cantan
gli augielli in
gabia e per
li
tetti
corrono a
tira.
(I)
V. a pag.
91,
APPENDICE
pi pappagalli per le
mense vanno,
come conviene
sol
alla
gente venuta.
pan di manna, e '1 tempo preclaro. Surgon fontane di fonti novelle, spargon l dove conviene e son belle.
la
com' vuole.
etate
Donne amorose
gioiose e piacenti
dotte e gentili e di
comune
dnnole luogo a sedere alla mensa. Mo' damigelle e donzelli d'attorno; le molte donne allocate a sedere novellan tutte d'amore e di gioia. Vento soave che caccia le mosche
l'aire e
li
cor rinfresca.
sol la
primavera in campi;
rii
non
Gorron da piedi
saltan
li
Uomin
di corte vestiti di
dono:
vise,
quanto che
'1
Eran lavati tutti e tutte donne; mo' si d l'acqua alla sposa novella.
torno a dir
delli suo'
portamenti.
lavata,
Siasi davanti la
diman
che mo' non torbidi l'acqua troppo; penisi poco a lavare al bacino; bocca over dente non tocchi lavando.
APPENDICE
201
quanto sar
prenda
di
bisogno o dicenza.
'1
ma
poco, e
mangiar molte
lasci.
Non
n parli ancor se caso non la stringe. Paia che quasi non curi sollazzo, sola paura le vinca il diletto; ma tenga s le sue man nel mangiare che nel lavar la chiara acqua rimanga. Levata la mensa, colle donne stia pi chiara alquanto che nel suo venire. Ma pur del rider questo giorno prego ch'ella s'astenga quanto pu tegnendo la faccia s, che non turbata paia,
sol paurosa,
com' detto
spesso.
Se l'altre donne dormono in quel giorno, ed ella pu, si riposi tra loro e prenda forza a me' poter veghiare. Suo ber sia poco; merenda mi piace, poco mangiando; e cos nella cena
troppi confetti e troppe frutte lasci:
faccia che sia pi leggiera che grave.
rimangon quelle che a suo' guardia sono. Tutte s'accostano a lei confortare. Questa s'abbraccia colle sue distrette.
lagrimando al partire. Tutte conforta n e prega n che stia sicuramente, e promettolle molte che '1 suo marito andato a lontano;
Addio, addio
le
Meno'
le cui pareti
che non
202
APPENDICE
Gli sopraletti stellati ed a lune;
lucean
quattro rubin
qui
Govron
qui baldacchini e
banche d'intorno
zaffiri
e smeraldi
drappi oltremarin
vestiti;
sommo
'1
soave
di lana di pescie.
La piuma
Un
cavezzale e non pi vi
truova
grande non troppo ma di bella forma. Lenzuola suso di seta curata soave ed umile sottile e costante;
coltre solenne, e 'ntagli per entro
;
Va una
dove di tutte virt vi son quelle che scritte sono o nomate per belle. Volge una rota nel mezzo di quella che rapresenta lo sito del mondo. Avvi augelletti in finestre di vetro; cantan se vuoi, e se non taccion tutti. L cucciolini di varie maniere, non gi noiosi n fanno romore; se tu li chiami fannoti onore. Fior per le banche raunati e sparti; grande l'odor ma non soperchiante. Balsamo molto in vasi di cristallo.
APPENDICE
Dice una balia:
203
Voi giacerete soletta in quel letto: noi tutte quante di qua dormiremo . Mostrano a lei la guardaroba allato, dov'elle dicon che stanno a guardare.
Lavano
il
viso e le
mani
alla
donna
che in quel paese cos l'usanza, concian sua testa e avvolgon le treccie;
stannole intorno, aiutola spogliare.
Chi
la discalza
beata colei!
Li suoi calzar
di cuoio.
paura;
Fannone
vista, e la
donna
sorride.
volgon la coltra: la faccia scoverta. Tutte le viste di pietre e di drappi perdono a quella beltate amorosa, ch'esce degli occhi che d'attorno volge.
Luce il visaggio; ismarriscon le balie. Chiude la donna li suoi occhi e dorme. Poi queste balie tradiscon la donna; escon per l'uscio che non le mostraro, vanno allo sposo c'aspetta di fuori
dicono
il
lor
tradimento a costui.
al
Vengon d'intorno
novel cavaliere
camera a lui. Dnnogli l'acqua simil c'alia donna. Bionda sua testa gli adorna ciascuno, chiaro suo viso allegrezza e gioia mena: ciascun s'allegra di suo novo bene. Lascia' lo in giuba, condco' lo dentro,
iscalzano lui all'entrata de' drappi.
204
Tutti di fuori e
APPENDICE
le balie da lato stanno soavi. Incomincia una sveglia; e da lungi che non faccia noia.
Segnasi
fa
il
re grazioso e
la
splendor grande
lui
Pare a
par che
che
sta
pietre.
Ae
il
accenna
il
la bocie;
cantare, e forse
destar la donna.
cenno che pi gridin tutti. Gitta la donna un sospiro e dimanda Chi col? Dice il Re: Io son uno che menato anno qua le bilt tue . Questa si turba e chiama le balie. Risponde il Re: Io l' cacciate fuori ,
Questa si muove a volersi levare: non truova drappi, che glie n'n portati. Lo Re sta cheto e aspetta vedere per che maniera le possa piacere; e dice a lei: Io non son qui venuto
se
ascolta
non per dirti alquante mie parole; un poco, ed io men gir poi . Dice la Donna: Questa villania, un Re eh' detto s cortese e saggio, a una donna di strano paese
fare a sua casa Io
s
bel tradimento.
mi credea qui esser sicura, mo' veggio ben ch'io morr di paura
Il
Re
dice:
poi rimander le tue balie dentro. Odimi, prego, che poi men vo' gire.
APPENDICE
205
Reina.
Io
non
ma
Re.
Onde portasti quei labri vermigli? Son elle tue quelle man dilicate?
Chi ti dipinse la candida gola? Chi diede l'ordine bello a que' denti?
Da cui traesti l'angelica voce? Dimmi, per Dio, ch'i' non son qui venuto se non per solo saver questa cosa,
la
Reina.
fossi cotale
vostra lusinga
mi porge
Chi Colui da cui vengon le grazie? a me non par che la gran sapienza che si convien nell'assenza (i) regale fondi sue laude dal pi degno lato; che voi laudando le fattezze in donna di sua vertute non parlaste punto eh' degna pi che tempora! virtute.
Ma
(i)
"
Cio essenza
Baudi.
2o6
Sicch ragion
voi vi partiate.
APPENDICE
,
lassatemi ornai;
Come
colui
Ma
Reina.
conviene a
venire
un
'1
re e parlarmi da lato;
e pi se
tradimento
Re.
egli pregiato.
Io veggio
ma
po'
io
ben che '1 mio ardir fu grande; son qui sol per udir parlare
lingua ed ordinata e conta;
la savia
me
n'andr, e dir
il
le novelle,
per tutto
che mi far
gentilezza tua.
Reina.
Io vi farei accoglienza
ma
s
Re.
Io
se
non dicea di parlarne alla gente non di ci che grande onor ti fosse:
ancor
lo
ti
cos
prometto
e giuro.
APPENDICE
207
Reina.
Ora mi
Che
io la
s'ella fia
Re.
La mia dimanda
di brevi parole.
ti
Tu
m'intendesti di ch'io
le
laudai.
Vorrei veder
Reina.
S'io vi mostrassi dalla gola in giuso,
parlar del
ma
io dir di quelle
fattezze
Re.
Reina.
Non
ma tanto prometto che del parlar ch'io far intendrete quanto conviene e bisogna savere. E qui comincio, intendetemi bene. Lo petto mio soave ed umile, bianca la pelle e macula non sente ed due pomi odorifichi e dolci
singularmente;
che furon colti dall'albore vite lo qual nel mezzo paradiso posto. Queste nessuna persona toccate
208
APPENDICE
ch'io era fuor di notrice e di
madre
quando
in segreto
me
le
diede Iddio.
Queste non drei s'i'non sapessi a cui: e perch poi non mi fosson furate
non
Ma
che le potesse toccar solo un poco; veder non dico ch'esser non porria. Nel cigner mio si raggira piagere
nettezza e tenerezza
che stende una vesta cristallina che pende giuso insino alle ginocchia sotto la qual Verginit dimora. Quella fedel credente e semplicetta,
colla ghirlanda indorata e sprendente.
di s parole,
non si smarrisca. c'accompagn il Figliuolo del sommo Iddio e sua Madre con esso: ell' colei che con molte siede in cielo,
ch'io dico pian ch'ella
Eir
eli'
colei
ride:
dono
Re.
Nobil creatura valorosa e dolce,
io
son non
meno
detto
Ma
s
ch'io
APPENDICE
209
adimostrarmi
o sostener ch'io
la lor
forma
tocchi.
Reina.
conviene in parole di re poca costanza. Guardate, che prometteste partirvi da mene sanza dimanda villana o ingiusta.
si
Non
trovar
Re.
monda
testa.
Reina.
Voi
siete
Ben
siate
Re che
il
Re vuol gran
la
cose.
Giurate a
me
guarderete,
non
la
'
ngannerei.
Re.
Truova con
ed
io
lei
prometto
Reina.
Pon su
la
man; ben mi
Re.
piace.
Fai s?
Reina.
Vita mia,
si.
14
210
APPENDICE
Cos parlando, e cantando
gli ugielli
rumor grande
la
in sala
non
cagione.
dentro
al
si
abbatte:
saltan le
Ancor
lo
credon che
romor per
la festa.
Suona
bassa
la sveglia, l'aurora
il
apparisce
rumore
e la gente s'addorme.
Cantan donzelle alla camera presso. Viene il gran giorno, lo Re si riveste; nuova ghirlanda alla sala rapporta, poi la corona su quella nel cerchio.
Suo viso chiaro dimostra la grazia che dentro a quella camera trovata. Su' cameriere e donzelle con balie
la donna e compagnia le fanno. Tutte dimandan com'ella dormito; quella, tacente, sorride e vergogna.
veston
[Parte V, xvil].
Lo
si
leva
la graziosa
in
Vengon le un giardin
fiori.
man
la
donna
una ne
fa
presenta
la
al
Re.
porta:
Tu
non
ma
di':
La donna che
tradito avete
APPENDICE
questa ghirlanda vi
211
manda
ch'io porto
Dicon
buon'
le
Donne
d'intorno:
Madonna,
si
truova
Reina.
Donne,
seria a
me
vostro consiglio
tenessi la guerra,
ch'io lungo
tempo
convegno
Donne.
Certo,
Madonna, da
non
ci
chiamaste.
Ridon d'intorno
e la
Muove
colei
che
la
ghirlanda porta,
e dice al
Re
Re
l'ambasciata commessa;
man
pone.
Conta
la
lo
la
mandata
ai
baroni;
Dice lo Re
parole seguenti:
ti
Tu
manda,
io penso che mi fece un furto di quella cosa ch'io avea pi cara. Sicch se forse tradita paresse che fosse stata da me quella donna,
ma
non
e
i'
fu tradita,
ma
trassi
inver
lei
mentre
ch'ella
non mi rende
pii
il
penser di fedirla
forte
sol l'assicuro,
Stanno
la
212
APPENDICE
fannosi incontro ridendo inver
lei,
mena'la tutte
alla
Reina avante.
Qui s'inginocchia: Madonna, i' son morta, che le parole del Re m'nno punta s di dolcezza, ch'io non so che dica . Cadde costei tutta smarrita e vinta;
.
si
risenta.
cantando e chiamando, cerca'le i polsi fregando le braccia. Leva una voce cotal: Morte voglio . Poi pi non parla. Cuovronla di fiori,
fannole croci di gigli amorosi; e mandan l'altra damigella ancora.
Cui
la
dimandi che l'era commesso che rispondesse a colei che mandava. Giugne davanti al nobil Re costei;
e che
ma quando
una
Amore
dimandasson
di tutte novelle
come avea
parlato la prima.
le vinte
primiere,
costei
che cadea,
somma
le
e la
Reina ride:
APPENDICE
Rimandan
l'altra:
ma
fu
una vecchia
c'andava armata e non avea paura, ch'era a guardar lo giardin per avventura;
cui la Reina
tutte le cose
comanda:
che tu
i
Dirai
vedute,
dimanderai
dir
la risposta
che fece
.
lo nostro
Non
Giunse
la
la corte, e
gran festa
fecion d'intorno
Di' le novelle
baron
di lei.
il
comanda
Signore.
Per ci sono, or udite voialtri, che '1 Re m'intenda, ch'elle son beri grandi dice il corno. Udite udite udite Dice la vecchia: Su, pigliate l'arme c'Amor fatto quaggi badalischio chiunque passa da voi alle donne. Dov' il periglio non vi so ben dire,
>>
r son campata c'Amor non mi vide, n vid'io lui, che fu mia ventura e gran tempo ch'io non n'ebbi paura Contato il fatto, lo Re e i baroni
levansi tutti, corrono al giardino.
Amore
feri
li
medici molti
feriti
d'attorno,
Amor
le die' nel
il
braccio con
l'ale.
Temette
Re
della
donna, e gridava;
214
ferillo
APPENDICE
Afnor, quando
la
confortava.
li
fiori,
non
gli vai
elmo n cappel
'1
d'acciaro,
rompon
Voglion
gli scudi, e
partirsi, la
li
porta serrata
e nell'uscir
co' dardi in
s
sergenti
e
mano
le
piatate:
che
i
di
tutti
baroni e
donne
dentro;
Re mene
e la
Reina stanno
d'arrendersi a lui
e finalmente lui
chiaman signore.
Vedesi
lo
Amor
gran baldanza,
comanda che
tutti
Reina con quelle facciano a lui reverenza ed onore. E fatto ci di voler di ciascuno e di ciascuna, lo vento raccheta; d sicurt a tutta gente Amore. Po' fa portar li feriti e li morti
co' suoi, la
Re
che qual
Levate
allor in vita
su,
ritrova.
ch'i'
vegghio:
Cos parlando
risuscitaron
Amor
sovra costoro,
li morti e le morte prenderon conforto. La sommitade dell'aiere spande una rugiada soave amorosa;
li
feriti
cori.
che si lavan d'essa, molto raddolcan le ferite sue. Prendonsi a ballo tra quelle coloro,
feriti
APPENDICE
lo
215
Re da
Amor
nell'aire
volando
da s
si
mostra;
la porta s'apre
come vuole
diletto.
mangiare a
li
Qui
li
stormenti e
canti corali;
si
ricorda;
o quella donna
questa battaglia
si
fosson trovati...
APPENDICE
[i.(i;
Avicenna Canon
1608, voi.
pagg. 163
ss.
.1*
regimine infantis. Infantis vero temperatae complexionis, quum nascitur plerique sapientum dixerunt, umbilicum in primis debere
incidi super quatuor digitos, et
De
cum
lana ligari
munda, quae bene et subtiliter sit retorta taliter, ne doleat et oleum cum panno super ipsum ponendum, et propter umbilici incisionem, praeceperunt ut venarum citrinarum et sanguinis draconis et sarcocollae, etc partes sumantur aequales et tritae umbilico superponantur. Et
festinandum est ad corpus ipsius saliendum cum salmora tennis salis, quatenus umbilicus eius indurescat et ipsius cutis dura
ipsius
fiat
Et
ncque
os.
saliatur,
eius
Causa vero quare nobis necessarium est corpus durum facere, est qubniam illieo quum nascitur, omnia quae ipsum tangunt, ei nociva sunt,
sive calida
et
sive
frigida, sive
hoc quidem est propter cutis eius subtilitatem et propter calorem eius, quoniam omne quod ipsum tangit, sentit durum et frigidum et asperum et si nobis necessarium fuerit iterum salire,
(i)
V.
il
(2)
a pag.
149.
APPENDICE
217
quum multae
multarum humiditatum. Deinde aqua tepida ipsum lavabimus et eius nares assidue purgabimus digitis, quorum ungues sint incisi
Quumque
eius
ceciderit
umbilicus,
quod
Quumque volumus
fuerit dilatare, et
mem-
quod subtiliandum subtiliare et omne membrum seeundum convenientiorem fguEt oculi assidue erunt terram figurare gendi cum re, quae sit sicut sera. Vesicam quoque eius premere convenit, ut urinae exitus facilis fiat:
ipsius
domo
frigida,
ut
domus umbrae
tenebrositati
ali-
Quumque
ne
dormiet, oportebit
sit
ut caput eius
toto reliquo
erit,
corpore
altius, et
observandum
ipsius
quum
dormiet,
aliquid colli
aut
extremorum
que in aestate aqua suavi acquali balneandus est. In hieme vero aqua eius ad caliditatem trahat non pungentem: bora vero ad ipsum lavandum, melior
est post eius
longum somnum
in
et eius
eis ingrediatur.
et remotionis
lacte.
2l8
APPENDICE
infanti
ad sugendum dandum
erit:
psum enim
substanalebatur
est nutriens,
existit
tiae nutrientium
praeteritorum, quibus
magis est ei conveniens ita, ut iam experimento certifcatum sit, quod extremum mammillae matrs in os infantis ponere valde confert ad removendum quicquid ei nocet. Bis autem aut ter in die sugere mamillas debet ei sufficere, et in primis non est multum lactandus. Oportet autem ne sit eius mater, quae ipsum prius lactat, donec matris complexio temperetur. Et melius quidem est, ut parum mellis eidem ad lambendum tribuatur, deinde lactetur. Ex lacte quoque quod puer suin
dum
ventre erat
git in
mane
ei
mamilla
fuerit
tribuenda, et praecipue
macula
res
quarum una
est
est
dum
Ex
quantitate
sit
scietur
quantum
quorum unum est corporis, alterum animae. Quod si aliqua res prohibitoria matris lac
non permiserit, sive causa
dicemus.
eius, et
aetate
in eius
APPENDICE
et
219
quaedam
quantitate temporis,
quod
est inter
eam
et par-
tum
eius.
ipsius et aliae
infantis
Quumque secundum
fuerit oportebit ut eius nutrientia renovando sint bona ex tritico et spelta et carne agnorum et haedorum, et piscium, quorum caro non putreft, nec est dura. Lactucae quoque sunt nutriens quod laudatur et amygdalae et avellanae. Ex oleribus
vero deterius est eruca et synapis quoniam sanguinem corrumpunt. Nunc autem
di-
cemus
nutricis conditiones
Melius est ut
sit aetatis
annos et quae est inter quoniam haec aetas est iuventutis et sanitatis et complementi. Conditiones vero figurae ipsius, quae attenduntur in compositione eius sunt quod oportet ipsam boni coloris esse, et collum habere forte et amplum et musculosam et duram habere carnem, inter pinguedinem et maciem temperatam, et carnosam non adipe abundantem. Secun:
XXV
XXXV
dum mores
v-ero
quae
Conditiones vero timore forma mamillarum ipsius attenduntur, sunt quoniam oportet ipsas esse solidas et mainter mollitiem ac duritiem gnas
quae
in
mediocres.
lactis-ipsius
ncque sit fuscus, ncque viridis, ncque ncque rubeus. Eiusque odor sit bonus in
220
APPENDICE
quo non
sit
ut trahat ad multitudinem
quamdam,
et
ut eius
sit subtile,
fluidum
rum
de
et
ille
:
Oportet ut partus
immo
quem
sit
dimidius
ad
peperit, masculus
partus eius
secundum tempus
abortum
In
tota
fecit,
non
oportet,
et
iu-
iuvamen erit et si cum pauco vino fuerit, bonum. Neque multum lac ad sugendum una vice tandum est: immo melius est ut parum ei detur ad sugendum et saepe, parvis interpositis spatiis Si nutrici mala acciderit complexio aut aegritudo dolorosa melius erit ut alia ipsum lactet donec sanetur Quumque post lactationem dormiturus est, eius cuna vehementer motu non est movenda: quoniam lac in ipsius stomacho concutitur: immo suaviter movenda est. Fletus quoque parvus ante lactationem ei confert. Naturale autem tempus lactandi est tempus duodetur,
erit
si
APPENDICE
221
non tamen prohibendum ..... Res tamen dura ad masticandum non est ei danda; immo primo detur ei panis, quem ei masticavit nutrix deinde panis cum aqua mellis, aut cum vino Et oportet etiam aquato aut cum lacte ut a lacte ordinate amoveatur et non subito et ut fant ei glandes ex pane et zuccharo. Quod mamillas quaesiverit et eas semper si perfide sugere voluerit, et fleverit, sumendae sunt myrrhae et mentastri an une iiij et terantur et ex eis more emplastri mamillae epithemandae sunt Quum autem ambulare incoeperit et moveri duris motibus non est permittendus, nec ad ambulandum et sedendum est ponendus antequam secundum naturam ei desiderium fiat, ne cruribus ipsius et dorso nocumentum accidat. Et melius quidem est ut in primis quum sedet aut super
deraverit, ordinate est ei tribuendum:
est ei violenter
; .
. :
terram ambulet ponatur in corio levi ad sedendum, ne terrae asperitas scalpat ipsum: et fustes aut cultelli et his similia ex eis, quae pungunt,
aut incidunt, removeantur, ne sint coram eo, et
custodiendum ne ab
alto
labatur loco
De
tentio
regimine infantiuvi.
sit
Oportet ut tota
in-
in
:
accidat, nc-
que tristitia, ncque vigiliae; et istud sit considerando semper, ut ei adhibeatur quod desiderat et appetit; et non permittatur esse coram eo aliquid, quod ipse abhorreat, et in hoc duae consi-
222
APPENDICE
utilitates,
stunt
una
in ipsius
anima, ut crescat,
ipso a pueritia
et fat e
ipsius,
plexionis
sicut mali mores malitiae comspeciem sunt sequentes, ita cum ex consuetudine acciderint, sequitur eos complexionis malitia. Ira namque vehementer calefacit et
tristitia
quoniam
multum exsiccat
morum
custodia
animae et corporis simul consistit, Quum autem puer a somno excitatur, halneandus est,
deinde dimittendus est ludere hora una, postea
deinde cibandus ne
cibus
et
est
sex habuerit annos, magistro traeum doceat; in quo etiam gradatim est ordinandus, et ncque est cogendus assidue in scholis morari. Quumque ad hanc pervenerit aetatem, minus erit halneandus et eius labor ante comestionem erit augmentandus; ncque vinum erit ei dandum: et proprie, quum aliquis calidae complexionis fuerit et humidae
Quum autem
erit,
dendus
APPENDICE
223
III.
Novella
i.^
(Reggini.,
V, XXIII).
Messer Ugolino.
Lungo tempo messere Ugolino fece d'arme e men cortesia per una sua donna. Sicch un giorno essendo a una caccia questa donna con molte altre donne e cavalieri, e abbiendo dinanzi la detta sua donna pi volte promesso a messere Ugolino di dagli una ghirlanda, disse messere Ugolino: De! Madonna, quando debbo io venire al punto di questa ghirlanda che tante
fiate
promesso m'avete? . Disse la donna: che mai e che mai no gliele avea promessa. Allora messere Ugolino si trasse la
non
glie le darla
il
quale
mi spoglio del vostro amore . Ed ella disse: Piacemi . Dette queste cose alla Contessa (0 fece chiamare messere Ugolino e biasim la follia ch'avea usata. Elio si lamentava dicendo: E' non cavaliero in Proenza, che non saccia ch'ella me l'avea promessa . Disse la Contessa: E da cui? . Disse messere Ugolino: Da me . Allora la Contessa
io
Ecco
Tu medesimo
ti
sei
condannato;
correg-
(i)
gere in
224
APPENDICE
che
fatta
l'avea tu
addomandarla, n cos disonestamente del suo partire. Ma tu se' fatto come la majore parte di cavalieri di Proenza che s'egli anno pi bella e maggior donna di s, vannosi vantando con molte bugie e spessamente di lor dicendo che pi sono amati da esse, che non amano; e se alcuna gioia voi ricevete, la mostrate per tutto il mondo. E se voi amate men belle e minor di voi, quando alcun vi dice: E come e dove avete posto il cuor vostro? e voi dite che tante preghiere ricevete da loro e tanto vi sforzano che non potete altro; sicch da nessun lato
amore
le
donne posson
date
a'
con
la
voi.
Ma
servigiali, e
comperare
mercatanti
ghirlande e veli e
le
messere Ugolino, che questa donna'sia di quelle, che per innalzar tuo onore voglia suo onor disfare? . Allora costui vergognato giur di non amar mai donna; e sanza altra risposta si partio dal paese, e di lui non si seppe ma' pi novelle.
Novella
2.^
{^Rcggini.,
V, XXI v).
Una donna
Passava pella
vane, n
guitar
bella
citt di
di Uiinga,
gio-
n
a
costei
farsele
APPENDICK
225
dire
si
ch'ella
il
potea intendere:
ella
Iddio
dlie
piacevole! Vedi
come come
rosi,
eli'
leggiadra,
le
rispondon
occhi
fa
i
membra, vedi
vedi
iguali, vedi
amosaluta
vedi
vaghi,
passi
andatura
onesta,
vedi
come
come
vezzosamente, vedi ghirlanda stare, vedi cintura a punto, vedi peducci dilicati, vedi come va in sulla persona, vedi man da baciare! Vedesti mai
s
compiuta giovane?
pella terra
e simiglianti parole.
di
mandando
in
essere
cos
bella o
pi
come costoro
la facieno.
Comincia costei a
spessare
le finestre e le
altri
detta
e e
come
di
prima
cos
ell'era
onesta,
poi
era
al
padre
marito
padre.
il
'1
il
ed
il
faeva dire
il
And
la
cosa,
che passand'ella dinanzi il palazzo di Guiglielmo da Uninga, i fanciulli come a matta le cominciaro a gittare le pietre.
Fugg
i
in
una
di quelle
di suoi.
220
APPENDICE
Novella
3.^ (Reggivi.,
V, xxxi).
Le
tre sorelle.
.... Fue
il
in
nome
Conte Antexer de
figliuole, Palladia,
erano bellissimi e graziosi e strenuissim d'arme e tutto il reame parlava della lor gran fama; ed erano nati della casa d'Anetanabo re che fu d'Egitto, per una donna ch'ebbe nome Massiria, la quale fu data a questo cavaliere in premio della prodezza c'avea usata nelle bisogne del Regno, con molte belle e gran terre. E questi figliuoli aveano nome l'uno Sachir, l'altro Carathes, il terzo Amanes; la prima figlia ebbe il primo, la siconda il sicondo e la terza il terzo. La prima, cio Palladia, fu in somma la meglio costumata e la pi onesta e la pi savia che si trovasse al suo tempo che maritata fosse in quel Regno: che, sicondo che nel detto libro (0 si legge, fu provata in un giorno la sua onest e
figliuoli la
sua costanza e
:
'1
in
que-
sto
che
il
(i)
Il
libro di
Madonna Monas
(?).
APPENDICE
227
che fece
il
cavalieri e donzelli
questi
veggendo
la
non guardassono; e dalla dimane infino alla sera si puosono in cuore tutti costoro di vedere cui ella guardasse e nullo di ci si poteo vantare. Udito ci il re, feccia venire dinanzi da s e disse: Dicommi costoro che tu non se' donna, ma che a tanta bella gente non movesti angelo
a
lei,
che
si
l'altre
ancor
gli
occhi
Ella rispose:
Gli occhi
nom-
mi furono
son s'ingegnano di menarli a sua guisa tanto conviene a me di pi chinarli, s perch sono finestre del cuore d'onde porriano entrar malvagi doni ed inganni, s ancor perch non
dati per usarli male; e quanti pi
coloro che
son miei n
colui
core, anzi sono di Vostra Serenit, Re altissimo, mi die' per compagno e per signore . Allora il re, udendo lei cos accortamente rispondere, per ch'el fu uno sapientissimo signore, cominci a formarle pi qustioni per falla parlare, come segli
'1
occhi n
che
la
guita qui.
Re.
Ponin che tu sia tutta questo tuo marito: per far la nostra corte pi gioiosa e che ciascun si sforzasse a voler bene, converria a te guardar attorno.
di
228
APPENDICE
Palladia.
Altissimo signore,
c'ogni prefetto
io
per
me
credo
Come
poss'
io,
disvalere
io,
e contro a
me
pensare?
Re.
Lo
quando
amore
ben provato.
Palladia.
mio marito a tenermi del male, non per puote a me licita fare
ria.
Per me mi guardo e an' per lui mi servo ma non per lui mi moveria a cosa ch'io credessi non dicente n onesta.
Re.
Ora mi
di':
di tutta la
APPENDICE
229
piccola
fia la vittoria
vostra,
sottil
qiiistioni
non si turbasse per lo mio tacere, risponder voglio alla vostra quistione.
Di tutta la vostra gente mi sembra il pi bello mio marito Sachir, il quale voi mi deste.
Re.
lo
Noi
ti
domandiam
di color
tu sai
Re
amor m'
di quella
occhi e la mente
piena
ch'io
l'
ed lio s radicato nel cuore che dovunque io mi volgo, io veggio lui, e se voi noi vedete io non posso altro. Per non curo guardar inver gli altri;
che sua statura mi sta sempre avanti, chiudemi tutte l'altre creature.
Re.
In
che tu
una cosa t'abbin noi ben colta i nostra Maest guardata. Guarda se di noi fossi innamorata.
230
APPENDICE
Palladia.
Signor
ed
io
di
vo' sa ve'
ancor
alla
come
faccio
come
degnit di re e signore
non mica come a piacere e bellezza d'omo terreno eh' io vi chero perdono, che se voi fossi senza regno in terra, d'amor per voi gi guerra non curerei.
;
il
Re
d'attorno,
Comanda che
alla
le
sia
accompagnata
e
si
Reina per
la pi savia,
come
dette
parole,
per
la
pi onesta e per la
cosa si pruova per la maniera che tenne durando per grande ora davanti al re, non s truova che
piedi o
mani o
testa
movesse o che
il
altro
che
costumi che
di
di lei si
Per
la virt
ch'era
stato
costei
mandoe
La
;
gente tutta della corte innamor non men del parlar di costei che della bellezza di tutte l'altre
e
quando
si
partie
tutti
magione, facendogli
ella
disse:
Or
APPENDICE
231
non
vi poss'io tener
senza manco d'onor di mio compagno. Io priego voi che vi piaccia albergare
Cortigiani.
Addio, Madonna, gran merc a voi. Dio vi conduca nel vostro migliore.
La
si
dilettava
A
10
suo'
magion mattinate
la notte
;
tempo
Era tanto
in lei
disonest
che suo marito, cio Carathes si dipartio di quel paese un anno, e torn poi come un cavalier errante. Giunse all'albergo e dimand la donna trove due conti collei in giardino. Egli era armato e color disarmati ancise loro e la donna, e fuggio. 11 re dappoi il priv e sbandio e tutt' ben di lui rec a suo' corte.
;
La
terza, cio
Girompa
2j2
APPENDICE
ma
giovani cameriere.
E quando
nome
Flaches,
Sicch, per s
si
per tutte
quasi
l'altre la
comune
Amans
in terra d
Essendo un
e con
donna
in
sua magione
Novella
4.^
[Reggim., IX,
v).
Monache
In Ispagna
monistero,
et
il
allegre.
avea lassato
moniali, le quali
cessit.
erano
APPENDICE
tili
233
uomini del paese per occupare questo moniuna cauta e mastra donna, e cos di fatto la feciono badessa, e misonvi dodici figliuole di loro e di certi
trada; le quali
tutte
come port
in gi, e
erano
da diciotto anni
Il
erano bellissime a
vescovo in cui vescovado erano ci volse Non ebbe luogo; sicch si mise a passare ed a dare l'ordine a queste nuove ed alle prime diede alcuno redutto dove aveano lor vita. E disse a queste nuove: Iddio sia vostra guardia, che mestier vi fa, tale la vostra etade
prima.
provvedere.
e vostra condizione
grandi e temuti
e pur voleano
;
contutte
le donne aveano gran fama di santit e di buona vita; ma pur tra loro e segretamente intendeano a mangiare ed a bere bene, ed a lisciarsi, ed a farsi belle e poco a orazioni o a Dio, fuorc'alla vista di fuori, attendeano. Sicch Iddio, rimembrandosi della ingiuria fatta a quelle povere e veggendo costoro curar poco di lui e voler fama di bene, chiam uno angiolo e disse: Va, di' a Satan ch'io gli do licenzia di cercar e tentare le donne di cotal monistero, e di far tanto, che i lor mali intendimenti, i quali elleno tengono coverti, siano palesi per quella via che gli pare . Sicch Sa-
234
APPENDICE
tan tolse uno messo dei suoi, il quale egli avea lungamente trovato sottile e commisegli questa ovra; ed avea costui nome Rasis. Or si muove Rasis e piglia forma d'una vecchia e viene al monistero e fa domandar la badessa. Entra a parlar colici e dice che vuol mettere l dentro tre figliuole del re di Spagna, le quali elio non
vuole che
stero di
si
moni-
ch'elio
e vuol dare
cett
vane, e cerca
di
gretamente. Muovesi Rasis in forma d'uno gioil paese, e e trovati tre giovani
XIII,
;
di
XIIII, di
XV
dissimi
sicch lungo
avessono sembianza di barba e dice a loro Io sono uno giovane ricchissimo e sono figliuolo d'uno re, ed e amata una moniale di cotal munistero lungamente, p*erch' io la vidi passando per lo paese ed e abbandonato tutto mio stato per averla. Ora mandata una vecchia per
:
cotal
modo
Ora voglio
io
gliovi fare
ch'elle
sono
le
pi
belle
creature
io
del
mondo;
la
da
me
sarete ricchi.
Poi
mander
io,
d'intrarvi
vi potessi
.
sa-
remo
non
entrare
Bri ve-
altrimenti,
voi
APPENDICE
235
cia-
scuno
ducati
ccc
fiori,
d'oro, e disse
compier io mille a catuno . Fu fatto. Mo' si muove Rasis e dice a costoro Seguirete la vecchia che voi troverete a tal fiume, e andate oltra . Rasis va innanzi e ripiglia la forma della
:
vecchia e
mena
costoro e fue
al
munistero. Parla
diede anella di paglia che parieno d'oro, e dentrovi pietre, che parlano
carissime, e molte
fila
d'erba, che
diposito l dentro
serrati
tanto
le fanciulle
cos fatte, e
lo
maniera
di
perch nullo potesse sapere dov'elleno fossono menate. E disse c'aveano certi nomi, e mutoli!
loro, e disse:
nano qua;
vani di l
compagnia. Non v'erano celle per pi che per le dodici che v'erano prima. Disse la badessa: Infino ch'elle staranno in probazione giacciano con queste altre giovani . Rispose la vecchia: Ben dite . Poi dice la vecchia: E perch
236
APPENDICE
non rincresca ad alcuna, stiano quando coll'una e quando coll'altra . Rispose ciascuna: Ben
dice
,
e poi ciascuna
si
la vecchia, e dice
dentro di ch'ebbono quelle tre la prima notte, scherzando insieme si furono accorte com'elleno erano accompagnate, e dissono O com' questo? . Risposono quelle, ciascuna per s: Noi siamo figliuoli del Re, ma acquistocci d'una sua parente. voluto che noi siamo qui tanto, ch'el ce ne vuole mandare in altro paese, perch noi risomigliamo la donna ed egli n' biasimato . Di ci fu bisogno di poco di contendere stettono insieme e poi scambiando le celle, cos and la cosa con tutte sicch tutte diceano alla badessa che non furono mai vedute pi oneste donzelle. Lasso molte favole che si leggono dei portamenti loro, e dello spesso tornare della vecchia; e brievemente vi dico che in sei mesi elleno furono tutte gravide. Furono alla badessa e s le manifestarono tutto. La bainvisibile, e tenta
quelle
di
vizio carnale.
Le
tre
Io far
loro
vostri
la
padri
e fece
notte seguente
queste
donne misono uno di costoro nel letto di lei, e li altri due misono nel letto di due servigiali. Come s'andasse la cosa la dimane fu la badessa e le servigiali in concordia coll'altre. Mo' dicono
li
contrastanno. Tengonsi
ancora tre mesi poi se ne partono, che coloro sono presso al tempo del
APPENDICE
237
il
partorire, e dicono:
tesoro
La vecchia
mostrano le donne, c'ancor non sacciono lo fatto. Dicono a lei Queste vostre donzelle si vogliono partire, che dicono che non porriano durare in questa vita . Dice
vi viene
:
di buona ventura . ParQueste sono insieme a vedere lo tesoro truovano fiori ed erbe secche e paglia e pietre. Non sanno che farsi. Finalmente, come s'accordan tutte, manda la badessa per li parenti di tutte le donne, e dice loro che queste tre donzelle che v'erano entrate anno rotti i cofani, e sonsene andati con ogni cosa; e dice e' anno dato questa notte alle donne uno beveraggio, che nessuna si sentio e ancor dormono. I parenti dicono di voler vedere le donne. La badessa dice: Non il meglio; lassatele dormire . Dolgonsi ciascuno e passon come possono. Da indi a otto d una di quelle servigiali mise dentro uno converso; sicch la badessa e due delle donne la trovarono con lui, e fecionne gran romore. Sicch la servigiale disse: Io posso bene tenere uno di uno converso; che voi n'avete tenuti tutte tre, gi cotanti mesi. Qui fu il confanti e lavotendere e lo scoprire. Trassonvi ratori del luogo sparsesi la voce traevi il popolo della contrada, entrano dentro per forza, trovarono le donne co' corpi grandi; mettono la
vecchia:
Al nome
tesi
con
;
loro.
mano
altri
alle
le
pietre, e cos
;
li
lor
parenti
come
li
badessa arsone, e le servigiali sotterrarono vive, e quel converso arrostir, e andarono per quelle dodici povere che
lapidarono
e
la
238
APPENDICE
il
luogo e fecesi
una badessa, e vissono lungo tempo in grande santit. Que' tre giovani tornando a casa incontraro Rasis in quella forma d'uno giovane che venne a lor prima e dissongli: Come e, che voi non tornasti a noi? . Disse ch'era stato malato,
domandolli:
.
E come
:
avete
tu ci
fatto?
.
i
Or mi rendete
compi
Dissono coloro:
.
Anzi
il
migliaio
costui:
Voi non m'avete servito , e coloro, che non era stato per loro e stando sovra un ponte d'uno gran fiume, mischiaronsi insieme, e Rasis li prese e gittolli nel fiume ed affogaro.
le
sue ovre.
Novella
5.'^
[Reggim.,
X,
iv^).
Una Eromita
alla
lei
terra a
anni.
il
il
luogo
solitario era
luogo
Ebbe
in quella
chiesa maggiore, una gente di giovani che continovamente andavano e mandavano per farla indurre a peccato; e quella dava udienza a chiun-
APPENDICE
239
que
le
s con suo senno e con sua fermezza, ch'era tenuto il suo il maggior miracolo che mai s'udisse o trovasse d'alcuna donna costante. And a lei uno savio rilegioso del paese e biasimolla forte di questo
sona tanto ferma, che sendo cos continovo tentata che non stia a gran periglio di cadere . Questa rispose: Io non so che fanno l'altre; io per me vi dico, ch'io lasso dire costoro per
aver poi del tenermi maggior corona. Io mi sento che se quel serpente s ferma all'amor divino
che tent
tri
Eva con
dimoni venisse a mettere tutta sua forza in rompermi, io noi temeria . Questo religioso le disse Se' tu cos forte come tu mi di', tu puoi bene stare a udire, ma grande pericolo v' ; ed a queste parole si parto. Lo serpente che ingann Eva, udendo queste parole, disdegn e pens di farla rimanere ingannata, e fecele la notte venire in visione che uno figliuolo del re Tavea tolta per moglie e che questo figliuolo era succeduto nel regno, e che lo primogenito era morto e ch'ella sedea nella sedia della reina allato a questo re ed era reina e che questo re
:
le
La dimane quando
si
di-
mentic l'orazioni e in tutto il giorno non si ricord d'Iddio e '1 seguente d meno, e '1 terzo vie meno; ed ogni notte delle due seguenti le
240
APPENDICE
le parlasse.
questo re
Quando
il
ser-
la sent
acconcia a dilettarsi di
ci, et elio
una gran contessa e giunse con un gran romore di compagni al romitorio. Poi a' compagni disse che si traessono addietro, e con lunghe parole disse alla remita, come quel figliuolo del re era preso di lei avendo udita la
pigli forma di
sua fermezza e
torre
la
la
volea
re glie
l'avea
molto
conteso,
ma
veggendo pure
a sapere che
si
suo volere
e ch'egli le facea
mano
Or
ecco, poich
.
le
cose
s'accordano che
rispondi?
giurata
istato
Quella disse:
Ecco,
lui
io
mi non avea
in
verginit
ne castit e sono
tornate a
ancora
libero; e per
e dite
come
vi pare, ch'io
miato
la
contessa da
vesse essere
voler menare
sono per ubbidire . Prese comlei, come da colei che dosua donna, e partesi e pensa di
;
ci
lei
uno
re,
di
quelli
che
stare
le facea'
di
farle
insieme.
:
ci
viene
dello 'nganno
che
il
Serpente
avea
ed avegna che per troppa sicurt ch'ella di se le stesse bene ogni pena, va, e poni
silenzio al
Serpente
And
l'angelo e trov la
contessa gi tornata
al romitorio, e feceli
coman-
APPENDICE
241
innanzi. Allora la
forma del serpente, e disse alla romita: Io non ti posso pi offendere, per lo cotal comandamento ma 'almeno ti voglio dire che tu non
;
t'avvezzi a credere di
sapere pi di
cos
me
eh' io
.
sono
lo
ingannata
poi
di suoi
con fama
gran santit.
INDICE.
Introduzione
P<^g1.
Capitolo
Capitolo
II.
La
fanciulla
,,
35
,,
65
Capitolo
III.
,,
87
107
Capitolo
IV.
Capitolo
Capitolo
V.
VI.
IX.
,,
ti
119
e la serva
,,129
n
i35
,151
vari mestieri
....,,
>,
155
161
X.
Reggimento, Parte V,
vi-x,
xvii
,,
199
II.
I,
pagg. 163 ss
xxiii, xxiv,
216
III.
xxxi;
223
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