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Leadership e cambiamento aziendale: come gestire una crisi. Lezioni da una rivoluzione
24 Agosto 2011
Senza leadership non pu esserci n crescita n successo a lungo termine sia che si tratti di aziende, istituzioni o Stati, ma nei momenti di crisi, di grossi cambiamenti, di emergenze improvvise, di scandali, di fusioni che se ne riconosce la sua imprescindibile necessit (e importanza). Se fondamentale per le aziende, figurarsi per uno Stato al centro di una rivoluzione inaspettata... che, anche se su scala diversa, presenta le stesse sfide che solo un vero leader pu affrontare con successo. Parallelismi ed esempi inediti, spunti di riflessione e molto altro per mostrare la leadership nella sua vera essenza.
Il tema della leadership allordine del giorno, basta leggere i giornali e qualificati blog (http://www.internazionale.it/news/italieni-2/2011/08/08/la-mancanza-di-leadership/) degli ultimi mesi, degli ultimi giorni e sia nelle pagine politiche che in quelle di economia si sottolinea il venir meno della capacit di guidare i profondi cambiamenti in corso. Gli specialisti mettono in evidenza come la complessit della societ moderna fatta dintrecci di cui difficile vedere la trama renda confusi coloro che devono prendere decisioni urgenti, e a volte drammatiche, per gestire il cambiamento. Appare evidente analizzando i fatti che le soluzioni che funzionavano anche in un recente passato ora non sono pi adeguate e questo disorienta coloro che devono decidere. Smarrimento che nasce in quanto le soluzioni sovente non sono pi allinterno del perimetro operativo di riferimento (singola impresa, singola classe dirigente, singoli Paesi, etc.) , ma coinvolgano gruppi di omologhi e non, quali: imprese, istituzioni bancarie e finanziarie, servizi, infrastrutture, leggi, categorie amministrative, politiche e sindacali, etc. Le evidenze dei problemi che unimpresa deve oggi affrontare possono provenire sia dalla base, i dipendenti, sia da strutture che stanno sopra, la finanza, laccesso al credito, le norme.
In pratica, da una parte gli indignados (http://www.repubblica.it/esteri/2011/05/21/news/sfida_degli_indigados_al_governo_i_manifestanti_restano_in_pia 16560508/) giovani e meno giovani senza una prospettiva per il futuro (LOPS), dallaltra gli smottamenti finanziariopolitici.
ecologico, un caso di corruzione. Le difficolt maggiori le ho sempre constatate dopo. I nuovi dirigenti non sempre hanno le competenze per gestire processi gestionali complessi. Ed qui che lesperienza della vecchia guardia torna alla ribalta. Almeno nella fase di start up del nuovo sistema sovente utile, opportunisticamente parlando, mantenere negli snodi decisionali di gestione chi ne conosce i meccanismi, almeno sino a quando la nuova classe dirigente prenda confidenza con i processi di governance. Ho visto in unazienda richiamare in servizio dalla dorata pensione il patriarca affinch si potesse presidiare il periodo di transizione dal vecchio al nuovo. Poi la nuova lite lo ricompens con la presidenza onoraria a vita, senza poteri effettivi, ma con grandi onori. Questo processo di transizione pu causare, se protratto a lungo, disillusione, sconforto, abbandono fra le fila di chi ha promosso il cambiamento. Qual il baco di questo cambiamento che non si realizza al 100%?
Il mio pragmatismo applicato al business coaching, mia area dinteresse, mi porta a trovare gli elementi sperimentali a sostegno di queste affermazioni. Questa volta voglio invertire lonere della prova trovando una possibile similitudine con un processo rivoluzionario che ho seguito di persona come spettatore della prima fase e sperimentatore attento della seconda fase, avendo due punti di riferimento sul campo, prima e dopo il cambiamento. Logicamente il sottotesto disegna lanalogia con il mondo dellimpresa piccola, media o grande che sia. Cambia la scala, ma la complessit identica. Esula dal mio compito ricostruire la cronaca di quanto successo. Desidero evidenziare le fasi del processo di cambiamento.
Calma apparente
Parlando con amici tunisini (importanti commercianti) della situazione del Paese ne usciva, a fine Novembre 2010, un quadro molto positivo: economia in buono stato, turismo in continuo sviluppo, diminuzione dellemigrazione, salari in rialzo, crisi internazionale che aveva solo sfiorato il Paese, classe media in aumento. Ovviamente non si parl di politica. Argomento sempre rimasto tab. Agli occhi di un viaggiatore saltava agli occhi come negli anni la Tunisia si fosse trasformata: autostrade, infrastrutture nuove, centri turistici moderni, marine attrezzate, servizi pubblici decenti, sicurezza nelle strade, disciplina nel traffico, esplosione di internet point e diffusione capillare di cellulari. Quindi a un osservatore esterno (e ai miei conoscenti) a Novembre 2010 non erano evidenti segnali premonitori di quella che sar chiamata la rivoluzione dei gelsomini (il fiore nazionale) e che sarebbe scoppiata dopo pochissime settimane con lo slogan Ben Al dgage (trad.Bel Al vattene) e che diede il la alla cosiddetta Primavera Araba (http://www.stratfor.com/weekly/20110815-re-examining-arab-spring?utm_source=freelistf&utm_medium=email&utm_campaign=201108) , moti rivoluzionari che si espandono in molti altri Paesi arabi.
Vessato dalla polizia per il proprio piccolo commercio illegale, esasperato dallo schiaffo ricevuto da una donna poliziotto a seguito delle proprie proteste per il sequestro della mercanzia, il giovane si dato fuoco di fronte alla sede del governatorato (regione) nella citt di Sidi Bouzid. Da quel giorno sono iniziate proteste di piazza, che si sono estese a varie zone del paese, di giovani che condividevano la frustrazione per la disoccupazione, la corruzione della polizia, lindifferenza delle autorit e della politica, il rialzo dei prezzi dei beni di prima necessit. Motivazioni molto specifiche. La brutalit della repressione, linsensibilit alle questioni giovanili, la sottostima della determinazione dei manifestanti, ma soprattutto lincapacit del Governo di elaborare un progetto di vero cambiamento partecipato e condiviso, non solo di facciata, non riuscita ad arginare le manifestazioni di piazza che si trasformarono in veri moti rivoluzionari portando a galla tutta la profonda frustrazione della giovent per lassenza di libert di espressione, per la mancanza di prospettive (LOPS, lack of perspectives syndrome), per una societ basata sul clientelismo per ottenere anche ci che spetta di diritto. Le analogie con situazioni aziendali anche se con coloriture pi tenui sono evidenti Cito esperienze dirette. Primo caso, Festival di Cartagine, presenza di cantanti e musicisti provenienti da molti paesi arabi, gli spalti dellantico teatro romano in cui si tengono i concerti sono gremiti di giovani che si alzano per ballare o cantare e subito la polizia interviene con manganellate e ceffoni per calmare unesibizione di allegria. Alcuni spettatori sono portati in caserma per accertamenti o arruolati seduta stante come reclute per il servizio militare. In quante aziende non ci sono luoghi od occasioni di confronto strutturato con la dirigenza? La rilevazione del cosiddetto Clima interno tramite questionari anonimi non ancora prassi diffusa. In molte imprese vengono fatte riunioni informative fra quadri e alta dirigenza, una o due volte allanno. Oggi il web 2.0 permette di gestire corporate forum o corporate blog, come ben spiegato nel libro: Corporate reputation in the era of Web 2.0: the case of Primark (http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1362/026725709X479309) . Secondo caso, la ricerca esasperante di un piston (sponsor per raccomandazione) per ottenere dei documenti, iscriversi in una scuola, ottenere la patente, entrare come cameriere in un albergo, ottenere una visita in ospedale o il passaporto. Questa era lossessione di tutti i giovani (il 45% della popolazione ha meno di 30 anni. Il 50% diplomato o laureato). In azienda, far parte della cordata giusta pu decidere la carriera del manager. Cos come avere uno sponsor ad alto livello. Ricordo il caso in cui un manager diede una valutazione di fine anno buona, ma non eccellente, a un collaboratore. Sotto la pressione dello sponsor, questo collaboratore pass addirittura in linea diretta col capo del valutatore che ripristin una valutazione ottima. Lincapacit di una leadership politica arrogante di elaborare un progetto di riforme vere si rivoltata contro s stessa portandola alla fuga e alla condanna. Ma quale potere oscuro si celava dietro questi movimenti rivoluzionari?
La cyber revolution
Il regime ha cercato dingaggiare una cyber war (http://www.forbes.com/sites/jeffreycarr/2011/01/15/intunisia-cyberwar-precedes-revolution/) (guerra cibernetica) con i netizen (network citizen, cittadini del network) sabotando Facebook o utilizzandolo per individuare i blogger. Cos che i rivoltosi passarono a Twitter che non si appoggia a un server. Anche questo un messaggio forte per le imprese: il web 2.0 con i suoi corollari sono unarma potentissima per chi la sa usare. Crea reputazione di marca o prodotto, fedelt nei consumatori, attrazione di nuovi clienti, aggiornamenti continui sulle novit, input per innovazioni e invenzioni di prodotto o processo, senso di appartenenza, di mobilitazione, di partecipazione (Londa anomala. il libro che ti consiglio di leggere al pi presto). Cito i casi aziendali di Unilever con il lancio di Dove, della societ Dell che riusc a migliorare il proprio indice di
soddisfazione presso i clienti per il postvendita, di Procter&Gamble per gli assorbenti intimi femminili, della HP per parlare con i propri clienti tramite il blogging, della Lego che riesce a mobilitare i propri migliori clienti ambasciatori Lego, della Best Buy che ha creato un contatto fra commessi che lavorano a grande distanza, etc.
pi diffuso in lingua francese. La data di chiusura delle liste stata il 2 Agosto! Le elezioni politiche sono state posticipate al 23 ottobre 2011. Ma se lindifferenza che sembra aver contagiato anche chi ha preso parte attiva alle rivolte persister, assisteremo a una diserzione degli elettori con conseguenze drammatiche non solo per la transizione democratica, ma anche per la stabilit del Paese e per la sua pace sociale (La Presse de Tunis, 24 luglio 2011, pg. 5). Questo il paradosso tunisino. Anche la ricerca empirica sul campo mi conferma questo fatto. Gli intervistati mi hanno trasmesso la sensazione che per loro il pi era fatto: hanno conquistato la libert scacciando loligarchia al potere. Stop.
Ho ricordato come in alcune aziende in fase di cambiamento si richiamino dalla pensione alcuni personaggi del passato in attesa che si istalli la nuova lite, se c. capitato a un tempo famoso marchio delle vendite a distanza, dove nella fase che doveva portare al vero cambiamento, poi sfociato in una amministrazione straordinaria pilotata, era stata richiamata in servizio una figura del passato con un ruolo non ben definito che aggiungeva complicazioni a una situazione che invece richiedeva freddezza, efficacia dazione, consenso delle parti coinvolte, focus sul core business e le nuove tecnologie e, soprattutto, etica.
La reazione al cambiamento
In alcune zone della capitale e del Paese, inoltre, ci sono i sabotaggi della vecchia guardia che tenta una disperata rvanche, o quanto meno un sabotaggio del processo in corso,prezzolando squadre di teppisti che portano caos e violenza, assalti a commissariati, saccheggi, disordini... tant che a Tunisi sono sorti comitati popolari di quartiere per garantire la sicurezza dei cittadini. Anche se in generale, durante la mia presenza, la situazione era tranquilla. Ma proteste a Tunisi (http://www.huffingtonpost.com/huff-wires/20110815/ml-tunisia-protests/) sono sempre dietro langolo se la transizione non verr portata avanti. La vecchia guardia si fa viva anche con azioni pericolose, quali lo sventato attentato al gasdotto (http://www.diariodelweb.it/Articolo/Mondo/?d=20110719&id=209586) che porta il gas algerino passando dalla Tunisia (citt di Zagouan) alla Sicilia. Il Governo in carica lha definito atto criminale per favorire la destabilizzazione del Paese. Lesercito rimane, oggi, lunica istituzione organizzata in grado di garantire la tenuta del Paese. Il processo di transizione dal vecchio al nuovo sembra inceppato. Le conseguenze incominciano a farsi sentire anche a livello economico con la caduta perpendicolare degli introiti del turismo. La Tunisia non un esportatore di petrolio o di gas come i suoi vicini (Libia e Algeria). Un altro dato di fatto che un sistema democratico, inteso in senso occidentale, deve generare un surplus economico da ridistribuire alla popolazione. Esula dalla nostra analisi fare congetture sul futuro del Paese. Torniamo alle analogie con il cambiamento in azienda.
I gangli vitali dellazienda devono essere presidiati per mantenere attive le funzioni essenziali. Se il ruolo delle Human Resources continua a essere importante anche nella fase postcambiamento, il leader deve avere con s altre due figure o funzioni: il Direttore Finanziario (CFO , Chief Financial Officer) e lIT (Information Technology). Sono queste tre funzioni (H.R., CFO, IT) che rimangono sino allultimo anche in caso di dismissione dellazienda, come dimostrano i tanti casi di imprese e istituzioni che chiudono. Quindi sono funzioni essenziali. Il CFO deve controllare la cassa, assicurare i finanziamenti per i servizi essenziali, gli stipendi dei dipendenti, il pagamento dei fornitori e controllare gli incassi dai clienti, oltre a mantenere saldi i contatti con le banche. Parliamo di gestione ordinaria non strategica. LIT il sistema nervoso di unimpresa. Attraverso questa funzione si tiene sotto controllo tutta lazienda, la sua operativit, le sue comunicazioni, le sue performance, il centro e le sedi nel mondo. Mantenere al loro posto i professional (gli specialisti di una specifica materia) unaltra mossa che nel cambiamento utile per la continuit delle prestazioni di base: servizio postvendita, contabilit e amministrazione, vendite, logistica, produzione, sicurezza. Prima di rimuovere i direttori di funzione o di area occorre essere certi che esista un vice non compromesso con lancien rgime che possa prenderne il posto o che sia veloce una sostituzione efficace con un nuovo manager fatto rientrare da una filiale estera. Da evitare il dissolvimento di tutti i top manager delle aree strategiche. Pena il caos. Alcuni si allineeranno per opportunismo alla nuova situazione, altri sapranno che hanno vita breve ma rimarranno per massimizzare le buone uscite compiendo un buon lavoro di fine corsa, altri dovranno invece essere rimossi dimperio anche perch il nuovo leader deve dimostrare che determinato a portare a termine il cambiamento. In qualche caso utile essere autoritario. La nuova leadership deve essere abile a costituire un mix competenziale e manageriale (vecchio e nuovo) per gestire la fase di transizione.
Purtroppo riscontro in molte situazioni imprenditoriali, soprattutto nelle PMI, una bassissima conoscenza dellutilit operativa del controllo di gestione, a volte assente o visto come una derivata dellamministrazione. Cos che i piani di lancio di un marchio, di una nuova linea di produzione non sono cubati se non in modo approssimativo. In caso di diversificazione aziendale, dallessere 100% terzisti a lanciare un prodotto finito B2B (da azienda ad azienda) o B2C (da azienda a cliente finale) si usa un conto economico industriale che trascura o complica la lettura delle nuove voci commerciali. Inoltre ho riscontrato una scarsa confidenza col significato operativo di margine e di quota di mercato. Essere veri leader del cambiamento significa governare queste complessit.
Il Paese ha molte differenze fra le regioni occidentali pi ricche (turismo, industrie, servizi) e quelle orientali pi arretrate (agricoltura). Unaltra complessit che coinvolge la governance del Paese. La rivoluzione tunisina potrebbe rischiare meno di impantanarsi se lattuale governo di transizione o altri opinion maker riuscissero a convincere un pugno di connazionali espatriati, tecnocrati di alto livello, con formazione internazionale e manager di importanti multinazionali a rientrare in patria per occupare ministeri tecnici (sviluppo economico, comunicazioni, trasporti, commercio estero, etc.) e recuperare in efficienza, riducendo lanarchia. Alcuni di questi tecnocrati lavorano per conglomerate globali a Dubai, a Londra, Parigi, New York. Logico che i tecnocrati devono ricevere rassicurazioni sulla propria permanenza nella nuova lite del Paese. Quindi si muoveranno solo se la nuova leadership fortemente determinata e con i mezzi per lempowerment a medio e lungo termine (condizione valida anche per lazienda). Il leader ha bisogno, lo ripeto, di tecnocrati che costituiranno la futura lite. I tecnocrati che sono motivati a capire le sfide della democrazia si formano allAsh Center for Democratic Governance and Innovation (http://www.ash.harvard.edu/Home/Programs/Democratic-Governance) di Harvard. Gestire le rivoluzioni democratiche e la loro governance richiede, preventivamente, studio severo e applicazione. Improvvisazione e approssimazione, coppia sicuramente a volte impetuosa e creativa, non assicurano un successo duraturo nel tempo,n nei cambiamenti sociali n in azienda. Attenzione al mito dellesperienza, tanto caro alla vecchia guardia, a volte solola somma degli errori del passato (cit. da Oscar Wilde). Oggi occorre lideazione: concepire, concretizzare e gestire soluzioni nuove.
Comunicare il cambiamento
In azienda, altra lezione che possiamo trarre dallesperienza della rivoluzione dei gelsomini, i collaboratori devono essere informati su ci che sta succedendo. I rumors non si potranno evitare, ma ci che deve essere comunicato sar ponderato nei contenuti, nei tempi, nei modi e nei media. Un delicato, ma imprescindibile lavoro di pubbliche relazioni. Lincertezza peggiore di una cattiva notizia. Uninfezione che debilita. Con ripercussioni sul morale, la performance, la fiducia nei nuovi vertici. Mancanza di governance anche quando i dipendenti apprendono le notizie sulla situazione della propria impresa dai media. Oggi, labbiamo visto, luso del web 2.0, ma anche di unattenta comunicazione ufficiale a cascata indispensabile. Logico che occorra sapere nello specifico ci che si dice e ci che si vuole attuare e non solo lanciare slogan o fare la lista delle intenzioni. Oggi la pubblica opinione interna ed esterna riconosce la sostanza dal suo packaging. Lesperienza insegna che meglio, se il piano di risanamento non gi stato definito, annunciare la data a breve termine in cui esso verr reso pubblico, piuttosto che inviare, caso reale, sibilline email in cui ognuno ci legge la preoccupazione che vuole. Un esempio la crisi di una grande istituzione sanitaria milanese scoppiata allimprovviso con conseguenze anche drammatiche. Provate a leggerla alla luce di quanto detto nelle righe precedenti e riscontrate se la mia analisi sul processo di leadership, di cambiamento e di governance sia realistica e pratica.
Il leader deve esserne consapevole e valutare dove trovare le risorse e come gestirle nel medio periodo. Il calcolo dei vantaggi (R.O.I. ritorno sullinvestimento) da vedersi nel breve e nel lungo termine. Ad esempio, assicurare la leadership di mercato dellecosistema Android (http://it.wikipedia.org/wiki/Android) , basato su kernel Linux (licenza duso open source), e mantenere sotto contratto 231 operatori di telecomunicazioni e 39 fabbricanti di hardware ( Samsung, HTC, LG, etc.) senza privilegiare Motorola, che in effetti un concorrente di questultimi. Courageous leadership, appunto.
Fegato e leadership
Chi vuole diventare un vero leder deve avere il fegato per affrontare situazioni urgenti, drammatiche, gravi, o rivoluzionarie come fusioni, acquisizioni, partnership, dismissioni, diversificazioni, internazionalizzazioni, diventare public company, cambiamenti di posizionamento di un marchio mondiale. Cito Burger King che sta cambiando di 180 la propria strategia globale di marketing. Chi vuole salire nella gerarchia aziendale e affermarsi come leader deve avere la consapevolezza, lenergia, il coraggio e le competenze per accettare di essere promosso a Sales & Business Development director per lI.M.A. (India, Middle East, Africa) con lobiettivo di raddoppiare le vendite (esempio vero di un top manager che ho seguito nello sviluppo della sua carriera) per la propria azienda, fra le top di Fortune (http://www.fortune500list.info/) . Ma quindi un vero leader un superuomo? La vera leadership (http://www.hks.harvard.edu/) per pochi, questo un fatto. Un eccellente management per molti.
Leader e successione
Quando il leader si accorge che la fase di governance, dopo un periodo di applicazione, sempre pi breve ai giorni nostri, sta incrostandosi di burocrazia, lentezza, rendite di posizione, perdita di performance, malcontento, lontananza dei vertici dalla realt, se avveduto e capace di captare i segnali sottili della propria organizzazione e del mondo, si muover cos: opzione 1, fa ripartire egli stesso il processo di cambiamento opzione 2, prepara per tempo e in modo etico la transizione a una nuova leadership (es. Nelson Mandela (http://it.wikipedia.org/wiki/Nelson_Mandela) , Ferrero, Benetton). Tertium non datur, pena appunto, ci che la rivoluzione tunisina ci mette sotto gli occhi. Il cambiamento avverr comunque, prima o poi. Meglio condizionare gli eventi che esserne condizionati, regola doro anche per le aziende, enormi, grandi o piccole che siano. P.S. Una citt francese ha gi intitolato una via a Mohamed Bouazizi, il giovane eroe della rivoluzione dei gelsomini. E in Italia? Se stai vivendo situazioni concrete come quelle elencate: crisi, emergenza, cambiamento vero oppure se vuoi prepararti e sviluppare la tua leadership puoi contattarmi senza impegno. Ho in serbo per te un programma specifico e unico, ritagliato su misura per te, che ti dar risultati oltre le pi alte aspettative.
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