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Paolo Garimberti

Impero
la Repubblica - 20 marzo 2014
La politica adottata da Putin nei confronti della Crimea trova le sue basi ideologiche nellimperialismo della Russia zarista. Paolo Garimberti analizza gli elementi chiamati in causa dal presidente russo in merito alla questione della Crimea, ed evidenzia come egli non ricorra allesempio della politica estera sovietica, ma al concetto di Grande Madre Russia. Il suo modello non sarebbe, dunque, Stalin ma Caterina II la Grande, che sul finire del XVIII secolo tolse la Crimea agli Ottomani. Larticolo prosegue poi con un breve excursus sulla storia della dominazione straniera della Crimea: una storia che mostrerebbe come le mire imperialistiche russe sarebbero potute, prima o poi, riemergere. Secondo il Levada Center, unanimamente considerato il pi indipendente centro di sondaggi della Russia, oltre il 70 per cento dei russi approva la politica di Putin verso lUcraina e di conseguenza lannessione della Crimea. Il 67 per cento convinto che le forze nazionaliste o addirittura fasciste dellUcraina abbiano provocato la crisi e soltanto il 2 per cento critico verso il presidente. La cerimonia imperiale durante la quale Vladimir Putin, seduto a un tavolo con arabeschi dorati e circondato da tre soldati in alta uniforme, ha firmato il trattato di annessione della Crimea ha toccato i cuori e le menti dei russi. I nostri cuori non possono restare freddi. La nostra storia comune, le radici della nostra cultura e le sue origini spirituali, i nostri fondamentali valori e la stessa lingua ci uniscono per sempre, si legge in un appello di cento grandi nomi dellarte e della cultura, tra i quali Valerij Gergiev, direttore stabile della London Symphony Orchestra. Anche i tradizionali avversari o critici di Putin, compreso Mikhail Gorbaciov, si sono uniti al coro. [] Nel Dna secolare dei russi c sempre stata la vocazione imperiale. E Vladimir Putin, che la quintessenza di quello che l chiamano orgogliosamente un vero uomo (secondo unespressione molto machista della lingua di tutti i giorni, che si attaglia perfettamente allex colonnello del Kgb), lha risvegliata e solleticata, questa voglia di Impero, che la fine dellUrss pareva aver sopito. La grande differenza tra limperialismo sovietico, che Stalin agit con i discorsi alla radio in tempo di guerra, e che i suoi successori esercitarono in modo brutale con gli interventi fraterni in Ungheria e Cecoslovacchia, e limperialismo russo di oggi che questo non sostenuto da (o giustificato con) unideologia. Putin un realista pragmatico, qualcuno dei cantori che fioriscono attorno al Cremlino, come in tutte le corti imperiali, lo accosta addirittura a Henry Kissinger. Putin non invoca la vittoria del comunismo, o del socialismo realizzato come diceva Suslov, lideologo di Breznev. Bens fa appello alle radici, ai valori comuni della nostra storia, alla Grande Madre Russia, piroettando tra il comunismo ateo (che aveva appreso alla scuola del Kgb) e il patriottismo religioso. Se c un modello imperiale al quale ispirarsi per Putin questo impersonato da Caterina II, che i russi ricordano come Ekaterina Velikaja (Caterina la Grande), la prima ad annettere la Crimea nel 1784 sottraendola allImpero ottomano. E forse proprio a lei pensava Putin quando ispezionava gli impianti olimpici di Sochi, belli fuori e malconci dentro. Come erano i villaggi Potemkin, che lastuto consigliere della zarina preparava per le sue visite con facciate di cartone che nascondevano le brutture della realt. La Crimea, daltronde, un paradigma della vocazione imperiale della Russia. stata la causa di due guerre (quella russo-ottomana dal 1787 al 1792, dopo lannessione russa di tre anni prima e quella del 1854-55 con la quale inglesi, francesi e Regno di Sardegna, alleati con i turchi, cercarono di fermare lespansionismo russo verso Costantinopoli). stata lultima roccaforte dellArmata bianca antibolscevica. stata conquistata dai tedeschi, dopo leroica resistenza di Sebastopoli. Liberata dai russi nel 1944, declassata da Stalin, che laveva ripulita etnicamente dei tatari, da regione autonoma a semplice Oblast (provincia). E poi regalata dallucraino Krusciov con motivazioni piuttosto pretestuose (secondo alcuni perch era semplicemente ubriaco) allUcraina, quando per tutti si dicevano fratelli sotto lunica bandiera rossa dellUnione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Infine lasciata allUcraina da Boris Eltsin quando mor lUrss e la Russia era economicamente troppo affranta e politicamente troppo debole per avanzare rivendicazioni territoriali. Ed proprio da l, dalla rivendicazioni di tutto ci che russo (o comunque slavo) per storia, lingua e tradizioni, che partito Putin per soddisfare le brame imperiali del vero uomo russo: che siano lAbkhazia e lOssezia (per le quali ha fatto una guerra alla Georgia), la Crimea o perfino la piccola repubblica di Trans Dnestr per finire, come scrive lo stesso Navalnyj, con lUcraina e la Bielorussia. Quando Putin disse che la fine dellUnione Sovietica era la pi grande tragedia della Storia non pensava al colosso comunista, ma a un impero euroasiatico costruito sui fondamentali principi del nemico comune (latlantismo, i valori liberali e democratici, il dominio geopolitico degli Stati Uniti), come scrisse in un libro del 1997 Aleksandr Dugin, oggi assai influente, insieme a un altro super-falco, Aleksandr Prokhanov, nel cerchio sempre pi ristretto dei consiglieri di Putin. [] Lunico che aveva avuto lintuizione che la vocazione imperiale russa potesse prima o poi risorgere dalle ceneri dellUrss era stato Bill Clinton quando aveva detto al suo sovietologo Strobe Talbott, che si lamentava dellerraticit del comportamento di Eltsin, bevitore, fumatore, donnaiolo: Meglio avere a che fare con un Eltsin ubriaco che con un suo successore sobrio. Cinque anni dopo al Cremlino arriv Putin. Sobrio, glaciale, marziale. E imperiale.

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23/03/2014

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