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FILOSOFA PRATICA E PHRNESIS Enrico Berti Universit degli studi di Padova enrico .berti@urdpd.

it

Abstract

In his book Truth and Method, H.-G. Gadamer promoted the renaissance of Aristotle's practical philosophy. In his interpretation, however, practical philosophy tends to be identified with phrnesis, i.e. with practical wisdom. For Aristotle practical philosophy is a scientific knowledge (epistme), although less rigorous than theoretical philosophy, and uses demonstrations, though its demonstrations are valid in most cases, but not always. Practical philosophy, moreover, employs a dialecfical method, consisting in the discussion of different opinions (phainmena) in the light of the most reputed premises (ndoxa). Phrnesis, on the other hand, is a virtue, i.e. an excellence of reason, consisting in the capacity of good deliberation, i.e. of choosing the means which are the most apt to attain a right goal. Consequently, for Aristotle, the phrnimos (wise man) does not need to be a philosopher, whilst a philosopher, if he wants to attain the Sophia (theorefical wisdom), must be a phrnimos. Key words: Aristotle, Gadamer, scienfific knowledge, virtue, method.

Recibido: 11-07-2011. Aceptado: 08-11-2011. Tpicos 43 (2012), 9-24

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Resumen En su libro Verdad y Mtodo H.G. Gadamer foment el renacimiento de la filosofa prctica de Aristteles. Sin embargo^ de acuerdo a su interpretacin, lafilosofaprctica tiende a ser identificada con la phrnesis, i.e. con la sabidura prctica. Para Aristteles, la filosofa prctica es un conocimiento cientfico (q)istme), si bien es menos rigurosa que lafilosofaterica, y hace uso de demostraciones, aimque sus demostraciones no son siempre vlidas, sino slo en la mayora de los casos. Adems, la filosofa prctica emplea un mtodo dialctico que consiste en la discusin de diferentes opciones {phainmena) a la luz de las premisas ms aceptadas (ndoxa). La phrnesis, por el contrario, es una virtud, i.e. una excelencia de la razn, que consiste en la capacidad de llevar a cabo una deliberacin correcta, i.e. escoger los medios que resulten ms aptos para alcanzar un fin adecuado. Consecuentemente, para Aristteles el phrnimos (hombre sabio) no necesita serfilsofopero, en cambio, elfilsofoque desea alcanzar la sopha (la sabidura tcnica), debe ser un phrnimos. Palabras clave: Aristteles, Gadamer, conocimiento cientfico, virtud, mtodo. Una delle espressioni pi sigrficative dell'attualit della filosofia pratica di Aristotele stata senza dubbio quella che i suoi critici harmo chiamato "riabilitazione"* e i suoi estimatori hanno chiamato "rinascita della filosofa pratica"^. Essa ha avuto inizio con la pubblicazione di Verit e mtodo di Hans Georg Gadamer (1960), che ha seguito di due anni quella di The Human Condition, owero Vita activa, di Harmah Arendt (1958), poich nei libro di Gadamer era contenuto un capitolo intitolato "L'attualit ermeneutica di Aristotele". A dire 11 vero Gadamer aveva sostenuto la tesi contenuta in questo capitolo gi nei saggio Praktisches Wissen, scritto nei 1930 per xina Festschrift in onore di Paul Friedlnder mai pubblicata e uscito solo nei V volume
^Cfr. M. Riedel [Hrsg.], Rehabilitierung der praktischen Philosophie, 2 voll., Freiburg i. B. 1972-1974. 2Cfr. F. Volpi, La rinascita dellafilosofiapratica in Germania, in C. Pacchiani [a cura], Filosofia pratica e scienza politica. Abano 1980, pp. 11-97. Tpicos 43 (2012)

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dei suoi Gesammelte Werke^. Ma anche se tale saggio fosse stato pubblicato subito, sicuramente non avrebbe prodotto l'effetto del capitolo citato di Verit e mtodo, perch il successo di quest'ultimo stato determinato dalla crisi di fiducia nelle scienze sociali, ritenute incapaci, a causa della loro "avalutativit", di orientare la prassi, crisi verificatasi intomo al 1968 e denunciata nel Positivismusstreit*. Questa crisi ha indotto irxfatti a vedere nella filosofia pratica di Aristotele - oltre che, sia pure in misura minore, in quella di Kant - la possibilit di un discorso razionale, quindi controllabile, condivisibile da tutti, e tuttavia anche pratico, cio capace di formulare giudizi di valore e quindi di fomire criteri per l'agire. Bench in Verit e mtodo il richiamo alla filosofia pratica di Aristotele consideri questa solo come uno dei possibili modelli dell'ermeneutica (accanto alie "scienze dello spirito", alia retorica, all'estetica e all'ontologia lingistica), esso ha avuto una fortuna immensa nel decennio successivo, grazie anche ai contributi di Joachim Ritter e della sua scuola^ il che ha portato lo stesso Gadamer a sottolineame l'importanza proprio nella raccolta dedicata alia "riabilitazione"* e poi nel cosiddetto secondo volume di Verit e mtodo''. Tuttavia tale "riabilitazione" stata caratterizzata sin dall'inizio da un'ambiguit, voluta dallo stesso Gadamer, cio dall'identificazione della filosofia pratica di Aristotele con quella che questo stessofilosofochiamava phrnesis, cio la virti dianoefica della ragione pratica. lo ho denunciato tale ambiguit come una confusione

^H.-G. Gadamer, Praktisches Wissen, in Id., Gesammelte Werke, Bd. 5, Tbingen 1985, pp. 130-148. *Cfr. H. Maus u. F. Frstenberg [Hrsgg.], Der Positivismusstreit in der deutschen Soziologie, Neuwied-Berlin 1969, trad. it. col titolo Dialettica e positivismo in sodologia, Torino 1972. ^Cfr. J. Ritter, Metaphysik und Politik. Studien zu Aristoteles und Hegel, Frankfurt a. M. 1969, trad. it. a cura di G. Cunico, Csale Monferrato 1983; G. Bien, Die Grundlegung der politischen Philosophie hei Aristoteles, Freiburg/Mnchen 1973, trad. it. Lafilosofiapolitica di Aristotele, Bologna 1985. *H.-G. Gadamer, Hermeneutik als praktische Philosophie, in Riedel, op. cit., I, pp. 325-334. /TI.-G. Gadamer, Wahrheit und Methode - Ergnzungen, Tbingen 1985, trad, a cura di R. Dottori, Milano 1995. Tpicos 43 (2012)

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in un convegno a Gallarate, al quale partecip lo stesso Gadamer^, suscitando qualche benvola protesta da parte dell'autore. In realt si trattava non di una confusione, inconcepibile in un fillogo come Gadamer, perch questi aveva ben chiara la distinzione tra le due forme di sapere, bensi di una identificazione voluta, consapevole, esplicita, come risulta dalle pagine di Verit e mtodo sia nel primo che nel secondo volume, e come era gi implidto nella nozione di
praktisches Wissen, risalente al 1930.

Mi si consenta di riportare i passi di Verit e mtodo in cui taie identificazione presente. Anzitutto vale la pena di rileggere Tesordio del capitolo su "L'attualit ermeneutica di Aristotele": A questo punto della nostra ricerca si introduce im gruppo di problemi che abbiamo gi ripetutamente sfiorato. Se il problema ermeneutico si riassume in qualche modo nel fatto che il dato storico trasmesso deve essere compreso come sempre idntico eppure anche sempre in modo diverso, si tratta qui, dal punto di vista lgico, della questione del rapporto tra universale e particolare. La comprensione allora un caso particolare di applicazione di qualcosa di universale a una situazione concreta e determinata. Acquista cosi uno spciale significato, per noi, Vetica aristotlica, a cui abbiamo gi accennato nelle considerazioni introduttive sulla teoria delle scienze dello spirito. Beninteso, in Aristotele non si tratta del problema ermeneutico e meno ancora delle sua dimensione storica, bensi della esatta valutazione della parte che ha la ragione nell'agire etico. Ma ci che ci intressa appunto che qui si tratta di una ragione e di un sapere che non sono staccati da un essere divenuto, bensi sono determinati da questo essere e determinanti per lui^. Nell'etica aristotlica dunque contenuto im "sapere" coinvolto nell'essere divenuto, cio nella vita, nella prassi, determinante per questa e determinato da questa. Come si vede subito dopo, questo
*E. Berti, Saggezza efilosofiapratica, in Aa. Vv., Imperativo e saggezza, Genova

1990, pp. 35-47. ^H.-G. Gadamer, Verit e mtodo, a cura di G. Vattimo, Milano 1972, p. 363 (corsivo nel testo). Tpicos 43 (2012)

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sapere corrisponde a cio che Aristotele chiama "flosofia praca" o anche "scier\za politica". Scrive infatti Gadamer: n problema che si pone di vedere come possa esservi un sapere filosfico dell'essere morale dell'uomo, e che funzione abbia, in taie essere morale, il sapere filosfico stesso. Se il bene si presenta all'uomo sempre nella concretezza particolare dlie single situazioni nelle quali egli viene a trovarsi, il sapere filosfico dovr appxmto guardare alla situazione concreta riconoscendo, per cosi dire, cio che essa esige da lui, o, in altre parole, colui che agisce deve vedere la situazione concreta alla luce di ci che in genrale si esige da lui. Ci pero, negativamente, significa che un sapere genrale che non sa applicarsi alia situazione concreta rimane privo di senso, e anzi rischia di oscurare le esigenze concrete che nella situazione si fanno sentir*". Qui l'autore parla di un "saperefilosfico",il quale ha per oggetto il bene, ma un bene che si presenta sempre solo nelle situazior particolari. Ci corrisponde perfettamente a quella che Aristotele, all'inizio dell'Ecfl Nicomachea, diiama "scienza politica" {epistme politik), la quale ha per oggetto il "bene umano" (o anthrpinon agathn), che essenzialmente il bene della polis (da cui la qualifica di "politica"), perch il bene del singlo, secondo Aristotele, parte del bene della citt, in quanto pu realizzarsi solo all'intemo di questa". Altrove lo stesso Aristotele chiama questa scienza "filosofa pratica"*^ inaugurando tale espressione destinata a durare nei secoli almeno fno a Kant e resuscitata nei seclo XX dalla "rinascita" di cui sopra. Di questo bene, oggetto della filosofa pratica, Aristotele afferma che esso presenta "differenze" e "variazioni", nei senso che la stessa cosa, per esempio la forza o la ricchezza, in certe situazioni un bene mentre in altre pu essere causa di mali, per cui impossibile trattame con la stessa precisione (akrbeia) che propria dlie scienze matematiche, il cui oggetto urversale e immutabile. Nella filosofa pratica ci si dovr accontentare di parlare del bene "approssimativamente e a grandi ^Ivi, p. 364. "Aristotele, Etica Nicomachea 11,1094 a 25-b 5. "Aristotale, Metafisica R 1,993 b 20-21. Tpicos 43 (2012)

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linee", usando argomentazioni le cui premesse valgono non sempre, ma "per lo pi" {hos ep td pol), cio nella maggior parte dei casi, e le cui conclusioni pertanto hanno lo stesso carattere". Ma pi avanti, nello stesso capitolo di Verit e mtodo, Gadamer continua: chiaro che il sapere morale, cosi come Aristotele lo descrive, non un sapere oggettivo, colui che sa non sta di fronte a uno stato di cose che si tratti di registrare obiettivamente, ma immediatamente coinvolto e interessato a CO che ha da conoscere. Si tratta di qualcosa che egli ha da fare. Che questo non sia il sapere della scienza chiaro. In questo senso, la distinzione di Aristotele tra il sapere morale della phrnesis e il sapere teortico eW'epistme chiara, soprattutto se si tiene presente che per i Greci la scienza pensata sul modello della matemtica, cio di un sapere deirirrunutabile, xin sapere che si fonda su dimostrazioni e che perci tutti possono apprendere [...]. In contrapposizione a questa sder\za "teortica", le scier\ze dello spirito si connettono strettamente al sapere morale. Sono delle "scienze morali". D loro oggetto l'uomo e ci che sa di s. Questi pero si sa come un soggetto di azione, e il sapere che in tal modo ha di s stesso non mira ad accertare ci che . Chi agisce ha invece da fare con cose che non son sempre le stesse, ma possono essere anche diverse. In esse, egli scopre gli aspetti su cui ha da agir, n suo sapere deve guidae la sua azione*^. In questo passo chiara Tidentificazione del sapere morale, prima ricondotto alia nozione aristotlica di "filosofa pratica", con quella che lo stesso Aristotele nelVEtica Nicomachea chiama phrnesis e presenta come la virt (arete), cio Teccelleriza, la perfezione, della ragione pratica, cio la capacita di deliberare bene, ovvero di trovare i mezzi pi efficaci, di individuare le azioni pi idonee, a realizzare un fine che il bene per s stessi; per la propria famiglia e per la propria citt^^. Subito dopo, infatti, Gadamer rinvia all "analisi aristotlica
"Efh.N/c. 11,1094 b 12-28. "Gadamer, Verit e mtodo, pp. 365-366. e, Eth. Nie. VI5,1140 a 24-b 11. Tpicos 43 (2012)

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della phrnesis" per ricavare i caratteri del sapere morale, o pratico, di cui sta parlando. Questi son: 1) il fatto che, mentre un'arte (tchne) si impara e si pu dimenticare, il sapere morale non si impara e, una volta acquisito, non si dimentica pi; 2) il particolare modo di concepire il rapporto tra mezzi e fini, per cui questo sapere si orienta ora verso il fine ed ora verso i mezzi in vista del fine; 3) il fatto che il sapere morale comporta di per s stesso un tipo di esperienza, per cui in esso non vale la distir\zione tra esperienza e sapere che si fa opportunamente per la tchne; 4) il presupporre, da parte del sapere morale, un rapporto di amicizia che permette di dare dei consigli, per cui chi consiglia non uno che giudica in maniera estema e disinteressata, ma unito all'altro da uno specifico lgame, in base al quale egli stesso coinvolto nella situazione che deve giudicare'*. Tali caratteri corrispondono perfettamente alie caratteristiche della phrnesis delineate da Aristotele. La phrnesis infatti, 1) a differenza da altri abiti, cio dalla tchne, non si pu dimenticare^''; 2) consiste nella scelta dei mezzi pi idonei a realizzare un fine buono, cio dettato dalla virt etica (perci si distingue dell'astuzia, deintes, che sceglie i mezzi pi idonei a realizzare un fine qualsiasi)'^; 3) non riguarda solo gli universali, ma deve conoscere anche i casi particolari, i quali son oggetto di esperienza"; 4) irifine la phrnesis ha come suo aspetto particolare la "comprensione" (sungnme), la quale implica un "valutare" (gnme) "insieme" {sunY, cio insieme con l'altro in un rapporto coinvolgente. E dunque con riferimento alia phrnesis che Gadamer pu concludere il capitolo dichiarando: Se riassumiamo ci che dal punto di vista della nostra ricerca abbiamo ricavato dalla descrizione aristotlica del fenmeno etico e in particolare della virt del sapere morale, possiamo dire che l'analisi di Aristotele si presenta
come una sorta di modello dei problemi che si pongono nel compito ermeneutico'^^.

i'Gadamer, Vent e mtodo, pp. 368-375. ^'Eth. Nie. VI5,1140 b 29-30. )i 13,1144 a 6-8. 8,1141 b 15-18. i 11,1143 a 19-23. ^'Cadamor, Verit a mtodo, p. 376. Tpicos 43 (2012)

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Ci che viene presentato come modello deU'ermeneutica, come si puo vedere, aU'inizio era la filosofia pratica di Aristotele, mentre alia fine del capitolo la phrnesis, con la quale la filosofia pratica viene senz'altro identificata. Questa identificazione tuttavia non corrisponde al pensiero di Aristotele, per il quale la filosofia pratica una epistme, cio un abito della ragione teortica, ancorch orientata alia prassi e dotata di un mtodo particolarmente elstico, e come tale professata dal filosofo, mentre la phrnesis non ima epistme, ma un abito eccellente, quindi una virt, della ragione pratica, e come tale praticata dal politico. Non a caso Aristotele come personificazione della phrnesis indica "Pericle e i suoi simili", cio i politici che hanno fatto il bene della propria citt^^, mentre, quando discute sulla natura del bene come filosofo pratico, polemizza con Platone (amicus Plato)^ o con Socrate^*, cio con dei filosofi. Lo statuto epistemolgico della filosofia pratica risulta chiaramente dall'inizio diVEtica Nicomachea, dove Aristotele, dopo avere ricordato che ogni azione umana, comprese le arti e le scienze, tende ad un ne, cio ad un bene, e dopo avre mostrato che ci deve essere un fine ultimo, cio un bene supremo, si domanda di quale tra le scienze {tinos ton epistemn) esso sia oggetto, e risponde che esso Toggetto della pi autorevole e architettonica, cio della "politica" (poitik), aggettivo che sottintende chiaramente il sostantivo epistme, cio scienza^. Egli poi prosegue dicendo che la scienza politica stabilisce di quali scienze c' bisogno nelle citt e si serve "dlie altre scienze pratiche" (tais loipas praktikais ton epistemn), il che suppone che essa stessa sia una scienza pratica. Come tale, la scienza politica oggetto di una trattazione sistemtica, che Aristotele chiama mthodos, precisando che si tratta di una trattazione che anch'essa "politica" ed costituita presumibilmente dalla stessa Etica Nicomachea e dal trattato intitolato appunto Politica, che delVEtica la continuazione^^. Essendo una scienza, cio una "disposizione dimostrativa" (hxis apodeiktiky^, la scienza politica dimostra, cio fa uso di sillogismi dimostrativi, anche se le sue dimostrazioni non hanno la stessa pre"Ef/i. Nie. VI5,1140 b 8-11. 1096all-16. 1145b24. i 11,1094 a 1-27. i, 1091094 b 1-12. 1139b31. Tpicos 43 (2012)

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cisione (t akribs) delle dimostrazioni matemafiche, perch il suo oggetto, cio "le cose belle e giuste", owero "i beni", caratterizzato da variet e mutevolezza, perch uno stesso bene, per esempio la ricchezza o il coraggio, in certe situazioni pu essere causa di rovina e quindi diventare im male. Essa dunque in grado di "mostrare la verit" {taleths endeiknusthai), ma "in modo approssimativo e tipico" (pachuls kai tpoi), cio - precisa Aristotele - partendo da premesse che valgono "per lo pi" Qis ep ta pol) e giungendo quindi a conclusioni che valgono anch'esse "per lo pi"^^. Ci non le impedisce di essere un'autentica scienza, perch per Aristotele la scienza dimostrazione di ci che "necessario", come nel caso delle matematiche, o di ci che "per lo pi", come nel caso della fisica^'. La filosofia pratica, o scienza politica, secondo Aristotele, ricerca che cos' la felicita, la identifica con l'esercizio eccellente della funzione propria dell'uomo, cio con la virt, descrive le varie virt e insegna a praticarle, procedendo con mtodo dialettico, cio argomentando e confutando le opinioni degli altri filosofi, sulla base di ndoxa^. La phrnesis, invece, l'esercizio stesso della virt, cio il saper deliberare bene circa i mezzi pi idonei a raggiungere la felicita propria, della propria famiglia o della propria citt, e l'unico argomento di cui essa fa uso il cosiddetto sillogismo pratico^^ II mtodo dialettico caratteristico dellafilosofiapratica illustrato nel celebre passo che sta all'inizio del libro VII d'Eitca Nicomachea, dove, accingendosi a trattare dlVakrasa, Aristotele scrive: Si deve, come negli altri casi, dopo avre esposto i pareri (tithntas ta phainmena) e avre anzitutto discusso le aporie {diaporsantas), mostrare in tal modo il pi possibile tutti i giudizi condivisi {ta ndoxa) intomo a queste passioni, e se ci non possibile, almeno la maggior parte e i pi importanti; se infatti si risolveranno le difficolt e si preserveranno i giudizi condivisi, si sar dimostrato in modo sufficiente^^.
1,1094 b 12-22. n. Post. 130. 3fo/VII 1,1145 b 2-7. ^Hvi VI8,1141 b 18-22. 1 Vn 1,1145 b 3-7. Tpicos 43 (2012)

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Traduco phainmena con "pareri", perch in questo passo, come ha mostrato Owen^ il termine indica ci che opinano gli uomini, ossia le opinioni (dxai), e traduco ndoxa con "giudizi condivisi", ritenendo, a differenza da Owen, che i "pareri" e i "giudizi condivisi" siano cose molto diverse tra loro, poidi i "pareri" son messi in discussione, cio sono sottoposti a obiezior e criticati, mentre i "giudizi condivisi" devono essere preservati, cio non devono essere messi in discussione, ma devono essere considerati come dei criteri alia luce dei quali si giudicano i vari pareri. In fatto di etica quindi, cio di filosofa pratica, il mtodo consiste nel discutere i vari pareri alia luce degli ndoxa, rifiutando i pareri che varmo incontro a difficolta insuperabili e contrastano con gli ndoxa, ed accettando invece quelli che si mostrano in grado di risolvere le diffcolta e di rispettare gli ndoxa, possibilmente tutti gli ndoxa, o almeno la maggior parte e i pi autorevoli. Poich gli ndoxa son veri non sempre, ma solo "per lo pi", Tetica, cio lafilosofapratica, si accontenta di questo tipo di dimostrazioni, il cui carattere dialettico non ne eselude la scientifcita, bench si tratti di una scientifcita, per cosi dire, di secondo grado, quale possibile appunto ad una scienza pratica^^. n carattere assolutamente non scientifco della phrnesis risulta invece dalla trattazione specifca dedicata a questa virtu nel libro VI della Nicomachea, dove Aristotele, dopo avere definito la phrnesis come la capacita di deliberare su ci che buono ed utile per la vita buona in genrale, precisa: Ma nessuno delibera sulle cose che non possono stare diversamente, n sulle azioni che non possono essere compiute da lui stesso, cosicch, se vero che la sdenza con dimostrazione e che delle cose i cui principi possono stare diversamente non c' dimostrazione (perch queste possono stare tutte diversamente), e che non possibile
i riferisco airarcolo celebrrimo di G.E.L. Owen, "Tithnai ta phainmena", in Id., Logic, Science and Dialectic. Collected Papers in Greek Philosophy, ed. by M. C. Nussbaum, Ithaca (NY) 1986, pp. 239-251. Ho espresso alome critiche ad esso nei miei articoU II valore epistemolgico degli ndoxa secondo Aristotele, in E. Berti, Nuovi studi aristotelici, I, Epistemologia, lgica e dialettica, Brescia 2004, pp. 317-332, e ""Phainmena" ed "ndoxa" in Aristotele", in W. Lapini, L. Malusa, L. Mauro (a cura), Gli Antichi e noi. Scritti in onore di Antonio Mario Battegazzore, Genova 2009, pp. 107-119. Tpicos 43 (2012)

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deliberare intomo alie cose che son necessariamente, la phrnesis non sar n scienza n arte. Non sar scienza, perch 1'oggetto dell'azione pu stare diversamente, e non sar arte perch diverso il genere dell'azione e della produzione^*. L'identificazione delle due forme di sapere, compiuta da Gadamer, ha indubbiamente le sue radici in Heidegger, il quale, come ha mostrato Franco Volpi, nei suoi corsi universitari di Friburgo (191923) e Marburgo (1923-28), proponendosi di sviluppare il programma filosfico di una "ermeneufica della fatficit" e di una "analitica del Dasein", cio di una comprensione filosfica della vita umana, decise di adottare Aristotele, in particolare l'Etica Nicomachea, come sua guidais Quei corsi furono frequentati infatti da quasi tutti i futuri rappresentanti della "riabilitazione della filosofia pratica", cio lo stesso Gadamer, ma anche Joachim Ritter, Hannah Arendt, Hans Jonas, Leo Strauss. Ma tale identificazione, consapevole in Gadamer, si trasformata in vera e propria confusione in altri autori filolgicamente meno proweduti, contribuendo a generare - a mio awiso - il fenmeno chiamato in Germania philosophische Praxis e altrove philosophi-

cal counseling o "consulenzafilosfica"^*.A questo fenmeno peraltro harmo contribuito anche gli studi condotti in Francia da Pierre Hadot suU'anca filosofia greca come "esercizio spirituale" owero come "modo di vivere"37. Lo straordinario successo di questa tendenza si spiega col fatto che essa consente a tutti di considerarsi, in qualche modo, filosofi, a condizione semplicemente di atteggiarsi a "saggi" (termine corrispondente al greco phrnimoi), cio di "saper vivere", senza bisogno di studiare, di imparare, di leggere i libri dei filosofi.
^Eth. Nie. va 5,1140 a 31-b 6.
^'F. Volpi, Heidegger e Aristotele, Padova 1984, nuova edizione Roma-Bar 2010. 3Cfr. G. Achenbach, Philosophische Praxis, Klnl987, trad. it. col titolo La consulenza filosfica. La filosofia come opportunit per la vita. Milano 2004. A

questo proposito mi permetto di rinviare al mio saggio Pratichefilosofichee


filosofia pratica, in E. Ber, Nuovi studi aristotelici, vol. rV/2, Brescia 2010. ^T. Hadot, Exercices spirituels et philosophie antique, Paris 1981, trad. it. a cura di A. I. Davidson, Torino 2005; Id., Qu'est-ce que la philosophie antique, Paris 1995, trad. it. Torino 1998. Tpicos 43 (2012)

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per confrontarsi con essi, discutere, eventualmente anche confutarli. La filosofia pratica in tal modo viene ridotta a semplice "arte di vivere", cio ad una filosofia tutto sommato a buon mercato, simile a quella praticata nell'antichit da Diogene cinico. Tuttavia la "riabilitazione" dellafilosofiapratica di Aristotele, perseguita da Gadamer sino agli ultimi anni della sua vita, come risulta dalla sua traduzione con commento del VI libro dell'Eh'ca Nicomachea^^, ha condotto lo stesso Gadamer a una rivalutazione complessiva della filosofia di Aristotele, come risulta ad esempio dal seminario napoletano Metafisica efilosofiapratica in Aristotele^^, la quale contribuisce

con la pi grande autorit a sottolineare la presenza di questo filosofo nella filosofia del Novecento, manifestatasi anche in autori quali Hans Jonas, Alasdair Maclntyre, Martha Nussbaum, Hilary Putnam e altri. Un problema che spesso si pone a proposito dei rapporti tra filosofia pratica e phrnesis, una volta stabilito che si tratta di due forme di sapere diverse. Tuna "scientifica", nel senso aristotlico del termine, e Taltra "virtuosa", ugualmente nel senso aristotlico, anche se entrambe "pratiche", cio dirette ad orientare la prassi, se il filosofo debba essere anche phrnimos. Sembra accertato, infatti, che il phrnimos, per Aristotele, non tenuto ad essere anche filosofo - tale non fu, ad esempio, Pericle -, anche se al legisatore pu essere ufile conoscere le diverse cosfituzioni e distinguere quale la migliore nelle diverse situazioni, il che puo essere garantito, secondo Aristotele, da quella "filosofia concemente le cose umane" (he peri ta anthrpina philosopha) che non esiterei a identificare con lafilosofiapratica*^ Questo il motivo per cui lo stesso Aristotele ha tenuto dei corsi e ha scritto dei trattati di "scienza politica", destinati probabilmente ai govemanti, cosi come sembra avere scritto dei dialoghi Sul regno e Sulle colonie per il suo allievo Alessandro. La sua posizione resta tuttavia ben diversa da quella descritta da Platone nella Repubblica, per cui il govemante deve
^Aristoteles, Nikomachische Ethik, hrsg. u. bersetzt von H.-G. Gadamer, Frankfurt a. M. 1998. ^'H.-G. Gadamer, Metafisica efilosofiapratica in Aristotele, lezioni raccolte da V. De Cesare, Milano 2000. ^Sul tema mi permetto di rinviare, oltre che al gi citato vol. IV/2 dei miei Nuovi studi aristotelici, anche alla seconda edizione del mio Aristotele nel Novecento, Roma-Bari 2008. "E/i. Nie. X 10,1181 b 12-16. Tpicos 43 (2012)

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essere anche filosofo: per Aristotele il filosofo sembra piuttosto avere la funzione di consigliare, o di istruire, il govemante, o di scrivere trattati destinati al govemante. Meno chiaro , invece, se il filosofo debba essere, come abbiamo gi detto, lui stesso phrnimos. Qualche indicazione a questo proposito si puo ricavare, a mio awiso, da due passi, contenuti rispetfivamente nell'EiCfl Nicomachea e nelYEtica Eudemea e probabilmente tra loro paralleli, riguardanti entrambi il rapporto tra la phrnesis e la sophia, cio tra le due virt dianoefiche, o eccellenze della ragione, rispettivamente della ragione pratica e della ragione teortica. Nel primo passo, che conclude il libro della Nicomachea dedicato alie virt dianoefiche, Aristotele afferma che la phrnesis non signora della sophia n della parte migliore [della ragione, cio quella teortica], come nermneno la medicina lo della salute. Essa infath non si serve di questa, ma vede in quale modo questa si possa generare. [La phrnesis] infatfi d ordir (epitttei) in vista di quella [cio della sophia], ma non a quella. Inoltre sarebbe la stessa cosa se uno dicesse che la [phrnesis] polifica govema sugli di, per il fatto che d ordini su tutto ci che riguarda la citt*^. n fatto che la phrnesis dia ordini in vista della sophia, cio comandi quali azioni si devono compiere e quali si devono evitare per conseguir la sophia, sembra voler dire che essa necessaria alia sophia, cio che non si pu essere sophs senza essere phrnimos. vero che, a rigore, la sophia sembra coincidere pi con la filosofia teortica che con la filosofia pratica, anzi con la prima tra le "filosofie teorefiche", cio con la "filosofia prima", in quanto nello stesso libro essa definita come scienza dei principi e in Metaph. A 2 come scienza delle cause prime. Ed anche vero che, nel capitolo dedicato alia sophia, Aristotele porta come esempi di questa Tlete e Anassagora, dicendo che secondo la gente essi son "sapienti ma non saggi" (sophos mn phrnimous d'o), perch conoscono cose straordinarie, meravigliose, difficili e sovrumane, ma inutili, e perch non indagano beni umani*^. Questa tuttavia l'opinione della gente {phasin), e non detto che sia condivisa da Aristotele, anzi sembra proprio che Aristotele non
OT VI13,1145 a 6-11. M VI7,1141b 3-7. Tpicos 43 (2012)

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la condivida, perch in risposta al noto aneddoto riportato da Platone nel Teeteto, secondo il quale Tlete sarebbe stato deriso da una servetta tracia per il fatto di essere caduto in im pozzo mentre guardava le stelle*", egli riferisce nella Politica un altro aneddoto, secondo il quale Tlete, avendo previsto - grazie ai suoi calcoli astronomici un grande raccolto di olive, affitto tutti i frantoi disporbili a Mileto e a Ghio a mdico prezzo per poi noleggiarli a un prezzo molto pi alto quando venne il momento del raccolto, e dimostro in tal modo, grazie alia sua sopha, che ifilosofi,se vogliono, possono anche arricchirsi, ma non questo lo scopo per cui si affaticano^. In ogni caso il fatto di non indagare ber umani, per cui Tlete e Anassagora, secondo la gente, non sarebbero stati phrnimoi, non vale per la filosofia pratica. Pi problemi pone il passo dell'Eic Eudemea, famosissimo perch considerato da Jaeger un segno del carattere "teologizzante", e quindi giovanile, di quesf opera, anche se poi esso stato interpretato diversamente da altri studiosi. In questo passo Aristotele, dopo avere ugualmente ricordato che la medicina d ordini in vista della salute, aggiunge: il dio {ho thes) non govema dando ordini {epitaktiks), ma il fine in vista del quale la phrnesis d ordini {epittte) [...], poich quegli non ha bisogno di nuUa. Pertanto quella scelta e quell'acquisizione di beni naturali che pi di tutte produrr la theoria del dio, sia che si tratti di beni del corpo, o di ricchezze o di amici o di altri beni, questa sar la scelta migliore e questo sar il criterio pi bello. Quella invece che per difetto o per eccesso impedisce di curare e di indagare il dio (ton theon therapeein kai theorem), questa cattiva*^. . n passo ha dato luogo a interpretazioni opposte, a seconda che si sia visto in esso un riferimento al dio supremo del cosmo o al divino nell'uomo, cio all'intelletto. Secondo me il criterio migliore per interpretarlo di considerarlo parallelo al passo sopra citato della Nicomachea, perch entrambi trattano della phrnesis in quanto capace di
"Plat. Theaet 174 ab. Aristot. Pol 111,1259 a 6-19. ^th. Eud. Vni 3,1249 b 13-21. Conservo il testo dei manoscritti, rifiutando le correzioni di thes in theon o nous, proposte da vari editori. Tpicos 43 (2012)

FILOSOFA PRATICA E PHRNESIS

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dare ordini. II fine pertanto, in vista del quale la phrnesis d ordini non pu essere che la sopha, sia che questa venga intesa come esercizio dell'intelletto, sia che venga intesa come ricerca del dio, o indagine sul dio. In Metaph. A 2 infatti Aristotele dice che la scienza delle cause prime, cio la sopha, divina sia perch posseduta dal dio, sia perch ha per oggetto il dio, il quale "una delle cause e un qualche principio {ton aton ... kai arch tz's)"*^. Dunque praticare la sopha significa anche curarsi del dio e ricercare il dio, nel senso teortico, cio conoscitivo del termine. Naturalmente in questo contesto il termine theora e il verbo theorem non significano "contemplazione" e "contemplare", come spesso si crede, perch la contemplazione di Dio un concetto cristiano, introdotto dagli ordini monastici dediti alia vita contemplativa. In Aristotele theorem significa indagare, ricercare, studiare, come provato dal celebre esordio del libro Gamma della Metafsica: "c' una qualche scienza che studia (theoret) l'ente in quanto ente e le cose che gli appartengono di per s stesso". Di conseguenza la vita teortica {theoretiks bios) non ha nulla a che fare con la vita contemplativa in senso religioso, ma la vita dello studioso, dello scienziato, la vita che lo stesso Aristotele ha cercato di vivere anche se non sempre, per circostanze politiche, ci gli stato possibile. Poich il primo passo contenuto in uno dei libri comimi alie due Etiche, il suo parallelismo col secondo passo dimostra che i libri comuni dovevano appartenere originariamente alia Nicomachea, altrimenti VEudemea ripeterebbe due volte la stessa cosa. Ma, a parte questa considerazione, che intressa solo gli studiosi difilologia,resta il fatto che la phrnesis per Aristotele ha la funzione di orientare la prassi anche in vista dell'esercizio della sopha, cio della vita teortica, che per lui costituisce la felicita. del tutto inverosimile quindi che il filosofo pratico possa fare a meno della phrnesis, se compito della filosofia pratica precisamente determinare in che consista il bene supremo dell'uomo, cio la sua felicita, n passo delVEtica Eudemea interessante perch mostra che la vita teortica degna di lode anche da Tan punto di vista che potremmo definir religioso, o comunque riguardante gli di, senza tuttavia implicare una concezione antropomorfica del dio - che in greco sempre il nome di una specie e perci va scritto con l'iniziale minuscola, come "l'uomo" - , ossia senza implicare la concezione di un dio che d ordini come un padrone ai suoi . A 2, 983 a 8-10. Tpicos 43 (2012)

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servi. Esso mostra inoltre che il mrito di tale lode spetta precisamente alla phrnesis, in quanto essa la virt che spinge alla vita teortica.

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