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APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI

Indice
1. la matematica pre-ellenica 4
2. LEgitto (3100-1786 a.C.) 4
3. La Mesopotamia e i Babilonesi (2000-600 a.C.) 4
4. La Matematica Greca 5
4.1. Matematica pratica e teorica. 5
4.2. La tradizione teorica. 5
4.3. Era arcaica (VI-V sec. a.C. ) 5
4.4. Era classica (IV-II sec. a.C. ) 5
4.5. Era post-classica (II a.C. - V ) 5
4.6. La rappresentazione dei numeri. 5
4.7. Il problema dello zero e la geometria. 6
4.8. Linnito. 6
4.9. La scienza dellessere e del divenire. 6
4.10. La dimostrazione. 7
5. Talete di Mileto (624-546 a.C.) 7
6. Pitagora da Samo (570-495 a.C.) 7
6.1. Il quadriglio. 7
7. Socrate (470- 399 a.C.) 7
7.1. Linteresse per la morale. 8
7.2. La dottrina della memoria. 8
7.3. Sapere di non sapere. 8
7.4. Il Dimon socratico. 8
7.5. La maieutica. 8
7.6. La sducia nella scrittura. 8
8. Platone (428- 348 a.C.) 8
8.1. Laccademia. 9
8.2. Il mondo delle idee. 9
8.3. Fondazione della teoria delle idee: lanamnesi. 9
8.4. La scrittura: un veleno per la memoria. 9
9. Aristotele (384 - 322 a.C.) 10
9.1. Pensiero di Aristotele in generale. 10
9.2. La logica di Aristotele: il sillogismo. 10
Principi logici 10
9.3. Opere esoteriche ed essoteriche. 10
9.4. La critica alla teoria delle idee. 11
9.5. La verit dei fenomeni: sostanze ed universali. 11
10. crisippo (281 - 208 a. C.) 11
10.1. Concezione della logica. 12
10.2. Semiotica. 12
10.3. Sintassi. 12
10.4. Semantica. 12
11. Verit e dimostrabilit. 12
1
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 2
12. Eudosso di Cnido (408-355 a.C.). 13
13. Euclide di Alessandria (323-285 a.C.). 13
13.1. Gli elementi. 13
Assiomi 14
Postulati 14
13.2. Il concetto di punto. 14
13.3. Il metodo di Archimede e la composizione del continuo. 14
14. Limpero romano. 15
14.1. Claudio Tolomeo (100-175 a.C.) 15
15. il medioevo 15
15.1. Cristianizzazione dellintelletuale 16
15.2. Il monaco. 16
15.3. La quantit di S. Agostino 16
16. la matematica nellislam nellalto medioevo 16
16.1. Al Khwarizmi (780 - 850). 17
17. matematica in europa nellalto medioevo 17
17.1. Simbolismo: la nascita del + e della x. 18
17.2. Gerbert dAurillac 18
17.3. S.Anselmo 18
17.4. Fibonacci (Leonardo da Pisa) 18
17.5. La universit medioevali. 18
17.6. Le scuole dabaco. 19
17.7. Pietro Abelardo (1079-1142) 19
17.7.1. La scolastica. 20
17.7.2. Il problema degli universali. 20
17.7.3. Logica di Abelardo. 20
17.7.4. Capisco per credere. 20
17.8. Guglielmo da Ockham (1288 - 1349) 20
18. gli algebristi italiani 20
Scipione del Ferro 21
Niccol Tartaglia (1499-1557) 21
Girolamo Cardano (1501-1576) 21
Raaele Bombelli (1526-1572) 21
John Napier 21
Galileo Galilei (1564-1642) 21
Il moto 21
Paradossi legati allinnito 21
19. il 1600 - la rivoluzione scientica 21
19.1. Galileo 22
19.2. Cartesio 22
19.2.1. Analisi e sintesi. 23
19.2.2. Empirismo e razionalismo. 23
19.3. Fermat 23
19.4. Numeri reali. 23
19.5. Logaritmi. 24
19.6. Preistoria del calcolo. 24
20. newton 24
20.1. Il contesto generale. 24
20.2. Isaac Newton (1642 - 1727). 24
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 3
21. leibniz 25
21.1. La logica di Leibniz 25
21.2. La logica del monastero di Port Royal 26
21.3. Denizioni reali e nominali. 26
21.4. La realt spiegata tramite i segni. 26
22. la matematica nel 700 26
23. la matematica nel 800 27
23.1. Il rapporto tra matematica e sica. 28
23.2. La trasformazione delle universit. 28
23.3. Fourier, Jean Baptiste Joseph (1768 - 1830) 28
23.4. Bolzano, Bernard (1781 - 1848) 29
23.5. Gauss, Carl Friedrich (1777 - 1855). 29
23.6. Le geometrie non euclidee. 29
23.7. Cauchy, Augustin-Luis (1789 - 1857) 30
23.8. La concezione di funzione continua. 31
24. kant 31
24.1. Razionalismo ed empirismo. 31
24.2. La critica della ragion pura: giudizi analitici e sintetici. 33
24.3. Il soggetto conoscente. 33
24.4. Il determinismo. 34
24.5. Una matematica indipendente - ci vuole pi rigore! 34
25. seconda meta del 1800 e 1900 34
25.1. Il numero reale. 34
25.2. Trasformazioni geometriche. 35
25.3. Assiomatizzazione. 35
25.4. Cantor, Georg (1845 - 1918) 35
25.4.1. Numeri cardinali transniti. 37
25.4.2. Numeri ordinali transniti. 37
26. Frege, Friedrich Ludwig Gottlob (1848 - 1925) 37
26.1. Lideograa. 38
26.2. I fondamenti dellaritmetica. 38
26.3. I principi dellaritmetica. 38
26.3.1. Dierenza con la logica antica e medioevale. 39
26.3.2. Il rinnovamento della concezione di proposizione. 40
26.3.3. Concezione della verit. 40
26.3.4. Distinzione tra senso e signicato. 40
26.3.5. Simboli interpretati. 41
26.3.6. Assiomatizzazione categorica. 41
26.3.7. I sistemi formali. 41
26.3.8. La decidibilit 41
26.3.9. Completezza semantica e sintattica. 42
27. Hilbert, David (1862 - 1943) 42
27.1. Fondamenti della sica. 42
Fondamenti della geometria. 42
27.2. Dierenze con Frege. 42
27.3. Il programma di Hilbert. 42
27.3.1. Lidea di Hilbert per la consistenza di AF. 43
27.3.2. Le risposte al programma di Hilbert. 43
28. Brouwer, Luitzen Egbertus Jan (1881 - 1966) 44
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 4
28.1. Costruttivismo in geometria. 44
28.2. Costruttivismo in algebra. 44
28.3. Costruttivismo in Logica. 44
28.4. Conseguenze su Brouwer. 45
29. Kurt Gdel (1906 - 1978) 45
29.1. Completezza. 45
29.2. Incompletezza. 45
29.3. Consistenza. 45
29.4. Intuizionismo. 45
29.5. Problema del continuo. 46
29.6. Relativit. 46
29.7. Dio. 46
30. il concetto di algoritmo 47
30.1. Tesi di Church-Turing. 47
30.2. Macchina di Turing universale. 47
30.3. Il problema dellAlt. 47
31. note 48
1. la matematica pre-ellenica
Le pi antiche civilt in cui la matematica ha per certo avuto un ruolo importante sono gli Indiani (2600 a.C. ), gli Egizi
(200 a.C.), i Babilonesi (1900 a.C.). Era una matematica pratica, utile per il lavoro quotidiano e fatta essenzialmente di
tecniche; era priva di dimostrazioni.
Essa era svolta prevalentemente sullabaco. Labaco era, nella sua forma pi antica, semplicemente una supercie piana
coperta di sabbia su cui si potevano tracciare linee e poggiare sassolini (consideriamo che carta e penna allepoca non
erano facilmente reperibili).
2. LEgitto (3100-1786 a.C.)
Le fonti da cui traiamo le nostre informazioni sono essenzialmente tre: pietre tombali, calendari, e papiri (che sono
sopravvissuti per oltre 3000 anni, al contrario di quanto fa la carta). Da questi sappiamo che gli egiziani avevano dei
simboli distinti per ciascuna delle sei potenze di dieci (la numerazione era infatti decimale). Ad esempio un trattino
verticale | rappresentava lunit, un archetto capovolto indicava le decine, una sorta di C rappresentava le centinaia e
cos via. Mediante un semplice schema iterativo essi riuscivano a scrivere numeri superiori al milione. Conoscevano luso
delle frazioni ma si limitavano a quelle con lunit come numeratore. Loperazione aritmetica fondamentale era laddizione,
anche se riuscivano a moltiplicare e dividere.
Uno dei problemi fondamentali per gli egizi era lo straripamento del Nilo: esso cancellava i conni dei terreni di
propriet; per questo si svilupp in quelle terre una gura chiamata agrimensore: misuravano i terreni mediante la
tenditura di corde, ed erano in grado di risalire, basandosi solo su pochi riferimenti sici e sulla matematica dellepoca, ai
conni originali delle propriet anche qualora questi ultimi fossero stati cancellati dagli straripamenti del Nilo.
Un limite della matematica egizia era la mancata percezione della dierenza tra misure esatte e misure approssimate,
che venivano trattare alla stessa stregua (da ci si capisce la nalit prevalentemente pratica della matematica del tempo).
Era del tutto assente il concetto di dimostrazione; addirittura anche le regole di calcolo venivano raramente motivate.
Insomma una matematica prettamente pratica che per giunta rimase immobile per tutto il perdurare della civilt
egiziana.
3. La Mesopotamia e i Babilonesi (2000-600 a.C.)
Spingendosi pi a destra e pi in alto del Egitto, troviamo una regione di terra attraversata da due grandi umi: il
Tigri e lEufrate. Non sorprende che, come nel caso del Nilo per gli Egizi, qui si sia sviluppata una grande civilt. La
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 5
terra chiamata Mesopotamia e molteplici sono i popoli che lhanno abitata: Sumeri, Accadi, Babilonesi, Assiri, Ittiti,
Hurriti e i Cassiti. Noi ci occuperemo dei Babilonesi che la occuperanno dal 2000 al 600 a.C.
I Babilonesi utilizzavano la cosiddetta scrittura cuneiforme: i documenti venivano scritti per mezzo di stiletti rigidi
e appuntiti su delle tavolette di argilla fresca (e dunque morbida). Queste tavolette venivano poi fatte essiccare al sole
oppure cotte in forni. A causa dellestrema longevit di questa tecnica ci sono pervenute moltissime informazioni sulla loro
storia ed in particolare sulla loro matematica (molte di pi i quelle che disponiamo ad esempio sulla matematica egiziana).
Per i numeri dunque, cos come per la scrittura, i babilonesi usavano sostanzialmente combinazioni di linee (o incisioni):
un trattino verticale | indicava 10 unit, un trattino obliquo / indicava 60 unit; similmente un trattino verticale spesso
indicava 10 unit, un trattino obliquo spesso indicava 60 unit. Gli altri numeri erano ottenuti mediante combinazioni di
questi ( chiaro a questo punto che la scrittura era sessagesimale, ossia in base 60).
4. La Matematica Greca
La matematica greca molto pi vicina alla matematica moderna rispetto a quella sviluppata dalle precedenti culture
quali quella egiziana e babilonese: infatti questi popoli utilizzavano il ragionamento empirico che sfrutta le osservazioni
ripetute per fondare le regole della matematica. La matematica greca, allopposto, si basa sul ragionamento deduttivo,
che partendo da assiomi ritenuti ovvi nel senso comune, usa ragionamenti logico-deduttivi per dimostrare i teoremi.
I Greci si occuparono quasi esclusivamente di Geometria e, secondo i loro canoni si potevano usare solo due strumenti
per la costruzione e lo studio di gure geometriche: la riga (non taccata) e il compasso (che si chiudeva non appena sollevato
dal foglio, e quindi non poteva servire per riportare una misura). Ragionamenti che coinvolgevano altri strumenti erano
a volte utilizzati, ma venivano considerati non rigorosi.
4.1. Matematica pratica e teorica. Prima dei Greci, la matematica aveva un carattere eminentemente pratico. Essa
serviva cio a risolvere problemi che nascevano in altri contesti: commercio (aritmetica), agrimensura catastale
1
( geome-
tria), navigazione, astrologia. Essa era fondata sullutilizzo dellabaco. Non vi distinzione tra continuo e discreto e non
vale il principio di omogeneit: sullabaco si fanno sia conti aritmetici che calcoli di aree.
Con i Greci comincia una scissione tra una matematica del tipo precedente ed una teorica ossia che non volta alla
risoluzione di problemi pratici. Tutta la geometria Greca avr questultima connotazione.
4.2. La tradizione teorica. La geometria assolutamente non metrica. Non esiste il concetto di area o di volume o di
lunghezza intesa come numero; infatti le verit matematiche sono trasmesse sotto forma di rapporti.
La trasmissione del pensiero non pi orale ma scritta (cfr. Mito di Teuth).
Valeva il principio di omogeneit (si potevano sommare solo volumi e volumi, aree ed aree, etc...).
Le dimostrazioni hanno un carattere generale e sono dedotte rigorosamente a partire da assiomi.
4.3. Era arcaica (VI-V sec. a.C. ). Non abbiamo fonti dirette relative a questo periodo. Le uniche fonti che abbiamo
sono indirette e relative a Talete e Pitagora. Da queste, sappiamo che i Greci importarono i primi rudimenti matematici
dallEgitto e dalla Mesopotamia. Tuttavia, mentre in queste due culture le conoscenze matematiche rimanevano ancorate
al substrato sociale di competenza (scribi, astronomi, etc..), in Grecia, che era socialmente molto pi destrutturata come
civilt, nirono per venire a contatto con tutta la popolazione. Quindi poterono fruirne tutti i cittadini.
4.4. Era classica (IV-II sec. a.C. ). In Filosoa: Socrate, Platone, Aristotele. In Matematica: Archita, Eudosso.
4.5. Era post-classica (II a.C. - V ). Niente di nuovo. Solo gente che ripete risultati gi noti. Merita di essere ricordato
Pappo, per il fatto di aver riassunto tutta la matematica a lui precedente.
4.6. La rappresentazione dei numeri. Distinguiamo due simbologie a seconda della tradizione a cui esse fanno
riferimento.
(1) Rappresentazione attica (o erodianica).
Simile a quella romana: dalluno al quattro venivano utilizzati dei bastoncini; per il 5 si usava ; per il dieci ;
H per le centinaia; X per le migliaia etc... Questa era legata alla tradizione pratica.
1
Cio misurazione della terra.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 6
(2) Rappresentazione ionica (o alfabetica).
Legata alla tradizione teorica, era costituita da tutte le lettere dellalfabeto greco pi laggiunta di tre caratteri
persi dallalfabeto fenicio, per un totale di 27. Perch proprio 27? Perch in tal modo potevano scrivere i numeri
1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,20,...,90,100,200,300,...,900 tutti con simboli diversi. Questa notazione risult tuttavia piuttosto
scomoda dal punto di vista pratico.
Come per gli egiziani, per i greci i numeri erano niti e non cera lo zero. Per le frazioni usavano somme del tipo
1
n
.
La concezione greca dei numeri espressa dalla seguente gura detta lambdoide:
1
2
1
2
.
.
. .
.
.
n
1
n
4.7. Il problema dello zero e la geometria. I greci pensavano che si potesse pensare e dire solo di ci che e non
di ci che non ; per questo motivo era per loro inconcepibile la presenza di un numero, lo zero, che rappresentasse la
non-esistenza. Luno non era inteso come un vero e proprio numero. Per loro i numeri erano gli interi maggiori o uguali a
2.
Si capisce ora perch per i Greci la geometria fosse lunica vera matematica: in essa il concetto di essere viene tradotto
immediatamente e intuitivamente. Anche al giorno doggi, se vogliamo chiarirci qualche oscuro passaggio di Analisi un
modo conveniente per farlo rappresentarlo con un disegno; ovvero attraverso la geometria. Dunque la geometria la
scienza dellessere.
4.8. Linnito.
(1) Innito potenziale.
Si pensi ai numeri naturali. Un numero naturale pi essere grande quanto vogliamo ma comunque nito. Non
esiste in N il numero . La stessa cosa avviene per un segmento. Esso pu essere lungo a piacere ma MAI innito.
(2) Innito attuale.
Una retta o un piano sono inniti attuali. Ad essi non posso aggiungere pi nulla.
Nelle civilt precedenti i Greci, il problema dellinnito non si era mai presentato, semplicemente perch nella matematica
pratica non ce n bisogno.
I problemi cominciarono ad arrivare quando si scopr lincommensurabilit tra la diagonale e il lato del quadrato. Si
consideri la seguente osservazione: sia Q un quadrato di lato e diagonale d con , d N. Supponiamo che
d

= n con
n N. Allora d = n e quindi essendo sia d che n interi, potrei rappresentare un quadrato e la sua diagonale tramite
pallini. Cio in questo caso avrei una corrispondenza tra il mondo dei segmenti (continuo) e mondo dei pallini (discreto).
Questo era proprio ci che pensavano i Greci, almeno no ai Pitagorici. Assodato per che un tale n non esiste, si ha come
conseguenza che il discreto e il continuo NON sono equivalenti; e quindi se si pretende di ricondurre le misure geometriche
ai numeri bisogna accettare il concetto di innito attuale.
Anche dopo la scoperta di

2, i Greci non riuscirono mai ad accettare lesistenza di un innito attuale, necessario per
descrivere i numeri irrazionali. Ad esempio si consideri la seguente aermazione di Aristotele:
il numero innito in potenza, ma non in atto [. . . ]. Questo nostro discorso non intende sopprimere per
nulla le ricerche dei matematici, per il fatto che esso esclude che linnito per accrescimento sia tale da
poter essere percorso in atto. In realt essi stessi allo stato presente non sentono il bisogno di innito,
ma di una quantit pi grande quanto essi vogliono, ma pur sempre nita.
Per Aristotele il numero pu essere incrementato a piacere ma non diviso quante volte si vuole: il limite il numero 1.
Invece il continuo pu essere diviso quante volte si vuole ma non incrementato a piacere perch ha un limite che il cosmo.
4.9. La scienza dellessere e del divenire. La scienza dellessere era la matematica, mentre la scienza del divenire la
sica. Per i Greci queste due scienze non avevano niente in comune. La sica era qualitativa, imprecisa, legata al mondo
del continuo e del divenire. La matematica era esatta, precisa, legata al mondo dellessere.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 7
4.10. La dimostrazione. La dimostrazione visuale ed sostanzialmente basata su costruzioni geometriche che rendono
visivamente evidente un risultato.
5. Talete di Mileto (624-546 a.C.)
Figura oscura. Non abbiamo documenti diretti. La testimonianza pi sicura di circa 1000 anni dopo (
2
). Si racconta
che Talete abbia calcolato laltezza delle piramidi basandosi sul confronto con un bastoncino nel momento in cui la sua
ombra misurava come la sua altezza.
Universalmente si tende a far coincidere linizio della dimostrazione con Talete; in realt lunica cosa certa che possiamo
dire che siano stati i greci a far compiere questo progresso alla matematica, ma non possiamo dire se sia stato proprio
Talete o qualche altro vissuto addirittura due secoli dopo di lui. Talete il primo uomo al quale si riconoscono specici
teoremi matematici (ad esempio: il diametro del cerchio lo divide in 2 parti uguali, gli angoli alla base di un triangolo
isoscele sono uguali, etc...)
6. Pitagora da Samo (570-495 a.C.)
Figura non meno oscura di Talete. Non ci sono rimaste fonti dirette e come per Talete traiamo le nostre informazioni
da fonti posteriori.
Si suppone che egli possa aver tratto le sue conoscenze matematiche da viaggi in Egitto e Mesopotamia (dove proba-
bilmente impar il noto teorema a lui ascritto).
Fond una setta politico- losoco: i pitagorici. Essi credevano nella reincarnazione (ed erano perci vegetariani). I
progressi che fecero nel campo matematico venivano ascritte a tutta la scuola e non al singolo. Le materie che venivano
studiate erano quattro: aritmetica, geometria, astrologia, armonia.
La caratteristica fondamentale del pensiero pitagorico lidea che lo studio losoco e matematico nobilitasse luomo
e lo facesse trascendere dalla sua condizione di ignorante (che era guardata con disprezzo). Gli stessi termini losoa ,
cio amore della saggezza e matematica , cio ci che si impara, sembra fossero stati coniati dallo stesso Pitagora per
descrivere la sua attivit.
I membri della scuola si dividevano in due tipi:
(1) I matematici, ovvero la cerchia pi stretta dei seguaci, i quali vivevano allinterno della scuola, si erano spogliati
di ogni bene materiale e non mangiavano carne ed erano obbligati al celibato. I matematici erano gli unici ammessi
direttamente alle lezioni di Pitagora con cui potevano interloquire. A loro era imposto lobbligo del segreto, in
modo che gli insegnamenti impartiti allinterno della scuola non diventassero di pubblico dominio.
(2) Gli acusmatici, che avevano lobbligo di seguire in silenzio le lezioni del maestro. Dopo tre anni un acusmatico
poteva diventare un matematico.
6.1. Il quadriglio. I pitagorici organizzarono la matematica in una struttura quadrata (detta appunto quadriglio) secondo
lo schema seguente:
Aritmetica Geometria

Musica Astronomia
7. Socrate (470- 399 a.C.)
Socrate era un cittadini ateniese di modesti mezzi che se ne andava in giro a cercare di far riettere la gente, a insegnare
ai giovani; tuttavia non lo faceva per denaro (come i sosti) ma per amor di saggezza. Fu condannato a morte a circa
settantanni, per laccusa di empiet (ossia corrompere i giovani e non credere negli dei). Ci che sappiamo di Socrate
lo dobbiamo a due suoi allievi (dato che egli non ha lasciato nulla di scritto): Senofonte e Platone. Essi tuttavia su molti
punti discordano. Oggi prevale linterpretazione Platonica delle gura di Socrate.
2
Allievo di Aristoteleignoto fa un riassuntoProclo lo riassume a sua volta in un suo commento agli Elementi di Euclide
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 8
7.1. Linteresse per la morale. Le preoccupazioni di Socrate erano di carattere etico pi che scientico. Egli stesso dice
nell Apologia: Non ho nulla a che fare con le questioni siche. In particolare, il campo di ricerca di Socrate era la ricerca
di denizioni per termini quali temperanza, moderazione, coraggio, amicizia. Egli non arriva mai ad una conclusione, ma
sottolinea il fatto che per denire uno di questi oggetti non basta descriverne alcune delle sue propriet. Se ad esempio
vogliamo denire la virt, non basta dire che la virt comportarsi bene con i vecchietti e agire per il bene dello stato.
Socrate che la ricerca della conoscenza sia della massima importanza e che lunico vero peccato lignoranza. Il metodo
con il quale, per Socrate, si giunge alla conoscenza la dialettica, cio il confrontarsi per mezzo di domande e risposte.
7.2. La dottrina della memoria. Per Socrate imparare equivale in realt a ricordare ci che gi sapevamo in una
esistenza precedente. Quindi in realt, non c niente di nuovo, bisogna solo ricordare (e Socrate intende fare questo
attraverso la maieutica).
Naturalmente questa visione della conoscenza ingenua: si pensi alla scoperta dei batteri. Una persona alla quale
non sia stato insegnato che cosa siano, dicilmente potr ricordarli per mezzo della dialettica. Tuttavia questo metodo
si applica con successo quando la veridicit di un fatto dipende dalle deduzioni che sono state fatte per aermarlo. Per
questo nella dialettica Socratica si vista una forma embrionale di logica.
7.3. Sapere di non sapere. Paradossale fondamento del pensiero socratico il "sapere di non sapere", unignoranza
intesa come consapevolezza di conoscenza non denitiva, che diventa per movente fondamentale del desiderio di conoscere.
La gura del losofo secondo Socrate completamente opposta a quella del saccente, ovvero del sosta che si ritiene e si
presenta come sapiente, perlomeno di una sapienza tecnica come quella della retorica.
7.4. Il Dimon socratico. Socrate non era ateo, ma anzi aermava di credere in una particolare divinit, glia degli dei
tradizionali, che egli indicava come dimon. Il dimon per Socrate non aveva il signicato anche negativo che altri autori
greci classici evidenzieranno ma era un essere divino inferiore agli dei ma superiore agli uomini che possiamo intendere
anche con il termine genio. Socrate si diceva tormentato da questa voce interiore che si faceva sentire non tanto per
indicargli come pensare e agire, ma piuttosto per dissuaderlo dal compiere una certa azione. Socrate stesso dice di esser
continuamente spinto da questa entit a discutere, confrontarsi, e ricercare la verit morale (Kant avrebbe successivamente
paragonato questo principio "divino" allimperativo categorico, alla coscienza morale delluomo).
7.5. La maieutica. Il termine maieutica signica letteralmente "larte della levatrice" (o "dellostetrica"), ma lespres-
sione designa il metodo socratico cos come esposto da Platone nel Teeteto. Larte dialettica, cio, viene paragonata da
Socrate a quella della levatrice, il mestiere di sua madre: come questultima, il losofo di Atene intendeva "tirar fuori"
allallievo pensieri assolutamente personali, al contrario di quanti volevano imporre le proprie vedute agli altri con la reto-
rica e larte della parola come facevano i sosti. Parte integrante di questo metodo il ricorso a battute brevi (brachilogia)
in opposizione ai lunghi discorsi (macrologia) del metodo retorico dei sosti.
Socrate, a dierenza dei sosti, mirava a convincere linterlocutore non ricorrendo ad argomenti retorici e suggestivi,
ma sulla base di argomenti razionali. Socrate si presenta cos come una persona anticonformista, che in opposizione alle
convinzioni della folla rifugge il consenso e lomologazione: garanzia di verit per lui non la condivisione irriessa, ma la
ragione che porta alla reciproca persuasione.
7.6. La sducia nella scrittura. Socrate pensava che la parola scritta fosse come il bronzo che percosso d sempre lo
stesso suono. Lo scritto non risponde alle domande e alle obiezioni dellinterlocutore, ma interrogato d sempre la stessa
risposta. Infatti tutto ci che sappiamo della vita di Socrate ci pervenuta grazie a Platone che ne ha trascritto il pensiero
nelle sue opere.
8. Platone (428- 348 a.C.)
Nacque ad Atene da genitori aristocratici; il padre Aristone, che vantava tra i suoi antenati Codro, lultimo leggendario
re dAtene, gli impose il nome del nonno, cio Aristocle; fu il suo maestro di ginnastica a chiamarlo Platone date le ampie
spalle.
Fu fondamentale il suo incontro con Socrate, di cui divenne allievo, alleta di ventanni. Platone vive durante un periodo
di decadenza per Atene, che era stata scontta da Sparta. Era molto critico nei confronti della democrazia. Per lui il
governo migliore il governo aristocratico nel senso del governo dei migliori (guarda caso lui era un aristocratico...). Era
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 9
convinto che lideale per un paese sarebbe stato quello di avere un re-losofo. Tuttavia abbiamo nella storia parecchi
esempi di che cosa pu signicare avere un governo di tipo monocratico che si appoggi ad una dottrina losoca (cfr.
nazismo, comunismo, etc...). In coerenza con questa visione, egli and a Siracusa per cercare di diventare consigliere del
tiranno di Siracusa: gli and male e alla ne venne scacciato dalla citt.
Questa una delle grandi dierenze con Socrate: per Platone compito della Filosoa fatta per costruire un mondo
migliore e per spiegare i fenomeni della realt.
8.1. Laccademia. Nel 387 a.C. Platone ad Atene; acquistato un parco dedicato ad Academo (un eroe Greco), vi fonda
una scuola che intitola Accademia in onore delleroe. Sullesempio opposto a quello della scuola fondata da Isocrate e
basata sullinsegnamento della retorica
3
, la scuola di Platone ha le sue radici nella scienza e nel metodo da essa derivato,
la dialettica
4
; per questo motivo, linsegnamento si svolge attraverso dibattiti, a cui partecipano gli stessi allievi, diretti
da Platone o dagli allievi pi anziani, e conferenze tenute da illustri personaggi di passaggio ad Atene.
8.2. Il mondo delle idee. In opposizione a Socrate, Platone ritiene di sapere molte cose, di saperle insegnare nel modo
migliore. Tuttavia, a dierenza dei sosti che non avevano dato una giusticazione losoca di fondo, Platone aveva
elaborato tutta una teoria che in qualche modo pretendeva di giusticare le ragioni profonde della enti conoscibili. Queste
ragioni profonde sono la teoria delle idee.
Per Platone gli oggetti conoscibili nella realt si dividono in oggetti collocati nello spazio e nel tempo ( che corrispondono
a tutto ci che possiamo toccare, sentire, vedere, etc.. cio tutto il mondo sensibile) ed idee che non stanno nello spazio
e nel tempo ma stanno nella nostra testa (i greci avrebbero detto nell iperuranio, cio sopra il cielo). Ad esempio:
consideriamo dieci tavoli tutti diversi, ognuno con la sua forma, colore e dimensione. Essi sono nella realt e dunque sono
oggetti sensibili. Noi per racchiudiamo tutti questi oggetti nellidea di tavolo, che per non presente nella realt. Si
faccia attenzione che per Platone lidea qualcosa di diverso dal concetto, che noi intendiamo oggi. Mentre per il losofo
moderno il concetto un ente astratto, per Platone lidea assolutamente reale, quanto e pi dell oggetto che essa, in
qualche modo, descrive. Anzi, egli sovverte completamente le idee moderne: lidea del tavolo la cosa reale, mentre il
tavolo semplice apparenza. Perch la cosa vera? Perch lidea (del tavolo in questo caso) la cosa che non cambia,
mentre di tavoli ce ne sono tanti. Dunque la realt colta con la mente, con lintelletto e non con i sensi.
8.3. Fondazione della teoria delle idee: lanamnesi. La nostra anima, per Platone, prima di cadere nel mondo, ha
vissuto in un altro mondo, quello delle idee appunto; in questo mondo essa ha conosciuto tutti i principi e tutte le idee;
successivamente entrata dentro il corpo e ha conosciuto questi principi in modo sensibile, attraverso i sensi (dato che
ora lanima ha un corpo). Cos quando lanima tocca il tavolo si ricorda (anamnesi) ldea del tavolo, da lei gi conosciuta
precedentemente. Generalizzando a tutte le idee, in pratica luomo non impara mai nulla di nuovo, ma non fa altro che
ricordare qualcosa che era gi in lui dal principio.
Da qui si vede la grande diversit di Platone dai suoi precedenti: egli non solo sa, ma addirittura ha individuato lorigine
della conoscenza, che sono le idee. Inoltre c questo concetto di apparenza e realt completamente nuovo e controintuitivo:
per lui il losofo colui che sa superare lapparenza e riesce a conoscere la verit delle cose (che appunto il mondo delle
idee).
8.4. La scrittura: un veleno per la memoria. Platone visse in un epoca in cui la scrittura stava cominciando ad
aermarsi. Egli, nel Fedro, opera un decisa condanna per la scrittura. Ci sono due motivi per i quali Platone condanna
la scrittura:
(1) La scrittura non basta come mezzo per raggiungere il sapere ed illusoria.
Qui Platone fa un esempio ecace: Sarebbe un pazzo colui che pensasse di curarsi da se, solo per aver letto
3
La retorica larte di parlar bene (dal greco , rhetorik tchne, arte del dire). Essa la disciplina che studia il metodo di
composizione dei discorsi, ovvero come organizzare il linguaggio naturale (non simbolico) secondo un criterio per il quale ad una proposizione
segua una conclusione. Sotto questo aspetto essa un metalinguaggio, in quanto cio un discorso sul discorso. Lo scopo della retorica la
persuasione, intesa come approvazione della tesi delloratore da parte di uno specico uditorio.
4
Dialettica termine di origine greca che deriva da dialektike, composto da dialektos ("dialogo") e tchne ("arte", "produzione", "tecnica"). A
sua volta dialogo deriva dalla parola greca dialgo, che signica sia "raccolgo, unico" che "distinguo, divido". Termine ricco di signicati e tra
i pi importanti in losoa, indica generalmente il confronto e la discussione di tesi contrapposte. Per Platone la dialettica viene identicata
con la losoa stessa.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 10
qualche scritto di medicina. Chiaramente, sostituendo la parola Medicina con sapere si ottiene come risultato
che la lettura di uno scritto un mezzo insuciente per il raggiungimento della conoscenza.
(2) La scrittura uccide la memoria.
Qui usa il mito di Teuth (il dio) e Tamus (il faraone).
Curiosamente, la condanna della scrittura fatta da uno che ha scritto tantissimo! Come mai? I realt, ci che intendeva
dire Platone, in soldoni, non basta leggere, devi anche capire!. Infatti nel Fedro Platone dice per bocca di Socrate, il
quale era stato interrogato da Fedro quale possa essere la vera memoria visto che non va bene la memoria scritta, che la
vera memoria quella scritta nellanima che impara.
9. Aristotele (384 - 322 a.C.)
Nato a Stagira (un isola greca) da madre Macedone. Si trasferisce a 18 anni all Accademia di Platone, dove rimase
no alla morte di questultimo. Successivamente lasci lAccademia de divenne precettore di Alessandro Magno. Dopo che
Alessandro sal al trono, Aristotele torn ad Atene e fond un altra scuola: il Liceo. In seguito alla morte di Alessandro,
egli fu costretto allesilio. Mor pochi mesi dopo.
Fu sicuramente molto pi attento ai problemi della sica, rispetto a Socrate (che preferiva la morale) e Platone
(concentrato sul mondo delle idee), sperimentando in prima persona lo studio delle piante e degli animali.
9.1. Pensiero di Aristotele in generale. Aristotele inizia la sua carriera di losofo criticando la teoria delle idee di
Platone. Naturalmente tale dottrina era discussa a fondo dal maestro e tra i discepoli, per Aristotele si distingue subito
per averne aermata radicalmente linutilit. La teoria delle Idee, secondo Aristotele, complica inutilmente la spiegazione
della realt: le idee sono pi numerose degli individui (se diciamo ad esempio che luomo un animale razionale, troviamo
in ogni individuo gi almeno tre Idee, quella di uomo, di animale, e di razionale). Se poi si dice che gli individui sono simili
all idea, si deve riconoscere che questo singolo uomo e l idea (di Uomo in s) non sono simili di per s (infatti lindividuo
non possiede certo luniversalit dellIdea, un uomo in particolare e non lUomo in s); devono allora essere simili in virt
di un terzo uomo che, sia simile da un lato allIdea e dallaltro allindividuo; ma per poter far ci, il terzo uomo ne esige
un quarto, e questo un quinto e cos via allinnito. Insomma, il solco tra le Idee e gli individui si rivela incolmabile. Per
sanare il radicale dualismo platonico bisogna dichiarare che reali sono proprio gli individui (ecco la trovata di Aristotele!):
nelle cose visibili che va cercata la causa stessa della realt, degli individui, del loro divenire. Con labbandono del
platonismo, Aristotele si dedica ad una sistematizzazione del sapere talmente profonda che egli sar il culmine del pensiero
greco antico. Non solo: le sue idee inuenzeranno il mondo occidentale per molti secoli per cui non c branca del sapere
che non abbia risentito dellimpronta, diretta o indiretta di Aristotelica nel tempo, la sostanza rimane la stessa, identica,
pur nel mutare delle varie qualit.
9.2. La logica di Aristotele: il sillogismo. E un ragionamento in base al quale da due proposizioni detti premesse
si ottiene un altra proposizione detta conclusione, secondo il seguente schema:
Premessa maggiore + Premessa minore = Conclusione
Lidea di Aristotele che tutte le deduzioni, se stabilite rigorosamente, fossero sillogistiche. Dunque, ogni argomento se
esposto in modo sillogistico risulter automaticamente esatto. Questa concezione segna linizio della logica formale.
Principi logici. Sia A una proposizione e sia V linsieme delle proposizioni vere e F quello di quelle false.
(1) principio di non contraddizione: V F = .
(2) principio del terzo escluso: A V F.
(3) principio di verit per corrispondenza: la verit un concetto semantico che riguarda lo stato delle cose (lette-
ralmente: E vero dire che ci che , e che non ci che non dove la denizione di ci che si assume
primitiva).
9.3. Opere esoteriche ed essoteriche. Alla sua morte , i due gruppi di opere ebbero destini dierenti.
Quelle rivolte verso la scuola e scritte sotto forma di appunti (dette ESOTERICHE o ACROMATICHE) nirono
per cadere in disuso per via della loro "pesantezza" stilistica. Laggettivo "esoterico" ha a che fare con il mistero.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 11
Quelle nalizzate alla pubblicazione (ESSOTERICHE), uide e scorrevoli proprio perch dovevano essere pubbli-
cate. Ebbero enorme successo. Quelle esoteriche, come detto, erano troppo pesanti e ridondanti e nirono per
andare perdute.
Nella prima met del secolo Andronico di Rodi ritrov gli scritti esoterici andati perduti: riordin il tutto e cerc di tirare
fuori unedizione. I criteri per riordinare le opere sono innumerevoli ed uno dei pi usati senzaltro quello cronologico,
che neutro e nello stesso tempo coglie lautore nel suo svilupparsi e migliorarsi. Ma Andronico prefer riordinare per
argomenti, raggruppando tutti i libri che trattavano un determinato tema: logica, sica, etica. Tutto questo ebbe due
conseguenze:
(1) A sparire furono le opere essoteriche (quelle volte alla pubblicazione) , in quanto si cap subito che il vero Aristotele
era quello degli appunti scolastici.
(2) Ancora oggi abbiamo lordine che fu assegnato da Andronico e non quello eettivamente assegnato da Aristotele.
Non bisogna farsi ingannare, in quanto Aristotele ha scritto opere singole.
Non possiamo sapere quindi se quello di Andronico fu realmente lordine che diede Aristotele.
9.4. La critica alla teoria delle idee. Semplicando molto, Aristotele riteneva che non si potesse staccare la realt
dalle idee come faceva Platone. Per Aristotele la realt composta di forma e sostanza e non solo di forma (cio di idee)
come intendeva Platone. Tra laltro Aristotele nega lesistenza dellIperuranio e dunque le idee, in se stanti non esistono.
Uno degli argomenti pi forti che Aristotele muove contro Platone il cosiddetto argomento del terzo uomo: la teo-
ria delle Idee di Platone predicava lesistenza dellIperuranio, un mondo a parte, una regione del cosmo completamente
trascendente rispetto al mondo terreno, nella quale era conservata la pura forma ideale di ogni imperfetta forma terrena.
Aristotele afa la seguente osservazione: se deve esistere nellIperuranio lidea delluomo ideale, deve pur sempre esistere
lIdea ideale delluomo non ideale, di quelluomo imperfetto che costituisce la copia imperfetta delluomo perfetto. Si era
infatti detto che lIperuranio doveva contenere lIdea ideale di ogni aspetto della realt. Cos facendo, nellIperuranio
dovr esistere non solo la sola Idea ideale delluomo ideale, ma anche lIdea ideale delluomo che partecipa allIdea ideale.
Insomma, un gioco innito di rimandi a concetti nidicati uno nellaltro che produrrebbe una crescita innita ed espo-
nenziale delle Idee presenti nellIperuranio. Sicch anzich avere una sola idea di uomo cha avrebbe semplicato le cose,
ci troviamo una moltitudine innita di idee proliferanti che complicano ulteriormente le cose!
9.5. La verit dei fenomeni: sostanze ed universali. Sia Socrate che Platone avevano svalutato limportanza dei
fenomeni, cio dello studio delle cose che avvengono nella realt. Socrate aermava che lunica cosa importante era
linteriorit umana; Platone che tutto ci che si presenta alla nostra esperienza apparenza: la vera realt sono le idee.
Per Aristotele invece i fenomeni della realt hanno una loro verit interna che noi non conosciamo e quindi merita di essere
studiata. Una conseguenza di ci che le idee sono assolutamente inutili.
Cerchiamo di spiegarci meglio: Aristotele distingue tutte le cose in due categorie: sostanze ed universali. Le sostanze
sono gli oggetti della vita reale, gli universali sono i contenitori concettuali in cui raggruppiamo le sostanze (che poi
sarebbero le idee di Platone). Per esempio Napoleone una sostanza mentre uomo un universale. Ora, che rapporto
c tra questi due enti? Platone riteneva che lunica cosa che importasse fossero gli universali e che le sostanze fossero
apparenza. Ma Aristotele fa notare che, per esempio, il rosso ha seno di esistere solo perch esistono delle cose rosse.
Dunque lesistenza delluniversale implica lesistenza delle sostanza di quelluniversale. Il viceversa non vero: infatti
anche se non esistesse il concetto di rosso, le cose rosse continuerebbero comunque ad esistere. Dunque lidea del rosso
del tutto superua e allora tanto vale eliminarla.
10. crisippo (281 - 208 a. C.)
Fu discepolo di Cleante e suo successore a capo della scuola losoca dello Stoicismo; la sua sistematizzazione delle
dottrine stoiche, contenuta in circa 700 opere, lo fece diventare un secondo padre dello Stoicismo rendendo questa scuola
una delle pi inuenti nel mondo greco e romano per secoli. Fu anche autore di contributi importanti nella logica delle
proposizioni.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 12
10.1. Concezione della logica. Per Crisipppo la logica non era solo uno strumento delle scienze (come per Aristotele),
ma era una delle scienze.
Per Crisippo gli oggetti di studio della logica erano:
(1) La semiotica.
Lo studio dei segni.
(2) La sintassi.
Studia i modi diversi in cui le parole si uniscono tra loro per formare una proposizione.
(3) La semantica.
Studia il signicato delle parole (semantica lessicale), degli insiemi delle parole, delle frasi (semantica frasale) e
dei testi.
10.2. Semiotica. Gli Stoici studiano la cosiddetta logica proposizionale, ossia la logica di proposizioni molto semplici
come ad esempio la neve bianca o rossa. Nella logica proposizionale le frasi sono molto semplici e sono costituite da
atomi (che sono sostantivi o attributi come neve, bianca ) collegati da connettivi logici (e, non, o, se...allora). Il fatto
che la frase sia vera o falsa dipende dai valori di verit associati agli atomi e dal tipo di connettivo usato per collegarli.
Pi formalmente, i segni (da cui appunto semiotica) che costituiscono le parti del linguaggio della logica proposizionale si
distinguono in:
Variabili proposizionali: p
1
, p
2
, . . . .
Sono indicate per la prima volta dagli Stoici con delle lettere; esse stanno al posto delle proposizioni e assumono
un valore di verit intrinseco. Ad esempio se p = la neve bianca e q = la neve rossa abbiamo che p vera
mentre q falsa (naturalmente il valore di verit dato seguendo il concetto di verit per corrispondenza con la
realt).
Connettivi logici: no, e, o, se...allora.
10.3. Sintassi. I segni non possono essere messi a caso insieme per formare le frasi. occorrono delle regole. Tali regole
vengono stabilite dalla sintassi. Pi specicamente gli stoici hanno avuto il merito di introdurre le regole del:
modus ponens.
Ovvero la regola formale secondo cui vero a e vero a b risulta vero anche b. In formule (a a b) b
contrapposizione.
E il principio logico secondo cui vale limplicazione (a b) (b a) mentre NON VALE assolutamente
limplicazione (a b) (a b).
dimostrazione dellassurdo.
Cio: (a assurdo) a. E chiaro che si usa il principio del terzo escluso (ossia a : a V F ).
10.4. Semantica. Gli stoici diedero delle denizioni di verit dei connettivi. Ci illustrato dalla seguente tabella.
a b a a b a b a b
V V F V V V
V F F F V F
F V V F V V
F F V F F V
Purtroppo per varie vicissitudini, il lavoro degli Stoici and completamente dimenticato no al 1950. Si dovr aspettare
il 1800 prima che vengano riscoperti indipendentemente questi principi da Boole.
11. Verit e dimostrabilit.
La dimostrazione moderna un processo sintattico, cio una manipolazione di segni secondo certe regole, che producono
certe conclusioni. Queste conclusioni non sono di per s ne false ne vere. Lo sono se al sistema formale in uso ci
appiccichiamo dei signicati semantici. Qui per verit si intende che lo stato di cose deve corrispondere alla realt.
Ad esempio si consideri l seguente teorema elementare di teoria degli insiemi
A B, B C A C
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 13
Questa proposizione non vera ne falsa semplicemente perch nella realt...non esistono gli insiemi!! Tuttavia la proposi-
zione precedente sintatticamente corretta.
Adesso per appiccichiamo ai simboli precedenti dei signicati (e quindi passiamo nel campo della semantica).
Supponiamo ad esempio che A rappresenti i Baresi, B gli italiani e C gli esseri umani. Allora la proposizione precedente
di fornisce una verit, ovvero che tutti i baresi sono umani.
Che rapporto c tra verit e dimostrabilit? Sappiamo che ogni dimostrazione vera. Il viceversa non vero (ad
esempio gli assiomi in una teoria sono veri ma non dimostrabili).
Per i Greci invece dimostrabilit e verit erano equivalenti e questo creava dei problemi. Ad esempio, si considerino gli
assiomi degli Elementi di Euclide
(1) Tra due punti qualsiasi possibile tracciare una retta.
(2) La linea retta si pu prolungare indenitamente.
(3) Dato un punto e una lunghezza, possibile descrivere un cerchio.
(4) Tutti gli angoli retti sono uguali.
(5) Se una retta taglia altre due rette determinando dallo stesso lato angoli interni la cui somma minore di quella di
due angoli retti, prolungando le due rette, esse si incontreranno dalla parte dove la somma dei due angoli minore
di due retti.
Questi assiomi erano considerati veri nel senso che nella vita reale sembravano evidenti. Tuttavia il quinto sembrava
meno evidente degli altri. Poich per i Greci una cosa era evidente (e quindi vera) o dimostrabile, essi tentarono per
anni di dimostrarlo, senza successo.
12. Eudosso di Cnido (408-355 a.C.).
Allievo di Platone. Ha il merito di aver scoperto un metodo per poter confrontare i rapporti. Infatti, ricordiamo che la
scoperta di rapporti incommensurabili aveva portato al problema di come misurare tra loro rapporti incommensurabili.
Eudosso da la seguente denizione:
a : b = c : d m.n Z
_
ma nb mc nd

13. Euclide di Alessandria (323-285 a.C.).


Prima della morte di Alessandro Magno, il centro della cultura era Atene ( anche se gi non lo era dal punto di vista
politico). Dopo la sua morte (323
5
a.C.) i suoi generali si spartirono il territorio da lui conquistato ed in particolare
Tolomeo I ottenne per se il dominio dell Egitto, nel quale Alessandro aveva cominciato la costruzione di una nuova citt
che portava il suo nome. Alessandria prese il posto di Atene come centro del mondo culturale e anche matematico. Tra
i primi decreti di Tolomeo vi fu listituzione ad Alessandria appunto, di una scuola o accademia, il Museo, che non aveva
pari a quei tempi. Ad insegnare in questa scuola venne chiamato anche Euclide.
13.1. Gli elementi. Gli Elementi sono la pi importante opera matematica giuntaci dalla cultura greca antica. Composti
tra il IV e il III secolo a.C., rappresentano un quadro completo e denito dei principi e dei risultati della geometria noti
al tempo. La matematica negli elementi solo geometria. Infatti i numeri dellepoca, cio gli interi ed eventualmente le
frazioni, non potevano svolgere direttamente il ruolo di rappresentare le lunghezze di segmenti. Un caso particolare del
teorema di Pitagora mostra infatti che la lunghezza dellipotenusa di un triangolo rettangolo i cui cateti hanno lunghezza
1, tale che
2
= 2. Daltra parte, facile mostrare che una tale non esprimibile come frazione: un risultato che risale
alla scuola pitagorica ed era ben noto a Euclide.
Per risolvere lapparente contraddizione Euclide, nel V libro degli Elementi, sviluppa una ranata teoria dei rapporti
tra grandezze che non viene limitata dal fotto che i loro rapporti siano incommensurabili. Naturalmente, per far ci
occorreva innanzitutto avere un criterio per giudicare leventuale uguaglianza di due rapporti tra incommensurabili. Tale
criterio era noto grazie ad Eudosso. Grazie alla denizione di Eudosso di uguaglianza tra rapporti, anche i rapporti tra
incommensurabili divennero un legittimo oggetto di studio della matematica e la loro eventuale uguaglianza era decisa
5
In questo momento si soliti stabilire linizio dellera ellenistica, che si distingue dalla precedente era ellenica per il fatto che sotto Alessandro
si era avuto un gran mischiarsi di culture diverse.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 14
semplicemente confrontando multipli interi delle grandezze considerate. In altre parole ogni rapporto tra incommensurabili
era caratterizzato dal suo comportamento rispetto a tutte le coppie di naturali.
Lopera consiste in 13 libri: i primi sei riguardanti la geometria piana elementare, i tre successivi successivi la teoria
dei numeri, il X la teoria degli incommensurabili e gli ultimi tre la geometria solida.
I diversi libri sono strutturati in denizioni e proposizioni. Delle proposizioni vengono fornite le dimostrazioni.
Euclide basa il suo lavoro su 23 denizioni, che trattano i concetti di punto, linea e supercie, su 5 postulati e su
5 assiomi o nozioni comuni. Bisogna considerare che nellantichit, a dierenza di oggi assiomi e postulati non erano
ritenuti equivalenti. Gli assiomi erano delle verit ritenute convincenti di per se stesse e comuni a tutte le scienze. I
postulati erano meno evidenti e speciche di una particolare scienza (come la geometria ad esempio). I postulati erano
comunque ritenute delle realt evidenti (e dunque delle verit) ma meno degli assiomi. Quindi di essi non viene fornita
alcuna dimostrazione. Invece delle proposizioni vengono fornite le dimostrazioni perch ritenute meno evidenti.
Assiomi.
(1) Cose uguali ad una stessa cosa sono uguali tra loro
(2) Aggiungendo (quantit) uguali a (quantit) uguali le somme sono uguali
(3) Sottraendo (quantit) uguali da (quantit) uguali i resti sono uguali
(4) Cose che coincidono con unaltra sono uguali allaltra
(5) Lintero maggiore della parte
Postulati.
(1) Un segmento di linea retta pu essere disegnato unendo due punti a caso.
(2) Un segmento di linea retta pu essere esteso indenitamente in una linea retta
(3) Dato un segmento di linea retta, un cerchio pu essere disegnato usando il segmento come raggio ed uno dei suoi
estremi come centro
(4) Tutti gli angoli retti sono congruenti tra loro
(5) Se due linee sono disegnate in modo da intersecarne una terza in modo che la somma degli angoli interni, da un
lato, sia minore di due angoli retti, allora le due linee si intersecheranno tra loro dallo stesso lato se sucientemente
prolungate.
Naturalmente, Euclide da anche delle denizioni. Tuttavia, mentre nella matematica moderna la denizione da il signi-
cato, per Euclide la denizione chiarisce soltanto un signicato gi ritenuto noto a priori. Il chiarimento serve a poter
inserire loggetto nelle dimostrazioni.
Sono due le innovazioni fondamentali degli Elementi rispetto al passato:
(1) Rapporti.
I greci capirono che allaritmetica mancava qualcosa per poter descrivere la geometria. Questo problema fu evidente
n dalla scoperta di

2. Poich per descrivere una grandezza geometrica sarebbero stati necessari i numeri reali,
che ovviamente i Greci non potevano neanche concepire, si limitarono semplicemente a ragionare nel linguaggio pi
generale: quello dei rapporti. Mediante i rapporti essi potevano esprimere matematiche impossibili da esprimere
con i soli numeri razionali. Ad esempio,

2 =
d

dove d la diagonale di un quadrato di lato . Per i Greci


non potevano esprimere

2 come un numero, semplicemente perch arrivavano solo ai numeri razionali. In questo
andarono molto oltre i loro predecessori che ragionavano sempre in termini di parti.
(2) La dimostrazione per assurdo.
Furono i primi ad usarla. Capirono limportanza del principio del terzo escluso. Ad esempio, essi usarono questa
tecnica per scoprire lesistenza di

2.
13.2. Il concetto di punto. Il concetto di punto nasce dallaver accettato linnito attuale. Infatti per ottenere un punto
da un segmento dobbiamo immaginare di dividere questo segmento e di non poterlo pi dividere ulteriormente.
13.3. Il metodo di Archimede e la composizione del continuo. Con Archimede nasce lidea di comporre una parte
di piano con inniti segmenti. Egli usava tali espedienti per intuire dei risultati che poi dimostrava formalmente con il
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 15
metodo di esaustione. Poich li riteneva per poco corretti dal punto di vista formale, preferiva evitare di pubblicizzarli.
Infatti siamo pervenuti a queste conoscenze grazie a delle lettere che lui inviava a dei suoi amici in privato.
14. Limpero romano.
LImpero romano lo Stato romano consolidatosi nellarea euro-mediterranea tra il I secolo a.C. e il IV secolo.
Le due date che generalmente identicano linizio e la ne di unentit statuale unica sono il 27 a.C., primo anno del
principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di Augusto, e il 395, allorquando, alla morte di Teodosio I, limpero
viene suddiviso in una pars occidentalis e in una orientalis. LImpero romano dOccidente si fa terminare per convenzione
nel 476, anno in cui Odoacre depone lultimo imperatore legittimo, Romolo Augusto. La vita dellImpero romano dOriente
si protrarr invece no al momento della conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453.
Allinizio limpero romano fu fortemente inuenzato dalla cultura greca. Si parlavano infatti sia il latino che il greco.
Tuttavia, questa inuenza and assottigliandosi durante il II-III secolo. Il risultato fu che la maggior parte della cultura
greca, e quindi anche della matematica, and persa; rimase solo ci che serviva al diritto e ci che aveva una qualche
applicazione pratica (serviva una matematica pratica ad esempio per gli architetti).
Dopo la caduta dellimpero romano dOccidente, la crescita della cultura matematica si sposta in Oriente no a circa
il 1300.
In occidente non rimane quasi nulla. Addirittura anche il greco andava scomparendo come lingua.
Per fortuna ci fu Beozia, un senatore romano vissuto nel VI secolo, che ha contribuito a farci arrivare dei frammenti di
cultura greca. Egli si pose come obbiettivo di tradurre in latino la cultura classica. Grazie a lui ci sono arrivati dei pezzi
della logica Aristotelica e del Quadriglio.
14.1. Claudio Tolomeo (100-175 a.C.). Autore dellAlmagesto. In questo lavoro Tolomeo fuse il modello geometrico di
Eudosso con i dati numerici dei Babilonesi. Il risultato fu un modello geocentrico, in cui solo il Sole e la Luna, considerati
pianeti, avevano il proprio epiciclo, ossia la circonferenza sulla quale si muovevano, sulla Terra. Questo modello del sistema
solare, che da lui prender il nome di sistema tolemaico, rimase di riferimento per tutto il mondo occidentale (ma anche
arabo) no a che non fu sostituito dal modello di sistema solare eliocentrico di Copernico.
15. il medioevo
Il Medioevo un periodo che grosso modo dal 476 (caduta dellimpero romano doccidente) al 1500 ( inizio del
rinascimento).
La scienza e la matematica cambiano radicalmente. Vediamo i punti salienti della scienza antica.
(1) Logica sostanzialista.
Tutta la concezione antica era basta sul concetto di sostanza al quale erano legati gli attributi; questo non
consentiva ad esempio di trattare le relazioni (esempio: Michele padre di Claudio. Essere padre una propriet
di Michele o di Claudio?). Poich anche la scienza e la matematica subivano questa visione era dicile che ci fosse
un grande progresso..
(2) Contrapposizione tra essere e divenire.
Il divenire era un concetto simile alla contraddizione per i greci ( esempio: se una freccia in volo e mi restringo
ad un singolo attimo la freccia ferma o si muove?) e quindi non poteva far parte del mondo della scienza, che
invece doveva essere esatto.
(3) Meccanica qualitativa.
Tutti i concetti classici della sica come velocit, peso, calore, accelerazione etc... erano trattati in modo
qualitativo. Vi era quindi una netta distinzione tra numero e spazio-tempo.
(4) Concezione di numero intero e nito.
(5) Assenza si misure aritmetiche.
(6) Innito solo potenziale ( e quindi assenza del concetto di retta, piano e spazio).
(7) Assenza dello zero e del vuoto.
(8) Opposizione tra scienza e tecnica.
E scienza studiare le cause delleclissi. Non scienza prevedere la data della prossima eclisse.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 16
I cambiamenti radicale che porteranno dalla concezione antica a quella moderna esploderanno a partire dal XVI secolo;
tuttavia il calderone preparatorio a questa rivoluzione appunto il medioevo.
15.1. Cristianizzazione dellintelletuale. In origine, nei primi secoli dopo Cristo, la gura dellintelletuale era anti-
cristiana: sia perch a quellepoca il cristianesimo era una religione di poveri, sia perch essa era piena di dogmi di-
cili da accettare per un uomo dotato di una certa istruzione. Col aumentare del potere temporale del papato, questa
contrapposizione viene ad aevolirsi, no al punto in cui le due gure coincidono (esempio: S. Agostino).
15.2. Il monaco. Il monaco era un religioso che si dedicava alla vita contemplativa nei monasteri, i quali, situati in luoghi
isolati, diventano come fortezza chiuse al resto del mondo (che peraltro considerato posseduto dal Demonio o luogo di
perdizione), ma antiteticamente rappresentano il cuore pulsante della cultura stessa. Infatti i monaci detenevano il potere
e lo esercitavano sulle masse, in quanto erano lunico ceto intellettuale dellepoca e anche il solo punto di riferimento. Il
monaco rappresenta il modello perfetto da seguire: in grado di intermediare con il mondo divino attraverso la preghiera,
il sacricio e il rispetto estremo delle regole. Il monastero, oltre che luogo di ritiro nella preghiera, il centro del lavoro
e della cultura: possedeva, infatti, scuole, scriptoria, cio i laboratori in cui i monaci si esercitavano come amanuensi e
biblioteche, che custodivano i tesori della cultura antica; rappresentava inoltre il centro economico per le attivit agricole
e la conservazione delle derrate alimentari, che venivano pagate con le decime. I monaci imponevano il modello culturale
ispirato agli ideali monastici: luomo in subordine rispetto a Dio, al tempo e allo spazio ed visto solo in funzione del suo
destino celeste; la donna viene demonizzata e il corpo si trova in secondo piano rispetto allanima. La religione, dunque,
ruota attorno ad un Dio giudice, terribile, cattivo, che inigge castighi e punizioni anche attraverso i vari fenomeni naturali
(carestie,epidemie,siccit,ecc..).
La gura del monaco quindi si sostituisce anche a quella di intellettuale. Tuttavia a dierenza del passato egli non
crede nella scissione tra lavoro e pensiero. Anzi il lavoro fa parte della sua quotidianit (ora et labora). Quindi il monaco
incarna lunione tra pratica e teoria.
Si sviluppa anche una sorta di concezione dellinnito attuale mediante la gura divina: Dio infatti onnisciente,
innitamente buono, generoso etc... Tuttavia troviamo tale concezione solo nella teologia.
Tutto ci che era cultura, come le scuole, scompare a causa delle invasioni barbariche dilaganti. Le persone quindi si
rifugiano in castelli forticati.
La matematica dei monasteri era pressoch nulla ed incentrata sulle attivit manuali. Si pensi che il conto pi dicile
da calcolare in un monastero era stabilire il giorno di pasqua.
15.3. La quantit di S. Agostino. Agostino, nel de quantitate animae (la grandezza dellanima) si propone di investigare
alcune questioni riguardanti lanima umana che egli ritiene prioritarie:
(1) lorigine dellanima.
(2) le sue qualit.
(3) la sua grandezza.
(4) la ragione della sua unione con il corpo.
(5) la sua condizione dopo la separazione dal corpo.
La categoria della quantit per S. Agostino pu essere estesa allanima, alla carit, e a tutte le altre qualit che non sono
solo grandezze geometriche del tempo e del numero delle cose.
16. la matematica nellislam nellalto medioevo
Contrariamente a quanto accade in Occidente, in Oriente la matematica orisce per tutto il Medioevo.
La matematica Araba nasce dalla fusione di queste tre culture:
(1) matematica greca.
(2) matematica mesopotamica.
(3) matematica indiana.
Molto aritmetica, legata pi ai numeri che alla geometria.
Gli Arabi erano interessati soprattutto agli utilizzi pratici, commerciali e tecnici della matematica. Inoltre essendo
traduttori molto ecienti riescono ad abbracciare pi culture.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 17
16.1. Al Khwarizmi (780 - 850). Si conosce poco della sua vita: non neppure certo dove al-Khw arizm sia nato.
lautore del primo libro che tratta soluzioni sistematiche di equazioni lineari e di secondo grado. Viene considerato
pertanto il padre dellalgebra, titolo che divide con Diofanto.
Dopo la conquista islamica delle regioni mesopotamiche e persiane, Baghdad divenne il centro degli studi scientici e
degli aari e molti mercanti e scienziati dalla lontana Cina e dallIndia arrivarono in questa citt, cos come probabilmente
fece al-Khw arizm. Egli visse a Baghdad.
I suoi maggiori contributi hanno riguardato i campi dellalgebra, della trigonometria, dellastronomia/astrologia, della
geograa e della cartograa. Il suo approccio sistematico e logico nel risolvere le equazioni lineari e di secondo grado
diedero forma alla disciplina dellalgebra; questo stesso vocabolo derivato dal nome di un suo libro. Si deve ad esso la
diusione del sistema di numerazione indo-arabico nel Vicino e Medio Oriente e successivamente in Europa.
Al-Khw arizm sistematizz e corresse i dati geograci di Tolomeo relativi allAfrica e al Vicino Oriente.
Egli contribu inoltre alla realizzazione di una carta geograca del mondo per il Calio al-Mamun e partecip al progetto
per la determinazione della circonferenza della Terra, supervisionando il lavoro di 70 geogra impegnati a realizzare una
mappa del Mondo conosciuto a quel momento.
Scrisse un importante libo di Algebra. E un libro di matematica scritto verso l820 d.C. Il libro amplia il lavoro del
matematico indiano Brahmagupta e del matematico ellenistico Diofanto sulle equazioni algebriche. Egli raccolse materiale
da tradizioni dierenti: greca, indiana e siriaco-mesopotamica, e compil un trattato dotato di sistematicit che divenne
un punto di riferimento per lo sviluppo dellalgebra moderna.
Normalmente lalgebra viene associata con la notazione simbolica e sintetica dellalgebra moderna; in realt lalgebra
si sviluppata nella matematica islamica e per molto tempo nella matematica dellEuropa medioevale in una forma detta
algebra retorica in cui le espressioni erano descritte con lunghi giri di parole. Per esempio, per descrivere lequazione
x
2
+10x = 39, al-Khw arizm usa una espressione equivalente a: "il quadrato e dieci radici dello stesso danno come somma
trentanove unit".
Il metodo di al-Khw arizm per risolvere equazioni lineari e di 2 grado si basa principalmente nel ridurre lequazione a
uno dei sei tipi proposti (dove a, b e c sono razionali positivi).
(1) x
2
= c
(2) x = c
(3) x
2
= bx
(4) x
2
= bx +c
(5) x
2
+bx = c
(6) x
2
+c = bx
che poi risolve per via geometrica.
Da ricordare:
il suo utilizzo preferenziale per le cifre indo-arabe piuttosto che luso dellabaco, per i calcoli.
algebra retorica (cio lunghi giri di parole anzich pochi e brevi simboli).
sviluppo degli algoritmi.
riconoscimento pieno delle frazioni come numero.
17. matematica in europa nellalto medioevo
Verso il X XI secolo, in europa comincia a risvegliarsi qualcosa. Intanto si erano diuse la carta, la stampa e la
polvere da sparo, che erano state importate dalloriente. La matematica comincer in questo periodo a diondersi anche
come scienza del fare, cio comincer ad essere utilizzata anche per scopi pratici (a dierenza con quanto avveniva in
Grecia, dove la geometria era inutile dal punto di vista pratico). Ad esempio, la matematica sar pesantemente utilizzata da
Leonardo per le sue opere. Spesso, per indicare questo cambio di utilizzo della matematica, si usa dire che la matematica
stava diventando un linguaggio orizzontale, nel senso che si poteva applicare ad ogni ambito della vita comune oltre che
per una speculazione astratta.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 18
17.1. Simbolismo: la nascita del + e della x. Sappiamo che gli Arabi avevano labitudine di trattare i problemi
algebrici senza servirsi di simboli particolari che semplicassero i ragionamenti. Questo era dovuto al fatto che per gli
Arabi la lingua e i simboli erano una cosa sacra.
Non stupisce dunque che le principali innovazioni simboliche siano avvenute in Europa ed opera dei monaci. Infatti il
loro pesante lavoro di ricopiatura gli aveva indotti allutilizzo di particolari abbreviazioni: & stava per atque, + stava per
et, x stava per indicare una cosa generica.
17.2. Gerbert dAurillac. Fu papa e mor nel 1003. Durante i suoi viaggi in Spagna era venuto in contatto con la
scienza araba. Da questa esperienza, Gerbert riporta un abaco nuovo che usava gettoni con incise cifre indo-arabe. Questo
consentiva di inserire una sola pallina con scritto sopra 3 anzich inserire 3 palline. A Gerbert venne chiesto se larea di
un triangolo equilatero di base 7 fosse 21 o 28. Egli rispose 21 ovviamente. Ma perch 28? Perch 28 sono le monadi che
compongono tale triangolo.
17.3. S.Anselmo. Egli importante per la prova ontologica
6
dellesistenza di Dio: lateo ha lidea che Dio non esiste.
Poich nel idea che Dio non esiste c anche lidea di Dio allora Dio esiste.
S. Anselmo importante anche per la logica. L esistenza per lui un attributo.
La logica Aristotelica doveva imitare la natura, la realt; invece i medioevali si basano su una logica che deve parlare
degli scritti, dei libri a partire dal primo libro per eccellenza: la Bibbia. Tutte le universit medioevali si baseranno su
questa cultura.
17.4. Fibonacci (Leonardo da Pisa). Studia la matematica elementare a Pisa; quando si trasferisce in Tunisia, con il
padre, impara anche la matematica araba. Quindi non stupisce che la sua sia una matematica pratica come non stupisce
il fatto che abbia imparato usare le cifre indo-arabe e, purtroppo, la forma di espressione retorica. Uno dei suoi libri
fondamentali e il Liber Abbaci. Contrariamente al nome, egli non us mai labaco. Egli infatti non si rivolgeva allabaco in
quanto tale ma solo in quanto rappresentante della tradizione pratica. Lidea dominante nel Liber Abbaci il fatto che la
geometria e lalgebra fossero non due discipline distinte ma tra loro interconnesse e che si raorzassero a vicenda. Sempre
nello stesso libro, Fibonacci descrive le nove gure indiane pi lo zero. Si capisce quindi quanto importante sia stato
Fibonacci per il progresso matematico in Occidente. Fu anche utilizzatore della sbarretta orizzontale nelle frazioni (oltre
che di insolite notazioni) che per non fu presa in reale considerazione nei secoli successivi. Per il resto, il Liber Abbaci
era pieno di problemi banali e volti pi che altro alle transazioni commerciali.
17.5. La universit medioevali. Le universit nascono intorno al 1200. Universit voleva dire corporazione. luniver-
sit parigina era quindi la corporazione dei professori
7
.
Tutte le facolt medioevali sono costruite su tre facolt principali (teologia, medicina, diritto) e su uno minore (facolt
delle arti dove si studia il trivio (grammatica, logica, retorica) e il quadrivio (matematica, geometria, musica, astronomia)).
Nelle universit Francesi e Inglesi senza dubbio la teologia la materia principale. In Italia invece le cose andranno
un po diversamente. In genere qui le facolt pi importanti saranno medicina e diritto. Inoltre luniversit italiana non
dei docenti ma degli studenti: sono gli studenti che si organizzano in corporazioni. I collegi in cui vivevano gli studenti si
autogovernano e si assumevano loro i professori. Quindi il modello italiano pi laico e meno legato alla chiesa.
Nel medioevo il centro del sapere non la natura ma sono i libri, primo fra tutti la Bibbia e al secondo posto i libri
di Aristotele e i suoi commentari. Tutto basato sui libri. Anche le lezioni sono sostanzialmente delle letture (il termine
stesso lezione deriva da leggere). La lezione tipo era costituita da un professore che leggeva un libro e lo commentava;
durante la lezione, gli studenti prendevano appunti e si facevano cos la loro copia del teso autentico del professore. Veniva
cos a crearsi una catena di libri letti, copiati, commentati, copiati i commenti, commentati i commenti, commentati i
commenti dei commenti e cos via. Si capisce che in questo modo non poteva esserci una proliferazione della cultura.
Altra caratteristica delle universit medioevali era la mobilit degli studenti: allepoca era normale spostarsi da Bologna
a Parigi per sentire le lezioni di un professore.
La lingua comune in tutte le universit era il latino, che era utilizzato per la sua universalit e diusione. Tuttavia essa
non aveva alcun signicato particolare per gli occidentali (come invece ad esempio per gli arabi larabo: il corano pu
essere scritto solo in arabo).
6
Lontologia, una delle branche fondamentali della losoa, lo studio dellessere in quanto tale, nonch delle sue categorie fondamentali.
7
Non era infrequente che i cittadini si unissero in corporazioni per difendere i loro interessi.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 19
Nelle universit riprese anche lo studio della logica. Tuttavia essa era diversa da quella aristotelica basata sul sillogismo.
La logica medioevale infatti si basava sullo si occupava, mediante lo studio dei testi sacri, del problema delle eresie, degli
scontri ideologici (tipo esistenza dellanima) Come conseguenza, la logica medioevale sar incentrata sopratutto sullo
studio dei segni presenti allinterno dei testi sacri. Tutti i ragionamenti erano concentrati sul signicato e sullutilizzo dei
termini e delle parole chiameremo questa logica la logica terministica.
Un fatto di notevole interesse e diversit rispetto al passato: questa nuova logica terministica comincia ad occuparsi
di questioni di sica. Alcuni loso teorici, detti calculatores, cominciano a descrivere delle quantit siche con enti
geometrici. Ad esempio cominciano a rappresentare la velocit crescente con un triangolo. Oppure rappresentano un
colpo caldo
8
con un angolo acuto, indicando il vertice com il punto che punge. Questo fatto era in netto contrasto con la
visione antica, in cui matematica e sica erano completamente scisse.
Curiosamente le rappresentazioni geometriche vengono utilizzate anche per rappresentare le qualit morali (una carit
che cresce rappresentata con un triangolo, una carit costante con un quadrato).
17.6. Le scuole dabaco. Abbiamo visto che nelle universit non potevano che formarsi intellettuali. Ma la societ ha
anche bisogno di gente che provveda alle esigenze pratiche. Dove potevano formarsi queste persone?
Nel periodo medievale e rinascimentale le scuole dabaco furono i luoghi preposti per la formazione dei tecnici. Fondate
nel XIII secolo, per venire incontro alla necessit degli artigiani, dei mercanti, dei tecnici e di altre categorie professionali, di
istruirsi e di addestrarsi, sono equiparabili agli odierni istituti professionali. Linsegnamento era basato sulla matematica,
spiegata con metodi applicativi; lallievo imparava tramite i metodi dellosservazione e dellesercitazione su problemi
congruenti al mestiere che stava imparando. I manuali scritti erano pochi, spesso incompleti ed incomprensibili per un
buon numero di apprendisti e redatti in lingua volgare. Bench tra i meriti principali degli abachisti vi fosse lintroduzione
delle cifre arabe e la diusione dellalgebra, presto si veric una contrapposizione tra essi (legati alla notazione romana)
e gli algoritmisti, che propugnavano luso della nuova notazione indo-araba.
17.7. Pietro Abelardo (1079-1142). Pietro Abelardo nacque nel piccolo villaggio di Pallet, circa dieci miglia ad est di
Nantes in Bretagna. Suo padre, Berengario, era il signore del villaggio, il nome di sua madre era Lucia. Pietro, il maggiore
dei loro gli, era destinato alla carriera militare, ma, come narrava egli stesso, abbandon "Marte" per "Minerva", la
professione delle braccia per quella della cultura, che allepoca non poteva prescindere dalla carriera ecclesiastica. Di
conseguenza, in giovane et lasci il castello del padre e and in cerca di istruzione, come studioso errante, presso le scuole
degli insegnanti pi rinomati di quei giorni.
Dopo varie vicissitudini giunse a Parigi. Anche se lUniversit di Parigi non esistette come istituzione sociale no a
oltre mezzo secolo dopo la morte di Abelardo, erano oride nella Parigi dei suoi tempi le scuole della Cattedrale, di Sainte
Genevive e di Saint Germain des Prs, precorritrici delle universit del secolo successivo. La scuola della Cattedrale era
indubbiamente la pi importante tra queste e il giovane Abelardo vi si diresse per studiare dialettica sotto il rinomato
maestro Guglielmo di Champeaux.
Le scuole cattedrali erano delle piccole scuole create per formare i preti; tuttavia con il passare del tempo esse presero
a formare anche persone laiche
9
desiderose semplicemente di istruzione. La gura del professore allepoca coincideva con
quella del libero professionista che attava, a pagamento, dei locali dalla chiesa per tenere le proprie lezioni. Egli poi si
faceva a sua volta pagare dagli alunni. Spesso i professori erano legati alla chiesa e a qualche ordine religioso.
Abelardo, come altri, si apri la sua scuola privata e l comincio a tenere lezioni di retorica, dialettica e teologia. Riscosse
subito un enorme successo. Egli aveva tra laltro ssa dimora nella casa del parroco e cominci anche a tenere delle lezioni
8
Le grandezze come calore, velocit, peso saranno chiamate intensive. La lunghezza, larea invece saranno dette estensive.
9
Agnostico: esso aerma di non sapere la risposta, oppure aerma che non umanamente conoscibile una risposta e che per questo non pu
esprimersi in modo certo sul problema esposto. Nello specico questa posizione solitamente assunta rispetto al problema della conoscenza di
Dio. (Brutalmente: non so se esiste Dio)
Ateo: chi non crede che esista Dio o qualsivoglia divinit. (Brutalmente: credo che non esista Dio)
Laico: ha signicato di "aconfessionale", ossia di slegato da qualsiasi autorit confessionale, ecclesiastica, e quindi da qualsiasi confessione
religiosa . Tale promessa "di vita" spesso si esplica con un giuramento, o un atto di sottomissione o di accettazione dellautorit confessionale
stessa e delle sue regole liturgiche. Negli ultimi anni il termine "laico" viene invece utilizzato in maniera impropria per indicare un generico
agnostico o ateo. Tale uso semanticamente scorretto, in quanto laico ha signicato di svincolo dallautorit confessionale, ma non incia la
pratica di una particolare credenza religiosa: per cui si possono distinguere "laici credenti" da "laici non credenti". (Brutalmente: non sono
vincolato a qualsivoglia religione)
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 20
private per la sua glia Eloisa. Purtroppo i due si innamorarono ed Eloisa rimase in cinta. Per questo Abelardo vene
evirato
10
.
17.7.1. La scolastica. Scolastica il termine con il quale comunemente si denisce la losoa cristiana medioevale in
periodo che grossomodo va dal 800 al 1400. Gli scolastici credevano di poter basare la religione cristiana sul ragionamento
logico, ancorch sulla fede.
Il carattere fondamentale della scolastica consisteva nellillustrare e difendere le verit di fede con luso della ragione.
A tal ne, essi privilegiarono la sistematizzazione del sapere gi esistente rispetto allelaborazione di nuove conoscenze.
Lintento degli scolastici era quello di sviluppare un sapere armonico, integrando la rivelazione cristiana con i sistemi
losoci del mondo greco-ellenistico, convinti della loro compatibilit, e anzi vedendo nel sapere dei classici, in particolare
dei grandi pensatori come Socrate, Platone, Aristotele, una conferma dei dogmi cattolici. Sulla base del rapporto tra
fede e ragione che credevano di vedere nei testi greci, gli scolastici si erano convinti di poter contrastare le tesi eretiche e
cercavano di convertire gli atei.
17.7.2. Il problema degli universali. Dallo studio dei testi greci nasce il problema degli universali cio della forma:
forma ante rem: luniversale esiste nella mente di Dio e quindi anteriore alloggetto, di cui costituisce la forma (
si rifacevano a Platone )
forma in re: luniversale calato dentro loggetto e ne costituisce lessenza ( si rifacevano ad Aristotele )
forma post rem: luniversale si forma nella mente umana dopo che essa ha conosciuto loggetto e quindi posteriore
a esso.
17.7.3. Logica di Abelardo. Per Abelardo compito della logica stabilire la verit o falsit di un discorso.
Nellopera Sic et non, Abelardo introduce il cosiddetto metodo delle questioni, che consisteva nel porre difronte a se
una tesi e la sua negazione, produrre argomenti a favore delluna e dellaltra no a quando una di esse non gli fosse parsa
decisamente pi convincente.
17.7.4. Capisco per credere. Abelardo anteponeva il capire al credere; Abelardo era disposto a credere ai dogmi della
chiesa cattolica, ma solo dopo che li aveva passati al vaglio della ragione. Dunque si pu dire che Abelardo rappresentasse
in pieno lideale della scolastica (e questo gli provoc parecchie antipatie ).
17.8. Guglielmo da Ockham (1288 - 1349). Guglielmo di Ockham (o Occam) nacque a Ockham a poche miglia da
Londra. Entr nellordine francescano e studi e insegn ad Oxford sino al 1324.
Lo ricordiamo per aver espresso in modo chiaro quello che stava accadendo alle categorie
11
di Arirstotele. Egli aerma
che per la descrizione del mondo sono necessarie solo due categorie: la sostanza e la qualit. Si noti che questo implica che
per Ockham la matematica inutile per la descrizione della realt, in quanto ente caratteristico della categoria quantit
che, come abbiamo gi detto, era per lui inutile per la descrizione della realt.
Altra diversit rispetto ad Aristotele il fatto che per questultimo la matematica fatta di tante scienze ciascuna
con il suo argomento, mentre per Ockham la matematica una scienza sola: ad esempio il concetto di numero pu essere
trasferito da un genere allaltro (posso parlare utilizzando lo stesso concetto di numero sia di monete che di pecore).
18. gli algebristi italiani
In passato il linguaggio della matematica era stato indiscutibilmente la geometria. Nel 500 si comincia ad avere la
consapevolezza che le verit matematiche possono essere raggiunte anche attraverso la manipolazione di simboli, che
infatti aumentano e si arricchiscono. Questo fatto derivava dalla maggiore accessibilit delle opere Arabe rispetto a quelle
greche, sia perch ormai pochissimi capivano il greco, sia perch anche quando queste opere erano disponibili in latino esse
presentavano un maggior grado di astrazione rispetto a quelle arabe. La matematica classica, ad eccezione delle opere pi
elementari di Euclide, costituiva nel 1500 una disciplina profondamente esoterica, accessibile solo a coloro che possedevano
un alto grado di istruzione.
10
Si consideri che allepoca i professori erano ritenuti in dovere di essere casti quanto e pi dei preti. Era praticamente vietato loro sposarsi.
11
Col termine "categorie" Aristotele intende le caratteristiche fondamentali che ogni essere possiede. Esse sono dieci: sostanza, qualit, quantit,
relazione, agire, subire, dove (luogo), quando (tempo), avere e giacere.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 21
Altra cosa che favor lo sviluppo della matematica fu linvenzione della stampa: infatti il pi antico libro mai stampato
in Europa risale al 1447.
La matematica era utilizzata sopratutto per lastrologia. Non cera ancora la concezione del matematico puro che infatti
molto spesso si trova a dover fare anche il lavoro di ingegnere o architetto. Erano comuni le sde tra matematici. Non si
conosceva la soluzione di equazioni di grado superiore al secondo. Tra il 1500 e il 1600 vengono inventai i simboli come
+, , , =, <, > e cominciano anche ad essere utilizzate le lettere per indicare i segni delle equazioni.
Scipione del Ferro. Scopre la soluzione generale delle equazioni di III grado.
Niccol Tartaglia (1499-1557). Autodidatta. Riscopre indipendentemente la soluzione delle equazioni di III grado. Rivela
a Cardano, cui era amico inizialmente, la formula risolutiva delle equazioni di III grado.
Girolamo Cardano (1501-1576). Studia da Medico ma inizialmente non riesce a praticare perch un glio illegittimo.
La sua opera principale lArs Magna in cui appaiono entrambe le soluzioni delle equazioni di III e IV grado. Cardano
ebbe spesso problemi di denaro e per cavarsela si dedic ai giochi dazzardo e al gioco degli scacchi. Scrisse anche un libro
sulle probabilit nel gioco; esso contiene la prima trattazione sistematica della probabilit, insieme a una sezione dedicata
a metodi per barare ecacemente.
Raaele Bombelli (1526-1572). Autore de lAlgebra, opera in cui si sintetizzano tutte le scoperte matematiche del 500.
Utilizza in modo sistematico i numeri complessi, anche se non gli d una precisa sistemazione teorica.
John Napier. Scopre i logaritmi che semplicarono moltissimo i calcoli astronomici.
Galileo Galilei (1564-1642). E insieme a Descartes quello che segn il passaggio dalla matematica antica di Aristotele alla
matematica moderna. Indaghiamo alcune oggetti dello studio Galileiani che segnano una svolta cruciale con il pensiero
Aristotelico.
Il moto. Nella concezione moderna lidea di un corpo fermo equivale a quello di un corpo con velocit nulla. Dunque il
corpo in moto, solo che ha un valore di velocit particolare: lo zero. In questa concezione lessere (cio lo stare fermi)
un caso particolare del divenire (lessere in moto).
Per Aristotele invece i due concetti non erano unicabili, cio non potevano vedersi come un caso particolare luno
dellaltro.
Paradossi legati allinnito.
(1) Ruota di Aristotele.
(2) Scodella di Galileo.
(3) Bigezione n n
2
.
19. il 1600 - la rivoluzione scientifica
Con rivoluzione scientica si fa riferimento alla fase di straordinario sviluppo della scienza che abbraccia il periodo
compreso tra la data di pubblicazione del capolavoro di Niccol Copernico Le rivoluzioni degli astri celesti (1543) e quella
dellopera di Isaac Newton I principi matematici della losoa naturale (1687).
Le innovazioni che caratterizzano la rivoluzione scientica sono:
(1) losoa sperimentale.
Lo sperimentalismo diventa un elemento fondamentale nella ricerca della verit. La stessa nozione che abbiamo
oggi di verit in sica dipende dal fatto che essa possa essere vericata e ripetuta da chiunque. In passato
era considerato degno, come oggetto di scienza, solo ci che era eterno e immutabile: ad esempio lessenza (cfr.
Aristotele). Ora invece la scienza ha come oggetto primario di studio i fenomeni naturali e come oggetto privilegiato
di indagine lesperienza. Ricordiamo che in passato stabilire quando doveva avvenire un eclissi di luna non era
considerato un degno oggetto di scienza. Nel 600 tutto cambia. Non ci si chiede pi, ad esempio, da dove derivi il
fuoco, qual la sua essenza. Ci si interroga piuttosto sulle temperature che pu raggiungere su cosa pu bruciare
o fondere. etc..
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 22
(2) Matematica utile.
Per Aristotele la matematica e la sica non avevano nulla da spartire: la prima si occupava di enti astratti, la
seconda di cose reali. Dunque non era concepibile una sica-matematica nellantichit.
Al contrario, nel600 si comincia a capire che la matematica pu essere un mezzo utile per creare modelli che poi
portano alla comprensione dei fenomeni naturali. Quindi sica e matematica si intrecciano e questultima diventa
uno strumento di conoscenza.
(3) Meccanicismo.
Con la matematizzazione della natura, la realt viene ridotta ad una insieme di macchine regolate dalle leggi della
matematica.
(4) Scissione tra sica e metasica.
Quello che un tempo era un tuttuno ora si rompe. La metasica si occuper di forme, essenze, sostanze cio degli
enti astratti; la sica dei fenomeni reali. Addirittura si inverte il punto di vista del passato. Se un tempo era
il mondo delle idee ad essere considerato scienza, da questo momento in poi la scienza sar proprio la sica, lo
studio dei fenomeni naturali che possibile comprendere attraverso la matematica.
Distinguiamo tre fasi nella rivoluzione scientica:
(1) Fase italiana (Leonardo, Galileo).
Concezione della realt in senso geometrico.
(2) Fase francese (Viete, Fermat, Descartes).
La geometria viene rappresentata sintatticamente; i matematici francesi sviluppano sopratutto lalgebra; essi
provengono in maggioranza da ambiente retorico-giuridico (loso-avvocati) piuttosto che matematico.
(3) Fase nord-europea (Huygens - Newton)
La sica si unisce alla matematica che il cui linguaggio principe ancora la geometria. Si sviluppa il calcolo
innitesimale (analisi) che sar il futuro linguaggio principe della matematica.
19.1. Galileo. Galileo era fortemente attratto dai problemi legati allinnito, al moto e al continuo. Non utilizzava
lalgebra. Concepisce per primo il legame tra moto e quiete vedendo la quiete come un rallentamento mandato al limite
del moto.
19.2. Cartesio. Ebbe una formazione prevalentemente umanistica. Le conoscenze matematiche arrivarono pi tardi
mediante stimoli che ricevette da persone che incontr nei suoi frequenti viaggi. Oggi viene ricordato come il padre della
geometria analitica.
La suo opera pi importante La geometrie. In essa Cartesio si propone e realizza lidea di unire il linguaggio della
geometria a quello dellalgebra. Far vedere in sostanza che sono due rappresentazioni della stessa cosa. Il libro si apre
infatti con una serie di spiegazioni che illustrano come convertire le operazioni algebriche consuete (somma, prodotto,
divisione, estrazione di radice quadrata) in operazioni geometriche.
La geometrie non venne pubblicata come opera a se stante, ma come una delle tre appendici del Discours sur la
methode, che era il libro in cui egli spiegava la sua losoa generale. Infatti egli vedeva il suo lavoro matematico come una
applicazione del suo metodo
12
generale di pensare.
Descartes ha anche il merito di aver ulteriormente evoluto la notazione algebrica, al punto che uno lettore dei nostri
giorni non avrebbe, a parte un paio di simboli, alcuna dicolt a studiarvici sopra. Tuttavia bisogna sottolineare che
Descartes aveva sempre in mente la geometria piuttosto che lalgebra. Infatti egli intendeva le quantit come segmenti e
non come numeri. E infatti sente il bisogno di giusticare una espressione del genere:
a
2
b
2
b
scrivendo: dobbiamo considerare la quantit a
2
b
2
divisa una volta per lunit (cio il segmento unitario) e la quantit
b moltiplicata due volte per lunit. Questo vuol dire che quando egli scriveva x
2
immaginava mentalmente ancora il
12
Il metodo non era altro che un insieme di regole secondo le quali si poteva giungere alla verit senza alcun dubbio di errore. Le regole sono:
levidenza secondo la quale ogni scienza conoscenza certa ed evidente, lintuito atto con il quale dato cogliere la verit, la deduzione
che serve per collegare gli atti intuitivi che costituiscono le celle primarie di un concetto pi esteso che sono messi insieme dallenumerazione
ordinata.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 23
quadrato. La sua notazione stata cos felice che, come sappiamo bene, ai giorni nostri nessuno si immagina pi un
quadrato nel vedere simbolo come x
2
.
19.2.1. Analisi e sintesi. I Greci davano a queste due parole i seguenti signicati:
analisi.
Era il procedimento secondo cui, partendo dal problema si cercavano i mezzi per risolverlo ( si ragiona per condizioni
necessarie). Esempio: Apollonio, teoria delle coniche.
Sintesi.
Si parte da ipotesi e si arriva alla soluzione con un procedimento puramente deduttivo (si ragiona per condizioni
sucienti). Esempio: Euclide, gli Elementi.
La Geometria di cartesio di tipo analitico.
19.2.2. Empirismo e razionalismo. I matematici di questepoca rientrano tutti nel lone del cosiddetto razionalismo.
Il razionalismo una corrente losoca basata sullassunto che la ragione umana pu in principio essere la fonte di
ogni conoscenza. In generale i loso razionalisti sostengono che, partendo da principi fondamentali, individuabili
intuitivamente o sperimentalmente, come gli assiomi della geometria, si possa arrivare tramite un processo deduttivo ad
ogni altra forma di conoscenza.
La losoa razionalista si contrappone allempirismo, il quale privilegia invece altre facolt umane legate alle sensazioni.
Descartes pone a revisione critica tutta la cultura che lo ha preceduto, tranne la religione cristiana di cui non intende
disfarsi. Il criterio che segue e il dubbio
13
: se in una cosa egli nutro un dubbio, anche piccolo allora falsa. In pratica
applica la prima regola del suo metodo: vero solo ci che assolutamente evidente e quindi falso tutto ci di cui
si nutre il minimo dubbio. Ci implica il relegare lempirismo al grado di fallacia assoluta: infatti i sensi ci ingannano e
dunque sono dei falsi strumenti di verit. Anche le sensazioni, per quanto vivide e reali, sono da rigettare: quante volte
abbiamo fatto un sogno cos realistico da sembrarci esperienza vissuta e che poi si rivelato...solo un sogno?
19.3. Fermat. Piere de Fermat (1604 - 1665), come Descartes, non era un matematico di professione. Dopo gli studi di
diritto, svolse prima lattivit di avvocato e poi quella di consigliere, a Tolosa. Praticava la matematica per Hobby. Con
il suo metodo per la individuazione dei massimi e dei minimi delle funzioni precorse gli sviluppi del calcolo dierenziale.
Fece ricerche di grande importanza sulla futura teoria dei numeri, iniziate durante la preparazione di unedizione della
Arithmetica di Diofanto, su cui scrisse note ed osservazioni contenenti numerosi teoremi.
14
. Scopr, indipendentemente
da Cartesio, i principi fondamentali della geometria analitica e, attraverso la corrispondenza con Blaise Pascal, fu uno dei
fondatori della teoria della probabilit.
19.4. Numeri reali. Fino al 1500 i numeri erano ancora interi; luno non era considerato un numero e lo zero non esisteva.
Con gli Arabi luno viene visto come numero e si comincia ad intuire limportanza dello zero, che non ancora considerato
un numero ma vie un simbolo per indicarlo. Sempre dagli Arabi furono introdotti i numeri negativi e i razionali. Agli
inizi del 500 si comincia a pensare che anche gli irrazionali abbiano caratteristiche numeriche: questo derivava dal fatto
che gli algebristi cominciarono ad utilizzare dei simboli per indicare lalgoritmo dellestrazione di radice. Sempre nel 500,
diventa di uso comune lutilizzo di numeri estremamente lunghi, necessari ad esempio per la navigazione. Lutilizzo dei
numeri razionali scritti non con le frazioni ma con la virgola, divenne comune dopo la pubblicazione di Stevino del De
thiende (il decimo). Questa era in realt una forma embrionale di quello che sar il numero reale. Addirittura Stevino
sembra aver intuito gi lequivalenza tra una linea continua e il concetto del numero reale:
[...] ad una grandezza continua corrisponde un numero continuo che gli assegnato, [...] il numero per
la grandezza come lumidit per lacqua: penetra come questa in ogni parte dellacqua; e come ad un
acqua continua corrisponde una continua umidit, cos ad un numero continuo corrisponde una grandezza
continua [...]
13
Dallesercizio del dubbio nasce in Descartes la certezza che io esisto: infatti, supponiamo che un Dio maligno abbia fatto una realt ingannevole
e che tutte le mie sensazioni siano false. ma se ho delle sensazioni, anche false, io esisto. Dunque il fatto stesso di pensare che mi garantisce
lesistenza della mia persona: cogito ergo sum.
14
Proprio in una di queste osservazioni "a margine" enunci il cosiddetto ultimo teorema di Fermat (che credeva, molto probabilmente a torto,
di aver dimostrato), che rimasto indimostrato per pi di 300 anni, no al lavoro di Andrew Wiles nel 1994
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 24
Curiosamente, dopo la nascita del numero reale, avvenuta per ragioni pratiche come abbiamo visto, nessun sente il bisogno
di sistemare logicamente la cosa per quasi due secoli. Bisogner attendere Carl Weierstrass e Cantor alla ne dell800.
19.5. Logaritmi. Nascono per un esigenza pratica: i conti trigonometrici. Nel 500 tutte le formule trigonometriche
erano scritte mediante cifre signicative. Questo comportava, nelle moltiplicazioni errori molto grandi. I logaritmi invece
permettevano di passare alle somme, che generavano meno errori.
19.6. Preistoria del calcolo. A Stevin va attribuito un altro grande merito, quello di aver dato una denizione della
dierenza tra quantit:
Se due quantit dieriscono allora esse dieriscono per una quantit (positiva) non nulla.
Il che implica che se la dierenza di due quantit minore di ogni quantit positiva esse sono uguali. Si vede che questo
modo di confrontare le quantit tipico del calcolo innitesimale. In particolare, lidea fondante che sta sotto questo tipo
di ragionamento lidea di limite.
20. newton
20.1. Il contesto generale. Il Rinascimento, fenomeno che originariamente si svilupp in Italia, si sparse velocemente
in Germania, Francia, Paesi Bassi, e Inghilterra. Alla met del 600 lInghilterra aveva la leadership in campo scientico,
tecnologico ed economico. Il Rinascimento segno un cambio di prospettiva che passo dalla letteratura alle scienze in
modo omogeneo: pian piano gli studiosi cominciarono a porre meno attenzione a ci che era scritto nei libri antichi e ad
interessarsi maggiormente a ci che accadeva nella realt: lera dellosservazione sperimentale. Keplero aveva dimostrato
che il movimento dei pianeti in ottica Aristoteliana-Tolemaica era sbagliato: era la Terra che girava intorno al sole e non
viceversa
15
. Inoltre lorbita dei pianeti non era circolare ma ellittica. Cartesio e Fermat avevano stabilito un ponte diretto
tra lalgebra e la geometria. Insomma la visione Aristotelica del mondo stava venendo letteralmente fatta a pezzi. Cera
aria di cambiamento ed i tempi erano ormai maturi per una rivoluzione anche nella matematica.
20.2. Isaac Newton (1642 - 1727). Nel 1664 Newton era ormai arrivato ai limiti delle conoscenze matematiche del-
lepoca. Le sue prime scoperte, che risalgono al 1665, furono il risultato della sua abilita nellapprossimare funzioni con
serie innite. Nello stesso periodo egli comincia a riettere sulla ussione ossia su quello che oggi chiameremmo velocit
istantanea. Da allora in poi egli colleg questi due problemi: sviluppi in serie e velocit di variazione, unicandoli in quello
che egli den il mio metodo.
Per gran parte dellanno 1665-1666, il Trinity College rimase chiuso a causa della peste. Per sfuggire allepidemia
Newton si ritir in campagna: questa fu la scelta pi felice che potesse fare. Infatti praticamente tutto il cuore delle sue
teorie venne scoperto in questanno. Ossia:
(1) formula del binomio (che sar poi giustamente detto di Newton).
(2) calcolo innitesimale.
(3) legge di gravitazione universale.
(4) natura dei colori (studi sulla luce).
La formula del binomio fu una conseguenza dello studio di Newton sulle serie innite. Questo approccio si rivel molto
fruttuoso anche per quelle che sarebbero state le ricerche future del sico inglese. Infatti egli concluse che si poteva operare
con serie polinomiali innite allo stesso modo che con espressioni polinomiali nite. Questa sua impressione confermata
dalla seguente citazione:
E qualsiasi cosa lanalisi comune [cio lalgebra] esegua per mezzo di un numero nito di termini, questo
metodo pu sempre eseguire la stessa cosa per mezzo di equazioni innite. Cos non ho esitato io stesso
a dare ad esso il nome di analisi.
Questo fatto costituisce una svolta epocale nel mondo della matematica. Infatti da allora in poi i matematici non
tenteranno pi di evitare i processi inniti, come avevano fatto i greci, perch ora essi sono considerati legittimi nel campo
della matematica. In pratica da questo momento che nella matematica viene accettato linnito attuale.
Sappiamo che Newton era molto restio a pubblicare le sue idee. Ad esempio non pubblic mai la formula del binomio
e nemmeno ne diede alcuna dimostrazione. Tuttavia pubblic parecchie esposizioni della sua analisi innita. La prima di
15
Un perfetto esempio di come i sensi ci ingannino. Aveva ragione Cartesio!
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 25
queste, pubblicata nel 1711 (ma basata su idee del 1665) fu il De analysis per aequationes numero terminorum innitas,
scritto nel 1669. Nel De analysis troviamo molto di pi che qualche ricerca sulle serie innite. Esso contiene in realt la
prima esposizione sistematica della pi importante scoperta di Newton: il calcolo innitesimale.n
21. leibniz
Leibniz (1646 - 1716) era nato a Lipsia; a quindici anni entr alluniversit, dove studi teologia, legge losoa e
matematica. Egli fu sicuramente un grande matematico, losofo e giurista. Per questo egli viene considerato come
lultimo esponente di una corrente che aveva visto fondersi le gure di losofo e scienziato. Da Leibniz in poi, queste due
gure si separeranno indissolubilmente.
Leibniz viaggi molto ed era un uomo poliedrico e pieni di incarichi; per questo motivo prese a interessarsi seriamente
di matematica solo verso il 1673, anno in cui si rec a Londra per una missione politica
16
. Tra il 1673 e il 1676 prese forma
la sua versione del calcolo innitesimale. Come per Newton, anche per Leibniz i primi passi furono le serie innite, e nel
1676 egli era in possesso come Newton (che vi era arrivato 10 anni prima) delle fondamentali conoscenze del calcolo. Fu
lui che invent le notazione dx, per indicare i dierenziali (minime dierenze possibili) e

y per indicare tutte le somme
delle ordinate di una curva y.
21.1. La logica di Leibniz. Abbiamo visto in precedenza due tipi di logiche:
(1) logica aristotelica.
(2) logica medioevale.
E una logica dei termini, non pi costruita sulla natura ma sul linguaggio, sui libri (e quindi sulla Bibbia che
era il libro per antonomasia); una logica che va ad analizzare il ruolo dei termini allinterno di una proposizione.
Questa logica entra in crisi con lavvento della rivoluzione scientica.
In genere tra i matematici la logica (del tipo Frege) viene vista in due modi:
(1) come una parte o linguaggio della matematica.
Falso perch la matematica esistita 2000 anni prima della logica di Frege.
(2) come fondamento stesso della matematica.
Falso perch nessun matematico ha mai fatto teoremi con la logica. Addirittura la maggior parte dei matematici
ignora cosa sia la logica.
La logica ha avuto nel tempo alti e bassi:
centrale nellantichit con Aristotele.
scomparsa nella tarda antichit.
ricomparsa nel medioevo in forma diversa.
scomparsa con la rivoluzione scientica.
ricomparsa nel 1800 con Frege come logica-matematica.
Lidea di Leibniz era quella di creare un sistema logico che potesse andar bene anche nelle discussioni losoche, cos come
i calcoli algebrici andavano bene nei problemi matematici. Insomma la sua idea era quella di poter ricondurre le dispute
losoche a calcoli.
La logica di Leibniz era basata sul trovare le cause dato un risultato (analisi), in opposizione a quella di Aristotele che
date delle premesse ne traeva una conclusione (sintesi). Leibniz propone 2 principi:
(1) il principio di non contraddizione (un oggetto non pu essere contemporaneamente A e A).
(2) il principio di ragion suciente ( qualunque cosa accada, accade per un motivo).
Lobbiettivo di Leibniz era poter ridurre la verit e lerrore ad una questione di calcoli, in modo da porre ne alle dispute
losoche. Naturalmente, questo modo di procedere contrasta con lempirismo visto in precedenza: le verit si dimostrano
con procedura logic-algebrica e non hanno pi bisogno della realt che ne induca la verit.
16
Leibniz era un diplomatico al servizio degli Hannover.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 26
21.2. La logica del monastero di Port Royal. Di essa ricordiamo solo la distinzione tra intensione ed estensione. Sia
data una proposizione P qualunque. Ad esempio P = uno studente di storia.
Intensione.
E il concetto che esprime P. Nellesempio, P ci dice che questo studente ha messo nel suo piano di studi la storia.
Estensione.
E linsieme degli individui a cui si applica tale concetto. Nelle esempio, lestensione di P linsieme di tutti gli
studenti di storia.
21.3. Denizioni reali e nominali. La denizione moderna due tipi:
(1) consiste nella spiegazione delle propriet essenziali di un determinato oggetto, materiale o immateriale.
In questa categoria rientrano le denizioni comuni usate nella lingua di tutti i giorni. Il principio della denizione
spiegare un concetto utilizzandone altri gi noti. Ovviamente questo processo non pu essere fatto per tutte le
parole, altrimenti avremmo un vocabolario innito. I concetti che si ritiene non possano essere deniti vengono
detti primitivi.
Esempio: il concetto di uomo insito in tutti noi. Aristotele per denirlo diceva che esso un animale pensante.
Si noti che questo tipo di denizione non instaura una equivalenza tra oggetto da denire e termini che lo
deniscono. Ad esempio, non vero che tutti gli animali pensanti sono uomini (si pensi al delno).
(2) consiste in una equivalenza tra un signicante e il signicato del segno stesso.
E questo il caso in cui viene introdotto un nuovo termine il cui signicato viene dato (e non spiegato) mediante
altri termini.
Esempio: H := N {0}.
Aristotele, che fu il primo a precisarne il signicato, aermava che la dichiarazione dellessenza di una cosa e non si deve
ridurre a una pura descrizione esteriore. Era un sostenitore del primo tipo di denizione.
Leibniz and oltre e distinse la denizione in nominale e reale. Per distinguere tra di esse si consideri la seguente
citazione di Leibniz stesso: Lessenza delloro ci che lo costituisce e gli d le sue qualit sensibili, che lo fanno riconoscere
e che fanno la sua denizione nominale; mentre noi avremmo la denizione reale se potessimo spiegare la sua struttura o
costituzione interiore .
21.4. La realt spiegata tramite i segni. Leibniz sosteneva che luomo potesse arrivare alla conoscenza solo tramite
la manipolazione di segni e dunque con un metodo indiretto (in opposizione a Dio che invece arriva alla conoscenza delle
cose in modo diretto semplicemente perch le ha create). Da qui si capisce lesigenza di Leibniz di trovare un linguaggio
universale, tramite la manipolazione del aule luomo potesse arrivare alla comprensione della realt. Questo linguaggio
deve avere due caratteristiche:
(1) Characteristica universalis.
Cio deve poter rappresentare qualsiasi cosa, concetto o fatto mediante una stringa di segni.
(2) Calculus ratiocinator.
Deve essere capace di produrre conoscenza. Cio mediante la manipolazione del linguaggio devo arrivare alla
conoscenza della realt. Si noti che questa caratteristica implica la ne delle dispute losoche del passato basate
su opinioni: due loso, per confrontarsi, avrebbero semplicemente dovuto svolgere dei semplici calcoli e sarebbero
pervenuti alla verit in breve tempo e senza possibilit di errore.
22. la matematica nel 700
Il seicento stato il periodo in cui sono nati il calcolo innitesimale, lalgebra simbolica, la sica moderna, la meccanica.
Dalla met del 800 avremo la nascita di altre nuove branche della matematica quali lalgebra astratta, la topologia, la
teoria degli insiemi, la logica moderna.
Nel 700 invece non nasce nessuna nuova disciplina matematica: questo un periodo di grandi matematici ma di
completamento delle discipline precedenti. Da ricordare sono perlomeno Eulero, Lagrange, Gauss, Cauchy.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 27
La nuova analisi
17
Newtoniana, basata su calcoli algebrici, non fu mai vista nel 600 di buon occhio, in coerenza con la
tradizione che vedeva lalgebra legata alla tecnica pratica. Era la geometria il linguaggio fondante della matematica pura,
ed infatti Newton scrisse i suoi Philosophiae Naturalis Principia Mathematica con un linguaggio puramente geometrico.
Nel 700 invece luso del calcolo si dionde enormemente, tanto che questo nuovo linguaggio andr gradatamente a
sostituire quello geometrico. Ad esempio, nella Meccanica Analitica di Lagrange, lautore avverte nellintroduzione della
completa assenza di gure geometriche in quanto il linguaggio algebrico era ormai del tutto suciente ad illustrare le
teorie della sica-matematica.
23. la matematica nel 800
Tra il 700 e l 800 si vericano i seguenti fenomeni:
(1) Rottura del rapporto tra matematica e losoa.
Il processo che era gi cominciato nel 600-700 (Galileo, Fermat, Newton) si inasprisce: mentre nel 600 erano
ancora concepibili gure come quelle di Leibniz o Cartesio che sono met matematici e met loso, dalla ne del
700 in poi non ritroveremo pi gure di questo tipo. Si andr verso la specializzazione. Addirittura, in ambito
matematico si creeranno delle sotto-branche, per cui tendenzialmente
18
un matematico solo si occupa di un solo o
al pi di un numero ristretto di ambiti della propria disciplina. Lepisodio seguente chiarir ogni dubbio in merito
alla situazione che vi era in europa alla ne del 700: allepoca era uso delle accademie indire dei concorsi ai
quali partecipavano uomini di scienza; loggetto di questi concorsi era creare un saggio su un tema scelto; il saggio
migliore sarebbe poi stato ricompensato. Nel 1784 laccademia di Berlino indisse un concorso dal titolo: le cause
della forza. I soli partecipanti furono loso; i matematici dellepoca irrisero liniziativa.
(2) Rottura del rapporto tra matematica e sica.
Nell800 la matematica era indissolubilmente legata alla sica. Dallinizio dell800 le due discipline cominciano a
separarsi. I sici applicheranno la matematica alla sica. I matematici avranno ricerca interna al loro ambito. La
matematica comincia ad essere vista come uno strumento che pu essere applicato ad altre scienze. Ad esempio
Gauss prevede con conti matematici la riapparizione di Cerere.
(3) Il linguaggio preferenziale della matematica non pi la geometria ma lalgebra.
Una matematica fatta di segni e simboli e non di gure. Ad esempio Lagrange cos presenta una delle sue opere:
Mi auguro che le soluzioni che sto per presentarvi susciteranno interesse fra gli studiosi di geometria non solo
per i risultati raggiunti ma anche per il metodo con il quale sono stati ottenuti. Queste soluzioni sono puramente
analitiche [cio con un linguaggio puramente algebrico] e possono essere capite anche senza gure. Infatti in tutta
lopera non vi neanche una gura.
Segnaliamo inne che la matematica di questo periodo non volta ad un utilizzo pratico ma di interesse interno alla
matematica. La matematica dell800 sar sopratutto una matematica tedesca (Gauss, Riemann, Klein, Bolzano
19
),
fortemente inuenzata dalle idee kantiane. Guardiamo cosa succede anche nel resto delleuropa. In Francia domina ancora
una concezione sico-matematica. LInghilterra, dopo lavvento di Newton e la sua contrapposizione con Leibniz, era
rimasta un po indietro rispetto al resto delleuropa. Tuttavia allinizio dell800 qualcosa si muove: nasce lAnalytical
Society, fatta da un gruppo di matematici inglesi che si pongono come obbiettivo quello di far progredire la matematica
inglese, anche introducendo in essa la notazione Leibniziana, pi comoda e essibile rispetto a quella Newtoniana. In
particolare rimarranno evidenti le seguenti dierenze tra la Germania e lInghilterra:
(1) Ambito tedesco.
Lattenzione sulla distinzione tra sintassi e semantica. Si lavora sugli assiomi della matematica e sul concetto di
teoria matematica.
(2) Ambito inglese.
Lattenzione sul calcolo simbolico. Non a caso dellAnalytical Society faceva parte Charles Babbeg colui che per
17
Al tempo di newton lanalisi era lalgebra. Poich Newton comincio ad operare con serie innite con metodi algebrici, come se si trattasse di
somme nite, chiam questo suo nuovo metodo ancora analisi.
18
Ci sono ancora i casi di Hilbert e di Poincar ad esempio, che riescono a dominare tutta la matematica.
19
Era in realt Boemo.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 28
primo ebbe lidea di un calcolatore programmabile. Gli inglesi daranno un forte impulso allalgebra astratta ( cfr.
Arthur Cayley che per primo introdusse il concetto di gruppo). Il loro tipico modo di ragionare sar prendere
le operazioni aritmetiche, astrarle e generalizzarle. Le operazioni aritmetiche vengono dunque liberate dal loro
contesto numerico ed analizzate in quanto tali. Non sorprende che questa attenzione per i calcoli abbia prodotto
riluttai come la macchina di Turing.
23.1. Il rapporto tra matematica e sica. Dei matematici del800 solo alcuni hanno rapporti con la sica. Vediamo
quali:
(1) Bolzano e Abel non hanno alcun rapporto.
(2) Gauss e Cauchy avevano un rapporto profondo.
Gauss contribu in modo fondamentale allastronomia, alla cristallograa, al magnetismo, alla geodesia
20
.
Cauchy fu fondatore della teoria matematica dellelasticit, diede contribuiti alla meccanica celeste, pubblic una
memoria sulla propagazione delle onde luminose.
(3) Fourier un sico-matematico proprio in stile settecentesco. Forse lultimo.
23.2. La trasformazione delle universit. Le universit erano rimaste molto indietro rispetto ai protagonisti di que-
stepoca e non erano, come oggi, centri di studi matematici. Si pensi che praticamente nessuno dei matematici importanti
di questepoca (Monge, Lagrange, Laplace, Legendre, Carnot e Condorcet) svolsero attivit alluniversit. Nel frattempo
era nelle accademie e le scuole pratiche i posti nei quali si andavano delineando i saperi tipici del 700. Nascono in
questo periodo lecole politechnique e lecole normale per la formazione di tecnici. Tuttavia la matematica insegnata in
queste scuole sar sopratutto una matematica pratica, che serva a ni pratici. Nasce in questo periodo il professore di
matematica come lo intendiamo oggi, che insegna e fa ricerca. Dopo la Francia anche gli altri paesi cominceranno a
riformare le loro universit. Da questo fatto scaturisce ad esempio la supremazia scientica e tecnologica che porter la
Germania ad essere la pi grande potenza scientica e tecnologica del monto almeno no alla met del 900. Curiosamente,
anche in pieno 800, sar uso dei matematici tedeschi interessarsi ancora di losoa (cfr. habitatum scriptum di Riemann),
nonostante i rapporti tra queste due discipline siano ormai interrotti.
23.3. Fourier, Jean Baptiste Joseph (1768 - 1830). Allinizio della sua vita pens per un certo periodo di vestire gli
abiti monacali. Invece poi divenne insegnante all Ecole Normale e all Ecole Politechnique.
Fu reso famoso dalle sue serie. esse non erano le prime a rappresentare funzioni, cerano anche le serie di Taylor. Nel
700 e nellinizio dell800 le equazioni caratteristiche di una curva. Lo stesso Gauss aveva una certa didenza nelle tecniche
meccaniche del calcolo; preferiva strumenti geometrici. Tuttavia lanalisi si stava aermando con tutti i suoi successi, Per
cui cera da un alto la curva intesa come disegno, in senso geometrico; dallaltro cera la curva intesa come equazione.
Lequazione un espressione algebrica nita. Tuttavia gi Taylor aveva provato che le curve ammettevano una rappre-
sentazione innita, come serie. Tuttavia le serie di Fourier avevano una maggiore generalit rispetto a quelle di Taylor.
Esse potevano rappresentare anche funzioni discontinue o che in molti punti non avessero la derivata.
Le serie di Fourier nascono dal tentativo di risolvere equazioni dierenziali. Supponiamo di voler trovare una funzione
f che soddis un equazione del tipo
af

+bf

+cf = g
con g data. sotto opportune ipotesi sulla g, facile vedere che una funzione trigonometrica o esponenziale soddisfa la
condizione precedente. Per cui era lecito aspettarsi che le funzioni trigonometriche apparissero nelle soluzioni di equazioni
dierenziali.
Uno delle prime equazioni dierenziali che si studiarono furono quelle delle onde. Data la rappresentazione geometrica
delle onde sinusoidale, era, anche in questo caso, ovvio aspettarsi che le soluzioni coinvolgessero funzioni trigonometriche.
Tuttavia Fourier scopri che le funzioni trigonometriche andavano altrettanto bene per risolvere lequazione del calore, che
non ha per niente una rappresentazione sinusoidale ( ma tutto sommato lineare)! Pi precisamente Fourier scopre che
20
La geodesia una disciplina appartenente alle scienze della Terra che si occupa della misura e della rappresentazione della Terra, del suo
campo gravitazionale e dei fenomeni geodinamici (spostamento dei poli, maree terrestri e movimenti della crosta).
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 29
ogni funzione f periodica poteva essere rappresentata sotto questa forma
f (x) =
a
0
2
+

n=1
a
n
cos (nx) +b
n
sin (nx)
dove
n N a
n
=
1

f (x) cos (nx) dx b


n
=
1

f (x) sin (nx) dx


Introduce anche la trasformata di Fourier
f (x) =
1
2

e
iqx
_
+

f (y) e
iqy
dy
_
che estende questo concetto anche nel caso di funzioni non periodiche.
23.4. Bolzano, Bernard (1781 - 1848). Comincia ad accorgersi di alcuni problemi fondanti la matematica; egli scrive:
Se mai vogliamo costruire un rigore nello sviluppo dellanalisi, che ormai a base algebrica, non ci basta pi lintuizione
geometrica, ma dobbiamo avere un rigore sintattico e linguistico. Bolzano non sviluppa ancora un simbolismo ecace
per la matematica, ma comincia ad avere le prime idee sulla costruzione di una logica che sia in grado di analizzare
rigorosamente i procedimenti di tipo algebrico-analitico. Questa concezione sta alla base dei suoi pi importanti teoremi:
il T. di Bolzano-Weierstrass
21
e il teorema degli zeri. In particolare nel T. degli zeri egli si propone di dimostrare una
proposizione che geometricamente ovvia ma....analiticamente no! Per far ci ricorre allinvenzione dellestremo superiore
e ad altri tecnicismi che gli consentono di arrivare non solo alla soluzione dello specico problema, ma di cominciare a
sviscerare le parti pi profonde dellanalisi.
23.5. Gauss, Carl Friedrich (1777 - 1855). Senza alcun dubbio uno dei pi grandi matematici della storia. Gauss
pubblic pochissimo a causa della suo estremo perfezionismo. Questo costituiva un motivo di forte disagio per i suoi
contemporanei i quali, nel momento della pubblicazione di una nuova scoperta, temevano che Gauss se ne uscisse dicendo:
lo sapevo da anni!.
Gauss aveva capito perfettamente la necessit del passaggio da una matematica intuitivo-geometrica ad una matematica
logico-algebrica. Egli cos si esprime in merito alla questione: Dobbiamo umilmente ammettere che mentre il numero
un prodotto del nostro spirito, lo spazio una realt esterna alla nostra mente, cosicch noi non possiamo completamente
descrivere le sue propriet a priori. Si ritrova molto del vocabolario kantiano.
Nel 1799, a soli 22 anni, nella sua tesi di dottorato dimostr il teorema fondamentale dellalgebra. Molti matematici
avevano provato a dimostrarlo tra cui dAlembert ed Eulero, ma avevano fornito delle dimostrazioni incomplete. Ironica-
mente, la dimostrazione di Gauss non accettabile, in quanto essa faceva implicitamente utilizzo del teorema della curva
di Jordan. Ad ogni modo, Gauss produsse negli anni quattro diverse dimostrazioni, lultima, generalmente precisa, nel
1849, chiarendo il concetto di numero complesso strada facendo.
Gauss fu il primo grande aritmetico; il suo libro pi famoso sono le Disquisitiones Arithmeticae che trattano di teoria
dei numeri teoria dei numeri. In esso spiccano lintroduzione del simbolo per la congruenza e la dimostrazione che un
eptadecagono regolare pu essere costruito con riga e compasso.
Un altro risultato importante quello di metrica intrinseca. Consideriamo una supercie
22
S =
_
(x, y, z) R
3
|f (x, y, z) = k
_
.
Possiamo studiare tante propriet di questa supercie, come ad esempio il raggio di curvatura. Per Gauss prova che
possiamo anche fare un altra cosa: possiamo assegnare su questa curva altre due variabili indipendenti u, v. Quindi, ad
esempio, la terra pu essere vista come una supercie in R
3
oppure come una supercie descritta da due sole variabili u, v
che stanno sulla sfera. Questa sostituzione porta ad un abbassamento della dicolt dei problemi. Quello che scopr Gauss,
fu che si possono studiare tutte le propriet metriche di questa supercie senza conoscere la sua eettiva collocazione nello
spazio. Questo fatto aprir le porte alle cosiddette geometrie non Euclide.
23.6. Le geometrie non euclidee. Nella concezione euclidea, un asserto era ritenuto vero o se era dimostrabile o se
era assolutamente ovvio, dove per ovvio si intende proprio nella vita reale. Ad esempio, il fatto che il cielo fosse blu
era ritenuta una realt ovvia, perch bastava guardare gli occhi al cielo per vericarla. Anche le verit di tipo astratto
erano prese come vere se potevano essere indotte dalla natura. Per questo i postulati di Euclide erano ritenuti veri. Verit
21
Ogni successione reale limitata ammette un estratta convergente.
22
Ad esempio S potrebbe essere una sfera di raggio 1, cio S =

(x, y, z) R
3
|f (x, y, z) = 1

dove f : R
3
R e f (x, y, z) := x
2
+ y
2
+ z
2
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 30
e dimostrabilit per Euclide erano equivalenti. Ora, il problema stava nel fatto che mentre i primi 4 postulati venivano
ritenuti assolutamente ovvi e dunque veri, il 5 dava problemi, nel senso che non sembrava davvero ovvio. Ma se non era
ovvio doveva essere dimostrato! Gauss prov per anni nellimpresa, come latri prima di lui. Tuttavia alla ne si rese
conto che questo principio era indipendente dagli altri 4. Quindi non poteva essere dedotto da questi. Non solo, ma se si
eliminava il 5 postulato ne risultavano geometrie diverse da quelle euclidee.
Gauss tuttavia non pubblic mai niente per paura del clamore causato dallincomprensione della scoperta di quel
sistema che egli stesso prima den "antieuclideo", poi "astrale", e inne "non euclideo". In quel tempo infatti, dominava
il pensiero losoco di Immanuel Kant (1724-1804), secondo cui lesame dei giudizi permetteva di giusticare il fondamento
delle verit scientiche necessarie e universali. Kant ritenne che i teoremi e i postulati della Geometria euclidea fossero
aermazioni sintetiche a priori. Quindi elaborare una nuova geometria in cui valeva la negazione del quinto postulato
voleva dire negare la verit e lunicit della Geometria Euclidea che esiste a priori nella nostra mente come strumento per
la conoscenza della realt. Negli anni in cui Gauss pervenne a dei risultati, una tale considerazione avrebbe sconvolto gli
ambienti scientici e sarebbe stata ritenuta assurda.
Ci che si sa delle ricerche gaussiane sulla Geometria non Euclidea tratto dalle lettere agli amici , da due brevi
recensioni apparse sul "Gottingische gelehrte Anzeigen" del 1816 e del 1822 e da alcune note del 1831 trovate fra le sue
carte dopo la morte. Gauss disse allamico Schumacher che n dal 1792 (quando aveva quindici anni), si era fatto lidea
che fosse possibile lesistenza di una geometria logica in cui non fosse valido il postulato euclideo delle parallele.
Nel 1831 Gauss ricevette dallamico e matematico Wolfgang Farkas Bolyai (1775-1856) una copia di un trattato sulla
Geometria non Euclidea che di l a poco sarebbe stata pubblicata dal glio Jnos Bolyai(1802-1860) come appendice di
un lavoro del padre. Sollevato sul futuro della Geometria non Euclidea, Gauss interruppe i suoi studi a riguardo. Vanni
citati comunque i formali scopritori delle geometrie non euclidee Bolyai e Lobachevski. Ci sono de tipi di geometrie non
euclidee.
(1) Geometria ellittica.
Il V postulato viene sostituito con: Data una retta e un punto fuori di essa non esiste nessuna parallela alla retta
data passante per quel punto.
Esempio: sfera.
(2) Geometria iperbolica.
Il V postulato viene sostituito con: Data una retta e un punto fuori di essa esistono innite parallele alla retta
data passante per quel punto.
Esempio: sfera.
Queste geometrie non trovarono subito un grande sostegno tra i matematici perch si era ancora convinti che in qualche
modo la geometria dovesse essere una rappresentazione della realt cos come appare ai nostri occhi nella sua forma pi
ingenua. Per cui, visto che non si riuscivano a trovare modelli reali consistenti esse vennero trascurate. Poco importa se
dal punto di vista logico esse non sono contraddittorie. Questo perch si consideravano ancora sintassi e semantica come
una cosa sola. La semantica della geometria era la realt sensibile. Per cui avevamo due geometria che sintatticamente
erano corrette ma non lo erano semanticamente.
23.7. Cauchy, Augustin-Luis (1789 - 1857). Matematico dotato di enorme precisione e rigore; dobbiamo a lui la
formalizzazione moderna del concetto di limite che egli pose giustamente alla base di tutta la teoria del calcolo innitesi-
male. Egli riusc cos a divincolarsi dal ricorso alla geometria, agli innitesimi o alle ussioni, generando nalmente una
matematica libera dalle contraddizioni del passato. Di seguito il concetto di limite secondo Cauchy
Quando i valori successivi attribuiti ad una funzione si avvicinano indenitamente ad un valore ssato,
cos che niscono col dierire da esso per una quantit piccola quanto si vuole, questultimo viene detto
limite di tutti gli altri.
Anche la denizione di derivata e di funzione continua data da Cauchy praticamente quella moderna. Come ci si pu a
questo punto aspettare, Cauchy releg il dierenziale ad un ruolo minore, anche se era ben conscio della facilit operativa
che esso comportava.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 31
Fu il primo a porsi il problema della convergenza di una serie. Egli condivide con Bolzano il merito di aver dato limpulso
alla matematica del rigore, attenta ai particolare e moderna come concezione. Consideriamo ad esempio le denizioni di
Cauchy e Bolzano in merito alla continuit:
Continuit per Bolzano: f continua in x se la dierenza f (x + x) f (x) minore di ogni quantit data,
per x sucientemente piccolo.
Continuit per Cauchy: quando il limite coincide con il valore della funzione, la funzione si dice continua .
23.8. La concezione di funzione continua.
Nel 700 la funzione era continua se era descritta da una sola espressione algebrica. Dunque la funzione
|x| :=
_
_
_
x x 0
x x < 0
non era ritenuta continua.
Nel 700 abbiamo la moderna concezione di continuit.
24. kant
Immanuel Kant (1724-1804) nasce, vive e muore a Konigsberg in Germania.
24.1. Razionalismo ed empirismo. Il razionalismo (dal termine latino ratio, ragione) una corrente losoca basata
sullassunto che la ragione umana pu essere la fonte di ogni conoscenza. In generale i loso razionalisti sostengono che,
partendo da principi fondamentali, individuabili intuitivamente o sperimentalmente ( es. gli assiomi della geometria ), si
possa arrivare tramite un processo deduttivo ad ogni altra forma di conoscenza. Ad esempio, se intendiamo la conoscenza
come il procedere di tutti i fenomeni nella terra e delluniverso, se si riuscissero a trovare i principi della Fisica si potrebbe
dedurre da questi, per mezzo del solo intelletto, ogni tipo di fenomeno e quindi di conoscenza. Alcuni loso razionalisti
sono: Pitagora, Socrate, Platone, Aristotele, Cartesio.
Il razionalismo si contrappone all empirismo, secondo il quale la fonte della conoscenza risiede nellesperienza sensibile.
Empirismo, dal greco empeiria, "esperienza", designa lorientamento di quelle dottrine losoche che:
(1) individuano nellesperienza la fonte e lorigine delle conoscenze, negando la presenza delle idee innate.
(2) ritengono che la conoscenza proceda dalla sensazione al concetto: Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in
sensu (detto ripreso da Locke). Indica in et moderna la corrente losoca, disomogenea al suo interno, che ha in
Locke, Guglielmo da Ockham e Hume i suoi maggiori esponenti. Per gli empiristi lesperienza sia la fonte della
conoscenza sia la prova della verit e della falsit di una tesi.
La polemica fra razionalismo ed empirismo si svilupp soprattutto nel corso dei secoli XVI e XVII, cio nel periodo in cui
nacquero e si consolidarono le moderne scienze naturali. Il testo originario di critica allempirismo il "Teeteto" platonico
in cui si aerma che i dati sensoriali non hanno signicato se non assunti da un"anima" gi in possesso, a priori, di forme
ideali o concettuali che le forniscono di interpretare lesperienza. Al centro di quel dibattito vi fu appunto il problema del
metodo, ossia della ricerca delle procedure giusticative della scienza stessa ("metodo" signica linsieme di regole capaci
di guidare la mente nella acquisizione di conoscenze scientiche).
I razionalisti partono dalla convinzione che le conoscenze veramente valide sono prodotte dallattivit della mente, la
quale non ha bisogno dei dati forniti dallesperienza sensibile (ossia del vedere, sentire, toccare, ecc.). Alcuni razionalisti
sono anche innatisti, cio suppongono che luomo porta in se stesso n dalla nascita, e quindi prima di ogni esperienza,
determinate idee o princpi conoscitivi
23
. Nel pensiero moderno la tematica dellinnatismo stata abbandonata, ma gi
nel Seicento i razionalisti, a cominciare da Cartesio, avevano cercato di trovare altrove il fondamento giusticativo del
modo di procedere razionalistico. Tuttavia, per un razionalista, questo "altrove" non pu che stare nella mente umana. Si
tratta in sostanza di ammettere che le strutture mentali e le forme in cui esse trovano applicazione nellattivit conoscitiva
sono a priori rispetto allesperienza. Questa appunto la strada percorsa soprattutto da Leibniz e da Kant, secondo i
23
Ad esempio innatistica la posizione di Platone, il quale spiega la capacit del pensiero di cogliere la forma universale e concettuale delle cose
empiriche mediante lanamnesi, cio il ricordare (sotto lo stimolo dellesperienza) la visione delle pure essenze o idee che lanima ebbe prima di
incarnarsi nel corpo.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 32
quali, se vero che nellintelletto non c nulla prima delle eettive esperienze conoscitive, anche vero che c lintelletto
stesso con le sue forme e le sue strutture, le cui regole non dipendono dallesperienza.
Certo comunque che per i razionalisti la conoscenza deve iniziare dalle idee universali della mente e procedere successi-
vamente in modo deduttivo, ossia ricavando da esse tutto ci che vi di razionalmente implicito. La via del procedimento
deduttivo implica necessariamente il rispetto del principio di coerenza, ossia la mancanza della contraddizione. La dedu-
zione, per dirla con altre parole, si congura come uninferenza, ossia un passaggio da una conoscenza ad unaltra, che
va dal generale al particolare. La forma pi celebre di deduzione il sillogismo aristotelico, ovvero un procedimento che
consta di tre proposizioni: la prima (detta premessa maggiore) una proposizione universale e aermativa; la seconda
(detta premessa minore) anchessa aermativa, ma di tipo particolare; la terza (detta conclusione) quella che nasce
come conseguenza dellaccostamento delle due premesse. Un esempio notissimo il seguente: "Tutti gli uomini sono
mortali; Socrate un uomo; dunque Socrate mortale"). Risulta per evidente il carattere tautologico del procedimento
sillogistico: infatti, quando si detto che tutti gli uomini sono mortali, superuo aggiungere che anche Socrate lo .
Inoltre occorre notare che, attenendosi scrupolosamente al suo schema, il sillogismo sempre formalmente esatto, ma
vero soltanto se le sue premesse sono vere. Ad esempio il seguente sillogismo: "Tutti gli uomini sono poeti; Tremonti un
uomo; dunque Tremonti un poeta" un sillogismo formalmente esatto, ma decisamente falso. Cio una cosa la verit
nel senso che il sillogismo corretto un altra cosa la verit nel senso che laermazione del sillogismo vera. Ci sono
due piani di verit.
Come detto, al razionalismo si oppone lempirismo. Lempirismo un metodo conoscitivo che assegna un ruolo centrale
allesperienza sensibile, nel senso che solo grazie ad essa possibile procedere alla elaborazione di concetti e alla costruzione
del pensiero losoco e scientico. Nel pensiero antico la tesi secondo cui non c nulla nellintelletto che prima non sia
stato nei sensi incontr molti sostenitori. Lo stesso Aristotele, il cui pensiero si fonda in realt su un intreccio di
razionalismo ed empirismo, ne fu profondamente inuenzato (a lui si deve ad esempio la prima analisi sistematica della
sensazione), ed ancora pi esplicitamente empirista fu la strada seguita dalla losoa in et ellenistica, quando la scuola
epicurea e quella storica si trovarono concordi nellattribuire alle sensazioni il carattere rivelatore della vera essenza delle
cose.
La pi radicale contestazione dellempirismo nel mondo antico venne condotta da Platone (soprattutto nel Teeteto):
e ci ovvio in quanto, se per gli empiristi la nostra anima una tabula rasa, per Platone essa invece gi fornita
di idee innate. Lempirismo trov gi agli inizi dellet moderna, cio agli albori della scienza propriamente detta, un
esponente qualicato in Francesco Bacone. Ma la sua pi completa formulazione fu elaborata da John Locke, che nel suo
Saggio sullintelletto umano, contestando linnatismo, scompose le idee presenti nella mente riconducendole a tre grandi
categorie: semplici, complesse e astratte. Le idee semplici sono il frutto evidente delle sensazioni, le basi atomistiche
della conoscenza, mentre le idee complesse sono il risultato si una riessione della mente che, sotto laccostamento di idee
semplici (per esempio un colore, una forma, un peso) cerca di identicare una sostanza (per esempio un tavolo). Tuttavia
le idee complesse, secondo Locke, non possono garantirci la formulazione di giudizi certi, ma contengono solo elementi
valutabili sul piano della probabilit.
Se poi ci si sposta alle idee astratte o generali, per Locke siamo davanti a dei puri e semplici nomi, a delle metafore
astratte alle quali non corrisponde alcuna realt oggettiva: esse ci servono, sono utili al nostro pensiero, ma nella lo-
ro essenza sono solo dei segni linguistici, necessari alla comunicazione tra gli uomini (alla categoria delle idee astratte
appartengono anche le dimostrazioni della matematica). Sulla via aperta da Locke si posero vari pensatori, tra i quali
David Hume, uno dei pi importanti esponenti del relativismo losoco, e pi tardi John Stuart Mill, per il quale lintera
conoscenza di origine empirica ed il metodo su cui essa fondata linduzione. Infatti, secondo Stuart Mill, gli stessi
procedimenti deduttivi partono da premesse generali che per altro non possono essere che generalizzazioni pi o meno
fondate di osservazioni empiriche (ad esempio laermazione tutti gli uomini sono mortali solo una generalizzazione
dei casi di morte osservati da tutti gli uomini).
Le stesse verit logiche e matematiche sono generalizzazioni di alcune esperienze di spazio e di relazione tra oggetti.
La generalizzazione induttiva a sua volta fondata sullidea della uniformit della natura e della regolarit dei fenomeni
naturali: il passaggio da osservazioni su un numero limitato di casi ad aermazioni sulla totalit dei dati possibili regge
solo sullidea che la natura abbia delle leggi. E qui sta il punto fondamentale: la natura veramente soggetta a leggi,
o siamo noi a pensarlo? E, nel primo caso, come possibile per luomo conoscerle? Nel secondo caso, come pu luomo
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 33
formulare ipotesi che non hanno corrispondenza con la realt? (
24
).
Il contrasto fra razionalismo ed empirismo tra quelli che, nella storia della losoa, per chi studia losoa, suscita il
dubbio se si possa conoscere qualcosa con certezza oppure no. E questo dubbio aumenterebbe se si provasse a immaginare
che forse la mente delluomo qualcosa che non nemmeno ci che crede di essere; e che la realt possa essere qualcosa
di diverso da ci che appare ai nostri sensi.
24.2. La critica della ragion pura: giudizi analitici e sintetici. Scopo del libro dimostrare che, per quanto la
nostra conoscenza non possa in alcun modo fare a meno dellesperienza, nondimeno in parte a priori, cio non dedotta
dallesperienza. Questa chiaramente una posizione unicante lempirismo e il razionalismo.
Il giudizio corrisponde per Kant allunione di un predicato ed un soggetto tramite una copula
25
. Egli distingue quindi
i giudizi analitici a priori, i giudizi sintetici a posteriori e i giudizi sintetici a priori.
(1) giudizio analitico a priori.
Sono quei giudizi in cui il signicato del predicato e gi contenuto nel soggetto (a questo si riferisce il termine
analitico). Ad esempio: Il triangolo ha tre angoli. Il termine a priori si riferisce al fatto che il signicato del
soggetto conosciuto, appunto, a priori, cio senza far ricorso allesperienza. Nel nostro caso, il triangolo ha per
denizione 3 lati.
Si capisce a questo punto che ogni giudizio di questo tipo una tautologia. Sono allora inutili? No! Servono a
spiegare meglio il contenuto dellinformazione gi racchiusa nel soggetto. Questo il tipo di giudizio usato dai
razionalisti.
(2) giudizio sintetico a posteriori.
Sono quei giudizi in cui il predicato aggiunge qualcosa di nuovo rispetto al contenuto informativo del soggetto
(sintetico). Inoltre il giudizio non pu essere pronunciato senza aver fatto esperienza (a posteriori ). Ad esempio:
questa coppa pesante. Il fatto che la coppa sia pesante non necessariamente vero. Dunque il predicato ci dice
qualcosa di nuovo. Inoltre il fatto che la coppa sia pesante si pu aermare solo dopo averla tenuta in mano, cio
solo dopo aver fatto esperienza.
Si noti che nellesempio la caratteristica pesante del tutto qualitativa. Dunque questo tipo di giudizi non hanno
una caratteristica di universalit. Questo il tipo di giudizio usato dagli empiristi.
(3) giudizio sintetico a priori.
Sono quei giudizi in cui il predicato aggiunge qualcosa di nuovo rispetto al contenuto informativo del soggetto
(sintetico) ma il giudizio pu essere pronunciato senza aver fatto esperienza (a priori ).
Ad esempio: due pi tre fa cinque. Questa frase (naturalmente si suppone di pronunciarla a qualcuno che ancora
non sa far di conto) da a chi la ascolta la nuova informazione (fa cinque). Tuttavia essa presenta caratteristiche di
universalit che non dipendono in alcun modo dallesperienza. Tutti i teoremi della matematica pura appartengono
a questa categoria.
24.3. Il soggetto conoscente. Quindi i giudizi sintetici a priori ci danno delle informazioni nuove che non derivano dalla
natura, cio dallesperienza. Ma allora da dove derivano? Kant a questo punto mette in gioco un nuovo ingrediente: il
soggetto conoscente. Esso non pi un osservatore passivo che si limita a descrivere i fenomeni pi superciali che la
natura gli propone, ma ha un atteggiamento attivo: esso sperimenta, come per interrogare la natura e costringerla a dargli
delle risposte. Con il giudizio sintetico a priori, il soggetto ottiene nuova conoscenza, ma deducendola mediante il suo
24
Mia: qui non si sta considerando il fatto che la realt possa essere una serie di casi pi o meno probabili. In questo senso, linduzione sarebbe
possibile non perch vera ma perch probabilmente vera.
25
In grammatica, si dice copula la funzione svolta dal verbo essere quando esso si trova in posizione intermedia tra un sostantivo e una parte
nominale, la quale serve a denire il soggetto e pu essere costituita da un attributo, un sostantivo o una parte del discorso sostantivata.
Quando il verbo "essere" svolge la funzione di copula, esso, unitamente alla parte nominale che lega, viene denito predicato nominale; in caso
contrario, esso predicato verbale.
Ad esempio, nella frase:
Marco un bravo ragazzo,
si ha che Marco funge da soggetto, funge da copula e un bravo ragazzo la parte nominale (altres detta nome del predicato). Il sintagma "
un bravo ragazzo" pertanto, in questa frase, il predicato nominale.
Al contrario, nella frase:
Marco nella squadra di calcio del paese,
il verbo "essere" predicato verbale, in quanto non descrive il soggetto (mediante luso di sostantivi o attributi), ma ha piuttosto il senso di
"gioca" (nella squadra di calcio).
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 34
intelletto. Secondo Kant il mondo esterno ci fornisce solo la materia prima per le sensazioni, ma il nostro apparato
mentale che dispone tale materia nello spazio e nel tempo e che ci fornisce i concetti per mezzo dei quali comprendiamo
lesperienza. Ne consegue che se avessimo un cervello strutturato diversamente vedremmo il mondo in modo diverso.
Dunque il mondo di per se soggettivo, non conoscibile.
24.4. Il determinismo. Nasce in questo periodo, ed la teoria secondo la quale uno scienziato con le sue leggi della
natura in grado di prevedere sia il futuro che il passato (note le condizioni iniziali).
24.5. Una matematica indipendente - ci vuole pi rigore! Se nel 700 il matematico era ancora, almeno per met,
un sico, che cercava nella realt lorigine della sua indagine, nell800 questa barriera crolla completamente. Il matematico
diventa libero di creare ed esplorare il suo mondo astratto, senza preoccuparsi minimamente delleventuale collegamento
con la realt. Arriva la scissione totale tra sica e matematica. Nasce il problema di denire bene i fondamenti della
matematica stessa. Inoltre era necessario un salto di rigore, nel senso che la faciloneria con il quale si era stati abituati a
trattare i problemi della matematica aveva generato non pochi paradossi. Ad esempio, sappiamo che Newton era persuaso
di poter trattare le serie come se fossero somme nite. Ma si consideri il ragionamento seguente:
ln 2 = 1
1
2
+
1
3

1
4
+...
dividendo per 2
ln 2
2
=
1
2

1
4
+
1
6

1
8
+...
e sommando le due uguaglianze
3
2
ln 2 =
_
1
1
2
+
1
3

1
4
+..
_
+
_
1
2

1
4
+
1
6

1
8
+...
_
= ln 2
e quindi
3
2
ln 2 = ln 2
che assurdo. Come mai? Eppure le serie sono convergenti! Questo perch non sono assolutamente convergenti e quindi
(lo prover Dirichlet) non vale la propriet commutativa.
25. seconda meta del 1800 e 1900
I grandi matematici di questepoca sono: Weierstrass, Riemann, Dedekind, Cantor. Per le funzioni a variabile complessa
ci saranno due spiriti dierenti: quello di Weierstrass, che costruir le funzioni analitiche a partire dalle serie di potenze,
e quello di Riemann che le costruir in modo puramente geometrico (superci di Riemann).
In questo periodo tre saranno i concetti fondamentali che risulteranno centro di dibattito:
(1) il numero reale.
(2) la continuit.
(3) linnito.
25.1. Il numero reale. Fino alla met dell 800, lapproccio di Stevino no era stato sottoposto ad ulteriori indagine.
Infatti no ad allora la matematica era ritenuta sempre e comunque un riesso della realt. E allora, il fatto che in qualche
modo si vivesse in una realt continua bastava a giusticare lesistenza del numero reale. Ma nell800 la matematica pura
si distacca dalla realt. E quindi necessaria una denizione. In primis ci prova Cauchy:
Due successioni monotone, una crescente, laltra decrescente di numeri razionali che hanno limite comune,
e che sono approssimazioni rispettivamente per difetto e per eccesso di

2 si incontrano proprio in

2
che il loro limite comune.
In pratica lidea di Cauchy che il numero reale sia il limite di due successioni di numeri razionali del tipo sopra descritto.
Sembra che tutto funzioni. Ma in realt, Weierstrass vi scopre un punto debole: egli scopre che Cauchy dimostra lunicit
di tale limite ma non lesistenza. Il fatto che Cauchy conserva ancora, dentro di se, un idea geometrica del continuo e
quindi gli sembra ovvio che tale limite esista. Ma non cos e infatti Weierstrass riuta la dimostrazione.
Un decisivo passo in avanti viene compiuto circa nel 1870 da Meray. Innanzi tutto, danno una nuova denizione di
limite che fa uso solo di quantit razionali (in modo da staccarsi dal vizio logico in cui era caduto Cauchy). Poi dimostra
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 35
che i limiti delle successioni convergenti nel senso precedente erano o numeri reali oppure dei numeri ttizi. Poi prov che
tali numeri ttizi potevano essere ordinati. Tali numeri ttizi sono quelli che oggi chiameremmo irrazionali. Poi denisce
il numero reale come limite della successione. Ragionamenti molto simili verranno fatti da Cantor, mentre Weierstrass
ragion in modo molto pi complicato (a partire dalle serie) ma giunse ad un risultato equivalente. Tali formulazioni erano
gi logicamente corrette. Ma si sa che ai matematici piace stare comodi, e dunque a queste proposte stata preferita quella
di Dedekind. Per risolvere il problema, Dedekind cambi completamente punto di vista: invece di cercare di risolvere
lapproccio di Cauchy, egli si domando pi semplicemente: In che cosa la continuit dei punti di una linea dierente dai
razionali? Galileo e Leibniz ritenevano, erroneamente, che la diversit fosse nella densit dei punti di una linea continua.
Egli giunse alla conclusione che ogni punto di una linea continua ha la propriet di separazione. Vediamo, nel linguaggio
odierno come si costruisce R a partire da Q con il metodo di Dedekind.
Consideriamo linsieme totalmente ordinato (Q, <).
Un taglio in Q una coppia (A, B) tale che A < B, A B = Q, A, B = . Denotiamo con T linsieme dei tagli su
Q. Se (A, B) T linsieme A si dice sezione inferiore e linsieme B si dice sezione superiore del taglio. Osserviamo che
se A ammette massimo allora B non ammette minimo. Diremo che (A, B) una lacuna se A non ammette massimo e
B non ammette minimo. Poniamo allora
I := {(A, B) | (A, B) una lacuna }
che chiameremo insieme dei numeri razionali. Deniamo inne linsieme dei numeri reali come
R := Q I
Chiaramente con questa denizione, la propriet di continuit dei reali diventa: Ogni insieme di R non vuoto e limitato
superiormente, ammette estremo superiore in R.
Nellantichit invece il concetto di continuo era: Ci che pu essere diviso allinnito che ricorda un po la pi debole
densit.
25.2. Trasformazioni geometriche. Klein classica le geometrie in base agli invarianti.
(1) geometria euclidea.
Le trasformazioni sono rotazioni e traslazioni che lasciano invariante la distanza.
(2) geometria ane.
Le distanze non sono pi invarianti
(3) geometria proiettiva.
Il rapporto lunico invariante. Gli invarianti sono pochissimi.
25.3. Assiomatizzazione. Vediamo brevemente una ricapitolazione del concetto di assioma.
(1) Postulati euclidei.
Per Euclide lassioma una verit assolutamente ovvia e indotta dalla realt.
(2) Scompaiono in Leibnitz.
Infatti per Leibniz lunico assioma il principio di non contraddizione. Tutte le denizioni sono equivalenze. Egli
tuttavia commette degli errori non considerando la propriet associativa (aveva ancora una visione condizionata
dalla geometria).
(3) Ricompaiono nell800 con lassiomatizzazione dellanalisi.
Questo perch si passa da una dimostrazione basata su verit indotte dallesperienza a verit dedotte da stringhe
di segni che non hanno, a priori, nessuna propriet.
Si assiste a questo punto a due tipi di assiomatizzazioni: quella dellanalisi (che varr indotta da quella dellaritmetica
fatta da Peano) e quella della geometria (che verr fatta da Hilbert).
25.4. Cantor, Georg (1845 - 1918). Cantor il creatore della teoria dellinnito come oggi la conosciamo e che alla
base del pi grosso problema fondazionale della matematica ancora aperto: lipotesi del continuo.
Partiamo dal concetto di cardinalit: per Cantor due insiemi hanno la stessa cardinalit se possono essere messi in
corrispondenza biunivoca. Sappiamo che N il pi piccolo degli insiemi inniti. Altri insiemi numerabili sono:
N {insieme nito}
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 36
p N

N ... N
. .
pvolte
numerabile.
p N

N
p
= N ... N
. .
pvolte
numerabile.
2
N
F
:= {A N|A nito} numerabile.
F
{0,1}
:= {(x
n
)
n
{0, 1} | (x
n
)
n
nita} numerabile.
:= {alfabeto con cui costruire tutte le formule di logica} numerabile.
n N A
n
numerabile

nN
A
n
numerabile.
I
a
:= {x R|x irrazzionale algebrico} numerabile.
I seguenti insiemi invece non sono numerabili:
2
N
:= {A|A N}
N
N
:= {f : N N}
I
T
:= {x R|x irrazzionale trascendente}
R
Proviamo, ad esempio, che
Teorema 1. N
N
:= {f : N N} non numerabile.
Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che X := N
N
sia numerabile. Sia X =: {x
0
, x
1
, x
2
, ..., x
n
, ...} e supponiamo che
n N x
n
= (x
n
k
)
kN
. Deniamo la funzione f : N N tale che
n N f (n) := x
n
n
+ 1
Osserviamo che f (0) = x
0
0
+ 1 = x
0
0
= x
0
(0) f = x
0
. Analogamente, k N f = x
k
f / X assurdo!!
Osserviamo, fra laltro che questo teorema sconvolge la concezione di funzione che si aveva n dal 700, periodo nel
quale si credeva che linsieme delle funzioni fosse identicabile con N.
Vediamo ora qualche altro risultato importante.
Denizione 2. Sia X un insieme. Si chiama insieme delle parti di X linsieme
2
X
:= {A|A N}
Teorema 3. X insieme |X| <

2
X

.
Dimostrazione. Se X = 2
X
= {} |X| = 0 < 1 =

2
X

.
Supponiamo X = . Vogliamo provare che |X| <

2
X

ossia che
_
|X|

2
X

_
.
Ragioniamo per assurdo e supponiamo che |X|

2
X

.
Poich ovviamente |X| 2
X
abbiamo che |X| = 2
X
. Sicch esiste una f : X 2
X
bigettiva. Quindi x X f (x)
2
X
ovvero f (x) un certo sottoinsieme di X. Allora lecito chiedersi se x sta oppure no in f (x). Consideriamo linsieme
H := {x X|x / f (x)}
Poich H X H 2
X
x
0
X f (x
0
) = H.
Poich x
0
X = H H x
0
H oppure x
0
/ H.
Se x
0
H x
0
/ f (x
0
) x
0
/ H (perch f (x
0
) = H). Assurdo!
Se x
0
/ H x
0
/ f (x
0
) (perch f (x
0
) = H) x
0
H. Assurdo!
Corollario 4. Non esiste linsieme di tutti gli insiemi.
Dimostrazione. Sia, per assurdo X linsieme di tutti gli insiemi. Allora 2
X
X

2
X

|X| che assurdo!


Teorema 5.

2
N

= |R|.
Dimostrazione. Proviamo equivalentemente che

2
N

= |[0, 1[| .
Sia x [0, 1[. Allora x
1
, ..., x
n
, .. {0, 1} tali che x = 0.x
1
x
2
...x
n
....Deniamo
f
x
: N {0, 1}
n x
n
= f
x
(n)
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 37
e poi, posto A := {h|h : N {0, 1}} , deniamo
g : [0, 1[ H
x f
x

La tesi segue dallosservare che g bigettiva e che |H| =

2
N

Corollario 6. |N| < |R|.


Dimostrazione. |N| <

2
N

= |R|.
25.4.1. Numeri cardinali transniti. Quindi se ora poniamo P (N) := 2
N
e poi
k N s
k
:= |P (P (.... (P (N))))|
otteniamo una successione di numeri transniti tali che
s
0
< s
1
< ... < s
k
< ...
25.4.2. Numeri ordinali transniti. Sia ora = s
k
per qualche k N. Quindi
=

P (P (....P (N)))
. .
kvolte

Sia
[] :=
_

_
< | < una relazione dordine su P (P (....P (N)))
. .
kvolte
_

_
Z [] :=
_

_
< | < una buona relazione dordine su P (P (....P (N)))
. .
kvolte
_

_
A questo punto Cantor scopre che |Z [
0
]| >
0
(
26
). Inoltre, egli scopre che non c nessuna cardinalit compresa tra
|Z [
0
]| e
0
. A questo punto se deniamo

1
:= |Z [
0
]|
e per induzione
k N
k+1
:= |Z [
k
]|
Abbiamo che

0
<
1
< . . . <
k
< ...
e che queste sono TUTTE le cardinalit possibili. Questo ci porta alla cosiddetta ipotesi del continuo, ossia, vero che

1
= |R|?
Nel 1940, Kurt Gdel fece un passo in avanti, dimostrando che lipotesi del continuo (in breve CH, dallinglese continuum
hypothesis) non pu essere dimostrata falsa usando il sistema di assiomi di Zermelo-Fraenkel, neppure con laggiunta
dellassioma della scelta. Daltra parte, nel 1963 Paul Cohen dimostr che CH non pu essere neppure dimostrata vera
a partire da quegli assiomi. Il risultato complessivo che CH indipendente dal sistema di assiomi di Zermelo-Fraenkel
e dallassioma della scelta. Occorre tenere conto che entrambi questi risultati partono dallassunto che gli assiomi di
Zermelo-Fraenkel non siano tra loro contraddittori, cosa che si suppone generalmente essere vera.
26. Frege, Friedrich Ludwig Gottlob (1848 - 1925)
Le opere di Frege fondamentali sono tre:
(1) Lideograa.
(2) I fondamenti dellaritmetica.
(3) I principi dellaritmetica
26
Intuitivamente, si pensi al fatto che |Sn| = n! > n, cio che funziona sul nito. Cantor scopre che funziona anche con linnito!
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 38
26.1. Lideograa. In questo volume Frege si pose lobiettivo di dare un linguaggio in formule al pensiero umano. Gia
Boole aveva tentato qualcosa del genere, ma la dierenza sta nel fatto che mentre Boole voleva ridurre il pensiero umano
allaritmetica, Frege vuole fare il contrario: egli vuole cio fornire un linguaggio talmente generale da poter trattare tutto
il pensiero umano e quindi, in particolare la matematica e laritmetica.
Un altro notevole passo avanti che compie rispetto ai suoi predecessori lintroduzione dei quanticatori e il passaggio
ad una logica relazionale.
26.2. I fondamenti dellaritmetica. Dopo aver dato un linguaggio al pensiero, Frege cerca di ridurre laritmetica alla
logica (da cui il termine logicismo, come la corrente di coloro che la pensano come Frege). Questo cambiava anche il modo
di concepire la logica: non pi come uno strumento della matematica e delle scienze (Aristotele) o una scienza come tante
altre (Crisippo) ma come LA scienza alla quale, fondamentalmente tutte le altre possono essere ricondotte.
In questopera, Frege riesce per la prima volta a dare una denizione logica precisa dei numeri naturali basandosi sulla
teoria ingenua degli insiemi: Ogni numero naturale n denito come linsieme di tutti gli insiemi con n elementi.
26.3. I principi dellaritmetica. In questopera Frege da... i fondamenti ai fondamenti! Cio, nellopera precedente egli
aveva costruito laritmetica sulla teoria degli insiemi e qui egli descrive appunto la teoria degli insiemi (ingenua). Diede
solo due assiomi:
(1) Assioma di estensionalit.
Due insiemi sono uguali se hanno gli stessi elementi.
(2) Assioma di comprensione.
Ogni propriet determina un insieme. Ad esempio: A := {x|P (x)}.
Eettivamente Frege riesce a derivare tutta laritmetica da soli questi due insiemi. Tutto nito allora? NO!
Purtroppo per Frege, nel 1902 Russel, lanno prima che esca il secondo volume, scopre un paradosso. Linsieme
Y := {A|A / A} contraddittorio.
-
Frege stato il primo fautore del logicismo, ossia della teoria secondo la quale laritmetica (e quindi tutta la matematica
che su di essa costruita), sarebbe riducibile alla sola logica. In pratica, tramite la realizzazione del suo progetto, egli
avrebbe dimostrato che i giudizi dellaritmetica non sono, come aveva ritenuto Kant, sintetici a priori, bens analitici, e
pertanto dimostrabili in modo esclusivamente logico, cio facendo ricorso soltanto alle regole del pensiero razionale. Ci
non vale per la geometria, che per Frege come per Kant sintetica a priori in quanto basata sullintuizione pura di spazio (e
infatti egli polemizzer con Hilbert che aveva tentato di ricondurre anche la geometria ad assiomi dimostrati logicamente).
La sua prima opera l Ideograa. In essa Frege tenta di costruire un linguaggio che evitasse le imprecisioni (e i
conseguenti inganni) delle lingue parlate. Lideograa cos concepita veniva presentata esplicitamente come uno sviluppo
dellideale leibniziana di lingua e calcolo universale. Nella parte introduttiva dellopera, veniva introdotta lidea di sistema
assiomatico, e veniva dispiegata nelle idee essenziali la logica elementare come la si conosce oggi, con la sua sintassi e la
sua semantica.
Egli successivamente tent di fondare laritmetica su basi logica in I Fondamenti dellaritmetica e in I Principi del-
laritmetica; queste opere rappresentarono appunto il tentativo di derivare esplicitamente le leggi dellaritmetica da un
sistema di assiomi mediante un calcolo logico costituito da lunghe catene deduttive nelle quali, secondo Frege, non avrebbe
dovuto inserirsi nulla di intuitivo e di non deducibile logicamente. Dati i limiti del linguaggio naturale, sottolineati spesso
in modo critico dallo stesso Frege, al ne di realizzare questo progetto era necessario utilizzare un linguaggio formale
dotato di un suo proprio simbolismo, di un "linguaggio in formule del pensiero puro a imitazione di quello aritmetico":
appunto questo il linguaggio simbolico presentato nellIdeograa. Nonostante la portata rivoluzionaria di questo progetto
di costruzione di un linguaggio articiale in grado di rappresentare enunciati e giudizi, che rappresenta la realizzazione
del sogno di Leibniz di elaborare una "characteristica universalis" e un "calculus ratiocinator" (realizzato, questultimo,
gi da Boole), attualmente il simbolismo fregheano, la cui lettura particolarmente ostica, stato sostituito da uno pi
semplice ma ad esso equivalente, elaborato sostanzialmente da Giuseppe Peano e divulgato da Bertrand Russell.
Nel 1902, dopo la pubblicazione del primo volume dei Principi (a spese dello stesso autore, dato che questi non godeva
ancora di un particolare successo) e poco prima della pubblicazione del secondo, il gi citato matematico inglese Russell
(altro teorico del logicismo) invi a Frege una lettera, che questultimo accolse con costernazione, in cui, nonostante il
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 39
generale apprezzamento per il paradigma logicista, egli sosteneva nondimeno che il V assioma dei Principi (quello che
derivava il principio di Hume e che introduceva la nozione di estensione di concetto o, per usare unespressione fregeana,
il "decorso di valori") permetteva di derivare una contraddizione. Ecco il testo integrale della lettera di Russell:
Caro collega, da un anno e mezzo sono venuto a conoscenza dei suoi Grundgesetze der Arithmetik, ma
solo ora mi stato possibile trovare il tempo per uno studio completo dellopera come avevo intenzione
di fare. Mi trovo completamente daccordo con lei su tutti i punti essenziali, in modo particolare col suo
riuto di ogni elemento psicologico nella logica e col fatto di attribuire un grande valore allideograa
per quel che riguarda i fondamenti della matematica e della logica formale, che, per inciso, si distinguono
dicilmente tra loro. Riguardo a molti problemi particolari trovo nella sua opera discussioni, distinzioni e
denizioni che si cercano invano nelle opere di altri logici. Specialmente per quel che riguarda le funzioni
(cap. 9 del suo Begrisschrift), sono giunto per mio conto a concezioni identiche, perno nei dettagli. C
solo un punto in cui ho trovato una dicolt. Lei aerma (p. 17) che anche una funzione pu comportarsi
come lelemento indeterminato. Questo ci che io credevo prima, ma ora tale opinione mi pare dubbia
a causa della seguente contraddizione. Sia w il predicato ""essere un predicato che non pu predicarsi di
se stesso"". w pu essere predicato di se stesso? Da ciascuna risposta segue lopposto. Quindi dobbiamo
concludere che w non un predicato. Analogamente non esiste alcuna classe (concepita come totalit)
formata da quelle classi che, pensate ognuna come totalit, non appartengono a se stesse. Concludo da
questo che in certe situazioni una collezione denibile non costituisce una totalit.
Mediante questo paradosso che porta il suo nome (scoperto in realt da Zermelo qualche anno prima), Russell mostr
dunque che il V assioma dei Principi portava ad una contraddizione, che Frege riconobbe in unappendice al secondo
volume dellopera, abbozzandone una soluzione che per risultava insoddisfacente date le pretese dellopera di emendare la
matematica dallintuizione e che venne in seguito abbandonata dallo stesso autore. Frege fu perci costretto a dichiarare
risolti in un completo fallimento i suoi sforzi di chiarire il concetto di numero. In ogni caso, dopo la sua morte i
teoremi di incompletezza di Gdel avrebbero dimostrato formalmente che lo scopo da lui perseguito era semplicemente
irraggiungibile.
Dopo labbandono del paradigma logicista (che invece fu portato avanti da Russell e Whitehead nei Principia Mathema-
tica e che ancora al giorno doggi vanta alcuni esponenti tra cui Crispin Wright e la sua scuola, detti "neologicisti"), Frege
tent la riduzione della matematica alla geometria e allintuizione sensibile pura dello spazio (una resa incondizionata al
Kant dellEstetica trascendentale, laermazione cio del carattere sintetico a priori non solo della geometria ma anche
dellaritmetica), determinando i numeri complessi (non pi i numeri interi positivi) nei termini del rapporto tra punto e
linea nel piano. Ma lopera rimase incompleta e comunque infruttuosa.
26.3.1. Dierenza con la logica antica e medioevale. La logica da Aristotele a quella medioevale era di tipo sostanzialista.
Cio concepiva la realt come formata da sostanze e accidenti (attributi). Per esempio: Il gatto bianco. Alcuni
accidenti erano propri cio caratteristici di una determinata categoria di sostanze, (gatto quadrupede) mentre altri erano
accidentali (gatto aamato). Come conseguenza, visto che le sostanze non mutavano, tutta la discussione logica verteva
sugli attributi ed era infatti una logica che riguardava soltanto gli universali. Inoltre questa logica non riusciva a trattare
delle relazioni (se Giovanni uguale a Nicola (per esempio in altezza) lattributo alto a chi lo appiccichiamo?). Nel
600 e nell800 con al Logica di Port Royal e con la logica di Leibniz si erano fatti alcuni passi avanti ma ancora lo sviluppo
della logica era inadeguato alle esigenze di met 800. In quel periodo ci si accorge che la logica una dottrina della
scienza e non una dottrina su come bisogna pensare o una dottrina su come si pensa realmente.
Un precursore di Frege fu Boole. Egli cerc, in chiaro stile inglese, di applicare le tecniche algebriche al ragionamento
logico: e allora usa qualcosa che assomiglia al + per indicare la disgiunzione logica, qualcosa che assomiglia al per
indicare la congiunzione logica, etc...
Un primo problema che si presenta alla logica dell800 che vuole uscire da un ottica sostanzialista il problema dei
quanticatori. Nella logica sostanzialista non c bisogno di quanticatori, perch si parla solo di universali. Invece la
logica dell800 si occupa anche di individui come enti della scienza. Egli invece introduce in quanticatori

APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 40
Tornando a Frege, bisogna considerare che la sua formazione stata anche losoca e quindi in lui troviamo ancora
un miscuglio di esigenze logico-matematiche e di esigenze losoche. A tuttoggi i matematici non amano la logica. La
considerano un po un intrusa, una sorta di cavallo di Troia della losoa, una materia che solleva questioni scomode.
Tuttavia, essendo la matematica moderna fondata completamente sul formalismo logico, non possono ignorarla.
Ad esempio, si pu dire che tutta la matematica di Frege nasce da un problema prettamente matematico: che cos il
numero?
26.3.2. Il rinnovamento della concezione di proposizione. Tradizionalmente la proposizione era del tipo
soggetto +predicato
che poi corrispondeva alla concezione logica sostanzialista
sostanza +attributo
Linnovazione di Frege consiste nellintrodurre il concetto di funzione che andr a costituire il nuovo tipo di proposizione
funzione (argomento 1, ..., argomento n)
Esempio 7. Consideriamo la frase
il gatto mangia la carne sul tappeto
In questo caso la funzione mangia gli argomenti sono gatto, carne, tappeto. Il vantaggio di questa innovazione
il fatto di poter trattare le relazioni.
26.3.3. Concezione della verit. Come abbiamo detto Frege era anche un po losofo. Egli considera la realt come un
universo fatto di verit; non solo, ma di verit oggettive (non soggettive come diceva Kant). la logica di Frege non una
logica che parla di cose comuni, come persone etc.. NO! E una logica della scienza. In Frege si Ha la realizzazione del
sogno di leibniz. Con lui la dimostrazione diventa un calcolo. Inoltre asserir anche ogni calcolo una dimostrazione.
Quindi per lui dimostrazione e calcolo sono perfettamente equivalenti.
La nozione di verit era entrata in crisi con lavvento delle geometrie non euclidee. Fino ad allora infatti si riteneva che
una propriet dimostrata allinterno della matematica fosse vera nel seno di vera nella vita reale, intuitivamente evidente.
Il problema che nelle geometrie non euclidee abbiamo delle aermazioni vere nella teoria nel senso che non sono in
contraddizione, ma che non sono vere nel senso della vita reale. Ad esempio la frase dato un triangolo la somma dei suoi
angoli interni sempre maggiore di 180

non vera nella nostra visione intuitiva della realt. Si capii a questo punto
che il concetto di teoria vera andava sostituito con il concetto di teoria consistente, ossia una teoria assiomatica nella
quale le verit che si possono dedurre non sono in contraddizione con gli assiomi della teoria stessa. Pi esplicitamente,
una teoria detta consistente se ogni proposizione deducibile in essa a partire dagli assiomi e tramite le regole di inferenza
rispetta il principio di non contraddizione. Si capisce quindi che a questo punto le teorie assiomatiche si svincolano dal
concetto di verit, che diventa una questione puramente semantica.
Diventa quindi fondamentale la seguente questione: come si pu accertare la coerenza di un sistema di assiomi? E
appunto questo uno dei campi di indagine della logica matematica.
Allinizio del 900 si scopr che nella formulazione ingenua della teoria degli insiemi sviluppata sostanzialmente da
Cantor e Frege, vi erano delle contraddizioni. Per ovviare a ci alcuni matematici cercarono di aggiustare le cose; tra
questo vanno citati i matematici Zermelo e Fraenkel, i quali elaborarono una teoria assiomatica in grado di sostenere il
ruolo di fondamento della matematica, nel senso che no ad oggi non sono state scoperte in essa contraddizioni (e inoltre
quelle trovate nella teoria precedente vennero in essa risolte). Daltra parte, i matematici erano resi inquieti dal fatto che
niente impediva che venissero scoperte in futuro altre contraddizioni. Come ovviare a ci? In altre parole, la teoria ZF
consistente?
26.3.4. Distinzione tra senso e signicato.
Senso.
E un oggetto mentale.
Signicato.
E un oggetto mentale.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 41
26.3.5. Simboli interpretati. Egli interpreta i simboli. Ad esempio, il signicato dell implica ha un signicato a priori del
signicato che gli danno gli assiomi dellimplica. Questa distinzione arriver con Hilbert.
26.3.6. Assiomatizzazione categorica. Vuol dire un sistema di assiomi (meglio una teoria formale) talmente ricco da
ammettere un solo modello. Ad esempio, la teoria dei gruppo non categorica perch ammette come modello tanti gruppi
diversi. Questo sar un punto essenziale in Hilbert che Frege considerer assolutamente dannoso.
Esempio 8. Sappiamo che anticamente Venere al mattino veniva chiamata Lucifero (stella del mattino) mentre la sera
veniva chiamata Vespero (stella della sera). Il signicato Venere. I due sensi sono Lucifero e Vespero.
Gran parte delle scoperte scientiche non sono state altro che due sensi diversi avevano lo stesso signicato.
26.3.7. I sistemi formali. Praticamente con Frege abbiamo la nascita del sistema formale. La nozione di sistema formale
utilizzata per fornire una denizione rigorosa del concetto di dimostrazione. In altri termini, la nozione di sistema formale
corrisponde ad una formalizzazione rigorosa e completa della nozione di sistema assiomatico.
Un sistema formale costituito da:
un alfabeto.
E un insieme nito o numerabile di simboli.
una grammatica.
Essa specica quali sequenze nite di questi simboli sono formule ben formate. La grammatica deve essere ricorsiva,
nel senso che deve esistere un algoritmo per decidere se una sequenza di simboli o meno una formula ben formata.
un sottoinsieme dellinsieme delle formule ben formate detto gruppo di assiomi del sistema formale.
Anche in questo caso linsieme degli assiomi deve essere ricorsivo.
regole di inferenza.
Esse associano formule ben formate ad n-uple di formule ben formate. Pi dettagliatamente, una regola di inferenza
un sottoinsieme di tutte le n+1-uple di formule ben formate: le prime n formule di ognuna di queste n+1-uple
si dicono premesse, mentre lultima formula si dice essere una loro conseguenza. Gli esempi pi comuni di sistemi
formali sono le teorie del primo ordine.
Dato un sistema formale, linsieme dei suoi teoremi denito ricorsivamente come il pi piccolo insieme di formule ben
formate che sono
assiomi, oppure possono essere ottenute mediante le regole di inferenza del sistema utilizzando altri teoremi ottenuti
in precedenza. Fin qui si sono utilizzate esclusivamente nozioni sintattiche, ovvero non si fatto riferimento alcuno alla
nozione di verit. Intuitivamente, le formule ben formate rappresentano aermazioni che hanno un senso, e gli assiomi sono
aermazioni da considerare vere. Se si suppone che le regole di inferenza portino aermazioni vere in altre aermazioni
vere, allora tutti i teoremi sono veri.
comunque da notare che la denizione di sistema formale (e, quindi, la denizione di dimostrazione) possono essere
date indipendentemente dalla nozione di verit.
Anche la nozione di verit pu comunque essere formalizzata costruendo una semantica per il sistema formale, ovvero
assegnando ad ogni sottoinsieme dellinsieme dei simboli una classe di strutture (o modelli), insieme ad una nozione di
soddisfacibilit, che dice quando una formula vera o falsa in un dato modello.
Assegnare una semantica non comunque semplice, e non sempre possibile, se si vuole che vi sia una corrispondenza
esatta fra gli enunciati dimostrabili e gli enunciati veri, cio quelli veri in ogni modello (teorema di completezza), e se si
vuole che la denizione di sistema formale continui ad essere ricorsiva.
26.3.8. La decidibilit.
Denizione 9. Un sistema formale SF si dice decidibile se per ogni formula ben formata di SF si pu dimostrare
oppure .
Osserviamo che il fatto che una teoria sia decidibile, non cosa da poco. Se una teoria decidibile in essa non esistono
problemi aperti. Immaginate cosa voglia dire questo nellaritmetica riguardo, per esempio ai problemi sui numeri primi!
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 42
26.3.9. Completezza semantica e sintattica. Questo concetto ha a che fare con il concetto di verit. Consideriamo un
sistema formale SF. Sappiamo che se interpretiamo gli assiomi di SF e gli diamo un signicato, tutti i teoremi di SF.
Questo vuol dire che ad esempio, se prendiamo un triangolo reale, fatto di cartoncino, ci aspettiamo che la somma dei
suoi angoli interni sia 180

, perch lo abbiamo dimostrato nella sistema formale della geometria Euclidea. Dunque tutti
i teoremi della GE sono veri nella realt. Ci chiediamo: vero anche il viceversa? Pi precisamente, dato un modello
pratico M di un sistema formale SF e data una proposizione P vera in M, risulta anche cheP dimostrabile in SF ?
Ad esempio, Peano formalizzo laritmetica, ossia lo studio di N, in un sistema formale indicato con il simbolo AF.
Quindi, tutti i teoremi di AF sono proposizioni vere in N; viceversa, una proposizione vera un N anche un teorema di
AF? Ossia, N pu essere ridotto ad AF?
Denizione 10. (completezza sintattica)
Un sistema formale SF si dice sintatticamente completo se per ogni formula F ben formata possibile o dimostrare
F o dimostrare F.
Detto in altri termini SF sintatticamente completa se non esiste nessun enunciato indecidibile in T.
Denizione 11. (completezza semantica)
Un sistema formale SF si dice semanticamente completo se per ogni M modello di SF e per ogni V verit di M,
esiste una dimostrazione di V in SF (ossia V un teorema di SF).
La teoria di Frege era che laritmetica fosse logica travestita, e quindi, in denitiva, che AF fosse completo.
27. Hilbert, David (1862 - 1943)
Nella prima parte della sua vita, Hilbert si occupato di questioni prettamente matematiche, dimostrando di essere uno
dei pi grandi del suo tempo. Nella seconda met si invece occupato di questioni relative ai fondamenti della matematica.
27.1. Fondamenti della sica. Nel 1915, prima di Einstein di qualche settimana, scopre le equazioni di campo della
relativit generale, in modo puramente matematico (a dierenza dellapproccio di Einstein che sar invece puramente
sico).
Nel 1927 contribuisce alla sica quantistica sviluppando la teoria degli spazi di Hilbert, fondamentali in sica quantistica.
Fondamenti della geometria. Nel 1899 scrive un libro che si chiama Fondamenti della geometria a seguito di due
anni di lezioni tenuti presso la facolt dove insegnava. Ci che conta che egli introduce un approccio nuovo. Anzitutto
complet i 5 assiomi di Euclide estendendoli a 20, in modo che eettivamente tutti i teoremi degli elementi potessero
essere dimostrati. Addirittura gi il primo teorema degli elementi non poteva essere derivato dai 5 assiomi di Euclide!
27.2. Dierenze con Frege. Per Frege giusto il fatto di voler ridurre una dimostrazione ad una manipolazione di
segni, ma gli assiomi devono ancora essere di tipo Euclideo cio devono essere evidenti, indotti dal mondo reale. Per
Frege un punto ...un punto! Stop! Non un oggetto che soddisfa gli assiomi di punto. Invece per Hilbert ci deve essere
uno scollamento totale tra matematica realt. Famoso il passo un cui Hilbert dice se sostituiamo alla parola punto
e retta le parole birra e tavolo i nostri teoremi devono continuare a valere. In sostanza, Hilbert ritiene che lintelligenza
delluomo sia di tipo sintattico.
27.3. Il programma di Hilbert. Hilbert vuole tradurre tutta la matematica (e anche la sica) in sistemi formali (cio
assiomatici). Le teorie matematiche devono essere matematiche, perch dobbiamo tradurre il concetto di matematica
con il concetto di dimostrazione. Il sistema di assiomi deve essere categorico (cio deve avere un solo modello), in modo
da poter catturare completamente la teoria informale che voglio assiomatizzare. Quindi poich per la verit valeva il
principio del terzo escluso, anche per i teoremi deve valere la stessa cosa. Perci per ogni formula P del mio sistema deve
essere dimostrabile P oppure P (completezza sintattica). Inoltre si pretendeva anche che il sistema fosse decidibile,
ossia che esista un algoritmo che mi dica in un tempo nito se, data una qualsiasi formula P, essa sia vera oppure no.
Insomma il punto centrale della logica di Hilbert il fatto di pretendere che la matematica si sganci da concetti intuitivi.
Gli enti matematici devono avere solo le propriet che gli sono date dagli assiomi e non altre intuibili in modo empirico.
Nella assiomatizzazione delle teorie matematiche assunse particolare rilievo quella dellaritmetica in quanto, fondamen-
talmente tutta la matematica poteva essere dedotta da questa.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 43
Allinizio del 900 furono proposte varie assiomatizzazioni dellaritmetica, la pi celebre delle quali era quella di Giuseppe
Peano. Da ora in poi ci riferiremo a questa assiomatizzazione con il simbolo AF. Per indicare che un teorema di AF
scriveremo
AF
. Si pu dimostrare che se M un modello di un qualsiasi sistema formale SF, allora ogni teorema
di SF vero in M, nel senso che () vero in M (dove la funzione di corrispondenza tra SF e M).
Naturalmente, la caratteristica fondamentale che doveva avere la matematica era la consistenza, ossia il fatto che non
vi si potessero dedurre in essa contraddizioni. Tutto era dunque ridotto al problema della consistenza di AF.
Nel 1900 fu organizzato a Parigi il secondo congresso internazionale di matematica e ad Hilbert fu chiesto di aprirlo.
Hilbert present un elenco di 23 problemi che a suo parere costituivano le principali questioni ancora irrisolte della
matematica. Al secondo posto cera il problema della consistenza di AF. Successivamente, nel 1928, egli pose anche le
questioni riguardanti la completezza e la decidibilit della logica rispetto agli assiomi di Frege.
Hilbert non si limit a porre la questione, ma diede anche lidea che secondo lui avrebbe potuto portare alla dimostra-
zione. Esponiamola brevemente.
27.3.1. Lidea di Hilbert per la consistenza di AF. Poich ogni teorema un insieme nito di simboli, sappiamo dalla
teoria degli insiemi inniti di Cantor, che linsieme D di tutte le dimostrazioni di AF un insieme numerabile. Quindi
linsieme H di tutte le dimostrazioni unione con linsieme degli assiomi di AF unione tutte le regole di inferenza di AF
ancora numerabile. Sia : H N bigettiva. Allora A, B D abbiamo che (A),(B),(A B) N e quindi
possiamo considerare la funzione che
g : N N N
((A) , (B)) (A B) =: g (((A) , (B)))
Consideriamo la formula 0 = 0 e sia C := 0 = 0. Sappiamo che questa formula falsa in N e dunque C non dovrebbe
stare in D. Per un noto teorema, conosciuto gi nel medioevo, se AF dovesse essere inconsistente allora ogni verit
dimostrabile e dunque dovrei avere che C D. Abbiamo quindi la seguente implicazione
(AF inconsistente ) (C D)
e quindi rovesciando
(C / D) (AF consistente )
27.3.2. Le risposte al programma di Hilbert. Per la logica proposizionale la risposta era stata positiva ed era stata data
da Post nel 1921 (in particolare le tavole di verit di Wittgenstein sono appunto un modo per vericare le due propriet
precedenti). Nel 1930 Goedel dimostr la completezza degli assiomi di Frege per la logica. Si era inoltre avuto qualche
risultato di decidibilit. Lunico problema rimasto aperto era la consistenza di AF.
Tuttavia Goedel dimostra lindimostrabilit della consistenza dellaritmetica con metodi aritmetici nel 1931 (ossia :
AF consistente ((
AF
Cons (AF))) ). Semplicando, si pu aermare che la consistenza di una qualunque teoria
matematica sucientemente potente non si pu dimostrare nella teoria, ma bisogna farlo dal di fuori. Invece nel 1936
Church e Turing dimostrano contemporaneamente lindecidibilit della logica. In conseguenza di ci tutto il castello di
Hilbert crolla.
Esempio 12. Facciamo vedere praticamente come si codicano ad esempio le formule 0 = 0 e A B secondo il
ragionamento di Hilbert.
Consideriamo lalfabeto del calcolo dei predicati nellaritmetica formalizzata
C
p
:=
_

_
0, s, , , , , , =
. .
costanti logiche
, ,
..
quanticatori
, a
1
, a
2
, ...
. .
costanti
, p
1
, p
2
, ...
. .
predicati
, f
1
, f
2
...
. .
simboli funzionali
, x
1
, x
2
, ...
. .
variabili
_

_
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 44
Consideriamo la funzione : C
p
N

denita da
0 1
s 2
3
4
5
6
7
= 8
9
.
.
.
.
.
.
NB: nel seguito il simbolo sar usato per indicare equivale.
Quindi la codica di 0 = 0 sar
(0 = 0) (0 = 0) (5181)
Ossia
(0 = 0) = 5181
Sia la funzione denita da
: C
p
N
x C
p
(x) = p
a1
1
p
a2
2
.... p
an
n
se (x) = a
1
a
2
...a
n
con a
i
{1, ..., 9}
dove p
1
, p
2
, ...p
n
sono tutti primi ordinati nel modo canonico. Allora
(0 = 0) = 2
2
3
1
5
8
7
1
Seguendo lo schema tracciato nora se considero una generica proposizione ben formata P in AF, possiamo dire che

AF
P se e solo se il numero naturale (T) soddisfa una certa propriet aritmetica.
28. Brouwer, Luitzen Egbertus Jan (1881 - 1966)
Era un olandese, che divenne il leader di un movimento alternativo rispetto al formalismo di Hilbert; tale movimento
prese il nome di intuizionismo.
Parliamo innanzi tutto di costruttivismo. Coloro che aderiscono a tale dottrina, ritengono che essere voglia dire essere
fatto. Tale punto di vista ha permeato le branche fondamentali della matematica.
28.1. Costruttivismo in geometria. Negli Elementi di Euclide, le dimostrazioni erano essenzialmente costruzioni. Inol-
tre tali costruzioni dovevano essere fatte con riga e compasso. Lidea che le costruzioni dovessero limitarsi a quelle realizzate
con tali strumenti di origine losoca e precisamente Platonica: infatti con la riga si realizzano le due gure pi perfette:
la retta e il cerchio. Diamo alcuni esempi di problemi risolubili e non risolubili con questa tecnica:
risolubili: duplicazione del, quadrato, bisezione dellangolo.
non risolubili: duplicazione del cubo, quadratura del cerchio, trisezione dellangolo.
28.2. Costruttivismo in algebra. Legata alla costruzione appunto delle soluzioni delle equazioni di n esimo grado.
risolubili: II, III, IV grado, risolte rispettivamente dai Babilonesi, Tartaglia-Cardano, Ferrari.
non risolubili: maggiore o uguale al V (dimostrato da Abel).
28.3. Costruttivismo in Logica. Le dimostrazioni non costruttive, sono le dimostrazioni per assurdo; cio quelle che
utilizzano il principio del terzo escluso.
costruttive: Liouville dimostra per la prima volta che esistono i numeri reali trascendenti esibendone uno.
non costruttive:
esistenza indiretta dei numeri reali trascendenti come , e (dimostrato da Cantor).
Teorema della base di Hilbert: esistenza di basi per insiemi di polinomi.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 45
Teorema del punto sso di Brouwer (1910).
28.4. Conseguenze su Brouwer. In qualche modo Brouwer si pent di questa dimostrazione, nel senso che cominci a
pensare che la matematica stesse prendendo una direzione sbagliata. Elabor allora un approccio alla S. Tommaso del tipo
credo solo a ci che vedo, detto dai posteri intuizionismo; come si sar ormai capito, tale approccio prevedeva lesclusione
dalla matematica dei seguenti principi:
(1) principio del terzo escluso.
(2) doppia negazione.
(3) dimostrazioni non costruttive.
In realt , Goedel dimostra nel 1933 che si pu fare un modello intuizionista nella logica classica; perci se la logica classica
contraddittoria lo anche la logica intuizionista. Quindi non che Brower abba risolto granch.
29. Kurt Gdel (1906 - 1978)
Considerato il massimo logico della contemporaneit.
La sua vita ha vissuto per met della sua vita a Vienna (1906 - 1938) e per met a Princeton, dove emigr a causa
dellinizio della seconda guerra mondiale.
Nel 1925 entr alluniversit di Vienna, entrando a far parte del cosiddetto circolo di Vienna.
29.1. Completezza. Nel 1879 Frege aveva pubblicato lIdegraa, nel quale egli introduce un nuovo linguaggio oltre a
delle regole e degli assiomi per il calcolo dei predicati. Si era visto che la logica di Frege era in grado di dimostrare
praticamente tutto quello che aveva fatto la matematica no ad allora. Il problema era: poteva dimostrarli tutti? Cio,
dato un qualunque teorema della matematica questo poteva essere dedotto a partire dagli assiomi e con la logica di Frege?
Il sistema logico di Frege era cio completo? Questo problema era stato proposto da Hilbert nel congresso di Bologna
nel 1928 come appunto problema della completezza. Nel 1921, Post aveva dimostrato la completezza per il calcolo dei
predicati semplice cio quello Stoico-sostanzialista, basato su proposizioni atomiche (soggetto+predicato; ossia logica
proposizionale
27
). Non era noto se tale risultato potesse essere esteso anche ad una logica pi complessa come quella
di Frege che trattava anche il caso relazionale (soggetti+predicato+complementi; ossia logica del I ordine
28
); tuttavia il
risultato di Post era incoraggiante. Avevano ragione: infatti Goedel nel 1930 a soli 24 anni dimostra la completezza del
sistema di Frege per la logica.
29.2. Incompletezza. A questo punto Goedel cerca di dimostrare la completezza per il sistema dei Principia Mathemati-
ca, che avrebbe voluto dire dimostrare a completezza dellaritmetica e dunque della matematica. Tuttavia, contrariamente
alle sue stesse aspettative, nel 1931 Goedel scopre che il sistema logico dei PM incompleto.
29.3. Consistenza. Come conseguenza del T. di incompletezza dellaritmetica, Goedel dimostra che SE il sistema dei PM
consistente, allora non si pu dimostrare la sua consistenza con i mezzi allinterno del sistema PM. Questo rispondeva
al secondo problema di Hilbert del 1900.
29.4. Intuizionismo. Goedel dimostra che la matematica di Brower non ha molto senso, in quanto die essa si pu
costruire un modello della logica intuizionista nella logica classica.
Nel 1938 Goedel emigra in America a causa dellavvento della II guerra mondiale. Si stabilisce a Princeton nell Institute
of advanced studies (insieme a Von Neumann e Einstein tanto per citarne alcuni), che era un istituto nel quale gli scienziati
di grande spessore potevano in tranquillit dedicarsi ai loro studi senza avere lonere dellinsegnamento.
27
La logica proposizionale un linguaggio formale con una semplice struttura sintattica, basata fondamentalmente su proposizioni elementari
(atomi) e su connettivi logici di tipo vero-funzionale, che restituiscono il valore di verit di una proposizione in base al valore di verit delle
proposizioni connesse (solitamente noti come AND, OR, NOT...).
28
Nella logica matematica il linguaggio del primo ordine un linguaggio formale che serve per gestire meccanicamente enunciati e ragionamenti
che coinvolgono i connettivi logici, le relazioni e i quanticatori "per ogni ..." ed "esiste..." . Lespressione "del primo ordine" indica che c
un insieme di riferimento e i quanticatori possano riguardare solo gli elementi di tale insieme e non i sottoinsiemi; ad esempio si pu dire "per
tutti gli x elementi dellinsieme vale P(x)" ma non si pu dire "per tutti i sottoinsiemi A vale P(A)"
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 46
29.5. Problema del continuo. Goedel da una risposta parziale al primo problema a di Hilbert, stabilendo che lipotesi
del continuo non refutabile ossia che non si pu dimostrare che falsa. Per ottenere tale risultato, Goedel sfrutta il
teorema di correttezza, che asserisce che dato un sistema formale SF e dato un modello M di SF risulta che: P vera
in SF P vera in M. Egli costruisce un modello M
0
della teoria degli insiemi in cui lipotesi del continuo I
c
vera.
Dunque I
c
non pu essere falsa in SF altrimenti lo sarebbe anche in M
0
(
29
).
Nel 1963 Paul Cohen dimostr che I
c
non dimostrabile, ragionando in modo analogo a Goedel.
Dunque I
c
indecidibile.
29.6. Relativit. Goedel dimostra che il viaggio indietro nel tempo non contrario ai principi della relativit generale.
29.7. Dio. Goedel aronta la prova ontologica dellesistenza di Dio.
S. Anselmo aveva dato una prova dellesistenza di Dio in stile puramente logico:
(1) Denizione: Dio lessere che ha tutte le perfezioni.
(2) Assioma: lesistenza una perfezione.
(3) Teorema: Dio esiste.
(4) Dimostrazione: poich lesistenza una perfezione, Dio possiede tale propriet. Dunque esiste.
Teorema 13. (I Teorema di Incompletezza di Goedel (
30
) - vero dimostrabile)
Esiste una proposizione T vera in AF ma non dimostrabile in AF.
Dimostrazione. Sia T un teorema di AF. Allora, per quanto visto prima, il numero intero n
T
:= (T) dovr soddisfare
certe propriet aritmetiche.
Ora, per indicare questo fatto scriviamo dim(n
T
). Cio, T un teorema di AF se e solo se dim(n
T
). Quindi dim(n
T
)
una formula dellaritmetica (perch dim() una propriet aritmetica, n
T
un numero e quindi un propriet aritmetica
applicata ad un numero una formula dellaritmetica (
31
)). Ma allora anche dim(n
T
) una formula dellaritmetica.
Quindi codicabile. Sia g (n
T
) la sua codica. Ossia se dim(n
T
) = formula
T
allora g (n
T
) = n
formula
T
. Goedel
dimostra che g ha un punto sso. Sia T tale punto sso. Allora g (n
T
) = n
T
. Quindi T un teorema che non dimostrabile.
Osserviamo che T necessariamente vera. Infatti se T falsa T dimostrabile
correttezza
T vera. Assurdo!
Dunque T vera ma non dimostrabile.
Corollario 14. (esistenza di formule indecidibili in N)
Esiste una proposizione T indecidibile in AF.
Dimostrazione. Per il teorema precedente, esiste una proposizione T vera in AF ma non dimostrabile in AF. Dico che T
indecidibile. Gia sappiamo che T non dimostrabile. Proviamo che anche T non dimostrabile. Infatti, se T fosse
dimostrabile T falsa, che assurdo.
Quindi abbiamo provato sia lincompletezza sintattica che quella semantica in AF, nellipotesi che essa sia consistente
(altrimenti potrei dimostrare tutto!).
Teorema 15. (II Teorema di Incompletezza di Goedel (
32
) )
La consistenza di AF non dimostrabile con tecniche aritmetiche.
In simboli: AF consistente allora non
AF
Cons (AF).
Dimostrazione. Per assurdo supponiamo che AF sia consistente e che la nostra dimostrazione sia stata fatta con tecniche
aritmetiche. Allora, per il ITG, esiste una proposizione T vera ma non dimostrabile in AF. Ma allora, dalla consistenza
di AF fatta con tecniche aritmetiche, segue che (
33
) T dimostrabile. Assurdo.
Diamo ora una versione semplicata del teorema di Goedel proposta da Odifreddi.
29
A questo punto mi chiedo: utilizzando il principio del terzo escluso potrei asserire che Ic vera? E, analogamente, utilizzando il risultato di
Cohen non potrei dimostrare che Ic falsa? E dunque, Ic vera e falsa allo stesso tempo contraddittoria non vale il principio di non
contraddizione!! Mah....
30
Tutto il ragionamento che fa il prof. , a mio parere, alquanto confuso e lacunoso. Lo riporto cos com, senza essere granch convinto.
31
Non sono convinto.
32
Tutto il ragionamento che fa il prof. , a mio parere, alquanto confuso e lacunoso. Lo riporto cos com, senza essere granch convinto.
33
Non mi convince...
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 47
Teorema 16. (I Teorema di Incompletezza di Goedel (vers. Odifreddi) - vero dimostrabile)
Sia F un sistema formale corretto
34
. Allora esiste una P proposizione vera in F ma non dimostrabile n refutabile
35
in F.
In particolare, P vera ma non dimostrabile.
Dimostrazione. Consideriamo la proposizione
P := Io non sono dimostrabile in F

(1) P non dimostrabile in F.


Per assurdo P dimostrabile P vera (per correttezza) P non dimostrabile in F.
(2) P vera in F.
Infatti nel punto precedente abbiamo fatto vedere che P non dimostrabile.
(3) P non refutabile.
P vera P falsa P non dimostrabile in F (perch F corretto ) P non refutabile.
Teorema 17. (II Teorema di Incompletezza di Goedel (vers. Odifreddi) )
Sia F un sistema formale. Allora F non pu dimostrare di essere corretto.
Dimostrazione. Sia F un qualunque sistema formale. Sia
G
F
:= Io non sono dimostrabile in F

Supponiamo, per assurdo, di poter dimostrare che F sia corretto con un certo ragionamento R. Sicch
R F corretto
Ma per il T. precedente, F corretto G
F
vera.
Quindi abbiamo la seguente catena di implicazioni
R F corretto G
F
vera
ossia
R G
F
vera
Cio il ragionamento R implica la proposizione G
F
. Ma questo vuol dire che abbiamo dimostrato G
F
.
Daltra parte G
F
vera G
F
non dimostrabile (per denizione di G
F
) Assurdo!! (Labbiamo dimostrata al rigo
di sopra!) .
30. il concetto di algoritmo
30.1. Tesi di Church-Turing. Nella teoria della calcolabilit la tesi di Church-Turing unipotesi che aerma: "Se
un problema intuitivamente calcolabile, allora esister una macchina di Turing (o un dispositivo equivalente, come le
funzioni ricorsive) in grado di risolverlo (cio di calcolarlo)."
30.2. Macchina di Turing universale. Una macchina di Turing universale una macchina di Turing che pu rappre-
sentare al suo interno qualsiasi macchina di Turing normale. Sarebbe la teorizzazione del PC moderno.
Nel trentasette nascono le MT. Qualche anno dopo nascono le funzioni ricorsive. Poi passano un po di anni, e negli
anni vicino alla seconda guerra mondiale, nel 43 sia Turing che Von Neumann indipendentemente fanno il primo progetto
esecutivo del primo computer universale, che simula appunto il funzionamento della macchina di Turing universale.
30.3. Il problema dellAlt. Ci sono algoritmi detti semidecidibili, che possono anche andare allinnito (esempio: pro-
blema di trovare radici intere per un polinomio di grado 5 ). Molti teoremi limitativi fanno riferimento alla decidibilit.
Ad esempio, il teorema di Church dice che la ricerca del fatto che una formula sia o meno un teorema semidecidibile.
Il problema dellalt semidecidibile (cio un programma che ci dice se un MT si ferma o no).
34
Un sistema formale si dice corretto se dimostra solo verit.
35
Refutabile vuol dire che P non dimostrabile
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 48
31. note
Autore: Antonio Ceci.
Fonti: videolezioni del prof. P. Odifreddi (usate pesantemente), videolezioni del prof. M.Ferraris, appunti del prof.
L. Borzacchini, audioregistrazioni delle lezioni del prof. L. Borzacchini, Storia della losoa occidentale di B. Russel,
Manuale di storia della losoa di T. Gregory, Personaggi e scoperte nella sica classica di E. Segr, Wikipedia, varie
su internet.

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