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Maria Schiano

UNITÀ 5 : LA PENTA MANO – MOZZA

Il re di Pitrasecca era rimasto vedovo ma aveva deciso di sposarsi di nuovo. Per mari e per monti
aveva cercato una donna che fosse adatta a lui, ma non aveva trovato nulla. Così alla fina aveva
deciso di prendersi come moglie la sua stessa sorella.
«Sorella mia, tu sai quanto io ti ami» - aveva detto un giorno - «allora, se mi vuoi bene, accetta
questa proposta». «Anch’io ti voglio bene, signore mio, dimmi pure, di che si tratta?» - aveva
risposto Penta. «Tu sai che non è da re farsi uscire il bene da casa … e poi noi siamo uguali perché
siamo usciti dallo stesso fiato, quindi, perché rischiare di prendersi un’estranea in casa?» disse
solennemente il re. «Io non ti capisco, fratello …» ribatté Penta. «Bene mio, io ho deciso di
prendermi te come moglie e tu, se ci tieni alla corona, non ti devi rifiutare.» - tuonò il re. Penta
ascoltò questo discorso cambiando un colore dopo l’altro e alla fine rispose: «Sire, se tu hai perso il
senno … io non voglio perdere il pudore … ! Da quando in qua si fanno questi pasticci tra fratello
e sorella? Se non la smetti subito con questo folle proposito … farò cose da pazzi». Detto questo, se
ne andò in camera sua e ci rimase, rinchiusa, per un mese intero!
Il re era immerso in una gran confusione di mente e cuore … perché le parole sagge della sorella
avevano acceso ancor più il suo desiderio … e così decise di provare ancora. Mandò a chiamare
Penta orinandole di presentarsi davanti a lui … La sorella, ché la rodeva la curiosità, ci andò e così
disse: «Dimmi fratello, che cos’è che tanto ti attira di me? Io mi sono guardata a lungo allo
specchio ma non ho visto nulla di così speciale …». «Penta – rispose lui – tu sei la più bella tra le
donne e lo sai; ma quello che mi ha fatto perdere il senno sono le tue mani, così belle, così
bianche…». E avrebbe continuato se Penta non avesse detto: «Le mie mani? Aspetta qui e non
muoverti che torno subito» e se ne andò svelta in camera sua. Lì, chiamato un servo, si fece troncare
le mani e le mise su un vassoio d’argento mandandole in regali al fratello, con i suoi omaggi!
Visto questo scempio, il re, fuori di sé dalla rabbia, fece costruire una cassa di legno, vi ci fece
rinchiudere la sorella e la fece gettare in mare …
Trasportata dalle onde, la cassa finì nelle reti di alcuni pescatori. Quando aprirono, vi videro la
quintessenza della bellezza e la portarono sulla loro isola affidandola a Nuccia, la moglie del capo
dei pescatori. Questa, vedendola tanto bella ed educata, poiché era la mamma della gelosia e
dell’invidia, la rimise nella cassa e la gettò di nuovo in mare …
Dopo molti giorni, per sua grande fortuna, la cassa venne avvistata da una nave. Caricatala a bordo,
l’aprirono … Questa nave apparteneva al buon re di Terraverde che, vedendo tanto bellezza unita a
tanto dolore, decise di portarsela nel suo regno e di darla come damigella a sua moglie.
La povera Penta, per non dare un dispiacere al suo benefattore, imparò a fare tutto con i piedi:
cuciva, spazzolava e pettinava i capelli alla regina e per questo era tenuta più cara di una figlia.
Trascorsero i mesi e gli anni, finché la regina fu chiamata a pagare il suo debito con la natura. Ma
prima di morire chiamò a sé il marito e gli disse: «I miei giorni sono finiti e ringrazio Dio di averli
trascorsi con te … ma tu devi farmi un ultimo favore prima che io me ne vada …». «Tutto quello
che desideri luce dei miei occhi» rispose il re.
«Tu devi prenderti in moglie Penta, anche se non sappiamo chi sia. Però io ho capito dalla sua
buona educazione e dalle sue buone maniere che è un cavallo di razza … ma non sono riuscita a
farle dire nient’altro. Ma tu devi promettere che la sposerai». «Che il cielo possa mantenerti in vita
altri cent’anni … quando spegnerai la candela dei tuoi giorni, la sposerò».
Così accadde e, dopo le nozze, il re dovette partire per un altro viaggio. Dopo nove mesi, Penta
diede alla luce un bel bambolotto. Il consiglio decise di mandare subito una feluca ad Altoscoglio
dove si trovava il re, per comunicargli la bella notizia. Durante il viaggio però, la feluca si imbatté
in una violenta bufera e fu sbattuta dalle onde sull’isola dei pescatori che avevano trovato Penta
anni prima …
Dopo aver ricevuto le prime cure dai pescatori, il capitano fu lasciato nelle mani di Nuccia che da
femmina curiosa volle sapere chi fosse, da dove venisse e dove andasse … Il capitano, riconoscente
per l’ospitalità, ritenne suo dovere rispondere a tutte quelle indiscrete domande e disse: «Vengo da

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Terraverde e vado ad Altoscoglio per portare una lettera al mio re …». «E chi sarebbe a
scriverla?» ringhiò la donna. Il capitano si spazientì un poco ma rispose: «Dovrebbe essere una
lettera della moglie ma né so né dirò altro …». «Suvvia … dimmi solo chi è la moglie … che può
mai succedere? In quest’isola non succede mai niente». «E va bene … – rispose il capitano –
dicono che sia la Penta mano-mozza una donna di indicibile bellezza, trovata in mare, dentro una
cassa e, poverina, priva delle mani …».
Tanto bastò a Nuccia per crepare d’invidia … Non solo Penta non era stata ingoiata da nessun pesce
… ma era addirittura diventata regina … La donnaccia decise allora di mettere in atto un piano
tremendo … Diede da bere al capitano finché non lo fece cadere ubriaco … poi, prese la lettera e la
lesse. In effetti la lettera annunciava la nascita di un meraviglioso erede e così la donna fece venire
uno studente e, con una manciata di soldi, fece falsificare la lettera. Cosa avesse pensato di scrivere
è una cosa difficile da indovinare, perché aveva fatto scrivere che la regina aveva dato alla luce …
un cucciolo di cane !!!
L’indomani mattina, quando il capitano ebbe smaltito la sbornia, salpò a vele spiegate verso
Altoscoglio. Giunto sano e salvo, consegnò la lettera al re e attese la risposta.
Senza battere ciglio per la sconvolgente notizia ricevuta, il re scrisse: «Cara Penta, perché ti
dispiaci per ciò che hai partorito? Bisogna pensare che queste cose sono state decise dal cielo e
noi non possiamo e non dobbiamo metterci contro la volontà delle stelle !!!». La feluca se ne partì e
il capitano, memore solo della buona ospitalità ricevuta, decise di fermarsi di nuovo su quell’isola
per riposarsi un po’.
«Che piacere rivederti! Com’è andato il viaggio? La spedizione ha avuto un buon esito?»
domandarono i pescatori. «Vi fermate per stanotte così preparo qualcosa da mangiare?» chiese
Nuccia che in realtà voleva di nuovo far ubriacare il capitano per leggere la lettera di risposta …
«Sì, credo proprio che non sia conveniente viaggiare di notte» rispose ingenuamente il capitano.
A fine cena, il capitano era così sbronzo che fu un gioco da ragazzi sottrargli la missiva …
«Ma come è possibile …», sbraitò la mala-femmina. «Ti sistemo io brutta strega …» e così fece
falsificare di nuovo la lettera che diceva pressappoco così: “che siano immediatamente bruciati sia
la mamma che il figlio !!!”.
Di buon mattino la feluca se ne partì e, dopo qualche ora, la falsa lettera con il suo malvagio ordine
giungeva nelle mani del consiglio …
I saggi consiglieri del re non avevano che pensare … Di sicuro il re era stregato o impazzito …
decisero comunque di non rischiare la vita dei due innocenti, di non condannarli senza processo …
E così deliberarono che Penta partisse col suo bambino e senza lasciare tracce …
Povera Penta! Di nuovo allontanata da casa sua e senza averne colpa! Col cuore pesante, senza una
meta, la sfortunata prese la via di Lagotorbido dove, dicevano, c’era la residenza di un mago.
Il mago volle sapere la storia della povera monca per filo e per segno e … mamma mia come si
commosse! Piangeva come un bambino e alla fine disse: «Non preoccuparti, cara mia, ché qui con
me tu hai trovato padre e madre. Io mi occuperò di voi! Non vi farò mancare mai nulla. Fatti
coraggio perché a volte la sorte ti spinge allo stremo solo per renderti più piacevole la fine delle
sventure!». E così dicendo, diede a Penta una bell’appartamento nel suo palazzo, facendola servire
come si deve a una regina, mentre lui fece pubblicare un bando: “chiunque fosse venuto a
Lagotorbido e avesse raccontato la storia più triste, avrebbe ricevuto dal mago … metà del suo
regno …”. Il bando fece il giro del mondo …
Nel frattempo il re di Terraverde era tornato al suo regno. Appena si accorse della sventura
capitatagli … fece cose da leone scatenato … ma i consiglieri, per non essere ingiustamente
condannati, subito gli mostrarono la lettera. Il capitano della feluca fu chiamato a fare rapporto
sull’accaduto e così il re capì di essere stato imbrogliato da Nuccia. Immediatamente fece issare le
vele e salpò alla volta dell’isola. Con l’inganno e l’astuzia riuscì a farsi raccontare tutta la storia,
dalla sbornia alle false lettere. Dopo che ebbe finito, il re si fece riconoscere e ordinò che proprio
Nuccia venisse bruciata viva! E così fu fatto … Poi il re partì in mare aperto, la sua nave incrociò
quella del re, fratello di Penta, diretto a Lagotorbido, e si fermarono per fare conoscenza.

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«Le tue sventure sono caramelle rispetto alle mie!» disse il re di Terraverde. «E allora vieni a
provare anche tu la tua sorte da questo mago.» rispose il re di Pietrasecca. E così fecero.
Arrivati a Lagotorbido, il mago li ricevette con tutti gli onori e li invitò a cominciare il loro
racconto. Cominciò il fratello di Penta narrando dell’amore che aveva rivolto verso il proprio
sangue, del gesto onorevole della sorella e della sua immensa cattiveria nel gettarla in mare in una
cassa.
Concluse dicendo che ora, da una parte lo trafiggeva la vergogna, dall’altra lo pungeva il dolore
della perdita della sorella.
Quando questo re finì di parlare, cominciò l’altro.
Quando tutti e due ebbero finito di parlare, Penta uscì da dietro alla tendina dove stava nascosta e,
facendo come una cagnetta che si era perduta e – finalmente – aveva ritrovato il padrone,
abbracciava ora l’uno, ora l’altro, correndo ora dal fratello ora dal marito, ora tirata dall’affetto per
l’uno ora dal sangue dell’altro.
Anche il bambino prese parte a questo concerto di sospiri e parole soffocate e, a turno, ora lo zio ora
il padre, lo stringevano e lo baciavano, dimostrando al mondo che
NON È CARA LA DOLCEZZA
A CHI NON HA PROVATO
PRIMA L’AMAREZZA.

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UNITÀ 5: SCHEDA - IDIOMATISMI

MODI DI DIRE

- Per mari e per monti : dappertutto, in ogni luogo.


- Perdere il senno : perdere la ragione, impazzire .
- Con gli omaggi : come ossequio, doveroso tributo.
- Pagare il debito con la natura : morire.
- Mettere in atto : realizzare, attuare.
- Dare alla luce : partorire, far nascere.
- A vele spiegate : a tutta forza.
- Come si deve : locuzione usata come aggettivo nel senso di: “modo giusto, corretto,
conveniente” di fare q.sa .
- Fare rapporto : fare un resoconto, una relazione degli avvenimenti.
- In mare aperto : a largo, lontano dalle coste.

FRASI PROVERBIALI

- Senza batter ciglio : senza scomporsi, restando impassibile.


- È un gioco da ragazzi : è una cosa semplice da fare.
- Per filo e per segno : dalla A alla Z, in ogni particolare.

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UNITÀ 5: SCHEDA – VOCABOLARIO

A I
Appartenere = α ν ήκ ω Imbattersi
Astuzia = η π ο ν η ρ ι ά = α ν τ α µ ών ω , σ υ ν α ν τ ι ε µ α
B ι τ υ χ α ία
Immenso
Bene = τ ο α γ α θ ό
= άπ ε ι ρ ο ς, α π έρ α ν τ ο ς
Benefattore = ο ε υ ε ρ γ έτ η ς
Incrociare = σ τ α υ ρ ών ω
Bufera = η θ ύε λ λ α
Indicibile
= άϕ α τ ο ς, α π ε ρ ίγ ρ α π τ ο ς
Indiscreto = α δ ι άκ ρ ι τ ο ς
Inganno = η α π άτ η
Ingoiare = κ α τ α π ίν ω
Innocente = α θ ώο
Issare = α ν α ψ ών ω

C M
Cagnetta = η σ κ υ λ ίτ σ α Malvagio =µ ο χ θ η ρ ός
Capitano = Maniera = ο τ ρ όπ ο ς
Condannare = κ α τ α δ ι κ άζ ω Memore = µ ν ήµ ω ν
Consiglio = τ ο σ υ µ β ο ύλ ι ο Meta = τ ο τ έρ µ α
Conveniente = π ρ έπ ω ν , α ρ µ όζ ω ν Missiva = η ε π ι σ τ ο λ ή
Cucciolo = τ ο κ ο υ τ άβ ι Monco
Cucire = ρ άβ ω = κ ο υ λ ός, ο κ ο υ λ ο χ έρ η ς
Curiosità = η π ε ρ ι έρ γ ε ι α

D O
Damigella = Onda = τ ο κ ύµ α
Deliberare = α π ο ϕ α σ ίζ ω Onorevole
Dovere =τ ο κ α θ ήκ ο ν = άξ ι ο τ ι µ ής, α ξ ι ο π ρ ε π ής
Ospitalità = η ϕ ι λ ο ξ ε ν ία
E P
Erede = ο κ λ η ρ ο ν όµ ο ς Pasticcio
Esito = τ ο α π ο τ έλ ε σ µ α = τ ο µ π έρ δ ε µ α , ο µ π
ε λ άς
F Pescatore = ο ψ α ρ άς
Falsificare = π λ α σ τ ο γ ρ α ϕ ώ Pettinare = χ τ ε ν ίζ ω
Feluca = η ϕ ε λ ο ύκ α Processo = η δ ίκ η
Fiato = η α ν άσ α Proposito = η π ρ όθ ε σ η
Pudore
= η σ ε µ ν ότ η τ α , η ε ύπ ρ ε π
ια
Pungere = τ σ ι µ π ώ

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G Q
Gesto = η χ ε ι ρ ο ν ο µ ία Quintessenza = η π ε µ π τ ο υ σ ία

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R T
Residenza = η κ α τ ο ι κ ία Tenerci
Rete = τ ο δ ίχ τ υ = ε ν δ ι α ϕ έρ ο µ α ι , θ έλ ω ν α
Riconoscente = ε υ γ ν ώµ ω ν Traccia = τ ο ίχ ν ο ς
Rifiutare Trafiggere = δ ι α π ε ρ ν ώ
= α ρ ν ο ύµ α ι , α π ο ρ ρ ίπ τ ω Trasportato = µ ε τ α ϕ ε ρ όµ ε ν ο ς
Rinchiudere =κ λ ε ι δ ών ω Troncare =α π ο κ όπ τ ω
Ritenere = θ ε ω ρ ώ Tuonare = β ρ ο ν τ ώ
Rivolgere = σ τ ρ έϕ ω , α π ε υ θ ύν ω
Rodere =ρ ο κ α ν ίζ ω
S V
Salpare = α ν α σ ύρ ω Vassoio = ο δ ίσ κ ο ς
Sbattuto Vedovo = χ ήρ ο ς
= π ε τ α µ έν ο ς, δ ι ω γ µ έν ο ς Violento = β ι α ίο ς
Sbornia = τ ο µ ε θ ύσ ι
Sbraitare = ϕ ω ν α σ κ ώ
Sbronzo = µ ε θ υ σ µ έν ο ς
Scatenato = ε ξ α π ο λ υ µ έν ο ς
Scempio = ο σ π α ρ α γ µ ός
Sconvolgente = σ υ ν τ α ρ α κ τ ι κ ός
Sire = µ ε γ α λ ε ι ο τ α τ ο
Smaltire = α π ο χ ε τ ε ύω
Soffocante = α π ο π ν ι κ τ ι κ ός
Sorte = η τ ύχ η
Spazientirsi
= χ άν ω τ η ν υ π ο µ ο ν ή µ ο υ
Spazzolare = β ο υ ρ τ σ ίζ ω
Spedizione = η α π ο σ τ ο λ ή
Strega = η µ άγ ι σ σ α
Stremo
= τ ο τ ε λ ε υ τ α ίο όρ ι ο τ η ς
α ν τ ο χ ής
Sventura
= η κ α κ ο τ υ χ ία, η σ υ µ ϕ ο ρ ά

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UNITÀ 5 : SCHEDA – GRAMMATICA

FAMIGLIE DI PAROLE

Si chiama campo semantico (o famiglia di parole) la gamma dei valori legati ad una parola.
Questo vuol dire che, se conosco il significato di un lemma, posso facilmente ricavarne dei derivati.
Analizziamo il seguente schema:

persona che fa l’azione espressa


persona che subisce l’azione espressa
verbo cosa che fa l’azione
cosa che subisce le conseguenze
cosa che può fare l’azione espressa

ESEMPI:

navigatore
__
navigare nave
navigato
navigabile

cuoco
__
cucinare cucina
cotto
cucinabile

mago, prestigiatore
meravigliato
meravigliare meraviglia
meravigliosa
__

Come si può vedere, non è sempre possibile ricavare un derivato che abbia un senso e per questo, lì
dove mancasse il termine, useremo un sinonimo.

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falsario
falsato
falsificare falsificazione
_ _ _ _ _ _ (sinonimi)
falsificabile

deliberante
deliberata
deliberare deliberatoria
delibera
deliberativo

processante
processato
processo procedura
processuale
processabile

giudice
giudicato
giudicare giudizio
giudiziario
giudicabile

imbroglione
imbrogliato
imbrogliare imbroglio
______
______

:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

Per ottenere i derivati di una parola è possibile usare i suffissi. Bisogna però stare attenti perché
molte volte le parole ottenute hanno anche un significato diverso !!! ad es. “apparente” non è “la
persona che appare” ma “illusorio”.

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I verbi “ordinare, suggerire, consigliare, proporre”

I verbi che indicano comando (ordinare, imporre, ingiungere, intimare),


I verbi che indicano memoria (ricordare, rammentare, rievocare, citare ecc.),
I verbi che indicano consiglio (suggerire, consigliare, proporre ecc.)
Seguono questa costruzione:

ORDINARE A Q . NO DI FARE Q . SA

ordinare + di + infinito

(verbo di comando, memoria, consiglio) + DI + INFINITO PRESENTE

(coniugato nei tempi finiti)

Questo tipo di costruzione va bene sia quando la persona a cui si comanda/consiglia/ricorda è


espressa da un nome (comune di persona o proprio) sia quando è espressa da un pronome.
ES. “Ti ordino di andare”
“Cesare ordinò ai suoi soldati di vincere”.

ORDINARE CHE Q . SA SIA FATTA

ordinare + che + congiuntivo passivo

(verbo di comando, memoria, consiglio) + CHE + CONGIUNTIVO PRES./IMPERF. PASS.

(coniugato nei tempi finiti)

Questo tipo di costruzione va bene quando non c’è il complemento indiretto espresso, cioè non
viene detto a chi si comanda.
Ovviamente il costrutto segue le regole della Consecutio Temporum.
ES. “La padrona ordina che sia preparato il pranzo”
“Il giudice ordinò che fosse fatta giustizia”.

ORDINARE CHE SI FACCIA Q . SA

ordinare che + si + congiuntivo

Anche la costruzione col “si passivante” è adatta ai casi in cui non viene dichiarato chi riceve
l’ordine.
Anche in questa circostanza si seguono le regole della Consecutio temporum.
ES. “Il re ordina che la caccia si continui”
“Antonio ordinò che il bastone si placasse”.

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UNITÀ 5 : SEZIONE – ESERCIZI

Esercizio 1:
Con l’aiuto dell’insegnante trova il campo semantico delle seguenti parole: assistere, amare,
preparare, meravigliare, vendere, scrivere.
Seguendo l’esempio, cerca, laddove mancasse un derivato (stessa radice + suffisso), di coprire il
valore mancante con dei sinonimi.
Memore
Memorizzato
MEMORIA Memorandum
Mente
Memorabile

Esercizio 2
Trasforma le azioni indicate in veri e propri comandi, consigli o rievocazioni:

1) suggerisci di aprire la finestra


2) consiglia che si prendano appunti
3) il professore impone il silenzio
4) il comandante ordinò ai suoi soldati la ritirata
5) la guida propone un itinerario

Esercizio 3
Ricerca nella sezione vocabolario di questa unità le parole attinenti alla “legge”.

Esercizio 4
Ricerca nella sezione vocabolario di questa unità le parole attinenti alla “navigazione”.

Esercizio 5
Riempi gli spazi vuoti con una delle parole elencate nel vocabolario di questa unità.

1) In casa dei miei nonni ho ricevuto un’ottima ___________________ .


2) Ti sono __________________ per il tuo aiuto.
3) Durante la passeggiata ___________________ in un vecchio amico.
4) Il _________________ è finito con la condanna dell’imputato.
5) È stato condannato perché _____________________ il suo passaporto.
6) Al veglione di Capodanno mi sono preso una bella ____________ .
7) Che corsa ho fatto! Mi manca il ______________ !
8) Che persona educata! I suoi modi e le sue ______________ sono davvero ______________ .
9) Questo caldo è davvero ____________________ .
10) Quel dolore gli _____________________ il cuore.

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