NEL RISTABILIMENTO MODERNO DELL'ONTOLOGIA DELL'ESSERE SOCIALE
Tutti i metodi, anche i migliori, devono essere utilizzati con parsimonia e moderazione. Il metodo della deduzione storico- sociale delle categorie del pensiero certamente migliore del non-metodo della compilazione dossografica delle opinioni casuali in successione, ma non per questo si deve pensare che sia in grado di dedurre socialmente tutti i pensatori della storia della filosofia. Chi si mettesse su questa strada giungerebbe facilmente al ridicolo. Enzenberger riporta che lo scrittore inglese Belfort Bax ricorda che Marx ed Engels si divertivano al gioco della "deduzione sociale" di tutti i pensatori e di tutte le pi curiose e strampalate eresie religiose, ma resta il fatto che lo hanno fatto per gioco, e nessuno potr mai dedurre socialmente il culto del coccodrillo sacro che gioca a carte con la foca monaca ed il lupo siberiano. Hegel scrisse che bisogna che anche il casuale sia necessario, e che l'imprevedibile possa aver luogo. giunto allora il momento di dirlo, perch il lettore malizioso non pensi che abbia avuto maniacalmente l'idea di dedurre socialmente l'intera storia della filosofia. La considerazione storico-genetica ed ontologico-sociale della storia della filosofia non significa la sua deduzione maniacale. Il pessimismo di Schopenauer e la riscrittura filosofica della religione cristiana di Kierkegaard, ad esempio, non sono certo socialmente deducibili dal contesto storico dei problemi della borghesia di Francoforte e di Copenhagen. Nietzsche, questo "scriba del caos" (Ferruccio Masini), non socialmente deducibile, ed a differenza di come ha fatto Heidegger nella sua romanzesca ricostruzione della consumazione finale in tecnica planetaria della lunga storia della metafisica occidentale, io non mi azzarderei mai a dire che il baffuto tedesco sia stato il punto terminale della integrale soggettivazione dell'essere della onto-teo-logia in volont di potenza pura e semplice. La ricostruzione ontologico-sociale della storia della filosofia occidentale deve limitarsi ferreamente ai pensatori che interpretano e danno forma teorica sublimata a tendenze storico-sociali pi profonde. Chi invece pretende di "dedurre" tutti, finisce con il discreditare il metodo genetico al punto di non dedurre pi nessuno. Nel capitolo precedente, ad esempio, mi sono permesso di proporre una modesta deduzione sociale di Cartesio, ma non mi sarei mai permesso (a differenza, ad esempio, del pur bravissimo Lucien Goldmann) di fare la stessa cosa con Blaise Pascal. Eppure, nulla sarebbe stato teoricamente pi facile. Goldmann ipotizza che il dio nascosto (dieu cach) di Pascal sia la metafora compensativa dell'impossibilit della noblesse de robe francese di accedere al potere politico, impossibilit che viene compensata e sublimata in una visione tragica della vita in Pascal. Ebbene, questa spiegazione di Goldmann mi sembra simile alla spiegazione di Sohn-Rethel sulla derivazione del concetto astratto di essere in Parmenide dalla diffusione della moneta coniata. possibile, non si pu certo escludere in via di principio, ma il rapporto di causalit in questo caso talmente labile da confondersi con un dato di casualit. E quando il dato di casualit ed il rapporto di causalit coincidono, si pu sospettare che il metodo non debba essere proposto, e si ripieghi prudentemente sull'ipotesi - sempre per dirla con Hegel - che in questo caso il casuale sia necessario. Ho fatto questo discorso per affermare che non far nessun tentativo "sociale" di dedurre l'opera di Spinoza. Spinoza un fatto miracoloso ed indeducibile, un dono che la filosofia ha fatto ai mortali. Non stato per nulla un pensatore "borghese", come si suole ripetere scioccamente, a meno che non si intenda affermare la banalit sociologica per cui apparteneva di nascita alla piccola borghesia ebraica commerciale della citt olandese di Amsterdam. Il suo pensiero del tutto disorganico e disomogeneo alla riproduzione del capitalismo borghese olandese dei suoi tempi, altrettanto ferocemente schiavistico di quello inglese e francese. A differenza di come ha sostenuto Antonio Negri, che ha voluto a tutti i costi "comunistizzare" Spinoza, suscitando fastidio e disapprovazione in tutti gli spinoziani europei (Mignini, Giancotti, Tosel, ecc.), io non credo che sia mai esistita una meravigliosa eccezione olandese. Certo, l'Olanda era una repubblica mercantile integrale (come Venezia, del resto), ed era nei suoi interessi il mantenere la convivenza (fino ad un certo punto, per) fra cattolici, protestanti, ebrei e musulmani, ecc. Certo, Spinoza il frutto di un incrocio culturale particolare, che metteva insieme sotto il coperchio del cartesianesimo filosofico l'esegesi biblica eretica, il libertinismo erudito, il panteismo neoplatonico e bruniano, ecc. Tutto questo ovvio. E tuttavia, Spinoza rappresenta un'eccezione singolare, un pensatore che non stato organico a nulla ed a nessuno, un filosofo cui non si applica una seria deduzione sociale delle categorie. Spinoza e resta una miracolosa eccezione singolare. E cos lo tratter in questo capitolo. Secondo Hegel, Spinoza un punto talmente importante della filosofia moderna, che in realt si pu dire: o tu sei uno spinoziano, o non sei affatto filosofo. L'affermazione di Hegel paradossalmente "estremistica", come devono essere del resto tutte le proposizioni filosofiche significative. Il "moderatismo", e soprattutto la stucchevole retorica della cosiddetta "complessit", alibi per tutti i tartufi, gli ipocriti ed i "pesci in barile" del sottomondo intellettuale, vengono dopo ed in subordine alle affermazioni recise di questo tipo. Personalmente, sono assolutamente d'accordo con Hegel. Se si comincia con Spinoza l'esame della filosofia moderna, si comincia bene, proprio perch Spinoza, in un certo senso, anticipa genialmente, senza ovviamente averlo potuto immaginare, la critica alle tendenze gnoseologiche e positivistiche del cosiddetto "pensiero moderno". questo un punto cruciale di cui necessario impadronirsi concettualmente. Il principio essenziale del filosofare moderno non sta in Cartesio, perch non sta e non pu stare in un dualismo irrisolto e semplicemente "posto" fra una concezione materialistica della natura estesa ed una concezione formalistica, destoricizzata e desocializzata del soggetto conoscente (il Cogito). Il principio essenziale del filosofare moderno non sta in Kant (e tantomeno poi nel neokantismo, ad un tempo posteriore e deteriore), perch Kant, nella sua legittima lotta politico-ideologica illuministica contro le pretese normative della metafisica religiosa, ha creduto di poterla condurre con la sua illegittima distinzione fra le categorie dell'essere e le categorie del pensiero. Il principio essenziale del filosofare moderno non sta nemmeno in Marx, che pure il pensatore di riferimento principale per ogni ontologia dell'essere sociale, in quanto Marx ha oscillato fra due paradigmi filosofici distinti, quello idealistico e quello materialistico, contribuendo cos a confondere le idee ai suoi pur volenterosi seguaci. E lo stesso Hegel, il punto pi alto della filosofia moderna, non avrebbe potuto costituire il suo concetto di soggetto storico processuale e dialettico se prima Spinoza non lo avesse pensato come sostanza. Sostanza che poi il pensiero capitalistico, da Locke a Hume, dovette "sciogliere" nella rete dei flussi mercantili del valore di scambio assolutizzato. In sostanza, Spinoza il vero principio essenziale di ogni filosofare moderno. E lo , paradossalmente, perch restaura il grande principio ellenico dell'identit ontologica fra le categorie dell'essere e le categorie del pensiero. Lo fa, ovviamente, utilizzando la terminologia filosofica dominante ai suoi tempi, quella del cartesianesimo. Si tratta di quello che (un po' impropriamente) chiamato parallelismo psicofisico, che istituisce correttamente il rapporto parallelo fra l'ordine e la connessione delle cose (ordo rerum) e l'ordine e la connessione delle idee (ordo idearum). Questo parallelismo psicofisico, ovviamente, serve ad eliminare l'idea (e cio, la terza idea) di un dio sincronizzatore e collegatore del mondo dello spirito e del mondo dell'estensione (Cartesio, cartesianesimo religioso, occasionalismo, Malebranche, ecc.). E tuttavia, pi che di parallelismo psicofisico, termine un po' ambiguo, sarebbe meglio parlare di identit ontologica fra le idee e le cose. noto che Marx si impadron concettualmente della propria identit rivoluzionaria passando attraverso la metafora della deviazione nella caduta degli atomi (clinamen, parekklisis). Ma nello stesso anno in cui discusse a Jena la sua tesi in filosofia greca (1841), scrisse anche un Quaderno Spinoza, che rappresenta a tutti gli effetti il primo passo fondativo della sua filosofia politica. Si tratta della democrazia diretta dei produttori, definita come l'unione di tutti gli uomini che hanno collegialmente pieno diritto a tutto ci che in loro potere (cfr. B. Spinoza, Trattato teologico-politico, cap. XVI). Se quindi Spinoza il principio essenziale di ogni filosofare moderno (principio dell'immanenza assoluta, e principio della separazione della religione dal potere politico unito al principio della democrazia diretta dei produttori sul loro prodotto) anche il principio essenziale della posteriore filosofia politica di Marx. Su questo punto Antonio Negri ha ragione. Non credo - come lui afferma - che si debba creare un partito degli spinozisti, e non lo credo perch vuole espellere da questo partito - di cui si sente evidentemente guru, profeta ed ispiratore - Hegel e la dialettica, ma si pu consentire con lui quando si spinge a dire che lo spinozismo il trascendentale ontologico della rivoluzione (sic!), e la stessa democrazia qualcosa sub specie aeternitatis. Certo, antipatizzando per Hegel, Negri non pu sapere che Hegel aveva gi espresso il concetto di sub specie aeternitatis con il concetto di ci che , ed eternamente. Ma non si pu volere tutto. Lukcs coglie molto bene la specificit "moderna" di Spinoza quando scrive nella sua Ontologia dell'Essere Sociale che Spinoza compie una correzione rispetto all'antropologia filosofica greca, per cui il dominio dell'uomo sui propri affetti non pi quello della ragione sugli istinti (il che pu ancora essere reificato in un fatto trascendente, come appunto avvenne nel cristianesimo) ma quello degli affetti pi forti su quelli pi deboli, il che, sempre secondo Lukcs, pu essere definito come il compimento della autocostituzione processuale, terreno-immanente, dell'uomo. Mi sembra difficile fare un elogio pi grande a Spinoza. Ed unendo insieme Hegel, Marx e Spinoza, formulerei in questo modo sinteticamente il problema: "Spinoza un punto talmente importante della filosofia moderna che o si spinoziani, o non sia affatto filosofi; partendo da lui, per legittimo pensare ci che lui ha pensato come sostanza (e cio l'identit ontologica di Dio e Natura) come soggetto (e cio costituzione processuale della soggettivit e non come autoposizione formalistica destoricizzata e desocializzata alla Cartesio); pensandola come soggetto si ha in questo modo il concetto per pensare il compimento della autocostituzione processuale, terreno- immanente, dell'uomo; ed questo il tratto caratteristico della filosofia di Marx, che non uno strutturalismo epistemologico, un materialismo dialettico o uno storicismo assoluto, ma un umanesimo rivoluzionario a base dialettica". La formulazione sintetica stata un po' lunga, ma non volevo "saltare" nessun pezzo essenziale. E tuttavia un "pezzo" ho finito con il saltarlo, ed il riconoscimento del fatto che Spinoza stato il primo critico filosofico dell'ideologia, e questo in un periodo storico in cui lo stesso termine di "ideologia" non esisteva ancora. Pi esattamente, stato un critico dell'illusione ideologica, anche se non poteva ovviamente ancora impadronirsi del concetto di "necessit sociale" dell'ideologia stessa, e quindi nell'impossibilit di farla sparire. Si tratta di un punto essenziale, che bene subito far proprio concettualmente. Torner nell'ultimo capitolo di questo scritto sulla teoria dell'ideologia di Lukcs, che ritengo spinoziana al massimo grado. In breve, secondo Lukcs, l'illusione ideologica si origina dal fatto che l'uomo, elaborando in modo necessariamente antropomorfico ed antropomorfizzate i contenuti del proprio rispecchiamento quotidiano dei fatti della vita (perch i miei cari sono morti cos presto?, ecc.), estende questa antropomorfizzazione anche ai rispecchiamenti scientifici del vivere sociale, e con questa estensione anzich approdare alla scienza approda alla religione, che Lukcs (in questo allievo ortodosso di Feuerbach, Marx, Engels e Lenin) considera sempre come un'alienazione (Entfremdung). Ne parleremo appunto pi avanti, perch la mia posizione diversificata (io considero infatti sullo stesso piano, e del tutto complementari, l'illusione religioso-trascendente e l'illusione laico-immanente, tesi che Lukcs non avrebbe certo potuto condividere in questa forma). Tornando a Spinoza, si pu notare che su questo punto la sua teoria dell'illusione ideologica eguale a quella di Lukcs, anche se ovviamente non esiste (e non pu esistere) il termine tecnico di "ideologia". L'illusione nasce in Spinoza dall'indebita antropomorfizzazione del concetto di Dio, che anzich essere concepito come realt sostanziale assoluta priva di progettualit, buona o cattiva che sia, concepito come traslazione trascendente della realt umana, per sua natura progettante. Come si vede, lo stesso Feuerbach non ha aggiunto nulla di essenziale a questo concetto spinoziano di alienazione religiosa. E tuttavia, il punto essenziale non qui, ma sta in ci, che i marxisti non sono stati capaci di imparare da Spinoza il segreto filosofico che avrebbe loro permesso di esaminare razionalmente la loro propria illusione ideologica antropomorfizzante. Anche se il tema dovrebbe essere trattato pi avanti, approfitto di questo mio "elogio di Spinoza" per parlarne subito. Spinoza ha individuato nella indebita antropomorfizzazione di Dio il nucleo di tutte le illusioni e di tutte le "paure" dell'uomo. In questo - ma solo in questo - stato un "materialista" prosecutore di Epicuro, ed anche per questo la coppia Epicuro-Spinoza piaciuta tanto al giovane Marx. I marxisti, in teoria seguaci di Epicuro, Spinoza e Marx, hanno in realt fatto tutto l'opposto, perch hanno invece antropomorfizzato sia la storia sia il loro stesso movimento politico-ideologico. Hanno antropomorfizzato la storia, costruendo una vera e propria Grande-Narrazione (Lyotard) in cui un soggetto pieno, all'interno di un flusso storico-temporale concepito come continuo ed omogeneo (lo storicismo, appunto), garantisce con il mantenimento della sua identit (rivoluzionaria) iniziale la realizzazione finale del suo progetto originario (il ristabilimento della giustizia sociale perduta - equivalente laico della "caduta" nel peccato originale). Hanno poi antropomorfizzato anche il loro proprio movimento ideologico, inventandosi un padre fondatore divinizzato che non si sbaglia mai (Karl Marx, appunto), un suo san Paolo che lo interpreta sempre correttamente e senza errori (Engels, appunto), una sua parousia storica messianica e liberatrice che fonda quanto pi assomiglia al regno di Dio in terra (Lenin, appunto) ed infine una lotta zoroastriana e manichea fra il Bene (l'ortodossia) ed il Male (il relativismo). Se avessero letto (e soprattutto capito, che altra cosa) Spinoza, avrebbero potuto sviluppare opportuni anticorpi. Ma noto che non c' peggior sordo di chi non vuol sentire. stato Spinoza un "ateo", che ha nascosto il suo ateismo implicito sotto una maschera panteistico-neoplatonica? Da Bayle in poi si sviluppata la tendenza a concepirlo come un "ateo virtuoso", ma questo uso "ateo" di Spinoza non fa a mio avviso parte della storia dello spinozismo vero e proprio, come non ne fa parte l'interpretazione panteistica di Lessing, che pure ha giocato un ruolo decisivo nella "partenza" dell'idealismo tedesco posteriore. La Storia della Filosofia dell'Accademia delle scienze della defunta URSS parla apertamente dell'ateismo di Spinoza, ma questa interpretazione deve passare attraverso un filtro ermeneutico pi complesso ed articolato. Che il Dio di Spinoza non abbia nulla a che vedere con il Dio ebraico e cristiano mi sembra evidente, a meno che queste divinit ed i loro apparati sacerdotali possano rinunciare alla loro concezione teistica, antropomorfizzata e soggettivistico-normativa della divinit stessa (giudizio finale, ecc.). E tuttavia, anzich chiedersi se Spinoza fosse un "ateo mascherato" per opportunismo, oppure un panteista neoplatonico passato attraverso la terminologia filosofica cartesiana con il suo meccanicismo palese ed ostentato, meglio "farlo passare" attraverso le due tradizionali interpretazioni materialistica ed idealistica. Solo dopo sar pos- sibile proporre la mia personale interpretazione di Spinoza, che deriva comunque dalla precedente interpretazione di Andr Tosel. La grande maggioranza degli spinozisti non religiosi inserisce Spinoza nella tradizione materialistica. interessante - in proposito - notare il fatto che quasi tutti i marxisti antistaliniani recepiscano ed accettino di fatto la sacralizzazione atea della storia della filosofia fatta nel 1931 da Stalin, con la connessa tavola dei buoni (i materialisti) e dei cattivi (gli idealisti). E tuttavia costoro possono rispondere che accettano questa tabella non perch l'ha proposta per la prima volta Engels, l'ha poi consacrata Lenin, che per definizione non sbaglia mai, e l'hanno infine recepita Stalin, Trotsky e Mao Tse Tung, ma perch risulterebbe dalla storia della filosofia stessa. A me personalmente non risulta per niente, e che non risulti per niente lo discuter nel prossimo capitolo, in cui manifester la mia adesione all'interpretazione della studiosa greca Maria Antonopoulou. Ma torniamo al nostro Spinoza "materialista". La spinozista italiana Emilia Giancotti ha riassunto in questo modo chiaro e cristallino l'interpretazione materialistica di Spinoza: Ateismo, determinismo, definizione della materia come attributo della sostanza, teoria della verit come corrispondenza dell'idea al dato reale, riduzione dell'anima ad idea del corpo, concezione dell'uomo come parte della natura, libert come ragione ossia come consapevolezza della necessit, democrazia diretta. Sono questi i principi dello spinozismo che, senza cadere in banali semplificazioni, rendono legittima la sua collocazione all'interno di una linea di sviluppo del pensiero occidentale che, passando attraverso le elaborazioni del materialismo metafisico, approda al materialismo storico e dialettico. Pi chiaro di cos! Emilia Giancotti aggiunge che l'analisi spinoziana degli affetti, in particolare nel principio del superamento delle passioni attraverso la conoscenza, stata una fonte della psicoanalisi freudiana, mentre il concetto di libert dell'uomo come consapevolezza della necessit, attraverso la mediazione di Hegel, passer a far parte del patrimonio dottrinario del materialismo storico e dialettico, vedi Anti- Dhring di Engels. Devo personalmente molto all'ombra benefica di Emilia Giancotti, che mi invit ripetutamente ad Urbino permettendomi di partecipare ad alcune delle pi profonde discussioni filosofiche della mia vita. E tuttavia il rispetto che si deve alla filosofia, di cui tutti siamo figli, mi induce a criticare molte delle sue affermazioni. In primo luogo, essendo allieva ed amica di Ludovico Geymonat, Emilia Giancotti difendeva anche il cosiddetto materialismo dialettico, sia pure nella versione di Geymonat e non in quella di Stalin. E tuttavia questo per me un errore, perch il miglior involucro filosofico per poter concettualizzare il progetto comunista di Marx non n il materialismo dialettico n il materialismo aleatorio, e neppure lo spinozismo anti-hegeliano di Negri e di Illuminati, ma l'ontologia dell'essere sociale. In secondo luogo, non credo che esista qualcosa chiamata linea di sviluppo del pensiero occidentale da Epicuro a Marx oppure da Platone a Hegel, e che questa immagine continuistico-bidimensionale sia solo un'illusoria grande-narrazione deterministico-teleologica con l'esito prefissato dalla vittoria finale della Scienza (materialistica) sulla Filosofa (idealistica). Un sogno - o meglio, un incubo - positivistico. In terzo luogo, penso abbia ragione Lukcs nel rilevare che ci che caratterizza Spinoza non sia tanto il superamento delle passioni attraverso la conoscenza, tema cristiano per eccellenza (la conoscenza del Bene, infatti, ci fa superare, o almeno "controllare", le passioni stesse), quanto proprio il "far giocare" una passione contro l'altra (in questo caso, la passione della conoscenza). E ancora, in quarto luogo (e questo un tema che percorre sia l'Ontologia che i Prolegomeni di Lukcs) la concezione marxiana della libert non deve e non pu essere identificata con la coscienza della necessit. Questa certamente un'opinione di Engels, che era per strettamente correlata ideologicamente alla credenza nel crollo necessario della pro- duzione capitalistica, per cui la "libert" era ridefinita come consapevolezza del singolo del necessario crollo della produzione capitalistica stessa. Meno di mezzo secolo prima Marx aveva definito ben diversamente la libert. Non certo coscienza della necessit, identificata nella caduta verticale degli atomi di Democrito, ma deviazione consapevole dalla necessit stessa, metaforizzata dalla deviazione degli atomi stessi in Epicuro (clinamen, parekklisis). Fu infatti Plekhanov, nei suoi peraltro profondi studi su Spinoza e lo spinozismo, a popolarizzare l'idea che Marx avesse desunto da lui la coincidenza di libert e di consapevolezza della necessit. Ma questa equazione sbagliata, ed assomiglia all'equazione che in quegli stessi anni veniva fatta fra Darwin ed il darwinismo sociale. Darwin aveva certo parlato di lotta per la vita (struggle for life), ma ne aveva parlato esclusivamente per il mondo animale, non per l'uomo. L'uomo, infatti, da un lato fa parte del mondo animale, ma dall'altra parte il suo genere specifico (Gattung) lo mette in condizione di su- perare consapevolmente la lotta per la vita con la cooperazione e la solidariet. Nello stesso modo Spinoza, non potendo ancora disporre di un concetto di storia (che appunto - secondo l'interpretazione di Koselleck - nasce soltanto cento anni dopo Spinoza nel senso di unificazione simbolica della temporalit umana in base ad un solo concetto unitario di tipo trascendentale riflessivo), non poteva neppure interpretare la storia stessa come luogo dell'identit di libert e di coscienza della necessit. Mai come in questo caso, la retroazione di simili concetti indebita e pericolosa. Con questa discussione critica con l'ombra benefica di Emilia Giancotti non intendo certo affermare che Spinoza non appartenga alla storia del materialismo, se qualcuno ovviamente (ma non il mio caso) pensa che esista una storia unitaria del materialismo da Democrito a Marx e oltre. Io non lo penso, ma se qualcuno vuole pensarlo lo pensi pure. sempre meglio costruire una (inesistente) grande narrazione teleologica che pensare che la filosofia sia soltanto una disordinata filastrocca di opinioni casuali. La prima tesi errata, ma razionale. La seconda semplicemente stupida, e la stupidit irrecuperabile. Detto questo, diamo la parola a Hegel, che invece suggerisce che di Spinoza si possa dare un'interpretazione apertamente "idealistica", o almeno di precursore indiretto dell'idealismo. Nelle sue Lezioni sulla Storia della Filosofia Hegel infatti ci invita, a proposito di Spinoza, ad uno sbalorditivo ennesimo riorientamento gestaltico. Hegel parte dal fatto che molti hanno mostrato corruccio verso Spinoza. Ci si aspetterebbe che Hegel confermasse la banalit per cui coloro che hanno mostrato corruccio verso Spinoza lo hanno fatto perch Spinoza ha negato recisamente l'esistenza del Dio personale ebraico e cristiano in favore di un Deus sive Natura, ci per cui la comunit ebraica lo ha colpito con una terrificante scomunica ed un fanatico ha cercato addirittura di pugnalarlo. Niente di tutto questo. Per Hegel, invece, quelli che hanno accusato Spinoza di ateismo (e che per lui hanno torto e lo hanno interpretato male) sono meno preoccupati di Dio che del finito. Quelli che cos lo denigrano non vogliono infatti salvare Dio, ma la mondanit. Essi gli mostrano corruccio perch Spinoza li ha distrutti insieme con il loro mondo. Trovo questa affermazione hegeliana stupefacente per acutezza e pertinenza. Hegel ritiene infatti che non si possa nemmeno iniziare a filosofare se l'anima non si tuffa in quest'etere di un'unica sostanza, in cui viene sommerso tutto quel che precedentemente era ritenuto vero. Ogni filosofo deve cos giungere necessariamente a questa negazione di tutto ci che particolare, e ci non nient'altro che la liberazione dello spirito e la sua base assoluta. Ci che grandioso nel modo di pensare di Spinoza - riassume Hegel - l'aver egli potuto rinunciare ad ogni determinazione, ad ogni particolare, per riferirsi soltanto all'Uno, per poter tenere in considerazione soltanto questo. Come noto, Hegel not che Spinoza aveva esagerato nel suo idealismo, fino a vedere nell'Uno soltanto Dio e non invece anche il mondo (acosmismo). E qui Hegel riprende il tema del suo capolavoro filosofico del 1802 (cfr. Rapporto dello scetticismo con la filosofia), saggio-chiave per la comprensione di tutto il suo pensiero posteriore, per cui l'essenza della filosofia non sta certamente nel "rimuovere" lo scetticismo, ma nel partire coraggiosamente da una sua analisi radicale per poterlo poi conservare-superare (aufheben) nella sua posteriore elaborazione dialettica. Spinoza (e non Fichte) diventa cos per Hegel il primo vero idealista, ed per questo che gli si mostra corruccio, non perch abbia negato Dio, o lo abbia identificato con la natura, ma perch ha "distrutto" il mondo empirico di chi ritiene di poterlo conoscere direttamente e senza mediazione filosofica nella sua molteplicit irrelata. Spinoza ha distrutto quella che il filosofo marxista ceco Karel Kosik nel la sua Dialettica del Concreto (un capolavoro assoluto del marxismo novecentesco) chiamer poi il mondo della pseudo-concretezza. Ho riportato abbastanza esattamente le opinioni della Giancotti e di Hegel perch esse permettono di "inquadrare" la questione-Spinoza oggi, finito il tempo dello Spinoza di Bayle, di Lessing, di Engels e di Plekhanov. E tuttavia, ritengo che la lettura di Spinoza fatta dal filosofo francese Andr Tosel sia quella che ci porta pi vicini allo spirito di Spinoza. Tosel inserisce Spinoza nella cosiddetta tradizione materialistica, cosa che io mi guardo bene dal fare, ma tutto ci veramente di secondaria importanza. Ci che conta, invece, ci che si trova dentro Spinoza. Tosel osserva che Spinoza un grande riformatore della metafisica perch in lui l'essere non viene creato (teologia cristiana), e neppure sta li da sempre (metafisica platonica), ma viene prodotto, ed in quanto viene prodotto anche intelligibile in via di principio. Questa lettura avvicina di fatto Spinoza al Vico del verum ipsum factum, in quanto proprio il fatto che la verit non sia un presupposto atemporale ma sia un prodotto della prassi umana la fa diventare anche oggetto di conoscenza possibile. A me sembra che le cose stiano proprio cos, che la coppia Spinoza-Vico stia in questo senso congiuntamente all'origine del pensiero moderno. Secondo Tosel, Spinoza voleva costruire veramente un'etica, ed riuscito a farlo perch ha evitato la doppia via ingannatoria del libero arbitrio e del dover essere. Il dover essere stacca l'uomo reale dall'uomo ideale, e qui abbiamo una critica anticipata alla morale di Kant. Il presupposto formalistico del libero arbitrio, invece, mette al centro dell'azione un "uomo" (l'uomo dell'umanesimo astratto), che diventa cos teoricamente onnipotente e creatore delle sue scelte libere, laddove invece quel poco o tanto che l'uomo concreto pu veramente fare lo pu fare soltanto se capisce che cosa lo determina e lo produce a sua volta come effetto. Anche qui, ovviamente, abbiamo una geniale critica anticipata alla morale di Kant, che secondo Lukcs (ed io concordo) fa continuamente oscillare l'uomo moderno da una onnipotenza astratta ad una concreta impotenza. Nell'interpretazione di Tosel, l'etica di Spinoza prima di tutto una teoria delle possibilit immanenti offerte alla natura umana, senza alcuna garanzia divina e senza alcuna sicurezza finale. L'etica, in definitiva, sempre e solo una possibilit di etica data all'uomo capace di eticizzarsi, nel significato aristotelico del termine possibilit come essente-in-possibilit e singolarit individuale (dynamei on). Il fatto che questa possibilit razionale di vivere eticamente abbia come fondamento l'ente specifico, e cio la singolarit dell'esistenza materiale, fa s che non ci possa essere una liberazione etica simultanea di tutti i membri della collettivit umana (multitudo). E tuttavia Spinoza un pensatore della democrazia radicale, e non potrebbe mai teorizzare e giustificare la separazione della societ in due parti platonicamente intese, la parte che gi stata capace di "eticizzarsi" e la parte che non ne ancora stata capace, e quindi deve sottomettersi politicamente agli "etici". Tosel nota che per Spinoza il saggio non pu trovare la sua salvezza individuale fuori della citt, e pertanto fuori della politica. Il fatto che Spinoza abbia una filosofia politica democratica, ed abbia sempre rifiutato ogni tentazione elitaria ed aristocratica di una "dittatura di illuminati" fa s che - secondo Tosel - la democrazia sia una situazione politica di coesistenza regolata del saggio e di coloro che non lo sono ma che potrebbero in via di principio diventarlo tutti, di colui che si suppone abbia acquisito il controllo razionale di se stesso e della sua natura e di coloro che non l'hanno acquisito. La tentazione dell'elitarismo, che da Platone in poi assimila la filosofia politica occidentale, verrebbe cos da Spinoza esplicitamente esclusa. Ritengo che Tosel abbia ragione nell'essenziale, e che i punti che mette in evidenza siano pi importanti dell'etichetta che possiamo incollare al sistema di Spinoza, se esso cio faccia parte della cosiddetta tradizione materialistica (Giancotti), oppure se con un riorientamento gestaltico radicale possiamo invece collocarlo agli inizi impliciti dell'idealismo moderno (Hegel, e sulla sua scia, il modesto scrivente). invece pi importante guardare a Spinoza con gli occhi di Tosel, e mi permetto allora di concludere questo capitolo con una riformulazione complessiva e riassuntiva personale. Spinoza del tutto estraneo alla costituzione formalistica del soggetto (il Cogito di Cartesio), che fa da presupposto gnoseologico alla messa-a-disposizione-del-mondo (Heidegger e la sua concezione di immagine del mondo, Weltbild, come oggetto di manipolazione integrale degli enti in un mondo preventivamente desacralizzato, e quindi secolarizzato). L'operazione astrattizzante di Cartesio (il Cogito, appunto) funzionale alla concretizzazione estrema di un mondo ridotto ad estensione (res extensa), estensione che metafora del piano orizzontale su cui si svolge lo scambio delle merci del mercato capitalistico. Questa estensione (res extensa) non deve avere n Alto n Basso, n Dio n Diavolo, n Paradiso n Inferno. Deve essere una semplice estensione liscia, un piano di scorrimento perfetto, un luogo di svolgimento di spinte puramente meccaniche, una fisica d'urto di particelle. Certo, Cartesio ancora per molti versi un uomo di transizione, ed a fianco di questi elementi "futuribili" conserva ancora elementi metafisici tradizionali (idee innate, l'esistenza di Dio, prove razionali della sua dimostrabilit, ecc.). Ci penseranno progressivamente Locke, Hume e Kant a "perfezionare" la secolarizzazione. Spinoza utilizza il lessico filosofico cartesiano, e non poteva fare diversamente. Il meccanicismo deterministico l'immagine del mondo dell'epoca, frutto del progresso delle scienze naturali. Ma Spinoza sfugge ad ogni riduzionismo (ateismo, panteismo, libertinismo, neoplatonismo, meccanicismo, determinismo, ecc.), perch propone un umanesimo non antropocentrico, cui riesce a giungere proprio perch si era preventivamente liberato di una immagine antropomorfica di Dio. Si tratta anche di un umanesimo democratico e non elitario, in cui i "saggi" non s costituiscono in setta platonica, ma coabitano, coesistono, soffrono e godono insieme con i non-ancora-saggi, ma pur sempre saggi-in-possibilit (dynamei on). Il comune genere, infatti (Gattung) permette un comune processo di conformit al genere (Gattungsmassigkeit). L'etica e la politica cos coincidono. Spinoza quindi un filosofo dell'emancipazione a pari grado con Marx. Il termine essenziale : a pari grado.