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RISCHI LAVORATIVI

In generale possiamo distinguere:


 Rischi per la sicurezza (portano a infortuni)
 Rischi per la salute (portano a malattie professionali)

Una classificazione che risale a 30 anni fa prevede tra i fattori di rischio:


 Fattori ambientali presenti anche fuori dal posto di lavoro (sono tutti parametri misurabili e
costituiscono il cosiddetto microclima dell’ambiente lavorativo):
- Temperatura
- Umidità
- Ventilazione
- Illuminazione
- Rumore
 Fattori ambientali non presenti o poco presenti fuori dal posto di lavoro (sono anch’essi
quasi tutti misurabili):
- Polveri
- Fibre
- Gas
- Vapori
- Solventi
- Radiazioni
- Vibrazioni
 Fatica fisica (attualmente ridotta con i nuovi metodi di lavoro; è non precisamente
quantificabile e si distinguono lavori poco, discretamente, molto faticosi)
 Affaticamento e stress:
- Carichi lavorativi
- Cottimo
- Straordinari
- Ritmi inadeguati (ripetitività, monotonia…)
- Lavori a turno (alterazione del ritmo sonno-veglia)
- Rapporti interpersonali
- Responsabilità
Lo stress si manifesta con:
- Atteggiamenti di fuga dal lavoro
- Decremento della performance
- Relazioni difficili
- Manifestazioni morbose (es. psoriasi palmo-plantare)
- Comportamento antisociale

FATTORI DI RISCHIO DI TIPO CHIMICO

Di ogni sostanza chimica potenzialmente dannosa occorre conoscere vari elementi:


- Modalità di penetrazione: se una sostanza penetra attraverso più vie, ad esempio cutanea e
mucosa, il pericolo risulta essere aumentato;
- Caratteristiche chimiche: bisogna sapere ad esempio se la molecola in questione è idro o
liposolubile, se è un acido o una base..;
- Metabolismo: in particolare lo sviluppo nell’organismo di eventuali metabolici tossici e la
via di escrezione (utile anche per raccogliere campioni biologici, per es. le urine, e
monitorare i livelli della sostanza);

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- Attività di base: la sostanza può essere irritante, sensibilizzante, cancerogena; può
determinare sterilità, agire in acuto o in cronico, avere effetti sull’uomo o sull’ambiente;
anche una sostanza che determina un cattivo odore può creare notevoli disagi;
- Concentrazione nell’ambiente di lavoro;
- Durata d’esposizione;
- Frazione respirata (per le sostanze particolate);
- Conoscenze epidemiologiche.

Le sostanze chimiche devono essere obbligatoriamente provviste di schede di sicurezza (fornite dal
venditore), che devono essere scritte in italiano, devono constare di 16 parti (talora 15 se la sostanza
è innocua), devono essere regolarmente aggiornate (per il rapido variare delle conoscenze grazie
anche a studi epidemiologici sulle varie sostanze: ad es. la dimetilformamide aveva nel ’95 un TLV
di 40, mentre attualmente è calato a 15 perché viene considerata più pericolosa).
I punti principali delle schede (di cui non bisogna mai fidarsi ciecamente) sono:
1 Identificazione del prodotto e della società che lo produce
2 Composizione/informazioni sugli ingredienti (è importante conoscere anche i prodotti
intermedi, come invece non avvenne a Seveso per la diossina)
3 Identificazione dei pericoli (sono importanti le frasi di rischio, caratterizzate da una R
seguita da un numero; attualmente ne esistono 68 e sono gravi quelle da 39 in su, ad es.
R39→ pericolo di effetti irreversibili molto gravi; R45→ può provocare il cancro; R46→ può
provocare alterazioni genetiche ereditarie; R49→ può provocare il cancro per inalazione;
R60→ può ridurre la fertilità)
4 Misure di primo soccorso (per i fitofarmaci le misure da attuare sono spesso opposte rispetto
a quelle per gli altri prodotti: non dare ossigeno, aminofillina..)
5 Misure antincendio
6 Misure in caso di fuoriuscita accidentale
7 Manipolazione e stoccaggio
8 Informazioni ecologiche
9 Smaltimento
10 Trasporto
11 Informazioni sulla regolamentazione
12 Altre informazioni

MONITORAGGIO

Monitoraggio, ovvero la determinazione in continuo di un determinato parametro, come per


esempio avviene in terapia intensiva.

IMONITORAGGIO BIOLOGICO consiste nella misurazione e valutazione degli agenti chimici o


dei loro metaboliti (in urine, sangue, escreato, capelli, latte, aria espirata) al fine di valutare
esposizione e rischio per la salute, attraverso un confronto con valori di riferimento ( CEE 1980 ).
Secondo l’Art. 25 vanno monitorizzate tutte quelle sostanze per le quali il rischio di danno sia >
moderato. Quasi tutti tali valori sono misurati in parti per milione o mg/mc; da tenere presente che
ci sono valori di riferimento ( o di allarme ) per soggetti esposti e non esposti.

I vantaggi del monitoraggio biologico consistono nel dare informazioni su:


1 quantità di tossico assorbita in un lungo periodo di tempo
2 reale quantità di tossico assorbita in quanto tiene conto di:
a. fluttuazione dell’esposizione ( accidentale, spostamenti interni )
b. fattori differenti dalla entità della esposizione ( climatici, carico fisico, età ,sesso,
funzionalità degli organi responsabili dell’eliminazione del tossico)
3 assorbimento da tutte le vie, per esempio la dimetilformamide è estremamente ben
assorbibile dalla cute, l’acetone molto meno
4 esposizione globale: lavorativa ed extra-lavorativa ( intendendo anche il lavoro nero )
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Limitazioni del monitoraggio biologico sono:
1 non è utilizzabile per sostanze con effetti tossici rapidi
2 non è utilizzabile per sostanze di cui non si conosce bene il metabolismo ed il meccanismo
d’azione
3 difficoltà a definire MAC biologici per sostanze presenti anche in soggetti non esposti
4 è presente notevole variabilità nell’escrezione fra i vari individui

MONITORAGGIO AMBIENTALE raccolta sistematica di campioni ambientali come aria, acqua,


cibo per l’analisi della concentrazione degli inquinanti ( CEE 1977 )

Limiti principali:
- stima indiretta della dose assorbita
- assorbimento diverso per un tossico in rapporto a:
- fattori ambientali ( microclima )
- fattori ergonomici ( ventilazione maggiore per carico maggiore )
- diverse vie di penetrazione
- fattori individuali
- presenza del tossico anche in ambiente extra-lavorativo
- spostamenti nell’ambiente di lavoro

Alcuni indici che vengono utilizzati:

MAC: concentrazione massima che non deve mai essere superata neppure per periodi brevissimi
TIV.VLP: concentrazione media valutata durante tutto il turno lavorativo
TLV.TVA: concentrazione media ponderata nel tempo
TLV.STEL: valore di soglia limite per brevi periodi di esposizione.Massima concentrazione cui un
soggetto può essere esposto per un periodo di 15 minuti senza che insorgano 1) irritazione 2)
alterazione cronica ed irreversibile dei tessuti 3) narcosi tale da provocare potenzialmente infortuni
sul lavoro.
TLV.CEILING: è praticamente uguale al MAC, se viene superato questo valore si deve intervenire
sull’ambiente.
[ il prof ha detto che è importante solo ricordarsi le sigle ]

La valutazione integrata di monitoraggio ambientale e biologico, ove possibile, fornisce la più


attendibile informazione in tema di esposizione e quindi di valutazione del rischio, per quantificare
il quale si utilizza la formula:

livello di rischio (R)= magnitudo del danno (D) X probabilita’ che esso avvenga (P)

Per quanto riguarda la magnitudo, si distinguono 4 livelli di danno ipotizzabile:


1 Lieve (esposizione acuta o cronica con effetti rapidamente reversibili)
2 Moderato
3 Grave
4 Gravissimo (effetti irreversibili, es. per cancerogeni, mutageni..)

Sono 4 anche i livelli di probabilità:


1 Improbabile (se ad es. non esistono dei precedenti..)
2 Poco probabile
3 Probabile
4 Altamente probabile

In questo modo si ottiene un R che varia tra 1 e 16; a seconda del valore ottenuto si ha una scala di
priorità degli interventi da eseguire: ad esempio R>8 richiede azioni correttive indilazionabili;
4<R<8 richiede azioni azioni correttive da programmare con urgenza.
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Le visite ai lavoratori si distinguono in:
• Preadibitorie: si effettuano prima di entrare in una lavorazione a rischio, o passando da una
lavorazione a rischio ad un’altra;
• Periodiche: per alcune lavorazioni a rischio la periodicità è obbligatoria (lavoro notturno→
ogni 2 anni; rumore→ ogni 1-2 anni; piombo→ ogni anno; asbesto→ ogni anno; con la nuova
legge in pratica si fa una visita annuale a tutti i lavoratori con rischio maggiore di moderato:
le visite sono aumentate di numero).

Le visite sono un diritto del lavoratore ed un obbligo del datore di lavoro; inoltre col decreto 626
il lavoratore può richiedere la visita in qualsiasi momento (se ritiene di non essere più in grado di
svolgere quel lavoro o se accusa delle affezioni, ad es. un muratore a cui compare un eczema alle
mani; anche uno studente di medicina può richiedere la visita, es. per imbrattamento con sangue
infetto o sospetto). Tali visite non possono essere rimandate.

L’approccio al paziente lavoratore deve dare molto peso all’anamnesi lavorativa, con particolare
attenzione all’anzianità lavorativa (soprattutto nel settore a rischio); è importante poi conoscere da
quanto tempo è stato abbandonato il lavoro a rischio, e ciò anche per motivi legali (l’INAIL
indennizza se la comparsa dei sintomi è avvenuta entro un certo tempo a seconda della patologia,
anche se per alcune tale limite non esiste, es. la silicosi, il cancro da amianto..).
Anche il monitoraggio biologico viene guidato dall’anamnesi lavorativa, ad esempio in particolari
casi si devono raccogliere le urine delle ultime 24 ore in cui il soggetto ha lavorato, altrimenti i
parametri risultano alterati e la valutazione poco attendibile.
Infine occorre indagare anche sulle abitudini di vita, su eventuali passatempi che possono porre il
soggetto in rapporto con sostanze nocive, sull’alimentazione; alcuni composti chimici si ritrovano
infatti anche negli alimenti: l’acido benzoico, un metabolica del toluolo, è contenuto nelle prugne,
in alcuni ricostituenti..; per valutare correttamente e non sovrastimare l’esposizione al toluolo,
dobbiamo conoscere anche l’eventuale assunzione alimentare di acido benzoico, in quanto entrambe
queste sostanze portano alla formazione di acido ippurico che è poi il composto monitorizzato nei
liquidi biologici.

SEGUONO PARTI DELLE SBOB. CON APPARENTE SCARSO COLLEGAMENTO E NON


AFFRONTATE A LEZIONE.
L’evoluzione dei quadri clinici in medicina del lavoro è legata a vari fattori:
- frantumazione moltiplicativa delle noxae: aumento del numero delle noxae patogene
anche se singolarmente presentano una tossicità minore delle precedenti, ad esempio
il benzolo che è stato sostituito da toluolo, xilolo, MBK,…
- inversione del rapporto energia fisica- carico psichico: alla diminuzione del carico
energetico necessario e della contaminazione ambientale corrisponde un aumento del
carico psichico ( cioè stress ) del lavoro; per esempio lavorazioni pesanti compiute
da macchine che necessitano di controllo da parte di un operatore; parcellizzazione
spinta dalle mansioni..
- osmosi tra ambiente lavorativo ed extralavorativo: la diminuzione dei rischi
lavorativi coincide con una diffusione di essi nell’ambiente, ad esempio per il
benzene siamo sicuri nell’ambiente lavorativo ma è contemporaneamente aumentato
all’esterno.

Quadri clinici che si possono presentare in occasione di lavoro ( interessano ovviamente il medico
del lavoro ma anche tutti gli altri )
- comuni patologie ad insorgenza spontanea : necessitano di provvedimenti sul singolo
lavoratore di carattere temporaneo o permanente: idoneità al lavoro specifico. Un esmpio
può essere il diabete; un soggetto diabetico scompensato non può fare un lavoro notturno.

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- comuni patologie ad insorgenza spontanea e diffusibili. L’esempio classico è l’influenza;
tali patologie necessitano di provvedimenti globali sulla popolazione di tipo preventivo per i
quali va fatta una analisi costi/benefici ( vaccinazioni, campagne di educazione sanitaria.. )
- patologie cronico degenerative a genesi multifattoriale in cui il lavoro può fungere da agente
aggravante, ad esempio l’artrosi. Necessitano di provvedimenti sul singolo lavoratore di
carattere temporaneo o permanente e di provvedimenti sull’ambiente di lavoro di modifica
del ciclo tecnologico o di prevenzione primaria come idoneità al lavoro specifico;
campagne di educazione sanitaria; mezzi di protezione individuale o ambientale ( corsetto
ortopedico, sollevatori,…)
- patologie aspecifiche a genesi multifattoriale in cui il lavoro può essere agente concausale
come nella bronchite cronica; necessitano di provvedimenti sia sul singolo che sull’ambiente
( soggetto fumatore con esposizione a fattori irritanti )
- Patologie in cui il lavoro è agente causale: sono le più facili da individuare )

La patologia occupazionale si può dividere in:


• tecnopatie tradizionali ben inquadrabili nosograficamente ed agevolmente diagnosticabili
che possono comprendere:
- veri quadri clinici come silicosi ed asbestosi anche se rispetto a quest’ultima sono
più frequenti i mesoteliomi pleurici
- quadri preclinici svelabili solo con indagini strumentali sofisticate ( neuropatie
periferiche svelate con elettromiografia )
- segni di adattamenti enzimatici come nelle epatopatie
- segni di esposizione eccessiva come per il saturnismo che però è ormai scomparso
- A questi quadri corrispondono interventi graduati come consigli di astensione da
alcool e fumo, semplice allontanamento dal fattore di rischio oppure allontanamento
dal lavoro, segnalazione all’ INAIL o ancora cure riabilitative. Le manifestazioni ad
esposizioni protratte a basse dosi di agenti tradizionali danno quadri clinici non ben
diagnosticabili e spesso molto diversi.
• tecnopatie sconosciute con effetti non conosciuti o che insorgono a notevole distanza di
tempo, ad es. malattie che danno origine a tumori, ecco perché soggetti esposti a sostanze
potenzialmente cancerogene devono essere, secondo la legge, seguiti per tutta la vita
(dal medico competente finchè lavorano e dopo dal servizio di prevenzione e protezione
luoghi di lavoro anche se a tutt’oggi non sono state fornite indicazioni precise)

Esempio di approccio al rilevamento di una malattia professionale:


nell’inverno 85-86 ci fu la gelata che distrusse gli ulivi ed in quella occasione ci furono numerosi
convegni sulla patologia da uso di macchine forestali. Tutti gli ulivi seccarono e furono abbattuti,
ci fu un uso impressionante di motoseghe ed altre macchine agricole e di conseguenza aumento
degli infortuni legati al loro uso.
Tipo di macchine agricole Rischio
Trattori, macchine semoventi infortuni, rumore
vibrazioni e scuotimenti diffusi a tutto
il corpo
posture incongrue
gas di scarico ( rischio minimo )
macchine di impianti agricoli fissi:
frantoi ( lavatrici, defoliatrici ) infortuni, rumore
cantine ( imbottigliatrici automatiche vibrazioni localizzate
ad aria compressa ) ( rischio minimo )
macchine portatili, motosega, infortuni
motofalciatrice a mano rumore, vibrazioni localizzate

Postura di guida di un trattorista ( mostra un lucido in proposito ): mentre guida ruota


continuamente per guardare all’indietro ( di solito il trattore trasporta un carico ); il sedile ha uno
schienale basso per permettere la rotazione quindi non c’è una adeguata protezione in zona
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lombare; il terreno è di solito accidentato e le ruote hanno grosse scanalature; non c’è possibilità
di climatizzazione; problema della accelerazione improvvisa. Il danno più frequente avviene a
carico dei dischi intervertebrali lombari e cervicali, fibromiosite )
Studio su spondiloartropatie ( di I, II, III grado per la gravità ) sui controlli risulta che i
conducenti di camion urbani e autobus urbani hanno una differenza non significativa mentre i
conducenti di trattori manifestano tale patologia più frequentemente ed inoltre esiste un
anticipazione per quello che riguarda l’età di insorgenza.
Casi di malattia professionale dell’agricoltura e di infortunio sul lavoro da uso di macchine
agricole durante l’inverno 85-86: su 55 casi 52 sono maschi e 3 femmine, la fascia d’età più
colpita risulta fra 50-60 anni ( ciò sta ad indicare che i giovani non lavorano più nei campi ); i tipi
di lesione sono fratture, perdita anatomica, perdita del visus.

Angiopatia da vibrazione ( da uso, per esempio, di motosega )


Sintomi Metodi diagnostici
Disturbi vascolari periferici misura delle pressioni sistoliche digitali
( fenomeno di Raynaud ) con pletismografia
termometria cutanea prima e dopo immersione
in acqua a 10 gradi per 5-10 minuti
NB importante all’esame rilevare anche il tempo di recupero che risulta allungato rispetto al
tempo di 5-10 minuti rilevato nel recupero di un soggetto normale
Lesioni periferiche neurologiche estesiometria cutanea
( neuropatie ) determinazione soglie vibrotattili
elettroneuromiografia
Lesioni osteoarticolari e muscolo-tendinee
solo per vibrazioni a tipo percussorio radiografia
Le cisti ed i vacuoli delle ossa del carpo e metacarpo non sono specifici dell’angiopatia da
vibrazione.

La prevenzione si attua su
Lavoratore
Mezzo meccanico
Ambiente di lavoro
Organizzazione del lavoro

L’infortunio in itinere è quello che avviene sul tragitto per raggiungere il posto di lavoro quando
non ci sia un mezzo pubblico ma sia necessario utilizzare mezzi propri

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