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edizione 2000/2001
Colorimetria tristimolo e
misurazione strumentale
del colore della carta
di Rosso Gabriele
Scuola Interregionale di Tecnologia per Tecnici Cartari
Via Don G. Minzoni, 50 - 37138 Verona
1- Premessa
2- Colorimetria
2.1 - Introduzione: il colore della carta
2.2 - La luce
2.3 - Emissione e riflessione
2.4 - Influenza delle sorgenti luminose
2.5 - Il corpo nero
2.5.1 - Sorgenti planckiane e non planckiane - temperatura colore
2.6 - Illuminanti C.I.E.
2.6.1 - Illuminante A
2.6.2 - Illuminante B
2.6.3 - Illuminante C
2.6.4 - Illuminante D6500
2.6.5 - Illuminante E
2.7 - Locchio umano
2.7.1 - I bastoncelli
2.7.2 - I coni
2.7.3 - Anomalie della visione
2.7.4 - La memoria di colore
3- Misurazione strumentale del colore
3.1 - Gli attributi del colore
3.2 - Specificazione del colore mediante numeri. Sistema C.I.E.
3.2.1 - Colorimetro sperimentale
3.2.2 - Losservatore normale 2 C.I.E. 1931
3.2.3 - Esperienze di Wright e Guild
3.2.4 - Le funzioni di imitazione del colore secondo Wright e Guild
3.2.5 - Sistema C.I.E. 1931: funzioni di imitazione del colore x,y,z,
Indice
Colorimetria tristimolo e misurazione strumentale del colore della carta
e valori di tristimolo X,Y,Z
3.2.6 - Osservatore normale 10 C.I.E. 1964
3.2.7 - Valori di tristimolo mediante calcolo
3.2.8 - Coordinate di cromaticit
3.2.9 - Diagramma di cromaticit
3.2.9.1 - Lunghezzza donda dominante
3.2.9.2 - Saturazione o purezza di eccitazione
3.2.9.3 - Lunghezza donda complementare
3.2.9.4 - Definizione del colore mediante X,Y,Z
3.2.9.5 - Definizione del colore mediante x, y,Y
3.3 - Sistemi colorimetrici diversi dal C.I.E. 1931
3.3.1 - Limiti del sistema C.I.E. 1931
3.3.2 - Sistema colorimetrico CIELAB ( C.I.E. 1976 L* a* b*)
3.4 - Lo spettrofotometro
4 - Conclusioni
Colorimetria tristimolo e misurazione strumentale del colore della carta
Nella trattazione che andr a sviluppare, parler di argomenti tutti
facenti capo ad alcune semplici domande sortemi nella mia (seppur breve)
vita lavorativa in cartiera. Seguendo le varie operazioni compiute per il con-
trollo del colore della carta, mi sono trovato davanti a numeri e sigle dei
quali non conoscevo assolutamente il significato, ma col proseguire del
corso da me frequentato, sono venuto a conoscenza dellargomento in
modo generale, sufficiente ad aumentare la curiosit verso tale argomento.
Cosa significano tali sigle e numeri? come si ottengono? e quali utilit
hanno nel nostro campo?
Nel cercare le risposte a queste domande, mi sono trovato ad adden-
trarmi in argomenti estremamente complessi quanto interessanti e da qui
nata lidea di approfondirli nella relazione di fine anno del corso di tec-
nologia per cartari.
La relazione tratter, si spera in modo sufficentemente esauriente, di
colorimetria tristimolo per passare poi alla misurazione strumentale del
colore; in particolare tratter il sistema CIE 1931 comprendente il dia-
gramma di cromaticit sempre presente in cartiera, nonostante le varie evo-
luzioni dello spazio colore, per terminare con il sistema colorimetrico CIE-
LAB (CIE 1976 L*-a*-b*) e una breve descrizione dello spettrofotometro:
lo strumento usato per compiere tutte le operazioni che verranno descrit-
te nel corso della relazione.
1. Premessa
Colorimetria tristimolo e misurazione strumentale del colore della carta - 4
2.1 Introduzione
La percezione del colore un fenomeno alquanto complesso, che coin-
volge la fisica, la fisiologia e la psicologia.
La fisica studia il fenomeno colore come interazione tra la radiazione
che penetra nellocchio e gli elementi fotosensibili colpiti, interazione che
provoca uno stimolo, la fisiologia studia il meccanismo di trasmissione
dello stimolo ad un particolare centro nervoso, mentre la psicologia si
occupa della necessaria elaborazione di questo stimolo per la formulazione
di un giudizio, che esprima mediante parole, la sensazione provata.
La valutazione del colore ormai investe molte attivit industriali, dal
campo tessile, a quello delle vernici, dei materiali plastici, dellarredamen-
to, dei cosmetici, delle arti grafiche e della carta, sia essa colorata che bian-
ca.
Lanalisi di colore di una carta, ha lo scopo di esprimere in termini
quantitativi i parametri che ne definiscono il colore. Conviene subito dire
che il colore una propriet generale di tutte le carte e non soltanto delle
carte colorate in senso proprio. Dal punto di vista fisico, anche il bianco
un colore, tanto pi che le carte bianche non hanno quasi mai una tinta
neutra, ma possiedono una sfumatura (o fiamma) chiaramente riconosci-
bile, nella maggior parte dei casi azzurra ed in minor quantit avoriata.
2.2 La luce
2. Colorimetria
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Per iniziare in modo adeguato questa prima parte della relazione, dove
tratteremo la colorimetria, necessario parlare della luce, perch in assen-
za di luce non possibile la visione e quindi non esiste nessuna percezione
di colore.
La natura della luce tale per cui non facile farsene unidea precisa;
in alcuni esperimenti essa si comporta come un flusso di particelle che si
muovono alla velocit di 300.000 km/s (teoria corpuscolare); in altri si
comporta come un sistema ondulatorio, costituito da onde elettromagneti-
che che partono da una sorgente e viaggiano alla stessa velocit sopracitata
(teoria ondulatoria).
Per cio che riguarda la misura del colore si trascura laspetto corpu-
scolare, infatti sufficiente considerare la luce come un fenomeno andula-
torio. Ogni fenomeno ondulatorio caratterizzato dalle seguenti grandez-
ze: la frequenza, il periodo, la lunghezza donda.
La frequenza: generalmente indicata con rappresenta il numero di
vibrazioni o di cicli compiuti in un secondo.
Il periodo: si indica con T, rappresenta il tempo impiegato per com-
piere una vibrazione completa.
La lunghezza donda: si indica con (lambda) rappresenta la distanza
tra due situazioni identiche successive.
Tali grandezze sono legate tra loro dalla relazione seguente:
c = x = lunghezza x frequenza, dove c la velocit della luce
espressa in m/s da cui avremo che = .
La lunghezza donda va da grandezze inferiori al nanometro (nano-
metro = nm = 10
-9
metro = 0,000000001m) a grandezze superiori al chilo-
metro (onde radio lunghe).
In fig. 2.2 rappresentato lo spettro generale delle radiazioni elettro-
magnetiche.
Si definisce luce una radiazione elettromagnetica la cui lunghezza
donda varia tra 380nm e 770nm, che ha la capacit di suscitare al nostro
occhio leffetto di brillanza. Da questa prima definizione, si intuisce quindi
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e
_
b
cificata con la terna di primari di Guild.
Le funzioni di imitazione del colore, sono necessarie per calcolare i
valori di un qualsiasi colore (luce o superficie).
3.2.5 Sistema CIE 1931: funzioni di imitazione del colore x, y, z e valo-
ri di tristimolo x, y, z
Dati un colore e una terna di sorgenti primarie di caratteristiche parti-
colari, sempre possibile trovare una loro combinazione algebrica, capace
di riprodurre, in un osservatore normale, la sensazione provocata dal colo-
re dato.
Nel caso dei colori dello spettro, la presenza dei valori negativi (secon-
do caso descritto), dimostra che in natura non esistono sorgenti primarie
capaci di riprodurre, per semplice miscela additiva, tutti i colori dello spet-
tro.
A questa esigenza, soddisfa perfettamente il sistema CIE.
Si visto che i colori dello spettro, sono i pi saturi esistenti in natura
e che per riprodurre tali colori, occorrerebbero sorgenti primarie aventi
saturazione superiore a quella degli stessi colori dello spettro.
Naturalmente, sorgenti di questo tipo non possono esistere in natura, ma
sono state ottenute artificialmente.
Grassmann dimostr, che quando sono note le funzioni di imitazione
del colore, relative ad una terna di sorgenti primarie, sempre possibile
calcolare le funzioni di imitazione del colore relative a sorgenti primarie
diverse.
In altre parole, una volta determinate sperimentalmente le funzioni r,
v, b (relative alle sorgenti primarie (R ), (V ), (B ), possibile calcolare
mediante r, v, b, le funzioni di imitazione del colore x, y, z relative a nuove
sorgenti primarie (X ), (Y ), (Z ), capaci di riprodurre per miscela additiva,
tutti i colori dello spettro.
- Il primario (X), caratterizza una sorgente immaginaria di colore
magenta (rosso porpora), ( dominante = 498c nm dove il significato di
c verr approfondito successivamente), avente saturazione superiore
(225%) a quella del colore pi saturo esistente in natura avente lo stesso
tono.
- Il primario (Y ), caratterizza una sorgente immaginaria di colore gial-
lo- verde ( = 521nm) avente saturazione superiore (133%) a quella della
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radiazione corrispondente dello spettro.
- Il primario (Z ), caratterizza una sorgente immaginaria di colore
blu ( = 477nm) avente saturazione superiore (144%) a quella della
radiazione corrispondente dello spettro.
I primari sono stati selezionati in modo tale per cui il valore tristimolo
Y oltre a specificare la componente verde del colore, rappresenta anche la
luminosit del colore stesso.
Nel sistema X, Y, Z proposto dalla CIE nel 1931, le funzioni di imita-
zione del colore x, y, z, che rappresentano i valori tristimolo di quantit uni-
tarie di energia dei colori dello spettro, sono riportate nella figura 3.9
I valori numerici relativi a queste funzioni, da 380nm a 770nm per
intervalli di 5nm, sono riportati nella tabella 3,10.
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Esaminando la figura 3.9, si possono fare le seguenti osservazioni:
1. La funzione x, caratterizzata da due bande, di cui quella pi inten-
sa ha il massimo nella zona del blu. Il colore di una sorgente avente una
composizione spettrale di questo tipo rosso porpora. La x, rappresenta
la curva di sensibilit dellOsservatore normale al rosso porpora (magen-
ta).
2. La funzione y, caratterizzata da una banda con il massimo nella
zona del verde. Il colore di una sorgente avente una composizione spettra-
le di questo tipo, verde. La y, rappresenta la curva di sensibilit
dellOsservatore normale al verde.
3. La funzione z, caratterizzata da una banda con il massimo nella
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zona del blu. Il colore di una sorgente avente una composizione spettrale
di questo tipo, blu. La z, rappresenta la curva di sensibilit
dellOsservatore normale al blu.
Pu essere utile illustrare il significato dei numeri riportati nella tabel-
la 3.10.
Dire che x, y, z, rappresentano le quantit dei tre primari CIE necessa-
ri per imitare quantit unitarie di energia aventi le indicate, equivale a
dire che per riprodurre in un osservatore normale la sensazione di colore
provocata dalla quantit unitaria di energia avente = 400 nm, occorrono
le seguenti quantit di primari CIE:
x = 0,0143
y = 0,0004
z = 0,0679
I valori numerici dimostrano che, per questa imitazione prevalente il
contributo del primario blu (Z), sensibile quello del primario magenta (X
), ed praticamente nullo il contributo del primario verde (Y ).
Analogamente, pu essere compiuta una valutazione simile per tutte le
radiazioni dello spettro visibile.
3.2.6 Osservatore normale 10 1964
Nel 1964 la CIE, ha proposto un nuovo Osservatore: losservatore nor-
male 10. Le funzioni sperimentali adottate per definire le caratteristiche
di questo osservatore sono praticamente uguali a quelle indicate per los-
servatore normale 2, ad eccezione della zona di osservazione che in que-
sto caso delimitata da un angolo solido (sotteso dallocchio), notevol-
mente superiore a 4 e ha la zona centrale oscurata.
In queste condizioni di osservazione, la zona della retina interessata
alla visione, quella delimitata da un angolo solido di 10, nella quale oltre
ai coni, sono presenti anche i bastoncelli. Per questo fatto, la risposta del-
locchio leggermente diversa da quella che si verifica nel caso preceden-
te.
Pertanto la CIE ha proposto luso di funzioni di imitazione del colore,
leggermente diverse dalle precedenti, funzioni che si indicano con x10, y10,
z10 e che caratterizzano lOsservatore normale 10 CIE 1964. (I valori nume-
rici relativi alle funzioni di imitazione del colore x10 , y10, z10 da 380nm a
770nm a intervalli di 5nm, sono riportati nella tabella n. 3.11.
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Normalmente, salvo indicazione esplicita, i valori tristimolo riportati in
letteratura, sono riferiti allOsservatore 2 CIE 1931.
3.2.7 Valori di tristimolo mediante calcolo
Se si vogliono quantificare i valori tristimolo X, Y, Z, (sistema CIE
1931), di una superficie colorata S, quando la superficie in esame illumi-
nata da una sorgente E della quale sia nota la composizione spettrale (spet-
tro di emissione), si dovr o determinarli mediante misura diretta, oppure
mediante calcolo.
Mediante misura diretta, occorrer usufruire di un colorimetro tristi-
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molo nel quale le tre sorgenti (R ) (V) (B ) siano sostituite da una sorgen-
te di luce bianca dotata di tre filtri particolari, che dovranno avere uno spet-
tro di trasparenze uguale a quello delle funzioni x, y, z del sistema CIE 1931.
I valori tristimolo misurati, rappresentano rispettivamente le quantit
di primari (X ), (Y ) e (Z ) necessari per imitare il colore della superficie S,
ricordando che Y rappresenta sia la componente verde, sia la luminosit.
Mediante calcolo (che ci che fanno gli spettrofotometri di ultima
generazione), i valori tristimolo X, Y, Z, si ottengono moltiplicando per
ogni lenergia riflessa della superficie per i rispettivi valori di x, y, z e som-
mando tutti i prodotti.
Nei trattati di colorimetria, le operazioni sopra descritte, sono indicate
cos:
X = R x
Y = R y
Z = R z
Dove K (fattore di naturalizzazione), una costante che dipende dal-
lampiezza di e permette il calcolo dei valori tristimolo in una scala che
ha Y = 100 quando la superficie perfettamente riflettente.
I valori relativi ai prodotti
E x ; y ; z
per i diversi illuminanti, per gli osservatori normali, per tutte le e per
= 10nm, = 5nm e = 1nm, sono stati calcolati (e pubblicati) cos
da soddisfare alla condizione di normalizzazione sopra indicata.
A questo punto sorge un problema: quale ampiezza deve vere
affinch la sommatoria dei prodotti prima descritti, estesa a tutto lo spettro
visibile, dia i valori tristimolo veri?
Questa condizione si verifica quando lampiezza di sufficiente-
mente piccola e tale per cui con inferiori non varia il risultato delle som-
matorie.
Nella maggior parte dei casi sufficiente unampiezza di:
= 10 nm
Nelle tabelle 3.12 e 3.13, sono rappresentati i valori:
E x, E y, E z per = 10nm, calcolati in modo tale che Y abbia
valore 100, quando la superficie perfettamente riflettente, dei valori illu-
minanti CIE con osservatore 2 (tabella 3.12) e 10 (tabella 3.13).
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3.2.8 Coordinate di cromaticit
Una volta ottenuti i valori di tristimolo X, Y, Z, sorge il problema di
come utilizzarli, in quanto, un confronto, ad esempio, tra due campioni
con valori:
CAMPIONE X Y Z
A 14,75 43,18 13,32
B 29,50 86,36 26,64
Permette una sola considerazione, cio che, il campione B pi luminoso
del colore A. Infatti la Y di B, superiore alla Y di A e Y, oltre ad esprimere
la componente verde (primaria), rappresenta anche la luminosit del colo-
re.
Per capire quali sono il tono e la saturazione di A e B e valutare le even-
tuali differenze, si sono dimostrate molto efficaci le coordinate di cromati-
cit che si indicano con x, y, z, da non confondere con le funzioni di imi-
tazione del colore.
E necessario precisare che, quando si parla di cromaticit, si conside-
rano soltanto due attributi del colore: il tono e la saturazione.
Le coordinate di cromaticit, si ricavano dai valori tristimolo, median-
te le seguenti relazioni
(3.15)
X
x =
X+Y+Z
Y
y =
X+Y+Z
Z
z =
X+Y+Z
Ogni coordinata di cromaticit, rappresenta la quantit di uno sti-
molo, riferito al totale degli stimoli.
Si noter che, soltanto due coordinate di cromaticit sono indipen-
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denti, perch la terza risulta determinata dalla relazione:
x + y + z = 1
Infatti sostituendo a x, y, z i valori delle formule 3.15, si ottiene:
X Y Z X+Y+Z
+ + = = 1
X+Y+Z X+Y+Z X+Y+Z X+Y+Z
Poich per specificare la cromaticit di un colore e cio il suo tono e la
sua saturazione, sono sufficienti le due coordinate x e y, possibile fare
ricorso a una rappresentazione piana di facile realizzazione e di semplice
interpretazione.
3.2.9 Diagramma di cromaticit
Applicando le trasformazioni (3.15), a tutti i colori dello spettro, per
, si ottengono le rispettive coordinate di cromaticit, che, riportate su un
sistema di assi cartesiani, aventi in ascissa la x e in ordinata la y, danno luogo
alla curva della figura 3.16, che rappresenta il luogo di tutti i colori dello
spettro.
Congiungendo con un tratto rettilineo lestremo violetto (400nm), con
lestremo rosso (700nm), si ottiene il luogo dei colori non spettrali, chia-
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mati porpora o magenta.
Nella figura 3.17, visibile il triangolo dei colori porpora e magenta.
Il diagramma di cromaticit, di estrema utilit, perch permette la
determinazione dei due attributi fondamentali del colore: la lunghezza
donda dominante (), che da considerarsi come il tono o tinta del colo-
re e la purezza di eccitazione che da considerarsi come la saturazione.
3.2.9.1 Lunghezza donda dominante.
Di un colore, noti o misurati i valori X, Y, Z, si calcolano le coordinate
x, y secondo la fig. 3.15, che permettono di determinare il punto del dia-
gramma di cromaticit (per es. il punto A della fig. 3.17).
Se C il punto relativo allilluminante C, congiungendo C con A e pro-
lungando il segmento fino allintersezione con il luogo dei colori dello
spettro S, si trova quella lunghezza donda, che viene assunta come lun-
ghezza donda dominante del colore A e si indica con .
In questo caso :
= 530nm
E opportuno osservare, che tutti i punti del segmento CS hanno in
comune la stessa dominante di 530nm.
Se il punto A, si trova nella zona dei colori magenta, che non esistono
nello spettro, per esempio in P, si assume come lunghezza donda domi-
nante, quella che si trova allintersezione del prolungamento di PC con il
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luogo dei colori spettrali (in questo caso sempre S) e si indica cos:
= 530c nm
3.2.9.2 Purezza di eccitazione (o saturazione).
Si consideri nella figura 3.17, il segmento che congiunge C con S.
Il punto S, caratterizza il verde dello spettro, avente = 530nm, che
il pi saturo dei verdi esistenti, aventi lo stesso tono (o tinta).
Il punto C, caratterizza il punto relativo al colore dellilluminante C,
che bianco, leggermente azzurro.
Sul segmento SC, man mano che ci si allontana da S in direzione di C,
si passa dal verde spettrale, avente = 530nm (il pi saturo), a punti aven-
ti sempre la stessa , ma saturazione decrescente, fino ad arrivare al punto
C, che caratterizza un bianco che ha saturazione uguale a zero.
Si definisce purezza di eccitazione del colore e si indica con P, in per-
cento, lespressione:
AC
P = 100
SC
Tale rapporto assume valore nullo in C e uguale a 100 in S.
3.2.9.3 Lunghezza donda complementare.
Siano dati i punti A, B, D e M, indicati nella figura 3.18.
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Si congiunga il punto A con C e si prolunghi il segmento fino alle inter-
sezioni con il luogo dei colori spettrali, indicati con i punti A1 e A2.
A, rappresenta un colore che ha la lunghezza donda dominante =
486nm indicata dal punto A1; la = 590nm, indicata dal punto A2, si defi-
nisce lunghezza donda complementare di = 486nm e viceversa, la =
486nm, si definisce lunghezza donda complementare della = 590nm.
Una propriet dei colori complementari, la seguente: la loro miscela,
riproduce la sensazione di colore dellilluminante.
3.2.9.4 Definizione mediante X, Y, Z.
Siano date due superfici colorate, A e B, aventi i valori tristimolo ripor-
tati nella tabella 3.19.
X Y Z