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LE OFFICINE SARA E LA RECTAFLEX LINDUSTRIALIZZAZIONE DEL

TRULLO

LE OFFICINE SARA

La Officine SARA sono un complesso di capannoni e caseggiati industriali in
muratura e ferrocemento, legati alla lavorazione della viscosa, oggi demoliti o
riconvertiti ad usi diversi.
La viscosa, inventata nel 1904 da Hylaire De Chardonnet, una fibra chimica
autarchica dagli impieghi molteplici: pu sostituire la plastica, essere filata come
un tessuto, o persino diventare pellicola cinematografica. Nel 1939 le due principali
produttrici, la CISA e SNIA, si consorziano, nazionalizzando la produzione. Nella
riorganizzazione che segue, gli stabilimenti SARA (Studi Attrezzature Realizzazioni
Automeccaniche) di via Monte delle Capre, 23-37, vengono destinati alla
produzione di macchine per filatura e telai meccanici per la viscosa per seta
artificiale (con cui si facevano splendidi capi dabbigliamento).
Man Mano che i venti di guerra soffiano pi forte la SARA si concentra sui
macchinari per la viscosa da film. Si producono qui - su licenza OMI Ottico
Meccanica Italiana - gli apparecchi fotografici SARA-Nistri per riprese
planimetriche e ricognizioni aeree, per poi passare, in piena guerra, a dispositivi
ottici di puntamento (mirini, collimatori, ecc.) e altri armamenti di precisione. La
fabbrica continua a vivere anche sotto loccupazione tedesca. Dopo la Liberazione,
il presidente CISA Francesco Maria Oddasso, avendo capito che lera della viscosa
ormai finita, affida la SARA alla direzione del giovane avvocato Telemaco Corsi,
con il compito di smontare, rimontare e reinventare gli inutili residuati lasciati dalla
guerra.
Carri armati, autoblindo, furgoni, motociclette (ma anche cannoni e aeroplani)
diventano veicoli civili, soprattutto motociclette per la Polizia di Stato e ambulanze.
Nelle Officine SARA nascono anche le cosiddette lambrette del mare, piccoli natanti
da diporto, in origine barchini esplosivi della Regia Marina Italiana. Nel dopoguerra
troveremo questi mezzi dassalto (capaci di portare 300 kg di tritolo sotto la pancia
delle navi nemiche) sfrecciare sul litorale romano e sul Tevere, con nuovi motori
Alfa Romeo da 80 cavalli, alla velocit di 32 miglia marine.


RECTAFLEX UNA STORIA ITALIANA

Nella primavera del 1946, Telemaco Corsi compie una vera e propria incursione
alla Fiera Campionaria di Milano. Sta cercando di mettere insieme gli ultimi pezzi
del puzzle della sua Rectaflex, contattando inventori e produttori nel campo
fotografico. Conosce larchitetto Gi Ponti, che avr un ruolo significativo nel design
della fotocamera, ed acquista i diritti per la Gamma, un apparecchio fotografico a
telemetro ideato dai Fratelli Rossi. Per ultimo, Corsi cerca di convincere la Cisa
Viscosa (il suo datore di lavoro) a finanziare la produzione in serie della futura reflex
italiana, e la sua diplomazia funziona: ora il lavoro pu finalmente iniziare.
La squadra dei ragazzi romani impegnata giorno e notte per mettere a punto un
prototipo funzionante. Un prisma ottico a cinque facce sostituisce il vetro
smerigliato con pozzetto tipico delle reflex anteguerra, e la Rectaflex la prima
macchina a restituire unimmagine raddrizzata alloculare. Gi Ponti crea una
struttura metallica per incapsulare il prisma, e dopo un anno dal blitz a Milano di
Corsi, la Standard 947 parte per la Campionaria. E l accade il tragicomico
episodio dell uomo in divisa: un colonnello dei carabinieri, Armando Pelamatti,
si presenta al cospetto del povero Telemaco e critica pesantemente la sua creatura.
Il prisma della 947 corregge linversione sopra-sotto dellimmagine nel mirino, ma
non quella destra-sinistra, rendendo praticamente impossibile comporre le
inquadrature in verticale! Corsi cade in depressione, ma si porta a Roma il
colonnello Pelamatti, insieme al quale ridisegner il prisma per ottenere il
raddrizzamento completo dellimmagine alloculare.

Per gli obiettivi, Corsi sceglie sempre il meglio della produzione mondiale, e cos le
Rectaflex montano ottiche delle Officine Galileo, della Schneider, Carl Zeiss, Kilfitt
ed Angenieux.
Dopo un inizio difficoltoso, la reflex italiana si crea la fama di essere ben costruita
ed elegante oltre che innovativa: alcuni modelli montarono cuscinetti su sfere in
rubino, il tempo di otturazione pi veloce venne portato ad 1/1300 di secondo, si
utilizz uno stigmometro per facilitare la messa a fuoco. E il frutto di una grande
passione, e si vede.
Purtroppo lesperienza della prima reflex italiana era destinata a non durare a
lungo: Corsi e lamministratore Baume erano in disaccordo radicale su molti
argomenti, con le ovvie conseguenze. Poi arriv il disastroso mancato accordo con
il governo USA per la fornitura di 30.000 apparecchi fotografici, e nel 1955 la
Rectaflex fin in liquidazone per fallimento. Il marchio venne acquisito dagli svizzeri
della Contina, che trasferirono la produzione nel Principato del Liechtenstein:
tuttavia, il nuovo modello 40000 non arriver mai alle linee di produzione e la storia
della reflex magica finisce qui. Piena di luci ed ombre come spesso accade alle
storie italiane.

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