Omelia del vescovo di Rimini mons. Giovanni Locatelli
CHE COSA ATTENDE IL VESCOVO PER LA SUA CHIESA LOCALE DAI GRUPPI DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO
Premessa
A) Non cesseremo mai di benedire il Padre per averci rivelato che lo Spirito, dato da lui su richiesta di Ges, all'opera, da sempre, all'opera oggi. Egli ce lo fa comprendere sempre pi. E' la presenza attiva dello Spirito nel mondo che fa la Chiesa. Lo Spirito l'anima dell'unit-comunione della Chiesa. Lo Spirito l'anima della sua ministerialit nella sua ricchezza pluralistica e pur sempre animata da un grande afflato unitario.
B) Voi non rivendicate nessun monopolio. Ed chiaro: sentiamo benissimo che lo Spirito troppo libero. Ci sono ore in cui egli fa notare la sua presenza in modo quasi palpabile, starei per dire. Sono avvenimenti, sono figure di santi, sono iniziative nuove nella Chiesa e nel mondo. Accanto a tanti altri aperti allo Spirito, ci siete voi. Se il Signore chiama voi, dovete sentire questa chiamata come candidatura ad essere offerti . Nessun altro scopo! Neppure una gratificazione personale pu contare molto. Siete una delle tante grazie che passano, che sono offerte... una chance accanto a tante altre; sta pure a voi farla essere una bella chance ! Appunto perch grazia nel senso ricordato sopra, vi preparate anche all'ora della prova.
C) Se vero che la pianta si riconosce dai frutti, mi piacerebbe tanto dialogare con voi, appunto sui frutti cui mirate e che appaiono. San Paolo parla dei frutti dello Spirito (cfr. Gai 5,22). Ges domanda che ci siano le opere che si vedono (cfr. Mt 5,16). Ma com' possibile parlare in pochi secondi di tante cose? Dovrei parlare: del gusto nuovo per la Sacra Scrittura; del senso pi vivo ma reale (non chiacchiere) della comunione fraterna tra di noi, credenti; del fiorire pi puro della vita familiare nella coppia, nei giovani che si preparano al matrimonio. Sarebbe tanto bello rallegrarsi assieme per il tanto bene che viene fatto.
D) Dovrei parlare anche dei pericoli? E' pur sempre necessario; siamo tentati dal male. I pericoli sono reali per tutti, cos per il vostro gruppo. Ma gi tanti altri, e in tante occasioni, ne hanno parlato. Conservate sempre quella spia rossa accesa davanti ai vostri occhi.
E) Allora mi limiter alla domanda posta a me, in vista di questo incontro: Che cosa attende il vescovo per la sua chiesa locale dai gruppi del rinnovamento nello Spirito? .
Molto. E sia ben chiaro che quanto chieder qui a voi, lo domando parimenti ad ogni realt viva che si impegna per la vita evangelica. Capisco pure che ogni richiesta a voi nel contempo richiesta a me, ai miei preti, alla chiesa locale.
L'integrazione ecclesiale
Amici, parliamo un po' distesamente di questo tema; appare di fatto uno dei punti pi duri. Lasciamo perdere discussioni inutili sui significati deteriori della parola integrazione ; non serve qui, tra noi, in quanto gi abbiamo inteso dove vogliamo arrivare. Il punto di questa compresenza nella Chiesa fu sempre piuttosto difficile lungo il corso dei secoli. Chi supera la prova, ha la vita e l'avvenire con s. E' apparentemente facile accettare la Bibbia, Ges, lo Spirito, Dio. Ma niente sicuro e solido fino a che non si abbracciata, con amore assoluto, la Chiesa, la mia Chiesa, quella vera e storica, dal volto preciso, che si concretizza: nella mia diocesi; nella mia parrocchia che, in quanto vera, comunione e comunit di comunit; casa ospitale per le legittime diversit. nelle persone note e meno note, ma concrete, che incrocio lungo le mie strade, accanto alla mia casa.
Con voi, ci siamo e ci vogliamo essere su questo punto della integrazione, della compresenza e della complementarit nella Chiesa. Ho accettato di presiedere questa Eucaristia, perch so che ci siamo Altrimenti non sarei venuto. Voi farete capire a me e a tutti, anche ad eventuali osservatori un po' scettici o dubbiosi, con le parole, con le scelte e con la coerenza, che ci siamo. Realisticamente, non contano alcuni sbagli o intemperanze. A chi non succede? Ci fossero stati, ci fossero? Ce ne pentiamo e tutto si fa nuovo e vero . Vediamo alcuni capitoli di quest'avventura bella, appassionante e inderogabile, della integrazione frutto della comunione, frutto della realt Chiesa.
1. Il vescovo
Io, vescovo, non sono dei vostri (parlo del gruppo), ma so che sono per voi . Per un vescovo la gratificazione che pu dare un'appartenenza, conta meno. Conta il dovere. Lo faccio volentieri il mio servizio a voi, sino in fondo impendam et super impendam pr animabus vestris (2 Cor 12,15). Lo far per ogni realt di Chiesa, per ogni spirito buono che c' nel mondo. Anzi mi convinco che bene che io, vescovo, non sia dei vostri (come non posso essere di nessun movimento o associazione). Non posso esserlo in modo particolarissimo. Perch bene? E' perch possa fare meglio il mio dovere, ben al di l delle mie preferenze o delle mie amicizie. Ecco il compito di me vescovo: I vescovi in unione con il Romano Pontefice, ricevono da Cristo-Capo il compito di discernere.i doni e le competenze, di coordinare le molteplici energie e di guidare tutto il Popolo a vivere nel mondo come segno e strumento di salvezza. Ad essi quindi pure affidato l'ufficio di prendere cura dei carismi tanto pi perch la stessa indivisibilit del ministero pastorale li fa perfezionatori di tutto il gregge . Sentiamo quanto aggiunge ancora il testo: I pastori tutti, non dimentichi del monito apostolico di non essere padroni tra i fedeli loro affidati, ma come divenuti modelli sicuri del gregge (1 Pt 5,3), saranno giustamente consapevoli del primato della vita nello Spirito, che esige che essi siano, nel contempo: guide e membra; veramente padri ma anche fratelli; maestri nella fede e particolarmente condiscepoli donati al Cristo; perfezionatori, s, dei fedeli, ma anche veri testimoni della loro personale santificazione (cfr. n. 9 Mutuae Relationes). Sentite, amici, questa mia esortazione cui tengo molto: abbiate cura di presentarvi ai vostri vescovi anche l, nella vostra chiesa, dove siete nati e operate: vi occorre la stretta della loro destra (cfr. Gai 2,9). Non basta la stretta di mano del vescovo di Rimini e di San Marino-Montefeltro. Ho gi detto, a voi lo scorso anno, che, se in una chiesa o nell'altra, c' qualche difficolt per la comprensione mutua tra voi e il vescovo, ci sar ben un motivo; e sono certo che le colpe e gli ostacoli non saranno senz'altro e unicamente dalla parte del vescovo o della chiesa locale o di qualche realt di essa. Non coltiviamo riserve su questo punto; occorre realismo, magnanimit e riconciliazione.
2. Il volto concreto di questa relazione con il vescovo e il suo presbiterio
Quanto ho detto sopra non autorizza a concludere che ci sar una relazione solo, o quasi, estrinseca con l'autorit ecclesiastica. No. Si domanda al vescovo un atteggiamento d'accoglienza e di comunione viva che tutto spera (cfr. 1 Cor 13). Ci che vale per il vescovo, vale per i suoi sacerdoti. Chi non sa che le relazioni preti-laici sono molto importanti e decisive all'interno del gruppo e per il suo inserimento davvero ecclesiale? Bisogner tenere presenti due situazioni possibili per i sacerdoti: a) Ecco che alcuni preti hanno scelto di far parte del gruppo. E sta bene. Non bisogner, neppure in questo caso, dimenticare i rapporti e le diversit tra ministero presbiteriale e sacerdozio dei fedeli. Non serve anche solo ignorarlo (cos per dire) in alcuni momenti. Un simile modo di fare non lo pu favorire il prete, n lo pretenda il laico. Insomma, occorre rispettare, nel contempo, il carattere specifico del prete e il libero gioco della grazia nell'anima dei fedeli. Quindi il prete, appunto perch prete, non apparir come colui che monopolizza la saggezza e il discernimento; neppure sar colui che monopolizzer il gruppo, facendo, in tal modo, torto allo Spirito. Mi sia consentito di aggiungere una riflessione: quando un prete si fatto membro di questa comunit, perch le deve molto, perch ne ha bisogno, perch vi si sentito chiamato , potrebbe venirsi a trovare in un certo tipo di difficolt in ordine a quello che chiamato ad essere sempre e a fare sempre come prete. La difficolt c' davvero; non nascondiamocela. La si supera solo se si coltiva l'atteggiamento di Abramo con il suo Isacco, accanto all'altare... b) Per il prete che non appartiene al gruppo. Pu essere chiamato ad incontrarlo perch egli parroco; in quanto tale centro accogliente, suscitatore e guida di mille carismi; perch lavora in qualche realt ecclesiale, diversa dalla parrocchia; anche queste realt non possono mai essere chiuse... perch egli si deve di essere suscitatore di carismi; perch, nella sua vita apostolica, deve esercitare in continuit il suo ruolo di discernitore degli spiriti , secondo un mandato e una grazia sua propria. Come si comporter il prete che incontra il vostro gruppo? Il prete si rifar alle scelte della sua chiesa, evidenziate nel vescovo, che sono scelte di fiducia, di rispetto, di dialogo; sar uomo di comunione e cultore delle diversit. Nessuno n laico n prete pu essere individualista e meno ancora arrogante . Arrogante colui che ritiene di avere tutto e giudica, esclude, ecc. Sono ben noti i tratti dell'arroganza. Mi sia consentito di aggiungere per i preti del gruppo che il vescovo anche questo si attende da loro: quanto egli avesse bisogno, per parare a un bisogno grave della sua chiesa, di un prete assolutamente pronto e disponibile, possa chiamare uno del gruppo. Questo sacerdote gli risponder senz'altro: Va bene, mandi me! .
A voi, laici del gruppo
Per voi, quelle relazioni (che non sono solo esterne di certo ma ben precise) che importano? E' doveroso, e bello anche, riconoscere che il rinnovamento nato in pieno ambiente laicale e ha trovato, l, il suo vigore e il suo dinamismo. D'altra parte, anche se nato l, il suo sviluppo vero, sano, cui sia promesso un avvenire, esige pi che non una relazione estrinseca e deferente verso l'autorit ecclesiale. Amo sognare che tra laici e preti del gruppo, tra i membri del gruppo e il vescovo e presbiterio e altri carismi della chiesa, ci sia sempre l'amicizia vera, forte e lucida. Sogno che eventuali tensioni, che appartengono alla vita, siano superate e valorizzate nel dialogo, nell'accoglienza fraterna e nel riferimento a Cristo. Chiediamo la grazia di non imbatterci troppo nelle contrapposizioni! A volte sono i guai che vengono a cercare noi, ma chiss quante volte siamo noi che andiamo in cerca di guai (dal Manzoni).
Inserimento ecclesiale dette comunit vostre
1: importa in primo luogo che le vostre comunit s i facciano conoscere dal proprio vescovo. E' vostro dovere e diritto. Per il vescovo, dovere e diritto quest'incontro che non pu essere solo occasionale, di pragmatica o tattico. Nessuno alla fin fine pu fare a meno di questo incontrarsi per la sanit del proprio dono alla chiesa: n il vescovo n voi. 2: bisogner elaborare, da voi e in comunione col vescovo che poi si serve dei mezzi che la chiesa gli prescrive le disposizioni e le garanzie che permetteranno un vostro riconoscimento. Si giunger anche a un riconoscimento giuridico? So che si sono fatte prospettive in questo senso per realt simili alla vostra. Comunque specie davanti a certe soglie d'impegno in una vita di consacrazione, non si pu non parlare decisamente con la chiesa. 3: il vescovo, la chiesa osservano con amore, con rispetto queste comunit, i loro passi, le alterne vicende. Non si pretenda comunque troppo in fretta dal vescovo quanto a riconoscimento e a approvazioni particolari. Nonostante qualche lentezza o difficolt iniziali, vi dico: ricorrete volentieri alla saggezza secolare della chiesa. Detta saggezza non sempre, l per l, piace. Non sempre di colpo popolare. 4: consentitemi d'insistere ancora un po' sul punt o richiamato; vi parlo con affetto e come chi vi vuoi fare un grande dono. Ricorrete alla saggezza della Chiesa per i problemi che possono sorgere nei rapporti con il vostro vescovo; per i rapporti con le altre comunit che s'incontrano nel nostro contesto pluralistico; per i problemi che possono nascere tra di voi. Vescovo, voi, altri, tutti assieme, ci troviamo alle prese con questa questione; salvaguardare la legittima libert, rispettare il lavoro dello Spirito in ognuno, salvaguardare la legittima autorit, salvaguardare la comunione. Ogni soluzione, che mortifichi l'uno o l'altro o pi di questi elementi, non sana e non avr con s la benedizione di Dio. 5: per l'inserimento nella vita parrocchiale e dio cesana. Questo inserimento del vostro gruppo e di voi, come singoli, punto capitale e non facoltativo; e sia chiaro che non un comando che vale solo per voi; vale per la parrocchia, vale per la diocesi. Certo che la parrocchia deve sforzarsi di essere parrocchia, secondo le attese della vera ecclesiologia che non , di sicuro, ogni volta quella di una tale persona o di un tale gruppo. Mi sono accorto che non ci sono regole fisse per questo inserimento e che non sar facile coniarne. Ci vuole invece, e di sicuro, una leale collaborazione e compresenza tra i responsabili di queste comunit e l'autorit diocesana. Concludendo: II frutto dello Spirito carit, gioia, pace, longanimit, spirito di servizio, bont, fiducia negli altri, dolcezza, padronanza di s... (cfr. Gai 5,22). Dio ci benedica.
INTRODUZIONE DI APERTURA DELLA III CONVOCAZIONE
Don Dino Foglio Coordinatore del Comitato Nazionale di Servizio
Ci che era fin da principio, ci che noi abbiamo udito, ci che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ci che noi abbiamo contemplato e ci che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poich la vita si fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ci rendiamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e si resa visibile a noi), quello-che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, -perch anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione col Padre e col Figlio suo Ges Cristo. Queste cose vi scrviamo, perch la nostra gioia sia perfetta (1 Gv 1, 1-4). La preghiera corale, la Eucaristia festosa presieduta da mons. Locatelli, vescovo di questa chiesa locale che ci accoglie per la terza volta, la Parola di Dio offerta alla nostra riflessione sono la cornice ideale per l'apertura della III Convocazione nazionale. Abbiamo lodato il Signore: per averci nuovamente convocati nel suo nome, pi numerosi di sempre . . . (siamo circa 10.000!); per quello che siamo: piccoli, poveri, incapaci, ma tanto fiduciosi e abbandonati in Lui; per la gioia che ci ha messo in cuore: gioia che vogliamo sia perfetta come ci ha augurato la Parola di Dio. E' la gioia di ritrovarci insieme, come fratelli, la gioia di formare un'unica famiglia dei 450 gruppi sparsi in tutta Italia, la gioia del sentirci chiesa, giovane, fresca, piena di fiducia, nella scia luminosa del Concilio, confortati dall'incoraggiamento del Sommo Pontefice che ci ha mandato il suo messaggio e desidera incontrarci presto a Roma. E' la gioia di chi ha fatto una scelta irrevocabile: Ges, Signore della propria vita! Per questo noi, oggi, lo proclamiamo ancora una volta solennemente: Ges, tu sei il Signore della nostra vita! Alleluia! Usciremo da questo cenacolo sempre pi consapevoli di questa grande realt, per presentarci ai fratelli delle nostre comunit ecclesiali, veri testimoni di Ges Signore che abbiamo contemplato... toccato... e abbiamo veduto con i nostri occhi (1 Gv 1,2 ss). Sarete miei testimoni (At 1,8): ecco il tema che lo Spirito ci ha suggerito per questo appuntamento annuale. Dopo aver preso in serio esame il grande evento dello Spirito che ha fatto irruzione nei nostri cuori (Rm 5,5) nella prima Convocazione del 1978; preso atto della necessit che questa realt ecclesiale si presenti credibile alla Chiesa tutta per la sua profonda comunione con il Padre e con i fratelli, in servizio umile, stimolante e onnipresente, nella seconda Convocazione dello scorso anno, eccoci oggi, alla terza Convocazione, col tema fondamentale della testimonianza: Sarete miei testimoni . Vogliamo che questa celebrazione confermi il nostro cammino, lo renda prezioso per la Chiesa; vogliamo rinfrancare le nostre convinzioni, attingere nuova energia per il servizio che ci attende nella chiesa locale dove siamo chiamati a vivere e ad operare; vogliamo gridare a tutti la nostra esperienza di aver incontrato Lui, di averlo ascoltato, e di seguirlo facendoci annunciatori di un domani di speranza, di amore, di gioia, in un Dio che Padre, che vivo, presente nel mondo e nella chiesa; vogliamo chiedere allo Spirito, in questi giorni, di poter essere fedeli messaggeri della sua azione, nell'umilt e nella semplicit, ma con lo spirito profetico di iniziative cristianamente creative e moderne nei confronti dei bisogni pi urgenti della Chiesa e nei confronti della porzione pi cara al Signore: ammalati, emarginati, poveri; vogliamo, dopo aver esperimentato la gioia del vivere in gruppo, diventato comunit di preghiera, di amore, di servizio gioioso, preparare le condizioni per la fioritura di comunit ecclesiali nuove, ideali, veramente cari- smatiche, nello stile delle prime comunit cristiane, descritte dagli Atti (2,42 ss.); vogliamo essere veri testimoni di Lui, del suo amore, testimoni dell'invisibile, guidati da un sano realismo, nella fiducia incrollabile che ancora oggi Ges, il Signore, guida la sua Chiesa, presiede alla storia di ciascuno e del mondo e chiede, come agli apostoli, di essergli fedeli! Che queste giornate ci preparino a una nuova effusione dello Spirito per il bene personale e di tutte le nostre comunit! A tutti la pace, la gioia, l'amore del Signore Ges, Amen, Alleluia!
25 aprile 1980
Meditazione Padre Tomaso Beck S.J. di Triuggio
CONVERSIONE PERSONALE
II Dio dei nostri padri ha risuscitato Ges, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui . E' questa la lettura e le lodi di oggi, dal capitolo quinto degli Atti, versi 30-33. Questa provvidenziale lettura io la ripeto affinch ciascuno di noi possa impadronirsi nell'intimo del suo cuore, con dolcezza e profondit, della parola salvifica che Dio oggi ci propone. Raccogliamoci ancora un istante nell'intimo del nostro cuore, chiediamo alla Vergine Maria la grazia di capire profondamente la Parola: essa infatti non parola di uomo ma Parola di Dio. II Dio dei nostri padri ha risuscitato Ges, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui . Dov' dunque la nostra testimonianza? La nostra testimonianza la testimonianza di Ges di Nazareth innalzato dalla destra di Dio; di Ges di Nazareth fatto salvatore dalla potente destra di Dio; di questo uomo unito misteriosamente al Padre nella sua persona divina. Egli il nostro salvatore e il nostro capo, stato risuscitato gloriosamente dal Padre per darci la grazia della conversione e il perdono dei peccati. Di questo, noi siamo testimoni. La prima testimonianza perci, miei cari fratelli, che precede e fonda tutte le altre testimonianze, che Ges Signore risorto, nella sua potenza di risurrezione, ha la forza di rimettere i nostri peccati e di donarci la grazia della conversione. La prima cosa che dimostra che Ges Salvatore la forza che egli ha di indurci alla conversione; la prima testimonianza che noi possiamo dare di Cristo Signore risorto di farci convertire da lui. Ove Cristo Ges Signore glorioso non riuscisse in questa impresa divina nella nostra conversione, non potremmo dare testimonianza della sua gloria. La gloria di Ges infatti parte dalla nostra conversione. La gloria di Ges non parte dalla nostra forza, la gloria di Ges non parte dalla nostra giustizia: la gloria di Ges risorto parte dalla nostra povert, parte dalla nostra debolezza che Ges ha la forza di trasformare in ricchezza e in potenza. Egli un salvatore potente l dove la nostra debolezza si trasforma in grazia. Ges, tu sei il mio salvatore potente ogni volta che la mia tenebra si trasforma in luce. Signore Ges, io sono tuo testimone prima d'ogni altra cosa nella mia conversione. Signore Ges, chi sei tu? Tu sei il Dio misterioso nel quale si raccolgono e si esaltano tutti gli attributi di Jahv, laddove egli salv il suo popolo dall'Egitto trascinandolo attraverso il deserto fino a fargli raggiungere la terra promessa. Tu, Ges, sei il mio salvatore e io devo lasciare alla tua potenza la gloria di salvarmi, perch se io non avr lasciato alla tua potenza la gloria di salvarmi io non potr testimoniare la tua risurrezione, n potr seguire la gloria degli apostoli i quali si dichiararono precipuamente testimoni della risurrezione. Anche noi, Ges siamo testimoni della tua risurrezione, ma non soltanto di quella gloriosa risurrezione che avvenne 2000 anni fa l, nel Santo sepolcro, ma anche di questa risurrezione che avviene oggi, dentro del mio cuore, dove viene ribaltata ogni pietra e dove viene travolta ogni resistenza, dove ogni tenebra si trasforma nella luce e ogni morte si trasforma nella vita. Io sono testimone, Ges, che tu trionfi sui miei peccati. Io sono testimone, Ges, che tu trionfi sulla durezza del mio cuore simile alla durezza di quella pietra che chiudeva Ges dentro nel sepolcro della morte. Quella pietra che detenne prigioniero Ges dentro nella tomba, sia pure per breve tempo, il simbolo della durezza di cuore che detiene ancora Ges prigioniero e che gli impedisce di salvarmi totalmente: onde quella pietra deve essere rovesciata e Ges deve rinascere in modo trionfante dentro del mio cuore. Io sono testimone, Ges, che tu hai vinto la durezza del mio cuore e hai ribaltato non soltanto la pietra esteriore che chiudeva la bocca del sepolcro, ma anche la pietra interiore che ancora mi detiene prigioniero insieme con te nella morte. Oh Ges, Signore glorioso, incarnato per scendere con la tua natura umana nel mistero della morte, io ti lodo e ti benedico per la tua gloriosa incarnazione attraverso la quale sei sceso dentro nel mistero della mia morte e del mio peccato per farti fratello della mia debolezza e della mia povert e per poter per me travolgere quella pietra che mi impedisce di vedere ancora completamente la luce. Signore Ges, questi sono i giorni della tua gloria, ma non di una gloria esteriore che si risolve soltanto in un canto delle labbra. Ges, questi sono i giorni del tuo trionfo interiore il quale trova nelle nostre labbra come un'eco meravigliosa e potente. Chiunque di voi ancora detenuto prigioniero della tomba o in qualunque modo ancora sente davanti a s la durezza di quella pietra sepolcrale, sappia quest'oggi che Ges risorto per lui, sappia quest'oggi che Ges risorge per lui. Apriamo, dunque, apriamo con forza la porta del nostro cuore, affinch Ges Signore glorioso risorto, risorga dentro di noi, risorga in questa assemblea di fedeli. Lontano da noi ogni pensiero che impedisca a Ges questa risurrezione, abbattiamo le mura di Gerico, distruggiamo dentro di noi nella grazia del Signore risorto qualunque cosa impedisca dentro di noi la sua gloriosa risurrezione. Fermiamoci un solo istante nel silenzio per offrire a Ges Signore risorto quella pietra tombale, ove essa in qualche modo ancora chiudesse la porta alla sua uscita gloriosa nella luce. Allontaniamo da noi quell'ostacolo che in questo momento ci impedisce di far trionfare Ges e di essere testimoni veraci di questo suo trionfo, testimoni veraci di questa sua risurrezione, testimoni veraci di questa sua gloria. Fermiamoci per un istante nel silenzio del nostro cuore e offriamogli quella pietra, laddove essa ancora esista, laddove essa ancora si frapponga nel nostro cammino. Offriamogli quella pietra perch venga rotolata completamente via e il nostro cuore si apra a una lode nuova, a una lode autentica, a una lode felice, alla lode della sua gloria. Sostiamo un istante nel silenzio per offrire a Cristo Ges questa sua gloria di risorgere dentro di noi.
P. Faricy: Grazie, Signore per questa tua parola. Dacci la grazia di meditarla e di farla nostra
Relazione Padre Giuseppe Bentivegna S.J. (Ignazianum di Messina)
VOI MI RENDERETE TESTIMONIANZA (Gv 15, 27)
I. Il senso della testimonianza nella Rivelazione II I fondamenti della nostra testimonianza 1. Ges, il testimone fedele e verace 2. La testimonianza dello Spirito Santo 3. La testimonianza degli Apostoli III. La testimonianza a Ges nella sua Chiesa 1. La testimonianza della vita 2. La testimonianza della parola IV. La testimonianza suprema del cristiano: il martirio.
Per comprendere in tutta la sua ricchezza questa espressione non possiamo affidarci al nostro privato intuito. La Rivelazione del Padre, che raggiunge il suo culmine in Ges e tocca il cuore di ogni credente per opera dello Spirito Santo, ci stata trasmessa solo dagli apostoli ed mantenuta viva lungo i secoli dai loro successori. Ges ha voluto fosse affidata la custodia del significato delle sue profezie nella Chiesa alla presenza, all'azione e alla guida del magistero vivo dei successori degli apostoli. Questo magistero ci insegna che le parole di Ges si comprendono tanto meglio quanto pi le facciamo oggetto della nostra contemplazione, del nostro studio, della nostra meditazione, della nostra esperienza intima (come fece Maria). Questo magistero ci ricorda con affettuosa insistenza che la nostra comprensione della parola di Ges soprattutto affidata alla preghiera. Quando preghiamo, la parola di Dio ascoltata riceve una risposta, produce un colloquio col Padre mediante il nostro fratello e Signore Ges, che ci assiste con il suo Spirito. Quando preghiamo, l'amore di Dio, che la sua parola ci dichiara, si trasforma in seduzione e diventiamo amanti di Dio (cfr. DV 8.25). Volendo approfondire il tema della testimonianza nella vita dei credenti in Ges, ci chiederemo anzitutto: Qual il senso rivelato della categoria testimonianza ? Contempleremo in un secondo tempo quali sono i dati fondamentali che, secondo la Rivelazione danno contenuto e garanzia alla testimonianza cristiana: Ges, lo Spirito di Ges, gli apostoli di Ges, i successori degli apostoli di Ges. Volendo rimanere coinvolti in tutta la nostra esistenza da questa profezia di Ges, mediteremo infine sulla testimonianza che tutti i credenti, nei modi pi diversi, sono chiamati a dare al Signore Ges: la testimonianza della vita, la testimonianza della parola, la testimonianza del martirio .
I. IL SENSO DELLA TESTIMONIANZA NELLA RIVELAZIONE
I termini pi usati nella Scrittura in riferimento al tema della testimonianza sono ed, ed, edt per la lingua ebraica, martyr, martyra, martys per la lingua greca. Sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento le espressioni, che indicano una testimonianza, vengono adibite sotto una duplice accezione, giuridica la prima, religiosa la seconda. Alla base di ambedue questi usi sta un concetto comune, secondo il quale rendere testimonianza significa ricordarsi di un fatto, formulare un'idea e darne notizia agli altri ; oppure, in modo ancora pi generico: fare professione di realt che sfuggono ad ogni verifica empirica, ma delle quali chi parla pienamente convinto; si tratti di idee o di verit, di eventi o di persone, di presente o di futuro (Grande Lessico del NT. VI, 1274. 1281). In senso giuridico testimone chi depone su avvenimenti, ai quali ha preso parte, o su persone e situazioni che conosce direttamente, pronto a pagare di persona nel caso che la testimonianza fosse falsa (cfr. Dt 17,7; 19,18). In senso religioso testimone chi proclama una verit di ordine supe- riore, soprannaturale, che oggetto di Rivelazione, e impegna tutto se stesso a sostenerla. Cos intesa, la testimonianza si applica sia a Dio che si rivela come salvatore degli uomini, sia ai profeti da lui scelti per ricevere direttamente e proclamare la sua Rivelazione, sia agli uomini che ascoltano e accettano la proclamazione dei profeti e annunziano agli altri il messaggio ricevuto (cfr. GL VI, 1339). Sulla testimonianza intratrinitaria vi parler dopo di me don Antonio Zennaro. Io intanto supplico lo Spirito del Signore perch mi illumini a rendere lode alla Trinit che adoriamo, e mi conceda di suggerirvi qualche spunto sulla realt stupenda della testimonanza, che dalla Trinit stata estesa al nostro Signore e Salvatore Cristo Ges, e per lui, Parola eterna di Dio, ad opera dello Spirito Santo che assiste i profeti e gli apostoli, a tutti quanti i credenti.
II. I FONDAMENTI DELLA NOSTRA TESTIMONIANZA
1. Ges il testimone fedele e verace
II modello al quale si ispira ogni testimonianza nell'opera della salvezza, voluta dal Padre, uno solo: il nostro adorato e meraviglioso Signore Ges. La testimonianza di Ges riempie i cicli e la terra. Noi parliamo di quel che conosciamo e rendiamo testimonianza a ci che abbiamo visto leggiamo nel discorso del Signore a Nicodemo Ora nessuno mai salito al ciclo, fuorch il Figlio dell'uomo che disceso dal cielo (Gv 3,11.13). Per questo sono nato e venuto in questo mondo proclama dinanzi a Pilato per rendere testimonianza alla verit (Gv 18,37). Ges il testimone fedele e verace. Ce lo insegna l'Apocalisse: Grazia a voi e pace ... da Ges Cristo, il testimone fedele (leggiamo nell'Apocalisse). Cos parla l'Amen, il testimone fedele e verace (Ap 1,5;3,14). Presentare come si deve Ges, il testimone , una presunzione audace. Abbiamo bisogno di un avvocato che ci suggerisca le parole. E' questo il compito che svolge in noi il Paraclito (cio l'avvocato per eccellenza), lo Spirito Santo, che, secondo la promessa dello stesso Ges, il Padre ha inviato nel suo nome per insegnarci tutto , per ricordarci tutto (Gv 14,26), per essere colui che parla in noi (Mt 10,20). Solo perch confortati da questa certezza possiamo dire qualcosa sulla testimonianza di Ges.
a. Ges il testimone
Ges nato ed venuto nel mondo per deporre sulla verit della salvezza, che lui solo, Figlio unigenito che nel seno del Padre (Gv 1,18), conosce in maniera perfetta perch l'ha vista (cfr. Gv 3,11.32): parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto . Ges pu deporre sul cielo, perch colui che viene dal cielo ed al di sopra di tutti (Gv 3,31; cfr. 8,23) io sono di lass e come tale pu proclamare e far conoscere ci che ha visto e udito (Gv 3,32), la verit che ha udito da Dio (Gv 8,40), ci che il Padre gli ha insegnato (Gv 8,28). Tutto ci che ha udito dal Padre, lo ha detto al mondo (Gv 8,26). Che cosa ha visto e udito Ges nel cielo, presso il Padre? Non una verit astratta, ma la verit, quale la definisce Ges stesso: l'opera del Figlio di Dio, Verbo fatto carne, cio la verit che lui stesso: io sono la verit (Gv 14,6). Di questa verit, che lui stesso (cfr. Gv 3,26), basata sulla testimonianza del Padre che l'ha inviato (cfr. Gv 3,34; 14,24), Ges il testimone, perch deve proclamarla in un mondo pieno di ostilit al suo messaggio. Il suo annunzio della salvezza, della verit, prende tutte le proporzioni di una laboriosa difesa, sostenuta nel grande processo, al quale il mondo assoggetta Ges. Ges il testimone della luce, che era nel mondo, della luce che illumina ogni uomo, ma che il mondo non riconobbe (Gv 1,10); le tenebre non l'hanno accolto (Gv 1,5), gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce (3,19), i suoi non l'hanno ricevuto (Gv 1,11). Ges il testimone delle cose del cielo, mandato nel mondo perch il mondo si salvi per mezzo di lui (Gv 3,17), eppure nessuno accetta la sua testimonianza (3,32). Dinanzi al consesso di un mondo che gli ostile, che lo contesta, che rifiuta di credergli, Ges si presenta come un testimone che non si stanca mai di proclamare come sua difesa la verit di cui egli, ed egli soltanto, il garante pi attendibile; che, cio, Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perch chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna (Gv 3,16). E questa verit lui stesso: luce del mondo, speranza del mondo, cuore del mondo, Signore del mondo.
b. Ges il testimone fedele
La testimonianza di Ges, sulla quale insiste tanto san Giovanni nell'Apocalisse, consiste nel trasmettere agli uomini solo ci che gli stato commesso dal Padre (Ap 1,1-2). Ges assume questo compito con piena affidabilit, perch egli colui che ama noi che venuto a liberare (Ap 1,5), perch egli il principio di tutto ci, che Dio nel suo amore crea, perch egli l'Amen di Dio (Ap 3,14). A questa missione di testimonianza Ges ha assoggettato tutta la sua esistenza, non questa o quella occasione. Questa testimonianza la ragione per cui nato ed venuto nel mondo (Gv 18,37). Tutte le opere, che egli compie nel nome del Padre hanno un unico scopo: garantire e confermare questa testimonianza (Gv 10,25) le opere che faccio in nome del Padre mio, esse mi rendono testimonianza . La prova suprema della sua fedelt, Ges la da sulla croce. E' nella croce che la fedelt di Ges alla testimonianza dell'amore del Padre raggiunge il suo culmine e la sua massima potenza. E' dalla croce che la testimonianza di Ges si impone al giudizio dell'universo con la forza di una regalit che non ha riscontro in questo mondo: regnavit a ligno Deus. Ges regna dalla croce e dalla croce attira tutti a s (Gv 12,32). Perch alla croce tutti dovranno volgere lo sguardo, accolgano o respingano il testimone fedele che vi inchiodato (cfr Gv 19,37). Ges Cristo leggiamo nella prima lettera a Timoteo dinanzi a Pilato attua la bella professione della sua testimonianza (1 Tm 6,13). Come dire che nella sua passione dolorosa e nella sua morte in croce la sua testimonianza raggiunge tale uno splendore, talmente fedele a se stessa che non pu non essere accolta e creduta da chiunque dalla verit (Gv 18,37).
c. Ges il testimone verace
La testimonianza resa da Ges alla missione affidatagli dal Padre degna di fede perch veritiera, cio ha raggiunto il suo scopo imponendosi vittoriosa dinanzi a tutta la creazione. La testimonianza di Ges ormai irrefutabile; ha vinto la morte e ha debellato tutti i poteri avversi del mondo: Egli il primogenito dei morti, e il principe dei poteri della terra (Ap 1,5). In, virt della sua testimonianza possiede la gloria e la potenza nei secoli (Ap 1,6), ha nelle sue mani la pienezza del dominio sul creato (Ap 11,15), ha fatto precipitare l'accusatore dei fratel li (Ap 12,10); e con lui furono precipitati anche i suoi angeli (Ap 12,9). Faranno guerra all'Agnello, ma l'Agnello li sconfigger , perch Egli il Signore dei signori, e il Re dei re, e con lui vinceranno i suoi, i chiamati, gli eletti, i fedeli (Ap 17,14); i fratelli che custodiscono la testimonianza di Ges, che lo spirito della sua profezia (Ap 19,10). Alleluia! Rallegriamoci, esultiamo, diamo gloria a colui che si chiama Fedele e Verace (vv. 7.11).
2 La testimonianza, dello Spirito Santo
La testimonianza di Ges rimane sempre attuale nella storia, diventa contemporanea a tutti gli uomini mediante la cooperazione dello Spirito Santo: cooperante Spiri tu Saneto mundum vivificasti (Canone della Messa). Lo Spirito Santo, che Signore, colui che rende sempre viva tra i credenti la testimonianza di Cristo Ges. Lo Spirito Santo il grande testimone che fa tutti i cristiani portatori responsabili della testimonianza di Ges. Quando san Giovanni afferma l o Spirito la verit (1 Gv 5,6) vuoi dirci come gi spiegava S. Ireneo che lo Spirito di Dio colui che ci da la conoscenza della verit (A.H. IV,33,7). Lo Spirito il vicarius Christ (per usare una espressione cara ai Padri della prima chiesa), che rende presente e operante nella vita dei credenti la verit attestata da Ges (cfr. Tertulliano, De praescr. 28, 1-3). Per questo, si precisa ancora nella prima lettera di san Giovanni, sono tre quelli che rendono testimonianza lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre tendono allo stesso fine (1 Gv 5, 7-8). Come dire che lo stesso Spirito, che ha operato in noi una nuova nascita mediante l'acqua battesimale, lo stesso Spirito che ci nutre mediante la comunione con il sangue redentore dell'eucaristia, colui che effonde in noi quella unzione, che ci associa alla testimonianza fedele e verace del Signore Ges e ci rende partecipi della sua vittoria sul mondo. Mediante l'iniziativa sacramentale (l'acqua e il sangue di cui parla Giovanni), lo Spirito Santo associa i credenti all'opera di Cristo dotandoli di tutto ci che necessario per la loro salvezza personale (remissione dei peccati, giustificazione, figliolanza adottiva, nascita a una nuova vita). Mediante la sua testimonianza, cio mediante quella azione divina che nella lettera di Paolo agli Efesini (1, 13-14) e nella stessa lettera di Giovanni verr presto chiamata unzione dello Spirito (1 Gv 2,20.27) il cristiano riceve quel battesimo dello Spirito... che la continuazione della Pentecoste (cf. J. De la Potterie, L'onction du chrtien par la f oi : Biblica 40 [1959] 52-69). Leggiamo nella lettera agli Efesini: Voi dopo avere creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito che era stato promesso... come caparra della nostra eredit (1, 13-14). Leggiamo ancora nella prima lettera di Giovanni: Voi possedete un'unzione che vi proviene dal Santo e tutti avete la scienza... Resta in voi l'unzione che avete ricevuto da lui... la sua unzione vi istruisce su tutto... voi restate in lui (in G.C.) come essa (l'unzione) vi ha insegnato (1 Gv 2,20 e 27). In questo suggello dello Spirito, in questa unzione dello Spirito tutta ima tradizione esegetica, che va dai Padri della Chiesa ai nostri tempi, ha visto quell'irrobustimento della fede del battesimo, quella esplosione della rivelazione di Ges Signore , che equivale a quanto in noi oggi si avvera attraverso l'effusione dello Spirito che si impadronisce di tutto il nostro essere. In questa effusione lo Spirito manifesta in noi la sua pienezza, ci permea della sua testimonianza, di quella unzione che con pieno coraggio ci fa testimoniare al mondo che Ges il nostro Signore, il tesoro della nostra gloria non solo nel secolo presente, ma anche in quello futuro (Ef 1,21).
3. La testimonianza degli Apostoli
La testimonianza di Ges, che si perpetua nella Chiesa con la cooperazione dello Spirito Santo, ha una sede privilegiata negli apostoli scelti da Ges e in quelli che per sua volont sono loro successori nel ministero di insegnamento, di santificazione e di governo nella sua Chiesa. Quando Ges dice: Voi mi renderete testimonianza (Gv 15,17); Voi mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra (At 1,18); il suo comando rivolto in maniera speciale ai suoi apostoli e a coloro che lungo la storia avrebbero preso la loro successione. Egli li ha scelti insegna Paolo VI egli li ha formati durante diversi anni di familiarit, egli li ha costituiti e mandati come testimoni e maestri autorizzati del messaggio della salvezza. E i dodici hanno a loro volta inviato i loro successori, i quali continuano a predicare la buona Novella sulla linea apostolica (EN. 66). La testimonianza degli apostoli ci insegnano san Giovanni e san Pietro la proclamazione solenne di coloro che hanno sentito , che hanno toccato con le mani il Verbo della vita (1 Gv 1,1-2); sono stati spettatori diretti della sua grandezza , hanno visto la gloria dell'unigenito del Padre pieno di grazia e di verit (2 Pt 1,16; Gv 1,14). Come ben notano gli esegeti, non si tratta di una esperienza puramente materiale. Indubbiamente gli apostoli ebbero una visione corporea di Ges uomo; ma quello che li ha resi testimoni non fu il loro semplice contatto sensibile con Ges. Attraverso la carne di Ges il loro sguardo di fede seppe scoprire in Ges l'inviato del Padre, il Figlio di Dio fatto uomo. Questa scoperta diventa sempre pi profonda fino a identificarsi, in seguito alle apparizioni di Cristo risorto e all'effusione piena dello Spirito, con la rivelazione esaltante di Cristo Signore: Scio cui credidi et certus sum (2 Tm 1,12). Questa rivelazione insegna Giovanni Paolo II nella esortazione apostolica sulla Catechesi rimane custodita nella memoria profonda della Chiesa (CT. 22). Memoria che ha la sua garanzia nel ministero di testimonianza trasmesso dagli apostoli ai loro successori (CT. 11). Come la testimonianza di Ges vera, perch manifesta quel che ha visto e inteso nel Padre; come la testimonianza dello Spirito vera, perch attesta la verit che nel Padre e nel Figlio, cio che Ges il Signore; cos la testimonianza apostolica, che si perpetua nel magistero vivo della Chiesa, vera, perch per volere di Ges legata all'autorit della sua parola ed mantenuta viva nella memoria profonda della Chiesa mediante l'assistenza dello Spirito alla testimonianza suprema del successore di Pietro e dei successori degli apostoli (cfr. LG. 21.24; PO. 3.11). Timoteo esortato da Paolo a tenere sempre vivo il carisma di Dio , conferitegli mediante l'imposizione delle mani, perch in virt di questo carisma era stato investito del compito di non vergognarsi della testimonianza da rende al Signore nostro (cfr. 2 Tm 1,6-7). In questo testo sia il Concilio Tridentino che il Vaticano II vedono un richiamo all'azione di Ges che si realizza nel sacramento dell'ordine, azione che opera l'effusione di quel dono spirituale , che rende sempre attuale la testimonianza privilegiata degli apostoli nella Chiesa (cfr. Trid. Sess. 23, cap. 3: DS 1766; Vat. II, LG. 21, Nota 18).
III. LA TESTIMONIANZA A GES' NELLA SUA CHIESA
La testimonianza, che Ges ha affidato ai suoi apostoli e che dagli apostoli si perpetua nei loro successori non si esaurisce in se stessa. La testimonianza di Ges destinata a penetrare e manifestarsi nell'esistenza di tutti i membri della comunit ecclesiale. Lo Spirito Santo, che anima la testimonianza di quelli che pascono il gregge, lo stesso Spirito che, dando a tutti la dolcezza di consentire e di credere alla verit di Ges Signore , conferisce anche a tutti il titolo a rendergli testimonianza secondo i carismi che a ciascuno liberamente distribuisce (1 Cor 12,11). La bella confessione , di cui si parla nel cap. 6,12 della prima lettera a Timoteo, un atto che si inserisce nella testimonianza, che tutti i credenti siamo chiamati a rendere a Ges: hai confessato la bella confessione dinanzi a molti testimoni . Tutti i battezzati insegna il Concilio sono chiamati... a rendere testimonianza a Cristo loro Signore di fronte alle genti (AG. 6). In questa missione insegna Giovanni Paolo II tutti i cristiani debbono scoprire ci che gi li unisce, ancora prima che si realizzi la loro piena comunione (RH. 12). Ognuno secondo la propria condizione e capacit , ma tutti con la massima fedelt alla consapevolezza di un compito altissimo insegna ancora il Concilio devono sapersi collaboratori del Dio creatore, redentore e santificatore, e chiamati a glorificarlo (AA. 16): non solo con la testimonianza della vita ma anche con la testimonianza della parola (AA. 13).
1. La testimonianza della'vita
La nostra testimonianza a Ges dev'essere anzitutto una testimonianza di vita. I credenti rendono testimonianza a Cristo quando la loro vita di unit e di carit diventa un segno della presenza divina nel mondo (AG. 15). E' la testimonianza di vita dei singoli fedeli e della comunit tutta , che costituisce il segno che addita Cristo ai non credenti (AG. 20). Di questa testimonianza di vita fa parte essenziale nota ancora il Concilio l'insieme dei doni, che nella comunit lo Spirito manifesta. E' attraverso l'offerta di questi doni, di questi carismi animati dalla carit che una comunit ecclesiale si costituisce sorgente inesausta di quelle forze di cui ha massimo bisogno il mondo moderno (GS. 43, 1458). Insegna a questo proposito Paolo VI nella Evangelii nuntiandi: Ecco: un cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla comunit di uomini nella quale vivono, manifestano capacit di comprensione e di accoglimento, comunione di vita e di destino con gli altri, solidariet negli sforzi di tutti per tutto ci che nobile e buono. Ecco: essi irradiano, inoltre, in maniera molto semplice e spontanea, la fede in alcuni valori! che sono al di l dei valori correnti, e la speranza in qualche cosa che non si vede, e che non si oserebbe immaginare. Allora con tale testimonianza senza parole, questi cristiani fanno salire nel cuore di coloro che li vedono vivere, domande irresistibili: Perch sono cos? Perch vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perch sono in mezzo a noi? Ebbene, una tale testimonianza gi una proclamazione silenziosa, ma molto forte ed efficace della Buona Novella (EN. 21). E pi in l aggiunge: Si ripete spesso, oggi, che il nostro secolo ha bisogno di autenticit. Soprattutto a proposito dei giovani, si afferma che hanno orrore del fittizio, del falso, e ricercano sopra ogni cosa la verit e la trasparenza... Tacitamente o con alte grida, ma sempre con forza, ci domandano: Credete veramente a quello che annunziate? Vivete quello che credete? Predicate veramente quello che vivete? La testimonianza della vita divenuta pi che mai una condizione essenziale per l'efficacia profonda della predicazione (EN. 76). Tutti indistintamente siamo chiamati a rendere al Signore Ges la te- stimonianza della nostra vita. Si tratta di un compito tremendo che tutti ci accomuna, quale che sia il servizio che svolgiamo in seno alla comunit ecclesiale. Devono rendere testimonianza di vita anzitutto i detentori del sacro ministero, i sacri pastori. Ricordino i pastori tutti ammonisce il Concilio che essi con la loro condotta quotidiana e con la loro sollecitudine dimostrano al mondo la faccia della Chiesa, in base alla quale gli uomini si fanno un giudizio sulla efficacia e sulla verit del messaggio cristiano (GS. 43, 1458). La condotta quotidiana e la sollecitudine, di cui parla il Concilio, non significa sostituzione ai carismi dei singoli fedeli, ma promozione umile e amorosa di quel bene dei fedeli , mediante il quale lo Spirito Santo costantemente consolida la struttura organica e l'unit dei cuori nella Chiesa (LG. 22,337). Perch alla vita di tutti i fedeli stata affidata da Ges la testimonianza del vangelo della grazia di Dio (LG. 21,334), dinanzi alle nazioni, ai popoli e ai re (LG. 24,342). Devono dare testimonianza di vita tutti i religiosi. I loro doni sono 'una manifestazione della infinita potenza dello Spirito Santo', manifestazione che si attua in modo tutto suo proprio nella pratica dei consigli che si sogliono chiamare evangelici (LG. 39,387). La loro testimonianza di vita verginale, povera e obbediente dev'essere palese a tutti perch sia glorificato il Padre che sta nei cicli (cfr. Mt 5,16). Quale manifestazione della infinita potenza dello Spirito mirabilmente operante nella Chiesa , lo stato religioso un ricettacolo di carismi; e come tale si manifesta, se rende pi liberi i suoi seguaci dalle cure terrene, se manifesta meglio ai credenti i beni celesti presenti in questo mondo, se meglio testimonia la vita nuova ed eterna acquistata dalla redenzione di Cristo, se meglio preannunzia la futura risurrezione e la gloria del Regno celeste (LG 44,406). Devono dare testimonianza di vita tutti i laici. Ai laici spetta per vocazione di dimostrare al mondo che si pu cercare il Regno di Dio, pur vivendo implicati in tutti e singoli i doveri e affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale (LG. 31,363; cfr. AA. 29,1024). II laico, in forza degli stessi doni ricevuti, testimonio e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa secondo la misura con cui Cristo gli ha dato il suo dono (LG. 33,370). Vivificato dallo Spirito Santo continua la testimonianza di Ges (LG. 34,372), la testimonianza della risurrezione e della vita del Signore Ges (LG. 38,386), contro ogni sorta di materialismo (AA. 31,1033), soprattutto in quei luoghi e in quelle circostanze in cui la Chiesa non pu diventare sale della terra, se non per suo mezzo (LG. 33,369). Quale che sia la struttura secolare, nella quale si trovano inseriti, la testimonianza di vita dei laici la sede, nella quale in concreto il vangelo si diffonde e risplende con tutta la sua forza; soprattutto attraverso i laici che lo Spirito esercita il suo potere contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti maligni (LG. 35,374). Pur nelle condizioni comuni del secolo, la vita dei laici dev'essere una testimonianza, che accusa il mondo di peccato e illumina quelli che cercano la verit additando i nuovi deli e la nuova terra (LG. 35,376). Sar cos per i giovani, sar cos per gli adulti, sar cos per gli anziani, sar cos per chi possiede, sar cos per chi privo di beni, sar cos per chi soffre, sar cos per chi gioisce. Tutti sono tenuti amorevolmente a rendere testimonianza a Ges con- ducendo una vita che conquista senza bisogno di parole quelli che si rifiu- tano di credere alla Parola (1 Pt 3,1: EN. 41).
2. La testimonianza della parola
La testimonianza della vita non basta ad esaurire il compito di portatori della testimonianza di Ges, che incombe su tutti coloro che ci siamo arresi al suo amore. Ogni cristiano chiamato a completare la testimonianza della parola (AA. 13,963; cfr. LG. 35,375). Insegna Paolo VI: La pi bella testimonianza di vita resta sempre insufficiente, si riveler a lungo impotente, se non illuminata, giustificata, esplicitata da un annunzio chiaro e inequivocabile del Signore Ges (EN. 22). Chi si votato alla causa del vangelo non si da pace finch il Signore Ges non sar amato ed esaltato come merita da tutti gli uomini. Ora alla causa del vangelo sono votati tutti i membri della Chiesa. Sebbene con compiti diversificati tutti i membri del corpo di Cristo sono chiamati a testimoniare Ges con la parola, a proclamare il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Ges di Nazareth, figlio di Dio (EN. 22), costituito dal Padre principio e fondamento della nostra speranza (Breviario II, 606). Il compito di rendere a Ges la testimonianza della parola insegna il Concilio spetta primo et immediate a quelli che Cristo ha costituito Pastori nella sua Chiesa: i vescovi insieme con Pietro e sotto la guida di Pietro, e con essi i sacerdoti e i diaconi, che il sacramento dell'ordine costi- tuisce loro collaboratori (cfr. AG. 38,1220; EN. 67). Pertanto tutti noi Pastori insegna Paolo VI pi di qualunque altro membro della chiesa, siamo invitati a prendere coscienza di questo dovere. Ci che costituisce la singolarit del nostro ministero sacerdotale... ci che conferisce una nota specifica alla nostra attivit questa finalit presente in ogni nostra azione . Annunziare il Vangelo di Dio . Questo un tratto della nostra identit, che nessun dubbio dovrebbe mai incrinare, nessuna obiezione mai eclissare: come Pastori, siamo stati scelti dalla misericordia del sovrano Pastore, nonostante la nostra insufficienza, per proclamare con autorit la Parola di Dio, per radunare il popolo di Dio che era disperso, per nutrire questo popolo con i segni dell'azione di Cristo, che sono i sacramenti, per condurlo sulla via della salvezza, per conservarlo nell'unit... per animare incessantemente questa comunit raccolta attorno a Cristo secondo la sua pi intima vocazione (EN. 68). I diaconi quali collaboratori dei vescovi assieme ai sacerdoti l dove esistono hanno una parte importante nell'animazione spirituale delle comunit locali (cfr. EN. 76). Il compito della testimonianza della parola un dovere cristiano che si estende anche, a vari livelli, a tutti gli altri membri della Chiesa. E' testimonianza della parola quella resa dai tanti religiosi, che si dedicano direttamente, specialmente nelle missioni, all'annuncio del Cristo. E' testimonianza della parola quella svolta dai laici, che per loro vocazione specifica sono posti in mezzo al mondo e alla guida dei pi svariati compiti temporali (EN. 70). Sebbene il loro compito primario e immediato non sia l'istituzione e lo sviluppo della comunit ecclesiale (EN. 70) nota Paolo VI tuttavia non bisogna dimenticare che i laici possono sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i Pastori nel servizio della comunit ecclesiale... esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorr loro dispensare (EN. 73). Il grande Pontefice quindi incoraggia il sorgere e il diffondersi nella Chiesa di tutta una serie di ministeri non ordinati, ma adatti ad assicurare speciali servizi della Chiesa stessa... nuovi in apparenza, ma molto legati ad esperienze vissute dalla Chiesa nel corso dc.'la sua storia (EN. 73). Le esemplificazioni di Paolo VI toccano da vicino molti laici dei nostri gruppi: catechisti, animatori della preghiera e del canto, cristiani dedicati alla predicazione della Parola di Dio o all'assistenza dei fratelli bisognosi, capi di piccole comunit, responsabili di movimenti apostolici, e altre responsabilit di questo tipo (EN. 73). La funzione pastorale della Chiesa leggiamo nel documento Inter insigniores (EV. 5, 2142) per norma legata al sacramento dell'ordine ; ma salva la dovuta relazione con l'autorit ecclesiastica, i laici hanno il diritto (secondo il Concilio) di creare ed animare associazioni (AA. 19, 966). Si danno anzi casi nei quali la gerarchia affida a laici alcuni compiti, che sono pi intimamente collegati con i doveri dei pastori (AA. 24, 1006; AG. 18). In questi casi la testimonianza dei laici alla Parola del Signore acquista un carattere particolare, diventa un mandato , che risale al Signore perch trasmesso per mezzo dei pastori da lui voluti. Si realizza cos quella diversit di servizi nell'unit della identica missione, che costituisce, ci assicura Paolo VI, la ricchezza e la bellezza della Chiesa (EN. 66). Si da cos vita a quella presenza del corpo di Cristo sulla terra, variamente formato da quanti, battezzati in un solo Spirito, si sono_ abbeverati all'unico Spirito di Cristo (cfr. 1 Cor 12,12-14). II corpo di Cristo che la Chiesa, leggiamo ancora nel documento Inter insigniores, un corpo differenziato, nel quale ciascuno ha la sua funzione. I vari compiti non danno adito alla superiorit degli uni sugli altri; non forniscono alcun pretesto alla gelosia. Il solo carisma superiore, che pu e deve essere desiderato, la carit. I pi grandi nel Regno dei cicli non sono i ministri, ma i santi (EV. 6, 2146).
IV. LA TESTIMONIANZA SUPREMA DEL CRISTIANO: IL MARTIRIO
Testimonianza di vita e testimonianza della parola, viste nella via di Ges, che la via della carit, raggiungono il loro significato supremo nell'evento che passato alla storia come la testimonianza per eccellenza: la beata sorte del martirio. Martire colui che da testimonianza per Cristo e per la sua dottrina con il sacrificio della vita. Se la nostra vita ha un senso in quanto vissuta con Cristo, per Cristo e in Cristo; se Ges il testimone fedele del Padre, che ha dimostrato il suo amore per lui e per gli uomini attraverso la sua condanna a morte e la sua crocifissione; anche chi vuoi seguirlo sino alla fine dev'essere fiero di condividere la sua stessa sorte: II discepolo non da pi del suo maestro; perfetto sar ogni discepolo, se sar come il suo maestro (Le 6,40). Questo fu l'ideale evocato da una profezia pronunziata da un nostro fratello del rinnovamento nello Spirito, l'il dicembre scorso alla presenza del Vicario di Cristo: Noi vogliamo morire per Cristo perch sappiamo che questo l'unico modo per vivere (cfr. Alleluia, marzo-aprile 1980, p. 14). E' dottrina di fede, che tra i doni e le grazie, con cui lo Spirito esercita la sua virt santificante e fortifica i credenti, il posto pi alto, pi insigne, pi eccellente, occupato da quella forza, che assiste alcuni tra noi fino a subire lo spargimento del sangue (cfr. LG. 15). E' dottrina di fede, che il martirio la massima testimonianza di amore, che i credenti nel Signore Ges hanno reso e possono rendere dinanzi a tutti e specialmente davanti ai persecutori (LG. 12). E' dottrina di fede che alcuni cristiani sono stati chiamati e lo saranno sempre ad accettare come il Maestro, liberamente, la morte per la salvezza del mondo e a conformarsi a lui nella effusione del sangue (LG. 42). E' dottrina di fede che se a pochi concesso il martino, tutti per devono essere pronti a confessare Cristo dinanzi agli uomini, e a seguirlo sulla via della croce attraverso le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa (LG. 42). E' dottrina di fede che i cristiani devono adoperarsi a diffondere la luce della vita con pieno coraggio (At 4,29) e con fortezza apostolica sino all'effusione del sangue (DH. 14, 1080). E' dottrina di fede, che tra le opere per le quali Dio sempre stupendo e sorprendente c' quella di coloro che rendono testimonianza a Cristo sino alla effusione del sangue (UR. 4, 515). L'uomo non pu trovare in se stesso la forza per suggellare con il sangue la testimonianza suprema della fede e della carit . Ma il Signore Ges, il testimone fedele , ha dato sempre ai suoi martiri la gioia di accogliere la donazione completa della propria vita come un invito privilegiato al suo banchetto di nozze (cfr. Ap 19,7.9). Essi hanno vinto mediante il sangue dell'Agnello e per la parola da loro testimoniata non amando la loro vita fino alla morte (Ap 12,11).
IO, GES, SONO COLUI CHE RENDE TESTIMONIANZA A TUTTE QUESTE COSE; IO, GES, SONO COLUI CHE DICE: SI, VERR PRESTO. AMEN (Ap 22,20). VIENI SIGNORE GES!.
Comunicazione don Antonio Zennaro di Chioggia
TESTIMONIANZA DELLA VITA INTRATRINITARIA
Avendo dunque, fratelli, piena libert di entrare nel santuario, per mezzo del sangue di Ges, per questa via nuova e vivente che egli ha inau- gurato per noi attraverso il velo, cio la sua carne (Eb 10,19-20).
1. Entrare nel Santuario
Ti lodiamo, Dio, Signore nostro, perch ci inviti ad entrare nel tuo santuario, cio in te stesso che sei dimora (SI 83,2) di te ; ciclo (Le 2,14) casa , citt del Dio vivente (Eb 12,22). Quale meraviglia in questo santuario? In questa realt infinita che il tuo essere, il tuo nome, la tua identit, la tua gloria ? Anche se potremo abbracciare la tua gloria che dentro di te solo quando saremo pienamente in te (cfr. 1 Cor 13,12), fin d'ora ci doni una parte della visione di te. Tu sei vita infinita! Quale prodigio sei dentro la vita di te? La identit di te, o Dio immenso, la realt di te, la vita di te che in te, santuario di te, essere* Padre e Figlio e Spirito Santo . Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo . O Trinit, mettici dentro di te. Tu, Dio, sei bellezza, bont, pienezza infinita. Noi ti adoriamo. Cosa fai in te? Tu conosci te stesso, contempli tutta la meraviglia che sei tu. E quale meraviglia! E' questo il tuo operare. Contemplando te stesso, generi la espressione piena di te, la irradiazione totale di te, il Figlio chiamato Verbo, Parola di te. Per questo in te sei Padre. Tu sei Padre che in Dio, nel santuario, generi in te la luce del tuo volto nella quale circola tutta la tua natura-Dio, luce radiosa, bellezza infinita, vita senza fine. Ne sei affascinato! Tu, Padre, sei unicamente eterno trasporto, riferimento al Figlio in cui esprimi tutto te stesso. Ed in questo sei Persona che soltanto il pronunciare sostanziale Figlio! Figlio! . Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato (SI 2,7; Eb 1,5). Generando il Figlio, doni tutto te stesso a lui, nel quale ti scrivi come sul tuo libro vivente da te generato. Ora, mentre preghiamo. Questa, Padre, la tua gloria : Gloria al Padre . Tu, Verbo, nel santuario, in questa eterna generazione dal Padre, sei la totale vivente risposta al Padre, espressione piena del Padre, luce del suo volto, come diario vivente che dice tutto il Padre, bellezza, bont infinita e lo incanti, lo seduci. Tu, Figlio, in questa eterna generazione dal Padre sei Persona in continuo riferimento al Padre, fisso in lui, nella gioia di essere in lui; sei ]' Amen eterno, il S a lui, nella piena circolazione del vostro vivere-essere Dio. Ti lodiamo Verbo, la cui identit semplicemente dire , essere la Parola-Persona che dici con tutto te stesso soltanto Padre! Abb Padre! ed essere dono al Padre, totale adeguamento al Padre. Quando noi preghiamo Padre! proclamiamo nello Spirito Santo (cfr. Gai 4,6) tutto te stesso che sei grido sostanziale Abb Padre! . La tua gloria questa: Gloria al Figlio! . Questa gloria della vita intratrinitarla noi la conosciamo perch tu, Verbo, ti sei fatto visibile e sei la rivelazione il testimone a noi di quanto sei per il Padre e dei segreti di Voi Tre. Tu hai assunto da Maria la natura- uomo, per opera dello Spirito Santo, per unirla ipostaticamente a te e testimoniarci la vita segreta del santuario increato, della Trinit: E il Verbo si fece carne... Vedemmo la sua gloria... di unigenito dal Padre (Gv 1,13-14). Lo stupore assume proporzioni infinite; la tua natura-uomo nella famiglia trinitaria, partecipe sostanziale della tua generazione dal Padre e dell'unica natura-Dio: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30) nello Spirito Santo; Tu, Padre, sei in me e io in te (Gv 17,21) nella sostanziale relazione di amore, di conoscenza reciproca, di potere, di azione. Per questo, Ges, sei sempre proteso al seno del Padre (cfr. Gv 1,18), dono al Padre che proteso a te, dono a te. La tua vita terrena questo riferimento, dono al Padre. Nella volont: il mio cibo (Gv 4,34) dall'entrare nel mondo, alla presentazione al tempio, alla Passione; riferimento al Padre nell'azione, nella dottrina, preso nel vortice dello Spirito Santo che ti guida ovunque, come il servo di Jahv. Tutto questo perch vivi anche come uomo della eterna generazione dal Padre, nel santuario. Questa, Ges, la tua gloria! Cos ti manifesti in pieno: E' il Signor! E' il Signor! . E cos tu sei sempre nella Eucaristia Verbo-carne, nella tua Chiesa Verbo-carne, che avvinci seduci a te, per essere con te partecipe del tuo essere nella vita intratrinitaria. Quale attrattiva, quale amore nel santuario, tra voi, Padre e Figlio? Ti adoriamo, Amore, tripudio eterno, Spirito Santo, amplesso di gioia tra il Padre e il Figlio incarnato, abbraccio infinito nella circolazione di Vita-Dio in cui siete Tre Persone, Uno-Dio. Tu sei Persona. Quale la tua identit? Essere beatitudine nel connubio sponsale tra i Due, avidit di volersi e donarsi. Questa la tua gloria , Spirito Santo. Gloria allo Spirito Santo ! Voi, Trinit santa, siete Dio cos! Tale la vostra vita pulsante in voi come eterna reciproca donazione tra voi che il pregare tra voi: il pregare di voi Tre! il pregare di Dio! E questa armonia assoluta, pace, shalom che il vostro vivere-Dio ed unica fonte di ogni partecipazione di pace. Questa la famiglia di voi tre, la koinonia. Quando noi adoriamo Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo noi adoriamo la vita di voi Tre, nel santuario, palpitante. E' l'adorazione pura al Padre in spirito e verit , cio nello Spirito Santo e in Ges (cfr Gv 4,23-24). Ed una delle prime esigenze del rinnovamento nello Spirito: adorare Dio in se stesso, per la sua gloria di Padre e Figlio e Spirito Santo.
2. Entrare
Vi adoriamo, Trinit santa, perch a noi non solo vi rivelate in Ges, ma per noi volete essere santuario, nel quale immergere noi. Avete fatto l'uomo a vostra immagine sulla fisionomia del Verbo del Padre proprio perch entri nella vostra gloria , nella vostra realt, nel vostro nome: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo . , Nell'emme nella vostra vita intratrinitaria, famiglia-Dio, anche se per ora come in uno specchio (cfr. 1 Cor 13,12) e in una fase progressiva, testimoniano quello che voi siete. Voi volete rivelarvi, donando a noi la struttura di una vita nuova, ed la vostra vita nel dinamismo vitale di voi Tre. Veniamo assimilati per adozione a voi Tre: Porteranno il suo nome sulla fronte (Ap 22,4); ci fate entrare ed essere nel vostro vivere, nel vostro pregare . Tu, Padre, ci innesti, nell'impeto del tuo Spirito, al tuo Verbo incarnato e cos ora , anche ora mentre meditiamo, e sempre nel nostro quotidiano fai scorrere la generazione da te del tuo Verbo incarnato, a noi scelti in Cristo come dono di adozione (cfr. Ef 1,4-6). Dal nostro battesimo in poi noi ci troviamo immersi nella generazione del tuo Verbo ed essa profluisce continuamente a noi, e pur lasciandoci nella nostra distinzione personale, ci immerge nella vita intratrinitaria, perch pre- destinati ad essere conformi all'immagine del Figlio tuo (cfr. Rm 8,29). Messi in tal modo, tu in noi contempli lui, tua Parola e noi in lui, dentro di te, ed esprimi Tu sei mio Figlio (Eb, 1,5); perch da Dio sono stati generati (Gv, 1,13), sempre in riferimento a Ges e a noi che generi in lui. In Ges con atto eterno e in noi stai scrivendo te, il tuo libro, Ges e noi- Chiesa, immersi nella vostra vita intratrinitaria, come richiede Ges nell'Eucaristia: Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola (Gv 17,21). Ges in continuo riferimento-dono a te, dalla incarnazione alla croce, all'Eucaristia, e lo passando per Maria. Noi in Ges dovremmo essere soltanto riferimento a te, soltanto pro- nunciamento Abb Padre! (cfr. Gai 5,22) assorbiti nello Spirito Santo. E questo rinnovamento nello Spirito (cfr. Tt 3,5-6). Noi infatti in te, Ges, ci troviamo nella tua generazione dal Padre, per essere luce del suo volto, lettera vivente che dovrebbe dire esclusivamente Abb Padre! . Cos scrive Elisabetta della Trinit: II Verbo imprimer nella tua anima come in un cristallo l'immagine della sua propria bellezza, perch tu sia pura della sua purezza, luminosa della sua luce (L. 228). San Paolo direbbe: Lettera di Cristo che Lettera del Padre. E quale impulso di amore del Padre e del Figlio scorre in noi, generati nel Figlio dal Padre? San Giovanni della Croce scrive: L'anima spira (ossia palpita) in Dio la medesima spirazione d'amore (ossia lo stesso palpito-Spirito Santo) che il Padre spira nel Figlio e il Figlio nel Padre...; non sarebbe una vera e totale trasformazione, se l'anima non si trasformasse nelle tre Persone della SS.ma Trinit (Cant. spir., str. 39,2). Nella trasformazione che si pu conseguire in questa vita, assai di frequente la detta (la stessa) spirazione (ossia lo stesso Spirito Santo) passa da Dio all'anima e dall'anima a Dio... quantunque non... come nell'altra vita (ih. 3). Per via di partecipazione (l'anima) spira (palpita) in Dio come Dio spira in lei... (l'anima) opera il suo atto di intelletto, di notizia e di amoie... nella Trinit, unitamente con essa e come la Trinit stessa (ih.); infatti il Padre genera in lei il proprio Verbo perch ella esprima Ges al Padre palpitando di Spirito Santo. ^ E' l'applicazione della preghiera di Ges: Padre, l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro (Gv 17,26). Noi immersi nell'oceano dell'amore infinito della vita intratrinitaria. Cos siamo testimoni di questo abbraccio infinito e presi in esso, testimoni e presi nel connubio sponsale tra il Padre e il Figlio nel santuario perch impregnati di esso, vita dei Tre. Il Padre sprigiona gioia nel generare il Figlio e il Figlio sprigiona gioia nell'essere il Verbo del Padre e noi nella corrente di questa gioia per essere nello Spirito Santo gioia del Padre e del Figlio. Il Padre e il Figlio esplodono fra di loro l'amore infinito, Spirito Santo, e noi in questo amore: Padre, ti amo dell'amore del Figlio , Ges ti amo dell'amore del Padre , Padre, ti amo con tutto il tuo amore! , Ges ti amo con tutto il tuo cuore . Io amo come Ges! Canto, lodo, prego come Ges, di Ges! Che cosa abbiamo dato perch l'amassimo, dice sant'Agostino, ascol- tatelo dall'apostolo Paolo: "L'amore di Dio stato riversato nei nostri cuori" (Rm 5,5). Da dove? Forse da noi? No. Da chi dunque? "Per mezzo dello Spirito Santo che ci stato dato" (ih.). Avendo dunque una s grande fiducia, amiamo Dio per mezzo di Dio (Discorsi: cfr. Lettura marted III di Pasqua). Ed cos! Nel vortice della circolazione della vita-Dio: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo . Questa la sostanza di ogni effusione dello Spirito. Provate a mettervi in contemplazione di fronte al- l'Eucaristia ed assimilare tale realt. Imbevuti, fusi nell'amore tra i Due, dono ai Tre che si donano a noi, pregni della loro vita intratrinitaria, dobbiamo diventare dono a tutto il mondo, come il Padre (cfr. Gv 3,16) e il Figlio (cfr. Gv 13,1) nello Spirito Santo, per seguire la propulsione della stessa vita dei Tre, della quale la nostra vita si trova a vivere. Anche questo rinnovamento. Infatti, coinvolti nella vita divina, palpitiamo soltanto del loro amore rivolto ai fratelli, li amiamo con il loro amore. E' il grande avvenimento che l'unico possibile rinnovamento nella storia: amare il mondo con il cuore di Dio! Allora la pace, lo shalom . Ma Dio vuole che nella propria vita intratrinitaria, nella propria pace, in quella' di Cristo si rifletta e si immerga tutto il mondo, ogni uomo, ogni istituzione, ogni famiglia, ogni comunit. Tutti partecipi, testimoni, imbevuti della vita della Trinit, perch pregni della paternit del Padre, della filiazione di Ges, dell'amore dello Spirito Santo: Per questo l'amore ha raggiunto in noi la sua perfezione... (scrive l'evangelista) perch come lui, cos siamo anche noi, in questo mondo (1 Gv 4,17). Lavorare perch la storia umana sia in questo profilo autentico rin- novamento: ma accorre essere dono all'uomo, essere Pace a voi (Le 24,36). Occorre essere testimoni-missione nel mondo: Andate... ammaestrate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19). Cos tutta l'umanit diventa espressione della vita intratrinitaria e riferimento ad essa perch soltanto in essa pu realizzare l'ineffabile progetto divino: Nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perch tutto vostro... ma voi siete di Cristo e Cristo di Dio (1 Cor 3, 21-22).
3. Avendo piena libert di entrare nel santuario per questa via nuova e vivente
Quanto sopra possibile soltanto per mezzo di Ges e nello Spirito Santo. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nella unit dello Spirito Santo ogni onore e gloria . Per il nostro Signore Ges Cristo che Dio e vive e regna con te nell'unit dello Spirito Santo, ogni onore e gloria . Infatti, Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Gv 14,6b), porta, via, mediatore, amen, testimone. Tu, Ges, la via nuova e vivente. Anche e soprattutto cos ti mostri Signore: Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia (Gv 1,16). Tu, Spirito Santo, dono del Padre e del Figlio, ci guidi alla verit tutta intera (Gv 16,13) che la vita intratrinitaria, perch tu sei per noi libert di entrarvi. O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino e unico, fonte d'eterno amore!
4. Ma attraverso Ges Crocifisso
Per mezzo del sangue di Ges, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi, attraverso il velo, cio la sua carne (Eb 10,19-20). Entrare nel santuario , nella vita intratrinitaria, ma per mezzo del sangue di Ges , quello della sua passione e della sua croce; sgorgato dalle sue piaghe e dal suo costato trafitto (cfr. Gv 19,34) sangue che via nuova e vivente , perch di Ges che Io sono la via... la vita (cfr. Gv 14,6). Via che Ges ha inaugurato nell'obbedienza sacrificale (cfr. Eb 10,5-10) per noi , che ama ad uno ad uno, attraverso il velo, cio la sua carne , il suo costato, la sua Eucaristia, i suoi sacramenti nella concretezza della sua storia terrena, della sua esperienza, dei suoi gusti. Attraverso la sua carne totale, il suo corpo mistico, la sua Chiesa, l'uomo. Noi dobbiamo passare per questa carne, per la Chiesa, per l'uomo, per entrare nel santuario, nella vita intratrinitaria. E' il connubio di amore sponsale: attraverso la sua carne! Ma affrontando la condizione in cui si trova questa sua carne: Se qualcuno vuoi venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16,24). E questo percorso tutto Eucaristia. Ecco, essere testimoni della vita intratrinitaria; essere nello stesso tempo adoratori: I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verit (Gv 4,23) ossia nello Spirito Santo e nel Verbo incarnato immersi nei Tre. Questo essere nel santuario , ossia Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo , dove la Trinit tutta rivolta a Ges, all'uomo, alla Chiesa e questa tutta rivolta alla Trinit, come dono reciproco: Dio a noi e noi a Dio. Maria il tipo fulgido di questa storia: Piena di grazia, il Signore con t e (Le 1,28) il dare amoroso di Dio a lei; Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la Parola (Le 1,38) il rispon-dere-dono amoroso di Maria. Assecondare questo progetto attraverso la preghiera di contemplazione e di lode e nella storia vissuta di ognuno rinnovamento nello Spirito; come la vita di Dio, dono e riferimento tra le divine Persone e al mondo. Ma occorre amare la contemplazione, la preghiera; occorre l'abbandono totale al Signore, alla guida del suo Spirito; occorre riconoscere la primalit di Dio come unico Signore: E' il Signore! . Occorre essere aperti alla lode e all'adorazione di questa meraviglia; dice sant'Agostino: II cantore diventa egli stesso la lode del suo canto. Volete dire le lodi a Dio? Siate voi stessi quella lode che si deve dire e sarete la sua lode, se vivrete bene (Discorsi: cfr. Lettura marted III di Pasqua). Noi ci sentiamo di voler essere cos? E' degna la Trinit di creature umane che si lasciano prendere in questa corrente di vita e cercano di viverla nel mondo, adorando e rinnovando? E' degna di avere monaci ambulanti che, nell'umilt, diventano strumenti della Trinit per il rinnovamento del mondo nello Spirito? Ges, tu gridi forte: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perch contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato (Gv 17,24). Ma gridalo forte, perch ascoltiamo noi il tuo anelito di amore di vedere noi in te nel Padre per lo Spirito Santo e ci lasciamo portare. Ges proclama: Beati voi che avete fame, perch sarete saziati (Le 6,21). Noi abbiamo fame di questa vita che pace, shalom per il mondo, la giustizia di Dio. Padre, abbiamo fame di Ges, tua Parola incarnata, generata da te per essere generati in te ed esprimere te, abbiamo fame del tuo Spirito, per amare il Figlio del tuo Spirito, amare te del tuo Spirito, amare i fratelli del vostro Spirito e testimoniare al mondo la vita di voi Tre.
Preghiera
Padre, mettici in te, nel Figlio, nell'impulso dello Spirito Santo: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo , Per Cristo, con Cristo, in Cristo , per essere Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo . Ci consacriamo a voi e vorremmo consacrare il mondo a voi. Santo, Santo, Santo, vi adoriamo, vi benediciamo, vi lodiamo, Trinit Santa!
Testimonianza Bianca Maria Massa Waeckerun di Lugano
DIO SI RIVELA E CONDUCE ALLA SCOPERTA DELLA SS. TRINITA
Dio, sotto l'aspetto di giudice implacabile come mi era stato presentato, mi spaventava e mi allontanava. Ricorrevo a lui solo quando ero disperata, quasi certa che non mi avrebbe ascoltata. In me c'era un vuoto tremendo: la mia unica regola era di non fare agli altri quello che io non avrei voluto venisse fatto a me. Ero certa dell'esistenza di Dio, ma non riuscivo a contattarlo. Lo sentivo cos lontano, irraggiungibile. Suo Figlio Ges, morto duemila anni fa, come poteva sentirmi? Lo Spirito Santo, poi, non riuscivo a capire cosa significasse; brancolavo nel buio, alla ricerca di un qualcosa che mi desse pace. Mia sorella che vive buona parte dell'anno in India, nel maggio del 1977 venne a Lugano per stare un poco con la mamma; vedendola sempre serena e sorridente le chiesi da dove le venisse quella felicit intcriore. Inizi a parlarmi della sua vita in India nell'Ashram , del suo Maestro; delle lunghe ore di meditazione, dei gioiosi Bhajans , ma soprattutto mi parl del suo Maestro; Sathya Sai Bab, dei miracoli che compie, dei suoi insegnamenti; dei discorsi che pronuncia davanti a migliaia di persone per risvegliare le coscienze degli uomini e l'amore per Dio. Sathya Sai Bab dice: II Signore pu essere chiamato con qualsiasi nome che suoni dolce sulla vostra lingua e rappresentato in ogni forma che risponda al vostro senso di meraviglia e di riverenza. Non importa come lo chiamate: egli il principio, il termine e la fine; la base, la sostanza, l'origine . Contagiata dall'entusiasmo e dalla felicit che traspariva dal viso di Annalisa, incominciai a pregare Sai Bab di aiutarmi a trovare la strada che mi avrebbe avvicinata a Dio. Mia sorella ritorn in India e intuendo che ero in crisi scrisse ad una signora di Milano, sua amica, che era stata gi due volte da Sai Bab, chie- dendole di venire a trovarmi. Rita, che ora per me come una sorella, venne e mi parl delle sue esperienze indiane e mi fece avere dei libri che parlavano di questo santo. Leggevo, pregavo, ascoltavo i suoi canti. Sentivo la sua dolce voce e qualcosa inizi a risvegliarsi in me. Cominciai a sentire la presenza di Dio in un fiore, nei monti che mi circondano, nel sorriso di un bimbo, nel canto di un uccellino, nella pioggia che cade, nel sole che splende. Ero impaziente di progredire e cos scrissi a Sai B.aba di permettermi di andare da lui per attingere pi forza. Tramite mia sorella Sai Bab mi rispose che il mio posto non era in India, che dovevo continuare a pregare rimanendo dov'ero. Per me fu una delusione enorme, ma continuai a pregare. Una notte, nel novembre del 1978, Sai Bab mi apparve in sogno. Era vestito di bianco con un manto rosso sulla spalla destra e sorridendomi mi disse Due anni. Felice interpretai che nel 1980 mi avrebbe concesso di andare da lui. Nel frattempo, Rita, con la quale ero sempre rimasta in contatto, torn a trovarmi. Mi prest altri libri: La potenza della lode - L'ora dello Spirito Santo . Mi parl dei gruppi di rinnovamento, di quanto erano belli quegli incontri dove tutti pregavano e lodavano Dio cantando; ' alle volte le sembrava di essere nell'ashram di Sai Bab. Ero un poco scettica, per sentendone parlare in continuazione, incuriosita, il 19 maggio 1979 decisi di parteciparvi anch'io. All'inizio ero tesa, mi guardavo in giro: vedevo giovani felici che suonavano, uomini, donne, suore e sacerdoti che pregavano e cantavano con le mani alzate. Mano a mano che il tempo passava sentivo qualcosa che si scioglieva in me e tutto ad un tratto mi accorsi che anch'io, stonata come sono, cantavo con le mani protese verso l'alto e mentre cantavo vedevo Ges attraverso le lacrime che scendevano copiose. Cantavo, piangevo, ridevo e mi sentivo rinascere: sentivo che Ges non era morto duemila anni fa, sentivo che era vivo in me. In quel momento capii che Sai Bab, vestito di bianco e di rosso, mi aveva indicata la mia via: GES'. Esattamente dopo due anni che avevo incominciato a pregare. Desideravo ricevere il battesimo nello Spirito Santo e avendo nel cuore sempre tanto amore e riconoscenza per Sai Bab, decisi di aprirmi con don Pio e successivamente con p. Domenico Grasso raccontando loro come, e a mezzo di chi, avevo ritrovato Ges. Ero molto combattuta: sentivo con me stessa che Ges era il mio Signore ma non potevo rinnegare il santo che mi aveva ricondotta a lui. Entrambi mi dissero che non dovevo provare turbamenti, che potevo serenamente considerare Sai Bab un santo ed essergli riconoscente perch le vie che il Signore usa per ricondurre all'ovile le sue pecorelle sono infinite. Il Signore dice: Io effonder il mio Spirito su tutte le genti . Il Signore meraviglioso e comprensivo: non fa distinzione di razza e di appartenenza religiosa. Conosco altre persone che dopo aver avvicinato Sai Bab o per aver assimilato i suoi insegnamenti, hanno ritrovato la fede e sono tornate a Dio; ce ne sono anche nel rinnovamento. Il Signore invia i suoi angeli ovunque il suo popolo ne abbia bisogno. Il Signore mi ha guarita dalle mie paure, dalle mie angosce e ora so che Ges mi ama nonostante i miei demeriti. Sono felice di iniziare la mia giornata con Ges, di trascorrerla con Ges, di determinarla con Ges. Sono felice di lodarlo, di glorificarlo, di ringraziarlo. E' una gioia indescrivibile il poter parlare con lui, sentire che Ges vivo in me; e di sussurrare, cantare o proclamare magari anche sgranando la japamala , che Ges il mio Signore. Aleluja!
Ashram = Luogo di ritiro spirituale. Bhajans = Canti di lode a Dio,
Comunicazione Padre Augusto Drago di Assisi
SIAMO TESTIMONI, NOI E LO SPIRITO SANTO
Fratelli, sorelle, tempo forte di evangelizzazione il nostro! Mai come oggi la Chiesa chiama a raccolta tutti i suoi figli perch il Signore Ges li possa mettere a disposizione della sua Parola. E noi come figli della Chiesa siamo chiamati a prendere coscienza di questo imprescindibile mandato del nostro Signore Ges: Riceverete la forza dello Spirito e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra (At 1,8). In realt dal nostro mondo sale forte e impetuosa una domanda, una richiesta di salvezza, di verit, di luce. Tutto ci non pu non colpirci senza che la radice stessa della nostra esperienza di vita nello Spirito non ne rimanga profondamente impregnata e impegnata. Ricevete la forza dello Spirito, dice a noi adesso, in questo momento, il Signore Ges, e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra. Ma cosa significa essere testimoni? E' una parola chiave che sollecita dal di dentro la nostra vocazione cristiana e che non deve darci tregua, quasi come un fuoco divorante che ci incalza e che non possiamo e non dobbiamo contenere (Ger 20,9). La testimonianza resta fortemente legata all'annunzio della Parola del Signore che, unica, contiene e fa risuonare potentemente i fatti della nostra salvezza. Di questi fatti, dice Pietro davanti al sinedrio, siamo testimoni noi e lo Spirito Santo. Cosa significa questo per noi? Prima di tutto, per capirne il significato, dobbiamo fare un'osservazione fondamentale. L'essere testimoni implica una partecipazione personale diretta, vissuta a livello di profonda esperienza, alla vita e al messaggio di Ges. E' cos infatti che gli apostoli parlano del loro essere testimoni: E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui Cristo Ges compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme... noi siamo testimoni prescelti da Dio, noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui, noi cio che abbiamo vissuto con lui intensi momenti di intimit . Nel libro degli Atti cos viene qualificato il testimone: egli colui che stato con il Signore per tutto il tempo in cui il Signore Ges ha vissuto incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui stato assunto in ciclo . In tal modo gli apostoli hanno annunziato, nella forza dello Spirito, ci che essi hanno udito e visto. Questo compito di testimonianza per mandato del Risorto passa alla Chiesa e nella Chiesa anche a noi, oggi. Ma se il concetto di testimonianza implica la partecipazione diretta alla vita e al messaggio di Ges, se la vita di Ges non pu essere annunziata, quindi testimoniata, senza prima avervi personalmente partecipato, in che misura noi oggi possiamo essere testimoni? Ma ascoltiamo il Signore Ges che dice: Quando verr lo Spirito di verit, egli vi guider alla verit tutta intera.,. Egli vi insegner ogni cosa e vi ricorder tutto ci che io vi ho detto . Ci significa che il compito dello Spirito Santo quello di evangelizzare nella Chiesa il cuore di ognuno di noi, di attuare in noi la vita, il messaggio, la verit di Ges, di farci partecipare ad essa. Lo Spirito Santo ci stato dato perch egli ricopi in noi l'esperienza personale di Ges, per farcela vivere, gustare, intimamente assaporare: come se il mistero della vita, del messaggio di Ges avvenisse e si compisse adesso, ora dentro di noi al punto tale che ciascuno di noi pu ripetere le parole dell'apostolo Giovanni: Ci che era fin da principio, ci che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ci che noi abbiamo contemplato, ci che le nostre mani hanno toccato, ossia il verbo della vita, noi lo annunziamo anche a voi... . Logicamente tutto questo avviene a livello di vita interiore, quella vita interiore che conosce il dono della vita di fede, di speranza e di carit nonch una forte esperienza sacramentale. A questo livello lo Spirito Santo diventa testimonianza di Ges in noi e in quanto tale ci abilita ad essere testimoni della Parola! Per capire questo necessario essere cristiani adulti e maturi: cristiani cio pronti, s, ad alzare le mani e a sciogliere inni di lode al Signore, ma anche e soprattutto pronti a dare slancio eminente alla nostra vita di ogni giorno l dove urge la presenza di Cristo. Non si viene alla preghiera del gruppo e della comunit per vivere solo momenti di emozioni o per ricercare solo sollievo e liberazione dagli assilli e dalle nostre infermit, anche se il Signore Ges vuole guarirci da esse, ma per ricevere la forza dello Spirito ed essere testimoni. A questo livello la testimonianza spandere e spargere nel nostro mon- mo i frutti di un'intensa vita interiore e sacramentale, frutti che nella lettera ai Calati Paolo chiama significativamente frutti dello Spirito e che sono: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bont, fedelt, mitezza, dominio di s [mentre i frutti della "carne" sono: fornicazioni, impurit, libertinaggio, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordie, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere ]. Disseminando i frutti dello Spirito ognuno di noi sar il buon odore di Cristo. Ma c' un livello ancora pi profondo dove la testimonianza nostra e dello Spirito si esprime. Le prime comunit cristiane e gli stessi apostoli, secondo il racconto del libro degli Atti degli apostoli, conoscono l'essere esposti alla tribolazione e alla persecuzione a motivo della Parola che annunziano. Al cap. 4 degli Atti, gli apostoli perseguitati cos pregano: O Signore, concedi ai tuoi servi di annunziare la tua parola con tutta franchezza e coraggio. Stendi la tua mano perch si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Ges . A questa preghiera il Signore risponde con il dono rinnovato dello Spirito: Quando ebbero terminata la preghiera, il luogo in cui erano radunati trem e tutti furono pieni dello Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza e coraggio . Alla persecuzione, frutto delle potenze nemiche che si abbattono sulla Chiesa, Dio risponde con il dono dello Spirito del coraggio e della franchezza. Il vangelo ha bisogno della parola umana dell'apostolo, ma l'apostolo a sua volta ha bisogno dello Spirito della franchezza e del coraggio. Il coraggio e la franchezza la testimonianza che lo Spirito Santo dona alla parola dell'apostolo. Anche qui dunque resa significativa la frase: Siamo testimoni noi e lo Spirito Santo . Spesso siamo anime pavide, abbarbicate e chiuse nei nostri problemi e non sappiamo che solo nel donarci agli altri, in pasto vivo di testimonianza, con il coraggio dono dello Spirito che troviamo in radice il superamento di ogni nostro problema: liberando e salvando i fratelli che a nostra volta saremo salvati e liberati: poich donando la vita senza calcolo n misura che la ritroveremo: questa la suprema legge del vangelo! Ma c' ancora di pi. Nella preghiera che gli apostoli perseguitati rivol- gevano al Signore, come abbiamo visto, si invoca da Dio una testimonianza ancora pi forte: Stendi o Signore la tua mano perch si compiano guari- gioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Cristo Ges . Sempre il libro degli Atti descrive come, nonostante la persecuzione, anzi proprio per questo, Dio abbia ascoltato la preghiera della sua Chiesa. Scrivendo ai Tessalonicesi l'apostolo Paolo ricorda come il suo vangelo non si diffuso tra i fratelli della comunit soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo. Che cosa questa potenza dello Spirito Santo se non i segni, i miracoli e i prodigi che gli apostoli avevano chiesto in pre- ghiera al Padre? Sempre san Paolo scrivendo ai Romani dice: Io parlo di ci che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre i pagani all'obbedienza con parole ed opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo . E ancora scrivendo ai Corinti dir: La mia parola ed il mio messaggio non si basarono sui discorsi persuasivi di sapienza umana, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza . Segni, miracoli e prodigi sono dunque la testimonianza pi forte e pi potente che lo Spirito rende alla parola del vangelo. Anche Ges aveva proclamato il vangelo nella potenza dello Spirito: i miracoli che egli compiva erano segni potenti dello Spirito che comprovavano la sua missione di salvezza. Siamo testimoni dunque noi e lo Spirito Santo: fratelli e sorelle oggi come ieri, come sempre nella vita della Chiesa. Siamo testimoni noi perch abbiamo creduto ed accettato e partecipato a livello di intensit di vita spirituale e sacramentale quindi di santit alla vita di Ges e perci ci siamo resi disponibili alla sua testimonianza nel mondo, disponibili soprattutto a che la nostra fede diventi vangelo vivo per tutti gli uomini. E' testimone lo Spirito Santo perch ci fa sperimentare la vita di Ges, ce la fa toccare con i mano, perch ci dona il coraggio di esporre la nostra fragile umanit e la nostra debole persona al mondo perch possiamo essere veicolo di salvezza e di liberazione, ma soprattutto testimone perch ancora oggi vuole accompagnare la nostra testimonianza con segni, prodigi e miracoli. Ad una condizione per: che noi, senza presunzione ma con coraggio e umilt glielo chiediamo come gi gli apostoli in preghiera. Oggi la Chiesa ha bisogno di santi che annunzino la parola di Ges ma ha anche bisogno pi che mai della potente potenza dello Spirito Santo che si manifesta con segni, prodigi e miracoli. Sia dunque questa la nostra preghiera oggi, mentre siamo qui radunati: una preghiera che vogliamo fare non solo per noi ma per tutta la Chiesa, per tutti coloro, fratelli e sorelle; che si trovano impegnati nelle trincee dello Spirito l dove pi forte la sofferenza, l dove si versa il sangue e si muore per testimoniare che Cristo vivo: O Signore, volgi il tuo sguardo su noi tuoi servi, sulla Chiesa sposa amata e diletta dell'Agnello! Concedici di annunziare la tua parola con il coraggio e la franchezza dono del tuo Santo Spirito. Stendi la tua mano perch si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Ges. Quanto a noi, o Signore, rendici disponibili per te e per la tua parola, rendici eucaristicamente pane spezzato per questo nostro mondo e fa' che la nostra testimonianza, resa coraggiosa dal tuo Santo Spirito, esponga la nostra fragile umanit e la nostra debole persona alla tua forza! Facci forti per te e per la tua Chiesa. Grazie, Signore! Vieni Signore Ges, amen, alleluia.
Testimonianza Sergio di Assisi
DALLA BESTEMMIA ALLA LODE
Sia lode al Signore. Prima di tutto mi dovete scusare se qualche parola mi esce detta in dialetto. Mi chiamo Sergio, sono di Assisi e faccio l'operaio. Sono felice di portare qui a voi la mia testimonianza. Ero un uomo dalla bestemmia facile, anche se partecipavo attivamente alla vita parrocchiale. Era tanta la mia ignoranza da non capire quanto male mi procuravo e arrecavo a chi mi ascoltava bestemmiare: non ero un buon esempio. Il mio mestiere di imbianchino mi porta continuamente a lavorare in casa di altri. I componenti di alcune famiglie, al sentire le mie bestemmie si facevano il segno della croce e imploravano il Signore chiedendogli quale peccato avessero commesso per ascoltare tali oscenit e se il Signore avesse deciso di far cadere loro addosso la casa. E non provavo vergogna alcuna. Da circa un anno la mia vita ha subito una trasformazione, forse il Signore aveva gettato il suo sguardo su di me. Una sera, cercando mia moglie a casa di alcuni amici, per caso mi ac- corgo che delle persone stavano, pregando il Signore. Pregavano in modo strano e quando cantavano dalla loro bocca uscivano strani suoni. Subito pensai fossero tutti matti. Per non fui capace di uscire e mi misi ad ascoltare in silenzio. La notte non riuscii a prendere sonno e continuamente pensavo a quello che avevo visto e udito. Il bello che da quel giorno dalla mia 1 bocca non uscirono pi bestemmie e non solo, ma provo fastidio a sentire che altri bestemmiano. Nella mia mente era sempre presente quel cenacolo di preghiera. Piano piano, anch'io ho iniziato a prendere parte alle preghiere di quel gruppo, anche se ne ero ancora un poco perplesso. La perplessit veniva dal fatto di dover cambiare vita e di lasciare tutte quelle abitudini che erano parte integrante della mia vita. Ma il Signore mi ha fatto capire questo a casa di alcune mie carissime amiche e sorelle nel Signore. Ho spiegato loro il mio dubbio e le mie perplessit. Tanta stata la gioia e la forza che mi hanno infuso: mi hanno fatto capire che il Signore grande e buono e che viene sempre in nostro aiuto, che solo lui il nostro Dio. Tutti i miei dubbi sono man mano spariti. Qualche mese dopo ho ricevuto l'effusione dello Spirito ed il Signore, tra l'altro, mi ha fatto il dono delle lingue. Forse si ricordato di quella famosa sera quando tutti cantavano in modo strano. Avevo finalmente capito perch i fratelli cantavano cos. Concludo pregando il Signore che tutto quello che ha dato a me lo possa dare a tutti quei fratelli che ancora non conoscono la sua bont e la sua misericordia, ma soprattutto la gioia che si prova pregando e stando vicino a Dio. Sia lode al Signore nostro unico Dio
Testimonianza Fulvio Bresciani di Brescia
COME LANNUNCIO DI CRISTO IN UNA COMUNITA DI LODE TRASFORMA I CUORI: UNESTATE A LOZIO
Per molti di noi che siamo qui, gi avvenuto l'incontro con Cristo nei modi pi svariati, proprio perch l'iniziativa parte da lui che ci conosce e nel suo infinito amore desidera cambiare i cuori di tutti. Lo Spirito Santo, primo testimone di Cristo, ci ha annunciato con potenza la presenza di Ges nella nostra vita; questa una realt che ci accomuna, ma sappiamo pure che spesso necessario preparare il terreno perch l'uomo possa accogliere con fruttuosit la testimonianza dello Spirito. La preghiera, che il momento forte di tutti i nostri gruppi, contribuisce a creare questo ambiente, proprio per quello che lui ci ha detto: Dove due o pi sono uniti nel mio nome io sono con loro . Se, per, questa preghiera non trova la sua realizzazione nella carit e nell'amore ai fratelli, tutto resta senza frutto. L'annuncio di Cristo, unito al clima di preghiera, mette dentro di noi il desiderio di gettare l'uomo vecchio per rivestirci dell'uomo nuovo, di cambiare il nostro cuore di pietra con quello di carne. Cos i cuori cambiano ricercando l'identificazione con il cuore di Ges secondo la proposta del vangelo. Sono molte le occasioni che il Signore ci mette a disposizione perch possa avvenire questa trasformazione: una di queste , senza ombra di dub- bio, l'esperienza di Lozio. Anche io sono stato a Lezio tutta l'estate, per essere al servizio dei fratelli che hanno partecipato alle settimane di vita nello Spirito. Un'occasione magnifica e di privilegio che il Signore ha offerto a me come a tanti altri fratelli per cambiare ulteriormente il cuore. Da cinque anni vivo il rinnovamento, ma ogni giorno ho dovuto rendermi disponibile al cambiamento e ogni volta che ho vissuto dei momenti forti ho avvertito una trasformazione radicale che mi ha portato sempre pi verso la conformit a Cristo, e Lozio stato un momento forte! Lozio non una casa di vacanze, Lozio un luogo dove oggi molti possono incontrare Ges e questo avviene non unicamente per la preghiera, ma per l'unit reale che viene a stabilirsi fra i partecipanti alle settimane. Vivere una settimana, condividendo tutto, ci riporta a realizzare nel concreto ci che esperimentiamo nella preghiera. Il contatto con i fratelli, la dispo- nibilit ad essi, il saper individuare il proprio carisma perch venga messo a disposizione della comunit, ci fa sperimentare l'azione trasformatrice dello Spirito. La casalinga, l'operaio, il professore, il prete, la suora, lo studente, l'impiegato, trovano il loro giusto inserimento in questa comunit temporanea che ha bisogno di tutti per vivere. Si riscopre, nel silenzio della natura, il desiderio di lasciarsi andare all'esperienza di deserto per riscoprire che Cristo lo fa fiorire e ci ridona ai fratelli col cuore cambiato. Come si svolge questa esperienza? A dire il vero, non che una proposta di vita che potrebbe essere adottata anche nel nostro ambiente naturale senza pensarla impossibile perch l'uomo di preghiera dovrebbe essere l'uomo dello Spirito , l'uo- mo del deserto . La levata al mattino presto ci permette di non togliere tempo alle attivit della giornata, cos si ha pure la possibilit di iniziare il giorno con le lodi e la preghiera spontanea, con una breve meditazione che da l'impostazione necessaria per giungere fino a sera. Questi insegnamenti che ci vengono proposti dai vari animatori che si susseguono nelle diverse settimane, sono il momento formativo che ci aiuta a crescere dando alla nostra fede la maturit necessaria per gustare in pienezza il nostro essere cristiani e figli di Dio. Tutto questo contribuisce a rendere pi incisiva la nostra testimonianza al mondo acquistando la capacit di motivare la nostra gioia e la certezza dell'amore di Dio che rende la nostra vita disponibile alla sua volont. Il Signore, gi da qui, comincia a guidarci, a unirci. Poi, tutti al lavoro a seconda dei ministeri che si sono distribuiti in precedenza rispettando i carismi e le doti naturali di ognuno. Tutto fatto nella massima disponibilit e serenit e questo lo dimostra la gioia che sul volto di tuftti, da coloro che svolgono i servizi pi umili al relatore. Il pranzo comunitario un momento di scambio, l'occasione per conoscere le persone e fare amicizia, quell'amicizia che fatta dall'unione dei cuori: io di Brescia e tu di Bari, abbiamo conosciuto lo stesso Signore. Il pomeriggio consacrato all'incontro personale con Dio rispettando la proposta della settimana. Cos, dopo un'introduzione di colui che guida la settimana, ognuno si sperde per i monti con l'unico amico che non ci abbandona: Ges, Ges nella Bibbia (che indispensabile), Ges nella natura che ci circonda. Sono quasi tre ore di solitudine in cui si ha-il tempo di gustare la sua presenza e imparare a colloquiare con lui con la semplicit dei bimbi, con quella semplicit che Cristo ama tanto. Al ritorno a Casa della Sapienza , si celebra l'Eucaristia che ogni giorno assume il significato di donazione di tutti noi stessi e su quell'altare ci siamo tutti, con la nostra piccolezza, con la nostra povert, con il risultato delle riflessioni fatte nelle ore di deserto e con la gioia nel cuore per essere stati invitati al banchetto. Poi la cena, seguita da momenti di fraternit, canti e testimonianze. La giornata si conclude con la preghiera, che diventa momento riassun- tivo e di ringraziamento. Ora il silenzio di grande utilit, sembra quasi che riprenda il deserto. La cappellina della casa sempre aperta e non sono pochi quelli che, dopo una giornata cos intensa, non possono fare a meno di fermarsi ancora, e a lungo, davanti al tabernacolo. Una settimana pu essere poco, pu essere solo un palliativo, ma la realt che si rtorna a casa con qualcosa di pi nel cuore, con un cuore nuovo, con un cuore tenero e, magari, con un cuore convcrtito. Queste sono anche le impressioni di alcuni fratelli che sono stati a Lozio l'estate scorsa, ecco alcune affermazioni fatte da loro: E' difficile dire in poche parole come il Signore ci ha rinnovati, perch lui ha saputo usare bene ogni cosa, ogni minimo particolare. Soprat- tutto attraverso la testimonianza dei fratelli, ci siamo resi conto della pro- fonda unit che ci veniva dalla presenza dello Spirito . Dio mi ha parlato attraverso la natura e mi ha esortata alla fiducia e all'abbandono in lui che provvede generosamente ad ogni creatura. Ho ringraziato Dio per l'esperienza, anche se piccola, di povert: ho fatto fatica ad adattarmi, ma ora ne godo e sento il bisogno di esperimentarla pi in profondit . Non pi fratelli uno di fronte all'altro, ma ognuno inserito nell'altro, come in un incastro . A questo punto mi lascio sopraffare dall'emozione: questa la realta della Casa della Sapienza di Lozio: qui si forma l'unit, gnuno con la propria personalit, il proprio carattere, le proprie abitudini ogni uomo irripetibile , ma tutti insieme un cuor solo e un'anima sola . Anch'io posso portare la mia testimonianza. Dopo il servizio militare, finito il 3 luglio, sono stato a Lozio cercando di ritrovare quel clima di profonda unione con Dio che mi mancava in caserma. Sono tornato con in cuore il desiderio di essere totalmente del Signore, perch la vita in una comunit di lode mi ha aperto all'ascolto e Cristo mi ha chiamato con forza. Il desiderio di entrare in seminario per essere sacerdote stato pi forte di me e ancora una volta la mia vita ha subito una svolta: una svolta decisiva che assomma le esperienze di questo cammino nel rinnovamento e l'amore di tutti i fratelli che ho incontrato, da Bolzano a Salerno, da Venezia a Torino, da Triuggio 1976 a Rimini 1980. Pu sembrare un'esperienza lontana dai nostri schemi, forse troppo particolare, ma se avete una settimana a disposizione, provate a venire a Lozio. Alleluia!
Comunicazione Ermete Ferrari di Torino
COME LIEVITO NELLA MASSA, AMORE IN UN MONDO VIOLENTO, PAZIENZA DELLA STORIA
Sorelle e fratelli carissimi, la mia provenienza e la mia professione sono stati probabilmente determinanti nella mia scelta come relatore per un tema che implica la presa in considerazione dell'attuale mondo violento. Violenza e terrorismo, infatti, sono ormai cronaca quotidiana e tutti i mezzi d'informazione ne parlano dando le spiegazioni pi varie al verificarsi di questo fenomeno. Anch'io potrei, in realt, disquisire sui motivi politici, economici e sociali che possono avervi dato origine. Reputo, per, che non sia questo l'attuale mio compito e comunque non lo farei, proprio perch penso che tutto ci che in tal senso stato detto o si dice su questo fenomeno, tentando di spiegarlo solo come reazione alla pur vera degradazione del costume politico o alla considerazione dell'uomo quale puro e semplice ente economico e non secondo la sua dignit, non che una parte assai relativa della verit. Paolo, in Rm 1,25-32 e in 2 Tm 3 (dove fa un quadro di situazioni che ben si adattano ai nostri giorni), ci appalesa i veri motivi di ci che sta accadendo: poich hanno cambiato la verit di Dio con la menzogna , poich hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia di un'intelligenza depravata, sicch commettono ci che indegno . Infatti, senza parlare, come detto, di miseria e delle speculazioni sulla stessa, di spudorata sete di danaro e di potere, di errate programmazioni (quali quelle concernenti l'immigrazione), di imprevidenze sociali, ecc., baster citare il permissivismo, il compromissismo, il lassismo generale, determinati, come dice san Paolo, dalla nostra durezza , dal nostro cuore impenitente , dalla nostra resistenza alla verit , per capire che ci ha portato gran parte dei cittadini a convivere, ormai quasi con indifferenza, con la malvagit e quindi ha determinato una progressiva degradazione dei valori morali e sociali, nonch un sempre crescente stato di insoddisfazione e di irritabilit; ha determinato quello stato di cose cio che arriva, da un lato, a esasperare e ad incrementare il malcostume e, dall'altro, a creare la contestazione, l'odio, la violenza, il terrorismo, la negazione di Dio e quindi la negazione dell'Amore. A un tale situazione, umanamente si dice che non v' pi rimedio. Noi, per, con piena convinzione, proclamiamo che il rimedio esiste ed unico: agire in Verit e Amore per affermare la sovranit di Dio nella nostra vita personale e sociale. Accogliamo, dunque, l'invito, che il Signore oggi ci rivolge, di cambiare rotta, di non rimanere pi inerti e passivi, ma di decisamente agire: nella Verit: assumendo l'impegno come scrive papa Giovanni Paolo II (La verit forza della pace 1,2-4) di essere uomini di pace e di dialogo, forti e insieme umili, per una verit della quale tutti capiranno che bisogna servirla e non gi servirsene; nell'Amore: vivendo, proclamando, soffrendo e se necessario morendo per testimoniare (avendolo personalmente sperimentato) che Dio amore (1 Gv 4,8), che Cristo misericordia. Infatti, ogni perfezione e ogni attributo di Dio, considerato nelle sue relazioni con le creature, , in qualche modo, una manifestazione della sua misericordia. Ges stesso lo ha affermato il vostro Padre misericordioso (Le 6,36) e Maria lo canta nel "Magnificat" la sua misericordia si estende di generazione in generazione (Le 1,50). Ed perch contribuiamo a rendere noto a tutti che la misericordia circonda chi spera nel Signore (Sl 32,10) e che la sua benignit e misericordia mi seguiranno per tutti i giorni della mia vita (SI 23,6), che il Signore ci chiama per farci dispensatori di speranza e di pace. Il Signore ci chiama a collaborare con lui, perch vuole proseguire, attraverso di noi, la sua missione di redenzione di tutti gli uomini. Per questo ci ha scelti: non noi abbiamo scelto lui, ma lui ha scelto noi (cfr. Gv 15,16); per questo ci ha dato lo Spirito Santo, che ci ha elargito i suoi carismi, perch fossimo operatori per l'avvento del Regno di Dio sulla terra, di quel Regno divino ch' regno di verit, d'amore, di pace, di gioia e che si contrappone a quello diabolico dell'inganno, dell'odio, della violenza e del terrorismo. La nostra chiamata, dunque, ad essere lievito nella massa: Non sapete voi che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete il lievito vecchio per essere pasta nuova, perch siete azzimi (1 Cor 5,6-7; Gai 5,9). Lievito nuovo, quindi, fratelli, e sottolineo nuovo , per poter diventare pane fragrante e nutriente per tutti! Pane che, come l'Ostia santa, va spezzato e diviso! Nessuno pu vivere con Cristo trionfante se prima non ha condiviso la sofferenza di Cristo crocefisso. Sveglia, dunque, sorelle e fratelli, se vogliamo essere, cos come dobbiamo essere, lievito nella massa! E' ormai ora che vi svegliate dal sonno dice Paolo in Rm 13,11; e ripete Svegliati o tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminer! (Ef 5,14). Svegliamoci, dunque, per compiere la nostra missione di pace, di libert e di amore! Ripetiamo a tutti quanto san Pietro e gli altri, usciti dal Cenacolo, nel giorno di Pentecoste, hanno proclamato: convenitevi e credete! Credete all'amore di Dio: Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perch il mondo si salvi per mezzo di lui (Gv 3,17). Convertitevi e credete la parola di fede e di speranza che, quale lievito, dobbiamo immettere nella vita quotidiana nostra e dei fratelli. Abbiate fede nella parola di Dio fedele, nella parola di quel Dio che pazientemente ci ha attesi lungo il cammino della storia della nostra vita, cos come pazientemente attende il suo popolo nell'arco della storia del mondo. I tempi di Dio non sono i nostri tempi i suoi piani non sono i nostri! Abbiate fede nella parola di Dio e nel sacrificio quotidiano ed attuale del Cristo, che, volendo salvare tutti gli uomini, lascia vivere gli ingiusti accanto ai giusti, perch, senza violare la libert di nessuno, vuoi dar tempo a tutti di ravvedersi e di salvarsi! Abbiate fede nella chiamata ad essere collaboratori del Signore, per far conoscere a tutti che solo lui la Vita, la Verit e la Vita, testimoniando che noi abbiamo conosciuto e creduto nell'amore che Dio ha per noi (1 Gv 4,16). E qual stato, fratelli, l'amore di Dio per noi? Il Padre ha voluto l'incarnazione del Figlio suo. E Ges, incarnatesi, ha pregato, ha predicato, ha pianto, ha avuto compassione per i fratelli, ha guarito gli infermi, ha cacciato i demoni, ha evangelizzato, ma soprattutto, ha voluto soffrire ed ha voluto morire perch noi fossimo salvi! Questo stato il suo amore! Ed allora anche noi quando pensiamo al nostro amore per i fratelli, non possiamo e non dobbiamo adagiarci in sterili sen- timentalismi, ma, come il Signore, dobbiamo intendere l'amore come voler bene , anzi come voler il bene dei fratelli e quindi essere pronti a fare quel che Ges ha fatto, sino a sacrificarci per la loro salvezza, se ci nel piano di redenzione stabilito dal Padre! Raccogliamoci, dunque, nella cella del nostro cuore e ascoltiamo la voce del Signore, che attraverso lo Spirito Santo indicher a ciascuno di noi ci che vuole si faccia di momento in momento. Siamo quindi pronti, sempre e subito, a porre mano all'aratro senza volgerci indietro! A procedere senza andare prima a seppellire i morti! Vieni e seguimi... ora e subito, fratelli! Andate e predicate... ora e subito, fratelli! Infatti siamo chiamati a portare la battaglia in campo avverso Vi mando come pecore in mezzo ai lupi (Mt 10,16); Tutto il mondo giace in potere del maligno (1 Gv 5,19) e Ges ci chiama a liberare i prigionieri e gli oppressi (Le 4,18) e a distruggere le fortezze del ne- mico per portare ogni pensiero all'ubbidienza di Cristo (2 Cor 10,4-5) con l'arma formidabile della preghiera (cfr. Ef 6,18-20), onde sia indebolita la presa del nemico su quelli ai quali ha accecato la mente incredula, affinch non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che immagine di Dio (2 Cor 4,4). Il nostro un combattimento spirituale! Leggete l'epilogo della lettera agli Efesini (6,10-20) e meditate questo passo meraviglioso e fondamentale! Questa la nostra battaglia, fratelli! E convinciamoci che, se noi saremo lievito nella massa, tutto il resto lo far il Signore. E infatti perch non ab- biamo timore alcuno, il nostro Maestro e Signore ci fa trovare scritto nella Bibbia per ben 356 volte ossia una volta al giorno il comando Non temete . Ora, il non temete va riferito: in primo luogo all'avversario: ma questo, lo sappiamo, gi vinto e disarmato in Cristo Ges, come afferma Paolo, in Col 2,15, e come leggiamo in Le 10,19-20: Vi ho dato il potere di camminare... sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potr danneggiare (v. anche SI 91); in secondo luogo, va riferito ai nostri timori per la nostra umana incapacit ad essere buon lievito nella massa. Ora, ci conforti subito, quanto alla nostra chiamata, ci che scritto in 1 Cor 1,26-31, non ci sono fra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ci che nel mondo stolto per confondere i sapienti; ci che nel mondo debole per confondere i forti; ci che nel mondo ignobile e disprezzato e ci che nulla per ridurre a nulla tutte le cose che sono . E questi siamo noi, fratelli! Non dobbiamo, quindi, avere esitazioni a lasciarci buttare come lievito nella massa, a lasciarci impastare da lui. Ed allora, se siamo docili nelle sue mani e se obbediamo al suo invito, non ci dester stupore se anche un nostro minimo gesto di collaborazione potr avere conseguenze inimmaginabili, perch il Signore sempre grande e meraviglioso nelle opere sue, anche quando queste toccano campi che sembrano pericolosi ed inespugnabili. E perch sia chiaramente impressa nella nostra mente e nel nostro cuore l'affermazione del Signore: Non ti ho forse detto "se credi vedrai la gloria di Dio"? (Gv 11,40), voglio chiudere con la testimonianza di un terrorista che si convertito al Signore Ges. Sunteggio, per ragioni di tempo, la sua testimonianza scritta, ripresa di Bibbie Reporter: trattasi di un giovane (di cui si tace il nome per ragioni di sicurezza), povero, emarginato, che diventato dapprima ladro di bestiame e poi, per una serie di circostanze, feroce guerrigliero, pronto a sparare su chiunque non fosse della sua idea, in quanto (sono sue parole) "li odiavo in blocco...". Un giorno qualcuno gli diede un vangelo se lo mise in tasca e lo dimentic, fino a che le brigate antiterrorismo lo fermarono e lo perquisirono. Portavo sempre con me un'arma scrive se i soldati l'avessero scoperta per me sarebbe stata la fine. Decisi di non lasciarmi arrestare e di vendere a caro prezzo la mia vita. Improvvisamente ebbi la sensazione di una grande calma in me, come se qualcuno mi dicesse "rimani tranquillo". La prima cosa che la polizia trov fu il Nuovo Testamento. "Sei cristiano?". "S". Mi rimisero subito in libert... Aprii allora per la prima volta quel libro. Lessi il 13capitolo dell'evangelo di Matteo; la parabola del seminatore mi lasci profondamente turbato per tutta la settimana. Scoprii che esisteva un'altra vita oltre a quella assurda che conducevo, fatta di odio e di crimini . Si mise, allora, alla ricerca della persona che gli aveva dato il Vangelo. Quando la trov gli chiese di accompagnarlo alla sua chiesa (una chiesa evangelica). Quello ebbe paura e cerc di fuggire. Lo minacci: Se non mi conduci ti uccido . Quando entr nella chiesa, il predicatore cambi colore ma prosegu ed alla fine invit a farsi avanti coloro che desideravano si pregasse per loro. Riprendo lo scritto: Io mi alzai e mi avvicinai piangendo. Non avevo mai pianto prima. Ero divenuto cos insensibile che vedevo la gente morire accanto a me senza alcuna reazione. Uscii da quella chiesa come un uomo nuovo! Ricercai e trovai mio padre, i miei fratelli le mie sorelle. Anch'essi credettero all'autenticit della mia esperienza. Due miei fratelli si convertirono e uno oggi missionario. Sono diventato io stesso un seminatore. Recentemente, con mia grande gioia, ho chiesto ed ottenuto il permesso di importare in Giordania centomila Bibbie. Gloria a Ges!. Queste, sorelle e fratelli, sono le opere del Signore! Chi gli aveva dato quel vangelo, per certo, non aveva pensato alle meravigliose opere dell'amore e della potenza di Dio. Si era semplicemente fatto strumento istantaneo di grazia. Come lievito nella massa, quel gesto ebbe per conseguenza non solo la conversione di quel terrorista, ma di molti che lo hanno seguito nel donarsi a Cristo Ges! Lodiamo, dunque, sempre il Signore, sorelle e fratelli, rendiamogli grazie dovunque. Ringraziato sia Dio che ci da la vittoria per mezzo del Signore nostro Ges Cristo, dice Paolo (1 Cor 15,57), ma, notate, la lode precede la vittoria. Perci, fratelli, certi della vittoria come leggesi in 1 Ts 5,16 , siate sempre allegri. Non cessate mai di pregare. In ogni circostanza ringraziate il Signore, poich questa la volont di Dio in Ges Cristo per voi ! Rendiamo dunque grazie, lodiamo, benediciamo, adoriamo, glorifichiamo, esaltiamo il Signore, il Vivente, il Presente, l'Unico, il Glorioso, il nostro Dio. A lui ogni onore, lode e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Testimonianza Rossana Sabatiello di Bari
LEVANGELIZZAZIONE NELLE PIAZZE: LA TENDA DI BARI
Ti benedico, Signore, perch mi offri la possibilit di testimoniare le tue meraviglie in mezzo a noi, e tutto questo a lode e gloria del tuo santo Nome. L'esperienza della tenda nel nostro gruppo nasce quanto mai inaspettata durante un cammino che gi avevamo iniziato nella citt vecchia, quindi un momento del nostro cammino, non un inizio. Non un'esperienza isolata, quanto il Signore ci ha donato dopo che gi da un anno eravamo nella citt vecchia come presenza di gruppo che s'incontrava due volte alla settimana per la catechesi, per la preghiera comunitaria, per l'eucaristia; e poi perch alcuni fratelli del nostro gruppo avevano inteso rendere un servizio di catechesi nelle famiglie. Da questo annuncio diretto nelle famiglie sono nate altre iniziative, come annuncio nelle piazze, come celebrazioni eucaristiche. Per quest'anno avevamo previsto un tempo forte durante l'Avvento, ma non sapevamo esattamente che cosa. Ricevetti una telefonata, molto insolita, da parte di Teo il quale disse: Perch non facciamo una tenda? una grande tenda che possa ospitare 200-300 persone? Chiaramente, dinanzi a una tale proposta non che si abbia molto da rispondere e allora dissi: Preghiamoci. Il luned ci incontrammo come pastorale e accennammo a questa idea; veramente, con molta indifferenza, perch ci sembrava quanto mai impossibile. Ma dalla preghiera sentimmo nascere tanta forza e tanto incoraggiamento. E capimmo soprattutto una cosa: che non ci dovevamo affezionare all'idea, che saremmo dovuti andare avanti cos come il Signore ci avrebbe condotto se l'avesse voluto, e che per noi sarebbe stato motivo di lode e di gioia poter dire: Signore, grazie perch ci hai dato una bella idea: ma grazie perch' non riusciamo neanche ad attuarla, poich non ne abbiamo i mezzi. Per cominciammo anche a sfidare il Signore: se l'idea tua, ci devi dare la possibilit di trovare questa tenda, e anche quanto prima. L'unica persona che avrebbe potuto aiutarci era un cappellano militare presente nel nostro gruppo al quale ci rivolgemmo con brevi parole: Abbiamo bisogno di una tenda che possa ospitare 200 persone. Hai tu la possibilit di rivolgerti almeno alla Croce Rossa? Fin tutto l e lui si impegn di fare il possibile. Frattanto pass del tempo, non avevamo risposta.. In quel periodo capit a Bari p. Natale al quale parlammo di questa idea, cos, e lui disse: Sarebbe certamente molto bello, perch io sarei disponibile per aiutarvi. La cosa ci stup e allora dovemmo chiedere immediatamente il permesso al parroco della zona. Gli telefonai, gli dissi quali erano le nostre idee, che cosa volevamo fare: una settimana di evangelizzazione, annuncio, testimonianze, canti, celebrazioni... e il parroco rispose: Fate tutto quello che volete. La cosa veramente cominci a farci un po' paura, perch vedevamo che queste strade si aprivano senza che noi effettivamente avessimo niente. E la tenda? Facemmo una telefonata al cappellano e gli chiedemmo se questa tenda esisteva, e lui ci disse di s. Ma non l'avevamo ancora vista. Partimmo per Lecce perch in quella settimana p. Natale era l con i fratelli del gruppo di Lecce. Nessuno osava parlare della tenda, anche perch era un'idea in embrione. Soltanto p. Mario [Marafioti] sapeva di questo nostro desiderio e ci invit a fare la testimonianza, ma era una testimonianza che non aveva consistenza, perch effettivamente non avevamo niente. Volevamo farla con tutta prudenza, per vedevamo che il Signore ci spingeva in situazioni che non riuscivamo neanche a cogliere. Durante la celebrazione eucaristica p. Mario ci chiam all'altare perch volle pregare su me, su Teo e quindi su tutti i fratelli di Bari, per questa iniziativa. Una cosa che ci stup moltissimo fu che intonarono il canto Maran tha anzich Vieni, Spirito di Dio, come di solito: e Maran tha era il nome della tenda. Cos soltanto noi sentivamo nel nostro cuore questa grande trepidazione. Prima di partire dal gruppo di Lecce successe una cosa che veramente ci riemp di timore; sentivamo che qualcosa stava accadendo, ma non riuscivamo a capire che cosa. I fratelli di Lecce sapevano che la nostra cassa era totalmente vuota e allora ognuno che si accostava per salutarci corrispondeva a questo saluto con una grande generosit, e a un certo momento ci trovammo, cos, anche con dei soldi da poter utilizzare. A questo punto era chiaro che qualcosa di grande stava succedendo, per si manifestava in noi soprattutto come timore. E allora, un'ultima sfida al Signore: Se tu vuoi questa tenda, devi fare in modo che il nostro vescovo approvi il nostro programma in pieno, altrimenti finisce tutto qui. C' anche da premettere che noi non volevamo che si facesse chiasso, perch un'idea di questo genere poteva essere abbastanza... appariscente, quindi volevano camminare nel silenzio. E anche questo dicemmo nella preghiera: Signore, se proprio vuoi che si sappia, fallo tu questo chiasso, ma noi non diremo niente. E successo quello che successe a Lecce. Mandammo il nostro programma al vescovo, gli dicemmo anche che desideravamo ottenere il Santissimo esposto per un'adorazione continua. Il vescovo ci risponde immediatamente e approva tutto in pieno. Ma intanto la tenda non la vedevamo ancora. Avevamo veramente tutto, dovevamo soltanto avviare questa iniziativa e intanto pregavamo tanto. Finch una sera ci fu detto che la tenda non esisteva pi perch non era possibile averla. Allora noi continuammo a pregare e a lodare il Signore e a ringraziarlo anche per questa brutta figura che facevamo non solo noi ma pure lui insieme con noi, perch noi non volevamo tutto questo. Era di venerd, il mercoled successivo fummo chiamati per andare a vedere la tenda. Era una tenda stupenda, grandissima, sotto un ciclo stellato che ci ricordava le grandi meraviglie del Signore. Cos abbiamo iniziato e sono successe cose veramente grandi; il Signore ci ha mandato tanta gente, tanti, tantissimi uomini, e soprattutto gente di tutte le estrazioni sociali.
Testimonianza Padre Natale Merelli di Roma
LA POTENZA DELLAMORE DI DIO
Continuo su quello che ha detto Rossana. Guardate, l'esperienza della tenda di Bari veramente un'esperienza di testimonianza potente. Vorrei riportarvi un attimo al vangelo: avete presente quando Ges entra in Gerico e c' un uomo piccolo che sale su quell'albero e si nasconde tra le foglie per vedere Ges? Era piccolo, ci significa che c'era una folla immensa che seguiva Ges e lui voleva vederlo. Gerico secondo Giosu 6,26 maledetto chi ricostruisce Gerico la citt che impedisce al popolo di Dio di entrare in Sion, in Gerusalemme, Gerico quindi una citt di peccatori. Ges entra trionfante in Gerico e un uomo sale su un albero per vederlo; un uomo peccatore che rende il quadruplo. Ecco, Ges entra in quella citt e porta la salvezza: oggi in questa casa entrata la salvezza . Ges entra in Gerusalemme, cacciato dal tempio e poi lo portano fuori e lo crocifiggono. Ebbene, Bari vecchia, ritenuta, a Bari, il cuore della malavita, dove c' gente che non crede, gente che ladra, Bari vecchia ha accolto Cristo, ha accolto Ges e ha voluto una tenda in una sua grande piazza. E qui, in questa grande piazza, sono avvenute meraviglie. Tre volte la tenda stata distrutta dalla bufera e dal vento, distrutta completamente, radicalmente; e gli uomini e i giovani di Bari vecchia l'hanno ricostruita. Il vescovo, mons. Magrassi, venuto pure lui una sera e ha detto: Questa l'esperienza della tenda: voi credevate di fare una chiesa, invece dovevate costruire una tenda, che si costruisce, si distrugge, si ricostruisce, si distrugge... questa l'esperienza meravigliosa della tenda . Quanta gente venuta non possiamo dirlo. Sappiamo che c'erano almeno dai 200 ai 300 uomini oltre le donne, come dice il vangelo sempre: ebbene, 300 uomini come minimo, tutti uomini che purtroppo non hanno mai incontrato Dio, forse perch mancato quel Ges vivente d'oggi che siamo noi, che si manifesta nella testimonianza del volto, del sorriso, della gioia senza paure, senza timori, senza inibizioni. Ma vi voglio dire una cosa fondamentale, oltre quella della sera in cui la bufera ha distrutto met tenda mentre celebravamo la Messa. Solo la parte dove c'era l'altare rimasta in piedi. Un fulmine: via tutte le luci!, siamo rimasti con fede. Nessuno ha ricevuto una goccia d'acqua, nessuno: tutti asciutti, l, sotto quella tenda! Ma ora sentite, sentite la cosa pi bella, quel che avvenuto la sera della penitenziale, quello che avverr qui oggi. A proposito, notate un particolare: dicono che l'Emilia-Romagna rossa , e sono tre anni che Rimini ci riceve con amore, con tenerezza... una citt che ama Dio, che ama Dio e che ama veramente il Cristo vivente. Noi ci veniamo apposta, perch sappiamo che ci ricevete con amore. Cos avvenuto in Bari vecchia, sentite. La sera della penitenziale, dopo una conversione radicale di tutti gli uomini, tutti uomini! ed era veramente da anni che quei poveretti non trovavano Cristo , tutti si sono confessati, hanno deposto il loro peccato con tenerezza davanti a Dio. Nessuno ha detto loro sei condannato , ma tutti hanno detto Dio ti ha perdonato, va' in pace . Ebbene, dopo questa conversione, al momento del Sanctus che cosa succede? Dal fondo della tenda era lunga circa 25 metri entra un gruppo di giovani, sui 25-30 anni. Circa 20 giovani entrano, tutti spavaldi, e vengono avanti. Io ho visto alcuni altri giovani che avevamo scelto per guidare la realt della tenda, ne ho vista una soprattutto che qui presente, una certa Raffaella, che si precipita addosso a uno e ho intuito subito che c'era qualcosa che non andava. Ero il celebrante principale, avevo accanto tanti sacerdoti che sono anche qui, Antonio, Giuseppe, e altri e penso: questi vogliono venire per una loro bravata. Difatti, in giornata si erano accordati per entrare al momento della Messa e, se potevano, dissacrare il Santissimo. Avevano pi o meno queste idee. Si stava cantando il Sanctus: in quel momento ho preso in mano il microfono, ho sospeso il canto e subito ho detto: Arrivano i nostri giovani, i nostri meravigliosi giovani! Dicono che Bari vecchia il covo della malavita. Guardate che giovani stupendi! Venite, giovani! Il Signore vuole entrare nella vostra storia, stasera; vuole entrare in voi questa sera, vi vuole felici. Venite! . Sono rimasti tutti l fermi: tutti. Tutti a guardare. Poi, cosa successo? Ho detto: Venite avanti, venite qui, venite a vedere cosa sta succedendo. Il Signore vuole entrare nella vostra vita. Venite! Questo pane, tra pochi istanti non sar pi pane, sar corpo, sangue, anima di vita di Ges: di quel Ges che vi ama, vi ama! Venite qui, sedetevi qui davanti e guardate. Guardate, osservate bene, voi vedete ancora pane ma sar Ges, sar Ges, non pi pane! Venite, venite avanti!. E vengono tutti avanti, si siedono l per terra, su un tappeto. Si siedono e stanno l a osservare tutto, tutto. Io ad ogni momento mi fermavo per spiegare loro, e arrivato al momento della comunione dico: Giovani! Vuole entrare in voi, Ges. E' la sera dell'incontro col Signore. Volete confessarvi? Vi confessiamo tutti; mentre diamo la comunione ai vostri papa, alle vostre mamme, vogliamo confessarvi . Si sono confessati tutti! Notate: giovani che non avevano fatto neppure la prima comunione, poverini! Venticinque anni, nessuno aveva fatto la prima comunione! non fa niente. Qualcuno ha detto: Ma come si fa...?. Beh, era il momento nel quale Cristo voleva entrare in loro. Bisogna lasciare certe realt giuridiche di fronte a certe realt, quindi noi abbiamo dato Cristo.
Omelia Padre Natale Merelli
CELEBRAZIONE PENITENZIALE NELLEUCARISTIA
Fratelli, ora fermiamoci e cerchiamo di abitare noi in questa Parola, per permettere a Dio di venire e di passeggiare in noi. Alle origini Dio passeggiava nell'Eden accanto all'uomo; oggi Dio pu passeggiare in te, se tu sei capace di abitare nella Parola. Tu sei il campo di Dio e Dio pu seminare se stesso, la sua Parola in te, e abitare in te. Questa sera il tuo Dio vuoi compiere prodigi, meraviglie; ce ne accorgeremo tutti alla fine di questa celebrazione penitenziale ed eucaristica. Questa la sera delle meraviglie, perch noi qui, novemila e pi persone, tutti, tutti ci sentiremo guariti. Questa sera il Signore ci vuoi guarire, ci guarir tutti, nel sangue suo, nella sua passione, morte e risurrezione. Tutti entreremo nella vita di Dio, Dio entrer nella nostra vita, Dio cener con noi, noi ceneremo con lui e sar grande gioia, grande letizia. Vediamo per prima il perch della nostra malattia, come si svolta, quale retroscena ha avuto la nostra malattia, quella malattia intcriore, quella realt di peccato, quel peccato che male, sommo male, tutto male, unico male. La vera malattia, il vero male, il peccato. Questa sera il Signore ci liberer da questa malattia e io non dubito, anzi, credo, nella fede della Parola, nella fede di Cristo, che anche le malattie fisiche cesseranno tra di noi. Dio guarir. Per, fratelli, vi chiedo fede, fede nella Parola di Dio. Abbiamo tutti ascoltato come si comportato Pietro. Che meraviglia questa pagina! mi commuove tutte le volte che la leggo. Nella preghiera ho voluto scegliere proprio questa Parola, perch ho sentito la storia del mio peccato e non dubito che sia la storia del tuo peccato. Ges ha avvisato me, Ges ha avvisato te, fratello e sorella, l'ha detto a te e l'ha detto a me: Simone, Simone, Satana ti sta cercando . Quante volte il Signore ha detto a me, ha detto a te: Sta' attento! Ti sta cercando . E io, troppo sicuro di me, tu, sicuro di te, cosa abbiamo risposto? No, Signore, mai! Ti seguir ovunque, ovunque vai sar con te . E lui ha detto: Stai attento fratello, stai attenta sorella: prima che il gallo canti tu mi avrai rinnegato tre volte . E' una pagina storica mia e tua, fratello e sorella. Non di Pietro. Pietro l'ha avuta duemila anni fa, questa pagina; questa pagina mia di oggi, tua di oggi. E vuoi vedere come si realizzata questa parola in me e in te? Pietro era nel cortile mentre Ges era nella casa del sommo sacerdote. Una donna era l, attorno a quel focherello con Pietro e l'altro: Ma tu sei uno di loro! . No, donna, non lo conosco, non l'ho mai visto, mai visto! non lo so . Dopo poco, un'altra persona: Ma, se non sbaglio, ti ho visto... . No, uomo, non so chi sia! . Dopo un'ora, un altro ancora: Eppure, tu sei un galileo, uno di loro... . Uomo, ho detto che non l'ho mai visto! . S, quel Pietro innamorato di Ges, quel Pietro pronto a dare la vita, Pietro rinnega Cristo Ges tre volte. Tre volte. E' terribile questa pagina, spaventosa. Ma sapete che non voglio fermarmi troppo sul peccato. Ges esce dalla casa del sommo sacerdote, si volta, dice l'evangelista; si volta e fissa Pietro. Ges guarda Pietro, lo fissa negli occhi. E' uno sguardo di tenerezza, uno sguardo di dolcezza, lo sguardo di Dio. Dio, che quando ti guarda non ti condanna, non ti opprime, non ti giudica. Quando ti guarda ti ama, perch Dio amore e non conosce condanna n giustizia. Conosce la giustizia- amore, ti guarda con la giustizia-amore e allora ti sorride. Pietro ha visto in quello sguardo la tenerezza di Dio, quello che non ha saputo cogliere Giuda. Perch anche Giuda stato guardato con tenerezza, tanto che Ges dice: Amico, amico Giuda, e allarga le braccia. E Giuda chiude gli occhi, perch ha visto uno sguardo troppo tenero e il suo cuore, preso dalla violenza, dal terrore, si chiuso: non ha saputo aprire gli occhi e cogliere lo sguardo tenero di Ges. Ma Ges, Ges Dio, ha donato uno sguardo di tenerezza, l'ha chiamato amico. Pietro, invece, coglie 10 sguardo di Ges: lo coglie con infinito amore, esce e piange. Pietro piange, ha peccato, Pietro, piange sul suo peccato. Che conto ne fa, Dio, del peccato di Pietro, del mio peccato, del tuo peccato? Intendi bene, fratello, fin dall'inizio ti ho detto che il peccato 11 sommo male, il male totale. Io ti parlo del peccato che tu oggi dai a lui e che lui eliminer. Perch ricordati che se avrai il coraggio di peccare ancora, sei veramente crudele, perch fai il sommo male. Io ti parlo soltanto di quel peccato che hai fatto e che oggi, con amore, dai al tuo Dio perch lui venuto per i peccatori e non per i giusti. Che conto ne fa, Dio, del tuo peccato? Simone di Giovanni, mi ami tu pi di costoro? - Signore, tu lo sai che io ti amo - Simone di Giovanni, mi ami tu? . Che potenza, in queste parole! E notate: nel primo passo che vi ho letto, Ges dice Simone, Simone! . E non pi Simone si chiamava, ma Pietro, perch su questa pietra edificher la Chiesa. Quando gli predice il peccato, Simone, Simone, il tuo vecchio uomo c' ancora, sta' attento, c' ancora, cadrai , non ci crede che ci sia il vecchio uomo, lo chiama col vecchio nome, Simone. Qui Ges, dopo la risurrezione, cerca di giudicare il suo peccato chiamandolo ancora con il vecchio nome, chiamando il vecchio uomo. Simone, Simone, mi ami tu?, il tuo vecchio uomo pronto adesso ad amarmi? . E Pietro non pu essere bugiardo, deve dire la verit. E qual la verit? Tre volte l'ha rinnegato, ma qual la verit? Tu lo sai che io ti amo, ti amo, ti amo, ti amo! . Ges, Dio, davanti al tuo peccato, fratello, ti da il diritto di amarlo e basta. Davanti alla caduta che hai fatto ti chiede soltanto Amami, amami, amami. E seguimi. E conferma i tuoi fratelli. Testimonia la mia misericordia . E' chiaro che se vuoi testimoniare la sua misericordia non puoi pi cadere. Quindi non a cadere ti invito, ma ad amare, e se entri nell'amore non pecchi pi. Il tuo Dio davanti al tuo peccato ti chiede amore. Nonostante tutto quello che gli hai combinato, non sei stato, non sei stata capace di proibirgli di essere Dio, di essere Padre, di essere Madre nei tuoi riguardi. Non sei stato capace di rendere Dio inferiore a te. Rimane sempre il tuo papa, la tua mamma, sempre si comporta secondo la sua unica vocazione di Padre e di Madre e di Amore. Tu ne hai combinate di tutti i colori; io ne ho combinate di tutti i colori, ma non sono riuscito a togliergli il titolo di Padre. Quand'era ancora lontano lo vide e commosso gli. corse incontro, gli si butt al collo e lo baci . Non sono riuscito, non sei riuscito a togliere a Dio la vocazione di Padre, di Amore. Perci, fratello e sorella, dico anche a te quello che ho detto a tanti fratelli: stasera sei qui, forse dici dentro di te: quante ne ho fatte, quante ne ho combinate, altro che Pietro!... Ebbene, il tuo Dio sai cosa ti dice? Donna, nessuno ti ha condannata? Nessuno, Signore . Anche se qualcuna, o qualcuno, potrebbe dire: mi hanno giudicato i fratelli. S, ma i fratelli, peccatori come te, ti giudicano perch non hanno l'occhio limpido. Maria, l'Immacolata, non ha mai giudicato. Sul monte degli amanti, il Calvario, contempla l'amato, il Figlio; e contempla anche i due ladroni, contempla anche quelli che lo crocifiggono, non li condanna, li lascia fare. Dio non ti condanna, ti dice: Nessuno ti ha condannato? Nessuno. Neanche io ti condanno, va' in pace, non peccare pi. Sai qual l'unica penitenza che ti da Dio? non peccare pi. Ti sei fatto male? la pecorella smarrita . Vieni, vieni con me; la prende, la mette sulle spalle, la consola e la porta su di s, per farle una grande festa, perch si fatta tanto male. Quell'uomo che scende da Gerusalemme a Gerico incappa nei ladroni e incontra lui; lui che lo prende moribondo, se lo carica, lo porta al primo albergo e lo cura: lui. Il tuo Dio fatto cos. Alla Maddalena stato perdonato molto perch ha amato molto. Accennavo stamattina a Zaccheo, Zaccheo, scendi presto, presto, vieni presto, voglio entrare in casa tua . Dio ha un unico desiderio, entrare dentro di te. Ma se tu non dai il tuo a lui, il suo non pu entrare in te. E lui, di entrare in te ha una voglia pi grande del bisogno che tu senti che lui venga in te. La sua voglia infinitamente superiore, infinitamente maggiore della tua di possederlo; lui vuole venire dentro di te, ne ha un desiderio grande. Perch non vuoi aprire, perch non apri anche la pietra interiore, come diceva stamattina il fratello Tomaso Beck, perch non la capovolgi, questa pietra, perch non lo lasci entrare, il tuo Dio? Fratello, sorella, chiunque tu sia... un anno, cinque, venti, trent'anni... sai quale penitenza ti dar lui? Non peccare pi. Ti voglio amare, voglio d'ora innanzi amarti, amarti, amarti. Vuoi accettare che ti ami?, fratelli volete che Ges vi ami? Il Signore questa sera vi chiede il peccato, solo il peccato; per questo venuto, per prendere il mio e il tuo peccato, fratello e sorella. Credo che mi capirete se vi dico che la Pasqua di Cristo, la passione morte e risurrezione la festa al tuo peccato. Vuoi permettere al tuo Dio di celebrare questa sera la Pasqua al tuo peccato, vuoi che il tuo peccato entri nella riconciliazione? Lo vuoi tu? vuoi veramente che il tuo peccato entri nel sangue di Cristo, sia lavato e tu diventi nuovo? S? e allora non aver paura, non temere: qui ci sono trecento e pi fratelli che posseggono nelle mani il .sangue di Ges. Ricordo che nel 75, nella cappella Sistina, Paolo VI disse: Sacerdoti, ricordatevi: avete le mani piene del sangue di Cristo. Nessun uomo nel mondo pi ricco di voi sacerdoti. Date questo sangue nei confessionali, entrate ancora e lavate le anime . Pi di trecento fratelli, qui, hanno le mani piene del sangue di Ges. Volete che questo sangue vi lavi questa sera? volete entrare in questa piscina di amore, lasciarvi bagnare per diventare nuovi? Questa sera, dopo un unico bagno, saremo un cuor solo e un'anima sola, una realt unica, Cristo vivente. In questa realt, adesso fermiamoci un attimo, lasciamoci guardare da Ges, facciamo un brevissimo esame di coscienza su quanto di pi profondo c' nella nostra storia. Chiudete gli occhi e con gli occhi .della fede guardate Ges, che vi guarda come guard Pietro, con amore e con tenerezza: non ha vergogna di voi, siete il prodigio suo, ricordatelo e allora lasciatevi guardare nell'abisso, nel profondo. E in questo sguardo: Primo comandamento hai messo al primo posto il tuo Dio? Dio stato veramente il Signore della tua vita? Secondo comandamento che conto hai fatto del nome di Dio? l'hai rispettato? l'hai sentito come miele alle tue labbra? come vivificatore della tua vita? Forse l'hai bestemmiato, l'hai usato come un'esclamazione. Ora lasciati guardare nel Terzo comandamento il Signore ti ha dato sei giorni per provvedere alla tua vita umana e su sette te ne ha chiesto uno. Fratello, sorella, gliel'hai dato, quest'uno, al tuo Dio? Lasciati guardare ora nel Quarto comandamento come hai saputo vedere tuo padre, tua madre, la Chiesa, i vescovi, chi ti superiore, i tuoi figli, i tuoi fratelli... ti sei appropriata delle tue figlie? sei stata capace di darle a Dio? di angustiarti di meno e pregare di pi? Lasciati guardare bene in questo comandamento, fratello, la crisi dell'autorit, il nostro secolo. Lasciati guardare anche nel Quinto comandamento Ges ti guarda. Non hai ammazzato, no; ma hai odiato? porti rancore? c' qualche fratello che non puoi vedere? che non riesci a vedere, che non hai il coraggio di abbracciare se si accosta a te? Lui ha rifiutato di parlarti? Forse qui ci sei dentro, fratello, sorella. Ges ha saputo guardare Pietro, ha saputo guardare Giuda, ha saputo fissare la Maddalena: e tu perch non ti lasci guardare dal tuo Ges? avrai cos il coraggio di guardare il fratello che non riesci a guardare e diventerai nuovo, nuova. Lasciati guardare anche nel Sesto comandamento ricordati che il Signore ti dice: io ti ho intessuto nel seno materno, io ti ho raccolto dal grembo della tua mamma, io ti porto dalla nascita fino alla canizie, quindi anche il tuo corpo di Dio. Come hai saputo guardarlo, rispettarlo, amarlo? Comunque, se hai sbagliato non temere: Ges ti dir non peccare pi . Settimo comandamento ti sei appropriato del sudore e della fatica dei fratelli? Hai rubato il tempo sul lavoro, non l'hai impiegato tutto e hai preteso egualmente ci che secondo te ti spettava? Lasciati guardare, Dio ti guarda nell' Ottavo comandamento hai qualche volta calunniato? Calunniare dire ad altri falsit gravi su qualcuno. Hai mormorato? Mormorare dire cose fors'anche vere, ma che gli altri non hanno il diritto di sapere: hai portato in giro uno sbaglio del fratello, hai mormorato. Fratello, stai attento a questo, non farlo, cerca di scusare sempre; se non l'azione, scusa almeno l'intenzione. Hai detto falsit, bugie? E poi lasciati guardare dentro di te: tu sacerdote, tu religiosa, lasciati guardare dal Signore nei tuoi voti, nella tua Regola, nelle tue Costituzioni. Egli ti guarda con tenerezza, sei scelto, sei scelta, sei stupendo, sei stupenda ai suoi occhi e veglia su di te come un'aquila. Ti ha presa, ti ha raccolta perch sei suo prodigio, non aver paura, ti ama, non temere. Perci ti dico ancora; adesso tieni l il cesto nel quale hai raccolto sotto il suo sguardo i tuoi limiti, il tuo peccato, e tra pochi istanti va', e Ges te lo svuoter, non temere. Fratello, Pietro, dopo aver rinnegato il suo Maestro e Signore, si sent guardato con tenerezza e misericordia; si lasci guardare, si lasci amare e venne lavato, purificato. Questa sera lasciamoci guardare noi, deponiamo nel suo dolce sguardo i nostri peccati e confessiamo con umile fiducia il nostro amore. Alle invocazioni voi tutti risponderete: Tu sai tutto Signore, tu sai che ti amo (risposta dell'assemblea). Signore, come Pietro, abbiamo creduto pi in noi stessi che in te: rivolgi a noi il tuo sguardo e abbi piet di noi (risposta dell'assemblea). Abbiamo mancato di umilt e di prudenza e siamo caduti in tentazione: rivolgi a noi il tuo sguardo e abbi piet di noi (risposta dell'assemblea). Accecati dall'orgoglio, ci siamo creduti migliori degli altri: rivolgi a noi il tuo sguardo e abbi piet di noi (risposta dell'assemblea). Anche noi, per paura, ci siamo rifiutati di rendere testimonianza a te, alla Chiesa, alla vita, alla famiglia, ai figli: rivolgi a noi il tuo sguardo e abbi piet di noi (risposta dell'assemblea). Tra pochi attimi, fratelli, vi dir di alzarvi e dopo che vi sarete alzati noi tutti sacerdoti imporremo le mani a voi: canteremo allora Spirito di Dio , che scenda su di noi e che ci illumini a conoscere il nostro peccato. Fatto questo, diremo tutti il confiteor (confesso), una preghiera, e poi tutti i sacerdoti si disporranno nei corridoi ai lati per accogliere i fratelli che vogliono il bagno nella misericordia di Do. Andate senza paura e dite il peccato, non chiedete consigli: soltanto confessione, e il sacerdote dar l'assoluzione dal pecato. La penitenza la faremo tutti insieme, una peni- tenziale comunitaria. Siate brevi, fratelli, non fate dei discorsi: dite il peccato che vi pesa, il peccato mai detto, quello che veramente vi strazia. Ditelo con fede e con amore, e lui vi laver. Ci siederemo poi alla tavola del Signore e faremo festa e vedrete le meraviglie di Dio. E adesso, tutti in piedi e accogliete l'imposizione delle mani a capo chino- e con grande fede.
26 aprile 1980
Meditazione Padre Tomaso Beck
SOTTOMISSIONE RECIPROCA
Solo Cristo il risorto pu convenirci. E quando noi ci lasciamo da lui convenire, in noi avviene la sua risurrezione. La tua risurrezione, Ges, la nostra gloria. La tua risurrezione, Ges, la nostra conversione. La tua una risurrezione cos potente capace non soltanto di travolgere quella pietra del sepolcro, ma capace anche di travolgere la pietra che sta dentro nel nostro cuore, di renderci liberi, completamente liberi per essere completamente investiti dalla forza della tua risurrezione. Tu, Ges, sei il Signore dentro di me con una potente risurrezione che allontani da me questa pietra. Rimaniamo dunque un istante nel silenzio, chiedendo intensamente per noi stessi e per i nostri fratelli che Ges si manifesti in noi Signore. Signore con la sua risurrezione, allontanando dal nostro cuore quella pietra che ancora pu separarci da lui. Rivolgiamo a Ges un intenso atto di fede nella sua risurrezione, chiudiamo i nostri occhi e abbandoniamoci alla potenza della sua risurrezione; affidiamoci completamente alla potenza della sua risurrezione perch questa ribalti dentro di noi ogni pietra e allontani ogni separazione. Affidiamoci a Ges risorto con tutta la forza della nostra fede. Ricordiamoci anche durante la nostra giornata di interporre dei momenti di silenzio, di recarci umilmente davanti al SS. Sacramento e di offrire a Ges tutta la nostra fede nella potenza della sua risurrezione, perch egli agisca dentro di noi in un modo nuovo e travolga ogni ostacolo che ancora si frapponga al nostro cammino. Svegliati, o tu che dormi / destati dai morti / e Cristo ti illuminer . Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta comportandovi non da stolti ma da uomini saggi; approfittando del tempo presente perch i giorni sono cattivi. Non siate perci inconsiderati, ma sappiate comprendere la volont di Dio. E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre nel nome del Signore nostro Ges Cristo. Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo (Ef 5,14-21). Sottoponiamo brevemente questo testo alla meditazione nostra di questa mattina. O meglio, sottoponiamoci a questa parola, facendo in maniera che essa domini nel nostro cuore. Innanzi tutto diciamo che questa una parola di testimonianza: termina infatti al verso 21, Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo . Chi sono coloro che devono reciprocamente sottomettersi gli uni agli altri nel timore di Cristo? Sono proprio quelli i quali, ricolmi di Spirito Santo, si sono intrattenuti a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali. Chi sono coloro che devono essere sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo? Sono proprio quelli che hanno cantato e inneggiato al Signore con tutto il loro cuore. Chi sono coloro che devono essere sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo? Coloro i quali hanno continuamente reso grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Ges Cristo. Ecco coloro che devono dare questa testimonianza radicale, la testimonianza della reciproca sottomissione. Ieri abbiamo visto che ogni testimonianza parte dalla testimonianza della conversione. E oggi il Signore c'insegna che ogni testimonianza parte dalla testimonianza della sottomissione. E come non possibile una vera testimonianza che non sia preceduta dalla testimonianza della conversione, cos non possibile nessuna testimonianza che non sia preceduta dalla testimonianza della sottomissione. Ea testimonianza della sottomissione precede infatti le altre testimonianze. Il testo di san Paolo, infatti, continua dicendo: Ee mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti capo della moglie come Cristo capo della Chiesa, lui che il salvatore del suo corpo . Orbene qualcuno potrebbe domandarsi se questi due versetti non sono in contraddizione, il verso 21 che dice:, Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo e il verso 22 che dice: Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore . In verit nella Chiesa esistono molti ministeri e molti carismi in virt dei quali gli uni devono essere sottomessi agli altri, tutti sottomessi al Vicario di Cristo, ma ogni carisma a sua volta sottomesso a un altro carisma e i profeti sottomessi ai profeti. Ma come possibile ottenere nella comunit l'ordine della sottomissione reciproca, se non nella conversione a Cristo Signore? Come possibile ottenere l'ordine della sottomissione dei carismi, se non si precedentemente ottenuto il dono della reciproca sottomissione degli uni agli altri? Pu la donna essere sottomessa al marito in un senso cristiano, se anche il marito in qualche modo non sottomesso alla sposa in un senso misterioso? E dove non ha luogo il mistero cristiano della sottomissione, non pu avvenire l'ordine dei carismi, n pu avvenire l'ordine gerarchico nel senso cristiano, se non in maniera esteriore. A ogni sottomissione necessario sia predisposta la sottomissione reciproca, e alla sottomissione reciproca necessario far precedere la conversione. Ea reciproca sottomissione per opera di Cristo Signore e non opera della nostra intelligenza umana, n della nostra volont umana, n del nostro ordinamento sociologico. La reciproca sottomissione un frutto eminente della presenza di Cristo Signore in mezzo a noi. Solamente nella misura in cui Cristo Signore fortemente presente in mezzo a noi pu esistere anche la reciproca sottomissione, dalla quale dipender la sottomissione, l'ordine dei carismi nel senso cristiano. Ges Signore deve fortemente essere presente nella nostra assemblea di preghiera. Ma la garanzia che Ges Signore stato fortemente presente in mezzo a noi se essa porter come frutto quella reciproca sottomissione dalla quale dipender l'ordine e la sottomissione dei carismi. Noi rendiamo Ges Signore presente in mezzo a noi secondo l'insegnamento di san Paolo: Siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre nel nome del Signore nostro Ges Cristo . E' nel nome del Signore nostro Ges Cristo presente in mezzo all'assemblea che essa diventa un'assemblea autentica di lode. Ma la prova e la garanzia che questa assemblea autentica di lode salga fino al Padre se l'assemblea cos riunita nella reciproca sottomissione esprimer la testimonianza della lode. La reciproca sottomissione la garanzia della lode, e se la lode a Dio Padre non seguita dalla reciproca sottomissione, nella misura che questa non avviene la lode non fu una lode perfetta, perch non fu nel nome di Cristo. E' soltanto Cristo Signore che pu rendere perfetta la nostra lode e Cristo Signore deve anche nella stessa misura rendere perfetta la nostra sottomissione. Non inganniamoci, fratelli: l dove non avviene la perfetta sottomissione non avvenuta la lode perfetta nel nome di Cristo, non avvenuta la lode a onore del Padre. Il Padre infatti tutti ci rende sottomessi al suo misterioso amore. Ma come potremo renderci perfetti in questa sottomissione, che avvalora poi l'ordine dei carismi e l'ordine dell'obbedienza nella Chiesa? Come potremo rendere perfetta la presenza di Ges in mezzo a noi nella preghiera? La quale presenza, lo ripeto, come garanzia della autenticit della lode, cos si esprime nella perfetta reciproca sottomissione, rendendo presente in mezzo a noi Ges di Nazareth Ges incarnato Ges reso carne Ges umile Ges povero Ges Signore della misericordia. Solamente se nel tempo della lode presente in mezzo a noi Ges di Nazareth, solamente se presente il vero volto di Ges, solamente allora la nostra preghiera avr come conseguenza la testimonianza nella reciproca sottomissione. Preghiera Ges, fa' che nelle nostre assemblee di preghiera tu possa essere pre- sente col tuo vero volto, non con un volto costruito da noi quasi fosse un idolo delle nostre mani; fa', o Signore Ges, che la tua presenza in mezzo a noi sia la presenza di Ges di Nazareth, del vero Ges, del Ges-uomo, umile e semplice, del figlio di Maria, di Ges che ci serve attraverso la sua debolezza, di Ges che ci salva lavandoci i piedi, di Ges che ci riscatta passando attraverso la morte. Signore Ges, renditi presente in mezzo a noi con il tuo vero volto e non con un volto costruito dalle nostre mani, affinch tu sia la forza di una preghiera che diventi umilt, sottomissione e testimonianza di vita. Noi, o Signore Ges, vogliamo riconoscerti Signore delle nostre assem- blee di preghiera con una forza nuova, vogliamo metterti al centro delle nostre assemblee di preghiera con una presenza nuova. E questa forza e pre- senza nuova di te Ges, centro della nostra preghiera e della nostra vita, affidata alla nostra fede. Noi crediamo Signore Ges solamente in te e nella tua potenza di salvezza; noi non crediamo nel valore dei nostri doni, n dei nostri talenti quando non sono orientali verso di te. Donaci, o Signore Ges, la grazia di riconoscerti con il tuo vero volto, te, Ges di Nazareth, Signore della nostra assemblea di preghiera e della nostra vita. Donaci la grazia di riconoscerti attraverso un gesto di fede rinnovato, un gesto di fede nel quale noi ci abbandoniamo completamente alla tua misericordia. Signore Ges, allarga il nostro cuore a una fede nuova, la fede nel tuo amore che salva, rendici capaci di riconoscerti come nostro Salvatore. Tu che ti sei umilmente fatto uomo e ti sei incarnato in mezzo a noi, renditi riconoscibile nelle nostre assemblee con il tuo vero volto di Signore, affinch siamo tutti resi capaci di uscire dalla nostra preghiera con un umile senso di reciproca sottomissione, di ordine intcriore profondo che questa sottomissione porta a noi nell'esercizio di tutti i doni che il Signore ci offre. Rimaniamo dunque un istante nel silenzio, offrendo completamente il nostro cuore a Cristo Signore in questo atto di fede, offrendo completamente noi stessi a Ges che ci salva nella sua misericordia, a Ges che ci salva nel suo amore, a Ges che ha la forza di salvarci nel suo amore e nella sua misericordia. Signore Ges, noi ti ringraziamo perch facendoti uomo tra noi uomini sei sceso al centro delle nostre assemblee di preghiera e, rendendoti riconoscibile attraverso il tuo volto umano, tu, Signore della misericordia, hai perfezionato la nostra fede fino al punto che le nostre preghiere da te guidate giungano al Padre nella sottomissione amorosa alla sua misericordia e ai nostri fratelli, nella sottomissione devota e rispettosa delle loro persone e del loro meraviglioso cammino che porter anch'essi verso il Padre. Rimaniamo un istante in silenzio e offriamo tutta la nostra vita a questo Signore misericordioso, centro e vita delle nostre assemblee di preghiera e della nostra testimonianza di sottomissione.
Relazione Card. Leo Joseph Suenens
CRISTIANI E FRATELLANZA CRISTIANA
Signore, sei tu che devi parlare qui al tuo popolo, cos pieno di fede e di speranza. Signore Ges io vorrei essere niente di pi che un tuo microfono. Dammi la grazia di essere congiunto con te, come il filo di questo microfono, sulla tua corrente di grazia di rinnovamento. Che sia tua, Signore, la parola a questo popolo pieno di speranza. Cari miei fratelli tutti, vi ringrazio in modo speciale per la preghiera iniziale, perch abbiamo bisogno di una grazia particolare del Signore per essere fedeli al suo messaggio. Sono venuto con degli amici: da Bruxelles a Parigi, da Parigi a Paray- le-Monial, da Paray-le-Monial a Lione, da Lione a Nizza e finalmente da Nizza a Rimini: un lungo viaggio. Vi ringrazio per l'accoglienza e far una testimonianza, spero, in modo tale che io possa essere un testimonio del Signore. Il vostro convegno vuoi essere un invito alla testimonianza cristiana, invito che ha bisogno di una visione di che cosa occorre per essere un vero testimonio di Cristo. Mi sembra ci siano da dire tre cose. La prima: Che cosa un cristiano? . Pare semplice, questa questione, ma non lo , perch oggi viviamo una crisi di identit. Poi vorrei dire che cosa significa la fratellanza cristiana, la fratellanza dei cristiani tra loro. Infine che cosa significa per un cristiano la fratellanza con tutti i suoi fratelli umani, nel cuore del mondo. Che cosa un cristiano. Si pu descrivere come qualcuno che legge la Scrittura, che celebra la domenica, la liturgia, che osserva talune costumanze. Ma dobbiamo andare sino al fondo della sua pi profonda identit. Un cristiano e la parola stessa lo dice qualcuno che non soltanto segue Cristo (sarebbe un discepolo), ma che ha ricevuto l'unzione, perch Cristo significa unto da Dio : una persona che ha ricevuto l'unzione dello Spirito Santo che la trasforma per identificarla a Ges Cristo. In questo senso dobbiamo dire che c' un solo cristiano al mondo, ed Cristo. Egli solo pienamente cristiano, e noi siamo cristiani nella misura nella quale lasciamo Cristo esser Cristo in noi con tutte le sue dimensioni, Cristo redentore del mondo, Cristo salvatore del mondo. Un cristiano qualcuno che verifica la parola di san Paolo non sono pi io che vivo, ma Cristo vive in me e questa risposta esige una profonda umilt da parte nostra, perch siamo tutti tanto lontani da una tale identificazione. Ripeto, solo Cristo cristiano e noi lo siamo nella misura della povera nostra identificazione con lui. Qualche mese fa un giornalista ha posto ad un mio amico cardinale, Ernst, arcivescovo di Sao Paolo nel Brasile, una domanda molto acuta: Eminenza, non vi sembra che dopo il Vaticano II l'evoluzione sia stata un po' troppo rapida? E il cardinale ha dato una risposta che mi piace molto. No, non credo che l'evoluzione post-conciliare sia stata troppo affrettata. Ma nella storia della Chiesa ci sono stati dei momenti nei quali abbiamo fatto le cose un po' troppo presto. E poi, in .risposta al giornalista che gli chiedeva di che cosa si trattasse, ha detto: Mi pare che nei secoli passati, il quarto, il quinto, il sesto, il settimo, siamo andati un po' troppo svelti nel battezzare tutti quei barbari nel mondo. Io credo che questo sia vero. Abbiamo amministrato il battesimo, s; abbiamo fatto una catechesi, s; ma, forse, non siamo andati avanti nella rivelazione di Ges Cristo. Che cosa significa Cristo per te? Questo suppone un incontro, un incontro personale, e questa la grazia del rinnovamento nello Spirito, di questa unzione dello Spirito di Cristo che porta a una riscoperta dell'esperienza. La fede una cosa, l'esperienza di questa fede un'altra cosa, e il Signore non da questa esperienza a tutti nello stesso modo; ma tutti noi abbiamo fatto un'esperienza di Ges Cristo. Io ho sperimentato nella mia vita la paorla del Signore: Io vi dar la pace: una pace che nessun potere al mondo, nessuna circostanza possono cambiare, intaccare. Vi dar una pace tanto profonda, che nessuno potr mai toccarla. Questa una esperienza della parola di Dio, e sono convinto che molti tra di voi hanno fatto l'esperienza di questa parola: pace in mezzo alle sofferenze, pace dinanzi alla morte di una persona cara, in mezzo a tutte le difficolt della vita. Vi dar una pace che nessuno potr togliervi . E cos le parole di Ges sono divenute sempre pi esperienza vitale; e quello di cui c' maggiormente bisogno nel mondo di oggi, sono cristiani che testimonino questa esperienza: che cosa significa Cristo per te. Allora ascoltano tutti. Quando si vuoi tenere una conferenza, dire le proprie idee, bene, la gente pu ascoltare oppure no. Ma se tu vuoi toccare il cuore degli uomini oggi, bisogna dire pi che mai chi Cristo per te, per me, nella mia vita. Perch Ges vuole una risposta a questa che la questione centrale della nostra identit: chi dici tu che sono io, Ges Cristo, per te? Conosciamo la risposta di Pietro: Tu sei figlio del Dio vivente e, ancora: Da chi andremo, Signore? . Signore Ges, se tu ponessi questa domanda oggi a me, vescovo di 75 anni, io guardando al passato, guardando al presente, guardando al futuro, direi: Signore, tu sei tutto, sei la gioia, la forza del mio passato. Mi hai chiamato tanti tanti anni fa: ho sentito la tua parola quando ho perduto mio padre, all'et di 4 anni. Ho capito che la vita era una cosa breve, brevissima, e che l'eternit era la vera realt. Ges mi ha parlato della morte tramite la morte di .mio padre per farmi capire che la vita terrena vale in funzione della vita eterna e mi ha chiamato al suo servizio sacerdotale perch questa era per me la migliore realizzazione. Poi, anno dopo anno, leggendo io la Scrittura, pregando, ricevendo l'eucaristia, il Signore mi ha fatto capire sempre pi tutto il valore, tutto il senso di Ges Cristo per la redenzione del mondo. Ti ringrazio, Signore, per questa mia vocazione, ti ringrazio per la gioia di essere oggi in mezzo a questi fratelli con il solo impegno, oggi, di parlare di te, Ges Cristo. Nel passato, come vescovo, ho avuto molto lavoro, e diverso: lo pu dire anche, sono certo, il vescovo qui presente di Macerata. Un vescovo vorrebbe gridare il nome di Cristo per tutto il giorno, a tutta la gente, ma non lo pu perch ha tanti altri obblighi. Ma adesso, Signore ti ringrazio del presente perch posso dire il tuo nome dalla mattina alla sera, cantare le tue lodi con un gruppo mio nella mia casa, cantare dalla mattina alla sera con questo gruppo che tu sei il Signore. Ti ringrazio, Signore, per domani. Non conosco questo domani, ma so una sola cosa: che tu aspetti, che tu sorridi, che le tue braccia sono aperte e che questa sar la gioia finale. Sulla tomba della mia mamma ho scritto queste parole finch viene , perch anche questo fa parte della nostra identit: un cristiano qualcuno che aspetta il Signore. Non sappiamo quando, non abbiamo bisogno di profezie di questo genere. Sar un po' pericoloso per la gente dell'anno 2000, perch sono certo che molti profeti sorgeranno per dire tante cose. Il Signore Ges, quando gli apostoli gli hanno domandato: Signore, quando sar il tuo ritorno? , ha risposto: Questo non riguarda voi, riguarda il Padre mio. Ma io so che il Signore viene, ecco la mia professione come risposta di fede alla mia identit cristiana. Ed la mia risposta alla prima questione, quella della nostra identit, della nostra professione di fede nel Cristo, oggi pi importante che mai. Perch nel passato il nostro ambiente era cristiano, l'ambiente italiano cristiano, l'ambiente francese, belga , e era, cristiano: ma voi sapete meglio di me che questo ambiente viene di giorno in giorno sempre pi secolarizzato: il padre mio fu cristiano e cos il padre di mio padre, ma oggi non siamo pi cristiani, adesso la giovent si trova a dover prendere la decisione personale di scegliere Cristo, una libera decisione che cambia la vita. Non basta pi essere cristiano in un modo tradizionale; non basta pi essere cristiano in un modo sociologico. Non basta, perch quando si cambia di villaggio, di citt o di ambiente sociologico questa fede in pericolo se non fondata su una professione viva nel potere dello Spirito Santo. Questo il significato centrale del rinnovamento carismatico, questa la cosa fondamentale: la vita futura di sviluppo del rinnovamento dipende da questo, se accettiamo il senso e l'esperienza di quello che si chiama il battesimo nello-'Spirito Santo. Che forse ancor meglio potrebbe definirsi un rinnovamento, una nuova coscienza di quello che abbiamo ricevuto nel battesimo sacramentale. E' una riscoperta, una nuova coscienza, ripeto, di quello che abbiamo gi ricevuto, una grazia pentecostale, perch soltanto questo cambia in profondit la persona umana. Basta fare la comparazione tra Pietro prima della Pentecoste e Pietro la mattina della Pentecoste. Ci si domanda veramente se la stessa persona. Io non lo riconosco pi: questo Pietro che sta parlando alla folla la mattina di Pentecoste lo stesso che fuggiva il venerd santo, che rinnegava il Signore, che era pieno di timore...? Che cosa accaduto? Una conversione trasformante nello Spirito Santo. Questa la grazia di oggi che il rinnovamento offre a tutti: non si tratta soltanto dei gruppi di preghiera, occorre prima di tutto il rinnovamento personale, questa grazia pentecostale personale e allora possiamo corrispondere all'obbligo di essere testimoni di Ges Cristo nel mondo di oggi. Questa la chiave: se accettiamo di parlare al mondo della nostra esperienza del Signore. Che non vuoi dire esperienze straordinarie. S, ci possono essere, ci sono conversioni straordinarie, ma normalmente cosa che avviene per gradi; normalmente non ci si aspetta una conversione nel modo di san Paolo, ma il Signore giorno dopo giorno opera questa trasformazione e questo ci fa dire che il rinnovamento nello Spirito Santo la grazia maggiore del nostro tempo dopo il Vaticano II Forse ricordate le parole del papa Paolo VI: il Vaticano II ' stato consacrato all'ecclesiologia, al mistero della Chiesa. Nel futuro, diceva, dobbiamo studiare sempre di pi la pnematologia, la scienza dello Spirito Santo come complementare di questa grazia del Concilio per portare nella vita dei cristiani quello che stato detto, che stato proclamato dal Concilio: vogliamo trasferire concretamente nella vita di ogni giorno dei cristiani questo messaggio dello Spirito Santo alla Chiesa che si chiama Vaticano II. Alla prima domanda, che cosa un cristiano, abbiamo dato una rispo- sta e preghiamo il Signore di continuare nel cuore di ciascuno di noi la scoperta di Ges. Venendo qui sono rimasto per quattro o cinque giorni a Paray-le-Monial, in questo luogo dove il Signore ha mostrato il suo cuore e ha invitato il mondo a una nuova scoperta di quello che significa l'amore redentore di Ges Cristo per il mondo. Signore, fa' che tutti noi possiamo scoprire sempre pi nella nostra vita l'immensit del tuo amore, la realt della tua presenza, la realt del tuo potere tramite lo Spirito Santo. Passo adesso alla seconda questione: che cos' la fratellanza cristiana, qual la mia relazione con un fratello, con una sorella cristiana. Questa fratellanza anche un mistero di grazia: non siamo soltanto qui, vicini gli uni agli altri, siamo UNO, perch membra d'uno stesso Corpo. Non una giustapposizione dei cristiani, una realt complementare, la realt della nostra fede. La mia unit con un fratello cristiano di un'altra dimensione che non la mia unit con tutti gli uomini, anch'essi miei fratelli umani, e sono fratello cristiano per esser meglio fratello di tutti gli uomini del mondo. Ma c' una priorit per i miei fratelli nel sangue di Cristo: non siamo fratelli nel sangue umano, siamo fratelli nel sangue di Cristo, e questo comporta tantissime implicazioni. Anche qui vedo il rinnovamento carismatico come una grazia immensa per il nostro tempo, per fare una nuova scoperta di che cosa significa questa fratellanza, questa unit dei cristiani tra loro. Esiste oggi un problema. Nel passato, la gente viveva nello stesso vil- laggio, faceva parte della stessa parrocchia, le famiglie, le persone erano vicine tra loro; e dunque questa vicinanza costituiva gi una specie di societ cristiana. Ma questa non pi la realt di oggi, eccetto forse in qualche villaggio sperduto tra le montagne. La parrocchia una realt che deve continuare, ma non si pu dire che viviamo questa realt in unione di fratellanza profonda, perch assistiamo insieme all'eucaristia, non cono- scendo per forse n il vicino di destra n quello di sinistra. C' qualche cosa di nuovo che dobbiamo creare oggi, una nuova unit cristiana, una nuova fratellanza cristiana. Siamo fratelli nel sangue di Cristo e questo non opera umana, perch sul piano umano gli interessi sono tanti, diversi e opposti; e non soltanto gli interessi, ma anche le personalit, ci sono cattolici di destra e cattolici di sinistra, chi ha una visione e chi un'altra. Se si dovesse aspettare la combinazione, l'unione di tutte queste opinioni divergenti, sarebbe una cosa sine fine. Il Signore lavora all'unit dei cristiani nella profondit del nostro essere cristiano, nella profondit del mistero eucaristico, al quale veniamo tutti per ricevere lo stesso Cristo che ci trasforma in se stesso, ci trasforma e ci unisce gli uni agli altri in se stesso. Questo il pane eucaristico. Un padre della Chiesa diceva: il pane fatto di chicchi di grano, ma questi chicchi devono esser messi insieme e occorre il fuoco per dar loro una struttura, perch divengano pane. Il fuoco necessario per unire i chicchi, cos lo Spirito Santo necessario per unire i cristiani tra loro. Il Vaticano II ha introdotto una bellissima innovazione, Vepiclesis cio la preghiera dello Spirito Santo per la trasformazione del pane e del vino. E' una preghiera prima della consacrazione, ma subito dopo la consacrazione c' un'altra preghiera, un'altra epiclesis per chiedere che lo Spirito Santo unisca i cristiani che stanno per ricevere il corpo e il sangue di Ges, questi cristiani che sono chiamati a dare la testimonianza della loro unit al mondo. Questa epiclesis importantissima proprio per l'unit, perch siamo uno stesso corpo, non individui giustapposti, bens complementari gli uni degli altri. Questo il significato dei carismi che adesso hanno nella Chiesa una nuova vita, una primavera. Un carisma non qualche cosa che io possiedo per mio uso personale, no; una grazia transeunte per la Chiesa tutta, per la complementarit di tutti e di questo ha bisogno la Chiesa di oggi. Abbiamo parlato molto, dopo il Vaticano II, della corresponsabilit, sulla quale non ho da fare obiezioni, ho scritto un intero libro su questo tema. Ma la corresponsabilit molte volte stata intesa in senso giuridico: siamo corresponsabili, va bene, prendiamo insieme tu e io una decisione... ma, ecco, i nostri punti di vista non sono uguali. La Chiesa non una democrazia, la Chiesa non una monarchia, la Chiesa non una oligarchia. La Chiesa di per s un mistero, dove la corresponsabilit essenzialmente la complementarit dei nostri carismi, e il primo carismatico nella Chiesa si chiama Giovanni Paolo. Nelle diverse chiese locali c' il vescovo, il quale ha la grazia e il carisma del discernimento dei carismi, questa la sua vocazione. E poi c' il ministero carismatico dei sacerdoti, che non soltanto istituzionale ma anche carismatico; ho ricevuto la grazia del sacerdozio tramite il vescovo che mi diceva ricevi lo Spirito Santo . Tutto dunque insieme nella complementarit, questa l'immagine della Chiesa, questa l'immagine della fratellanza cristiana. E adesso, guardando alla grazia del rinnovamento, vedo, specialmente per il futuro, qualche cosa di nuovo; vedo un po' in tutto il mondo nuove comunit cristiane. Qualche cosa sta accadendo oggi nella Chiesa, qualche cosa che come un ritorno alla Chiesa pentecostale, dove la fratellanza cri- stiana era visibile, perch si trovavano insieme, pregavano insieme, insieme andavano al tempio, mettevano in comune i loro beni. Questa immagine sta per rivivere e, lo vediamo, in modo molto diverso. Non si pu pi essere un cristiano solitario, neanche una famiglia a s; bisogna essere insieme nel piccolo corpo che una fraternit cristiana. Pu essere una fraternit cristiana di gente che vive nella stessa casa, di persone che, pi o meno vicine le une alle altre, si riuniscono per pregare insieme, per essere esplicitamente cristiani insieme. Ci sono modalit diverse, sposati, non spo- sati, di ogni genere. Nella mia casa ho un piccolo gruppo di persone che non soltanto cura la casa stessa, ma vive questa vita comunitaria perch fa una fraternit. Vedo iniziarsi fraternit di questo genere un po' dovunque; questo un segno di grande speranza, perch credo che i gruppi di preghiera abbiano bisogno di un tale sostegno per poter continuare e per avere la loro forza di penetrazione. Domandiamo al Signore la grazia di riscoprire la nostra missione comunitaria nel mondo di oggi.
Un cristiano non soltanto fratello degli altri cristiani, ma fratello di tutti gli uomini. Il messaggio di'Ges non un messaggio limitato: Siate miei testimoni fino agli estremi confini della terra. E' normale che un cristiano abbia in s questa dimensione espansiva, dinamica, missionaria, perch Chiesa vuoi dire missione, perch Chiesa vuoi dire Ges Cristo, che il salvatore del mondo e che vuoi dunque dare la sua luce, la sua grazia, il suo amore a tutte le popolazioni del mondo. Bisogna entrare in questa testimonianza della Chiesa perch la logica del mistero dell'incarnazione. Ges si fatto uomo per tutti gli uomini; un cristiano, entrando nel mistero di questa incarnazione, deve sentirsi e mostrarsi fratello di tutto il genere umano, e questo il simbolo, annun-ziare il cristianesimo fino agli estremi confini della terra. Anche se non dappertutto si ascoltati, dobbiamo fare quanto in nostro potere perch la nostra voce sia udita mediante tutti i mezzi che il mondo di oggi conosce: che la parola di Cristo possa risuonare attraverso microfoni, giornali, films, televisione. Abbiamo il dovere di usare tutti gli strumenti di comunicazione per testimoniare, e la nostra prima testimonianza al mondo, come fratelli di tutti gli uomini del mondo, di proclamare la salvezza portata da Ges, di proclamare Ges come salvatore. Talvolta mi chiedono: A che serve questo? Come pu Cristo risolvere i nostri problemi che sono economici, poliaici, sociali, familiari?, e lei dice che Ges il salvatore del mondo, colui che da la soluzione finale a tutti i problemi del mondo. S, io rispondo, ma Ges non la risposta immediata, non la risposta tecnica ai nostri problemi quotidiani: Ges la risposta ultima, la soluzione finale del problema. Ho letto un giorno la storia d'un vecchio filosofo, un sapiente che passando in un piccolo villaggio tra le montagne si fermato a guardare un fornaio che lavorava per fare il pane da mettere nel forno. La storia narra la conversazione tra i due. Il filosofo chiedeva: Amico, di che cosa hai pi bisogno per fare il tuo pane? E l'altro: Dei chicchi di frumento. Pi importante di questo? Ho bisogno di acqua. Si, ma pi importante? Ho bisogno di fuoco. S, ma pi importante? Di legna per il fuoco. No! Pi importante ancora... Poi finalmente, siccome la risposta non venuta, il vecchio filosofo ha detto: Amico mio, per aver pane, la realt la pi fondamentale della quale hai bisogno il sole. Senza sole non c' grano, non ci sono messi, e tu non avrai pane nel tuo forno. E questa la risposta mia, la nostra: senza il sole, che Ges Cristo, non c' luce piena, non c' amore pieno; abbiamo tutti bisogno del sole. Questo il senso della nostra fratellanza umana: andare a proclamare che la salvezza del mondo, di tutti gli uomini, Ges Cristo, che la salvezza il senso della vita. Oggi si sente come non mai la vacuit della civilizzazione umana, tanta gente non capisce pi la ragione di vivere. Hanno i mezzi per vivere, ma non la ragione di vivere. Sono sempre commosso quando mi si narra il suicidio di qualcuno, specialmente di giovani. Un suicidio, che cosa vuoi dire? E perch sono sempre pi numerosi? E' una protesta contro il non senso del mondo. Perch vivere? Qual la ragione finale della nostra vita? Perch attraverso la sofferenza del mondo? Perch la morte? Se non ho una risposta a tutte queste questioni fondamentali, perch vivere? Ho letto l'altro giorno che stata fondata in Inghilterra una societ per persone disposte al suicidio: sono gi seimila, e il giornale diceva: ogni mese sono mille in pi. Hanno una piccola rivista, ma non la mandano subito a chi vuole abbonarsi, la mandano soltanto dopo tre mesi, perch il suicidio non avvenga sotto impulso. E in questa rivista si possono trovare i differenti modi di suicidarsi in maniera gentile , la distinzione, i motivi pr o contro ciascun modo; e c' anche una lettera di commiato da scrivere alla famiglia. E' una tragedia. Se volete conoscere il nome, la societ si chiama Exit. Uscita, come negli aerei. Ma che cosa significa questo? Significa che quei nostri fratelli umani hanno perduto il senso della vita, il senso della loro morte. Ho visto questo anche nei giornali di questi ultimi giorni, quando si parlava della morte di Sartre, un uomo che aveva detto: la vita senza senso, un assurdo. Ecco il dramma della vita di tanta gente: la vita non ha pi senso, la morte senza senso, la sofferenza senza senso. E noi dobbiamo rivelare ai nostri fratelli umani tutti non soltanto il senso della vita personale, ma anche il senso della fraternit umana. Si parla molto di fraternit, ma quando non c' pi un Padre, quando non si crede in Dio Padre, come possiamo essere fratelli senza questa origine in un Padre comune? Siamo dunque noi i restauratori della fratellanza umana, questo il nostro messaggio. E' anche importante che il rinnovamento carismatico porti la sua testi- monianza in tutti i campi della vita umana: umana personale, umana fami- liare, umana sociale, umana politica. Perch si dice: La gente carismatica va molto bene nella preghiera, va bene in dirczione del ciclo: ma in dirczione della terra, che cosa fa? Bisogna trasferire questa dimensione verticale nella realt di tutti i giorni, essere fratelli con i fratelli umani. Ma il primo servizio da dare al mondo e questo gli altri non lo capiscono di essere cristiano: di essere il sole della vita. Vorrei terminare dicendo che c' anche un'altra maniera di essere testi- moni di Ges Cristo: non soltanto di appoggiare tutto quello che buono nel mondo di oggi e ci sono tante e tante bellezze e ricchezze da appoggiare con tutte le nostre forze, tutto il potere della luce e del bene. Abbiamo anche un altro dovere, poich siamo nel mondo, ma non siamo del mondo e il Signore ci ha affidato una missione di contraddizione. Nella vita di un cristiano c' una dimensione contestataria contro il mondo: dobbiamo dire no a tutte le oscurit morali del mondo, a ogni dissoluzione della moralit, a tutti quei problemi dei quali si parla ogni giorno. Dobbiamo dire no, un no forte perch sappiamo che anche qui il potere delle tenebre sta lavorando. I cristiani non credono abbastanza alla realt del potere delle tenebre. Ci sono di quelli che lo vedono dappertutto, e questa un'esagerazione per un altro verso: ma dobbiamo sapere che noi combattiamo per il bene del mondo nel quale esistono anche altri poteri. Combattiamo contro l'oscurit, contro le tenebre, contro l'angoscia, contro la notte. Questo il nostro dovere, siamo testimoni di Ges perch siamo figli della Luce e in questa linea vedo il futuro del rinnovamento carismatico come un'immensa grazia per la Chiesa.
Termino dicendo: vi ringrazio per la vostra fede, per la vostra speranza, per la vostra giovent, per il vostro sorriso, per la vostra fratellanza. Grazie
Comunicazione Antonietta Vendemiati di Campobasso
TESTIMONIANZA E VITA CRISTIANA CON LE OPERE DI MISERICORDIA
La nostra vita pu qualificarsi, cristiana soltanto se ha in Cristo il fondamento, la forza, il modello. La Parola di una chiarezza solare, al riguardo: Chi rimane in me ed io in lui porta molto frutto... Siate miei imitatori... Imparate da me... Io vi ho dato l'esempio affinch come vi ho fatto io facciate anche voi . Che cosa ha fatto Ges? E' nato, vissuto, ha lavorato, ha predicato, ha sofferto, morto per la salvezza dell'uomo. Per la salvezza dell'uomo intero, per il riscatto naturale, spirituale, soprannaturale dell'uomo degradato dal peccato, dal male. La Redemptor hominis ce lo ricorda in modo sempre partecipe e commosso. Ma il Cristo, che ha vinto il peccato e pu medicare le sue conseguenze, non si accontentato di questo: nella sua infinita bont e misericordia ha voluto associare anche noi alla sua opera di salvezza. Guarite i malati, scacciate i demoni, gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date . Noi, i salvati, possiamo collaborando con lui essere strumento o occasione di salvezza. E' il dono pi grande quello che lo Spirito ci fa chiamandoci a collaborare! La riconoscenza, l'amore che noi dobbiamo a Dio creatore e redentore possiamo ricambiarlo a lui che presente nei nostri fratelli (cfr. 1 Gv 3,16-17). Lo Spirito di Ges, che si incarnato ed morto per tutti gli uomini, vive in tutti gli uomini, ma specialmente nei pi deboli e poveri (Mt 5,3-11 e 25,34-45). Ecco l'ottica nella quale dobbiamo guardare le opere di misericordia! Non si tratta di gettare a Lazzaro le briciole della mensa, ma di aprire la porta a Ges che bussa, sotto l'apparenza del fratello che ha bisogno di noi. La Chiesa ha sempre colto questa necessit della vita cristiana (AA. 8) basta ricordare soltanto alcuni dei numerosi ordini religiosi nati con lo scopo di alleviare le sofferenze di Cristo nei fratelli: Fratelli della Mercede, Fatebenefratelli, Fratelli delle Scuole Pie, ecc. A noi cristiani di oggi, quali sono le necessit che il Signore presenta tramite i fratelli sofferenti? Oggi come sempre ci sono affamati, assetati, ignudi, profughi, emigrati, apolidi, infermi, carcerati... forse pi di sempre ci sono afflitti, ignoranti, dubbiosi, peccatori a cui portare soccorso, aiuto, consolazione, luce, forza, ammonimento. Oggi abbiamo sempre offese da perdonare di cuore , sull'esempio di Cristo. Ma come farlo? Come lo ha fatto Ges: con attenzione ai bisogni, anche nascosti, con cura sollecita, amorosa, a costo di ogni sacrificio necessario. Bisogna rispettare la libert e la dignit del fratello ( il Cristo), operare con carit e giustizia, perch la carit senza giustizia una truffa fatta a Ges che Giustizia di Dio. Occorre eliminare non solo gli effetti dei bisogni, ma anche le cause (promozione umana). Il Signore ci chiede non solo il nostro denaro, ma quel che costa di pi il nostro tempo, il nostro lavoro, per sconfiggere le cause di tante sofferenze. Un interrogativo pressante ci si presenta. Non fanno questo anche i pagani? e Come facciamo noi? . Spesso i pagani operano in modo ammirevole sul piano umano, con impegno tenace, con efficacia organizzativa, con sapiente ricorso ai mezzi pi idonei allo scopo. Questo deve essere per noi una salutare lezione. Tutto quello che c' di buono nell'uomo viene da Dio, anche se l'uomo spesso non ne ha consapevolezza. Noi cristiani, rinnovati nello Spirito Santo, dobbiamo proporci di operare con alacrit, sagacia, preparazione, competenza, organizzazione, efficacia di mezzi al pari dei pagani ; ma con in pi tutta la forza e l'amore di cui Dio pu farci dono, solo che noi lo desideriamo, lo chiediamo, lo accogliamo.
Testimonianza Pierluigi Garofalo di Campobasso
COME IL CRISTIANO SI IMPEGNA NELLE OPERE DI MISERICORDIA
La sorella Antonietta ha espresso sinteticamente i motivi dell'impegno richiesto dal Signore ai credenti perch vi sia l'amore all'uomo attraverso le opere di misericordia. Il mio compito testimoniare come una comunit cristiana e precisamente come la Comunit di S. Leonardo di Campobasso, attraverso i suoi membri, compie queste opere sotto la spinta dello Spirito. Faccio rilevare che perseveranza e opere di misericordia sono impossibili senza l'azione di Dio, perch siano opere sue. Ci rendiamo conto che tutto quanto operiamo all'interno della comunit e all'esterno, verso gli altri, opera del Signore. E' lui che agisce soavemente e fortemente nei nostri cuori, rendendoci capaci proprio l dove la debolezza e l'incostanza dell'uomo potrebbero vanificare tutto. La comunit, nel giro di 12 anni e soprattutto esplicitamente negli ultimi cinque anni, rendendosi consapevole attraverso il rinnovamento dell'azione potente dello Spirito Santo, si sta impegnando sempre pi concretamente attraverso ministeri o servizi di fatto, sorti secondo l'esigenza dell'ambiente. Il 1ministero, in ordine di tempo, quello catec histico, che accoglie i ragazzi per la ricezione dell'eucaristia, la cui preparazione si attua nel corso di un anno, tre volte la settimana e vede impegnati otto catechisti e sei aiuti catechisti, per oltre ottanta bambini della parrocchia. A questo ministero si successivamente aggiunto il post-catechismo per i ragazzi che, superata l'et scolare, frequentano le medie inferiori (oltre sessanta). Questo impegno annuale di altri catechisti (due) porter, dopo l'iniziazione alla fede e alla vita di fede, i ragazzi ad un seminario e pi esplicitamente al rinnovamento. Non questo ministero un'opera di misericordia spirituale di rilevante importanza, visto che non pochi genitori molto poco fanno per la formazione cristiana dei loro figli? Non meno rilevante la sensibilizzazione dei rispettivi genitori, attraverso incontri mensili e giornate di spiritualit. In questo ministero sono impegnati 16 catechisti, per la evangelizzazione e la catechesi a favore di oltre 150 ragazzi. Un 2ministero quello dell'A.G.E.S.C.I. (Associa zione Guide e Scouts Cattolici Italiani). E' un'associazione che fa parte integrante di tutta la co- munit parrocchiale. Questo ministero ha il compito dell'educazione e della formazione cristiana della giovent dai 7 anni ai 21 anni. Quel che altres importante che alcuni membri adulti nella fede della comunit rinnovata, sono direttamente responsabili, insieme al parroco, della formazione di 130 elementi che si aggiungono ai ragazzi del catechismo e del post-catechismo. Il ministero affidato ed svolto dalla Comunit Capi-educatori, con un animatore e 11 membri. Un 3ministero che riguarda ancora l'area giovanil e il ministero per i giovani e i giovanissimi, che accoglie, prepara, introduce alla vita in Cristo, giovani dai 14 ai 21-22 anni; essi sono oltre quaranta, affidati a due animatori. Non possibile indicare i tempi e i modi di formazione, per il breve tempo che ci dato. Una cosa certa: questi giovani sono impegnatissimi durante tutto l'arco dell'anno e stanno coinvolgendo i loro genitori nella vita di fede. Ministero per il catecumenato: la comunit non ha avuto e non ha attualmente un modello, pertanto il catecumenato sorto dall'esigenza di base. Ogni ministero pu accogliere e far crescere nel suo interno membri nuovi che entrano per desiderio di compiere opere di misericordia spirituali o materiali, per necessario, lo si costatato, che questi elementi nuovi seguano un iter formativo che li introduca nella comunit con uno spirito e con dei contenuti di fondo che siano a base e a fondamento comune. Dopo i primi contatti dei nuovi con uno o pi ministeri, costoro sono invitati ed esortati a far parte del catecumenato per il periodo di un anno. Durante i diversi incontri, questi fratelli vengono iniziati all'ascolto della Parola di Dio, alla preghiera, pur partecipando alla vita della comunit, sperimentandosi nei servizi di lore gradimento. Il catecumenato ha il compito di accogliere i nuovi per favorire il loro pieno inserimento nella comunit. Dopo Pasqua prendono parte al seminario e quindi alla effusione. Terminato il seminario, ciascun membro sceglier un servizio, non secondo il proprio gusto, ma secondo il proprio carisma, aiutato dal discernimento del pastorale. Il seminario tenuto dai membri della comunit. Quest'anno i catecumeni sono 27 e tutti giovani. Un animatore e sei membri compiono questo servizio. Ministero per i battesimi. E' composto da un animatore e sei membri che preparano, attraverso incontri nelle famiglie, i genitori e gli eventuali padrini, alla comprensione del dono battesimale ricevuto e che intendono far partecipare al nuovo nato. Ministero per la confermazione. E' composto da un animatore e 6 membri che preparano, attraverso incontri settimanali per quattro mesi, due volte l'anno, i giovani e i non pi giovani alla ricezione del sacramento. Altri elementi vengono coinvolti nella vita parrocchiale della comunit. Ministero per i poveri. E' un ministero difficile e delicato. Vi operano un animatore e 16 membri. Oltre a vivere la propria vita di crescita all'interno, si interessa attivamente, nell'ambito parrocchiale ed extra parrocchiale, dei bisogni materiali e spirituali impellenti e ordinari dei singoli e delle famiglie bisognose, dei casi difficili anche sul piano morale. Alcuni membri di questo ministero fanno parte attiva del Comitato di Quartiere. Ministero pe'r i malati. E' composto da un animatore e 16 membri. Guardano ai bisogni spirituali e morali oltre che fisici dei malati, delle persone sole, delle persone anziane e collaborano con il sacerdote per la preparazione alla confessione, alla ricezione dei sacramenti e dell'eucaristia e della unzione degli infermi. Riunisce i malati durante l'anno per vivere momenti forti e per dare loro sollievo. Ministero per il matrimonio. E' costituito da un animatore e 12 membri, tra i quali un ginecologo e un medico. I membri, oltre a studiare durante l'intero anno i problemi relativi alla coppia, effettuano, da alcuni anni, due corsi di preparazione al matrimonio e un corso per l'educazione sessuale degli adolescenti, a livello cittadino, e collabora con il parroco per i contatti personali con le coppie prossime al matrimonio. Il ministero si sta avviando alla messa in opera di un consultorio privato, indispensabile nel nostro ambiente dove operano forze contrastanti. Ministero per la liturgia e il canto. Attraverso un animatore e 18 elementi giovani, cura il servizio liturgico e quello del canto durante l'anno liturgico per l'animazione della preghiera e dei ritiri. E' stata richiesta l'ordinazione in sacris di un diacono e la istituzione di due accoliti. Ministero per le comunicazioni televisive. E' un ministero sorto occa- sionalmente che per fino ad ora, affidato a due responsabili, membri della comunit, ha tenuto, con la partecipazione di molti membri della comunit e fuori dell'ambito comunitario, 25 trasmissioni televisive in materia di fede e di problemi attinenti la fede. E' un ministero accettato, accolto e in via di sviluppo, desiderato dall'ambiente molisano. E' l'unica rubrica religiosa cittadina che teletrasmessa in moltissimi paesi del Molise. Dall'Avvento alla Quaresima, dalla Pasqua alla Pentecoste svolge un compito non solo d'informazione, ma di testimonianza e di vita: sul video sono presentati la Parola di Dio, la preghiera, il canto, la testimonianza, la vita comunitaria del rinnovamento. Quasi nulla vi esprimo circa la preghiera. Si sappia per che tutta la comunit impegnata nella preghiera; oltre a quella liturgica, vi quella comunitaria del sabato sera, in chiesa, aperta a tutti. Inoltre ogni ministero si ritrova una volta la settimana per pregare e guardare ai bisogni delle persone, dentro e fuori la comunit. Ministero pastorale. E' il ministero alla base di tutta la comunit. E' stato costituito la seconda volta, nel giro di cinque anni, per elezione durante un ritiro di quattro giorni. Risulta composto dal parroco, da sei membri eletti e da un membro scelto in seno all'AGESCI. Questo ministero prega, studia, coordina, accoglie le proposte dei singoli e dei ministeri; verifica quindicinalmente, attraverso l'assemblea, gli impegni assunti e il modo di attuarli; attua un ritiro mensile di un giorno per tutti; vigila e sostiene la preghiera comunitaria. Si incontra assiduamente una volta la settimana per alcune ore per la preghiera, lo studio e i problemi comunitari. Si ritrova ancora periodicamente con gli animatori dei singoli ministeri. Questa la nostra testimonianza concreta di vita d'impegno che il Signore e noi compiamo nell'arco della nostra vita annuale. Non sto a indicare le chiamate verso gruppi, piccole comunit anche fuori diocesi e fuori del Molise; come neppure sto ad indicare la presenza che la comunit ha nei confronti delle iniziative diocesane: i membri del rinnovamento della comunit sono presenti ed attivi, perch aperti alle istanze religiose, sociali e culturali dell'ambiente. Nessuno pensi ad efficientismo: il nostro un lavoro molte volte nascosto, altre volte meno, ma comunque attuato attraverso difficolt personali e di ministero che mettono ancor pi in luce la nostra povert e l'abbondanza della grazia di Dio effusa in tutti per mezzo dello Spirito Santo.
Testimonianza Gabriele de Andreis di Sanremo
EVANGELIZZAZIONE MEDIANTE RADIO E TV
Ges ha detto: Quello che vi dico all'orecchio predicatelo sui tetti . Se guardiamo i tetti delle nostre citt vediamo una fitta siepe di antenne della televisione: oggi predicare sui tetti si realizza in modo concreto ed efficace mediante le trasmissioni radio e televisive che ci permettono di raggiungere le persone nell'intimit della loro casa, in maniera spesso inaspettata. Ci che viene comunicato attraverso lo schermo televisivo ha una sua autorevolezza, una sua forza di penetrazione che favoriscono l'ascolto e l'accoglienza. Oggi stanno nascendo numerose emittenti televisive private che sono molto seguite a livello locale: perch non darsi da fare per inserire nei loro programmi, spesso insulsi o pagani, un messaggio religioso? La mia esperienza pu forse incoraggiare qualcuno a mettersi a servizio del Signore in questo nuovo campo per portare la sua parola soprattutto ai lontani, a quelli che non ci pensano. Veramente non ho iniziato occupandomi della TV ma della radio. Avevo dei programmi radiofonici molto belli preparati dall'Associazione la Risposta , un'organizzazione interconfessionale carismatica che ha il suo centro propulsore a Friburgo e la sede italiana a Torino. Il mio desiderio era quello di far trasmettere questi programmi da qualche radio privata. Sono programmi che contengono insegnamenti di laici e sacerdoti del rinnovamento nello Spirito, testimonianze, canti, brani biblici e quindi sono un potente mezzo per diffondere il vangelo e il rinnovamento nello Spirito. Ma tutti i miei sforzi risultavano vani. Niente da fare: le porte che speravo di trovare aperte si chiudevano. Ma se il Signore permette che si chiudano le porte solo per metterci alla prova e per confidare maggiormente in lui. Le porte si sono chiuse e il Signore ha aperto un portone. Un giorno mi telefona un sacerdote, mio amico, che conosceva il mio desiderio di diffondere delle trasmissioni religiose e mi fa questa proposta: Gabriele, ti va di andare in televisione a parlare di Ges? Rimasi senza fiato: non mi aspettavo tanto, la cosa era impegnativa e anche difficile e inoltre richiedeva un impegno in prima persona. Ma con il Signore si pu anche essere un po' incoscienti e cos accettai. Preparammo un programma e andammo a parlare al presidente di Telesanremo, un'emittente privata che serve tutta la Riviera dei Fiori. Alcuni giorni dopo eravamo gi in trasmissione perch il nostro programma era gi stato annunciato. Sulle prime un po' di emozione, ma a poco a poco sia io che il mio amico sacerdote, don Giacomo, siamo riusciti a diventare televisivi . Come si svolgono le nostre trasmissioni? Abbiamo circa mezz'ora a disposizione per parlare di quello che vogliamo. La nostra preoccupazione sono soprattutto i lontani. Ci rivolgiamo a loro in forma molto semplice partendo dai fatti della vita, dai problemi, dai valori umani per poi vedere che cosa dice la Parola del Signore. I temi delle nostre conversazioni sono la sete di verit, la creazione, l'amore, la luce, il valore della Scrittura... Tutto diventa uno spunto per scoprire come la pensa il Signore e che cosa dice nella Bibbia. Sappiamo che la trasmissione assai ascoltata. Molte persone, tra quelle che conosciamo, ci fermano per la strada per dirci che ci vedono in televi- sione; i nostri amici: Ieri ti ho visto!; i nostri colleghi. Spesso si ha l'occasione per intrattenersi con queste persone su quello che hanno ascol- tato. In tutti i casi rimane una testimonianza, uno spiraglio di luce che sicu- ramente da i suoi frutti, anche se molto difficile vederli. Dopo che si aperto il portone si sono aperte anche le porticine. Un mio collega che collabora a una radio privata, al quale mi ero rivolto quando cercavo di piazzare i miei programmi mi dice un giorno: Li hai sempre quei programmi per la radio? Perch sai, ora da noi trasmettono i Testimoni di Geova, sarebbe importante che ci fosse anche qualcosa di cattolico . Dopo questa radio, un'altra emittente di San Remo ha accolto le nostre trasmissioni radiofoniche. Ecco un modo semplice di predicare il vangelo sui tetti! Al Signore la lode e la gloria! Alleluja!
Comunicazione Tarcisio Mezzetti di Perugia
TESTIMONIANZA E EVANGELIZZAZIONE
Luca, alla fine del suo Vangelo, riporta come, prima di ascendere al cielo, Ges raccomandasse ai suoi discepoli che per suo incarico ora deve essere portato a tutti i popoli l'invito a cambiare vita e a ricevere il perdono dei peccati . Voi sarete testimoni di tutto ci cominciando da Gerusalemme. Perci io mander su di voi lo Spirito Santo che Dio, mio Padre, ha promesso. Voi per restate nella citt di Gerusalemme fino a quando Dio vi riempir con la sua forza (Le 24,46-49). Le comunit Magnificat di Perugia hanno sentito molto profondamente questo comando di Ges: portare l'annuncio del Vangelo della pace al mondo inquieto che ci circonda. Questa comunicazione in breve la storia della nostra risposta.
Fin dall'inizio, direi dal nostro primo incontro, il desiderio di tutti era di mettersi al servizio della Chiesa per annunciare il regno di Dio, perch sentivamo come s. Paolo che l'amore di Cristo ci spinge (2 Cor 5,14). Sentivamo l'intensit del richiamo d'amore di Ges per tutti coloro che sono ancora sordi alla sua parola ma nondimeno cari al suo cuore. Le domande che ci nascevano dentro erano le stesse di Paolo: Ma come potranno invocare il nome del Signore se non hanno creduto? E come potranno credere in lui se non ne hanno sentito parlare? E come ne sentiranno parlare se nessuno l'annunzia? E chi l'annunzia se nessuno inviato a questo scopo? (Rm 10,14-15). Cercavamo un'area specifica e la trovammo. Perugia una citt universitaria con decine di migliaia di studenti italiani e stranieri. Questa folla di giovani ci apparve subito come una folla di diseredati, di poveri alla ricerca di qualche valore da possedere, di affamati di speranza. Eravamo agli inizi, e pochi, ma avevamo il senso che quando Ges ci aveva indicato il nome della comunit, ci avesse dato insieme con il nome anche un programma: fare come Maria, che appena ricevette Ges, in fretta si mise in viaggio per portarlo ad Elisabetta che attendeva Giovanni. Eravamo esortati a superare le ultime esitazioni dal pensiero del Concilio che, preoccupato per i gravissimi errori, che cercano di abbattere dalle fondamenta la religione, l'ordine morale e la stessa societ umana... esorta vivamente tutti i laici perch secondo la misura dei loro talenti... . adempiano con diligenza anche maggiore la parte loro spettante (AA Gap 6). Cominciammo ad avvicinare gli studenti dove capitava, nelle aule, nei dormitori, per strada e parlavamo di Ges. Ogni pretesto era buono. Per esempio, io porto una croce di legno al collo e spesso alla fine della lezione, o per strada, qualcuno mi fermava: Professore, perch porta quella croce? E parlavamo di Ges. Era Ges stesso che ce li mandava. Era una festa! L'interesse si leggeva nei loro occhi. Si rinnovava il fenomeno della Pentecoste. C'era naturalmente chi diceva ironico: Sono completamente ubriachi (At 2,13) ma c'era anche chi chiedeva, Fratelli, che dobbiamo fare? (At 2,37).
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II contatto continuava in parrocchia il gioved sera, quando ci incontravamo a leggere e commentare il Vangelo. Abbiamo visto cose meravigliose. Giovani che a vent'anni non avevano fatto la prima comunione, che dicevano di rifiutare la Chiesa, che si vantavano di essere atei, incontravano invece Ges e si fermavano affascinati. Molti di questi oggi sono fratelli di comunit, alcuni sono diventati perfino catechisti. Che fosse Ges a guidare le cose ne avemmo la prova quando, dopo il primo anno di incontri per la lettura del Vangelo, all'inizio del nuovo anno accademico, per difficolt sopravvenute, non sapevamo se ricominciare, anzi, esitavamo. Una mattina, pregando ai piedi del letto, misi un vello davanti al Signore ; e chiesi un segno chiaro e definito; poi andai al lavoro all'Universit. All'una una fila ininterrotta di 35 studenti era passata per il mio studio chiedendomi quando avremmo ricominciato. Ges aveva risposto.
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Intanto la comunit si organizzava meglio. Si sono formati gruppi di giovani fratelli che andavano nei pensionati maschili e femminili a parlare di Dio e della loro esperienza; riuscivano persino a raccogliere tutti nella preghiera di lode intorno a Ges. Studenti liceali e universitari, insieme a giovani operai hanno cos portato una testimonianza di vita cristiana, di convinzione interiore, di ortodossia, di amore per la Chiesa, che spesso ha lasciato sconcertato chi si sentiva a posto con Dio .
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Nel frattempo sorgevano varie comunit Magnificat in altre parrocchie. Questa era infatti la linea unanimemente voluta e perseguita dalla prima comunit: essere chiesa nella Chiesa, combattendo tutte le tentazioni di isolamento o di litismo, coscienti che queste nascondono sempre la paura o la superbia. Si apriva cos un nuovo campo d'azione. Il Signore ci chiamava a lavorare nelle parrocchie. E' stato bellissimo rispondergli ancora di s. In parrocchia non si pu salire su un piedistallo come cristiani di serie A, ma non si pu nemmeno nasconderei agli occhi della gente o mimetizzarci: siamo costretti ad uscire allo scoperto e parlare. Bisogna prendere coscienza di quanto dice sull'apostolato dei laici il decreto conciliare Apostolicam Actuositatem al Cap. 6 ... tale apostolato non consiste soltanto nella testimonianza della vita; il vero apostolo cerca le occasioni per annunciare Cristo con la parola sia a 'non credenti per condurli alla fede, sia ai fedeli per istruirli, confermarli e indurii a una vita pi fervente... e nel cuore di tutti devono echeggiare le parole dell'Apostolo: Guai a me se non annunciassi il Vangelo (1 Cor 9,16) . Le comunit parrocchiali strette intorno ai parroci sono ben presto diventate il centro attivo e dinamico di tutta la vita parrocchiale. Sono le comunit Magnificat che nelle parrocchie hanno assunto l'impegno pi consistente nel fare il catechismo ai bambini, nella preparazione delle prime comunioni, nella vendita della stampa cattolica, nella preparazione della liturgia. Nella variet delle comunit sorta la variet delle iniziative. I ragazzi della comunit animano stabilmente con i canti le principali messe domenicali nelle singole parrocchie. Dove c' la comunit, la maggioranza dei ministri straordinari dell'Eucaristia sono membri della comunit; questo ha aperto la strada alla formazione dei ministeri comunitari per la visita agli ammalati, per la cura degli anziani soli, per l'assistenza agli handicappati. Letture della Passione di Cristo, brani scritturali e salmi sono stati messi insieme dalle comunit per bellissime Via Crucis all'aperto che hanno radunato nelle strade migliaia di persone pensose e commosse dalla ricchezza e intensit della Scrittura. Coppie delle comunit sono chiamate in vari luoghi non solo a testimoniare la loro vita di coniugi cristiani ma anche a tenere corsi di preparazione al matrimonio per fidanzati. Abbiamo tenuto come comunit Missioni quaresimali per preparare i fedeli ad una Pasqua pi sentita. Queste ultime esperienze sono state le pi impegnative e toccanti. Il celebrante dopo una breve omelia introduceva un membro laico della comunit che parlava della sua esperienza con Ges, dell'amore di Ges e della necessit di sorgere dai morti per farsi illuminare da Ges. Possiamo testimoniare di aver visto con i nostri occhi la potenza di Dio. Abbiamo visto le conversioni, abbiamo visto sotto il soffio vivificante dello Spirito le parrocchie ravvivarsi. Abbiamo visto sacerdoti un po' spenti da lunghi anni di fatica solitria riprendere coraggio per la vicinanza, l'entusiasmo ed il sostegno delle nascenti comunit.
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Grazie a Dio abbiamo per anche le nostre piccole persecuzioni; un laico che parla dal pulpito o che s'impegna a voler vivere quel comando di Ges: Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura (Me 16,15) pu venire accusato facilmente di fanatismo. L'annuncio fatto con chiarezza e convinzione, talvolta, a qualcuno non piace. Lunghi anni di parole sussurrate all'orecchio per non farsi sentire dagli altri hanno lasciato il segno. Ges ha detto: Gridatelo dai tetti (Mt 10,27) e san Paolo raccomanda a Timoteo: Annuncia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e inopportuna (2 Tim 4,2). Cos abbiamo fatto.
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Queste attivit di apostolato hanno prodotto tra le comunit l'aggre- gamento del ministero della parola per sostenere in modo armonico tutte le comunit, soprattutto le pi giovani. Cos ora il ministero comune della parola elabora insegnamenti e catechesi che il corpo dei catechisti porta settimanalmente nelle varie comunit per un arricchimento continuo dei fratelli e per poter raggiungere la catechesi permanente di tutti. In tal modo il ministero della parola prepara i catechisti anche a compiti pi impegnativi, quali quello di affiancare il ministero dell'animazione della preghiera, nel fondare nuove comunit e nel sostenerle durante il periodo iniziale.
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Tutto questo, nei fratelli pi impegnati, insieme con un crescente fervore ed una preghiera personale pi intensa per chiedere aiuto a Ges, ha fatto sorgere una sete per imparare di pi e rafforzarsi nella conoscenza. Allora le comunit Magnificat di Perugia, fra loro riunite, si sono fatte promotrici e organizzatrici di una scuola di teologia, aperta a tutti e ben frequentata che stata consegnata all'arcivescovo per divenire una scuola diocesana di teologia al servizio di tutta la diocesi.
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Tutto lo sforzo di crescita personale e di apostolato ha prodotto tra noi una crescita d'amore comunitario sempre pi grande specialmente nei cenacoli familiari che ci lega sempre di pi; Ges cresce nella comunit e questa, con lui sempre pi visibile, diventa pi credibile. Che siano anch'essi una sola cosa in noi affinch il mondo creda (Gv 17,21). Le gioie di queste esperienze ci hanno fatto riflettere sulle nostre paure iniziali e sulle esitazioni di quei fratelli che non vorrebbero mai uscire dal cenacolo. Al Convegno Internazionale di Roma nel 1975 fu fatta questa profezia: Sta per venire un tempo di buio per il mondo, ma di gloria per la mia Chiesa e per il mio popolo. Io effonder su di voi tutti i doni del mio Spirito. Vi preparer... per un tempo di evangelizzazione che il mondo non ha mai visto... . Vieni Ges! Maran ath!
Testimonianza Laura Amerio di Bari
ALLA SCOPERTA DEL VERO AMORE: ESPERIENZA CON PROSTITUTE
Quando il Signore vuole creare una realt la crea anche se noi non vogliamo, e infatti il servizio di cui vi parler brevemente nato si pu dire per caso: anzi, non lo abbiamo voluto, non lo abbiamo cercato, non abbiamo mai pensato Cosa possiamo fare, come possiamo impegnarci? , semplicemente, ci siamo trovati davanti a un gruppo di ragazze piuttosto difficili. E' stato chiaro che non potevamo continuare a riunirci in chiesa a lodare il Signore dimenticandoci di loro, e cos alcune di noi hanno assunto questo ministero, un vero e proprio ministero che svolgiamo a nome del gruppo. Le ragazze, in realt, non sono tutte prostitute, in quanto vengono da altre espreienze anch'esse difficili; due o tre effettivamente sono ancora prostitute, altre hanno esercitato la prostituzione in passato, altre ancora vengono dal mondo della droga, vengono da orfanotrofi, ragazze scappate di casa, ragazze rifiutate dai genitori. Ecco, la cosa che veramente le accomuna tutte la mancanza di una famiglia. Attualmente vivono in un centro assistenziale, una piccola istituzione con alcune assistenti; non sono molte, le ragazze, sono dieci, dodici in tutto, di et compresa tra i 14-15 anni fin verso i 21. Ecco, questa , pi o meno, la realt in cui noi operiamo: adesso viene la parte pi difficile: che cosa facciamo, noi. A me viene fatto di dirvi: noi non facciamo niente; perch, in fondo, vero, noi non facciamo niente. Siamo in tre, altre sorelle del gruppo di tanto in tanto ci accompagnano e qualche volta, parlando tra di noi, ci chiediamo che cosa facciamo, e ci rendiamo conto che il Signore ci usa anche nella nostra povert: perch quello che noi vediamo soprattutto una grande povert, una grande debolezza da parte nostra. In realt, noi non andiamo l per salvare, non andiamo l per redimere, perch noi non possiamo salvare nessuno, noi non possiamo redimere nessuno. E' il Signore che salva, il Signore che redime. Noi andiamo l per stare semplicemente insieme con queste ragazze, nient'altro. Cos, ci viene spesso in mente quella parola del vangelo in cui si dice che Maria stava ai piedi della croce di Cristo. Ecco, forse il nostro ministero proprio soltanto questo, perch in fondo anche tutte queste realt di sofferenza sono realt di croce. Qualche volta piuttosto difficile riconoscere una croce, quando si manifesta con aspetti piuttosto provocatori, certe volte, direi, male; ecco, si presenta in maniera disumanizzata, in maniera caotica, disarmonica, tanto che impossibile o, almeno, difficile riconoscere Cristo sofferente in certi volti. Per sofferenza anche questa, anzi forse la sofferenza pi forte, la sofferenza dell'emarginato, di chi non ha nessuno. E quindi ecco, significa cercare di stare veramente ai piedi della croce di Cristo cos come ci stava Maria, con gli atteggiamenti che aveva Maria. In fondo, che cosa potremmo fare noi se non dare innanzi tutto il senso di una presenza a queste persone? Ci siamo pi volte poste il problema: dobbiamo andare l e fare una catechesi? Cio cominciare a leggere la "Parola e poi commentarla? Non sarebbe piuttosto un qualcosa di astratto, di teorico? E' giusto dire Dio ti ama a una persona che non amata da nessuno? Non dobbiamo essere noi i primi, le prime ad amarla? E allora, ecco, abbiamo pensato, e pensiamo, di partire dalla realt umana, di dare innanzi tutto il senso di una presenza umana: perch questa la cosa principale, far sentire che c' una possibilit di amore per tutti quanti. A questo punto, poi, quando si instaurata questa amicizia, questa realt, si pu anche introdurre il terzo, Cristo, che la persona pi importante e che deve diventare la persona pi importante. Per, l'amore divino lo si pu vedere soltanto attraverso l'amore umano, l'amore non si pu insegnare, vero?, l'amore si vive insieme e basta. Ecco, un'altra cosa che sentiamo molto che in questo viviamo anche un po' quella che stata l'esperienza di Maria ai piedi della croce. Viviamo infatti in mezzo alla confusione, posso dirvi che in quegli ambienti abbiamo incontrato veramente il male, il male nella sua realt, il male che attira le persone; e cos, di fronte a certe cose, a certe manifestazioni, ci si chiede veramente se non c' una Presenza, un Qualcuno che cerca di spingere queste ragazze fuori della strada che loro stesse, e questo molto importante, sentono come strada giusta. Perch loro stesse si rendono conto che la loro una vita priva di armonia e che non possono continuare a vivere cos: per c' una forza potente che le tira dall'altra parte. E che cosa faceva Maria davanti alla croce, quando non si capiva pi niente, quando c'era confusione, quando non si capiva pi se il Cristo era trionfatore o sconfitto, quando si vedeva solo un pover'uomo morto, fallito, umanamente fallito e basta... che cosa faceva Maria? Ecco, lei stava l, rimaneva l, e basta: non si confondeva. E questo quello che dobbiamo fare anche noi, non lasciarci confondere. Un'altra cosa che sento di dover dire questa: Maria ai piedi della croce era una preghiera, e. anche noi sentiamo di poter fare solo questo. In fondo, che cosa abbiamo fatto e che cosa possiamo fare? Se si tratta di trovare un lavoro, possiamo farlo, e in alcuni casi abbiamo tentato di farlo; oppure, ecco, ad esempio, una ragazza ha avuto un bambino e devo dire che tutto il gruppo si impegnato per preparare il corredino a questo bambino. Opere in questo senso se ne possono fare, per risultano veramente poca, piccolissima cosa, perch ci rendiamo conto di quanto grande sia il nostro limite di fronte alla realt attuale di queste persone senza una famiglia alle spalle, senza una realt solida alle spalle. E allora sentiamo veramente che il nostro compito principale quello di pregare; di andar l e pregare con loro, quando possibile, e pregare anche dopo, per conto nostro, pregare sempre, in continuazione, offrirle in continuazione al Signore. Ecco, certe volte assorbire in noi tutte le cose che ci vengono dette, raccontate, confidate, in quanto si creato ormai un clima di amicizia, di confidenza. Allora, prendere su di noi queste cose e offrirle al Signore: ed veramente lui che fa. E voglio chiudere proprio con un episodio che successo, per dimostrarvi come il Signore agisce al di l di tutto, al di l anche della nostra piccolezza, della nostra povert. E' la storia di una ragazza che viveva lontana dalla famiglia in quanto era stata cacciata di casa. I genitori non volevano pi saperne di lei, e nemmeno il bambino, che questa ragazza ha avuto a un certo punto, riuscito ad avvicinarla un poco ai genitori. Le assistenti sociali avevano provato in tutti i modi, erano andate a parlare alla famiglia, ma la famiglia aveva sempre rifiutato questa ragazza, non ne voleva pi sapere. Noi sentivamo di dover fare qualcosa, per non sapevamo che, e allora abbiamo pregato, abbiamo pregato molto per lei. Poi, una mattina, una sorella che viene con noi ha avuto questa idea: Adesso basta di pregare; abbiamo pregato, adesso il momento di fare, di fare qualcosa. Senza perder troppo tempo, ha preso la macchina e andata a casa di questa ragazza. I genitori non l'hanno nemmeno fatta entrare l'hanno tenuta sulla porta e lei, credo con molto calore, (io non ero presente, comunque ne sono sicura), con molto calore, con molto entusiasmo ha parlato; ha detto la prima cosa che lo Spirito le suggeriva in quel momento, che era responsabilit dei genitori curarsi di una figlia per di pi minorenne... e basta, credo non abbia detto altro. L per l, in quel momento, non successo niente, per la sera stessa i genitori sono andati a trovare la ragazza, e dopo qualche giorno la ragazza era a casa. E adesso ci sta con il bambino e, per giunta, con il marito; quindi la famiglia aumentata'di tre persone, non di una sola! Ecco che cosa abbiamo fatto noi: chiaramente niente, non son state delle povere parole umane a cambiare la situazione: ma io credo veramente alla potenza della preghiera nostra e della preghiera di tutti i fratelli che ci sostengono. Alleluja!
Comunicazione Padre Francesco Caniato, S.J. di Roma
TESTIMONIANZA DELLA VITA CONSACRATA
Sono stato chiamato a parlarvi della vita consacrata, la vita consacrata di quei fratelli e sorelle che si sono offerti al Signore con una speciale consacrazione. In questa comunicazione mi riferisco in particolare a coloro che noi chiamiamo religiosi, religiose, laici appartenenti ai cosiddetti Istituti secolari, missionari. Sono stato chiamato a parlare di quelli di loro che si sono aperti al rinnovamento nello Spirito per una sua nuova effusione. Voi volete sapere che cosa cambiato nella loro vita dopo il battesimo nello Spirito; volete vedere che cosa testimoniano e manifestano questi nostri fratelli e sorelle rinnovati dallo Spirito. Vorrei portarli qui tutti e lasciare che essi stessi vi parlino per primi. E' impossibile. Le loro testimonianze voi gi le conoscete e sempre pi diffusamente appaiono sulle riviste del rinnovamento nello Spirito. Questo coro di voci ci dice che i nostri fratelli e sorelle consacrati al Signore negli Istituti religiosi e secolari testimoniano prima di tutto se stessi, quello che sono chiamati dal Signore ad essere. Lo Spirito Santo, effondendosi in loro, non li ha fuorviati ma rinnovati proprio nella loro vita di consacrati, potenziando i carismi propri della loro vocazione. Tutta la loro vocazione un insieme di carismi e doni dello Spirito ma erano come sotterrati, lo Spirito Santo li ha ridestati, chiamati fuori dai sepolcri, ravvivati. Sappiamo per che la testimonianza luminosa del rinnovamento spirituale operato nel loro cuore spesso non compresa e incontra freddezza, derisione, rifiuto, proibizioni. Queste incomprensioni, questi ostacoli non rivelano forse quanto sia debole ancora nei direttori spirituali e nei consacrati il dono del discernimento spirituale? Questi fratelli e sorelle aprendosi al rinnovamento nello Spirito non hanno tradito la loro vocazione, non hanno cambiato la spiritualit propria del loro Istituto, non hanno abbandonato le loro comunit, non hanno trascurato l'osservanza dei loro voti e regole, non hanno tralasciato di pregare e operare secondo la loro vocazione, tutt'altro. Il rinnovamento nello Spirito non per loro un altro Istituto accanto al proprio, perch il rinnovamento una corrente di grazia, non un Istituto. E' un supplemento di animazione spirituale ai cristiani di oggi senza sostituire o soppiantare nulla di quello che appartiene alla Chiesa, famiglie, parrocchie, Istituti religiosi e secolari. I fratelli nel rinnovamento non formano con essi una nuova comunit in conflitto con quella del loro Istituto, perch con questi si aprono semplicemente a una preghiera dentro la quale lo Spirito libera in loro nuove forze, doni che li spingono all'edificazione delle comunit, dei loro Istituti, non al di fuori ma prima di tutto al di dentro di essi. Col loro rinnovamento spirituale, questi nostri fratelli e sorelle consacrati si sono aperti non a una nuova spiritualit diversa da quella del proprio Istituto, ma allo Spirito che suscita e rinnova ogni spiritualit. Cos le domenicane si sentono pi domenicane, le francescane pi francescane, le benedettine pi benedettine, i sale-siani pi salesiani. La vita consacrata, infatti, un donoe carisma dello Spirito e lo Spirito quando rinnova non annulla le diverse vocazioni che sono l'opera sua, ma le svecchia e rinvigorisce. E' tempo allora di lodare il Signore perch gi vediamo i frutti della testimonianza di vita rinnovata di tanti fratelli e sorelle consacrati. Li possiamo cogliere nei diversi livelli della loro vita. A livello personale, l'effusione dello Spirito fa grazia della seconda conversione ai fratelli e sorelle consacrati che l-'hanno ricevuta. La seconda conversione un nuovo slancio di donazione totale a Ges loro Signore, nel rinnegamento di se stessi e nella generosa sequela di lui secondo il carisma della propria vocazione. A livello comunitario, l'effusione dello Spirito fa dono del cuore nuovo che la condizione fondamentale nei singoli consacrati per costruire la comunit .nuova. Comunit nuova perch animata dalla legge nuova dello Spirito scritta nei cuori e che da forza e vita alla legge scritta nella regola. Comunit di tede e di amore perch avida del nutrimento delle Scritture e di Ges Eucaristia. Comunit di contemplazione, adorazione e lode di Ges. Signore, servito prima di tutto e di tutti gli altri. Comunit di servizi e ministeri che dalla concentrazione sui difetti dei fratelli passa all'interessamento e riconoscimento dei carismi di ciascuno. Comunit di comunicazione e correzione fraterna per il comune perfezionamento. Comunit di guarigione che, dalla critica e sopportazione e rifiuto reciproco, passa a pregare su ciascuno, per la guarigione interiore del loro cuore e del loro corpo. Comunit di discernimento, dove le scelte importanti vengono prese non nella discussione, ma nella preghiera docile allo Spirito. Comunit di gioiosa testimonianza che l'osservanza dei voti non un peso, ma un dono e forza dello Spirito. Finalmente, a livello di governo, l'effusione dello Spirito rinnova nei superiori e loro consiglieri i mezzi evangelici del governo. Sono prima di tutto frutto dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bont, fedelt, mitezza, dominio di s; poi, il dono di discerni- mento, di profezia, di sapienza e di animazione della preghiera comunitaria. Appare allora come la testimonianza della vita rinnovata dei nostri fratelli e sorelle consacrati indirizzata soprattutto ai loro Istituti, alle loro comunit, ai loro superiori, alle loro consorelle e confratelli, per indicar loro che il desiderato rinnovamento della vita consacrata non passa attraverso il volontarismo, le programmazioni, i congressi, i diplomi, ma opera prima di tutto dell'effusione dello Spirito e dei suoi doni, incominciando subito dal noviziato. Solo cos riavremo numerose vocazioni perch, come dice Karl Rahner, quanto pi apparir l'elemento carismatico proprio di un ordine religioso, tanto pi attirer i giovani . Cuore nuovo anche il titolo di un notiziario che ha lo scopo di aiutare gli Istituti e le persone consacrate ad aprirsi all'effusione dello Spirito per rinnovare i carismi della loro vocazione. I consacrati qui presenti che desiderano riceverlo diano in segreteria il loro indirizzo. Qui intan|o lodiamo di cuore il Signore, luce pasquale, che nella penembra della vita consacrata sta oggi accendendo. tante luci nuove. Lode al Signore!
Testimonianza Monastero di Benedettine di Bastia
LO SPIRITO PORTA VERSO UNA CONSACRAZIONE TOTALE
p. Mario Panciera:
Ora sentiamo che cosa il Signore pu fare, vuoi fare all'interno 'un, convento, addirittura di un monastero, un monastero di benedettine. Qui doveva esserci una madre abbadessa: purtroppo non c' perch in comunit ci sono state delle malattie che le hanno impedito di venire. Ha mandato la sua relazione scritta che ora madre Lea ci far ascoltare.
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E sempre vero il fatto che per dire con calore una cosa bisogna averla vissuta di persona, io invece posso solo leggere quello che altri hanno sperimentato. Nel nome del Signore, con il suo aiuto e a gloria sua, diamo lettura della relazione mandata da questa madre abbadessa.
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La prima caratteristica della nostra esperienza stata l'unanimit. Abbiamo ricevuto la preghiera di effusione tutte insieme dopo una lunga riflessione e preparazione e quando ciascuna era personalmente convinta del passo che stava per compiere. Abbiamo avuto anche il consenso dei nostri superiori, miracolo di Dio, soprattutto del nostro vescovo, che ci segue con particolare affetto e questo stato per noi molto bello: il Signore ci ha voluto confermare attraverso chi lo rappresenta che veramente iniziavamo il cammino nella sua volont.
La seconda caratteristica mi pare sia quella della continuit. Non abbiamo sentito questo ingresso nel rinnovamento come una rottura, ma piuttosto come una risposta a un bisogno di rinnovamento e approfondimento della nostra vita monastica che lo Spirito Santo aveva gi suscitato nei nostri cuori. Ecco, alle, sorelle religiose qui presenti io vorrei dire questo perch lo portassero anche alla loro comunit. Questo quello che il rinnovamento deve dare ad ogni religiosa: vivere in profondit, con pi amore, con pi slancio, con pi dedizione, la vita consacrata e il carisma del proprio Istituto. Quali sono le linee della spiritualit benedettina che sono state rafforzate, vivificate dalla partecipazione al rinnovamento nello Spirito? Fin dai primi tempi c' stata una riscoperta della parola di Dio; innanzi tutto, quella che ci viene offerta con tanta abbondanza dalla liturgia, come sorgente e punto di riferimento della vita personale e comunitaria: la necessit di formarsi una mentalit veramente evangelica di vedere le cose, le persone, gli avvenimenti come li vede Dio. Poi, il senso della comunit come famiglia, un cuor solo e un'anima sola degli Atti degli apostoli, che significa dialogo, cercare insieme la volont di Dio, crescere insieme. Non una realizzazione facile e immediata e abbiamo potuto costatare quanta ragione ha il nostro padre san Benedetto nel dirci che alla carit perfetta non si giunge che per la ripida e faticosa scala dell'umilt. Sincerit con se stessi e con gli altri, capacit di silenzio e di ascolto, rinnegamento dei propri gusti e della propria volont, per aprirci alla pienezza della vita e dell'amore di Dio. Tipicamente benedettino pure il senso dell'ospitalit. Il rinnovamento ci ha reso ancora pi sensibili a questa apertura verso gli altri: chi viene si sente accolto da tutta la famiglia con spontanea cordialit e ne riporta un'impressione profonda. E siamo in un monastero di clausura! Un'altra apertura che sentiamo molto quella verso le nostre consorelle e i nostri confratelli benedettini. Fino a pochi anni fa, ogni monastero era un'isola, anche nell'ambito dello stesso ordine. Ora scopriamo che cono- scersi un arricchimento reciproco, che ci si pu aiutare in tanti modi, anche con una parola di comprensione, di affetto, di incoraggiamento: e vuoi dir tanto per certe piccole comunit non sentirsi pi sole, abbandonate, e che il vero amore ingegnoso nel trovare quello che pu giovare all'altro. Consideriamo una grande grazia del Signore che lui stesso ci ha fatto, a me e alla mia comunit, quella di sentirci veramente nel cuore della diocesi della nostra parrocchia. Accennavo prima al nostro filiale rapporto con il vescovo, ora lo Spirito Santo sembra voler farci comprendere sempre pi che dobbiamo far nostri i problemi di questa nostra chiesa locale; come alla no- stra preghiera e all'offerta di tutta la nostra vita sia legato l'estendersi del regno di Dio, qui come in ogni altra parte del mondo. E qualche volta sembra affidarci il compito di diffondere intorno a noi, anche con la parola e i contatti personali, unit, amicizia, collaborazione. Per concludere vorrei parlarvi di alcune realt che sento profondamente e sono per me causa di grande gioia. Non solo per ogni persona, ma anche per ogni comunit il Signore ha un suo specifico piano. Ecco, per tutte le nostre comunit il Signore ha uno specifico piano d'amore, tocca a noi, sorelle, a noi, con l'aiuto di tutti questi fratelli presenti, cercare questo specifico piano d'amore. Ma per entrare in questo piano bisogna accettare tutta la realt, o meglio, amarla. In ogni situazione in cui mi trovo e trovo le persone della mia comunit o delle comunit vicine, devo scoprire Dio amando il dono di Dio nella presenza degli altri, che spesso nascosta ai loro occhi, e con questo farla conoscere, uscire e rivelarla agli altri. Soprattutto, lo Spirito Santo presente nella Chiesa, nei vescovi, nei sacerdoti. Mi pare che il nostro amore, la nostra devozione filiale, devono aiutare anche loro a scoprirlo sempre di pi. Accettare e amare tutti significa partecipare alla sofferenza redentrice di Ges per le mancanze nostre e degli altri. Lo Spirito Santo ci porta a comprendere sempre pi profondamente il senso della Croce: ogni nostra difficolt, fatica, sofferenza della vita di ogni giorno diventa un'assimilazione sempre pi piena a Ges, un atto di amore e quindi di gioia. Ricordo un anno fa, quando una nostra consorella anziana perdette quasi improvvisamente la vista: ci riunimmo a pregare per lei e su di lei e chiedemmo, certo, anche la grazia della guarigione, ma in fondo al cuore sentimmo che Ges ci chiedeva di accettare il calice insieme con lei; cos, ogni giorno le diamo la mano e riprendiamo insieme il cammino con una serenit e una gioia sempre pi grandi.
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Lodiamo il Signore per questa relazione, lodiamolo e ringraziamelo di cuore e diciamo a tutte le religiose e portiamo questa voce a tutte le comunit nostre che se questa esperienza del rinnovamento facesse assaporare a tutti i membri di tutte le nostre comunit quanto ha fatto assaporare ai membri di questa comunit benedettina, non avremmo mente a temere dal rinnovamento ma tutto a sperare: l'unit, l'amore, il gusto della Parola di Dio, lo spirito di accoglienza e la gioia nella sofferenza. Alleluia
Testimonianza Comunit di Bolognano dArco
OGGI IL SIGNORE RIPETE: VIENI E SEGUIMI
p. Mario Panciera:
Ora ascoltiamo la testimonianza della Comunit di Bolognano d'Arco, dono particolare dello Spirito al rinnovamento in Italia. La testimonianza viene data da don Renato Tisot e dalla sorella Kay, le cui parole essendo ella americana e non parlando bene l'italiano verranno tradotte.
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don Renato Tisot
Vi sembrer una cosa un po' strana, qui c' un sacerdote che deve al rinnovamento il rinnovamento del suo sacerdozio. Da dieci anni io sono un sacerdote nuovo e qui c' una sorella americana che stata attrice, maestra di danza, tre studi di danza a New York , e che a un certo punto stata colpita dal Signore. Cantante, attrice, (vi far anche un bel canto alla fine, perch se ci sono carismi di questo tipo bisogna darli al Signore; adesso son tutti canti per il Signore), e poi si consacrata totalmente al Signore. Non soltanto ha fatto questo, ma ha avuto un bellissimo sogno: che altre persone venissero a consacrarsi, nel rinnovamento, totalmente al Signore; perch questa l'esigenza finale di chi veramente sente il Signore come Signore. Siamo piombati in Italia attraverso l'invito dell'arcivescovo di Trento al quale dobbiamo dire un grazie grandissimo, Alessandro Maria Gottardi, un vescovo aperto al cento per cento al rinnovamento. Ci ha invitati ad aprire una casa di preghiera totalmente carismatica, continua a sostenerci e adesso si prende la responsabilit di una nuova famiglia religiosa che nasce nel contesto del rinnovamento. Nel 1975 scriveva un messaggio di Pentecoste che parlava appunto di un nuovo slancio nella vita dello Spirito . Rispondiamo con questo al vescovo di Rimini sulla integrazione nella Chiesa cattolica: siamo pienamente integrati, siamo davvero in una forte, forte comunione. Adesso per c' la testimonianza sulla vita religiosa e su quello che succede a Bolognano. Bolognano un paesello: si potrebbe dire, come di Nazareth, che cosa di buono pu venir fuori da Bolognano? Beh, ci siamo piantati l, una cosa complessa, non ve la possiamo spiegare in dieci minuti. Nasce una casa di preghiera, nasce una Famiglia dell'Alleanza che si compone ormai di 33 persone votate per la vita e per la morte al Vieni e Seguimi , che una missione per la chiesa. E poi, nasce una famiglia religiosa: in un anno e mezzo. Noi non sappiamo cosa succede, perci non possiamo spiegarlo a voi: una cosa al di l delle nostre possibilit. Troverete una descrizione su dei dpliants. Lascio invece a sorella Kay di darvi un messaggio, voi vedrete cosa sta succedendo; cio, la regola di questa comunit nel messaggio di sorella Kay. Lei lo aveva preparato in italiano, poi abbiamo pregato e si cambiato tutto: lo dir in inglese ed io lo tra durr, perch la sua anima. Il giorno della Pentecoste ognuno parlava nella propria lingua e tutti li intendevano nell'altra. Bisognava fare cos, e il messaggio completamente differente da quello scritto. Adesso domandiamo al Signore che illumini sorella Kay.
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sorella Kay
Fratelli e sorelle nel Signore Ges, il Signore il Signore di tutte le sorprese, non riusciamo a capire perch il Signore abbia preso un prete italiano e una sorella americana per fare un qualche cosa di suo. Lo sapremo un giorno in cielo. Ma successo, dieci anni fa in America. Un giorno Ges mi disse: Kay! Vieni e seguimi! E io ho risposto: S, Signore, e quando? Ges disse: Adesso. E io: Dove, Signore? E lui disse: In Italia. Cos in fretta Signore? dissi io, per ho capito allora che quando si dice s al Signore egli ti fa muovere in fretta. Allora venni in Italia Voglio che tu incominci una casa di preghiera l , aveva detto Ges. Signore, ti voglio seguire ad ogni costo, avevo risposto io: e oggi l'anniversario, due anni fa posi piede in Italia. Alleluja, Signore Ges! Nell'estate del 1979 Ges venne in potenza e disse: Kay, ti voglio usare per una cosa, come uno strumento per portare una famiglia al mio cuore. Voglio che tu raggiunga gente di ogni et per raggiungere il mio braccio e questa famiglia sar chiamata Vieni e seguimi , ed ecco che quattro meravigliose vocazioni sono subito piombate dentro. Incominciammo il cammino il 10 febbraio, venuta addirittura una vedova con 2 figli e dei meravigliosi nipotini. Per questo siamo qui a dire: il Signore chiama, e se il Signore passa accanto guai a voi se voltate la testa e guardate dall'altra parte, perch non c' et per il Signore, egli pu chiamare ad ogni et, in ogni momento. Perch il Signore vuoi fare un'armata forte, sicura e convinta. Vedo qui della gente che il Signore chiama e io dico: Fratelli e sorelle, siate pronti a seguire il Signore, Ges vuole questa vocazioni. Una sera egli mi disse: Kay, vuoi dare la vita a me? L'ho gi fatto, Signore No, deve esserci qualcosa di pi. Tu devi essere pronta a morire per me, e io voglio che tu vada e chiami la gente a scendere nella valle,, a battere ad ogni porta, a presentare il vangelo per rivestire i poveri del mondo. Allora ti user perch tu li raggiunga con la tua parola. E io ripeto l'invito del Signore: Vieni. Vieni, segui il Signore, perch egli l'unica via, l'unica verit, l'unica vita e ormai quattro anime sono qui per dare la vita totalmente a Ges nel rinnovamento. La mia preghiera questa. Forse non vedr mai questo sogno realizzato, ma saranno quattrocento e "poi quattromila. Vedo tutte queste bellissime religiose qui attorno: anche quelle devono essere rinnovate tutte. Dobbiamo essere tutti insieme per il Signore! Allora non soltanto cammineremo, ma voleremo in tutte le nazioni e non finiremo finch ogni ginocchio non sar piegato ed ogni lingua non confesser che Ges il Signore. Alleluja!
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Seguito testimonianza don Renato Tisot:
Mi concedono ancora due minuti per dirvi una cosa meravigliosa. Anche noi ci sorprendiamo di giorno in giorno di quello che succede nella casa di preghiera. Quando si apre con fede una casa di preghiera anche le pietre parlano. Io, nei tempi della contestazione, ero vicerettore in seminario e non tiravo fuori mai un ragno dal buco. Adesso mi capitarlo tutti i seminaristi del seminario di Trento: in tre turni di esercizi consecutivi tutti i seminaristi han ricevuto l'effusione, anzi tutto il seminario addirittura, il rettore, i vicerettori... una cosa meravigliosa, effettivamente lo Spirito Santo, perch non ci sono mezzi nuovi, soltanto lo Spirito. Un'altra cosa: in questi giorni noi assistiamo ad un fatto eccezionale, cio noi vediamo Ges comperare un albergo. Per la casa di preghiera a un certo punto abbiamo avuto delle difficolt di legge per l'ospitalit. Ci siamo riuniti con la famiglia dell'Alleanza, con tutti gli amici che sono sorti intorno a noi, e in preghiera abbiamo capito che bisognava comperare un albergo, senza una lira in tasca. Allora ci siamo messi davanti al Santissimo Sacramento, l, in adorazione e vero quello che diceva padre Natale: la preghiera scioglie quel fardello che nelle tasche della gente, in venti giorni quaranta milioni! Non per fare un discorso di denaro, vi dico soltanto questo ancora: una mano tesa, a Milano, ha portato dentro le carceri di San Vittore questo ideale della casa di preghiera. In una giornata penitenziale hanno rinunciato a delle cose, e i carcerati di San Vittore hanno raccolto cinque milioni e mezzo. Il Signore nei carcerati di San Vittore di Milano! Ringraziarne il Signore!
Comunicazione e Testimonianza Coniugi di Milano
NELLATTUALE DISGREGAZIONE DELLA FAMIGLIA I CONIUGI CRISTIANI DIVENTANO SEGNO
Per questo l'uomo lascer suo padre e sua madre e si unir alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa (Ef 5, 31-33). L'amore tra l'uomo e la donna e il Signore rispecchia il rapporto che c' tra la Chiesa e Ges. Partendo da questo punto di vista, tutto il matrimonio assume una dimensione nuova. Durante il nostro fidanzamento conoscevamo il Signore in maniera intellettuale ma, quando lo abbiamo incontrato nel rinnovamento, egli ha cominciato a parlare al nostro cuore. Attraverso la Parola cominci per noi la liberazione dal possesso reciproco ... Si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza... ora non per lussuria io prendo questa mia parente ma con rettitudine di intenzione. Degnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia. E dissero insieme Amen, Amen (Tb 8, 5. 7-8). Ormai sposati il Signore ci fece capire che voleva essere il centro del nostro matrimonio. Anche la nostra naturale apertura agli altri diventava cos un dono e una chiamata del Signore. Egli infatti ci diede la Parola. Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa ancora in rovina?... Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacer e manifester la mia gloria dice il Signore (Ag. 1, 4.8). Cominciavamo a vivere carismaticamente il nostro matrimonio, cio come una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilit comune. Questa chiamata stata per noi un passo decisivo e abbiamo cercato di aderirvi spendendo in essa molte energie. Eravamo impegnati in due gruppi di preghiera, nel catechismo parrocchiale, nella cooperativa edizioni, Insomma molte attivit che ci prendevano e in qualche modo ci allontanavano l'uno dall'altro. Non c'era pi tempo infatti di vivere il Signore insieme. Man mano per ci accorgevamo che se non mettevamo il Signore come centro della nostra vita matrimoniale, il nostro diventava un inutile affannarsi. Egli voleva abitare tra noi e noi non glielo avevamo permesso. Lui era il nostro Signore, lui era il nostro tesoro nascosto. Lui era il senso dell'aprirsi e del chiudersi della nostra famiglia. Attraverso questo nuovo rivelarsi dell'unico Signore in mezzo a noi, cominciavamo a comprendere a che cosa il Signore ci chiamava e quale poteva essere l'ambito nel quale potevano realizzarsi tutte le parole che egli aveva detto su di noi, tutti i desideri e le tensioni che lo Spirito ci aveva suscitato dentro fin dalle origini del nostro matrimonio: la comunit.. La comunit il luogo in cui la famiglia pu essere unita e aperta, dove l'amore reciproco non esclude gli altri e gli altri sono la naturale estensione di quel rapporto d'amore in Ges Cristo .che da noi due parte e trae origine dal sacramento. C' una descrizione di matrimonio tra cristiani, fatta nei primissimi tempi della Chiesa che rispecchia la vocazione a cui siamo chiamati e a cui sono chiamati gli sposi cristiani. Chi mai sar all'altezza di descrivere la felicit di un matrimonio che la Chiesa consacra, l'eucaristia conferma, la benedizione sigilla, gli angeli acclamano e che il Padre approva? Come bello il giogo che unisce due credenti che hanno un'unica speranza, uno stesso desiderio, una medesima regola di vita, una stessa volont di servizio! Entrambi fratelli, entrambi conservi; nessuna separazione tra di loro, n di carne n di spirito. Sono veramente "due in una carne sola"; ma dove c' una sola carne, l c' anche un solo spirito: insieme infatti pregano, insieme si mortificano, insieme digiunano; si istruiscono a vicenda, a vicenda si esortano e si sostengono. Insieme nella Chiesa di Dio, insieme alla mensa del Signore, insieme nelle difficolt e nelle persecuzioni e insieme anche nel sollievo. Nessuno dei due si nasconde all'altro, nessuno dei due gravoso per l'altro. Se c' da visitare un infermo o da aiutare un indigente, lo si fa con tutta libert; l'elemosina senza tormento, i sacrifici senza scrupoli, l'osservanza quotidiana senza impedimenti; non c' bisogno di farsi furtivamente il segno della croce, di lodare con trepidazione o di pronunciare in silenzio la benedizione. Risuonano tra loro salmi e inni e fanno quasi a gara a chi sa cantare meglio al proprio Signore. A vedere e sentire queste cose, Cristo ne gode e manda ad essi la sua pace. Dove sono i due, ivi c' anche lui e dove c' lui ivi non c' il maligno (Tertulliano, Ad uxorem II, 6-9).
Gigi e Josi Argenti
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A lode e gloria del Signore Ges, desideriamo sottoporvi alcune riflessioni scaturite dall'esperienza di questi 5 anni nel rinnovamento, anni in cui il Signore ci ha fatto via via scoprire e valorizzare il nostro matrimonio, sia attraverso l'approfondimento della Parola, sia attraverso l'incontro con persone che tali cose in gran parte vivevano, a nostra edificazione. Facciamo una premessa circa quanto vi diremo: non pensiamo di proporci a modello per le cose che abbiamo capito e che ci sforziamo di mettere in pratica in quanto, a causa della nostra debolezza, non sempre ci riusciamo. Vivere il Cristo nel rinnovamento e nel matrimonio significa innanzi tutto capire che dobbiamo rinnovare la nostra vita personale e di coppia innestandola sempre pi in lui, come i tralci nella vite. Dopo il Concilio, il matrimonio cristiano valorizzato e presentato non come una vocazione secondaria, ma come un ministero al quale si accede in risposta a una vocazione, non certo inferiore al sacramento dell'Ordine. Gli sposi cristiani sono due persone che si sono scelte per aiutarsi reciprocamente a pervenire alla salvezza, fondando sul Cristo il loro rapporto affettivo. Come il Padre e il Figlio non affermano se stessi ma ciascuno si dona all'altro e dalla loro intimit scaturisce lo Spirito che scende ad aprire alla reciprocit dell'amore il cuore dell'uomo, cos nel matrimonio si vive l'amore trinitario, cio l'amore che si fa dono. Il servizio degli sposi perci "ministero" e ministero "coniugale". Dio ama abitare con l'uomo, il "Dio con noi" perci egli va all'uomo per essere con l'uomo nella sua vita, nella sua storia; va agli sposi per essere con loro nella loro vita di coppia. Gli sposi, vivendo con umilt e povert la realt umana del loro matrimonio, consapevoli della loro pochezza, diventano annuncio, segno e profezia del Cristo se sanno immergere il loro amore nel suo mistero di morte e di resurrezione e farne un servizio di grazia e di salvezza attraverso il quale Dio si fa strada verso di loro e verso i fratelli. Cristo colui che ha praticato per primo il servizio e chiama gli sposi ad un servizio che li rende protagonisti degli interessi di Dio, spogliandoli di ogni forma di egoismo e di possesso per entrare nella umilt evangelica di Maria, la serva del Signore. Lo spirito di servizio rende gli sposi attenti l'uno all'altro, ai figli ed alle cose della famiglia, cercando ciascuno il bene e la salvezza dell'altro, senza fare di tali interessi altrettanti idoli, ma tenendo il cuore libero di servire l'unico Signore. Quando riusciamo a porre tutta la nostra fiducia in Cristo risorto, ogni difficolt, banalit, egoismo superato. Quando ci lasciamo educare dalla Parola di Dio, il nostro comportamento e quello dei figli si trasforma e diveniamo testimoni della Parola stessa perch essa si fa luce e salvezza concreta nel nostro matrimonio. Gli sposi cristiani sono ministri di pace e di riconciliazione nella misura in cui entrano nella logica del perdono, che viene dalla Croce. Certi di essere sempre per primi bisognosi del perdono e di dover continuamente morire a se stessi in Cristo, essi sono coscienti di essere perdonati ed innestando sulla Croce il loro amore ritrovano la forza di ricominciare ininterrottamente ad amare per primi, testimoni della mise- ricordia di Cristo per la sua Chiesa, che nasce dal suo amore salvifico come "Comunit dei perdonati". A lode e gloria del Signore Ges, desideriamo testimoniare come egli ci ha fatto il dono di usarci nell'autenticit della nostra vocazione al matrimonio e al rinnovamento. Per anni siamo stati una famiglia intimistica e chiusa, con una pratica religiosa che, dopo il fervore degli anni giovanili, non andava oltre la messa della domenica. L'incontro con il rinnovamento ha spalancato le porte del nostro cuore e della nostra casa a tutti ed abbiamo sentito il bisogno di metterci in qualche modo a disposizione dei fratelli, con l'ascolto e la disponibilit ad un servizio fuori dalla "chiesa domestica". Ci siamo perci inseriti nella nostra parrocchia in un gruppo di catechisti e nella "Commissione famiglia". Durante una riunione in cui eravamo stati incaricati di introdurre il tema della preghiera, abbiamo parlato con franchezza del nostro impegno nel rinnovamento e di tutto il bene ricevuto nello scoprire la nostra vocazione di battezzati e di coppia. La nostra testimonianza ha suscitato tali reazioni negative che siamo stati fortemente tentati di lasciare tutto e di andarcene dalla parrocchia. Nella preghiera abbiamo attinto la convinzione che ci sarebbe stato un errore: abbiamo continuato perci in silenzio la nostra testimonianza, partecipando ogni giorno insieme alla messa parrocchiale e portando la nostra presenza nel gruppo catechisti e nel gruppo coniugi. Qualche mese dopo il parroco ci affidava la preparazione di alcuni adulti al sacramento della cresima, accettandoci cos come ci eravamo presentati e senza pi discutere il nostro cammino di fede. Anche nella scuola, grazie al Signore, abbiamo avuto modo di esprimere la nostra testimonianza di coppia cristiana. Abbiamo scelto per i nostri figli delle scuole cattoliche, nella speranza di garantire loro una educazione e crescita nella fede anche in tale ambiente, ma ci siamo ben presto accorti che la maggior parte dei genitori sceglie la scuola cattolica non per fede ma per comodit e per il proprio tornaconto, in quanto i ragazzi sono pi seguiti nell'insegnamento. Dopo aver lavorato per anni sterilmente nella Commissione della scuola pubblica, dove tutto si riduceva ad un discorso politico, all'inizio di quest'anno scolastico Angelo stato nominato membro del Consiglio di Istituto di uno dei nostri figli, cominciando a promuovere ed a sollecitare iniziative di maggior impegno nella formazione cristiana dei ragazzi. Non abbamo mai nascosto di partecipare ai gruppi del rinnovamento insieme ai nostri figli ed infine durante l'Avvento siamo stati invitati in entrambe le scuole per l'animazione di un incontro di preghiera e di una messa per genitori e ragazzi. La partecipazione stata superiore ad ogni aspettativa sia numerica- mente sia attivamente nella preghiera spontanea, e confidiamo veramente che in tali occasioni il Signore abbia risvegliato nei genitori la coscienza del dovere di educare cristianamente i ragazzi. Lodiamo e benediciamo il Signore per queste meraviglie della sua potenza che sempre opera attraverso la nostra povert e vi esortiamo a presentarvi sempre per quello che siete, senza timore: prima o poi i fratelli vedranno in voi quel Cristo che avete incontrato e che cercate di vivere e si lasceranno interpellare da lui. Alleluja!
Angelo e Francesca Venturini
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Mentre pregavamo per capire che cosa il Signore desiderava che dicessimo a Rimini, abbiamo avuto questa parola dal Vangelo di Luca: Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mos, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sar sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore (Le 2, 22-24). Abbiamo sentito con forza l'espressione "sacro al Signore", e cos abbiamo capito che dovevamo cogliere e trasmettere il richiamo forte alla consacrazione della nostra quotidianit e alla santificazione della nostra vita che "messa da parte" per il Signore. Il Signore ci vuole santi: questo quello che vuole dirci. La santit a cui ci chiama il Signore nel matrimonio non coincide solo con la chiamata alla santificazione individuale dei due sposi singolarmente, e che trae origine dal loro battesimo, ma supera questa, che ne costituisce il fondamento e la premessa, per raggiungerne un'altra, situata propriamente nel loro "essere due"; non si tratta cio di santificarsi da soli, ma di vivere un matrimonio santo, una unit santa. Il fondamento di questa santificazione il mistero descritto in Ef 5, 25-27 E voi mariti amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia n ruga o alcunch di simile, ma santa e immacolata . La realizzazione concreta di questa ricerca di santit passa attraverso le scelte quotidiane di vita: nei ritmi della vita familiare (pi tempo per Ges, per la comunit, per i figli; abolire gli impegni superflui); nelle scelte di lavoro (meno soldi, meno carriera, meno successo; pi pace, pi tempo per Ges, pi impegno per Ges, pi energia per Ges); nella scelta delle cose da possedere (vigilanza sul superfluo, niente TV); scelte di arredamento della casa (niente oggetti superflui = risparmio di tempo; niente oggetti superflui = pi spazio, anche per la preghiera; deve essere evidente che una casa per Ges); e altro ancora. La vocazione alla santit nel matrimonio dunque destinata a mani- festarsi nel quotidiano, in ogni istante, in ogni gesto, in ogni settore di vita che la famiglia tocca, vive, trasforma, gestisce. C' un potere dentro al sacramento del matrimonio: ed il potere di consacrare la realt, le cose, la vita quotidiana. Ci siamo accorti di questo potere quando nato Tomaso; all'inizio abbiamo sofferto perch ci sembrava che l'impegno del bambino (biberon, pannolini, orari folli, stanchezza, ecc.) ci costringesse ad abbandonare gli impegni "importanti", "spirituali", per vivere invece cose molto banali e fastidiose. Poi qualcuno un giorno ci disse che il servizio che svolgevamo era un "servizio alla vita" di dignit pari a quella del sacrificio dell'altare: ci siamo accorti che il nostro servizio era una eucaristia, e tutto il quotidiano si illuminato e si trasformato in sacro. Noi dobbiamo esercitare questo potere di strappare il quotidiano dal dominio del profano e del banale e trasferirlo al dominio del sacro. Si tratta di un vero e proprio potere di consacrazione della realt, e fa parte del-1' "ufficio sacerdotale" proprio di tutti i laici, affermato dal Concilio: Tutte infatti le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Ges Cristo... Cos anche i laici, in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso (Lumen Gentium IV, 34). In questa prospettiva allora, anche il tavolo di cucina con le stoviglie si trasforma in un altare con i vasi sacri, per mezzo del quale posso offrire un sacrificio gradito a Dio. D'altra parte mi accorgo anche di quanto sia assurda e senza fondamento la nostra distinzione tra cose spirituali e cose materiali: osservavo il mio bambino di un anno e mezzo che sta imparando a fare "ciao" a Ges e a mandargli baci; lo fa con la stessa naturalezza con cui manifesta di avere fame o sonno; n io considero gesti pi spirituali le sue affettuosit a Ges e gesti materiali o banali le sue richieste di aiuto o i suoi giochi: tutto per me allo stesso tempo "naturale" e "sacro": perch tutto "vita". Quanto pi allora il nostro Papa nei cicli guarda a noi suoi bambini con lo stesso sorriso, con lo stesso compiacimento, qualunque cosa facciamo alla sua presenza. Chiediamo allora al Signore che ci doni uno spirito di "vigilanza" perch possiamo imparare a vedere una realt "trasfigurata" e non banale; perch possiamo cio vedere oltre, come in trasparenza, la verit delle cose che viviamo, strappandone il velo di banalit e di profano di cui le ricopre lo spirito del mondo.
Federico e Omelia Zanda, Milano
Omelia Card. Leo Joseph Suenens
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Nel 1974 c'era in South Bend, in America, un congresso carismatico di questo genere, ma si teneva nello stadio pubblico della citt: eravamo 30.000 In quella occasione dovevo fare il discorso di chiusura e mentre stavo parlando arrivato nel cielo un aereo facendo tanto rumore che non mi era possibile continuare. Ho aspettato, e quando l'aereo finalmente andato via ho detto a tutti i congressisti: Mi sembra che questo aereo abbia un messaggio per voi, l'immagine di qualche cosa. Questo aereo va nel cielo con la forza del suo motore, che potente; ma con un motore soltanto non si pu solcare il cielo: occorrono due ali, e mi sembra che nel rinnovamento carismatico dobbiamo tener presente questa immagine: il motore potente il soffio dello Spirito Santo, e il rinnovamento carismatico, in questa potenza dello Spirito, pu fare e far meraviglie; ma ha bisogno di due ali, che chiamo, quella di sinistra, Pietro, la Chiesa, quella di destra, Maria. Abbiamo bisogno di questa duplice fedelt: fedelt a Maria, al mistero della sua maternit, Maria Madre della Chiesa; e alla maternit della Chiesa espressa da Pietro, dagli apostoli e dai successori. Con queste due ali si pu andare avanti. E' per me una gioia, stasera, celebrare sotto l'egida di Maria, di questa ala importantissima, con la quale ha avuto inizio il mistero dell'Incarnazione. Maria stata adombrata dallo Spirito Santo una prima volta nella sua immacolata concezione, una seconda volta nel mistero dell'Incarnazione ( la virt dello Spirito Santo ti coprir della sua ombra ), e una terza volta lo Spirito Santo ha adombrato Maria nel mistero della nascita della Chiesa nella Pentecoste. Maria si offre a noi come la prima carismatica, come la prima fedele che ha aperto tutta la sua anima all'impulso dello Spirito Santo, che ha detto s con pienezza totale al misterioso potere dello Spirito Santo, al misterioso disegno dello Spirito Santo sulla sua vita e sulla vita del Figlio suo. Maria, con la forza di questa fede nella potenza dello Spirito Santo, andata subito dopo l'annunciazione a visitare la cugina Elisa-betta, e la parola di questa fu: Beata te che credesti, e felice, Maria: perch hai avuto fede nella parola di Dio, nell'amore di Dio, nel mistero dello Spirito Santo che sta operando in te per preparare il mistero dell'Incarnazione. Beata te che credesti, e felice, Maria, perch hai creduto. Questa felicit vorrei che fosse quella di tutti voi, e che si potesse dire alla fine del convegno: Ritorno a casa portando nel mio cuore questo desi- derio di andare avanti nella oscurit della mia fede: perch c' una felicit speciale nell'andare avanti con la forza dello Spirito, ma nell'ombra della notte. Maria ha posto soltanto una questione fondamentale: Come possibile? e, venuta la risposta, se n' andata via nell'oscurit, nella notte; e questo l'invito. Qualche volta si dice che i carismatici vogliono miracoli, vogliono sensazionalismi. No, noi vogliamo andare sulla via della nostra vita nell'oscurit della fede; non chiediamo miracoli, non chiediamo segni, andiamo, nella confidenza che il Signore ci ama in tutte le condizioni di vita e questo ci basta. In tutti i momenti della sua vita, Maria e nessuno come Maria ha avuto l'oscurit. Quando andata al tempio, Simeone ha detto: Una spada ti trafigger l'anima . Una profezia misteriosa, Maria non ha domandato spiegazione. Il Signore, dopo trent'anni di vita con Maria se n' andato via. C' stato poi il primo miracolo, a Cana. Maria, chiedendo al Signore il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino, non ha precisato: ha soltanto detto Non hanno pi vino e basta. La risposta di Ges sembrava no. Non ancora la mia ora . Il Signore sembrava dire no e Maria ha capito s . E attraverso il mistero di questo primo miracolo, tutta la sua vita fedelt all'oscurit della notte. C' stata nella vita di Maria la notte delle notti: la notte del venerd santo ella ha visto sul Calvario la morte del figlio suo. In questo momento, il pi doloroso della sua vita, col cielo divenuto scuro anche in senso fisico, e nell'oscurit totale del mistero dell'abbandono, della costrizione, Maria rimasta in piedi presso il Crocifisso per prenderne il corpo, per seppellirlo col suo affetto materno, nella notte. Non sappiamo niente del mistero della risurrezione per Maria, non si narra di un'apparizione a lei. Maria viveva nella notte e ha incontrato il Signore nella profondit del suo cuore; sappiamo che ha celebrato la festa di Pasqua nel suo cuore come nessun altro, ma sempre nel mistero della fede. Questo il nostro invito di andare avanti senza vedere beati quelli che crederanno senza vedere . Felici siete se andate avanti senza vedere: non segni, non miracoli, non abbiamo bisogno di questo per sapere che Dio ci ama. Sappiamo una cosa con certezza: che ogni preghiera esaudita dal Signore, esaudita a modo suo, non necessariamente a modo nostro. E questo vuoi dire che Dio ha ascoltato la nostra preghiera e ha una risposta, infinita e buona nella sua provvidenza, sapendo tutto. Questo il messaggio della vita di Maria: andare avanti in questa fede profonda sapendo che lo Spirito Santo con noi. E ringraziamo il Signore quando, di tempo in tempo, vediamo stelle nella notte oscura. Credo infatti che il rinnovamento di quando in quando ci mostri stelle in cielo: ringraziamo, ma continuiamo a camminare nella notte della nostra fede. Il mio messaggio a ciascuno di voi questo: andate avanti, e in tutte le circostanze della vita credete all'amore di Dio per ognuno di voi, come se ciascuno fosse unico al mondo; credete alla potenza dello Spirito Santo, alla sua presenza, al suo impulso, e sia la beatitudine di Maria anche la vostra: si credis videvis gloriam Dei: se credi, vedrai la gloria di Dio. Amen.
Testimonianza don Francesco
COINVOLTO DALLO SPIRITO
Alleluja! Stamane, dopo la comunicazione di sua Eminenza, avevo pensato di declinare questo incarico. Aveva detto tutto, non sapevo pi cosa dire, mi aveva strappato le parole dal fondo del mio spirito perch lo Spirito, che lo Spirito suo, mio e vostro, le aveva suggerite prima a lui. E Ges mi ha detto: Francesco, mangia il mio pane e bevi la mia acqua, poi alzati e va': non ti preoccupare Francesco, parler io. E sono venuto. Spirito di Dio, bruciami la lingua come l'hai bruciata a Geremia, s, parla tu, Signore. Son qui, io, questo prete di 75 anni; a settembre saranno 50 anni di sacerdozio, le nozze d'oro! Non aver paura, mi ha detto il Signore, di dire a tutti che tu hai servito la Chiesa per quarantenni nell'Azione Cattolica, al summit diocesano e regionale; che hai servito la Chiesa per ventidue anni nella dirczione pastorale catechistica. Ti ho messo a riposo da cinque anni, tu hai accettato, io ho tagliato tutti i legami che ti legavano a quello che era il mio mondo e il tuo, perch volevo destinarti a un mondo nuovo. Signore, sono qui. E mi ha chiamato. Un anno fa sono tornato dall'Argentina, e ho trovato una strana novit per me vecchio prete, i carismatici nelle mie due parrocchie. E dico: che succede? Mi sono fatto attento, perch vedevo che la parrocchia si trasformava. Vedevo che tutto si faceva nuovo, mi crollava dietro un mondo. Ho poi letto Lo Spirito Santo nostra speranza: grazie, Eminenza, di quel libro. Dovevo capacitarmi che io ero con la Chiesa, nella Chiesa, per la Chiesa. Questa non la potevo tradire mai. E il Signore mi ha detto: Stasera va', perch mando un messaggio, il messaggio ai miei preti, ai sacerdoti del mondo e d'Italia e specialmente a quelli che resistono dinanzi a me perch non si sono fatti coinvolgere da me. E son venuto, miei cari, a dirvi che ho vissuto una vita tutta sua per gloria di Dio, per dirvi fatevi coinvolgere dallo Spirito. Lo Spirito Santo lo sento da sei mesi, perch son sei mesi che padre La Grua e padre Luciano hanno pregato per l'effusione, e sono cambiato. Ho sofferto una crisi interiore, c' stato un giorno che ho detto: Non dico messa stamattina, Signore, ma che cosa vuoi da me? Come si possono spegnere cos quarantenni?, e lui mi disse: Non sono spenti, li ho conservati nel libro della vita, ora vita nuova. Grazie Ges, questa grazia che hai fatto a me falla a tutti perch i gruppi carismatici hanno bisogno di sacerdoti. Nella mia chiesa locale il vescovo ha detto: Fa', poi verr anch'io. Solo quattro finora sono venuti, ma saranno tutti, domani. Eminenza, carissimi tutti, in questo momento ho come una visione: eravamo ventimila, siamo diventati trentamila, saremo sessantamila l'anno venturo, diventeremo centomila e poi un milione: avanti il papa, avanti i vescovi, avanti noi, avanti tutti, gridando alleluja! Alleluia!
Testimonianza don Serafino Falvo
LARMATA DELLAMORE
don Dino Foglio:
Anche se molto tardi, ci parso bello collegarci in questo momento con tutti i fratelli dell'America, dove questa realt voluta dal Signore nata vorrei dire quasi spontaneamente. Vi prego dunque di accogliere la parola di saluto di questo fratello da parte di quei gruppi americani che egli incontra con una certa continuit.
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Fratelli e sorelle dell'Italia, alleluja! Vorrei che gridassimo ancora pi forte perch il nostro alleluja arrivi al di l degli oceani. Alleluja! Fratelli, io penso che sia arrivato e l si aggiunger al loro alleluja, perch io porto il saluto dei fratelli della Florida, di Portorico, delle Isole Vergini, di San Domingo e di altre nazioni dove sono continuamente con la mia nave: anche l lo Spirito sta soffiando come non mai in quest'ora grande e storica della Chiesa. Alleluja! Fratelli, nel secondo versetto del Genesi leggiamo che lo Spirito Santo si librava sulle acque, cio sul caos degli elementi primordiali, dunque lo Spirito Santo scese quella prima volta sulle acque del mondo. Da dieci anni io sono sulle acque calde dei mari dei Caraibi e l da otto anni sto vedendo l'onnipotenza di Dio, la potenza dello Spirito, che sta compiendo le stesse meraviglie dei primi anni della Chiesa e voglio dirvene una sola. Ho istituito sulla mia nave la messa delle guarigioni. Ogni settimana vi viaggiano ottocento turisti (io sono un missionario alla rovescia, non vado io da loro son loro che vengono a me) e io li invito a questa messa delle guarigioni, ogni venerd. Vengono in molti. Vorrei avere il tempo per raccontarvi le meraviglie che lo Spirito Santo opera durante quella messa e vorrei anche dire ai sacerdoti di istituire in ogni loro parrocchia la messa delle guarigioni, perch lo Spirito Santo vuole manifestare la sua potenza. Un giorno venuta alla mia messa una signora con il braccio sinistro paralizzato e il marito mi disse: Mia moglie ha voluto che io venissi qui, oggi, ma, padre, io non credo proprio a niente: mia moglie cos paralizzata da molti anni. Io ho detto: Questo lo dice lei, ma il Signore l'Onnipotente e nulla impossibile a Dio. E alla signora: Ascolti, signora, Ges qui presente, durante questa messa egli qui come allora, quando guariva gli infermi, risuscitava i morti. Chieda il miracolo. Dopo la comunione sono andato da lei e le ho detto: Alzi le mani e gridi Fraise th Lordi , gloria a Dio! Lei alz solamente la destra. No!, le ho detto, alzi anche la sinistra: nel nome di Ges alzi anche la sinistra! E lei disse: Ecco... ecco... ecco la seconda! Alleluja! Il marito disse: Ma vero! E' vero! Mia moglie ha alzato la mano! Eccola qui, dico io, e creda e si inginocchi e dica anche lei gloria a Dio. Ma questo fatto procur un bel guaio a me, perch il capitano quando lo seppe mi disse: Padre, non voglio pi miracoli sulla mia nave. Fratelli, lo Spirito di Dio si librava sulle acque e si libra ancora sul caos di questo mondo oggi, caos politico, sociale, familiare, nazionale, interna- zionale: lo Spirito di Dio vuole discendere ancora per portare ordine, per portare l'amore. Io predico ogni domenica mattina prima ai cattolici che vengono alla mia messa, poi ai fratelli protestanti e a loro specialmente io dico: Fratelli, ascoltatemi: Ges ci lasci una sola etichetta da mettere qui sulla fronte se vogliamo essere riconosciuti come suoi discepoli o contro di lui. Qual l'etichetta? Non cattolico , o pentecostale , o protestante ; l'etichetta una sola: Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri . Fratelli, io credo che il rinnovamento carismatico stato suscitato dallo Spirito Santo perch diventi per l'Italia e per il mondo un'armata, l'armata dell'amore, l'armata della potenza dello Spirito Santo. Oggi il mondo vuole vedere Dio, vuole vedere presente Ges e questa presenza si vede attraverso la potenza dei carismi. Ogni gruppo pu ricevere la stessa potenza dello Spirito Santo che ricevettero i centoventi carismatici di Gerusalemme, perch lo Spirito Santo vuole riversare su ogni persona, non su qualcuno soltanto ma su tutti, i frutti e i doni a torrenti e se questo non vuoi dire che noi gli abbiamo chiuso la porta, lo abbiamo lasciato fuori. Fratelli, apriamo le porte allo Spirito Santo, ai suoi doni, ai suoi carismi e allora avremo la grande, la nuova Pentecoste, quella Pentecoste che gi iniziata. Alleluja!
27 aprile 1980
Meditazione Padre Tomaso Beck
COMPASSIONE RECIPROCA
Voglio rendere grazie al Signore per i fratelli che hanno pregato su di me perch la mia voce stava ormai andando via e mi un po' ritornata, quanto basta perch io vi possa dare una parola di conforto. Voglio soltanto ricambiare questa preghiera che stata fatta su di me dicendo che essa era guidata da quattro fratelli i quali hanno costituito un gruppo nella periferia di una grande citt industriale; questa periferia conta centomila persone e i fratelli che hanno costituito il gruppo sono quattro. Questo il buon auspi- cio. Adesso noi diciamo un'Ave Maria tutti assieme per questi quattro fratelli, e poi per tutti quelli che essendo pochi e piccoli si trovano in mezzo a degli ambienti molto grandi, superiori alle loro forze, questo la garanzia che il Signore con loro. (Tutta l'assemblea prega l'Ave Maria). Ecco verranno giorni dice il Signore / nei quali susciter a Davide un germoglio giusto, / che regner da vero re e sar saggio / ed eserciter il diritto e la giustizia sulla terra. / Nei suoi giorni Giuda sar salvato / e Israele star sicuro nella sua dimora; / questo sar il nome con cui lo chiameranno: Signore-nostra-giustizia (Ger 23,5-6). Questo germoglio giusto, Ges, sei tu. Tu sei, Ges, il germoglio, perci nei nostri cuori tu compari con piccolezza, e come nascesti in una stalla, in una grotta e ti deponesti piccolo bambino nelle mani della Vergine Maria, cos ancora tu ti presenti come piccolo germoglio nel nostro cuore. Oggi tu sei il germoglio. Noi ti benediciamo, o divino germoglio; sei gi comparso a noi ieri sera attraverso i nostri bambini, essi rappresentano te, Ges, il nostro germoglio. Noi ti ringraziamo e ti benediciamo Ges germoglio. Tu germoglierai nei nostri gruppi: ma perch tu nei nostri gruppi possa germogliare necessario che i membri dei nostri gruppi si rendano reciproca testimonianza. Una testimonianza interna tra i membri del gruppo fonder una grande testimonianza nel mondo. Vi prego, cari fratelli, di allontanare in questo momento dal vostro cuore le distrazioni, il pensiero della partenza, le preoccupazioni, e di concentrare la vostra attenzione su Ges germoglio. Il Signore mi suggerisce tre punti perch il divino germoglio possa crescere nei nostri gruppi: sono tre punti che costituiscono una testimonianza interna. Se noi non siamo capaci di darci questa testimonianza intcriore, il Signore non ci aiuter perch possiamo dare la testimonianza esterna al gruppo, la testimonianza in tutta la Chiesa, in tutto il mondo. I tre punti che la Vergine Maria propone tenendo in mano per voi, questa mattina, il suo germoglio, sono i seguenti: il primo punto quello che io ho suggerito il primo giorno, ognuno di voi deve dare la testimonianza interiore che Ges risorto attraverso; la sua personale conversione. Ognuno di voi, ognuno di noi deve far rotolare via dal cuore suo la pietra che impedisce a Ges di risorgere completamente. Ges vuole essere in voi il Signore risorto e non il Signore morto perch, come dice san Paolo, Cristo Ges risorto dai morti pi non muore. La morte non ha pi alcun potere su di lui . Perci la morte non ha pi alcun potere su di voi, fratelli, che dovete continuamente risorgere dal peccato alla luce, dando cos testimonianza dentro di voi stessi che Cristo il Signore glorioso risorto e che la pietra tombale rotolata via dal vostro cuore. Questa prima testimonianza di risurrezione dal peccato il fondamento di tutte le altre testimonianze che il gruppo potr dare intorno a s. Il secondo pensiero che mi sembra la Madonna suggerisca tenendo sempre nelle sue mani dinanzi a noi il divino germoglio, quello che abbiamo tratto ieri dal capitolo V degli Efesini: Ges divino germoglio diventa l'albero di vita, sta in mezzo ai nostri gruppi e nella sua potenza eucaristica diventa il centro della lode. In tanto noi siamo capaci di glorificare il Padre in quanto Ges al centro della nostra assemblea. Tutti i nostri cuori sono totalmente affidati a lui, tutti i nostri sguardi sono unicamente assorbiti dalla sua divina luce e le nostre mani protese verso la sua divina presenza. Tutti noi siamo soggetti a Cristo Signore man mano che la lode diventa forte e potente ed egli si afferma Signore nella lode. Siamo soggetti a Cristo Signore e la prova ne che siamo anche soggetti gli uni agli altri. Il secondo punto, perci, della testimonianza che noi dobbiamo rendere dentro nei nostri gruppi perch i gruppi siano capaci di offrire una testimonianza al mondo, la sottomissione reciproca, la quale non esclude l'autorit anzi la implica, ma ne il fondamento cristiano. Perci siamo testimoni del Cristo risorto facendo rotolare continuamente via ogni diaframma che ci impedisca la completa conversione; siamo testimoni di Cristo risorto nella reciproca sottomissione. Guardiamo dunque ancora la Vergine Maria che tiene nelle sue mani il divino germoglio e ascoltiamo la terza parola: siamo testimoni di Cristo risorto nella reciproca compassione. Noi sappiamo che nella divina Scrittura l'uomo presentato come immagine e somiglianz di Dio. Perch? Perch l'uomo libero, perch l'uomo responsabile, perch l'uomo capace di amore: ecco perch l'uomo immagine e somiglianz di Dio. Ma esiste un altro motivo ancora pi intimo e meraviglioso, l'uomo immagine e somiglianz di Dio nella compassione. Questa compassione quella divina virt che si dice besed, nella quale Dio si manifesta veramente glorioso ai suoi figli. In virt di questa divina compassione il Signore rinnova generazione per generazione l'alleanza con il popolo suo, come disse Maria di generazione in generazione la sua misericordia si estende su tutti coloro che lo temono . La misericordia divina la divina cascata di acque che passa da una generazione all'altra proponendo a ciascuna il mistero della sua alleanza. E' lui che ha amato noi, non noi che amiamo lui. Questa divina compassione di tanta importanza che su di essa si fonda la conoscenza che l'uomo pu avere di Dio nell'interno di s. In tanto l'uomo pu conoscere Dio in quanto ne conosce la divina compassione. Il Nuovo Testamento una esplosione stupenda di questa divina compassione e in esso noi conosciamo Dio con il nome di Padre. Di questa divina compassione e misericordia il Signore ci fa partecipi e cos diveniamo figli del patto, figli della luce, diveniamo figli del Padre che il Padre della compassione. Di questa compassione recproca che la partecipazione della qualit pi eminente che noi dalla Scrittura attingiamo per conoscere Dio fino ad arrivare alla conoscenza del Padre, di questa divina compassione in noi dobbiamo renderci testimoni davanti ai nostri fratelli. La conversione, la sottomissione, la compassione sono le tre forme profonde di testimonianza, senza della quale noi non potremo diventare testimoni nel mondo della presenza di Cristo Signore Ges in mezzo a noi. Fratelli, facciamo per un minuto un profondo silenzio e domandiamoci se nei nostri gruppi, tra di noi c' una profonda conversione personale e se in questo momento abbiamo lasciato a Cristo la gloria di farci rotolare via la pietra del sepolcro. Primo punto. Guardando sempre la nostra carissima Madre celeste che protende verso di noi il suo divino germoglio, chiediamoci se nel nostro gruppo e nei nostri gruppi c' la reciproca sottomissione che poi diventa sottomissione al Papa, sottomissione a coloro che il Signore ci propone. C' nel nostro gruppo la reciproca sottomissione, carissimi fratelli? Questa domanda vi proposta dalla Vergine Maria. Siete, siamo sottomessi umilmente gli uni agli altri? Secondo punto. Ora, il terzo punto: essendo la divina compassione la qualit pi meravigliosa di Dio, quella che ce lo fa conoscere Padre nel Nuovo Testamento, quella per la quale il padre della parabola non solo accoglie il figliolo ma gli corre incontro, innamorato di lui come soltanto un padre e un Padre Eterno pu esserlo, noi ci chiediamo se siamo partecipi di questa divina compassione, e guardando il divino germoglio nelle mani di Maria e come per la divina compassione Dio si fatto carne (et Verbum caro factum est), il che l'estremo della divina compassione; e guardando la debolezza, la povert di Ges il nostro divino germoglio, ci domandiamo se fra di noi c' la reciproca compassione, misericordia, bont. Cos dice il Signore: Figlioli, se voi ascolterete la voce di mia Madre la quale vi esorta ad amarvi cos, nella conversione, nella sottomissione e e nella compassione, io sar sempre con voi e rimanendo voi fermi a queste tre qualit meravigliose compir attraverso di voi i prodigi della mia testimonianza nel mondo . (Tutta l'assemblea prega l'Ave Maria).
Relazione don Renato Tisot
DA QUESTO TUTTI SAPRANNO CHE SIETE MIEI DISCEPOLI (Gv 13,35)
Vi do un comandamento nuovo : che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, cos amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13,34-35).
Il comandamento nuovo
Ricordiamo la gravita e la densit del momento in cui Ges pronunci queste parole: fu prima di morire, nell'intento di esprimere la sua ultima volont e di lasciare come testamento la sintesi della sua parola e della sua azione. Egli offriva un comandamento nuovo come segno di riconoscimento inconfondibile di chi avrebbe fatto parte di lui e del suo Regno. La cosa importantissima. Al centro risuona la parola Amore. Ges celebra la Pasqua e istituisce l'Eucaristia, sublime mistero d'amore. Il comandamento nuovo si situa tra la significativa azione della lavanda dei piedi e i grandi discorsi prima di uscire nell'orto del Getsemani per l'agonia. Un'atmosfera di preghiera e d'intimit amorosa riempie e fa vibrare il cenacolo. C' il richiamo fortissimo allo Spirito Santo e alla sua imminente azione. C' l'elevazione finale accorata al Padre nella magnifica preghiera sacerdotale. Il contesto pi immediato in cui cala la parola di Ges ci impressiona enormemente. E' tra l'annuncio di due tradimenti: quello di Giuda e quello di Pietro, appunto due discepoli. Il che ci mette subito sulla strada di una comprensione: il comandamento nuovo che il Signore ci da non realt umana. Non la si pu acquistare da s all'origine, n con forza umana la si pu vivere. E' dono nuovo, carisma, manifestazione della potenza dell'Altissimo. La novit non evidentemente sul piano di una legislazione sull'amore, che era gi nota al popolo d'Israele, bens sul piano d'una realt nuova che il passaggio del Figlio di Dio entro la storia umana aveva reso possibile. Come io vi ho amato ; la novit risalta in questo IO di un Dio che si impegnato in un amore storico, manifestato sorprendentemente fin dal primo momento dell'incarnazione del Figlio, passato attraverso il crogiolo della passione morte risurrezione e portato avanti dalla continua Pentecoste. Diciamolo in parole concrete: ora vi sono due nuovi cardini portanti di tutto il mistero dell'amore: l'atto oblativo totale del Cristo e l'effusione dello Spirito Santo nel cuore stesso dell'uomo. Il sacrificio del Figlio di Dio aveva come scopo finale la comunicazione dell'amore personale di Dio all'uomo. Da allora l'amore nasce nel cuore del discepolo di Ges, non perch una legge viene imposta ma perch i personaggi dell'amore originale ed eterno, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, vengono a vivere e ad amare all'interno d'un cuore redento e trasformato: Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14,23). Al vero discepolo permesso di dire all'uomo-frateilo: il Padre in me ti ama, il Figlio in me ti ama, lo Spirito Santo in me ti ama. Questo non amore umanamente possibile, ma avviene per gratuita divina partecipazione, per un patto nuovo d'intimit e di rinnovamento del cuore umano. L'incontro accade a livello di cuore e di reciproca amorosa acccttazione: Se uno mi ama dice Ges (Gv 14,22). La proposta nuova di Ges prende senso quando vediamo in essa il compimento delle profezie: Ma di l cercherai il Signore tuo Dio e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima... negli ultimi giorni tornerai al Signore tuo Dio e ascolterai la sua voce, poich il Signore Dio tuo un Dio misericordioso... non dimenticher l'alleanza che ha giurata ai tuoi padri (Dt 4,29-31). Concluder un'alleanza nuova: porr la mia legge nel loro animo, la scriver sul loro cuore (Ger 31,31.33). Vi dar un cuore nuovo, metter dentro di voi uno spirito nuovo. Porr il mio spirito dentro di voi e vi far vivere secondo i miei statuti e vi far osservare e mettere in pratica le mie leggi (Ez 36,26-27). Allora ci facile tradurre la frase di Ges anche in questa maniera: da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete e vi comunicherete lo Spirito di Dio gli uni gli altri. Se amerete col cuore nuovo caldo generoso misericordioso di Dio. Per questo passaggio a novit di rapporto con Dio e con gli uomini fu necessario vedere un cuore squarciato su una croce. Da quel momento l'amore vero era quello che spingeva a dare la vita fino all'ultima goccia di sangue. Pietro, nell'impeto della sua umana determinazione, aveva detto: Signore, dar la mia vita per te . Ges lo guard con compassione, preannunciando invece un tradimento. Il dono della vita, scambiato tra i fratelli, sarebbe stato possibile solo dopo l'offerta che Cristo stesso avrebbe fatto della sua vita. Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli (1 Gv 3,16). Amare morire, ed un morire come dono. Si ama consumandosi, come il chicco di grano. Si ama non dando cose, ma dando se stessi; non dando solo quello che si ha, ma quello che si . Li am sino alla fine (Gv 13,1). La sintesi di tutto ce la da proprio Giovanni, l'apostolo che sent palpitare il cuore di Ges: Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perch l'amore da Dio: chiunque ama generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perch Dio amore. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito (1 Gv 4,7-8; 10-13). Allora la ragione per cui anche gli altri sapranno che siamo discepoli dipender dal fatto che noi avremo conosciuto Dio. E noi avremo conosciuto Dio se avremo accettato la rigenerazione dall'alto, la novit di vita che dipende dallo Spirito Santo infuso in noi. Questa conoscenza non qualcosa che rimane al livello del sapere, ma vitale e personale esperienza d'amore: perch l'amore di Dio stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci stato dato (Rm 5,5).
Effusione ed entusiasmo
L'amore Dio che prende possesso di noi. Ha preso possesso del suo regno il Signore, in ciascuna persona che ha accettato le nozze. Una realt del genere pu essere ottenuta solo come potenza dell'Altissimo. E' il termine che il Nuovo Testamento usa per la pentecoste personale (Le 1,35; 24,49). Fu l'esperienza di Maria e degli apostoli; l'esperienza proposta da Dio a tutte le persone, in tutti i tempi. Intendiamo per pentecoste personale quella manifestazione - irruzione del divino nell'umano attraverso l'effusione dello Spirito d'Amore. Da parte di Dio essa sempre a disposizione: lo Spirito di Dio stato effuso su tutto il mondo. Ma quando si passa dall'effusione all'infusione nella singola persona che le difficolt nascono, perch succede che, per quel delicato intreccio di offerta gratuita di Dio e di libera acccttazione dell'uomo, l'uomo stesso deve mettersi in stato di recettivit, anzi di provocazione di questo intervento di Dio, perch l'irruzione diventi personale e testimoniata. Recezione o rigetto fan parte del tremendo mistero della libert umana. La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti per l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, n da volere di carne, n da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati (Gv 1,5.11-13). L'ambiente ideale per l'incontro in potenza tra Dio e l'uomo resta sempre quello indicato da Dio stesso e sperimentato da tutte le sante persone della storia: l'ambiente della preghiera, un ambiente di provocazione . C'era stata la preghiera corale del popolo d'Israele per la venuta del tempo messianico: O cieli, piovete dall'alto: e nel tempo messianico i cieli s'aprirono in forti contesti di preghiera. Mentre Ges stava in preghiera, il ciclo si apr e scese su di lui lo Spirito Santo... e vi fu una voce dal ciclo: Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto (Le 3,21-22). Cos gli apostoli, ubbidienti all'indicazione data da Ges al momento dell'ascensione, erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Ges e con i fratelli di lui . Ed ecco venne all'improvviso dal ciclo un rombo, come di vento gagliardo, ...ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo (At 1, 14;2,2-4). Quando manifestazione divina e accoglienza umana entrano in armonia si realizza lo stato normale del vivere cristiano: quello dell'entusiasmo. Entusiasmo significa semplicemente essere in Dio (en theos) ed un termine originariamente religioso e come tale bene resti per noi. Non per nulla fanatismo, che esaltazione esagerata di una idea o di un movimento. L'entusiasta un testimone, il fanatico non lo . Entusiasmo essere immersi in Dio (ecco perch si parla di un battesimo iniziale e d'un bagno continuo d'amore), vivere in intimit con lui, sperimentarlo a livello quotidiano, ed anche emotivamente, cio entro tutte le dimensioni per cui la nostra personalit viva e si muove. E' la famosa esperienza di Dio vivo, che diventa l'ambiente intcriore da cui il cristianesimo parte e diventa vitale. All'interno di questa esperienza si pu parlare di innamoramento con Dio: Cristo Ges, Dio manifestato nella carne, ha reso possibili le nozze. Solo persone che raggiungono l'innamoramento con Dio incominceranno ad essere testimoni del suo amore. Il mondo tutto lo sapr: da questo sapranno che siete miei discepoli, se sarete entusiasti, cio se sarete innamorati. Perch migliala di cristiani restano tali solo di nome? Perch tanti cristiani vivacchiano entro il formalismo di una religione che da Cristo si diparte ma che non s'esprime in vitalit intcriore e in testimonianza dell'amore di Dio nel mondo? Perch, nonostante le mille occasioni che Dio ha loro offerto per una teofania, non si sono lasciati entusiasmare, non si sono lasciati vincere dall'amore, e non vivono perci da innamorati? Ogni rinnovamento nello Spirito ripropone fondamentalmente questa Buona Novella: che l'entusiasmo possibile, che l'innamoramento possibile, che l'incontro vivo e amoroso con Dio possibile e che perci l'amore possibile nel mondo. Ed ogni rinnovamento spirituale ripropone anche la via maestra del- l'incontro: ecco perch diventa un grande movimento di preghiera. Questo pu avvenire, come per la chiesa delle origini, prima ancora dei discorsi su Dio e delle teorizzazioni, per la presenza stimolante dei testimoni. Quelli che uscirono dall'esperienza del cenacolo si presentarono alla gente di Gerusalemme prima di tutto come degli entusiasti: il loro essere in Dio era di tale intensit anche sul piano dell'emozione che la gente credeva si trattasse di una ubriacatura. Essi parlavano con Dio e di Dio in una maniera nuova perch di lui avevano fatto un'esperienza nuova, ed il semplice fatto che la loro esistenza era nuova costituiva un messaggio. C'era una forza in loro. Proprio come aveva detto Ges: Avrete forza dallo Spirito Santo che scender su di voi e mi sarete testimoni (At 1,8). A seguito di ci, anche una meraviglia fu offerta agli occhi della storia: finalmente gli uomini potevano essere un cuor solo e un'anima sola . E il mondo poteva dire sorpreso: guarda come si amano. La comunit testimoniante fu un vangelo incarnato, pronunciato e vissuto davanti al mondo. Ieri come oggi: il fatto che si possa meditare, teologizzare e catechizzare viene di conseguenza. I vangeli scritti nacquero solo dopo che il vangelo fu vita nel cuore e nella carne dei fratelli cristiani. Prima di tutto, dal momento dell'incarnazione del Verbo, il cristianesimo evento; e il vero catechismo costituito da ogni cristiano in cui si vede che Cristo Signore e che la vita nello Spirito un'esperienza. E' stato fortissimo il richiamo dei vescovi italiani nel messaggio per il centenario di S. Benedetto: Forse oggi essi scrivono le teologie, i discorsi su Dio, per quanto importanti, non bastano pi. Ci vogliono esistenze che gridano silenziosamente il primato di Dio. Ci vogliono uomini che trattano il Signore da Signore, che si spendono nella sua adorazione, che affondano nel suo mistero, sotto il segno della gratuit e senza compenso, per attestare che egli l'Assoluto. E' questa la testimonianza pi urgente da dare, in un mondo in cui il senso di Dio si oscura e c' bisogno come non mai di riscoprire il suo Volto. L'incontro con Dio avviene nella preghiera .
Dall'entusiasmo all'evangelizzazione
Dalla preghiera all'esperienza dell'amore di Dio stato il percorso dell'entusiasmo; dal nuovo spirito di preghiera alla condivisione dell'amore divino con gli altri il percorso dell'evangelizzazione. Evangelizzare condividere con tutti gli uomini la buona novella dell'amore di Dio. Evangelizzare amare. Non divento un evangelizzatore quando e perch qualche persona o qualche legge me lo comandano. Evangelizzo per quella forza interna che mi fa pressione, che non mi lascia tacere, che mi spinge a comunicare ci che Dio m'ha dato, che mi fa soffrire di fronte all'anima che non si converte all'amore di Dio. Poich l'amore del Cristo ci spinge dice san Paolo (2 Cor 5,14): un moto del cuore di Cristo in me. E' bene ribadire che, prima di evangelizzare, io devo essere un evangelizzato, cio l'esperienza dell'amore deve essere in me. Sarei altrimenti solo un cembalo squillante. Ma in che cosa consiste questa totale e normale natura del cristiano come evangelizzato-evangelizzatore? Essa si rivela in due dimensioni chiave: il godimento intimo del rapporto di paternit-figliolanza con Dio Padre e la forte proclamazione della signoria di Ges Cristo. Sono i due effetti dell'effusione dello Spirito Santo secondo la Sacra Scrittura: lo Spirito Santo ci fa gridare Abba, Padre e lo Spirito Santo fa proclamare che Ges Cristo Signore. Preghiera e proclamazione devono andare assolutamente insieme per essere manifestazione potente dello stesso Spirito. Anzi succede che ad ogni effusione dello Spirito preghiera e proclamazione entrano sempre pi in sintonia facendo del cristiano una forza nel mondo, uno strumento potente del Dio che viene in mezzo agli uomini. Prendiamo l'esempio di Maria: adombrata dallo Spirito Santo entra in tale intimit con Dio, che Dio si fa carne in lei. L'incarnazione fu un evento sbalorditivo, al di l di ogni umana aspettativa e preannunciatore delle meraviglie finali di Dio per l'umanit. Era tutto sotto l'ombra della potenza dell'Altissimo che convinceva l'umanit che nulla impossibile a Dio. Non restava alla creatura che dire un umile e riconoscente: S. Con l'accettazione dell'incontro la creatura diventava potente testimone di quello che Dio pu e vuole fare. Ed ecco in Maria manifestarsi i due grandi aspetti della persona immersa in Dio: lo spirito della preghiera intensificato soprattutto nella direzione della lode, e lo spirito della proclamazione profetica, che raggiunge un'intensit tanto pi sconcertante quanto pi risulta umile lo strumento che il Signore ha scelto. Il Magnificat resta un documento convincente di tutto questo. L'episodio della visitazione poi ci fa capire pi che con mille parole cos' l'evangelizzazione. La forza interna della carit spinge Maria a mettersi in viaggio verso la montagna e a raggiungere in fretta una citt di Giuda. La meta un incontro di persone nel Cristo, sotto la forza dello Spirito Santo. Quale potenza si scatena da chi porta Cristo in s, da chi evangelizzato, da chi ha la buona novella in s! Per semplice presenza e per un amoroso saluto Elisabetta fu piena di Spirito Santo e il bambino le sussult nel grembo. Evangelizzare quindi far sussultare Cristo nell'uomo. L'esempio di Maria ci dimostra che un vero testimone dinamite, sempre a disposizione di Dio per far esplodere l'amore nell'uomo.
Amore e misericordia
Di qui, fratelli e sorelle, prendiamo lo spunto per un serio esame di coscienza. Il rinnovamento nello Spirito non porta niente di nuovo. E' la riproposizione dell'antico ed eterno nocciolo di tutto il Vangelo: la realt divina dell'amore. E' un rinnovamento nell'amore. Da questo ci riconosceranno se siamo discepoli di Cristo. Se anche i nostri gruppi di preghiera si presentassero vivacissimi per la manifestazione dei carismi, per l'originalit dei metodi e delle iniziative, ma ci fossero divisioni, vanit, gelosie, rancori, risentimenti e perci mancanza d'amore, noi dovremmo smantellarli subito e ricominciare daccapo. Non sarebbero affatto segno nuovo. Sar importante togliere dalla teoria il grande discorso sulla carit e leggerlo cos, in riferimento personale a quel Cristo di cui dobbiamo esser riconosciuti discepoli : II Cristo paziente, benigno, non invidioso, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verit. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (1 Cor 13,4-7). A questo punto, proprio per vedere il vero senso della nostra testimonianza all'amore, cerchiamo di riscoprire il termine biblico della misericordia. Provvidenzialmente, all'opposto di quel che capitato al termine amore, usato e abusato dal mondo, misericordia un termine che non va d moda nel linguaggio profano. Sapete perch? Perch il vero amore, quello che soltanto di Cristo, l'amore difficile, l'amore sacrificale. E' un amore sino alla fine . Misericordia comprende due parole: miseria e cuore. La miseria nostra, il cuore quello di Dio. E' stato il cuore ardente d'amore di Dio che si assunto la nostra miseria. Ecco la dimostrazione pi forte dell'amore: Dio manifestato in Cristo sofferente, il figlio dell'uomo che passa attraverso la nostra miseria, la soffre e vi muore dentro per redimerla. L'amore il fiore, la misericordia il frutto diceva suor Maria Faustina Kowalska. La misericordia l'amore dimostrato, incarnato, crocifisso. Dobbiamo fissare i nostri occhi sul Ges della misericordia, il Ges dal cuore trafitto. E' l'immagine del Padre misericordioso. E' l'immagine che ci richiamer la sintesi della morale evangelica: Siate misericordiosi, come misericordioso il Padre vostro (Lc 6,36). C' un passo della Redemptor Hominis di Giovanni Paolo II che dice stupendamente: Se Dio tratt da peccato colui che era assolutamente senza alcun peccato, lo fece per rivelare l'amore che sempre pi grande di tutto il creato, l'amore che lui stesso, perch "Dio amore". E soprattutto l'amore pi grande del peccato, della debolezza, della caducit del creato, pi forte della morte: l'amore sempre pronto a sollevare, a perdonare, sempre pronto a andare incontro al figlio! prodigo, sempre alla ricerca della rivelazione dei figli di Dio, che sono chiamati alla gloria futura. Questa rivelazione dell'amore viene anche definita misericordia e tale rivelazione dell'amore e della misericordia ha nella storia dell'uomo una forma e un nome: si chiama Ges Cristo (n. 9). Per essere testimoni dell'amore dobbiamo assumere gli atteggiamenti del cuore misericordioso di Ges. Ci accorgeremo che figurano all'opposto eli quello che il mondo ci propone, anzi costituiscono un motivo di rigetto e di persecuzione. Con questi atteggiamenti i discepoli testimoni diventano come Ges un segno di contraddizione. Prendiamo soltanto due caratteristiche base della misericordia: la pa- zienza e il perdono. La pazienza trova il suo campo pi difficile nell'accettazione continua del fratello, per quello che e per quello che fa. E' qui che l'amore viene setacciato. Pensiamo all'amorosa pazienza di Ges verso coloro coi quali ha scelto di fare un cammino quotidiano: essi non intuiscono i moti del suo cuore, non ne capiscono gli insegnamenti, fanno a gara per garantirsi il primo posto, dormono quando sono invitati a pregare, si abbattono di fronte alle difficolt, tradiscono nel momento della crisi. Ora laccettazione continua e paziente di Ges mette in rilievo che l'amore fedelt all'amico, che l'amore misericordia nel senso della sopportazione e assunzione della miseria del fratello. L'amore paziente croce. Su questa via il dialogo col fratello non viene mai spezzato. Sul fondamento della misericordia paziente a Pietro viene offerto un nuovo incontro d'amore addirittura dopo il rinnegamento: Mi ami... mi ami... mi ami. E' estremamente consolante pensare che come requisito base per il primo papa Ges non richiedeva titoli di studio, qualificazioni professionali, qualit d'eccezione, bens amore, grande rinnovato amore. Da questo tutti sapranno che anche il papa un discepolo... Tali considerazioni ci aiutano a superare una tentazione, quella del perfezionismo, per cui pensiamo di dover essere sempre dei perfetti, lite pura, e non accettiamo i momenti di debolezza e il cammino lento umile del nostro rinnovamento in genere e di quello di ogni fratello in particolare. Giovanni Paolo II magistralmente conclude la sua esortazione apostolica sulla catechesi affermando che stiamo vivendo nella chiesa un momento privilegiato dello Spirito , ma che in effetti il "rinnovamento nello Spirito" sar autentico e avr una vera fecondit nella Chiesa, non tanto nella misura in cui susciter carismi straordinari, quanto piuttosto nella misura in cui porter il pi gran numero possibile di fedeli sulle strade della vita quotidiana, allo sforzo umile, paziente, perseverante per conoscere sempre meglio il mistero di Cristo e per testimoniarlo (Catechesi tradendae, n. 72). Il papa non ci esorta a dubitare che il Signore possa fare anche opere straordinarie fra noi (perch tutto in fondo ordinario per Dio, anche il miracolo, e tutto ci si pu aspettare quando si vive per fede), ma egli ci dice che il pi grande miracolo si manifesta in coloro che seno capaci di seguire Ges sulla croce, di avere un amore sacrificale, paziente (= che patisce), misericordioso nei rapporti e nelle situazioni del vivere quotidiano. Questo s che cosa straordinaria. Il perdono mette in rilievo la radice del cristianesimo. Il cristianesimo nasce dal perdono di Dio. Possiamo sempre dire: non siamo dei perfetti, ma siamo dei perdonati. Se questa la realt base, riusciamo a capire perch Ges abbia fatto del perdono una condizione assoluta del discepolo. Da questo soprattutto ci riconosceranno. Il perdono la cosa pi difficile al mondo, al punto che non si pu perdonare se non per forza divina, cio per partecipazione al grande perdono di Cristo in croce. Il perdono un superdono e lo si spiega solo guardando al cuore misericordioso di Ges. Nel vivere cristiano perci il perdono esteso a settanta volte sette, cio illimitatamente, proposto come necessaria condizione del vero rapporto con Dio e della possibilit stessa del pregare bene. Comunit di totale guarigione (noi sappiamo anche per esperienza) sono quelle dove il perdono regna. Questi atteggiamenti distintivi dei discepoli sono riassunti da S. Paolo cos: Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bont, di umilt, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, cos fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carit, che il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perch ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! (Col 3, 12-15). A questo punto anche la preghiera avviene nel giusto contesto; difatti a questo brano segue uno dei riferimenti pi noti ai nostri incontri di preghiera: La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali (v. 16). Lode e amore, in connubio perfetto, saranno il vero segno del discepolo. Sant'Agostino ha una preghiera meravigliosa sul canto nuovo che lo Spirito Santo fa sgorgare dall'uomo rinnovato: Colui dunque che sa amare la vita nuova, sa cantare anche il canto nuovo... Dio ci si offre in un modo completo. Ci dice: amatemi e mi avrete, perch non potete amarmi se gi non mi possedete. O fratelli, o figli, o popolo cristiano, o santa e celeste stirpe, o rigenerati in Cristo, o creature di un mondo divino, ascoltate me, anzi per mezzo mio: Cantate al Signore un canto nuovo. Ecco, tu dici, io canto. Tu canti, certo, lo sento che canti. Ma bada che la tua vita non abbia a testimoniare contro la tua voce. Cantate con la voce, cantate con il cuore, cantate con la bocca, cantate con la vostra condotta santa. Cantate al Signore un canto nuovo. Il cantore diventa egli stesso la lode del suo canto. Volete dire le lodi a Dio? Siate voi stessi quella lode che si deve dire, e sarete la sua lode, se vivrete bene (Disc. 34). Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se sarete un canto d'amore per il mondo.
* * *
Per bocca della sorella Kay Blank stato trasmesso un messaggio del Signore:
Sono il Ges della misericordia e vi sto attirando a me, perch vi ho plasmati nel palmo della mia mano e vi ho chiamati per nome a far parte di un mio piano d'amore. Vi chiamo ad essere miei testimoni, vi chiamo ad essere forti, perseveranti e fedeli alla missione che vi consegno, perch siete parte integrante nella realizzazione del progetto di salvezza per il mondo. Vi dico ora che la mia misericordia deve esprimersi in opere di misericordia l'uno verso l'altro, sul fondamento dell'amore che voi avete per me. Vi dico ora con fermezza che anche la fede pi forte non serve senza queste opere. Vi dico ora che dovete porre una confidenza senza limiti in me, abbandonandovi fiduciosamente a me che sono l'unico vostro Salvatore. Sono il Ges che salva. Non c' salvezza in alcun altro. E mentre opero in voi la salvezza vi chiamo all'unit. Vi chiamo a essere una cosa sola nella famiglia di Dio. Dovete liberarvi da ogni ira nei rapporti coi fratelli, per il mio nome. Dovete allontanare ogni risentimento insediato in voi. Dovete abitare nella mia pace, nel mio amore, nella mia misericordia; scambiatevi questi doni gli uni gli altri. Dovete rinunciare al giudizio e alla condanna nei confronti dei fratelli. Dovete amarvi come io vi ho amato. Popolo mio, siete capaci di morire per me? Siete pronti ad accettare quella morte a voi stessi che necessaria per l'unit, per essere una cosa sola fra voi, come il Padre ed io siamo una cosa sola? Siete pronti a dare la vita per quelle persone che ho posto con gran cura accanto a voi, perch con loro facciate l'esperienza dell'unit? Vi ho chiamati a morire per il popolo che vi ho dato. Sappiate che non sareste qui se non vi avessi chiamato. Aspettatevi grandi cose in questa battaglia per me, nella vostra testimonianza, nell'esercizio della misericordia vicendevole. Aspettatevi libert e guarigione. Questo ho in mente per voi perch sono il Ges della libert e della guarigione. Sono il Ges di ogni sorpresa, sono il Ges della salvezza, sono il Ges della misericordia .
Omelia Card. Leo Joseph Suenens
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Carissimi fratelli, ieri ho accennato all'aereo venuto durante il discorso finale in un congresso carismatico negli Stati Uniti e ho detto: Questo aereo il simbolo del rinnovamento carismatico, il motore potente, lo Spirito Santo, ma ha bisogno di due ali per poter volare in pieno ciclo: una delle ali si chiama Maria, la maternit di Maria, perch Ges nato dallo Spirito Santo e da Maria e questo continua, in un modo misterioso e mistico, fino alla fine dei tempi: l'altra ala, la maternit della Chiesa, Maria anche Madre della Chiesa, e questa maternit della Chiesa si esprime tramite il papali vescovi, i sacerdoti, i diaconi, tramite tutta la Chiesa, che anch'essa mistero di grazia. E lo dico di proposito, perch quando si parla della Chiesa, specialmente attraverso la radio, i giornali, la televisione, si parla sempre d'un aspetto della Chiesa, cio l'aspetto istituzionale, l'aspetto sociologico, quello che si vede, quello che cambia. Questa Chiesa, composta di poveri uomini come siamo tutti, soltanto una visione parziale di una sola Chiesa, quella che, in un certo senso, si pu vedere. Non c' un'altra Chiesa, la cosiddetta Chiesa carismatica, perch non ci sono due Chiese, una con una dimensione visibile e l'altra con una dimensione invisibile. C' la Chiesa, che allo stesso tempo istituzionale e carismatica: e questo il messaggio centrale dei papi al rinnovamento carismatico. Ma non solo non basta parlare della Chiesa istituzionale, dobbiamo andare pi avanti nel mistero della Chiesa. Lo Spirito Santo ci introduce, ha detto san Paolo, nelle profondit dei misteri di Dio. Solo lo Spirito Santo pu darci la capacit di dire Padre come si deve dire al nostro Padre del ciclo. Solo lo Spirito Santo pu farci dire Ges come si deve dirlo, con l'adorazione profondissima del nostro cuore. Solo lo Spirito Santo pu rivelare la profondit di Dio nel mistero di Maria. Solo lo Spirito Santo pu mostrare la Chiesa nel suo aspetto profondissimo di mistero sacramentale. Non esiste soltanto la Chiesa istituzionale visibile, ma l'istituzione fondamentale l'istituzione sacramentale. La Chiesa costruita sui sacramenti, questa la struttura fondamentale della Chiesa nella sua parte visibile, e i sacramenti sono pieni del potere dello Spirito Santo. La nostra tendenza sarebbe di dimenticare che Cristo che agisce nei sacramenti: non il sacerdote che ci ha battezzato Cristo, per le mani del sacerdote; Cristo che ci ha dato la cresima per le mani del vescovo; Cristo che ci dice la parola di riconciliazione, di perdono, io, Cristo ti assolvo , tramite il sacerdote; Cristo che lega insieme l'amore dei due futuri coniugi, lui tramite il sacerdote, nello Spirito Santo; Cristo che celebra oggi qui la cena eucaristica, Ges dice Io vi invito alla mia cena, al mio corpo e al mio sangue che vi do ; Cristo il punto centrale, .l'animatore fondamentale della Chiesa sacramentale, e la Chiesa sacramentale prima di tutto la Chiesa eucaristica. L'eucaristia il centro del nostro culto sociale, l'eucaristia Ges che ci invita a cambiarci in lui e che viene per invitarci alla sua Pasqua. E siamo qui per fedelt a quest'ultima parola del Signore quando ha istituito l'eucaristia, quando il gioved santo ha detto: Questo il mio Corpo, questo il mio Sangue. Fate questo in memoria di me. Ecco la ragione profonda dell'esistenza della Chiesa. Siamo qui, dal papa ai vescovi ai sacerdoti, tutti ci siamo in funzione di questa parola, per fedelt a questa parola del Signore: Fate quello che io ho fatto fino al giorno del mio ritorno, fate questo in memoria i me. Ma la parola memoria si deve capire, si pu far memoria del passato, ma non questo, qui, il suo significato. Fate memoria vuoi dire riattualizzate questo passato, quello che io ho fatto allora, venti secoli fa, fatelo adesso voi, in memoria di me nel passato; ma in una presentazione nuova, in un'attuazione nuova, e fatelo guardando al tempo futuro, finch io stesso torner nel mondo, nel trionfo della misericordia mia e della mia risurrezione . E', dunque, una memoria, ma del passato del presente e del futuro, finch io venga . Questo il punto centrale della Chiesa. E se mi venisse chiesto qual la ragione pi profonda del perch abbiamo bisogno di un papa, perch in una chiesa locale abbiamo bisogno di un vescovo, perch i vescovi hanno bisogno di sacerdoti, l'unica mia risposta fondamentale sarebbe: per fedelt a questa parola del Signore, fate questo niente altro che questo in memoria di me. Il papa l per confermare in questa fede il popolo cristiano, il vescovo l, i sacerdoti sono l, perch la fedelt alla realizzazione dell'eucaristia sia completa. E poi, intorno a questa eucaristia tante cose possono cambiare: si pu cambiare il posto e il luogo dell'altare, questo un esempio; si pu cambiare la lingua, non pi in lingua greca o latina, cantiamo nelle nostre lingue diverse; si pu cambiare la struttura, non pi basiliche romane, o gotiche o negli stili di tutti i tempi. Tutto questo cambia, anche la musica pu cambiare, anche la liturgia nella sua espressione; mi pare che pregando, come fate, nella linea pienamente tradizionale ma allo stesso tempo con la spontaneit dei carismatici, questo, tutto questo sia musica nuova per tempi nuovi, ma sempre sulla stessa parola, Fate questo in memoria di me. E se non ci fossero n un papa, n un vescovo, n un sacerdote, non ci sarebbe l'eucaristia. E' questa la ragione per cui giornate come questa di oggi sono giornate di vocazione; vocazioni di ogni genere, ma specialmente di vocazioni sacerdotali. E' cos importante! se domani non ci fossero sacerdoti non ci sarebbe l'eucaristia, non ci sarebbe il mistero della Chiesa. Tutto converge intorno a questo punto fondamentale e il rinnovamento carismatico pu andar avanti in modo potente se rimane nella fedelt a questo aspetto sacramentale della Chiesa nel suo mistero profondo e all'aspetto fondamentale di Maria nel mistero della Incarnazione. E non resisto alla tentazione di finire narrando una piccola storia. Forse avete visto, qualche anno fa, il film del padre Peyton il quale ha avuto la bellissima idea di fare un film sui vari misteri del vangelo e immagina anche, essendo l'Assunzione uno dei misteri, la scena della morte di Maria. E' immaginazione di artista, non nella Scrittura, ma anche immaginazione di uomo di preghiera. Maria sta morendo e, nel film, vanno messaggeri nei vari punti della terra a chiedere agli apostoli di tornare presto per essere presenti alla morte di Maria. L'ultimo ad arrivare Pietro. Tutti gli altri se ne vanno e si svolge tra Maria e Pietro un dialogo, inventato, ma luminoso. Maria dice a Pietro: Pietro, dammi la tua benedizione. E' la Chiesa carismatica in Maria che chiede la benedizione alla Chiesa sacramentale manifestata li attraverso Pietro. E poi Pietro si rivolge a Maria e dice: Vuoi dire al Signore, quando entrerai in Cielo, vuoi dire al Signore che lo amo? , e Maria gli risponde: Pietro, il Signore lo sa . E c' quest'ultima parola di Pietro: S, ma sar tanto pi contento di sentirlo dalla tua bocca. Questo il mistero della Chiesa, il mistero di Maria Madre della Chiesa. Terminiamo oggi, tutti insieme, con una preghiera perch la giovent di domani, risponda alla voce del Signore. C' un campo immenso che ha bisogno dell'apporto dei sacerdoti di domani per portare verso il futuro questa Chiesa e per continuare nel mistero eucaristico ad esser fedeli all'ordine del Signore: Fate questo finch io non ritorner nella gloria. Alleluja!
Testimonianza durante la Messa don Enzo
LAMORE DI CRISTO MI HA PERSEGUITATO
Io ringrazio il Signore perch sono qui presente, davanti a tutti voi, fratelli, servo di tutti voi, fratelli che mi vedete. Dieci anni fa lasciai la casa del Padre perch indebolito da una comunit cristiana indifferente, alla quale non ero riuscito a dare amore di Ges per trasformarla. Ho lavorato duramente otto anni, ho accumulato tesori che la tignola corrode e i ladri rubano, ho sperimentato tutte le miserie, potrei elencarvele ma se ne andrebbe troppo tempo. Due aspetti soltanto: otto anni senza confessarmi mai; e avevo fatto domanda per essere ridotto allo stato laicale, cio a dire lasciare la Chiesa. Sono andato fino in fondo, ma l'amore di Cristo mi ha sempre perseguitato, non sono riuscito a soffocarlo. Non conoscevo il rinnovamento e alcuni del rinnovamento me ne parlarono, ma una volta soltanto. La loro preghiera mi ha riportato alla casa del Padre, l'ho toccato con mano. Indeciso fino all'ultimo momento se venire o no qui, venerd mattina alle 8,30 ero qui tra voi, era la prima volta che prendevo contatto con il rinnovamento. Il pomeriggio durante il Sacrificio mi sono confessato, ho concelebrato con voi, fratelli. La preghiera dei fratelli mi ha riportato alla casa del Padre. Sentite bene, fino a quando le vostre mani saranno alzate al cielo, noi sacerdoti non potremo peccare, l'ho sperimentato; fino a quando queste mani resteranno alzate al cielo come quelle di Mos, noi sacerdoti avremo il coraggio e la forza di essere eucaristia vivente davanti a voi ogni momento, nella misura della potenza della vostra preghiera. Volevo la pienezza della pace e solo attraverso voi potevo ottenerla perch in fondo la comunit cristiana che ho offeso e ho sempre desiderato di chiedere perdono pubblicamente; volevo avere la pienezza della pace perch ogni fratello Cristo e ogni sorella Maria. Cristo fisicamente assente ma ha delegato noi; Maria assente, ma ha delegato voi, sorelle. Siate Maria in tutti i momenti e il mondo avr da invidiare voi, non voi il mondo, quelle che vivono nel mondo e secondo i criteri del mondo. Rispecchiate Maria, approfondite questo concetto, non c' tempo per farlo adesso. A ognuno di voi chiedo perdono, da ognuno di voi vorrei essere abbracciato e sentirmi dire: la pace sia con te. Saulo, fratello, diceva Anania, il Signore Ges che ti apparso sulla strada per cui venivi mi ha mandato per farti riacquistare la vista e perch tu sia ripieno di Spirito Santo. Di questa nuova nascita ho voluto che fossero padrino padre Natale perch durante la nostra concelebrazione che ci siamo incontrati, e madrine Anna Maria e Rita del gruppo di Bologna. Dal 31 di marzo ho lasciato l'azienda che avevo costruito, uno stipendio di un milione, quasi tutta la propriet. Devo sapere dove l'amore di Ges mi vuole. Pregate, perch si compia un altro miracolo, spetta a voi: io sono a disposizione come un vaso aperto da riempire, a disposizione del mio vescovo e del rinnovamento. Sia lode al Signore!
Conclusioni operative Padre Mario Panciera di Bologna
GESU E IL SIGNORE!
Ges il Signore! Questo stato come il tema ricorrente, quasi un grido, un'acclamazione. Era anche un invito a sbarazzarsi di tutti gli idoli: perch solo Ges il Signore!
1. Il Signore si fatto subito presente con la sua parola II popolo che camminava nelle tenebre ha visto una gran luce... Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete... (Is 9,l ss). Per chi questa luce e questa gioia? Chi questa luce che sorge? E quale il perch di questa gioia? Era l'annuncio della presenza del Signore tra noi. E quando il Signore presente, sempre invita a rivolgersi a lui con totale abbandono: Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perch la vostra gioia sia piena (Gv 16,24).
2. Il primo giorno stato quello della casa. Ripetutamente il Signore ci ha parlato della sua dimora in mezzo a noi. Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verr a lui, cener con lui ed egli con me (Ap 3,20). Apri il tuo cuore alla mia parola, perch io possa entrare. Io ti guarir, dice il Signore. Ti dar riposo e consolazioni abbondanti, sulle labbra degli afflitti far risuonare azioni di grazie . A volte, ci sono macigni rotolati sulla soglia. Davanti a certe porte, su certi cuori ci sono pietre che nessuno pu togliere: Chi ci rotoler via il masso dall'ingresso del sepolcro? (Me 16,3). Ed ecco la risposta: II Signore il tuo liberatore. E' entrato nella tomba e ti ha tratto alla vita. Egli ti comunica la sua vita risorta . E ancora: Dice il Signore: ecco, io apro i vostri sepolcri... Vi risuscito dalle vostre tombe... (Ez 37,llss). A sera, venuta l'ora della celebrazione della penitenza. Questo popolo ha rivestito l'abito della penitenza e del pentimento davanti al suo Signore. E le pietre sepolcrali sono saltate. Ges entrato nella sua casa. Quanti fratelli/sorelle, dopo anni forse, hanno sentito crollare il cemento armato dal loro cuore! Ges il Signore, alleluja!
3. Il secondo giorno stato quello della missione. E' bello stare in casa con il Signore, ma bisogna anche alzarsi e mettersi in cammino con il Signore. Perch il Signore sempre in cammino. A questo punto, il Signore ci ha posti davanti al nostro mondo e ci ha dato occhi e cuore come i suoi: Ho piet di questo popolo... E ho altre pecore che non sono di quest'ovile... perch si faccia un solo ovile sotto un solo pastore . Ges il Salvatore! Bisogna uscire dal cenacolo e annunciare Ges risorto con franchezza . Su questo punto vi sono ancora molte esitazioni. Ma il Signore non ha mancato di far sentire il suo incoraggiamento: Coraggio, io ti ho chiamato per essere segno della mia presenza potente . La mia parola salvezza: ascolta, mio popolo. Nella tua povert io voglio manifestare la potenza del mio Spirito. Non temere, io ti accompagner . Dunque, nessuna paura. Andiamo avanti per questa strada. Il Signore ci ha pure indicato i campi biondeggiami, pronti per la messe: nei gruppi e nelle case di preghiera, per le vie e per le piazze, tra gli emarginati e i perduti... Con un'attenzione continua alla vita e a tutte le realt della vita. Iniziando dalla famiglia, dai figli, dalle coppie, dai ministeri esercitati nei gruppi e nella chiesa locale. Perch la chiesa e quindi anche la nostra testimonianza ha un avvenire nella misura in cui incarnata nella storia e fa storia.
4. Il terzo stato il giorno dell''amore che salva. Un amore che, innanzi tutto, crea le cose che non sono e le usa. Considerate, fratelli, la vostra chiamata-vocazione: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ci che nel mondo stolto... Dio ha scelto ci che nulla... perch nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio fi Cor l,26ss). Solo Dio Dio e solo Ges il Signore! Dio ha scelto le cose che non sono. Tu che dici di essere incapace, di non avere mezzi, di non avere doni e carismi: proprio tu sei scelto per annunciare Cristo risorto. Proprio persone che non sono, gente che umanamente non esiste, sono scelte per annunciare che un Morto (e quindi non dovrebbe esserci pi!) vivo. E questo Morto-Vivente il Signore.
5. Soltanto uomini vivi possono annunciare il Vivente. Quando sei vivo? Lo sei, se hai incontrato il Vivente. Ma vivere non basta. Bisogna amare: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35). L'amore sempre dono, cio miracolo. Appartieni al rinnovamento e sei rinnovato, se sei capace di amare. La misura del tuo vivere quella del tuo amore. Se ami, sei discepolo di Ges. Solo se potrai essere riconosciuto come discepolo del Signore, potrai essere testimone, cio apostolo. Se avrete amore gli uni per gli altri : non c' spazio per l'isolamento. Ed ecco una conseguenza illuminante: la centralit del gruppo. Non si ama da soli. Amarsi vuoi dire riunirsi. E l dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18,20). Dunque il gruppo il mezzo, lo strumento privilegiato dell'apostolato, l'unit-base dell'apostolato. Non per un gruppo qualsiasi. Non basta gente che sta insieme. Non basta neppure che ci sia amore. Bisogna che il gruppo sia fatto di amore. Questo, il Signore ce lo ha fatto capire in modo plastico e visibile: negli insegnamenti e nelle comunit che gi nascono nel rinnovamento.
6. Abbiamo aperto la porta? Tu, l'hai aperta? Allora, Ges entrato e abita in te. E con lui, il Padre e lo Spirito-Amore. E accanto, supplice e materna, c' Maria, la Madre, la cui presenza e venuta sempre pi crescendo in questi giorni. La tentazione quella di rimanere nella morte. E lo siamo, finche continueremo a cercare un morto. Questa vana ricerca finisce soltanto quando il Vivente ti chiama per nome, come all'alba della risurrezione: Maria. Rabbun! E subito: Non mi trattenere (non fermarti m te stesso, non cullarti nel gruppo...), ma va' ad annunciare Ges Cristo, il Risorto. Ges Cristo, mio Signore, mio Salvatore, mio Liberatore... Perch Ges il Signore! Alleluja!
Luca Siracusano, L'epistolario Di Cristoforo Madruzzo Come Fonte Per La Storia Dell'arte. Con Un'appendice Di Documenti Dal Notarile Di Roma, Trento 2018