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ARISTOTELE

Aristotele nacque nel 384 a.C. a Stagira, nella penisola Calcidica, da una faiglia di lunga
tradi!ione scientifica. Ed " proprio dalla sua faiglia c#e deri$a, pro%a%ilente,
l&interesse del filosofo per le scien!e e l&iportan!a c#e la %iologia assue nel suo pensiero.
'el 3(), Aristotele si trasfer* ad Atene e frequent+ l&Accadeia di ,latone, di$entandone lo
studente pi- iportante. .orto ,latone, egli lasci+ l&Accadeia dopo a$er anifestato
apertaente la sua insofferen!a nei confronti dei successori del suo aestro, in particolare
di Speusippo, il quale, secondo il parere di Aristotele, a$e$a accentuato troppo
l&orientaento pitagorico della scuola.
Lasciata Atene, egli si reca in Asia .inore do$e conosce Teofrasto, c#e di$enter/ il suo
prio grande discepolo e con il quale egli si dedic#er/ agli studi della %iologia arina.
0i$entato poi precettore di Alessandro .agno, Aristotele torn+ ad Atene e fond+ la sua
scuola, il Liceo, c#e prese il noe dal %osco presso il quale sorge$a, consacrato ad Apollo
Licio. Il Liceo $enne anc#e c#iaato 1,eripato2 perc#3 i suoi e%ri, i 1peripatetici2,
a$e$ano l&a%itudine di cainare nei giardini dell&edificio entre discute$ano. Infatti la
parola greca peripatos significa proprio 1passeggiata2. 'el Liceo, le le!ioni erano tenute sia
durante la attina c#e nel poeriggio. La differen!a fra le le!ioni attutine e quelle
poeridiane sta$a nel pu%%lico. Infatti, di attina, Aristotele tene$a le!ioni su tei
coplessi coe la fisica o la filosofia da$anti ad un pu%%lico di allie$i sele!ionati, entre le
le!ioni tenute nel poeriggio erano aperte ad un pu%%lico pi- $aso e eno speciali!!ato.
4en presto, il Liceo super+ l&Accadeia coe centro di ricerca, in quanto pote$a $antare
un ateriale didattico pi- cospicuo, coe una colle!ione di anoscritti, c#e
pro%a%ilente and+ a costituire la pria grande %i%lioteca della 5recia, olte carte
geografic#e e un useo di storia naturale. 6n&altra differen!a fra la scuola di ,latone e
quella di Aristotele sta$a nel fatto c#e l&Accadeia era un&associa!ione religiosa dedicata al
culto delle .use, entre il Liceo non a$e$a alcun fine religioso e quindi gli allie$i non
erano tenuti a rispettare deterinate regole di $ita. Inoltre, il fine ultio dell&Accadeia
platonica era istruire gli uoini in aniera c#e fossero capaci di copiere scelte in a%ito
politico, entre nel pensiero di Aristotele, la politica non #a grande spa!io.
Il prio oti$o del disinteresse aristotelico nei confronti della politica sta nel fatto c#e,
pur essendo un uoo li%ero, Aristotele non a$e$a diritto di partecipare in alcun odo alla
$ita politica di Atene, in quanto meteco 7straniero8. Inoltre, l&epoca storica in cui $isse e
oper+ Aristotele fu caratteri!!ata dalla crisi delle citt/ grec#e, c#e sta$ano perdendo for!a e
autonoia in quanto sottoesse dalla poten!a acedone. A causa della sottoissione alla
.acedonia, i cittadini non erano pi- direttaente coin$olti nell&ainistra!ione della
polis, c#e, in$ece, era gestita da un centro di potere 1lontano2 e questa lontanan!a fisica,
port+ gradualente gli uoini a distaccarsi dalla $ita politica. Il disinteresse di Aristotele
$erso la politica lo porter/ a di$entare un 1intellettuale puro2, cio" interaente dedito allo
studio, e a odificare perfino il copito della filosofia, c#e di$enter/ quello di
coprendere e descri$ere l&unico ondo reale, quello in cui l&uoo $i$e.
9uando Aristotele era solo agli ini!i dello s$iluppo del suo pensiero indipendente,
seguendo ancora le ore di ,latone, scrisse alcuni dialog#i, detti 1essoterici2, c#e sono
andati quasi copletaente perduti. Tutta$ia sappiao c#e 1Sulla Filosofia2 era $olto a
diostrare coe la filosofia a$esse coe o%%ietti$o l&interrogarsi sul perc#3 dell&esisten!a
delle cose e c#e 1Protrettico2 in$ita$a il lettore a dedicarsi alla filosofia stessa. :i era poi
l&2Eudemo2, oonio dell&aico di Aristotele a cui " dedicato, c#e $ole$a diostrare, alla
aniera di ,latone, c#e la $era patria dell&uoo non " in questo ondo, a nell&altro,
do$e si pu+ conteplare l&essere nella sua piene!!a, sen!a la edia!ione dei sensi.
A parte i dialog#i, Aristotele scrisse un gran nuero di saggi, destinati pi- c#e altro ad un
uso interno al Liceo, per integrare e copletare le le!ioni. 0ato il loro fine prettaente
educati$o, i testi aristotelici presentano un linguaggio asciutto e sintetico c#e li rende
difficili da coprendere per il lettore oderno, nonostante le frequenti digressioni e
ripeti!ioni. L&iagine organica e l&organi!!a!ione sisteatica degli scritti aristotelici "
do$uta, pi- c#e altro, all&opera di sistea!ione attuata da curatori $issuti olto tepo
dopo Aristotele, ad esepio sotto il noe di 1Metafisica2 tro$iao tutti gli scritti relati$i
alla cosiddetta 1filosofia pria2, cio" quelli c#e trattano il tea dell&essere e di 0io. Essi
sono stati asse%lati dall&intellettuale greco Andronico di Rodi. 'onostante siano stati
riorgani!!ati dai posteri, questi scritti diostrano coe il capo di ricerca di Aristotele
fosse apio e coe egli aspirasse a costituire un&enciclopedia copleta delle conoscen!e.
Tro$iao, infatti, scritti di logica, di psicologia, di %iologia, di etica e di politica. 'on
ancano testi riguardanti l&arte della retorica e la 1filosofia pria2, coe la stessa
.etafisica, il cui noe significa letteralente 1dopo le opere di fisica2. In origine, essa
$enne c#iaata cos* perc#3 collocata dopo gli scritti riguardanti la fisica.
Aristotele parte dal presupposto c#e ogni scien!a a%%ia un oggetto, un etodo di analisi e
un fine di$erso da quello di tutte le altre scien!e. Ogni scien!a " quindi autonoa e non fa
capo a nessun&altra. E& facile quindi notare, coe il pensiero aristotelico si distacc#i da
quello platonico, c#e in$ece $ede$a tutte le scien!e fare capo all&idea di 4ene, criterio di
giudi!io uni$ersale della realt/. Tutta$ia, afferando ci+, Aristotele non intende dire c#e le
$arie discipline non siano collegate fra loro, infatti egli aspira ad un&interpreta!ione
unitaria e ra!ionale della realt/. Sepliceente egli quindi non accetta il fatto c#e ,latone
sottoettesse tutte le scien!e alla dialettica. L&organi!!a!ione delle scien!e, secondo
,latone, era infatti una piraide con la dialettica al proprio $ertice, entre Aristotele
ette tutte le scien!e sullo stesso piano, enfati!!ando, per+, le loro differen!e.
Infatti, Aristotele di$ide le scien!e in tre grandi aree.
Le scien!e teoretic#e o conosciti$e sono quelle c#e presuppongono una conoscen!a
disinteressata, c#e #a il solo fine di coprendere co&" fatta la realt/. Le scien!e poietic#e
o produtti$e sono quelle c#e 1creano2 qualcosa e quindi quelle legate all&arte e alla tecnica.
In$ece le scien!e pratic#e indicano l&a!ione orale, tipicaente uana. 6n&iportante
differen!a fra le tre aree sta nel etodo di studio. Il etodo di analisi delle scien!e
teoretic#e " un etodo diostrati$o, c#e fa giungere gli uoini a $erit/ assolute ed
incontro$erti%ili, entre i etodi non diostrati$i di studio delle scien!e poietic#e e
pratic#e fa giungere a $erit/ par!iali o $alide 1in linea di assia2.
Le scien!e poietic#e, coe quelle pratic#e, #anno coe oggetto il possi%ile, o$$ero 1ci+ c#e
pu+ essere di$erso da co&"2. In particolare, sono quelle scien!e c#e producono qualcosa
c#e, appena creata, si distacc#er/ da c#i l&#a prodotta, assuendo un&esisten!a separata.
Esse si distinguono in;
< arti arc#itettonic#e, plastic#e e figurati$e
< arti c#e si reali!!ano ediante la $oce
< arti c#e si reali!!ano ediante il o$iento
< arti c#e producono discorsi persuasi$i
Le scien!e pratic#e sono l&etica e la politica. Esse ser$ono a guidare il coportaento
dell&uoo $erso la felicit/ e la differen!a principale fra le due sta nel fatto c#e l&etica 1parla2
al singolo uoo e lo guida $erso la propria felicit/ indi$iduale, entre la politica riguarda
tutta la societ/ ed #a coe fine la felicit/ colletti$a. Le scien!e pratic#e si distinguono da
quelle poietic#e perc#3 esse producono qualcosa c#e si risol$e nell&a!ione stessa. Ad
esepio sal$are qualcuno ettendo a risc#io la propria $ita #a coe fine l&a!ione stessa
del sal$ataggio.
Le scien!e teoretic#e si distan!iano da quelle pratic#e e da quelle poietic#e in quanto
#anno coe oggetto il necessario, o$$ero quel qualcosa c#e 1non pu+ essere di$erso da
co&"2. Esse sono la fisica, la ateatica e la filosofia pria.
La fisica, detta anc#e filosofia seconda, " quella scien!a c#e studia tutti gli enti naturali c#e
sono soggetti al o$iento e al di$enire, a indipendenteente dalla $olont/ dell&uoo.
5li enti studiati dalla ateatica, in$ece, sono io%ili e non soggetti al di$enire. Essi,
per+, deri$ano dagli enti fisici, in quanto pri$i di una propria concreta esisten!a. L&ultia
scien!a teoretica " la filosofia pria, c#e studia l&essere in quanto essere, spogliato di tutte
le sue deterina!ioni particolari coe la qualit/ o la quantit/. L&essere studiato dalla
filosofia precede ed " la condi!ione di ogni altra realt/. La filosofia pria studiata da
Aristotele $err/ poi c#iaata dai suoi successori con il noe di 1etafisica2.
Aristotele, gra!ie anc#e alla sua fora!ione naturalistica, coglie un errore nella teoria di
,latone, quello di considerare le idee esterne alle cose. Infatti, il legae c#e ,latone a$e$a
iaginato fra le idee e le cose, non soddisfa Aristotele, il quale affera c#e le idee sono
interne alle cose e ne rappresentano la struttura ianente, ci+ c#e fa s* c#e siano quello
c#e sono. 9uindi il ragionaento di Aristotele parte dal ondo c#e ,latone a$e$a
condannato e definito iperfetto, il ondo sensi%ile, il c#e segna il passaggio da una
prospetti$a etafisica idealista, quella platonica, ad una prospetti$a etafisica realista,
c#e ri$aluta copletaente l&esperien!a sensi%ile. Secondo Aristotele, infatti, non c&"
conoscen!a sen!a i sensi, c#e sono il nostro unico e!!o per percepire il ondo.
Secondo Aristotele, inoltre, il ondo " un insiee di enti di$ersi fra loro accounati solo
dal fatto di possedere l&essere, cio" di esistere, infatti la parola 1ente2 deri$a proprio da
1essente2, 1esistente2. 9uesti enti, in quanto appartenenti al ondo sensi%ile, sono soggetti
al utaento e al di$enire, quindi Aristotele coincia ad interrogarsi, c#iedendosi se sia
possi%ile dare un&interpreta!ione scientifica iuta%ile di cose c#e, per natura, sono
$aria%ili. ,er risol$ere questo pro%lea egli forula i cinque cardini della sua etafisica;
la sostan!a, la fora, la ateria, l&atto e la poten!a.
La etafisica di Aristotele, a differen!a delle altre scien!e, non si occupa di un aspetto
particolare degli enti, a del loro essere ed ", dunque, ontologia. 9uindi la doanda c#e
uo$e il ragionaento alla %ase della etafisica di Aristotele "; 1Cos' l'essere dell'ente?2.
A questa doanda, Aristotele dice, possiao rispondere in dieci odi di$ersi, perc#3 dieci
sono le categorie 7o predicati8 c#e si possono attri%uire all&ente. Esse sono i odi
fondaentali in cui l&ente si ostra e sono;
< la sostanza 7" un uoo8
< la qualit 7" %ianco8
< la quantit 7" alto due etri8
< la relazione 7" pi- alto di un altro ente8
< il luogo 7" in terra8
< il tempo 7" adesso8
< l&agire 7ferisce8
< il patire 7" ferito8
< lo stato 7" arato8
< la situazione 7" seduto8
Tutta$ia, la sostan!a " considerata da Aristotele di$ersaente dalle altre categorie, in
quanto essa rappresenta il $ero essere dell&ente, entre tutte le altre sono i $ari odi in cui
la sostan!a pu+ presentarsi. Essa " la categoria fondaentale e priaria degli enti, sen!a la
quale essi non sare%%ero, entre le altre categorie sono solo 1accidenti2, cio" sono
qualcosa c#e accade, a c#e non " necessario all&ente per esistere, essi possono essere
attri%uiti o eno all&ente sen!a c#e l&ente stesso perda il suo essere.
9uindi la doanda di$enta; 1Cos' la sostanza?2 Aristotele risponde c#e la sostan!a "
l&indi$iduo concreto e, pi- precisaente, nelle Categorie, egli definisce 1sostan!e prie2
quegli enti c#e esistono in odo autonoo e fungono sepre e solo da soggetti. Infatti, in
Aristotele a%%iao una forte corrisponden!a fra ontologia e logica. 0a un punto di $ista
ontologico, le sostan!a sono i soggetti reali c#e possiedono le $arie propriet/, entre da un
punto di $ista logico, esse sono i soggetti logici c#e reggono i $ari predicati. 0a queste
sostan!e prie, Aristotele distingue le specie e i generi, c#e ,latone a$e$a considerato
coe idee a se stanti. Secondo Aristotele essi non possono esistere indipendenteente
dalle sostan!e, in quanto rappresentano gruppi di enti.
Ogni sostan!a " concepita da Aristotele coe 1sinolo2, o$$ero coe unione di 1ateria2 e
1fora2. La ateria " l&eleento ateriale concreto c#e costituisce l&ente ed " plasata
dalla fora, c#e " la struttura dell&ente necessaria affinc#3 quell&ente sia ci+ c#e ". 5ra!ie
alla crea!ione dei concetti di ateria e fora, Aristotele scredita copletaente la teoria
di ,latone in quanto l&idea " ora parte integrante e fondaentale della cosa.
,roprio gra!ie a questi concetti, Aristotele risol$e anc#e il pro%lea del di$enire. Infatti, ad
esepio, ,arenide a$e$a negato il di$enire in quanto lo defini$a coe passaggio
dall&essere al non essere e $ice$ersa. 0ato c#e il non essere non esiste$a, il di$enire era
ipossi%ile. Tutta$ia con Aristotele il di$enire di$enta un ca%iaento interno all&essere,
o, per eglio dire, un ca%iaento della fora dell&essere. Ad esepio, quando una
g#ianda di$enta quercia la sua ateria resta costante, entre ca%ia solo la sua fora. La
ateria " quindi un eleento indefinito c#e #a la poten!ialit/ di assuere deterina!ioni
successi$e, o$$ero forme successi$e, c#e rappresentano l&eleento attuale e riconosci%ile
delle cose. 0a questa defini!ione scaturiscono, poi, i concetti di 1atto2 e di 1poten!a2,
infatti, la g#ianda non " altro c#e una quercia in poten!a e una g#ianda in atto, cio" la
g#ianda #a le poten!ialit/ per di$enire quercia, a, conteporaneaente, " una g#ianda.
L&atto precede sepre la poten!a; per poter generare una g#ianda, cio" una poten!iale
quercia, " necessario un al%ero, o$$ero una quercia in atto. 'on esiste possi%ilit/ c#e, da se
stessa, di$enti attualit/, perc#3 l&atto " necessario per l&esisten!a della poten!a. Inoltre,
l&atto " segno di perfe!ione reali!!ata, entre la poten!a denota un grado inferiore di
realt/. Tutta$ia l&atto " anc#e poten!a di una fora successi$a, in quanto un geroglio "
atto rispetto alla g#ianda, a poten!a rispetto alla quercia. 9uesto do$re%%e portare a
pensare c#e il processo di passaggio da atto a poten!a sia infinito, a Aristotele nega
l&esisten!a dell&infinito in quanto anc#e la sua conce!ione dell&uni$erso ostra un coso
finito e c#iuso. ,er questo, crea un punto di 1parten!a2 e uno di 1arri$o2 del processo di
atto e poten!a. Esso coincia con la ateria pria, copletaente pri$a di fora e
attualit/, indeterinata e inconosci%ile, c#e si distingue dalle aterie seconde, coe il
legno o la pietra, c#e #anno gi/ una configura!ione particolare. Il punto di arri$o, in$ece, "
la fora pura, l&assoluta attualit/ e perfe!ione di 0io, iuta%ile ed eterna.
Inoltre, Aristotele si rende conto c#e ogni trasfora!ione ric#iede particolari condi!ioni e
deterinate cause e giunge ad ela%orare una spiega!ione dei fenoeni del di$enire
ponendo alla %ase di essi quattro di$ersi tipi di cause; la causa ateriale, quella forale,
quella efficiente e quella finale. La causa ateriale e la causa forale sono la ateria e la
fora stessa dell&ente, la causa efficiente " la for!a, interna o esterna all&ente, c#e genera la
trasfora!ione, entre la causa finale " lo scopo del utaento. Esistono due tipi di
processi di utaento, quelli naturali e quelli artificiali. 'ei processi artificiali, le quattro
cause sono sepre distinte. Ad esepio, nella crea!ione di una sedia, la causa ateriale
sar/ il legno, la causa forale sar/ il progetto dell&artigiano, la causa efficiente il suo la$oro
e la causa finale, ad esepio, l&uso della sedia. In$ece, nei processi naturali spesso causa
forale, causa efficiente e causa finale coincidono, ad esepio il fiore " la fora, la causa
efficiente e il fine della trasfora!ione del see. ,articolare rile$an!a assue la causa
finale, dal oento c#e spesso, soprattutto nei processi naturali, coincide con la fora
stessa, in quanto, secondo Aristotele, ogni ente tende alla piena e perfetta reali!!a!ione di
se stesso. Aristotele affera, inoltre, c#e la natura non agisce ai sen!a uno scopo, in
quanto il fine " direttaente inscritto nelle cose e le spinge a reali!!arsi nel odo igliore
possi%ile. Le ecce!ioni esistono, a ci+ c#e non rispetta questa regola " considerato un
fenoeno ostruoso. 9uesta $isione aristotelica del ondo, decisaente ottiistica, pu+
essere definita 1teolologica2 dal greco 1telos2 c#e significa 1fine2. Tutta$ia, il pensiero
aristotelico non pu+ essere definito 1deterinista2, in quanto i filosofi deterinisti non
da$ano spa!io alle ecce!ioni e al li%ero ar%itrio, c#e in$ece " 1concesso2 da Aristotele in un
solo a%ito, quello dell&etica orale, c#e " sotto il controllo del singolo indi$iduo e non
sotto quello della natura, coe tutto il resto.
Secondo Aristotele esistono quattro tipi di o$iento; quello sostan!iale, quello
qualitati$o, quello quantitati$o e quello locale.
Il o$iento sostan!iale " il o$iento della sosta!a, c#e consiste nella sua genera!ione e
corru!ione, quindi nella sua nascita e orte. Il o$iento qualitati$o " un ca%iaento
c#e a$$iene nella sostan!a, ad esepio l&ipallidire o l&arrossire. Il o$iento
quantitati$o " l&auento o la diinu!ione in una caratteristica della sostan!a, ad esepio,
la sua alte!!a. 6ltio e pi- iportante, il o$iento locale, detto anc#e trasla!ione, " lo
spostaento da un luogo all&altro. 9uest&ultio " il pi- iportante perc#3 gli altri tre tipi
di o$iento altro non sono c#e spostaento locale di ateria. Inoltre, il o$iento
locale pu+ essere circolare intorno al centro del ondo, o $erticale, dall&alto $erso il %asso o
$ice$ersa. I di$ersi tipi di o$iento locale sono propri dei quattro eleenti fondaentali
c#e costituiscono il coso. 9uello circolare, " proprio dell&etere, quello $erticale $erso l&alto
" proprio del fuoco e quello $erticale $erso il %asso " proprio dell&acqua e della terra.
Il coso aristotelico " ordinato e copatto, non presenta spa!i $uoti ed " finito, deliitato
dall&ultio cielo, c#e " il cielo delle stelle fisse. Il suo centro " la terra, io%ile e
perfettaente sferica, circondata dall&atosfera su%lunare, oltre la quale si estendono le
sfere di$ine dei corpi celesti, eterni e incorrutti%ili. Tro$iao quindi un dualiso deri$ante
direttaente da quello platonico. Aristotele discerne, infatti, il ondo terrestre e quello
celeste. Il ondo celeste " coposto di etere, c#e si uo$e, sotto fora di corpi celesti,
ruotando attorno al centro dell&uni$erso, o$$ero la terra, ed " ingenerato, iperituro e
perfetto. Il ondo terrestre, in$ece, " coposto dai quattro eleenti fondaentali,
soggetti al o$iento rettilineo dall&alto $erso il %asso o $ice$ersa. Essi sono dislocati
differenteente sulla terra in %ase al loro peso. 0al pi- pesante al pi- leggero, infatti, essi
sono la terra, c#e costituisce il centro del ondo, l&acqua, l&aria e il fuoco, oltre il quale c&" il
ondo celeste. 9uando un eleento $iene spostato dal suo a%iente naturale, esso tende
naturalente a tornare nella condi!ione di parten!a. 'el suo insiee, la $ita dell&uni$erso
" eterna, in quanto esso non " stato generato e non finir/. .entre l&esisten!a delle specie "
eterna, quella del singolo indi$iduo non lo " e il ciclo della $ita si ripete incessanteente
scandito dallo scorrere del tepo, in quanto " proprio la presen!a del utaento c#e
rende l&ania capace di percepire il tepo c#e scorre, definito coe la isura del di$enire
secondo il pria e il poi. ,ro%lei di interpreta!ione sono sorti riguardo la soggetti$it/ del
tepo, in quanto da un lato " $ero c#e una diensione, coe il tepo o lo spa!io, pu+
esistere solo se $i " un&ania a isurarlo, dall&altro " anc#e $ero c#e il tepo scorrere%%e a
scandire l&eternit/ dell&uni$erso anc#e se non $i fosse alcuna ania a coglierlo.
0all&esterno, l&uni$erso aristotelico ci apparire%%e con cinquantacinque sfere concentric#e
c#e ruotano siultaneaente ed incessanteente a $elocit/ di$erse fra loro. La pi- piccola
di queste " la sfera della Luna, c#e circonda la terra, la pi- grande " quello delle stelle fisse,
c#e segna il confine dell&uni$erso. Secondo Aristotele, il $uoto non esiste, ergo le
cinquantacinque sfere si uo$ono per contatto fra loro, in quanto l&unico odo per
generare o$iento " farlo eccanicaente. .a c#e cosa, precisaente, fa uo$ere
l&uni$erso= Esiste un principio ultio c#e causa il o$iento e il di$enire=
,er Aristotele la risposta " si, e questo principio " 0io.
Il 0io di Aristotele non " un indi$iduo %uono c#e si interessa al ondo coe quello delle
religioni onoteiste. 0io ", sepliceente, il principio supreo dell&uni$erso c#e, essendo
io%ile ed eterno, pu+ ipriere il prio o$iento all&uni$erso stesso e per questo "
definito 1otore io%ile2. Inoltre 0io non " coposto da ateria perc#3 la ateria "
poten!a, quindi possi%ilit/ di di$enire, e poter di$enire iplic#ere%%e l&esisten!a di
qualcosa di pi- alto e pi- perfetto di 0io e se anc#e questo qualcosa fosse poten!a, si
necessitere%%e di qualcosa di ancora pi- alto e perfetto dando $ita ad un ciclo infinito c#e,
secondo Aristotele, " ipossi%ile. 9uindi 0io " atto puro, pri$o di ateria, e non #a altra
atti$it/ se non il pensiero di se stesso, perc#3 se pensasse a qualcos&altro signific#ere%%e
c#e #a il %isogno di conoscere e quindi non sare%%e perfetto.
0etto c#e 0io era la causa del o$iento dell&uni$erso, Aristotele si c#iede come 0io
possa uo$erlo. 'on certo coe causa efficiente, odalit/ c#e non si conf/ alla sua
solitaria perfe!ione, %ens* coe causa finale. 0io, infatti, rappresenta il fine, l&oggetto di
aore e di desiderio di tutte le sfere celesti c#e, per iitare la sua perfe!ione si uo$ono di
oto circolare c#e, secondo Aristotele, " il oto perfetto. 9uesta conce!ione di 0io e
dell&uni$erso rispecc#ia perfettaente la teoria secondo la quale tutte le cose sono portate
a di$enire per raggiungere la perfe!ione e la pura attualit/. Tutta$ia, 0io " s* il otore
io%ile del ondo, a non " il suo creatore, in quanto nella 5recia antica il concetto di
1crea!ione2 era ancora sconosciuto, in quanto sar/ introdotto dalla religione e%raico<
cristiana. Inoltre Aristotele indi$idua non una, %ens* cinquantacinque di$init/, o$$ero
cinquantacinque principi suprei dell&uni$erso c#e portano a uo$ersi le cinquantacinque
sfere celesti.
Aristotele non intende l&ania allo stesso odo di ,latone, c#e la $ede$a coe qualcosa di
di$ino, suo algrado intrappolato nel corpo c#e aspira$a a li%erarsene. L&ania di ,latone
" indispensa%ile e strettaente legata al corpo, sta ad esso coe la $ista sta all&occ#io. E&
causa forale, efficiente e finale dell&essere $i$ente, lo attuali!!a facendolo $i$ere.
L&ania di tutti gli esseri $i$enti, coprese le piante, #a fun!ione $egetati$a, cio" di farli
nascere, nutrire, crescere, riprodursi e orire. Solo l&uoo e gli aniali possiedono
un&ania con fun!ione anc#e sensiti$a, c#e perette loro di desiderare e pro$are
sensa!ioni. Solo l&uoo, in quanto creatura pi- perfetta di tutte, possiede un&ania c#e #a
anc#e fun!ione intelletti$a, c#e gli perette di pensare, ragionare e parlare. 0ato pensare e
quindi conoscere rendono l&uoo igliore delle altre creature, il fine ultio della sua $ita
de$e essere sophia, la sapien!a, c#e lo porter/ a conoscere le cause ultie e necessarie
della realt/.
,er Aristotele, tutta la conoscen!a nasce dai sensi, in quanto la nostra ente non potre%%e
apprendere se i sensi non le dessero il ateriale da ela%orare e strutturare. Secondo il
filosofo, il processo conosciti$o si s$olge attra$erso tre stadi tra loro legati.
Il prio " la conoscen!a sensi%ile, c#e deri$a dai cinque sensi i quali ci perettono di
pro$are le $arie sensa!ioni. 5ra!ie al senso coune l&uoo " capace di riconoscere queste
sensa!ioni e collegare i dati differenti c#e da esse pro$engono.
Il secondo passaggio " l&iagina!ione, c#e produce le riprodu!ioni entali, dette
phantasmata, delle sensa!ioni ottenute attra$erso i sensi. 9ueste iagini entali
perangono in noi anc#e quando l&ente c#e le #a prodotte " scoparso e sono quindi
indipendenti da esso. La eoria ci consente di iaga!!inare queste iagini sotto
fora di ricordi c#e $anno a di$entare la ateria su cui si esercita l&atti$it/ dell&intelletto.
L&ultio stadio " la conoscen!a intelletti$a c#e agisce sulle iagini astraendo da esse la
fora intellegi%ile, o$$ero il concetto uni$ersale dell&ente da cui deri$ano.
Aristotele di$ide l&intelletto in intelletto passi$o e intelletto atti$o.
L&intelletto passi$o #a la possi%ilit/ di conoscere, a necessita di un realt/ in atto,
l&intelletto atti$o, c#e gli consenta di reali!!arsi. E& coe un foglio %ianco c#e,
poten!ialente, pu+ accogliere qualunque essaggio. L&intelletto atti$o, a differen!a di
quello passi$o, " 1separato ed eterno2, a dato c#e Aristote non specifica se questa
separa!ione fra l&ania e l&intelletto atti$o sia reale o etaforica, non " c#iaro se l&intelletto
atti$o sia proprio dell&uoo, del genere uano o di 0io. Inoltre nella separa!ione fra i due
intelletti " facile $edere la forte influen!a di ,latone.

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