C un metallo bianco-argenteo il cui ossido veniva usato fin dallantichit per tingere di un bel color giallo-verde vetri e ceramiche. Poi stato impiegato come zavorra per barche, nella costruzione di giroscopi e perfino nelle freccette per il tiro a segno. Infine stato utilizzato per le bombe atomiche. Il novantadueesimo elemento non infatti il sequel di un famoso film di fantascienza, bens luranio, ora investito del ruolo di salvatore dellumanit, grazie allenorme quantit di energia in esso contenuta, ora paventato come mostro terrificante dalle fauci radioattive. Il disastro di Hiroshima e Nagasaki, cos come gli incidenti delle centrali nucleari di Chernobyl e Three Mile Island hanno lasciato un segno profondo nelle popolazioni colpite e nellimmaginario collettivo. Eppure lindustria, le nostre case, la civilt stessa, hanno bisogno di energia. Una sete inestinguibile. Con un chilo di uranio, lequivalente di una tazzina da caff, si produce lenergia equivalente a quella di diversi milioni di litri di benzina. La tentazione forte Tra laltro lenergia nucleare non sporca latmosfera come le centrali termoelettriche tradizionali n contribuisce alleffetto serra. Tanto ai bidoni di scorie radioattive penseranno le generazioni future Per fortuna una soluzione migliore esiste: la fusione nucleare. La fusione linverso della fissione: si prendono nuclei di elementi leggeri e li si comprimono, fondendo insieme i loro protoni, generando cos unenergia circa nove volte pi grande di quella derivante dalla fissione. Tipicamente il materiale di partenza il comunissimo idrogeno: s, proprio quello contenuto nellacqua che beviamo, con o senza spruzzatina di limone. A parole sembra facile, nella pratica limpresa titanica: per avviare la reazione di fusione sono necessarie temperature di milioni di gradi e pressioni di milioni di atmosfere. Nonostante i decenni di esperimenti questa fonte di energia risulta ancora difficile da imbrigliare. La cosiddetta fusione fredda, venuta alla ribalta una ventina di anni fa, purtroppo non mai uscita dai laboratori, e ancora spaccato del reattore sperimentale a fusione nucleare ITER, attualmente in costruzione in Francia. Dovrebbe essere operativo nel 2020 oggi c chi dice sia una bufala o un abbaglio dei ricercatori. Eppure sembra che un gruppo di fisici giapponesi sia giunto finalmente allagognata soluzione. Si tratterebbe di confinare una quantit pari a circa 10 57 atomi di idrogeno in uno sferoide del diametro di mezzo grado (per rendere lidea delle dimensioni, mezzo grado corrisponde al diametro di una biglia a due metri di distanza!).
Il collasso gravitazionale produrrebbe una pressione di 500 miliardi di atmosfere e una temperatura attorno ai 15 milioni di gradi, trasformando il gas in plasma e innescando la reazione di fusione. Le onde elettromagnetiche emesse tra i 380 e i 780 nanometri potrebbero essere sfruttate direttamente per lilluminazione, oppure altrettanto facilmente trasformate in elettricit tramite placche captanti in silicio monocristallino puro o drogato con arseniuro di gallio (GaAs).
Unaltra tecnica sperimentata con successo la trasformazione dei fotoni incidenti in energia chimica, tramite speciali pigmenti biosintetici in grado di sintetizzare ATP e NADPH. Il reattore sviluppato dai giapponesi dovrebbe essere per costruito molto lontano dai centri abitati, perch privo delle tradizionali schermature (reputate inutili dai progettisti) e perch anche la reazione di fusione, nonostante il combustibile di partenza sia pulito, produce una moltitudine di particelle altamente energetiche, in grado di interagire pesantemente con le cellule del nostro corpo. Vengono infatti emesse grandi quantit di neutrini, particelle alfa e protoni, nonch raggi UV potenzialmente cancerogeni e mutageni. Brevi ed incontrollate emissioni di raggi X e gamma, pur pericolose e letali in grandi dosi, a detta degli esperti non sarebbero preoccupanti. Pare inoltre che lelevata esposizione alle radiazioni tra i 780 e i 3000 nanometri, emesse in particolare abbondanza, possa portare alla lunga a perdita di liquidi, nei soggetti pi sensibili a cefalgia e perfino al collasso. Per questo molti sono i dubbi che permangono su questa tecnologia. Oltre ai problemi riguardanti la salute umana non sarebbero pochi gli influssi sullambiente. Lenergia termica dissipata potrebbe portare a siccit e inondazioni, con non pochi danni allecosistema. E a dispetto dellalta tecnologia impiegata, lerogazione di energia non sarebbe garantita costantemente: per motivi tecnici il reattore resterebbe inutilizzabile dalle nove alle quindici ore giorno, schema della reazione di fusione tra due protoni per cui la maggior parte delle attivit civili ed industriali sarebbero costrette a lunghe pause forzate. Analogamente, un paio di volte allanno, episodi di black- out parziali o totali, anche se prevedibili con largo anticipo, affliggerebbero parte dellutenza. Limpiego di due reattori, caldeggiato da alcuni, potrebbe sopperire al problema, raddoppiando per anche i rischi. Nonostante i dubbi e le perplessit avanzati da molti esponenti della comunit scientifica internazionale un prototipo funzionante del suddetto reattore stato gi realizzato, anche se i media hanno dato scarso peso allevento. Chi fosse interessato, pu visitare il sito www.nso.edu per maggiori informazioni, oppure alzarsi al mattino presto ed osservare, basso sullorizzonte, lultimo miracolo del Sol Levante. (marzo 2010) prof. Bizzarro www.bazardelbizzarro.net
esplosione della Tsar Bomb. Costruita dai russi nel 1961, aveva una potenza pari a 57 milioni di tonnellate di tritolo, 5000 volte la bomba di Hiroshima