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Perch il cielo, di notte, buio?

Gi, perch? Sembra una domanda innocua e semplice, di quelle che un bambino pu chiedere ai propri genitori,
tuttavia numerosi cosmologi hanno speso anni di ricerche per darle una risposta.
A prima vista sembrerebbe ovvio perch la notte sia buia: il Sole tramontato. Ma
innumerevoli altri Soli stanno brillando altrove in quel momento, e se lUniverso
infinito, e contiene infinite stelle, allora la notte dovrebbe brillare di luce. Questa
contraddizione tra la teoria e losservazione nota con il nome di Paradosso di
Olbers, lo studioso scopritore di comete ed asteroidi che nel XIX secolo cerc di
dare una risposta plausibile al quesito, pur non essendo certo il primo a porselo. In un
saggio da lui scritto nel 1823, Olbers (Fig. 1) diceva: immaginate che le stelle siano
distribuite uniformemente nello spazio; le stelle pi vicine alla Terra sembrano le pi
grandi, ma quelle pi lontane sono molto pi numerose poich ogni angolo visivo
comprende volumi di spazio sempre pi grandi (e quindi contenenti sempre pi
stelle) man mano che aumenta la distanza dallosservatore (Fig. 2).
Una prima soluzione fu avanzata dallinglese Thomas Digges nel 1576, il quale
propose che la notte fosse buia in quanto le stelle lontane erano troppo deboli per
essere visibili. Per quanto questa spiegazione sembri ragionevole, purtroppo errata:
la luce combinata di stelle invisibili di fatto visibile, cos come questa pagina
visibile anche se non possiamo vedere i singoli atomi che la costituiscono.
Oltre un secolo pi tardi, anche Edmond Halley consider il problema e offr due
possibili interpretazioni: nella prima, basata
per su un errore di calcolo, affermava che la
somma della luce proveniente da molte stelle lontane non uguagliava quella
proveniente da poche stelle vicine; nella seconda ripeteva la conclusione errata
di Digges, secondo cui le stelle invisibili non davano contributo alla luminosit
della notte: ..i loro ragginon sono sufficienti a stimolare i nostri sensi,
scriveva Halley. Qualche anno dopo, nel 1744, lastronomo svizzero Jean-
Philippe Loys de Chseaux fece un passo in avanti: egli riconobbe che le stelle
troppo lontane per essere visibili di fatto contribuivano alla luminosit della
notte. La notte buia, secondo Chseaux, perch lo spazio non trasparente,
bens contiene del materiale che assorbe abbastanza luce da scurire la notte.
Anche Olbers sostenne questa ipotesi, ma entrambi si sbagliavano: la luce
assorbita da questo materiale, lo avrebbe riscaldato a tal punto da renderlo a sua
volta luminoso, come gli astronomi scoprirono in seguito. Soprendentemente, la
prima soluzione corretta al Paradosso di Olbers non venne da un sofisticato
osservatorio astronomico Europeo, bens da un poeta e scrittore Americano. Durante la sua breve vita, Edgar Allan Poe
raggiunse la notoriet per i suoi poemi e le sue storie impregnate di macabro e sovrannaturale: loscurit ed il buio
permeavano la sua vita e le sue opere. La sua spiegazione riportata in Eureka, pubblicato nel 1848, solo un anno prima
della sua morte. Cos scriveva: Se la successione delle stelle fosse infinita, allora lo sfondo del cielo ci presenterebbe
una luminosit uniforme, come quella mostrata dalla Galassia poich non ci sarebbe assolutamente alcun punto, in
tale sfondo, in cui non ci sia una stella. Quindi lunico modo in cui, date le circostanze, noi possiamo spiegare i vuoti
che i nostri telescopi trovano in tutte le direzioni, sarebbe supponendo che la distanza dello sfondo invisibile sia cos
immensa che nessun raggio da esso proveniente ci abbia ancora raggiunti. In pratica, Poe propose che la luce
proveniente da stelle lontane non riesca ad illuminare la notte perch non ha ancora avuto il tempo di arrivare ai nostri
occhi; cio, non possiamo vedere pi lontano di quanto sia vecchio luniverso (Fig. 3). In termini attuali: se luniverso
ha 15 miliardi di anni, allora gli astronomi non possono guardare pi in l di 15 miliardi di anni-luce. Il cielo buio
notturno, quindi, testimonia della nascita delluniverso. Nel suo saggio Eureka, Poe cita spesso lastronomo tedesco
Figura 1. Heinrich Wilhelm
Olbers (1758-1840). Fonte:
Wikipedia
Figura 2. Maggiore l'angolo visivo
e maggiore il numero di stelle
visibili. Fonte: WikiMedia
Commons
Johann Mdler che mapp la superficie lunare e scrisse un noto libro di astronomia, Populre Astronomie, che ebbe sei
edizioni: nelle prime Mdler spiegava il buio notturno con le argomentazioni di Olbers, ma in un secondo libro
pubblicato 10 anni dopo Eureka e ancora pi vigorosamente nelledizione di Populre Astronomie del 1861, offr una
spiegazione molto simile a quella di Poe: La velocit della luce finita; una quantit di tempo finita trascorsa
dallinizio della Creazione ai giorni nostri e noi, perci, possiamo
percepire i corpi celesti solo fino a una distanza pari a quella che la
luce ha percorso durante questa quantit finita di tempo. Poich lo
sfondo scuro dei cieli sufficientemente spiegato in questo modo, la
costrizione di accettare lassorbimento della luce [da parte del
materiale interstellare] eliminata. Invece di dire che la luce
proveniente da quelle distanze non ci raggiunge, si deve dire: non ci ha
ancora raggiunti.

Nel 1901 Lord Kelvin calcol che per avere una notte luminosa come il
giorno sarebbe stato necessario poter vedere fino ad una distanza di
centinaia di migliaia di miliardi di anni luce; poich luniverso
sensibilmente pi giovane di mille miliardi di anni, la notte buia. Una
forte obiezione a questa soluzione viene dalla teoria dello Stato
Stazionario, secondo la quale lUniverso esiste da sempre e sempre
esister: se lUniverso infinitamente vecchio, allora gli astronomi
dovrebbero poter guardare infinitamente lontano e la soluzione di Poe e
Mdler non pi applicabile. Per lo Stato Stazionario la notte buia
perch lUniverso in espansione: infatti lespansione dello spazio
stira le onde luminose verso lunghezze donda pi lunghe, verso il
rosso (fenomeno del redshift). Poich i fotoni di luce rossa trasportano
meno energia dei corrispondenti fotoni di luce blu, il redshift indebolisce
la luce proveniente da galassie lontane e perci la notte risulta pi scura.
Ma anche se questa soluzione sembra elegante, essa applicabile solo in
uno Stato Stazionario, teoria che ormai la maggior parte degli astrofisici ha abbandonato, preferendo la teoria del Big
Bang che situa lorigine dellUniverso qualcosa come 15 miliardi di anni fa.

Quindi la risposta corretta rimane: la notte buia perch lUniverso troppo giovane.

Franco Rama
Associazione Astrofili Valtellinesi
www.astrofilivaltellinesi.com

Letture suggerite
Italo Mazzitelli, Tutti gli Universi possibili (ed altri ancora), Ed. Liguori, 2002
Stephen Hawking, Dal Big Bang ai Buchi Neri. Breve storia del Tempo, Biblioteca Universale Rizzoli (BUR), 2000

Foto sotto al Titolo: Il Cielo Notturno sulla Valle della Morte (California). Cortesia: Dan Duriscoe, U.S. National Park
Service
Figura 3. Solo le stelle e le galassie la cui
luce ci ha raggiunti sono visibili. Tratto
da: Astronomy: A Beginner's Guide to the
Universe, E. Chaisson, S. McMillan
Prentice Hall, 2006

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