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Trentagiorni - QT n. 9, settembre 2014
Il pasticciaccio della Valdastico
Lo avevamo detto fin dal numero di giugno che a Renzi (e soprattutto al suo ministro competente, il ciellino Lupi) frullava in
capo di inserire la Valdastico nel decreto Sblocca-Italia, come se fosse una delle tante opere bloccate per insulse lungaggini
burocratiche. Ma avevamo anche ricordato, per gli smemorati interessati, che la Corte Costituzionale si gi espressa due
volte sulla necessit costituzionale dellintesa con la Provincia di Trento, per avere il via-libera a quellopera. Quello che ne
venuto fuori in questa piovosa estate un confuso pasticciaccio, che ricorda quello gaddiano di via Merulana. Si sono infatti
rincorse voci contraddittorie, che per il lieto evento dello sblocco si rimpallavano diverse location: il decreto
Sblocca-Italia, la conferenza stampa governativa del 1 settembre sui mille giorni di governo col relativo scadenziario, la
riunione del CIPE del 4 settembre
Passate le ferie, la questione rimane confusa come allinizio. Certamente il governo ha mostrato la volont di sbloccare tutto
lo sbloccabile in nome di una ripresa che viene considerata un puro e semplice problema di PIL (di denaro da far circolare e
cantieri da sbloccare, indipendentemente dalla loro utilit ed economicit), ed ha anche dimostrato di considerare
lautonomia speciale del Trentino uno spiacevole freno sulla via della suo decisionismo. Del resto considera anche parte della
Costituzione un intoppo da spazzar via, ma si d il caso che - finch la Costituzione non stata davvero cassata, compresa
lautonomia speciale delle province di Trento e Bolzano - rimane in vigore e produce effetti giuridici, come quelli ricordati
dalla Consulta nel merito della vicenda della Valdastico. Da cui il pasticciaccio, il rimpallarsi la patata bollente della
Valdastico cercando il modo pi semplice per prenderla in mano senza scottarsi, per esempio con qualche ricorso dal sicuro
effetto.
Sono le conseguenze approssimative della fretta che ha attanagliato il premier. Fretta tuttaltro che campata per aria,
ovviamente, visti i dati delleconomia e della disoccupazione che produce, ma vissuta - temiamo - in modo un po ideologico,
grazie anche ad interessati consiglieri che continuano a suggerire ricette che vanno nella stessa direzione da cui la crisi
arrivata, e per la qual via il nostro Paese rischia di incepparsi sul serio (non in Valdastico!).
Ricordiamo alcuni dati di fatto.
La Valdastico sarebbe una costosissima (2/3 del tracciato sarebbero in galleria) scorciatoia fra Vicenza e Trento del percorso
autostradale gi esistente via Verona, ma avrebbe leffetto di vanificare gli investimenti gi fatti attorno a Verona per
convogliare in ferrovia anzich in autostrada parte del traffico pesante che vuole attraversare le Alpi lungo la valle dellAdige.
Non affatto una necessit della viabilit fra Veneto e Trentino quindi, anzi una costosa distorsione di quanto fin qui fatto,
finanziariamente insostenibile, destinata a non pagarsi mai anche secondo il Piano Finanziario della societ proponente, la
Serenissima s.p.a., che prevede dal 2022 (apertura) al 2046 incassi su quel tratto per 638.286.862,00 milioni, nemmeno 1/3
dei costi di costruzione previsti (vedere il bollettino Informiamoci n.8 del Comitato vicentino contro la Valdastico).
I costi di costruzione e poi di gestione della Valdastico verrebbero quindi caricati stabilmente - con aumento dei pedaggi - sul
traffico che passa a sud, lungo il tragitto davvero rimunerativo in mano alla Serenissima s.p.a, la Brescia-Padova, su cui passa
praticamente tutta leconomia del Nord-est, di cui verrebbero aggravati dunque i costi.
La volont della Serenissima di realizzare la Valdastico non ha alcuna motivazione economica: ha come unico fine il rinnovo
della concessione senza gara, grazie a un rilancio dei suoi programmi a lunga scadenza. Mentre per il governo Renzi il
problema far scorrere un paio di miliardi per le spese di costruzione, che avrebbero uninfluenza sul PIL.
Ma un calcolo puramente finanziario, che non fa i conti con leconomia reale, per la quale la realizzazione di unautostrada
inutile sarebbe un investimento in perdita, invece che un moltiplicatore economico. Realizzare investimenti dello stesso
importo per esempio nella messa in sicurezza del territorio, tramite piani di lotta alla disoccupazione, avrebbe gli stessi effetti
benefici sul PIL, distribuirebbe risorse ai lavoratori, ma avrebbe il segno finale + invece di quello -. Porterebbe a risparmi
reali sui disastri ambientali, tipo quelli che ad ogni stagione di piogge gravano sulleconomia italiana, invece di tartassare
ancor di pi i costi di trasporto delle imprese del nord-est, quindi la loro competitivit.

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