k ronstadt 47
© Massimo Ghimmy
Ak-47
Teheran calling
di Gianluca Flego
Chi sono i manifestanti irania-
ni, cosa li spinge a uno scontro
che è ormai aperto e cruento?
È difficile porsi questa doman-
da ora, mentre il sangue scor-
re per le strade di Teheran. Ma
è necessario capirlo: e per far-
lo bisogna riavvolgere il nastro,
cercando un filo di Arianna nel-
la storia degli ultimi anni.
Il motivo dell’esasperazione
che adesso va in scena ha un
nome: disoccupazione. L’Iran è
un’economia malata, che con il
10% delle riserve mondiali di
greggio e una forza-lavoro gio-
vane e istruita potrebbe cresce-
re a ritmi cinesi. Invece, non
riesce a spingersi oltre il 4.8%
annuo. Il tasso di disoccupa-
zione è stimato tra il 18% e il
30%: con queste cifre, non c’è
da chiedersi come mai gli ira-
niani protestino, ma come ab-
biano fatto a sopportare fino ad
ora.
La situazione non è recente, e
non è dovuta ad Ahmadinejad:
vediamone il motivo. La rivo-
luzione del ’79 fu fatta contro
i Pahlavi, portati al potere dal-
la CIA nel ’53 per mantenere il
controllo dei pozzi di petrolio.
In essa erano presenti due com-
ponenti: una laica di sinistra e
una religiosa e tradizionalista.
Nel giro di mesi questa riuscì
a prendere il controllo, fino ad
estromettere e perseguitare la
economico e
maneggevole
prima. Per tutti gli anni ‘80, pe-
rò, il volto che il regime offriva
aveva fattezze quasi socialiste:
il consenso si fondava sull’in-
tervento dello stato nell’econo-
mia volto alla redistribuzione.
Non a caso, per premier Kho-
meini scelse nientemeno che
un guevarista islamista, cioè...
Mousavi. Proprio lui! Il cui go-
verno, accanto a una brutale
islamizzazione della società e
della cultura, perseguì un dise-
gno simile a quello di tanti an-
ticolonialisti sudamericani. Un
esempio è la nazionalizzazio-
ne del petrolio. Altrettanto im-
portante è l’assegnazione del
sistema di fondazioni (i bun-
yad), istituito dai Pahlavi per
garantire monopoli agli im-
prenditori loro amici, al fana-
tico corpo delle Guardie Rivo-
luzionarie (pasdaran). Queste
fondazioni, che controllano il
20-30% dell’economia naziona-
le e danno lavoro a cinque mi-
lioni di iraniani, operano esen-
tasse, fuori dalla concorrenza e
da ogni controllo statale se non
quello, diretto, della Guida Su-
prema. Sono un bacino eletto-
rale cruciale e una fonte di im-
menso potere per le Guardie.
Si capisce così cosa sia in gio-
co in queste ore: quanto forte
picchiereste voi, se vi giocaste
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L’Era del Diritto &
l’Immane Immonda
Immigrazione Imminente
di Matteo Bertani
Primariamente esiste una do-
manda: “può considerarsi dirit-
to fondamentale dell’uomo lo
spostarsi liberamente sulla su-
perficie terrestre?”.
Un approccio minimamente li-
bertario direbbe: ovviamente
sì.
Una risposta coerente con il
mondo tangibile sarebbe: pro-
prio no.
Provate a presentarvi alla do-
gana elvetica sprovvisti di do-
cumenti idonei. Dubito vi fa-
rebbero passare senza battere
ciglio.
Di domanda ne esiste conse-
guentemente un’altra: “L’immi-
grazione è un problema?”.
Qui una risposta diretta sareb-
be davvero azzardata. Che sia
un processo naturale non ci so-
no dubbi: fino a prova contra-
ria gli esseri viventi si sposta-
no alla ricerca di risorse, verso
le zone maggiormente ricche
delle stesse. Questo accomuna
gli uomini di ogni razza ai bat-
teri di ogni forma. Se si pensa
poi che l’immigrazione di cui
si parla genera cronicamen-
te mandrie di uomini costretti
ad affrontare le asperità di un
viaggio colmo di interrogati-
vi, pieno di barbarie, che li co-
stringe sistematicamente a su-
bire violenze e soprusi di ogni
genere, la risposta non può es-
ser più scontata: è un problema
e basta.
Ovvio che da più parti la cosa
venga classicamente affronta-
ta in termini ideologici, peggio
ancora: politici, economici ed
infine populisti. Tutti gli schie-
ramenti si esprimono sulla ba-
se del loro humus elettorale,
attenti a rinforzare i favori dei
loro potenziali o concreti elet-
tori. Senza cogliere il nocciolo
della questione. Senza dire ciò
che andrebbe veramente detto.
Senza rischiare di scandalizzare
per far ragionare tutti. Al mas-
simo ci si sbilancia, con dichia-
razioni lontane dall’ovvietà un
delta piccolo a piacere, nel solo
tentativo di recuperare qualche
punto percentuale dei consen-
si, statisticamente appannaggio
degli avversari.
Sarebbe inutile, tedioso e sper-
pero d’inchiostro passare in
rassegna tutte le contraddizioni
che da questo scenario scaturi-
scono. Andremo quindi diretti
verso le eventuali proposte ri-
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periodico mensile
Numero 47
Mercoledì 01
Luglio 2009
ISSN 1972-9669
Illusioni
Perdute
Non tutti possono dire di aver ri-
cevuto una, anzi, la poltrona di
Palazzo Mezzabarba come rega-
lo di compleanno – il nostro gio-
vane virgulto del Pdl pavese, in-
vece, sì. Per il suo trentesimo
compleanno (io riporto il dato
che comunicano i giornali, ma
nessuno riuscirà mai a toglier-
mi dalla convinzione che i suoi
documenti siano truccati), infat-
ti, Alessandro Cattaneo ha vinto
l’onore di insediarsi come nuo-
vo sindaco di Pavia. Uscito vin-
citore dal primo turno di elezio-
ni, con un netto 20% di stacco
rispetto al candidato del Pd, Al-
bergati, il nostro ingegnere pre-
ferito ha festeggiato l’investitura
dopo anni di governo di centro-
sinistra. L’entusiasmo è sem-
pre da premiare, figuriamoci,
ma dopo la giunta Capitelli c’è
ancora da meravigliarsi? Sareb-
be stato incredibile il contrario.
I nostri dubbi, in compenso, ri-
mangono. E non solo quelli ana-
grafici: incongruenze, amicizie
poco raccomandabili. Come si
suol dire, chi vivrà vedrà.
Qualcun altro, poi, ha recente-
mente ricevuto un simpatico re-
galo. Si tratta di Cattiva Politica.
Ma non è sola: con lei sono sta-
ti omaggiati anche Voto Mafioso
e Corruzione. Tutti cari amici di
vecchia data del nostro Bel Pae-
se. Basta infatti scorgere i dati del
Referendum del 21 e 22 giugno
per accorgersene: la media na-
zionale dell’affluenza alle urne
si è aggirata intorno al 17%. Una
miseria. Certo, il disgusto degli
elettori nei confronti della poli-
tica può essere facilmente com-
preso, visti i tempi che corrono,
ma l’astensionismo non è di si-
curo la soluzione migliore per
uscire da questo lago di melma
– per non dir di peggio – in cui
ci siamo abituati a sguazzare: an-
zi, astenersi dal voto non può che
favorire le irregolarità, eliminan-
do l’espressione del consenso (o
dissenso) popolare e facilitando
le illegalità dei maneggioni.
Ma non disperate, cari lettori,
anche a noi è stato concesso un
regalo. Un regalo esotico, per di
più, visto che ce lo mandano ad-
dirittura i redattori di El Paìs. Si
tratta di una battuta, di sarca-
smo puro, di una scarica di bile.
Il quotidiano madrileno, dimo-
strando evidentemente troppa
fiducia nella civiltà del nostro
paese, ha difatti così dichiarato il
25 giugno: “Se le minorenni na-
poletane, le prostitute di Bari, i
voli di Stato con inviti privati e
i reclutatori di veline non porte-
ranno a nulla di peggio, una co-
sa è chiara: il sogno di Berlusco-
ni di salire al Quirinale è svanito
tra gli scandali delle feste eroti-
che”. Poveri illusi.
Isabella Bossolino
 2 kA
Il solito, vecchio cambiamento
Anche se probabilmente non
noteremo la differenza, do-
po anni di amministrazione di
centro-sinistra la giunta pavese
è passata all’altra sponda. Non
nel senso che tutti i consiglieri
e il sindaco sono diventati omo-
sessuali, semplicemente il ri-
sultato delle ultime elezioni ha
decretato la vittoria del centro-
destra. Scusate, è che adoro fare
precisazioni inutili.
Il nostro petit ami Alessandro
Cattaneo ce l’ha fatta a con-
quistare il titolo di sindaco più
giovane della nazione, men-
tre monsieur Albergati non è
riuscito a ottenere per la ter-
za volta la fiducia dell’elettora-
to pavese, accaparrandosi solo
una manciata di sedie in con-
siglio comunale. Accanto a loro
il buon Ferloni, vincitore di un
posto da consigliere, e poi i pic-
coli e grandi esclusi: Lombardia
Autonoma, Pavia per Tutti, Rosa
per l’Italia e poi Rifondazione e
la lista civica di Irene Campari.
Riguardo quest’ultima c’è una
storia divertente da raccontare:
l’otto giugno arrivano gli esiti
delle elezioni, che confermano
quanto detto sopra e in più in-
cludono anche la nostra Irene.
Il giorno dopo si fa dietro front:
il software utilizzato per conteg-
giare le preferenze non era sta-
to aggiornato secondo l’ultima
Non perdere l’occasione di conoscere dal vivo la redazione!
Vieni al Creative Jammin’ Festival!
cronaca locale
legge elettorale. La Campari è
fuori. L’inadempienza ha colpi-
to ancora.
Ad ogni modo il pilastro portan-
te di queste elezioni è stato il
cambiamento, o meglio: la sua
assenza e la sua presenza.
La sconfitta del centro-sinistra
può essere imputabile ad en-
trambe le situazioni: da un la-
to troviamo la svolta destror-
sa di una città stanca di giunte
in cui l’unica cosa che muta è
l’ordine degli addendi, che, co-
me sappiamo tutti dalle scuo-
le elementari, porta comunque
al medesimo risultato; dall’altro
c’è l’evidenza che il nuovo non
esiste o non è adeguato o non è
voluto: Albergati è pur sempre
il frutto di quelle elezioni pri-
marie che l’hanno preferito ad
Antonio Maria Ricci, il quale, se
non altro, non era già stato sin-
daco.
Rifondazione si inserisce nel
quadro nazionale in cui versa
il partito, più concentrato su se
stesso che sul ruolo che oggi più
che mai la Sinistra -quella con la
S maiuscola- dovrebbe avere, e
qui il wind of change si trova da-
vanti un muro che fornisce un
un’unica risposta: basta. La do-
manda è questa: votereste un
partito che si attiva per contra-
stare una legge mal compresa (la
cosiddetta ordinanza anti-kebab)
periodico mensile
Numero 47
Mercoledì 01
Luglio 2009
ma che, a li-
vello sia cit-
tadino che
nazionale,
non propo-
ne alcuna
i n i z i a t i va
degna di
nota contro
il decisa-
mente più
grave ddl
sulle inter-
cettazioni?
La vittoria
di Cattaneo
e i modesti
risultati del-
le due liste
civiche più
forti, quelle
di Ferloni e
della Cam-
pari, posso-
provare a dare la propria fiducia per le allodole.
no essere considerati come due
a qualcuno che sia “fuori dal si- Bene, siamo in un paese libero,
aspetti diversi della stessa que-
stema”, tuttavia esiste anche un ma bisogna tenere a mente una
stione.
altro aspetto: quello del “ma chi cosa: un vecchio cappotto, sep-
Da una parte c’è il volto nuovo
sono questi? Da dove sono usci- pur rivoltato, resta sempre un
del centro-destra, questo bravo
ti?” che porta, unitamente al ti- vecchio cappotto. In ogni caso
ragazzo laureato in ingegneria
more di “sprecare” il proprio vo- facciamo i nostri migliori augu-
che ogni madre desidererebbe
to per un candidato con minori ri all’Alessandro, sperando sia
avere come figlio, dall’altro due
chances di vincere, a continua- all’altezza di svolgere il proprio
personaggi da tempo interessati
re a rivolgersi verso le grandi ruolo autonomamente e nel
alla politica senza tuttavia esse-
coalizioni, le quali, sfruttando il migliore dei modi.
re inseriti in logiche partitiche.
nuovo tanto di moda, si nascon-
Visto lo schifo che attualmen-
dono dietro volti che sembrano
te pervade la politica italiana di
essere nulla più che specchietti Ginevra Sanvitale
ogni colore verrebbe spontaneo
Kronstadt e Officina Multimediale Pavese, organizzano:
Creative Jammin Festival
dal 2 al 5 luglio
Fossato del Castello Visconteo
Il Creative Jammin Festival arriva alla sua quinta edizione, confermandosi come
un atteso appuntamento della stagione musicale estiva della città. Quest’anno in
via del tutto eccezionale il festival subisce un cambio di location, spostandosi nella
magnifica cornice del Fossato del Castello Visconteo di Pavia.
Quattro giorni di musica dal vivo che vedranno alternarsi artisti locali, band emer-
genti e artisti di fama nazionale quali ad esempio Zibba e Almalibre, I Cosi e La
Banda Spessotto, cover band del grande Vinicio Capossela, accompagnati sul
palco dal Bassotuba ufficiale del grande cantautore.
Ma la musica non è l’unico componente di questo festival, per tutti i quattro giorni
sarà presente un punto ristoro con alimenti biologici, carni alla griglia, piatti veg-
etariani, un bar con bevande alcoliche e non, cocktails, degustazioni di vini tipici
dell’Oltrepò e diverse bancarelle di artigianato locale e altre prelibatezze alimentari.
Programma del Festival
Giovedì 2 luglio 2009
dalle 19.30 Aperitivo con vini dell’Oltrepò
dalle 21.00 musica dal vivo con:
Teoria ed Eccesso - gruppo locale dalle sonorità dark-lounge
Codeina - Gruge/indie direttamente dalla Brianza (alcolica)
Venerdì 3 luglio 2009
dalle 19.30 aperitivo con vini dell’Oltrepò
dalle 21.00 musica dal vivo con:
Fabbricando Case - un grande tributo a Rino Gaetano
Zibba e Almalibre - folk rock con tendenze balcaniche
Sabato 4 luglio 2009
dalle 19.30 aperitivo con vini dell’Oltrepò
dalle 21.00 musica dal vivo con:
Maciste - rock melodico popolare con influenze indie
Banda Spessotto - cover band ufficiale di Vinicio Capossela
Domenica 5 luglio 2009
dalle 16.30 letture animate per bambini
dalle 19.30 aperitivo con vini dell’Oltrepò
dalle 21.00 musica dal vivo con:
Dj Claudio P - solo musica anni ‘70/’80!
I Cosi - rock con sonorità anni ‘50/’60 il tutto rivisto in chiave moderna.
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Numero 47
riconoscimenti
Mercoledì 01
Luglio 2009
Un Papi da Premio Nobel
L’avevamo già visto con la ban- Ma chi sono gli ideatori, que-
dana. Ma non solo: col cappel- sti simpatici burloni? Si tratta
lo da cowboy, il colbacco russo di cinque Avv. e Dott. (come ci
e il berretto da ferroviere. Per tengono a precisare nell’elen-
non dimenticare l’elmetto da co) non altrimenti noti, tutti
vigile del fuoco tra gli sfollati provenienti dalle fila del Mo-
aquilani. Ora c’è qualcuno che vimento dei Popolari-liberali di
lo candida a vincere un altro Carlo Giovanardi. Ma non sono
simpatico copricapo, la corona certamente soli: li sostiene an-
d’alloro. “Quella di un concor- che una pletora di personaggi
so per modelli della Borsalino”, minori, guarda caso tutti mem-
penserete voi. Giammai – qui bri del PDL – con la sola ecce-
si punta molto più in alto: l’al- zione di un deputato dell’MPA
loro di cui in esame viene da (non ci allontaniamo comun-
un freddo paese del Nord, per que di molto). Vi sentite esclu-
la precisione da Stoccolma. si? Volete testimoniare a Silvio
Quella che vi stiamo raccon- che anche voi gli volete bene?
tando, cari lettori, è una storia Non temete, anche noi cittadi-
vera. Non c’è trucco non c’è ni comuni possiamo fare qual-
inganno, soltanto lo spiccato cosa per il nostro eroe: non solo
senso dell’umorismo dell’av- abbiamo la possibilità di aderi-
vocato Emanuele Verghini, re al comitato centrale compi-
presidente del Comitato della lando un modulo, possiamo ad-
Libertà, il comitato che propo- dirittura creare il nostro piccolo
ne la candidatura dell’uno e comitato sotto casa! Nella nostra
trino Silvio al Nobel per la Pa- città, capite? Non vi sentite sol-
ce 2010. Che nome originale! levati? Non ne siete entusiasti?
Mesi e mesi di meningi spre- Se non condividete le mie emo-
mute, immagino. Ma il vero zioni e la mia esultanza, evi-
capolavoro non è certo il no- dentemente siete i soliti scetti-
me: andate su www.silviope- ci e arroganti: Silvio non solo è
rilnobel.sitonline.it e capirete. buono, ma è anche umile. In-
Musichetta accattivante, grafi- fatti, come ci ricorda la pagina
ca gggiovane, immagini di en- web, questo comitato non na-
tusiasti e multietnici sosteni- sce “per iniziativa di Silvio Ber-
tori, una bella foto con Ratzi lusconi, né del PDL, ma per vo-
(mai dimenticare la potenza lontà della società civile” – la
della Democrazia Cristiana, società civile, mica corbellerie.
mi raccomando) in homepage. E di ragioni per candidarlo a un
Sinistra serenità.
Il 9 giugno, dopo la pubblicazio- e le tesi degli ambientalisti sem-
ne dei risultati ufficiali delle ele- brano acquisire sempre maggior
zioni per il Parlamento Europeo, credito. Gli scettici di ieri comin-
abbiamo assistito in Italia ad un ciano a pensare che se persino
fenomeno curioso: gli elettori di la Cina ha deciso di investire in
centro sinistra piangevano lacri- questo campo significa che ci so-
me amare, di fronte al ritratto a no buone possibi-
fosche tinte di un’Italia arresa al lità di guadagnar-
berlusconismo e alla xenofobia ci… ribaltando il
di Lega e destra del PDL; i di- meccanismo per
rigenti del PD, principale parti- cui molti negava-
to di opposizione, apparivano al no la possibilità di
contrario rilassati e, se non sod- un cambiamento
disfatti, almeno “sollevati”. climatico di origi-
Apparentemente non si tratta- ne antropica per-
va che di una bizzarra manife- ché affrontarlo
stazione del noto “scollamento” sembrava antieco-
tra rappresentanti e base del PD, nomico, ora che
che ormai ha assunto le forme di gli investimenti
una patologia cronica a cui nes- nelle energie pu-
suno si preoccupa più di trova- lite cominciano a
re rimedio. fare gola ecco che
I candidati della sinistra radicale il global warming
si dimostravano invece emotiva- diventa una verità
mente più vicini al loro elettora- oggettiva.
to: presentatisi divisi in due li- Mentre in Euro-
ste, non sono riusciti a mandare pa si raccoglieva-
nemmeno un rappresentante al no voti con slogan
Parlamento Europeo, bruciando ambientalisti, in
un 6% abbondante di voti. Nes- Italia i Verdi han-
suno ostentava buonumore. no fatto un’alle-
Un caso significativo è quel- anza con Vendo-
lo dei Verdi: oltre che dal Parla- la, nascondendosi
mento italiano e da quello euro- dietro il simbolo
peo sembrano scomparsi anche di Sinistra e Liber-
dall’immaginario collettivo. Ep- tà e offrendosi co-
pure in Europa il loro gruppo me carne da ma-
parlamentare è cresciuto, e in cello per le lotte
alcuni Paesi ha registrato risulta- fratricide della si-
ti sorprendenti (15% in Francia, nistra italiana. Nel
per dirne una). Questo succes- frattempo, si è la-
so rispecchia il fatto che la lotta sciata prosperare
al riscaldamento globale racco- l’idea che il pro-
glie adesioni sempre più ampie blema generato
Leninade: l’integratore di sali minerali
più usato dalla sinistra italiana
tale riconoscimento, la società
civile ne ha a bizzeffe. Eccome.
Basta farsi un giro nella sezio-
ne del sito denominata Perché
Silvio Berlusconi? – ottima do-
manda, in effetti – per leggere
l’elenco delle mitiche res gestae
del nostro benefattore nazio-
nale: risoluzione della crisi tra
Georgia e Russia, missioni mili-
tari di pace (?!) in tutto il mon-
do, accordi con la Libia, elezio-
ne di Rasmussen a segretario
generale della Nato. Insomma,
se non ci fosse stato lui il mon-
do sarebbe in preda al caos, col-
pito da numerose guerre, afflit-
to da migliaia di morti evitabili.
Cosa? Dite che è ancora così?
Sciocchezze: i soliti allarmismi
messi in giro dalla Sinistra.
È dal 1907 che un italiano non
vince il Nobel per la Pace: Er-
nesto Teodoro Moneta, gior-
nalista, fu l’ultimo. Vi sembra
così grave? Se l’alternativa è
questa – beh – direi che pos-
siamo starne ancora senza per
altri centotré anni.
Anche perché mi vengono poi
in mente le parole del mini-
stro Renato Brunetta: “Ho mol-
ti amici che hanno vinto il pre-
mio Nobel e non sono molto
più intelligenti di me”. Ecco,
appunto: perché dargli questa
solida conferma? Al massimo,
un bel Grammy ad Apicella.
Isabella B
dall’eccessiva concentrazione di
gas serra nell’atmosfera sarà ri-
solto a breve con la costruzio-
ne di qualche centrale nucleare.
E così, paradossalmente quello
che doveva essere un cavallo di
battaglia degli am-
bientalisti ha porta-
to acqua, ancora, al
mulino di Berlusco-
ni, lasciando i Ver-
di ad appassire sen-
za voti.
Rimane da dare un
significato alla se-
renità di France-
schini di fronte al
risultato del PD.
Forse ormai le cam-
pagne mediatiche
berlusconiane con-
dizionano anche
i dirigenti di sini-
stra, che davve-
ro si aspettavano il
PDL al 45%... for-
se, semplicemen-
te, Berlusconi è tal-
mente potente da
potersi permettere
di essere deluso in
seguito ad una vit-
toria schiacciante
della sua coalizio-
ne, mentre la sini-
stra è talmente al-
lo sbando che non
sembra credere ai
suoi occhi per aver
perso solo un 7% di
voti in due anni.
Sicuramente, però,
ad alimentare i sor-
risi ha contribuito
Eccellente Provvedimento del Governo
Una legge che limita le inter-
cettazioni può essere una cosa
estremamente positiva. Pensa-
te che bello sarebbe se si potes-
se organizzare un sit-in davanti
all’Annabella senza trovarsi una
pattuglia misteriosamente già
appostata davanti, oppure poter
chiamare un vostro amico clan-
destino senza rischiare di essere
denunciati per favoreggiamento
dell’immigrazione.
Tuttavia il ddl Alfano sulle in-
tercettazioni, approvato tramite
voto di fiducia alla camera l’11
giugno di quest’anno, pare es-
sere volto piuttosto a smantella-
re l’indipendenza dell’informa-
zione e della magistratura come
denunciato anche da De Magi-
stris “esattamente come previ-
sto già dalla P2...”.
Il disegno di legge è stato presen-
tato nel giugno 2008 dal ministro
della giustizia Alfano ed è giunto
all’ultima fase, quella del voto al
senato, prima che la parola pas-
si al Presidente della Repubblica
Napolitano, il quale ha fatto capi-
re di non avere intenzione di fir-
mare il ddl se la legge non verrà
modificata per quest’ultima vota-
zione. Il provvedimento prevede
sostanzialmente di limitare l’uso
delle intercettazioni e di control-
lare che non vengano pubblicate.
Alcune risultano essere talmen-
te restrittive da apparire quasi
assurde, come la norma per cui
si possono piazzare cimici in un
luogo solo se si sa che si sta com-
mettendo un reato, o come quel-
la per cui si può intercettare solo
se vi sono evidenti indizi di col-
pevolezza e solo se strettamente
necessario (esclusi reati di mafia
e terrorismo ovviamente...). In
realtà in Italia esistono un sac-
co di leggi ultra restrittive, ba-
sti pensare che in una strada
parecchio la sconfitta della si-
nistra in tutta Europa, che per-
mette al PD di nascondersi die-
tro ad un “vento di destra” che
riguarda l’intero continente e
fa rientrare la situazione italia-
na in un quadro complessivo,
in cui non è più “l’anomalia”.
Credo che si possa riassume-
re questo complesso fenomeno
di geopolitica con il detto: “mal
comune, mezzo gaudio”.
La situazione italiana non è pe-
rò confrontabile a quella eu-
ropea, in cui la sinistra è stata
sconfitta a causa di astensioni-
smo ed euroscetticismo: in Italia
l’astensionismo è stato limitato,
e il PD è stato sconfitto grazie al-
la pessima gestione dei suoi di-
rigenti. Dietro il paravento del-
la “crisi della sinistra europea” si
cerca di nascondere la crisi del-
la sinistra italiana, che era inizia-
ta ben prima di queste elezioni,
di cui le cause sono nate all’in-
terno dei nostri confini e dei cui
responsabili conosciamo i no-
mi: sono quei dirigenti di partito
che da quindici anni si dimostra-
no alternativamente incapaci di
vincere le elezioni e di governa-
re.
Una delle poche note stimo-
3
del centro cittadino dopo le 23 è
consentito produrre una quanti-
tà di rumore (espressa in deci-
bel) talmente bassa che è stato
costatato che persino il rumore
di un bosco di notte è superiore.
Il risultato è che la legge viene
per la maggioranza delle volte
interpretata in maniera blanda
in modo da non risultare oppri-
mente, tranne poi essere appli-
cata nella sua forma reale quan-
do lo si desidera. In tal modo mi
risulta difficile immaginare che
se volessi organizzare una qual-
sivoglia forma di disobbedienza
civile, cioè di protesta pacifica,
io non venga controllato.
Un’altra questione importante è
quella della privacy, addirittura
è previsto il carcere per i gior-
nalisti che pubblicano le inter-
cettazioni. Il punto è però che
spesso dalle intercettazioni so-
no emersi, pur non essendo rea-
ti, malcostumi molto gravi come
le telefonate ai banchieri duran-
te il Governo Prodi o le telefo-
nate tra i principali Tg nazionali
per decidere i palinsesti o come
quelle, gravissime, tra Saccà e
Berlusconi. A fronte della priva-
cy di un politico c’è il diritto del
cittadino di sapere quale gene-
re di persona tenga in mano le
redini della sua esistenza, con
la differenza che uno è politico
per scelta (interessi personali?)
mentre invece essere cittadini
praticamente non lo è.
Nonostante alcune mobilitazio-
ni che si stanno mettendo in at-
to da parte di magistrati e politici
come De Magistris o Travaglio
è importante costatare come il
provvedimento sia stato votato
da parte del Pd ed abbia perciò
un consenso trasversale.
JCO
lanti di questa tornata elettora-
le è stato il successo di una out-
sider che si è fatta notare proprio
per la sua critica nei confronti
dell’attuale gestione del PD. De-
borah Serracchiani, giovane se-
gretaria del PD di Udine, soste-
nuta unicamente (a livello di
media) dalla rete, pur non es-
sendo capolista è stata la prima
eletta per numero di preferenze
non solo all’interno della sua li-
sta, ma dell’intera sua circoscri-
zione (nord est), battendo addi-
rittura Berlusconi. Tutto questo
senza nessun supporto ufficiale
del partito.
Ora, dopo il malcelato fastidio
iniziale, i funzionari del PD vo-
gliono -si capisce- sfruttare la
Serracchiani fino all’osso, tra-
sformandola in un personaggio
e dimenticando che ha ottenu-
to i suoi risultati non sulla ba-
se del personaggio che propone-
va, ma sulla base dei contenuti
e, soprattutto, di una feroce cri-
tica contro l’attuale gestione del
partito.
Il PD è nato male, malissimo.
Sarà possibile cambiarlo a metà
strada, dall’interno? Vedremo.
Makka
 4 kA
continua dalla prima.
il controllo del 30% dell’econo-
mia di un paese?
Le sclerosi di questo sistema
portarono a una situazione di
stagnazione. Dopo la morte di
Khomeini, così, si cercò di intro-
durre politiche di apertura e li-
beralizzazione che riportassero
il paese ad essere
competitivo. Soprat-
tutto dopo l’elezione
di Khatami, nel ‘97,
a ciò si accompa-
gnarono caute atte-
nuazioni del rigore
puritano, che porta-
rono a una guerra di
attrizione tra i con-
servatori del Consi-
glio Supremo (Kha-
menei) e i riformisti
al governo. Stretto
tra l’opposizione di
Khamenei, dei lavo-
ratori (avversi alla
flessibilità), dei pa-
sdaran (avversi alla
regolamentazione
dei bunyad, ormai
loro privata gallina
dalle uova d’oro), e
dei contadini (av-
Studenti all’Aquila,
Studenti dell’Aquila
Ogni volta che un sisma di-
strugge qualche parte dell’Ita-
lia, la prima reazione dei citta-
dini è la dimostrazione di una
sentita solidarietà. Da tutti i
pori gli italiani sprizzano dolo-
re in moti caritatevoli. Come è
giusto che sia. Quasi subito pe-
rò tutti si chiedono per quan-
to tempo il clamore dei giorna-
li continuerà, o peggio: fino a
che punto l’opinione pubblica,
avendone la possibilità, segui-
rà le vicende che una tale cata-
strofe proseguirà a generare.
Silvio Berlusconi ha aggirato
questo problema spostando il
G8 all’Aquila. Perché è ovvio
che parlando del G8 si parle-
rà anche dell’Aquila, e nessu-
no potrà dire che per colpa
sua e del suo governo i cittadi-
ni aquilani sono stati dimenti-
cati, anzi!
Il Tg1 invece sfida le paure pa-
ventate di un pericoloso silen-
zio, anzi irrobustisce buona
parte delle preoccupazioni.
Mentre a Roma, infatti, il 16
giugno manifestano i cittadi-
ni aquilani contro alcune par-
ti del ddl-Abruzzo -con tutto
quello di buono e di cattivo
che esso comporterà - il prin-
cipale giornale della televi-
sione di stato italiana manda
in onda non un servizio sulla
protesta ma uno su quanto è
bravo Formigoni che stanzie-
rà i fondi della regione Lom-
bardia per costruire la “nuo-
va casa dello studente”... Su
ciò che avviene alle porte di
Montecitorio nessun cenno.
Visto che ci siamo proviamo,
invece, a pensare agli stu-
elezioni
Teheran calling
versi al taglio di numerosi sussi-
di), il governo Khatami si trovò
in una situazione di impoten-
za appena mascherata, dopo il
2001, dal rialzo delle rendite del
petrolio. L’Iran: un paese in ba-
lia di gruppi d’interesse, incapa-
ce di riformare se stesso.
denti. Malgrado la generosi-
tà di Formigoni la situazione
per loro non è così semplice e
hanno bisogno di molto altro.
Qual è, dunque, la situazione
degli studenti del capoluogo?
Da una parte abbiamo gli
iscritti all’università dell’Aqui-
la, che tra scambi di appun-
ti online e cartacei - in pochi
riescono a seguire le lezioni-
, lauree conseguite in tenda e
spostamenti in università limi-
trofe o in plessi appositamente
attrezzati, cercano di continua-
re gli studi. La loro situazione
è chiaramente difficilissima e
gravosa e nessuno di noi vor-
rebbe essere al loro posto.
Meno ovvia è invece la con-
dizione dei cittadini aquilani
fuori sede, già studenti presso
altre università, lontane dalla
propria regione e/o città, pri-
ma del sisma.
Immaginate di avere i genito-
ri che abitano nelle tendopo-
li e che non hanno più un la-
voro. Immaginate che la Tim
vi regali una ricarica al gior-
no per il primo periodo... poi
finisca la pacchia e non pos-
siate più telefonare. Immagi-
nate che anche Trenitalia vi
regali il primo viaggio per tor-
nare dalla vostra famiglia, poi
niente più. Avrete sicuramen-
te la terra ferma sotto i piedi...
ma forse per questo non ave-
te bisogno proprio di niente?
Per voi cosa stanno facendo?
A quanto pare, per ora, nulla.
Giada La Gala
Ulteriori informazioni a:
http://ttan.netsons.org
Put your hands up!
Così, il Consiglio Supremo ha
un’idea: cambiare pelle, estro-
mettere Khatami, tornare alle
origini della rivoluzione. Crea,
per così dire dal nulla, un nuo-
vo leader in cui si riconoscano
tutti coloro che avevano
da perdere dalla politica
riformista. È un pasdaran,
è della provincia, è un uo-
mo del popolo, è un tra-
dizionalista. L’elezione di
Ahmadinejad, nel 2005, è
stata una grande vittoria
del paese profondo contro
una borghesia urbana che
è probabilmente la più
moderna, lucida e “occi-
dentale” del Medio Orien-
te. Eletto con uno slogan:
“portare i profitti del pe-
trolio sulle tavole degli ira-
niani”, che è un destino. E
quando il petrolio cala, gli
si rivolterà contro. Certo,
ha la forza: ma come usar-
la, se ciò che deve fare va
dritto contro gli interessi di chi
l’ha votato?
Sul piano interno, la presiden-
za di Ahmadinejad è stata in re-
altà un affannoso prender tem-
po: un aumento abnorme della
spesa pubblica, tagli sconsiderati
dei tassi d’interesse, per drogare
l’economia e camuffare la disoc-
cupazione; ma questo, senza po-
litiche strutturali, non ha portato
ad altro che a far crescere i prez-
zi, soprattutto quelli delle case.
L’inflazione, la disoccupazione,
hanno deluso molti proprio tra
Il Referendum:
ognuno scelga di che morte morire!
Democrazia significa ‘gover-
no del popolo‘, nessun paese
al mondo ha quindi un gover-
no democratico. In gran par-
te dei paesi invece vi è un’ap-
prossimazione di democrazia
detta democrazia rappresenta-
tiva. E’ così in Italia, Francia e
Stati Uniti ma anche in Iran e
Venezuela. Quello che distin-
gue questi paesi sono le libertà
che sono concesse e che spesso
si vuole identificare col sistema
democratico. La realtà e che chi
vuole accentrare il potere nelle
proprie mani può farlo senza ri-
correre all’uso della violenza ma
semplicemente partecipando al
gioco dei partiti. Purtroppo mol-
ti sono invece convinti che il
nostro sistema sia Democrazia
e che esso sia un ideale da pro-
teggere e perfezionare poiché
baluardo delle nostre libertà
personali in quanto ci permet-
te di esprimere le nostre idee.
Con l’innalzamento delle soglie
di sbarramento, riguardanti le
percentuali di voto che un par-
tito deve avere per entrare in
parlamento, questo concetto ha
preso a scricchiolare fortemen-
te. Sull’ideale di democrazia ha
preso più spesso il sopravven-
to il conteggio delle probabilità,
cosicché i nostro paladino della
democrazia, al momento del vo-
periodico mensile
Numero 47
Mercoledì 01
Luglio 2009
coloro che l’avevano votato.
Ahmadinejad sembra aver coz-
zato contro la più classica delle
ambiguità del populismo auto-
ritario, o diciamo pure del fasci-
smo: la politica del lavoro. Nel
2006 propone di alzare del 50%
il salario minimo; in un contesto
simile, una manovra destinata a
mandare la disoccupazione al-
le stelle. Meno di un anno dopo,
cerca di introdurre un Codice
Islamico del Lavoro che rende il-
legale ogni attività sindacale. Da-
vanti ai medesimi problemi del
riformismo, il dittatore getta la
maschera e cede alla tentazione
autoritaria. Ma nel giro di poco
arriverà la nemesi: il crollo del
prezzo del petrolio.
Siamo così arrivati a noi: ma
to, invece di votare per il partito
che più di tutti rappresentava le
proprie idee ha preferito votare
qualcuno che la televisione ave-
va accreditato di più voti.
Il 21 e 22 Giugno si è votato per
il Referendum sulla legge elet-
torale promosso da Giovanni
Guzzetta (presidente del comi-
tato promotore) e Mario Segni
(Coordinatore). Questo referen-
dum si proponeva di migliorare
la precedente legge “Porcellum”
di Calderoli. Il Referendum si
componeva di 3 quesiti, men-
tre il terzo quesito proponeva
che i politici si potessero candi-
dare solo in una circoscrizione
in modo tale da impedire che
vincendo in più seggi si potesse
poi scegliere a posteriore quali
lasciare ai secondi arrivati (to-
gliendo nei fatti a gli elettori la
possibilità di scelta), i primi due
sostanzialmente si proponeva-
no di modificare la legge sul
premio di maggioranza e soglie
di sbarramento delle due came-
re. In sostanza il premio di mag-
gioranza sarebbe andato al par-
tito, e non a la coalizione, con
più voti e le soglie per i partiti
nelle coalizioni sarebbero state
innalzate come per i partiti fuo-
ri dalle coalizioni, in pratica si
sarebbe poste fine alle coalizio-
ni. Se fossero passati questi due
perché gli Ayatollah non pun-
tano di nuovo sul riformismo?
L’Economist suggerisce che i
brogli siano l’esito di un calco-
lo mal riuscito. Le elezioni del
2005 videro una partecipazione
del 50%: interi strati le boicot-
tarono. Ci si aspettava forse un
atteggiamento analogo. Ma sta-
volta, la società civile ha deciso
che era finito il tempo del disin-
canto: la partecipazione ha rag-
giunto l’85%. Davanti a un simi-
le movimento, servono brogli
su larga scala. Ma di larga sca-
la, a quanto pare, è stata pure la
reazione. La historia es nuestra,
y la hacen los pueblos. Speria-
mo davvero che questa colom-
ba voli.
Gianluca Flego
quesiti si sarebbe potuto avere
che al partito vincente, con ad
esempio col 35% dei voti, sareb-
be potuto andare il 55% dei seg-
gi nelle camere.
Non c’è quindi da stupirsi se
i vari politici, a seconda degli
equilibri nelle alleanze, siano
stati un giorno a favore e quel-
lo dopo no.
Interessante ad esempio la bru-
sca virata del nostro Presiden-
te che il comitato promotore ha
commentato parlando di ricat-
to della Lega.
Dal punto di vista dell’elettore
fiducioso questo referendum
rappresentava un peggiora-
mento della propria possibili-
tà di scelta, se fosse passato in-
fatti si sarebbe aperta la strada
al bipartitismo. Il non raggiun-
gimento del quorum invece ha
lasciato spazio a una successi-
va modifica della legge eletto-
rale nella quale, per assurdo, la
Lega rappresenta l’ago della bi-
lancia per un sistema elettora-
le che consenta ancora, in futu-
ro, qualche possibilità di scelta.
D’altraparte il fatto che i quesi-
ti siano stati votati con la stessa
percentuale di sì, potrebbe far
pensare che in realtà chi vota
lo faccia più per “tifo politico”
che per convinzioni personali.
JCO
 Ak
periodico mensile
Numero 47
Mercoledì 01
Luglio 2009
Le elezioni a Hong Kong, quale
argomento più interessante per
te, lettore di Kronstadt? Dopo la
lettura di questo articolo, sei au-
torizzato a fare il fico snoccio-
lando numeri e dati stupendo i
tuoi amici intellettuali che non
leggono il nostro giornale.
Hong Kong ha circa 7 milioni di
abitanti, ed è una regione auto-
noma della Cina. Il che implica
Tigri Tamil: Finale di partita?
Solo il tempo potrà dire se do-
po trent’anni le Tigri Tamil han-
no emesso il loro ultimo ruggito.
Ma è notizia di un mese fa che,
in una violenta offensiva, l’eser-
cito ha espugnato le loro ultime
roccaforti nel Nord del paese.
Perché proprio ora viene piegato
quello che era stato tra i più for-
ti movimenti separatisti al mon-
do, inventore di tecniche come
l’attentato sui-
cida? Per capir-
lo, vale la pena
di fare un passo
indietro. Lo Sri
Lanka (17 milio-
ni di abitanti) è
paese multietni-
co fin dalla prei-
storia, diviso tra
una maggioran-
za (74%) di lin-
gua singalese e
religione buddi-
sta e tre gruppi
di lingua Tamil:
indù oriundi
(13%), musulmani (7%) e up-
country Tamils (6%), indiani im-
portati dagli inglesi per lavorare
il centro collinare dell’isola. Va-
le la pena di notare che Tamil
e Singalese sono lingue tra loro
del tutto incomprensibili, parte
rispettivamente del ceppo dra-
vidico e indoeuropeo. A ciò non
corrisponde però una distinzio-
ne etnica: la popolazione è gene-
ticamente omogenea e appartie-
ne al gruppo dravidico originario
del sud dell’India. Tradizional-
mente, i Tamil si concentrano
intorno a Jaffna, il grande por-
to del Nord, tuttora la zona più
ricca, alfabetizzata e anglofona
dell’isola. Con la dominazione
inglese i legami di questa città
con il continente indiano si al-
Hong Kong: stampa, politica e Capelli Lunghi
che Hong Kong è Cina, ma non
è Cina. Ha la sua moneta, la
sua costituzione e le sue leggi.
Ci sono 60 posti in parlamento:
30 sono designati dal voto diret-
to degli elettori, 30 sono ufficial-
mente decisi da una sorta di Co-
stituente (una gruppo di potere
mosso da broker di Pechino e
dai potenti di Hong Kong). Il big
boss, Chief Executive of Hong
Kong, non è eletto dal popolo,
ma da un comitato. Il comitato
è formato da 800 membri scelti,
come sancito dalla costituzione,
nel seguente modo:
- 664 da diversi settori dell’eco-
nomia (ad esempio: 12 dalle as-
sicurazioni, 12 dai trasporti, 20
dal settore dell’istruzione, e co-
sì via)
- 40 dalle organizzazioni religio-
se (con praticamente lo stesso
peso tra cattolici, musulmani,
protestanti, taoisti, confuciani,
buddisti)
- 96 ex officio scelti dal governo
(60 dal governo di Hong Kong,
36 da Pechino)
Personalmente, mi ricorda mol-
to il doge scelto dai ricchi mer-
canti nella Serenissima Repub-
lentano; i suoi mercanti Tamil
si rivolgono alla zona di pianta-
gioni intorno a Colombo. Ciò as-
sociò ai Tamil, nell’ambito del
risveglio nazionalistico singale-
se, una velenosa immagine di
sfruttatori ingiustamente favori-
ti dall’amministrazione britanni-
ca. Con l’indipendenza, la demo-
crazia pose il problema etnico in
tutta la sua virulenza. Il gover-
no di Colombo imporrà una po-
litica di repressione nei confron-
ti dell’identità Tamil imponendo
nel ‘56 il Singalese come unica
lingua ufficiale, e favorendo i sin-
galesi nelle ammissioni universi-
tarie (tra i giovani il cui futuro fu
così spezzato si trovano poi mol-
ti capi della lotta armata). Anni
di proteste largamente pacifiche
ispirate ai satyagraha gandhia-
ni cozzeranno contro il ripetuto
tradimento da parte del governo
-nel ‘58 e nel ‘65- di accordi per
un maggiore decentramento.
Così, alla metà degli anni Settan-
ta, un movimento inizialmente
pacifico fu indotto a imbraccia-
re le armi. Le Tigri Tamil erano
solo una di numerose formazio-
ni indipendentiste, con una po-
Silvio B.: ”Pensavo fossero le groupie di Apicella...”
esteri
blica di Venezia.
A differenza della Cina vera e
propria, ad Hong Kong la stam-
pa è libera: è possibile criticare i
politici e manifestare per strada.
La lunga mano rossa di Pechi-
no si fa sentire, però: quest’an-
no, Hong Kong è scivolato (co-
me l’Italia) nella classifica della
Freedomhouse[0] da libero a
parzialmente libero. I locali mi
assicurano che la censura non
è imposta: piuttosto, col passa-
re del tempo, s’è insinuata una
specie di paura mista a servili-
smo, che porta all’autocensu-
ra (proprio come i cani servi di
Berlusconi in Italia).
Le elezioni a Hong Kong si sono
tenute nel settembre 2008. Tra
i vari partiti, si notavano fonda-
mentalmente due schieramen-
ti: quei partiti legati alla Cina e
al Big Brother Partito Comuni-
sta Cinese, che magari fanno le-
va sul nazionalismo del “siamo
tutti cinesi”, e quei partiti lega-
ti a Hong Kong come realtà in-
dipendente dalla madrepatria,
che comunque ha una sua forte
identità. Fanno ugualmente leva
sul nazionalismo: “siamo tutti di
sizione rigidamente anti-indiana
e non marxista. Negli anni, il lo-
ro carismatico leader Vellupilai
Prabhakaran fece progressiva-
mente il vuoto intorno a sé, spe-
cialmente dopo il fallimentare
intervento indiano dell’87-90 e il
conseguente assassinio di Rajiv
Gandhi per mano delle Tigri nel
‘91. La pulizia etnica attuata an-
che contro i musulmani, poi, lo
portò a un pro-
gressivo isola-
mento inter-
nazionale. La
causa prossima
dell’intervento
va però cercata
nel fallimento
dei colloqui di
pace del 2006,
di cui secondo
importanti ne-
goziatori inter-
nazionali le Ti-
gri portano la
responsabilità.
Con un famo-
so discorso in Tamil, il primo mi-
nistro socialista in carica ha ma-
nifestato apertura nei confronti
delle istanze di “devoluzione” del
nord; il che però, come si vede,
non ha impedito l’atto di forza.
In inglese esiste una parola, se-
rendipity, che significa l’arte di
trovare qualcosa cercando qual-
cos’altro. Pochi sanno che deri-
va da un romanzo settecentesco
sul favoloso reame di Serendip –
o, modernamente, Sri (Lanka).
La vittoria militare non elimina
le radici del conflitto. Non resta
che sperare che, cercandola, il
governo di Colombo trovi anche
la via della pace.
Gianluca Flego
Hong Kong”. Sono per l’indipen-
denza e più legati alla democra-
zia e ai diritti umani.
All’interno di questi schieramen-
ti ci sono ovviamente liberal e
conservatori. Cartelli elettora-
li con famiglie felici. Addirittu-
ra uno sfigato destroide aveva
lo slogan più brutto della terra.
Diceva: “Please, vote for me”. A
differenza della nostra Italia, co-
munque, l’impressione è che
i partiti facciano anche propo-
ste molto concrete nei loro pro-
grammi, come ad esempio leg-
gi per tutelare i consumatori o
magari per rilanciare il business
(come il Liberal Party).
Discorso a parte per gli incazza-
ti che vogliono la democrazia e
sono generalmente di sinistra
All’arrembaggio dell’UE
Da piccoli leggevate Salgari?
Barbanera e Francis Drake so-
no sempre stati i vostri idoli?
Vorreste guidare in realtà non
una banale citycar o berlina,
ma l’Olandese Volante? Allora
gioite: alle ultime elezioni eu-
ropee avevate degli amici can-
didati. Ecco, loro non vanno
all’arrembaggio e non solcano
i mari, ma sempre pirati sono:
informatici, per la precisione.
Come direbbe la Settimana
Enigmistica, la notizia è strana
ma vera: dalle urne svedesi del-
le elezioni di poche settimane fa
è uscito vittorioso il Piratpartiet,
il Partito dei Pirati, che, conqui-
stando ben il 7.1% delle prefe-
renze, si è guadagnato un seggio
nel Parlamento Europeo, diven-
tando addirittura il quinto parti-
to svedese per numero di voti.
Un vero trionfo, se consideria-
mo che si tratta di un partito to-
talmente al di fuori dei canoni-
ci schemi politici e che esso può
interessare solo una fascia li-
mitata della popolazione, ovve-
ro quella che utilizza internet e
scarica materiale dal web.
Il partito corsaro nasce nel
2006, grazie all’opera di Rickard
Falkvinge & Friends: presen-
tandosi alle elezioni politiche
di quell’anno, i nostri beniami-
ni intendevano attivarsi per mo-
dificare, sia legalmente che con-
cettualmente, il copyright e il
diritto d’autore in generale. Se-
guendo una logica comune an-
che ai propugnatori del copy-
left, infatti, essi pensano che il
mondo delle pubblicazioni (edi-
toria, case discografiche e ci-
nematografiche ecc. ecc…) sia
troppo sbilanciato a favore del
guadagno economico, a disca-
pito della libera diffusione della
cultura e dell’arte. Allora, i Jack
Sparrow de noantri racimola-
rono un misero 0.63 %, 35.000
scarsissimi voti: quale allora la
ragione di un tale successo?
Una prima causa può essere in-
dividuata nella sentenza del 17
aprile scorso, frutto del proces-
so svedese contro il sito The Pira-
te Bay: l’intricata vicenda proces-
suale era ancora da definire, ma
fin dalle prime ore si era notata
5
estrema. Un membro del parla-
mento che vale la pena di ricor-
dare è Leung Kwok-hung, ma è
famoso col nomignolo di “Ca-
pelli Lunghi”. È famoso per in-
dossare permanentemente una
maglietta di Che Guevara (non
sempre la stessa!, la cambia. Ma
c’è sempre il faccione del Che.
Anche sul pigiama).Non si ta-
glia i capelli per protesta dalla
rivolta di piazza Tiananmen nel
1989 (anche se purtroppo UNA
volta glieli ha tagliati la polizia
dopo averlo arrestato).
[0] http://www.freedomhouse.
org/template.cfm?page=22&y
ear=2008&country=7527
Simone Marini.
una tendenza particolare, ovvero
una massiccia adesione al parti-
to. Il trend non si era fermato nei
giorni successivi, tanto che il nu-
mero dei tesserati era aumentato
vertiginosamente fino a fare del
PP uno dei più importanti partiti
svedesi per numero di iscritti.
Un’altra ragione può essere indi-
viduata nel gran numero di per-
sone che quotidianamente uti-
lizzano internet nel freddo stato
scandinavo, percentuali molto
più alte che quelle del nostro Bel
Paese. La stragrande maggioran-
za dei giovani scambia file e do-
cumenti attraverso il web, fatto
che li rende quindi molto sensi-
bili alla causa sostenuta dai cor-
sari del Mare del Nord: si regi-
stra, infatti, che il PiratPartiet sia
il partito più popolare tra gli elet-
tori sotto i trent’anni.
Anche in Italia – sorpresa, sor-
presa – c’è un Partito Pirata, ma,
come potete facilmente imma-
ginare, ben pochi se lo filano. Il
6 e 7 giugno c’era addirittura il
portavoce del PP italiano, Ales-
sandro Bottoni, candidato co-
me indipendente nella lista del
Nord-Est di Sinistra e Libertà, ma,
come abbiamo già detto, a costo
di sembrare ripetitivi, quasi nes-
suno se l’è filato. Come mai tut-
ta questa differenza tra italiani
e svedesi? Non si tratta soltan-
to di zazzere bionde e stangone
da un metro e ottanta – si trat-
ta fondamentalmente di abitudi-
ni e di età. Di abitudini, perché
lo svedese medio è molto più in-
formaticamente alfabetizzato e
abituato a utilizzare internet quo-
tidianamente. Di età, poi, perché
la percentuale di giovani in Sve-
zia è molto più alta che da noi: e
questo non è un dato trascurabi-
le, se consideriamo che la fascia
più interessata dagli scambi te-
lematici è naturalmente quella
delle nuove generazioni.
Tutto qui? No, forse si tratta an-
che di furbizia. Laggiù tra i ghiac-
ci il quinto partito per numero di
voti è oggi, appunto, il PiratPar-
tiet. Sapete qual è il quinto qui in
Italia? L’UDC. Ecco. Ognuno ha
quello che si merita.
Isabella B
 6 kA
Abbastanza grande da badare a se stesso?
breve storia del debito pubblico italiano/1
Ormai si sa: uno spettro si ag-
gira da decenni per la politica
italiana. Un malefico tiranno,
che non ci lascia fare niente.
“Si dovrebbero alzare le pen-
sioni minime” “eh non si può”
“e i sussidi di disoccupazione?”
“nemmeno” “e far arrivare in
orario i treni?” “eh, no, nean-
che quello” “e stimolare la cre-
scita?” “t’ho detto di nooo!” “ma
perché?” “eh... perché c’è il de-
bito pubblico.” Ah. Capito. Ma...
perché c’è il debito pubblico?
Del debito pubblico in questo
paese tutti sanno una cosa: che
è alto, altissimo, tanto alto che
mette paura. ma come ha fatto
a diventare così alto, e cosa ci
dice la sua storia sulla nostra,
è molto meno noto. Proviamo
a raccontarla, questa storia. Co-
minciamo dall’infanzia e ado-
lescenza (i primi decenni della
repubblica); nel prossimo nu-
mero, poi, arriveremo ai nostri
giorni.
Prima, però, due cose genera-
li, tanto per orientarsi nella fac-
cenda. Se lo stato spende più
soldi di quanti gliene entrano
(con le tasse), come tutti deve
chiederne a prestito: cioè, fa-
re debiti. Chi tiene questi debi-
ti? Chiunque voglia: privati cit-
tadini, banche private, le altre
banche centrali. Dei debiti, una
volta fatti, bisognerà pagare gli
interessi, e questa spesa va
ad aggiungersi a quella per le
scuole, gli ospedali, le pensio-
ni. Chiaramente, più il debito è
alto più gli interessi sono gros-
si, e se arriva al punto che devi
chiedere soldi solo per coprire
gli interessi dei debiti che hai
già, be’, ci sta che sei nei guai.
Per carità, in linea di principio
si può andare avanti all’infini-
to, ma il problema è: troverai
all’infinito qualcuno che, quei
soldi, te li presta? Come sa
chiunque abbia mai avuto un
debito, la gente è ben disposta
Pedofilia: l’Osservatore Romano rende onore
strumenti
verso di te finché si può sup-
porre che pagherai, cioè finché
guadagni. Per uno stato, questo
vuol dire che l’economia cre-
sce, e le tasse con lei. Ma sap-
piamo che, eh-ehm, l’econo-
mia italiana (ed europea) non
è proprio brillante in questo
periodo, e arranca a un mesto
1-2% annuo in tempi normali
(adesso poi, non ne parliamo).
Ma non è sempre stato così: c’è
stato un tempo, i nonni se ne
ricordano, in cui l’economia
italiana faceva faville, e il debi-
to pubblico era quieto e faceva
il suo dovere. Già: perché non
c’è niente di sbagliato nell’ave-
re debiti. È un fatto economico
normale, persino salutare. Lo
stato (ad es. con l’istruzione)
svolge nel sistema economi-
co diverse funzioni equivalen-
ti a investimenti per il futuro,
che consentono di crescere di
più e a tempo debito ripaghe-
ranno. Così, nel periodo 1950-
68, la crescita era sostenuta
(in media superiore al 5% an-
nuo), l’inflazione bassa, il co-
sto del debito inferiore al tasso
di crescita e la spesa pubblica,
per scelta o per fortuna, equili-
brata. L’Italia partecipava allora
a un periodo di crescita rapida
in tutto il mondo. Dopo il 1968,
però, qualcosa s’incrina. Il pa-
radigma tecnologico alla base
dell’”epoca d’oro” precedente
si esaurisce. La crescita si man-
tiene ancora attorno al 3%, ma
si cerca di stimolarla con una
serie di tagli ai tassi d’interes-
se. Qual è la logica di questo in-
tervento? L’idea (keynesiana) è
che lo stato compri obbligazio-
ni (cioè, in effetti, ripaghi debi-
ti -propri o altrui-) con moneta
“appena stampata”, aumentan-
do la domanda di obbligazioni
e diminuendo l’interesse che
deve venire offerto per indurre
il mercato ad acquistarle. Così,
è più economico vendere ob-
a Michael Jackson
bligazioni (= prendere denaro
a prestito) e dunque investire,
creare lavoro e crescere. Ciò au-
menta la domanda di prodotti,
ma a seguire anche il loro prez-
zo, creando così inflazione. Ne-
gli anni ‘70, il meccanismo era
ormai talmente noto agli agen-
ti che si aumentavano i prezzi
prima ancora che la banca cen-
trale diminuisse i tassi, così che
l’inflazione era sfuggita al con-
trollo. Tutto questo era comune
a tutto il mondo industrializza-
to. Lo specifico dell’Italia, però,
era un sistema politico instabi-
le e fondato sull’esclusione di
un partito comunista al 30%
dall’area di governo. Il sistema
di welfare avviato nei decen-
ni precedenti, dunque, andava
mantenuto assolutamente in
quanto strumento fondamenta-
le del manteni-
mento del con-
senso alla DC.
Un sistema di
pensionamenti
favorevoli, im-
pieghi parasta-
tali largiti, ser-
vizi pubblici
in perdita. Tra
questi, un posto
d’onore l’han-
no sempre avu-
to le ferrovie,
i cui biglietti
(tutt’ora) sotto-
costo svolgeva-
no una funzio-
ne cruciale in
un paese a co-
sì forte emigra-
zione interna.
Negli anni, pe-
rò, hanno crea-
to una situazio-
ne di cronico
profondo ros-
so a tutto dan-
no delle fi-
nanze statali.
(Qualcuno ricorderà la battu-
ta de “il divo”, in cui Andreot-
ti dice: - con Nenni ci odiava-
mo, ma quanta stima... quando
entrò nella commissione bilan-
cio venne da me e baldanzoso
mi disse: “sono stato eletto per
sanare i conti delle FS”. Al che
gli risposi: “mio caro, in mani-
comio i matti sono di due tipi:
metà si crede Napoleone, l’altra
metà vuole risanare i conti del-
le FS.”).
A fine anni ‘70, dunque, la si-
tuazione è la seguente: crescita
rallentata, spesa sempre alta, e
un debito pubblico che comin-
cia a crescere. Il problema, pe-
rò, viene a lungo nascosto da
un ambiente, come abbiamo
visto, di tassi d’interesse bassi.
Siamo così
arrivati al limitare degli anni
ottanta - il periodo in cui avvie-
ne l’esplosione. Ma di questo
nella prossima puntata.
Gianluca Flego
periodico mensile
Numero 47
Mercoledì 01
Luglio 2009
L’Era del Diritto &
l’Immane Immonda
Immigrazione Imminente
continua dalla prima.
solutive, o quantomeno miglio-
rative, di una condizione socia-
le oggettivamente intollerabile,
sperando sia il lettore ad incon-
trare di volta in volta i parados-
si insiti nell’inaccettabile situa-
zione attuale, capendo che non
sempre è assoluto male ciò che
non sia il sommo astratto be-
ne.
1) Siamo anti-militaristi. Ma
gli eserciti ci sono. Usiamoli al
meglio.
Invece che contingenti pseudo
super partes (ad esempio i ca-
schi blu dell’ONU) dissemina-
ti quasi ovunque inutilmente a
spese dei contribuenti del glo-
bo, potremmo piazzare qualche
migliaio di volenterosi a gua-
dagnarsi la pagnotta tra il sud
Africa e il Sahara, monitoran-
do le rotte migratorie, con rego-
le di ingaggio piuttosto ampie,
non per sparare ai migranti,
certo, ma ai trafficanti di uomi-
ni, sì!
2) La nostra patria è il mondo.
Ma gli accordi internazionali
esistono.
Fa specie si sovvenzionino le
barbarie libiche (per chi non
lo sapesse è comprovato come
i militari del luogo schiavizzi-
no per mesi coloro i quali arri-
vano nei loro territori per far
pagare un illecito pedaggio),
trascurando le vere sorgenti
del fenomeno. L’ultimo anel-
lo forte non preserva una ca-
tena debole e, giacché Ghed-
dafi regna parecchio più a
nord del Congo, vedrei molto
più utilmente quei soldi spesi
per sovvenzionare stati da cui
i flussi migratori partono, im-
piegati affinché questi flussi si
regolarizzino alla fonte. Se si
dovesse appuntare che il ge-
stire un signorotto della guer-
ra a caso possa risultare molto
più difficile che non un presi-
dente monarca come colui ci-
tato prima, si ricordi il primo
punto sopra esposto. E siamo
a posto.
3) Il capitalismo è una schifez-
za. Ma possiamo agire col sen-
no di poi.
Lo sviluppo sostenibile è real-
tà e può non essere neo colo-
nialismo. Basterebbe tentare di
esportare, con investimenti mi-
rati e controllati, quel poco di
produttività e ricchezza di cui
questa gente necessita, tenen-
do alla larga le storture del no-
stro mostro primo mondo. Già
li metteremmo nelle condizio-
ni di trovar vicino casa ciò che
invano cercano qui. Sopravvi-
venza e giusto compenso al lo-
ro valore umano.
4) Nessun uomo è bestia. Ma ci
sono culture che difficilmente
si integrerebbero direttamente
con la nostra.
Educare alla convivenza è do-
veroso. Significherebbe anche
non costringere un immigrato
a dividere un bilocale con die-
ci suoi connazionali, istruen-
dolo a parlare una lingua com-
prensibile, convincendolo che
sarebbe consono mantene-
re l’igiene personale su livelli
adeguati. Certo ormai avrò pa-
recchia puzza sotto il naso, ma
anche quella del vicino multi-
etnico a volte non scherza.
Chi invece trascuri tutto que-
sto, considerando sognante le
invasioni barbariche che fece-
ro crollare il fu glorioso roma-
no impero come un fatto stori-
co ripetibile oggi giorno, forse
fa male i suoi conti. Allo stes-
so modo di chi crede che con
la sola forza si possa fermare
semplicemente il fenomeno,
con qualche relitto sul fondo
del mare, lager di accoglienza
temporanea sulle isole, fosse
comuni fuori patria.
L’impero siamo noi. L’impero
siete voi. Io ci sogno tutti sotto
un unico cielo.
Matteo Bertani
 Ak 7
periodico mensile Marco Carta: un maestro e un esempio
Numero 46 di rettitudine per molti di noi

cultura
Mercoledì 01
Luglio 2009

Tu, ventenne nostalgico dei bei
tempi che furono, tu che quan-
do senti l’odore d’erba tagliata
pensi al profumo del prato di
Woodstock su cui non hai mai
messo piede, tu che lecchi fran-
cobolli per hobby, sicuro che
prima o poi un cartone di LSD
lo becchi -se non altro per que-
stioni di statistica-, ebbene...
VIA QUEL MUSETTO TRISTE
CHE È IL TUO TURNO!
Il 2009 si dimostra infatti l’anno
del folk tutto barba&sessantotto:
dopo l’esordio a gennaio degli
ottimi Fleet Foxes (che qual-
cosa doveva lasciar presagire)
ecco ora arrivare uno tsunami
fatto di chitarrine acustiche e
atmosfere rilassate.
Tre nomi per tutti: The Low
Anthem, Andrew Bird ma so-
prattutto il notevolissimo Dan
Auerbach.
Ora, per cortesia, qualcuno mi
dia un po’ di anni ‘80.
A Rimini, il 13 e 14 luglio, Mor-
rissey terrà le uniche date Ita-
liane del suo tour mondiale.
Ah... non sai chi è Morrissey?
(allora ditelo chiaramente: “do-
vete scrivere per gli ignoranti”.
Non abbiamo nulla in contrario
all’ignoranza anzi ogni tanto fa
bene, specie alla Lega. Però do-
vete dirlo prima)
‘A Ribollita
Sempre per la rubrica “meglio
tardi che mai” (ovvero i dischi
che se non li avete comprati è
il caso che li compriate) oggi
consigliamo i Black Box Recor-
der e il loro The Facts of Life.
Loro erano il gruppo di Luke
Haines, che detto così, se non
sai chi è Luke Haines, è come
dire loro erano il gruppo del
“tuoverdurariochenonsaicome-
sichiamamavabeneuguale”.
Luke Haines è uno bravo -an-
zi di più- e, dopo alcuni proget-
tini solisti si è deciso a recupe-
rare una vecchia gloria come
il batterista dei Jesus and Ma-
ry Chain e una cantante, Sarah
Nixey, che definire conturban-
te è dir poco.
Insomma, a parte la sottile in-
quietudine che la faccia di Hai-
nes ti da quando la vedi, a parte
il fatto che il progetto fa riferi-
mento ai disastri aerei, tutto
quello che è uscito dalle mani
i questo gruppo è musica che,
se si sentisse un po’ in giro, fa-
rebbe del bene (di certo non al-
la Lega).
Annullate due date del tour di
Marco Carta per ECCESSO DI
PUBBLICO: [...] dopo l’annul-
lamento del concerto di Roma
qualche giorno fa per l’ecces-
sivo numero di spettatori pre-
sente rispetto alla struttura che
ospitava lo spettacolo, un altro
concerto è stato annullato per
gli stessi motivi.
Il concerto si sarebbe dovuto
svolgere il 23 Maggio prossimo
al Palasavelli di Porto San Gior-
gio, ma i responsabili dell’or-
ganizzazione, dopo aver con-
statato l’eccessivo numero di
biglietti venduti per lo spetta-
colo, hanno ritenuto opportu-
no spostare il concerto a data
da destinarsi [...].
(tratto da Melodicamente.it).
...
...
...
Oramai credono che ci bevia-
mo proprio tutto.
(notizia: in rete c’è il Fan Club
delle MAMME FAN DI MAR-
CO CARTA... chiediamo che il
WWF metta sotto protezione la
casalinga che ascolta Julio Igle-
sias)
Collettivo Modulare Musicale
Kronstadt

Recensioni poetiche: Davide Castiglione approssimato, fatto di lettere,

La poesia di Davide Castiglio- avulsa da un contesto, ma po-
ne risuona di parole sempli- esie. In questi varchi che crea
ci, scarne: non domanda com- sul foglio bianco riesce così a
piacimenti, anzi rifugge il bel prendere una distanza da se
canto. Una sillaba attorciglia- stesso e lì, in quella fragile so-
ta, spesso ruvida, che si pie- spensione, disegna un nuovo
ga sulla realtà per scardinarla ritmo, una sorpresa. Ma questo
e poi declinarla a nuova for- suo distendersi nell’inchiostro
ma. I suoi versi si legano a fatti è spesso contraddittorio, affa-
concreti, tangibili: non dunque scina eppure vorrebbe rifuggi-
una poesia astratta e lontana, re: “estrarre dai versi/ la loro
In respiri approssimati
Cercarti non più – ormai –
alle svolte stradali, nella stessa
situazione circolare;
tradurti, invece, da altre arterie,
estrarre dai versi
la loro truffa e un simulacro di te.
Non in visi senza spartito, dunque,
o in chissà che castelli:
vederti sarà ascoltarti in strofe,
in respiri approssimati ai tuoi, per eccesso.
Ma erano i miei in esubero,
acuti da trattenere al telefono
– «ri… richiamo io»; più tardi,
girando per giardini e caseggiati
ho sentito il grigio vincere il verde
espandersi nell’iride
raccattare note basse, in un circolo:
il solco e il bacio hanno coinciso
tra me e te come in questa
arcatura tra verso e verso.
strofe ascoltate, rime. La carta
truffa e un simulacro di te.” allora respira, quasi per ecces-
Nella prima poesia qui propo- so: ed è proprio il respiro, co-
sta Davide tenta di distillare me una leggera filigrana sot-
una nostalgia, una lontananza terranea, che percorre l’intera
che non sa colmarsi. Svolta al- lirica e unisce le due strofe,
lora fra un verso e un altro, pro- come le due persone distanti.
va a spezzare un cerchio, una Ed anche nella seconda strofa
sillaba che ricade su se stessa. viene riproposta la situazione
Lo sguardo prima tenta sulle li- circolare, ovvero lo spegnersi
nee, poi s’abbassa sul foglio: la d’un colore: “girando per giar-
visione è ora in uno specchio dini e caseggiati/ ho sentito il
La lattina
La lattina – solitamente vuota,
lasciata al suo pendio – puoi dire
è condannata a rotolare
sulla sua faccia
ribadita, e conosce come alcuni
il trucco per abolirsi
le asperità – o
che il suo inseguirsi è cercarsi, vivo
e mortuario, dove scenderei
con tutto me stesso
salvo di persona: nei fossi.
O anche…
Però la lattina – né astuta né audace:
la lattina – è solo sull’orlo di un pendio.
A volerla riempire, a volerla tutto quello
potrei trovarla perfino ferita,
riferita.
grigio vincere il verde/espan-
dersi nell’iride”. La meta sfu-
ma in un ruotare attorno a se
stessi, intorno sembra l’anoni-
mato: il grigio (tinta quasi sen-
za respiro) cola nel giorno. Si
apre così una frattura, un sol-
co che eppure ricongiunge: un
bacio, un’arcatura fra un verso
e un altro.
Nella seconda lirica qui propo-
sta, “la lattina”, il poeta si ser-
ve di una metafora per interro-
garsi sulla metafora stessa. Un
oggetto umile, quotidiano, co-
sì raramente investigato, vie-
ne qui preso ad esempio per
affrontare una domanda: il sal-
to fra l’oggetto e la visione. La
lattina, svuotata di ogni conte-
nuto “è condannata a rotolare/
sulla sua faccia/ ribadita”: non
sa determinarsi, né darsi ad
altra dimensione. Il suo scen-
dere ha un sapore di vita e di
morte allo stesso tempo, indi-
stricabile. L’oggetto, in sé, non
ha qualità, ma “è solo sull’or-
lo d’un pendio”: la metafora, il
coraggio di cadere in un abis-
so. Ma anche qui domina in-
fine la contraddizione, forse a
tratti quasi la sfiducia: la paura
di dimenticare l’oggetto a favo-
re dell’idea ne che scaturisce,
tradire cioè la realtà a favore
di un’immagine. “Potrei tro-
varla perfino ferita,/ riferita”

Alessandro Castagna
 8 kA
Reg. Trib. Pv n° 594 - ISSN 1972-9669 - Stampa: Industria Grafica Pavese SAS, Pavia - Chiuso in Redazione 28-06-2009 - Tiratura 2000 copie - 2009, Alcuni diritti riservati (Rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.5 Ita by-nc-sa)
Ogni anno solare ci sono circa
tre o quattro notti in cui non ri-
esco ad addormentarmi prima
che faccia giorno, pur stando
nel letto a rigirarmi per ore, fa-
cendo dei gran flussi di coscien-
za in cui puntualmente penso a
tutti gli ex avuti dal primo gior-
no di asilo a oggi e riflettendo
sul fatto che si, in effetti a lui
potrei mandare un messaggio
per chiedergli come sta; a quel-
la discussione avuta l’altro gior-
no (o anche due anni fa, ho una
memoria prodigiosa) con tizio
in cui avrei potuto dare questa o
quella risposta e fargli davvero
il culo; creo una nuova corren-
te filosofica; risolvo il problema
della fame del mondo in alme-
no otto modi diversi -che, chia-
ramente, la mattina dopo avrò
dimenticato- e immagino circa
settantatré situazioni differenti
in cui George Clooney potreb-
be conoscermi ed innamorarsi
perdutamente di me.
Disgraziatamente tra tre gior-
ni ho un esame, quindi questa
notte è a base di solfato di rame
pentaidrato, composti di coordi-
nazione, ferro acetilacetonato e
quali cazzo erano gli elementi
del diciassettesimo gruppo? Ah
si: Faremo Clamore Bruciando
Insieme Attila. Fluoro, Cloro,
Bromo, Iodio, Astato.
Mentre mi barcameno tra i miei
discorsetti imparati a memoria
-lidrogenomolecolaresiottie-
neconlasintesidelgasd’acqua-
dacuisiottieneancheilmonos-
sidodicarbonio- e cerco di
elaborare un modo per farmi
chiedere, tramite astuti e inge-
Kronstadt
cerca collaboratori!!
visto che perdi già tempo
leggendolo,
valuta l’idea
di perderne
anche realizzandolo!
come?
servono
disegnatori,vignettisti, im-
paginatori, articolisti, sa-
tiri (e ninfomani),
cacciatori di inchieste e
di taglie...
non aspettare:
info@kronstadt.it
KRONSTADT: iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla Commissione A.C.E.R.SA.T. dell’Università di Pavia nell’ambito del
programma per la promozione delle attività culturali ricreative degli studenti.
Dal numero 43 Kronstadt partecipa al progetto “Pavia - la città partecipata”, iniziativa cofinanziata dall’ANCI.
Altre entrate sono rappresentate da eventi culturali, feste, concerti, il sangue di chi collabora, libagioni e gozzoviglie varie.
Il signor Haber eccetera
gnosi messaggi subliminali, la
relazione dell’esperienza di la-
boratorio sulla titolazione del
sale di Mohr, ho l’illuminazio-
ne che cambierà la mia notte:
ma quell’Haber del processo di
Haber-Bosch, è lo stesso Haber
del ciclo di Born-Haber? E se
sì, perché quella buona donna
di sua madre non ha ben pen-
sato di abortire?
È la fine. Adesso inizia uno dei
miei giochi preferiti: “vediamo
di chi è la colpa dei mali che mi
affliggono e per i quali in real-
tà posso biasimare solo me stes-
sa”. Resto sempre in tema, pe-
rò, e dopo la signora Haber mi
domando chi io debba maledi-
re per un altro argomento che
non riesco ad imparare, e quale
potrebbe essere tale argomen-
to. Penso. Penso. Penso. Trova-
to! Lo zolfo. Odio lo zolfo, non
riesco a mandarlo giù, tutti quei
composti con i nomi strani, il
tiocoso, lo ione solfononloso e
via discorrendo. Ma non è colpa
mia che non studio abbastan-
za e non sono stata attenta a le-
zione, è colpa di... no cazzo, ma
lo zolfo non è stato inventato,
è stato scoperto, e in ogni caso
c’è praticamente da sempre! Io
però sono bravissima, è il mio
gioco preferito, e lo so di chi è
la colpa. Si che lo so. Me lo do-
vete proprio far dire? Sicuri? Si-
curi sicuri? Va bene, ve lo dico:
è colpa di Dio. L’ha creato lui e
quindi è colpa sua. E tra l’altro,
se avete studiato un po’ di sto-
ria, saprete che i cristiani -pri-
ma dell’invenzione della crande
matre Chiesa, naturalmente-
Ak-47: regalane uno a tuo figlio!
racconti
all’inizio erano considerati un
po’ il capro espiatorio dei mali
che accadevano nell’impero ro-
mano, e lo stesso Gesù si è po-
sto in quel ruolo, dunque dare
la colpa a Dio è quasi come ri-
tornare a vivere il cristianesimo
delle origini.
Ad ogni modo mi si dirà che Dio
non esiste eccetera eccetera, sia-
mo grandi e vaccinati e lo sappia-
mo, però sappiamo anche che il
mondo è diviso in due grandi in-
siemi: le cose che ci piacciono e
le cose che non ci piacciono.
Le cose che ci piacciono sono
chiaramente risultati dell’evo-
luzione: buona la Nutella, ma
mica ci sono gli alberi di Nutel-
la in giro, è l’uomo che è pro-
gredito nell’arte pasticciera e
l’ha inventata; che tette che
ha quella! Ma mica le omini-
di le avevano così eh, è merito
dell’evoluzione; non riesco a vi-
vere senza il computer, ma mi-
ca sono sempre esistiti, gruppi
di persone si sono specializzati
nella materia e l’accrescimento
della stessa ne ha permesso la
realizzazione!
Le cose che non ci piacciono le
ha, invece, indubbiamente crea-
te Dio: queste zanzare di merda
dovevano proprio esistere? Man-
naggia a Noè che le ha fatte sa-
lire sull’arca! E perché il Signo-
re ha fatto sì che le cose buone
facessero ingrassare? Poi non è
proprio giusto che siccome Eva
ha mangiato quella stupida me-
la adesso ci tocca partorire con
dolore e in più abbiamo pure le
mestruazione e agli uomini in-
vece niente, e chi l’ha deciso
periodico mensile
Numero 47
Mercoledì 01
Luglio 2009
questo, indovinate un po’.
Ovviamente non è che tutte le
cose della natura le abbia cre-
ate Dio: il vino, ad esempio, si
fa con l’uva, e l’uva se è così è
grazie al processo di selezione
avvenuto nel corso dei secoli;
le fragole, buonissime, stessa
storia dell’uva! Cambiando re-
gno e passando quello anima-
le troviamo il porco, per esem-
pio, che è una bestia fantastica.
Ci fai il prosciutto, la mortadel-
la, il salame, le bistecche, le
braciole... non è neanche brut-
to da vedere, anzi, secondo me
è mille volte più brutto un car-
lino con quell’orrendo muso
schiacciato che un bel porcel-
letto tutto rosa con la coda ric-
ciuta. Infatti non capisco pro-
prio perché a certe persone
“altolocate”, per così dire, non
si possa dare del porco che tut-
ti si scandalizzano (e sono gli
stessi tutti che lo pensano pu-
re loro eh, di dare del porco a
queste certe persone, solo che
non capisco il perché quando
lo fanno usino spesso l’appel-
lativo “zio”. Magari è una sorta
di forma affettiva, io per esem-
pio ho uno “zio Remo” che pe-
rò non è mio zio carnale ma un
caro amico di mamma e papà).
Ad ogni modo come ogni vol-
ta ho divagato troppo. L’argo-
mento principale erano i signo-
ri Haber, madre e figlio e forse
non figlio. Ecco qui: il figlio e il
forse non figlio sono la stessa
persona (e, chiaramente, sono
il figlio. La parola “figlio” non
inizia ad avere un suono stra-
no?). Fritz Haber, nato a Bresla-
via il 9 dicembre 1868. Anche
se era un po’ un raccomandato
(il padre aveva un’impresa chi-
mica e vi ha lavorato prima di
iniziare la carriera accademi-
ca) in effetti era una mente, e
per il famoso processo di Ha-
ber-Bosch ha vinto addirittura
il nobel -si tratta di un meto-
do per sintetizzare l’ammonia-
ca, andate su wikipedia e sco-
prirete quanto utile al mondo
sia questo composto-. Tuttavia,
spesso anche le migliori inten-
zioni portano a risultati ina-
spettati e indesiderati: dopo il
nobel il nostro Fritz (che con
quel nome giusto due cose po-
teva fare: lo scienziato o l’atto-
re porno) si dedicò ai pesticidi
e mise a punto il procedimen-
to per la sintesi di un prodot-
to destinato alla disinfestazio-
ne dai pidocchi e dai parassiti.
Era l’acido cianidrico, meglio
conosciuto con il nome di Zyk-
lon B. E ora volete sapere la co-
sa divertente? Haber era ebreo.
Il cielo si sta schiarendo e tra
poco Aurora verrà a danzare tra
gli astri. Io vado a dormire.
Il Cervello di Ginevra
www.unionpv.net
ATTREZZATURE E MATERIALI
PER BIOEDILIZIA
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Via Dante, 110
Tel.02-94699044 - 94699083
Fax 02 - 94696203
Credits:
La locandina di pagina 8 è, an-
cora una volta, opera del buon
Diego Gabriele (www.ak-house.
com), che ringraziamo.
La locandina del Creative Jam-
min’ Festival, invece, è opera
del dottor Gonzi, che ringrazia-
mo. Le locandine cartacee con
la errata dicitura “luglio 2008”,
sono opera del dottor Schiavi,
che NON ringraziamo.
La grafica, come avrete notato,
ricorda quella di un altro famo-
so festival musicale: il Rototom
Sunsplash. Che ringraziamo.
Il fotomontaggio di pagina 2 è
stato realizzato dalle sapienti
manine della dott.ssa Sanvitale.
Che non ringrazio perché l’idea
era mia e qui con la scusa del
Creative Commons tutti si pi-
gliano i meriti altrui. Cristoforo.
Tutte le altre immagini, com-
presa la copertina, sono trat-
te da Internet, sempre in atte-
sa che uno tempesta di fotografi
e illustratori ci fulmini.
La redazione invita tutti a parte-
cipare a Balla Coi Cinghiali fe-
stival musicale con campeggio
gratuito che si terrà il 20-21-22
Agosto a Bardineto (Savona).
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Direttore editoriale
Isabella Bossolino
Direttore responsabile
Salvatore Gulino
Kronstadt
periodico mensile
Numero 47
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