A lessandro (M osaico pompei ano) - M useo Nazi onal e - N ap o l i . (Alinari) B. RIPOSATI L. ANNIBALETTO VATUM PRINCIPES ANTOLOGIA DELLE OPERE DI VIRGILIO E ORAZIO Tersa edizione MILANO ROMA NAPOLI . CITT DI CASTELLO SOCIET EDITRICE DANTE ALIGHIERI p. a. (ALBRI GHI , SEGATI E C.) 1972 PROPRI ET L ETTERARI A RI SERVATA STAMPATO I N I TALI A - PRI NTED IN I TALY P R E F A Z I 0 N E La poesia di Virgilio e di Orazio quanto di pi bello, di pi vivo e di pi duraturo lo spirito umano abbia donato nellet di Augusto, et pur cos ricca di fertili ingegni e di opere splendide. Nessuno canter mai pi, come Virgilio, la dolce malinconia dei campi e il sereno richiamo della natura, mentre la religiosa grandezza dellEneide consacra ad una gloria che certo non morr la Citt dominatrice del mondo. Daltro canto, le Grazie di Grecia non trovarono pi mai lar tefice superbo che ne facesse rivivere in altra lingua, come fece Orazio nelle Odi, Vimpeccabile perfezione del verso, la profondit del pen siero, la felice immediatezza delle immagini e la dolcezza della frase melodica, mentre dalle Satire e dalle confidenziali Epistole il Poeta, con arte insuperata, ripete nei secoli quegli aurei precetti che, a dirla con Voltaire, ci insegnano a uscire da una vita o triste o fortunata, ringraziando gli Dei di avercene fatto dono . Non facile, in tanta ricchezza e variet di forme e di argomenti, restringere in breve spazio quanto vorrebbe con prepotenza traboccarne, ma ci sorride la speranza di poter offrire dei due Poeti {ai quali ri spettivamente ci siamo dedicati) un breve saggio di tutte le opere; un saggio breve, ma tale che valga a farne intuire, almeno, la profondit e la grandezza. Per le inevitabili mancanze, ci valgano di scusa presso i lettori il lungo studio e il grande amore . B. R i po sa t i - L. A n n i ba l et t o P. VIRGILIO MARONE V i t a P. V i r g i l i o M a r o n e nacque il 15 ottobre del 70 av. Cr. ad Andes, presso Mantova, da una sana famiglia di possidenti ter rieri. Comp i primi studi di grammatica a Cremona ; da qui, presa la toga virile, pass a Milano, per intraprendere gli studi di reto rica, che avrebbero dovuto aprirgli la via alla carriera forense. Vi rimase non molto, perch poco dopo si rec a Roma, alla scuola del rtore Epidio. Ma Roma, Vurbs illa tumultuosa, accolse lumile ed impacciato campagnolo di Mantova non per farne un perso naggio del Foro, per cui egli non aveva n vocazione n attitudini naturali, sibbene il suo pi grande poeta. Diede presto un addio alle vuote *declamazioni dei rtori, si ritir a Napoli, attiratovi dalla fama dellinsegnamento deirepicureo Sirone, che lo apr alla meditazione del grande mistero della vita. Qui contrasse le prime amicizie con Vario Rufo e PJozio Turca, che rimasero i suoi pi intimi confidenti fino alla morte. Non si sa quanto tempo Virgilio rimase a Napoli, la citt che, in seguito, come Mantova, visse sempre nel suo nostalgico ricordo ; n possibile stabilire se, lasciata Napoli, abbia fatto ritorno alla sua terra natia, o se si sia trattenuto a Roma. Tutto fa supporre, stando specialmente alla temprie storica della prima e nona egloga, che Virgilio sia stato presente alla tragedia, che, dopo il 42, si ab batt su Cremona prima, e poi su Mantova, con Fespropriazione dei territori locali, destinati ad essere distribuiti ai veterani, che avevano preso parte alla battaglia di Filippi contro Bruto. Si crede altres che Virgilio, in un primo tempo, sia riuscito a conservare 1 2 P. VI RGI LI O MARONE il suo poderetto, mediante i buoni uffici di Asinio Pollione, allora al governo della Gallia cisalpina, ma che poi sia stato anche lui colpito dalla sventura, che gli apr una ferita irrimarginabile nel cuore. Scacciato dai suoi dolci clivi , travolto e confuso tra i victi tristes, lasciando dietro di s ogni cosa pi caramente diletta , si trasfer definitivamente a Roma, dove par che avesse avuto da Mecenate una casetta sullEsquilino. Ma Roma non era la ' dimora ideale per il suo animo mite ; ne altern il sog giorno con la dulcis Parthenope, dove forse ebbe in eredit la villula del maestro Sirone. Da questo momento Virgilio vive in s, per s, con la poesia, la divina serenatrice dei suoi giorni. A Roma port compiuti, o quasi, i suoi carmi bucolici, che gli aprirono subito la via alla notoriet e lo rivelarono poeta ; le Georgiche seguirono di l a poco, e suscitarono l ammirazione di Mecenate, come le Bucoliche ave vano entusiasmato Pollione. Quando si accinse, dal 29 in poi, sotto lo stimolo di Ottaviano, alla laboriosa composizione del- l Eneide, il suo nome era ormai in ore omnium ; e lui, il mite che non aveva mai forse pensato di scrivere un verso per l immor talit, si sent salutato tra gli immortali, a fatica non ancora com piuta, dalla bocca stessa di Properzio : Indietro, romani, indietro, greci scrittori : qualcosa sta per nascere, forse pi grande del l Iliade . Terminata, attraverso innumerevoli difficolt e ripen samenti, la prima stesura del poema, di cui, nel 22, lesse alcuni canti ad Augusto, Virgilio decise di fare un viaggio in Grecia, per controllare i luoghi descritti, raccogliere materiale utile alla stesura definitiva e ristorare il suo spirito pensoso alle pure sor genti del pensiero filosofico. Ad Atene si incontr con Augusto, di ritorno dalle province orientali ; questi trov il poeta stanco ed emaciato, e lo persuase a tornare con lui in Italia. Il male, che gi da tempo forse lo minava, scoppi inesorabile e lo stronc, sbarcato a Brindisi, il 21 settembre del 19 av. Cr.: l anno stesso, in cui moriva un altro grande poeta, Tibullo. Il suo corpo fu tra sportato a Napoli e sepolto sulla via di Pozzuoli. Sulla sua tomba P. VI RGI LI O MARONE 3 si trascrisse il distico, che si vuole dettato da lui stesso prima di morire: Mantua i1) me genuit, Calbri rapure: tenet nunc / Par thenope : cecini pascua, rura, duces. Lasci suoi eredi Mecenate ed Augusto, al quale, come aveva fatto gi con Vario e Tucca, prima di lasciare l Italia, espresse anche la volont che l'Eneide venisse bruciata. Ma Augusto, che conosceva sia la modestia del poeta sia i pregi del capolavoro, non obbed ; affid proprio a Vario e Tucca l incarico di pubblicare il poema, con l ordine di rispettarne scrupolosamente l integrit sostanziale. E fu gesto sapiente di uomo magnanimo, il dono pi ricco chegli lasciasse al suo impero e al mondo intero. O pe r e Il periodo della ininterrotta attivit poetica di Virgilio va dal 40 circa alla sua morte : poco pi di un ventennio. Che per le sue prime esperienze risalgano pi addietro, forse al primo periodo romano, facile supporlo. Ma quella decina di componimenti, giunti a noi sotto il nome di Appendix Vergiliana, oltre a non incon trare unanimit di consensi circa la paternit, valgono poco pi di semplici esercitazioni poetiche : rivelano troppo vivo sapore di scuola. La vera, grande poesia di Virgilio comincia con le Buco liche o Ecloghe : dieci carmi pastorali o idilli , tutti in esametri, composti nel triennio tra il 42 e il 39 o il 41 e il 38, secondo la testimonianza degli antichi commentatori di Virgilio. Dopo le Bucoliche, Virgilio si accinse ad impegno pi grave : alla composizione delle Georgiche, un poema in quattro libri. La data precisa della composizione non c nota, ma, se si deve prestar fede agli antichi biografi, che affermano aver Virgilio impiegati sette anni in questa fatica, e aver letta lopera intiera ad Augusto (!) Mantova mi diede i natali, i Clabri mi tolsero ai vivi, tiene ora le mie ceneri Partnope : cantai i pascoli, la campagna, i duci . 4 p. VI RGI LI O MARONE nel 29a, possiamo ritenere che le Georgiche siano state scritte tra il 37 e il 30 : cio, subito dopo le Bucoliche e prima e\VEneide. LEneide, poema epico in dodici libri, fu cominciata nel 29a e pubblicata postuma, due anni dopo la morte del poeta (avve nuta il 21 settembre I9a) ad opera di Vario e 4ucca. La mancanza dellultima mano si avverte non solo nella struttura del poema, ma anche nelle non poche contraddizioni e ripetizioni, che ivi si notano. Comunque, V Eneide rimane il pi grande poema epico della latinit e quello che ha latto di Virgilio il poeta pi umano ed universale di tutti i tempi. LE B U C OL I C HE () Sono dieci componimenti bucolici, o carmi pastorali, che recano, per lo pi, come titolo il nome dei protagonisti principali che vi agiscono : I ( Tityrus) : il pastore felice nella pace del suo campi- cello, mentre Melibeo va esule dalla sua terra, spingendo ango sciosamente innanzi l assottigliato gregge ; II (Alexis) : il servo, che, prediletto da un ricco possidente, non cura le pene amorose del pastore Coridone ; III (Palaemon) : arbitro della sfida poetica tra i due pastori, Dameta e Menalca ; IV (Pollio) : Asinio Pollione, amico e ammiratore di Virgilio, padre del puer prodigioso, che porter una ra nuova nel mondo ; V (Daphnis) : il pastore deifi cato, di cui Mopso canta la morte col pianto delluniverso, Me nalca celebra lapoteosi divina ; VI (Silenus) : il vecchio stiro, che legato, ubbriaco comera e addormentato, dai giovani Cromide e Mnasillo, canta, svegliatosi, l origine del mondo e leggende varie con le lodi di Gallo; VII (Meliboeus) : il pastore musico e poeta, che ha assistito ad una gara di canto tra Tirsi e Coridone, che ne riusci vincitore ; VIII (Pharmaceutria) : titolo greco = gli incantesimi , praticati da una donna innominata per riconquistare il suo amore ; IX (Moeris) : il servo del pastore poeta Menalca, che, incontra tosi per strada con l amico Lcida, gli narra le tristi vicende del padrone, che, cacciato dal suo poderetto, poco manc che non ci ri mettesse la vita ; X (Gallus) : il poeta Cornelio Gallo, amico di Vir gilio, che ne canta la infelice vicenda damore con linfedele Licride. La silloge, come oggi noi la possediamo, fu ordinata dal poeta stesso secondo criteri in parte cronologici, in parte razionali ed artistici (egli bad, soprattutto, al principio dell alternanza ), < fu pubblicata circa il 38 av. Cr. Un poema nuovo, rivelazione (x) Dal greco bkolik canti di mandriani, di pastori , canti pastorali ; sono dette anche Ecloghe (o Egloghe), anchesso termine greco, che vale com ponimenti scelti, distinti da altri. 6 P. VI RGI LI O MARONE di poesia, darte e di spirito, un mondo ricco di temi e circostanze varie, che, innestate, in parte, nella vicenda stessa della vita del poeta, si intrecciano e si ampliano nella trama dei dieci componi menti e diventano espressione universale ed umana. il mondo bucolico virgiliano, vivo di colori, di immagini, di paesaggi, di persone e cose care, di significati nuovi, di riflessi allegorici, di accenti lirici, epici, pastorali. Sono pastori idealizzati, che non vivono e non sfogano nel canto se non la loro amara sofferenza, il loro amore e il loro dolore, incarnando gli ideali arcadici del poeta : quelli dun mondo sognato nella pace, nella felicit e nella fratellanza umana, lacerato invece dallodio e dalle passioni, op presso dallingiustizia e dal destino. Di qui quel tono di malin conia e di dolore, che tutta pervade la poesia delle Bucoliche, vela di tristezza le pi belle immagini poetiche e si sintetizza in quelle espressioni singolari dello spirito pensoso ed amareggiato del poeta : Fors omnia versat. . . , nos victi tristes . . . , omnia vincit amor. . . Gli che a Virgilio tocc di vivere nellepoca pi travagliata di Roma : quella che segn il trapasso dalla Repubblica allIm pero. Una civilt in crisi, che, sotto lurgenza delle lotte politiche e delle guerre civili, e dietro la spinta di nuovi orientamenti filo sofici e culturali, andava conquistando faticosamente se stessa. Gli agitati avvenimenti di quegli anni accompagnarono la giovi nezza del poeta e turbarono la sua semplice spiritualit di pro vinciale , gi incline, per natura, alla meditazione, allisolamento e al pessimismo. Pur negli agi di Roma e nelle delizie di Napoli, egli risogn sempre la sua terra mantovana, dove, in contrasto con le allaganti discordie nazionali, ebbe a sperimentare le dol cezze di una vita arcadica, scevra di ambizioni e di lotte, ricca di tranquillit e di pace. E quando anche l arriver la guerra fra tricida a seminare discordie e miserie, il sogno non svanir ; anzi, alimentato dallesperienza amara della vita, dal contrasto con la realt, tra le speranze concepite e le delusioni sofferte, dar impulso al canto, che raccoglier le note pi vive dellanima buco lica virgiliana: si ripensi alla I e alla IX egloga. E tutto si com porr in questo anelito solo, vario eppur continuo, verso la vita pacifica dei pastori-cantori, cui par che la natura abbia elargito in abbondanza i doni pi puri della vita. La stessa alta intona zione della poesia del puer prodigioso (IV egloga), che porter unra nuova di felicit e di pace nel mondo sconvolto, si ammorbi disce in immagini ed accenti pastorali e sfuma nelle vezzose note di una ninna nanna, cantata sulla culla dello stesso puer. LE BUCOLI CHE 7 Vien da s che in questa sua prima esperienza poetica Virgilio* pur rimanendo saldamente ancorato ai suoi ideali poetici e alle sue sensibilit spirituali, si piega ad accogliere le varie voci che a lui vengono dalla tradizione letteraria, greca e romana. La dot trina di Epicuro appresa nella sua formazione culturale prima a Roma, poi a Napoli dal suo maestro Sirone, gli aveva insegnato a vivere nascosto , lontano dai pubblici intrighi, beato della propria voluptas, a contatto della libera natura. Pi tardi altre esperienze filosofiche, quali la stoica, la neopitagorica e la mistrica* si affiancheranno o si sostituiranno a quella epicurea, ma Virgilio rimarr sempre il nostalgico assetato di pace e di serenit cam pagnola, l ammirato contemplatore della semplice vita dei pastori. E qui gi la nota della sua originale personalit poetica. Che Virgilio nella sua prima produzione si sia mosso sotto gli stimoli dello spirito e della tecnica neoterica romana, caratteriz zata da spontaneit e freschezza di ispirazione, da levit e raffi natezza di ritmi e di forme, innegabile ; come innegabili sono in lui gli influssi della poesia greca alessandrina, segnatamente di Teocrito. La lettura degli Idilli palese nelle Bucoliche : ne rie cheggiano quadri e scene pastorali, immagini, sentimenti, situa zioni, persino nomi di pastori (17 volte), espressioni e frasi poe tiche. Eppure ognuno di questi elementi in Virgilio cambia, per cos dire, tono e colore : c in lui la tendenza ad introdurre motivi storici, autobiografici e arcadici, a smaterializzare le cose, a viverle e riviverle in vagheggiamenti, pensosit, idealizzazioni, ricche delle modulazioni della sua anima, che d vita e sapore alle scene, ai personaggi, alle creature, insomma, del suo canto. In ciascuna ili esse, anche quando riecheggia toni, frasi, abitudini tradizionali* si avverte Virgilio, con le sue sensibilit poetiche, con le sue predi- lezioni agresti, con i suoi pastori e le loro zampogne, in una parola* r o n il suo divinum rus. Di qui la radice del simbolismo e del- I allegoria nelle Bucoliche, a cui occorre badare con molta accor tezza per non offuscare i contorni degli elementi reali e ridurre tutto, o quasi, a simbolismo nel vario mondo delle Bucoliche. 8 P. VI RGI LI O MARONE Ec l o g a pr i ma : TITIRO E MELIBEO Ar g o men t o Due pastori, Titiro e Melibeo, si incontrano, in un tardo pome riggio di autunno, in una contrada della pianura mantovana : Titiro attende alle sue giovenche, che pascolano placidamente nel suo poderetto, e, sdraiato allombra di un faggio frondoso, trae dalla zampogna allegri motivi pastorali ; Melibeo, ' invece, costretto dalla iniqua sorte ad abbandonare la sua dolce terra, spinge desolato innanzi a s, verso le ignote vie dellesilio, il mi sero suo gregge, unica ricchezza rimastagli. La serena tranquillit di Titiro suscita stupore, pi che invidia, nellinfelice Melibeo, che chiede allamico la ragione di cos grande fortuna in mezzo a tanto scompiglio. stato un dio risponde Titiro che ha fatto per me questa pace ; un dio benigno, che egli conobbe tempo addietro, quando and a Roma per affrancarsi dalla schiavit, dopo che, abbandonata la capricciosa Galatea, fu preso dallamore della tenera Amarillide. Fu proprio quel dio, che allora gli disse di ritornare tranquillo al suo campicello e di continuare a pascere le giovenche. Il racconto del fortunato amico acuisce la dispera zione e lo smarrimento dellinfelice Melibeo, che, pur compiacen dosi della di lui felicit, non pu non compiangere il proprio destino: vede innanzi a s le mte dellesilio, ai confini dellImpero, tra gente inospitale e sconosciuta, donde mai potr pi sperare di tornare a riveder la sua terra e il tetto della sua misera capanna. Lo sfogo amaro del povero Melibeo commuove il buon Titiro, che si fa pensoso e triste, immedesimandosi della sciagura del com pagno : nullaltro pu far per lui che invitarlo a sostare. sera, cade la notte, che gli uomini affratella; l, nella sua capanna, c posto e c cibo frugale per tutti e due : rimanga. questo, insieme al IX, uno dei carmi pi ricchi di motivi bucolici virgiliani, dove si concentrano voci interiori, che vengono dal mondo del sogno e della realt, dal dramma della vita e della storia, elementi tutti che concorrono a formare il suo tessuto poetico e storico. LE BUCOLI CHE 9 Il momento storico quello che si verific dopo la vittoria di Filippi (42 av. Cr.), quando il triumvirato di Antonio-Lepido- Ottaviano decret a favore dei veterani l esproprio dei territori di circa 18 citt, cadute nella condizione di urbes dediticiae fin dal tempo della guerra sociale, per essersi in quella compromesse. Cremona e Mantova subirono la stessa sorte. Qui si innesta il momento biografico del poeta e della sua famiglia, cui tocc di soffrir la tragedia di tanta altra gente dei campi. Ma in un primo tempo, per l interessamento di Asinio Pollione, che nel 41 presiedeva alla Gallia Cisalpina, Virgilio riusc ad ottenere da Ottaviano lesen zione dalla confisca del campicello ; di qui l inno commosso di riconoscenza al deus, che tanto gli fu generoso. evidente che su questo sfondo giuochi non poco lelemento allegorico, che fin dai tempi antichi ha consigliato a riconoscere in Titiro Virgilio, in Melibeo uno dei colpiti dalla dura legge espropriatoria e nel deus, che benefic Virgilio, il giovane Otta viano. Estendere per a tutta lecloga il significato allegorico non si pu n si deve, perch ripugna ai caratteri stessi del carme, dove parecchi particolari (come quello della servit di Titiro, della sua passione per Galatea, della libert ottenuta soltanto nella vec chiaia, ecc.), non convengono n al poeta n al padre di lui. Del resto gi Servio, commentatore di Virgilio, pur sempre generoso in fatto di allegoria, avvertiva che qui, sotto la figura di Titiro, dobbiamo riconoscere la persona di Virgilio, non tuttavia dapper tutto, ma solo dove un motivo plausibile lo esige . M. Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui musam meditaris avena : 1. Tityre: di etimologia incerta, passato a significare tradizionalmente pastore , uomo di campagna . patulae... fagi = sdraiato allombra di un ampio faggio ; non colta solo l ampiezza protettiva del faggio, ma anche la tranquilla sicurezza go duta allombra dellalbero ; il termine fagus (cos platanus) sentito come elemento figurativo arcadico, espres sione bucolica indeterminata. recu bans : indica la posizione di chi se ne sta disteso, sdraiato ; diverso da recumbre = porsi a sedere . teg mine (da lego) copertura, vlta, cielo , quindi ombra . 2. silvestrem... avena vai mo dulando sulla tua esile zampogna un canto pastorale ; silvestrem... mu sam : canto agreste, boschereccio, in genere ; 1 pastori, nell'estate, sogliono condurre le greggi vicino alle selve, dove pi fresca lerba e pi con fortevole lombra. avena : ndica, metaforicamente, la zampogna o il flauto , che i pastori si costruivano 10 P. VI RGI L I O MARONE- nos patriae finis et dulcia linquimus arva : nos patriam fugimus : tu, Tityre, lentus in umbra formonsam resonare doces Amjiryllida silvas. 5 T. O Meliboee, deus nobis haec otia fecit. Namque erit ille mihi semper deus, illius aram saepe tener nostris ab ovilibus imbuet agnus. Ille meas errare boves, ut cernis, et ipsum ludere quae vellem calamo permisit agresti. 10 con lo stelo dellavena per accompa gnare le loro canzoni.. meditaris : pu significare aver cura, eserci tarsi e, come meglio, comporre, modulare . 3-5. nos... arva = noi (invece) ab bandoniamo i confini della patria e i dolci campi ; nos: lui, Melibeo, e le sue pecorelle, fortemente contrapposto al tu del v. 1, e ripreso poi dal nos del v. 4, a cui segue, chiasticamente, un altro tu. fi ni s (= Jines) = confini, territori . arva : sono i campi coltivati , diversi perci da agri. fugi mus : adoperato transitivamente siamo costretti a fuggire ; c nei verbi e nei loro complementi unacco rata gradazione di concetti : lasciare, per allontanarsene, prima il suolo na tio, poi i dolci campi, quindi la pa tria. l entus i n umbra : lentus si gnifica per s flessibile, elastico , poi ozioso, pigro, indolente ; qui, completato da umbra, disteso allom bra . formonsam... si lvas = in segni alle selve a far ri suonare (il nome della) bella A marillide; silvas resonare retto da doces, costruito con due accus.; Amarylliia (accus. di forma greca) comp, oggetto interno di resonare ; formonsam (con la n in fissa) pi musicale di formosam. 6-8. Meliboee : , come Tityrus, nome tipicamente pastorale. deus : un dio , in senso epifonematico, Ottaviano. nobis : anche qui, come nel nos precedente, un plurale, che nel verso seguente si attenua in mihi. otia : nellampia accezione di riposo, vita tranquilla, pace . Namque ( = quam ob rem) = perci . i l l e : soggetto, con deus predicato. il li us : con la seconda i breve (illius). aram : laltare sacrificale ; in senso reale o allegorico, qui tutto dimostra la profonda gratitudine del beneficato pastore verso il dio bene fattore. tener... agnus : espressione frequente nelle offerte sacrificali, come tener haedus ; le carni degli animali giovani e teneri erano pi gradite agli di. ab ovilibus : abl. di pro venienza. imbuet (sott. sanguine) = spesso un tenero agnello (tratto dai) nostri ovili bagner di sangue la sua ara . 9-10. Ille... permisit: costr.: ille permisit meas boves errare, ut cernis, et ipsum ludere quae vellem calamo agresti ; permisit : con due oggettive : meas boves e ipsum ludere ; in prosa ut e il cong. meas boves = le mie giovenche ; bos : per s maschile, pu essere usato, specie in poesia, anche per il femminile. ut cer ni s = come vedi ; incidentale. et ipsum : sott. me, che risulta facil mente dal quae vellem (= e a quae v.) seguente. ludere (nella sua signifi cazione bucolica, specialmente unito a calamo, esprime il poetare, il comporre a piacere un carme pa storale) = egli permise che le mie gio venche vagassero qua e l, come vedi, e che io stesso giocherellassi a piacere con la mia agreste zampogna . La L E BUCOLI CHE 11 M. Non equidem in video ; miror magis : undique totis usque adeo turbatur agris. En, ipse capellas protenus aeger ago : hanc etiam vix, Tityre, duco. Hic inter densas corylos modo namque gemellos, spem gregis, ah ! silice in nuda conixa reliquit. 15 Saepe malum hoc nobis, si mens non laeva fuisset, de caelo tactas memini praedicere quercus. Sed tamen, iste deus qui sit, da, Tityre, nobis. gioiosa, esultante risposta di Titiro rende pi amara la nota del contrasto e pi profonda la tristezza del povero Melibeo. 11-13. Non... i nvi deo: sott. tibi non ti invidio di certo . magi s : nel senso di potius piuttosto . undi que = dappertutto, dovunque , anticipa la desolata visione di totis agris : abl. locale per tutti i campi , per ogni punto della campagna . usque adeo : l etterata. sino a tal punto . turbatur : forma imper sonale, assai efficace c scompiglio . En,... duco = Ecco, io stesso, affranto, spingo innanzi le mie ca prette : anche questa, o Titiro, devo trascinarmi dietro . protnus : forma pi arcaica di protinus ed ha valore pi di luogo ( innanzi ) che di tempo. ago_ duco : ago pi forte ed indica la spinta a cammi nare; duco include quasi il significato di accompagnare e par sottolineare la cura pietosa del pastore per la ca pretta stanca. aeger : sia dellanimo che del corpo. vix = a stento, con fatica . 14-15. Hic... rel i qui t: generalmente si intende qui, tra i folti noccioli, or ora (modo) infatti partor due ge melli e li lasci, ah, speranza del gregge, sulla nuda pietra ; pare per preferibile : qui tra i folti noccioli, lasci or ora due gemelli, ah, spe ranza del gregge, dopo averli parto riti sulla nuda pietra ; in questa interpretazione spicca maggiormente la nota di tenera e commossa umanit del pastore, nel senso che egli, dopo che la capretta ebbe lasciati lungo la via (silice in nuda) i due gemelli, li abbia raccolti e deposti pietosa mente tra i noccioli ai margini della strada. namque : nel centro della proposizione ; pi frequente in prosa. spem gregis : apposizione di gemellos. silice : femminile in poesia. conixa : participio con giunto, da conitor ; in cortixa c lo sforzo dellatto di natura e lo stato della capretta anche dopo di esso. questo il momento nel quale la piet ed il dolore diventano lacrime, che paiono concentrarsi in quel ah, che, posto al mezzo, nellultimo verso, raccoglie ed accentua, anche nella successione ritmica, l onda del sen timento, che investe tutto il brano. 16-18. Saepe... quercus : costr.: me mini saepe quercus, tactas de caelo, praedicere hoc malum ecc. = mi sov viene che spesso le querce, colpite dal fulmine, ci predicevano questa scia gura, se la mente non fosse stata cieca . malum : cio l esilio, l a fuga. laeva : stolta, insensata , lopposto di dexter scaltro, ingegno so . de caelo tactas : cio f u l mine tactas. praedicere : cio por tendere, proprio del portentum ( pro digio ). Sed tamen : doppia par ticella oppositiva, che interrompe bru scamente il discorso, come spesso nel parlar familiare. qui sit : quale sia ; a Melibeo non importa tanto sapere il nome del dio, quanto le sue qualit. da : nel senso di die. 12 P. VI RGI LI O MARONE T. Urbem quam dicunt Romam, Meliboee, putavi stultus ego huic nostrae similem, quo saepe solemus 20 pastores ovium teneros depellere fetus : sic canibus catulos similes, sic matribus haedos noram, sic parvis componere magna solebam. Verum haec tantum alias inter caput extulit urbes, quantum lenta solent inter viburna cupressi. 25 M , Et quae tanta fuit Romam tibi causa videndi ? T. Libertas, quae sera tamen respexit inertem, 19-25. L a risposta di Titiro uno dei momenti pi belli della poesia bucolica virgiliana, dove per la prima volta si sente risuonare il nome di Roma, che si perde in una visione fantastica, che sa di favola grandiosa, colorita di immagini e similitudini contadinesche : Roma pi grande delle altre citt come le capre pi dei capretti, e il cipresso pi dei vi burni. Qui egli, Titiro, incontr per l a prima volta quel dio , causa della sua felicit. urbem : in posizione enfatica, rafforzata dal quarti dicunt seguente, che d tono favoloso alla narrazione = quella citt, che chiamano Roma, o Mei., io stolto pensai simile a questa nostra ; huic nostrae : cio a Mantova . quo : avv. di moto a luogo. ovium : pu essere retto tanto da pastores quanto da fetus : una delle costruzioni pre gnanti dello stile poetico. depel lere : propr. spingere gi dai monti verso la citt, i teneri piccoli delle pecore, portandoli a vendere. sic... s i c : in prosa: ut... sic; qui per giuoca lesigenza anaforica. no ram = noveram (da novi) sapevo . canibus... similes = che i cuc cioli (catulos) sono simili ai cani . componere : nel senso di conferre, comparare paragonare le cose grandi alle piccole , espressione diventata proverbiale e sfruttata anche spropo sitatamente. V erum = invece . haec haec urbs questa citt tanto lev il capo tra le altre, quanto sogliono i cipressi tra i flessuosi vi burni ; extlit equivale ad elatum gerit con valore di stato presente in seguito ad azione passata. l enta = flessibili 5>. viburna : sono albe relli ramosi in genere striscianti o rampicanti, opposti perci a cupressi, alti, maestosi. 26. E t : posto allinizio del verso esprime efficacemente la meraviglia dellinterrogante. tanta causa = s grande ragione, cos importante motivo di visitare Roma. 27-30. I n questa risposta di Titiro alcuni studiosi vogliono vedere sol tanto allegoria, altri soltanto storia : c luna e laltra, ma soprattutto molta poesia. Bene intende lAlbini : Titiro un servo che ha bisogno di mettere da parte di che redimersi in libert ; nella sorte di lui designata quella di Virgilio, che ha bisogno di pro tettori per fiancheggiarsi nel possesso del suo campo... . Libertas : sott. causa f u i t ; la L ibert qui perso nificata, divinizzata : la stessa dea romana, che, compiacente e tenera, sia pur dopo lungo tempo, volge lo sguardo allo schiavo gi incanutito ed impigliato prima, da giovane, nei lacci dellamore di Galata, che non gli permetteva risparmio alcuno. sera : con valore concessivo bench tardi , ripreso poi da tamen. re spexi t: nel significato tecnico di guar dare attentamente con piet e com prensione, come nel linguaggio litur gico. inertem = neghittoso, av- L E BUCOLI CHE 13 candidior postquam tondenti barba cadebat : respexit tamen et longo post tempore venit, postquam nos Amaryllis habet, Galatea reliquit. 30 Namque, fatebor enim, dum me Galatea tenebat, nec spes libertatis erat nec cura peculi. Quamvis multa meis exiret victima saeptis, pinguis et ingratae premeretur caseus urbi, non umquam gravis aere domum mihi dextra redibat. 35 M. Mirabar quid maesta deos, Amarylli, vocares, cui pendere sua patereris in arbore poma : Tityrus hinc aberat. Ipsae te, Tityre, pinus, ipsi te fontes, ipsa haec arbusta vocabant. vilito ; compendia in s il signifi cato di segnis ( pigro ) e di socors ( vile ). candidior : comparativo giustificato daHimperfetto continua tivo cadebat : quasi a dire quando mi radevo la barba, mi cadeva sem pre pi bianca . nos : plurale maiestatis : poi subito me, nel verso seguente. Galata : la candida, la lttea, termine pastorale, come Ama ryllis. 31-35. fatebor enim (incidentale) = infatti te lo confesser candida mente ; prima namque poich . dum me... tenebat = finch mi te neva quasi legato. nec spes l i ber tatis : i servi diventavano liberti mettendosi da parte per dote i piccoli risparmi, che invece Titiro si lasciava consumare da Galata. cura pe culi : quella che gli occorreva per il riscatto ; peculium, come pecunia, da pecus ; designava, in origine, la piccola parte del gregge, lasciata in proprio dal padrone ai servi ; si ricordi che lantica moneta era costituita dallo scambio delle pecore e di altri generi di natura. Quamvis : dice, esemplificando, il suo misero stato di prima, sotto l oppressione dellavida Galata = e, sebbene molte vittime uscissero dai miei recinti e pingue cacio fosse da me premuto per l in grata citt, non mai la destra mi tor nava a casa pesante di denaro . multa... victima : sing. poetico ; indica la qualit , oltre che la quantit - - meis... saeptis : (da saepio) abl. di provenienza con la preposiz. nel composto exiret. - pinguis... caseus : sing. poetico. ingratae... urbi : da tivo di vantaggio con premeretur, che rid labituale maniera campagnola di fare il formaggio ; nota il signifi cato attivo di ingratae, non per s, ma perch pagava poco la fatica del contadino. aere : qui = denaro ; aes il bronzo , con cui si conia la moneta. 36- 39. M irabar = mi meraviglia vo ; la meraviglia di Melibeo in ordine ad Amarillide, che egli vedeva soffrire, perch Titiro era assente e distratto da altre cure. quid... vocares perch tu, mesta, invo cassi gli di ; interr. indiretta, come cui... patereris (da patior) e per chi lasciassi tu pendere dallalbero i suoi frutti . - sua : abl. con r bore. aberat : la a finale lunga perch ictata e in cesura. Ipsae... ipsi... ipsa : efficace ripetizione (an fora) che accentua la nota del desi derio e di questo momento lirico cosmico bucolico : l amante assente non desiderato soltanto dalla sua donna, ma anche dalla natura tutta ; cos, nella V ecloga, la natura piange 14 P. VI RGI L I O MARONE T. Quid facerem ? neque servitio me exire licebat 40 nec tam praesentis alibi cognoscere divos. Hic illum vidi iuvenem, Meliboee, quotannis bis senos cui nostra dies altaria fumant. Hic mihi responsum primus dedit ille petenti : pascite ut ante boves, pueri : submittite tauros . 45 M. Fortunate senex ! ergo tua rura manebunt. Ia morte di Dafni, e nella V I I , alla dipartita di Alessi, i fiumi si dissec cano, mentre il bosco si allieta e ver deggia intorno a Fillide. 40-41. Nota la naturalezza di que sta risposta : Titiro non pot evitare un cos lungo viaggio e, per conse guenza, il dolore di Amarillide ; non poteva, daltra parte, conoscere al trove gli di benefici , che diri gevano le sorti del mondo romano : Ottaviano, Pollione, Mecenate, V aro : i personaggi della storia, ingigantiti dalla mente del pastore, sono diven tati altrettanti di. Quid facerem = che avrei dovuto fare ? ; poten ziale passato, piu che dubitativo : Titiro, pur desiderandolo, non poteva agire diversamente. neque... lice bat = non mi sarebbe stato lecito uscire (diversamente) di schiavit . nec : prima neque pi per ragioni metriche che stilistiche. praesen ti s = praesentes, cio faventes, propi tios benigni . 42-45. Hi c; a Roma, dove Titiro si porta con la fantasia ; fissare qui la successione cronologica dei fatti storici impossibile ; tutto sentito e detto poeticamente. illum... iu venem : Ottaviano, che aveva allora circa 22-23 anni ; illum ; la figura ingrandita di lui nella fantasia del pastore. quotannis... fumant == per cui dodici giorni allanno fu mano i nostri altari ; bis senos : propr. due volte sei allanno , cio dodici volte , quindi una volta al mese. cui : nota la posposizione del relativo, che qui un dat. di vantaggio ; nota anche il valore reli gioso del verso : Ottaviano ricor dato nel sacrificio di Titiro come uno degli di L ari, a cui i Romani erano soliti sacrificare una volta al mese. Hi c : con il valore del precedente : qui a Roma. mi hi petenti : a me che lo supplicavo . pri mus : con valore predicativo per primo, spontaneamente . ante = antea. boves : diversi da tauros ; i primi sono i buoi , o meglio, i bovini, maschi e femmine, da pa scolo e da lavoro ; i secondi soprat tutto da allevamento ; di qui il va lore di submittite sottoponete , iugo et veneri, come intendono i commen tatori antichi ; pensate, cio, a lavo rare le terre e a far riprodurre la specie. pueri : i servi, in genere, qualunque fosse la loro et. Stando al rigore logico dei fatti, Titiro va a chiedere la libert e gli viene concesso invece il privilegio di rima nere, indisturbato, nel suo poderetto ; gli che qui l elemento bucolico e quello biografico di Virgilio si fon dono e si compenetrano poeticamente. 46-50. Fortunate senex : ripreso poi a v. 51 ; fortunatus il favorito dalla fortuna ; senex nel suo signi ficato pi semplice di vecchio ; lesclamazione, accentuata dalla cesura pentemimera, esprime lo stupore estre mo di Melibeo. ergo : particella conclusiva dunque . tua rura : tua con significato predicativo ( dun que i campi rimarranno tuoi ) o attri butivo ( d. i tuoi campi rimar ranno ) ; questa seconda interpreta- L E BUCOLI CHE 15 Et tibi magna satis, quamvis lapis omnia nudus limosoque palus obducat pascua iunco. Non insueta gravis temptabunt pabula fetas, nec mala vicini pecoris contagia laedent. 50 Fortunate senex ! hic inter flumina nota et fontis sacros frigus captabis opacum. Hinc tibi, quae semper, vicino ab limite saepes, Hyblaeis apibus florem depasta salicti, saepe levi somnum suadebit inire susurro ; 55 hinc alta sub rupe canet frondator ad auras : zione preferibile non solo per la collocazione delle parole, ma anche perch quel manebunt, cos indeter minato, raccoglie tutto il sogno buco lico del pastore. et... satis = e per te grandi abbastanza ; signi ficativa e familiare qui la congiun zione et. quamvi s... iunco = seb bene nuda ghiaia e palude ricoprano tutti i pascoli di giunchi limacciosi ; lapis nudus : indica la natura roc ciosa del terreno. palus : quelle formate dallo straripare del Mincio ; nel limo di esse cresce il giunco. obducat : quasi tegat ricopra . Non... fetas : costr.: non insueta pa bula temptabunt graves fet as : i pa scoli non conosciuti possono essere anche nocivi ( possono insidiare ) alle pecore pregne. gravis = gra ves. nec... laedent = n mal contagio di vicino gregge le offen der ; si sa quanto funeste sono le malattie epidemiche e contagiose per gli animali. 51-52. Fortunate s e n e x : riprende l esclamazione iniziale, che apre an che il motivo pi lirico del brano, tutto musica di ritmi cullanti in un susseguirsi di elementi bucolici dol cemente carezzevoli, quali il tubare delle colombe e il refrigerio delle fonti. hic : nella tranquillit del poderetto. fl umi na nota : sono i canali della pianura padana, par ticolarmente del Mincio, ben noti al giovinetto Virgilio. fontis (= f o n tes) sacros : per gli antichi ogni fonte era sacra, quasi un dono della divi nit, e divinit essa stessa. fri gus = frescura captabis = godrai : frequentativo, e pun tualizza l avidit del godimento. 53-58. Hinc... salicti : costr.: hinc, ab lmite vicino, saepes, quae semper, depasta florem salicti apibus Hyblaeis, saepe suadebit tibi inire somnum levi susurro = di qui, dal vicino con fine, come sempre, la siepe, succhiata nel fiore del salice dalle api ible, spesso ti concilier il sonno col suo lieve sussurro ; un passo difficile dai nessi studiati. quae semper : sottinteso suasit. Hyblaeis apibus : dat. di agente ; le api sono dette cos dal monte I bla, in Sicilia, ricco di rbe aromatiche, che producevano miele pregiato. fl orem depasta : florem : accus. di relazione ; depasta : da depascor : forma e significato pas sivi (= cui (saepi) flores depasti sunt). salicti : specifica florem. saepe ecc.: un verso ricco di musicalit per la presenza delle molte vocali dolci, liquide e sibilanti ; il che si ripete nei versi seguenti, specialmente in 57 e 58 : l si risente il ronzio delle api, qui il tubare e il gemere delle colombe. hinc : coglie, come sopra, la nota felice del paesaggio di Titiro. alta sub rupe = sotto il ripido greppo . frondator : il 16 P. VI RGI LI O MARONE nec tamen interea raucae, tua cura, palumbes, nec gemere aeria cessabit turtur ab ulmo. T. Ante leves ergo pascentur in aethere cervi, et freta destituent nudos in litore pisces, 60 ante, pererratis amborum finibus, exsul aut Ararim Parthus bibet aut Germania Tigrim, quam nostro illius labatur pectore vultus. M. At nos hinc alii sitientis ibimus Afros, pars Scythiam et rapidum cretae veniemus Oaxen 65 et penitus toto divisos orbe Britannos. potatore delle viti. raucae... pa lumbes = le rauche colombe , cio il tubare rauco di esse. tua cura amor tuo traduce lAl bini, cio a te care : apposizione di palumbes. gemere tubare . riferito anche a palumbes. aeria... ab ulmo =- dallalto olmo . 59-63. Sfogo di riconoscenza di ri ti ro, che, reso pi conscio della sua fortuna dalle parole d Melibro, torna ad esaltare il suo giovani bene fattore ; e si serve di immagini ricer cate in un parlare paradossale pro prio della semplice gente dei campi : sono i cosi detti ' adunata cio cose impossibili ad avverarsi. A nte : ripetuto due versi dopo, sta con il quatti del v. 63: antequam prima che... e governa tutto il periodo. leves... cervi gli agili cervi pasco leranno nellaria . freta... pisces = flutti idei mare ritirandosi) lasce- ranmi nudi sulla riva i pesci ; f r e tum, propriamente, il braccio di mare pi ristretto, contro cui esso urta, quasi ribollendo. desti tuent (futuro come pascentur)', pi forte di relinquo. nudos : cio non pi avvolti di acqua. pererrati s... Tigrim : costr.: ante, aut Parthus bibet exsul Arrim aut Germania (bibet exsul) Tigrim, pererratis amborum finibus = <<>il Parto, esule, berr lacqua del hume Arar o il Germano quella del I tgri, ultrapassati i territori di en- itiiinhi 'dopo avet percorso le terre di entrambi i popoli) ; i Part, cio, ed i Germani, emigrando gli uni nel paese degli altri, percorre ranno tutta la propria regione e l al trui. A rrim : fiume della Gallia, corrispondente allodierna Sane. Tigri m : in Mesopotamia ; il poeta non intende fare precisazioni geogra fiche, ma solo menzionare due punti estretpi del mondo romano ; nota ancora che Parthus, singolare, e Ger mania, collettivo, stanno per i rela tivi plurali : Parthi, Germani. quam... vultus = (prima) che la sua immagine cada dal mio cuore ; labatur : congiunt. con antequam (da labor-ris-labi). 64-66. 11 trasognato lirismo di Ti- tiro riconduce Melibeo alla realt : vede dinanzi a s le mete dellesilio ai confini dellimpero, tra i barbari, e il suo dolore si incupisce. L a no stalgia della patria lo riprende e scop pia in un delirante soliloquio : e si chiede se mai un giorno, dopo lungo errare, potr rivedere i confini na tivi, il povero tugurio, il regno della sua arcadia. -- At : fortemente oppo sitivo ma noi di qui, alcuni (olii correlativo di pars) andremo nellin- fuoeata Africa , propr. presso gli assetati Africani accus. di moto senza prepos. - pars : <caltri giun geremo nella Scizia e alle rive del- l'Oasse, che trascina creta ; altro accus. di moto (veniemus) senza pre pos. cretae : nome comune (non L E BUCOLI CHE 17 En umquam patrios longo post tempore finis, pauperis et tuguri congestum caespite culmen, post aliquot mea regna videns mirabor aristas ? Impius haec tam culta novalia miles habebit, 70 barbarus has segetes : en quo discordia civis produxit miseros : his nos consevimus agros ! Insere nunc, Meliboee, piros ; pone ordine vites. Ite meae, felix quondam pecus, ite capellae. Non ego vos posthac viridi proiectus in antro 75 dumosa pendere procul de rupe di isola !) e genit, oggett. di rapi dum quod rapii cretam. Anche qui indicazione di regioni senza pre cisazioni geografiche : lOasse fi un fiume dellAsia e vuole indicare le regioni orientali, come i Britanni del tutto (penitus) separati dal resto del mondo indicano quelle occidentali. 67-72. En... ari stas : sono tre versi di non facile interpretazione ; una delle pi probabili la seguente : mai pi dunque, tornando a rive dere, dopo tanto tempo, la terra natia (patrios fines) e il tetto, fatto di zolle, del povero tugurio, che mi fu regno, potr contemplare col una traccia di spighe ? . longo post tempore : vedi v. 29. fi n i s ( = fines) = confini, territorio . congestum : partic. pass, di congiro (-ssi -slum -rire). post aliquot aristas : altri intende dietro a poche spighe , oppure dopo alcuni raccolti , cio dopo alcuni anni . Impius... miles : i due termini investono tutto il verso. nvalia = i maggesi , non nominati a caso, ma perch terra arata di recente (culta : part. pass, di colo) dallafflitto padrone. haec : Titiro porta nel cuore i suoi terreni coltivati. has segetes : dopo i campi (i novalia), le messi . barbarus : con significato gene rico : uno dei tanti barbari delle sol datesche mercenarie di Ottaviano. videbo ; en quo discordia... mi seros = ecco dove la discordia condusse gli scia gurati cittadini ; esplosione di do lore, quasi scatto di ribellione ; ed nota umana della poesia di Vir gilio. his... agros per costoro (cio il miles e il barbarus) noi semi nammo questi campi! . - hi s : dat. di vantaggio. consevi mus : da ronsero -is -ivi -tum -erire (da non con fondersi con consiro -is -serui -consrtum -erire < intrecciare ). 73-74. Insre nunc... vites = in nesta ora, o Melibeo, i peri, disponi in filari le viti ; un momento di disperata riflessione, piena di amara ironia, dove gli imperativi, rivolti prima a se stesso (insire, pone), poi alle caprette (ite, ite), rendono il brano affectus plenus et quam maxime ad miserationem factus (F orbi ger). insre : in ordine agli innesti delle piante, impegno assai gradito ad ogni agricoltore. ordine : indica lalli neamento di due o tre filari, in cui gli antichi disponevano le viti. Ite : (da eo) : ripetuto in anastrofe, ma sempre riferito a capellae ; il f e l i x quondam pecus = un giorno gregge felice espressione apposi tiva di capellae. 75-78. N o n ego... videbo = non io dora innanzi, sdraiato sotto un verde antro, vi vedr pi da lontano pendere dalla balza ricca di rovi ; continua il soliloquio del povero Meli- 2 18 P. VI RGI LI O MARONE carmina nulla canam ; non me pascente, capellae, florentem cytisum et salices carpetis amaras. T. Hic tamen hanc mecum poteras requiescere noctem fronde super viridi : sunt nobis mitia poma, 80 castaneae molles et pressi copia lactis ; et iam summa procul villarum culmina fumant, maioresque cadunt altis de montibus umbrae. beo, nel quale le visioni felici dei passato diventano ombre sinistre per l avvenire. ego vos : nota l acco stamento dei due pronomi. pro- iectus = sdraiato, disteso (da proi- cio), con lo stesso valore di lentus del v. 4. procul : rivela l attenta compiacenza del pastore che rimi rava ' di lontano brucare le sue caprette ; i due versi, letti ritmica- mente, sono un sospiro. carmina nulla canam (fut. di can) = nes sun carme pi canter : sono le canzoni pastorali. non : .sta con carpetis (fut. di carpo) del v. seguente. me pascente : forte abl. assoluto, dove il verbo pasco in funzione del sostantivo pastor ; come a dire : me pastore = sotto la mia guida di pa store . cytisum : una specie di trifoglio dal fiore bianco, cibo gustoso ai greggi, come le amarae salices ( i salici amari ; l ultima battuta fonde in un sol tono di sconforto pastore e caprette : non pi lui, non pi esse. 79-84. Titiro si fa pensieroso e tri ste, ascoltando la dolorosa storia del povero Melibeo. Dimentica i suoi carmina, la sua felicit, e si immede sima della sorte del compagno. Nul- laltro pu fare che invitarlo a so stare : sera, cade la notte, che gli uomini affratella ; l, nella sua ca panna, c posto e cibo per tutti e due : rimanga. Cos, questo canto che sera aperto per Titiro con un tono di baldanzosa sicurezza e di limpida serenit, si chiude con note di dolorosa compassione, quasi di pianto. poteras : una .forma vi vace di indicativo, che altri rende con un condizionale passato = avresti po tuto ; meglio, per, intenderlo come semplice indicativo = potevi pur fer marti , col quale colta la per sona di Melibeo gi avviata mesta mente verso il suo destino ; e Titiro, che lo vede gi incamminato, gli rivolge quel poteras, pur sapendo che Melibeo non si fermer. hanc... noctem : accus. di tempo indet. fronde... vi ri di = sopra verdi fronde , il giaciglio dei pa stori. nobis : dat di possesso. mi ti a = maturi . mol l es = te nere , perch cotte. pressi lactis : propriamente = latte cagliato , cio formaggio . summa... culmina : sono, propriamente, le sommit dei tetti , ma trad. = comignoli : surit- ma ha valore predicativo. vil la- rum = le fattorie del luogo. mai oresque... umbrae : le ombre di ventano sempre pi grandi , allun gandosi, col declinar del sole. Sono due versi di insuperabile bellezza, pieni di musica e di incanto. una pittura di poche pennellate : som mit di tetti che fumano di lontano, ombre che cadono dai monti sempre pi fitte. lora delle cure fami liari, quando le massaie preparano la cena agli stanchi mariti. Molti hanno cantato lora del vespero, ma in due semplici versi virgiliani, noi sentiamo, come mai altrove, la tri stezza duna sera dautunno, che scende sui casolari nelle aperte cam pagne (M archesi ) . LE BUCOLI CHE 19 Ec l o g a n o n a - MERI E LICIDA Distaccandoci dallordine tradizionale, leggiamo subito qui questa IX ecloga. Ar g o men t o Fuori del paese, sulla via che va alla citt, il giovane pastore Licida incontra Meri, gi castaido di Menalca, che porta due capretti al veterano, il quale, in seguito alla spartizione delle terre, diventato padrone del suo poderetto. Il colloquio si avvia con accenti dolorosi in Meri, con tono di curiosit in Licida, che nulla sa dellaccaduto. E quando Meri tutto gli racconta, aggiun gendo che poco manc che Menalca non ci rimettesse la vita per difendere i suoi diritti, Licida rimane, pi che meravigliato, stu pito, perch aveva sentito dire che Menalca, proprio in virt dei suoi carmi, aveva potuto conservare i suoi averi. Ma a che val- gqno i carmi in tempi cos difficili ? , risponde Meri, eccitando ancor pi lo sdegno di Licida, che non riesce a persuadersi del lenormit di tanta scelleratezza ; e chi pi allora avrebbe can tato Ip Ninfe ? Chi avrebbe ripetuto quei motivi pastorali, cos ricchi di armonie, come egli li aveva raccolti dalla bocca dello stesso Menalca ? Ed ecco sorgere, quasi spontanea, la gara al canto, ispirata al ricordo dei carmi di Menalca : tenui e semplici frammenti lirici, che ricantano la campagna con la sua serenit, aspirazione arca dica di bellezza, di pace, di bont, di amore. tutto un perdersi in queste dolci rievocazioni menalchee, in questabbandono al canto serenatore, s da dimenticar quasi il movente della gara, quello della sciagura del povero Menalca. Ma la realt li riprende : Meri ridiventa triste, riconosce che lombra del duro destino ha avvolto uomini e cose, tutti affratellando nel dolore : tutti victi tristes. Cade il canto ; alle insistenze di Licida, Meri mestamente risponde : basta per ora, ragazzo ; facciamo quel che preme di pi ; can teremo meglio i nostri canti, quando sar tornato Menalca . Con questo lieve accento di speranza si chiude il carme, che senza dubbio tra i bellissimi, se non proprio il pi bello di tutti, dove il dolore umano ha trovato nella poesia bucolica 20 P. VI RGI LI O MARONE di Virgilio le note pi vive e commosse, e dove lelemento biogra fico perde i suoi contorni, si volatilizza, per cos dire, e diventa dramma universale, martellato dai colpi della prepotenza umana e dellavversa fortuna, che sovverte ogni cosa, stroncando ogni aspirazione alla felicit. Questa ecloga in connessione occasionale con la prima, in quanto si muove sullo stesso sfondo storico e riproduce, come quella, un momento particolare della vita del poeta : la prima, nel privilegiato possesso del suo poderetto, la nona, nella disperata angoscia della perdita di esso. una situazione rovesciata : il Titiro felice diventato l infelice Melibeo nella persona di Menalca, o, se si vuole, di Meri e di Licida. Poco possiamo dire della cronologia dellecloga, scritta forse nel 39 av. Cr., quando nel governo della Gallia Cisalpina ad Asinio Pollione, protettore di Virgilio, era succeduto Alfeno Varo, cre monese, che, nella spartizione delle terre ai veterani, alle sorti di Cremona un quelle di Mantova ; e Virgilio ne rimase vittima. L. Quo te, Moeri, pedes ? an, quo via ducit, in urbem ? M. O Lycida, vivi pervenimus, advena nostri quod numquam veriti sumus ut possessor agelli 1. L a battuta iniziale sottolinea la desolata condizione di Meri. Quo... pedes ? sott. : ducunt, oppure ferunt (portant), intendendo allora : quo te, Moeri, pedes (ferunt) ? an in urbem, quo haec via ducit ? Nota comunque il tono semplice, familiare e discor sivo di due che si incontrano in viag gio : dove vai ? forse in citt, dove conduce la via ? . an : con ri sposta evidentemente affermativa ; non nonne, perch L icida, non ha la cer tezza assoluta che Meri arrivi pro prio fino in citt, che qui Mantova, siccome chiarito dai vv. 27 e 59. 2-3. L a risposta di Meri non lo gica : egli divaga volutamente e con duce il suo interlocutore nel mezzo dell a tragedia, che turba la sua ani ma e sconvolge i suoi pensieri : tono, quindi, di tristezza, che esprime lo stato del duplice avvilimento, fisico e morale, proprio del vinto dalla sfortuna. E vinti, sopraffatti son tutti dallavversa fortuna (fors), che muta e sconvolge arbitrariamente le cose degli uomini. O L ycida... diceret : intendi : O Lycida, vini pervenimus ut advena, possessor nostri agelli, quod numquam veriti sumus, diceret...-, il nostro sconfortato modo di dire : a questo ci ha condotto la vita ; oppure : siamo vissuti tanto per vedere ; il plurale pervenimus acco muna nella infelice sorte di Meri quella degli altri coloni. advna = uno straniero , che qui il vete rano , divenuto padrone (posses sor) del campicello (agelli). nostri : il servo affezionato considera come sue le cose del padrone, affidate alle sue cure. quod... sumus = cosa che mai avremmo temuto ; una proposizione incidentale. agel l i : nel diminutivo la nota affettiva del LE BUCOLI CHE 21 diceret : haec mea sunt ; veteres, migrate, coloni . Nunc victi, tristes, quoniam fors omnia versat, 5 hos illi quod nec vertat bene mittimus haedos. L. Certe equidem audieram, qua se subducere colles incipiunt mollique iugum demittere clivo, usque .ad aquam et veteres, iam fracta cacumina, fagos, omnia carminibus vestrum servasse Menalcan. 10 M. Audieras, et fama fuit ; sed carmina tantum padrone per la terra che ha dovuto abbandonare. 4-6. ut... diceret : consecutiva vo luta dalleo sottinteso con pervenimus. haec mea : efficace accostamento del dimostrativo-possessi vo. veteres coloni : in opposizione alYadvena pos sessor : e dire che gli espulsi erano essi, da decenni, i padroni di quei campi coltivati ! victi, tristes = sopraffatti dalla forza e perci tristi , avviliti fisicamente e mo ralmente. fors... versat : la causa della rovina, il motivo del dolore. questa una delle amare espressioni del pessimismo virgiliano. hos... haedos : in dono ali'advena possessor (illi) ; amara ironia che esplode nellimprecazione parentetica : quod... bene : che mal pr gli fac cia , mal gliene venga ; nec : pi forte del ne deprecativo. 7-10. L icida risponde con tono di stupore alle sconfortate parole di Meri ; aveva sentito dire, invece, che Menalca (Virgilio) aveva conservato intatti quei luoghi, che egli va ricor dando, in virt dei suoi carmi. Certe equidem = eppure , espri me meraviglia e trasognato stupore. qua se subducere... demittere clivo = l, dove i colli cominciano ad abbassarsi ed a digradare con dolce pendio ; lavverbio relativo di moto (qua), l abbondanza delle liquide e delle vocali dolci, la strut tura stessa del periodo, con quell in cipiunt allinizio del verso, collegando luna e laltra pennellata descrittiva. conferiscono un che di vivo e di morbido al paesaggio, rievocato in tanta dolcezza musicale dalla fan tasia trasognata di L icida. aquam : del Mincio, nel suo corso principale 0 nei suoi canali dirrigazione ; cfr. EcL, I , 48 : limosoque palus obducat pascua iunco. fracta cacumina : apposizione di veteres fagos ; i faggi ormai vecchi hanno le cime mozzate ; nota anche qui laccorta collocazione degli elementi : lapposizione tra lag gettivo veteres ed il sostantivo fagos. omni a : con significato compren sivo: casa, poderi, greggi; e il tutto in virt dei carmi (carminibus abla tivo strumentale), dellalto prestigio poetico di Menalca. vestrum : il possessivo sottolinea l affettuosa sud ditanza dei servi al proprio padrone. - M enalcan : forma greca di accus. 11-16. L a dura realt diventa rim pianto accorato e ricordo pauroso nelle parole di Meri : a che valgono 1carmi di fronte alla forza bruta della violenza scatenata ? Poco manc che Menalca non perdesse la vita nelloc cupazione violenta del suo poderetto. (Una tradizione informa che Virgilio si salv a, stento, attraversando a nuoto il Mincio, dalla brutalit di un veterano, Arrio, divenuto padrone del suo poderetto). Fu una cornac chia, ammonitrice di tristi presagi, a consigliare moderazione e arrende volezza. Audieras : riprende e con ferma, con fam a f u i t ( ed era corsa questa voce ), il detto da Licida (audieram v. 7) circa lincolumit di 22 P. VI RGI L I O MARONE nostra valent, Lycida, tela inter Martia, quantum Chaonias dicunt aquila veniente columbas. Quod nisi me quacumque novas incidere lites ante sinistra cava monuisset ab ilice cornix, 15 nec tuus hic Moeris nec viveret ipse Menalcas. L. Heu, cadit in quemquam tantum scelus ? heu, tua nobis paene simul tecum solacia rapta, Menalca ? quis caneret Nymphas ? quis humum florentibus herbis spargeret aut viridi fontes induceret umbra ? 20 Vel quae sublegi tacitus tibi carmina nuper, Menalca. sed : forte contrapposi zione, accentuata dalla similitudine assai significativa. tel a i nter Mar tia = inter tela Martia : 1aggettivo comune nella tradizione poetica. Chaonias : cio dellEpiro. di cunt : la solita costruzione impersonale del nostro si dice . aquil a veniente : dice il repentino tuffarsi del rapace. Quod : introduce un nuovo con cetto, sottolineando il precedente. - quacumque : sott. ratione = in qua lunque modo . novas : allude alla nuova serie di soprusi e di vio lenze sofferte da parte dei nuovi co loni. incidere = troncare, finire ad ogni costo . ante = antea : con monuisset. sinistra cornix : sinistra ha qui significato pregnante = infausta , malaugurante o dal lato sinistro, da sinistra ; in en trambi i casi, la cornacchia sem pre uccello di infausto presagio. cava... ab ilice : la presenza di un uccello nel cavo di un albero era ritenuto triste presagio. tuus hic Moeris : familiare, affettuosa peri frasi per ego : hic pronome o agget tivo dimostrativo, in richiamo aHtpr {Menalcas). viveret : dislocato nel secondo emistichio, conferisce unit ritmica e spirituale a tutto il verso. 17-21. L icida non crede quasi ai suoi orecchi. Stupore e costernazione lo prendono : al dolore per la per di ta di una persona cara si sarebbe aggiunto il rimpianto di un poeta impareggiabile. Nessuno pi avrebbe cantato le Ninfe e i sereni spettacoli di natura. Heu : esprime dolore e me raviglia insieme. cadit = venit : l in dicativo indica la dura realt, pi del congiuntivo potenziale, che qui ci aspetteremmo. quemquam : l in definito delle frasi retoriche negative = pu mai cadere in testa a qual cuno o meglio qualcuno capace di pensare.... tantum scelus = s enorme misfatto cio luccisione di Menalca-Virgilio. paene : da unire a rapta {sunt) ; d lidea della gravit del pericolo corso = per poco non ci furono rapiti . tua... sola cia : il conforto dei tuoi canti, chia rito nei due versi seguenti. cane ret, spargeret, induceret : sono apo- dosi irreali di una protasi sottintesa : si raptus esses, si periisses = chi avrebbe cantato pi le Ninfe ? Chi avrebbe pi cosparsa la terra di erbe fiorenti o coperte di verde ombre le fonti ? . vel quae : passaggio sot tilissimo, che presuppone un caneret, come nel v. 19. sublgi : sublgo significa raccogliere di nascosto : quei carmi, che furtivamente rac colsi , ascoltai. tacitus = in si lenzio , zitto, zitto , calcando l azione di sublgi. 22-25. Per prima torna viva in L icida leco di quel canto, che Me nalca test {nuper) ripeteva tra s L E BUCOLI CHE 23 cum te ad delicias ferres, Amaryllida, nostras ? Tityre, dum redeo brevis est via pasce capellas ; et potum pastas age, Tityre, et inter agendum occursare capro cornu ferit ille caveto. 25 M. Immo haec, quae Varo necdum perfecta canebat : Vare, tuum nomen, superet modo Mantua nobis, (Mantua vae miserae nimium vicina Cremonae !) cantantes sublime ferent ad sidera cycni . e s, quando si recava a trovare Amarillide, la pastorella amata e Tin eanto dei pastori ; L icida raccolse furtivamente quegli accenti, dove si riascoltano il Titiro (Virgilio) e l Ama- rillide della I ecloga. delicias... nostras : apposizione di Amaryllida (accus. greco), detta cos o perch cara a L icida e Meri o perch diven tata delizia di tutti i pastori in virt dei canti di Menalca. T i tyre : il primo dei frammenti dei canti menalchei. dum redeo : dum con lindicativo indica la certezza del ritorno, che avverr tra breve = fin ch ritorno . et potum pastas age = e, dopo averle pascolate, por tale a bere ; potum supino di poto (che ha potum e potatura) con valore finale ; pastas : participio congiunto da pasco, accordato con capellas. inter agendum : forma arcaica e del parl ar familiare = nel condurle . occursare... caveto = bada di non scontrarti col capro - egli d di cozzo ; occursare un frequentativo di occurrere e funziona da complemento oggettivo di caveto. 26. Immo : con sfumato valore av versativo o correttivo = piuttosto, anzi ; Meri che propone un altro frammento lirico, ma incompiuto, di Menalca : Varo, il tuo nome i cigni porteranno alle stelle con il canto, purch tu riesca a salvare Mantova ; Alfeno Varo (non Quintilio Varo), che sostitu Pollione nel governo della Gallia Cisalpina e che aveva rela zione non solo con Virgilio, ma anche con Catullo. necdum perfecta = non ancora ultimati, rifiniti . Varo : dat. di vantaggio = in onore di Varo . 27-29. Vare : qui, allinizio, con ferisce a tutto il verso tono epico e solenne. tuum, ecc.: costr.: cycni cantantes ferent tuum nomen sublime ad sidera, modo superet Mantua nobis, vae Mantua, ecc. superet (= su persit) = purch ci rimanga . nobis : dat. di vantaggio, assorbito nel significato di superet. Mantua : la spartizione dei territori di Cremona non sazi le brame dei veterani di Ottaviano, e ne and di mezzo la povera Mantova, data la sua vici nanza regionale ; il grido del poeta Mantova, ahim, troppo vicina al l infelice Cremona . cantantes... cycni = i cigni col loro canto ; qui lo stesso Virgilio. sublime : usato avverbialmente in alto ; oc corre ricordare che il cigno canoro rappresentava presso i Greci la poe sia di tono elevato. 30. L a risposta di L icida unemu lazione al canto di Meri : non pre sunzione o gelosia, ma esaltazione della poesia. Egli perci prega il compagno di ripetergli altri canti di Menalca e gli augura, in compenso, ci che pi gli sta a cuore : api non intossicate dai tassi, che rendono amaro il miele, e mucche pasciute di citiso, che produce abbondanza 24 P. VI RGI L I O MARONE L. Sic tua Cyrneas fugiant examina taxos, 30 sic cytiso pastae distendant ubera vaccae : incipe, si quid habes, et me fecere poetam Pierides, sunt et mihi carmina, me quoque dicunt vatem pastores ; sed non ego credulus illis. Namque neque adhuc Vario videor nec dicere Cinna 35 digna, sed argutos inter strepere anser olores. M. Id quidem ago, et tacitus, Lycida, mecum ipse voluto, si valeam meminisse ; neque est Huc ades, o Galatea ! quis est di latte. Sic... sic : particelle de precative e augurali, che mandano perci il verbo al congiuntivo : f u giant, distendant = cos i tuoi sciami (examina) fuggano..., cos le tue muc che rigonfino... . Cyrneas... ta xos : i tassi crescevano in abbon danza nella Corsica (Cyrneas). 31-34. distendant... ubera : spiega Servio, commentatore di Virgilio (I V sec. d. Cr.) : plurimum lactis reportent. cytiso... pastae : (part. da pasco) = pasciute di citiso, trifoglio . i nci pe : l invito al canto da parte di I ncida = incomincia, se qualche suo canto ricordi . et... et = etiam... etiam, dinanzi agli insistenti pronomi personali me, mihi, me, ego. me fecere poetam : anche I ncida sente in s lafflato poetico, e la pro tezione delle Muse (Pierides) ; anzi ha con se alcuni carmi (sunt et mihi carmina), in virt dei quali i com pagni pastori lo dicono poeta ; ma egli riconosce la propria inferiorit di fronte a Vario e a Cinna, quasi come lo strepito di unoca starnazzante tra cigni canori. credulus : sott. sum. 35-36. Nam : costr.: nam neque vi deor adhuc dicere digna Vario nec Cinna, sed (videor) strepere inter argu tos olores = infatti non mi pare an cora di cantare cose degne di Vario n di Cinna, ma di strepitare come oca tra canori cigni ; onde chiaro che Vario e Cinna (abl.) dipendono ignobile c.armn : nam ludus in undis ? da digna, e strepere, come dicere, da videor, costruito personalmente. anser : oca , predicativo del sog getto. olres : termine poetico di cigni . Occorre ricordare che L . Vario Rufo fu grande amico di V ir gilio ; fu lui, insieme a I ucca, a pre sentarlo ad Ottaviano e ad eseguire le disposizioni testamentarie per la pubblicazione dellEneide. Cinna, poi, era uno dei poeti pi noti del cir colo neotrico, autore del poemetto Zmyrna, celebrato da Catullo nel carme 95. 37-39. quidem : asseverativo, in ri sposta al i 'incipe, si quid habes = que sto appunto vado facendo e tacita mente (tacitus, predicativo), Licida sto tra me ripensando (mecum ipse voluto) se riesco a ricordarmene ; n canto spregevole . ~~ si valeam : interr. indiretta. memini sse : da memini, costruito assolutamente. neque = non enim. huc : a que sto avverbio di moto fanno riscontro i tre hic dei vv. 40 e 41, nonch laltro huc del v. 43. ades : imper. di adsum veni. quis est nam : una tmesi, cio un taglio tra quis e nam quisnam est... = che piacere mai rimaner nelle onde ? . Qui si apre un altro dei pi vivi passi delle Bucoliche : la campagna clta nella pienezza della primavera, con tutte le sue pi belle coloriture, e intesa come rifugio di amore : scenario fan- L E BUCOLI CHE 25 hic ver purpureum, varios hic flumina circum 40 fundit humus flores, hic candida populus antro imminet, et lentae texunt umbracula vites : huc ades ; insani feriant sine litora fluctus . L. Quid, quae te pura solum sub nocte canentem audieram ? numeros memini, si verba tenerem. 45 Daphni, quid antiquos signorum suspicis ortus ? Ecce Dionaei processit Caesaris astrum, astrum, quo segetes gauderent frugibus et quo duceret apricis in collibus uva colorem. tastico di elementi campestri e sen timento amoroso compongono sempre lidillio bucolico in Virgilio ed in Tibullo. L invito rivolto a Galatea (forse la bella sdegnosa di Ecl., I , 30-35) e ripete le parole che il Ci clope teocriteo dice ad unaltra Ga latea, non meno vezzosa e forosetta (X I , 42 sgg.) : Ma vieni tu da me e non avrai nulla di meno, lascia il glauco mare frangersi contro la riva ; meglio passerai la notte nella grotta presso di me. L vi sono allori, svelti cipressi, ed edera oscura, ed una vigna dai dolci frutti . 40-45. purpureum = smagliante, splendente , tutto un color di por pora. flumina circum : anastrofe : circum flumina. fundit : immagine viva questa della terra che versa , effonde, sparge fiori sulle rive dei fiumi. antro imminet = si leva sullantro ; altra pennellata pitto rica. lentae = flessuose , pro prio delle viti. insani = furiosi , violenti. feriant : dipende da sim (imperativo di sinre), che di solito si costruisce con linfinito. Quid, quae : intendi : quid dicam de illis carminibus, quae...-, ma il costrutto poetico introduce con un tono pi spontaneo il nuovo argomento. quae : oggetto di canentem. pura solum sub nocte = solo, nella notte serena , quando il canto pare pi intimo e puro. numeros memini. si verba tenerem : tocco pieno di spontaneit e naturalezza, che si pre sta a due interpretazioni, a seconda del modo di intendere si : ricordo laria (il ritmo musicale), potessi al meno ricordare anche le parole (si ha valore desiderativo) ; oppure: ri corderei laria (il ritmo), se mi venis sero in mente le parole (si ipote tico, con l apodosi allindicativo). 46-50. Daphni : vocativo di que- staltro nome di pastore, celebrato nella V ecloga. antiquos... ortus = antiquorum signorum ortus ( unipl- lage) : il sorgere degli astri antico, perch sempre uguale. suspicis : suspicere significa propr. guardare dal basso in alto . I l canto di L icida si ispira ad epica celebrazione : ri torna il motivo tipicamente romano della V ecloga : Cesare sognato come pacificatore universale. Si allude alla famosa cometa del 43 av. Cr., in cui viene ravvisata la figura stessa di Cesare, il grande discendente di Dine, madre di Venere, (perci Dio- no) . Quante speranze allora di lieti raccolti ! E Dafni (Cesare) sim bolo di tante meravigliose attese ! processit : verbo solenne : c non solo l idea dello spazio, ma anche quella del trionfo. quo... quo... : ablativi poetici, che noi diciamo di mezzo o di causa = per influsso del quale . gauderent... duceret : con giuntivi consecutivi con valore di 26 P. VI RGI LI O MARONE Insere, Daphni, piros: carpent tua poma nepotes. 50 M. Omnia fert aetas, animum quoque : saepe ego longos cantando puerum memini me condere soles : nunc oblita mihi tot carmina, vox quoque Moerim iam fugit ipsa ; lupi Moerim videre priores. Sed tamen ista satis referet tibi saepe Menalcas. 55 L. Causando nostros in longum ducis amores. necessit. duceret... colorem = prenda luva colore . insre : ver bo tecnico agricolo = innesta . carpent : i nipoti coglieranno i tuoi frutti ; un verso che ripete, ma con significato rovesciato, laltro quasi simile della I ecl. (v. 73). 51-55. I l frammento di L icida ri porta Meri bruscamente alla amara realt : tante speranze sono cadute ; la pace non venuta; gli animi non si sono placati ; la violenza al con trario imperversa ed infuria. Solo gli anni rimangono ad accrescere la delu sione e la sfiducia ; Meri, vecchio e stanco, non si sente pi di cantare ; eppure, da giovane, passava le lun ghe giornate cantando, n mai gli faceva difetto lispirazione canora. Ora l et ha portato via tutto, anche la memoria ; la voce stessa venuta a mancare : par che i lupi lo abbiano visto prima che egli se ne accor gesse. Questo elemento fiabesco rompe l amara meditazione di Meri. Dagli scoli di Teocrito e da Plinio spie gata la credenza che la vista di un lupo togliesse la voce ; o, pi preci samente, che perdesse la voce colui che il lupo aveva visto per primo. Da qui il detto : lupus in fabula : quando si parla di uno, bene o male, e questi sopravviene, tronca con la sua presenza la conversazione. fert (= aufert) porta via, toglie . animum : lo spirito intellettivo, qui la memoria , diverso da anima, lo spirito vitale. cantando : effi cace ablativo di mezzo. condere : propriamente mettere in riposo , ma qui far tramontare , cantando, il sole (soles) nei lunghi giorni destate. oblita : sott. sunt : forma di depo nente passivo, alquanto rara ; quindi mih dativo di agente. priores : in ordine a Meri, perci non primi ; predicativo del soggetto. Sed ta men = ma tuttavia canti di tal genere (ista) te li potr cantare abbastanza spesso (lo stesso) Menalca, quando egli torner. 56-65. Causando : da causor : abl. strumentale del gerundio = adducen do pretesti . amores : al plurale ha significato comprensivo ; qui = sod disfacimento di ardente desiderio . in longum : sott. tempus ; ma pu essere anche espress. avverbiale. Et nunc : i versi che seguono sono tutti pieni di dolcezza e di malin conia : lora vespertina, quando, nel graduale passaggio dal giorno alla notte, la natura si abbandona dolce mente al riposo. L a distesa dellacqua tranquilla e silente, ogni mormorio di vento caduto ; tutto invita alla pace serena, anche se un po malin conica, di un dolce tramonto. Aequor indicherebbe propriamente la distesa del mare : a che cosa allude Virgilio ? Poco probabile appare l ipotesi che, in un passo di cos commossa e viva descrizione di un paesaggio caro al suo cuore, egli abbia voluto intro durre un elemento di pura imitazione letteraria ; n appare soddisfacente la spiegazione suggerita da Servio, per cui il poeta alluderebbe alla pia nura coltivata, che si distende a per dita docchio come un gran mare L E BUCOLI CHE 27 Et nunc omne tibi stratum silet aequor, et omnes, adspice, ventosi ceciderunt murmuris aurae. Hinc adeo media est nobis via; namque sepulcrum incipit adparere Bianoris ; hic, ubi densas 60 agricolae stringunt frondes, hic, Moeri, canamus, hic haedos depone ; tamen veniemus in urbem. Aut si, nox pluviam ne colligat ante, veremur, cantantes licet usque minus via laedit eamus ; cantantes ut eamus, ego hoc te fasce levabo. 65 M. Desine plura, puer, et, quod nunc instat, agamus : carmina tum melius, cum venerit ipse, canemus. verde. Aequor pu invece indicare lampio corso del Mincio, e, meglio ancora, le larghe paludi di acqua sta gnante, tipiche del paesaggio manto vano. omne stratum... aequor = ogni superficie dacqua distesa in silenzio ; stratum ; part. congiunto da sterno (is -stravi -stratum -sternere). adspice : usato assolutamente: noi ren diamo con ecco. ceci derunt caddero, si placarono anche i soffi pi vivi del vento. hi nc = di qui , da questo punto rimane an cora met strada ; ed il sepolcro di Ilinore, il mitico fondatore di Man tova, comincia gi ad apparire. stri ngunt = strappano, potano ; ina il verbo coglie l atto del potare nel suo effettuarsi. - tamen = in ogni modo , cio : arriveremo lo stesso, pur sostando. ante = pri ma di giungere in citt. licet : regge eamus con cui da unire usque possiamo continuare il nostro cam mino cantando . fasce : termine comprensivo : qui il peso, il far dello dei capretti. - cantantes : la ripetizione sottolinea l insistenza di Lcida. 66-67. L icida disposto ad alleg gerire lamico del suo carico, pur di continuare a cantare ; ma Meri non si lascia piegare : non pi il tempio dei canti, ormai ; la realt, la tri ste realt, si impone ; e bisogna affrontarla. Desine plura : sott. dicere. et, quod... agamus = e facciamo ci che ora incombe . tum... cum : correlative --- allora... quando . venerit : fut. anteriore con canenus (da cano-cecini), fut. sem plice. ipse : Menalca, ipse ha valore epi fonematico, ma anche tono affettuoso. E Menalca, cio Virgilio, dopo la bufera, venne ancora con i suoi carmi. 28 P. VI RGI LI O MARONE Ec l o g a q u a r t a : POLLIONE Ar g o men t o Il poeta chiede alle Muse della poesia pastorale un canto di pi alto significato, degno della lode di un console, che caratterizza unepoca. Sotto di lui, infatti, si avverano le predizioni della Sibilla cumana : si chiude lultimo grave, disastroso periodo della sto ria umana, e prende lavvio un nuovo lungo decorso di secoli, che vedr una nuova generazione di uomini discesa dal cielo, vedr il ritorno della Giustizia nel restaurato regno di Saturno : vita felice nellabbondanza di ogni bene di natura. Linizio di questa novella et delloro coincider con la nascita di un puer prodigioso, che, forte delle virt paterne e posto dai fati sulla sca degli eroi e degli di, eroe e dio egli stesso, regner sul mondo pacificato e canceller le ultime tracce della scellera tezza umana. Durante le tappe della sua lunga vita egli vedr attuarsi gradatamente la palingenesi della novella et, sullo sfondo di un meraviglioso succedersi di prodigi divini. Dapprima sar la terra a produrre spontaneamente fiori e frutti in abbondanza : si estinguer tutto ci che nocivo, mansuete diverranno le fiere, scompariranno i serpenti e le erbe velenose, dovunque spunter lammo. Poi, col progredire degli anni, pi vigorosa e decisa apparir nel mondo l impronta della riconquistata felicit : bion- deggeranno le messi nei campi, pender l uva dai rovi selvatici e miele rugiadoso stilleranno le querce ; le poche tracce dellantica colpa, che spinger ancora gli uomini audaci ad affrontare rischi e pericoli per terra e per mare, non nuoceranno allarmonia della universale felicit. Al vertice di questa si perverr pi tardi, quando il puer, divenuto uomo, avanzer sui cammino della gloria ad assumere le pi alte cariche dello Stato, tra lesultanza festosa delluniverso intero. Il poeta stesso si allieta di questa visione pro fetica, e, commosso della prodigiosa fortuna del puer, si augura che gli di concedano a lui tanta vita, quanta basti a cantare le imprese gloriose delleroe, caro agli uomini e ai celesti. A lui il pi L E BUCOLI CHE 29 intimo e soave inno di gioia, con linvito a rendersi degno dellet, che lo attende, e a meritare sin da ora con il suo sorriso vezzoso l'amore dei suoi genitori, pegno della sua futura grandezza. questo un carme che per la sua complessa struttura e per la sua natura profetica e oracolare ha richiamato sin dallanti chit lattenzione dei critici che lo hanno variamente interpretato : ora un epillio (narrazione di un fatto storico e mitico), alla maniera alessandrina, ora un carme genetliaco o natalizio ama ninna nanna cantata sulla culla del fanciullo, destinato a grandi successi), ora un carmen compositum (misto di elementi di vario genere) o addirittura messianico . Ma, pur con tutte queste varie tonalit, il carme deve ritenersi sostanzialmente bucolico , perch tutto in esso si muove sullo sfondo di una natura pastorale e quasi idillica, cantata in tono di vaticinio e di fiaba. evidente, comunque, che l interpretazione della natura del carme condizionata allindividuazione della ligura del puer, che al centro di esso. Per gli scoliasti antichi, il puer C. Asinio Gallo, il primogenito di Asinio Pollione, nato nel 40 av. Cr., oppure iJ secondogenito, Salonlno, nato un anno dopo. Altri invece vedono in esso un rampollo della stirpe augustea : o il figlio di Ottaviano e di Scribonia (che invece fu una figlia, la famosa Giulia), o il figlio di Ottavia, sorella di Ottaviano, M. Claudio Marcello, ricordato da Virgilio nel VI libro de\V Eneide, n Ottaviano stesso, oppure altri personaggi del tempo. C poi chi pensa piuttosto ad una personificazione simbolica e ad una astrazione cella tanto decantata pace di Brindisi (40 av. Cr.), che spinse il poeta a sognare la pacificazione dellImpero, dopo tante lotte intestine. Fra tanta variet di interpretazioni la pi proba bile quella che tende a identificare nel puer il primogenito di Asinio Pollione, grande amico di Virgilio, che ebbe una parte importante nella vita romana di allora, e, console proprio nel 40 av. Cr., diede tutta la sua intelligente collaborazione per il patto di Brindisi fra Ottaviano ed Antonio, salutato dai contemporanei come linizio di un lungo periodo di tranquillit e di pace per la tormentata societ del tempo. Nulla vieta di supporre che Virgilio, prendendo ((astone e spunto dalla nascita del figlio di Pollione, avvenuta m quellanno, raccogliesse nellecloga augurale il sentimento col lettivo dei contemporanei e laspirazione della sua anima sognante un mondo migliore nellattuazione degli ideali sublimi della giu- 30 P. VI RGI LI O MARONE stizia e della pace universale. In questo tessuto storico sentimen tale il poeta innest elementi di varia derivazione culturale, del profetismo ebraico e delle religioni misteriche, pitagoriche, orfi che, sibilline, che conferiscono al carme quel tono di ispirato liri smo poetico, che eleva e proietta in un mondo di sogno e di fiaba la prodigiosa figura del puer. Qui il suo fascino e il suo incanto musicale, ricco delle pi pure variazioni melodiche dellarte e del l anima virgiliana. Sicelides Musae, paulo maiora canamus : non omnes arbusta iuvant humilesque myricae ; si canimus silvas, silvae sint consule dignae. Ultima Cumaei venit iam carminis aetas ; magnus ab integro saeclorum nascitur ordo. 5 1-3. la protasi del carme, nella quale il poeta dichiara il suo nuovo proposito di innalzare il tono del canto, degno della nobilt del con sole Pollione, al quale dedicata l ecloga. gi preannuncio di visioni profetiche, che andranno via via acquistando forma e concretezza nella fantasia accesa del cantore. Sice li des = Sicilienses o Siculae. ma iora (sott. carmina) : il termine di paragone di quelli cantati fin qui . canamus : un plurale poe ticamente espressivo : lui, il poeta, e le Muse, sue ispiratrici. my ricae = tamerischi : umili piante come gli arbusti del paesaggio bucolico teocriteo. iuvant : nel senso di piacciono . si : con sfumato valore causale = dal mo mento che, poich . vnit : per fetto : la -e- lunga. Ultima... aetas = l ultima et . 4-5. l inizio del carme propria mente detto : il primo quadro della visione profetica, sul cui sfondo pal pitano speranze di avveramenti di vini : sta per finire lultimo periodo del grande anno , per cedere il posto ad una nuova serie di secoli pi fortunati e felici. L a Sibilla Cu mana, infatti, aveva predetto che le vicende del mondo avrebbero riper corso un nuovo ciclo, identico al precedente, quando si fosse compiuta l ultima et. Virgilio qui ha presenti non solo gli oracoli Sibillini, ma anche le dottrine orfico-pitagoriche, cos dif fuse nellI talia Meridionale a quel tempo. I l magnus saeclorum ordo com prendeva vari periodi (4 o 10 a se conda delle dottrine) e da una prima et prospera e felice tendeva a dege nerare in periodi pi calamitosi ed oscuri. L a vergine Astra, figlia di Giove e di Temi, inorridita dalle scelleratezze di questi secoli, abban donando la terra, sera rifugiata tra le costellazioni celesti : ora la prima a ritornare nella terra rinnovata. Cumaei... carmini s : genitivo sogget tivo = vaticinata dalle profezie cu- mane . saeclorum : forma arcaica per saeculorum : saeculum indicava pri ma lo spazio di una generazione, poi di un numero determinato di anni. ab i ntegro : corrisponde a denuo, rursus = di nuovo, da capo . LE buc o l i c he 31 Iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna ; iam nova progenies caelo demittitur alto. Tu modo nascenti puero, quo ferrea primum desinet ac toto surget gens aurea mundo, casta fave Lucina : tuus iam regnat Apollo. 10 Teque adeo decus hoc aevi, te consule, inibit, 6-7. redit... redeunt : presenti ac canto al vnit precedente : colgono loccasione nel suo avverarsi. redit et = et redit. Virgo : forse la ver gine Astra, personificazione della Giustizia., Saturnia regna = i re gni Saturni , la serena et delloro . iam... alto e ormai dallalto del cielo una nuova progenie discende (dimittitur) : la progeni e, la gene razione dellordine, della giustizia, della tranquillit e della pace. 8-10. Tu modo : come una rugiada per la nova progenies il nascimento del puer, su cui si invoca la prote zione della casta L ucina : la nascita del bambino coincide con il rinnova mento di tutta la vita degli uomini, alla quale egli stesso collaborer pi lardi. Lucina un appellativo di Diana, la dea italica, identificata con Artmide : questa dea lunare eserci tava una speciale protezione sulle madri e sui bambini al momento del parto. modo nascenti = che sta per nascere, che nascer tra poco . - quo : con valore strumentale o di causa ( = per opera del quale ), se si intende in ordine alla azione restau ratrice del puer. Non escluso per un significato temporale ( insieme <on il quale ), puntualizzando poe ticamente la sincronia dei due avve nimenti : la nascita del puer e lav vento della nuova et. ferrea : coh il gens del verso seguente = let o la generazione del ferro . desi- net... surget : i due futuri sottoli neano oppositivamente quel che av verr dopo lapparire del puer. mundo : sinonimo di oriis terrarum = terra : sut utta la terra rifiorir let delloro. fave : termine e for ma rituale di preghiera. tuus : perch Apollo era fratello di Diana- L ucina. regnat : con lo stesso valore ingressivo di redii (v. 6) e di dimittitur (v. 7). 11-14. L a celebrazione della nascita del figlio porta con s le lodi del padre : proprio nel 40 av. Cr., sotto il consolato di Pollione, intermediario dellaccordo di Brindisi tra Ottaviano ed Antonio, avr inizio questa splen dida et ed incominceranno a svol gersi i grandi mesi (cio i diversi periodi di prosperit e di pace), che compongono il grande anno, previsto dalla Sibilla. E Pollione sar il for tunato iniziatore di questa et, che vedr riconciliati gli di tra loro e gli uomini finalmente liberati dalla colpa antica e dal terrore di un castigo incombente sullumanit. Anche Ora- zio non solo nell/todo X V I (v. 9), che spesso viene accostato a questa ecloga), ma anche in altri passi (cosi, ad esempio, Ep., V I I , 17-8-; Odi, I , 2, 29) allude ad uno scelus antico, foriero di rovine e di lutti. Meno chiaro storicamente lo scelus a cui qui allude Virgilio ; se a quello anti chissimo di Romolo, uccisore di Remo, o alla pi recente uccisione di Ce sare, oppure, in generale, alle guerre civili, che quasi da un secolo insan guinavano le terre dI talia. Teque : ripreso efficacemente dal te consule seguente, caratterizza la presenza ope ratrice di Pollione in questa nuova gloriosa et. adeo : avverbio = proprio . decus hoc aevi =f= hoc 32 P. VI RGI LI O MARONE Pollio, et incipient magni procedere menses : te duce, siqua manent sceleris vestigia nostri, inrita perpetua solvent formidine terras. Ille deum vitam accipiet, divisque videbit 15 permixtos heroas, et ipse videbitur illis, pacatumque reget patriis virtutibus orbem. At tibi prima, puer, nullo munuscula cultu, errantis hederas passim cum baccare tellus aevum decorum = questa gloriosa et . inibit : con valore intransitivo incomincer . magni menses i grandi mesi , che componevano il magnus annus. procedere - svolgersi, succedersi . te duce : parallelismo sintattico con te consule. si qua = si aliqua. sceleris nostri : la colpa nefanda delle guerre civili. inrita : riferito a vestigia = rese vane , cancellate con la riconquistata pacificazione degli uo mini. perpetua formidine = dal continuo spavento di altre terri bili guerre. 15-18. Nella luce del padre proiet tata la figura del figlio ; anzi, no vello eroe e partecipe di una vita divina, egli governer il mondo or mai pacificato con le virt del padre (allusione evidente alla pace di Brin disi) ; perci i meriti e le virt del padre, iniziatore della nuova et, sa ranno premessa sicura ed esempio luminoso per le affermazioni gloriose del figlio. Ille : il tanciullo. deum : poetico per deorum vitam accipiet = avr in dono ricever una vita . divi s : divus per s aggettivo, spesso sostantivato, come qui, specialmente nel vocativo singo lare : dive. videbitur : passivo di video, contrariamente alluso pro sastico ; quindi vedr agli riti me scolati gli eroi, ed egli sar visto da essi . il li s : dativo di agente. patriis virtutibus : se posto in re lazione con reget, intendi == regger il mondo con virt degne del padre ; se invece con pacatum = regger il mondo pacificato dalle virt del pa dre . At : spesso in Virgilio, pi che congiunzione energicamente anti tetica, particella di passaggio, quasi un autem, che allarga o rincalza il concetto precedente (cfr. I , 64). prima munuscula = come primi pic coli doni , quelli che convengono a bimbi in questo sfondo pastorale, quali le errantis hederas e colocasia. Da questo momento tutte le atten zioni del poeta si concentrano sul puer, direttamente apostrofato (at libi... puer) ; di lui si cantano i prodigiosi eventi, che accompagneranno nel tri pudio le diverse tappe della sua vita, l infanzia, ladolescenza, la virilit : meraviglie sempre nuove nella sua ascensionale carriera ; e il canto si allarga, si colorisce e si flette in toni quasi fiabeschi di arcane melodie. Dapprima lo spettacolo festoso della terra che dar spontaneamente in ab bondanza fiori e frutti di vario ge nere. Occorre notare che la bota nica virgiliana presenta pi di un in terrogativo ; non sempre perci pos sibile, oggi, lidentificazione delle varie piante nominate dal poeta. 19-21. passim : completa errantis (= errantes). cum baccare = in sieme con lelicrisio , pianta dai fiori L E BUCOLI CHE 33 mixtaque ridenti colocasia fundet acantho. 20 Ipsae lacte domum referent distenta capellae ubera, nec magnos metuent armenta leones : ipsa tibi blandos fundent cunabula flores : occidet et serpens, et fallax herba veneni occidet ; Assyrium vulgo nascetur amomum. 25 At simul heroum laudes et facta parentis iam legere et quae sit poteris cognoscere virtus : molli paulatim flavescet campus arista, incultisque rubens pendebit sentibus uva, et durae quercus sudabunt roscida mella. 30 gialli dorati. colocasia : neutro plur., retto da fundet = fior di colo casia , che cresce nei luoghi umidi c palustri. Ipsae : trad. sponta neamente , come pi sotto ipsa (v. 23). domum : qui 1ovile . di stenta = gonfie ; partic. pre dicativo da distendo. Qui la natura animata a rinnovare i prodigi del let delloro : le caprette ritorneranno a casa alla sera con le mammelle gonfie di latte, ed i grandi leoni non faranno pi paura agli armenti ; scom parir il serpente e le erbe velenose c dovunque nascer l amomo. Que sta nota di pacificazione universale, che affratella uomini, animali e cose, il segno pi caratteristi co della nuova ra, dove si appagano, quasi messianicamente , le ansie del mondo sconvolto e le aspirazioni del poeta. 22-25. armenta : greggi ed altri animali esposti ai pericoli. ipsa... cunabula (la strutturazione del verso c identica a quella del precedente : ipsae... capellae) = soavi fiori sparge r per te spontaneamente la culla . occidet et... et : nota la simultaneit dei due avvenimenti, sottolineati dal duplice et e rincalzata dalla ripeti zione di occidet = scomparir e il serpe e l erba velenosa (veneni genit, di herba) ingannatrice scomparir . vulgo comunemente, dapper tutto , in opposizione ad Assyrium, che vale qui esotico . amo mum : pianta dal pregiato aroma orientale. 26-31. At : come sopra, al v. 18. simul ( = simul atque) non ap pena . facta parentis = le im prese del genitore ; qui il puer messo a contatto con la gloria degli eroi e con la fama del padre ; e sa ranno manifesti i segni della felicit umana : non pi sudore n fatica per guadagnarsi il pane ; biondegge- ranno di messi i campi, l uva rosseg giante pender dai pruni, dal tronco duro delle querce stiller il miele rugiadoso. quae sit : qualis o quanta sit : propos. indiretta. virtus : non quella degli heroum e del parentis, ma la virt in s, quasi a dire appena potrai conoscere lessenza della virt. flavescet : un in coativo delle maniere virgiliane = in- comincer a biondeggiare , che l av verbio paulatim ( = a poco a poco ) determina nel suo carattere continua tivo. molli arista = di spighe flessuose , oppure di spighe tenere . sudabunt roscida mella = sude ranno, stilleranno il rugiadoso miele , verbo intransitivo con l accusativo delloggetto interno. 3 34 P. VI RGI LI O MARONE Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis, quae temptare Thetim ratibus, quae cingere muris oppida, quae iubeant telluri infindere sulcos. Alter erit tum Tiphys, et altera quae vehat Argo delectos heroas ; erunt etiam altera bella, 35 atque iterum ad Troiam magnus mittetur Achilles. Hinc, ubi iam firmata virum te fecerit aetas, cedet et ipse mari vector, nec nautica pinus mutabit merces : omnis feret omnia tellus. Non rastros patietur humus, non vinea falcem, 40 31-33. subrunt = resteranno na scoste le tracce dellantico male. quae... quae... quae : efficace ripe tizione incalzante i singoli concetti. T heti m : qui detto per mare e corrisponde a Teti, la Nereide madre di Achille = avventurarsi con navi sul mare . iubeant : con valore consecutivo ; nelle infinitive dipen denti mancano i soggetti espressi. tel l uri sulcos : la lezione pi co mune = aprir solchi nel seno della terra . Tutto questo sta a dimo strare che vi saranno purtroppo an cora tracce dellantica colpa : l a bra mosia di guadagni, la quale spinge gli uomini ad avventurarsi con le navi sui mari, il timore dei nemici, che fa cingere le citt di mura, lavido sfruttamento della terra avara, sca vata faticosamente con l aratro. 34-36. A lter eri t : come nellet eroica, cos vicina allet delloro, vi sar un altro Tifi (il pilota della nave Argo , che condusse gli Argo nauti nella Colchide alla conquista del vello doro), e di nuovo sorger unondata di guerre, e il grande Achille sar fatto partire una se conda volta per Troia. quae ve hat : con valore consecutivo = la quale porti . delectos heroas : fiore di eroi . altera : non alia, perch non indica altre guerre , ma una seconda ondata di guerre . ad Troiam = alla volta di Troia ; il che spiega la presenza della pre posizione. magnus : per quanto la leggenda ci ha tramandato di l ui . 37-40. Ma quando il puer, fatto adulto, entrer nel pieno della sua maturit, cesser ogni pericolo e ri schio. Nessuno pi si avventurer sullaperto mare in cerca di fortuna : ogni terra produrr tutto per tutti senza la penosa fatica delluomo ; la natura stessa provveder allarmonia dei colori, nella variet degli esseri e delle cose. H i nc : con valore temporale = poi , come lubi se guente = quando , determinanti la terza tappa dellet del puer. fi r mata aetas = let divenuta adulta , ti avr formato uomo . mari : ablativo di allontanamento retto da cedet = si allontaner dal mare . - vector : secondo Servio il navi gante in genere : lam is qui vehitur quam qui vehit, dicitur, id est et natda et mercator ; altri intende per arma tore della stessa nave. nauti ca pi nus : indica la nave fatta di pino. mutabit merces = servir a scam biare le merci . patietur : nel senso di subire . rastros = ra strelli ; al singolare neutro (rastrum, da radere sarchi are). vinea: singolare poetico = le vigne in gene- L E BUCOLI CHE 35 robustus quoque iam tauris iuga solvet arator ; nec varios discet mentiri lana colores, ipse sed in pratis aries iam suave rubenti murice, iam croceo mutabit vellera luto ; sponte sua sandyx pascentes vestiet agnos. 45 Talia saecla suis dixerunt currite fusis concordes stabili fatorum numine Parcae. Adgredere o magnos aderit iam tempus honores, cara deum suboles, magnum Iovis incrementum ! Adspice convexo nutantem pondere mundum, 50 terrasque tractusque maris caelumque profundum, rale. tauris... sol vet = scioglier il giogo dai buoi ; tauris dat. etico, pi che abl. con solvet. 41-49. robustus : detto dellaratore ha una sua efficacia pittorica dispi razione lucreziana (V, 933) ; qual che codice ha robustis, riferito a tau ris. mentiri : con valore transitivo = simulare; regge varios colores-, gi Lucrezio (I V, 492 :) varios rerum men tiri colores. ipse : come spesso da s , spontaneamente ; nota liperbato (= sed ipse). suave : c:on valore avverbiale (suaviter) in or dine a rubenti. rubenti murice... croceo luto : ablativi di mezzo, retti da mutabit muter il vello nella porpora {murice), soavemente rosseg giante, e nel giallo colore della bion della . iam... iam (= modo... modo) - ora... ora. vestiet = tinget ; sogg. sandyx lo scarlatto ; non chiaro se si tratta di una pianta <> di una ti nta minerale. talia saecla ( = saecula) : accusativo interno, retto da currite affrettate : let fortunata che le Parche fileranno. stabil i numine : ablativo di causa clic spiega concordes = concordi nel limmutabile volont dei fati . adgredre : forma imperativa che l in cidentale aderit determina nella sua effettuazione futura = appressati ad assumere . E qui riappare sulla scena il puer, di nuovo direttamente apo strofato, ma ormai gi uomo dai pi splendidi destini, degno di assu mere al pi presto le pi alte cariche e gli onori che gli competono come discendente di di, rampollo di Giove. Se il carme rivolto al figlio di Pol lione, il valore di questi epiteti pura mente simbolico : il nascituro sarebbe il primogenito della nuova gens, di scesa dal cielo nella nuova ra. cara... suboles = cara prole degli di ; deum = deorum. magnum... incrementum = grande rampollo d Giove ; la prole intesa come ac crescimento del prestigio e della potenza del padre ; nota l efficacia del verso spondaico, che conferisce al ritmo un andamento sostenuto e solenne. 50-54. L universo intiero freme nel lesultanza di cos fausti avvenimenti : terra, mare e cielo tornano a solle citare la fantasia del poeta in armo niosi accenti di alta poesia cosmica, che richiama da vicino L ucrezio. Adspice : ripetuto per anafora due versi dopo, ma qui con l oggetto nutantem = tremante, vacillante ; al v. 52 con l irt e lindicativo. con vexo pondere : ablativo di mezzo o di qualit = il mondo nellimmensa sua mole convessa . terrasque : il -que lungo, perch in arsi e se- 36 P. VI RGI L I O MARONE adspice, venturo laetantur ut omnia saeclo ! O mihi tum longae maneat pars ultima vitae, spiritus et quantum sat erit tua dicere facta : non me carminibus vincet nec Thracius Orpheus 55 nec Linus, huic mater quamvis atque huic pater adsit, Orphei Calliopea, Lino formonsus Apollo. Pan etiam, Arcadia mecum si iudice certet, Pan etiam Arcadia dicat se iudice victum. Incipe, parve puer, risu cognoscere matrem : 60 matri longa decem tulerunt fastidia menses : guito da due consonanti. ut lae tantur : ci aspetteremmo il congiun tivo dellinterrogazione indiretta, regi strato da alcuni codici ; ma l indica tivo, efficacissimo, dice che il poeta sente lazione come presente (cfr. Ecl., V, 6-7). omni a : tutto l uni verso : gli elementi enunciati pocanzi : la terra, il mare, il cielo. longae vitae = senectutis. tum : quando cio rinascer l et delloro con la venuta del puer. I l poeta par che si perda in un abbandono di lirico entusiasmo, che si effonde in accenti sublimi di sentimenti augurali : vivere tanto egli desidera e con tanto inge gno, quanto basti per cantare le paci fiche. e gloriose imprese del nascituro. spiritus = et quantum spiritus (ge nitivo partitivo) inteso pi comune mente per ingeni vis vigorque poe ticus ; per altri = il fiato . sat eri t dicere : l infinito con valore fi nale : ad dicenda tua fact a e quanto afflato sar sufficiente a cantare le sue gesta . 55-61. La lunga sequela dei nomi mitici (il Tracio Orfeo, Lino, suo fratello. Calliope, Apollo, Pan, il dio del canto pastorale) allargano s, ma stemperano letterariamente il mo mento poetico, che toma a risentirsi commosso e vivo nella chiusa del carme, uno degli squarci pi puri della poesia virgiliana. huic... adsit : int.: quamvis huic mater adsit atque huic pater (in prosa : huic... illi, oppure alteri... alteri), intendendo sebbene alluno (Orfeo) porga aiuto la madre (Calliope), allaltro (Lino) il padre (Apollo) . Orphei : bi sillabo e spondeo (Orphei) per sini- zesi. Calliopea : sul tipo greco ; di solito per si ha Calliope. for monsus = splendido (cfr. nota Ecl., I , 5). Pan... victum : un pe riodo ipotetico della possibilit = an che Pan, se, giudicando l Arcadia (iudice Are.: abl. ass.). con me compe tesse, anche Pan... darebbesi vinto. risu s un ablativo intensamente potico indeterminato, che si presta ad essere inteso come strumentale con il sorriso o come causale e limitativo dal sorriso , a seconda che il sorridere del bambino alla mamma o viceversa ; migliore la se conda interpretazione. cognoscere : vale dimostrare di conoscere . tulrunt = arrecarono ; ha la -- breve, propria del linguaggio arcaico e popolare. decem menses : gli antichi contavano il numero di par tenza e quello di arrivo ; il bambino nasce al nono mese finito, cio al decimo. L E BUCOLI CHE 37 Incipe, parve puer : cui non risere parentes, nec deus hunc mensa, dea nec dignata cubili est. 62. Incpe : ripresa affettiva, che allarga e completa poeticamente la delicata immagine precedente. ri- sre, digi tata est : sono perfetti di abitudine = a chi (cui) non sorrisero i genitori n un dio stim lui degno della sua mensa, n una dea del suo lalamo , escludendo laltra lezione: qui non risere parenti = quelli che non ebbero una madre cui sorri dere . un ritornare alla realt del momento : il bimbo ricontemplato nella sua vaghezza infantile, con il primo sorriso di consapevole cono scenza alla madre, che in esso racco glie il premio pi ambito per ci che ha sofferto nei lunghi nove mesi di attesa. Nellincontro incantato di queste due tenerezze e di questi due sorrisi, e nel tepore di sereni affetti familiari gi il segno di predesti nazione alle gloriose affermazioni del futuro pacificatore del mondo : per ch a chi non cresce sotto laffettuoso sorriso dei genitori (chi non patri mus atque matrimus) non concesso dessere innalzato allamicizia di un dio n allamore di una dea. Finale degna del carme, la quale, se pur, come si diceva, ha lasciato perplessi non pochi studiosi, raccoglie tutta via il meglio della delicata sensibilit virgiliana, che ha voluto raffigurare nel puer pi che leroe inaccessibile e disumano, l uomo ricco delle pi consapevoli ed umane esperienze. 38 P. VIRGILIO MARONE E c l o g a q u i n t a : DAFNI Ar g o men t o Due pastori, Menalca e Mopso, poeti e musici insieme, si incontrano fuori dellabitato e si invitano al canto : entrati in una grotta fresca e adorna di tralci di una vite selvatica, incomincia Mopso, il pi giovane, intonando commosso un canto composto pocanzi sulla morte di Dafni, compianto da tutto l universo, ma da nessuno pi che dai pastori. Menalca, ammirato per il canto dellamico, risponde da par suo, celebrando l apoteosi divina di Dafni e la sua vita tra i celesti. I due amici, commossi, si com plimentano a vicenda, scambiandosi doni, prima di separarsi. Largomento non era nuovo ai tempi di Virgilio: il mito di Dafni, il bellissimo poeta pastore, che, amato e perseguitato poi dalla ninfa Naide, privato della vista precipit e mor in un burrone, era stato gi cantato da Teocrito (I, 64* sgg), e, qualche secolo prima di lui, anche da Stesicoro ; ma Virgilio domina gli elementi tradizionali, rivive il mito con sensibilit sua propria, 10 scompone, lo allarga (la parte di Menalca, l apoteosi, non sono in Teocrito), vi immette elementi elegiaci, bucolici, morali e con templativi con tale potenza e ricchezza di stile e con tale fre schezza di immagini e di sentimento, che fanno di questecloga se non un capolavoro, una delle pi belle e commosse. La critica antica e moderna si intrattenuta a lungo sullinter pretazione del carme e molti hanno voluto vedervi unallegoria dalla prima parola alla fine : la morte di Cesare e la sua apoteosi, come in altri documenti poetici del tempo (Orazio, Ovidio, ecc.). Altri, fuori dal simbolismo cesariano, hanno individuato, sotto 11nome di Dafni, o un fratello di Virgilio, Valerio Fiacco, o un poeta neoterico, Quintilio Varo, e perfino Salonino, il secondogenito di Asinio Pollione. Ma siamo proprio costretti a nascondere tutto sotto il velo del lallegoria ? A parte lammirazione di Virgilio per Cesare, che egli riteneva liniziatore di quello stato di pace e di benessere sociale, tanto da lui vagheggiato, sta il fatto che, quando il poeta ha voluto LE BUCOLI CHE 39 celebrare la sua morte e i prodigi che laccompagnarono, non ricorso allallegoria o al simbolismo, come nel primo libro delle (eorgiche (v. 466 sgg.) ; n pare che argomento cos solenne potesse convenientemente rientrare nella tenue trama di temi bucolici. Non pu essere, invece, Dafni la figura simbolica di un pastore idealizzato ? Quella figura ideale, vagheggiata da Virgilio, sim bolo della bellezza campestre e dellamore pastorale, anima e vita di tutto il suo mondo bucolico, espressione e sospiro dei suoi ideali arcadici ? quel che pi ci persuade al riguardo, senza pretesa di voler qui impostare e tanto meno esaurire una questione di tanta gravit, che vide, per di pi, schierati a favore dellinterpretazione tradizionale virgilianisti di nome, come lAlbini e il Funaioli. ME. Cur non, Mopse, boni quoniam convenimus ambo, tu calamos inflare lvis, ego dicere versus, hic corylis mixtas inter consedimus ulmos ? MO. Tu maior; tibi me est aecum parere, Menalca, sive sub incertas Zephyris motantibus umbras, 5 1-8. Menalca e Mopso sono pa stori abili luno nel cantare, laltro nel suonare la zampogna; il canto amebo, cio alterno, a botta e ri sposta, caratteristico della poesia pastorale, n nuovo il motivo della sosta in un luogo, dove olmi e noc- <inoli compongono una macchia varia <pittoresca ed offrono unombra pari- menti gradita. Cur non : formula interrogativa, che conferisce qui, al l'inizio, vivacit e freschezza al dia logo ; va con consedimus del v. 3. boni : regge i due infiniti inflare < dicere del v. 2 ; costrutto alla greca entrambi bravi luno n! suonare, laltro nel cantare. con venimus : perfetto = ci siamo in contrati . dicere versus : nel senso di cantare . inflare : pro priamente soffiar dentro , quindi <suonare . lvi s : le canne della zampogna sono lievi, leggere, sot tili , come il suono ed il canto pa storale. consedimus : un perfetto con valore aoristico di azione gi conclusa = (perch non) ce ne stia mo seduti . Altri, meno bene, cor regge in considimus, non attestato da codici. corylis... ulmos : intendi : inter ulmos mixtas corylis. Nota nel limpostazione del periodo un che di volutamente dimesso, un tono di affa bile conversazione, che va conservato nella traduzione. Perch, o Mopso, una volta che ci siamo incontrati, tutti e due bravi, tu... ed io..., non ce ne stiamo seduti qui, sotto gli olmi, frammisti di cornioli ? . I l paesaggio sempre in Virgilio sfumato tra la fantasia e la realt : le tremule ombre degli alberi conti nuamente agitate dai venti o la quieta frescura di una grotta, creano la cornice poetica dellecloga ; la grotta adorna dei radi grappoli di una vite selvatica : grappoli rossi su foglie chiare. maior : sott. natu. est aecum (= aequum) = giusto , con la soggettiva me parere. Zephyris motanti bus : sott. umbras ; ablativo assoluto con valore causale e tem- 40 P. VI RGI LI O MARONE sive antro potius succedimus. Adspice, ut antrum silvestris raris sparsit labrusca racemis. ME. Montibus in nostris solus tibi certet Amyntas. MO. Quid, si idem certet Phoebum superare canendo ? ME. Incipe, Mopse, prior, si quos aut Phyllidis ignes 10 aut Alconis habes laudes aut iurgia Codri. Incipe : pascentes servabit Tityrus haedos. MO. Immo haec, in viridi nuper quae cortice fagi porale insieme ; motare frequenta tivo di movere e ben riproduce il continuo stormir delle fronde allo spi rare degli zefiri. succedimus : pre sente, ma parallelo a consedimus del v. 3, con variatio di costrutto e con significato pregnante = sia che vo gliamo adagiarci sotto le ombre..., o riparare piuttosto nella grotta . Nota che assai rara in Virgilio la ripetizione della preposizione nei verbi composti. ut... sparsi t : lindica tivo e non il congiuntivo, perch qui l espressione sentita come coordi nata, e non come interrogativa indi retta. sparsit : regge lablativo me diale raris racemis = di rari grap poli , con una costruzione parallela a quella di altri verbi, per esempio abducere. tibi certet : costruzione poetica alla greca ; in prosa gene ralmente lablativo con cum. certet : congiuntivo potenziale = potrebbe gareggiare ; unaltra lezione certat. Aminta un altro pastore abile nel canto ; Menalca esprime il suo parere modestamente, con il congiuntivo : secondo lui. Aminta il solo che potrebbe gareggiare con Mopso. 9-15. Quid = e che ? . certet : altro congiuntivo potenziale, che con tinua il pensiero precedente ; regge linfinito superare, come spesso in poe sia ; in prosa normalmente con ut. A Mopso la rivalit di Aminta non piace; perci risponde con un po di mal umore = Che ci sarebbe di strano, se gareggiasse con me, dal momento che egli si metterebbe i:i gara di canto persino con Febo ? Non si tratta quindi di un rivale, per cui il pastore nutra n stima n sim patia. pri or : perch due soltanto sono i pastori in gara. ignes : cio : amoris ignes, quindi amore . - iurgia : pu significare tanto gare poetiche , quanto ingiurie, invet tive . I nci pe : insiste sullavvio al canto. Gli argomenti del canto sono vari : gli amori di Fillide, le lodi della bellezza di Alcone, i certami poetici di Codro. Fillide, Alcone, Codro sono nomi fittizi, come il Titiro del v. 12, che adombrano figure convenzionali del mondo pastorale. A proposito- di Codro, i pareri dei critici sono vari e discordi : chi pensa si tratti di un poeta contemporaneo, chi, addirittura, del mitico re di Atene ; c, infine, chi interpreta iurgia per ingiurie con tro Codro, in contrapposizione alle lodi di Alcone. Ma Mopso questa volta si scoster dai temi tradizionali e prover a cantare in una volta sola quei carmi, che incise nella verde corteccia di un faggio : alle parole ha aggiunto la notazione musicale, alternando suoni e ritmi nellarmonia del canto. Il pensiero di Aminta ritorna con una punta di ironia : coman dagli di gareggiare con questo mio canto, se gli piace . I mmo : in po sizione fortemente avversativa = al contrario . haec : sta con carmina del verso seguente, ed indica insieme note e parole ; di qui il valore di descripsi = ho inciso (le parole), con il de intensivo, e di notavi = ho se- L E BUCOLI CHE 41 carmina descripsi et modulans alterna notavi, experiar : tu deinde iubeto ut certet Amyntas. 15 ME. Lenta salix quantum pallenti cedit olivae, puniceis humilis quantum saliunca rosetis, indicio nostro tantum tibi cedit Amyntas. Sed tu desine plura, puer : successimus antro. MO. Exstinctum Nymphae crudeli funere Daphnin 20 llebant vos coryli testes et flumina Nymphis innato con note. alterna : come complemento predicativo delloggetto pu rendersi alternandoli , cio luno appresso allaltro. experiar = ten ter, prover , con l oggetto in haec carmina del v. precedente. deinde : bisillabo per sinizesi (deinde). iubeto ut : contro l uso comune di iubeo con linfinito, d al comando un tono pi reciso. certet : sempre nel senso di gareggiare . 16-20. I paragoni sono i pi sem plici e i pi ovvii per un pastore : il salice flessuoso ed il pallido ulivo, la lavanda, che non si innalza gran che da terra, e le rose rosse come la porpora fenicia (perci punicee ) o, secondo unaltra interpretazione, di una specie particolare ad alto gambo, propria della regione cartaginese. Lenta salix = il flessibile salice (vd. I , 4). quantum... quantum... tantum : la posizione degli avverbi sempre al mezzo dei tre versi accen tua il parallelismo dellespressione. pallenti : detto dellolivo per il suo colore pallido grigiastro, come puniceis dei roseti, perch porporini . cedit = la cede . saliunca : una specie di erba lavanda ; ma traduci saliunca . iudicio nostro = a nostro parere , formula restrittiva del parlar familiare. cedit = infe riore . desine plura = non insi stere pi oltre . _ successimus an tro = siamo entrati nellantro . Ge neralmente questo verso attribuito a Menalca : l appellativo puer sta bene in bocca al maior natu, qui Menalca, che bene esorta il compagno a lasciar cadere largomento Aminta e a dare inizio al canto ; e il canto di Mopso sublime. Raffigura Dafni perito di morte violenta (crudeli funere exstinc tum : nota la bellezza del verso, chiuso tra exstinctum (pkrtic.- da exstinguo) e Daphnin). I l cadavere straziato del giovane giace tra le braccia della ma dre : piangono intorno le Ninfe ; la madre in preda al dolore, va gridando che crudeli sono gli astri, crudeli gli di. Chi accetta il significato allegorico del carme, identifica la donna ango sciata addirittura in Venere, madre degli Eneadi : ella soffrirebbe cos per lassassinio di Cesare : ma, a dire il vero, la dea diventa creatura falsa e convenzionale nella identificazione suddetta. Si noti ancora che Venere anche nei rari momenti, in cui nel- VEneide si mostra madre di Enea, ap pare distante, distaccata, sempre pi dea che madre, n si saprebbero qui riconoscere in lei siffatti atteggiamenti. L a madre di Dafni invece assai pi vicina alle altre madri dellEneide, quali Ecuba, Andromaca, A mata, la madre di Eurialo, creature tutte di sfatte dal dolore, non daltro lacri manti che dei figli in pericolo o pre maturamente scomparsi. N in Teo crito poteva comparire ima tale figura, intensamente patetica, durante la lunga e forse un po troppo loquace agonia delleroe pastorale. 21-24. vos... testes... N ymphi s: il dativo Nymphis retto da testes, sott. estis o f u i s t i s foste testimoni alle 42 P. VI RGI LI O MARONE cum, complexa sui corpus miserabile nati, atque deos atque astra vocat crudelia mater. Non ulli pastos illis egere diebus frigida, Daphni, boves ad flumina ; nulla neque amnem 25 libavit quadrupes, nec graminis attigit herbam. Daphni, tuum Poenos etiam ingemuisse leones interitum montesque feri silvaeque loquuntur. Daphnis et Armenias curru subiungere tigris Ninfe , cio del dolore delle Ninfe. complexa : pennellata di risalto, resa pi viva dal miserabile corpus la pietosa salma del figlio. atque... atque (per et... et) : accorgi mento poetico, che, con il cumulo delle vocali, rende pi eufonico il ritmo. vocat : contrapposto a flebant : il la mento della madre pi vivo e pre sente. astra... crudelia s quae accele raverunt Daphinidis mortem, commenta Servio ; quindi crudelia ha valore pre dicativo. N on ul l i : intendi : nulli, sott. pastores ; noi nessun pastore . pastos... egre : le azioni sono citate in ordine logico = port a pascolare e poi a bere , o meglio port a bere... dopo il pascolo . T utta la na tura partecipa al dolore comune : i pa stori in quei giorni non portarono gli armenti al pascolo, n li abbevera rono alle fresche correnti dei fiumi : n, daltra parte, le bestie, conscie pur esse della irreparabile perdita, vollero toccare con le labbra lacqua corrente, n i teneri germogli del l erba pur mo nata. 25-29. nulla... quadrupes : agget tivo femminile ; qui sottintende bestia, oppure un aggettivo sostantivato al femminile, come in molti casi simili (p. es. volucres). nulla... neque... n e c : costruzione alla greca : le negazioni non si elidono, ma si intensificano. libavit... attigit : i due verbi espri mono il solo accostare le labbra alla be vanda (amnem acqua corrente) e al cibo (herbam). gramini s... herbam : letter. sarebbe proprio = erba dello stelo , ma noi = un filo derba . ingemuisse : regge tuum interitum : costruzione audace per analogia a quella propria dei verba affectuum : di solito ingemiscere si costruisce con l ablativo. Anche i leoni si commuo vono alla morte di Dafni : dei loro gemiti sono testimonii i boschi sel vaggi, loro abituali dimore. L agget tivo Paenos non ci autorizza a pen sare ad un paesaggio africano, pi adatto, se mai, allarida distesa del deserto che a monti e selve. Si tratta qui di un termine puramente esorna tivo nel senso pi comune : i leoni sono cartaginesi o africani , perch lAfrica la loro sede natu rale pi consueta. feri : detto dei monti selvaggi, paurosi , ed accen tua le note di commiserazione nella scena pietosa. loquuntur : nel senso di affermano, attestano . et = etiam. curru : la forma arcaica e classica del dativo della quarta decli nazione ; dal I secolo d. Cr. si sta bilizza la forma in -ui. ti gri s = tigres. Dafni ebbe anche il merito di introdurre il culto bacchico e la col tivazione della vite : di qui la men zione delle tigri armene, aggiogate al carro del dio, nel suo ritorno trion fale dalloriente, e dei tisi (ossia riu nioni di persone intente a celebrare un qualche dio) in onore di Bacco, e dei tirsi (bastoni intrecciati di pam pini e di edera), propri dei baccanti, durante il rito. Dafni non invent L E BUCOLI CHE 43 instituit, Daphnis thiasos inducere Bacchi 30 et foliis lentas intexere mollibus hastas. Vitis ut arboribus decori est, ut vitibus uvae, ut gregibus tauri, segetes ut pinguibus arvis, tu decus omne tuis. Postquam te fata tulerunt ipsa Pales agros atque ipse reliquit Apollo. 35 Grandia saepe quibus mandavimus hordea sulcis, infelix lolium et steriles nascuntur avenae ; pro molli viola, pro purpureo narcisso carduus et spinis surgit paliurus acutis. queste cose, ma le introdusse in occi dente, rendendosi cos ben meritevole anche dei culti misterici, che con quello bacchico erano strettamente connessi. 30-37. instituit = insegn . inducere = introdurre, importare . Bacchi : alcuni codici danno Bac cho, che sposterebbe profondamente il senso del passo. foliis... hastas : intexhe regge lablativo del mezzo (foliis mollibus) e l accusativo dellog getto (lentas hastas) = e a intessere con molli foglie le flessibili aste , quelle del tirso dionisiaco. naturale che luomo dei campi ricorra alle im magini a lui consuete per cantare il suo eroe. Vitis... arvis : quattro doppi dativi successivi, che hanno in comune il dativo di effetto decori ; nota la delicatezza del processo para- gonativo, di pretto sapore pastorale, che si conclude con la stupenda espres sione: tu... tui s= (cos) tu ogni splen dore sei per i tuoi . tuis : Servio spiega : si Romanis, Caesar ; si pasto ribus, Daphnis. tulerunt : nel senso di abstulerunt portarono vi a; viene a mente la frase del Vangelo nel pianto ili Maria Maddalena al sepolcro : tule runt Dominum meum. Scomparso Dafni, strappato da Un destino avverso, an che Pale, l antica dea romana della pastorizia, ed Apollo, protettore egli pure dei pastori, lasciarono disgustati la terra. L a morte di Dafni dolore e desolazione anche per le sue rovi nose conseguenze. Grandia... sul cis : int. (ex illis) sulcis quibus grandia hordea saepe mandavimus = da quei solchi, ai quali affidammo (nei quali seminammo) spesso orzo scelto ; il plurale hordea dovuto, secondo Ser vio, ad esigenze metriche ; in realt esso rende bene la pluralit dei chicchi affidati alla terra dal seminatore. I l contadino con attenta sollecitudine af fida, come sempre, ai solchi le sementi selezionate (grandia) dei cereali ; ma da quei solchi nascono ora soltanto infeconde gramigne e sterili chicchi di uva selvatica. infel i x : significa sterile, infecondo , il contrario di f e l i x ; steriles soprattutto in rapporto allorzo che era stato seminato = na scono la perniciosa zizzania e la sterile avena . 38-43. Anche i fiori non sono pi quelli di un tempo : non viole delicate, non purpurei narcisi ; ora crescono solo cardi e marruche, dalle spine lunghe e pungenti. m ol li = deli cato . purpureo narcisso : il verso spondaico, e con la forte cesura semiquinaria rende con certo lan guore il rimpianto della vaghezza per duta (Al bi ni ) . carduus... paliurus: erbe spinose ed irsute. spinis... acu tis : complemento di qualit = dalle spine pungenti . surgit : il sin golare per il plurale, applicato ai due 44 P. VI RGI LI O MARONE Spargite humum foliis, inducite fontibus umbras 40 pastores mandat fieri sibi talia Daphnis et tumulum facite, et tumulo superaddite carmen : Daphnis ego in silvis, hinc usque ad sidera notus ; formosi pecoris custos, formosior ipse . ME. Tale tuum carmen nobis, divine poeta, 45 quale sopor fessis in gramine, quale per aestum dulcis aquae saliente sitim restinguere rivo. Nec calamis solum aequiperas, sed voce magistrum : fortunate, puer, tu nunc eris alter ab illo. soggetti singolari. fontibus : dativo retto da inducite = ombreggiate le fonti con alberi frondosi . L o stesso Dafni ha raccomandato, morendo, in che modo si dovesse onorare la sua memoria : i pastori copriranno la terra di foglie, le fonti di ombra, costrui ranno una tomba e su di essa inci deranno uniscrizione funebre. A que sto proposito comunemente si cita un passo omerico {II., V I , 419), in cui si parla della tomba di Eezione, padre di Andromaca, per dimostrare quanto sia antico luso di piantare alberi alti accanto alle tombe. mandat fieri : costrutto con l infinito sul tipo di iubeo ; in prosa mandare con ut e il congiuntivo. carmen : Servio nota : duos versus carmen vocavit, nec mirum ; in realt il carmen uniscrizione fune bre, un epigramma, linsieme, cio, di pi versi. Daphnis ego : manca il verbo, come nel passo citato di Teo crito ; si pu sottintendere f u i . hi nc = di qui , cio dalla terra. L epitafio riprende le ultime parole di Dafni presso Teocrito (I , 120) : io ero quel Dafni che fin qui faceva pascolare le giovenche, quel Dafni che conduceva a bere tori e vitelli . L a venust delle forme era molto importante per gli antichi, certamente pi per i Greci che per i Romani. difficile, ad ogni modo, che qui Virgilio, pur nellipotesi del carme alle gorico, alludesse alla bellezza di Cesare. 44-50. Menalca fa del canto di Mopso un elogio famoso ed indimen ticabile = il tuo canto, o divino poeta, per me cos gradito come il ripo sare su un prato per chi stanco o, nellestate, lestinguere la sete al fresco zampillo dacqua sorgiva . I l para gone preso dallesperienza quotidiana dei pastori in uno sfondo di sapore ellenistico. I l Carducci chiude con il verso di Menalca il sonetto A V ir gilio , a caratterizzare la sua di vina poesia. formosior : sottin tende il gregge come termine di pa ragone. tale... quale : cio una cosa tanto gradita come ; tale pre dicato nominale neutro non concor dato con sopor. fessis : dativo di vantaggio = per chi stanco . restinguere : secondo un procedimento consueto al greco, l infinito adope rato sostantivamente, come sopor del verso precedente. saliente : in pro sa, salienti, perch funge da aggetti vo = zampillante, saliente . cala mi s... voce : ablativi di limitazione. magi strum, cio Dafni ; Mopso, che ha uguagliato Dafni, il maestro, non solo nellarte della zampogna, ma an che in quella del canto, sar dora innanzi secondo dopo Dafni. ab i l io : cio : post illum = secondo, a partire da lui, dopo di lui . quo- L E BUCOLI CHE 45 Nos tamen haec quocumque modo tibi nostra vicissim 50 dicemus, Daphninque tuum tollemus ad astra ; Daphnin ad astra feremus : amavit nos quoque Daphnis. M. An quicquam nobis tali sit munere maius ? <t puer ipse fuit cantari dignus, et ista iam pridem Stimichon laudavit carmina nobis. 55 ME. Candidus insuetum miratur limen Olympi sub pedibusque videt nubes et sidera Daphnis. Ergo alacris silvas et cetera rura voluptas Panaque pastoresque tenet Dryadasque puellas. cumque modo : adoperato assoluta- mente, sott. poterimus = come potr, secondo le mie possibilit . vicis sim = a mia volta ; non si tratta li una rispondenza precisa di motivi da un carme allaltro. Comincia qui la seconda parte del canto lirico per Dafni : quella di Menalca, che cele brer la sua apoteosi, lo innalzer alle stelle, poich anche a lui Dafni aveva concesso la sua amicizia. I l canto di Menalca perci, anche esso di 25 versi, ripercorrer i motivi di quello di Mopso, ma risolver in chiave di esaltazione quello che prima era stato motivo di pianto. 51-58. tuum : cio, Dafni a te caro, in quanto tuo modello e maestro. Daphnin : altri legge Daphnim, ma la finale -im darebbe con l elisione uno iato assai spiacevole. tol lemus ad astra : il concetto rincalzato dal lemistichio del verso seguente, co struito chiasticamente. quicquam : la frase ha un implicito valore nega tivo = niente potrebbe essere pi am bito di un tale dono , cio della cele brazione dellamico. sit : congiun tivo potenziale. cantari dignus : dignus costruito poeticamente con linfinito, in luogo della consecutiva relativa col congiuntivo. puer : cos chiamato Dafni per la sua morte immatura. iam pridem == gi da tempo . nobis : dativo etico. Se condo la consuetudine bucolica, Mopso fa appello al parere di un altro pa store, intenditore di canti, Stimicone, che ha gi ascoltato il canto di Me nalca e ne ha fatto lelogio. Can didus... Daphnis = luminoso mira la soglia inconsueta dOlimpo e vede sotto i suoi piedi nubi e stelle Dafni . l apoteosi di Dafni, che si annunzia gi con un periodo solennemente co struito (complemento predicativo del soggetto, candidus, allinizio e il sog getto, Daphnis, alla fine di esso) ; e Dafni, splendido di luce, come in un soglio di gloria, rimira sotto i suoi piedi l universo stellato e la terra. Ergo = perci, per questo motivo una gioia vivace pervade le selve e tutta la natura, Pan, i pastori e le Driadi : tutti i luoghi, che Mopso aveva rappresentato in lacrime e lutto per la morte di Dafni, esultano ora nel canto di Menalca. Manca solo la madre (le madri sempre presenti e vicine ai figli che soffrono, riman gono nellombra nei momenti del trionfo). 59-65. Pana... Dryadas : accusativi con desinenze greche, tenet = pos siede, domina , sogg. alacris volup tas = una viva allegrezza ; ricorda che Pan il dio dei pastori e le Driadi sono le ninfe dei boschi, distinte da quelle dei fiumi e del mare. L apoteosi di Dafni riporta addirittura la terra alla prosperit e alla concordia del let delloro : il lupo non pi insidia 46 P. VI RGI LI O MARONE Nec lupus insidias pecori, nec retia cervis 60 ulla dolum meditantur ; amat bonus otia Daphnis. Ipsi laetitia voces ad sidera iactant intonsi montes, ipsae iam carmina rupes, ipsa sonant arbusta : deus, deus ille, Menalca ! Sis bonus o felixque tuis ! en quattuor aras : 65 ecce duas tibi, Daphni, duas altaria Phoebo. Pocula bina novo spumantia lacte quotannis craterasque duo statuam tibi pinguis olivi, et multo in primis hilarans convivia Baccho, ante focum, si frigus erit, si messis, in umbra, 70 il bestiame, n le reti del cacciatore tendono agguati ai cervi ; Dafni, divi nit propizia, ama la pace. Spontaneo e commosso quindi risulta a lui il grido di tutta la natura : un dio, un dio, Menalca, quel Dafni che tu vai cantando ! ul l a : riferito a retia, personificato, per ipallage, perch logicamente ci si aspetterebbe ullum dolum. bonus : nel senso di propizio, favorevole . otia = pace . laetitia : ablativo di causa o modo. iactant : il frequentativo indica efficacemente il ripetersi del l eco tra i monti. Ipsi... ipsae... ipsa : accentua il concetto = anche, persino . intonsi = non tocchi da mano duomo, selvosi : la na tura nel suo vergine splendore. sonant : regge il carmina del verso precedente= ripetono. deus i l l e : sott. est. bonus... fel ix = propi zio, datore di prosperit . tuis : da tivo di vantaggio = ai tuoi devoti : una preghiera e quindi linguaggio e stile liturgico. en : con laccusa tivo equivale ad ecce del verso se guente. 66-73. aras... altaria : Servio, com mentando questo verso, dice la dif ferenza che passa tra ara ed al tare : quella comune agli di in feri e superi , questo proprio solo degli di superi, (dictum ab altitudine) ; quindi qui altaria complemento pre dicativo di duas (sott. aras) prece dente ; rendi ecco quattro are : ecco, due a te, Dafni, due come altari ad Apollo ; altri intende diversamente. bina : perch sono due tazze di latte per ciascuna ara. spumantia : attribuito a pocula, per ipallage, lo spumeggiare del latte. duo : per duos, forma arcaica ; i crateri sono uno per ara, quindi due in tutto. pinguis oli vi : sott. plenos. hila rans : vocabolo derivato dal greco = rallegrando il convito. multo... Baccho = con molto vino . s i r corrisponde ad unindicazione tempo ral e: quando. m e s s i s : per de terminare l estate. T ra le offerte an nue sacrificali ricordato il vino di Ariusia, promontorio dellisola di Chio, celebre per i suoi vini pregiati. L occasione propizia per fare lelogio del vino, che scioglie le lingue al canto e muove i corpi alla danza : due pa stori Dameta ed Egone, cittadino di L itto (citt dellisola di Creta), cante ranno, Alfesibeo danzer, imitando i Satiri, queste tipiche divinit orgia stiche, mezzo uomini e mezzo capri, simbolo delle pi prepotenti forze vitali della natura. Siamo ormai nel clima di entusiastica esultanza di una festa agreste, che ci richiama, tra le altre, le celebrazioni oraziane di Fauno L E BUCOLI CHE 47 vina novum fundam calathis Ariusia nectar. Cantabunt mihi Damoetas et Lyctius Aegon ; saltantis Satyros imitabitur Alphesiboeus. Haec tibi semper erunt et cum sollemnia vota reddemus Nymphis, et cum lustrabimus agros. 75 Dum iuga montis aper, fluvios dum piscis amabit, dumque thymo pascentur apes, dum rore cicadae, semper honos nomenque tuum laudesque manebunt. Ut Baccho Cererique, tibi sic vota quotannis agricolae facient : damnabis, tu quoque votis. 80 M O . Quae tibi, quae tali reddam pro carmine dona ? nam neque me tantum venientis sibilus Austri (Od., I I I , 18) e gli Ambarvalia di T i bullo (I I , 1). novum... nectar : apposizione di vina Ariusia un nettare straordinario, singolare ; cos intendo novum, e non vino nuovo , che non ha senso. cal athi s : abla tivo strumentale; pi comunemente fundere ab o de. mi hi : non ne cessario sottindere sacra facienti ; ba sta ritenerlo un dativo etico. 75-81. I l culto di Dafni-Bacco ri marr sempre e si rinnover anche nei Liberalia (feste autunnali dopo la vendemmia in onore di Bacco : si ri cordavano per in essi anche le Nin fe ) e negli Ambarvalia, feste prima verili di purificazione dei campi, del cui smagliante rituale liturgico rimane splendido documento poetico la prima elegia del secondo libro- di Tibullo. Haec : riassume tutti i riti precedenti - questi onori sempre saranno per te . sollemnia : propriamente sol lemnis = ci che avviene ogni anno , quindi : solito, consueto ; poi, per la straordinariet del rito, solenne . - lustrabimus = purificheremo ; si (ratta di una specie di processione propiziatoria attraverso i campi, con riti particolari. dum = finch , ripetuto successivamente quattro volte conferisce vivacit patetica alle sin gole immagini poetiche. iuga mon tis : pi propriamente : iuga montium. semper... manebunt : il verso, che ripetuto in A e n . , I , 609, a propo sito di Didone, ha tono solenne e mi rabile struttura epigrafica. damna bis... votis : sott. agricolas ; damnare votis espressione solenne e sacrale = obbligherai (i contadini) ai voti a mantenere, cio, le promesse che ti hanno fatto. Dafni ricever ogni anno dagli abitatori dei campi la me desima offerta che essi sono soliti fare a Bacco ed a Cerere ; anchegli, come loro, sar in grado, ora, di esau dire i loro voti. Allepitafio di Dafni che chiudeva senza speranza il com pianto di Mopso, qui fa riscontro la visione di un dio sereno e propizio ai mortali. ; reddam : cong. poten ziale = ti potrei dare in cambio . Anche Mopso si congratula del de butto poetico di Menalca e gli pro pone in ricompensa un dono ; in un crescendo di immagini meravigliose, va paragonando il canto di Menalca a quel che di pi hello avesse fino allora udito tra i fenomeni pi sublimi e musicali della natura. C in questa tirata di Mopso un che di esagerato, ma c anche lespressione estatica del pastore, che, commosso, sente e si esprime alla sua maniera. 82-90. venientis : nel senso di sur- ge h ti s ; ma lascia in italiano la fre schezza del latino veniente . 48 P. VI RGI LI O MARONE nec percussa iuvant fluctu tam litora, nec quae saxosas inter decurrunt flumina valles. M E . Hac te nos fragili donabimus ante cicuta. 85 Haec nos : formonsum Corydon ardebat Alexim , haec eadem docuit : cuium pecus ? an Meliboei ? M O . At tu sume pedum, quod, me cum saepe rogaret, non tulit Antigenes et erat tum dignus amari formonsum paribus nodis atque aere, Menalca. 90 iuvant : nel senso di piacciono (cfr. O r., Od., I, 1-4). tam : ripete il tantum del verso precedente. saxosas inter... valles : anastrofe: i nte r s a x os a s .. . valles. ante : ha valore avverbiale = prima che tu mi faccia alcun dono. Menalca pre viene il desiderio dellamico e gli dona per primo la fragile zampogna, quella con cui cant la I I e la I I I ecloga, delle quali qui cita i due inizi. Si molto discusso sul dono di Menalca a Mopso, offerto con cosi candida modestia : forse lintenzione del poeta fu pi semplice di quelle attribuitegli dagli esegeti, volendo solo significare di aver superato con la ecloga V, pi complessa e felice, lo stretto m bito bucolico, per toccare elementi e motivi di pi ampio respiro. haec : sott. docuit del verso seguente= questa mi ispir , e, segue il primo mezzo verso dellecl. I I . docuit = com pose , con costruzione analoga a quella di fabulam docere, detto dellautore rispetto agli attori. At : pi forte di sed. pedum : il bastone noc chieruto dei pastori. cum : conces sivo = sebbene . tulit : nel senso di : consecutus est= ottenne . - e t : con un lieve valore avversativo = ep pure, e s che... . dignus amari : costruzione poetica alla greca come al v. 54 (= dignus qui amaretur). for monsum..., Menalca = bello per noc chi uguali e per bronzeo puntale . Cos Mopso non si lascia vincere in gene rosit e a sua volta dona allamico il suo bel bastone pastorale : un ba stone ornato di guarnizioni di bronzo e di simmetrici nodi. Egli lha rifiu tato ad Antigene, che glielo aveva chiesto pi volte (eppure Antigene meritava di essere amato !) ; anche per questo il dono tanto pi pre zio). Con questa nota affettuosa e con questo sincero e semplice scam bio di doni tra i due pastori, musici e poeti, termina questa bella quinta ecloga. LE GE O R G I C HE L e Georgiche sono, in certo senso, la continuazione delle B u c o l i c h e , ma su un piano di pi viva partecipazione alla natura e di pi ac corta padronanza di tecnica compositiva e di mezzi espressivi. Fu rono scritte tra il 37 e il 30a, subito dopo le B u c o l i c h e e prima del- Y E n e i d e . Il poema consta di circa 2200 versi esametri; diviso in quattro libri, dei quali il primo tratta dellagricoltura in genere, il secondo della coltivazione delle piante, specialmente della vite e del l olivo, il terzo dellallevamento degli animali, il quarto delle api. Ogni libro si apre con una pi o meno breve invocazione alla di vinit, preposta all attivit, a cui consacrato il canto, contiene la dedica a Mecenate, e si chiude, secondo la tecnica alessandrina, ri sentita anche in Lucrezio, con un episodio o con un inno di pi alta intonazione lirica ; varie digressioni, interposte qua e l, servono a far circolare entro la materia didascalica un pi mosso soffio di poesia. Il poema, pi che essere di preciso carattere d i d a s c a l i c o , rivela vere e proprie finalit artistiche, sostanzialmente diverso da tutte le opere, prosastiche e poetiche, che lo avevano preceduto (da Esiodo a Varrone Reatino) o che lo avrebbero seguito (da Columella a Palladio). Virgilio si trov a comporlo in un periodo assai favorevole, quando Augusto, nel piano delle sue riforme sociali, rivolgeva l attenzione al l agricoltura e alla terra, richia mando la coscienza dei Romani agli antichi costumi agresti, alla benefica prosperit dei campi, fonte inesauribile di benessere col lettivo e individuale. E quel h a u d m o l l i a i u s s a (I I I , 41) di Mece nate recava senza dubbio allamico non solo la voce del tempo, ma anche l invito, il suggerimento suo e di Ottaviano di inserirsi con la sua opera poetica nel piano delle riforme, diventandone l espressione pi autorevole. E Virgilio, nella sua innata passione alla terra, scrisse unopera darte, fresca ed originale, nella quale il suo spirito si allarga ad una visione pi sincera della natura, ad un pi profondo e clto interesse umano, ad un senso reli gioso del lavoro e della vita ; anche la tecnica compositiva vi si rin- 4 50 P. VI RGI LI O MARONE nova e si perfeziona sotto l urgenza del sentimento del poeta, che mai imposta scientificamente l argomento, mai assume toni ammo nitori coi verbi allimperativo (f a c i t e , tento, ecc.), mai si prolunga in litanie di precetti, e, quando questi ci sono, paiono discendere dalla stessa natura delle cose. Vi si nota, vero, lo sforzo del poeta nel dare una veste adatta a questa materia poeticamente spesso ribelle, a piegare a forma darte concetti rigidamente tecnici, ma proprio qui egli si rivela dominatore dellargomento, rendendolo attraverso l afflato poetico in forma tersissima ; basta a volte un aggettivo, un verbo a dare colore e sapore a cose sbiadite. Cos la i u s t i s s i m a t e l l u s cantata con una spiritualit pi ele vata e moderna : indagata nei suoi misteri, esplorata nelle sue virt prodigiose, illuminata e celebrata nelle sue immutabili e prov videnziali leggi ; il lavoro stesso non sentito pi una legge ferrea di Giove ma dovere di tutti i mortali, strumento di reden zione umana, fonte di ricchezza e di felicit individuale e sociale : sul ritmo di esso viene misurata e proclamata la dignit stessa del l uomo. In tal maniera Virgilio ci appare gi il poeta pi vicino alla, natura, il pi ricco di spiritualit precristiana, i l pi sensibile ai problemi stessi del lavoro umano, il pi dotato di quella musi calit interiore, di quella trasparenza e maturit stilistica che fecero delle G e o r g ic h e il capolavoro di Virgilio e il poema pi perfetto del pi perfetto ed elegante poeta latino (L eo pa r d i ). I NTRODUZI ONE E L ODE DI AUGUSTO (Georg., I , 1-28; 40-42) S iam o a l p r i m o li br o delle Georgiche, nel quale Vir g i li o canta i l a v o r i c a m p e s t r i , dall a semina a l raccolto, con tale ricchezza d i p a r t i c o l a r i , d a f a r p e nsar e che d ott ri na e d e s p e r ie n z a p e r s o n a l e - s i siano mirabilmente a r m o n iz z a te , p e r f a r e d i lu i , p i che d i ogni altro, i l p o e ta dei ca m p i . I l brano un vero e p r o p r i o pro e m io d i tutto i l p o e m a georgico : contiene i n f a t t i V e s posi zione del! argomento generale con i l nome del ded ic a t a r i o . M e c e n a t e (vv . 1 - 9 ) , Vinvocazione a g li d i (v v . 6 - 2 3 ) , part icol arment e a l Sole e all a Luna, che regolano i l corso delle st agioni , e da ultimo ( v v . 2 4 - 4 2 ) Velogio a d O tta v i a n o , vibr ante d i ammir azione e d i lode, p e r ess ere egli, t r a t u t t i g l i di, i l nuovo nume , destinato a consumare l e a s p e t t a z i o n i d e llumanit nella p a c e e nel benessere sociale, d i cui l a r i c c h e z z a d e i c a m p i costituisce l elemento f o n d a m e n ta l e . V i r g i li o con questo p roem io ubbidisce a d una t r a d i z i o n e costante nella let ter atura a n t i c a e moderna, che esige una p r t a s i a d ogni genere d i poema. f a c i l e LE GEORGI CHE 51 per s u p p o r r e , che d ata l a p a r t i c o l a r e s e n s i b i l i t v i r g i l i a n a , l'elemento t r a d iz io n a l e s i colorisca d i fr es c h e z z a e d i sentimento nuovo, non solo in ordine alla invocazione degli di, dove p u r s i pu cogliere parecchio della s p i r i t u a l i t re l ig i o s a del p o e ta , ma anche in ordine a d Otta v i a n o , dove g l i accenti d i lode e d i a mm ir azione, se non s i s a p es sero d e t t a t i da cuore sincero, potrebbero sembrare i s p i r a t i qua e l a l tono solenne e convenzionale d ell a celebrazione a d u la t o r i a . Quid faciat laetas segetes, quo sidere terram vertere, Maecenas, ulmisque adiungere vites conveniat, quae cura boum, qui cultus habendo sit pecori, apibus quanta experientia parcis, hinc canere incipiam. Vos, o clarissima mundi 5 1-4. Nei primi quattro versi Vir gilio riassume l argomento del poema, nel quale si propone di cantare la col tivazione dei campi, quella delle viti e degli alberi in generale, l allevamento del bestiame e lapicultura. laetas = liete , pia meglio : fertiles, fecundas : uno dei tanti aggettivi virgiliani, cosi ricchi di significati ampliati, an che umani. Servio commenta al ri guardo : nam fimus (=. il concime ) qui per agros iacitur, vulgo laetamen vocatur, perch rende fertile la terra. qui d faciat : come le due successive interrogative indirette (con veniat, sit) sono oggettive della pri n cipale canere incipiam (v. 5). E un periodo strutturalmente complesso e faticoso per il cumulo degli incisi e delle proposizioni, ciascuna delle quali contiene l argomento dei singoli libri del poema ; occorre leggerlo attenta mente e scomporlo nei suoi elementi a partire dalla proposizione principale. segetes : seges , secondo Varrone, il campo seminato a grano o a biade ; si distingue dall 'arvum, che indica il campo arato, il maggese, non ancora seminato ; ma qui seges ha significato comprensivo. quo si dere = sotto quale costellazione , cio in qual tempo dellanno. terram vertere == arare. Maecenas : il vocativo dedicatorie, che figura quasi sempre nelle protasi dei poemi. adiungere : quello che i contadini dicono m a r i tare (Servi o). quae cura boum = quale debba essere la cura per i buoi , il bestiame grosso, in opposi zione a pecus, quello minuto. qui cultus habendo sit pecori : cio : qui cultus sit p e co r i ut habeatur = quale trattamento sia necessario per tenere bene il gregge ; il dativo del gerun divo indica lo scopo. pecori : la cesura tritemimera mantiene lo iato con il seguente apibus. apibus... parcis : sott. habendis = quanta espe rienza ci voglia per le sobrie api dativo di scopo come sopra. 5-6. hinc = da qui , non dalle api, ma da tutti gli argomenti prima accen nati ; altri = da questo momento. clarissima mundi lumi na : il sole e la luna. L invocazione incomincia dal sole e dalla luna, splendenti numi delluniverso, che guidano nel cielo il corso dellanno : poi essa si allarga a L ibero ed a Cerere, il dio del vino e la dea delle messi. A rbitraria lidentificazione tra questa coppia di di e la prima : solo molto pi tardi tali divinit si sovrapposero e si con fusero. L ibero corrisponde al Dioniso- Bacco dei Greci, e per merito suo lacqua si mescol al vino nelle tazze 52 P. VI RGI L I O MARONE lumina, labeptem caelo quae ducitis annum ; Liber et alma Ceres, vestro si munere tellus Chaoniam pingui glandem mutavit arista, poculaque inventis Acheloia miscuit uvis ; et vos, agrestum praesentia numina, Fauni, 10 ferte simul Faunique pedem Dryadesque puellae : munera vestra cano; tuque o, cui prima frementem fudit equum magno tellus percussa tridenti, Neptune ; et cultor nemorum, cui pinguia Ceae ter centum nivei tondent dumeta iuvenci ; 15 dei convitati. L Acheloo era un fiume tra lA carnania e l Etolia ; gli Etoli per i primi avrebbero beneficiato della invenzione di Dioniso. Cerere, iden tificata poi con la greca Demetra, avrebbe introdotto la coltura del gra no : gli uomini per merito suo avreb bero sostituito il pane alle ghiande caratteristiche della Caonia (lodierno Epiro), ricca di querce. labentem = currentem, cito t ranseuntem (Serv.). 7-10. alma : dal verbo alere; in L u crezio (I , 2) alma Venus, che d a tutti la vita . si : equivale a siqui dem, asseverativo proprio della pre ghiera = se vero che... . L iber... u v i s : la disposizione a chiasmo: si nomina per primo L ibero, ma in ultimo il suo dono. Chaoniam : esornativo. glandem : singolare poetico, come pingui arista = sostitu le ghiande con le ricche spighe . pocula... Ache l oi a : propriamente = bicchieri Ache loii ; ma qui significa semplicemente acqua dellAcheloo . Ed ecco nella litania virgiliana la volta dei Fauni, numi propizi ai contadini, e delle Driadi, Ninfe dei boschi : assistano essi il poeta che si accinge a cantare i loro doni. Servio si domanda perch qui Virgilio parli di pi Fauni (Fau ni), dal momento che Fauno uno solo. I n realt per al Fauno origi nario, divinit benigna (da faveo), venerata anche con il nome di Luper cus ed identificata in seguito con il Pan dei Greci, si aggiunse ben presto una schiera di simili divinit minori, suoi figli, o, comunque, suoi discen denti. agrestum : la forma arcaica dellaggettivo sostantivato. praesen ti a = propizii , favorevoli . 11. ferte pedem : inteso in due modi = venite oppure = assiste temi nellelaborazione del canto ; lespressione grammaticalmente si rife risce solo ai Fauni ed alle Driadi, ma nella seconda interpretazione, logica mente, anche agli di nominati prima. 12-19. I ncomincia ora la serie degli di greci : ' innanzi a tutti Nettuno, al quale la terra, percossa dal grande tridente, gener per la prima volta il cavallo, fremente di forza e di vita, prezioso aiuto per il contadino. Dopo viene Aristeo, figlio della Ninfa Cirene e di Apollo, venerato specialmente a Ceo. Ecco Pan, il dio dellarcadica Tegea, protettore del bestiame e dei gioghi del Menalo ; ecco Minerva : i Romani identificarono tale divinit italica, dea intelligente ed ingegnosa, con la bellicosa Pallade dei Greci, che per ottenere il possesso dellAt tica fece spuntare dalla terra l ulivo con un colpo di lancia. tuque : nota lefficacia dello iato con o invo cativo al centro del verso. cui : dativo di vantaggio, come poi al v. 14. frementem equum = il focoso cavallo . ter centum : nel L E GEORGI CHE 53 ipse nemus linquens patrium saltusque Lycaei, Pan, ovium custos, tua si tibi Maenala curae, adsis, o Tegeaee, favens, oleaeque Minerva inventrix, uncique puer monstrator aratri, et teneram ab radice ferens, Silvane, cupressum; 20 dique deaeque omnes, studium quibus arva tueri, quique novas alitis non ullo semine fruges, quique satis largum caelo demittitis imbrem ; tuque adeo, quem mox quae sint habitura deorum concilia, incertum est, urbisne invisere, Caesar, 25 terrarumque velis curam, et te maximus orbis auctorem frugum tempestatumque potentem accipiat cingens materna tempora myrto . . . senso di innumerevoli . dume ta = frutices (Servio). si : cfr. al v. 7. ti bi... curae : doppio dativo. M aenal a : neutro plurale ; c anche la forma. Maenalus, -i, che indica complessivamente tutto il massiccio. adsi s : congiuntivo di preghiera = sii presente, favorevole . 19-21. Anche Trittlemo, inventore dellaratro ricurvo, ha il suo onore ; anche Silvano, che porta con s un cipresso ancor giovane, strappato con tutta la radice : questo dio essenzial mente italico ha alcuni tratti comuni con Fauno e Pan. monstrator : un neologismo virgiliano = e il fan ciullo (Trittlemo) che mostr l uso del ricurvo aratro . dique... om nes : invocazione riassuntiva ; nota il que anche nel quique seguente. tueri : infinito presente con studium = cura , invece del gerundio tuendi. 22-23. non ull o semine (- nullo se mine) senza alcun seme ; abl. strumentale ; sono qui indicate le piante che nascono spontaneamente. satis = seminagioni : un dat. di vantaggio, nonch poetico, per in sala (da sero, is, svi, satum, ere). 24. I ncominciano le lodi di Otta viano in un tono di tanta solennit da rasentare l enfatico e l adulatorio (cfr. Argomento). Ottaviano ancora vivo ed il poeta non sa in quale cate goria sar posto quando otterr gli onori divini. T utto, comunque, nella possibilit del giovane Ottaviano, n si sa se egli sceglier la cura delle citt e delle terre e se limmenso orbe della terra lo riconoscer padre delle messi e signore delle stagioni, cingen dogli il capo con il mirto sacro a Ve nere, progenitrice degli Eneadi e quindi di Ottaviano stesso. adeo = spe cialmente . quem : int.: quem (retto da habitura) incertum est quae concilia deorum mo x habitur a sint. mox = presto : non allude allapo teosi di Augusto, ma agli onori divini, che gli furono tributati in vita. 25-26. urbis = urbes. ne : il primo termine della lunga interroga tiva disgiuntiva che continua nei versi che seguono. invisere = visitare retto insieme a curam da velis, che ha quindi due oggetti, verbale e nomi nale. maximus orbis : sott. ter rarum. 27-28. auctorem (da augeo) fru gum = padre delle mssi . po tentem : participio sostantivato con il genitivo oggettivo tempestatum = si gnore delle stagioni ; tutti e due gli accusativi sono predicativi di te. cingens... myrto : sott, l i b i = cin gendoti il crine di mirto materno . 54 P. VI RGI LI O MARONE da facilem cursum atque audacibus adnue coeptis, 40 ignarosque viae mecum miseratus agrestes ingredere, et votis iam nunc adsuesce vocari. 40-42. da facilem cursum : con serva la metafora = concedi felice rotta : il momento conclusivo della preghiera. audacibus... coepti s = allaudace impresa : lo stesso poeta avverte le difficolt dellargomento da cantare. viae : cio quella dellarte di coltivare i campi. mecum : si riferisce a ingredere (imper. di ingre dior avnzati ) e a miseratus, non ad ignaros ; intendi e, commiserando meco gli agricoltori, ignari della via (di tale arte), fatti innanzi (avnzati) e av- vzzati fin dora (etiam nunc) ad essere invocato con voti; etiam nunc: perch Augusto ancora vivo. Con queste battute finali del brano introduttivo, il poeta invoca Augusto ad assisterlo nella sua nuova fatica ed a considerare benevolmente gli umili agresti, ignari ormai dellarte della coltivazione dei campi, perch oppressi e sconvolti dalle tragiche vicende della guerra civile, da poco spenta. E qui si risente la piet virgiliana per quanti soffrono nellumil t della vita la tragedia della storia. LE GEORGI CHE 55 PRODI GI PER LA M ORTE DI CESARE (Georg., I , 461-508) questo i l celebre e p is o d io dei p r o d i g i che accompagnarono la morte d i Cesare. Es s o innestato con abile accorgimento nella cornice del li b r o : i l p o e t a sta illus trando i segni i n d i c a t i v i del sole in ordine a l tempo e alle stagioni ; con una domanda retorica chi oserebbe d ir e bugiardo i l s o l e ? . . . (v. 4 6 3 ) , egli allarga la vis ione, e d a i c asi f i s i c i p a s s a a quelli umani e, p i p r e ci sament e, s t o r i c i e leggendar i d i Roma ; egli ( i l sole) spesso avverte anche che sovrastano cieche a g i t a z i o n i e in s i d i e , e che stanno p e r s c o p p i a r e nascoste guerre (v. 4 6 5 sgg. ) . E q u in d i chiarisce i l concetto con l e p is o d io in questione, che, p e r po te n z a d e s c r itt iv a e colo ritu r a d i im magi ni, p e r v i v e z z a d i sentimento e d r a m m a t ic i t d i toni, uno degli squarci p i ele v ati delle Georgiche. L argomento qui cantato da Vir g i li o comune all a p o e s i a augustea e p o s t e r io r e . M a ci che in a l t r i non s i tr ova quella commossa p a r t e c i p a z i o n e , quella s e n s i b i l i t umana, quel p i a n t o f r a t e r n o , quella commise r az ione d e lloscuro avvenir e d i Roma, che dnno un tono inconfondibile a l canto d i V i r g i li o e g l i s t r a p p a n o l accorata p r e g h i e r a f i n a le , dove, lungi d a l l e n f a s i d e l f o r m a l i s m o retorico e, tanto p i , del v il e accento adu latorio, l a p o e s i a tocca i l punto p i alto e p a t e t i c o : D i p a t r i i , I n d i g e t i e Romolo, e tu. Vesta m a d r e . . . non vogli ate i m p e d i r e che questo giovane ( O tt aviano) venga i n soccorso a ll a generaz ione in rovina ! A b b a s ta n z a g i d a tempo lavammo col sangue nostro g l i s p e r g i u r i della T r o i a Laome dontea . . . ; tante guerre p e r i l mondo, cosi numerosi a s p e t t i d i colpa, nessun degno onore a l l a r a t r o ; s q u a l l i d i i c a m p i senza i coloni, e le curve f a l c i son f u s e a f o r m a r e l a r i g i d a s p a d a (vv. 4 88, sgg.). Con queste ultime pensos e p a r o l e , i l p o e t a ter mina i l brano e chiude con esso i l p r i m o li bro, che s i era a pert o, ma con ben a lt r a intonazione, con una stessa invocazione a g li di. Vien f a t t o d i chiamare a confronto l a chiusa dellode 1, 2 d i O r a z i o , dove s i riascoltano, dopo la narrazione dei p r o d i g i d i v i n i p e r la morte d i Cesare, accenti id e n t i c i d i celebrazione e d i invocazione a ll a g i u s t i z i a vendicatrice degli di. 56 P. VI RGI LI O MARONE Denique, quid vesper serus vehat, unde serenas ventus agat nubes, quid cogitet umidus auster, sol tibi signa dabit. Solem quis dicere falsum audeat ? ille etiam caecos instare tumultus saepe monet fraudemque et operta tumescere bella. 465 Ille etiam exstincto miseratus Caesare Romam, cum caput obscura nitidum ferrugine texit impiaque aeternam timuerunt saecula noctem. Tempore quamquam illo tellus quoque et aequora ponti, 461-462. Deni que : conclusiva temporale = da ultimo, infine ; il poeta chiude lesposizione sulle pre visioni del tempo, indicate nei versi precedenti e rivelate dai segni offerti dalla luna e dal sole. Questo, il sole, particolarmente mostrer al contadino che tempo far a sera inoltrata {quid vesper serus vehat) e se verr o meno la pioggia, quali intenzioni abbia l umido scirocco : Virgilio personifica, come spesso, l u m i dus auster. serus : complemento predicativo del sogg. v es per = sul tardi . vehat = apporti ; interrogativa indiretta, co me poi agat, cogitet, dipendenti dalla principale sol dabit. serenas : si pu rendere con serene ; il Fo scolo lo riecheggia con limpide nubi nel sonetto A Zacinto . ti bi : allagricoltore. 463-464. Sol em... audeat = chi oserebbe dire ingannevole il sole ? ; come un preparare la giustificazione di quanto si dir poi : nessuno ose rebbe affermare che il sole possa dare indicazioni sbagliate ; talvolta anzi av verte- che stanno per scoppiare rivol gimenti ancora nascosti e che covano occulti focolai di guerre, pronti a di vampare. audeat : cong. poten ziale. f al sum : con valore attivo = falso, ingannatore . eti am : lega tivo e rafforzativo insieme. - cae cos = clandestini, occulti , quindi, per metonimia = ciechi . tumul tus : le guerre sociali, le agitazioni popolari. 465-466. monet = svela . frau dem = linsidia . operta : con 10 stesso significato di caecos = na scoste . tumescere = fermentare, scoppiare . Ille : riprende con etiam il v. 464. exstincto... Cae sare : abl. assol. con valore tempo rale e causale insieme. miseratus : sott. est = ebbe piet ; la nota umana, contenuta nel verbo, nella personificazione del sole. 467-468. cum... noctem = quando nascose il fulgido capo con la nera caligine e le empie generazioni temet tero una notte eterna ; obscura niti dum : rende con l antitesi pi viva limmagine. impia... saecula : aeter nam... noctem : nota la collocazione chiastica delle parol e. con il verbo al mezzo e il ritmo solenne di tutto 11 verso. L a tradizione storica ci parl a di due eclissi parziali di sole, nellann o in cui fu ucciso Cesare : in maggio e in novembre. 469-471. Tempore... dabant: anche altri strani ed inconsueti fenomeni atterrivano gli uomini sulla terra e sul mare : cagne infauste e ripugnanti si aggiravano per le strade ed uccelli notturni, come gufi e civette, svolaz zavano di giorno riempiendo di ter rore ogni cosa. L Etna sembr scate nare la sua furia eruttiva, traboc cando dai rotti crateri e vomitando fiamme e lava incandescente sulla terra dei Ciclopi. L Etna era consi derata la fucina di Vulcano ed i Ci clopi i suoi aiutanti. quamquam : L E GEORGI CHE 57 obscenaeque canes importunaeque volucres 470 signa dabant. Quotiens Cyclopum effervere in agros vidimus undantem ruptis fornacibus Aetnam, flammarumque globos liquefactaque volvere saxa ! Armorum sonitum toto Germania caelo audiit, insolitis tremuerunt motibus Alpes. 475 Vox quoque per lucos vulgo exaudita silentes ingens, et simulacra modis pallentia miris visa sub obscurum noctis, pecudesque locutae infandum ! Sistunt amnes terraeque dehiscunt, et maestum inlacrimat templis ebur aeraque sudant. 480 con valore correttivo avverbiale = se non che . aequora ponti = di stese del mare ; espressione lucre- ziana (I , 8). obscenae : nel senso di immonde o di ominosae = di malaugurio ; determina il genere di canes, femminile che, come spesso nei poeti, ingrandisce l immagine del di sgusto e del raccapriccio. impor tunae = fuori tempo , quindi sfa vorevoli . quoti ens : sott. ilio tempore. undantem : cio exundan tem = traboccante , con unimma gine tolta dalle acque : regge ruptis fornacibus = dai crateri rotti , che pu essere anche un ablativo asso luto = squarciati i crateri . l i quefacta... saxa : la lava. Ger mani a : singolare collettivo. toto... caelo = per tutto il cielo . I pre sagi funesti furono numerosissimi : unaurora boreale probabilmente ter rorizz le popolazioni Germano-Cel tiche e le legioni romane di guardia sul Reno : per tutto il cielo si ud uno strepito di armi e gli uomini credettero di scorgere un combatti mento di di in cielo. L e Alpi furono turbate da insolite scosse di terremoto. Presso gli antichi radicata era infatti la credenza popolare che i monti, anche a causa della loro pesante mole, non fossero soggetti a scosse telluriche. 475-480. insolitis... motibus : abi. causale = per insolite scosse . vulgo = saepe, crebro. lucos : lucus per s il bosco sacro , ma sta normalmente per bosco in gene rale. exaudita silentes : in efficace contrapposizione = una terribile voce fu udita nel silenzio dei boschi : tutto il periodo chiuso da vox e da ingens. Questa voce paurosa il gioco delleco nelle montagne selvose, che ha sempre qualcosa di misterioso e di impressionante anche per noi, che co nosciamo le leggi dellacustica. Gli antichi lattribuivano addirittura agli di dei boschi e linterpretavano come segno di sventura. simulacra... mi ri s : un emistichio di L ucrezio (I , 123) = fantasmi stranamente pal lidi . sub obscurum nocti s = nel profondo della notte , espressione poe tica non consueta in prosa, perch obscurum non aggettivo sostantivato, come p. es. reliquum {noctis), ma di verr regolare nella prosa postclas sica. infandum ! : interiezione = orrore ! . Sistunt... dehiscunt : efficace allitterazione, in forma chia- stica con i relativi sostantivi. maes tum : complemento predicativo del soggetto = tristemente . tem pli s = in t e m p li s ; per altri un da tivo di commodo. ebur aeraque : sono le statue degli di fatte di avo rio e di bronzo . Questo parlare delle bestie, questo fermarsi dei fiumi 58 P. VERGILIO MARONE Proluit insano contorquens vertice silvas fluviorum rex Eridanus camposque per omnes cum stabulis armenta tulit. Nec tempore eodem tristibus aut extis fibrae adparere minaces, aut puteis manare eruor cessavit, et altae 485 per noctem resonare lupis ululantibus urbes. Non alias caelo ceciderunt plura sereno fulgura, nec diri totiens arsere cometae. Ergo inter sese paribus concurrere telis Romanas acies iterum videre Philippi ; 490 nec fuit indignum superis, bis sanguine nostro Emathiam et latos Haemi pinguescere campos. e spalancarsi della terra, questo pian gere nei templi le statue indice che lordine della natura rotto e sov vertito. Nota in tutti questi versi di squisita fattura una mirabile armo niosit. 481-483. Prol uit... si lvas : altro straordinario avvenimento : trabocca dal suo letto il Po e trascina nella piena delle acque armenti e stalle intiere. prol ui t : luscire dagli argini, il dilagare . contorquens s. = schiantando le selve . i n sano vertice = con gorghi furiosi . f l uvi orum: trisillabico; flu-vio- rum, per la consonantizzazione della -i-, Eri danus : il Po, detto rex, per ch il pi grande dei fiumi dI talia ; spesso anche Padus, termine pi po polare, come in Georg., I I , 452 ed in Aen., I X , 680. camposque... tul i t : questo trascinare con le stesse stalle gli armenti , la iattura pi grave delle acque devastatrici. Nec : unito a cessavit, che regge adparre, manare, resonare con il soggetto cruor, che propriamente il sangue ver sato dalle ferite. 484-486. tristibus aut = aut tristi bus. extis (sott. in) : exta erano le viscere delle vittime sottoposte al- Vextispicium, cio allosservazione di esse da parte degli haruspices ; an che di qui tristi presagi ! altae = alte in confronto ai villaggi ; ma anche grandi, vaste , oppure in senso predicativo profonde , cio fin nel cuore di esse . lupis ululantibus : ablativo assoluto con valore causale = dagli ululati dei lupi . 487-490. N o n alias : per nunquam = mai in altre circostanze . caelo sereno : ablativo assoluto con valore temporale. diri... cometae : come tae maschile. arsre = rifulsero con strano bagliore. ergo : con clusivo del detto innanzi : lavverarsi cio dei prodigi infausti, quali il ri bollire dai pozzi il sangue, l ululare notturno dei lupi per le vie della citt, lo scatenarsi dei fulmini a ciel sereno e il brillare nel cielo di s nu merose e minacciose comete. pari- bus... tel i s : abl. assoluto o strumen tale con armi uguali ; sono le guerre civili. iterum... concurrere : iterum va con concurrere non con v i dere ; la prima volta lo scontro fu a Farslo, nel 48 av. Cr., in Tessa glia, relativamente vicino a Filippi, in Tracia, dove la battaglia avvenne nel 42 av. Cr.; Tessaglia e Tracia facevano parte di ununica provincia romana, la Macedonia. 491-492. nec fuit indignum supe ris : int.: nec d i s iniquum v is um est = n parve ingiusto agli di , con log- gettiva E m a t h i a m pinguescere = che LE GEORGI CHE 59 Scilicet et tempus veniet, cum finibus illis agricola incurvo terram molitus aratro, exesa inveniet scabra robigine pila, 495 aut gravibus rastris galeas pulsabit inanes, grandiaque effossis mirabitur ossa sepulcris. Di patrii, Indigetes, et Romule Vestaque mater, quae Tuscum Tiberim et Romana Palatia servas, hunc saltem everso iuvenem succurrere saeclo 500 ne prohibete ! satis iam pridem sanguine nostro Laomedonteae luimus periuria Troiae. Iam pridem nobis caeli te regia, Caesar, l Emazia e la vasta distesa dellEmo si imbevessero del sangue nostro , cio, dei Romani. L Emzia una parte della Macedonia, ma qui desi gna tutta la regione ; l mo la catena dei monti che attraversano la Tracia, detti oggi Grandi Balcani ; qui desi gnano la Tracia in generale. 493-497. Scilicet : particella ge neralmente ironica e sarcastica ; qui nasconde un senso di amarezza = oh ! certo . terram mol itus (da m olior) aratro : cio : terram vertens aratro = smuovendo la terra con il ricurvo aratro . exsa = cor rose , sta con p i l a = le armi . scabra = aspera. effossis... sepul cris : ablativo assoluto = e mirer grandi ossa negli scavati sepolcri . Alla fantasia del poeta si apre la vi sione spettrale del futuro : armi cor rose dalla ruggine ed elmi vuoti, am maccati dai pesanti rastrelli del con tadino, mentre lavora la terra, e tombe scavate, con gigantesche ossa di ca duti. Era credenza popolare che gli eroi antichi fossero di proporzioni smisurate: allo stupore misto a timore del contadino non estranea tale in genua tradizione. 498-502. Dopo questa macabra vi sione, naturale scende l invocazione agli di : a quelli protettori della pa tria, anzitutto, che gli antenati vene ravano (prima di tutti Vesta, dea del focolare) e poi agli I ndigeti, i geni protettori del paese o gli eroi diviniz zati (come Romolo) : essi favoriscano le sorti di Roma e proteggano parti colarmente Ottaviano, ormai nel fiore dellet, perch possa scongiurare la rovina che minaccia tutta la presente generazione. Tuscum = il Tevere tosco per la sua origine etni sca; rE truri a era detta anche Tuscia. Romana Palatia = il romano Pala tino , dove la pi antica espressione di Roma. everso... saeclo : equi vale a perditis rebus = alla presente generazione che va in rovina . ne prohibete : lo stile poetico della preghiera con il ne e limperativo alla greca, invece del pi comune perfetto congiuntivo. i am pri dem = gi da tempo , ripetuto, ma con altro senso spirituale, al v. 503. luimus = lavammo , nel senso di scon tammo . L episodio di L aomedonte, re di Troia e padre di Priamo, ad dotto a giustificare la meritata prote zione divina. Si sa infatti che quel re spergiur due volte e neg prima ad Apollo ed a Poseidone, e poi ad Er cole la mercede pattuita. I Romani, discendenti dei Troiani, e quindi fatal mente destinati a scontare le conse guenze di siffatte colpe, hanno gi soddisfatto, secondo il poeta, con il sangue versato, alla loro pena. 503-504. nobis caeli te regia... invi - 60 P. VI RGI LI O MARONE invidet atque hominum queritur curare triumphos ; quippe ubi fas versum atque nefas, t0t bella per orbem, 505 tam multae scelerum facies ; non ullus aratro dignus honos : squalent abductis arva colonis, et curvae rigidum falces conflantur in ensem . . . det : invidet regge nobis (oggetto indi retto) e te (oggetto diretto) = la reg gia del cielo (= gli di) a noi cerca di toglierti , nel senso che egli degno di essere tra gli di. Caesar : Ot taviano. queritur curare : sott. te del verso precedente = si lamenta che tu ti interessi dei trionfi terreni . 505-506. quippe ubi ( = quippe ap ud quos : fortemente causale) = dal momento che presso di loro . fas versum atque nefas : cio : f a s in nefas, nefas i n f a s versum (sit). facies : cio genera aspetti di ne fandezze. aratro : pu essere tanto un dat. di vantaggio quanto un abi. retto da dignus. 507-508. squalent = giacciono ab bandonate le campagne. abduc tis... colonis : ablativo assoluto con valore causale. conflantur : ter mine tecnico del trattare i metalli, vetri, ecc. = soffiar insieme , gon fiare ; quindi forgiare , detto delle arrpi = le curve falci son fuse a forgiare rigide spade . i n ensem : singolare poetico e collettivo per enses. L a triste visione di guerra fra trici da torna a turbare la fantasia del poeta. Quando Virgilio scriveva, la pax Augusta era ben lontana dal l essere una realt, perch Ottaviano, A ntonio, A grippa conducevano guerre in tre regioni distinte e gi si stava delineando il conflitto finale tra Otta viano ed Antonio. Ai tristi presenti menti di guerra fa riscontro, come conseguenza, lo squallore della cam pagna e l abbandono dellagricoltura : incolti i campi, le falci rifuse a for giare rigide armi di battaglia. E qui lamarezza, del poeta, che si sente pi profonda nei versi quando descrive la desolazione delle guerre civili, che egli chiama empie , perch contrarie alle leggi divine ed umane. L E GEORGI CHE 61 I L CANTO DEL L A PRI MA VERA {Georg., I I , 323-345) M o l t i p o e t i a n ti c h i hanno cantato l a p r i m a v e r a , ma f o r s e nessuno con ta n t a s e n s i b i l i t p o e t i c a e con tanto calore d i sentimento quanto Vir g i l i o . E g l i non s i , a t t a r d a a cogliere d i p r o p o s i t o nella descr izione solo, p e r cos d ir e , i l lat o color istico esterno, ma entra nello s p i r i t o del f enomeno, scruta l' a n i m a della p r i m a v e r a , i l perch d i questo r i n n o v a r s i della v i t a , d i questa m i s t e r io s a m e r a v ig l ia dell'universo. Anche Luc r e z i o, che V i r g i li o tiene qui pres ente, a p r e i l suo p o e m a con un inno g r a n d i o s o a ll a p r i m a v e r a , all a virt g e rm inal e d ell a natura, che, sotto l a s p i n t a dellamore (Venere), chiama t u t t i g l i e ss eri a ll a v i t a , e nella v i t a rende gioconda l ' e s i s te n z a , fe c o n d a n d o l universo ; ma in Vir g i l i o l a contemplazione del risveglio della natura ha p a l p i t i d i tenerezza p e r le creature p i f r a g i l i e delicate, p e r le f o g l i e d e i boschi e delle selve , r i s onanti d i uccelli canori, p e r i c a m p i che aprono i l grembo all e t e p e n t i aure dello zefiro , p e r l a tenera vite, p e r i nuovi g ermogli e i p i c coli a n im a li . E qui a differenza d i Lucrezi o riaffiora uno dei momenti p i v i v i della concezione georgica v i r g i l i a n a : i l veder d a p pertutto l a bont d i v i n a , d is p e n s a tr ic e d i doni all a natura e a g l i u o m i n i : tutto ci che d i mer aviglioso, d i benefico e d i v i t a l e s i scorge nella r i n a t a p r i m a v e r a , non se non p a r t e c ip a z i o n e della v i t a l i t d i v i n a : Giove in Lucrezio, Venere che determina i l risorgere e lo s v i l u p p a r s i d i ess a. Tutto i l brano, che ha una sua mus ic a l it int im a e commossa, s i muove senza i m p a c c i d i strutture d o tt r i n a li e mitologiche. Ver adeo frondi nemorum, ver utile silvis, vere tument terrae et genitalia semina poscunt. 323. I l poeta ha introdotto il di scorso sul tempo pi opportuno per le seminagioni, e, giunto alla stagione della primavera, si sofferma a descri verne i meravigliosi effetti : in essa che le terre, gonfie di succhi vitali, attendono i semi fecondi adeo : con valore asseverativo = special- mente, appunto . nemorum... si l vis : nemus indica le piante ad alto fusto non coltivate, silva gli alberi coltivati ; ma su tale differenza di significato spesso si equivoca ; nota l insistenza sul termine ver, vere. 324-327. vere = a primavera . tument = si gonfiano di succhi vi tali. - geni tal i a semina = i semi germinatori . fecundis imbri bus = 62 P. VI RGI LI O MARONE Tum pater omnipotens fecundis imbribus Aether 325 coniugis in gremium laetae descendit et omnes magnus alit magno commixtus corpore fetus. Avia tum resonant avibus virgulta canoris et Venerem certis repetunt armenta diebus ; parturit almus ager Zephyrique tepentibus auris 330 laxant arva sinus; superat tener omnibus umor; inque novos soles audent se germina tuto credere, nec metuit surgentes pampinus austros aut actum caelo magnis aquilonibus imbrem, sed trudit gemmas et frondes explicat omnes. 335 con le piogge fecondatrici . Giove Etrio (pater Aether) per mezzo delle piogge fecondatrici discende dal cielo nel grembo della Terra (Hera), sua prospera sposa ; egli d cos vita ad ogni creatura, unendosi nella sua gran dezza al grande corpo di lei. co niugi s : la Terra, personificata in Hera (Giunone). laetae : nel senso di prospera, feconda . magnus : attributivo di Aether = e, grande, commisto al gran corpo di lei , d vita alle creature. 328-329. il canto del creato al risveglio della natura ; labbondanza delle liquide e delle vocali aperte, composte in agili dattili, conferisce a questi due versi una musicalit ve ramente canora . Avia = soli tari , perch appartati, lontani dalle vie frequentate e rumorose. vir gulta : la parte per il tutto = bo schetti . certis = determinati . di ebus : qui periodi determi nati per la riproduzione. 330-331. il miracolo della rina scita primaverile : al tiepido soffiar dello zefiro i campi aprono il seno ; il tenero umore trabocca dovunque, spuntano freschi e sicuri i germogli ai raggi del nuovo carezzevole sole. partrit : desiderativo di pario ; quindi si accinge a produrre . Zephyri : genitivo di tep. auris, che abl. di causa = al tepore delle aure primaverili . laxant... sinus = i campi dischiudono il grembo , in opposizione a rura gelu claudit hiems del v. 317. superat = abundat. tener... umor = il tenero umore , il nuovo succo vitale, che scorre facil mente dalla terra. omnibus : sott. arvis. 332-333. inque novos soles... cre dere : cio : i n lucem prodi re = e i germi osano sbocciare sicuri ai nuovi soli di primavera ; questo signifi cato di credere, che normalmente regge il dativo, giustifica qui la presenza del l accusativo. tuto = sicuri, senza pericolo dessere bruciati dalla ca lura. I l pampino ancor tenero sulla vite novella non deve temere i venti invernali : n Austro, n Borea tur bano pi la primavera, le piante di ogni genere si ingemmano e dispie gano le foglie. 334-335. actum = mosso, agitato riferito ad imbrem. caelo : abl. di luogo, entro il quale avviene il mo vimento ; altrimenti actum avrebbe ri chiesto pi propr. per caelum. tru di t = fa spuntare . 336-337. Alla fantasia del poeta si apre la visione della prima et del mondo : uneterna primavera per tutto luniverso : n soffiarono mai geliid venti, quando i primi animali videro la luce e la stirpe degli uomini, nati dalla terra, alz il capo dai campi, non L E GEORGI CHE 63 Non alios prima crescentis origine mundi inluxisse dies aliumve habuisse tenorem crediderim : ver illud erat, ver magnus agebat orbis et hiberni parcebant flatibus euri. Cum primae lucem pecudes hausere virumque 340 terrea progenies duris caput extulit arvis, immissaeque ferae silvis et sidera caelo. Nec res hunc tenerae possent perferre laborem, si non tanta quies iret frigusque caloremque inter, et xciperet caeli indulgentia terras. 345 ancora dissodati, e nelle selve nac quero le fiere e nel cielo le stelle. Anche qui Virgilio, come gi anno tava Servio, segue la credenza natu ralistica antica, che faceva venire gli uomini dalla terra. N o n alios : sott. ac vernos, riferito a dies = non altrimenti che di primavera ; letter. non altri che giorni primaverili... . prima... mundi = al primo na scere del mondo . dies : sogg. di inluxisse ed habuisse, retti da credi derim. tenorem = andamento . 338-342. crediderim : congiuntivo potenziale = propenderei a credere . ver... e rat = primavera era quel la... . ver... agebat = faceva pri mavera , costruito per analogia su agere vitam. parcebant flatibus : cio : abstinebant flatibus = rattene- vano gli spiriti , il soffio invernale ; soggetto euri = i venti . pri mae... pecudes = le prime creatu re . lucem... hausere : vivace tra slato -= bevvero la luce . virum = virorum. terrea: uno dei soliti ag gettivi virgiliani, a qualificare la stir pe umana, nata dalla terra. du ris = incolti , perci duri . immi ssae : pro innatae, intende Ser vio, chiarendo : neque enim ab alio immiss ae sunt. silvis... caelo : da tivi poetici, retti da immissae. 343-344. res... tenerae = i pro dotti ancor teneri . hunc... labo rem : la faticosa vicenda del caldo e del freddo secondo le stagioni. si... caloremque : verso ipermetro : il -que finale si elide con l iniziale del verso seguente. tanta quies : desi gna la stagione della primavera, ricca di calma . iret... inter = inter veniret : inter in posizione anastrofica e regge frigusque caloremque. exci peret : nel senso di favorisse bene volmente ; il soggetto la beni gnit del cielo . L e creature, appena aperte allesistenza, non avrebbero po tuto affrontare il duro travaglio delle variazioni climatiche, se al brusco al ternarsi del caldo e del freddo non si fosse interposta una cos placida stagione e la mitezza del cielo non avesse favorito benevolmente la terra. 64 P. VI RGI LI O MARONE LA PESTI L ENZA NEL NORI CO {Georg., I l i , 478-566) Altro celebre e p is o d io , che va letto tenendo presente un identico sublime squarcio lucreziano {VI, 1 1 3 6 sgg.) , quello che chiude i l terzo li bro, dedicato a g li a n im a li , dove descr itt a con p o te n z a terrif icante una mora dei medesimi, dovuta, secondo i l p o e ta , a d effetti a t m o s f e r ic i . Varrone Reatino a r r i v a v a a d ammettere r e s i s t e n z a nell'acqua e n e ll 'a r ia d i p i c c o l i s s i m i corpuscoli, che, se r e s p i r a t i , possono riu s c ir e f a t a l i . V i r g i l i o non dice questo, p a r l a solo della p e s t e e d e i suoi m i s e r a n d i effetti, come aveva f a t t o Lucrezio. E che molto d i Lucrezio qu i ci s i a , innegabile : per V o r ig i n a li t d i Vir g i li o a p p a r e evidente non solo nella tecnica e s p r e s s i v a , ma anche in certi a tt eggiam enti s p i r i t u a l i , che, mentre nulla hanno d ell a s p i e t a t a a n a l i s i s cientifica, a cui Lucrezio sottopone nervosamente i l f e n o meno d e i morbi, s i allargano in accenti d vera compassione umana, dove s i risente vivo quel sentimento d i f r a t e l l a n z a universale, che c a r a t te r i z z a la s p i r i t u a l i t v i r g i l i a n a . C e r ti vers i, come quelli i n i z i a l i ( qui muoiono dovunque, tr a le erbe f e l i c i , i v it e ll i, ed esalano p r es so le g r e p p i e ricolme le dolci anime i), cos f l e b i l i d i p i e t o s a mus ical it , r i d a l a anche nell'agget t i v a z i o n e tr a s l a t a ed anti te t ic a , sono l espressione p i eloquente d i questo stato d'animo v i r g il ia n o , che sente le p o v e r e bestioline c o m p a r te c i p i d i ununica sorte f a t a l e , comune a g li uomini e alle cose. Questo senso d i com p a s s io n e v o le f r a t e r n i t u m a n i z z a t a s i is p e s s i s c e con i l procedere del canto : e l a tosse affannosa squassa i m a i a l i amm a la t i l i s t r o z z a alla g ola . . . , senz a p i voglia dell'erba cade i l cavallo tr ionfatore, ha nausea del l' acqua, spesso batte con lo zccolo la ter ra, abbassa le orecchie e versa un sudore ambiguo e f r e d d o , come quello d e i mor ibondi ; e cos via, fino a l lamento del povero giovenco, che, ignaro della cieca f o r z a d is truggitr ice, p i a n g e i l suo morto compagno : va mesto l'a r a t o r e , tolto da l giogo i l g i o venco, che pia n g e i l suo compagno morto, e l a s c i a l ' a r a t r o confitto nel suolo, a. mezzo del lavoro {vv. 5 1 5 sgg.) . Tutto qui s p i r i t u a l i z z a t o , pi che umanizzato, e s quisitamente v i r g il ia n o . L E GEORGI CHE 65 Hic quondam morbo caeli miseranda coorta est tempestas totoque autumni incanduit aestu, et genus omne neci pecudum dedit, omne ferarum, 480 corrupitque lacus, infecit pabula tabo. Nec via mortis erat simplex ; sed, ubi ignea venis omnibus acta sitis miseros adduxerat artus, rursus abundabat fluidus liquor, omniaque in se ossa minutatim morbo conlapsa trahebat. 485 Saepe in honore deum medio stans hostia ad aram, lanea dum nivea circumdatur infula vitta. 478-481. A proposito delle pesti lenze, che possono diffondersi per Tinquinamento dellatmosfera, Virgilio ricorda la moria del bestiame avve nuta nel Norico. Servio ne d una spiegazione assai curiosa : l epidemia si sarebbe propagata dallAttica al Ve neto ed allI llirico e di qui al Norico, una regione che comprendeva parte della Stiria, della Carinzia e della Carniola, ma avrebbe avuto origine in Egitto. I n seguito ad una piena del Nilo, pi grande del solito, dal l acqua stagnante, per effetto del ca lore, si sarebbero prodotti animali vari (idiversa et plurima e lmo ammalia creata sunt), ma, al rientro del Nilo nel suo letto, dalla putrefazione di tali organismi si sarebbe verificato linqui namento dellaria. Di qui l epidemia, i cui effetti furono terribili, contagiando animali selvatici e domestici, inqui nando acque ed infettando pascoli. Hi c : cio : In regione Norica. morbo cael i = per l infezione dellaria . mi seranda = malsana . tempe stas = atmosfera ; per altri, una terribile sciagura . i ncandui t : il soggetto tempestas = si infuoc con lablativo di mezzo (toto aestu) ; Servio spiega : exarsit prima autumni parte. pecdum... ferarum : gli ani mali domestici (pecudes) e quelli sel vatici {ferae). corrupit = inqui n le acque. infecit... tabo = in fett i pascoli . 482-485. I segni premonitori del contagio sono prima una terribile arsura, poi linfezione, che consuma le membra. si mpl ex = ordina ria . ignea si ti s = una sete ar dente causata dalla febbre. acta = penetrata . veni s omni bus = per tutte le vene . adduxerat (= contraxerat) = avevarattrappi to . rursus : con valore avversativo: con tra = invece . f l ui dus l i quor ( = umor sordidus, Servi o) = li quido infetto . i n se mi nutati m trahebat = macerava pezzo a pezzo . con lapsa : part. da conlbor collabl. di causa morbo. 486-488. Comincia di qui la lunga serie delle misere vittime del morbo fatale, con un crescendo di terrore e di morte, che genera raccapriccio e compassione. dapprima la stessa hostia ( vittima sacrificale), che Cade proprio mentre viene offerta alla divi nit. Gli antichi preparavano in modo speciale le vittime del sacrificio, bian che per gli di superi, nere per quelli inferi, annodando intorno al capo un panno di lana (i n f i l a ), legato con una candida benda ( v it t a ) . Saepe... me dio = spesso, nel mezzo dei sacri fici offerti agli di (deum = deorum) . lanea... vi tta : costr.: dum lanea i n f u l a circumdatur (sott. ca p it i ) nivea v it t a mentre le viene cinta intorno al capo linfula di lana con la bianca benda , secondo il costume sacrifi- 5 66 P. VI RGI L I O MARONE inter cunctantes cecidit moribunda ministros, aut si quam ferro mactaverat ante sacerdos, inde neque impositis ardent altaria fibris, 490 nec responsa potest consultus reddere vates ; ac vix suppositi tinguntur sanguine cultri summaque ieiuna sanie infuscatur harena. Hinc laetis vituli vulgo moriuntur in herbis, et dulces animas plena ad praesepia reddunt ; 495 hinc canibus blandis rabies venit, et quatit aegros tussis anhela sues ac faucibus angit obesis. Labitur infelix studiorum atque immemor herbae victor equus, fontesque avertitur et pede terram cale. cunctantes = lenti i mi nistri dei culto nel compiere il sacri ficio, oppure esitanti per lo stato pietoso delle vittime. 489-491. s i quam = s i aliquam (ho stiam). ante = antequam (caderet). Tale era lo scempio miserando di quelle povere carni, che, secondo unantica credenza, non bruciavano neppur se poste sullaltare. Non era possibile allindovino trarre da esse vaticini (extispicium) ; appena appena si tingevano di sangue i coltelli, che i sacerdoti puntavano alla gola delle vittime (il rito comportava infatti un tale sistema di uccisione) e il suolo si macchiava soltanto in superficie di poca ed infetta materia. inde = ab hac causa = per causa della ma latti a , oppure : ex hac hostia, inten dendo : neque ardent fibrae sumptae ex hac hostia (= inde). consultus : part. predicativo di constilo con va tes l indovino consultato . sup posi ti : altro part. predicativo di sup pono con cultri = coltelli posti sotto la gola. 493-495. ieiuna sanie = sicca et exigua = di poca e rappresa mate ri a . infuscatur = si macchia . Hi n c = perci . vulgo (= ubique) = dappertutto . laetis... i n herbis = nei prati rigogliosi ; fa contrasto cori moriuntur. dulces... reddunt : nota di umana compassione = rendono le dolci anime . Qui la scena di orrore si allarga ed investe tutta la natura animale : cadono sui prati lussureggianti i teneri vitelli col piti dal morbo o esalano davanti alle greppie ripiene la dolce vita : la nota di contrasto tra la vita rigogliosa e la morte spietata rende pi acuto il senso di umana piet, che pare concentrarsi in quel dulces animas. 496-497. Si allineano cani diven tati rabbiosi e maiali strangolati dal langina, ed il baldanzoso cavallo, che, abituato alle brillanti vittorie nelle corse, fugge ora le fonti e picchia con il piede la terra ; ha basse le orecchie, un ambiguo sudore, simile a quello dei moribondi, gli scorre per il corpo ; l a pelle arida e dura a toccarla. L a precisione della descrizione dei sin tomi della malattia accresce lorrore della morte imminente. blandis rabi es : nota lo stridente contrasto di significato nelle due parole ravvici nate. quati t = fa scuotere . tussis anhel a = una tosse affan nosa . faucibus... obesis (= tumen tibus) : abl. strumentale o causale = li soffoca facendo gonfiare le fauci . 498-502. infelix studiorum = in felice ! ; studiorum va con herbae ; os sia : immemor st udiorum ( = corse) atque herbae. fontes avertitur : L E GEORGI CHE 67 crebra ferit ; demissae aures, incertus ibidem 500 sudor, et ille quidem morituris frigidus ; aret pellis et ad tactum tractanti dura resistit. Haec ante exitium primis dant signa diebus : sin in processu coepit crudescere morbus, tum vero rdentes oculi atque attractus ab alto 505 spiritus, interdum gemitu gravis, imaque longo ilia singultu tendunt, it naribus ater sanguis, et obsessas fauces premit aspera lingua. Profuit inserto latices infundere cornu Lenaeos ; ea visa salus morientibus una. 510 Mox erat hoc ipsum exitio, furiisque refecti ardebant, ipsique suos iam morte sub aegra avertor deponente di valore mediale, regge il complemento oggetto = fugge, schiva le fonti . crebra : vale cre bro ; un accusativo plurale neutro con valore avverbiale ripetutamen te . f eri t = batte, percuote . i ncertus = cuius causa non apparet (Servi o) = mutevole , ora freddo, ora caldo, ora molto, ora poco. mori turi s : dativo di possesso quel sudor freddo che proprio di chi sta per morire . tractanti = a chi la palpa ; retto da resistit. 503-508. Se la malattia dilaga, i sin tomi si aggravano : occhi ardenti, re spiro affannoso, interrotto talvolta da gemiti.: dalle nari esce sangue nero e la lingua scabra e secca preme la gola gonfia ed ostruita. Haec... dant signa : il soggetto equi peste correpti = i cavalli colpiti dalla pe ste . signa = sintomi . cru descere = v a li di or f i e r i (Servi o) ag gravarsi . ardentes oculi : sott. sunt. attractus... spiritus = il re spiro si tira dal profondo del petto . ab alto : sott. pectore. tendunt : il soggetto equi. naribus : ablativo di provenienza : sott. de = cola dalle nari . obsessas = clausas (Servi o) = ostruite . aspera : con valore predicativo = divenuta scabra . 509-510. Pietosi gli uomini som ministrano del vino a quelle gole riarse, sperando cos almeno si credeva che esso possa essere efficace rimedio contro la morte ; ma spesso proprio questo rimedio che accelera la fine : rinvigoriti dal vino, avvampano in un nuovo delirio e con i denti scoperti dilaniano e straziano le proprie membra. L orrore della macabra scena spinge il poeta ad invocare gli di che tale funesta paz zia sia riservata ai nemici e che mi glior sorte possa toccare ai buoni. Profuit... infundere = giov il versare . inserto... cornu : abl. assol. con valore strumentale = con l inserirvi un imbuto di corno . Lenaeos : cio di Bacco ; lns in lingua greca vale propriamente il tor chio. ea... una = quella parve la sola . morientibus : dativo di vantaggio = per le bestie moribonde . 511-514. ex i ti o: dativo di effetto = riusciva fatale . refecti : sott. vino. ardebant : con f u r i i s del verso precedente = ardevano di furore , diventavano furiosi. 68 P. VI RGI LI O MARONE di meliora piis, erroremque hostibus illum ! discissos nudis laniabant dentibus artus. Ecce autem duro fumans sub vomere taurus 515 concidit et mixtum spumis vomit ore cruorem extremosque ciet gemitus; it tristis arator maerentem abiungens fraterna morte iuvencum, atque opere in medio defixa reliquit aratra. Non umbrae altorum nemorum, non mollia possunt 520 prata movere animum, non qui per saxa volutus purior electro campum petit amnis ; at ima solvuntur latera atque oculos stupor urget inertes. Ad terramque fluit devexo pondere cervix. Quid labor aut benefacta iuvant ? quid vomere terras 525 di mel i ora pi i s : sott. mittant. erro* rem : pro furore posuit (Servi o). di sci ssos... l ani abant : cio : laniabant et discindebant ; l azione 'dei dilaniare precede quella dello straziare. nu di s = scarniti oppure scoperti . 515-520. E cce: ed ecco il tocco finale : il torello stramazza a terra sotto l aratro e, fumante di sudore, vomita, gemendo, dalla bocca bava e sangue. Triste il contadino distacca dal giogo l altra bestia, addolorata per la morte del compagno, e la scia l aratro piantato a met del solco. tutto un quadro di deso lata, raccapricciante tristezza, ad ac crescere la quale concorre la nota di contrasto con la natura, l a qua le rimane inalterata nella sua bel lezza ; le ombre fresche dei boschi, i prati digradanti al basso, i ruscelli scorrenti tra le rocce, pi puri del lelettro (lega di tre parti doro ed una dargento) non hanno pi attrat ti va alcuna : tutto ha colore di morte. fumans : sott. sudore. conci di t = si abbatte , stramazza . ci et = dat ; quindi : ultimum gemuit (Servio). i t tri sti s = va triste mente . fraterna morte : abla tivo causale retto da maerentem ; qui lumanizzazione della scena tocca lapice e commuove. opere in medio = a mezzo del lavoro . aratra : plurale poetico. defixa : con valore predicativo. umbrae... nemorum = gli ombrosi boschi , il primo richiamo allinfelice giovenco : poi i mollia morbidi prati, deli zia del suo pascolo. 521-524. movere animum: vale: in suum desiderium inlicere = attrarre, sollevare l animo . volutus : par ticipio perfetto di volvo con valore mediale = scorrendo tra i sassi. electro : termine coniato sul corri spondente greco a significare origi nariamente un misto doro e dar gento. ima : predicativo = in bas so . solvuntur : ha valore me diale = si afflosciano i fianchi. oculos... inertes : intende bene Ser vio : stupor urget oculos et inertes f a c i t : una specie di stupefazione rende fissi e smarriti gli occhi dellinfelice giumento. fluit = ciondola , si piega : il movimento caratteri stico, che precede la caduta. de vexo pondere = ti rata gi dal suo peso ; letteralmente per il peso, che la tira gi ; un abl. assoluto con valore causale. 525-528. Quid : con il plurale iu- vant un vero accusativo = in che L E GEORGI CHE 69 invertisse graves ? atqui non Massica Bacchi munera, non illis epulae nocuere repostae : frondibus et victu pascuntur simplicis herbae ; pocula sunt fontes liquidi atque exercita cursu flumina, nec somnos abrumpit cura salubres. 530 Tempore non alio dicunt regionibus illis quaesitas ad sacra boves Iunonis, et uris imparibus ductos alta ad donaria currus. Ergo aegre rastris terram rimantur, et ipsis gli hanno giovato... ? . i nver ti sse : sott. i u v a t = l aver rivoltato . graves = pesanti, dure . atqui : in senso ironico = eppure . i l l i s : sott. iuvencis. repostae = repositae prelibate . victu... sim pli cis herbae s i m p l i c i herba : il pi frugale dei cibi. Un senso di prote sta e di amaro sconforto muove l animo del poeta : a nulla giov al povero giovenco l aver faticato a ser vizio degli uomini : unica ricompensa la malattia e la morte ; eppure sono essi, gli animali, che non hanno colpa alcuna di tante calamit, non pro vocate da gozzoviglie e stravizi, a cui spesso si abbandonano gli uomini. I giovenchi si cibano solo di fronde e di semplice erba : pura acqua cor rente basta a soddisfare la loro sete e nessuna preoccupazione turba, come negli uomini, il loro sonno sereno. Qui il momento bucolico riprende il poeta, che vi si abbandona con no stalgico compiaci mento. 529-530. pocula = bevande in senso predicativo. sunt : sott. illis. l i qui di = limpide . exercita cursu fl umi na = le acque correnti dei fiumi ; letteralmente i fiumi stimolati dalla corrente . cura = affanno . sal ubres = sereni, ristoratori . 531-533. Da questo punto vengono descritte le tristi conseguenze della pestilenza : nelle regioni del Norico tanta fu la moria del bestiame che vennero perfino a mancare le gio venche per la festa di Giunone ed i carri delle sacerdotesse furono tra scinati al tempio da bufali selvatici di disuguale statura. Servio riferisce a questo proposito il ben noto epi sodio erodoteo di Cleobi e Bitone, attribuendo alla moria del bestiame, qui ricordata, l imbarazzo in cui venne a trovarsi la madre sacerdo tessa ; ma in Erodoto non appare cenno alcuno che ci consenta la pos sibilit di un tale collegamento. Tempore... I unoni s : int.: dicunt non alio tempore (in) regionibus illis quae sitas (esse) boves ad sacra Iunonis = si racconta che in nessun altro tempo in quelle regioni si cercarono, tanto le giovenche per le feste di Giunone ; tanta era la desolazione della mortalit !. uri s = bufali . i mpari bus = sparigliati, disu guali . ductos... currus : tutto retto sempre dal dicunt precedente. donaria : propriamente era il luogo destinato ai doni votivi ; qui vale tempia. 534-536. Alla fatica degli animali si sostituisce lopera delluomo, co stretto a fendere con i rastrelli la terra, a piantare con le mani i semi ed a trascinare con il collo teso i carri cigolanti su per gli alti monti. E rgo : conclusivo = perci . ae gre = a fatica . rastri s = ra strelli . ri mantur = in rimas agunt (Servi o) = fendono : il soggetto 70 P. VI RGI L I O MARONE unguibus infodiunt fruges, montesque per altos 535 contenta cervice trahunt stridentia plaustra. Non lupus insidias explorat ovilia circum, nec gregibus nocturnus obambulat ; acrior illum cura domat ; timidi dammae cervique fugaces nunc interque canes et circum tecta vagantur. 540 Iam maris immensi prolem et genus omne natantum litore in extremo ceu naufraga corpora fluctus proluit ; insolitae fugiunt in flumina phocae. Interit et curvis frustra defensa latebris vipera, et attoniti squamis adstantibus hydri. 545 agricolae ; nota l allitterazione tra r a s tr is e r i m a n t u r ed ii cumulo delle -r- che d al nesso un ritmo stri dente e pesante. infodiunt = piantano . contenta cervice : ablativo di modo = con il collo teso , per la fatica di tirare, essi, i contadini, i carri stridenti . 537-540. I l pericolo comune rende mansuete persino le fiere : il lupo non tende pi di notte insidie agli ovili ; le damme paurose ed i cervi veloci girano ormai senza timore tra i cani e in mezzo alle case. N o n : con il valore di non iam = non pi . insidias explorat: int.: locum explorat ad insidias parandas, per mancanza del bestiame. noctur nus : complemento predicativo = di notte . obambulat = gira in torno , insidia , con il dativo gre gibus. acrior... cura una preoc cupazione ben pi forte . timidi dammae : pi frequentemente fem minile : qui maschile serve ad evi tare lomoioteleuto. ti mi di... fuga ces : dicono qualit che ben si armo nizzano insieme ; nota la disposizione chiastica del semiverso. inter que = et inter. circum tecta = intorno alle case ; anche questo verso ricco di elementi eufonici. 541-543. L onda rigetta sulla riva, come cadaveri di naufraghi, le caro gne ed i relitti degli animali marini ; le foche, abitatrici del mare, cercano scampo nellacqua dolce dei fiumi. Muore la vipera, invano difesa dai tortuosi nascondigli del suo covo, muoiono gli intorpiditi serpenti, pur protetti dalle irte loro squame. genus omne natantum = ogni spe cie di pesci ; la forma arcaica so stantivata per natantium. li tore i n e x tr e m o = sullorlo del lido . ceu naufraga corpota = come cadaveri di naufraghi . prol ui t = getta fuori . i nsoli tae : con va lore predicativo = contro la loro abitudine . 544-545. Interit et = muore an che . curvis latebris : ablativo di mezzo = dai tortuosi nascondigli in vano difesa. attoniti : predicativo storditi . squamis adstantibus : ablativo di modo a con le squame irte . hydri : serpenti dacqua. 546-550. Neppure gli uccelli rie scono a cercare scampo con le agili penne in aria meno ammorbante ; cadono allimprovviso morti a preci pizio gi dalle nubi. Non serve a nulla mutare pascolo, n escogitare rimedi : anche i maestri della medicina si confessano vinti : Chirone, il cen tauro, figlio di Saturno e Fibra, fa moso per larte medica e maestro di Esculapio, e Melampo, figlio di Amitaone, medico ed indovino. L E GEORGI CHE 71 Ipsis est ar avibus non aequus, et illae praecipites alta vitam sub nube relinquunt. Praeterea iam nec mutari pabula refert, quaesitaeque nocent artes ; cessere magistri, Phillyrides Chiron Amythaoniusque Melampus. 550 Saevit et, in lucem Stygiis emissa tenebris, pallida Tisiphone Morbos agit ante Metumque, inque dies avidum surgens caput altius effert. Balatu pecorum et crebris mugitibus amnes arentesque -sonant ripae collesque supini. 555 Iamque catervatim dat stragem atqu aggrat ipsis in stabulis turpi dilapsa cadavera tabo, donec humo tegere ac foveis abscondere discunt. Nam neque erat coriis usus, nec viscera, quisquam Ipsis... avibus = persino agli uc celli . non aequus (= iniquus) = avverso , micidiale. praecipites : complemento predicativo = piom bando a precipizio . alta sub nube = sotto le alte nubi . refert : nel senso di prodest giova . quaesi taeque... artes = nuoc ciono i rimedi escogitati . ces- sre magi stri : sott. artis medicae = per vinti si son dati i medici . Phyl l yri des = Phylyrides, per ragioni metriche. 551-554. L a pallida Tisifone, una delle Furie, propriamente la vendi catrice , vien fuori alla luce dalle tenebre Stigie e semina strage sulla terra : spinge innanzi a s le Malat tie ed il Timore, che appaiono qui nella loro personificazione tradizio nale. Saevit... tenebris : nota lo spostamento : prima esce alla luce, poi incrudelisce. Tisiphone : nomi nativo nella forma greca. agit ante = spinge innanzi . surgens : sta con caput = che si drizza ; altri lo riferiscono ad in dies = e (Tisifone) leva pi alto il capo che si drizza insaziabile di strage. pe- crum : sono le greggi, come il mu gitibus designa i bovini. L a visione del dolore diventa cosmica : dovunque lamento incessante, incontenibile sofferenza di greggi a branchi intieri : sono ammucchiati nelle stalle cada veri su cadaveri, si da non permet tere agli uomini possibilit di sot terramento. 555-558. arentes = riarse : lef fetto della calura ; riferito sia ad amnes, sia a ripae, sia a colles. su p in i = in dolce declivio . dat... aggrat : soggetto Tisifone se mina strage a branchi e accatasta nelle stesse stalle le carogne disfatte dalla ributtante putredine . do nec = fino a che : il soggetto homines sottinteso. discunt = riescono a coprirle di terra e a nasconderle nelle fosse ; perch, come si vedr subito, nulla degli animali periti pu essere utilizzato dagli uomini : non la pelle, non la lana, non la carne : tutto infetto e corroso dal marciume ; e se qual cuno aveva osato maneggiare alcun ch di codesto, ne veniva subito con tagiato, e pustole fetide, sudore im mondo ed altro laceravano e con sumavano le membra. 559-566. cori is : dativo di pos sesso = le pelli non avevano la possibilit di essere usate . vi scera = carnes : contrapposto a coria. 72 P. VI RGI L I O MARONE aut undis abolere potest aut vincere flamma ; 560 n e tondere quidem morbo inluvieque peresa vellera nec telas possunt attingere putres ; verum etiam invisos si quis temptarat amictus, ardentes papulae atque immundus olentia sudor membra sequebatur, nec longo deinde moranti 565 tempore contactos artus sacer ignis edebat. undis... fl amma = non si pote vano n pulire con acqua, n cuo cere . morbo i nl uvi eque : retti da persa (da perdd) formano unen diadi : morbi inluvie corrose dalle sozzure del morbo . possunt : come sopra, il soggetto sottinteso homines e richiama il quisquam pre cedente. tel as... putres = le tele putri de. temptarat (= te mptave- rat) = avesse osato maneggiare o indossare quei sozzi vestiti. arden tes papulae... immundus sudor = ardenti pustole ed immondo su dore si diffondevano per le fetide membra ; nota il periodo ipotetico della real t, ad indicare l a certezza della cosa. membra sequebatur = per membra diffundebatur. moranti : riferito ad un ei sottinteso, che si richiama al si quis del v. 563 = ed a lui, senza che aspettasse molto tempo, il fuoco sacro consumava le membra contagiate ; il sacer ignis quello che i Greci chiamavano ier nsos = malattia sacra . L E GEORGI CHE 73 I L V ECCHI O DI CRI CO (Georg., I V , 116-148) uno squarcio stupendo del IV libro : esso tocca uno dei momenti pi alti della poesia georgica virgiliana, in quanto v adombrato il tipo ideale, il simbolo pi genuino e puro delluomo di campagna, dellagri cola, felice come un re, perch ha saputo costruire con loperosit (labor) delle sue mani il regno della sua pace e della sua fortuna in quellangolo benedetto di terra, in tanta semplicit di natura. Ha saputo crearsi un Eden, un giardino di gioie recondite e di felicit, il sognato paese dellArcadia. Non a caso il fortunato senex viene dal paese dellarcdica Cilicia, e sceglie come sua sede beata Taranto, quel lembo estremo dItalia, favorito dalla natura e dagli di. Dal punto di vista artistico questo brano tecnicamente perfetto e ritmicamente rifinito nella musicalit del verso, che rid i diversi momenti poetici della descrizione. Ed assai importante, per definire la evoluzione spirituale di Virgilio : un congiungimento tra mondo buco lico e georgico ; il poeta infatti vede cumulati nella figura del vecchio di Crico i suoi ideali arcadici morali, politici e religiosi, le gioie della vita campestre, frutto della semplicit di natura e della santit del lavoro. Atque equidem, extremo ni iam sub fine laborum vela traham et terris festinem advertere proram, forsitan et, pingues hortos quae cura colendi 116. I l poeta indica che l a sua opera volge ormai al termine : se egli non si apprestasse a raccogliere le vele e non volgesse con premura la prora a terra, gli sarebbe assai gradito cantare i giardini, o meglio quellinsieme di orto e di giardino che gli antichi, soprattutto nelle citt meridionali, solevano coltivare sul re tro delle case, troppo anguste e buie, perch dessero una gradevole pro spettiva di verzura e di fiori e in sieme il vantaggio di frutti freschi e saporiti. ni = nisi : periodo ipo tetico misto. 117-119. traham (per contraham, colligam)... festinem = mi affret tassi la protasi data come pos sibile, almeno per un istante : il poeta non ha la certezza di essere alla fine, ma lo ritiene probabile. terri s : dativo poetico di moto per : in terras. forsitan... cane- rem : forsitan ha ormai perduta la sua influenza sul modo del verbo ; l apodosi qui irreale, perch il poeta sa che non canter i giardini, come pure gli piacerebbe ; canerem regge a sua volta tre interrogative indirette (ornaret, gauderent, crescerei) ed coor- 74 P. VI RGI L I O MARONE ornaret, canerem, biferique rosaria Paesti, quoque modo potis gauderent intiba rivis 120 e t virides apio ripae, tortusque per herbam cresceret in ventrem cucumis ; nec sera comantem narcissum aut flexi tacuissem vimen acanthi pallentesque hederas et amantes litora myrtos. Namque sub Oebaliae memini me turribus arcis, 125 qua niger umectat flaventia culta Galaesus, di nata con la seconda apodosi tacuis sem (v. 123), pure di terzo tipo. pi ngues = fecundos : int.: quae cura colendi (= arte di coltivare) ornaret pingues hortos. biferi = che d frutto due volte . I l poeta si dilun gherebbe a cantare come vanno coltivati i giardini fertili ed i rosai di Pesto, che danno due fioriture allanno, in primavera ed in autunno : celebre la citt di Pesto, nella L u cania, non solo per i suoi templi, ma anche per la feconda bellezza naturale della sua terra, ammirata ancor oggi. 120-123. quoque... ri vis : cio : et quo modo intiba gauderent potis rivis = e come goda di ber l acqua cor rente lindivia ; intiba, orum neu tro plurale, accanto ad un intibus, i, m. e f. tortusque... cucmis : cio : et cucmis tortus per herbam cresceret in ventrem, in cui tortus, che ha valore mediale, si riferisce al gambo e cresceret al frutto del coco mero = e come si arrotonda il coco mero, che si avvolge per l erba . sera : un neutro plurale usato assolutamente alla greca, con valore avverbiale = che tardi mette la chioma . fl exi = flexibilis. vi men : indica = il fusto del fles suoso acanto . 124.125. pal l entesque (= et pallen tes) = pallide , detto delle edere. amantes l i tora : in prosa pi pro priamente con il genitivo oggettivo litorum. Virgilio non intende svol gere ora largomento, ma toccher solamente un ricordo, rimastogli im presso profondamente nellanimo. I n un suo soggiorno tarentino vide un vecchio Concio, a cui era toccato un pezzetto di terreno, disdegnato da tutti, non buono da arare, n adatto al pascolo, n propizio alle viti. I din torni di Taranto, ricchi di ogni ben di Dio, erano prediletto soggiorno di signori Romani. L a rocca di T aranto qui detta Oebalia, cio L acone, perch lo Spartano Falanto avrebbe fondato la citt, o meglio, avrebbe ampliata e rafforzata la citt gi esistente per opera di Taras, figlio di Nettuno. Corico citt della Ci licia : da un passo di Svetonio sap piamo che Pompeo, dopo la vittoria sui pirati, avrebbe distribuito ai ne mici, ormai sottomessi, dei terreni in Grecia ed in Calabria : volle V ir gilio alludere ad uno dei pirati, or mai vecchio, trasformatosi in attento ed esperto coltivatore di un terreno incolto, o volle semplicemente allu dere ai metodi ed alla perizia agraria dei Cilici, famosi nellarte del giar dinaggio ? Certo che nel paziente e laborioso vecchio Cilicio non vi nulla di piratesco : la coincidenza storica pu quindi essere pi che altro casuale. 126-127. umectat : cio : f l u i t umec tans bagna fecondando ; il verbo frequentativo indica la continuit del lazione. ni ger : per il colore delle acque. fl aventi a = biondi, col tivati , uno dei tanti aggettivi cari L E GEORGI CHE 75 Corycium vidisse senem, cui pauca relicti iugera ruris erant, nec fertilis i lla iuvencis, nec pecori opportuna seges nec commoda Baccho. Hic rarum tamen in dumis olus albaque circum 130 lilia verbenasque premens vescumque papaver, regum aequabat opes animis, seraque revertens nocte domum dapibus mensas onerabat inemptis. Primus vere rosam atque autumno carpere poma, et, cum tristis hiems etiamnum frigore saxa 135 rumperet et glacie cursus frenaret aquarum, i l l o comam mollis iam tondebat hyacinthi, aestatem increpitans seram zephyrosque morantes. a Virgilio. vidi sse : retto da me mini, con il soggetto nel me precedente ; Servio stesso avverte per che am messa anche la forma : memini videre con il medesimo valore ; il poeta pare denunziare unesperienza per sonale, n occorre con altri pensare che si tratti di un puro espediente poetico. relieti : cio = abban donato , terreno che nessuno vo leva , perch sterile ; per altri = lasciato in eredit . 128-129. iuvencis : dativo retto da f er ti li s = apta ; per altri un abla tivo causale o strumentale = per il lavoro dei giovenchi . pecori : singolare poetico. seges : qui termine generale ; intendi pr terra = terreno da coltivazione . nec... Baccho = non adatto per la vite . 130-133. I l vecchio piantava e col tivava un po dinsalata qua e l tra i rovi, dove il terreno meno in grato, e intorno bianchi gigli e ver bene e papavero commestibile : quanto bastava a renderlo beato e a non fargli invidiare ricchezze di re, con tento del suo lavoro e di quanto la terra gli produceva per le esigenze della vita. qui incarnato lideale di serenit georgica, il pi alto delle aspettazioni virgiliane. Hi c : pro nome di senex. rarum = sparso qua e l , perch il terreno non consentiva una pi ftta piantagione. circum : avverbio intorno . premens : nel senso di piantare , come in I I , 346 : premens virgulta. vescum = commestibile , di fronte allaltra variet soporifera ; al tri intende sottile , in ordine allo stelo. ani mi s = nei sentimenti ; ablativo di limitazione e segna il punto pi sensibile della serenit spirituale del senex. dapibus... i nempti s = cibi non compri ; pa role ricordate da Orazio, da Tasso e da altri ancora. 134. Pri mus : tra tutti. carpere : infinito narrativo in luogo dellim perfetto dabitudine = carpebat. Non solo le rose in primavera e la frutta in autunno raccoglieva il laborioso agricoltore, ma anche quando lin- verno squallido spaccava le pietre con il freddo, e con il gelo (altrove, non certo a Taranto !) frenava il corso delle acque, egli era consolato da una continua primavera. 135-138. tri sti s hi ems = l orrido inverno . eti amnum = ancora . saxa rumperet : anche noi siamo soliti dire che il gelo spacca le pietre . glaci e : strumentale, co me prima frigore. tondebat : 1'-at finale lunga, perch in arsi. i ncrepi tans = schernendo l a len- 76 P. VI RGI L I O MARONE Ergo apibus fetis idem atque examine multo primus abundare, et spumantia cogere pressis 140 mella favis ; i l li tiliae atque uberrima pinus ; quotque in flore novo pomis se fertilis arbos induerat, totidem autumno matura tenebat. Ille etiam seras in versum distulit ulmos eduramque pirum et spinos iam pruna ferentes, 145 iamque ministrantem platanum potantibus umbras. Verum haec ipse equidem, spatiis exclusus iniquis, praetereo atque aliis post me memoranda relinquo. tezza delTestate e degli zefiri, cio la bella stagione. 139-141. Ergo = e cos, perci . fetis = pronte a sciamare . abundare... cogere : infiniti storici, come carpere v. 134. i l l i : dativo possessivo (sott. erant) ; secondo unal tra lezione, illic. uberrima: int.: p l u r i m a . 142-143. Non si schiudeva fiore primaverile sullalbero fertile che non si tramutasse in frutto autunnale : la pianta corrispondeva alle fatiche del contadino quasi con umana gra titudine. quot... pomis : abla tivo retto da induerat. in fl ore novo : complemento di tempo = di quanti frutti con la nuova fioritura si era rivestito lalbero fecondo, al trettanti . ancora una lode allin- dustre operosit del vecchio e alla generosit della natura per lui : riu sciva persino a trapiantare e a di sporre a filari olmi gi adulti e il pero dalla corteccia ormai dura, e i pruni , quando gi portavano le susine, e il platano confortevole di ombra per chi beve alla sua frescura. 144-146. serasi = adulti . in versum dis tuli t = riusc a trapian tare in filari . eduram : la e accen tua il valore dellaggettivo = molto dura . s p i n os : Servio avverte che spinus, il pruno, maschile. ministrantem : detto del platano = che offre . 147-148. i n i q u i s (=angustis) = i na deguato, insufficiente . ali is : o da tivo di termine con relinquo, o dativo di agente con memoranda. Si sente che l argomento appassiona il poeta, ma la ti ranni a dello spazio lo co stringe a lasciare ad altri il compito di cantare i n sua vece cose cos ric che di poesia e di vita. Si sa che, subito dopo Virgilio, riprese il tema dei giardini un poetucolo di media statura, Sabinio Tirone, e pi tardi, nel I secolo d. Cr., L . Giunio Mode rato Columella volle colmare con il X libro, in esametri, del suo De re rustica la l acuna virgiliana. L E GEORGI CHE 77 L A L EGGENDA DI A RI STEO (Georg., I V , 315-337; 345-360 ; 374-352) Grande questione ha suscitato tra i critici la presenza di questo epi sodio nella struttura del IV libro, dedicato alla cura delle api, non solo per il suo contenuto artistico e poetico, ma anche per la sua eccessiva lunghezza, occupando esso poco meno della met del libro. Giova intanto ricordarlo. Il pastore Aristeo, figlio di Apollo e della ninfa Cirene; aveva perso il suo sciame, a causa di una malattia infettiva; disperato ed inquieto, lascia la valle di Tempe e raggiunge le sorgenti del fiume Peneo, dove abitava la madre, per esporle piangente e risentito l'accaduto e chiederle aiuto. Cirene accoglie, insieme con altre Ninfe, nel gorgo profondo del fiume, il figlio, lo ascolta e lo invia allo sfuggente dio marino, Prteo, insegnandogli le arti per poterlo afferrare. E Prteo gli rivela la causa della moria delle api : non un morbo occasionale, ma lira delle ninfe e degli di lo ha in tal modo perseguito e punito, per essere stato egli causa della morte di Euridice, che, per sottrarsi alle sue fichieste, venne, nella fuga, morsa da un serpente, nascosto tra lerba. Scomparso lindo vino, appare Cirene, e aggiunge, a conforto del figlio, quel che Prteo aveva taciuto : potr placare le ninfe e riprocurarsi lo sciame, solo a patto che immoli nel loro santuario quattro torelli e quattro giovenche, facen done colare il sangue dalle gole ferite ; lasci per otto giorni intatti i cada veri nel bosco; al nono, quando torner per altri sacrifici, vedr brulicare e uscir fuori dagli aperti fianchi sterminati nugoli di api, che formeranno il suo nuovo sciame. E cosi avviene. evidente che Virgilio credeva alla generazione spontanea. Stando a Servio, commentatore di Virgilio, tutto questo episodio sarebbe stato introdotto dal poeta, in un secondo tempo, nella stesura del libro, per sostituire, dietro volere di Augusto, un lungo elogio di Cor nelio Gallo, quando questi cadde in disgrazia del Principe. crto comunque che la lunghezza d esso non pare armonizzarsi con la tecnica compositiva di Virgilio, sempre vigile e proporzionata, e, se pur si pos sono ritrovare elementi del tessuto connettivo tra la prima e la seconda parte, che salvano il valore poetico del brano, rimane sempre da spiegare come mai Virgilio abbia voluto chiudere in tale maniera un poema, che si muove generalmente su elementi tecnici e sperimentali, e, dove appare il mito, questo sempre in funzione del lmpido pensiero georgico del poeta. 78 P. VI RGI LI O MARONE Quis deus hanc, Musae, quis nobis extdit artem ? 315 unde nova ingressus hominum experientia cepit ? Pastor Aristaeus, fugiens Peneia Tempe, amissis, ut fama, apibus morboque fameque, tristis ad extremi sacrum caput adstitit amnis, multa querens atque hac adfatus voce parentem : 320 t Mater, Cyrene mater, quae gurgitis huius 315-316. I vv. 315-6 collegano l episodio di Aristeo con l a prima parte del libro. I l poeta ha appena descritto come si pu far riprodurre 10 sciame delle api dalle viscere di un vitello ucciso ; ora vuol risalire eziologicamente allorigine delluso : alla moda ellenistica introduce perci la favola di Aristeo, che incornicia a sua volta quella ben pi poetica di Orfeo ed Euridice., Quis deus : 11 pronome (quis), non l aggettivo (qui) : perci non quale dio , ma chi in quanto dio , chi tra gli di . nobis : dativo di vantaggio = per noi . extdi t = scopr , da extundo, verbo proprio dellarte statuaria ; vale originariamente far balzar fuori ; quindi ricavare , scoprire . unde = donde . experi enti a : Servio spiega : nullo do cente a r s p e r usum reperta ; quindi arte empirica, acquisita dagli uomini per via di esperienza pratica. i n gressus... cepi t = prese le mosse , per via di esperienza pratica. ingressus : equivale ad i n i t i u m cepit. 317-319. Aristeo detto pastor con significazione generica, sebbene figuri qui piuttosto nella sua qualit di apicultore (e pi avanti anche di contadino : v. 327). L a localizzazione di questo dio pastore varia a seconda delle sue attribuzioni : ora a Geo, con il nome di Aristeo No mio, ora in Arcadia, con il nome di Giove Aristeo. Qui il poeta lo pone in Tessaglia, nella valle di Tempe, lungo le rive del fiume Peneo : sca turito tra i monti della Tessaglia settentrionale, quasi ai confini della Macedonia, esso percorre tutta la pianura tessala, luogo di meraviglie e di favolose amenit per i poeti antichi. Aristeo quindi dalla valle di Tempe risale alla sorgente del Peneo, dove, secondo la tradizione virgiliana, ha dimora la madre Cirene, che era ritenuta figlia del fiume stesso. Qui si svolge la scena dellincontro tra madre e figlio (v. Argomento). Peneia Tempe : un accusativo neu tro plurale, complemento oggetto di fugiens. amissis... apibus : abla tivo assoluto con valore temporale e causale insieme = in seguito alla perdita dei suoi sciami . morbo- que fameque : complementi di causa : la malattia impedisce alle api di nu trirsi, causandone la morte. ex tremi : attributo di amnis, riferito per logicamente a caput = alla lon tana sacra sorgente del fiume . adstitit = ristette , si ferm . 320-323. multa : con valore avver biale, ma complemento delloggetto interno di querens - molto gemen do . adfatus : participio perfetto con valore di presente = invocando ; il prefisso ad giustifica l accusativo parentem (cio matrem). Cyrene : Servio annota cosa odiosa chia mare per nome i genitori ; tale appellativo contrario alluso, rivela perci, pi che arroganza, amarezza e risentimento nel figlio, quasi un atto di accusa alla madre, che invano gli aveva fatto sperare onori divini, mentre ora lo priva persino dellunico L E GEORGI CHE 79 ima tenes, quid me praeclara stirpe deorum si modo, quem perhibes, pater est Thymbraeus Apollo invisum fatis genuisti ? aut quo tibi nostri pulsus amor ? quid me caelum sperare iubebas ? 325 En etiam hunc ipsum vitae mortalis honorem, quem mihi vix frugum et pecudum custodia sollers omnia temptanti extuderat, te matre, relinquo. orgoglio della sua vita mortale, le sue api. gurgi ti s : la parte per il tutto = di quel fiume . ima tenes : sott. loca = abiti le profon dit ; altri intende ima come agget tivo neutro plurale con il suo geni tivo partitivo in gurgitis : costruzione poetica per quella pi comune in prosa imos gurgites. qui d = per ch . praecl ara stirpe : ablativo di origine generica. si modo = se almeno ; con venatura ironica, che pervade tutto il verso. per hi bes : il presente d lidea della continuit = vai dicendo continua- mente . pater est : sott. mihi = mi padre , ho per padre . Thymbraeus : da Timbra, pia nura della Troade, celebre per un tempio di Apollo. 324-325. I l lamento di Aristeo pro segue con tono volutamente dram matico nelle tre incalzanti, nervose interrogative : perch mi hai gene rato inviso ai fati ? o dove hai cac ciato lamore per me ? perch mi esortavi a sperare ri mmortalit ? , Qui lo sdegno ed il dolore delloffeso paiono sorpassare ogni misura, n accennano a diminuire nelle ultime quasi insolenti invettive, incitanti la madre a compiere lopera nefanda, distruggendo con il ferro e con il fuoco messi e raccolti, boschi, be stiame e viti. , invisum fatis : com plemento predicativo delloggetto. tibi t dativo di agente con pulsus (sott. est) dove hai cacciato lamo re per me ? . nostri : genitivo oggettivo con il pl ural e ma i e st a ti s. qui d = perch ? , come al v. 322. iubebas : con significato e tono autoritativo = mi esortavi . cae lum : cio = l immortalit e la divinizzazione toccata a tanti figli di di. 326-328. E n : esclamazione ec co ! . hunc ipsum honorem proprio questo vanto , che Servio vede nel bene pascere, bene arare, apes etiam habere. vi tae mortal i s : alcuni intendono della mia vita terrena : Aristeo accennerebbe cos al proprio ideale di vita. Altri invece = della vita mortale di un uomo ; in que sto caso Aristeo non concepirebbe altro ideale di vita per luomo. L a prima interpretazione pare pi con sona con laccenno precedente allim mortalit, promessagli dalla madre. mi hi ... omni a temptanti : dativo di vantaggio. frugum et pecu dum = delle messi e del bestia me ; Aristeo pure contadino. cu stodi a sol lers = la cura operosa . extuderat - mi aveva conqui stato ; rende lo sforzo dellimpegno e della conquista (cfr. v. 315). te matre : ablativo assoluto con va lore concessivo = sebbene tu mi sia madre ; oppure = con una madre come te . rel i nquo = perdo ; la collocazione del verbo, alla fine del verso, lontano dal complemento oggetto (hunc i p s u m honorem), d un tono di solennit drammatica al lamento. 80 P. VI RGI L I O MARONE Quin age et ipsa manu felices erue silvas, fer stabulis inimicum ignem atque interfice messes, 330 ure sata et duram in vites molire bipennem, tanta meae si te ceperunt taedia laudis . At mater sonitum thalamo sub fluminis alti sensit. Eam circum Milesia vellera Nymphae carpebant hyali saturo fucata colore, 335 329-332. Qui n age == anzi, ors , con tono sarcastico. i psa : no minativo = tu stessa . felices = fiorenti , ri gogli osi. ente - sradica . si l vas : non pro prio = i boschi , ma gli alberi fruttiferi coltivati da Aristeo. ini mi cum : qui riferito ad ignem devastatore . i nterfi ce = di struggi ; il verbo propriamente si gnifica uccidere ; le messi sono come creature per Aristeo e pi per Virgilio (cfr. Argomento). sata = i seminati , diverso da agri ed arva. duram = dura , spie tata per le tenere viti. mol i re : imperativo di molior = adopra . tanta... taedi a : taedium = disgu sto , fastidio : se ti ha preso tanto disgusto del mio vanto ; non mi pare che qui taedium significhi invidia ; Cirene potrebbe disinte ressarsi del figlio, ma non deside rarne la rovina per invidia. 333. L a madre dal profondo del fiume ode la voce del figlio ( son i t um ) , ma non percepisce le parole. Accor gimento quanto mai sapiente e poe tico ; a parte la giusta ragione del l ubicazione, le parole del figlio avreb bero offeso, se comprese, terribilmente la madre. L a descrizione che segue della sotterranea reggia fluviale, ri finita con abilit tutta* alessandrina : grazia femminile di Ninfe, che filano la l ana milesia intorno a Cirene, riflessa nelle iridescenze delle profon dit acquatiche. I nomi delle Ninfe sono vari e di diverse derivazioni, rapportati per lo pi alle loro qua lit fisiche e morali o al carattere delle cose, cui esse sovraintendono : cos Drymo (= quercia), Xantho (= bion da), Ligea (= armoniosa), Phyllo- doce (= raccoglitrice di foglie), ecc. Virgilio, come in genere gli altri poeti antichi, pone indifferentemente le Nereidi e le Oceanine accanto alle Oreadi ed alle Naiadi. A parte le ragioni di indeterminatezza poetica, si sa quanto in questi cataloghi fosse complicata e congestionata la mito logia greco-romana. Comunque Vir gilio riferisce qui nomi comuni ; ag giunge spesso brevi tocchi descrittivi e qualificativi, che, mentre rompono la monotonia del catalogo, rivelano la tipica tendenza alla caratterizza zione, propria della poesia romana. A t : fortemente avversativo intro duce un nuovo quadro ed un nuovo personaggio. soni tum : il suono cio la voce del figlio, senza perce pirne le parole. thal amo sub fl u mi ni s al ti : anastrofe : il sub va con flumen = nel talamo, sotto il pro fondo fiume ; thalamus qui una stanza, una dimora in generale. 334-337. Eam circum : anastrofe = circum eam. Milesia vellera : cio preziose , come erano ritenute le lane di Mileto. carpebant = fi lavano ; propriamente carpere signi fica strappare , che unopera zione che precede immediatamente la filatura : si strappavano cio i fili di lana avvolti intorno alla conocchia. hyali ... colore = tinte di un in tenso (saturo) color verde ; fucare significa propriamente tingere di L E GEORGI CHE 8L Drymoque Xantoque Ligeaque Phyllodoceque, caesariem effusae nitidam per candida c o l l a ........... Inter quas curam Clymene narrabat inanem 345- Vulcani, Martisque dolos et dulcia furta, aque Chao densos divum numerabat amores. Carmine quo captae, fusis dum mollia pensa devolvunt, iterum maternas impulit aures luctus Aristaei, vitreisque sedilibus omnes 350 rosso ; qui tingere semplicemente. Drymoque : il -que in ictus ed lungo per posizione, perch seguito da consonante doppia (x) ; nota la successione delle enclitiche che, in sieme alla strutturazione dei nomi, conferiscono al verso un ritmo ral lentato e solenne. caesariem effu sae nitidam : accusativo di rela zione = con la lucida chioma spar sa o meglio sparse (le Ninfe) le lucide chiome sui candidi colli ; lucide per il colore e per gli un guenti. 345-346. L a scena ha sapore, ar monia e rifinitura ellenistica in am bientazione romana con quellatten- dere al lavoro muliebre, favoleggiando di storie damore ; viene alla mente Ovidio (Met., I V , 34-41) : la ninfa Climene, figlia di Oceano, narra gli amori furtivi di Venere e Marte, il vano affanno di Vulcano e, in genere, tutti gli amori degli di dal princi pio del mondo. L a nota di schietta sensibilit virgiliana qui lumaniz- zazione di questi delicati esseri di vini, di queste giovani ninfe in vaghe e belle fanciulle, intente al quotidiano lavoro e che discorrono damore : vien fatto di pensare ai tiasi di donne e di fanciulle ed a qualcuna di quelle rituali riunioni muliebri, cos frequenti a Roma nel I secolo av. Cr. Carat teristica questa delleducazione fem minile romana, continuata nei secoli : basta ripensare a Dante (Par., XV, 124-6) : j l altra traendo alla rocca la chioma / favoleggiava con la sua famiglia / de Troiani, di Fiesole e di Roma. curam... inanem : cio il vano affanno , perch lamore non corrisposto di Vulcano per Ve nere fu solo un inutile tentativo del dio, volto ad impedire altri amori della dea. dolos... furta : sono gli inganni amorosi del dio Marte. 347-354. aque Chao et a Chao, cio dal principio del mondo. densos = crebros, p e rmu l t o s = i fre quenti amori . divum : pi fre quente di deorum, usato nelle Geor giche due volte soltanto (I , 20 ; I V , 322) e meno di deum. I l sereno raccoglimento viene bruscamente rotto dal grido di Aristeo ; ne sbigottiscono tutte, corrono alla superficie delle onde, prima tra tutte A retusa, che di lontano ne d, concitata, l annun cio a Cirene. Carmine quo : iper bato : quo carmine captae, sott. N y m phae (le Ninfe) prese da questo canto . pensa = pennecchio ; il pensum da pendere indica la quan ti t di lana assegnata, ogni giorno, da filare alle ancelle. iterum : la prima volta al v. 333. impu li t = colp ; pi forte di percussit, indica il dolore che il grido di Ari steo suscit nel cuore materno. luctus = il pianto lamentoso . vitreis sedilibus : complemento di luogo senza in = sui seggi verdeaz- 6 82 P. VI RGI L I O MARONE obstipuere ; sed ante alias Arethusa sorores prospiciens summa flavum caput extulit unda, et procul : e o gemitu non frustra exterrita tanto, Cyrene soror, ipse tibi, tua maxima cura, tristis Aristaeus Penei genitoris ad undam 355 stat lacrimans, et te crudelem nomine dicit Huic percussa nova mentem formidine mater : duc, age, duc ad nos ; fas illi limina divum tangere ait. Simul alta iubet discedere late flumina, qua invenis gressus inf erret. . . zurri , cio cristallini (cfr. v. 335). obstipuere s dice sorpresa insieme e terrore per un fatto inaspettato e non del tutto chiaro = sbigottirono . ali as : qui per ceteras = prima delle altre . sorores : tutte le Ninfe sono sorelle tra loro ; il termine ritorna spesso in questo brano. summa unda : ablativo retto da extlit = sollev il capo biondo dal sommo dellonda ; il verso ritorna tale e quale in Aen., I , 127. et procul : sott. il verbo ait, inquit, come spesso in poesia = grid da lontano , senza avvicinarsi a Cirene. non frustra = non senza mo tivo , trattandosi di un figlio. - tua maxi ma cura : apposizione del seguente i p s e t r i s t i s A r i s t a e u s : il verso, tutto pause, e strutturalmente perfetto con ravvicinamento al cen tro dei pronomi ed aggettivi perso nali ( i p s e , l i b i , tua) rende laffanno dellannuncio angoscioso. ti bi : dativo di causa = per te , per causa tua , con il verbo l a cr im a ns (v. 356) = lui, il tuo primo affetto, il triste Aristeo, sta per te pian gendo presso... . 355-359. Penei : spondeo per sini- zesi ( = Pe-nei). Peneo detto qui genitor o perch ritenuto padre di Cirene (cfr. v. 317) o perch nella tradizione poetica appellativi del ge nere {pater, genitor, ecc.) accompa gnano spesso nomi venerandi di fiumi e di eroi eponimi (cfr. v. 360 : Tibe rinus pater ; Aen., I I , 2 : pater Aeneas ; ecc.). I l che chiarisce anche il ter mine soror che ricorre spesso in que sto brano in ordine alle. Ninfe : esso non comporta una cognazione di san gue, ma termine affettivo, che serve ad esprimere solidariet affettuosa tra loro. et... dicit = e te chiama con il nome di crudele ; altri sot tintendono appellans e rendono e te, chiamandoti per nome, dice crudele . Huic... mater : int.: huic {= Are thusae) mater percussa mentem nova f o r midine = a lei la madre con lani mo sconvolto da un nuovo timore ; percussa mentem : costruzione alla gre ca ; huic retto da ait, in fine di periodo. fas : sptt. est. di vum = deorum ; tutto il verso ha un ritmo spezzato ed affannoso, dovuto, oltre che alle pause, alla sequela dei monosillabi e dei bisillabi ; un solo trisillabo al quinto piede accen tua il senso della frettolosa premura materna. Nota la geminazione del due. Aristeo, in quanto figlio di una Ninfa e di Apollo, ha diritto di en trare nella casa degli di. Simul = nello stesso tempo . qua... i n ferret : relativo con valore finale = per dove il giovane potesse portare il passo . Gli ordini della madre son precisi e la discesa del figlio sul fondo del fiume ha qualcosa dell 'horror sacer e dello stupore attonito di Enea nella discesa allAverno {Aen., V I , 262 sgg.). LE GEORGICHE 83 Segue p o i in un disordine poetico, ma ellenisticamente curata l' enu merazione del corso sotterraneo dei f i u m i : il poeta, riprendendo alcune teorie greco-orientali, immagina una f o n t e comune, una specie d i grande lago sotterraneo, dal quale sgorgherebbero tut ti i f i u m i , che s i volgono p o i in varie dir ezioni : il Fasi, attraversando la Colchide, s i gettava nel Ponto ; i l L ie o non f a c i l m e n t e determinabile, poich un Lieo s i trovava in Fenicia, uno in Armenia e un altro in M i s i a ; Servio lo colloca in Syria. L ' E n i p e o , detto da Omero i l p i bello dei f i u m i (Od., X I , 238), era in Tessaglia e s i gettava nel Peneo, l ' I p a n i era un affluente del Dnieper nella Sarmazi a, i l Caico nella M i s i a . A i f i u m i greco-orientali seguono i l Tevere, I' Ani ene ed i l Po. I l Tevere e I' Ani ene sono caratte r i z z a t i con a p pe ll ati v i p r o p r i e t r adizi onali : pater i l pri mo e fluenta il secondo, a d indicare la sua corrente impetuosa ; sul Po invece i l poeta s i attarda in una compiaciuta descrizione, rivelandone l'aspetto simbolico e l ' im p e tuo s i t della corrente: come le d i v i n i t f l u v i a l i , i l Po rappre sentato da una testa taurina con le corna dorate : era credenza dif fus a presso g l i anti chi che le corna fo s s e r o emblema d i f e r t i l i t , quella che i f i u m i apportavano alle campagne, che ess i attraversavano. C' anche chi ha voluto vedere nell'aggettivo auratus un'ant ici pazione della notizia p l i - niana (N. H . , X X X I I I , 4, 21) che le acque del Po trasportassero pagli uzze d'oro (vv. 360-374). Postquam est in thalami pendentia pumice tecta perventum, et nati fletus cognovit inanes 375 Cyrene, manibus liquidos dant ordine fontes germanae, tonsisque ferunt mantelia villis ; pars epulis onerant mensas et plena reponunt 374-379. est... perventum : l im- personale mantiene efficacemente il tono favolistico. in... tecta : int.: in tecta thalami pendentia pumice = sotto la volta del talamo, fatta di roccia ricurva , ossia di stalattiti ; lablativo quindi di qualit. fletus... inanes : Servio dice inu tile il pianto, perch versato per cose futili, facilmente rimediabili (pr levibus et quibus succurri potest) ; per altri vano , perch con le lacrime a nulla si rimedia ; ma non esclusa lidea dellinanit del pianto, perch la madre pronta ad esaudire i desi deri del figlio. manibus : dativo = danno acqua limpida (liquidos fontes) alle mani ; ordine : abla tivo di modo = secondo il rito ; altri, meno bene = ordinatamente ,. in relazione ai singoli compiti delle Ninfe. Nota la precisione della descri zione dei preparativi del banchetto e lumanizzazione delle Ninfe nella loro premurosa funzione di ancelle. tonsisque... villis = portano asciu gamani dal pelo rasato ; non chiaro se si tratti di vere e proprie pelli dal pelo raso o di tessuti morbidi e perci non pelosi ; n facile defi nire la natura del complemento abla- tivale, forse di qualit, comunque poeticissimo, nella sua indetermina tezza. reponunt : nel senso di 84 P. VIRGILIO MARONE pocula, Panchaeis adolescunt ignibus arae. Et mater cape Maeonii carchesia Bacchi : 380 Oceano libemus ait. Simul ipsa precatur Oceanumque patrem rerum Nymphasque sorores, centum quae silvas, centum quae flumina servant. Ter liquido ardentem perfudit nectare Vestam, ter flamma ad summum tecti subiecta reluxit. 385 Omine quo firmans animum sic incipit ipsa : Est in Carpathio Neptuni gurgite vates caeruleus Proteus, magnum qui piscibus aequor et iuncto bipedum curru metitur equorum. riempiono . Panchaeis... arae = gli altari odorano di arabo in censo ; ignibus sta per ture incenso, cio incenso bruciato ; la Pan- caia, ricca di profumi e di incensi, era una regione dA rabia, come la Meonia della L idia, o meglio il nome antico della L idia stessa ; pre libato era il suo vino (Maeonii... Bacchi). 380-385. carchSsia : latinizzazione di parola greca, che significa coppe profonde a due manici = coppe di Meonio Bacco (Bacchus = vinum). Oceano libemus : la prima azione rituale : era necessario libare allOcea no, il padre di ogni cosa secondo unantica teoria flosofico-religiosa (gi in Talete) ; poi l invocazione alle Ninfe fluviali e silvestri. Tutto con venientemente preparato per l inso lito incontro, tutti gli auguri sono propizi per una sorte felice. Si mul = nello stesso tempo . cen tum quae : quae centum, numero inde finito per dire molte ; la struttura musicale del verso sensibilissima. servant = proteggono . T er : numero rituale anche presso gli an tichi. l i qui do = limpido . V estam : come di consueto con il significato di ignem o focum. su biecta : con valore mediale = solle vandosi fino alla volta del tetto. reluxit : il prefisso re- qui quanto mai intensivo = mand un vivo bagliore . 386-387. Ornine quo quo ornine : complemento di mezzo = e per que sto buon augurio . sic incipit ipsa : in verit questo improvviso aprirsi del discorso di Cirene,, senza una battuta iniziale tra lei ed il figlio, sorprende non poco ; ma la dea, appunto perch dea, sa il cruccio che tormenta il cuore del figlio ed in grado di indicarne subito il ri medio. Il discorso di Cirene si inizia con unampia visione ' marina, quella del mare Carpazio tra Rodi e Creta, che Proteo, il ceruleo vate, figlio di Oceano e di Teti, solca veloce con i pesci ed il carro tirato da ippo campi, cavalli forniti solo delle zampe anteriori e terminanti a forma di pesce. Linvio di Aristeo a Proteo da parte della madre invenzione di Virgilio ; almeno gli elementi com positivi sono tutti virgiliani, elaborati con quella scaltrita tecnica pittorica, cara ai poeti alessandrini e romani. 388-394. magnum... equorum : int.: qui metitur magnum aequor piscibus et curru iuncto bipedum equorum = che percorre il grande mare con i pesci ed il carro tirato da cavalli bipedi ; altri invece intende : pisci- bus legato come endiadi allespres sione seguente con il carro tirato da pesci, che sono per met cavalli . LE GEORGICHE 85 Hic nunc Emathiae portus patriamque revisit 390 Pallenen ; hunc et Nymphae veneramur et ipse grandaevus Nereus ; novit namque omnia vates, quae sint, quae fuerint, quae mox ventura trahantur; quippe ita Neptuno visum est, immania cuius armenta et turpes pascit sub gurgite phocas. 395 Hic tibi, nate, prius vinclis capiendus, ut omnem expediat morbi causam eventusque secundet. Nam sine vi non ulla dabit praecepta, neque illum orando flectes ; vim duram et vincula capto tende ; doli circum haec demum frangentur inanes. 400 Ipsa ego te, medios cum sol accenderit aestus, cum sitiunt herbae et pecori iam gratior umbra est. metitur t nel senso tradizionale di percorre . Pallenen : accusativo i n -n alla greca. Proteo ritornato dal mare Carpazio in Macedonia, precisamente alla patria Pailene, porto della penisola Calcidica, dove era posta la prima dimora del dio. Egli, amareggiato per l uccisione di due suoi figliuoli, avrebbe lasciato la pa tri a e sarebbe andato in Egitto, dove lo colloca Omero : di l, pi tardi, avrebbe fatto ritorno a Pailene, cac ciato dalla crudelt di Busiride. Net tuno gli diede il dono della profezia e Proteo conduceva al pascolo, a guisa di pastore, lo sterminato gregge delle brutte foche. grandaevus : nel senso di antico . quae... tra hantur : con valore mediale-riflessi- vo = si svolgono, si avviano . quippe ita : causale = poich cos piacque a Nettuno . 395-401. immania armenta et tur pes phocas : ripete nelle due propo sizioni lo stesso concetto a meglio significare la bruttezza delle fo che ; turpes = brutte, deformi . tibi : dat. di agente con capiendus = lo devi afferrare . prius : con valore assoluto = prima di tutto, per prima cosa . vinclis = vin culis. I l Proteo della tradizione rifugge dal rivelare segreti : vi si piegher soltanto con la forza e cos dovr fare Aristeo. Cirene insiste sulla necessit di mezzi coercitivi adeguati : il vecchio dio metter in opera tutti gli inganni di cui capace prima di dichiararsi vinto ; poi Ari steo sapr la causa del male ed i ri medi necessari. expediat... secun det : prima spieghi , poi renda favorevole . non ulla : pi espres sivo di nulla. vim duram et vin cula : sono due momenti della lotta per piegare Proteo : la forza per tenerlo stretto ed i lacci per le garlo. capto = dopo averlo affer rato . circum haec = di fronte a ci riferito a vim duram et vin cula, cio ai mezzi necessari per im mobilizzare Proteo. - inanes : in posizione predicativa = divenuti inu tili . - Ipsa ego = io in per sona , proprio io . medios... aestus = i calori del mezzogiorno . cum : temporale. accende rit : futuro anteriore in correlazione col ducam del v. 403. I l mezzogiorno lora pi propizia allagguato, quando il vecchio dio sfugge la ca lura e si ritira per il riposo. 402-404. si ti unt : un tipico tra slato virgiliano nellumanizzare la vita delluniverso. grati or : con valore assoluto = pi gradita che nelle 86 P. VIRGILIO MARONE in secreta senis ducam, quo fessus ab undis se recipit, facile ut somno adgrediare iacentem. Verum ubi correptum manibus vinclisque tenebis, 405 tum variae eludent species atque ora ferarum : fiet enim subito sus horridus atraque tigris squamosusque draco et fulva cervice leaena, aut acrem flammae sonitum dabit atque ita vinclis excidet, aut in aquas tenuis dilapsus abibit. 410 Sed quanto ille magis formas se vertet in omnes, tam tu, nate, magis contende tenacia vincla, donec talis erit mutato corpore, qualem videris, incepto tegeret cum lumina somno Haec ait, et liquidum ambrosiae diffundit odorem, 415 quo totum nati corpus perduxit altre ore del giorno. i n secreta : sott. loca = nel rifugio . du cam : quasi per mano, pietosa e te nera preoccupazione materna. quo : avverbio di moto, con se recipit. fessus ab undi s : se ab undis ablativo di provenienza = si ri ti ra (uscendo) stanco dal mare ; se, come altri crede, ablativo di causa = stanco di mare ; ma uno dei soliti ablativi poetici virgiliani inde terminati, con significato pregnante. facile... iacentem: int.: ut facile adgrediare (= adgrediaris) (eum) somno iacentem = affinch tu possa facil mente assalirlo mentre immerso nel sonno . 405-408. ubi : temporale = quan do . correptum... tenebis : sott. eum ; il participio congiunto dice la priorit dellazione : corripueris et te nebis lavrai afferrato e lo terrai stretto . tum variae eludent spe c i e s : sott. te = allora varie forme (e volti di fiere) cercheranno di trarti in inganno ; in eludere c il senso dellinganno e della fuga. su bito = improvvisamente . hor ridus = ispido, irsuto . atra que = crudele, terribile . fulva ; at illi cervice : ablativo di qualit = dalla fulva criniera . 409-417. acrem flammae sonitum = un aspro crepitio di fiamma . vinclis excidet = uscir ( = si scio glier) dai lacci . tenuis ( = te nues) = scorrevoli , quindi pi fa cilmente Proteo sfuggente, inaffer rabile. s e vertet = si trasfor mer . contende = tendi, strin gi . tenacia : con valore predi cativo = in modo che non si allen tino . tam... magis : in prosa me glio : tanto magis. donec erit = finch tale sar . mutato cor pore : ablativo assoluto con valore causale e mediale insieme = con (o per) la trasformazione del cor po . vidris : perfetto congiun tivo = quale lhai visto . in cepto... somno : ablativo di mezzo = con il prendere il sonno, con il primo sonno . liquidum ambro siae... odorem = un fluente profumo- di ambrosia , intendendo liquidum (con odorem) nel senso che si dif fonde facilmente ; ma pu riferirsi anche ad ambrosiae = il profumo di liquida ambrosia . quo : stru mentale = con cui . perduxit = unse, cosparse . i l l i : dativo- Xjfi GEORGICHE 87 dulcis compositis spiravit crinibus aura atque habilis membris venit vigor. Est specus ingens exesi latere in montis, quo plurima vento cogitur inque sinus scindit sese unda reductos, 420 deprensis olim statio tutissima nautis ; intus se vasti Proteus tegit obice saxi. Hic iuvenem i n latebris aversum a lumine Nympha collocat ; ipsa procul nebulis obscura resistit. Iam rapidus torrens sitientes Sirius Indos 425 ardebat caelo, et medium sol igneus orbem hauserat ; arebant herbae et cava flumina siccis di vantaggio. compositis... cri nibus : c chi lo intende come dativo unito con illi = (verso) tra i ben pettinati capelli , intendendo spira vit come expiravit ; altri, come abl. di allontanamento = dai ben petti nati capelli ; la prima interpreta zione sembra la migliore. 418-419. habi l i s = attivo, ope roso ; altri traduce pieno, adatto, conveniente ; comunque uno degli aggettivi virgiliani difficili a rendersi in altra lingua. Est : la solita maniera virgiliana di iniziare una descrizione. La descrizione dellan tro di Proteo richiama alla mente quella dellantro della Sibilla (Aen., V I , 42-3) : Excisum Euboicae latus ingens rupis in antrum, / quo lati ducunt aditus centum, ostia centum. La grotta scavata nel fianco del monte acco glie gran copia di onde che, divi dendosi nelle sinuosit dellantro, per dono la propria violenza : rifugio sicu ro per i marinai sorpresi dalla tempe sta. exesi : da exedo corroso . 420-423. quo... reductos : int.: quo plurima unda vento cogitur et sese scindit in sinus reductos = dove l on da copiosa vien spinta dal vento e si frange contro riposte insenature . deprensis : forma ridotta per depre hensis = sorpresi dalla tempesta ; sta con nautis, dativo di vantaggio. olim = da tempo ; oppure un tempo , prima cio che divenisse dimora di Proteo. statio = rifu gio . vasti... obice saxi = al riparo di unenorme rupe dal mare e dal sole ; altri intende obex ma cigno e traduce e vi si chiude (se tegit) con un gran sasso . iuve nem : Aristeo. i n latbris = in agguato . Cirene invece pone il figlio direttamente nellantro, contro luce, in modo che possa vedere, senza essere visto, e nasconde sotto un velo di nebbia la propria persona per assistere al colloquio tra il figlio e Proteo. 424-429. nebulis obscura = resa invisibile dalla nebbia ; nebulis : ablativo di causa o di mezzo. resi sti t = si ferma . rapidus = rapido , perch Sirio (la costella zione del Cane) una stella, il cui moto apparente assai veloce. torrens sitientes Indos = che bru cia gli I ndi assetati ; per Indi in tende i popoli della zona torrida orientale in genere, essendo Sirio ad oriente del sole. caelo : ablativo di luogo senza in. medium... orbem hauserat = aveva compiuta (hause rat = emensus erat, come intende lo Heyne) la met del suo corso . cava... coquebant : int.: radii coque bant cava flumina siccis faucibus tepe facta ad limum. cava = incavati, profondi , perch senzacqua. si c- 88 P. VIRGILIO MARONE faucibus ad limum radii tepefacta coquebant, cum Proteus consueta petens e fluctibus antra ibat ; eum vasti circum gens umida ponti 430 exsultans rorem late dispergit amarum. Sternunt se somno diversae in litore phocae. Ipse velut stabuli custos in montibus olim, Vesper ubi e pastu vitulos ad tecta reducit, auditisque lupos acuunt balatibus agni; 435 consedit scopulo medius numerumque recenset. Cuius Aristaeo quoniam est oblata facultas. ci s faucibus : ablativo di qualit rife rito a flum ina = dalle foci asciutte , quindi senzacqua ; altri lo sente come complemento di mezzo di radii con le fauci secche : il sole, cio, come un drago dallalito infuocato, soffia calore da molte aride bocche. A ltri infine come un ablativo assolu to = essendo aride le bocche o di luogo senza in nelle aride bocche ; uno dei tanti poeticissimi nessi indeterminati virgiliani che meglio mi par reso nella prima interpretazione. ad li mum - fino al fango e quindi fino al fondo del fiume. cum = quandecco ; un esempio di cum inversum, cos frequente nelle narrazioni epiche. petens = diri gendosi verso . antra : plurale poetico. 430-436. eum circum = circum eum. gens umi da = lumida razza del mare, cio il gregge marino di Proteo. L e foche escono dal mare, saltellando alla loro buffa e goffa maniera, e spruzzano tutto intorno lacqua salata prima di distendersi per largo raggio sulla piaggia a dor mire. exsul tans = saltando , sobbal zando. rorem... amarum = lamara rugiada , cio lacqua salata del mare. l ate = per ogni dove intorno . di spergi t = spruzza, sparge ; vivezza di par ticolari descrittivi di Proteo e del suo gregge di foche. somno : da tivo di scopo = per il sonno , per dormire ; il nesso finemente poe tico. diversae : complemento predi cativo del soggetto = in ordine spar so , qua e l . Ipse : in posi zione di rilievo e distinto dal suo gregge. stabuli custos = un cu stode di stalle cio un pastore ; in questo paragone riaffiorano ele menti bucolici, sempre cari a Vir gilio. olim = talvolta . Ve sper : personificato : lui che ricon duce dal pascolo alle stalle gli agnelli ed i vitelli. ubi : tempo rale = quando . auditisque... agni : int.: et agni acuunt lupos audi tis balatibus = e gli agnelli acui scono la brama dei lupi, facendo udire i loro belati ; tutto il verso un tipico esempio di armonia imi tativa, che si accentua in balatibus. consedit = si pose a sedere ; altri codici hanno considit, presente, in relazione al successivo recenset. scopulo : ablativo locale senza pre posizione. medium : complemento predicativo del soggetto = in mezzo . 437-440. Aristeo lascia al vecchio appena il tempo di disporsi al riposo, e, forte dei consigli della madre, si lancia allattacco con alte grida, cer cando di costringere in lacci e catene le membra del dio. Cuius : cio Protei, sott. capiendi, oppure facinoris perficiendi, retto da facultas = ad Aristeo si offerse la possibilit di impadronirsi di lui . quoniam t con valore causale e temporale insie- LE GEORGICHE 89 v i x defessa senem passus componere membra cum clamore ruit magno manicisque iacentem occupat. Ille suae contra non immemor artis 440 omnia transformat sese in miracula rerum, ignemque horribilemque feram fluviumque liquentem. Verum ubi, nulla fugam reperit fallacia, victus in sese redit -atque hominis tandem ore locutus : Nam quis te, iuvenum confidentissime, nostras 445 iussit adire domos ? quidve hinc petis ? inquit. At ille : 4 scis, Proteu, scis ipse ; neqvie est te fallere quicquam ; sed tu desine velle. Deum praecepta secuti venimus hinc lassis quaesitum oracula rebus . me = non appena . passus : da patior-, participio congiunto con Ari staeus, soggetto sottinteso = lasciando appena (il tempo) che il vecchio com ponesse . cum clamore... magno = con grande clamore si avventa : un particolare che rivela lirruenza e la simultaneit dello slancio. mani ci s = con manette che Aristeo evidentemente aveva preparato per l occasione. occupat = previene lui, che giaceva. contra : con va lore avverbiale = per parte sua . 441-445. omnia... rerum : int.: sese transformat in omnia miracula rerum {= in omnes miras res) = si tra sforma in tutte le cose pi strane . ignem... liquentem = e in fuoco e in orribile fiera e in acqua scor rente : apposizione epesegetica di in omnia miracula. Verum : piu forte di sed. nulla... fallacia = nes sun inganno . fugam : qui = scampo . in sese redit : cio in pristinam formam = ritorna in se stesso , nel suo vero aspetto. L a reazione di Proteo, prima di rasse gnarsi a profetare, ricorda la rilut tanza della Sibilla a rivelare il futuro ad Enea. Nam quis : sott. deo rum = chi mai ? . confiden tissime = audacissime. 446-452. i ussi t = ti ha permes so , ti spinse , perch Proteo sa che da solo un uomo non poteva osare tanto. hinc = di qui , quindi da me . scis... scis = lo sai... lo sai , tono pi di sup plica che di protesta. Protu : vocativo alla greca. neque... quic quam : due interpretazioni : neque est (potest) quicquam (soggetto) te (og getto) fallere = non possibile che alcunch ti inganni ; cio tu non puoi essere ingannato da nessuno , perch sai tutto ; oppure : neque est te (oggetto) fallere quicquam (accusa tivo di relazione) : non possibile ingannarti in cosa alcuna : tutte e due le interpretazioni sono giusti ficate, pi la seconda che la prima, in ordine a quel che segue ; in en trambe est, nel senso di lecito, possibile , seguito da una propo sizione oggettiva, costrutto alla greca. desine v ell e : sott. fallere me ~ smetti di voler ingannare me ; altri intende = ma tu smetti di vo lere che ti si possa ingannare ; ma un sottilizzare fuori posto. deum = deorum. praecepta : sono gli ammaestramenti di Cirene. venimus : perfetto (vnimus) = son venuto . hinc : retto da quaesi tum da te . quaesitum : su pino con valore finale = a chie dere . lassis rebus : dativo di 90 P. VIRGILIO MARONE Tantum effatus. Ad haec vates vi denique multa 450 ardentes oculos intorsit lumine glauco e t graviter frendens sic fatis ora resolvit. scopo = per i miei interessi in ro vina , cio per le mie sciagure , la perdita delle api. effatus : sott. est ~ tanto egli disse . Ad haec = a queste parole . vi denique multa : complemento di mo do = alla fine, con molta violenza , cio cedendo (a malincuore) alla grande violenza per costringerlo a parlare. lumine glauco : comple mento di qualit o di causa; retto da ardentes oculos = gli occhi fiam meggianti dalle azzurre pupille . graviter frendens = digrignando rabbiosamente i denti . fatis : da tivo di scopo : ad f a t a pandenda. LE GEORGICHE 91 L A FAVOL A DI ORFEO ED EURI DI CE {Georg., I V , 453-529) N e l l episodio di Aristeo s i innesta e s i chiarisce la bella f a v o l a d Orfeo ed Euridice, anch'essa lbera creazione di Virgilio, il solo tra i poeti antichi che collega tra loro queste due leggende, ponendo Vuna i n dipendenza dell'altra. E s s a i n f a t t i nella risposta di Proteo ad A r i steo : la giustificazione che i l dio d al pastore della perdi ta delle sue a p i . A base del f a t t o sta la morte di Euridice, la bella sposa d i Orfeo, e causa d questa morte f u lo stesso Aristeo, che, invaghitosi di lei e inseguendola un giorno lungo le sponde del fi ume Ebro, la espose a l morso letale d i una vipera, nascosta nell'erba. L ' inconsolabile Orfeo, non potendosi rassegnare a tanta perdi ta, era disceso nell'Ade e col suono della sua cetra, incantando i mostri inf ernal i, aveva ottenuto da Proser p i n a d i ri portar si sulla terra Euridice, a condizione che egli non s i vol tasse a guardarla, p r i m a di raggiungere le aure superne ; condizione accet tat a, ma non rispettata da Orfeo, che, vinto dall'amore, s i volt, i nnanz i tempo, indietro a rimirare la tenera sposa. Un atto di f o l l a , che g l i cost l a perdi ta irrimediabile di lei : come rapi ta da una f o r z a misteriosa, Euridice scomparve per sempre dinna nz i a i suoi occhi, dileguandosi come f u m o nell'impalpabile aria. L ' i n f e l i c e Orfeo cerc d i riafferrarla, tentando invano una nuova discesa n e l l ' A d e ; ma, risospinto dal f a t o sulla terra, p e r sette mesi, lungo le correnti del deserto Strimone, p i a n s e disperato e inconsolabile la sua sventura, fi n o a quando le indi spet ti te ed offese donne dei Cleoni, i n una f e s t a notturna d Bacco, fecero scempio del suo giovane corpo, gettandone nel f i u me Ebro la testa, che, mentre veniva tra volta dalla corrente, ri pet tre volte con la f r e d d a lingua i l nome soave della misera Euridice. Cos termina questa bellissima f a v o l a d i Orfeo e d i Euridice, elabo rata da Virgilio con le pi. tenui sfumature della sua arte, anz i , con le p i u vive sensibilit della sua anima i n quel contemperamento di mo derno e d i classicstico, che costituisce uno dei caratteri p i sp i cca ti della sua poesia. Non te nullius exercent numinis irae ; magna luis commissa : tibi has miserabilis Orpheus 453-457. Sono le prime parole della confessione di Proteo, strappatagli a forza da Aristeo. Non... i rae : int.: te irae exercent, numinis non nul lius = ti perseguita lira di un dio non da poco ; non nullius per litote equivale a non humilis non trascu rabile e quindi magni ; la -us di nullius lunga, perch in arsi. magna... commissa = una grave colpa . mi serabi li s = degno- di compassione , quindi infelice . 92 P. VIRGILIO MARONE haudquaquam ob meritum poenas, ni fata resistant, 455 suscitat et rapta graviter pro coniuge saevit. I l l a quidem, dum te fugeret per flumina praeceps, immanem ante pedes hydrum moritura puella servantem ripas alta non vidit in herba. A t chorus aequalis Drydum clamore supremos 460 implerunt montes, flerunt Rhodopeiae arces altaque Pangaea et Rhesi Mavortia tellus atque Getae atque Hebrus et Actias Orithyia. Ipse, cava solans aegrum testudine amorem, Orpheus: bisillabo (Orpheus). haudquaquam ob meritum = ca stighi non commisurati alla colpa , quindi troppo lievi. n i fata re sistant : la protasi di secondo tipo indica che possibile che il caso si verifichi = a meno che gli di si oppongano , dispongano cio diver samente. rapta = strappatagli , sia perch morta, sia perch Aristeo aveva tentato di rapirla ; qui tutta la ragione dellira di Orfeo. dum te fugeret : dum con il congiuntivo qui ha valore temporale e finale in sieme = mentre ti fuggiva , op pure per fuggirti . per fl u mina ... lungo il fiume prae ceps : con valore predicativo = a precipizio . Nota come Euridice non venga nominata, ma Aristeo sa la sua colpa. 458-460. immanem = immane, crudele , nel senso di pericoloso, velenoso . moritura = destinata alla morte . servantem ripas = che stava sulla riva , quasi come un guardiano. chorus... imple runt : constructio ad sensum ; aequalis concordato con chorus, ma rife rito a Drydum il coro delle com pagne Driadi riemp . supre mos (= summos) = alte vette . I l compianto unanime della natura ri corda da vicino Virgilio bucolico (cfr. p. es. Bue., V, 21, sgg.; X , 11, sgg.) : la piangono i luoghi della Grecia settentrionale : il Rdope e la catena del Pango in Tracia ; la marzia terra di Reso, cio la Tracia stessa, patria di quel Reso la cui morte, per mano di Diomde e di Odisseo, ci narrata nel X del- VIliade ; ' poi i Geti, che abitavano a nord del Danubio, verso i Carpazi, ed ancora lEbro, fiume di Tracia, ed infine la ninfa attica Oriza, che Borea rap e port con s appunto in Tracia. 461-464. Rhodopeiae : il dittongo finale abbreviato alla greca, perch davanti a vocale. arces - le cime . altaque Pangaea : un neutro plurale. Mavortia : lag gettivo della forma arcaica Mavors per M a r s = sacra a Marte . Ge tae : per effetto della cesura semiter naria dopo Getae si ha uno iato. Actias : aggettivo da A de, antico nome dellAttica. Orithyia : qua drisillabo : O-ri-thyi-a ; il verso per ci spondaico. cava... testudine = con la cetra , che Mercurio aveva ricavata dal guscio vuoto di una testuggine. aegrum : cio maestum. Solo la musica pu addolcire l aspro tormento del desolato sposo : la mu sica come serenatrice del dolore ri cordata continuamente nellarte e nel pensiero antico, fin dal tempo degli aedi omerici. Questi versi del canto di Orfeo, tra i pi musicali della musa virgiliana, nella eufonica suc cessione dei suoni vocalici e conso nantici, nella collocazione delle pa- LE GEORGICHE 93 te, dulcis coniunx, te solo in litore secum, 465 te veniente die, te decedente canebat. Taenarias etiam fauces, alta ostia Ditis, et caligantem nigra formidine lucum ingressus, manisque adiit regemque tremendum, nesciaque humanis precibus mansuescere corda. 470 At cantu commotae Erebi de sedibus imis umbrae ibant tenues simulacraque luce carentum quam multa in foliis avium se milia condunt, vesper ubi aut hibernus agit de montibus imber, matres atque viri defunctaque corpora vita 475 magnanimum heroum, pueri innuptaeque puellae, rote, nella insistenza anaforica dei quattro te con quel dulcis coniunx, chiuso tra due di essi, sottolineano espressivamente linsanabile dolore del linfranta gioia damore. 465-467. dulcis coniunx : voca tivo ; lapostrofe ad Euridice rende pi drammatiche e desolate le invoca zioni di Orfeo. solo in litore = nel solitario lido . secum = tra s . te... canebat : l accu sativo te ripreso quattro volte la nota dominante di tutta la frase che si conclude con un unico verbo. veniente, decedente die = te al sorgere del giorno, te al cadere : un verso ricco di mesta musicalit. edam : con valore intensivo = per sino . alta ostia D iti s : apposi zione di Taenarias fauces alte porte di Dite . Si sa che c nel mondo antico unintera letteratura sul tema della discesa agli Inferi, da Omero in poi. Virgilio, data anche la sua pen sosa sensibilit, vi si ispira, fondendo in uno tradizioni classiche ed elleni stiche, orfiche ed omeriche, ma impri mendo su tqtto il proprio inconfondi bile accento. Pi tardi riprender, con non poche fraseologie, il medesimo motivo nel VI deliEneide. Il quadro, nel suo insieme, in perfetto accordo con latmosfera squallida e cupa dei regni infernli, come la presentava la fantasia popolare. Lrebo, che la parte pi profonda dei regni inferiori, il Cocito, fiume paludoso, che circonda con la palude Stigia i regni di Averno, sono lo scenario abituale delle discese agli I nferi, cui Virgilio riuscito a conferire contorni e sfondi di paesaggio e di ambiente. 468-470. caligantem nigra formi- dine lucum = bosco oscuro di un buio pauroso ; laggettivo logicamente riferito a lucum invece concordato con formidine. manis = manes : i Mani, le anime dei morti. nescia... mansuescere = che non sanno im pietosirsi ; il nescius con l infinito frequente in poesia. 471-480. tenues : con valore predi cativo = venivano leggere . ca rentum : arcaico per carentium. quam multa milia : sottintende : tam multa milia umbrarum = numerose quanto gli uccelli che a mille a mille : paragoni cari a Virgilio risentiti in Dante. ubi : con valore tempo rale - quando . defunctaque corpora vita = corpi ormai privi di vita , in quanto hanno gi concluso la loro carriera mortale. I bellissimi versi 475-7 saranno ripetuti tali e quali nellden., V I , 306-8 e sono tra i pi significativi della pietas virgiliana per ogni sorta di umana sventura, per la morte in . particolare. magnani mum : forma arcaica e poetica per magnanimorum = di generosi . 94 P. VIRGILIO MARONE impositique rogis iuvenes ante ora parentum, quos circum limus niger et deformis harundo Cocyti tardaque palus inamabilis unda alligat et noviens Styx interfusa cofircet. 480 Quin ipsae stupuere domus atque intima Leti Tartara caeruleosque implexae crinibus angues Eumenides, tenuitque inhians tria Cerberus ora, atque Ixionii vento rota constitit orbis. Iamque pedem referens casus evaserat omnes, 485 redditaque Eurydice superas veniebat ad auras, pueri innuptaeque puel l ae = fan ciulli e giovanette non ancora spose . imposi ti rogi s = posti sul rogo , dinanzi agli occhi dei genitori, quadro di commovente piet. quos : retto da altgat del verso 480 = che il nero fango trattiene ; perci circum avverbio = tuttintorno . de formi s harundo = le deformi can ne . tarda... unda : ablativo di quali t = dalla pigra corrente . inamabilis palus = linamabile, l odiosa palude . noviens... inter fusa = nove volte scorrendole in torno . 481. ipsae = persino . Leti : retto da domus = le dimore della Morte . La mitologia infernale si li mita a poche figure : le Eumenidi, le Furie, cio, divenute benevole , dopo l assoluzione di Oreste matri cida ; Cerbero, che con tre gole cani- namente latra , ed Issione, condan nato a girare eternamente, legato ad una ruota, per espiare loltraggio fatto a Giunone. La presenza di Orfeo, ancor vivo, nellAde, sospende per un momento anche le pene infernali e desta generale stupore : se ne ricor der Dante in pi di un passo del- Ylnferno, in ordine alla sua reale per sona, accanto allombra di Virgilio. 482-485. caeruleos... angues = con oscuri serpenti intrecciati nei capelli ; caeruleos angues accusativo di rela zione ; crinibus dativo retto pure da implexae. tenui t... ora : int.: Cer berus tenuit tria ora inhians = Cer bero trattenne le tre bocche, rima nendo con la bocca aperta ; e quindi rimase con le tre bocche aperte per lo stupore per il canto meraviglioso di Orfeo. atque... orbis : int.: atque rota Ixionii orbis vento constitit e la ruota in movimento di Issione si ferm con il vento : rota orbis let teralmente il movimento girevole della ruota . casus evaserat om nes : evado qui adoperato transiti vamente = era sfuggito a tutti i pe ricoli , che il poeta non enumera, badando allessenziale dellepisodio. 486. redditaque Eurydice : sog getto : Eurydice trascrizione del no minativo greco. superas ad auras = all e aure superne, la terra, detta tale rispetto allabitazione degli I nferi. L e condizioni di resa stabilite tra Or feo e i numi infernali sono implicite nellinciso : namque hanc dederat Pro serpina legem ; la generosit degli di esige da Orfeo una prova di ubbidienza, lieve in s, ma grande ed insopporta bile per un cuore amante. L amara condanna della spietata inflessibilit degli di, tanto pi grave, perch pronunziata da Proteo, dio egli stesso ; qui il senso di compassione umana di Virgilio si rivela nella sua pienezza, anticipando quello ancora pi pro fondo e tragico del V I dell 'Eneide. LE GEORGICHE 95 pone sequens, namque hanc dederat Proserpina legem cum subita incautum dementia cepit amantem, ignoscenda quidem, scirent si ignoscere manes. Restitit Eurydicenque suam, iam luce sub ipsa, 490 immemor heu ! victusque animi respexit. Ibi omnis effusus labor atque immitis rupta tyranni foedera, terque fragor stagnis auditus Avernis ! Illa quis et me inquit, miseram et te perdidit, Orpheu, quis tantus furor ? en iterum crudelia retro 495 fata vocant, conditque natantia lumina somnus. Iamque vale : feror ingenti circumdata nocte invalidasque tibi tendens, heu non tua, palmas ! 487-490. pone : avverbio = die tro . legem : nel senso di patto, condizione . cum cepit : il co siddetto cum inversum = quandecco, unimprovvisa pazzia prese . igno scenda : gerundivo concordato con dementia, invece della forma imperso nale richiesta dal verbo intransitivo cui ignoscendum erat. scirent si : iperbato = si scirent ; protasi di terzo tipo, la cui apodosi implicita in ignoscenda. manes : sono qui non le anime, ma le stesse divinit infer nali ; riaffiora qui una punta dellama ro sconforto e del pessimismo del poeta. Eurydicen : accusativo alla greca. iam luce sub ipsa = ormai quasi alla luce . Il ritmo incalzante e spezzato di questi versi con la stu diata cadenza delle singole parti, rid brevemente la drammatica scena della separazione, dove ogni elemento si compone nello sfondo di un cupo, tragico dolore. dapprima il dile guarsi dellombra di Euridice, accom pagnato da tre rombi di tuono, la tremenda sanzione degli di infernali ; poi le sue estreme parole, che rivelano nel tocco delicato del rimprovero la sua rassegnata desolazione, che fa pensare ad un momento simile Ac\\Alcesti euri pidea (v. 250 sgg.) ; ed infine la de solata disperazione di Orfeo, che trion fa con il suo dolore nel tragico sfondo. 491-493. immemor : del patto con cordato con Proserpina. victus animi : un locativo = vinto nel cuore , quindi sopraffatto dal de siderio di vedere l a sposa. effusus : sott. est = and perduto . rupta : sott. sunt = furono infranti . - stagnis... Avemis : ablativo di stato senza in = negli stagni di A vemo . 494-499. quis : ripreso dal quis tantus fur or del verso seguente : ado perato prima genericamente come pro nome chi ? , poi come aggettivo riferito a furor = quale pazzia ? . Orpheu : vocativo alla greca ; bisil labo (Or-pK) ; il ritmo spezzato del verso rende l affannosa angoscia di Euridice. en : interiezione = ecco che . iterum... retro : ribadiscono la medesima idea = di nuovo, in dietro . natantia = nuotanti , quindi vacillanti , che si muovono, cio, qua e l incerti e spauriti, come quelli di un moribondo ; un verso di inesprimibile efficacia pittorica. Iamque vale = ed ora, addio , il saluto estremo. feror : usato asso lutamente senza complemento dagente sono trascinata . circumdata = avvolta da unimmensa notte. invalidas = ormai deboli , illan guidite . tua : riferito al soggetto sottinteso (ego) di feror. ceu : forma arcaica per ut = come, quale. 96 P. VIRGILIO MARONE Dixit et ex oculis subito, ceu fumus in auras commixtus tenues, fugit diversa, neque illum, 500 prensantem nequiquam umbras et multa volentem dicere, praeterea vidit, nec portitor Orci amplius obiectam passus transire paludem. Quid faceret ? quo se rapta bis coniuge ferret ? quos fletu manes, quae numina voce moveret ? 505 Illa quidem Stygia nabat iam frigida cymba. Septem illum totos perhibent ex ordine menses rupe sub aria deserti ad Strymonis undam i n auras tenues : complemento di moto a luogo retto da commixtus = come fumo, che si perde nelle lievi aure, fugg . L o svanire improvviso di Euridice, proprio come fumo che si dilegua per laria sottile (nota la successione rapida dei dattili, fermata da un solo spondeo al quarto piede) lascia linfelice Orfeo brancolante nel buio, con un vano flusso di parole, che il dolore vieta di pronunciare, anzi di gridare ; lo smarrimento an goscioso ridato dal ritmo pesante del verso, quasi tutto di spondei. 500-501. diversa : predicativo del soggetto = in diversa direzione . - prensantem : il frequentativo prensare d lidea del tentativo infruttuoso = che invano cercava di afferrare . umbras = le ombre in generale, non solo quella di Euridice, che ormai si confusa con le altre ed dileguata. 502-507. praeterea = in seguito , poi . portitor : propriamente colui che addetto alla gestione del porto ; quindi anche traghettatore , come qui Caronte, che guida le anime sulla palude Stigia ; la sua figura com pare soltanto qui, nel rifiuto opposto ad Orfeo, che ritenta disperatamente l ingresso nellAde, per riafferrare l om bra dellamata, che, avvolta nel gelo di morte, attraversa, sulla barca lo Stige, la ormai invalicabile palude. nec... ampl ius = non pi . pas sus : sott. est = permise che . transire : il soggetto sottinteso eum. oppure Orphea = non permise che egli passasse , con Euridice. obiec tam = interposta . rapta bi s co niuge : con valore temporale = dopo che la sposa gli era stata rapi ta due volte : i congiuntivi imperfetti (face ret, ferret, moveret) indicano linutilit di ogni sforzo. manes... numina : qui manes significa di inferi ; nu mina invece di superi . frigida : attributivo di i l la= ella, gi fredda. Stygi... cymba : complemento di mezzo = sulla barca Stigia ; questo un verso conclusivo di tutta la scena precedente, e risolve tutti gli affan nosi interrogativi di Orfeo, inesorabil mente. perhibent : introduce il tono distaccato del racconto favoloso, quasi incredibile. ex ordine = sen za interruzione . totos = com pleti ; nota linsistenza su questi elementi durativi del pianto di Orfeo ; il suo dolore non ha limiti n para gone. Di nuovo solo, e per sempre, giace prostrato sotto unalta rupe, lun go le correnti dello Strimone, fiume tra la Tracia, sua patria, e la Mace donia ; egli piange la sua sventura e ripete per sette mesi sulla cetra laffanno del cuore ; canti e suoni tali che riuscivano ad ammansire persino le tigri : animali questi, che, in verit, non fanno parte della fauna tracica, ma qui stanno ad indicare gli animali pi feroci. 508-511. rupe sub ari a = sotto unalta rupe . deserti : accentua LE GEORGICHE 97 flevisse et gelidis haec evolvisse sub astris mulcentem tigres et agentem carmine quercus ; 510 qualis populea maerens philomela sub umbra amissos queritur fetus, quos durus arator observans nido implumes detraxit ; at illa flet noctem ramoque sedens miserabile carmen integrat et maestis late loca questibus implet. 515 Nulla venus, non ulli animum flexere hymenaei, solus Hyperboreas glacies Tanaimque nivalem arvaque Rhipaeis numquam viduata pruinis lustrabat, raptam Eurydicen atque inrita Ditis dona querens ; spretae Ciconum quo munere matres 520 il concetto di solitudine disperata. haep evol vi sse = abbia cantato e ricantato queste vicende . mul centem = mansuefacendo, commo vendo . agentem = trascinan do persino le piante : sono i prodi giosi effetti del flebile canto di Or feo. phi l omel a : lusignuolo, ma qui sta pro quavis ave, come notava gi Servio. - populea sub umbra = sotto lombra di un pioppo : la espressione analoga a rupe sub airia del v. 508 : qui per, trattandosi di un uccello, bene tradurre tra il fogliame di un pioppo . I l paragone dellusignuolo gi in Odissea (X I X , 518-23), nello sfogo doloroso di Pe nelope a colui che ella non sospetta che sia il suo Ulisse : ma Penelope come l usignuolo soltanto nl tono di mestizia, non nello spirito del canto. Comunque il tocco virgiliano ha una sua particolare dolcezza di sentimento, che ricollega il poeta alle sue pi tenere sensibilit " ucoliche. 512-513. fetus = i suoi piccoli , non pennuti ancora, come sente il Tasso (Gerus., X I X , 519). arator : il contadino in genere, detto durus, cio spietato, crudele . observans = spiando . nido : retto da detraxit : port via dal nido . at : oppositi va sfumata in et e, a sua volta. 514-516. noctem: accusativo del tempo continuato = per tutta la not te . ramoque sedens : sott. in = e stando su un ramo . i ntegrat : Servio chiarisce con renovat ripete un lamento senza fine. non ul l i (= nulli)... hymenaei = nessun ime neo riusc a piegare il suo animo ; non si lasci vincere da attratti ve di nozze. I luoghi delle peregrinazioni di Orfeo sono nel settentrione, in terre desolate tra nebbie e gelo, scenario adatto alla tristezza della sua pena; le gelide regioni degli I perbrei nel l estremo nord, ai limiti di terre ine splorate, il Don nevoso e le regioni Ripee o Rifee alle sorgenti del Danu bio o dello Strimone, pur esse ai con fini tra favola e realt. 517-521. solus = solitario ; due soli nomi bastano a caratterizzare questa desolata e gelida solitudine, teatro del pianto di Orfeo. arva- qu... pruinis: int.: et arva numquam viduata (= carentia) Rhipaeis pruinis = e le regioni Ripee non mai prive di nevi ; l aggettivo sta con pruinis, ma va inteso logicamente con arva. lustrabat = percorreva . Eury dicen : accusativo alla greca. i n - rta = vani , perch Euridice gli stata di nuovo rapita. quo mu nere : complemento di causa retto da spretae = sentendosi disprezzate da questo, tributo di amore e di dolore 7 98 P. VIRGILIO MARONE inter sacra deum nocturnique orgia Bacchi discerptum latos iuvenem sparsere per agros. Tum quoque marmorea caput a cervice revolsum gurgite cum medio portans Oeagrius Hebrus volveret, Eurydicen vox ipsa et frigida lingua 525 ah! miseram Eurydicen anima fugiente vocabat : Eurydicen toto referebant flumine ripae . Haec Proteus, et se iactu dedit aequor in altum, quaque dedit, spumantem undam sub vortice torsit. ad Euridice, con il conseguente disde gno per ogni altra donna. matres : in genere per mulieres. i nter sacra deum (= deorum) = durante le ce rimonie sacre degli di , determinate dallorgia notturna in onore di Bacco. 522-526. discerptum... sparsere : cio: discerpserunt et sparserunt = lo dilaniarono e ne dispersero le mem bra . I l culto orgiastico di Bacco non nuovo a scempi del genere : basti citare, per tutti , quello di Pen- teo nelle Baccanti euripidee. Tum... volveret : int.: tum quoque cum Oeagrius Hebrus medio gurgite portans (= por taret et) volveret caput a marmorea cer vice revolsum = ed anche allorquando l agrio Ebro trascinava e travolgeva nel mezzo della corrente il capo strap pato dal collo marmoreo ; medio gur gite ablativo di luogo pi che stru mentale. Oeagrius : aggettivo de rivante da Eagro, antico re della T ra cia, ritenuto, in unantica tradizione, padre di Orfeo. miseram Eury dicen : oggetto di vocabat = invo cava sott. Orfeo ; per altri accu sativo esclamativo con ah ! anima fugiente = mentre gi fuggiva il soffio vitale . Con il nome di Euri dice, ri petuto tre volte, dalle esangui labbra del mozzo capo del cantore divino, trascinato dalla corrente, Vir gilio chiude quasi improvvisamente questo bellissimo episodio. 527-529. toto fl umi ne : ablativo di stato = lungo tutta la corrente del fiume . H aec P roteus : sott. dixit, cecinit. i actu : ablativo di modo = con un salto ; poetica la peri frasi se iactu dedit per se proiecit. quaque (= et qua) = e l dove; qua avverbio di moto attraverso luogo. dedi t : sott. se = si lanci . sub vorti ce torsi t = gir a vortice l ac qua spumeggiante , form un vor tice di acqua spumeggiante . Pare che lo stesso Proteo sia commosso della pietosa vicenda : non sa o non vuole dire altro ; si getta dun balzo nel mare tra un ribollire di vortici spumeggianti. Quel che tace lui, per, lo dir la madre Cirene : Aristeo per riavere i suoi sciami, deve placare le Ninfe irate, s, ma arrendevoli alle preghiere e inclini al perdono : immoli nel loro santuario quattro giovenche e quattro torelli e offra una pecora nera ed una vitella e obliosi papaveri alle ombre di Euridice ed Orfeo. Lasci per otto giorni intatti i cadaveri delle vittime nel bosco ; al nono vedr uscire fuori dagli aperti fianchi sterminati nugoli di api. Aristeo esegue imme diatamente i precetti materni. I l pro digio si verifica : le api sciamano dalle membra putrefatte dei quattro buoi e delle quattro giovenche con tale vigorosa vitalit da cancellare ogni rimpianto ed ogni lugubre pensiero di morte. Aristeo torna a ricomporsi nella sua pace serna (vv. 530-558). L E N E I D E Questo poema di 12 canti, per circa 10.000 esametri comples sivi, cominciato nel 30 av. Cr., fu pubblicato due anni dopo la morte del poeta (21 sett. 19a), nellanno stesso in cui Orazio com poneva il Carmen Saeculare. Virgilio attese dunque alla stesura del poema per parecchi anni e mor senza apporvi lultima mano ; fu Augusto a volerne la pubblicazione, per opera degli amici del poeta : Vario e Tucca. Il poema doveva essere originariamente unepica celebrazione di Augusto, descrivendone le gloriose battaglie e dandogli fama immortale nei secoli. Ma, in seguito, Virgilio ridimension il piano dellopera, facendone un'Eneide, un poema epico-mitico-storico, che, partendo dai pi remoti fatti delleroe troiano, Enea, figlio di Venere e progenitore della stirpe latina, raccogliesse le vicende storiche del popolo romano dalle sue origini fino allesaltazione della famiglia Giulia, con al centro Cesare Augusto. In tal modo Virgilio riassumeva, per grandi tratti, tutta la storia romana : dalle mitiche origini ai fulgori dellet augustea, il cui fascino lo aveva rapito del tutto. NellEneide confluiscono esperienze dellepica omerica e ales sandrina, come pure di quella romana arcaica ; neviana ed enniana ; qui si innestano elevate concezioni etico-storiche, connesse con la visione gloriosa della Roma repubblicana ed augustea, nonch elementi mitici, storici, narrativi, drammatici in un verso (lesa metro) e in uno stile adeguato allaltissimo e vastissimo argomento (poema di circa 50 giorni di eventi l'Iliade, di 40 giorni circa l'Odissea, di centinaia e centinaia di anni YEneide, sul modello degli Annales di Ennio). Dopo una prima stesura sommaria in prosa il gramma tico Donato del IV secolo d. Cr., che ce ne informa , il poeta elabor le varie parti senza alcun ordine prestabilito, sicch dif ficile, anzi quasi impossibile, ricostruire oggi con precisione lori- ginaria composizione . cronologica AlY Eneide, come impossibile 100 P. VIRGILIO MARONE qui correre dietro le diverse opinioni dei critici al riguardo. Giova invece osservare subito che dello stato dincompiutezza del poema per la sopravvenuta morte dellautore sono prova evidente non solo il disordine cronologico dei libri o di parti di essi, ma anche i difetti di linea, la mancanza di organicit, le incongruenze e le contrad dizioni della narrazione, le zone opache e povere della spiritua lit virgiliana, nonch i circa 60 versi incompiuti. Ma, anche in questo stato, V E n e i d e costituisce la maggior glo ria di Virgilio. Qui egli infatti mette a profitto la sua sconfinata cultura greca e romana, sacra e profana, liturgica e mitica, sto rica ed annalistica e quanto Varrone Reatino aveva esplorato circa le A n t i c h i t umane e divine ; qui egli accoglie e fa suo il meglio dellepica omrica e dellantico e p o s latino, qui riascolta le com mosse intonazioni liriche di Lucrezio e di Catullo. Ma su tutti si eleva, e, pur restando spesso sulle orme di Omero, in tutto immette un nuovo afflato di poesia, una nuova sensibilit umana, uno spirito pi delicato e pi puro. In Omero sono schiettezza, inge nuit, fervore, fantasia creativa, immediata capacit di raffigurare eventi ed eroi, in Virgilio palpitano sentimenti pi intimi e com mossi, che lo portano a quelle penetrazioni e a quegli arricchi menti psicologici, a quella compartecipazione umana, che lo fa vivere, sentire e piangere con le creature del suo canto. In questa ricchezza di umanit e in questa commossa sensibilit introspet tiva sta l originalit e lattualit d e l l ' E n e i d e . N basta. L' E n e i d e anche poema nazionale, perch canto di Roma : con i suoi fascini dellantico, con le sue glorie del pre sente e con le sue aspettazioni del futuro ; altres poema s a c r o , perch tutto in essa visto e celebrato nella luce di una predesti nazione divina, nella inflessibile volont del F a t u m , che guidava Roma fin dal suo nascere alla sublime missione di unificare lIta lia e le genti tutte nellimpero della giustizia, della civilt e della pace ; ed poema r e l i g i o s o : non solo perch in esso il poeta canta e venera e prega gli di, che spesso intervengono, come in Omero, a risolvere disperate situazioni umane, ma perch sca turisce da una sensibile coscienza religiosa, che fu tormentata dal l ansia del divino e che pose il concetto di p i e t a s in cima alle sue persuasioni epiche e morali ; non a caso il protagonista stesso del poema reca con s un epiteto nuovo, con significato nuovo : p i u s A e n e a s . Egli infatti una delle figure pi schiettamente virgiliane e lontane dal modello degli eroi omerici ; lincarnazione delleroe vagheggiato dal poeta, la cui grandezza non sta tanto nelle gesta l en ei d e 101 che egli comp pi o meno eroicamente, quanto in quellalto pos sesso di piet e di umanit, che ne sensibilizza leroismo e lo rende rassegnato allaspro destino { F a t u m ) , fino al sacrificio e alloblo di se stesso ; qui il segno della sua predestinazione alla vittoria, della sua superiorit di uomo e di eroe. cos che n e l l E n e i d e Virgilio rivela se stesso e costruisce il monumento imperituro della sua grandezza di uomo e di poeta. La sua vera grande poesia non sta tanto nella divina modulazione dei toni ritmici e stilistici, nei mille tesori espressivi o nella robu sta coscienza di romanit imperiale, quanto nella molteplice ric chezza di sentimenti umani, che lo immedesimano nelle creature del suo canto : creature accompagnate tutte da una viva nota di malinconia e di dolore, tutte senza sorriso, ma pulsanti di vita interiore ; anche le cose hanno le proprie lacrime e le sventure umane toccano il cuore : questa unesclamazione di Enea, una delle espressioni pi alte della poesia d e l V E n e i d e e dellanima del poeta. 102 P. VIRGILIO MARONE CANTO PRIMO A r g o men t o Dopo una breve protasi e linvocazione della Musa, il Poeta comincia a narrare gli eventi del settimo anno delle peregrina zioni di Enea. La sua flotta, partita dalla Sicilia, diretta verso l Italia, viene investita da una tremenda tempesta, scatenata da olo, re dei venti, per comando di Giunone, nemica acerrima dei Troiani e protettrice di Cartagine. Si salvano appena sette navi, che approdano, malconce, in un porto dellAfrica, dopo che Net tuno ha sedato i venti e le onde furiose del mare. Venere si lamenta con Giove per le sciagure toccate al figlio Enea, ed ha da lui assi curazioni circa l immancabile avvenire degli scampati di Troia. Manda intanto Mercurio a Cartagine, per predisporre una beni gna accoglienza ai Troiani ; Venere stessa, sotto mentite spoglie, incontra Enea ed Acte, li informa di molti particolari e li intro duce, non visti da nessuno, in Cartagine. Qui Enea rimira nel tempio di nuova costruzione le gesta del suo popolo, ritrova i com pagni creduti perduti per il naufragio, e viene accolto generosa mente dalla regina Didone. Durante il banchetto, Venere, sosti tuendo ad Ascanio Cupido, ottiene che Didone si innamori del l Eroe troiano. L A TEM PESTA (I , 81-143) Due divinit, Giunone ed olo, note nella tradizione epica come dea vendicatrice e punitiva runa, signore dei venti e perturbatore dei mari Valtro, preparano l'antefatto del dramma in una cospirazione di fini ai danni degli esuli Troiani. Pronto olo ad ascoltare le parole della dea e ad eseguire la sua volont di gettar furore nei venti e sprofondar nell'abisso le navi (r. 69). Dapprima sono i venti che, dal monte spalancato da olo, piom bano turbinosi sul mare, sconvolgendolo fino agli abissi profondi; poi den sissime nubi oscurano subito il sole e cala una notte profonda ad avvol gere uomini e cose; guizzano i lampi, rombano i tuoni e tutto par minac ciare una morte imminente. Da questo orrore alta si eleva la voce d Enea, l e n e i d e 103 s u p p l i c e e sconvolto, ma non imprecante a ll a volont deg li d i : egli a p p a r e q u i p e r l a p r i m a volta in quella sua g r a n d e z z a d i eroica umanit, che tr o v a i l fo n d a m e n to nella consapevolezza delle sue r e s p o n s a b il it e nella sua pietas. I l momento div e n t a sempre p i tr agico : le n a v i squassate vengono ingoiate d a i f l u t t i ; quella del f i d o Oronte c o l p i t a a p o p p a da una immensa ondata , che, dopo averla f a t t a g i r a r e p e r tr e volte su se s t e s s a , l a i n a b i s s a vorticosamente nel mare. Visione d i terrore ! t r a i l r i b o l l i r delle onde a p p a io n o f r u s t u l i d i remi, rot ta m i d i n a v i e rari nantes, nau f r a g h i d i s p e r s i , l o t t a n t i d is peratam ente con la morte, che sarebbe s i c u r a , se N e ttuno non intervenisse in tempo a d i s p e r d e r e le onde, a calmare i m a r o s i e a r i d o n a r bonaccia allo sconvolto mare. Haec ubi dieta, cavom conversa cuspide montem impulit in latus : ac venti velut agmine facto, qua data porta, ruunt et terras turbine perflant. Incubuere mari totumque a sedibus imis una Eurusque Notusque ruunt creberque procellis 85 Africus et vastos volvont ad litora fluctus. Insequitur clamorque virum stridorque rudentum. 81-83. dicta : sott. sunt da olo a Giunone (vv. 76-80), accogliendone la preghiera di scatenar una tem pesta sui Troiani. cavom (= ca vum) : predicativo di montem = il monte che era vuoto allinterno , per ch conteneva la massa dei venti. conversa cuspide (hastae) : abl. ass. con sfumatura mediale. implit in latus : l espressione, che rid la rapidit del gesto, vale colp late ralmente, aprendovi un varco . venti : tutti, ad un tempo, in colonne serrate, come un agmen, la schiera , che marcia in senso rettilineo. ac ( ac statim) = e subito . qua : sott. parte, via. data : sott. ti r est. porta : qui vale passaggio, varco, uscita . ruunt : con valore intransitivo (= erumpunt) = si sca tenano , mentre pi sotto (v. 85) transitivo. terras... perflant : lett. = soffiano a mo di turbine sulla terra , col per transiti vante di f i o ; ma rendi : percorrono turbinosa mente la terra . 84-96. I ncubuere mari si abbat terono sul mare . a sedi bus i mi s = dai pi profondi abissi , dove essi. Euro e Noto, sogliono abitualmente starsene calmi e tranquilli. - que... - que... - que : il polisindeto presen ta e fa agire in modo simulta neo e vigoroso i diversi venti. creber : collabl. di abbondanza pro cellis = col frequente avventarsi delle sue procelle . vastos : ripresa e ampliamento di imis : profondit e vastit, queste le proporzioni enormi dei marosi. vol vont ( = volvunt) = sospingono , ma clto il movi mento intero dei cavalloni, che, men tre avanzano fragorosi, si curvano. 87-89. Insequitur = ne segue im mediatamente... : un verso mira bilmente onomatopeico, soprattutto per il frequente ricorrervi dei suoni den tali, e dellr e del duplice -que poli- 104 P. VIRGILIO MARONE Eripiunt subito nubes caelumque diemque Teucrorum ex oculis ; ponto nox incubat atra. Intonuere poli et crebris micat ignibus aether, 90 praesentemque viris intentant omnia mortem. Extemplo Aeneae solvontur frigore membra ; ingmit et duplicis tendens ad sidera palmas talia voce refert : O terque quaterque beati, quis ante ora patrum Troiae sub moenibus altis 95 contigit oppetere ! o Danaum fortissime gentis T ydide ! mene Iliacis occumbere campis sindetico, nonch della triplice sequela di dattili -+- spondeo. eripiunt : con regolare costruzione simmetrica (ex oculis). subito = dimprovviso, di colpo . caelumque diemque = l a luce del cielo ; il polisindeto encli tico -que par martellare la gravit della situazione. ponto... incbat = si distende sul mare ; il dat. indica effetto rapido di moto, come gi al v. 84 ; la nox qualificata per la sua spaventosa nerezza (atra). 90-91. Intonuere pol i = ri ntrona rono di tuoni i cieli , cio le parti estreme (poli) della vlta celeste, che si pensava girare tra luna e laltra di esse. micat = balena , guiz zando quasi ininterrottamente di lam pi (ignibus ; ablat. causale). prae sentem... mortem = e tutto fa pre sagire una fine imminente ; alle note insistenti e paurose della scia gura, conferisce tragicit quel neutro plur. omnia, misterioso e indefinito. 92-94. Per la prima volta nominato l eroe, presentato in questo atteggia mento di ieratica umana grandezza. sol vontur = solvuntur, di senso me diale: lazione viene avvertita appena dal soggetto, pi che subita consape volmente dallo stesso. frigre : frigus indica il gelido brivido che preannuncia l a morte stessa. ingmit : solita mente intransitivo, come qui (in- intensivo) = un gemito leva , istin tivamente, anche se tantus vir. duplicis = ambas. palmas : le mani, ma coglie il gesto del supplice con le palme rivolte al cielo (ten dens). ad sidera : ad caelum, in altum. voce refert : gli antichi pre gavano ad alta voce. terque... beati : il numero definito sta per il superlativo felicissimi ; noi oggi usiamo dire cento e cento volte, mille e mille volte felici . 95-101. qui s = ii, quibus, retto da contigit del v. seguente. ante ora patrum = sotto gli occhi dei propri genitori , espressione cara a Vir gilio. r conti gi t : tocc in sorte ; la frase indica una morte consapevol mente eroica, affrontata per la Patria, sotto gli occhi dei genitori che stanno a guardare i combattenti, im pegnati in dura lotta sotto le alte mura della citt, che essi difendono (sub moenibus altis) : ora, invece, la morte appare subita e ingloriosa. oppetere : sott. mortem ; oppetere, pi che obire ed occumbere, dice morte volutamente affrontata per uh sacro ideale. o : ripetuto, a breve distanza : accento di preghiera desolata e stra ziante. Danum = Danaorum ; il genit, dipende da gentis, partitivo di fortissime. T ydi de : vocat, del patronimico Tydid ; il Tidide Dio mede, fortissimo campione degli Achei, con cui avrebbe voluto contendere Enea, per riceverne magari anche morte gloriosa. mene etc.: infinitiva l e n e i d e 105 non potuisse tuaque animam hanc effundere dextra, saevos ubi Aeacidae telo iacet Hector, ubi ingens Sarpedon, ubi tot Simis correpta sub undis 100 scuta virum galeasque et fortia corpora volvit ! Talia iactanti stridens aquilone procella velum adversa ferit fluctusque ad sidera tollit. Franguntur remi ; tum prora avertit et undis dat latus : insequitur cumulo praeruptus aquae mons. 105 Hi summo in fluctu pendent, his unda dehiscens esclamativa, spesso aperta dallaccus. del pronome personale collaggiunta dellenclitica -ne. campi s : senza la prepos. in del normale stato in luogo ; vien designata la pianura di Troia, dove si combatt la decen nale guerra. tua... dextra = e per la mano tua esalare questanima . saevos (= saevus) : qui in senso lau dativo = forte, bellicoso ; stupen damente rilevato dalla collocazione iniziale antitetica allingens = gigan tesco, smisurato , detto di Sarp- done o Sarpedon te, figlio di Giove e di L aodamia, conduttore dei Liei in aiuto di Troia e ucciso da Pa troclo. ubi : ripresa alquanto lon tana di Iliacis campis e ripetuta per ben tre volte. A eacidae : patro nimico di Achille, in quanto nipote di aco ; il genit, va con telo, che indica qui la lancia , poich era anche arma da getto (telum, da tendere; cfr. missile da mitto ; proittile da proicio, pr + iacio). iacet = giace sepolto . Hector : a dif ferenza degli altri, ricordato col solo suo nome semplice. tot : va con scuta, galas e corpora. Simis : costr.: ubi Simis corripuit sub undis et volvit tot scuta virum, etc. = dove il Simoenta inghiott e travolse sotto le onde tanti scudi e armi e cadaveri di forti eroi ; il Simoenta solca, con lo Scamandro, di cui affluente, la pianura di Troia. ; virum (= viro- rum) = di eroi . fortia corpora : vale fortium virorum corpora. - volvi t : con un tcco di piet, alla fine del verso. 102-103. iactanti (sott. Aeneae) : part. appositivo con valore tempo rale connesso con f e r i t mentre (Enea) emetteva questi accorati ac centi . stridens aquilone : per sonifica procella ; lablat. di causa ; Aquilo un vento del Nord, che com pie la serie dei nomi di venti dei vv. 85-86. velum : sintende navis Aeneae. adversa = di fronte, a prua ; predicativo di fe r i t , che dice colpo violento. ad sidera : uniperbole, ad indicare la smisu rata altezza delle onde. 104-105. Franguntur = si spez zano : azione pi mediale che pas siva ; sono questi i primi disastri di una catastrofe totale : prima le cose, poi gli uomini : remi spezzati, vele lacerate, imbarcazioni in balia della furia dei venti. averti t (= sese avertit) vira, si rivolta . dat = obicit, offert. latus : sintende della nave (sogg. prora). insequi tur... mons = si rovescia (sulla nave) con tutta la sua mole unerta montagna dacqua . cumulo : abl. strumen tale. 106-112. Hi . .. his : dopo le cose, gli uomini : quelli che formano lequi paggio delle navi, gli eroi, tutti in preda al pericolo di morte. summo in fluctu : singol. collettivo, in ant tesi con terram inter fluctus. pendent = galleggiano sospesi sui flutti. dehiscens = spalancandosi ; de- 106 P. VIRGILIO MARONE terram inter fluctus aperit, furit aestus harenis. Tris Notus abreptas in saxa latentia torquet, (saxa, vocant Itali mediis quae in fluctibus Aras, dorsum immane mari summo), tris Eurus ab alto 110 in brevia et syrtis urguet (miserabile visu) inliditque vadis atque aggere cingit harenae. Unam, quae Lycios fidumque vehebat Oronten, ipsius ante oculos ingns a vertice pontus i n puppim ferit: excutitur pronusque magister 115 volvitur in caput ; ast illam ter fluctus ibidem vale, specialmente, in fondo ed indica movimento dallalto in basso. terram : qui propriamente i l fondo del mare. fl uctus : parola tema ti ca in questa grandiosa descrizione della tempesta, perci ripetuta qui ad ogni momento. apri t = mette a nudo, lascia vedere . furit... hareni s = il ribollimento infuria fin nelle sabbie del fondo . aestus : propriam. calore e quindi ribol limento come effetto di calore, in rapporto al mare in tempesta. T ri s (= tres, sott. naves) ; le navi di Enea erano venti : ne rimarranno superstiti solo sette. abreptas (part. congiunto)... torquet : intendi : abripit {naves) et torquet = investe e scaraventa . i n saxa l atenti a = contro scogli nascosti, invisibili per laccavallarsi dei marosi. saxa : costr.: quae saxa mediis in fluctibus (latentia) It ali vocant (= appellant) Aras = scogli, che gli I tali, ecc. . dorsum, etc.: la relativa appositiva del v. 109 precisava il loro nome ita lico, questal tra apposizione ne rileva l a qualit e ne definisce meglio lo sfondo : quae saxa sunt quasi dorsum elatum ex superficie undarum. ab al to : cio mari. i n brevi a et Syr ti s : in brevia Syrtium = nei bassifondi delle Sirti , cio le secche della Pic cola Sirte (o Golfo di Gabes) ; altri invece i ntende syrtis ( = syrtes) per nome comune e traduce : nei bassi fondi e nelle secche . urguet (= urget) = sospinge, getta le tris (naves). visu : il supino in - suole accompagnarsi ad alcuni aggettivi, compreso miserabilis miserevole, miserando . inlidit = (le) sbatte scompaginandole. vadis = in vada ; il dat. poetico di moto a luogo pre senta gi leffetto di tal movimento. cingit : con uggire del linguaggio militare e sa di assedio vero e pro prio : le navi restano come imprigio nate nella sabbia. 113-117. fidum = leale . Oron ten : accus. alla greca ; era capo dei Licii. ipsius : cio di Enea ; il pro nome dattilico nella forma (la i breve per sistole). a vertice : l espres sione vale dallalto della grande distesa arcuata del mare. ingens pontus = unenorme ondata . in puppim ferit = colpisce a poppa la nave. excutitur... volvitur : hanno per sogg. comune magister = sbalzato fuori viene il pilota e a capo fitto ruzzola in gi . - ast : particella invariabile, avente gi valore aggiuntivo in frasi ipotetiche e poi diventata simile ad at. i l l a m : riprende unam (v. 113), la nave di Oronte. ter : va con agens, men tre ibidem con torquet, e circum defi nisce pure agens = ma il flutto la turbina, facendola girare per tre L* ENEIDE 107 torquet agens circum et rapjdus vorat aequore vertex. Apparent rari nantes in gurgite vasto, arma virum tabulaeque et Troia gaza per undas. Iam validam Ilionei navem, iam fortis Achatae 120 et qua vectus Abas et qua grandaevos Aletes, vicit hiemps ; laxis laterum compagibus omnes accipiunt inimicum imbrem rimisque fatiscunt. Interea magno misceri murmure pontum emissamque hiemem sensit Neptunus et imis 125 volte . rapidus... vertex = e il vortice nella sua rapina 1inghiotte nellacqua ; rapidus : predicativo, di senso attivo, di vorat. aequore : abi. strumentale, dello stesso vorat. 118-123. Apparent = si scorgono, spuntano . rari : con valore pre dicativo ( sparsi qua e l ) del participio sostantivato nantes, i nau fraghi . - in gurgite vasto = tra i vasti gorghi tempestosi ; verso mira bile, lapidario, diventato proverbiale. arma : sintendano esattamente gli elmi di cuoio e gli scudi, facilmente galleggianti sul mare, degli infelici eroi (virum = virorum). tabulae: i rottami di legno : assi e traverse, di cui si componevano le navi. Troia : parola trisillabica, di conio e prosodia greci ; aggettivo del sing. costante e collettivo gaza, indicante la stanza del tesoro del re per siano = oggetti preziosi portati via da Troia . per undas : fa vedere tutto ci posto in bala delle onde, fatto passare dalluna allaltra. vali dam = robusta , con valore con cessivo. Il ionei : con sinizsi di -ei : uno dei capi della flotta troiana. fortis Achatae : sott. navem ; Acte inseparabile e degno compagno di Enea. et qua = et (eam navem) qua vectus : sott. erat, per Enea che, purtroppo, lo considera gi vittima del naufragio. Abas (genit. Aban tis) : altro compagno di Enea. gran- daevs : grandis natu, senex. Ale tes : nome proprio di timo greco : il V iandante . vicit hiemps = la tempesta gi riuscita a sopraf fare : la collocazione iniziale del verbo, il suo tempo perfetto, la pospo sizione e personificazione di hiemps dicono trionfo rapido, completo, defi nitivo ; in hiemps il -p- eufonico ed epentetico e si trova solo nel nomi nativo. laxis : col valore di laxa tis = attraverso le compagini dei fianchi sconquassate . - omnes : sott. naves. inimicum... accipiunt = fanno rovinosamente acqua (Iet terai. accolgono londa rovinosa ). rimis : ablat. di causa = per le falle . fatiscunt : nel senso di sol vuntur si aprono, si sfasciano ; di qui fatiscente , nel senso di crollante , che tutto crepe . 124-127 : Interea : particella spesso di passaggio da una scena allaltra : qui dalla tempesta alla bonaccia, fatta ritornare da Nettuno sul mare sconvolto. magno... murmure : ablat. di modo opp. di causa = con grande fragore . miscri : infin. ogget tivo mediale (non passivo), che ha per sogg. pontum, retto da sensit del v. seg. = si accorse che il mare era sconvolto . emissam : sott. esse, come poi refusa (esse) del v. seg. = e che era stata scatenata una tem pesta . imis... vadis : uno dei tanti ablativi poetici virgiliani con funzioni espressive molteplici inde- 108 P. VIRGILIO MARONE stagna refusa vadis, graviter commotus ; et alto prospiciens summa placidum caput extulit unda. Disiectam Aeneae toto videt aequore classem, fluctibus oppressos Troas caelique ruina. Nec latuere doli fratrem Iunonis et irae. 130 Eurum ad se Zephyrumque vocat, dehinc talia fatur : Tantane vos generis tenuit fiducia vestri ? iam caelum terramque meo sine numine, venti, miscere et tantas audetis tollere moles ? Quos ego . . . ! sed motos praestat componere fluctus. 135 terminate. stagna refusa (esse) = e che il fondo del mare era stato rimescolato . gravi ter commo tus = con suo grave turbamento. ait : pu valere per altum, opp. in altum, in relazione a prospiciens = spingendo in alto (cio sulla super ficie del mare ) lo sguardo . summa... unda = trasse placido il capo fuori dallonda ; extlit : qui da effero. L atteggiamento del dio, sdegnato nellintimo, ma sereno nel vlto, quello degno dun immortale ; si noti comunque l accostamento di summa a placidum (si sente ormai pros sima la fine della tempesta : summa... unda fa vedere gi il mare chetato nella distesa delle acque e rifinisce la vi sione di quel vlto placido, che emerge a fior dellonda). 128. Disiectam... clas sem=( vede) dispersa (part. cong.) la flotta dEnea su tutto il mare ; il primo quadro della cupa visione. fluctibus op pressos = e oppressi dai flutti del mare i Troiani e dagli elementi del cielo scatenati . 130-131. fratrem: Nettuno fra tello di Giunone = che le fra tello . doli et irae : bene l Al- bini le insidiose ire ; noi diremmo il colpo mancino . Eurum... Zephyrumque : venti di Est e di Ovest, per dire tutti ad un tempo i venti. vocat = fa chiamare . dehinc : monosillabo per sinizsi. 132-135. Tantane : apre con forte accento di meraviglia e di sdegno il breve discorso, del dio = vi prese forse (tenuit) un s smisurato... ; la domanda interrogativo-esclama tiva. fiducia = eccessiva confi denza . generis... vestri? = della vostra discendenza divina? . I venti erano figli di Eos (lAurora) e del titano Astro ; i T itani poi erano nemici dei Numi, ma Nettuno non sente n mostra nessun rispetto verso siffatta dignit. caelum... terram que : con miscere suscita unidea di sconfinata vastit e grandezza. meo sine numine = sine meo numine (anstrofe) = senza il mio consenso ; parola augusta, passata ad indicare, addirittura, la divinit (Nume). venti = (voi, semplici) venti ; predicato vocativo del soggetto. mol es = masse dacqua. tan tas : ripresa, con altro riferimento per, del Iantine iniziale. audtis : presente, che fa sentire la colpa come persistente e immanente. Quos ego... ! : il relativo si riferisce al soggetto di audtis, ed equivale a vos quidem ; sottintndi un verbo di pena come ulciscar, poena afficiam o pu niam. Sbito dopo il dio cambia tono e parla, come fra se stesso. praestat : impersonale = meglio , seguito dallinfinito soggettivo componere nel senso di rimettere in ordine, ab bonacciare . L ENEIDE 109 Post mihi non simili poena commissa luetis. Maturate fugam regique haec dicite vestro : non illi imperium pelagi saevomque tridentem, sed mihi sorte datum. Tenet ille immania saxa, vestras, Eure, domos ; illa se iactet in aula 140 Aeolus et clauso ventorum carcere regnet . Sic ait et dicto citius tumida aequora placat collectasque fugat nubes solemque reducit. 136-141. Post (= postea) = poi, in sguito . non si mi li = con una punizione {poena) tuttaltro che cos lieve , come la mia presente ripren sione. commissa : neutro plurale, alquanto generico. M aturate : con l evidente valore transitivo di celerate, properate = affrettate . fugam : addirittura, e non profectionem ve stram, dice il dio. regi... vestro : olo. haec : prolettico dellinfini- tiva seguente. imperi um pelagi... tri dentem : si notino imperium, non regnum ; pelagi non maris ( un genit, oggettivo) ; saevom (= saevum), nel senso di terribile, potente , a per sonificare il tridente, simbolo della dominatrice potenza del dio. sorte... datum = ma a me tocc in sorte . tenet = egli ha il dominio ; il verbo indica un possesso ed un dominio incontrastati. immania saxa : nota di disprezzo per la regai sede di olo. Eure : nomina un solo vento, intendendoli tutti, come fa capire il plurale vestras domos. illa... in aula : con forte irrisione. se iactet = si pavoneggi pure . clauso... carcere : ablat. locativo, forse anche assoluto con valore concessivo. 142-143. ait : normalmente di uso poetico, inquii prosastico, dicto citius = in men che non si dica . tumida = in burrasca ; ora le ac que si ridistendpno uguali (aequora da aequus). placat : dapprima si placa il mare, poi il cielo. collec tas = (gi) addensate ; con fugai serba uneco del linguaggio di lotta e di guerra. reducit s nel senso di fa tornare a splendere . 110 P. VIRGILIO MARONE CANTO SECONDO A r g o men t o Enea, invitato da Didone, narra (nei canti II e I I I del poema) gli eventi occorsi ai Troiani durante la caduta della citt e nelle successive peregrinazioni per terra e per mare. II racconto prende la mossa dal giorno che precedette la rovina. Stanchi ed affranti dai lunghi dieci anni di guerra, i Troiani si lasciano ingannare dalla gigantesca costruzione di un cavallo di legno, che i Greci dicevano di lasciare sul lido come dono a Minerva per il ritorno. Vano riusc allinsensata cecit dei Troiani il coraggioso inter vento di Laocoonte : vincono le astuzie del fraudolento Sinone e il cavallo viene introdotto nella citt. Di notte, mentre tutti dormono, i combattenti greci escono da l cavallo, e, daccordo colla flotta salpata da Tnedo, mettono a ferro e fuoco l intera citt. Enea, in sogno, viene ammonito da Ettore a salvare s, la famiglia e i penati. Dopo aver tentato qual che resistenza, saputo che la reggia era stata occupata e che Priamo era stato ucciso dal figlio di Achille, col vecchio padre e il figlio letto Ascanio ed altri superstiti alla strage, ma senza la moglie Gresa, che aveva test smarrita, si dirige verso il monte Ida a pre parare la fatale partenza per gli ignoti lidi dellOccidente. Questo II canto, pur con le sue inevitabili deflessioni e limitazioni, uno dei pi belli dell 'Eneide, dove la poesia tocca spesso il sublime e il tono epico tende a diventare lirico, elegiaco e drammatico. L A OCOONTE E I L CAVAL L O (I I , 40-56) questo uno dei pi noti episodi del secondo canto ; esso, assieme a quello di Sinone, si innesta nella leggenda del cavallo di legno, escogita zione ed inganno degli astuti Greci, che, non essendo riusciti a piegar Troia con la forza, la vincono con lastuzia e con la frode. Nella redazione vir giliana esso ha una sua fisionoma ed una sua linearit. Laocoonte,fratello di Anchise (o figlio di Priamo, secondo altre fonti) e sacerdote di Nettuno, appare sulla scena quando incerti e discordi sono i Troiani circa la sorte l e n e i d e 111 da dare allenorme cavallo : se introdurlo, qual dono di Minerva, entro la citt e collocarlo sulla rocca, oppure distruggerlo e precipitarlo nel mare, perch sospetto di insidie e di inganni. Laocoonte interviene a favore di questa tesi, rimprovera acerbamente la cieca follia dei suoi cittadini e scaglia furi bondo lasta contro il fianco del cavallo. Punizione immediata, che fa credere sacrilego il suo gesto : due serpenti, movendo da Tnedo, sul mare, pun tano difilati contro Laocoonte, mentre compie un rito sacrificale, e, dopo aver fatto scempio di lui e di due suoi figliuoli-, corrono a nascondersi sotto lo scudo di Minerva, sulla rocca. Qjiesto terrificante prodigio, sopraggiunto inaspettatamente a confermare le blande insinuazioni dello spergiuro Sinone, che aveva affermato essere il cavallo un dono propiziatorio, offerto dai Greci a Minerva, vince definitivamente lestrema resistenza dei Troiani, che aprono festanti le porte ed accolgono il dono fatale entro le mura. Primus ibi ante omnis, magna comitante caterva, 40 Laocoon ardens summa decurrit ab arce et procul : O miseri, quae tanta insania, cives ? creditis avectos hostis aut ulla putatis dona carere dolis Danaum ? sic notus Ulixes ? Aut hoc inclusi ligno occultantur Achivi, 45 aut haec in nostros fabricatast machina muros, 40-42. Primus... ante omni s (= om nes) : Primo, innanzi a tutti ; L aocoonte procede alla testa di un gran sguito di cittadini, essendo uno dei capi (princeps) del suo popolo. ibi = allora , con valre tempo rale. magna... caterva = accom pagnato (comitante da comitor : propr.= accompagnandolo ) da una grande turba di cittadini ; l espressione un abl. assoluto. ardens : sott. ira : predicativo di decurrit. decurrit = si precipita gi dallalto della rocca (summa ab arce) di Pergamo, dove forse egli aveva la casa e donde si apriva la visione verso il lido. Di qui quel suo precipitarsi sdegnoso, quel ?uo gridar di lontano : mosse, gesti e voce di chi consapevole e responsa bile della gravit del caso. procul = ancor di lontano , sott. clamat grida, urla . O mi seri = infe lices, per quel che stanno per com mettere. insania : sott, vobis est o in vobis inest = qual si grande follia ( la vostra) ? . 43-44. creditis : senza lenclitica -ne come nelle domande rapide ed affannose. avectos : sott. esse, di senso mediale ; a ve hi indica il par tire per nave . hostis : accus. sogg. dellinfinitiva. dona : va con Danaum = Danaorum. sic = cos poco , detto con forte intonazione ironica. notus : sott. vobis est. Ulixes : leroe astuto ed inganne vole, per eccellenza, e in Virgilio sempre presentato come macchinatore di inganni ; la frase diventata pro verbio. 45-49. hoc... li gno : in senso dispre giativo per equo ; abl. strumentale, opp. locativo di uso poetico. occul tantur : con valore mediale ; il verbo implica nascondimento e silenzio. i n nostros... muros = (a spiare) dentro le nostre mura . fabri cata est : qui passivo. inspec- 112 P. VIRGILIO MARONE inspectura domos venturaque desuper urbi, aut aliquis latet error : equo ne credite, Teucri. Quidquid id est, timeo Danaos et dona ferentis . Sic fatus validis ingentem viribus hastam 50 in latus inque feri curvam compagibus alvom contorsit. Stetit illa tremens, uteroque recusso insonuere cavae gemitumque dedere cavernae. Et si fata deum, si mens 'non laeva fuisset, impulerat ferro Argolicas foedare latebras 55 Troiaque nunc staret, Priamique arx alta maneres. tura, etc. : con valore intenzionale = per esplorare l interno delle nostre case e per piombare dallalto sulla citt , agevolando ai nemici la sca lata alle mura. aliquis : nel suo valore pi antico = qualche altro (alius + quis). error = fr aus, do lus = inganno . ne credite = ne credideritis ; forma dimperat. poe tico e familiare. Quidquid id est : checch sia ci ; ma id detto in senso fortemente indicativo e dispregiativo insieme. et = an che (quando) ; persino . feren tis = ferentes, con valore concessivo. dona: plurale, per il riferimento a tutti i Troiani ; uno dei versi dive nuti sentenze o proverbi. 50-53. fatus : partic. da for, fari. val i di s... vi ri bus (= magna vi) = con grande forza . i n l a tus, etc. =x contro il fianco e il ven tre ricurvo di giunture dellanimale; alvom (= alvum) : propr. l a pan cia grande e cavernosa ; f e r i : vale qui animale mostruoso. i n que : anzich alvumque ; % piuttosto poetico e in ripetuto sottolinea la potenza del gesto di L aocoonte ; curvam compagibus : nesso allittera- tivo, esso pure usato per indicare la mostruosit delle proporzioni del ca vallo ; nota la minuziosit della de scrizione. contorsi t = la sca gli , dopo averla fatta roteare (con torqueo) in aria. Stetit... tremens infissa rest oscillando . uteroque recusso : ahi. assol. di valore cau sale = <<nel ventre fatto rintronare , oppure alla scossa del ventre . insonuere... cavernae = risuonarono le cavit tenebrose e mandarono un cupo rimbombo : verso di efficace armonia imitativa. 54-56. si fata deum ( = deorum) : sott. non laeva fuissent : laeva perci predicato sia di f a t a sia di rnens, ma in ordine a fa t a vale avversi, sinistri , mentre con mens significa maldestra, malaccorta, stolta . impulerat : sott. nos = avrebbe in dtto ; un periodo ipotetico misto con impulerat al posto di impulisset. foedare : infinito di tipo poetico dopo impello, su analogia di cogo. I l verbo vale qui fare a pezzi , riducendo il cavallo ad una massa informe di assi e di tavole. latebras : non latbras, per la positio fortis. - nunc = etiamnunc, detto con rimpianto vivis simo. staret = si reggerebbe, sta rebbe in piedi , alta e potente. manres : riprende lidea e limma gine di staret, nel forte colorito del lapostrofe =* e tu, rocca di Priamo, alta rimarresti . Nota il passaggio dalla terza persona (staret) alla se conda (maneres) : alla fase narrativa succede lapostrofe. l e n e i d e 113 SI NONE DAVANTI A PRI A MO (I I , 67-75) S i osservava d i a n z i che l ' e p i s o d i o del greco Sinone s i innes ta in quello d i Laocoonte, divi dendolo in due p a r t i e f o r m a n d o con queste, p e r cos dire, i l secondo atto del dramma. Es s o comprende 141 v e r s i { 5 7 - 1 9 8 ) , s p i e g a t i i n un racconto lungo, abilmente s o s p i r a t o , contesto d i lam e nte v ol i reticenze, e a rt icol ato in tre d iver se p a r t , corr is p o n d e n t i a i tre d i v e r s i momenti della p i e t o s a vicenda della sua ingannevole s t o r i a , e, d i conseguenza, a i tr e d i v e r s i s t a t i d'animo deg li a scol tat ori. Mella p r i m a p a r t e Sinone narra i p r ece d e n ti della i n i m i c i z i a t r a l u i ed U l i s s e , causa dell a sua sventura ( v v . 6 9- 1 0 4 ) , suscitando c u r i o s it e stupore nei T r o i a n i ; nella seconda i l trionfo d e ll a p e r f i d i a d i U l i s s e , l a p r o p r i a condanna a morte e p o i l' avventu rosa f u g a { vv. 1 0 5 - 1 4 4 ) , toccando l a commiserazione e l a p i e t d e i p r e se nt i ; nella ter za, su ri c h ie s t a d i P r i a m o , r i v e la i l segreto della costru z i one e dell'offerta v o t i v a del cavallo a M i n e r v a da p a r t e d e i Greci, p i e gando definitivamente g l i a n im i a l perdono verso d i l u i e all'unanime deci sione d i accogliere i l cavallo entro le mura : un p i a n o abilmente s t u d ia t o , astutamente condotto, pienamente riuscito. Namque ut conspectu in medio turbatus inermis constitit atque oculis Phrygia agmina circumspexit : Heu quae nunc tellus inquit, quae me aequora possunt accipere ? aut quid iam misero mihi denique restat ? 70 cui neque apud Danaos usquam locus, et super ipsi 67-68. ut : temporale. conspectu i n medi o = davanti, sotto gli occhi di tutti . turbatus : solo in appa renza ; soggetto Sinne. i ner mi s i di fronte ai Troiani presenti, numerosi e tutti armati, L aocoonte compreso. consti ti t (da consisto) : forma verbale indicante arresto istan taneo ; si noti il rapido dattilo ini ziale. Phrygi a = Troiana : in quanto i Frigi erano alleati dei Troiani ; la Frigia era assai ampia e il suo nome poteva anche indicare la Trade. 69-72. tellus : poetico e sacro per terra ; questa era occupata dai Troiani, il mare invece (aequora) dai Greci ; qui sono entrambi personificati. inquit : solennemente posto in mezzo alle due domande, al centro esatto del verso. iam... denique = or mai . cui = mihi, cui. neque : correlativo asimmetrico di et. locus : sott. est, datur ; locus vale ricovero, rifugio ; et : si aggiunga a quo, opp. quem {posco pu stare con due accusativi). super (avv. = ins- 8 114 P. VIRGILIO MARONE Dardanidae infensi poenas cum sanguine poscunt \ Quo gemitu conversi animi compressus et omnis impetus. Hortamur fari, quo sanguine cretus quid ve ferat, memoret quae sit fiducia capto. 75 per) = per di pi . ipsi : rile vato dalla collocazione : proprio i Troiani (Dardanidae, forma patroni mica) non dovrebbero farsi riguardo di uccidermi, essendo nemici miei legittimi (infensi = da nemici). poenas cum sangui ne = una ven detta sanguinosa per i mali subiti da noi Greci. 73-75. conversi : sott. sunt, volgen dosi dallira ostile alla curiosit bene vola. compressus et : togliendo liprbato, avremmo et compressus est. - Hortamur fari : linfinito sta al posto di ut e congiuntivo. san guine : qui stirpe . cretus s sott. sit, (da cresco) ; cretus natus. ferat : interr. indiretta. memoret : sott. ut collegato ad hortamur. quae... capto = quanto poca fiducia sia ad un prigioniero cio si debba accor dare ad un prigioniero. l ' e n e i d e 115 L A M ORTE DI L A OCOONTE (I I , 199-245) Conosciamo g i l'antefatto, d i questo doloroso epilogo del dramma, che vede p a d r e e f i g l i accomunati t r a le st esse s p i r e d i morte : g r u p p o stu pe n d o , s t a tu a r i o , che conosce tut te le r i fini tur e dell'ar te v i r g i l i a n a e raccoglie l e voci della sua commossa umanit, scena lugubre e r a ccapr icci ant e, che Enea va ripensando e rivivendo t r a l' orror e e lo s pavento d e i su o i ascol ta t o r i . E d in v e r i t un f a t t o umanamente i n s p ie g a b i le che un uomo f o n d a mentalmente g i u s t o , espr essione d i s aggez za e d i amor p a t r i o , un p r i n c i p e , un eroe, un sacerdote, veda ricadere su se stesso, s u i f i g l i e s u l p o p o lo tutto d i T r o i a le conseguenze d i quel colpo ass estato a i f i a n c h i del cavallo, che doveva svelare invece l a f r o d e d e i nemici e segnare l a f i n e d e i condottieri d e i Greci. M a in ballo la volont deg li d i a s p i e g a r l' enigma. Se i l destino aveva detto Enea , se l a mente non f o s s e r o s t a t i a v v e r s i . . . (z>. 54) : anche i l destino ( i fata deum !} e l a t r a g e d ia d i v i n a s'incarnano in Laocoonte, come l'umana in Sinone. Laocoonte vede e s a l i n s i d i a d i S i mine, e contrasta, ignaro, i l volere d e i celesti su T r o i a . . . Solo i l sopr avvento div i n o , che p o i non manca mai nei g r a n d i momenti del- ZEneide, travolge senza eccezione i T r o i a n i : allora, s, erompe unanime e p r e c i p i t o s a l azione, che sembrava r i s ta g n a t a , e i l cavallo introdotto . . . E cosi s ugl i i n t r i g h i e le f r o d i d i un greco, i l genio della si mul azione, sulla im pert urbata tenacia d un troiano, i l genio della s aggez za eroica, trionfano g l ' i n v i n c i b i l i decreti d i v i n i (Funai ol i ). Hic aliud maius miseris multoque tremendum obicitur magis atque inprovida pectora turbat. 200 199-200. Hic = a questo punto . ali ud = un altro spettacolo, evento . maius = pi tremendo, straordinario ; nota la paurosa serie allitterante con miseris multoque tre mendum... magis; ed ordina la frase: et multo magis tremendum ; tremendus, come gerundivo, ammette un com parativo di forma perifrastica : ma gis tr. mi seri s : sott. Troianis o nobis. obicitur : con valore mediale = <i si presenta, si offre e include l idea di repentinit . inprovida : non incauti , ma piuttosto impre videnti , in quanto non se laspetta vano . pectora turbat = scon volge le menti ; turbat chiude il verso in ' bel contrasto simmetrico collini ziale obicitur. 116 P. VIRGILIO MARONE Laocoon, ductus Neptuno sorte sacerdos, sollemnis taurum ingentem mactabat ad aras. Ecce autem gemini a Tenedo tranquilla per alta (horresco referens) immensis orbibus angues incumbunt pelago pariterque ad litora tendunt ; 205 pectora quorum inter fluctus arrecta iubaeque sanguineae superant undas, pars cetera pontum pone legit sinuatque immensa volumine terga. Fit sonitus spumante salo ; iamque arva tenebant 201-202. ductus... sacerdos = trat to in sorte a sacerdote , dove sacerdos predicativo di ductus. Morto il sacer dote addetto al tempio di Nettuno, gli fu sostituito, in tal caso, per sor teggio (sorte), L aocoonte, che era invece sacerdote regolare del tempio di Apollo ; questo sorgeva sullacro poli di Troia, donde labbiamo visto scendere di corsa al v. 41. I l pre sente sacrificio avviene presso il mare, di cui dio Nettuno, forse allo scopo di ringraziare questo dio per la libe razione test avvenuta. Neptuno : dat. di destinazione = per un sacri ficio a Nettuno . ' sollemnis... ad aras = presso laltare consueto , in cui si facevano tali sacrificii, fuori della citt, prima della guerra con tro i Greci ; aras plur. con sollem nis (= sollemnes : da soliuse e annus). 203-208. Ecce autem = quandec- co ; maniera frequente per richia mare l attenzione su un fatto che interviene inaspettatamente. g e mini : non vale il semplice duo, ma indica due accoppiati, pari pari , in coppia, due . a Tendo : a col nome di piccola isola indica la provenienza, il punto di partenza ; Tenedo unisoletta antistante alla Trade e domina lingresso allEl- lesponto. tranqui l l a per alta = attraverso lalto (che vale anche profondo ) mare tranquillo ; erano perci visibilissimi ; pi usato il singol. col sostantivato altum. horresco = mi vengono i brividi . immensis orbibus = dalle smisurate spire , se abl. di qualit da unire ad angues ; con immense volte, mosse ondeg gianti , se ablat. strumentale da unire con incumbunt. Si tratta di pro digiosi serpenti dacqua, non ulte riormente voluti definire. pari ter = di conserva . quorum : pospo sto a pectora, per iprbato. arrecta : partic. da arrigo = erti . iubae que sangui neae = le creste di color sangue (rosse) ; era opinione degli antichi che i serpenti, specie se marini, avessero le creste. pars cetera = il resto del (loro) corpo ; in pars toma lallitterazione del p rispetto a pontum e a pone; avverbio ( dietro ) da mettere in relazione con pectora e con iubae. l egi t = sfiora ; il contrario di superant = sover chiano, sovrastano . si nuatque... terga: togliendo lipllage abbiamo et sinuat immenso volumine terga incurva le sue vertebre in volte, in spire smisurate ; volumine abla tivo modale. 209-211. Fit sonitus : Si avverte uno scroscio , opp. con senso pas sivo : si ingenera, si produce . spumante salo : ablat. assol. cau sale ed allitterativo, chiuso fra due cesure forti ; salum il mare, in quanto agitato, pi che salato. arva : qui = il (terreno del) lido . tenebant = stavano raggiungendo . l e n e i d e 117 ardentisque oculos suffecti sanguine et igni 210 sibila lambebant linguis vibrantibus ora. Diffugimus visu exangues. Illi agmine certo Laocoonta petunt. Et primum parva duorum corpora natorum serpens amplexus uterque implicat et miseros morsu depascitur artus; 215 post ipsum auxilio subeuntem ac tela ferentem corripiunt spirisque ligant ingentibus, et iam bis medium amplexi, bis collo squamea circum terga dati superant capite et cervicibus altis. Ille simul manibus tendit divellere nodos, 220 perfusus sanie vittas atroque veneno ; ardentis... oculos : va con suffecti ( = infecti) tinti, iniettati ed accus. di relazione ; sanguine et igni dice il rosso e ardente colore proprio di chi in preda allira. sibila : aggettivo di forma rara che, col suo sostantivo ora, costituisce loggetto di lambebant ed investe il verso intero = le bocche sibilanti, fischiami . 212-213. Diffugimus : presente di istantaneit : dis- indica le varie dire zioni in cui i Troiani si disperdono fuggendo. visu = a quello spet tacolo . exsangues = sbianca tici . agmine certo = con dire zione di marcia sicura, difilati ; agmen da agere e dice la colonna marciante ma anche la direzione presa da questa. Laocoonta : accus. di tipo greco. petunt = si diri gono, si avventano su . duo- rum : i due figlioletti innocenti, che forse erano l come ministri del padre per il sacrificio del toro. 214-215. a m p l e x u s . . . implicat = avvinghiando... vi si avviluppa . morsu... artus = a morsi fanno scem pio delle misere membra ; altri rende, meno bene, divorano con morsi... . 216-219. ipsum: il sacerdote e pa dre di essi, L aocoonte. auxilio : dat. di scopo ; sott. iis. spiris = nodis. bis medium amplexi = pur dopo averlo cinto ben due volte a mezzo il corpo ; medium predicativo di eum sottinteso. collo : va con circumdati, staccato per tmesi a scopo descrittivo = pur dopo essersi attorti ben due volte al suo collo col loro dorso squamoso . superant : sott. eum = lo sovrastano ; supero per fu dapprima intransitivo : so pravanzare, star sopra, sporgere al di sopra . capite, ecc. : ablat. di misura o di relazione. Quel che qui pi commuove quel disperato inter vento del padre, che non pi ministro del rito ma protettore e difensore dei figli si sente ; e poi anche lui avvin ghiato coi figli. Viene subito a mente il famoso gruppo marmoreo del Mu seo Vaticano, e l stesso si rivede lo sforzo disperato del padre per strap pare se stesso e le sue creature dalle strette dei serpenti. 220-224. simul : correlativo al suc cessivo ; perci = mentre si sforza (tendit sta per contendit ed ha l infi nito normale proprio di questo suo composto) di rompere, di far saltare le spire (nodos, in quanto lo avvilup pano sempre pi strettamente)..., in nalza fino al cielo urla spaventevoli . perfusus... veneno = cosparso le sacre bende (sacerdotali) di bava e di nero veleno ; vittas accus. di relazione con perfusus e sanie propr. 118 P. VIRGILIO MARONE clamores simul horrendos ad sidera tollit, qualis mugitus, fugit cum saucius aram taurus et incertam excussit cervice securim. At gemini lapsu delubra ad summa dracones 225 effugiunt saevaeque petunt Tritonidis arcem sub pedibusque deae clipeique sub orbe teguntur. Tum vero tremefacta novos per pectora cunctis insinuat pavor, et scelus expendisse merentem Laocoonta ferunt, sacrum qui cuspide robur 230 laeserit et tergo sceleratam intorserit hastam. Ducendum ad sedes simulacrum orandaque divae numina conclamant. Dividimus muros et moenia pandimus urbis. Accingunt omnes operi pedibusque rotarum 235 il sangue commisto a bava pesti lenziale (atro veneno). qualis mu gitus = quali (sono i) muggiti (che) innalza, emette ; tollit sottinteso, facilmente ricavabile dal v. prece dente. ffigit cum : cum forma ipr bato ; f g i t perf. gnomico, frequente nelle similitudini. saucius : pro priamente vale crivellato, coperto di colpi . et... excussit = dopo avere scossa dal suo collo la scure non bene saputa calare, vibrare ; il che personifica la securis. 225-227. At = ma intanto . lapsu : va con effugiunt col loro avanzare strisciando riescono a rifu giarsi . delubra ad summa = sulla sommit della rocca ; il nesso viene tosto precisato da arcem, legato per con petunt = si dirigono verso . Tritonidis : epiteto di Minerva, detta anche Tritogenia ; entrambe le denominazioni sono oscure per noi. deae : intendasi = della statua della dea . c l i p e i sub orbe = sotto , cio dietro il cerchio dello scudo rotondo. teguntur : mediale = si nascondono . 228-231. T um vero, ecc.: costrui sci : tum vero ( allora s che ) pavor novus ( di nuovo genere ) insinuat (se) per pectora tremefacta cunctorum (= cunctis, dat. energicus, appoggiato cio al verbo insinuat). scelus : per scelerum poenas. merentem : sen timento dei Troiani, i quali dicevano di L aocoonte : Ben gli sta , perch ritenevano sacrilego il gesto compiuto (Ma ggi ). ferunt = dicono, van ripetendo . qui : con valore cau sale, perci col perf. cong., laeserit. robur : metonimia = equum ligneum ; il fatto a cui si allude quello dei vv. 50-51. tergo : per corpori. scel eratam : detto dellhasta, anzich di colui che laveva vibrata, seppur sacerdote. i ntorseri t : un altro cong. subordinato causale (da intorqueo). 232-234. Ducendum : sott. esse, come con oranda (= exoranda). ad sedes : sott. deae o Palladis deae, cio Minerva. divae numina : espressione astratta anzich la concreta, che preferiamo noi = la potente dea . concla mant = gridano ad una voce . Dividimus = apriamo tosto una breccia nelle . moenia... urbis = = e mettiamo allo scoperto la cinta fortificata . 235-239. Accingunt : intransitivo, con valore mediale, sott. se ; anche noi si accingono allopera (operi) tosto descritta. pedibus = alle zampe del cavallo. rotarum... L ENEIDE 119 subiciunt lapsus et stuppea vincula collo intendunt. Scandit fatalis machina muros feta armis. Pueri circum innuptaeque puellae sacra canunt funemque manu contingere gaudent. Illa subit mediaeque minans inlabitur urbi. 240 O patria, o divom domus Ilium et incluta bello moenia Dardanidum ! quater ipso in limine portae substitit atque utero sonitum quater arma dedere : instamus tamen immemores caecique furore et monstrum infelix sacrata sistimus arce. 245 lapsus : equivale a rotas labentes, quin di veri e propri rulli scorrevoli . stuppea vincula : descrive la natura {stuppea) e la funzione {vincula) dei cnapi , ad un tempo. collo : cio del cavallo. i ntendunt : nel- V intendere c anche l idea del tirare, trascinare con sforzo . Scandit, ecc. = ascende , sale su . muros : propriamente le macerie del muro fatto diroccare . feta atmi s : metafora doppiamente umana e per il predicativo ft a (= piena, ma propr. gravida ) e per il valore di armis guerrieri armati . circum : av verbio. innuptaeque : laggiunta rileva l innocenza rituale dei parte cipanti, tra cui spiccano i pueri. sacra canunt : sott. carmina = inni . conti ngere : linfinito con gaudeo della poesia. gaudent = si allie tano, fanno a gara : tragica ironia ! 240-245. Illa : int. machina. subit = si avanza . minans = sporgendo sempre pi alta , ma anche minacciosa , o minacciosa mente . inlabitur = penetra scor rendo sui rulli fino al centro della citt {mediae urbi). divom domus : I lio era realmente ricca di templi. incluta bello : in questa guerra i Greci non erano riusciti a piegarla. L apo strofe segna il momento culminante nella rievocazione di nea : gloria e rovina di Troia vivono mestamente nel ricordo. Dardanidum : coi pa tronimici di norma l antico genit, plur. in -um. quater : numero sacro, ma di natura funesta ; indicava e pre sagiva morte. substitit : qui da subsisto. utero = dentro la pan cia del cavallo. I l verso, olodattilico, (formato, cio, di tutti dattili) di mirabile evidenza descrittiva. arma : dei guerrieri nemici rinchiusi nel ca vallo. instamus = noi persistia mo nella nostra sciaguratissima opera. immemores = senza porre atten zione a tutti quei malaugurosi in- dizii. caeci... furore == nel nostro pazzo accecamento . inf li x = in fausto, funesto ; in contrasto col successivo sacrata... arce {= in s. a.). sistimus : dice collocazione ed as sestamento definitivo. 120 P. VIRGILIO MARONE I L SOGNO DI ENEA (I L 268-297) anche questo un brano poeti co ricco d i pathos e d i azione : i l momento della g r a n d e ora d i T r o i a . G l i eroi g r e c i , u s c i ti d a l cavallo, inva dono l a cit t e seminano morte dovunque. Enea, ancora ignaro d i ogni cosa, vede nel sogno E tt o r e , che g l i svela l orrore del pres ente, l incertezza del f u t u r o , lo esorta a f u g g i r e e a l i b e r a r s i dalle fi amm e con i P e n a t i e i suoi , mentre g l i f a balenar e una luce confortatrice lontana, i l miraggio d i mura s u b l im i, che dopo lu n g h i t r a v a g l i finalmente p o t r erigere p e r l a p a c e e l a g l o r i a della s t i r p e d i T r o i a (F u n a i o l i ). Tempus erat, quo prima quies mortalibus aegris incipit et dono divom gratissima serpit : in somnis ecce ante oculos maestissimus Hector 270 visus adesse mihi largosque effundere fletus, raptatus bigis ut quondam aterque cruento pulvere perque pedes traiectus lora tumentis. 268-273. T empus erat, ecc.: lat tacco di mirabile semplicit e pa catezza, e si rif, determinandolo, al lepisodio precedente (v. 250) ; ivi era stata descritta la fl otte che, precipi tando, aveva avvolt nella grande sua ombra uomini e cose, cielo e terra e frode dei Greci. Dalla nota univer sale di tempo si passa tosto a quella individuale ; dalla gran quiete not turna al dramma umano. Ettore, il purissimo patriota, dal regno delle Ombre giunge dimprovviso, attra verso le vie misteriose concesse agli Spiriti, a vegliare ancra e a guidare le sorti della patria sua. pri ma quies : il primo sonno, quello che pi profondo e ristoratore. di vom (= divorum, deorum). grati ssi ma: predicativo di serpit ~ serpeggia, si insinua . i n somni s : derivante da somnus, usato spesso nel plur. per indicare i vanii tratti , le riprese di esso. ecce - -- quandecco . maesti ssi mus = in atteggiamento di grave dolore ; predicativo di adesse miki mi apparisse dinnanzi . largos = abbondante, dirotto ; al pianto di Ettore risponde quello di Enea (ultro flens) : nelle lacrime dei due eroi la pi alta comptisera- zione del destino della patria. visus : sott. est. raptatus, ecc.: ordina : ut quondam (mihi visus erat, in tal caso, passivo) raptatus, ecc.; in rapta tus c anche lidea di trascinato (tractus), gi cadavere. atet = in sozzato, lordato ; dice color nero ed accostato a cruento evoca una scena terribile anche alla vista. perque... tumentes = e per i piedi gonfi tra passato da corregge ; loro acc. di relazione. l e n e i d e 121 Ei mihi qualis erat, quantum mutatus ab illo Hectore, qui redit exuvias indutus Achilli 275 vel Danaum Phrygios iaculatus puppibus ignis, squalentem barbam et concretos sanguine crinis volneraque illa gerens, quae circum plurima muros accepit patrios ! ultro flens ipse videbar compellare virum et maestas expromere voces : 280 O lux Dardaniae, spes o fidissima Teucrum, quae tantae tenuere morae ? quibus Hector ab oris exspectate venis ? ut te post multa tuorum funera, post varios hominumque urbisque labores defessi aspicimus ! quae causa indigna serenos 285 foedavit voltus ? aut cur haec volnera cerno ? 274-280. Ei mihi... erat : esclama zione di dolore. mutatus = reso diverso , per lo scempio fatto del suo corpo. ab i l io : staccato da Hectore ed in fine di verso rilevantissimo : l animo di Enea corre al passato e si fissa sulla figura fulgida e gloriosa di Ettore, riveduto nei momenti pi sfol goranti della sua vita eroica. re dit = se ne torna . exuvias : nor male accus. di relazione col part. pass, di valore mediale indutus. Achilli = Achillis. Danaum = Danaorum ; va con puppibus, dat. di termine con verbi di moto, come aculari. ign i s : sono i tizzoni fiammeggianti ed ardenti. squalentem = sordidam. barbam... crinis volnera : vanno tutti con gerens, che ha qui il senso atte nuato di habens, praebens. concre tos = rappresi, raggrumati , da con cresco, pur se intransitivo. volne raque, ecc. = portando quelle ferite. circum : da unire con muros. plurima = in grandissimo numero , predicativo di accepit, qui usato al posto di acceperat-, le parole vulnera... circum... patrios sono lepigrafe pi degna da apporre sulla tomba di un eroe, quale Ettore. ultro = di mia iniziativa . fl e n s ipse = piangendo anchio . vi debar : mihi sott. = avevo limpressione di . compellare : non solo adlqui. cio rivolgere la parola , ma anche un chiamare a nome e pi volte . virum = lui, leroe . expro mere = emettere, cavar fuori con fatica, tra il pianto. 281-286. lux : qui difesa, sal vezza, vita : lapostrofe, dove cul mina il sentimento e il pathos di Enea. Dardaniae : sott. terrae : designa lintera Trade, non la sola citt di Troia. fi di ssi ma : perci saldissima, fondatissima ; il genit. Teucrum (= Teucrorum) soggettivo. quae... morae ? = quali si lun ghi indugi ti tennero ? . ab oris : ora la riva (dal suo diminutivo deriva il nostro brio) ; qui indica una delle zone del paese, dove Ettore fa ceva sentire la sua presenza e bra vura. exspectate = oggetto per noi di cosi lunga attesa ; poeti camente concordato col vocat. Hector. ut : fortemente esclamativo, da allac ciare con aspicimus = in quali mi serande condizioni . tuorum : so stantivato. funera : pi ampia e com prensiva di neces o mortes. labores : indica lotte , travagli e, perfino, sciagure , in quanto accompagnate da sforzi e da disagi. defessi = ormai stremati, spossati . causa : res. i ndi gna = immeritata , opp. crudele ; la parola in vivo con trasto con serenos. foedavi t = ha 122 P. VI RGI L I O MARONE Ille nihil, nec me quaerentem vana moratur, sed graviter gemitus imo de pectore ducens Heu fuge, nate dea, teque his ait eripe flammis. Hostis habet muros, ruit alto a culmine Troia. 290 Sat patriae Priamoque datum : si Pergama dextra defendi possent, etiam hac defensa fuissent. Sacra suosque tibi commendat Troia penatis : hos cape fatorum comites, his moenia quaere, magna pererrato statues quae denique ponto . 295 Sic ait et manibus vittas Vestamque potentem aeternumque adytis ecfert penetralibus ignem. deturpato, sciupato . voltus = vul tus : plur. poetico. cerno : dice, a differenza di v i d e o , una visione distinta, anche nei minuti particolari. 287-290. I l le ni hi l : con sott.: ad haec verba mea respondet, perch ben altro urge rivelare ora. vana = cose, notizie inutili ; ogg. di quaerentem. moratur = curat nel senso di bada, porge ascolto . de = ex. ducens = traendo . Heu fuge : questa la cosa pi im portante : salvarsi. nate dea : lett. = nato di da , cio figlio della dea Venere. fl ammis : dat. oppure abl. con ex sott. = e sottriti a queste fiamme . habet = tiene, occu pa . rui t... T roia = precipita dal sommo della sua vetta Troia ; in un sol verso contenuta tutta la tragedia di Troia. 291-295. Sat : forma piuttosto poe tica per satis ; il sogg. di datum {est). Pergma : n. plur. dextra : per dire da una mano mortale qualsiasi. possent : in questo mo mento, ancra. etiam hac = gi da questa mia sola. defensa fuissent : fuissent, anzich essent, pare rendere ancor pi impossibile e re mota codesta eventualit. Nota il par lare rapido e conciso delleroe, quasi senza legami logici. Sacra : sott. sua, desumibile dal suos che segue, da unire con penatis (gli di pubblici ed ufficiali di Troia). Con queste parole Ettore d ad Enea come uninvesti tura ufficiale, religiosa e politica ad un tempo. ti bi : la parola riceve laccento logico dellintera frase. fatorum : scii, tuorum. comi tes : predicat. di hos. hi s = per questi pi che per te stesso , osa dirgli ora Ettore. moeni a : cio una citt murata e sicura, che sar L avinio, donde i Penati trasmigrarono nel lUrbe stessa, loro sede eterna. pererrato..., ponto = dopo avere er rato a lungo sul mare . deni que : voca appunto lidea della tappa defi nitiva ; si lega con statues = fon derai . 296-297. mani bus = di sua ma no . vi ttas... potentem = le sacre bende e Vesta possente . ; adyti s, ecc. = dai riposti penetrali . ecf ert ( = effert) = trae ; cio Ettore consegna ad Enea la statua di V esta ornata di bende, e il fuoco inestin guibile e sacro, tratto dai segreti pe netrali del tempio, che sorgeva sul lAcropoli. Vesta era la dea del foco lare, della casa e, pi tardi, dello stesso Stato. Perci con la consegna ad Enea degli oggetti pi sacri, da parte di Ettore, sia pure in sogno, il figlio di Anchise diventa il depositario e il continuatore del genuino culto na zionale, quale sar, in piena et storica. Augusto : anche per questo egli sar costantemente considerato ed altres chiamato pius da Virgilio. l EN EI DE 123 CASSANDRA PRI GI ONI ERA (I I , 402-430) Siamo nel furore della mischia, nel cuore della notte crudele, che fu, come disse il Racine, per tutto un popolo una notte eterna. Un corfuso cozzar di armi, bagliori sinistri di fiamme, urli e scene di morte dappertutto. Enea e i suoi si distinguono per valore, alimentato dalla disperazione, e fra tutti il giovane Corbo, audace per temperamento, smanioso di vendetta, ardito di consiglio, come allora, che esort i suoi a rivestirsi senza scrupolo (dolus an virtus, quis in hoste requirat ?) delle armi dei nemici caduti, per poterli pi facilmente aggredire. Ed ecco un nuovo pietoso spettacolo attirare l'attenzione ed accendere maggiormente il furore degli eroi troiani : Cassandra, la pi bella delle figlie di Priamo, la infelice sacerdotessa di Apollo, non umquam eredita Teucris, strappata violentemente dal tempio, vien trascinata dai Greci mise ramente per le vie. Sparsi ha i capelli e legate le mani, ma gli occhi vlti al cielo, come se solo di l a lei potesse venire salvezza. Visione di dolcezza e di orrore insieme. Bast questa vista a Corbo, ardentemente innamorato di lei, perch piombasse d'un balzo sopra i nemici, per liberare la sven turata fanciulla. Accorrono anche i compagni, e nella mischia furibonda, che ne segui, caddero molti Troiani, anche perch nell'equvoco travestimento delle armi greche, vennero colpiti dagli stessi patrioti dall'alto del tempio di Minerva : cadde per primo proprio Corbo, sotto gli occhi di Cassandra, cadde il giusto Rifo, caddero il sacerdote Panto e molti altri, sopraffatti dal numero maggiore dei nemici, col accorsi in difesa dei propri. La figura di una Cassandra, sacerdotessa di Apollo, che diede a lei il dono della profezia, ma che poi, per non averlo essa voluto sposare, fece s che nessuno mai credesse a quel che preannunciava, era gi conosciuta prima di Virgilio ; ma nella tradizione virgiliana essa acquista una sua luce di purezza ed un suo fascino interiore da dominare tutta la scena. Heu nihil invitis fas quemquam fidere divis ! Ecce trahebatur passis Priameia virgo crinibus a templo Cassandra adytisque Minervae 402-406. ni hi l : avverbiale, da unire colPindeclinato f a s = non per nulla lecito che alcuno confidi . invi ti s... di vi s : o dativo da collegare con fidere = negli di avversi , o, meno bene, abl. assol. temporale. fi dere : non privo dellidea acces soria della speranza. Ecce : la so lita particella, che in Virgilio intro duce drammaticamente un nuovo ele mento di narrazione (ricorda Sinone, il sogno di Ettore, ecc.). trahebatur : a forza, come prigioniera, con doppia offesa in quanto donna e sacerdo tessa. passi s : da pancire ; va con crinibus = con i capelli sparsi . - Pri amei a virgo = la vergine figlia di Priamo . a templo... adyti sque ; 124 P. VI RGI L I O MARONE ad caelum tendens ardentia lumina frustra, 405 lumina, nam teneras arcebant vincula palmas. Non tulit hanc speciem furiata mente Coroebus et sese medium iniecit periturus in agmen. Consequimur cuncti et densis incurrimus armis. Hic primum ex alto delubri culmine telis 410 nostrorum obruimur oriturque miserrima caedes armorum facie et Graiarum errore iubarum. Tum Danai gemitu atque ereptae virginis ira undique collecti invadunt, acerrimus Aiax et gemini Atridae Dolopumque exercitus omnis : 415 adversi rupto ceu quondam turbine venti adytis ribadisce templo, e fa sentire come sacrilega l azione dei Greci = dai penetrali del tempio , ove essa erasi rifugiata. ardenti a : di ira e di dolore, ad un tempo. frustra : aggiunto interiettivamente e collocato allestremo del verso con efficace evi denza. nam : giustifica la ripeti zione di lumina. teneras : di gio vane donna, bellissima ed ora sola, fra tanti e tanti nemici efferati. arcebant (= prohibebant) trattenevano dal gesto di levare le palme in alto : un verso di tenera sensibilit virgiliana. 407-409. N o n tulit hanc speciem = non seppe resistere a codesta vista . f uri ata mente = con animo fu rente : abl. assoluto con valore tem porale causale ; furiatus part. del v. furiare, come intende Servio, n va esclusa dal suo significato l azione accecante delle Furie. et : vale quasi anzi . medi um : sta con in agmen = tra la schiera avanzan te dei nemici. peri turus = pron to, risoluto a morire , oppure de stinato, purtroppo, a... . C onse qui mur (con sott. eum), ecc.: densis con armis costituisce un abl. strumen tale opp. modale = in schiera com patta . i ncurri mus : corrisponde a sese... inicit e sottintende in hostes. 410-412. H i c = a questo punto. pri mum : in rapporto a tum, che indica un momento successivo. del ubri : di Minerva ; Cassandra di l appunto era stata trascinata fuori prigioniera. obrui mr : l ultima allungata per tribrachismo, per icta- zione, per la cesura forte ; il verbo chiastico con oritur e tutto il verso suona orrore per linsistenza della r. ori tur = ha inizio . mi serri ma : perch fra Troiani ; facie et errore sono ablativi di causa, ognuno accompa gnato dal proprio genitivo soggettivo ; facies indica qui aspetto ; trad. la frase = per l aspetto delle armi e per l errore suscitato dai cimieri greci . 413-415. gemitu = per il dolore . ereptae virginis : genit, oggett. di ira. undique : va sia con collecti, che ha valore mediale ( raccoltisi ), sia con invadunt = ci assalgono ; dapprima il Poeta presenta la massa, poi i singoli e pi importanti capi. acerrimus = limpetuosissimo ; Aiace Oilide, omnimo del Telamnio. gemini : duo, ma anche collidea di appaiati, inseparabili , Doldpum s capitanati e guidati da Neottlemo. 416-419. adversi = soffiando lun contro laltro ; va con venti, elemento dominante nella presente comparazione. Si ordi ni : ceu quondam, turbine tupto, venti confligunt adversi ; cet. parti- cella dellalto linguaggio epico ; quon dam appartiene alle similitudini, in cui assume il raro senso di talvolta , a vol te; rupto turbine ha il va- L ENEI DE 125 confligunt Zephyrusque Notusque et laetus eois Eurus equis ; stridunt silvae saevitque tridenti spumeus atque imo Nereus ciet aequora fundo. Illi etiam, si quos obscura nocte per umbram 420 fudimus insidiis totaque agitavimus urbe, apparent ; primi clipeos mentitaque tela adgnoscunt atque ora sono discordia signant. Ilicet obruimur numero ; primusque Coroebus Pendei dextra divae armipotentis ad aram 425 procumbit ; cadit et Ripheus, iustissimus unus qui fuit in Teucris et servantissimus aequi (dis aliter visum) ; pereunt Hypanisque Dymasque confixi a sociis ; nec te tua plurima, Panthu, labentem pietas neque Apollinis infula texit. 430 lore temporale di quando scoppia, si scatena luragano ; confligunt sot tintende secum. eois... equis = dei cavalli orientali . Nota come dopo laccenno generico, vengano nominati specifici venti in Zefiro, vento del l Ovest, Nto, del Sud, Euro di Sud- Est. tridenti : si noti come Nreo abbia qui gli attributi stessi di Net tuno : sono entrambi divinit marine. spumeus : vale spumosus ed ha senso attivo = sollevando schiumanti tempeste . imo... fundo : sott. ex = sin dal fondo . ciet = sconvolge, mette sossopra . 420-423. I l l i : sintende. Greci. eti am = perfino . si quos : con Il li equivale ad omnes illi, quos(cum- que). obscura nocte : ulterior mente precisato dal per umbram. f udi mus = fugavimus, profligavimus = facemmo scomparire mediante lin ganno delle armi scambiate (in sidiis). tota... urbe = per totam urbem. agi tavi mus : dando loro una vera e propria caccia ; agitare feras del linguaggio venatorio. appSrent = riappaiono ancora ; la collocazione in rimando suona qui come unatroce beffa. pri mi : di ogni altro gruppo nemico greco. menti ta : con valore attivo (va anche con clipeos) = che li avevano tratti in inganno . ora... di scordi a si gnant = fanno notare (ai compagni Greci) la differenza dellaccento ; discordia, sott. esse, aggettivo ; sono ablat. di limitazione. 424-427. Ilicet = immediatamen te . obruimur = veniamo sopraf fatti, soverchiati . Peneli : nome greco, gi usato da Omero, presso il quale figura come capo dei Beoti (II., I I , 94). armipotentis : in quanto guerriera ; l epteto dato pi di frequente a Marte. ad aram : dunque al tempio, sui gradini anti stanti al tempio, ma in terreno co munque sacro. Ripheus : nomi nato solo qui. iustissimus unus = lunico, il pi giusto , poi il pi giusto di tutti . servantissimus = rispettosissimo del diritto. 428-430. dis... visum : sott. est. confi xi = trafitti . a sociis : cio dai Troiani, s odi di Enea. te : ogg. di texit (= protexit) da sottintendere anche con pietas, che ha in L atino un senso molto diverso dal nostro piet. labentem : ha il valore prolettico e subordinato di quin labereris = dal cader ucciso, opp. con senso tempo rale mentre cadevi ucciso . i n ful a : sacra benda sacerdotale. 126 P. VI RGI LI O MARONE CANTO TERZO A r g o men t o Enea continua la narrazione della sua dolorosa vicenda, dopo la partenza da Troia, esponendo singolarmente le varie peripezie occorsegli, prima di giungere ai lidi Africani. Con una flotta di venti navi punta sulla Tracia, ma, atterrito dal caso di Polidoro, fugge di l a Deio, dove l oracolo di Apollo gli suggerisce di cer care l antica madre . Anchise pensa sbito a Creta e col fa driz zare il corso, ma una pestilenza, ivi scoppiata, costringe i pro fughi ad allontanarsi al pi presto, alla volta dellItalia. Appro dato alle Strfadi, una delle Arpie, la terribile Celno, predice loro altri funesti avvenimenti, prima di toccare l Italia. Muovono verso il lido di ctio, celebrano col dei ludi e poi sbarcano in Epiro, dove, a Butrto, Enea incontra Andrmaca ed leno, da cui attinge altre rivelazioni sul suo futuro destino. Partito di l, naviga oltre Taranto e lungo le coste della Sicilia : ivi accoglie il supplice greco Achemnide, scampato a Polifmo, poi tocca Drpano, dove gli muore il padre Anchise. A mezza estate salpa, finalmente, per l Italia, ma una tempesta sbatte i Troiani sul lito rale libico, dove la regina Didone li accoglie con generosa ospitalit. Grande la differenza di tono poetico e di struttura artistica tra questo canto e il precedente : si ha l impressione di trovarsi qui dinanzi ad un copione di bozza, dove il materiale gi tutto rac colto, ma manca l elaborazione, perch sia ordinato e reso incande scente. Quel che senza dubbio avrebbe fatto Virgilio, se la morte non lo avesse sorpreso. Ma, pur con tutte le limitazioni del caso, pur in mezzo alle lunghe, minute, e spesso superflue descrizioni di scene e di luoghi, che raffreddano l impeto e la freschezza del l ispirazione, e ci fanno ripensare a certe spiccate tendenze del l arte alessandrina, non mancano episodi di rara bellezza, dove si ritrovano vive le impronte della pi pura poesia virgiliana, con quelle sue intime vibrazioni spirituali, che ci fanno esclamare, come nellepisodio di Andromaca : qui Virgilio . l e n e i d e 127 L EPI SODI O DI POL I DORO (I I I , 19-57) Lepisodio di Polidoro una delle gemme del III canto dellEneide. In circa 50 versi Virgilio, sempre attraverso la commossa rievocazione di Enea, narra la pietosa storia di questo ultimo figlio dellinfelice Priamo, che, quando vide in pericolo le sorti di Troia, pens di affidarlo alle cure del re di Tracia, Polimstore suo genero ed amico (aveva sposato la figlia Ilione), il quale per, tradendo ogni pi sacro vincolo di parentela e di amicizia, lo fece trucidare, per impadronirsi delloro, che egli portava seco. Lepisodio impostato sulla tecnica epico-drammatica : il poeta ci porta sbito in medias res, in quello sfondo misterioso di realismo e di sopran naturale, che costituisce la prima parte dellepisodio, posta in bocca allo stesso Polidoro, (vv. 19-48). Da un ramoscello divelto, per adornare laltare sacrificale, per tre volte, nellesperimento successivamente ripetuto, stilla rono gocce di lvido sangue ; finalmente dallo strappo dellarbusto usc fuori una voce di pianto, che scongiurava Enea di avere piet di un morto e di non voler contaminare le sue pie mani con quel sangue, che, non da un tronco sgorgava, ma da uomo, non a lui estraneo : da Polidoro, suo cognato, caduto col trafitto da una selva di dardi, che, alimentandosi del suo corpo, erano cresciuti in acute aste. Qjiesto soprattutto gli raccomandava : di fuggire, al pi presto, da quella terra di scellerati e di avari. La seconda parte (vv. 49-57) narrativa, o meglio, -esplicativa di alcuni particolari indicativi circa la persona d Polidoro e i motivi della sua morte, per concludersi con la descrizione di un rito funebre, che Enea e il seguito (qui comprese le donne) compiono ai Mani di Polidoro, racchiu dendoli finalmente nella pace del sepolcro (vv. 58-68). noto come da Virgilio abbia tratto Dante ispirazione per il non meno famoso episodio del suo Pier delle Vigne (Inf., XIII, 22-45), lAriosto per quello di Astolfo, mutato in mirto (Ori. Fur., VI) e il Tasso per Poltro di Clorinda nella selva incantata (Ger. Lib., XIII). Sacra Dionaeae matri divisque ferebam auspicibus coeptorum operum superoque nitentem 20 caelicolum regi mactabam in litore taurum. 19-20. Sacra... ferebam = recavo unofferta, facevo un sacrificio . Dionaeae... matri : Venere, madre del parlante, indicata col nome della pro pria madre Dione. auspi cibus : qui aggettivo ( = faustis, propitiis) e con valore prolettico : ita ut faus ta auspicia portenderent operibus inceptis (a nobis). superoque : -que vale et praesertim. ni tentem = pingue , splenden te ; la parola va con taurum. 21-23. mactabam: imperft. di co nato = mapprestavo ad immolare . i n l i tore : siamo sulla spiaggia della 128 P. VI RGI L I O MARONE Forte fuit iuxta tumulus, quo cornea summo virgulta et densis hastilibus horrida myrtus. Accessi viridemque ab humo convellere silvam conatus, ramis tegerem ut frondentibus aras, 25 horrendum et dictu video mirabile monstrum. Nam quae prima solo ruptis radicibus arbos vellitur, huic atro liquuntur sanguine guttae et terram tabo maculant. Mihi frigidus horror membra quatit gelidusque coit formidine sanguis. 30 Rursus et alterius lentum convellere vimen insequor et causas penitus temptare latentis : alter et alterius sequitur de cortice sanguis. Multa movens animo nymphas venerabar agrestis Tracia. taurum : la pi solenne delle vittime sacrificali. Forte fuit = sorgeva per caso . quo... summo = in quo s u m m o ( t u m u l o ) con valore predicativo ( sulla sommit del quale ). cornea... virgulta : sott. e r a n t , come poi e r a t con m y r t u s . densi s hasti l i bus horri da = irto di dense, fitte asticciole , cio di rami rigidi come aste (dal n. h a s t i l e , - i s ) . 24-26. Accessi : parallelo al pre sente storico v i d e o del v. 26. ab humo : a b sottolinea lidea dello sforzo e determina il luogo. convell ere : con isforzo { c o n - ) . si lvam = un arbusto, un cespuglio , in quanto di rigogliosa vegetazione. ramis, ecc.: ord.: u t t e g e r e m a r a s . . . ' , era co stume adornare di rami frondosi gli altari ; per Venere era quanto mai indicato il mirto, a lei consacrato. horrendum : tale da mettere i brividi per il sacro orrore ; ripreso da m i r a b i l e (con cui si allaccia d i c t u ) e retto da v i d e o . 27-30. quae, ecc. = quellalbero (pi esattamente : quella piantina opp. quellarbusto), che, rotte le ra dici, primo viene svelto dal suolo, gocciola di nero sangue (Vivona). solo : abl at., va con v e l l i t u r . - rapti s radicibus : abi. ass. con valore cau sale. hui c = ex hac. atro : in quanto ha avuto contatto collaria ; con sanguine forma un ablativo di materia. guttae : quasi personifi cate. terram... macul ant = chiaz zano il terreno vicino allaltare. tabo = sanguine corrupto. frigidus : come poi gelidus, ha valore attivo. horror = un brivido . gelidus que... sanguis = e il sangue per la paura mi si condensa e ristagna ; la sequela eufonica delle vocali e delle consonanti accompagna lesattezza delle sensazioni e dei fenomeni fisiologici. 31-33. R ursus: alquanto ridondante con insquor, poeticamente usato qui collinfinito. alteri us : sott. arbo ris. lentum : descrittivo del vimen (ramo flessibile e pieghevole). temptare : meglio tradurre come se avessimo un semplice tempto, in quanto rursus insquor non si pu logica mente collegare al secondo infinito. l atenti s : quasi misteriose . et = etiam. sequi tur = scorre , come liquitur. de cortice = dalla cor teccia della radice. 34-36. Multa... animo = agitando nella mente mille pensieri ; animo (come animis) abl. locale ; la frase rivela la forte agitazione di Enea, il quale comincia col cercare di propi ziarsi subito le Ninfe dei campi (una di esse poteva essere quella del ramo- L ENEI DE 129 Gradivomque patrem, Geticis qui praesidet arvis, 35 rite secundarent visus omenque levarent. Tertia sed postquam maiore hastilia nisu adgredior genibusque adversae obluctor harenae, (eloquar an sileam ?) gemitus lacrimabilis imo auditur tumulo et vox reddita fertur ad auris : 40 Quid miserum, Aenea, laceras ? iam parce sepulto, parce pias scelerare manus. Non me tibi Troia externum tulit aut eruor hic de stipite manat. Heu fuge crudelis terras, fuge litus avarum, nam Polydorus ego ; hic confixum ferrea texit 45 telorum seges et iaculis increvit acutis . scello strappato) e Marte, dio pro tettore del paese intero ; ricorda le diverse denominazioni delle Ninfe ; qui sono le A madriadi, quelle degli alberi. venerabar = supplicai . Gradivom (-um) : Marte era per i Romani un antico dio dellagricoltura, a cui Virgilio d qui i tratti di Ares, nume della Tracia. Geticis : qui sta per Traci , che abitavano sulla riva destra del basso Danubio, dove si estendeva la Tracia. qui : posposto per iprbato. rite = debitamente, felicemente ; va col finale secunda rent. visus (acc. plur. poetico = viso) = le cose viste , cio il pro digio . levarent = alleggerisse ro il presagio {omeri). 37-40. T erti a : Enea ritenta la prova, sperando ora che la sua preghiera venga esaudita. hasti l i a : con ag gredior vale metto mano ad un altro virgulto . el quar an si l eam : duplice domanda interrogativa diretta, di brevit elementare, con valore du bitativo = parl ar chiaramente dovrei o restarmene zitto ? . tumul o : sott. ex. vox reddi ta = la voce resa , cio l a relativa risposta .f ertur= giunge , cio ex imo tumulo. ad auri s : sott. meas. 41-44. mi serum : indefinito = un povero sventurato . l aceras = in sisti a dilaniare, a straziare . i am - ormai . parce sepul to : era an* che un vecchio motto dettato dalla piet verso i defunti. costruzione poetica quella di parco + infinito {sce lerare = polluere). pi as = lagget tivo proprio di Enea viene attribuito alle mani, le quali sarebbero state contaminate, se leroe avesse conti nuato a fare strazio del mirto (e del corniolo) cresciuto su dal corpo di Polidoro (Vivona). me: va con externum nel senso di straniero ; il non agisce anche sul successivo manat. tulit = produsse, fece nascere . de sti pi te = da un tronco , in tendendo pi propriamente per radici rotte di piante che vivono abbarbi cate al corpo di Polidoro. crudelis : con personificazione del suolo, ove fu perpetrata la strage ; del pari detto avarum il lido, in quanto causa di tale strage era stata lavarizia di Polim- store, re dei Traci. 45-46. nam P. ego = poich son Polidoro io . confixum... texit : noi traduciamo come da confixit et exit. ferrea... telorum seges = una msse di aste di ferro ; seges fa pensare, con una certa anticipa zione, al nembo dei dardi, che ivi appunto attecch e germogli. iacu li s. .. acutis : va inteso e sopra le aste acuminate germogli e crebbe : i dardi, micidiali per Polidoro, emet- 9 130 P. VI RGI L I O MARONE Tum vero ancipiti mentem formidine pressus obstipui stetruntque comae et vox faucibus haesit. Hunc Polydorum auri quondam cum pondere magno infelix Priamus furtim mandarat alendum 50 Threicio regi, quom iam diffideret armis Dardaniae cingique urbem obsidione videret. Ille, ut opes fractae Teucrum et fortuna recessit, res Agamemnonias victriciaque arma secutus fas omne abrumpit : Polydorum obtruncat et auro 55 vi potitur. Quid non mortalia pectora cogis, auri sacra fames ! tono sopra il suo stesso corpo dei ger mogli e crescono fino a diventare seges. 47-48. T um vero = allora s che . ancipiti : in quanto poteva essere causata dal sangue oppure dalle parole di Polidoro. mentem : accus. di re lazione. pressus = oppressus. obstipui, ecc.: verso efficacemente de scrittivo e caro a Virgilio : obstipui da obstupesco opp. obstipesco. stetrunt (volgare e poetico) ; sta per obriguerunt ( mi si rizzarono ). haesit = mi si inchiod nella stroz za {faucibus). 49-52. Hunc = codesto ; Enea apre come una parentesi per rendere edotti gli ascoltatori dei fatti rela tivi a quei due personaggi. i nfl i x : il pius Enea non pu non avere un accento di piet per le sventure di Priamo. alendum : partic. gerun divo con valore predicativo e finale, tipico dei verba dandi et accipiendi : da mantenere. T hrei ci o regi (Threicio = Thraciae) ; si tratta di Poli- mstore. armis : cio sulle sorti della guerra, per i Troiani (Dardaniae). c i n g i : con triste presagio per le sorti della citt. 53-54. f ractae : sott. sunt. T eu crum = Teucrorum, e va, ex communi, sia con opes ( la potenza ) sia con fortuna. recessi t : nel senso di scostarsi , fare un passo indie tro . res... arma : in ordine chiastico. 55-57. f as... abrumpi t = calpesta, viola ogni pi sacro dovere , cio la legge umana e il diritto divino, perch Polidoro, come ospite regolare, era sotto la protezione di Giove e perch legato a Polimstore con vincoli di parentela. obtruncat : nel senso generico di uccidere . vi po ti tur : anticamente il verbo era anche della 3a coniugazione. Segue ora l epi- fonma famoso : Quid non mortalia, ecc., in cui cogere sta con due accu sativi, di cui quid avverbiale o di moto (cfr. ire viam) e fam es reso meglio con sete , mentre sacra vale esecranda, maledetta . Nei vv. 49-57 Poro nominato per tre volte : esso l elemento dominante in questo atroce delitto. questa una delle tante note di commento del poeta, raccapricciato della efferatezza del delitto. L apstrofe virgiliana risentita nelle letterature posteriori. l e n e i d e 131 L I NCONTRO CON ANDROMACA (III, 300-355) unaltra gemma di questo canto, forse la pi fulgida, dove non si sa se ammirare di pi il tono patetico e doloroso che pervade tutto il brano, oppure la sublimit del sentimento e l'elevatezza morale di questa ideale figura d sposa e di madre antica, tutta moderna : Andrmaca, figlia di Eezione, re di Tebe, sposa di Ettore, il pi prode dei Troiani, e madre di Astianatte, leggiadro come una stella , che il crudele Neottlemo le aveva strappato dalle braccia, trucidandolo. Enea, sbarcato a Buthrotum (oggi Butrnto), nellEpiro, la sorprende inaspettatamente presso la riva del falso Simoenta, dove ella aveva segreta- mente eretto un altare e li stava sacrificando ai Mani del suo indimenticato Ettore. La triste vicenda della vita laveva portata, ora, ad essere sposa di leno, un altro figlio di Priamo, e re dellEpiro. La vista di Enea la sconvolge e turba; poi sbito si riprende ed esplode in domande tronche e saltellanti: vero aspetto il tuo?. . . vivi tu? o, se lalma luce ti fu tolta, Ettore mio dov ? (v. 310 sgg.) ; e basta quel nome, perch ella scoppi in un dirotto pianto. Enea risponde poche parole, e solo alla prima domanda, rassicurandola che, si, vivo egli, in carne ed ossa; poi piega sbito il suo discorso a cose, che interessano direttamente la vicenda della vita di lei. Con voce sommessa e col volto abbassato, quasi che le domande di Enea giungessero improvvise a risvegliare in lei il pudore di un senti mento mai assopito, la fedelt spirituale allamore di Ettore, ma contami nato dalla tragedia della vita, inizia la sua confessione con un rimpianto, che termina invidiando tutte le fortunate donne troiane, le quali ebbero in sorte di morire sotto le rovine della patria; a lei tocc invece passare di servit in servit, di umiliazione in umiliazione, da Pirro ad leno. Pi non dice, lascia sottintendere, per ricollegarsi alla prima domanda circa la vicenda di Enea, associando sbito, con finissima sensibilit materna, alla figura del padre quella del piccolo Ascanio. Anzi, da questo punto, al centro delle attenzioni di Andrmaca Ascanio : un ricomporre in visioni di affetto le virt del nipotino, che pensa cresciuto sugli esempi del padre e dello zio Ettore alla virt ed al valore=N le lacrime cessarono di accompagnare le parole. 132 P VI RGI LI O MARONE Progredior portu classes et litora linquens, 300 sollemnis cum forte dapes et tristia dona ante urbem in luco falsi Simototis ad undam libabat cineri Andromche Manisque vocabat Hectoreum ad tumulum, viridi quem caespite inanem et geminas, causam lacrimis, sacraverat aras. 305 Ut me conspexit venientem et Troia circum arma amens vidit, magnis exterrita monstris deriguit visu, in medio, calor ossa reliquit, labitur et longo vix tandem tempore fatur : Verane te facies, verus mihi nuntius adfers, 310 300-305. Progredior portu = mi avanzo, mallontano dal porto verso ia citt. classes : le navi. l i n quens = relinquens. sol lemnis : cio anniversarie, annuali . dapes = inferias, cio latte, vino e miele, come si usava. tristia : qui funebri ; riferito ai doni quanto proprio del l animo della donatrice, sempre ri volta a sacri affetti ; dona pu indi care fiori, sangue di vittime immolate. ante urbem : cos nelluso romano che Virgilio estende alla Grecia. l uco : luogo sacro e protetto da ombre misteriose, pieno di raccoglimento. falsi = del fittizio , artificiale , in luogo e memoria di quello genuino e della Troade. ad = apud. undam : sing. collettivo ; in questo verso delimitato e delineato un pae saggio veramente tipico ed anche sa cro. l i babat = veniva ad offrire . ci neri : cio Manibus ; tosto pre cisato con Hectoreum ad tumulum. A ndromche : con terminazione greca. M ani s : del padre e del figlio. Andromaca voca ed invoca i Manes dei suoi cari, perch vengano a gu stare e a gradire dapes et dona. viridi... caespi te ; ablat. di luogo = sopra erbose zolle . i nanem = vuoto ; allude allerezione del ce- notfio o tomba vuota. gemi nas : a ricordarvi i suoi due cari : il ma rito e il figlio. causam lacrimis : apposizione ; pi vivo di caus. lacri marum ; nel verso et vale ed anzi . 306-309. venientem = mentre mi accostavo ; Andrmaca ed Enea era no fra loro cognati oltrech concitta dini. T roi a circum arma = e guerrieri troiani intorno (a me) ; Troia un trisillabo, misurato secon do la prosodia greca. amens fuori di s per lo stupore. vi di t : dice anche not , a diffe renza del precedente conspexit. magni s exterri ta monstri s = atter ri ta dallo strepitoso caso occorsole . deriguit : da derigesco : il nostro rest di sasso , divent una sta tua di colpo . visu in medi o = dum me cernii ( S erv i o) . calor ossa reliquit = un brivido le raggel le ossa . labitur = vacilla , cio sta per cadere, dopo cos forte emo zione e stupore. 310-315. Verane, ecc.: vera facies e verus nuntius sono predicativi del sogg. di adfers, e te va sottinteso anche con nuntius adfers, come mihi adfers appartiene pure a facies. Possiamo cercar di tradurre il tutto : Vero aspetto tu sei ? e qual vero messag gero mi ti offri...? Dalla meraviglia stupita del primo momento Andr maca passa a dar corso al suo pen siero dominante, relativo ad Ettore Ettore ov ? Naturale interrogazione : se Enea veniva per un qualunque motivo dai luoghi in feri, perch non veniva anche Ettore L ENEI DE 133 nate dea ? vivisne ? aut, si lux alma recessit, Hector ubi est ? Dixit lacrimasque effundit et omnem implevit clamore locum. Vix pauca furenti subicio et raris turbatus vocibus hisco : Vivo equidem vitamque extrema per omnia duco; 315 ne dubita, nam vera vides. Heu quis te casus deiectam coniuge tanto excipit aut quae digna satis fortuna revisit Hectoris Andromache ? Pyrrhln conubia servas ? Deiecit voltum et demissa voce locuta est ; 320 O felix una ante alias Priameia virgo, hostilem ad tumulum Troiae sub moenibus altis iussa mori, quae sortitus non pertulit ullos nec victoris eri tetigit captiva cubile ! per vedere la consorte? (Viv o na). nate dea : cio figlio di Venere. - Dixit... effundit... i mpl evi t : tre mo menti successivi : parole, lacrime, stri da. V ix pauca : siccome conveniva ad una f u r e n t i = a lei folle di dolore . subicio : conativo = tento di con trapporre quale risposta. raris... vocibus : dativo ; raris pu valere dette ad intervalli . turbatus : domina l intero verso, cosi simmetrico, dal centro. Vivo... duco : dolorosa autopresentazione delleroe, che con trappone la sua alla tragedia di lei. 316-320. ne dubi ta : imperativo poe tico = n dubitaveris. quis = qui, qualis. casus = triste sorte : Enea pensa ad Andromaca, forzata sposa di Pirro-Neottlemo, il figlio crudele di Achille. deiectam = ri masta privata, orbata . coniuge tanto : allude, antonomasticamente, ad Ettore. excipi t = ti accoglie . satis : va con digna. revi si t = a te fa ritorno , con idea desidera ti va (viso, rispetto a video). Hectori s A ndromche: Andromche pu essere abl. legato a digna, oppur vocativo, da staccare magari coni a virgola dopo re visit ; comunque questo un binomio che si risente pi volte qui, in questo squarcio di alta poesia, a sottolineare che nellamore di Andromaca viva e palpitante sempre la figura di Ettore. Pyrrhi n conubia servas ? = continui sempre ad essere sposa di Pirro ? ; delicata la domanda di Enea : come schiava, Andrmaca non poteva essere che concubina forzata, non legittima moglie di Neottlemo; Deiecit, ecc. = abbass il volto . queste parole nascondono una sfuma tura di delicatezza femminile inaffer rabile, quella di dover chinare di rossore la testa per dire cose, che non vorrebbe confessare ; di qui il parlar sottovoce frettoloso e vere condo e quel rimpiangere e invidiare la sorte di Polissena (Priameia virgo). 321-324. O : fortemente patetico. una ante alias : costrutto ultrasuper lativo = sopra ogni altra . Pria- mela virgo : Polissena, figlia di Priamo, sacrificata presso il tumulo di Achille. iussa mori = fatta morire , con iussa apposiz. di virgo ; eppure Andrmaca la invidia, anche ora che diventata sposa del fratello di Ettore, leno. sortitus (sostan tivo)... pertulit = non dovette sop portare sorteggio alcuno . tetigit = n, fatta schiava, dovette toccare il letto del padrone vincitore ; era la sorte delle donne schiave. 134 P. VIRGILIO MARONE Nos patria incensa diversa per aequora vectae 325 stirpis Achilleae fastus iuvenemque superbum, servitio enixae, tulimus ; qui deinde secutus Ledaeam Hermionen Lacedaemoriiosque hymenaeos me famulo famulamque Heleno transmisit habendam. Ast illum ereptae magno flammatus amore 330 coniugis et scelerum furiis agitatus Orestes excipit incautum patriasque obtruncat ad aras. Morte Neoptolemi regnorum reddita cessit pars Heleno, qui Chaonios cognomine campos Chaoniamque omnem Troiano a Cha5ne dixit 335 Pergamaque Iliacamque iugis hanc addidit arcem. Sed tibi qui cursum venti, quae fata dedere ? aut quisnam ignarum nostris deus appulit oris ? 325-329. N os : quasi a dire : io e le altre donne troiane. patria ; non Troia od altro sostantivo : pi strug gente il ricordo doloroso. di versa : vale Puna lontana dallal tra . vectae (da veho) = tra sportate . stirpis Achilleae : cio Pirro. fastus = gli atti di alte rigia . servitio : abl. temporale : in schiavit . enixae (da enitor) : i n assoluto = dopo avergli partorito, dato un figlio (che si chiam Mo losso) . qui : si riferisce ancra al giovane Neottlemo. secutus = perdutosi dietro a : ecco la suc cessione dei fatti : Em one, nipote di L eda, dal padre suo Menelo fu data in isposa a Pirro, mentre i nonni della medesima, Tndaro e L eda, l avevano formalmente promessa ad Oreste. Costui per uccise Pirro da vanti allaltare di Achille, a Delfi, e spos Ermone : tutto questo con tenuto e narrato nellAndromaca di Euripide. Ledaeam Herm. = Er- mione nipote di L eda . Lacedae monios hym. : non senza una punta di scherno per le donne spartane, che, come Elena, furono spesso fatali ai loro mariti. famulo = com pagno di schiavit era leno -per An- drmaca, ed essa pure nei confronti di lui {famulam). Heleno = perch la tenesse come schiava, a sua volta. 330-332. il l um : Pirro ; sta con in cautum ( di sorpresa, alla sprovvi sta ), retto da excipit, ed anche con obtruncat, che indica una brutale de capitazione . ereptae... coniugi s t allude ad Ermone, promessa ad Ore ste, che la considerava gi sua sposa (coniugis). excipi t = lo coglie . patri as = paternas : allude al sa crificio fatto a Delfi in onore del padre suo, Agamnnone. 333-336. Neoptol emi : lo stesso che Pyrrhi. regnorum : va con pars. pars : unaltra parte spettava a Mo losso; figlio di Pirro e di Andrmaca. cessit = pass , tocc in retag gio . Chaonios, ecc.: si ordini : campos (illos) cognominavit (= cogno mine dixit) Chaonios et omnem (regio nem) dixit Chaoniam a ChaSne Troiano ; il quale era fratello di leno, ucciso da costui durante una caccia per sba glio. iugi s... addi di t = aggiunse ai monti , cio costru sul monte . 337-340. cursum : sintende fausto, prospero . venti : anche noi tut tora diciamo ad uno, arrivatoci di lon tano, qual buon vento ti porta ? . dedre : sott. faustum 'cursum ; an che . a f a t a si dia il senso di fausti destini . qui snam = quinam ; ag gettivo con deus. i gnarum : sott. l en ei d e 135 quid puer Ascanius ? superatne et vescitur aura, quem tibi iam Troi a............................................... ? 340 ecqua tamen puerost amissae cura parentis ? ecquid in antiquam virtutem animosque virilis et pater Aeneas et avonculus excitat Hector ? Talia fundebat lacrimans longosque ciebat in cassum fletus, cum sese a moenibus heros 345 Priamides multis Helenus comitantibus adfert adgnoscitque suos laetusque ad limina ducit et multum lacrimas verba inter singula fundit. Procedo et parvam Troiam simulataque magnis Pergama et arentem Xanthi cognomine rivom 350 adgnosco Scaeaeque amplector limina portae. Nec non et Teucri socia simul urbe fruuntur ; illos porticibus rex accipiebat in amplis ; aulai medio libabant pocula Bacchi impositis auro dapibus paterasque tenebant. 355 te = a tua insaputa . - appuli t : appello va con navem, ma si usa bene anche colle persone che approdano, come qui. quid : sott. agit o si mili. superatne : nel senso di stipe r e s t e sopravvive . vescitur aura : vaghissimo modo poetico, variazione di vivit. quem... Troia : uno dei 58 versi incompiuti dellEneide, che gli antichi e gli umanisti hanno cer cato di completare variamente, per es. con peperit fumante Creusa. 341-343. ecqua : forma arcaica per cquae = qualis ; un pronome di par ticolare vivacit e passione. est... cura = quale rimpianto, ricordo ; puerost = est puero. ami ssae : eufe mismo gentile. ecquid : pron. neutro che equivale ad una formula intro duttiva di interrogazione diretta : E riesce ad eccitarlo, effettivamente, a... ?. pater... A eneas t qui pater in rapporto diretto con Ascanius. avonculus = zio materno , in quan to Ettore era fratello di Cresa, la madre di Ascanio. excitat : sot tinteso eum, cio Ascanio. 344-345. lacrimans longos : allit terazione patetica. ciebat = edebat. in cassum : cassum il partic. pas sato accusativo di carco ; un ge mito delleroe sul destino immutabile della sventura (Viv ona) . 346-351. adfert: va-col precedente sese. leno, naturalmente, gi stato avvertito delParrivo dei Troiani. adgnoscitque... ducit : solita colloca zione calcolata e simmetrica dei due verbi. limina : del palazzo reale. multum, ecc.: anchegli dominato da un dolore pari alla gioia provata. verba inter singula = durante l a parl ata di entrambi , sia di Enea che di leno. simulatque magnis Pergma = una Prgamo fabbricata a somiglianza della grande che sor geva nella Trade lontana. Xanthi cognomine = soprannominato X an te . adgnosco = riconosco . portae : sono le Porte Scee , quelle occidentali di Troia ; nota il singolare per il plurale. 352-355. Nec non : nesso copulativo caro a Virgilio = ed anche, ma an che. aul i i : genit, arcaico per aulae. medi o = in medio, sostantivato. auro : dativo ed indica i piatti doro su cui erano state poste le offerte (impositis dapibus). tene bant : sott. manibus. 136 p. Vi r g i l i o marone I DONI DI ANDROMACA (I I I , 482:505) Le tenere effusioni di affetto tra gli stessi cittadini di una patria per duta hanno avuto gi luogo ; leno, linterpres Phoebi, annunzia il mo mento del commiato. Si scambiano dni. Al centro della scena ancora Andrmaca e questa volta, pi che VAndrmaca di Ettore, la infelice madre di Astanatte, il cui sembiante ella va ricomponendo teneramente sullimma gine del cuginetto Ascanio, al quale consegna i doni pi belli : vesti rica mate in oro e una clmide frigia. Prendi questi doni, e siano per te, o pic colo, ricordo delle mie mani e testimonio del lungo amore di Andrmaca, la sposa di Ettore. Tinili come pegni estremi dei tuoi parenti, o tu, l'unica immagine che mi resti del mio Astianatte : proprio cosi egli aveva gli occhi, cosi le mani, cos il sembiante; ed ora sarebbe come te giovinetto della tua stessa et (vv. 486-491). Anche qui lacrime di dolorosa tenerezza scan discono le parole e accompagnano l'abbraccio finale, nonch il saluto di Enea, che promette un perenne ricordo di amicizia e di fraternit coi cittadini lontani, quando fonder la citt nella terra indicata dal Fato. In questo brano data l'ultima pennellata alla figura di Andrmaca, gi cos ricca di umanit nell'episodio precedente : quel ricomporre in una contemplazione estatica le fattezze del figlio sull'immagine di Ascanio, quel desiderare dessere ricordata sempre come consorte di Ettore, sono le due note pi belle ed espressive di questa musicale figura, che col nome di Ettore aveva avviato il suo colloquio con Enea, col nome di Ettore e di Astianatte chiude il suo soliloquio con Ascanio e con esso il suo segreto mondo inte riore di sposa fedele e di madre affettuosa. Nec minus Andromache digressu maesta supremo fert picturatas auri subtemine vestes 482-485. Dopo una breve sosta dei Troiani e dopo che leno ha prean nunciato ad Enea molti particolari del futuro viaggio periglioso verso l I talia, dicendogli altres che il resto lo verr a conoscere dalla Sibilla stessa di Cuma, avviene l offerta dei copiosi doni da parte di leno, il quale rivolge parole, particolarmente fauste, pro prio al vecchio Anchise. Anche An drmaca vuole aggiungere doni suoi propri per Enea e per Ascanio. Nec mi nus = non certo in misura minore di quella di leno ; cos pas siamo ad una scena di altro tono e contenuto. A ndromache : forma greca. digressu... supremo : tem porale = al momento dellestremo- distacco dei Troiani da Butrto ; opp. causale = costernata (maesta) per quellestremo... . pi cturatas auri subtemi ne vestes = drappi a fili l e n e i d e 137 et Phrygiam Ascanio chlamydem, nec cedit honore ; textilibusque onerat donis ac talia fatur : 485 Accipe et haec, manuum tibi quae monumenta mearum sint, puer, et longum Andromachae testentur amorem, coniugis Hectoreae. Cape dona extrema tuorum, o mihi sola mei super Astyanactis imago : sic oculos, sic ille manus, sic ora ferebat 490 et nunc aequali tecum pubesceret aevo . Hos ego digrediens lacrimis adfabar obortis : Vivite felices, quibus est fortuna peracta iam sua ; nos alia ex aliis in fata vocamur. doro istoriati ; picturatas risale a pictura, a pingere, che con acu vale ricamare ; non esiste per, in L a tino, il verbo stesso picturo, corri spondente al nostro pitturare. nec c ed it honore : la buona prosa direbbe neque cedit honore ( non resta infe riore (ad leno) nellonorare gli ospiti troiani, opp. non inferiore ai me riti (di Ascanio). 486. Accipe et haec = prendi an che questi , cio : oltre la picturatam vestem e la Phrygiam clamydem, An dromaca dona al nipotino oggetti pre parati dalle sue mani e destinati al cuginetto A stianatte ; quindi preziosi daffetto e di ricordi. quae : va con haec (= haec quae) e regge sint e testentur del v. seguente, con valore consecutivo o finale = che possano esserti, perch ti siano . monu menta : da moneo e vale ricordo . 487-491. longum = imperituro . Andromachae : poi : coniugis Hec toreae : tutto in terza persona, affet tuosamente, a confondere i n un unico sentimento persone presenti e scom parse. Cape : riprende Accipe, ma in tono pi effusivo. extrema : parola piena di strazianti allusioni ; all a famiglia ai parenti alla Patria {tuorum fa pensare e vedere, di colpo, la distruzione e dispersione di tutta una intera famiglia). o mi hi , ecc.: il momento culminante dellabbandono materno alla accorata rievocazione del figlio, fatta risentire nelliniziale escla mativo o, nella cumulatio di mihi, mei, e poi sic, sic, sic ! sic oculos, ecc.: par di vedere la carezza materna ac compagnata dalle dolci parole cosi egli aveva gli occhi, cos le mani, cos il volto ; ed ora sarebbe un giovi netto della tua stessa et . pube sceret : imperf. cong. (3a ipot. irreale) con sottinteso s i viveret ; lett. cre scerebbe fanciullo . tecum : va con aequali. aevo = aetate, abl. di causa o di qualit. 492-494. Hos : retto da adfabar (= ad-fcibar). digrediens : indica il momento del distacco, e va con ego. lacrimis... oborti s = tra le lacrime che mi velavano gli occhi . Vivite felices : semplice e commo vente augurio a due persone cos tre mendamente provate dalle sventure. quibus : va con oos sottinteso ed dativo di agente con peracta {est), cui si riferisce sua = vivete felici voi, che gi avete trascorso la vo stra propria fortuna . nos : con trapposto al sott. vos precedente. alia, ecc. : ci attenderemmo ex aliis fatis in alia fata. 138 P. VI RGI L I O MARONE Vobis parta quies, nullum maris aequor arandum, 495 arva neque Ausoniae semper cedentia retro quaerenda. Effigiem Xanthi Troiamque videtis, quam vestrae fecere manus melioribus, opto, auspiciis et quae fuerit minus obvia Grais. Si quando Thybrim vicinaque Thybridis arva 500 intraro gentique meae data moenia cernam, cognatas urbes olim populosque propinquos Epiro Hesperia, quibus idem Dardanus auctor atque idem casus, una faciemus utramque Troiam animis ; maneat nostros ea cura nepotes . 505 495-499. V obis : dat. di commodo ; l a parola forma Io spondeo dei primo piede : Enea si indugia in essa, e sot tolinea la parta guies di leno e di A ndrmaca. parta : sott. est. qui es : che tanta parte del Vivite felices detto pocanzi. arandum : con bella immagine gi omerica. L e navi solcano la distesa del mare, come l aratro quella dei campi (aequor pu indicare entrambe le distese) ; con arandum, sott. un altro vobis. arva, ecc.: si ordini: neque semper (vobis) quaerenda (sunt sott.) arva Ausoniae cedentia semper retro. Ausoniae : sostantivato, sott. terrae ; arva dice terreni arabili o arati ; cedentia calcolato in vista di quaerenda ; retro si lega solo a verbi di moto, come cedo (cfr. il nostro retrocedere) ; in cedentia retro, gli arva sono personifi cati. videtis : sotto i vostri occhi, ogni giorno ( assai pi di habetis o simili). melioribus, ecc. = con auspicii pi favorevoli oh me lau guro ! e tale che possa essere meno esposta ai Greci , alludendo ad even tuali pericoli che potessero ancora ve nire da parte di essi. Si notino l im provvisa inserzione di opto parente tico, f u e r i t sostituito poeticamente a sit c la forma epica Grais per Graecis. Altri, leggendo fuerint, d ima diversa interpretazione al passo. 500-505. Si quando = se mai, un bel giorno ; equivale a in qual siasi momento io entrassi... . T hy brim : forma di accusativo per Tibe rim altrettanto dicasi del genitivo Thybridis. vici na : sostantivo ( le vicinanze, i paraggi ), apposi zione anticipata di arva. intraro : (= intravero) transitivo come piacer di usarlo anche ai prosatori post classici. data : sott. a dis, f a l i s . cernam : il fut. I dice azione poste riore a quella del fut. I I intraro. Epiro Hesperia = ex Epiro et Hespe ria per accennare ai rispettivi abi tanti. auctor : sott. f u i t , rispetto ai Troiani e a Butrto epirotica come pure a Roma italica. casus : sott. sunt; idem = iidem. utramque Tro iam : apposizione e ripresa logica di cognatas urbes e di populos propinquos. animis : o ablat. di stato in luogo ( nel nostro cuore ), in quanto le due citt erano lontane, geografica mente parlando, oppure di modo o relazione ( anche di cuore : citt sorelle, noi diremmo). maneat, ecc. = il compito duna tal fusione sia riservato ai nostri discendenti . Si noti la solennit dellimperativo maneat, costruito, come qui e spesso, transitivamente colla personificazione del sogg. astratto cura. l en ei d e 139 CANTO QUARTO Ar g o men t o Il canto quarto, il tanto noto libro di Didone , occupa nel l economia del poema un posto importante ed ha una sua fisio nomia particolare, che lo caratterizza nelle linee di un episodio : un episodio di amore , che ha per lestensione di un dramma, e tanta parte illumina e giustifica dello svolgersi dellazione epica, della vita e della figura di Enea. Largomento ne semplice e lineare. Didone, innamoratasi di Enea, dopo un contenuto e mal celato riserbo, apre l animo suo alla sorella Anna, che la esorta e la spinge (in realt non ne aveva bisogno !) a bandire ogni scrupolo, e a non chiudere il suo cuore alla realizzazione di un nuovo sogno damore con un perso naggio tanto nobile e famoso. Vince l amore, che diventa passione. Giunone e Venere si accordano per affrettare le nozze, che vengono suggellate in una grotta, dove Enea e Didone si erano rifugiati durante una caccia, per ripararsi da una tempesta, scatenata dim provviso da Giunone. Iarba, re dei Getli e pretendente di Didone, informato del fatto, se ne lamenta presso Giove, che manda Mer curio ad Enea, con lordine che egli lasci al pi presto Cartagine e drizzi la rotta verso l Italia. Stordito e addolorato leroe obbe disce, e, compiuti in segreto i preparativi, salpa con la flotta. Lin felice regina, a cui non erano sfuggiti i nascosti disegni di Enea e chi pu ingannare una donna innamorata ? lo scon giura, desolata, a rimanere, a non compiere un inqualificabile tra dimento. Ma, riuscito vano ogni tentativo di trattenere l eroe, vinta dalla disperazione, si fa erigere un rogo e si trafigge su di esso con la spada stessa, donatale da Enea. 140 P. VI RGI L I O MARONE DI DONE I NNAMORATA SI CONFI DA CON LA SOREL L A ANNA (I V, 9-30) Enea ha terminato il suo lungo racconto, ma comincia il tormento della regina. Essa gi in preda ad un turbamento indicibile : risente le parole, rivede lo sguardo delleroe, ripensa al valore delle sue gesta, alla grande fama della sua stirpe, ripercorre con Vaccesa fantasia le tappe del suo periglioso cammino, fino al suo giungere in terra dAfrica, al suo primo incontro con lei. Nel ricordo di quello che di Enea lha soprattutto colpita, prevale quanto c in lui di spirituale : laltezza del suo eroismo, la nobilt del suo linguaggio. Il volto, le fattezze fisiche sono una piccola parte del fascino delleroe e anchesse viste, per ora, come espressione del suo nobile spirito. Durante la notte Didone atterrita da strani sogni e da terribili visioni, sente che al fondo del suo turbamento c qualcosa di strano, dinso spettabile : c un sentimento nuovof che non pi compassione o piet, tenerezza, amore. Non sa rendersene conto e ne parla con la sorella Anna. Ha bisogno di confidarsi, danalizzare insieme con lei, che sa comprenderla, i suoi sentimenti, di ridire a se stessa, pi che alla sorella, che colui per il quale cosi tormentata, un eroe di forte animo e di illustri avi, di stirpe divina : lo hanno rivelato le sue parole, il suo aspetto, la nobilt del suo spirito. Si ha qui la prima confessione dellamore di Didone, veramente prima , anche nella sua forma cosi volutamente indiretta e cosi pudica mente paurosa. Anna soror, quae me suspensam insomnia terrent ! quis novos hic nostris successit sedibus hospes, 10 quem sese ore ferens, quam forti pectore et armis ! Credo equidem, nec vana fides, genus esse deorum. Degeneres animos timor arguit. Heu quibus ille 9-11. A nna soror: il vocativo pre messo a tutto il discorso rivela gi il bisogno intimo, confidenziale della regina. quae... i nsomni a terrent ! = quali sogni mi atterriscono, tur bandomi ! . quis, ecc. = quale insolito ospite questo, che entrato nella nostra reggia ! ; quis, quem, quarti sono tutti di valore esclamativo, ma con funzione sintattica e morfo logica diversa. quem : qualem, pre dicativo di sese = che aspetto egli ha ! . 12-14. equidem = senzaltro, di certo . vana = infondata , sott. est. fi d e s : corrispondente a credo = quel che io penso ; la mia cre denza . genus = progenie . Degeneres : qui anche piccoli ; gli antichi avevano un alto concetto della l e n e i d e 141 iactatus fatis ! quae bella exhausta canebat ! Si mihi non animo fixum immotumque sederet, 15 ne cui me vinclo vellem sociare iugali, postquam primus amor deceptam morte fefellit ; si non pertaesum thalami taedaeque fuisset, huic uni forsan potui succumbere culpae. Anna, fatebor enim, miseri post fata Sychaei 20 coniugis et sparsos fraterna caede penatis, solus hic inflexit sensus animumque labantem impulit. Adgnosco veteris vestigia flammae. nobilt dei natali. i actatus = in calzato, perseguitato ; torna a mente quel che Otello dice di Desdemona : ella m'am per le sventure mie, ed io lamai per la piet che nebbe . canebat : canere il verbo tecnico del cantare epico ; ma Didone vi sentiva la voce soave, ispirata, affascinante del narratore ; gi qui Virgilio ci d un esempio di processo artistico fem minilmente sofferto, psicologicamente intuito, poeticamente cantato. 15-19. Si mihi, ecc. = se a me non istesse fermo ed inconcusso nel cuore (il disegno) di non volermi pi unire ad alcuno di nodo maritale, dopo che il primo amore mingann con la morte e mi deluse ; se non mi fossero venuti in odio e tlamo e tede... . animo : abl. locativo, spesso usato con sedet, plasticamente indicante sta fer mamente decretato, stabilito ; di esso predicativo fixum immotumque ; sogg. la sostantiva soggettiva ne "cui (sott. viro)... vellem... vinclo... iugali : abl. mediale ; indica il matrimo nio . huic uni... culpae = forse per questuomo solo sarei potuta sog giacere alla colpa ; altri intendono invece huic uni... culpae = a questo solo amore, bench colpevole . pertaesum fuisset (non esset) : da pertaedere. succumbere: rende lidea dun grave peso a cui una crea tura debole soggiace ; per lei, che ha giurato eterna fede al marito, unirsi ad un altro uomo sarebbe grave colpa, imperdonabile fallo. Questa confes sione induce Didone ad aprire inte ramente la sua anima turbata alla sorella. Ella le si rivolge affettuosa mente, chiamandola pi volte per nome, quasi che nel momento pi an goscioso e vibrante senta in quel nome come una luce di consiglio, un leni mento allangoscia. 20-23. fatebor enim = te lo con fesser in verit ; opp. dovr pro prio riconoscerlo . sparsos... pe natis = e dopoch di sangue fraterno furono intrisi i penati ; si allude qui al' sangue di Sicheo straziato dal fra tello Pigmalione. solus hic : solus uneco precisa di uni. sensus = i sentimenti del mio cuore . labantem : con valore proiettici, ita ut labaret. Adgnosco, ecc.: nota il valore di adgnosco riconosco di verso da cognosco conosco per la prima volta. L a frase pass i n pro verbio e fu cos tradotta da D ante (Purg., XXX, 48) : conosco i segni dellantica fiamma . I n queste parole di Didone culmina londeggiante con fessione della donna, che appare anzi gi vinta, nonostante le giurate affer mazioni di immutata fedelt alla me moria di Sicheo... Ella sente nascere in s una nuova vita, un tumulto di affetti, unindicibile . dolcezza, quale aveva sperimentata quando era andata sposa a Sicheo (R i posati ). 142 P. VI RGI L I O MARONE Sed mihi vel tellus optem prius ima dehiscat, vel pater omnipotens abigat me fulmine ad umbras, 25 pallentis umbras Erebo noctemque profundam, ante, Pudor, quam te violo aut tua iura resolvo. Ille meos, primum qui me sibi iunxit, amores abstulit ; ille habeat secum servetque sepulcro . Sic effata sinum lacrimis implevit obortis. 30 24-27. mi hi : va con dehiscat, con la prima sillaba abbreviata. optem : costruito colle sostantive oggettive dehiscat e poi abigat. pri us : preci sato poi meglio e ripreso da ante. Pudor : improvvisamente evocato e personificato. 28-30. I l le : Sicheo, contrapposto al precedente hic (Enea). si num: indica la piega che la veste faceva sopra la cintura. Si noti il concor rere dei pronomi : Ille meos... qui me sibi, che rivela un parlare appassio nato ; nota anche il plurale amores, intensivo e poetico. lacrimis : il pianto dovuto specialmente al ri cordo di Sicheo, suo primo amore . questo pianto una delle note pi efficaci che larte di Virgilio abbia saputo scorgere nel cuore di una donna innamorata. Da queste lacrime, pi ancra che dalle parole, A nna com prender l angoscia e il turbamento della sorella, e cercher con gli accent: pi dolci e persuasivi di consolarla i o pi cara del giorno alla sorella... . l e n e i d e 143 I L DRA MMA I NT I M O DI DI DONE (I V , 80-89) Il dramma interiore di Didone segue il suo fatale svolgimento, fino all' epi logo, e il poeta ne rivela con tocchi finissimi gli approfondimenti spirituali. Ormai la regina vive sola in Enea e per Enea : anche assente egli le pre sente e nel silenzio ne riascolta la voce : sola si tormenta nella deserta reggia, e si abbandona sui tappeti lasciati da lui ; lontana, lu lontano ascolta e vederi (v. 82 sg.). Tragico isolamento in quel tragico sfondo, che par preparato alla solennit dei ricordi. Con un gesto di compiaciuta femmi nilit, stringe tra le braccia il piccolo Ascanio, ed in lui, immagine del padre, va ricomponendo, con carezzevole tenerezza, i tratti e la fisionomia dellassente : non lieve conforto al suo infandus amor, che tutta ormai assorbe la sensibilit del suo cuore, gettandola in un torpore ed in uninerzia ine sprimibile. Perfino la cura della costruzione della nuova citt non ha pi significato per lei : tutto langue, i lavori sono rimasti interrotti, la giovent non si esercita pi nelle armi n prepara opere di difesa : pendent opera interrupta : il torpore della regina prende uomini e cose. Post ubi digressi lumenque obscura vicissim 80 luna premit suadentque cadentia sidera somnos, sola domo maeret vacua stratisque relictis incubat. Illum absens absentem auditque videtque, 80-83. Post : avverbio. digressi : sott. sunt convivae dopo il banchetto, a cui han preso parte Enea, Didone ed altri. obscura-: ha valore pro- lettico rispetto a lumen premit = oscu randosi (o impallidendo ) nasconde la sua luce ; altri diversamente. vicissim = a sua volta , rispetto alloscurarsi della luce diurna. suadentque, ecc. = e gli astri vol genti al tramonto invogliano al sonno . sola: cio senza pi la presenza e la compagnia di Enea. domo maeret vacua = sabbandona alla tristezza nella reggia rimasta vuota , cio priva di Enea : la solitudine crea un senso di vuoto, a volte perfino pauroso. strati sque rel ictis inc- bat = si va nuovamente a sdraiare sul letto (tricliniare, pocanzi) lasciato da lei, se il poeta vuole alludere al suo ; da Enea, se quello occupato prima dalleroe, come par meglio in tendere con Servio (nota il costrutto poetico di incubat col dativo, al posto del regolare ablat. con in). absens absentem : efficacissimo polyptton (ri petizione di parola morfologicamente diversa), che l Albini conserva tradu cendo : lontana lui lontano ascolta 144 P. VIRGILIO MARONE aut gremio Ascanium, genitoris imagine capta, detinet, infandum si fallere possit amorem. 85 N on coeptae adsurgunt turres, non arma iuventus exercet portusve aut propugnacula bello tuta parant : pendent opera interrupta minaeque murorum ingentes aequataque machina caelo. e vede ; fa ripensare al verso manzo niano dellAdelchi (1229) : i figli pen sosi pensose guatar . 84-85. gremio : va con detinet ; abl. strumentale. capta = tutta pre sa , sintende Didone. infandum = ineffabile , cio inesprimibile quindi straziante . s i : con va lore desiderativo o di conato = per vedere semmai le riesca dingannare (fallere) . 86-89. N on : qui e dopo vale non pi . adsurgunt : intransitivo e personifica turres : ci aspetteremmo extolluntur passivo. exercet - ma neggia . bell o : dat. di destina zione. tuta : con senso attivo e rife rito al futuro - (mezzi, costruzioni di) sicurezza futura . pendent t con interrupta vale restano sospese . - opera : indica le costruzioni in genere . mi naeque murorum = minantes muri, ecc. = le minacciose mura pur cos colossali e le impalcature tirate su fino al cielo ; minae sono propr. le prominenze delle mura o pinnae, sporgenti per linterruzione del lavoro e quindi costituenti una minaccia continua per i passanti ; per altri esse indicano i merli enormi dei muri. l en ei d e 145 M ERCURI O ORDI NA AD ENEA DI PA RTI RE DA CARTAGI NE (I V, 554-570) qui descritta la seconda apparizione di Mercurio ad Enea, e questa volta in sogno, mentre egli dorme sulla nave, ammonendolo di salpare al pi presto, per evitare la vendetta di Didone, decisa ad incendiare, all'alba, tutte le navi troiane. La prima discesa del messaggero di Giove portava ad Enea l'imperioso naviget : l'ordine cio di seguire senza indugi le vie del destino verso i lidi del Lazio. Bench leroe non pensasse mai di tra sgredire lordine divino e gi tutto predisponesse per la partenza, pure pro vava un profondo smarrimento, un umanissimo rimpianto di quanto doveva lasciare, un acuto dolore per loptima Dido (v. 291), che egli sentiva di amare e che l'abbandono avrebbe certamente gettata nella pi cupa dispe razione. Qjiesto stato danimo, il procedere cauto e segreto dei preparativi della partenza, il cercar la maniera migliore per acquietare lanimo furi bondo di Didone, decisa a tutto osare, preghiere, minacce, imprecazioni, vendette ed anche la morte per impietosire e flettere lanimo delleroe, certus eundi (p. 554), avevan creato rallentamento ed indugio agli ordini di Giove. E intanto la regina, certa mori (v. 564), minacciava la sua tremenda rap presaglia. Di qui la giustificazione del secondo intervento divino, che scuote Enea, pi che dal suo sonno, dal suo spirituale torpore. Cosi per un nuovo inganno del cielo, egli si ritrova nella sua fondamentale vibrante pas sionalit di patriota, di esule, di obbediente (Fi o r e). la fatalit che torna a dominarlo. Con la folgorante spada taglia la fune della nave, i com pagni lo imitano, il mare si copre di vele, il lido rimane deserto. Aeneas celsa in puppi, iam certus eundi, carpebat somnos rebus iam rite paratis. 555 Huic se forma dei voltu redeuntis eodem obtulit in somnis rursusque ita visa monerest, omnia Mercurio similis, vocemque coloremque 554-559. certus eundi = risoluto di parti re. somnos carpebat'= dormiva placidamente .. ri te = debitamente, esattamente . for ma = l immagine , beninteso nel sogno. voltu redeunti s eodem = che gli si ripresentava col medesimo aspetto che ai vv. 265-266. visa monerest = (forma) visa est (eum) mo nere. omni a = in tutto e per tutto , simile a Mercurio : voce so vrumana, colorito roseo e fresco, ca pelli biondi, membra fulgide di gio vinezza (decora, collabl. di causa 10 146 P. VIRGILIO MARONE et crinis flavos et membra decora iuventa : Nte dea, potes hoc sub casu ducere somnos 560 nec quae te circum stent deinde pericula cernis, demens, nec zephyros audis spirare secundos ? Illa dolos dirumque nefas in pectore versat, certa mori, variosque irarum concitat aestus. Non fugis hinc praeceps dum praecipitare potestas ? 565 iam mare turbari trabibus saevasque videbis conlucere faces, iam fervere litora flammis, si te his attigerit terris Aurora morantem. Heia age, rumpe moras ; varium et mutabile semper femina . Sic fatus nocti se immiscuit atrae. 570 inventa), in quanto si tratta del dio enagnio, cio del dio tutelare degli esercizii della palestra (il verso ipr- metro: il que va eliso con l iniziale del verso seguente). 560-564. potes = potsne, ma pi pressante ed affannosa la domanda senza -ne enclitico. hoc sub casu = nel presente e critico momento . ducere : nel senso di producere pro lungare , godere fino in fondo . nec : va con cernis, seguito dallinterr. indiretta, in cui te circum sta per cir cum te e stent d lidea duna barriera di pericoli innalzata attorno alla per sona e deinde vale dopo, a causa di ci . zephyros : indica qui i venti favorevoli, in genere. di rum... ne fas : sing. collettivo che determina dolos = spaventevoli scelleratezze . versat = gira e rigira cio va tramando . - certa mori : mentre Enea era certus eundi (v. 554). 565-568. N on= Nonne ; cfr. la nota a potes v. 560. dum praeci pitare potestas ? : sott. tibi datur, est ; con potestas ci aspetteremmo, classicamen te, praecipitandi. turbari : si dice del mare agitato, in tempesta; trabi bus sta per navibus, sintende carta ginesi. faces : allude a fiaccole incendiarie, suscitatrici di feroci (sae vas) distruzioni. conlucre = bril lare luminose . fervre : arcaico per fervere = ribollire , quindi di vampare . te : va con morantem che ne predicativo. his terris = in his terris. attigrt : con idea di sorpresa = sorprender tuttora . 569-570. Hei a age : forte formula di esortazione conclusiva = suvvia, dunque . - rumpe = tronca . varium... femina = essere variabile e mutevole sempre la donna ; frase sentenziosa ; nota la sostantiva- zione dei due aggettivi e la soppres sione della copula. noeti se im mi scui t atrae = dilegu, scomparve nel buio della notte . l e n ei d e 147 L I NV ETTI V A E L E M A L EDI ZI ONI DI DI DONE (I V, 607-629) il punto culminante della tragedia; dopo di che, la morte. Didone> che attende con ansia il giorno, per spiare le mosse della flotta troiana, scorge, alle prime luci dell'alba, le ultime vele tese sul mare lontano. Vede davanti a s l'irreparabile, il tradimento, l'irrisione, linganno ed esce in grida disperate, rivelazione del suo animo sconvolto e ferito. Dapprima si risente regina: costui, un forestiero, un ospite accolto per compassione e piet, ha osato sfidare e schernire la mia dignit regale? Qjii armi e fiamme e navi : lo si insegua a perdizione . Poi cade il furore della regina e subentra lo smarrimento della donna tradita, che compiange con profonda commozione il suo triste destino; riconosce amaramente che essa stessa stata causa del suo male, vittima della sua generosit. In un processo psicologico, fatto di pentimenti, di riflessioni, di delusioni e di amarezze, il furore la riprende ed inizia la serie delle sue invettive e delle sue male dizioni : vengano intanto gli di a vendicarla per lingiustizia e lumilia zione patita : Giove, Giunone, cate, le Furie tutte ; arrivi pure il perfido fino alle coste del Lazio, se questa la volont di Giove, ma subisca guerre micidiali e veda la morte di tutti i suoi valorosi compagni ; fondi pure il regno, ma non riesca a goderlo e perisca di morte violenta; odio eterno sia tra i Tirii e i discendenti di Enea; sorga dalle sue ceneri un vendi catore e siano sempre lido contro lido, armi contro armi, flutti contro flutti. Qui linvettiva tocca il suo apice e si colora di quelle nere tinte apocalit tiche, che gettano una luce sinistra sulla realt storica avvenire. Sol, gui terrarum flammis opera omnia lustras, tuque harum interpres curarum et conscia luno nocturnisque Hecate triviis ululata per urbes et Dirae ultrices et di morientis Elissae, 610 accipite haec meritumque malis advertite numen 607-610. terrarum : va con opera le azioni degli uomini quaggi . fl ammi s = coi raggi tuoi luminosi . tuque... I uno : Giunone, che gene ralmente conosciuta come dea del matrimonio ( interprete degli affanni matrimoniali ), qui invocata, anche perch protettrice di Cartagine, come nume vendicatore. conscia : perch partecipe delle responsabilit di quan to avvenuto tra Didone ed Enea. noctumi sque, ecc. = e tu, cate, invocata con urla di notte lungo i trivii ; si noti ululata con valore passivo ed uso poetico. di... E l i s sae : di particolarmente collegati con la vicenda damore di Didone. 611-612. accipite haec = ascoltate questa mia preghiera . meri tum- que... numen = drizzate la potenza 148 P. VIRGILIO MARONE et nostras audite preces. Si tangere portus infandum caput ac terris adnare necessest et sic fata Iovis poscunt, hic terminus haeret : at bello audacis populi vexatus et armis, 615 finibus extorris, complexu avolsus Iuli auxilium imploret videatque indigna suorum funera : nec, cum se sub leges pacis iniquae tradiderit, regno aut optata luce fruatur, sed cadat ante diem mediaque inhumatus barena. 620 Haec precor, hanc vocem extremam cum sanguine fundo. Tum vos, o Tyrii, stirpem et genus omne futurum exercete odiis cinerique haec mittite nostro munera : nullus amor populis nec foedera sunto. punitrice sui malvagi che ne son ben meritevoli . audite = exaudite. preces : vale qui imprecationes. portus : sintende d Italia. 613-615. i nf andum caput = quel l essere innominabile . terri s ad nare approdare ; terris = ad ter ras. f ata I ovis = gli incrollabili detti , cio voleri , relativamente ad Enea. hi c termi nus haeret = questo termine quello fissato dal destino . at = almeno . bei l o : come armis, abl. di strumento ed anche di causa. audaci s : allude ai Rutuli, capeggiati da Turno. 616-620. finibus extorris : -torris va collegato con terra, quasi obbli gato a lasciare il suo territorio, cam po . complexu avolsus Iuli = strappato (a viva forza) dalle brac cia di Iul o . auxilium : cio da Evandro e dagli Etruschi. indi gna = miserande . suorum s ivi compreso Pallante ed altri alleati di Enea. funra = neces. cum se... tradiderit = anche quando si sar acconciato, sottoposto . iniquae = ignominiosa . luce : cio la vita . harena : non lungi dal mar Tirreno, lungo la costa sabbiosa del Lazio. 621-624. Haec = questo solo chie do con la (presente) imprecazione. vocem extremam = espressione, gri do ultimo . T um = e poi , ed inltre . exercete = spossate, portate allo stremo. cineri... no stro = alla mia ombra . munera offerte, doni funebri o inferiae. popul i s : cio fra questi due popoli dAfrica e dI talia. sunto : limpe rativo futuro eloquentemente impe gnativo, perch parla qui una mo rente, poi perch si tratta di un odio trasmesso in doverosa eredit, infine perch il linguaggio solenne come sempre quello delle formule giuri diche e testamentarie. L a imprecazione di Didone sorpassa ogni limite di tempo e di spazio e si ripercuote nei secoli futuri-: tutto il popolo discen dente da Enea porti il peso della di lui colpa ; ella, tornata regina in tutta la sua dignit e potenza, esorta impe riosamente i Tirii a perseguitare con odio feroce e inestinguibile la stirpe nemica e a non stringere con essa patti dalleanza. Venga un vendicatore che faccia giustizia del torto ricevuto. una visione tragicamente grandiosa di odio e di vendetta, voce che rie cheggia nei secoli, tremenda di fata lit : exorare aliquis : sorgi, qual cuno : lurto sintattico rid nelle pa- l e n e i d e 149 Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor, 625 qui face Dardanios ferroque sequare colonos, nunc, olim, quocumque dabunt se tempore vires. Litora litoribus contraria, fluctibus undas imprecor, arma armis : pugnent ipsique nepotesque . role la convulsione interiore dellani ma, poeticamente, drammaticamente. Si profila... Annibaie, il vendicatore fatale, e tutta la storia di guerre e di sciagure che nei secoli venturi travol geranno i due popoli. L implacabile ostilit terminer con grandiosit apo calittica, anche sugli elementi della natura, per cui spiagge avverse a spiagge, flutti cozzanti contro flutti. E lodio durer in eterno... L arte di Virgilio eccelle qui in tutta la sua grandezza e perfezione (Riposati). 625-629. Exoriare (= exoriaris), ecc.: che tu possa sorgere, chiunque tu sia, dalle mie ossa a procurarmi ven detta ; nota l urto sintattico dellrw- riaris (2a pers.) con lindefinito aliquis, che nominativo e vocativo ad un tempo e ha ultor come suo predica tivo : dimprovviso emerge, minaccioso e solenne, il profilo di Anni baie : qui storia e leggenda si danno la mano. face... ferroque : sta per il pi comune ferro ignque. sequare = persequa ris. colonos : delle varie citt e municipii di fondazione dei Romani, discesi dai Troiani (Dardanios). quocumque... vires = in qualsiasi occasione possano offrirsi le forze di questo mio regno. Litora... con trari a : sott. esse ; laggettivo contra ria, con le opportune modifiche, vale anche per undas e per arma. ips i : i popoli contrapposti, in quanto con temporanei della parlante. nepo tes : i rispettivi loro discendenti, an che a grande distanza di tempo (il verso iprmetro). 150 P. VIRGILIO MARONE L A M ORTE DI DI DONE (I V , 693-705) Gli ultimi momenti della vita di Didone paiono contrassegnati da un'ap parente calma esteriore, che permette a lei di impartire alla nutrice Barce e alla sorella Anna le pi caute disposizioni per l'erezione del rogo fatale, sotto il pretesto di compiere riti sacrificali a Giove Stigio e offrire a lui leffigie e le exuviae di Enea, per averla liberata dal suo martirio. Tutto viene eseguito a puntino. E allora linsana (ffera) Didone, con gli occhi sconvolti e nel volto il pallore di morte, sale il rogo, afferra la spada, che un giorno Enea le aveva donato come pegno di amore, bacia per l'ultima volta le dulces exuviae e pronuncia i novissima verba, dove l'ultima disperata confessione di una vinta dalla inesorabilit del destino, sul quale, pi che su Enea, con sensibilit di donna ancora innamorata, fa ricadere ogni colpa : Vissi e percorsi il cammino, che Fortuna mi diede ; ora la mia ombra se ne andr sotterra. Fondai una splendida citt, vidi le mie mura . . . Felice, ahi, troppo felice, se navi Dardanie non avessero toccato i miei lidi . . . (v. 653 sgg.). Un mesto ripiegarsi sul passato, quasi a cercare in esso scampo e giustificazione al suo funesto proposito : l'ultima con fessione della sua grandezza e della sua infelicit, affidata ai secoli. Poi latto insano : Morr invendicata, ma morr ; sic, sic iuvat ire sub umbras : veda coi suoi occhi dall'alto mare il crudele Drdano queste fiamme e porti con s il triste presagio della mia morte (v. 659). Ci detto, si gett sulla spada. Tum luno omnipotens longum miserata dolorem difficilisque obitus Irim demisit Olympo, quae luctantem animam nexosque resolveret artus. 695 Nam quia nec fato, merita nec morte peribat, sed misera ante diem subitoque 693-695. dolorem = la sofferen za . difficilis... obitus : il plur. poetico ed intensivo. I ri m : mes saggera della dea Giunone. Olym po = de Olympo. quae = ut haec {dea). luctantem : nella agonia, che la lotta ultima tra la vita e la morte. animam : indica lo spirito vi tale . nexosque... artus : nexos accensa furore, sottintende cum anima ; resolvere vale liberare . 696-699. fato : cio per una morte inviatale dal destino . meri ta nec morte = nec morte merita ( meri tata , con valore passivo). diem : stabilito dalla natura. subito... fu rore : lespressione implica una recisa condanna del suicidio da parte del l e n ei d e 151 nondum illi flavoni Proserpina vertice crinem abstulerat Stygioque caput damnaverat Orco. Ergo Iris croceis per caelum roscida pinnis 700 mille trahens varios adverso sole colores devolat et supra caput adstitit : Hunc ego Diti sacrum iussa fero teque isto corpore solvo . Sic ait et dextra crinem secat : omnis et una dilapsus calor atque in ventos vita recessit. 705 poeta. i l l i : a Didone. vertice = dal capo . Stygioque, ecc. = consacrandone la persona (caput) allo Stigio (cio infernale) Orco . 700-702. Ergo : indica l azione con clusiva dellobbedienza prestata da I ride a Giunone. croci s... pi n ni s = sulle ali sue crcee cio del color giallo della luce dellaurora. roscida = rugiadosa , trahens : fa vedere l aerea scia luminosa del l arcobaleno. Hunc : sintende cri nem. D i ti : il dio delle regioni infernali. 703-705. sacrum : riprende il dam naverat del v. 699 e vale consa crato . iussa = in conformit degli ordini di Giunone. te : cio' la tua anima. dextra : abl. me diale. omnis et = et (ed ecco che ) omnis. una : avverbio = in sieme . dilapsus (sott. est) calor = scomparve ogni calore vitale e su bentr il gelo della morte. in ven tos... recessit = e l anima (lo spi rito) si dilegu nellari a , secondo l e credenze filosofco-religiose degli An tichi. 152 P. VIRGILIO MARONE CANTO QUINTO Ar g o men t o Lasciate le coste della Libia, la flotta troiana naviga verso l Italia. In lontananza un insolito bagliore illumina le mura della citt di Cartagine : le fiamme del rogo di Didone. Ed ecco intanto annunziarsi unimminente tempesta, di cui il nocchiero Palinuro scruta i segni e ne riferisce ad Enea. Ad evitarne le penose con seguenze (ne avevano sperimentata gi la terribile violenza), de cidono di cambiar rotta e puntare sulle vicine ed ospitali spiagge della Sicilia, dove aveva buon nome e larga generosit il re Acste, figlio della troiana Egsta. Lo sbarco felice, generosa ed affa bile l accoglienza di Acste. Il giorno dopo, Enea, ricordando, commosso, ai compagni che proprio in quella terra, un anno prima, era morto suo padre, Anchise, stabilisce di celebrare solennemente l anniversario della triste e cara ricorrenza con cerimonie religiose e ludi funebri. Allalba del nono giorno, alla presenza di una folla esultante, si iniziano i ludi novendiales nella coreografia spettaco lare di una ricca serie di gare sportive : sono in plio vistosi premi per i vincitori. La prima gara quella della regata, riservata ai Troiani : la seconda, la corsa a piedi, fra Siculi e Troiani ; la terza il pugilato tra il siculo Entello e il troiano Darte ; la quarta ed ultima gara, il tiro alla colomba, legata alla cima di un albero maestro. Ma ecco un cambiamento di scena, triste e preoccupante. Le donne troiane, rimaste, durante i giuochi, sole e sconsolate sulla spiaggia, con nel cuore la doglianza di Anchise e il ricordo della patria, della casa lontana, aizzate da Iride, mandata da Giunone, appiccano fuoco alle navi : desiderano porre fine alle loro peregri nazioni, avere finalmente un lembo di terra, rifarsi una casa, una famiglia. Il pronto intervento di Ascanio e dei suoi e un provvi denziale acquazzone, mandato da Giove, valgono a scongiurare la totale rovina della flotta, ma rimane il turbamento e l incer tezza sul da farsi. Il vecchio Nute consiglia Enea di lasciare in Sicilia le donne, gli invalidi ed i vecchi, e di proseguire al pi presto la rotta per l Italia. Anchise, apparso in sogno ad Enea, ricon ferma il saggio consiglio : si fonda Segesta, si innalza un tempio a Venere sul monte Erice, e poi, compiuti i rituali sacrifici, con l e n ei d e 153 venti propizi e con buoni auspici, si salpa verso l Italia, appro dando a Guma. , Durante la traversata. Enea perde Palinuro, l esperto timoniere della sua nave. I PREPA RA TI V I PER L A PRI M A GARA (V, 124-138) quella della regata. Vi partecipano soltanto i Troiani con quattro delle 19 navi superstiti, denominate Pristis, Chimaera, Centaurus e Scylla. Stabilita la mta (uno scoglio emergente dal mare), fissato il percorso ed asse gnate per sorteggio le posizioni di partenza (.corsie), ad uno squillo di tromba, le quattro navi scattano tra le onde sconvolte, accompagnate dagli applausi scroscianti degli spettatori. In un primo momento Chimaera, pilotata da Gi, a condurre la gara. A met percorso, unerrata manovra del timoniere di Chimaera, che gira troppo al largo, permette alla Scylla di balzare al primo posto, mentre fra le altre tre accanita si accende la lotta per il secondo posto. Chimaera non riesce pi risalire Scylla, e a Cen taurus, stringendo troppo a sinistra, cpita la sfortuna di incagliarsi nelle rocce, che sono intorno allo scoglio. Ordine di arrivo : prima Scylla, seconda Pristis, terza Chimaera, quarta Centaurus. Proclamato a gran voce dallaraldo il vincitore, si procede alla distribuzione dei premi, che il poeta descrive minutamente. Est procul in pelago saxum spumantia contra litora, quod tumidis submersum tunditur olim 125 fluctibus, hiberni condunt ubi sidera cori ; tranquillo silet immotaque attollitur unda campus et apricis statio gratissima mergis. 124-138. Est = sorge, sporge . procul = ad una certa distanza dalla spiaggia. saxum : qui vale uno scoglio : l isola degli Asi- nelli, presso Trapani. spumanti a contra = contra spumantia. submer sum : ita ut submersum appareat. oli m = a volte , talvolta . fluctibus : con tumidis ablat. di causa efficiente. condunt = abscon dunt ; con sidera vale rendono annu volato il cielo . ubi = allorch . cori : cio cauri, venti invernali (hiberni) ; propr. il maestrale , che soffia da Nord-Ovest. tranqui l l o = cum tranquillum (sott. mare) est. si let : va riferito a saxum, sogg. sot tinteso. immota... unda : ablat. causale. attoll itur... campus = si presenta, sinnalza via via scoperta una spianata . apricis... mer gi s = soggiorno quanto mai deli zioso per i gabbiani amanti del sole . 154 P. VIRGILIO MARONE Hic viridem Aeneas frondenti ex ilice metam constituit signum nautis pater, unde reverti 130 scirent et longos ubi circumflectere cursus. Tum loca sorte legunt ipsique in puppibus auro ductores longe effulgent ostroque decori ; cetera populea velatur fronde iuventus nudatosque umeros oleo perfusa nitescit. 135 Considunt transtris intentaque bracchia remis ; intenti exspectant signum exsultantiaque haurit corda pavor pulsans laudumque arrecta cupido. 129-131. Hi c = sopra questo sco glio . Aeneas : va con pater del v. seguente. constituit signum = fece piantar come segnale . nau tis = per i regatanti . unde = ut inde, come poi ubi = ut ibi. longos circumflectere cursus = ese guire ampi giri , opp. girare al largo per evitare lo scoglio. 132-135. Tum = deinde. loca... legunt = tirano a sorte (sorte ablat. strumentale) il proprio posto . ductores : non sono i piloti, bens i padroni, i comandanti delle navi i n persona (ipsi). cetera... i u ventus : cio la ciurma, l equipag gio. vel atur : mediale e sottin tende tempora. ol eo perf usa : per f u s a ha valore riflessivo ; laccus. di relazione. 136-138. transtri s : abl. locativo, ma forse anche strumentale. i ntenta : sott. sunt ; in- intensivo e remis dativo. exsul tanti a = palpitanti, sobbalzanti . hauri t = svuota del sangue. arrecta : noi diciamo invece ardente ; il L atino vede la cupido personificata. l e n ei d e 155 LA L OTTA FRA DA RETE ED ENTEL L O (V, 426-449) descritta qui la gara del pugilato fra il troiano Darete e il siculo Entello, giovane l'uno, spavaldo ed audace, pi avanti negli anni l'altro, ma anche pi controllato nei movimenti e tecnicamente pi sicuro. I due campioni dapprima si assaggiano a vicenda, si studiano nelle mosse e negli atteggiamenti di. guardia . Il primo ad assalire Darete, ma Entello para abilmente i colpi violenti dell'avversario, e, a sua volta, decide di passare al contrattacco. Nel tentativo di vibrare il suo poderoso colpo, schivato tem pestivamente da uno scarto di Darete, Entello perde l'equilibrio e cade a terra. un attimo : subito si rialza, riprende l'offensiva, attaccando con tanta violenza e furore, da ridurre presto l'avversario in misere condizioni al tappeto. Allora Enea, in qualit di arbitro, decide di troncare il com battimento, assegnando piena vittoria ad Entello per k. o., donandogli in pari tempo in premio un toro, che egli, nell'entusiasmo del trionfo, d'un sol colpo f a stramazzare a terra, e poi consacra vittima ad rice, dio del luogo. Constitit in digitos extemplo arrectus uterque bracchiaque ad superas interritus extulit auras. Abduxere retro longe capita ardua ab ictu immiscentque manus manibus pugnamque lacessunt, ille pedum melior motu fretusque iuventa, 430 hic membris et mole valens ; sed tarda trementi genua labant, vastos quatit aeger anhelitus artus. Multa viri nequiquam inter se volnera iactant. 426-427. in digitos... arrectus : (da arrigo) = ritto sulla punta dei pie di : tutto il peso del corpo viene a ca dere sulle dita dei piedi ; non va collegato con constitit, che verbo di stato, non di moto. interritus = intrepidus ; dipinge lo stato danimo di entrambi gli agonisti. extlit : qui da extollo, non da effero = sollev . 428-432. Abduxere, ecc. = ecco che gi tratta indietro hanno la testa (minacciosamente) eretta . immi scent : con lacessunt contiene il verso intero e presenta collocazione chia- stica : dapprima essi vengono alle mani (immiscent... manus manibus) poi si provocano lun l altro . i l l e : Darte, troiano. fretus iuven ta = aitante di, fiducioso nella sua giovinezza . hi c : Entello, il lot tatore siculo. membri s et mol e = membrorum m o l e : si tratta di un vero gigante. val ens = gagliardo , superiore allaltro. trementi : sott. ei = le ginocchia di lui non molto fermo . l abant : intransi tivo, come il corrispondente lbor : vacillando . aeger anhel i tus = il respiro affannoso . arts : cio di Entello. 433-436. viri : i due agonisti o pu gilatori. nequiquam : va con iac tant. volnera colpi . iac tant = continuano a vibrare . multa : eco precisa del multa (vol nera) precedente. cavo lateri = 156 P. VI RGI L I O MARONE multa cavo lateri ingeminant et pectore vastos dant sonitus, erratque auris et tempora circum 435 crebra manus, duro crepitant sub volnere malae. Stat gravis Entellus nisuque immotus eodem, corpore tela modo atque oculis vigilantibus exit. Ille, velut celsam oppugnat qui molibus urbem aut montana sedet circum castella sub armis, 440 nunc hos, nunc illos aditus omnemque pererrat arte locum et variis adsultibus inritus urguet. Ostendit dextram insurgens Entellus et alte extulit : ille ictum venientem a vertice velox praevidit celerique elapsus corpore cessit ; 445 Entellus viris in ventum effudit et ultro ipse gravis graviterque ad terram pondere vasto concidit, ut quondam cava concidit aut Erymantho aut Ida in magna radicibus eruta pinus. in latus. ingeminant : sott. viri = raddoppiano i due lottatori. pectore : abi. di strumento : la cas sa... di risonanza dei colpi stessi. errat = saggira . auris... cir cum = circum auris et (circum) tem pora : orecchi e tempie sono punti assai vulnerabili. crebra manus = di continuo, le mani di entrambi i lottatori. duro... sub volnere = sotto gli implacabili colpi ; volnere singol. collettivo. mlae = le mascelle . 437-438. gravis : sott. pondere = in tutta la sua pesante mole . nisu... eodem = nello sforzo che lo inchioda al medesimo posto . corpore... modo = solo con un lieve scarto della persona, del tronco ; modo avverbio. tel a : ogg. di exit (qui transitivo) = evita, schiva cio i colpi dellavversario. 439-442. I l l e, velut, ecc. : ord. velut qui oppugnat urbem, ecc., ille (cio Darete) pererrat et urget nunc hos... omnemque... locum. celsam : pi duro perci e pericoloso l assalto, dal basso. mol ibus = con macchine da guerra (belli sottinteso). sedet ci rcum (= circumsedet) = serra da ogni parte . aditus : dovremmo qui avere il verbo regolare temptat. arte : indica laccorgimento e lastuzia. adsul ti bus : sta ad adsilire come il nostro assalto ad assaltare . i nri tus : detto qui avverbialmente del la persona = senza alcun risultato . 443-445. Ostendi t, ecc. == fece latto di colpire con la destra driz zandosi in tutta la persona . et al te extl it : meglio subordinare = alzandola in alto ; extlit qui da extollo. i l l e : Darte. a ver tice = dallalto . velox : predi cativo di praevidit = in un attimo, di colpo . celeri... corpore = con agile mossa della persona . el ap sus = sfuggendo al colpo (ictum). cessit = si ritrasse , scansandolo. 446-449. viris : acc. plurale. i o ventum effudi t = butt, sparse al vento . ultro = per di pi . - ipse = da s . gravi s gravi terque = egli, gi pesante, stramazz (concidit) perci con pesante tonfo . quondam = a volte, talvolta . cava : riferito a pinus. I da i n magna : in magna Ida, famosa catena di montagne nella Trade ed altrove. radi cibus erta = sradicato . l e n e i d e 157 CANTO SESTO A r g o men t o Enea, sbarcato a Cuma, si reca tosto al tempio di Apollo per interrogar la Sibilla sul suo futuro destino. La profetessa gli con sente la discesa allTnferno per consultare al riguardo il padre Anchise, purch soddisfi ad alcune condizioni, quali il ricercare nella selva circostante un ramoscello doro da offrire a Proserpina e rinvenire e dare sepoltura al cadavere di Miseno. Enea si accinge ad eseguire gli ordini ricevuti e a far sacrifici agli di inferi. Incomincia la catbasi, o discesa, di Enea e della Sibilla al- l Averno ; nel vestibolo incontrano mostri dogni genere. Giunti presso l Acheronte, Enea riconosce Palinuro e lo consola. Vien quindi traghettato da Caronte. Nellantinferno si trovano dinanzi a Cerbero. Entrano nei Campi del Pianto e vedono molte altre anime, tra cui Didone e Deifobo. Poi giungono al bivio che porta da un lato nellElisio e dallaltro al Tartaro, il quale ultimo viene soltanto descritto ad Enea dalla Sibilla. Arrivati finalmente alla reggia di Plutone e di Prosrpina, Enea offre a tale dea il ramo scello doro. NellElisio Enea vede Orfeo e Museo e, finalmente, si incontra col padre Anchise. Questi fa al figlio la rassegna delle anime dei personaggi, che daranno lustro e gloria a Roma : da Silvio a Numitore, da Romolo ad Augusto, da Numa a Bruto, da Marcello maggiore a Marcello minore. Conclusa la rassegna, Anchise si congeda da Enea e dalla Sibilla. Leroe torna dai suoi compagni e si prepara a salpare con la flotta verso Gaeta. Questo VI canto ha, col II e con l VIII, un suo fascino parti colare, che i contemporanei, a partire dallo stesso Augusto, che ne gust la lettura, sommamente ammirarono e i posteri celebra rono nella critica, nella poesia e nellarte. 158 P. VI RGI LI O MARONE L A SI BI L L A E I L RA MO DORO (VI , 136-155) La Sibilla d finalmente ad Enea la sua risposta, precisando le con dizioni richieste per scendere nellAde: munirsi anzitutto di un ramoscello doro da offrire ad cate-Prosrpina, la divinit infernale, dare sepoltura allamico Miseno, rimasto insepolto e fare sacrifici agli di dellAverno. Qjiesto bellissimo squarcio ha quasi sapore di fiaba, dove Virgilio sembra aver fatto rivivere le raffinatezze simbolistiche e le preziosit dellarte delle Bucoliche : soprattutto nella descrizione, tutta immagini, suoni, luci e colori, del bosco arcano e misterioso, che nasconde il ramoscello doro, che opporr energica resistenza a chi lo tocca, non guidato dai fati, e che Enea non recider, secondo lordine della Sibilla, col ferro, ma strapper con la mano. Accipe quae peragenda prius : latet arbore opaca aureus et foliis et lento vimine ramus, Iunoni infernae dictus sacer ; hunc tegit omnis lucus et obscuris claudunt convallibus umbrae. Sed non ante datur telluris operta subire, 140 auricomos quam qui decerpserit arbore fetus ; 136-139. A ccipe, ecc. = ascolta quel che devessere compiuto punto per punto, in precedenza ; la Si billa che parla. arbore opaca = dentro un albero ombroso , ma il Pascoli intendeva nelloscurit della foresta . aureus... ramus = un ramo che doro presenta sia le foglie sia i flessibili gambi . dictus sacer : consacrato, sacro ; la dea Pro serpina, sovrana dellAverno. hunc : sia tegit sia claudunt fan capire di che preziosit esso sia; il v. 139 tutto una pittura di segreti e di ombre miste riose ed impenetrabili. L origine della offerta del ramo doro ignota, ma cer tamente da cercare nel campo della dottrina misterica, nella quale Proser pina aveva tanta importanza, e della quale Virgilio manifesta tanto evidente influsso in questo libro della discesa nellOltretomba... L a credenza orfica del ramo era assai diffusa e non c da pensare a uninvenzione di Virgilio, com stato creduto. Per alcuni il ramo doro una specie di talismano. Pu essere notevole in proposito la simili tudine col vischio (205-209), che sin contra pi avanti : nei tempi antichi, il vischio era per i popoli dellEuropa, un talismano contro certi pericoli, come quelli dellacqua e del fuoco ; esso cresce anche sulle querce (vischio quer cino), e tra le fronde duna quercus ilex (leccio, v. 209) Enea vedr risplen dere il ramo cercato (A l berti ni ) . 140-141. ante : va col seguente quam. datur = consentito, con cesso . tel l uri s operta subire = di penetrare negli occulti segreti della terra . auricmos = laureo vi luppo di fronde e di rami traduce il plur., in cui fet s qui non indica frutti . qui = si quis. l e n e i d e 159 hoc sibi pulchra suum ferri Proserpina munus instituit ; primo avolso non deficit alter aureus et simili frondescit virga metallo. Ergo alte vestiga oculis et rite repertum 145 carpe manu ; namque ipse volens facilisque sequetur, si te fata vocant ; aliter non viribus ullis vincere nec duro poteris convellere ferro. Praeterea iacet exanimum tibi corpus amici (heu nescis) totamque incestat funere classem, 150 dum consulta petis nostroque in limine pendes. Sedibus hunc refer ante suis et conde sepulcro. Duc nigras pecudes ; ea prima piacula sunto. Sic demum lucos Stygis et regna invia vivis aspicies . Dixit pressoque obmutuit ore. 155 142-144. hoc : saccorda col predi cato munus ; predicativo di hoc munus suum = come a lei gradito, dovuto ; sogg. di f e r r i sibi hoc munus. Proserpina : figlia di Cerere, fu rapita da Plutone, mentre coglieva fiori sulle balze della Sicilia. i nsti tui t = di spose . pri mo : sott. ramo, avolso, abl. assol. di tempo ed anche di va lore ipotetico. non defi cit = se ne presenta tosto un secondo (alter). aureus = esso pure doro . si mi li : vale uguale, identico . 145-148. alte = nel fitto, profon do delle foglie della foresta. vesti ga = investiga, pervestiga. ri te : precisato da manu, ma accostato a repertum = come il rito prescrive . carpe manu = staccalo con la mano . ipse = da s, da solo sequStur = seconder il gesto della tua mano. si te fata vocant = se tu sei proprio un essere predesti nato . ali ter = in caso diverso . viribus : in giuoco allitterativo sia con vincere ( obbligarlo a lasciarsi staccare) sia con convellere (qui vale recidere ). ul l i s : con non, dice con nessuna forza al mondo . poteris : unico futuro di tutto il brano presente ; sa di assoluto ed implica una legge insopprimibile. 149-152. Praeterea = e poi . iacet... corpus amici = giace fredda la salma dun tuo amico , che Mi- seno. incestat : da incastus ed indica, eufemisticamente, la conta minazione ; funere significa qui il corpo insepolto, il cadavere , in quan to oggetto di doveroso funus. petis : a me sottinteso. limine = in limine (antri). pendes : pi espressivo di moraris, cunctaris = incerto tin dugi . Sedibus... suis : dat. con refer ; indica alla madre terra da cui, come ogni essere vivente, ve nuto e a cui deve ritornare. ante = antea. conde sepulcro : sepulcro ablat. strumentale, pi che locativo. 153-155. Due, ecc. : due sottintende ad aras. nigras : si osservi la posi tio fortis. pri ma pi acul a = i primi sacrifizii espiatorii . demum = soltanto alla fine . Stygfs : voca il dio stesso. invi a vivis = im percorribili a creature viventi . aspi cies : dipinge unattesa finalmente potuta appagare. pressoque ob mutui t ore : presso vale compresso, liberamente = e chiuse ad ogni ulte riore parola la sua bocca ; dice poe ticamente che, dati gli ordini, non aggiunse parola. 160 P. VI RGI L I O MARONE ENEA ENTRA NEL REGNO DEI M ORTI (V I , 255-267) Dopo i funerali di Miseno, i Troiani si accingono a compiere solleci tamente i sacrifici espiatori e propiziatori alle divinit dellAde, allimbocco della stessa caverna, che condurr Enea al regno dei morti. Per tutta la notte le fiamme degli altari mandano vividi chiarori, che fanno suggestivamente contrasto con la tetra oscurit di quel luogo, circondato da livide acque stagnanti e da brune foreste, inaccessibili a qualsiasi vivente. Allalbeg giare una scossa di terremoto, accompagnato da cupi boati e da ululati di cagne, dimostra il gradimento delle offerte sacrificali da parte degli di infernali e annunzia il sopraggiungere di cate, regina dellAde. Limma gine della dea non si vede, ma essa rivelata dai segni premonitori, soprat tutto dal grido concitato della Sibilla agli Enadi : Lungi, o lungi, pro fani e dallintimazione al Troiano di sguainare la spada, dessere danimo fermo e di seguirla : momento grave, solenne, che Dante ripete con le parole di Virgilio alle porte delllnkrno : qui si convien lasciare ogni sospetto : I ogni vilt convien che qui sia morta. Ci detto, in preda alla furente potenza del nume, ella, la Sibilla, irrompe frettolosa nella caverna; Enea le tien dietro, sbigottito, ma senza vacillare. La catbasi ormai al suo inizio, il mistero dellinvisibile si squarcia ormai alla mossa fantasia del poeta : conscio della sua missione di rivelatore dei segreti ultramondani, egli invoca gli di delle ombre e le ombre stesse e il Caos e Flegetonte e le tacite lande immensurate nella notte, perch gli sia lecito di confidare agli uomini quello che apprese dalle Musei>(Fu n a i o l i ). Ecce autem primi sub lumina solis et ortus 255 sub pedibus mugire solum et iuga coepta moveri silvarum visaeque canes ululare per umbram adventante dea. Procul o procul este, profani 255-261. Ecce autem: 1accostarsi della dea cate, rappresentato me diante indizi e portenti improvvisi e paurosi. pri mi sub... et ortus = al primo appressarsi, spuntar del sole . iuga... si lvarum = le giogaie selvose , cio iuga montium siluis consita (Sabbadi ni ) ; consita vale letteralmente coperte, ammantate di . canes, ecc. = e figure di cagne si intravvidero ululanti nellombra ; sono il degno ed immancabile corteggio di cate. adventante dea : Tabi, assoluto stupendamente collocato ed espressivo, suggellando la potenza di una forza sovrumana (dea allude ad cate), clta nel momento del suo arrivo. - Procul... profani = via. l e n e i d e 161 conclamat vates, totoque absistite luco ; tuque invade viam vaginaque eripe ferrum : 260 nunc animis opus, Aenea, nunc pectore firmo . Tantum ecfata, furens antro se immisit aperto ; ille ducem haud timidis vadentem passibus aequat. Di, quibus imperium est animarum, umbraeque silentes et Chaos et Phlegthon, loca nocte tacentia late, 265 sit mihi fas audita loqui, sit numine vestro pandere res alta terra et caligine mersas. via di qui, o profani ; sacra for mula liturgica e misterica ; la Sibilla vuole assicurarsi che il regno dAverno non sia profanato da intrusi e da cu riosi non purificati (ivi compresi gli accompagnatori di cate). vates : anche femminile (qui indica la Si billa). absi sti te = tenetevi disco sti, lontani da . luco : il bosco sacro messo a difendere l ingresso allAverno. tu : qui ella parla al solo Enea. i nvade = ingredere. ferrum : con eripe vale = strappa la spada ; la Sibilla qui impone ad Enea di sguainare la spada, poi gli dir chessa inutile : la contrad dizione palese, ma trova la sua spiegazione nella diversa situazione in cui viene a trovarsi l eroe. ani mi s : plur. intensivo e poetico. opus : sott. tibi est. fi rmo = sal do, coraggioso . 262-263. Tantum == questo sol tanto . ecfata = dicens : partic. da ecfor -ari, accordato con Sibylla = dopo aver detto . furens = invasata dalla dea cate. an tro = in antrum. ducem : la Si billa, la sua guida ; come vates, dux pu essere anche femminile. haud timidis... passibus= che avan zava con passo risoluto . aequat = muove a fianco . 264-267. Di, ecc. : imperium dice dominio assoluto ; silentes qui indica dimoranti nel regno silenzioso di laggi. Chaos : il padre della Notte. mi hi : pu stare con fas sit. loqui = narrare, describere. sit = liceat. numine vestro = col beneplacito vostro . pandere = rivelare o svelare le verit se polte laggi entro la terra tenebrosa (res... mersas) . Sono quattro versi, una preghiera : una delle tante, a cui ci apre spesso lanima religiosa di Virgilio. Gi il Tommaseo osservava : Oh ! come si prega nell 'Eneide ! l anima di Virgilio era profondamente religiosa, e la religione d al poema di lui non so che di arcano, di sacro . I l 162 P. VI RGI L I O MARONE ENEA E L A SI BI L L A I NCONTRA NO CA RONTE (V I , 298-316) Il viaggio attraverso il cupo mondo delle tenebre incominciato. Dal vestibolo dellAverno, rigurgitante di ombre, di figure allegoriche e di astratte personificazioni, Enea e la Sibilla si avviano verso le rive dell'Acheronte, le cui acque si scaricano, lutulente e vorticose, nel Cocito, ristagnante e mel moso. II l'incontro con Caronte, la prima persona viva dell'Averno vir giliano, figura demoniaca non conosciuta nel mondo omerico, ma entrata presto nella leggenda popolare etrusco, di origine volgare, di cui nel ritratto virgiliano conservato pi di un particolare pittorico : orrido aspetto, irsuta canizie, lurido mantello, annodato sulle spalle, pertica, non remo, per la rozza sua barca. Dante riprender non pochi di questi elementi pittorici virgiliani, ma ne trarr una figurazione pi vigorosa, anche se pi ringentilita; e del nocchiero infernale resta nota dominante, la gravit, direi la maest; resta il vecchio bianco per antico pelo , dalle lanose gote , dagli occhi di bragia , un po' lesto a gridare e a percuotere s, ma scevro affatto di quel tal quale sapore grottesco, che nell'altro non disconoscibile ( F u n a i o l i ) . Portitor has horrendus aquas et numina servat terribili squalore Charon, cui plurima mento canities inculta iacet, stant lumina flamma, 300 sordidus ex umeris nodo dependet amictus. Ipse ratem conto subigit velisque ministrat et ferruginea subvectat corpora cumba, 298-301. Porti tor = il nocchiero, traghettatore . horrendus : espri me una prima impressione, in sn tesi. has... aquas = queste acque e il (relativo loro) corso ; sono le acque dellAcheronte che si riversano nel Cocito (il fiume del pianto ) dalla corrente fangosa e lentissima ; il Cocito, ristagnando, d probabil mente luogo alla palude dello Stige (il fiume dellodi o). servat = sorveglia opp. occupa stabil mente . i ncul ta: predicativo di iacet ~ gli sta sul vlto, non pettinata . sordidus... amictus : non ha un vestito = un pezzo di stoffa lurido gli fa da mantello. nodo : non fibula : tenuto fisso con un groppo . dependet : un mantello che ciondola. 302-304. I pse : vale da solo . ratem : imbarcazione quasi improv visata. conto con una per tica , non coi remi. subi git = sospinge . veli sque mi ni strat : sott. ratem ; ministro reso transitivo. ferruginea .= ferrigna . sub vectat = traghetta, trasporta . corpora = parvenze di corpi . L ENEI DE 163 iam senior, sed cruda deo viridisque senectus. Huc omnis turba, ad ripas effusa, ruebat, 305 matres atque viri defunctaque corpora vita magnanimum heroum, pueri innuptaeque puellae impositique rogis iuvenes ante ora parentum: quam multa in silvis autumni frigore primo lapsa cadunt folia aut ad terram gurgite ab alto, 310 quam multae glomerantur aves, ubi frigidus annus trans pontum fugat et terris immittit apricis. Stabant orantes primi transmittere cursum tendebantque manus ripae ulterioris amore ; navita sed tristis nunc hos nunc accipit illos, 315 ast alios longe submotos arcet harena. senior = gi piuttosto innanzi con gli anni : comparativo relativo. cruda = vegeta , opp. fiera . deo : Caronte considerato tale anche da C i c e r o n e (jV . d., I l i , 43) . viri dis = ancor fresca , rigogliosa : sottinteso est. 305-308. Huc : definito tosto da ad ripas (plur. poetico). effusa = (dogni parte) riversandosi . rue bat : dice fiumana che avanza preci pitosa. defunctaque corpora vita = e le sembianze, figure senza pi vita, di eroi magnanimi . pueri = ragazzi . innuptae : perci nel vivo fiore degli anni. iuvenes : ancor giovani, bench giovani . Gli stessi stupendi versi si leggono in Georg., I V , 475 sgg.; elencazione, a gruppi, senza mai un proprio verbo : in testa a tutti stanno le madri, poi i mariti (i padri : viri), quindi gli eroi, i ra gazzi e le ragazze, nonch i gio vani nel fiore dei loro anni : la pie tas del poeta per tutti. 309-312. quam mul ta, ecc. = (nu merosi) quanto (son) numerose le foglie (che)... staccandosi (lapsa) ca- dqn gi a terra. frigore pri mo = al primo freddo autunnale . ad terram, ecc. = quanto (son) nu merosi gli uccelli (che) sulla spiag gia (ad terram)... saddensano a stor mi . frigidus annus = il freddo della stagione invernale . tran- pontum fugat = fa ad essi attra versar di corsa il mare , sospingen doli verso terre solatie. Questa simia litudine ha tutta una storia nells tradizione letteraria : si va dalla Bib bia ad Omero, a Semnide, a Bac- chilide, a Mimnermo, ad Apollonio Rodio, a Virgilio, a Dante : identico sempre il motivo, ma diversa la colo ritura spirituale nella diversa rap presentazione poetica ed artistica. 313-316. ripae... amore = per il vivo desiderio di raggiungere l altra sponda . navta s ed = sed nauta ; Caronte (navita forma rara ed arcaica). tristis = severo, ine sorabile . accipit : cio fa im barcare . submotos arcet = li respinge (arcet), ma anche li cac cia assai lontano (submotos) dalla riva (harena) sabbiosa ; ed una scelta arbitraria, perci crudele. Nota negli oranti il tormento dellattesa e il bisogno di uscir da questa incer tezza, inquieta e vagante, finch non han sede nel Tartaro : il dolore mag giore perch Caronte sceglie, acco glie e rifiuta i bramosi del passag gio (Bignone). 164 P. VI RGI L I O MARONE I L RACCONTO DI PA L I NURO E L A SUA PREGHI ERA AD ENEA (V I , 340-371) Siamo ancora sulla spiaggia dAcheronte : tra i tanti ricacciati indietro dal nocchiero infernale. Enea scorge, triste nel vlto e tarda nellincedere, la figura di Palinuro, il fido timoniere della sua nave, della cui repentina scomparsa si disse alla fine del canto V; ma delle sue ultime peripezie nessuno mai seppe nulla. Qjii appunto il poeta fa raccontare drammatica- mente dallo stesso Palinuro la sua triste vicenda : come, rapito nel mare col timone, divulso, preoccupato pi, per la nave priva di governo e del nocchiero che per s, per tre notti e per tre giorni and vagando sulle onde procellose, e solo allalba del quarto giorno gli si discopri in lontananza la terra ; era la costa italica, verso cui punt speranzoso, e gi erasi aggrap pato ad uno scoglio della spiaggia, allorch fu sopraffatto dalla gente del luogo, che ne fece scempio. Da quel giorno i suoi resti mortali sono in balia delle onde. Di qui la preghiera accorata ad Enea di voler provvedere alla sua sepoltura, perch pace possa finalmente avere nelle sedi dei morti : o tu, se una via c, se una te ne mostr la tua diva genitrice. . . , tu porgi ad uno sventurato la destra e teco toglimi dalle onde, affinch almeno dopo morte io abbia placido riposo (vv. 367-371). Un desiderio stanco, un dolce abbandono sonnolento, un languore anelante di pace c nel verso : sedibus ut saltem placidis in morte quiescam . . . : quel saltern la storia di unintera esistenza (Fu n a i o l i ). La preghiera dellinfelice naufrago non poteva non essere esaudita : la stessa Sibilla a raccogliere i pietosi accenti e a promettergli con tono di veggente che non solo avr le onoranze estreme, appena tornati essi sulla terra (il che possibile non nellAverno), ma volont degli di che il suo nome sia serbato in eterno tra quella stessa gente e in quella stessa terra, che furono causa e teatro della sua morte. Hunc ubi vix multa maestum cognovit in umbra, 340 sic prior adloquitur : Quis te, Palinure, deorum eripuit nobis medioque sub aequore mersit ? 340-342. H unc: Enea, ha visto Pa linuro e lo ha riconosciuto di coipo. ubi : temporale. vix : va con cognovit = a stento ebbe ricono sciuto . mul ta... i n umbra = in mezzo alla fitta ombra . adl o qui tur : Aeneas Palinurum. nobis : allamore di Enea e di tutti i suoi compagni. medi oque... mersi t = et medio ( in) aequore submersit ; nel verso i due verbi stanno agli estremi. l e n e i d e 165 dic age ; namque mihi, fallax haut ante repertus, hc uno responso animum delusit Apollo, qui fore te ponto incolumem finisque canebat 345 venturum Ausonios. En haec promissa fides est ? Ille autem : Neque te Phoebi cortina fefellit, dux Anchisiade, nec me deus aequore mersit ; namque gubernaclum multa vi forte revolsum, cui datus haerebam custos cursusque regebam, 350 praecipitans traxi mecum. Maria aspera iuro non ullum pro me tantum cepisse timorem, quam tua ne, spoliata armis, excussa magistro, deficeret tantis navis surgentibus undis. Tris notus hibernas immensa per aequora noctes 355 343-346. dic age : i due impera tivi accostati asindeticamente espri mono una preghiera calda ed insi stente. mihi : va con delusit, ma logicamente con animum. haut = haud, con fal lax hoc uno : preci sato tosto dal contenuto del verso seguente ; di questo oracolo di Apollo non fatta parola prima di questo punto : comunque, esso si era avve rato per quanto riguardava il rag giungimento dellI talia da parte di Palinuro. ponto = sul mare . finisque venturum Ausonios = venturum esse ad fines A., cio Itali cos o Italiae. canebat = vaticina batur. En haec... est : tradisce unindignata sorpresa fatta sentire an che dal monosillabo est in clausola anmala. 347-351. cortina = loracolo ; propr. indica il trpode, sul quale sta va la speciale caldaia, presso cui la Pitia emetteva gli oracoli. Anchi siade : termine patronimico. nec me deus... mersit : era stato ucciso dagli abitanti della costa, ma in realt era stato il dio Sonno a som mergerlo ; per Palinro, personal mente, non lo sapeva ; aequore ablat. strumentale, o di stato in luogo. gubernaclum : oggetto di traxi. multa vi : per alcuni ablat. di causa ( in sguito ad una potente ondata ), per qualche altro di ma niera. forte = Dio sa come, per caso : Palinro continua ad igno rare il sinistro intervento del Sonno. cui : va con gubernaclum, e il da tivo aderisce sia a custos (predicativo di ego, sogg. sottinteso) sia ad haere bam. cursus : sott. maris. rege bam : in rima col preced. haerebam : la frase vale et quo regebam cursus (l a rotta). traxi mecum: ed invece era stato il timone a trasci nare gi lui : continua lequivoco di Palinro. Maria aspera iuro = per le collere del mare io faccio giuramento . 352-357. non ull um = che non ho avuto tanto alcun timore per me . quam : correlativo asimme trico di tantum = quanto che la tua nave si perdesse . armis : negli attrezzi della nave compreso specialmente il timone. excussa magi stro = privata di colpo del pi lota . tantis... surgentibus un dis : abl. di causa = per il solle varsi dei furibondi marosi . Tris... aqua => per ben tre notti tempestose (hibernas ; altri traduce intermina bili, lunghissime ) attraverso le smi surate distese dellacqua sospinse me. 166 P. VI RGI L I O MARONE v ex it me violentus aqua ; vix lumine quarto prospexi Italiam summa sublimis ab unda. Paulatim adnabam terrae : iam tuta tenebam, ni gens crudelis madida cum veste gravatum prensantemque uncis manibus capita aspera montis 360 ferro invasisset praedamque ignara putasset. Nunc me fluctus habet versantque in litore venti. Quod te per caeli iucundum lumen et auras, per genitorem oro, per spes surgentis Iuli, eripe me his, invicte, malis : aut tu mihi terram 365 inlce (namque potes) portusque require Velinos ; aut tu, si qua via est, si quam tibi diva creatrix ostendit (neque enim, credo, sine numine divom flumina tanta paras Stygiamque innare paludem), da dextram misero et tecum me tolle per undas, 370 sedibus ut saltem placidis in morte quiescam . in tutta la sua violenza, il vento sullacqua (ablat. di moto per luo go), opp. colle sue violente ondate (abl. di strumento). prospexi = in lontananza, avvistai . sum ma... ab unda = levato in alto, dalla sommit dunonda . 358-361. adnabam terrae : vale maccostavo a nuoto. ni , ecc.: et evasissem certe incolumis, nisi gens crudelis : i rozzi abitanti costieri della L ucania. madi da... gravatum = su me, che non potevo difendermi, appesantito comero dal vestito in zuppatosi dacqua e che mi sforzavo di aggrapparmi, con la morsa delle mani, alle sporgenze rocciose del pro montorio, non fosse arrivata addosso colla spada (opp. colle sue armi ) e non mi avesse ritenuto, nella sua ignoranza, carico di preda . 362-371. Nunc m e : me vale cor pus meum = la mia salma . habet = ha in sua balia . ver sant = voltolano e rivoltolano . Quod : accus. di relazione = e quanto a ci ; perci . genito rem : Anchise, il padre morto. surgentis = riposte nel tuo crescente Iulo : in nome dunque della vita e degli affetti pi sacri della razza e della famiglia. his... mal is : di non poter scendere al regno dei morti ; ... qui si tratta dellanima, non del corpo ; questo doveva essere sepolto perch 1anima potesse aver pace (M aggi ). terram == un pugno di terra . via : di andare agli I nferi, oltre quella della sepol tura. di va creatri x = la dea, madre tua , Venere, opp. la divina tua genitrice . numi ne = la vo lont . divom = deorum. tan ta = cos vasti, paurosi ; da innare dipendono sia flumi na sia paludem (che precisa e spiega flumina). da dextram mi sero = porgi la de stra allinfelice ; misero generico, an zich mihi, suona altamente patetico. tol l e : quasi levandomi di peso da questo squallore che annienta ; anche qui tecum me accostati come tu mihi del v. 365. sedi bus ut ut sedibus. sal tem : da legare a in morte : allagitata vita di Palinro succeda, almeno in morte, la pace. Nel verso quasi ogni parola dice pace ; e lepisodio si conclude con questo anlito desolato, a cui non pu essere dato conforto ed ascolto. l e n e i d e 167 L I NCONTRO DI ENEA CON ANCHI SE (V I , 679-702) questo senza dubbio uno dei brani pi. importanti e commoventi di tutto il canto, non solo per la tensione spirituale che lo anima, ma anche per le grandi cose che padre e figlio si dicono, per le rivelazioni di Anchise, che investono i futuri destini di Enea. Era questo il fine della discesa dellEroe nellAverno. Lincontro avviene nella vailetta fiorita del Lete, dove la Sibilla ed Enea erano stati accompagnati dal mitico cantore tracio. Muso, e dove sono trattenute le grandi anime, destinate a riprendere forma e vita in nuovi esseri umani. Qjii sta Anchise, tutto assorto, proprio in quel momento, a meditare attentamente sulla numerosa serie dei suoi cari nepoti, che trar ranno origine dal figlio, sui loro destini, sulle vicende, le virt e le gesta eroiche, che li immortaleranno nei secoli. Lincontro di Enea con Anchise caratterizzato dalla pi tenera effusione di amore paterno e di piet filiale, che potesse mai immaginarsi in quellangolo fiorito, tra quella schiera di spi riti magni. At pater Anchises penitus convalle virenti inclusas animas superumque ad lumen ituras 680 lustrabat studio recolens omnemque suorum forte recensebat numerum carosque nepotes fataque fortunasque virum moresque manusque. Isque ubi tendentem adversum per gramina vidit Aenean, alacris palmas utrasque tetendit 685 effusaeque genis lacrimae et vox excidit ore : 679-683. At : coglie il contrasto tra lansia del figliuolo, che desidera rive dere il padre e la calma meditativa di questo. penitus... animas = le anime raccolte (inclusas) in una vai letta verdeggiante . superumque... ituras = e destinate a salire alla luce superna del mondo . lustra bat : sott. oculis passava in rasse gna . studio recdl ens = con passione vagheggiandole pi e pi volte (-re) . suorum sostantivato pu valere anche i discendenti . forte = appunto allora . nu merum la gran folla . 684-686. I s : Anchise. ubi : tem porale. tendentem... A enean = che Enea si dirigeva alla sua volta, incontro a lui . per grami na : lerba soffice e fresca della convallis virens del v. 679. alcris (= ald- cres) = con subitanea allegria : un gesto che rivela tutta l anima. pal mas utrasque = palmam tram- que. effusae : sott. sunt, collabi. di origine genis ( dalle gote cio dagli occhi ), parallelo al succes sivo ore ( dalle labbra ). 168 P. VI RGI L I O MARONE Venisti tandem tuaque exspectata parenti v icit iter durum pitas ? datur ora tueri, nate, tua et notas audire et reddere voces ? Sic equidem ducebam animo rebarque futurum 690 tempora dinumerans nec me mea cura fefellit. Quas ego te terras et quanta per aequora vectum accipio, quantis iactatum, nate, periclis ! quam metui, ne quid Libyae tibi regna nocerent ! I l l e autem : Tua me, genitor, tua tristis imago 695 saepius occurrens haec limina tendere adegit ; stant sale Tyrrheno classes. Da iungere dextram, da, genitor, teque amplexu ne subtrhe nostro . Sic memorans largo fletu simul ora rigabat. Ter conatus ibi collo dare bracchia circum, 700 ter frustra comprensa manus effugit imago, par levibus ventis volucrique simillima somno. 687-689. V enisti, ecc. = venuto sei finalmente . tuaque, ecc. = e codesto tuo gesto affettuoso di figlio da me, tuo genitore, tanto atteso . durum = penoso, dif ficile . datur : poetica la serie degli infiniti soggetti di datur. reddere voces = rispondere . 690-694. ducebam animo = pen savo nel mio intimo . rebarque futurum = e credevo che potesse avvenire . tempora = i giorni . mea cura = la mia ansiosa, sol lecita attesa. Quas, ecc.: per posposto ed unito poeticamente solo al secondo sostantivo. Anchise intende alludere a tutti i viaggi di Enea dal lAsia allI talia. vectum (da veho) = dopo che hai attraversato oh ! quante mai terre e percorso su nave oh ! quanto mai vasti mari non tac colgo (ora) io . quanti s = da quanto gravi. quam = quantum. L ibyae... regna : espressione ben diversa da l amore per Didone, la regina di L ibia . 695-698. Tua... tua... saepius : le apparizioni in sogno al figlio non sono state vane per il pius Enea ; saepius vale il nostro spesso sem plicemente. " occurrens = venen domi innanzi i n frequenti visite, haec limina : allude allElisio, dove ora si trovano. adgit = coigit, di cui ha la costruzione infinitiva. stant = ancorate son l le mie navi (classes) nel mar Tirreno , di fronte a Cuma. Da iungere : giro sintat tico greco = permettimi di strin gerti la mano . amplexu : dat. arcaico. ne subtrhe = ne subtra xeris ; l a risposta di Enea breve e concisa come richiedeva la cir costanza. 699-702. memorans = dicens. largo : in origine era epiteto detto di acque sgorganti, a cui assomiglia il fletus. simul = nel contempo . ora : plur. poetico. conatus : si pu sottintendere sum. ibi = in quel momento . collo : da tivo. dare = gettare . ci r cum : avverbio. frustra : va col partic. comprensa. manus : sott. meas. imago = lombra, la par venza di Anchise. L a ricca serie dei dattili rende al vivo quel rapido ed inavvertibile dileguare. l e n e i d e 169 LA FI GURA DI MA RCEL L O (VI , 860-886) La rassegna dei grandi personaggi della leggenda e della storia di Roma stava per terminare nella visione profetica di Anchise con le solenni parole, che hanno lintonazione di unepigrafe sacrale e che racchiudono il succo del codice morale e civile di Roma nella sua fatale missione di conquista trice del mondo : reggere con limperio le genti, imporre leggi di pace, aver clemenza dei vinti, debellare i superbi (vv. 851 sgg.). Lultima grande figura della schiera gloriosa M. Claudio Marcello, che s'avanza tra gli altri, insigne per le spoglie opime, e per gloria a tutti sovrastante. Accanto a lui, ecco un giovane, bello nellaspetto e dalle armi fulgenti, ma triste nel vlto e con gli occhi a terra. Chi quegli che accompagna il passo di Marcello ? forse un qualche figlio della grande stirpe dei nepoti ? , chiede ansioso Enea al padre, che, gi commosso da quella apparizione, con gli occhi umidi di pianto, proiettando il futuro nel passato, risponde : 0 figlio, non domandare un immane lutto dei tuoi ; i fati mostreranno appena costui alla terra, e non permetteranno che viva pi oltre . Parole sconsolate, che, pur senza alcun moto di ribellione, additano nella ineso rabilit del destino limmatura fine di questo delicato fiore di Roma, M. Claudio Marcello, figlio di Ottavia, sorella di Ottaviano, e di C. Claudio Marcello, rapito dalla morte a soli 19 anni, il 23 a. Cr. E qui il compianto di Anchise per questa giovinezza stroncata anzi tempo, vanto ed orgoglio della gente di Romolo, e qui anche lelogio delle sue romane virt, la piet, l'antica fede e il valore invitto, e poi il saluto, l'augurio dellavo, che pronuncia riverente il nome del suo glorioso discendente : 0 miserando giovane, se in qualche modo riuscirai ad infrangere i fati, tu sarai Marcello. Date gigli a piene mani : che purpurei fiori io sparga e lanima del nepote di questi doni almeno io onori e un vano dovere io compia (v. 883 sgg.). Qjii si risente tutto Virgilio : con la sua commossa umanit e con la sua piet profonda, con gli occhi fissi e smarriti negli imperscrutabili voleri del fato, con le sue lacrime per le morti immature e con i sensi della sua romanit. 170 P. VI RGI L I O MARONE Atque hic Aeneas (una namque ire videbat 860 egregium forma iuvenem et fulgentibus armis, sed frons laeta parum et deiecto lumina voltu) Quis, pater, ille, virum qui sic comitatur euntem ? filius anne aliquis magna de stirpe nepotum ? qui strepitus circa comitum ! quantum instar in ipso ! 865 sed nox atra caput tristi circumvolat umbra . Tum pater Anchises lacrimis ingressus obortis : O gnate, ingentem luctum ne quaere tuorum. Ostendent terris hunc tantum fata neque ultra esse sinent. Nimium vobis Romana propago 870 visa potens, superi, propria haec si dona fuissent. Quantos ille virum magnam Mavortis ad urbem Campus aget gemitus ! vel quae, Tiberine, videbis funera, cum tumulum praeterlabre recentem ! 860-866. A tque hic : sott. ait e allora Enea disse . unS = a fianco del console Marcello, leroe di Nola e di Clastidio (a. 222a). ire = euntem. egregi um = in comparabile, ineguagliabile per la bel lezza fisica {forma) e per il fulgore delle armi (fulgentibus armis)... . parum = ben poco , sott. ei eroi. deiecto l umi na voltu = deiecta lumina voltu = e il suo sguardo era abbassato sul vlto , cio teneva il vlto e gli occhi bassi per me stizia. Quis : sott. est. virum... euntem = l eroe che cammina . qui : andrebbe preposto a virum. sic = in tale atteggiamento di me stizia. fi l i us, ecc.: ordina : an est aliquis ( = aliqui) filius... nepotum = forse un qualche figlio dellec celsa stirpe dei discendenti di lui ? . qui... comi tum ! = quale sus surrar di genti, di compagni, intorno a lui! . quantum... ipso = e quanta nobilt, maest di vlto, nella sua stessa persona ! . nox atra = un fosco velo di mestizia . 867-871. i ngressus : sott. est ( exor sus est) = cominci a dire. obor ti s : con lacrimis vale scoppiando in lacrime, fra le lacrime . gnate = creatura mia . ne quaere = ne quaesieris. tuorum : sostanti vato. Ostendent... fata = vorr soltanto mostrarlo al mondo, costui, il destino, quale rapida meteora. neque... si nent = ma poi non lo lascer quaggi oltre tal limite. N i mi um : va collegato con potens, predicato di vis a (esset) = troppo po tente sarebbe apparsa . propria... fui ssent = se stabilmente duraturo fosse stato un tal dono . 872-874. Quantos = quanto gravi gemiti di persone far giungere, man der il Campo (Marzio) alla grande citt di Mavorte , cio di M arte, Roma. quae... funera = quali funerali . Tiberine : il dio del fiume, lungo il quale sfilava il cor teo funebre. cum = allorch . praeterlabre : transitivo, in virt di praeter = avrai a scorrere presso il recente tumulo ; il cadavere del l infelice giovane sar sepolto nel Mausoleo di Augusto eretto lungo il Tevere. L ENEI DE 171 Nec puer Iliaca quisquam de gente Latinos 875 in tantum spe tollet avos nec Romula quondam ullo se tantum tellus iactabit alumno. Heu pitas, heu prisca fides invictaque bello dextera ! Non illi se quisquam impune tulisset obvius armato, seu cum pedes iret in hostem 880 seu spumantis equi foderet calcaribus armos. Heu miserande puer, si qua fata aspera rumpas, tu Marcellus eris. Manibus, date, lilia plenis, purpureos spargam flores animamque nepotis his saltem accumulem donis et fungar inani 885 munere . 875-877. N e c puer... quisquam = e nessun giovane ; quisquam ha qui valore aggettivale ; puer ha senso ampio in latino : bimbo ragazzo ado lescente giovane. Iliaca de gente = disceso, discendente da stirpe troia na . Latinos... avos = gli avi suoi latini sollever a cos elevata altezza colla speranza che far con cepire di s, cio innalzer a cos grandi speranze che la gloria degli avi possa essere portata tanto in alto. quondam = aliquando, rife rito al futuro. ullo... alumno = di alcun altro suo figlio . 878-881. Heu pi tas = ahim sa cri affetti (Cast igl i oni ) di Marcello, verso gli di, verso Augusto, verso lo Stato intero. pri sca fi des = lealt di taglio antico, di tempra antica . invi cta... bell o dextera : rende l idea del valore invitto in guerra . Non... qui squam = no, nessuna persona al mondo . i l l i : a Marcello. tul i sset : sottin tesa la protasi se egli pi a lungo fosse vissuto . obvius : predica tivo di quisquam. seu : accompa gnato ai congiuntivi iret e foderet, in quanto dipendenti dallirreale tu lisset. pedes = (umile) soldato a piedi . seu spumanti s... ar mos = sia che del suo cavallo schiumante spronasse le spalle , cio i fianchi . 882-886. miserande = degno di piet . puer : qui giovinetto . si qua... rumpas = sol che tu possa in qualche modo spezzare line sorabile (legge del) fato ; qua sot tintende via, ratione. M arcellus = il Marcello , opp. un Marcello , degno della nobilissima tua stirpe. M anibus... pleni s : ablat. di mo do = a piene mani . purpu reos = (dagli) smaglianti colori . spargam = voglio spargere . animam = l ombra. nepoti s = del discendente mio . accumu lem = voglio onorare , letteralm. ricoprir tutta . i nani : niente potr infatti prolungare la vita a Mar cello. munere = dono, tributo damore . Anchise immagina di com piere egli stesso sulla tomba di quel lontano nipote gli estremi atti della cerimonia funebre ; e ne commosso e per questo, la voce dellavo, in cui per tutto il canto traspira qual cosa di tronco e di sospeso, si spe- gne, come strozzata, in principio di verso (F unai ol i ) . 1 72 P. VI RGI LI O MARONE CANTO SETTIMO A r g o men t o Partiti da Cuma e costeggiata la terra della maga Circe, i Tro iani si dirigono verso il Tevere, alla cui foce giungono dopo una notte di felice navigazione. Era allora governatore del Lazio un oriundo di antica stirpe troiana, Latino, che accolse benevolmente gli ospiti e giunse perfino ad offrire in sposa ad Enea la figlia Lavinia, gi quasi promessa dalla regina Amata a Turno, re dei Rutuli. Tutto sembrava procedere felicemente per i Troiani, che gi pensavano alla nuova costruenda citt ; ma ecco scatenarsi l odio ostile di Giunone, che, valendosi d ellopera della Furia Allecto, fa impazzire dapprima la regina Amata, e provoca poi, per varie vie, una lotta aperta contro i Troiani invasori della regione ; anche Latino, che prima aveva resistito alle pressioni della moglie, cede finalmente il potere alla regina e a Turno. Immi nente ormai la guerra, apportatrice di grandi stragi da ambe le parti. Ecco intanto sfilare, davanti ai nostri occhi, le schiere dei guerrieri italici, coi loro capi, fra cui Mezenzio, Aventino, Cculo, Messpo, Clauso, Also, Ufente, Virbio ; ultimi, Turno e Camilla. Il canto V I I ha una sua funzione importante nelleconomia dellopera, perch il libro chiave della seconda parte o sezione del poema, quella pi propriamente italica e romana : il canto dellItalia preromana, dei suoi uomini e delle sue terre, della sua arcadica vita di pace e di tranquillit, dei suoi istituti primitivi e della sua religione ; dei suoi baldi giovani, che per, non si sa come, diventano ad un tratto audaci guerrieri, frementi di vittoria e di vendetta. In questo sfondo bucolico e sentimentale prima, poi torbido e arroventato di guerra, il poeta compone alcune delle sue figurazioni e dei suoi episodi pi caratteristici : Latino, Amata, Allecto, il cervo di Silvia, Turno, Camilla, che non sono se non l espressione fantastica e poetica di una realt storica, la quale costituisce il tessuto connettivo di tutto il canto. l e n e i d e 173 ENEA , COSTEGGI A TO I L PAESE DI CI RCE, A RRI V A ALL A FOCE DEL TEV ERE (V I I , 8-36) T e r m i n a te le esequie della sua nutrice C a ie t a , Enea l a s c i a le coste della C a m p a n i a e p u n t a con l a sua f l o t t a verso i l i d i d e l L a z i o . una c a ndida notte,lunare e N e ttuno concede vento f a v o r e v o l e : segno certo d i buon augurio, che t r a n q u i l l i z z a e rincora a ll a mta g l i e r r a n ti T r o i a n i . Costeggiano l ' i s o l a d i Circe, l a bella maga incantatrice, che l a leggenda vuole l a s c i a t a d a l p a d r e Sole in quel luogo d i sogno, dove, sola, in una s p l e n d i d a reggia, circon d a t a d a un bosco inacces sibi le, canta e tes se continuamente una te l a s ot ti le. M a a questa p a c e , a questo s or ris o d'i ncanto f a n n o contrasto g l i i n d i s t i n t i rumori d i es s e r i umani, a t t i r a t i d a ll a carez zevole voce della m a l i a r d a e d a l e i conv e r t it i magicamente in be s t ie selvagge. Pericolo g r a v e p e r g l i E n a d i , come f u p e r i compagni d i U l i s s e ; per l a notte lunare e i l vento p r o p i z i o spin s e r o in n a n z i g l i esuli s e n t o tentennamento alcuno. A l l ' a l b a l i atten deva l a s o s p i r a t a mta, l a f o c e del Tevere. Sotto un cielo sereno, un p a e saggio arcadico stupendo s i a p r e d i n a n z i a i loro occhi : un bosco immenso, solcato d a l Tevere e allietato d a l canto g i u l iv o d i m o l t i s s i m i uccelli, che p a io n o dare cos i l benvenuto a i f o r t u n a t i o s p i t i , a i q u a li Enea or d i n a d i r i s a l i r e a l p i p r e s to l a corrente del fiume. Adspirant aurae in noctem nec candida cursus luna negat, splendet tremulo sub lumine pontus. Proxima Circaeae raduntur litora terrae, 10 dives inaccessos ubi Solis filia lucos adsiduo resonat cantu tectisque superbis 8-9 A dspirant aurae i n noctem favorevoli spiran le brezze durante la notte . cursus = Ia rotta ; il plur. dovuto alla presenza delle quindici navi. negat : col pre cedente nec = e consente agevole . spl endet... pontus = risplende al tremolio dei raggi il mare ; sub fa capire che il tremolio sentito come dovuto ai raggi lunari. Dante si ricordato di questo passo in Purg., I , 117 : il tremolar della marina. Non isfugga la bellezza poetica di questo viaggio nel mare leggermente mosso, sotto il chiaro della luna, per correndo un paesaggio pieno di ri cordi e di suggestioni omeriche. 10-14. Proxi ma : va con raduntur, di cui predicativo = assai dap presso vengono (da essi) costeggiati ; si pensaya fosse stata prima una isola ; si tratta del promontorio Cir- co. inaccessos = impenetrabili, inaccessibili . resnat = fa .riso nare . tectis... superbis = in t. s. nel magnifico suo palazzo . 174 P. VI RGI L I O MARONE urit odoratam nocturna in lumina cedrum, arguto tenuis percurrens pectine telas. Hinc exaudiri gemitus iraeque leonum 15 vincla recusantum et sera sub nocte rudentum saetigerique sues atque in praesepibus ursi saevire ac formae magnorum ululare luporum, quos hominum ex facie dea saeva potentibus herbis induerat Circe in voltus ac terga ferarum. 20 Quae ne monstra pii paterentur talia Troes delati in portus neu li tora dira subirent, Neptunus ventis implevit vela secundis atque fugam dedit et praeter vada fervida vexit. Iamque rubescebat radiis mare et aethere ab alto 25 Aurora in roseis fulgebat lutea bigis : cum venti posuere omnisque repente resedit flatus et in lento luctantur marmore tonsae. uri t = fa bruciare . odo ratam profumato, odoroso . arguto, ecc. = facendo passar rapi damente (opp. da capo a fondo , per- di percurrens) il risonante pettine sulla sottile (perch ben distesa) tela . Circe era figlia del Sole e di Perse, sorella di Eta, re della Clchide. 15-20. Hinc : cio dal palazzo di Circe. exaudiri : anche saevire ed ululare sono infiniti descrittivi o sto rici = chiaramente si udivano . gemitus iraeque = i ruggiti fu riosi . leonum : gi uomini, mu tati da Circe in tali animali. vincla recusantum che non volevan pi saperne di restare incatenati . sera sub nocte = nel cuor della notte . rudentum : fa assonanza con recusantum e sono genitivi poe tici. saetigeri... sues : sono i cin ghiali . in praesepibus = nei loro chiusi , o meglio nelle lor fosse . formae... luporum = lupi di smisurata grandezza, enormi . hominum ex facie = da esseri uma ni . saeva = spietata , po tentibus = di magico effetto . i nduerat = aveva travestiti . terga : qui vale corpi . 21-24. ne = per evitare che i Tro iani, uomini pii (pi i), subissero que ste cosi tremende (tedia) trasforma zioni (Ouae... monstra = et... haec mon stra) . delati = qualora fossero stati portati . portus : plur. poe tico. neu = e perch non . fugam = fulmineo scampo . praeter = oltre . fervida = ri bollenti, agitati come son sempre, vicino ad una spiaggia rocciosa. 25-28. radi i s = ai (mattutini) rag gi del sole. aethere : indica il cielo . bi gi s : plur. poetico ; an che allAurora, come al Sole e alla L una, la mitologia attribuiva un cocchio alato. l tea : da ltum ; predicativo di fulgebat = tutta doro. cum = quandecco. posuere = posarono , si calmaro no . f l atus = alito, brezza . i n l ento... marmore sulla super ficie rabbonacciata del mare scintil lante . tonsae = i remi , per ch fatti di legno tagliato (tondeo). l e n e i d e 175 Atque hic Aeneas ingentem ex aequore lucum prospicit. Hunc inter fluvio Tiberinus amoeno 30 verticibus rapidis et multa flavos harena in mare prorumpit ; variae circumque supraque adsuetae ripis volucres et fluminis alveo aethera mulcebant cantu lucoque volabant. Flectere iter sociis terraeque advertere proras 35 imperat et laetus fluvio succedit opaco. 29-34. A tque hi c = ed ecco, a questo punto . prospi ci t = av vista in lontananza . H unc i n ter = inter hunc. f l uvi o... amoeno : ablat. descrittivo, o di qualit. verti ci bus, ecc.t ablat. strumentale o di modo ; vertex = vortex. f l avos : biondo per la sabbia e per i detriti che trasporta. vari ae = screziati, di color cangiante . alveo : disillabico per sinizsi. aethera mulcebant = accarezzava no, deliziavano l aria . luco = per il bosco . 35-36. Flectere... advertere : impe rat ha qui, poeticamente, la costru zione di iubet. terrae = ad terram. succedit = avanza entrando . opaco : per i molti alberi sorgenti lungo le sponde. 176 P. VI RGI L I O MARONE I L CERV O DI SI L V I A (V I I , 483-502) Allecto continua f u r i b o n d a l a sua opera in c e n d i a r i a : dopo A m a t a , e s u l l esempio d i A m a l a , l a Fama f a J che le donne d i Laurento s i d i s f r e - nino in un clamoroso baccanale. P o i viene l a volta d i Turno, clto nel sonno d a l l a F u r ia e d a i z z a t o prepotentemente alle a r m i . L a gue r r a s i a v v ic in a : g l i a n i m i sono t e s i , g l i s p i r i t i p r e p a r a t i ; b a s t a un nonnulla, come i l bana l i s s i m o e p i s o d i o , qui narrato, p e r provocar ne l accensione. I n una p a r t i t a d i caccia sulle ri ve del fiume, As c a n io , i l f i g l i o d i E nea, detto o r m a i g i Iulo, f e r i s c e , p e r is bagli o, gravemente un cervo, a ppart enente all e mandre d i T i r r o , p a s t o r e d i L a t i n o , e a s s a i caro a S i l v i a , l a g i o v a n e f i g l i a dello stesso p a s t o r e . Geme l a b e s t i a f e r i t a , tornando all e s t a l l e ; s i d i s p e r a , a t a l v i s t a , l a p a l l i d a f a n c i u l l a e g r i d a aiuto ag li agr e s ti d intorno. E d ecco sbucar d ogni lat o i v i l l i c i a r m a t i ( i l p e s t i f e r o f lagello della F u r i a , i n f a t t i , s i anni d a v a nelle taci te selve , commenta i l p o e t a ) , con a capo lo stesso T i r r o , s m a n i o s i t u t t i d i p r e n d e r s i g i u s t a vendetta d e llaffronto ricevuto. Cervos erat forma praestanti et cornibus ingens, Tyrrhidae pueri quem matris ab ubere raptum nutribant Tyrrhusque pater, cui regia parent 485 armenta et late custodia credita campi, Adsuetum imperiis soror omni Silvia cura 483-486. Nota la semplicit del tocco narrativp, con quell erat, quasi inizio di una fiaba vera e propria. Cervs = cervus. forma prae stanti : abl. di qualit asimmetrico col successivo ingens ( smisurato nelle corna, cio dalle corna smi surate ). pueri : Tyrrhidae non Tyrrhidae (patronimico di Tyrrhus) per evitare il eretico. quem : po sposto, con poetica libert, al suo soggetto. raptum : quindi assai tenero ancra. nutri bant = nutrie bant. cui, ecc.: unintera propos. relativa perifrastica di pastor, col lindicativo presente di valore sto rico. l ate = per vasto tratto . eredita : sott. est. campi : sot tinteso tegii, come per armenta era detto regia cui affidata l a vi gilanza delle campagne per vasto tratto . 487-492. Adsuetum imperiis : sott. hunc cervum : Silvia stessa lo aveva addomesticato . soror : puero rum, cio dei Tyrrhidae. cura = l e n e i d e 177 mollibus intexens ornabat cornua sertis pectebatque ferum puroque in fonte lavabat. Ille, manum patiens mensaeque adsuetus erili, 490 errabat silvis rursusque ad limina nota ipse domum sera quamvis se nocte ferebat. Hunc procul errantem rabidae venantis Iuli commovere canes, fluvio cum forte secundo deflueret ripaque aestus viridante levaret. 495 Ipse etiam, eximiae laudis succensus amore, Ascanius curvo derexit spicula cornu ; nec dextrae erranti deus afuit actaque multo perque uterum sonitu perque ilia venit harundo. Saucius at quadrpes nota intra tecta refugit 500 successitque gemens stabulis questuque cruentus atque imploranti similis tectum omne replebat. cultu = con premurosa attenzione . i ntexens : va collagg. cornua (eius). ferum = la bestiola . ma num pati ens = lasciandosi accarez zare, lisciare ; manum = manuum (patiens sta coi genit, in Virgilio). mensaeque... eri li = abituato a cibarsi coi padroni , mangianti spesso, come usa tra pastori, a terra. si lvi s = in silvis. ad l i mi na nota = dirigendosi verso la sua abi tazione, dimora , precisata meglio da domum. i pse = da s . quamvi s : aderisce a sra sia pure a tarda , per quanto inoltrata . ferebat : con se dice un rincasare tranquillo e sicuro. 493-495. rabi dae : rese tali da Al lecto. commovere = stanarono . fluvio... secundo = assecondan do la corrente . defl ueret... leva ret = ora scivolava gi, ora tempe rava gli eccessi della calura stenden dosi sopra la verde riva . 496-502. Ipse etiam : va con Asca nius lui stesso, per di pi, Asca nio . succensus = tutto acce so . curvo : l arco costruito' con due coma (cornu) unite fra loro. spicula = una freccia . er ranti = soggetta a sbagliare il col po . deus : cio l aiuto, l inter vento dun dio , naturalmente qui Giunone. actaque : va con harundo e vale scagliata . mul to = mol tiplicato, echeggiante a lungo il s o n i t u s della freccia (harundo). Saucius : dice pi che vulneratus =- quasi ferito a morte . at : po sposto, per dar pi rilievo a Saucius. successit, ecc. = penetr, ecc. . questo : lablat. va con replebat. imploranti = a persona che stesse chiedendo aiuto . tectum : cio stabula. replebat : non re plevit : il gemito continuava, insi stente e vano. 12 178 P. VI RGI L I O MARONE L E GENTI DEL L A ZI O I NCI TA TE AL L A GUERRA (V I I , 511-518) i l momento p i p ie n o e p i drammatico della nefasta opera della F u r i a infernale. L a s c i n t i l l a del pic c o l o e p i s o d i o del cervo d i S i l v i a s t a divent ando un incendio p e r tutte le g e n t i del L a z i o . l a F u r ia stessa a chia mar le a raccolta, volando s u i t e t t i delle case, e t u t t i adunando i p a s t o r i c o l rauco suon della ta r t a r e a tromba : ne trem ogni bosco e ne r i n tronarono le selve p r o f o n d e ; lo udirono i l N a r (o g g i : Nera, affluente del T e v e r e ) , dalle acque bian c a s tr e d i z o l f o , e i l lago d i T r i v i a ( oggi : lago d i Nemi) e le f o n t i del Velino, e le tr e p i d e m a d r i strinsero i p i c c o l i a l seno (v. 5 1 5 sgg. ) . At saeva e speculis tempus dea nacta nocendi ardua tecta petit stabuli et de culmine summo pastorale canit signum cornuque recurvo Tartaream intendit vocem, qua protinus omne contremuit nemus et silvae insonuere profundae ; 515 audiit et Triviae longe lacus, audiit amnis sulpurea Nar albus aqua fontesque Velini, et trepidae matres pressere ad pectora natos. 511-515. saeva... dea = Allecto. e speculis = dal suo luogo di ve detta , tra le selve. tempus... nacta nocendi = cogliendo il de stro per provocar dei mali . sta buli : cio della capanna di Tirro, padre di Silvia. summo : riprende ardua allaltro capo del verso ; cul mine non vale comignolo , anche perch allora non esistevano. pa storale canit signum = fa squillare il segnale di raduno dei pastori . cornu... recurvo : va con inten dit = intona a tutta forza col corno ricurvo ; il corno di un animale bovino (donde buccina = bovi-clna) era per gli antichi una specie di alto- parlante. protinus = senza pi sosta . omne... nemus = ogni bosco adatto a pascolo. pro fundae = fino al profondo . 516-518. et = etiam. T ri vi ae lacus : si tratta del lago di Nemi. Trivia detta la dea, in quanto as sume tre aspetti e tre nomi diversi : L una in cielo, Diana in terra, cate o Prosrpina nellinferno. N ar : la Nera odierna, che attraversa Narnia (la citt di Narni) e poi sbocca nel Tevere. detto albus per il co lore biancastro delle sue acque sul furee. fontesque V elini : i luo ghi donde scaturisce il Velino, un affluente della Nera, che scorre nella bella valle di Rieti e, presso Terni, forma la famosa cascata delle Mar more. trepi dae : riferito a matres, dice sentimento e gesto, ad un tempo. pressre ad pectora = si strin sero al petto i figli per gesto di istintiva difesa. l e n e i d e 179 TURNO E LA V ERGI NE CAMI L L A (V I I , 783-817) Sono le ultime due figure della rassegna delle schiere italiche, le p i f u l g i d e e g lor iose d i t u t t e : un uomo e una donna. Turno, re dei R u tu l i, che incontrammo g i nel sogno d i Allecto, ha i l comando della guerr a : i l capo d i Stato maggiore d i tutte le m i l i z i e italiche. A i suoi o r d i n i marcia un esercito d i f a n t i : i g i o v a n i d i A r d e a , e p a r t e degli Aurunci, i Rutul i, i S ic a n i , i S a crani , ed a l t r i ancora. E g l i , i l c apit ano, s p i c c a su tu t t i e p e r bell e z z a e p e r f i e r e z z a eroica e p e r la sua s p l e n d i d a armatura : un elmo d a l t r i p l i c e cimiero, sormontato da una Chimera, s p i r a n t e fi amm e, e uno scudo, i s to r i a to con decoraz ioni d oro. N meno ins igne Ca m i ll a , a capo della c a v a ll e r i a dei Volsci, p e r sonificazione della g r a z i a e della bellezza f e m m i n i l e , che leggerezza e f l e s s i b i l i t d i movenze rendono p i armoniose e pure. F i g l i a d i M t a b o , lo s p o destato re d i P r iv e r n o , era cresciuta nelle s o l i t a r i e f o r e s t e l a z i a l i , educata a ll a caccia, alla dura f a t i c a dei c a m p i , a l tr a v a g li o delle a r m i e all a corsa v eloc issi ma, da super are, novella Pen te s i l a , g l i s t e s s i venti. Vita ricca d i f a s c i n o , t e m p r a autentica d ell a s t i r p e i t a l i c a , anche nel nome (Camillus era i l g io v i n e tt o che a s s i s t e v a a l s a cr ifi cio i l f l m i n e ) , a cui i l p o e t a ha voluto a t t r i b u i r e alcune car a t te r i s t ic h e delle t r a d i z i o n a l i A m a z z o n i . Cosi essa q u i c i a p p a r e in te s ta a l suo d r a p p e l l o d i c a v a li e r i . O r n a ta d i p o r p o r a regale, con una f i b b i a d oro t r a i c a p e l l i e l a f a r e t r a a tr acolla, questa vergine guer r i e r a , am m ir a ta da t u t t i , s eguita entus iasticamente d a i suoi, p r e s e n t a t a d a l p o e t a in tutto lo splendore della sua f a s c i n o s a g i o v i n e z z a , l , all a fine d e l canto, q u a s i a f a r dimenticare g l i o r r o r i d i Allecto e g l i s p a v e n t i della guerr a. E s s a con Turno un simbolo delle tante creature v i r g i l i a n e , che, f a t t e p e r l a luce, p e r l amore e p e r la g l o r i a , l inconscio destino e l a rea l t della s t o r i a tr ascinano nel gorgo della v i t a e della morte. E d i l p o e t a ha p e r ognuna d i esse una l a c r im a . Ipse inter primos praestanti corpore Turnus vertitur arma tenens et toto vertice supra est ; 783-788. i nter pri mos : si collega con vertitur = si avanza in prima fila volgendo in giro lo sguardo dominatore. praestanti corpore = dallaitante persona ; abi. di qua lit. toto vertice supra est = sopravanza ogni altro dei suoi combattenti ; Tabi, di misura. 180 P. VERGILIO MARONE cui triplici crinita iuba galea alta Chimaeram 785 sustinet, Aetnaeos efflantem faucibus ignis : tam magis illa fremens et tristibus effera flammis, quam magis effuso crudescunt sanguine pugnae. At levem clipeum sublatis cornibus Io auro insignibat, iam saetis obsita, iam bos 790 (argumentum ingens), et custos virginis Argus caelataque amnem fundens pater Inachus urna. Insequitur nimbus peditum clipeataque totis agmina densentur campis, Argivaque pubes Auruncaeque manus, Rutuli veteresque Sicani 795 et Sacranae acies et picti scuta Labici ; qui saltus, Tiberine, tuos sacrumque Numici litus arant Rutulosque exercent vomere colles tri pl i ci ... gal a al ta = in alto , opp. in cima, 1elmo dal triplice crinito pennacchio . susti net = regge . A etnaeos = simili a quelle dellEtna son le fiamme ( i g n i s ) che spira il mostro. tam magi s : e poi q u a m m a g i s secondo un costrutto arcaico (per t a n t o m a g i s . . . q u a n t o m a g i s ) . i l l a: la Chimra, contemplata a s e descritta con va riazione di costrutto come un essere prodigioso ; era raffigurata come leone nella testa, come capra nel mezzo, come serpente nella coda ; fu uccisa dalleroe Bellerofonte. f remens sott. est. tri sti bus = nocive, di- struggitrici ; ha valore attivo. ef fuso... pugnae = si fan sempre pi crudeli le lotte per il sangue versato . 789-792. At = ed inoltre . lvem levigato e quindi splen dente . sublatis corni bus = gi erte, con gi erte le corna . auro = con aureo rilievo . i nsi gni bat ( = insigniebat) = decorava, fre giava ; sta collabl. strumentale. iam saetis obsita (partic. da ob sero) = gi tutta coperta di peli ruvidi . iam bos = gi diven tata giovenca ; I o era figlia del fiume I naco, da Giunone trasfor mata in giovenca ed affidata ad Argo, il mostro munito di cento oc chi. argumentum ingens = sog getto per una trattazione grandio sa per lartista stesso. virgi nis = della giovane donna , I o. Argus : omnimo della famosa citt greca. Con pater Inchus, si col lega esso pure con insignibat. amnem = acqua scorrente in gran copia; cio tutta quella dellomnimo fiume. urna : va con calat, sott. ex. 793-802. Insequitur : sott. eum = vien sbito dopo di l ui . nim bus = un nugolo . totis... cam pis = iu totis campis. densentur : arcaico per densantur. Argiva... pubes : la giovent guerriera di Ar dea, ritenuti compatrioti di Turno. Auruncae... manus = le schiere degli Aurunci , corrispondono ai guer rieri provenienti dalla zona di qua del Garigliano o L iri. picti scuta Labici = i L abici dipinti sugli scu di , cio i L abicani dallo scudo dipinto . qui = ii, qui. sa crum : per la positio fortis. arant : immagine viva, al posto di colunt. exercent = lavorano, coltivano . L ENEI DE 181 Circaeumque iugum : quis Iuppiter Anxurus arvis praesidet' et viridi gaudens Feronia luco ; 800 qua Saturae iacet atra, palus gelidusque per imas quaerit iter vallis atque in mare conditur Ufens. Hos super advenit Volsca de gente Camilla agmen agens equitum et florentis aere catervas, bellatrix, non illa colo calathisve Minervae 805 femineas adsueta manus, sed proelia virgo dura pati cursuque pedum praevertere ventos. Illa vel intactae segetis per summa volaret gramina nec teneras cursu laesisset aristas, vel mare per medium fluctu suspensa tumenti 810 ferret iter, celeris nec tingueret aequore plantas. Illam omnis tectis agrisque effusa iuventus turbaque miratur matrum et prospectat euntem, attonitis inhians animis, ut regius ostro iugum il promontorio . quis = quibus, va con a r v i s e vale a r v a , quibus. Iuppiter Anxurus : il dio protettore della citt volsca Anxur, oggi Terracina. Feronia : antica divinit dei Volsci, venerata con un bosco sacro ( l u c o ) ed una fonte . presso Terracina. qua = luoghi in cui . per imas... vall is = attraverso il fondo delle valli . quaerit iter : pi vivo ed animato del semplice f l u i t . 803-807. super = p r e t e r , opp. p o s t ; l a posposizione ad H o s ( v i r o s ) poe tica. Volsca de gente : dice l ap partenenza. florentis aere cater vas = gli squadroni sfavillanti di bronzo . bellatrix = guerriera . non illa... mans = non gi creatura che . avesse abituato le sue mani di donna ad affrontare il ma neggio della conocchia e del cestello di Minerva ; v i r g o ha senso con cessivo bench giovane donna ; d u r a va meglio con p r o e l i a , che come predicativo di p a t i . praevertere = sorpassare ( v e r t e r e gi rare). 808-811. vel intactae segetis = dun campo di frumento magari non ancra falciato . per -sum ma... grami na = attraverso la cima dei gambi . volaret : limperf. sta per volasset ed , propriamente, un potenziale del passato. tene ras = (sempre cos) tenere . lae si sset : parallelo di volaret, a cui si allineano, morfologicamente e sin tatticamente, sia ferret sia tingueret. fl uctu suspensa tumenti = in piedi sui flutti gonfi . ferret i ter : avrebbe potuto portare in nanzi i suoi passi , cio camminare. nec ti ngueret : senza (con ci) bagnarsi . pl antas : con celeris vale le piante dei celeri piedi . 812-817. I l lam : riprende, anafori camente, illa dei vv. 805 ed 808, ma in caso diverso. tecti s gri sque ef f usa = dalle case e dai campi riversandosi fuori . i uventus : so prattutto maschile. prospectat : sott. longe : Camilla seguita via via, fino in lontananza, dagli sguardi al suo passare (euntem). i nhi ans = a bocca spalancata ammirandola con lanimo pieno di stupore (atto nitis... animis). ut : avvia linter- 182 p. VI RGI LI O MARONE velet honos levis umeros, ut fibula crinem 815 auro internectat, Lyciam ut gerat ipsa pharetram et pastoralem praefixa cuspide myrtum. rog. indiretta, dipendente da miratur e da inhians. regius... honos = il regale ornamento di porpora . lvis = deli cate. fi bul a, ecc. = la fbbia doro trapunga e tenga annodati i capelli . ipsa = la sua intera persona . phartram r per positio fortis. pastoralem, ecc. = il mirteo bastone dalla punta guar nita di ferro per usarne come di un giavellotto : questa unultima nota di grazia e di femminilit. l e n e i d e 183 CANTO OTTAVO A r g o men t o Turno inalbera il vessillo di guerra sulla rocca di Laurento e manda Vnulo a cercare alleati presso Diomede, in Apulia. Grande il turbamento di Enea, incerto sul da fare di fronte a tanti pre parativi nemici. Durante la notte, gli appare in sogno il dio Tibe rino e lo incoraggia e lo sprona a recarsi da Evandro, re Arcade nella vicina Pallanto e nemico dei Latini. Al mattino, fatti i sacri fici alle Ninfe del fiume e allo stesso dio Tiberino, con due biremi si dirige alla volta di Pallanto. Qui Evandro lo accoglie benevol mente e, stabilita unalleanza militare, consegna ad Enea quattro- cento cavalieri, comandati dal figlio suo Pallante, e lo esorta a cer care aiuti presso gli Etruschi, che da poco hanno detronizzato e cacciato il loro crudele re Mezenzio. Nel frattempo Venere porta la stupenda armatura, fabbricata da Vulcano, al figlio. Nello scudo era rappresentata, nei momenti pi salienti, la futura storia di Roma, fino al trionfo actiaco di Ottaviano : da Romolo e Remo al ratto delle Sabine, al supplizio di Mettio Fufezio, a Porsenna, a Manlio Capitolino, ai riti pi sacri ed augusti, alla sede infer nale, alla lotta fra Occidente ed Oriente sul mare, in cielo, in terra, fino al trionfo conclusivo di Augusto, che trionfo legittimo del l intero popolo Romano. Il canto V i l i , con il II e il VI, tra i pi belli del poema, perch ha un suo timbro artistico e stilistico, che non si riscontra negli altri, e un suo particolare mondo epico, dove la leggenda di venta storia, la grande storia di Roma. Esso riprende ed eleva quel che di misterioso e di fiabesco, di paesano e di divino, v nella canzone, che celebra gli uomini, le citt, e le terre dellItalia preromana, e i colli di Roma, rimasti sinora nellombra ; appaiono austeri e solenni, in unatmosfera vasta e luminosa, e diventano, essi, i protagonisti del canto. . . Il canto di Roma tutto gran dezza e solennit di presagi, e l orgoglio sicuro del condottiero vi cede il posto allumilt del credente, che sa oscure ed infallibili le vie del Signore (A r n a l d i ). 184 P. VI RGI L I O MARONE I L DI O TI BERI NO A PPA RE I N SOGNO AD ENEA (V i l i , 18-80) L'i m m a n e spiegamento d i f o r z e la t in e p one i T r o i a n i in un g r a v e p e r i colo e g e tt a Enea in un angoscioso turbamento. Forse ma i come a ll o r a s i senti solo, col manipolo d e i su o i eroi, in una ter ra nemica, incen d i a ta d a o d i umani e d i v i n i , decis a a stroncare ogni tentativo d i invas ione d i gente s t r a n ie r a . E r a notte, e, turbato nel p ett o da t r i s t i p e n s i e r i d i guerra, i l p a d r e E n e a s'abbandon s ul la sp o n d a d e l Tevere, las ciando che i l sonno g l i p r e n d e s s e finalmente le membra . E d ecco i l p r o d i g i o , uno d e i t a n t i n e ll 'es perienz a normale dell'Eroe, che acquis ta per qui un significato quanto m a i serenatore e decis ivo : i l dio del luogo, i l biondo Tevere in p e r s o n a , venerando nel volto, coronato d i f r o n d e d i p i o p p o , g l i a p p a r e in sogno e lo esorta a non l a s c i a r s i sgomentare d all e minacce d i guerr a, p e r c h f i n i t a ormai l ' i r a f u r i b o n d a degli d i e d egli giunt o a l termine delle sue p e r e g r i n a z i o n i : quella l a sede d e s t in a t a a i suoi P e n a ti , l sorger l a nuova T r o i a , l l a sua s t i r p e v i v r g l o r i o s a nei secoli. N e a v r con f e r m a d a l l a vis ione d i una bianca scrofa, giac e n t e sotto i lecci, con tr enta p o r c e l l i n i : col A s c a n io f o n d e r , dopo tr e n ianni, l a c i t t d i A lb a . S i rechi intanto a ll a v ic i n a Pa ll a n te o , e s o l l e c i t i d a E v a n d r o g l i a i u t i n e cess ari e r i c o r d i d i rendere a l u i , g r a t i s s i m o a g l i d i, l'onore dovuto. Talia per Latium. Quae Laomedontius heros cuncta videns magno curarum fluctuat aestu atque animum nunc huc celerem, nunc dividit illuc, 20 in partisque rapit varias perque omnia versat : sicut aquae tremulum labris ubi lumen aenis sole repercussum aut radiantis imagine lunae omnia pervolitat late loca iamque sub auras erigitur summique ferit laquearia tecti. 25 18-21. T al i a : sott. fiunt, geruntur. L aomed. heros : Enea, in quanto discendente da L aomedonte, padre di Priamo. cuncta = con un sol colpo docchio . cel erem = in un baleno . parti s = partes. versat : intensivo-iterativo rispetto agli altri due verbi. 22-25. sicut aquae, ecc. = come quando lo splendore dellacqua, tre mulo entro un vaso (labris indica, propriamente, gli orli di esso) di bronzo, per il rifrangersi dei raggi solari (sole repercussum) o pel radioso fulgore della luna, in ogni direzione si porta per ampio tratto e gi in alto (sub auras vale sursum) si drizza, andando a colpire i cassettoni del l eccelso soffitto ; laquearia lo stesso che lacunaria. L a similitudine si sviluppa secondo i modi e i toni pi schiettamente virgiliani e rende fino allevidenza lo stato danimo, quanto mai incerto, di Enea, por- l e n e i d e 185 Nox erat et terras animalia fessa per omnis alituum pecudumque genus sopor altus habebat : cum pater in ripa gelidique sub aetheris axe Aeneas, tristi turbatus pectora bello, procubuit seramque dedit per membra quietem. 30 Huic deus ipse loci fluvio Tiberinus amoeno populeas inter senior se attollere frondes visus : eum tenuis glauco velabat amictu carbsus et crinis umbrosa tegebat harundo ; tum sic adfari et curas his demere dictis : 35 O sate gente deum, Troianam ex hostibus urbem qui revehis nobis aeternaque Pergama servas, exspectate solo Laurenti arvisque Latinis, tato da un primo dubbio via via fino allangoscia. Virgilio, da auten tico artista, dipinge lo spettacolo natu ral e in conformit della visione in tima chegli ne ha, in modo sintetico : il riflettersi dei raggi nellacqua gli parso lelemento pi vivo e saliente dellintero fenomeno. 26-30. N o x erat, ecc.: descrizione della notte, svolta qui in modo sin tetico. terras... per omnis = per, in tutto il mondo . animalia : tutti gli esseri viventi, richiamati poi nel verso seguente. altus = pro fondo . habebat = teneva in suo potere. cum : si riallaccia allindicazione temporale Nox erat. in ripa : sott. del Tevere . g eli dique... axe ( = sub divo della prosa) = sotto la fredda vlta del cielo . tristi = funesta, sciagu rata . turbatus pectora = col l animo sconvolto ; pectora neu tro plurale poetico e accus. di rela zione. procubuit = si butt gi a terra . seram : avverbiale = finalmente . 31-35. Huic : ad Enea. loci (protettore, tutelare) del luogo . fluvio... amoeno : ablat. descrit tivo del sogg. Tiberinus. populeas inter... frondes = inter frondes popu leas (da populus, non da ppulus). seni or = in sembianza di gran vecchio . vi sus : sott. est = fu visto da Enea. eum... carbsus = era appena coperto da un velo, da un lino sottile di ti nta azzurrina , opp. color dellacqua . et cri ni s... harundo = ed aveva i ca pelli coperti di ombrose canne . adf ari : sott. eum e demere sono infiniti descrittivi o storici. 36-41. sate = nate ; da serere seminare ; come tale, sta collablat. di provenienza (gente deum deorum : Enea figlio di Venere, figlia di Giove). ex hostibus = di tra i nemici ; va con revhis ricon duci riporti a noi che siamo I ta lici. Questo ritorno, effettuato per via di mare (tale il valore di revehis), dovuto al fatto che Drdano, pro genitore di Enea, era partito, se condo unantica tradizione, dallI ta lia : ora, dunque l eroe troiano riporta i Penati allantica loro sede. Per- gma : , propriamente, il nome del l acrpoli di Troia, la cui citt figu rava come fondata da codesto Dr dano. aeterna : prolettico = per ch resti in eterno . solo... arvis- que : dativi di agente con exspectate passivo = qui exspectatus es. hic : 186 P. VI RGI L I O MARONE hic tibi certa domus, certi (ne absiste) penates ; neu belli terrere minis : tumor omnis et irae 40 concessere deum. Iamque tibi, ne vana putes haec fingere somnum, litoreis ingens inventa sub ilicibus sus, triginta capitum fetus enixa, iacebit, alba, solo recubans, albi circum ubera nati ; 45 [hic locus urbis erit, requies ea certa laborum] ex quo ter denis urbem redeuntibus annis Ascanius clari condet cognominis Albam. Haud incerta cano. Nunc qua ratione quod instat expedias victor, paucis (adverte) docebo. 50 Arcades his oris, genus a Pallante profectum, avverbio. certa : sott. est. ne absiste = ne absistas, noli absistere non ti lasciar distogliere dalla mis sione che hai. penates = dimora stabile . terrere = terrearis ; raris sima forma di imperativo negativo. tumor... et irae = ogni ribollimento dira da parte degli di (deum = deorum). concessere: intrans. = dileguato, svanito . 42-45. I amque = e fra breve . vana : predicativo di haec, oggetto dellinfin. fingere, di cui sogg. som num. li toreis... sub il ici bus = sotto i lecci della riva del Tevere. tri gi nta, ecc. = sgravatasi del pro dotto . di ben trenta porcellini . iacebit : va con inventa trove rai gi acente; di iacebit dat. di interesse tibi del v. 42. alba... albi : 1 iterazione fa pensare al nome di Alba L onga, fondata da Asca nio. solo recbans = sdraiata a terra . 46-50. hic locus, ecc. : per alcuni si tratta di verso interpolato. urbis : sintende. Alba L onga. ea : con cordato con requies. e x quo : sott. loco. ter denis... annis = col ritornare di tre volte dieci anni , cio, passati i trentanni , sim boleggiati dal fatto che i porcellini sono appunto trenta ; denis forma distributiva. condet : ha per og getto il precedente urbem, di cui clari cognominis genitivo qualificativo (dal nome insigne). Haud in certa cano = infallibili sono i miei presagi . victor : prolettico = ut v i c t o r s i s . paucis : sott. verbis e va con docebo. adverte : sott. ani m u m (t u u m m i h i ) = rivolgimi la tua attenzione . 51-56. Arcds : soggetto di dele gere locum (in) his o r i s ; di Arca des apposizione genus a Pallante. profectum = razza discesa da Pal lante , figlio di L icone ed antenato di Evandro. Gli Arcadi venivano dallArcadia ( la terra degli orsi ), regione interna e montuosa del Pelo- ponnso. I l loro re Evandro si sa rebbe trasferito in I talia, importan dovi l uso delle lettere e di certi stru menti musicali e fondandovi Pal- lanto dal nome di Pallante, mutato poi in quello di Palatino (il colle Palatino), nel cuore della futura Roma. Evandro, figlio, a sua volta, di Mer curio e della ninfa Carmenta, fu l accolto ospitalmente dal re Fauno: una figura di re patriarcale, a cui Virgilio ha conferito parecchi tratti della sua stessa anima, proclive alla l e n e i d e 187 qui regem Euandrum comites, qui signa secuti, delegere locum et posuere in montibus urbem Pallantis proavi de nomine Pallanteum. Hi bellum adsidue ducunt cum gente Latina ; 55 hos castris adhibe socios et foedera iunge ; ipse ego te ripis et recto flumine ducam, adversum remis superes subvectus ut amnem. Surge age, nate dea, primisque cadentibus astris Iunoni fer rite preces iramque minasque 60 supplicibus supera votis. Mihi victor honorem persolves : ego sum, pleno quem flumine cernis stringentem ripas et pinguia culta secantem, caeruleus Thybris, caelo gratissimus amnis. Hic mihi magna domus, celsis caput urbibus exit . 65 vita semplice ed arcadica. comi tes = come, in qualit di com pagni pi che di sudditi. si gna : Euandri. secuti : sott. sunt. po suere : da pono, col valore di fon darono . i n montibus : propria mente, sul Palatino ; Pallanto dun que fu costruita sul posto stesso su cui sorse pi tardi Roma. Pal l anti s proavi : va con de nomine. H i : gli Arcadi. bellum... du cunt : vale qui sono in perpetua guerra . hos, ecc. = questi devi tu prendere come alleati in campo (castris vale qui exercitui), e con essi devi stringere patti di alleanza po litico-militare. 57-61. ipse ego te = i o in per sona ti . ripis et recto flumine = lungo le mie sponde e facendoti risa lire direttamente la corrente ; sono due ablativi di moto per luogo. adversum, ecc. = perch tu possa, andando contracqua, superare, por tato su dai remi, la corrente di esso . nate dea = o figlio della dea Venere. primisque... astris = al primo tramontar degli astri , cio allo spuntar dellaurora, in un mo mento particolarmente fausto. Iu noni : in quanto l unica dea tut tora ostile ai Troiani. fer rite = innalza secondo il rito , opp. una rituale . iramque minasque = la sua ira tremenda, minacciosa . victor = quando avrai trionfato di ogni ostacolo. honorem persol ves = pagherai il (dovuto) onore con un sacrificio ; si noti il futuro, proprio delle predizioni solenni. 62-65. ego sum, ecc. = a par larti sono io, il ceruleo Tevere, quello che tu ben vedi venir rasentando (s t r i n g e n t e m ), colla sua copiosa cor rente, le sponde ed attraversare i pin gui campi coltivati, fiume quanto mai gradito al cielo ; il che allude alla protezione degli di per Roma. Hi c : cio in questo fiume. ma gna = ampia, spaziosa . cel sis... exit =* e la mia fonte ha le sue scaturigini ( e x i t ) nelle citt ec celse . Nota come la rivelazione teofanica posta con solennit alla fine del discorso del dio, pieno di certezza profetica : il fiume gode di additare ad Enea la propria maesto sit, la copiosit della sua massa dacqua (p i e n o . . . f l u m i n e ) , la peren nit del suo fluire fecondo (p i n g u i a c u l t a s e c a n t e m ) , la colorita bellezza delle sue acque (c a e r u l e u s ) ; solita- 188 P. VI RGI L I O MARONE Dixit, deinde lacu fluvius se condidit alto, ima petens ; nox Aenean somnusque reliquit. Surgit et aetherii spectans orientia solis lumina rite cavis undam de flumine palmis sustinet ac talis effundit ad aethera voces : 70 Nymphae, Laurentes nymphae, genus amnibus undest, tuque, o Thybri tuo genitor cum flumine sancto, accipite Aenean et tandem arcete periclis. Quo te cumque lacus miserantem incommoda nostra fonte tenet, quocumque solo pulcherrimus exis, 75> semper honore meo, semper celebrabere donis, corniger Hesperidum fluvius regnator aquarum : adsis o tantum et propius tua numina firmes . Sic memorat geminasque legit de classe biremis remigioque aptat, socios simul instruit armis. 80 mente fl a vu s per l abbondanza del larena. Dixit : sogg. fl uvius seguente. lacu... alto = nel suo profondo gorgo , abi. strumentale. ima petens - dirigendosi verso le profondit , dove si pensava che il Tiberino avesse dimora. rel i qui t : va collegato con nox come con somnus. Surgit = si leva dunque Enea, pronto ed obbediente. aetheri i : sfolgorante, eccelso ; epiteto de scrittivo del sole, lumi na = i raggi . rite = conforme al rito . cavis : fa vedere le mani disposte in modo da contenere e sostenere lacqua tolta su dal fiume {de flumine), a simbolo dello stesso. talis = le... seguenti. ad aethera: ogni parola {voces) sale e si dirige verso Palt. 71-80. Nymphae : nelliterazione del nome si avverte il calore dellinvocazio ne. genus... undest = donde viene il nascimento ai fiumi , che son tut- tuno con queste dee. tuque, ecc. = et tu, o Thybri genitor {= pater), cum sancto flumine ( la corrente del fiume sacra al pari del dio stesso) tuo. Aenan : ha ben al tra forza espres siva di un semplice me. tandem = finalmente . arcete = tenetelo lontano, immune. Quo te cum que, ecc. = con qualsiasi fonte ti sia ricetto... , cio : qualunque sia lantico antro entro cui hai dimora ; quo... cumque fonte (si noti la tmesi). incommoda nostra : Enea accenna alle sventure di tutta la sua gente {nostra). quocumque solo... exis = qualunque sia il terreno da cui tu sgorghi : in tutta la tua bellez za . honore meo = con gli onori che ti render io sotto for ma di sacrifici. celebrabere = ce~ lebraberis. corniger... aquarum = o cornigero fiume, sovrano dei corsi di acqua dI talia , chiamata dai poeti Espria, in quanto, per i Greci, po sta ad Occidente. adsi s o tantum = deh sii tu propizio, soltanto . et propi us, ecc. = e, in modo a noi pi vicino, conferma la tua volont di portare a compimento quanto hai promesso. memorat = dicit. gemi nas = duas. remigi oque ap tat = le provvede, fornisce di rema tori . armis = degli arnesi do vuti, comprese le armi. l e n e i d e 189 ENEA I MMOL A AL L A DEA GI UNONE L A SCROFA E I PORCEL L I NI (V i l i , 81-101) Enea, destatosi dal sonno, appena che il dio Tiberino era scomparso nel gorgo profondo del fiume, tendendo le mani e gli occhi verso loriente,, rivolge alle ninfe lamentine e allo stesso dio del luogo la sua preghiera riconoscente e devota, e si accinge a risalire sbito con due biremi il Tevere. Ed ecco sul verdeggiante lido la bianca scrofa, predetta gi da leno {III, 389 sgg.) e indicata test dal Tiberino; lEroe si affretta ad offrirla, coi suoi trenta piccoli, in sacrificio alla terribile Giunone. Poi il Tevere li attende in una rinnovata elargizione di favori divini : le onde del fiume, gonfie per tutta la notte, ristettero allora silenziose e miti simili a stagno tranquillo e a placida palude, si da rendere inutile lo sforzo dei remi . questo il momento pi pittoresco del brano; scivolano rapide e leggere le due navi sulle onde tranquille, dove si rispecchiano gli alberi delle sponde e il verde delle rive; dopo aver superato le tortuosit del fiumey eccole, sul mezzogiorno, in vista di un monte non alto n troppo scosceso, punteggiato di rare capanne : Pallanto, il povero regno, allora, dellrcade Evandro, ora nota il poeta rocca superba della potenza di Roma. Ecce autem subitum atque oculis mirabile monstrum, candida per silvam cum fetu concolor albo procubuit viridique in litore conspicitur sus. Quam pius Aeneas tibi enim, tibi, maxuma luno, mactat sacra ferens et cum grege sistit ad aram. 85 Thybris ea fluvium, quam longa est, nocte tumentem 81-85. per silvam = i n s i l v a . cum fetu concdlor = che aveva lo stesso colore dei figli . procu buit si presenta al suo sguardo sdraiata , facendo dei due verbi una espressione unica. litore = la sponda . - sus : il monosillabo finale dice apparizione inaspettata. enim : vale appunto, precisamen te . mactat = immola, sacrifi ca . sacra ferens = portando l i sacri arnesi del sacrificio, opp. come vittime sacre offrendole alla dea stessa. cum grege : cio coi trenta porcellini. si sti t = fa so stare ; logicamente, andrebbe prima sistit e poi mactat. 86-90. ea... nocte : la notte in cui Enea si reca, finalmente, da Evan dro. est : non erat, al calcolo del Poeta. fluvium... tumentem = i l suo corso (quasi sempre) impetuoso . 190 P. VI RGI L I O MARONE leniit et tacita refluens ita substitit unda, mitis ut in morem stagni placidaeque paludis sterneret aequor aquis, remo ut luctamen abesset. Ergo iter inceptum celerant rumore secundo. 90 Labitur uncta vadis abies : mirantur et undae, miratur nemus insuetum fulgentia longe scuta virum fluvio pictasque innare carinas. Olli remigio noctemque diemque fatigant et longos superant flexus variisque teguntur 95 arboribus viridisque secant placido aequore silvas. Sol medium caeli conscenderat igneus orbem, cum muros arcemque procul ac rara domorum tecta vident, quae nunc Romana potentia caelo aequavit, tum res inopes Euandrus habebat : 100 ocius advertunt proras urbique propinquant. refluens = scorrendo a ritroso con onda fattasi silenziosa (t a c i t , dopo l intervento del dio stesso). ita substi ti t = cos si arrest, si ferm . mi ti s ut = ut m i t i s ; m i t i s predicativo di s t e r n e r e t = distese, spian la superficie alle sue acque . remo... abesset = per evitare ogni intoppo ai remi ; pi che con secutiva, finale. cel erant : con uso poetico transitivo. rumore secundo = mentre li accompagnano gli evviva , opp. lavorando a ca denza di remi . 91-96. L abtur = scivola . unct : sottintende p i c e . vadis : p e r v a d a = attraverso le acque placide . abies = n a v i s , spesso costruita con legno dabete. mi rantur, ecc.: or dina : et u n d a e m i r a n t u r ( scorgono stupite ) et n e m u s i n s u e t u m ( non abituato ) m i r a t u r s c u t a v i r u m { v i r o r u m) f u l g e n t i a l o n g e et p i c t a s c a r i n a s i n n a r e f l u v i o ( i n f l u v i o ) . Olli = illi ; arcaico e solenne. remigio, ecc. = nel manovrare i remi essi spossano (fatigant, qui transitivo), la notte e il giorno . longos supe rant flexus = le interminabili curve oltrepassano agevolmente per la cal ma della corrente. teguntur = re- stan sempre coperti di giorno, pro vando cos un minor disagio. viri- desque... silvas = le verdeggianti selve vengono solcando, sullimmobile specchio delle acque . 97-101. conscenderat : fa vedere il cocchio alato del Sole, intento alla sua eccelsa scalata. igneus = coi suoi raggi di fiamma . cum = allorch, quando . prcl : pa rola giambica. rara = sparse, dis seminate . vident : il tempo pre sente dice improvvisa scoperta. ocius : comparat, isolato ; indicante in tutta fretta . advertunt : sott. ripae. l e n e i d e 191 EVANDRO MOSTRA AD ENEA I L UOGHI DEL L A FUTURA ROMA (V i l i , 351-368) Vaccoglienza di Evandro ad Enea non poteva essere pi cordiale ed umana : banchetti, canti liturgici e processioni rituali caratterizzarono quel giorno di festa, destinato a sancire unamicizia duratura. A sera, ter minati i riti festivi e ritornata la calma su Pallanto, Evandro conduce lospite donore in visita per quei colli, dove sorger la citt quadrata, mostrandogli i luoghi pi famosi legati a culti antichissimi : la porta Car mentale, la selva, che diventer lAsilo di Romolo, il Lupercale, il bosco dell'Argileto, la rupe Tarpeia e il Campidoglio oggi splendido doro nota il poeta , ma orrido allora di silvestri spineti , tra cui pasco lavano gli armenti. Poi si avviano verso la modesta casa di Evandro, mentre tuttintorno si odono muggire i buoi per il foro di Roma e per le splendide Carene. Ed qui il punto pi toccante di questo episodio, anzi di tutto il canto : Qjiando furono giunti alla sede : sotto larco di questa porta disse Evandro si pieg lAlcide vincitore, e lui questa reggia accolse. Osa, ospite, disprezzar le ricchezze, e mstrati degno del dio, e adttati benevolo alla nostra povert . Cos detto, introdusse il grande Enea sotto la porta angusta della casa, facendolo sedere su di uno strato di foglie, ricoperto dalla pelle di unorsa di Libia . Hoc nemus, hunc inquit frondoso vertice collem (quis deus incertum est) habitat deus : Arcades ipsum credunt se vidisse Iovem, cum saepe nigrantem aegida concuteret dextra nimbosque cieret. Haec duo praeterea disiectis oppida muris, 355 reliquias veterumque vides monumenta virorum. 351-354. i nqui t : Euandrus il sog getto ; egli parla ad Enea. coll em : come Hoc nemus, oggetto di habitat. quis deus = qui deus (habitet) : si tratter, nientedimeno, di Giove Capitolino. A rcads : misurazione prosodica greca. ipsum... I ovem = Giove in persona . cum saepe = tutte le volte che . nigrantem aegida = l gida fosca di nembi e di tempeste, impugnata con la destra {dextra), a guisa di arma offensiva. nimbosque ciret = scatenando i nembi , subordinando. 355-358. disiectis... muris = dalle mura rovinate , abl. descrittivo di oppida', con Evandro siamo nella preistoria, ma egli ci parla di epo che ancor pi antiche. rel iqui as veterumque... = reliquias ( avanzi ) 192 P. VI RGI L I O MARONE Hanc lanus pater, hanc Saturnus condidit arcem : Ianiculum huic, illi fuerat Saturnia nomen . Talibus inter se dictis ad tecta subibant pauperis Euandri passimque armenta videbant 360 Romanoque foro et lautis mugire Carinis. Ut ventum ad sedes : Haec inquit limina victor Alcides subiit, haec illum regia cepit ; aude, hospes, contemnere opes et te quoque dignum finge deo rebusque veni non asper egenis . 365 Dixit et angusti subter fastigia tecti ingentem Aenean duxit stratisque effultum foliis et pelle Libystidis e t m o n u m e n t a ( ricordi ) v e t e r u m v i r o r u m . Saturnia : concordato con a r x , mentre I a n i c u l u m va forse com pletato con o p p i d u m (cfr. P a l l a n t e u m , sott. o p p i d u m ) . 359- 361. inter se = scambievoli . subibant = venivano accostan dosi . Romano... foro : sott. i n = in quello che poi sarebbe stato il Foro Romano . videbant : vede vano e udivano mugghiare ; e proprio in quel luogo sarebbe sorto poi rel e gante (lautis) quartiere delle Carene, sullestremit orientale dell Esquilino, abitato da uomini celebri della vita pubblica romana. 362-368. ventum : sott. est. ad sedes : sott. Euandri. victor : di Caco. Alcides : il patronimico di Ercole. subiit : misurazione pro sodica arcaica. haec illum : questa reggia cos modesta, lui tanto glo- locavit ursae. rioso. aude = abbi il coraggio , come gi l ebbe Ercole. opes = le ricchezze . te... deo = e sappi mostrare anche te stesso , cio sap piti mostrare anche tu degno del dio Ercqle. rebusque... egenis = ri solvendoti ad entrare con vlto lieto nella nostra casa povera , traducendo colla subordinazione. Dixit = ces s di parlare . subter fastigi a = sotto il tetto a spioventi, per dire sotto le intravature dellumile abi tazione , quasi capanna . stra ti s (da sterno)... foliis = sopra uno strato di foglie ; altra dimostrazione di povert. effultum ==ita ut effidtus esset, ma stratis fo l i i s , in tal caso, diventa ablat. strumentale. L ibysti di s = Libycae ; la forma dellaggettivo strana ed esotica, adatta comunque al linguaggio epico. l e n e i d e 193 ENEA CONTEMPL A A MMI RA TO L A RMATURA PREPA RATA DA VUL CANO (V i l i , 617-629) Vulcano, cedendo alle preghiere di Venere, ha fabbricato, nelle fucine dei Ciclopi, una invulnerabile armatura per Enea. Le armi divine vengono consegnate a lui dalla madre Venere, che apparisce in tutto il suo splen dore e dice al figlio parole cariche di sicuro destino. Enea non si sazia di contemplare, ammirato, le singole parti di quella stupenda fattura divina : l'elmo, terribilmente cristato, la fiammeggiante spada, la bronzea corazza dai riflessi sanguigni, gli eleganti schinieri d'elettro e d'oro, l'asta, e soprat tutto lo scudo mirabilmente effigiato : un capolavoro di tecnica raffinata, dove figurano, disposte in due ordini, le pi significative rappresentazioni della storia di Roma : otto quadri nella fascia periferica e nella zona supe riore e inferiore, con fatti e leggende note della stirpe romana, a partire dalla lupa di Romolo e Remo, fino alla descrizione del Tartaro e degli Elisi, sede rispettivamente di Catilina e di Catone Uticense; tre nella parte centrale, intorno all'umbone, con i pi memorabili avvenimenti dei fasti imperiali, la battaglia di Azio e il trionfo di Augusto. Qjieste le glorie che Enea sta rimirando, come estasiato, nello scudo di Vulcano, dono della genitrice, e sebbene ignori i fatti, gode della loro rappresentazione, e sol leva sull'mero la fama e il fato dei nepoti. il commento del poeta, in soli tre versi, che sembrano riecheggiare, quanto a sentimento e a con cetto, le parole di Evandro ad Enea, sul limitare della sua povera reggia, e che riprendono e conchiudono il motivo diffuso in tutto il libro, motivo di umilt, di fede, di una grandezza misteriosa, a cui bisogna credere, che gi nelle cose e sar presto negli eventi (A r n a l d i ). Ille, deae donis et tanto laetus honore, expleri nequit atque oculos per singula volvit miraturque interque manus et bracchia versat terribilem cristis galeam flammasque minantem 620 fatiferumque ensem, loricam ex aere rigentem 617-625. Ule : Enea. doni s et honore = dono honestissimo ( magni fico, onorifico), expl eri s mediale, e sottintende tuendo = saziarsi di guar dare . versat = gira e rigira ; l a parola in rima logica col prece dente verbo volvit. cri sti s : abl. di causa o di limitazione con terribilem. fl ammas : in quanto manda riflessi di fuoco. fatiferum = apporta tore di (sicura) morte . ex aere ri gentem = rigida per la materia 13 194 P. VI RGI L I O MARONE sanguineam ingentem, qualis cum caerula nubes solis inardescit radiis longeque refulget ; tum levis ocreas electro auroque recocto hastamque et clipei non enarrabile textum. 625 Illic res Italas Romnorumque triumphos haut vatum ignarus vnturique inscius aevi fecerat Ignipotens, illic genus omne futurae stirpis ab Ascanio pugnataque in di bronzo , cio fatta di rigido bronzo . sanguineam = rossa come il sangue . ingentem : pro porzionata quindi alla gigantesca sta tura di Enea. qualis cum = come quando . caerula = scura . inardescit = sinfiamma, prende fuo co . refulget = ri scintilla . tum = in sguito prende ad esa minare ; le assai levigate (lvis) gam biere . recocto : purificato, per essere stato messo pi e pi volte al fuoco . non enarrabile tex tum = l intera composizione (quasi trama ) dello scudo, di cui non possibile la descrizione . 626-629. I llic = su tale scudo , ordine bella. da unire con fecerat. res Italas = le storiche imprese dI talia . haut... ignarus... inscius : duplice li tote = ben conoscendo il contenuto degli oracoli dei vati e il corso del tempo avvenire. Ignipotens = deus ignis; ossia Vulcano. futurae =-- de stinata a discendere . pugnata s pugnari passivo personale di uso poetico : ci aspetteremmo pugnanda ma il poeta pensa ai propri tempi, riguardo ai quali quei fatti sono pas sati (M aggi ) . Qui come altrove, evi dentemente, parla il poeta stesso : lepo pea assume voci ed espressioni eminen temente soggettive. in ordine = successivamente, luna dopo laltra . l e n e i d e 195 L A BATTAGL I A DI A ZI O NEL L O SCUDO DI ENEA (V i l i , 671-684) al centro delle varie raffigurazioni dello scudo, e, per la sua impor tanza, campeggia su tutte le altre : non solo perch dal terribile scontro tra le navi di Ottaviano e di Antonio, in quelle acque del mare Ionio (2 seti. 31 a. Cr.), dipendevano le sorti dell'Impero, ma anche perch questo grandioso avvenimento prepara il clima e la giustificazione poetica all'apotesi di Augusto, fine e convergenza di tutti gli altri gloriosi eventi, precedentemente descritti. stato ben detto: Ci che nel finale del L. Vili colpisce come elemento di netta discriminazione, rispetto a tutte le altre contemporanee celebrazioni della vittoria di Azio, il concetto che in bat taglia Augusto si profilato come condottiero degli Italici (Augustus agens Italos in prelia Caesar) . . . Il supremo cimento della guerra aziaca apparso al poeta come la difesa dell'Italia contro un nemico esterno . . . Nella lotta contro Cleopatra e le mostruose deit egizie Augusto ha cemen tato insieme di nuovo Roma e l'Italia ( P a r a t o r e ). Haec inter tumidi late maris ibat imago aurea, sed fluctu spumabat caerula cano ; et circum argento clari delphines in orbem aequora verrebant caudis aestumque secabant. In medio classis aeratas, Actia bella, 675 cernere erat totumque instructo Marte videres fervere Leucten auroque effulgere fluctus. 671-674. Haec i nter = inter haec, cio come figurazione centrale dello scudo. tumi di ... aurea = per lar go tratto si estendeva l immagine in oro del mare rigonfio . caerul a cano = ma di spuma dargento (Fluc tu... cano) essa, tutta dazzurro, spu meggiava . circum, ecc. = tut- tintorno (quasi disegnando un cer chio), in argento, bianchi (opp. bian chi, in quanto eran dargento ) del fini (delphines con prosodia greca) in cerchio fuori dallacqua sbattevano la coda (l etterata.: la distesa dellac qua spazzavano colle code ), fen dendo le onde agitate (sostituendo, anche qui, la subordinazione ; fra verrebant e secabant assonanza, sul tipo della rima dei versi leonini). 675-681. In m e d i o : sott. mari. aeratas : in quanto scolpite, effigiate in bronzo . Actia bella = Acticam pugnam : apposizione di classes aeratas. erat : qui predicato verbale : era possibile . videres : corri spondente asimmetrico di e r a t . Marte = c l a s s e , ma con in pi lidea della battaglia imminente. fervre = f e r v e r e , come poi e f f ul g e r e . Leuc ten : il promontorio dellisola L eucte, 196 P. VI RGI L I O MARONE Hinc Augustus agens Italos in proelia Caesar cum patribus populoque, penatibus et Magnis Dis, stans celsa in puppi ; geminas cui tempora flammas 680 laeta vomunt patriumque aperitur vertice sidus. Parte alia ventis et dis Agrippa secundis arduos agmen agens ; cui (belli insigne superbum) tempora navali fulgent rostrata corona. nel golfo di Ambracia, nelle vicinanze di Azio. H i nc : parallelo a quello del verso 685. I talos = Italiae gen tes. patri bus : cio coi Senatori. M agni s Di s : oltre ai Penates, gli di indigeti, stanno con Augusto i 12 po tenti D ei Consentes- (Giove, Nettuno, ecc.), in quanto sono in giuoco le sorti della stessa patria. stans = eretto , come si conviene ad un grande ammiraglio. celsa i n puppi = in cima, sullalto della poppa . gemi nas... si dus = e a lui le tempie fulgide (neUimminenza .della vittoria, oppure fiorenti di giovinezza) sprigio nano (vomunt) due uguali fasci di luce e la paterna stella appare, in cima allel mo . patrium... sidus : sintende la stella di Cesare. 682-684. Parte alia = in alia parte (clipei). ventis et dis... secundis : abl. assoluto. ardus : predicativo di agens ( = qui agebat, con agmen accus. interno) : anche Agrippa figura posto in alto. cui : dat. energico, per cuius, da collegare a tempora. belli ins igne superbum == magnifica insegna di guerra . navali... ro strata coronS = duna corona di oro ornata cogli speroni delle navi nemi che ; tale corona si chiamava anche classica, da classis flotta . l e n e i d e 197 I L TRI ONFO DI OTTA VI A NO (V i l i , 714-731) Segna il punto culminante delle celebrazioni epiche dello scudo, nonch di tutto il canto di Roma : Augusto al vertice della suprema autorit impe riale, redimito di triplice trionfo, il dalmatico, Vaziaco e Ialessandrino, nellosanna del mondo conquistato e composto nella felicit della pace romana. Le singole fasi del trionfo, con i suoi elementi coreografici e decorativi, le varie liturgie sacrificali, i canti di giubilo, i giuochi sacri e profani, la lunga teoria dei popoli vinti, recanti trofei di armi e corone doro per il trionfatore, che giganteggia sulla nivea soglia del tempio di Apollo, e, sciogliendo un voto imperituro, consacra agli di itali i cento e cento templi di Roma : tutto qui vivo e palpitante di attualit e descritto con tecnica espressiva e delicata, che, pur rifuggendo da qualsiasi accento men che sincero, tradisce i sensi della compartecipazione spirituale del poeta, la sua ammirazione e la sua lode per il Dominator gentium, il Princeps pacis e il conditor aut restaurator omnium templorum ( L i v i o) della citt eterna. At Caesar, triplici invectus Romana triumpho moenia dis Italis, votum immortale, sacrabat 715 maxuma ter centum totam delubra per urbem. Laetitia ludisque viae plausuque fremebant; omnibus in templis matrum chorus, omnibus arae ; ante aras terram caesi stravere iuvenci. Ipse, sedens niveo candentis limine Phoebi, 720 714-719. tripl ici : allude ai tre trionfi, riportati, nelle guerre contro Antonio, contro i Dalmati e contro gli Egizii. i nvectus : ha valore mediale e sottin tende curru triumphali: abl. strumen tale votum i mmortal e = come voto immortale in quanto si riferisce a Roma immortale, eterna e fa pensare alle opere immortali di Augusto stesso. ter centum = trecenta, per dire un nu mero stragrande : nel solo 28a, Augusto restaur e costru ben 82 templi. Laetitia = di giubilo ; questo e gli altri due ablativi sono di causa. fremebant = echeggiavano, risona vano . matrum chorus : est sott., come poi sunt con arac. stravere = coprono tutto , il perfetto indica l effetto dunazione (da sterno). 720-728. Ipse = Ottaviano in per sona . niveo... Phoebi = sulla nivea ( indicato un marmo di color bianco) soglia (del tempio) di Apollo splendente (in quanto il Sole 198 P. VIRGILIO MARONE dona recognoscit populorum aptatque superbis postibus ; incedunt victae longo ordine gentes, quam variae linguis, habitu tam vestis et armis. Hic Nomadum genus et discinctos Mulciber Afros, hic Lelgas Carasque sagittiferosque Gelonos 725 finxerat ;. Euphrates ibat iam mollior undis, extremique hominum Morini Rhenusque bicornis indomitique Dahae et pontem indignatus Araxes. Talia per clipeum Volcani, dona parentis, miratur rerumque ignarus imagine gaudet, 730 attollens umero famamque et fata nepotum. stesso). dona recognoscit = passa in rassegna i doni di corone doro . aptat = appende . ordine = in fila . tam : andrebbe preposto ad habitu. Nomdum = dei Nmi di . L elgas Carasque : accusa tivi plurali di forma greca, per popo lazioni esotiche dellAsia Minore. Gelnos s corrispondenti allodierna Ucraina, stanziati presso lodierno Dnieper. fi nxerat : verbo tecnico delle arti plastiche. mol l i or undis = pi molle nelle onde , cio con pi placida corrente . Morlni : questo e gli altri soggetti sotttinten- dono lespressione eran col raffigu rati . Dahae : stanziati in prossi mit del Caspio. pontem indignatus Araxes = l Arasse (in Armenia) in sofferente del (giogo del) ponte , cio del dominio romano. attollens... ecc. = levando sullmero i gloriosi destini dei discendenti . 729-731. Talia = tali figurazioni distribuite per lo scudo ; di talia apposizione dona. parentis : di Venere, sua madre. rerumque ignarus imagine gaudet = e, ben ch ignaro del valore di quegli eventi, gioisce di tale figurazione . l e n e i d e 199 CANTO NONO A r g o men t o Mentre Enea ancra presso Evandro, Iride, messaggera di Giunone, eccita Turno alla guerra. Egli attacca furiosamente il campo troiano, per le navi vengono prodigiosamente trasformate in Ninfe. Come un lupo attorno allovile, Turno rivolge ai Troiani minacce blasfeme, ma i Troiani fanno buona guardia, imperterriti. Due giovani, Eurialo e Niso, concepiscono laudace progetto di re carsi ad informare Enea di quanto sta accadendo e comunicano ai capi troiani, radunati a consiglio, le loro intenzioni. Avutone il con senso, attraversano la linea delle difese dei Rutuli, abbandonandosi ad una vera strage di nemici, col favor della notte ; ma, allarrivo di Volcente, Niso si smarrisce in una selva ed Eurialo viene sorpreso ed ucciso; anche Niso, accorso in aiuto dellamico, resta sopraffatto. La Fama annuncia alla madre di Eurialo la luttuosa notizia, get tandola in una profonda disperazione. un momento grave per i Troiani : Mezenzio e Messpo muovono, furiosi, allassalto. Tra i vari atti di valore degli eroici Troiani spiccano le prime gesta mili tari di Iulo, elogiato da Apollo, e le eroiche imprese di Pndaro e Bitia, entrambi vittime di Turno, il quale, dopo aver attraversato, impavido e provocante, il campo troiano, si ritira, alla fine, e si salva tra i suoi, gettandosi a nuoto nel Tevere. questo un canto di guerra, echeggiante tutto di battaglie, di stragi, di morti : i temi meno cari alle delicate sensibilit virgi liane, che paiono qua e l subire, anzich patire, la narrazione degli scontri disumani, delle mostruose e sacrileghe violenze. 200 P. VI RGI LI O MARONE L AUDACE PROGETTO DI EURI A L O E NI SO (I X , 176-223) L'audace avventura di questi due giovani troiani, i primi che bagna rono di sangue la terra laziale, nell'eroico tentativo di uscire dal campo assediato dai Rutuli, per raggiungere Enea, presso Evandro, una delle pagine pi ricche di poesia e di umanit di tutto il poema : un inno ardentissimo allamicizia, spinto fino alleroismo, alla bellezza e alla gio vinezza, che sfidano il destino, alla vita, che si infutura oltre la morte ( F i o r e ). Sono queste le note pi pure della poesia virgiliana, che si irro bustiscono qui di un altro potente sentimento, quello dellaffetto familiare, da cui lepisodio prende le mosse, il tono e la celebrazione conclusiva. Le battute introduttive servono a condurci nellantefatto del dramma, con quel presentare le vigorose figure dei due giovinetti, eroico, ardimen toso Niso, figlio di rtaco, pi giovane e di rarissima bellezza Eurialo, figlio di Ofelte, consociati sempre da uno stesso amore e da una stessa ortuna di armi, sentinelle allora della stessa porta del campo, nel mede simo turno di guardia. qui che preparano segretamente il loro piano, in una nobile gara di affettuosa amicizia : Niso vuole essere solo nella pericolosa impresa e risparmiare il giovane amico, che egli intende per rendere altruisticamente partecipe degli onori e dei vantaggi, che ne segui ranno. Ma Eurialo non la pensa cosi : uno solo laffetto, unico il pericolo, identica la fortuna. Neppure laccenno pietoso alla madre, che, dopo averlo seguito fino ai lidi del Lazio, rimarr sola, se unavversa sorte li coglie, vale a far deflettere dallardito proposito il giovane amico, che in verit una cosa soltanto rattrista : il pensiero della mamma, che egli teneramente ama e che forse mai pi rivedr. Lo dir pi tardi, ad Ascanio, quando i due eroi andranno a prendere da lui congedo : io ho una madre del lantica schiatta di Priamo, che, infelice, n liliaca terra trattenne dal par tire, n la citt del re Aceste. Io la lascio ignara di questo mio rischio, qualunque esso sia, e senza il mio bacio. La notte e la tua destra mi sono testimoni che io non potrei reggere a vederne le lacrime. Consola tu, te ne supplico, quella poveretta, ed abbi piet del suo abbandono : lascia che io possa questo sperare da te : mover con maggiore ardimento (audentior ibo) contro qualsiasi pericolo (vv. 284-293). questa una scena di tanta trasparenza e freschezza spirituale, di cos intima concentrazione e squisitezza di affetti, di cosi vivo ed intenso senti mento filiale, che, dopo venti secoli, ancora suscita commozione e rapimento e piet. la voce umana ed universale delleterna poesia di Virgilio, che qui tocca la sua pi alta vibrazione. Cosi, come in tutto questo stupendo episodio. ' l e n e i d e 201 Nisus erat portae custos, acerrimus armis Hyrtacides, comitem Aeneae quem miserat Ida venatrix iaculo celerem levibusque sagittis : et iuxta comes Eurylus, quo pulchior alter non fuit Aeneadum Troiana neque induit arma, 180 ora puer prima signans intonsa iuventa. His amor unus erat pariterque in bella ruebant : tum quoque communi portam statione tenebant. Nisus ait : Dine hunc ardorem mentibus addunt, Euryle, an sua cuique deus fit dira cupido ? 185 aut pugnam aut aliquid iamdudum invadere magnum mens agitat mihi nec placida contenta quietest. Cernis, quae Rutulos habeat fiducia rerum. Lumina rara micant ; somno vinoque soluti procubuere ; silent late loca : percipe porro, 190 quid dubitem et quae nunc animo sententia surgat. Aenean acciri omnes, populusque patresque, exposcunt mittique viros, qui certa reportent. 177-181. Hyrtaci des... Ida: il pri mo vocabolo del verso ci d, impli citamente, il nome del padre ; l ul timo, esplicitamente, il nome della madre ; ella, ninfa montana, caccia- trice e desiderosa di gloria militare per il figlio, lo aveva mandato (miserat) da Enea. Aeneae : dativo. quem : il relativo in terza sede si trova solo in poesia. et... Eurylus : indivisibile compagno di Niso era e sar appunto, in tutto l episodio, Eurialo. quo, ecc. = quo neque pul chrior alter f u i t Aeneadum, neque p. a. induit arma Troiana. ora... iuventa : puer signans ora intonsa prima iuventa ; puer dice il Poeta e, sbito dopo, pri ma iuventa (abi. : la prima pelurie gio vanile) trad.: portando, da adole scente comera, il volto segnato dalla peluria intonsa nella prima giovinezza. 182-183. Hi s amor unus erat avevano un cuore solo (Pascol i ) ; difatti pariter ( l un di fianco al l altro ) muovevano, slanciandosi agli assalti (in bella). tum quoque, ecc. = anche allora, insieme, vigi lavano a difesa duna porta . 184-187. N i s u s ait : con improvviso prorompere del pensiero dopo il silen zio reciproco e intento di entrambi ; naturale liniziativa del progetto in Niso, in quanto costui appare ed mag giore di et. Dine = forse gli di . mentibus = ai miei pen sieri . addunt = comunicano, ispirano . an... cupido = o la nostra propria brama imperiosa per ognuno (di noi) diventa un dio ? . pugnam : sott. invadere = ingaggia re . aliquid - aliquid, cio aliud quid, di cui magnum predicato: qual che altra impresa... che sia grande. mi hi : non mea, come se la mens fosse alcunch di diverso dalla sua persona. - placida : son giovani generosi quelli che parlano. quietest = quiete est. 188-192. fiducia rerum = fidanza negli eventi . percipe porro = apprendi inoltre . quid dubi tem, ecc. - quali siano i miei timori e quale proposito ora mi salga spon taneo dal cuore . populusque p. : indica qui i gregari e i condottieri , i giovani combattenti e gli anziani . 193-196. reportent = che vadano 202 P. VI RGI L I O MARONE Si, tibi quae posco, promittunt (nam mihi facti fama sat est), tumulo videor reperire sub illo 195 posse viam ad muros et moenia Pallantea . Obstipuit magno laudum percussus amore Eurylus ; simul his ardentem adfatur amicum : Mene igitur socium summis adiungere rebus, Nise, fugis ? solum te in tanta pericula mittam ? 200 non ita me genitor, bellis adsuetus Opheltes, Argolicum terrorem inter Troiaeque labores sublatum erudiit, nec tecum talia gessi, magnanimum Aenean et fata extrema secutus : est hic, est animus lucis contemptor et istum 205 qui vita bene credat emi, quo tendis, honorem . Nisus ad haec : Equidem de te a riferigli messaggi precisi , nella pre sente condizione. Si noti come Niso si esprima con poche frasi staccate, ac compagnate da gesti appropriati e da un tono di voce convincente : dap prima egli vede il campo nemico fa sciato di tenebre,! poi immagina i ne mici in preda al vino e al rilassamento totale del sonno, infine accenna al gran silenzio che favorisce l impresa pro gettata (silent late loca), e non sac corge che cos Eurlalo sar sbito conquistato dallidentico ardore di glo ria (fam a) da cui mosso egli stesso. Si... promittunt = se i compensi che io richiedo per te essi promettono (di darmeli) . nam, ecc. = ch per me basta la gloria di (aver compiuto) questa impresa . tumulo... i l i o = ai piedi di quel poggio laggi credo di... ; era notte di luna, come ve dremo. muros et moenia : muros pare voce generica, moenia specifica, quasi ad indicare l abitato racchiuso entro le mura. Pallanta : agg. = di Pallanto , dove per Enea, partito per 1Etruria a cercarvi aiuti, non si trovava pi. I l verso spondaico. 197-200. Obstipuit : non solo stupore , ma anche ammirazione. magno laudum jpercussus amore = percorso da unacutissima brama di gloria . simul = e tosto . = nil tale verebar his : verbis. ardentem... amicum : acceso di entusiasmo Niso, ma non meno ardente di lui Eurialo. Mene... fugis = Proprio me, dunque, di assumere come compagno a codesti rischi supremi, o Niso, tu ti rifiuti ? . mittam = dovr lasciar andare . 201-206. non ita = non per que sto , cio : non per farti partire ora cos . Argolicum : il verso di epica risonanza ed ha l ardita traspo sizione di inter. C chi intende Argo licum terrorem come gli orrori della guerra combattuta contro i Greci , opp. dai Greci . - sublatum eru diit = sustulit et erudiit = <<mllev ed educ ; secondo il costume Ro mano, il bambino veniva posto a terra, nel nono giorno, e di l veniva alzato e preso tra le mani (tollere, suscipere) dal padre, se questi lo riconosceva come figlio suo. talia : da meritare ora che tu non mi prenda teco. fata extrema = nelle ultime fortu ne . est... honorem : hic, agg., va con a n i m u s , ma il pronome accom pagnato dal gesto; costr. : ... et q u i c r e d a t ( = e tale da ritenere ) istum honorem, quo tendis, bene emi vita', nota il significato di lucis per vita , e il valore della frase bene emi = com prare a buon prezzo. 207-212. ad haec = a tali argo- l e n e i d e 203 nec fas, non : ita me referat tibi magnus ovantem Iuppiter aut quicumque oculis haec aspicit aequis. Sed si quis, quae multa vides discrimine tali, 210 si quis in adversum rapiat casusve deusve, te superesse velim ; tua vita dignior aetas. Sit qui me raptum pugna pretio ve redemptum mandet humo, solita aut si qua id Fortuna vetabit, absenti ferat inferias decoretque sepulcro. 215 Neu matri miserae tanti sim causa doloris, quae te sola, puer, multis e matribus ausa persequitur, magni nec moenia curat Acestae . Ille autem Causas nequiquam nectis inanis, nec mea iam mutata loco sententia cedit : 220 adceleremus ait. Vigiles simul excitat, illi succedunt servantque vices ; statione relicta ipse comes Niso graditur, regemque requirunt. menti . verebar = av^ei mai temuto . nec fas, non -= n sa rebbe (davanti agli di) ammissibile, no . ita : va completato ideal mente cos : come vero che io non ho dubbi sul tuo valore : quasi che il ritorno di Niso ad Eurfalo sia per lui la gioia e l aspirazione pi alta, egli, invocando il magnus Giove anche come augurio, per entrambi, di gloria e di vittoria, cerca di fugare dal- l animo di Eurialo ogni dubbio, ogni possibile malinteso. aequis = uguali , cio giusti , e quindi benigni . in adversum : sott. fat um, exitum = a un successo con trario a quello che io desidero , cio alla morte. rapiat : detto bene di cosa fulminea. te s. velim = te almeno vorrei salvo ; tur altro argomento dettato da squisita gene rosit, ma anche mezzo atto a pre parare laccenno alla madre, a cui Eurialo, giovanilmente spensierato, li per l non aveva pensato. 213-218. Sit = resti uno che . solita... vetabit = o se, come spesso suole, in qualche modo, ci la For tuna non vorr permettere . ferat inf. : quando non si ricuperava un cadavere disperso, si facevano alla memoria dellassente (absenti) offerte funerarie e gli si innalzava un ceno- tafo ( tomba vuota ). matti = alla mamma , non a mia ma dre , perch, dato l affetto fraterno, ella era considerata madre per tutti e due. quae, ecc. = ella, che... : l elogio di quella madre, che, veramente unica (sola : con trapposto a multis), aveva osato (ausa) seguire il figlio. magni ... A cestae : si tratta della citt di Segesta, dove Enea aveva lasciato le donne e gli uomini invalidi (V, 711 sgg.). 219-223. Causas... inanis ( = ina nes) = (puri) pretesti tu, invano, vuoi mettere insieme a vuoto . nec... iam = e non pi . sen tentia : personificata militarmente nel l efficace frase loco cedit si d per vinta , lett. si ri trae dal proprio posto, abbandona la sua posizione . adceleremus : efficace e vibrata esor tazione sulla bocca di Eurialo. suc- cdunt... vices = questi subentrano a loro e sguitano a fare la guardia . statione = il posto di guardia . N i s o : traduci tutta la frase : in sieme con Niso savvia a gran passi. 204 P. VI RGI L I O MARONE L E I M PRESE DEI DUE GI OV A NI EROI E L A L ORO M ORTE (I X , 381-449) Siamo a l l a p a r t e centrale d e lle p is o d io , cui tien dietro i l t r i s t e epilogor l a morte. Qjtel che i due g i o v a n i s epper o dir e, d i n a n z i allo Stato M a g g i o r e tr oiano, quel che, nel campo nemico, s epper o f a r e , ottenuto i l p e r messo delli m p r e s a , narrato d a l p o e t a con une vide nz a d i p a r t i c o l a r i , con un giuoco d i ombre e d i l u c i , con una v a r i e t d i immagini e r a p i d i t d i movimenti da f a r e d i questa una delle p i belle p a g i n e d i im p r e s e guer resche. N i s o p a r e un leone affamato in quel bivacco d i nemici, v i n t i d a l sonno e d a l v i n o ; l impeto cresce col sangue, e neppure E u r ia l o , ed quale era affidato i l cmpito' della s or veglianz a, s a rinunciare a ll a sua p a r t e d i g l o r i a e a ll a sua p r e d a , cingendosi p e r s in o d i unarm atura nemica. t a r d i : cessa l a strage p e r consiglio d i N i s o ; s t a p e r f a r s i gior no, e d anche l avventura s i a v v i a miseramente a ll a fine. Sopraggiunge i n f a t t i una schiera d i c a v a l i e r i nemici, g u i d a t a d a Volcente, che, richiamato d a g l i s t r a n i r i f l e s s i d i luce dello scudo d i E u r ia l o , s i la n c i a f u r i o s o contro i due. N i s o riesce a f u g g i r e ; ma E u r ia l o , i m p a c c ia t o dall e tenebre e d a quella s t r a n a armatura non sua, rimane indi etr o, s i turba e vien p r e s o . E qui i l momento della catas trof e, che suggella l a p i p u r a e spr essi one della r d i mento e della m i c i z i a . N i s o corre indietr o, rinunciando a ll a p r o p r i a s a l v e z z a , e, gettando un g r i d o d i dolore : Sono io, sono io che ho colp i to esclama , volgete s u d i me le vostre a r m i , o R u tu l i. M i a l a colpa tu t ta , costui nulla os, nulla p o t e v a osare. Chiamo i n tes timonio questo cielo e le conscie stelle, egli colpevole solo d i a v e r tr o p p o amato i l suo inf elice amico ( v v . 4 2 6 - 4 2 9 ) . M a l a mano d i Volcente non s i a r r e s ta a questo g r i d o s u p p l i c e e d i s p e r a t o : Eur ia l o r i p i e g a i l b e l capo s u l lomero e cade come quando un fi o r e purpur eo, ta g l ia t o d a l l a r a t r o , i l la n g u i d is c e morendo, o come quando i p a p a v e r i , g r a v a t i d a ll a p i o g g i a , p i egano ta l v o lt a , sullo stanco stelo, l a t e s ta . T e r r i b i l e momento, che vede N i s o l a n c i a r s i f u r i bondo contro i l Rutulo e immergergli nella bocca l a s p a d a ; e p o i , tutto tr af it to, g e t t a r s i s u l l esanime amico, e t r o v a r v i finalmente nella p l a c i d a morte i l riposo . Ver s i m i r a b i l i p e r movimento e p a s s io n e . Silva fuit late dumis atque ilice nigra horrida, quam densi complerant undique sentes ; rara per occultos lucebat semita calles. 381-385. late dumi s : con horrida = e del mistero. sentes = rovi , per un largo tratto i rta di cespugli pruneti (complrant = compleverant) e di ombrosi lecci ; tanto basta a dare = avevano finito per ricoprire ). alla selva il senso della vastit rara = qua e l . per... call es = 205 l e n e i d e Eurylum tenebrae ramorum onerosaque praeda impediunt fallitque timor regione viarum. 385 Nisus abit. Iamque imprudens evaserat hostis atque locos, qui post Albae de nomine dicti Albani (tum rex stabula alta Latinus habebat) : ut stetit et frustra absentem respexit amicum : Euryle infelix, qua te regione reliqui ? 390 quave sequar, rursus perplexum iter omne revolvens fallacis silvae ? simul et vestigia retro observata legit dumisque silentibus errat. Audit equos, audit strepitus et signa sequentum : nec longum in medio tempus, cum clamor ad auris 395 pervnit ac videt Euryalum, quem iam manus omnis tra gli occulti viottoli biancheggiava il sentiero . tenebrae ramorum = il fittissimo intrico dei rami . onerosaque praeda : la strana e in gombrante armatura nemica. fal li tque, ecc. = e il timore lo fa sba gliare sulla direzione del cammino , cio lo fuorvia ; ragione nel senso etimologico, ed abl. di relazione. 386-389. imprudens senza pen sare ad altro , in senso assoluto. evaserat : costruito collacc. per ana logia con effugio, vito, di cui sino nimo (il ppft. lo mostra gi lontano, al sicuro ; il Poeta pu, giustamente, a dare il senso della rapidit, acco stare un presente (abit) con un ppft.). hostis = hostes. locos : poetico per loca. post = in sguito . Albae... Albani : si allude ad Alba L onga. stabula alta - pascoli vasti per alcuni, per altri spaziose stalle . ut stetit... : ut vale qui cum = quandecco ristette . re spexit : con senso pregnante = si volt indietro (re-) a chiamare , pi che a guardare . 390-393. qua s in qua. regi one rel i qui : con dolorosa allitterazione ; regio vale qui localit . sequar : sott. te ( per dove ti cercher ? opp. ti dovrei cercare?). rursus... silvae ? = di nuvo rifacendo tutto l intricato cammino attraverso lin gannevole selva ? . Niso sente che la selva concorre allinganno. simul et = et simul, ma Cosi simul ha tutto il suo rilievo = e in cos dire . vestigia... legi t = attentamente ri conosce, ricerca le orme (del suo pas saggio) rifacendolo a ritroso ; retro obs. vale quae retro observat = rintrac ciate , insomma. d. silentibus = nel silenzio della macchia . 394-398. Audit, ecc. = ode il ga loppar dei cavalli, ode frequenti scal piti e gli squilli (opp. le grida di richiamo ) degli inseguitori . nec longum... tempus : in medio indica lintervallo trascorso dal momento in cui Niso ud cavalli ecc. a quello in cui -scorse Eurialo; a tempus si sottintende interiectum erat. cum = quandecco . clamor : gioioso dei Rutuli o, angosciosissimo, di Euria lo? Forse meglio questultimo senso. ad auris = ad aures. ac = ed ecco che . quem, ecc.: si ordini il' passo : quem iam manus omnis ( = tut ta la banda nemica ) rapit oppressum f r a u d e loci e f noctis ( sorprende e mal- 206 P. VI RGI L I O MARONE fraude loci et noctis, subito turbante tumultu, oppressum rapit et conantem plurima frustra. Quid faciat ? qua vi iuvenem, quibus audeat armis eripere ? an sese medios moriturus in enses 400 inferat et pulchram properet per volnera mortem ? Ocius adducto torquens hastile lacerto, suspiciens altam Lunam, et sic voce precatur : Tu, dea, tu praesens nostro succurre labori, astrorum decus et nemorum Latonia custos. 405 Si qua tuis umquam pro me pater Hyrtacus aris dona tulit, si qua ipse meis venatibus auxi suspendive tholo aut sacra ad fastigia fixi : hunc sine me turbare globum et rege tela per auras . Dixerat, et toto conixus corpore ferrum 410 conicit : hasta volans noctis diverberat umbras mena, sopraffatto e tradito dal buio e dai luoghi ) subito turbante tumultu ( i n mezzo allimprovviso trambusto di quel rumoroso assalto ) et conan tem pi. f r cos tutto evidenza di momenti e di particolari per gli occhi sbarrati dello smarrito Niso. 399-409. an : la prima alternativa gi implicita nelle tre precedenti interrogazioni. medios... in en s es = tra le spade f ch tra italiano di moto a luogo a ci corri sponde i n L atino. moriturus : do vremmo qui trovare morifurum : ma, cos, il Poeta commenta lui linten zione e l esitazione di Niso, esprimendo anticipatamente la sua, e nostra, com mozione = pur destinato (comera) ad incontrar la morte . Ocius = rapi damente , tosto . ad ducto... lacerto : (= addcens [per ch il colpo sia pi potente trae a s , indietro, il braccio] lacertum et torquens hastile) ; hastile il gia vellotto. Lunam : identificata con la dea Diana. e t = ecco che , meno bene, inoltre.- v o c e ad alta voce , come solevano gli Antichi, pregando. praesens : e quindi be nigna , opp. va riferito a succurre, sullistante . labori : ha il senso di unimpresa diffcile, in un mo mento angosciosissimo. astrorum decus = splendore degli astri . Latonia : in quanto figlia di Giove e Latona. umquam t non numquam, appunto per il valore limitativo e quasi negativo della frase. pr me : pre gandoti a vantaggio mio . si qua (dona sott.), ecc. = ... se li ac crebbi io stesso w con le mie cacce e te li appesi al tetto o ai tuoi sacri fastigi io li confissi (V i tal i ). venatibus : allude a tutti i frutti delle sue cacce passate ; abl. mediale. hunc... auras': si costruisca : sine (= lascia , concedi ) me turbare kunc globum (= schiera, nugolo di nemici : massa raccolta, insomma ; cfr. glomerare). 410-413. dixerat : ppft. di istan taneit. conixus (partic. da co nitor) corpore... = facendo forza collintera persona . conicit = scaglia . diverberat = trapas sa sferzando e fi schiando.----noctis : L ENEI DE 207 et venit adversi in tergum Sulmonis ibique frangitur ac fisso transit praecordia ligno. Volvitur ille vomens calidum de pectore flumen frigidus et longis singultibus ilia pulsat. 415 Diversi circumspiciunt. Hoc acrior idem ecce aliud summa telum librabat ab aure. Dum trepidant, it hasta Tago per tempusu trumque stridens traiectoque haesit tepefacta cerebro. Saevit atrox Volcens nec teli conspicit usquam 420 auctorem nec quo se ardens immittere possit. Tu tamen interea calido mihi sanguine poenas persolves amborum inquit ; simul ense recluso ibat in Euryalum. Tum vero exterritus, amens conclamat Nisus, nec se celare tenebris 425 amplius aut tantum potuit perferre dolorem. non pi fonda, ch gi savvicina lalba. adversi = vlto (comera) verso di lui , Sulmone. tergum : qui lo scudo metallico di Sul mone : lasta coglie Sulmone in pieno petto ( a d v e r s i ) , trapassandoglielo (t r a n s i t p . ) , penetrando (colla sola cspide, di metallo) oltre lo scudo di lui ; per a questo punto l asta (di legno) si spezza. l i gno : dellasta ; f i s s o (part. di f i n d o ) . . . U g n o un vero e proprio abl. assol.: = e gli trapassa i precordii, spezzatosi (cio mentre si spezz) il legno . 414-417. cali dum : con sensibile op posizione antitetica al seguente frigidus, che vale (ormai) irrigidito (dalla morte) . longis... pul sat = con lunghi sussulti scuote i fianchi . Diversi c. = chi qua chi l volgen dosi (diversus lopposto di universus !), guardano attorno a s . Hoc (abl. di causa) = da esso reso pi audace (acrior) . idem : cio Niso. 418-421. Dum trepidant, ecc. = durante questo subbuglio dei ca valieri nemici. it : pres. o perf. indicativo contratto ? Preferiamo la seconda interpretazione : il colpo gi arrivato. T a g o : dativus energicus per Tagi ; Tago nominato solo qui. stridens : il ronzare (con tale verbo tradusse il Caro) del colpo. traiectoque... cerbro = e gli rest conficcata dentro il trapassato cervello, calda (di sangue) . Saevit = inviperisce . atrox = nero di rabbia , se si voglia serbare ancra lidea prima di atrox. teli = del colpo di asta . conspicit = ravvi sa . usquam : posposto al verbo, per maggior rilievo : pi figge gli occhi, meno vede e pi sinviperisce, smaniando di vendicarsi. nec : sott. videt. ardens : non arden tem = furioso (comera) ; ardens visto come circostanza a s. 422-426. Tu tamen, ecc.: le parole dirette, sbito rivolte ad Eurialo (in quit detto alla fine della frase, nel verso successivo 1) fanno sentire la rapida risoluzione, ed implicano un precedente pensiero non espresso, ma fatto intuire da tamen = se non posso scovare l autore del colpo (o simili), almeno tu, per intanto, col tuo caldo sangue mi pagherai il fio, per en trambi . recluso = sguainata . ibat = gi savventava . tan tum... dolorem = n seppe pi reg gere a cos straziante dolore . 208 P. VI RGI L I O MARONE Me me ! adsum qui feci, in me convertite ferrum, o Rutuli ! mea fraus omnis ; nihil iste neque ausus nec potuit (caelum haec et conscia sidera testor), tantum infelicem nimium dilexit amicum . 430 Talia dicta dabat ; sed viribus ensis adactus transabiit costas et candida pectora rumpit. Volvitur Eurylus leto pulchrosque per artus it eruor inque umeros cervix conlapsa recumbit : purpureus veluti cum flos succisus aratro 435 languescit moriens lassove papavera collo demisere caput, pluvia cum forte gravantur. At' Nisus ruit in medios solumque per omnis Volcentem petit, in solo Volcente moratur ; 427-430. Me me ! ecc. = Me, me ! son qui ! Son io che il colpo feci ! I n me volgete, Rutuli, le spade ! mia la trama ! Nulla os costui n gi poteva ; per il Ciel lo giuro per gli astri consapevoli ! Soltanto, troppo egli am lo sventurato amico (Vit al i) . adsum qui feci = sono io qui ad aver commesso tal colpa . mea fraus o. = solo mia tutta questa trama . haec : pi che riferirsi a sidera, deve reputarsi complemento interno di testor (= di ci ). tantum : vale soltanto : ultimo tcco di squisita, e pur vana, delicatezza. Cos le ultime parole di Niso sono e suonano dolcissimo elogio per lamico (a m i c u m l ultima parola del periodo e del verso !), che non aveva voluto lasciarlo solo . i n felicem = sciagurato in senso at tivo intendeva, squisitamente, il Pa scoli : Niso ha, voluto l impresa, e cos ha causato la morte, di Eurialo. 431-437. dicta dabat = dicebat. viribus a viva forza . adac tus : digo fa sentire, la spinta (agere) della mano di Volcente. transabiit : verbo indicante la prima azione, rapidissima (perfetto). rum pit la conseguenza (presente!). c o s t a s = i l costato. Volvitur... le to = provolvitur in letum e simili = si lascia cader su se stesso verso la mor te , <<nella morte ; leto personifica to: esso significa l annientamento della morte. pulchrosque, ecc.: si noti il contrasto vivo tra l orrido e il de licato, tra la bruttura del sangue e la leggiadria della persona fsica. i t vale scorre . inque... recumbit = e sulla spalla il capo, reclinato (con lapsa : partic. da conldbor), si piega , in un atteggiamento per cui Eur. so miglia a un angelo che dorma, sotto i nostri occhi. succisus = tagliato sotto alle radici. languescit m. = illanguidisce nella morte , assumen do il pallore e la sfatta stanchezza di chi muore. lassove p. c. = i pa paveri, indebolitosi il collo (cio il gambo) ; come nel successivo caput, c unidea tutta umana ; il poeta guarda, pi che al fiore del campo, al fiore umano spezzato, Eurialo. demisre lascian cadere gi . 438-445. solumque per omnis (= omnes) : con voluta antitesi fra solum e omnis ; Niso non pensa a difesa alcuna, ma solo alla vendetta. mo ratur = sattarda collostinazione l e n e i d e 209 quem circum glomerati hostes hinc comminus atque hinc 440 proturbant. Instat non setius ac rotat ensem fulmineum, donec Rutuli clamantis in ore condidit advorso et moriens animam abstulit hosti. Tum super exanimum sese proiecit amicum confossus placidaque ibi demum morte quievit. 445 Fortunati ambo ! si quid mea carmina possunt, nulla dies umquam memori vos eximet aevo, dum domus Aeneae Capitoli immobile saxum accolet imperiumque pater Romanus habebit. della vendetta. circum : anastro fi) rispetto a quem (cio Niso). gl omerati = addensatisi in cerchio. hinc comminus a. h. : per indi care la caccia lluomo e il suo esito fatale. proturbant = cerca no di allontanarlo sospingendolo lon tano da Volcente. non setius = ciononostante . rotat = fa mu linar attorno ai nemici che lo strin gono dappresso. Rutuli = finch nella bocca del Rutulo che gli stava di fronte (advorso = adverso), spalan cata a gridare, non lebbe tutta con fitta e cos, gi morente, l anima g li tolse . confossus (riferito al sog getto e ben rilevato) = crivellato (co mera) di colpi ; morte eroica, dun que. ibi = super exanimum... amicum. placida... quievit = e cos fin pla cidamente . Nota come quel demum da ultimo e quel quievit dnno alla vicenda drammaticissima un epi logo fascinoso : quasi un dono che trasforma eroicamente la morte in un dolce sonno. 446-449. Fortunati ambo : in quan to caduti insieme e per la Patria ; ecco l apotesi. dies : quasi = tem po , et . umquam : staccato da nulla. domus Aeneae : la casa Giulia, discesa da Enea. acclet... habebit : assai salda ed energica la simmetrica e terminale posizione dei due verbi ; cos traduce il Carducci questi quattro stupendi versi : For tunati ambedue ! se alcun valore hanno i miei carmi, niun giorno rapir voi dalle memorie dei tempi, fino a che la discendenza di Enea abiter la in crollabile rupe del Campidoglio e il padre della patria romana terr l im pero . (Per la inaugurazione dun mo numento a Virgilio). 14 210 P. VI RGI LI O MARONE I L PI A NTO DEL L A MADRE DI EURI A L O (I X , 473-502) La madre di Eurialo una donna senza nome : lunica che Virgilio nel poema non denomina, quasi ad elevarla nei secoli a simbolo di amore e di dolore materno. Da quale strazio sia stato lacerato il suo cuore alla inaspettata notizia della morte del figlio, il poeta lo dice con versi, che toccano profondamente lumana commiserazione : alla misera venne sbito meno il sangue nelle vene, caddero di mano la spola e il filo e, come for- sennata, strappandosi i capelli, sprezzando pericoli, armi e nemici, si pre cipit verso gli spalti. Alla vista di quel macabro spettacolo, due teste mozzate, di cui una del figlio, proruppe in grida strazianti : Cos io ti rivedo, Eurialo ? E tu, ultimo sostegno della mia vecchiaia, hai potuto lasciarmi sola, crudele ? E andando incontro a tanto pericolo, non fu dato alla sventurata madre tua di dirti lultimo addio ? Tu ora giaci in terra sconosciuta, preda abbandonata ai cani e agli avvoltoi, ed io non potei accompagnare il tuo funerale, io, madre tua, n chiuderti gli occhi n lavare le ferite, coprendoti con la veste, che notte e giorno, conforto dei miei tardi anni, mi affannavo a lavorare per te. Dove ritrovarti? Qjtale terra ha ora le tue braccia, le tue membra mozze, il tuo lacero corpo ? questo (il capo) che di te mi riporti, o figlio ? Qjtesto, che io ho seguito per terre e per mari? Trafiggetemi, se in voi piet, o Rutuli; su me scagliate tutti i vostri dardi, me trucidate per prima col ferro. Ovvero tu, gran padre degli Dei, muviti a piet, e col tuo fulmine ina bissa nel fondo del Tartaro questo odioso capo, se altrimenti non mi dato troncare questa vita crudele (vv. 480-497). Intere pavidam volitans pinnata per urbem nuntia Fama ruit matrisque adlabitur auris Euryali. At subitus miserae calor ossa reliquit, 475 excussi manibus radii revolutaque pensa. Evolat infelix et femineo ululatu 473-476. I nterea, ecc. - frattanto, trasvolando alata, attraverso l atter rito campo (Troiano), messaggera la Fama scende a precipizio, giungendo allorecchio della madre di Euria lo . adl abi tur : sta qui con lacc. auris. subi tus = dun colpo , sullistante . ossa : per dire le intime fibre . excussi m. r. = le fu come gettata fuor dalle mani l e n e i d e 211 scissa comam, muros amens atque agmina cursu prima petit, non illa virum, non illa pericli telorumque memor ; caelum dehinc questibus implet : 480 Hunc ego te, Euryale, aspicio ? tune ille senectae sera meae requies potuisti linquere solam, crudelis ? nec te, sub tanta pericula missum, adfari extremum miserae data copia matri ? Heu, terra ignota canibus data praeda Latinis 485 alitibusque iaces, nec te, tua funera mater produxi passive oculos aut volnera lavi, veste tegens, tibi quam noctes festina diesque urguebam et tela curas solabar anilis. Quo sequar ? aut quae nunc artus avolsaque membra 490 et funus lacerum tellus habet ? hoc mihi de te, nate, refers ? hoc sum terraque marique secuta ? Figite me, si qua est pietas, in me omnia tela conicite, o Rutuli, me primam absumite ferro ; la spola . revol utaqu p. = e le si disciolse cadendo la lana, ecc. ; ella stava lavorando per il figlio. 477-480. scissa c. : mediale = strappandosi la chioma . agmi na = le file pi prossime alla vista del campo nemico. telorumque : sono i dardi micidiali dei nemici che potevano benissimo colpirla. cae lum... i mplet : ora che ha visto il capo del suo figliolo, le parole di dolore riempiono l aria , il cielo come dice il Poeta. dehinc : mo nosillabo, come spesso in poesia. 481-484. Hunc... aspicio cosi dunque debbo io te, Eurialo, rive dere . tune... solam = e tu, quella creatura che era l ultimo con forto alla mia vecchiaia, tu potesti, crudele, lasciarmi qui sola ? ; e la parola crudelis arriva a parere giusta nellimpeto della pietas materna. nec te... matti ? = n a te, in mezzo a cosi tremendi pericoli mandato, di dar l ultimo addio, a me sventurata fu possibile, a me, tua madre ? . adfari : data (est) copia vale logica mente licuit, normale con linfinito. extremum : cio col triplice vale al morto, dopo la sua sepoltura. 485-489. Heu, terra ignota, ecc.: si ordini : (tu) iaces heu, (in) terra ignota praeda data canibus Latinis alitibusque. mater : come il matri di due versi prima, vale pi di un semplice ego, o simili. pressive (= compressive) t compito riservato alle persone pi care. veste = con quella veste . quam : va con urguebam = a finir la quale attendevo con ismaniosa pre mura . tela = al telaio . anilis = aniles. 490-492. Quo sequar? : cong. potenz. sott. te dove cercarti . quae : va con tellus, cos lontano. artus, ecc. = le altre tue membra, le tue membra staccate e il tuo povero corpo lacerato ; avolsa : part. pass, da avello. 493-497. Figite = trafiggete, col pite . est : sott. vobis, nei nemici, ch sono uomini anchessi ! pie tas : era piet levarla da s grande affanno (Sabbadini) ; una madre pu essere rispettata, venerata, ascoltata 212 P. VI RGI L I O MARONE aut tu, magne pater divom, miserere tuoque 495 invisum hoc detrade caput sub Tartara telo, quando aliter nequeo crudelem abrumpere vitam . Hoc fletu concussi animi, maestusque per omnis it gemitus : torpent infractae ad proelia vires. Illam incendentem luctus Idaeus et Actor 500 Ilionei monitu et multum lacrimantis Iuli corripiunt interque manus sub tecta reponunt. anche dai nemici. magne : a cui tutto possibile e facile ; tanto pi che una madre che prega. mise rere : sott. mei. tuoque : si costrui sca cos : et detrde hoc caput invisum (dis, opp. tibi, ma anche mihi !) sub Tartara telo tuo. quando : causale. crudelem a. v. = troncare per sempre una cos crudele esistenza . 498-502. concussi s assai pi del nostro commossi ; vale squas sati . it : rapido e generale l ef fetto di quel pianto, ch fletu chiama appunto il Poeta tutto il discorso della madre, giustamente. torpent, ecc. = fiaccate e rotte son le forze per la battaglia . I l lam... reponunt = Allora lei, che destava vivissimo compianto in tutti . I do ed Attore, per consiglio di I lineo e di I ulo, che era tutto in pianto, traggono via a viva forza e, sorreggendola fra le loro braccia, riportano alla sua dimora. I l i nei (tetrasilla- bico per la sinizsi finale) : un capto di grande autorit. l e n e i d e 213 CANTO DECIMO A r g o men t o Si raduna il concilio degli di sullOlimpo, e vi si esprimono opposti pareri : Giove, riuscito vano uri tentativo di accordo fra Giunone e Venere, dichiara di voler dare libero corso ai Fati. AI campo, i Rutuli rinnovano l assalto. Intanto, mentre Enea, stretta alleanza con Tarconte, capo degli Etruschi, fa. ritorno dai suoi, conducendo aiuti di soldati e di navi, le Ninfe-Navi gli annun ciano i pericoli corsi dai Troiani. In vista del campo, alza lo scudo e fa schierare i combattenti. Ne segue una lotta accanita, con l in tervento di Turno, che, eccitato dalla sorella Iuturna, punta l asta contro Pallante, il nobile figlio di Evandro, e l uccide. Ardente dira e di dolore, Enea si getta sui Rutuli in cerca di Turno ; ma gli viene sottratto per uno stratagemma di Giunone. Ecco intanto apparire il feroce Mezenzio, nemico odiato degli Etruschi ; nella lotta rimane ferito ; Lauso, suo figlio, subentra ad alleggerire il padre, ma viene ucciso da Enea. Ritorna nella mischia Mezenzio per vendicare la morte del figlio, ma rimane anchegli vittima di Enea. Anche questo un canto di Marte, e il meno felice di tutti i canti di guerra. Ma anche qui figurano squarci epici di alta poe sia e di potente drammaticit, come nella figurazione di Mezenzio e come negli episodi umanissimi e commoventi di Pallante e di Lauso, che, come fiori gentili, strappati da improvviso tur bine, piegano il capo e muoiono, tra il furore delle armi omicide, invano irrorati dalle lacrime del cielo e del poeta, che non sa stac carsi senza dolore dalle dolci creature della sua fantasia e del suo cuore (A r g en i o ). 214 P. VI RGI L I O MARONE L AUSO UCCI SO DA ENEA (X, 803-832) Lepisodio di Lauso e Mezenzio una delle pi suggestive creazioni virgiliane, e d tono e spicco a questo Canto, per molta parte poetica- mente incolore. Mezenzio figura eschilea, gigantesca, grandiosa ; Lauso, il figliuolo, una delle pi tenere e delicate creature del mondo virgiliano. Luna si illumina e si completa nellaltra; accanto, nello sfondo di entrambe, la figura di Enea, leroe e il pio. La fatale apparizione di Lauso sulla scena provocata dallinevita bile duello tra il padre ed Enea. I due eroi si attendevano, si spiavano. Il primo a sfidare e a lanciare il dardo fu lui, il gigante Mezenzio, che, sprezzante perfino degli di, invoca la sua destra e la sua arma come suo unico dio e si ripromette di offrire a Lauso come trofeo le spoglie rapite al ladrone troiano. Ma il dardo, rimbalzando dallaureo scudo di Enea, colpisce a morte il giovinetto Antre, che cade guardando il cielo e la dolce sua Argo ricordando . Ora la volta di Enea, che, vibrando lasta, perfora lo scudo d Mezenzio, ferendolo allinguine. E gi gli sopra per finirlo con la spada, quando Lauso, in preda a disperato dolore, si getta ,in mezzo e raffrena il colpo del Troiano. Accorrono i compagni delleroico giovinetto, e con clamori e con aste e con dardi tentano di ricacciare il nemico e sottrargli, protetto dal piccolo scudo del figlio, il ferito Mezenzio. Enea si tiene al riparo da quel nembo di guerra, come un aratore o un vian dante da una violenta grandinata. Ma, passato il nembo, rimprovera a Lauso la sua temerit e cosi lo minaccia : Dove corri a morire ed osi al di l delle tue forze? Incautamente tinganna la tua piet filiale. Vor rebbe risparmiarlo ; ma Lauso incalza baldanzosamente. un attimo : la spada di Enea si conficca, profonda, nel petto del giovane, attraver sando le armi leggere e la tunica, che, con fili doro, gli aveva ricamato la mamma . Un gemito mand il figlio di Anchise quando vide trascolo rare il vlto, e, mentre tendeva la destra, come a scongiurare linevitabile, gli corse alla mente limmagine di Ascanio e si senti nel petto tremare il suo affetto di padre. Parole di pianto accompagnano limmatura morte del generoso giovane, che avr, in ricompensa, conservate le armi, di cui egli andava fiero, lonore del sepolcro e la memoria confortatrice dessere caduto per mano del grande Enea. In tutto lepisodio lanima di Virgilio si rivela in s e nella figura del suo pi us A eneas come poche altre volte : nel suo umano turbamento davanti alla morte di un giovane, nella sua piet e commiserazione, fatta di delicatezza e di lacrime, nei suoi gemiti e in quellirrompere del- L ENEI DE 215 Vimmagine del padre e del figlio, in quel richiamare con la veste insan guinata del figlio la dolorosa figura della madre ; tutto un mondo, dove il tono epico sammorza in quello elegiaco, e dentro vi palpitano le pi pure voci dell'arte virgiliana-. Ac velut effusa si quando grandine nimbi praecipitant, omnis campis diffugit arator omnis et agricola et tuta latet arce viator, 805 aut amnis ripis aut alti fornice saxi, dum pluvit in terris, ut possint sole reducto exercere diem : sic obrutus undique telis Aeneas nubem belli, dum detonet omnis, sustinet et Lausum increpitat Lausoque minatur : 810 Quo moriture ruis maioraque viribus audes ? fallit te incautum pietas tua . Nec minus ille exsultat demens : saevae iamque altius irae 803-810. effusa... grandine = coi riversarsi della grandine, rovesciandosi gi la grandine , ablt. modale in cui effusa ha valore di partic. presente. praecipitant : sott. se. omnis : va coi tre sostantivi seguenti. cam pis = e campis. omnis et = et omnis. et tuta... viator = e in un sicuro rifugio gi sta al coperto il viandante ; il paragone di pro porzioni vaste e variato : Enea sab bandona alla strage, pur badando a tenersi ben riparato sotto l ampio scudo : la tempesta atmosferica, nella fantasia di Virgilio, tuttuno colla tempesta di dardi che piovono sul capo troiano dopo il tremendo sfogo. ripis = in ripis, da pensare in pen dio e recettive di esso. fornice = sotto l arcuato riparo . dum plu(v)it = finch dura la pioggia . in terris = per, nellaperta cam pagna , in contrapposto ai luoghi ben riparati. reducto : noi tor nando . exercere diem = svol gere tutto (ex-) il loro cotidiano lavoro . obrtus undique telis = sepolto da ogni parte sotto un nugolo di dardi espressione iperbolica. nu bem belli = quel nembo di giavel lotti ostili . dum detdnet omnis = finch non cessi del tutto (omnis, avverbiale) di tonar quel temporale (nubes, sottinteso, ha qui senso con creto) . sustinet : mirabilmente collocato nel verso che presenta, a rego lare distanza, anche increpitat (= in veisce su ) e minatur. 811-816. moriture : ci aspetteremmo moriturus che ha qui valore intenzio nale : dove vai a morire ; il vo cativo fa sentire di pi la piet di Enea. viribus = delle tue (de boli) forze , ablat. di comparazione. fallit... tua = rendendoti incauto (incautum ha valore prolettico), ti in ganna il tuo vivo amor filiale . Nec minus ille = ma .non certo in misura minore (dopo codeste parole benevole di Enea) quel giovane . exsultat = continua ad agitarsi, ad imbaldanzire nella sua follia (demens), perch non sufficientemente contento di aver salvato suo padre. saevae... irae (plur. forse poetico) = tremendi accessi di collera . altius... sur- 216 P. VI RGI L I O MARONE Dardanio surgunt ductori extremaque Lauso Parcae fila legunt : validum namque exigit ensem 815 per medium Aeneas iuvenem totumque recondit. Transiit et parmam mucro, levia arma minacis, et tunicam, molli mater quam neverat auro, implevitque sinum sanguis ; tum vita per auras concessit maesta ad manis corpusque reliquit. 820 At vero ut voltum vidit morientis et ora, ora modis Anchisides pallentia miris, ingemuit graviter miserans dextramque tetendit et mentem patriae subit pietatis imago. Quid tibi nunc, miserande puer, pro laudibus istis, 825 quid pius Aeneas tanta dabit indole dignum ? gunt = in pi alte ondate si levano , per conservare Pimmagine del mare in tempesta. ductori = nellanimo del capo . extremaque... legunt = le Parche gi raccolgono per Lauso le sue ultime fila di vita . exi git = caccia, spinge . namque = enim. per medium... iuvenem = attraverso il corpo del giovane . recondit = la sprofonda, immerge . 817-820. Transiit = trapass fa cilmente, come indica la collocazione iniziale del verbo, accompagnato da due oggetti legati da polisindeto (et parmam... et tunicam), a dare il senso di unazione simultanea ; la parma era uno scudo rotondo e leggero. lvia arma minacis = troppo deboli armi di difesa (di fronte alla potente spada di Enea) del giovane pur tanto mi naccioso . molli : in contrapposto al duro brando (ensis) di Enea : de stinato alle ornate vesti di una vita pacifica in confronto alle spietate armi della guerra, filato o tessuto (quam neverat : da neo) da tenere mani di mamma per la propria giovane crea tura. sinum : della veste stessa. sanguis : nomin. soggetto posposto. vita : cio l anima. concessit : in transitivo, contrapposto a reliquit tran sitivo, che conclude, allaltro estremo, il verso intero. maesta = coster nata . ad mani s = verso (il regno del) le ombre . 821-824. ora, ora: epanalessi alta mente poetica : un viso di giovane, bello e fresco pur nel pallore della morte. modi s... pal l enti a mi ri s = lineamenti soffusi di un pallore straodinario . ingemui t : da inge- mesco o ingemisco = proruppe in un profondo (graviter) gemito . mi serans = preso da un senso di piet . dextram tetendi t (da tendo) : anche questo un segno istin tivo di soccorso, rivelatore della piet di Enea. mentem, ecc. = e gli venne in mente l affetto per il padre , rappresentato dallamore di L auso per Mezenzio e di Ascanio per Enea. 825-832. Quid ti bi : da unire con dabit. pro laudi bus isti s = per codesta tua azione gloriosa , e in queste parole, come pure in tanta... indole Enea riconosce la grande pietas di L auso per il padre. pi us A eneas : leroe cos accenna a se stesso, in terza persona, come se si sentisse investito dal dovere di premiare, pro prio lui, codesta pietas. tanta... i ndol e = di cos alta nobilt dani- l e n e i d e 217 arma, quibus laetatus, habe tua, teque parentum manibus et cineri, si qua est ea cura, remitto. Hoc tamen infelix miseram solabere mortem : Aeneae magni dextra cadis . Increpat ultro 830 cunctantis socios et terra sublevat ipsum sanguine turpantem comptos de more capillos. no . laetatus : sott. es. habe tua : presuppone ancra nel morto la consapevolezza delle sue azioni ; tua predicativo di arma ; va tenuto pre sente il fatto che la concession di Enea di alto valore : i cadaveri dei nemici venivano solitamente spogliati delle vesti e delle armature. Enea rinuncia a questo suo diritto ed onora, per primo, il giovane caduto. Ancor oggi a soldati o a gruppi di combat tenti che, dopo essersi battuti con estrema bravura, son costretti ad ar rendersi, il vincitore consente lonore delle armi e non procede allaspor tazione e spoliazione di queste. Si noti che anche Turno aveva fatto cos con Pallante, da lui ucciso. patentum... te : sintende, la tua salma intatta e non spogliata di armi e di vesti. parentum = avorum, maiorum tuorum. manibus et cineri : dat. di commodo = per il rogo . si qua... cura = se questa mia (for ma di) sollecitudine vale qualche cosa , di fronte alla morte che ti ha tolto tutto ; ea vale eius rei, huius rei. Hoc : abl. con forte valore prolet- tico. i nfl i x : con tono interiet tivo = tu infelice . A eneae, ecc. la destra del grande Enea quella che ti ha tolto la vita , ma il L atino pi conciso e fa di dextra un abl. strumentale. ul tro = di sua, ini ziativa , opp. inoltre . - socios : sott. Lausi. terra = da terra . ipsum : la salma di L auso. san gui ne, ecc. = che col suo sangue andava insozzando i capelli pettinati alla solita maniera (degli Etruschi) ; lultimo tratto che dipinge e ricorda la bellezza di L auso, pur se accom pagnata da un tcco di orrore (san guine turpantem) ; il Pascoli (Laqui lone) rinnover, da par suo, il parti colare : ti pettin, co bei capelli a onda, / tua madre, adagio, per non farti male . 218 P. VI RGI LI O MARONE LA M ORTE DI M EZENZI O (X, 873-908) Qjiesto episodio narra la fine del tracotante Mezenzio, che, trascinato dai suoi giovani sulla riva del Tevere, dove s' lavate le ferite, ansima affannoso, turbato da un triste presentimento per la sorte del figlio. Chiede insistenti notizie di lui, manda anzi messaggeri a richiamarlo, perch sa che non potr reggere a lungo alla forza di Enea. Sono questi i primi sintomi di un intenerimento paterno, che, pur senza incidere affatto sul suo temperamento fiero e sulla sua spavalda ed orgogliosa tracotanza, vanno approfondendosi in un dramma interiore, dove cozzano sentimenti umani, rapimenti di vendetta, brividi di disperazione. E, quando al gigante ferito viene recata dai compagni in pianto la salma del figlio, ogni altro sentimento cade, per dar luogo ad una profonda commozione paterna, che si effonde in un gesto e in un grido di disperato dolore : si brutta di pol vere i bianchi capelli, e, tese le mani al cielo, si getta angosciato sul cada vere del figlio, pronunciando parole, che hanno sapore di confessione, di pentimento e di redenzione. Non solo si rimprovera d'essere stato lu, il padre, causa della rovina del figlio e di vivere ora per la sua morte (morte tua vivens), ma si accusa, pentito, di averne macchiato il nome e gli chiede perdono di averlo defraudato del regno, da cui venne cac ciato per la sua trista vita a furore di popolo : quella vita, che'ora intende offrire a lui in riconoscimento delle proprie colpe. Sono, queste, parole di chi sente ormai in odio la luce e il peso della squallida solitudine, che lo circonda. Non gli rimane che un unico affetto, quello di Rebo, il cavallo delle sue confidenze e delle sue vittorie : con esso vuole affrontare di nuovo il nemico, per vendicare con lui il figlio, ritor nare con lui vincitore o con lui finalmente cadere. Ed eccolo sul cavallo, con le mani cariche di dardi e con il cuore di nuovo ardente di orgoglio, d'insania e di disprezzo. gi li, dove pi ferve la mischia; chiama per tre volte a gran voce Enea, e, dopo avergli gridato un ingiurioso saevissime, o crudelissimo , quasi a smascherare la sua proverbiale pitas, gli gira attorno col cavallo, tempestandolo d dardi. Enea si difende dapprima come pu, ma poi, stanco ed attediato dal baldan zoso atteggiamento del tiranno, vibra fortemente l'asta fra le tempie del cavallo, che sbalza Mezenzio di sella e gli cade ruinosamente addosso. la fine. Il gigante nulla chiede per s, se non d'essere sottratto all'ira dei suoi e di venire collocato nel sepolcro accanto all'unico suo vero affetto, il figlio: et me consortem nati concede sepulcro (v. 906). l e n e i d e 219 Atque hic Aenean magna ter voce vocavit. Aeneas adgnovit enim laetusque precatur : Sic pater ille deum faciat, sic altus Apollo, 875 incipias conferre manum . Tantum effatus et infesta subit obvius hasta. Ille autem : Quid me erepto, saevissime, nato terres ? haec via sola fuit, qua perdere posses. Nec mortem horremus nec divom parcimus ulli ; 880 desine, nam venio moriturus et haec tibi porto dona prius . Dixit telumque intorsit in hostem ; inde aliud super atque aliud figitque volatque ingenti gyro, sed sustinet aureus umbo. Ter circum adstantem laevos equitavit in orbes 885 tela manu iaciens, ter secum Troius heros immanem aerato circumfert tegmine silvam. Inde ubi tot traxisse moras, tot spicula taedet 873-877. hic : pu essere di tempo, ma anche di luogo. voce vocavit : nellallitterazione fatto sentire il grido poderoso e triplice (ter = per tre volte ). enim : confermativo = benissimo . laetus : di potersi disfare di tal nemico. Sic : per alcuni va con ut sottinteso = come tu volevi che combattessimo insieme . ille = il gran . deum = deorum. altus = potente, eccelso come il sole, quando al sommo del cielo. incipias : pu stare, paratat- ticamente, con fa c i a t precedente = faccia s che tu ingaggi la lotta da me tanto attesa. - Tantum effa tus : sott. est = solo questo egli disse . subit obvius = gli si getta contro . 878-884. Ille s Mezenzio aveva ascol tato la preghiera di Enea, ed ora pa lesa la propria empiet. Quid : avverbiale = a che scopo . erep- to... nato = ora che mi hai strap pato il figlio ; perci chiama il pius Enea saevissime. haec... posses = codesta era l unica via per potermi infliggere la morte . parcimus = risparmio nel mio senso di di sprezzo. desine = basta colle parole ! ; passiamo ai fatti. haec... dona : allude ai giavellotti che scaglia su Enea con entrambe le mani. intorsit = vibr, scagli . inde, ecc.: aliud sottintende telum, super = insuper ; figitque volatque vale figit volans = scaglia mentre galoppa a volo intorno ad Enea. - ingenti gyro = con ampio giro , per col pire Enea in pi parti. sustinet = regge benissimo . umbo : cio lo scudo di Enea, soprattutto perch opera di Vulcano. 885-891. adstantem : Enea che gli stava di fronte, ritto . laevos... in orbes = con giri verso sinistra , cio per trovarsi di fronte alla destra di Enea, esposta ai colpi. secum, ecc. = seco... reca intorno, sotto il suo bronzeo riparo, la selva immensa dei dardi di Mezenzio. ubi tot... moras (come tot spicula... vellere, soggetto dellimpersonale taedet sott. Aeneam) quando Enea prov fa stidio di protrarre cos a lungo gli indugi, e di continuare a strappar 220 P. VI RGI L I O MARONE vellere et urguetur pugna congressus iniqua, multa movens animo iam tandem erumpit et inter 890 bellatoris equi cava tempora conlcit hastam. Tollit se arrectum quadrupes et calcibus auras verberat effusumque equitem super ipse secutus implicat eiectoque incumbit cernuus armo. Clamore incendunt caelum Troesque Latinique, 895 advolat Aeneas vaginaque eripit ensem et super haec : Ubi nunc Mezentius acer et illa effera vis animi ? Contra Tyrrhenus, ut auras suspiciens hausit caelum mentemque recepit : Hostis amare, quid increpitas mortemque minaris ? 900 nullum in caede nefas, nec sic ad proelia veni, nec tecum meus haec pepigit mihi foedera Lausus. Unum hoc, per si qua est victis venia hostibus, oro : corpus humo patiare tegi. Scio acerba meorum tante frecce (dallo scudo) . et urguetur, ecc. = e sente tutto il peso di dover misurarsi in una lotta m pari . multa movens animo = cercando ogni via, modo per con cludere la lotta. erumpit = effet tua il suo balzo improvviso . bellatoris, ecc. : nel primo spondeo lo sforzo del gesto, e nei seguenti dattili la rapidit dellasta gettata (P ascol i ). 892-894. Tollit se arrectum (da arrig) sinalbera . calcibus = di zampate con gli arti anteriori. effusumque... secutus = e, per di pi, esso stesso piomba tosto addosso (secutus) al cavaliere gi caduto e for ma un groviglio unico con esso. eiecto... armo : abl. assoluto = slo gatasi una spalla , ricade sul padrone (Mezenzio) con la testa in avanti (cernuus). 895-899. incendunt = infiamma no . eripit : le- spiega l abl. pre cedente. super haec = insper dicit haec. Ubi = dov (andato a fini re) . acer = cos aspro, minac cioso . effera vis animi = fieris simo ardire . ---- Tyrrhenus : cio Mezenzio, etrusco. auras, ecc.: qual cuno intende : ut suspiciens caelum hausit auras ( = tir il respiro) ; altri invece : ut suspiciens auras (= caelum),, hausit (oculis) caelum ( = mir la volta celeste ), prima di morire. men- temque recepi t = dopo essere tor nato in s . 900-906. Hostis amare = o ama ro nemico . increpitas = vai sbraitando spavaldamente. in caede = nel tentativo di uccidere un nemico come me ; va riferito ad Enea. sic = con tale convin cimento . nec tecum, ecc. = n il mio Lauso strinse con te, a mio vantaggio, un simile (haec) patto , cio che io fossi risparmiato. per si, ecc. = in nome di quella anche piccola bont che nel cuore dei nemici pu ancra albergare verso i vinti ; si qua est... venia = per eam parvam veniam quae... corpus : sott. meum. patiare = deh ! lascia . cir cumstare (sott. me) = mi serra dogni L ENEI DE 221 circumstare odia : hunc, oro, defende furorem 905 et me consortem nati concede sepulcro . Haec loquitur iuguloque haut inscius accipit ensem undantique animam defundit in arma cruore. parte . hunc = horum. defen de = tieni lontano da me. et me, ecc. : ordina : et concede me (esse) in sepulcro consortem nati mei ; poe tico luso di concede con linfinito, anzich ut sim consors... I l rigido Mezenzio diviene umanissimo e si redime nella morte con lamore. 907-908. haut inscius : era ad essa preparato. accipit ensem : del linguaggio gladiatorio. undanti, ecc. = e, fra il gorgogliare dei fiotti di sangue tra le armi, esala (disperde) il soffio della vita (lanima) . 222 P. VI RGI L I O MARONE CANTO UNDICESIMO A r g o men t o Offerto a Marte un trofeo con le spoglie di Mezenzio, Enea accompagna in mesto corteo al re Evandro la salma di Pallante, che tutti i presenti amaramente compiangono. Viene concessa ora una tregua per la sepoltura dei caduti di entrambi gli eserciti. Vnulo, tornando dalla citt di Diomede, comunica ai Rutuli notizie negative sullarrivo di altri rinforzi. Il re Latino, in una pubblica assemblea, propone trattative di pace : Drance inveisce contro Turno, autore del conflitto ; Turno ribatte con foga, dichiarandosi pronto a venire a singoiar tenzone con Enea, per decidere in tal modo le sorti della guerra. Alla notizia che Laurento in pericolo, Turno accorre, assieme con Camilla e Messpo, comandanti della cavalleria, e provvede a tendere uninsidia ai Troiani. Nello scontro di cavalleria, Camilla cade sotto il colpo di Arrunte, ma presto vendicata dalla ninfa Opi, che ferisce a morte l uccisore della compianta Camilla.- Udita la triste notizia, Turno scende in campo aperto, mentre Enea si prepara con i suoi allultima battaglia. In questo canto il tono poetico si risolleva, riacquista movi mento e drammaticit epica, freschezza di fantasia, liricit di sen timento ; su tutto un senso di profonda, commossa umanit, che piange sul cadavere di Pallante e sulla morte della vergine Camilla, che prega con Mtabo ed Arrunte, che inorridisce delle efferatezze e delle tracotanze dei violenti, che si china sullinfe licit dei deboli e dei vinti. Anche il verso par modulato su corda pi intima. SI A RESO ONORE AI CADUTI ! (X I , 22-28) Laurora sorge a illuminare la piana di Laurento, discoprendo il maca bro spettacolo dei due campi, rigurgitanti di cadaveri caduti durante la carneficina della notte. Enea, bench profondamente turbato per la morte di Pallante, rende grazie agli di della vittoria conseguita, dedica a Marte il trofeo delle armi di Mezenzio, ed esorta i suoi a bene sperare nella l e n e i d e 223 imminente ripresa della lotta. Ma intanto ordina di seppellire i morti e di rendere onore ai caduti, che quella vittoria suggellarono con il loro sangue generoso : Affidiamo alla terra gli insepolti corpi dei compagni, unico onore che resti nel profondo Acheronte. Ors, dunque, le nobili anime, che col loro sangue ci han procurato questa patria, onorate coi doni supremi, e, primo fra tutti, sia mandato alla mesta citt di Evan dro Fallante, che, di valore non privo, un nero giorno rapi e immerse anzi tempo nel buio (vv. 22-28). Interea socios inhumataque corpora terrae mandemus, qui solus honos Acheronte sub imost. Ite , ait, egregias animas, quae sanguine nobis hanc patriam peperere suo, decorate supremis 25 muneribus maestamque Euandri primus ad urbem mittatur Pallas, quem non virtutis egentem abstulit atra dies et funere mersit acerbo . 22-28. I nterea : in attesa di ripren dere, fra breve, il combattimento. soci os i nhumat& que corpora = le salme dei compagni finora rimasti insepolti . mandemus : la terra, gran madre di tutti, custodir come un tesoro codeste salme ad essa affi date. qui solus, ecc. = onore que sto, che lunico riservato a chi sta laggi, presso l Acheronte . I te : Enea parla ai compagni, o anche ai capi loro. egregi as ani mas = le ombre senza pari di coloro che : il culto e la rimembranza dei Caduti per grandi ideali trovano gi qui le espressioni pi sublimi ed augu ste nella loro semplicit ; esse invi tano i sopravvissuti a ricordare, ad ammirare, a commuoversi intimamente, davanti al sacrificio supremo. san gui ne... suo = a prezzo della loro vita. hanc patri am = questa ter ra (come nostra nuova) patria. peperre = ci procurarono (propr. partorirono, da parlo)-, nessun dono pi augusto di quello della madre che d una creatura (parere) ; nessun sa crificio pi grande di quello di chi, morendo, genera o difende o rassicura una patria : dal sangue versato sboccia una vita, una realt immateriale. supremis muneribus : allude al fune rale. primus : predicativo di mit tatur. quem : oggetto di entrambi i verbi seguenti. non virtutis egen tem = tuttaltro che scarso di va lore . abstulit, ecc. = strapp via (a noi) il giorno tenebroso (della morte), inghiottendolo con una morte prematura ; verso che esprime sia lineluttabilit della morte sia latro cit della fine immatura di una gio vane vita, bella, aitante, generosa ; sentiamo in mersit lo sprofondamento e lannullamento, in acerbo la tragedia delle giovani vite troncate nel fiore e nella bellezza degli anni : linguag gio di sublime altezza e di commossa piet; cosi lo sent il Carducci. 224 P. VI RGI L I O MARONE PAL L ANTE, DEPOSTO SUL FERETRO, RI CEV E L UL TI M O A DDI O DI ENEA (X I , 29-99) Il brano appartiene allampia descrizione dei funerali di Pallante, ese guiti con tutta la pompa del cerimoniale romano, che si usava al tempo d Virgilio. L'eroe accompagnato dalla commiserazione e dal compianto di tutti, segnatamente dalle lacrime di Enea, che ne tesse l'elogio funebre, acco rato di dover ricondurre all'infelice Evandro non il figlio vincitore, ma le sue spoglie mortali. Mille guerrieri faranno scorta d'onore al cadavere del primo eroe di Roma , fino a Pallanto. Il corpo di Pollante viene intanto adagiato su un alto feretro, intessuto d virgulti e di fronde, sim boli della giovinezza recisa : . anche morto era bello, simile ad un fiore di delicata viola o di pallido giacinto, che non ha pi il suo splendore n ha perso ancora la propria bellezza, ma pi non lo alimenta la terra madre, n pi gli dona i succhi vitali . Con una delle due vesti, ricamate d'oro, dono caro di Didone, Enea ammanta il feretro, intorno al quale viene ammucchiata molta preda bellica. Si snoda il corteo funebre : seguono le spoglie un gruppo di prigionieri, destinati ad essere immolati sul rogo d Pallante, trofei strap pati al nemico, l'infelice vecchio Acete, nonch il cavallo Etone, che piange anch'esso la morte del suo padroncino ; vengono poi tutti gli altri com battenti troiani e i loro alleati. Dopo un lungo tratto, il corteo si arresta, e, tra il pi profondo silenzio. Enea pronuncia lestremo saluto : Noi di qui ad altre lacrime chiama lorrendo destino della guerra : io ti saluto per sempre, o grande Pallante, e per sempre ti do il mio addio . In questo episodio tutto commovente e lutto ritmato sulla pi deli cata sensibilit del poeta, che si effonde in accenti lirici, i quali dnno luce perfino al pianto del cavallo, accanto alla stupenda similitudine della delicata viola e del pallido giacinto. l'anima di Virgilio, che piange, freme, si ribella e prega dinanzi al mistero della morte in genere, ma soprattutto dinanzi a quello delle giovinezze violentemente stroncate. E qui la poesia diventa inno e celebrazione, meditazione e pianto. l e n e i d e 225 Sic ait inlacrimans recipitque ad limina gressum, corpus ubi exanimi positum Pallantis Acoetes 30 servabat senior, qui Parrhasio Euandro armiger ante fuit, sed non felicibus aeque tum comes auspiciis caro datus ibat alumno. Circum omnis famulumque manus Troianaque turba et maestum Iliades crinem de more solutae. 35 Ut vero Aeneas foribus sese intulit altis, ingentem gemitum tunsis ad sidera tollunt pectoribus maestoque immugit regia luctu. Xpse caput nivei fultum Pallantis et ora ut vidit levique patens in pectore volnus 40 cuspidis Ausoniae, lacrimis ita fatur obortis : 29-35. ait : Enea. recipitque..' gressum = volge di ritorno i suoi passi verso la sua dimora {ad limina, sintende sua) : siamo nella tenda del capo militare supremo, in cui si fa la veglia funebre, di fronte ed in torno alla salma di Pallante. po- siMm s sopra la bara. Acoetes : vecchio scudiero a cui Evandro aveva affidato i n custodia il figlio Pallante. servabat : dice custodia ed anche fu nebre veglia. senior : segna il con trasto tra il vecchio sopravvissuto e il giovane eroe stroncato. Euandro : il nome proprio preceduto da uno iato in quinta sede; detto Parrhasio da Parrhasia, citt dellArcadia o da Par- rasi o/ nome del monte pi noto della regione. ante (= antea) : durante gli anni giovanili di Acte e di Evandro. aeque ; sott. ac fuerat prius Euandro. datus : sintende, da Evandro. ibat : non lo stesso di eroi, perch con tiene l immagine : moveva , perci viveva . alumno : si traduca cos tutta lespressione = assegnato allora (dal padre) come compagno al caro suo allievo (darmi, alumno), ma con auspicii non allo stesso modo for tunati , come invece era gi avve nuto per Evandro. Circum : sin tende, corpus {mortuum) Pallantis. famulum = famulorum. manus = la schiera , compatta ed unita, a differenza di Troiana... turba = una folla disordinata di Troiani . maestum... crinem... sol utae = coi capelli sciolti a lutto ; l accus. di relaz., con solutae che qui partic. passivo, o meglio mediale. 36-41. Ut s ha valore temporale. f ori bus al ti s : dat. poetico con sese inferre ; altis indica laltezza dellaper tura della tenda pi importante di tutto il campo : quella di Enea. tunsi s... pectori bus : vale o dai petti percossi in segno di lutto, o dopo essersi battuto il petto , come abl. assoluto. i mmugi t = lugubrmen te risuona , come cupo muggito bo vino. regi a = la tenda del co mandante . I pse : Enea. f ul tum = appoggiato ad un cuscino ; opp. sorretto da uno scudo (part. pass, da fulcio). ora : va con nivei il cereo vlto . l evi = delicato , giovanile . patens = aperta, ed anche visibilissima . cuspi di s A usoni ae (genit, soggettivo) = infer ta dalla lancia ausonia , cio italica di Turno ; cuspis propriamente la punta della lancia. l acri mi s... oborti s = mentre le lacrime gli fa cevano velo {ob-) agli occhi , quindi colle lacrime agli occhi . 15 226 P. VERGILIO MARONE Tene inquit, miserande puer, cum laeta veniret, invidit Fortuna mihi, ne regna videres nostra neque ad sedes victor veherere paternas ? non haec Euandro de te promissa parenti 45 discedens dederam, cum me complexus euntem mitteret in magnum imperium metuensque moneret acris esse viros, cum dura proelia gente. Et nunc ille quidem spe multum captus inani fors et vota facit cumulatque altaria donis : 50 nos iuvenem exanimum et nil iam caelestibus ullis debentem vano maesti comitamur honore. Infelix, nati funus crudele videbis ! 42-48. T ene, ecc.: inizia 1interro- gazione-deplorazione = te, dunque, e dipende da invidit, anticamente tran sitivo anche colla persona = ha tolto a me ; gli antichi credevano allinvidia degli di, nel caso nostro della Fortuna. cum l aeta veni ret = quando lieta stava giungendo a portarci la no tizia della vittoria. ne... vi deres impedendoti di vedere . regna... nostra = il dominio da me affer mato , collaiuto vostro, sullI talia. - ad sedes... paternas : allude a Pal lanteo. neque = neve. vehe rere = vehereris : sul cocchio, come un trionfatore (victor). de te = riguardo a te . di scdens = al momento del commiato . dede ram = avevo fatto ; ma in dede ram c l idea di un dono prezioso, e quanto mai volontario, voluto la sciare allospite degnissimo. eun tem = nel congedarsi affettuosamen te da me, diretto (euntem) alla con quista di un grande dominio . mi t teret = dimitteret. metuens = con aria preoccupata, Evandro. acrs = bellicosi, guerrieri. proel i a: sott. fare ; sia viros sia gente alludono agli I talici. 49-58. i l l e : Evandro. mul tum captus = gravemente ingannato, il luso . fors = fortasse, o meglio. forte ; si riallaccia esso pure con cap tus. et... -que : polisindeto, in cui si assomma l ansiosa passione del vecchio re e padre, accentuata dallor dine chiastico. altari a doni s : noi traduciamo come se fosse dona super altaria (deorum). n o s : espresso per la necessaria antitesi al precedente ille. nil... debentem = di nulla pi debitore ad alcun nume celeste ; in quanto morto, sono cessati i suoi doveri verso gli di, e le sue sacre e doverose offerte ai medesimi. vano : in quanto n Pallante pu tornar vivo, n il padre pu essere consolato. honore : allude al corteo funebre. Inflix : Enea si rivolge ad Evandro, come se lo avesse dinanzi a s. nati = della creatura tua , tu, gi vecchio. funus : allude so prattutto alla sepoltura e allo stra ziante (crudele) compianto. cosi che il parlare di Enea si fa ora sempre pi doloroso e concitato. L apstrofe ad Evandro, le esclamazioni, le interro gazioni senza risposte, sono mezzi espressivi della pi alta disperazione ; alla fine viene l elogio indiretto del giovane guerriero Pallante (55-58). Nota insistente qui sempre il rim pianto (hi, haec fides, aspicies, pater, ei mihi, tu. Iute), per s, per Evandro, per I ulo stesso. videbi s = dovrai l e n e i b e 227 hi nostri reditus exspectatique triumphi ? haec mea magna fides ? at non, Euandre, pudendis 55 volneribus pulsum aspicies nec sospite dirum optabis nato funus pater. Ei mihi, quantum praesidium Ausonia et quantum tu perdis, Iule ! . Haec ubi deflevit, tolli miserabile corpus imperat et toto lectos ex agmine mittit 60 mille viros, qui supremum comitentur honorem intersintque patris lacrimis, solacia luctus exigua ingentis, misero sed debita patri. Haut segnes alii crates et molle feretrum arbuteis texunt virgis et vimine querno 65 exstructosque toros obtentu frondis inumbrant. Hic iuvenem agresti sublimem stramine ponunt, qualem virgineo demessum pollice florem vedere coi tuoi occhi. h i : sott. sunt. reditus... triumphi nel plu rale espresso il vagheggiato ritorno trionfale sia di Enea che di Pallante. - exspectati... triumphi = questo il trionfo che di noi ti aspettavi ? . haec : sott. est. mea magna fi d e s = il solenne impegno preso da me , sulla vita di Pallante. pudendis volneribus = da, con vergognose fe ri te ricevute fuggendo ; si noti che anticamente pudeo era personale e tran sitivo, come torn ad essere nel L atino tardo. pulsum = ricacciato, fatto fuggire , nec sospite... pater = n, proprio tu, il genitore, taugu rerai una morte anche crudele, essen dosi salvato il figlio a prezzo del suo onore ; si noti la forte contrappo sizione fra nato e pater. Ausonia : lI tali a ; vocativo, con perdis che vien dopo. perdis : la perdita duratura, perci il presente. 59-63. Haec ubi deflevit = ap pena che tra il pianto ebbe pronun ciato codeste parole . misera bil e = miserandum. imprat : pu stare collaccus. e l infinito passivo come qui. lectos : va con viros. agmine = exercitu. qui... hono rem = che siano di scorta alle estre me onoranze , cio al funerale. int&rsint... patris lacrimis sian presenti al (com)pianto del padre . solacia, ecc. (apposizione dellintera frase precedente) = a inadeguato, ma pur doveroso conforto dun immenso lutto . misero sed debita = sed debita misero. 64-66. Haut segnes = con tut- taltro che pigra manovra . crates et mol le fertrum = una barella ap prestano soffice, intessuta di fronde d corbezzoli (arbutHs texunt virgis) e di ramoscelli di quercia (vimine querno) : il che simboleggiava la gloria dovuta alleroe. exstructosque... inum brant = e linnalzata barella (toros plur. poetico, accennante al feretro) ricoprono di un velame di foglie . obtentu da obtendo, sostantivo verbale. 67-71. Hic : avverbio di luogo. iuvenem : cio la salma di Pallante. agresti... ponunt adagiano alto so pra un (cio sopra un alto ) gia ciglio fatto di fogliame agreste . qualem = talem, qualis est flos. Vir gilio, in una serie di notazioni visive, trasfigura la scena tristissima, ind- 228 P. VI RGI L I O MARONE seu mollis violae seu languentis hyacinthi, cui neque fulgor adhuc necdum sua forma recessit : 70 non iam mater alit tellus virisque ministrat. Tum geminas vestes auroque ostroque rigentis extulit Aeneas, quas illi laeta laborum ipsa suis quondam manibus Sidonia Dido fecerat et tenui telas discreverat auro. 75 Harum unam iuveni supremum maestus honorem induit arsurasque comas obnubit amictu multaque praeterea Laurentis praemia pugnae aggerat et longo praedam iubet ordine duci ; addit equos et tela, quibus spoliaverat hostem. 80 Vinxerat et post terga manus, quos mitteret umbris giando nella similitudine del fiore, re ciso s, ma ancra bello e profumato : sono quattro versi che hanno in s una soavit di ritmo veramente arcana, entro cui avvolta limmagine, con la quale" gi Omero e Saffo avevano rap presentato un guerriero che muore. Si militudini come questa sono il linguag gio stesso di Virgilio ; nel libro ve ne sono altre otto (M aurano). virgi neo, ecc. = spiccato dal pollice, dal l unghia di una fanciulla (cio senza che ne venga sciupata la fresca e pro fumata bellezza). seu, ecc.: i geni tivi dipingono e, specificano il fiore. I l verso ha prosodia speciale in lan guentis ed tutto intessuto di suoni molli e delicati ; il languentis sar pre cisato meglio da tutto il verso suc cessivo. cui , ecc. = che non ancra ha perduto il suo vivo colore e nem meno la bellezza sua caratteristica . non iam = non pi . vi risque = e i succhi vitali . 72-80. geminas = due , ma an che uguali, come usava spesso coi doni ; le vestes sono drappi o co perte . auroque... rigentis = ru vide , cio ricamate in oro e por pora . extlit = fece portar fuo ri dalla tenda. i l l i : per Enea. laeta labdrum = lieta dei suoi affan ni damore ; il genit, di relazione ed di uso poetico ; secondo altri un genit, causale. ipsa = di sua iniziativa , opp. lei stessa . Sidonia : Didone era propriamente na tiva della citt di Tiro, colonia d Sidone. et tenui ... auro = quarum telas (= il cui tessuto ) discreverat (da discerno) auro (= aveva trapunto, ricamato in fili doro ) ; discreverat vale quasi distinxerat : il ricamo fa ri saltare il motivo sulla tela. unam = una sola di queste vesti {Harum) ; di queste parole spiegazione esplicita supremum honorem. arsuras = de stinate a bruciare ' sul rogo. ob- nbit amictu = avvolge come entro un velo . praedam = oggetti predati nella ; Laurentis aggettivo e vale combattuta sotto, contro L aurento . longo... ordine = in lunga fila . spoliaverat : sogg. Pallas, opp. Enea ( ambigue po situm est osserva Servio). 81-88. quos = eorum (captivorum), quos. mitteret umbris inferias = Evandro doveva sacrificare come offerta alle ombre dei morti, o me- l e n e i d e 229 inferias, caeso sparsurus sanguine flammas, indutosque iubet truncos hostilibus armis ipsos ferre duces inimicaque nomina figi. Ducitur infelix aevo confectus Acoetes, 85 pectora nunc foedans pugnis, nunc unguibus ora : sternitur et toto proiectus corpore terrae ; ducunt et Rutulo perfusos sanguine currus. Post bellator ecus positis insignibus Aethon it lacrimans guttisque umectat grandibus ora. 90 Hastam alii galeamque ferunt, nam cetera Turnus victor habet ; tum maesta phalanx Teucrique secuntur Tyrrhenique omnes et versis Arcads armis. Postquam omnis longe comitum praecesserat ordo, substitit Aeneas gemituque haec addidit alto : 95 glio ai mani di Pallante ; mitteret ha valore finale. sparsurus = quando si sarebbe accinto a spar gere . sangui ne : con caeso vale col sangue degli uccisi . indu tosque ecc. = e d ordine che i capi (dellesercito) in persona portino i trofei (propriamente i tronchi dalbero, ri vestiti a mo di trofei, di ) ricoperti delle armi strappate (da Pallante) ai nemici e che i nomi di essi vi siano inscritti . Ducitur = vien con dotto fuori e poi sorretto ; con senso mediale, invece, vale : Si trascina fuori . aevo = aetate, che va con confectus ( = spossato ). pectora : il plurale poetico, come va detto per il successivo ora. foedans = coprendo di sangue . sternitur et = e stramazza ; va con terrae = i n terram. proiectus = lungo di steso . ducunt : sogg. sono gli appositi incaricati. curtus : plur. poetico se il carro da guerra solo quello di Pallante. Rutulo : Turno, re dei Rutuli. 89-93. Post (avverbio) = dietro . bellator ecus (= equus) : anche il cavallo da guerra di Pallante piange il morto eroe. positis insignibus = privato delle fulgide sue flere, bar dature , in segno di lutto ; positis vale depositis. Aethon : dal greco : l Ardente , pi per il colore del mantello che per la foga della corsa. guttis... umectat... ora = bagna le froge {ora) di grosse stille , che son le nostre lacrime umane ; come Rebo, il cavallo di Mezenzio, all a notizia che stato ucciso il figlio del re stesso. L auso ; non solo le cose hanno lacrime, in Virgilio, ma anche gli animali, che pi partecipano della vita stessa dei padroni. Hastam... galeamque : di Pallante. cetera r lo scudo e, certamente, il blteo. - habet = possiede di fatto, ha nelle sue mani . maesta pha lanx = in mesta schiera : l ap posizione anticipata dei tre nomi pro pri che seguono, indicanti i tre po poli. versis... armis = colle armi rivolte verso il basso , in segno di lutto. 94-99. longe... praecesserat = si era portata per lungo tratto distante dal campo. ordo : proprio il corteo , in quanto procede in lunga ed ordinata fila. substitit = si ferm dun tratto . addidit : a quanto gi aveva detto nella sua tenda. 230 P. VI RGI L I O MARONE Nos alias hinc ad lacrimas eadem horrida belli fata vocant : salve aeternum mihi, maxime Palla, aetemumque vale . Nec plura effatus ad altos tendebat muros gressumque in castra ferebat. presente l a , salma di Pallante. al to = profondo . edem = medesimi , che gi spensero Pal l ante ; una considerazione pessimi stica suggerita ad Enea dalla presente situazione. horri da = orrendi ; i n ogni caso, per il pius Aeneas ; ad al tro compianto gli stessi orrendi destini della guerra ci chiamano . sal ve : l estremo saluto usuale per i de funti ; si noti la semplicit e brevit di esso. aeternum = per sem pre . Pall a : forma di vocativo greco. mi hi = da parte mia ; un dat. etico. altos... muros : del campo troiano ; moenia sono solita mente le mura della citt. ferebat : fa rima con tendebat e con esso incor nicia il verso e conclude lepisodio delladdio di Enea a Pallante. l e n e i d e 231 I L PI A NTO DI EVANDRO SOPRA L A SALMA DI PA L L A NTE (X I , 139-181) I l corteo f u n e b r e d i P o ll a n te giunge s u l P a l a t i n o , dove g i l a F a m a h a d if fusa l a f e r a l e n o ti z i a , f a c e n d o r i v e r s a r e dalle case g l i A r c a d i tu t ti , che s i recano proces sionalmente incontro a l f e r e t r o . U n g r i d o , un p i a n t o solo ; ma p i amaro e prof ondo d i t u t t i quello d e l vecchio p a d r e , che, f a t t o s i largo t r a l a f o l l a , cade d un colpo s u l cadavere d e l f i g l i o , e, dopo un p r i m o sfogo d i lacr im e, s i abbandona a d un tenero, doglioso lamento, nel quale i l p o e ta ha raccolto accenti s u b l im i d i p o e s i a . tutto un p e r d e r s i d i un p a d r e nei r i c o r d i d e l p a s s a t o , un r i vedere l a b a ld a g i o v i n e z z a del f i g li o a p e r t a alle p i si cure conquiste, l a sua sor ridente bellezza, le sue virt, i suoi sogni, le sue sper a n z e . Lo attendeva vincitore cosi g i lo dicevano i p r i m i eventi ; invece, eccolo muto e f r e d d o cadavere. Oh ! avesse potuto l u i f a r dono della p r o p r i a stanca v i t a p e r la sua fiorente g i o v i n e z z a ! Fortunata l a mamma, che non ebbe almeno i l dolore d i a s s is t e r e a questa tremenda s ci agura ! N o n questo g l i a v e v a prom esso lo stesso E nea. Vadano ora i T r o i a n i a d annunciare a l loro duce amico che egli v i v r solo p e r veder vendicata l a morte del f i g l i o , a l quale e g l i stesso recher p r e s t o l a consolante novella laggi, nel regno d e i m o r ti. Et iam Fama volans, tanti praenuntia luctus, Euandrum Euandrique domos et moenia replet, 140 quae modo victorem Latio Pallanta ferebat. Arcades ad portas ruere et de more vetusto funereas rapuere faces ; lucet via longo 139-147. Fama : al solito, perso nificata. tanti ... luctus : genit, oggettivo. Euandrum = lanimo di Evandro . quae modo = quella (stessa) che poco prima . A rcds : misurazione prosodica greca. rure= eccoli precipitarsi ; infinito descrit tivo. de more vetusto = se condo il costume antico . Virgilio poeta archeologo, specialmente nella seconda parte del poema : Varrone infatti ci fa sapere che era costume tradizionale quello di andare incon tro alla salma dun giovane caduto riportato in citt ; chi accendeva in tal caso le fiaccole di cera davanti al feretro e lo accompagnava al luogo della sepoltura eran soprattutto i li berti e gli amici del padre ; le donne restavano in citt : ai Troiani vanno ora incontro gli rcadi. funereas : in quanto usate per l accompagna mento dun morto (anticamente, di notte). rapure = gi hanno af- 232 P. VI RGI L I O MARONE ordine flammarum et late discriminat agros ; contra turba Phrygum veniens plangentia iungunt agmina. Quae postquam matres succedere tectis viderunt, maestam incendunt clamoribus urbem. At non Euandrum potis est vis ulla tenere, sed venit in medios ; feretro Pallanta reposto procubuit super atque haeret lacrimansque gemensque, et via vix tandem voci laxata dolorest : Non haec, o Palla, dederas promissa parenti, cautius ut saevo velles te credere Marti : haut ignarus eram, quantum nova gloria in armis et praedulce decus primo certamine posset. Primitiae iu venis miserae bellique propinqui dura rudimenta et nulli exaudita deorum vota precesque meae ! tuque, o sanctissima coniunx, felix morte tua neque in hunc servata dolorem ! contra ego vivendo vici mea fata, superstes 145 150 155 160 ferrato . longo ordine flamma rum = per la lunga fila delle fiaccole accese. discriminat 3 g r o s = ren de distinti e visibili i campi . con tra : va con veniens: dal l altra parte, o meglio incontro . Phrygum = Troicorum. plangentia iungunt agmina = uniscono le schiere intente a battersi il petto , in segno di lutto. Quae : cio agmina. matres : le donne di Pallanto. succedere tectis = avvicinarsi alle case della citt . incendunt = sconvol gono . 148-155. poti s est = potest. ulla : con non vale nessuna... al mondo. tenre = trattenere . in me dios (sott. homines) = in mezzo alla folla . feretro... reposto : ablat. assoluto ; reposto sta per reposito. procubuit = sabbatt . super : va con procubuit. haeret = inhae ret, con passione, perdutamente, a lungo. via vix... voci = vix via... voci ; in tutto il lungo lamento di Evan dro risuonano accenti di toccante tene rezza e di fiero orgoglio per la morte eroica ; ma il vecchio re esprime an che pi nobili e dignitosi accenti d, consapevole ardimento ed eroismo! conformemente al suo stesso carat tere. N o n haec, ecc. = o Pal lante, non certo al genitore tuo pro messe di tal sorta avevi tu dato, di volerti con una certa cautela esporre a Marte crudele . Palla forma di vocativo greco. haut ignarus eram = dovevo ben sapere . nova gloria = la gloria delle prime gesta. praedul ce = graditissimo . decus = desiderio di onore . posset : potere avesse su di te. 156-161. Pri mi ti ae... mi serae = o prime prove di giovanile eroismo ben funeste . propi nqui = com battuta qui presso , opp. per dei vicini . dura rudi menta = o ben dure iniziazioni a . nul l i : dat. di agente, che va col genit, partitivo deorum. sanctissima = di santa memoria : Evandro era rimasto ve dovo di lei ; non ne sappiamo il nome e non ne intravvediamo la concreta figura. morte tua ! per esser tu morta . vici mea fata = ho oltrepassato le leggi naturali , per cui l e n e i d e 233 restarem ut genitor. Troum socia arma secutum obruerent Rutuli telis ! animam ipse dedissem atque haec pompa domum me, non. Pallanta, referret. Nec vos arguerim, Teucri, nec foedera nec quas iunximus hospitio dextras ; sors ista senectae 165 debita erat nostrae. Quod si immatura manebat mors gnatum, caesis Volscorum milibus ante ducentem in Latium Teucros cecidisse iuvabit. Quin ego non alio digner te funere, Palla, quam pius Aeneas et quam magni Phryges et quam 170 Tyrrhenique duces, Tyrrhenum exercitus omnis. Magna tropaea ferunt, quos dat tua dextera leto ; tu quoque nunc stares immanis truncus in armis, esset par aetas et idem si robur ab annis, Turne. Sed infelix Teucros quid demoror armis? 175 un padre suole premorire al figlio, non viceversa. superstes... genitor = di dover sopravvivere alla tua morte io, che ti ho dato la vita . Troum = Troicorum. secutum : causale, sot tintende me. 162-168. obruerent : sta per obruis sent = mavessero sepolto sotto . pompa = corteo funebre. me s fortemente accentato, anche per la con trapposizione a Pallanta. N e c vos arguerim = ma non voi certo io intenderei di accusare per tale mia sciagura. foedera = lalleanza pattuita con voi. quas iunximus dextras = la stretta di mano che ci siam data per un vincolo dospitalit (hospitio). sors ista... nostrae = codesta sorte era fatalmente asse gnata alla vecchiezza mia . mane bat = era riservata a . gna tum (= filium, arcaismo) = alla mia creatura . caesis... iuvabit = sar una gioia per me (iuvabit, sott. me) che egli, dopo aver abbattuto cento e cento Volsci (cio moltissimi L atini), sia caduto mentre guidava contro il L azio i Troiani ; non manca i n questo passo qualche elemento reto rico, che rende meno fluente l a poe sia. i n Latium : sintende il Latium vetus, tra il Tevere e Circio, con citt principali Tusculo, Ardea, Preneste, ecc. 169-175. Q ui n: sott. etiam. non alio, ecc. = non certo meritevole ri terrei te, o Pallante, di una sepoltura (funere) diversa da quella di cui ti giu dicarono meritevole il pio Enea e i valo rosi Frigi e i capi Etruschi... . Si noti il -que di Tyrrhenique sfuggito al Poeta per una svista : un neo, nel poema rimasto incompiuto. Tyrrhenum : genit, plurale arcaico. ferunt : i tuoi compagni darme e di lotta. quos = eorum hostium (genit, oggetti vo), quos. dat - dedit. tu : va uni to a Turne. stares immanis truncus in armis = ti rizzeresti (sotto forma di) gigantesco trofeo coperto di armi . esset, ecc.: ordina : si par ( ea dem atque Pallantis) esset aetas (tua) et si idem robur esset (tibi, od anche utri que oestrum) ab annis ( = dovuto agli anni, maturato dagli anni ). infe l i x = ahim infelice ! . demd- ror : con Teucros = io tengo lontani, estranei alla guerra (armis) i Troiani . 234 P. VI RGI L I O MARONE vadite et haec memores regi mandata referte : quod vitam moror invisam Pallante perempto, dextera causa tuast, Turnum gnatoque patrique quam debere vides. Meritis vacat hic tibi solus fortunaeque locus ; non vitae gaudia quaero, 180 nec fas, sed gnato manis perferre 176-181. haec: mandata. memo- tes : noi = in termini precisi . tegi = al vostro re (Enea) . quod vitam, ecc. = la causa per cui io prolungo (moror anche transitivo) una vita per quanto ormai odiosa, dopo che Pallante mi stato ucciso, la destra tua (o Enea) ; essa tu vedi bene che verso un figlio e verso un padre debitrice di Turno , cio deve darci morto Turno (come vendetta per Pallante ucciso). Me f i tis , ecc. = ai meriti tuoi (verso di me) e alla gloriosa fortuna rimane sub imos . liberamente affidato questo solo cm- pito ; locus pu aver senso meta forico e generico. - non vitae... imos = io non chiedo al vivere mio (altre) gioie, n mi sarebbe con sentito, ma solo di poter recare tal gioia laggi fra le ombre del pro fondo Averno . L a parl ata del veccho re finisce evocando loltre tomba stesso, presentando ancra al proprio animo le sembianze del figlio (,gnato), confermando pubblicamente quello che resta ormai l unico e su premo suo desiderio. l e n e i d e 235 L A M ORTE DI CAMI L L A (X I , 816-831) Abbiamo g i f a t t o conoscenza con questa deli c a ta f i g u r a f e m m i n i l e e d audace eroina del mondo v i r g il ia n o (c fr. f i n e canto V I I ) , creatura d eccezione, cui tanto diede natura e che i l fi e r o Arrunte p ieg con un colpo solo, distruggendo un mondo d i sogni, un monumento d i bellezza. L a cercava d a tem po, l Etrus co, l a s c i a t a da Turno a d i f e s a delle mura, e quando l a scorse f a r e strage t r a le schiere tr oiane, non p i le tolse g l i occhi d i dosso, f i n quando, venutagli a ti r o , scagli l asta, che penetr p r o f o n d a m e n t e nel tenero corpo della g i o v a n e amazzone. Fu un attimo : ebbe a p p e n a tempo d i raccomandare a d Acca, l a p i f e d e l e delle donzelle, d i correre a r i f e r i r e a Turno la n o t i z i a della sua morte, p e r c h subentrasse a l l a d i f e s a delle m u r a ; p o i , abbandonate le br i g li e , scivol a ter ra, n p i diede segno d i v it a . Illa manu monens telum trahit, ossa sed inter ferreus ad costas alto stat volnere mucro ; labitur exsanguis, labuntur frigida leto lumina, purpureus quondam color ora reliquit. Tum sic exspirans Accam ex aequalibus unam 820 adloquitur, fida ante alias quae sola Camillae, quicum partiri curas ; atque haec ita fatur : 816-819. I l l a: Camilla. manu = con I a sua mano . trahi t = extrahit, con valore conativo ; lul timo tratto, vigoroso e volitivo, della fiera virago. Di fronte tanto corag gio il Poeta delinea, con ogni delica tezza, l approssimarsi della morte : mancano le forze, dilegua il bel colo rito del volto, gli occhi si velano e si irrigidiscono. ossa sed, ecc.: ordina: sei mucro ferreus stat (= si erge sporgendo dal punto colpito) inter ossa ad costas (= presso le costole ). alto... volnere = data la profondit della ferita (opp. sott. in). labi - tur = comincia a venir meno, a man care di forze . frigida - or mai vitrei, immobili . purpureus quondam color il suo roseo colo rito dun tempo . ora reliquit = gi s dileguato dal suo vlto . 820-824. Tum = a questo punto . sic : va con adloquitur. ex aequa libus : solitamente lespressione parti- tiva sta dopo il numerale. fida, ecc. : ordina : quae sola ante alias (erat ,fui t) fida Camillae (dativo). quicum : qui sta per quacum. partiri : dipende da un sottinteso solebat, consuerat = con sueverat. haec ita fatur = e le 236 P. VI RGI L I O MARONE Hactnus, Acca soror, potui ; nunc volnus acerbum conficit et tenebris nigrescunt omnia circum. Effuge et haec Turno mandata novissima perfer : 825 succedat pugnae Troianosque arceat urbi ; iamque vale . Simul his dictis linquebat habenas, ad terram non sponte fluens ; tum frigida toto paulatim exsolvit se corpore lentaque colla et captum leto posuit caput, arma relinquont, 830 vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras. rivolge proprio queste parole nelle quali vibra unanima generosa di don na, preoccupata soltanto della sorte dei suoi. Hactnus = solo fin qui . soror : termine affettivo : A cca era solo unintima amica di Camilla e a lei coetanea (aequalis). potui = ho cercato di resistere , fisicamente e moralmente. volnus : personificato. conficit : sott. me = mi d il colpo di grazia , mi finisce. tenebris nigrescunt om nia circum = nelle tenebre tutto mi comincia ad affondare, qui intorno . 825-831. Effge = scappa, corri via . novissima = ultimi . perfer : riferisci . succedat pu gnae = prenda (sbito) il posto mio nella battaglia . iamque vale = ed ormai, addio . Simul his dictis = in cos dire . l i nque bat habenas = gi lasciava andare le briglie . non sponte fl uens = non certo scivolando gi di sua volont . fri gi da = ormai clta dal brivido mortale. se = ani mam suam, cio si abbandon con tutto il corpo . lenta... caput = e il collo senza pi vigore (lenta... colla plur. poetico) e il capo vinto dalla morte abbass (posuit vale depo suit, reposuit). relinquont ==relin quunt : si noti il particolare : sono le armi ad abbandonare lei, non lei le armi. - vitaque, ecc. = e l anima con un sospiro e con dolore sdegnoso via se ne fugge laggi, tra le om bre, come far Turno, morendo (nel lultimo verso del poema, uguale per fettamente a questo). l en ei d e 237 CANTO DODICESIMO A r g o men t o Tra lo scoraggiamento palese dei suoi, Turno si accinge al duello con Enea. Invano tenta di dissuaderlo Latino, invano vorrebbero trattenerlo Amata e Lavinia. Vengono fissate con giu ramento le condizioni del duello. Ma Iuturna, sorella di Turno, mischiatasi nella folla, mira a scompigliare ogni cosa, suscitando commiserazione per Turno. Intanto Tolumnio, violando i patti, assale dimprovviso i Troiani. Enea, nel tentativo di mettere pace, viene ferito e costretto ad abbandonare il campo, mentre Turno si disfrena nel massacro dei nemici. Guarito per opera di Venere, Enea provoca Turno a riprendere lo scontro, rimasto interrotto. Iuturna, intervenendo per la seconda volta, sottrae il fratello allav versario. Enea risolve di dar la scalata alla citt nemica, gettan dovi tizzoni incendiarii. Amata allora, credendo tutto perduto, si toglie la vita con un laccio al collo. Turno, per evitare la caduta di Laurento, si risolve allo scontro definitivo con Enea. Lalterna vicenda si conclude con la superiorit del Troiano, che gi domina l avversario ; questi lo supplica di volerlo risparmiare o di con cedergli almeno onorata sepoltura. Enea 11 11 per cedere alle di lui invocazioni ; ma poi, visto sulle spalle di Turno il blteo gi appartenuto a Pallante, acceso dira, d il colpo fatale. Il canto XII segna l epilogo dellepopea guerresca e di tutto il poema ; chiude perci una vicenda immane, fatta di morti, di sangue, di dolore, di lacrime, di eroismi, di pericoli, di rasse gnazione e di speranza, dominata dalla inesorabile volont del Fato, dallinizio alla fine. I due ultimi eroi del destino campeg giano sullo sfondo di questo canto ; gli altri personaggi vi riman gono nascosti o non si inseriscono almeno efficacemente nello svol gimento dellazione ; la quale, perci, si immobilizza e ristagna, conferendo una certa fissit e monotonia a tutto iJ racconto. 238 P. VI RGI L I O MARONE GI UNONE PARL A A I UTURNA (X I I , 134-160) Tutto pronto per il duello : fissate sono gi le formalit e una grande folla di guerrieri, di donne, di vecchi, di bambini assiepa le torri e i tetti delle case, nellattesa angosciosa dellincerto cimento. Ma Giunone, preoccupata per le sorti del suo protetto, escogita un estremo espediente : si presenta alla ninfa Iuturna, sorella di Turno, e, con parole insinuanti e pietose, la scongiura di correre sbito in aiuto del fratello, cercando di far naufragare il duello : assuma sembianze di guerriero, si aggiri tra le file dei Rutuli, istigandoli a riprendere il combattimento, faccia risuo nare il segnale della battaglia: essa stessa, la dea, le sar vicina a dare appoggio al suo ardimento. Sbigottita e turbata a queste imperiose parole aveva gi pianto prima, allannunzio del grave pericolo del fratello e terque quaterque manu pectus percussit honestum , Iuturna entrer immediatamente in azione, gettando scompiglio nel campo. Prodigi divini accompagnano i suoi incitamenti; si riprender la lotta, destinata, si, a dilazionare, ma non ad evitare rincontro fatale fra Turno ed Enea. At luno e summo, qui nunc Albanus habetur, (tum neque nomen erat neque honos aut gloria monti) 135 prospiciens tumulo campum aspectabat et ambas Laurentum Troumque acies urbemque Latini. Extemplo Turni sic est adfata sororem diva deam, stagnis quae fluminibusque sonoris 134-141. A t : vivo il contrapposto a quanto stato finora pattuito per la preparazione del campo del duello. e summo... tumul o dall a som mit di quel, colle che ora vien chia mato (habetur vale perhibetur, o me glio appellatur) A lbano , ed oggi detto Monte Cavo. I vi si celebravano ogni anno, per quattro giorni, le f e riae Latinae o feste della confedera zione latina in onore di Iuppiter La tiaris, a cui veniva immolato un toro (durante tali feste non si intra prendevano oppure, si sospendevano tutte le ostilit) ; Yhonos aut gloria allude a tutto ci. prospiciens... aspectabat = spiava guardando da vanti a s in lontananza . ambas = utrasque. L aurentum = Laurentium o Laurentinorum. urbem... L ati ni : L aurento. T urni ... sororem : si tratta di I uturna. diva deam : lei, dea, a quella divinit ; diva forma arcaica e solenne, pi adatta ad indicare Giunone. stagnis = laghi, specchi di acqua , in ge- l en ei d e 239 praesidet (hunc illi rex aetheris altus honorem 140 Iuppiter erepta pro virginitate sacravit) : Nympha, decus fluviorum, animo gratissima nostro, scis ut te cunctis unam, quaecumque Latinae magnanimi Iovis ingratum ascendere cubile, praetulerim caelique libens in parte locarim ; 145 disce tuum, ne me incuses, Iuturna, dolorem. Qua visast Fortuna pati Parcaeque sinebant cedere res Latio, Turnum et tua moenia texi : nunc iuvenem imparibus video concurrere fatis. nere. sonoris : espresso l ampio e fragoroso precipitare o fluire di grandi masse dacqua. hunc : quello di praesidere stagnis et fluminibus. i l l i : luturnae. rex aetheris altus : Giove, nominato espressamente, con epica solennit, sbito dopo. erepta pro vi rgi ni tate : gli amori di Giove con I uturna sono cantati da Ovidio (Fasti, II, 583-616). sacravit = don come sacro . 142-146. Nymph (il nome greco, ma il vocativo ha la sillaba finale breve propria del vocat; singolare della I a declin. latina) : Giunone parla a I uturna, come a divinit pi giovane e ne riconosce i titoli e le prerogative ( onore, ornamento dei corsi dac qua per la bellezza e la salubrit). animo... nostro dilettissima al no stro cuore . scis ut = sai come e perch , invece delle propos. ogget ti va ; il te retto da praetulerim. cunctis : determinato dalla relativa generica quaecumque Latinae. ma gnanimi Iovis : in senso per iro nico e subdolo. ingratum: sott. mihi ; si tratta, in tal caso, di rivali in amore di Giunone. cubile = tlamo ; espressione epica e solenne quella di ascendere cubile. praetulerim... locarim (incorniciano il verso intero, ed hanno in comune l oggetto te unam) = come io ti abbia preferita a tutte le vergini L atine, che... . - caeli = divinitatis. disce = ascol ta, apprendi . tuum = che ti riservato , che incombe su te per l eventuale morte del fratello Turno ; la frase studiatamente inde finita. ne me i ncuses = affinch tu non faccia ricadere su di me la colpa di non averlo protetto a suf ficienza e per tempo. L e parole di Giunone sono astute e insincere : ella, mediante l opera di I uturna, vuole sfogare ancora una volta lodio contro i Troiani. 147-153. Qua = quatinus opp. quam- diu. Fortuna : la dea della sorte, secondo la mitologia, figlia di Oceano e di Teti ; assai venerata, anche du rante l et classica, ad Anzio, a Pre- neste, altrove ; rappresentata col cor nucopia (segno di abbondanza) e col timone (in quanto ella pilota la vita degli uomini), spesso bendata agli occhi. Parcae : erano le tre sorelle che filavano il destino degli uomini : Cloto filatrice , L chesi sorte , tropo inflessibile , rispettivamente per trarre il filo della vita, per svol gerlo, per troncarlo : dapprima lina sola, diventarono poi tre per influsso delle Mire dei Greci. pati = per mettere, consentire . cedere = feliciter procedere, evenire per il L azio (Latio). texi = protexi, soprattutto in odio ad Enea e ai Troiani. iuve nem : non altra indicazione per Turno. L a dea fa sentire il suo rammarico per codesta giovane vita destinata, fra 240 P. VI RGI L I O MARONE Parcarumque dies et vis inimica propinquat. 150 Non pugnam adspicere hanc oculis, non foedera possum ; tu pro germano si quid praesentius audes, perge : decet ; forsan miseros meliora sequentur . Vix ea, cum lacrumas oculis Iutuma profudit terque quaterque manu pectus percussit honestum. 155 Non lacrumis hoc tempus ait Saturnia luno ; adcelera et fratrem, si quis modus, eripe morti, aut tu bella cie conceptumque excte foedus : auctor ego audendi . Sic exhortata reliquit incertam et tristi turbatam volnere mentis. 160 breve, ad essere troncata. concur rere = concursurum esse. Parca rum = mortis ; il genit, soggettivo ( = fissatogli dalle Parche ). foe dera s il patto precedente il combatti mento, stretto fra i due contendenti. tu pr germano, ecc. = tu invece, se ti senti, puoi osare qualcosa di pi efficace a vantaggio del fratello tuo ; praesens : vale immediato, efficace e simili ; audes ha il senso antico di desideri . perge = affrttati, avviati , poi diventa una semplice esortazione. decet = per te ben decoroso ; ti lecito di farlo , come sorella. f orsan : forma rara e poetica, al posto di fortasse qui, o di forsitan. mi seros : sono Turno e i suoi compagni di lotta che forse ne trarranno conseguenze migliori . 154-160. V i x ea : sott. dixerat. cum = quandecco . I uturna vede oltre le parole di Giunone : capisce linanit del proprio tentativo e line luttabilit del destino mortale di Turno ; se qualcosa tenter, sar per unultima prova di amore fraterno e perch, in ogni caso, l a dea potente ha preso su di s ogni responsabilit (auctor ego audendi). ocul i s s abl. stru mentale, come il successivo manu, ma noi diciamo riversa dagli occhi a pro fusione . honestum (= decorum) = leggiadro . l acrumi s ; dativo, che equivale al lacrim andi della buona prosa. adcel era : con valore intran sitivo. si quis modus : sott. est. morti : la dea pronuncia la parola orribile per fare adcelerare di pi I uturna. bel l a ei e : questo inte ressava a Giunone, anche se lo dice per ultimo. conceptum... foedus - annulla, rendi vano del tutto il patto concluso . auctor... au dendi = sono io a consigliarti que st(atto di) audaci a; auctor pu es sere anche femminile, come dux, vates, sacerdos e simili ; audendi uneco precisa di audes del v. 152. rel i qui t : sott. luturnam . incertam : anche perch Giunone non aveva accen nato alcun mezzo concreto e partico- colare e non aveva dato nessuna vera e propria assicurazione di buon risul tato. vol nere : di carattere mo rale. menti s : se fosse accus. plur., andrebbe con turbatam, come accus. di relazione ; va invece legato con volnere, come genitivo. Grave la con dizione di I uturna, che ora dovr agire da sola. l e n e i d e 241 ENEA, GUA RI TO DAL L A FERI TA , TORNA A COMBA TTERE (X I I , 411-440) La battaglia, aizzata da Iuturna, sorella di Turno, riprende furiosa, immane, allo scoccar della freccia dell'ugure Volunnio contro i Troiani. Dimentichi del patto, test solennemente concluso, i due eserciti si scon trano qua e l sanguinosamente. Lo stesso Enea, per la prima volta in tanti combattimenti, colpito da una freccia d'ignota provenienza ed costretto a ritirarsi, dolorante, dalla mischia, mentre Turno si fa pi baldanzoso e crudele fra i Troiani, che oppongono debole resistenza. Accorre frettolosamente il medico Ipige (figlio di Iasio, fratello di Pali nuro), senza riuscire ad estrarre l'arma dalle carni delleroe ferito. Ma proprio allora Venere, misurata la gravit del momento, con unerba salutare, clta sul monte Ida, corre frettolosa, circondata da una nube, a consegnarla al figlio; bagnata dellacqua, in cui la pianta medicamen tosa stata immersa, la ferita di Enea rimargina prodigiosamente, e leroe, riprese le sue armi, torna pi vigoroso in battaglia, salutando gioiosamente il figlio e cercando tra le file nemiche il suo accanito rivale, che per Iuturna riesce abilmente ad allontanare. Hic Venus indigno nati concussa dolore dictamnum genetrix Cretaea carpit ab Ida, puberibus caulem foliis et flore comantem purpureo (non illa feris incognita capris 411-419. H i c = a questo punto, allora . ' i ndi gno = immeritato, iniquo , perch dovuto ad un colpo sbdolo e proditorio. dictamnum : su questerba prodigiosa ed esotica il Poeta accumula, giustamente, molti particolari : una specie di origano, detto vulnerario, in quanto arresta il sangue di una ferita e ne fa uscire il dardo ; il nome veniva collegato col monte Diete in Creta ; per avere ogni efficacia, tale erba doveva pre sentar le foglie ampie e lanuginose {pu beribus... f o l i i s ) e un bel fiore dallo sma gliante colore {flore comantem purpu reo). Cretaea ab I da : Aristtele di ceva che in tal isola le capre selvatiche, se rimaste ferite, cercavano, per loro spontaneo istinto, proprio codesterba guaritrice. gentri x = nella sua premura materna per Enea. Cre taea = Cretensi- puberi bus... pur pureo = stelo dalle foglie lanugi nose e sormontato da fiori purpu rei (culem apposizione descrittiva di dictamnum ; puberibus indica pro priamente adulti, maturi ). non : forma litote con incognita. illa... 16 242 P. VI RGI L I O MARONE gramina, cum tergo volcres haesere sagittae) : 415 hoc Venus obscuro faciem circumdata nimbo detulit ; hoc fusum labris splendentibus amnem inficit occulte medicans spargitque salubris ambrosiae sucos et odoriferam panaceam. Fovit ea volnus lympha longaevos Iapyx 420 ignorans, subitoque omnis de corpore fugit quippe dolor, omnis stetit imo volnere sanguis ; iamque secuta manum nullo cogente sagitta excidit atque novae rediere in pristina vires. Arma citi properate viro ! quid statis ? Iapyx 425 conclamat primusque animos accendit in hostem ; non haec humanis opibus, non arte magistra proveniunt neque te, Aenea, mea dextera servat ; maior agit deus atque opera ad maiora remittit . grami na = quellerba ; gramen propriamente il gambo, il fusto . feris... capri s = alle capre selva tiche . tergo : dat., sott. earum ; va con haesre, perf. di valore ite rativo. hoc : sintende dictamnum. obscuro... ni mbo = colla faccia av volta in una nube che la rendeva invi sibile . hoc : abl. strumentale da unire con in f ic i t = mescola . f u sum l abri s spl endenti bus = infusum in labro (l orlo del vaso, poi i l vaso stesso ) splendenti. amnem - acqua pura di fiume . occul te medi cans = donando (allacqua stes sa) cos un segreto potere medicinale, medicamentoso . spargi t = vi infonde . odori f eram : in quanto si tratta, anche qui, di unerba. panaceam : parola greca, come la precedente ambrosia ; si conoscevano panacee diverse : quella di Chirone, di Eracle, di Esculapio, ecc.; ad esse si attribuivano poteri e virt medi camentose. 420-424. Fovi t : qui vale cur, bagn . longaevs (nom. sing.) : eco del senior del v. 401. ; ignorans = nulla sapendo delle prodigiose virt di tale acqua. de corpre : di Enea. qui ppe = come ben na turale, naturalmente . dolor : con allungamento per ictus, davanti a cesura forte e ad interpunzione. omnis : la guarigione non solo istantanea, ma anche totale. steti t i mo vol nere = si ristagn nella parte pi interna della ferita . ---- i am que = ed ecco che . manum : sott. Iapygis. nul l o cogente = senza (bisogno di) sforzo alcuno di I pige o di altri ; abl. assoluto. novae = rinnovellate . i n pri sti na : avverbiale (si sottintenda offi cia, munera) = alla consueta loro at tivit, funzione . 425-429. A rma... properate = le armi portate in fretta ; properate qui transitivo, con valore pregnante ; la fretta fatta sentire anche da citi. viro = allEroe . sta ti s = non vi movete ancra. animos : di tutti i guerrieri di Enea. non haec, ecc. = non gi da umano potere viene questa guarigione {haec), non gi dal magistero della mia arte (chirurgica) . servat = ha fatto salvo ; vivace il presente : il me dico contempla, ammirato, l effetto delllopera di altri pi che sua. mai or, ecc. = un dio ben pi potente (della mia destra) qui intervenuto, ha L ENEI DE 243 Ille avidus pugnae suras incluserat auro 430 hinc atque hinc oditque moras hastamque coruscat. Postquam habilis lateri clipeus loricaque tergo est, Ascanium fusis circum complectitur armis summaque per galeam delibans oscula fatur : Disce, puer, virtutem ex me verumque laborem, 435 fortunam ex aliis ; nunc te mea dextera bello defensum dabit et magna inter praemia ducet. Tu facito, mox cum matura adoleverit aetas, sis memor et te animo repetentem exempla tuorum et pater Aeneas et avunculus excitet Hector . 440 qui operato e ti rimanda a pi grandi gesta . 430-434. I l l e : Enea. suras i ncl u serat auro = chiuso aveva gi i pol pacci entro i dorati schinieri . hi nc atque hi nc : il L atino con hinc indica il punto di partenza dellazione. odi tque = e pi non sopporta . coruscat = agita, squassa . habi l i s = adattato, accomodato , sott. est = f a c t u s est, come gi con lorica sott. fa c t a . tergo : cio al torace . f usi s ci rcum = cir cum fusis ; con arm is (maschile, qui) si traduca : cingendolo colle sue braccia . summaque... oscul a sfiorandogli le labbra con un bacio impresso di sfuggita attraverso l'elmo ; delibans indica lo sfiorare, lassaggiare appena appena. 435-440. D i sce = apprendi . verum... l aborem = la genuina es senza della fatica . f ortunam = ad esser solo fortunato , dipende ancra da disce. nunc : cio fin ch tu, giovanissimo, hai tuo padre che ti difende. def ensum dabi t = defendet. praemi a : allude alla ri compensa del regno ; inter significa a vivere fra le ambite ricompense . f aci to : limperativo futuro si oppone al nunc precedente. matura : pro- lettico e predicativo di adoleverit, di cui aetas soggetto personificato. ani mo repetentem = mentre nel tuo intimo andrai ricordando . avun cul us = zio materno (Ettore).L esor tazione nobile e grave di Enea al figlio come un testamento di alta spiri tualit, che l eroe lascia prima di ri prendere il combattimento : in essa tutta l esperienza morale dellEroe, valoroso, ma pur anche assai tra vagliato. 244 P. VI RGI L I O MARONE LA M ORTE DI TURNO (X I I , 919-952) l'atto conclusivo del canto e di tutto il poema: la fine di un eroe e il trionfo dellaltro, nel quale trovano finalmente compimento i fati. La lotta si era concentrata attorno alle mura di Laurento, e Turno si accorse che ormai, nonostante le buone intenzioni della sorella luturna, 10 scontro tra lui ed Enea era inevitabile. E si ebbe fragoroso, decisivo. 11 primo fu lui a vibrare un colpo di spada, che per si infranse contro lo scudo di Enea, che egli riusc ad evitare fuggendo. Ma ormai egli era in dominio del Troiano, come ghermito dal destino. In cielo intanto c labbandono della protezione divina : Giunone si dichiara vinta e ras segnata alla vittoria di Enea e Giove manda, in forma di gufo, una delle Furie a luturna, perch cessi di proteggere il fratello. Turno ha chiara la percezione della gravit del momento : smarrito e disperato, afferra un gran sasso, per scagliarlo contro il furente inseguitore, ma il colpo fallisce. Enea risponde con un vigoroso lancio di asta, che colpisce Turno ad una coscia, facendolo stramazzare a terra. Il Rutulo si vede allora perduto ; non gli resta che invocare piet dal vincitore e chiedergli di volere almeno restituire le sue spoglie al vecchio genitore. Qjiesta pre ghiera, questo nome commuovono Enea, che sta l l per cedere; ma, alla vista del blteo di Pallante sullomero di Turno, si sente fremere dira, e senza pi esitare immerge la spada nel petto di lui e lanima (di costui) gemendo fugge sdegnata verso il regno delle ombre . Cunctanti telum Aeneas fatale coruscat sortitus fortunam oculis et corpore toto 920 eminus intorquet. Murali concita numquam tormento sic saxa fremunt nec 919-925. Cunctanti = contro Tur no, clto in un momento di esitazione . coruscat = fa partire, scaglia ; altri intende punta . sortitus, ecc. = profittando del momento e del punto opportuni, con unocchiata . corpore toto... i ntorquet = ten dendosi con tutta la persona, lo sca- fulmine .tanti glia da lontano . murali ... tor mento : allude alla ballista, mac china da guerra di forma arcuata, tesa con nervi e funi, per il lancio di sassi ed altri proiettili contro le mura ne miche. concita : va con saxa = scagliati . fremunt = ronzano, rimbombano . ful mi ne... crepi- L ENEI DE 245 dissultant crepitus. Volat atri turbinis instar exitium dirum hasta ferens orasque recludit loricae et clipei extremos septemplicis orbes. 925 Per medium stridens transit femur : incidit ictus ingens ad terram duplicato poplite Turnus. Consurgunt gemitu Rutuli totusque remugit mons circum et vocem late nemora alta remittunt. Ille humilis supplex oculos dextramque precantem 930 protendens : Equidem merui nec deprecor inquit utere sorte tua ; miseri te si qua parentis tangere cura potest, oro (fuit et tibi talis Anchises genitor), Dauni miserere senectae et me seu corpus spoliatum lumine mavis 935 redde meis. Vicisti et victum tendere palmas Ausonii videre ; tua est Lavinia coniunx ; ulterius ne tende odiis . Stetit acer in armis tus = cos tremendi fragori si spri gionano in sguito al fulmine . V ol at : sogg. hasta, quella di Enea. -atri... i nstar = a guisa di nero tur bine ; instar indeclinato e solita mente specificato dal genitivo, come qui. exitium = mortem, ogg. di f e rens. orasque recl udi t = e squar cia i lembi . extremos = i pi bassi . septempl ici s = a sette strati di cuoio o di metallo . Come noto, la corazza era usata per co pri re e proteggere il petto e il ventre : da essa scendevano delle piastre mo bili di metallo, attraverso le quali il giavellotto pass andando a ferire il femore di Turno, che stramazz a terra di colpo. 926-929. transi t = trapassa . i nci di t = sabbatte . i ngens... T umus : cade sul ginocchio pie gato , cio piegando le ginocchia . Consurgunt gemi tu = balzano i n piedi con un urlo di dolore. al ta = profondi , opp. fin nel pro fondo . remi ttunt = fan riecheg giare . 930-938. I l le : Turno. humi l i s : se nomin. singol. vale da terra ; se acc. plur. va con oculos. pro tendens : attribuito anche ad oculos. merui : la parola odiosa, mortem, sottaciuta. nec deprcor = e non intendo allontanarla da me con le preghiere . utre sorte tua = tu vliti del diritto che ti concede la tua buona fortuna . mi seri , ecc. = se mai il dolore di un povero padre (Duno, padre di Turno, ancor gio vane danni) ti pu toccare il cuore . tal i s = in tale et . senectae = della vecchiaia di Duno. Com moventi sono queste parole pietose di Turno per il vecchio padre, e toc cano senzaltro il cuore di Enea. me seu, ecc. = vivo o morto . mei s = ai miei . Turno sente or mai di non appartenere pi ai Ru tuli, ma solo ai suoi familiari . vici sti : parola terribile e generosa sulle bocca di un eroe. victum, sott. me. A usonii : i miei sudditi, quelli a cui io comandavo. vidre = viderunt. tua est : a te appartie ne come moglie. ulteri us... odii s : non andare pi oltre col tuo odio : questo, una volta che L avinia tua, non ha pi motivo di essere. ne tende = ne tetenderis, a guisa di arco. 246 P. VI RGI L I O MARONE Aeneas, volvens oculos dextramque repressit ; et iam iamque magis cunctantem flectere sermo 940 coeperat, infelix umero cum apparuit alto balteus et notis fulserunt cingula bullis Pallantis pueri, victum quem volnere Turnus straverat atque umeris inimicum insigne gerebat. Ille, oculis postquam saevi monumenta doloris 945 exuviasque hausit, furiis accensus et ira terribilis : Tune hinc spoliis indute meorum eripiare mihi ? Pallas, te hoc volnere Pallas immolat et poenam scelerato ex sanguine sumit . Hoc dicens ferrum adverso sub pectore condit 950 fervidus ; ast illi solvuntur frigore membra vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras. rimasto teso gi per troppo lungo tempo. L avinia, premio della lotta, suggella la parl ata di Turno. 939-944. Stetit... i n armi s = ritto saderse con espressione sdegnosa, con le armi in pugno . volvens : verso il caduto. et iam, ecc.s ordina : et sermo (Turni) iam iamque coepe rat flectere (= piegare alla piet) eum magis cunctantem ( = sempre pi esi tante). cum = quando, ad un tratto . alto : ha il valore av verbiale di in alto , in luogo visi bilissimo. baltus : con infelix ; vale il fatale blteo . notis : sintende, ad Enea. cingula s plu rale poetico, variazione di baltus. volnere - colpo . atque = et cuius. inimicum in s ign e = tro feo appartenente al nemico . Anche in questo ultimo momento Enea conserva la sua pietas ; egli uccide Turno per vendicare Pallante ; Pal lante che esige vendetta e guida la mano di Enea ; e la vendetta, secondo la mentalit degli antichi, era sacra e legittima. quello di Enea un rito, che placher Pallante, non imo sfogo brutale di forza e di odio. 945-952. oculis : va con hausit. monumenta doloris = quelle spo glie (exuvias) ricordo dun tremendo (saevi) dolore , per la morte di Pal lante. hinc = da queste mie mani (M aggi ), accostato a Tune per un contrapposto terribile. in dute = indutus. eripiare : congiun tivo dubitativo. hoc volnere = con questo mio colpo . san guine : sott. tuo. fervidus : sott. ir. ast = ed ecco . frigore = morte. vitaque... umbras = e l anima gemendo fogge sdegnosa verso il regno delle ombre ; come quella di Camilla (X I , 831) : sono entrambi guerrieri nel pieno fiore di giovinezza e di forza ; e passano dalla luce dell a vita al gran buio delloltretomba. Q. ORAZIO FLACCO Vit a Orazio nacque nel 65 av. Cr. (8 dicembre) a Venosa, alle falde del monte Vulture, tra la Lucania e lApulia, sulle rive dellOfanto, e conserv sempre del paese natio un grato e nostalgico ricordo, anche se fu costretto a lasciarlo molto presto. Suo padre (della madre, forse morta prematuramente, non si sa nulla) era un liberto (da affrancato aveva preso il nome di Orazio, perch gli abitanti di Venosa appartenevano alla trib Horatia) che, esercitando lumile professione di esattore delle imposte {coactor), era riuscito ad acquistare un magro podere e a mantenere cosi la sua famiglia. Forse allet di 7 anni Orazio fu portato a Roma : il padre non voleva mandarlo alla scuola di Flavio, nella citt natia, per non esporlo alle insolenti frecciate dei nobili di provincia, che la fre quentavano, e di questa delicatezza il poeta gli fu sempre grato. Cosi nella grande Roma il giovane Orazio, preceduto e seguito da uno schiavo, passava da un mastro allaltro, sempre assi stito e confortato dal padre, come se i mezzi gli venissero fomiti da grandi poderi aviti. Come scolaro doveva essere un po indi- pendente e non molto disciplinato, se prov sulle sue carni la ferula e lo scudiscio di Orbilio dalla pronta bastonata. Comunque, egli fu costretto a commentare gli scrittori dellet arcaica (contro i quali poi mostr di avere una vecchia ruggine), ma lo studio dei poeti arcaici non gli imped di leggere anche i capolavori della letteratura greca ; e con tanta partecipazione e profitto che i suoi primi versi furono scritti in greco. A 20 anni (nel 45 av. Cr.), seguendo il costume dei giovani di buona famiglia, anche Orazio pass ad Atene, per completare la sua cultura con pi approfonditi studi di retorica e di filosofia: ascolt Accademici e Peripatetici ; ma, pur dedicandosi con spe- 250 Q. ORAZIO FLACCO ciale interesse ai problemi morali, non si leg ad alcuna scuola e soprattutto a nessun maestro. Il soggiorno ateniese fu certa mente piacevole (E pisi., II, 2, 46) ; ma gli avvenimenti politici 10 distolsero ben presto dalle dolci occupazioni per portarlo sul campo di battaglia. Infatti dopo il marzo del 44 av. Cr., Bruto, 11 principale responsabile della uccisione di Cesare, era passato ad Atene : il suolo dItalia non era troppo sicuro per lui, ora che M. Antonio aveva preso le redini della cosa pubblica, e quindi cercava nella filosofia greca il conforto alle deluse speranze. Quando poi si indusse a contrastare con le armi in pugno il terreno ai suoi avversari, trov falangi di giovani, infiammati dagli ideali repub blicani, pronti a schierarsi al suo fianco : tra i primi, il figlio del liberto di Venosa, che Bruto apprezz dandogli il grado di tribuno dei soldati, carica che, di solito, si riservava ai cavalieri o ai discen denti di nobili famiglie. Cos Orazio partecip alla battaglia di Filippi (ottobre del 42 av. Cr.) e alla disfatta delle armi repub blicane : coinvolto nella fuga generale, anchegli cerc, come poteva, la via della salvezza. Approfittando poi dellamnistia con cessa da Ottaviano, ritorn a Roma. Le condizioni di vita per lui erano mutate : suo padre era morto ; il podere gli era stato con fiscato e assegnato a qualche veterano di Filippi. Sicch la povert, facendolo audace, lo spinse a cercare occupazione come scriba quaestorius (segretario del tesoro) e a scrivere versi. Dal momento in cui vennero conosciuti i suoi versi fu per il provinciale di Venosa una costante ascesa nel mondo dei potenti e, soprattutto, nel mondo della poesia. Gli amici Virgilio e Vario, apprezzandone le doti di intelligenza e di fantasia e i non pochi pregi morali, lo presen tarono a Mecenate (nel 39 av. Cr.) e dal 38, libero da ogni neces sit di lavoro, il poeta si leg a Mecenate con una tenerissima amicizia, che solo la morte valse a interrompere. Con la pubbli cazione del primo libro delle Satire (35 av. Cr.) il suo nome comin ci a correre sulla bocca di tutti, mentre Mecenate gli donava (34-33 av. Cr.) una magnifica villa in Sabina, sulla riva destra della Digentia (oggi Licenza), a circa otto Km. da Mandela (oggi Bardela), alle falde del monte Lucretile. Q,. ORAZIO FLACCO 251 Orazio, innamorato della campagna, della sua serenit e della vita semplice che vi si pu condurre a contatto con le gioie della natura, divise dallora in poi il suo tempo fra lunghi soggiorni in Sabina e brevi apparizioni in citt. Amante dellindipendenza, rifiut l invito di Augusto di essere suo segretario, pago di quello che la generosit dellamico Mecenate gli offriva. Mor il 27 novem bre dell8 av. Cr. allet di 57 anni, duna malattia cos violenta e rapida, che non gli permise nemmeno di sottoscrivere il testa mento : fu sepolto sullEsquilino, accanto a Mecenate che l aveva preceduto nella tomba di qualche mese. Oper e Lattivit poetica di Orazio nel primo periodo (41-30 av. Cr.) ha carattere prevalentemente giambico-satirico ; ma l innata mode razione del suo animo e un istintivo senso della misura lo ten nero lontano dalle intemperanze dei suoi modelli greci (Archi- loco e Ipponatte, oltre che i poeti della Commedia Antica) e dal lutulento verseggiare del suo immediato predecessore Lucilio. Nel 35 av. Cr. pubblic il primo libro delle Satire, com prendente dieci componimenti. Nel 30 av. Cr. fece seguire un secondo libro di Satire (che ne comprende otto) e contempora neamente un libro di 17 componimenti, che egli denomin Giambi, ma che poi presero il nome di Epodi, perch composti, in mag gioranza, secondo il sistema epodico (un verso breve che ne chiude e completa uno pi lungo). Nel 23 av. Cr. videro la luce i primi tre libri delle Odi (38 nel I ; 20 nel II; 30 nel III). Nel 20 av. Cr. uscirono le 20 composizioni del I libro delle Epistole, che avrebbero dovuto segnare la fine dellattivit poetica oraziana. Senonch nel 17 av. Cr., in occasione dei Ludi Saeculares, egli ebbe da Augusto l incarico di comporre il Car men, che degnamente concluse la straordinaria solennit. Fu que sta la vera consacrazione di Orazio Vates : quel carme, cantato 252 Q. ORAZIO FLACCO da nobili fanciulli e caste fanciulle sul Palatino e sul Campidoglio, doveva risvegliare la musa assopita del poeta di Roma e indurlo a nuovi canti. Si ebbero cos le odi (15) del libro IV, in cui pare che Orazio, allambizione di essere l Alceo romano, volesse aggiungere il vanto di un confronto con Pindaro, per quanto, di fronte al cigno tebano dal volo possente, egli proclami di essere soltanto una piccola ape operosa. Infine, dopo l anno 13 av. Cr., fu pubblicato il 2 libro delle Epistole che, oltre alle due indirizzate ad Augusto e a Floro, comprendeva, forse, anche la lunga epistola (476 versi) ai fra telli Pisoni, che pi tardi fu pubblicata a parte con il titolo improprio di Ars poetica e che non si sa con precisione quando sia stata composta. Mondo p o e t i c o Forse nessun poeta che si conosca fu, come Orazio, padrone non solo della tecnica espressiva, ma addirittura della fonte stessa di ispirazione ; egli, unico, invece di lasciarsi dominare dallestro, lo domina e lo piega alle esigenze dun controllo e dun'a misura, che, in qualunque altro, avrebbero soffocato ogni pi sorgiva fonte di poesia. Al contrario, dal felice connubio di una fantasia aperta ad ogni ardimento (ma arginata da un tenace, vigile e con sapevole autocontrollo) e di una intelligenza che non rinuncia al suo ruolo di guida, anche sotto limpulso del sentimento, sbocci unopera di poesia mirabile, la cui perfezione, splendidamente distaccata, ma non tale da apparire fredda, ne conserva la vita, sottraendola agli elementi disgregatori che denunciano, a lungo andare, lopera distruttrice del tempo. La prima forma espressiva della sua giovinezza fu indubbia mente il giambo : la delusione subita a Filippi, le strettezze duna vita dallincerto domani e le intemperanze dellet stessa lo spin sero ad una poesia di invettiva che, forse, non sempre superava lepisodio per assurgere a voce di vera poesia. Ma questi primi Q. ORAZIO FLACCO 253 componimenti non furono pubblicati che molto pi tardi, certa mente rimaneggiati o addirittura rifatti. Ricco di pi sicura ed esperta maturit, Orazio allora si volse a contemplare il mondo che lo circondava, le follie umane, cogliendone con bonomia e signorile superiorit il lato ridicolo, sorridendo e facendo sorri dere. Ed un delizioso aggirarsi, or qua or l, come in una vasta galleria di tipi e di situazioni, vicine a lui e nello stesso tempo a noi, in cui palpita un perpetuo e sommesso respiro di saggezza e di buon senso, in un verseggiare ora discorsivo e scorrevole, ora spezzato e ostacolato, come scosso dallempito dun flusso interno di verve e dumorismo. Egli stesso chiamer queste sue satire sermones, ossia conversazioni , per il loro tono dimesso e quasi prosastico ; ma da esse, divulgate in tutto il Medio-Evo (cfr. Dant e, Inferno, IV, 89 : Orazio satiro ), trarranno i secoli preziosi consigli e saggi ammonimenti atti a rendere l uomo pi consape vole della propria natura e della necessit di adempiere meglio la propria missione. Ritenuta sufficiente e adatta allo scopo l opera compiuta in tal campo, Orazio si accinge a far risuonare in Roma il canto che, sei secoli prima, dallisola di Lesbo aveva ammaliato il mondo greco.- Ricreare in lingua latina i motivi e i ritmi di Alceo e di Saffo fu la sua pi alta ambizione, soddisfatta con una perfezione tale, che non fu mai pi raggiunta. Egli si vanta di essere stato il primo a fare questo dono agli Italici e, in verit, non gli si pu dare torto, anche se Catullo, prima di lui, aveva espresso pure con il metro di Saffo il tormento del suo insano amore per Lesbia. Tale la variet dei motivi, l abbondanza dei metri, lele ganza dellespressione, che troviamo delVOpus oraziano, che ancor oggi resta valido il giudizio di Quintiliano (I sec. d. Cr.) essere Orazio, non Catullo, il solo poeta lirico romano che valga la pena di leggere. A ci si aggiunge che la ricca e prepotente lira di Alceo trov solo in Orazio la prima e pi valida risonanza in Roma e, dallarte di Orazio, la sua vita attraverso i secoli. pur vero che la forza, la schiettezza e la spontaneit di Catullo ci conquistano subito al primo incontro, mentre in Orazio il primo furioso 254 Q,. ORAZIO FLACCO impeto cede a qualcosa di pi meditato e pi complesso ; ma appunto questa meditata misura che allontana dal canto di Ora- zio ogni superfluit e ogni scoria e ci d lessenza incorrotta e incorruttibile della vera poesia : egli passa dal gaio al serio, dal solenne al leggero, anche nella stessa ode, con una tale eleganza che d l impressione di spontaneit pur nella pi elaborata com posizione. Nella poesia di Orazio troviamo una concisione mera vigliosa, una inevitabilit per cui ogni parola si trova ad essere al suo giusto posto, immutabilmente sistemata secondo un pre ciso ordine. Questo il maggior pregio di Orazio, la sua dimostra zione che la grande poesia, nel senso classico, richiede non sol tanto ispirazione, ma anche un perfetto quanto paziente lavoro di cesello ; ed Orazio possedeva il dono naturale di tale attraente tormento, in misura geniale (M. Gr ant ). Convinto assertore del giusto mezzo e della ragionevole misura, sia che canti l amore o l amicizia, sia che esalti i valori tradizionali della patria o invochi la protezione degli di, sa ele vare l ode lirica a dignit e solennit fino allora ignote non solo in Roma, ma anche in Grecia. Perfino quelle che sembrano le pi leggere espressioni dun edonismo bonario e sorridente, che invi tano a dimenticare gli affanni della vita nella gioia del banchetto, fra le tazze di vecchio Massico che dona l oblo, o a rifugiarsi allombra ospitale dun pioppo, presso il ruscello dalla gorgo gliante cantilena, rivelano una cos aristocratica propriet di lin guaggio e unabilit espressiva cos consumata, che le rendono dei veri capolavori. La loro struttura cosi perfetta, cos personali sono gli effetti, anche fonici, dei versi, che A. Manzoni sosteneva Orazio non potersi tradurre : siffatta bellezza non si pu trasfe rire in altra lingua, senza che perda il profumo pi intimo, il ritmo pi vivo, l espressione pi pura. Le Odi non furono molto popolari nel Medio Evo, la cui religiosit rifuggiva dal tono, un po spregiudicato, di alcune, scar samente informate al senso della Provvidenza o un po troppo consacrate al piacere, comunque non abbastanza rivolte ad argo menti morali ; ma, forse, anche la loro cristallina perfezione con- Q,. ORAZIO FLACCO 255 tribui a incutere quel riverente timore, che solo lo splendido Rina scimento valse a dissolvere ; fu questa l et dellode oraziana, che poi, nel 600 e 700, inform di s tanta degna e nobile letteratura, in Italia e in Europa. Pubblicato il grande ciclo lirico nel 23 av. Cr., Orazio ritorna al genere satirico, ma con stile pi alto, con maggiore intimit, e si accinge a trattare un genere letterario che Roma ancora non conosceva, l epistola in versi, con la sicura convinzione di porre il definitivo sigillo allopera sua. Il poeta ha poco pi. di 40 anni ; ma, di salute cagionevole, malato agli occhi e sofferente di sto maco, precocemente invecchiato, intende affidare alle Epistole l ultimo suo messaggio. Sono venti, ognuna indirizzata a ben defi nita persona, con la quale il poeta conversa amabilmente su i pi vari argomnti : la vera saggezza delluomo e la sua stoltezza ; quale senso si debba dare alla vita ; come n il piacere, n il dolore debbano turbare l anima nostra ; l eterna vicenda del mondo ; le gioie dellamicizia ; l intima insoddisfazione di ogni individuo ; precetti per vivere bene ( con navi e con quadrighe noi corriamo dietro alla felicit ; ma quello che cerchiamo qui a due passi, magari in uno squallido villaggio delle paludi, se non ci vien meno l equilibrio dellanimo ) ; le delizie della vita agreste ; come com portarsi con i grandi, ecc. Lesametro, molto pi accurato che nelle Satire, ha una levigatezza e una armonia mirabili e la sua piena aderenza alla variet del tono, ora scherzoso ora sostenuto, qualche volta malinconico, talaltra sentenzioso ; ma sempre vivo, schietto e spontaneo, ne fa unopera squisita, duna perfezione stilistica e concettuale che suscit l unanime ammirazione. Molti vedono nelle Epistole il meglio della poesia di Orazio, l opera del sereno equilibrio : indubbiamente esse sono l espressione duno spirito nobilmente educato, vi si sente, cio, quella che i Romani chiamavano urbanitas. Deccellente gusto, come eccel lente il loro equilibrio, argute piene di fascino, le Epistole hanno una grazia tutta nuova, di lingua e di metro (M. Gr ant ). Congedando questo libro (nel 20 av. Cr.), Orazio tracciava il proprio ritratto fisico e morale, quasi sottoscrivesse il suo testa- 256 Q,. ORAZIO FLACCO mento, l addio alla poesia. Vennero, vero, la celebrazioni seco lari del 17 av. Cr., a risvegliare la sua Musa, in seguito alle pressanti insistenze di Augusto ; quindi usc il secondo libro delle Epistole e fu composto il quarto libro delle Odi, in cui vengono cantati, tra l altro, i trionfi di Druso e di Tiberio con accenti pindarici. Ma, non ostante questo ritorno di fiamma, il poeta aveva ormai dato il meglio di s : sia quei Carmi che gli permetteranno di restare nei secoli, anche indipendentemente dagli scritti posteriori, 1 Alceo romano ; sia quel dovizioso tesoro di Satire e di Epistole nel quale, soprattutto, per dirla con Vol taire, egli ci insegna a sopportare la povert, a godere saggia mente duna onesta agiatezza, a vivere con noi stessi e a render servigi agli amici. . . a uscire da una vita o triste o fortunata, rin graziando gli di di avercene fatto dono , insomma, a disprez zare la morte, pur assaporando la vita (1). (1) Dagli alessandrini in onore di Orazio. ODI A SCL EPI A DEE Sono le odi che meglio si prestano a rendere con obiettiva con cretezza la variet dei casi della vita : quelle, nel corso delle quali, il Poeta si astrae in una pacatezza superiore e quel .che vede, pur vivo e animato in se stesso, riesce a trasferire nel verso come defi nito e circoscritto entro limiti invalicabili. Asclepiadei sono i metri delle odi che cominciano (I, 1) e che chiudono (III, 30) il grande ciclo lirico pubblicato nel 23 av. Cr. (i primi tre libri) e della IV, 3 (affine per argomento alla I, 1) : i metri, in particolare, che nella I, 1 permettono ad Orazio di offrire una cos ampia rassegna delle attivit umane, tutte svolgentisi secondo arcane leggi che le costringono a ripetersi e a reiterarsi senza mai consentire loro sostanziali mutamenti, e nella III, 30 gli danno modo di presentare, con uno sconcertante distacco, anche s medesimo e la sua opera lirica come immutabilmente pi alti della stessa mole delle Piramidi, quasi fossero divenuti entit ormai intangibili della vita del mondo. Sono asclepiadee l ode al Fons Bandusiae (III, 13), che perpetua il miracolo di unacqua senza fine zampillante pur entro lassedio dellatroce Canicola ; quella (I, 3) che deplora le intemperanze dell audax omnia perpeti. . . gens humana , e, in particolare, con queste parole dominate dal l anafora {audax. . . audax), ritma la rampogna contro il non saper accettare i limiti; quella, celeberrima, a Leuconoe (I, 11), che ammonita a costringere spatio brevi. . . spem longam ; quella (I, 24) che prospetta l inutilit per Virgilio (frustra pius) di pian gere il perduto Quintilio ; quella, altresi, che svolge in un canto amebeo (III, 9) l amabile e petulante simmetria degli opposti e insieme consonanti sentimenti di due innamorati. Sono anche asclepiadee la I, 14, che contempla con controllata sollecitudine le perigliose sorti della nave di Roma e quella che, con ironico distacco, considera le vicende damore dello stesso poeta (I, 5). Infine non inopportuno, forse, rilevare che egualmente a metri asclepiadei ricorsero quei due perfetti signori dello spirito e delle 17 258 Q. ORAZIO FLACCO forme della Latinit che sono stati il Petrarca e il Poliziano, quando vollero esaltare con ammirante e quasi attonita obiettivit i meriti di Orazio lirico (Regem te lyrici carminis Italus, il Petrarca ; Vates threicio blandior Orpheo, il Poliziano). 1. - OGNUNO HA UN SUO SOGNO (I, 1) Tutti, o Mecenate, hanno le loro aspirazioni, pi o meno nobili, pi o meno utili; io desidero ardentemente di essere poeta lirico: se il tuo giudizio me lo confermer, nessuno potr attribuirsi una felicit superiore alla mia . Lode, composta nellestate del 23 av. Cr., costituisce la dedica e la pre sentazione dei primi tre libri di Carmi : i suoi motivi saranno, in parte, ripresi nella IV, 3. Maecenas atavis edite regibus, o et praesidium et dulce decus meum, sunt quos curriculo pulverem Olympicum collegisse iuvat metaque fervidis Me t r o : strofa asclepiadea I. 1-4. Maecenas : C. Cilnio Mece nate, amico intimo di Orazio e suo protettore, era nato ad Arezzo nel 69 av. Cr. Conosciuto Ottaviano ad Apollonia, divenne ben presto suo confidente e consigliere. Uomo di ec cezionale cultura e destremo buon gusto, protesse letterati e artisti, tanto che il suo nome pass poi nei secoli a indicare ogni munifico appassio nato darte. Non volle mai cariche pubbliche, pur avendo avuto talvolta in mano le sorti di tutto limpero, pago slo di essere chiamato eques romanus. Mor a Roma nell8 av. Cr., pochi mesi prima di Orazio. ata vis... regibus = discendente di an tenati regali (edite = nate ; ma pi raffinato ed elegante) : Mecenate van tava tra i suoi ascendenti etruschi vari lucumoni (o re) di Arezzo (atavi, erano gli ascendenti di quinto grado, dopo pater, avus, proavus (= bisnon no e abavus). o et : c iato (fre quente con la esclamativa o) che mette in rilievo i due sostantivi praesidium (= difesa ) e decus (= vanto , onore ). sunt quos... iuvat (pi comune, il con giuntivo-consecutivo) = vi sono di quelli cui piace : d inizio ad una serie di esempi, che mettono a nudo i vari gradi dellumana ambizione. C chi aspira alla vittoria atletica, chi al successo elettorale ; uno vuole tutto il grano dellAfrica, laltro, in vece, coltivare i propri campi, altri ancora godono a percorrere il mare in lungo e in largo, ecc. curri- culo = col cocchio . Olympi cum : i giochi ad Olimpia, nellElide, erano i pi celebrati dellantichit, anche se non gli unici (ricordare i Pitici, gli Istmici e i Nemei) e dura rono fino al IV sec. d. Cr. col legisse (soggetto di iuvat) = racco- LE ODI 259 evitata rotis palmaque nobilis 5 terrarum dominos evehit ad deos : hunc, si mobilium turba Quiritium certat tergeminis tollere honoribus ; illum, si proprio condidit horreo quicquid de Libycis verritur areis. 10 Gaudentem patrios findere sarculo agros Attalicis condicionibus numquam demoveas, ut trabe Cypria gliere ; nel senso di sollevare nu vole di polvere semplicemente, an che se linfnito passato ci riporta a vittoria gi conseguita. meta : si chiamavano mete due colon nette che delimitavano la spina , al centro dello stadio. Attorno a que sta spina correvano i carri ; sicch la principale cura degli aurighi era di fare il giro stretto senza per toc care le mete , il che avrebbe pro vocato la rottura del cocchio. Di qui lespressione oraziana la mta scan sata con le ruote infuocate (fervidis) . 5-8. palma : un ramoscello di palma veniva solennemente consegnato ai vincitori dei giochi Olimpici (in ori gine essi ricevevano una corona di oleastro) ; per questo la palma di venne simbolo di vittoria. nobilis (da notabilis, ma in senso attivo) = che rende illustri . terrarum dominos apposizione di deos : per comprendere lespressione innalza fino agli di , dobbiamo riportarci alla mentalit e alluso corrente fra i Greci, per i quali ottenere una vit toria nei giochi era prova duna spe ciale predilezione degli di, una com partecipazione della divinit stessa ; 1' olympionikes era considerato al di sopra della fragile natura umana. hunc (sott. iuvat) = questi lieto . mobilium = dei volubili . Quiritium : i Romani, nei loro rappor ti civili. certat... tollere (costrutto derivato dal greco) = va a gara per innalzarlo con i triplici onori (que stura, pretura e consolato) : tergeminis poetico per triplicibus. 9-12. illum (sott. iuvat). con didit = riuscito a riporre nel pro prio granaio (horreo) . quicquid (intendi frumenti) = tutto il grano che . Libycis... areis = si spazza sulle aie di Libia : i Romani attin gevano il grano necessario a inte grare la produzione della Penisola dalla Sicilia, dallEgitto e dalla pro vincia dAfrica, che comprendeva lat tuale Algeria orientale, la Tunisia e una parte dellodierna Tripolitania. A questa Provincia dAfrica, detta poeticamente Libya, si riferisce in particolare Orazio. Gaudentem (oggetto di demoveas) = colui che gode a rompere con lerpice (sarculo) i campi paterni . Attalicis con dicionibus = a condizioni degne di Attalo ; si allude ad Attalo I I I , re di Pergamo, il quale, morendo nel 133 av. Cr., aveva lasciato il suo regno, con le sue immense ricchezze, in eredit ai Romani. Tale genero sit aveva fatto tanta impressione, che era diventata proverbiale. 13-16. numquam, ecc. = non lo po tresti mai distogliere (dal suo campo), per fargli solcare (ut... secel, cong. di seco, secui, sectum, secare) con una 260 . ORAZIO PLACCO Myrtoum pavidus nauta secet mare. Luctantem Icariis fluctibus Africum 15 mercator metuens, otium et oppidi laudat rura sui ; mox reficit rates quassas, indocilis pauperiem pati. Est qui nec veteris pocula Massici nec partem solido demere de die 20 spernit, nunc viridi membra sub arbuto stratus, nunc ad aquae lene caput sacrae. Multos castra iuvant et lituo tubae permixtus sonitus bellaque nave (trabe, per metonimia) di Cipro (isola ricca di legname, molto ricer cato per la costruzione di navi) il mare Mirtoo ; ossia, dellisola di Mirtos , a sud dellEubea (qui sta, per, per un mare qualunque pieno di pericoli). pavidus nauta = divenuto pauroso nocchiero . Luctantem... metuens = il mercan te, quando teme lAfrico in lotta con i flutti Icarii : Icariis si rife risce allEgeo occidentale, dovera lisola Icaria, presso la quale sarebbe precipitato Icaro ; qui, per, in senso generico, per flutti tempestosi . Africum : il vento di Sud-Ovest (Libeccio), spesso apportatore di tem pesta ; per vento in generale. otium = la tranquillit . oppi- di... sui = i campi del suo paesello . 17-20. mox = ma tosto (lomis sione dellavversativa mette maggior mente in rilievo la rapidit del mu tamento). reficit rates (= navim) = riatta la nave malconcia (quassas, plur. poetico) . indocilis pati = incapace di sopportare la povert : linfinito retto da un aggettivo co strutto irregolare, ma frequente in greco e non ignoto alla prosa latina. Est... spernit (meglio il cong.) = c chi non disprezza (litote, per ama molto ) le coppe di vecchio matribus Massico : era un vino famoso del monte Massico, a confine tra Cam pania e Lazio. partem... deme re (oggetto di spernit) = sottrarre una parte della giornata lavorativa (solido) . 21-24. viridi... arbuto = sotto un verde corbezzolo . membra (accus. di relaz.) stratus (da sterno, stravi, stratum, sternere) = con le membra adagiate : il tranquillo abbandono alla dolcezza pigra dei campi, presso il gorgogliante ruscello, era un ele mento epicureo, che Orazio riceveva dalla diffusa infatuazione per Epicuro della cultura romana del tempo. ad... lene caput = presso la zam pillante sorgente duna fonte sacra (per enallage, detta sacra lacqua, mentre lo era la sorgente) . lene (= leniter fluens) = che scorre dolce mente mormorando . lituo... so nitus =' il suono della tromba (pro pria della fanteria) mescolato a quello del lituo (tromba ricurva della caval leria) . lituo, per sonitui litui, costituisce una comparatio compen diaria. 25-28. matribus (dat. dagente) de testata (con valore passivo, anche se il verbo deponente) = odiate dalle madri (il linguaggio poetico usa molto il dativo dagente con i parti- LE ODI 261 detestata. Manet sub love frigido 25 venator tenerae coniugis inmemor, seu visa est catulis cerva fidelibus seu rupit teretis Marsus aper plagas. Me doctarum hederae praemia frontium dis miscent superis, me gelidum nemus 30 Nympharumque leves cum Satyris chori secernunt populo, si neque tibias Euterpe cohibet nec Polyhymnia Lesboum refugit tendere barbiton. Quodsi me lyricis vatibus inseres, 35 sublimi feriam sidera vertice. cipi passati). Manet = passa la notte . sub... frigido = sotto il freddo cielo ; ricordata la divi nit per lelemento che le sacro. tenerae = giovane . visa est (passivo) = sia stata avvistata , sia apparsa . catulis = canibus (dativo dagente). teretis... pia- gas = le ben ritorte reti . Mar sus aper = un cinghiale della Mar- sica , regione montuosa intorno al lago Fucino, ricca di boschi e di cin ghiali particolarmente selvaggi. 29-33. Me... frontium = quanto a me, ledera (hederae, plurale poe tico) che cinge premiando (praemia) la fronte dei poeti . dis... supe ris = rende uguale agli di del cielo . Me... me : ripetizione (ana fora) enfatica, che segna profonda mente il distacco fra il poeta, dal nobile destino, e tutti gli altri... pa titi, di cui fino ad ora ha parlato. gelidum = fresco . leves... chori = le agili danze . Nym pharum... Satyris : Ninfe e Satiri costituivano il classico corteo gioioso di Bacco-Dioniso, il dio dellispirazione poetica. secernunt populo = di stinguono dal volgo . tibias (sott. geminas) = il flauto a due canne. 33-36. Euterpe (= colei che ral legra ) : era protettrice della musica, cui saccompagnava lantica melica corale. cohibet = trattiene , ri fiuta di concedere . Polyhymnia (= dai molti canti ) : era la musa del canto lirico, della poesia mono dica. Lesboum... barbiton = non concede di accordarmi la cetra di Lesbo : la cetra di Lesbo, dunque, desidera il poeta ; quella che accom pagn i canti di Alceo e di Saffo, ambedue dellisola di Lesbo, e dei quali Orazio si considera erede, unico degno, fra tutti i Romani. lyricis vatibus tra i poeti lirici : per la prima volta troviamo qui lagget tivo lyricus a indicare tutto ci che espressione personale dun poeta, senza pi distinzione di strumento (lira o flauto) con cui si accompa gnavano gli antichi cantori ; ossia lirico nel senso nostro, moderno, della parola, mentre fino a Cicerone lirico era sinonimo di melico . inseres = mi annovererai . sublimi... vertice = con lalto capo toccher le stelle : la frase tradi zionale passata in proverbio presso i Greci, ma introdotta fra i Latini da Orazio per la prima volta, lo fa grandeggiare fra cielo e terra, con la fama immortale dei Grandi. 262 Q. ORAZIO FLACCO 2. - NON OMNIS MORIAR (I II, 30) Il poeta ha la consapevolezza di aver compiuto un'opera superba, dalla quale avr fama duratura; e, a conclusione della sua esaltante fatica, chiede alla Musa la sognata corona d'alloro. Lode, congedo ai tre primi libri dei Carmi, fu scritta nel 23 av. Cr. nello stesso tempo della prima del libro primo, della quale ha identico il metro e, sotto un certo punto di vista, pu considerarsi la logica integrazione. Exegi monumentum aere perennius regalique situ pyramidum altius, quod non imber edax, non Aquilo inpotens possit diruere aut innumerabilis annorum series et fuga temporum. 5 Non omnis moriar multaque pars mei Me t r o : strofa asclepiadea I. 1-4. Exegi = ho compiuto (sui monumenti, di solito, si legge absolvi, feci). perennius = pi duraturo (secondo letimologia, perennis per annos, cio destinato a passare inde finitamente attraverso gli anni ). regali... situ = della regale mole delle piramidi ; le piramidi dEgitto, superbe tombe dei Faraoni, erano esaltate fra le pi grandi meraviglie del mondo, costruite a sfida dei se coli, contro le insidie del tempo e del deserto. Ma del bronzo dogni altro monumento (aere) e del marmo egi ziano pi duratura sar la gloria del Poeta (chi interpreta situs = muf fa , forte dun esempio oraziano in Epist., I I ; 2, 118, e traduce del regale squallore mettendo in risalto gli elementi disgrega tori, quali tempo. sabbia, salsedine, che operano a danno delle piramidi, giunge a una con clusione opposta a quella voluta dal poeta). edax = che corrode , aggettivo caro ai poeti (cfr. Virgi lio, En., I I , 758), ora riferito al fuoco, ora allacqua, ora agli affanni che rovinano lanimo . Aquilo : lAquilone, o Tramontana, vento del Nord ; qui, per un vento furioso, in generale. inpotens = sfre nato , prepotente . dimere = sgretolare , abbattere . 5-8. Non omnis moriar = non tutto io morr (omnis = totus) : solo il corpo del poeta soggiacer al mi sero destino delluomo e si ridurr in polvere da sperdersi al vento ; la miglior parte (multa... pars) di lui, il suo spirito, il suo nome, la sua LE ODI 263 vitabit Libitinam : usque ego postera crescam laude recens, dum Capitolium scandet cum tacita virgine pontifex. Dicar, qua violens obstrepit Aufidus 10 et qua pauper aquae Daunus agrestium regnavit populorum, ex humili potens, princeps Aeolium carmen ad Italos creazione poetica sfuggiranno alla morte, per vivere in eterno con il sole. multa = magna. Libiti nam = la morte : appellativo di Venere, come dea della morte. Lac costamento veramente significativo (amore-morte) pare sia derivato dal fatto che, accanto al tempio di Ve nere a Roma, cera quello di Libi tina, dove si denunciavano le morti e si provvedeva ai funerali. usque = sempre , riferito a crescam. postera... laude = per la lode dei posteri (= posterorum) . tecens = sempre giovane . dum = fin ch . Capitolium : simbolo del leternit, perch sul colle fatidico era il tempio di Giove e della Triade Santa ; ivi si conducevano i trionfi, ivi si appuntavano tutte le aspira zioni di gloria e di grandezza dei nobili Romani. 9-12. scandet = salir (come ascendet, ma pi solenne). cum... virgine : sono le Vestali, che com parivano accanto al pontefice mas simo nelle pi solenni cerimonie reli giose e, completamente staccate dal mondo, incedevano maestosamente raccolte in un religioso e venerato silenzio. Dicar, qua (avverbio di moto per luogo)... obstrpit = si dir, l dove vorticoso rumoreggia : dicar (costruito personalmente) si rife risce a princeps... deduxisse. - Aufi dus : lOfanto, il fiume che bagna Venosa, il fiume della giovinezza del poeta e che egli spesso ricorda con nostalgia in parecchi luoghi, sempre chiamandolo violento , tremen do ; a noi invece risulta asciutto per gran parte dellanno. Si noti lef fetto di armonia imitativa che il verso consegue con la successione dei tre sdruccioli (violens, obstrepit, Au fidus). qua, qua : intende la Pu glia, la sua regione dorigine. Gran vanto sar per gli abitanti di essa poter ricordare che il pi grande poeta lirico di Roma era nato tra loro. Sembra quasi che Orazio, dopo aver sognato una fama e una longe vit pari a quella del Campidoglio, con improvviso ripiegamento di mo destia, voglia ridurre il campo della sua gloria, almeno, al suo paese natio. pauper... Daunus : Dauno era il re mitico della Puglia settentrionale, figlio di Pilumno e di Danae. qui attribuita al re la scarsit dacqua che propria della regione, ancora oggi sitibonda . agrestium... populorum = regn sopra popola zioni dedite allagricoltura (regnavit costruito con il genitivo, secondo luso dei Greci per i verbi che indi cano superiorit e comando). ex... potens = da umile origine dive nuto illustre . 13-16. princeps... deduxisse (= tran stulisse) per il primo, io ho adat tato a ritmi (modos) italici il carme eolico : ossia il verso che fu usato da Alceo e da Saffo, entrambi del lisola di Lesbo, che cantarono nel 264 Q,. ORAZIO FLACCO deduxisse modos. Sume superbiam quaesitam meritis et mihi Delphica 15 lauro cinge volens, Melpomene, comam. dialetto eolico del loro paese. Fu rimproverata al Poeta nera ingrati tudine verso Catullo, che pure aveva usato il metro di Saffo, e con gusto particolare ; ma non bisogna dimen ticare che solo Orazio tratt con arte ed efficacia squisite il metro di Alceo, pi complesso e pi vario, senza contare che, per variet di motivi e profondit di pensiero, lopera del Venosino si impone su quella del Veronese. ; Sume superbiam (allit terazione) = arrogati un orgoglio che hai ben meritato (quaesitam meritis) Delphica lauro : lalloro era sacro ad Apollo, perch in tale pianta era stata trasformata la ninfa Dafne da lui amata ; e al culto di Apollo era dedicato il tempio di Delfi, il pi famoso dellantichit. et mihi, ecc.; costruisci : et volens (= beni gna , propizia ), Melpomene, cing mihi comam lauro Delphica. Mel pomene : musa della poesia tra gica, qui nominata per una qualsiasi delle Muse. LE ODI 265 3. - BUON VIAGGIO A VIRGILIO ! (I, 3) Virgilio vuole recarsi ad Alene : che tutti gli di del mare, in par ticolare Venere, i Gemelli ed Eolo, proteggano la sua nave e lo facciano sbarcare sano e salvo nellAttica! Ma perch poi questi viaggi cos peri colosi? Laudacia Umana, che non conosce limiti, ha violato ogni legge divina; ben giusto quindi che Giove non le risparmi i fulmini della sua ira . Lode fu probabilmente composta verso il 23 av. Cr. (pubblicazione dei primi tre libri) ; il progettato viaggio di Virgilio in Grecia (a completamento della sua Eneide), per motivi a noi ignoti, fu rinviato al 19 av. Cr. e gli riusc fatale. Sic te diva potens Cypri, sic fratres Helenae, lucida sidera, ventorumque regat pater obstrictis aliis praeter Iapyga, Metro : strofa asclepiadea II I . 1-4. Sic = cos (desiderativo), da unirsi a regat, cui si riportano anche i soggetti che seguono. potens = signora ; con valore, quindi, di sostantivo. diva... Cy pri : Venere che, nata dalla spuma del mare, proteggeva i naviganti ; era particolarmente venerata a Cipro (donde il frequente appellativo di Ciprigna). fratres Helenae : Ca store e Polluce (nati, con Elena e Cli- tennestra, da Leda, moglie di Tin- daro) costituivano la costellazione dei Gemelli, propizia ai viaggi per mare. lucida sidera splendente co stellazione : apposizione di fra tres e non il caso di vedere in lucida i cosiddetti fuochi di S. Elmo , le fiammelle che compaiono sopra le antenne delle navi dopo le tempeste e che erano considerate segni visi bili della protezione dei Dioscuri sulla nave stessa. ventorum... pater : Eolo, che teneva a freno i venti den tro un monte o in un otre. ob strictis = incatenati gli altri (aliis = ceteris) venti, tranne lo Iapigio Iapige era detto il Favonio, vento di Nord-Ovest, favorevole per quelli che veleggiavano alla volta della Grecia, in quanto spirava dal promontorio Iapigio (oggi S. Maria di Leuca, in Puglia) verso il mare. Incatenando tutti gli altri venti (Austro, Euro, Aquilone), Eolo avrebbe spinto sicu ramente in porto, con questo, la nave di Virgilio, che salpava da Brindisi. 266 Q. ORAZIO FLACCO navis, quae tibi creditum debes Vergilium ; finibus Atticis reddas incolumem, precor, et serves animae dimidium meae. Illi robur et aes triplex circa pectus erat, qui fragilem truci 10 commisit pelago ratem primus, nec timuit praecipitem Africum decertantem Aquilonibus nec tristis Hyadas nec rabiem Noti, quo non arbiter Hadriae 15 maior, tollere seu ponere volt freta. Quem mortis timuit gradum qui siccis oculis monstra natantia, 5-8. quae... Vergilium = che sei debitrice di Virgilio a te affidato . finibus Atticis, dativo retto da reddas (esortativo) = rndilo . animae... meae : laffettuosa espres sione, che rappresenta il pi alto significato dellamicizia ( salva laltra met dellanima mia!...) non perde nulla della sua efficacia per il fatto che giunse ad Orazio per mezzo di Aristotele, Meleagro, Cicerone, ecc. ; anche noi diciamo talvolta : sono due corpi e unanima sola ! . 9-12. Illi robur, ecc. = aveva certo una triplice corazza di quercia c di bronzo intorno al petto colui che.... fragilem va con ratem (= navem). truci (= tempesto so ) va con pelago : disposizione chiastica. primus = per primo . praecipitem = impetuoso . Africum : il libeccio, vento del Sud, in lotta eterna con lAquilone (qui al plurale, quasi per moltiplicarne i soffi) che spira da Nord. 13-16. decertantem = in aspra lotta , con prefisso intensivo. tristis = malinconiche . Hya das : costellazione di sette stelle nella testa del Toro, chiamate comunemente le gallinelle ; si credeva che il loro sorgere o tramontare provocasse pioggia e cattivo tempo, perci lag gettivo tristis. Noti : vento di mez zogiorno, detto anche Austro o Sci rocco. quo... maior = del quale non c signore (arbiter) dellAdriatico pi grande . tollere... ponere = sollevare... placare i flutti (freta) . volt = vate. 17-20. Quem... gradum = quale assalto di morte pot temere ; come fosse quam mortem gradientem. sic cis oculis = senza batter ciglio : tenendo ben aperti gli occhi, non si permette che essi vengano umettati dal battito delle palpebre, che la paura invece rende pi frequente. Altri intendono senza piangere , ma pare poco adatto, trattandosi di uomini rotti a tutte le fatiche, aperti ' ad ogni audacia. monstra : la mi- LE ODI 267 qui vidit mare turbidum et infamis scopulos Acroceraunia ? 20 Nequiquam <Jeus abscidit prudens oceano dissociabili terras, si tamen impiae non tangenda rates transiliunt vada. Audax omnia perpeti 25 gens humana ruit per vetitum nefas ; audax Iapeti genus ignem fraude mala gentibus intulit. Post ignem aetheria domo subductum macies et nova febrium 30 tologia antica era ricca di mostri marini e di belve orribili. infa mis = malfamati , di trista fa ma , per i frequenti naufragi. Acroceraunia: promontorio dellEpiro, ora capo Linguetta, molto pericoloso per i naviganti ; doveva il suo nome ( le vette dei fulmini ) alle tre mende tempeste che lavevano reso tristamente famoso. 21-24. Nequiquam = inutilmen te . abscidit = separ . pru dens = previdente . oceano dis sociabili (ablativo strumentale) = con loceano che impedisce ogni rapporto . si tamen, in rapporto a nequiquam. non tangenda = acque {vada) che non si dovreb bero toccare . transiliunt = va licano . impiae : in quanto con travvengono al volere divino che le terre rimanessero tra loro separate. 25-28. Audax... perpeti (costrutto alla greca, di cui per non mancano esempi anche in prosa) = audace nellaffrontare ogni pericolo . ruit... nefas = precipita sempre su ci che proibito dalla legge umana (vetitum) e divina {nefas) . Iapeti (quadri- sillabo) genus : il figlio di Giapeto Prometeo, il titano amico delluomo, al quale don il fuoco, principio di tutte le arti, avendolo sottratto alla dimora degli di. Per punirlo, Giove lo fece incatenare alle rupi del Cau caso, mentre un avvoltoio gli divo rava il fegato sempre ricrescente : fu poi liberato da Eracle. fraude mala = con inganno rovinoso . 29-32. Post... subductum = dopo che il fuoco fu sottratto alla reggia del cielo . macies = la maci lenza , lo sfinimento : narra la leggenda che Giove mand agli uomini Pandora, la donna plasmata da Efesto e dotata da tutti gli altri di delle pi seducenti attrattive. Aveva con s un vaso in cui erano racchiusi tutti i mali e tutti i beni ; ma non lo doveva aprire. Ella invece, sposa di Epimeteo, fratello di Prometeo, spinta da curiosit lo aperse e tutti i malanni si riversarono sul mondo : riusc appena in tempo a richiuderlo per trattenervi la speranza, lunica che non abbandona gli uomini. nova = 268 Q. ORAZIO FLACCO terris incubuit cohors semotique prius tarda Necessitas leti corripuit gradum ; expertus vacuum Daedalus ara pennis non homini datis ; 35 perrupit Acheronta Herculeus labor. Nil mortalibus ardui est : caelum ipsum petimus stultitia neque per nostrum patimur scelus iracunda Iovem ponere fulmina. 40 non mai vista prima . incubuit (da incumbo) = si precipit . semoti... gradum = la necessit della morte, prima lontana (prius, che la cesura fa gravitare su semoti, si. deve intendere riferito anche a tarda), af frett il passo ; credenza comune presso tutti i popoli che, negli antichi tempi, gi uomini vivessero pi a lungo e fossero pi felici. Necessitas : personificazione del Destino, contro cui lottano invano gli uomini. Cosi pure poeticamente personificata la Morte. 33-36. expertus, sott. est. Dae dalus : lartefice mitico che, per eva dere dal labirinto di Creta da lui stesso costruito, adatt a s e al figlio Icaro delle ali tenute insieme dalla cera. Simboleggia la potenza e lauda cia dellingegno umano. - pennis... datis -- con ali che non erano state concesse agli uomini . perrupit... labor = Ercole con la sua fatica forz lAcheronte : lAcheronte uno dei fiumi infernali, ma qui sta per il regno stesso delloltretomba. Si ac cenna allultima fatica di Ercole che, per liberare lamico Teseo, scese agli inferi e incaten Cerbero, il cane tri cipite. 37-40. caelum... petimus = diamo la scalata perfino al cielo : come i Giganti, che osarono sfidare gli di nelle loro sedi celesti e provocarono la vendetta di Giove con i suoi ful mini. stultitia = nella nostra stol tezza . per... scelus (comp, di causa) = per la nostra cattiveria . patimur = permettiamo . ira cunda... fulmina = i fulmini della sua ira ; per enallage, attribuito ai fulmini il sentimento di Giove. ponere = deponere. LE ODI 269 4. - VIVI ALLA GIORNATA ! ( I . 11) Non cercar di sapere, anche ricorrendo alla cabala, qual termine gli di abbiano assegnato alla tua vita, o Leuconoe, quale alla mia ! Meglio non preoccuparci dellavvenire e godere il giorno che /ugge . Lode, dalla perfetta tecnica compositiva, devessere fra le ultime in ordine di tempo (24-23 av. Cr.). Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios temptaris numeros. Ut melius, quicquid erit, pati ! Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam, quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare 5 Tyrrhenum, sapias : vina liques et spatio brevi Me t r o : strofe asclepiadea maggiore. 1-4. Tu (non solito, in prosa, per la 2a persona),., quaesieris = non ricercare ; imperat, negativo. ne fas = illecito : perch la divi nit volle avvolto da una provvida notte il futuro. finem, intendi vi tae. Leuconoe : nome fittizio, che secondo letimo greco vorrebbe dire mente candida (ingenua, quindi) o mente serena (intelligente) ; forse il primo significato meglio si adatta al successivo consiglio: sii saggia!. nec (pi corretto, neu)... temptaris - non tentare , non interrogare . Babylonios... numeros = i cal coli dei Babilonesi : gli astrologi pre tendevano di conoscere i casi della vita, osservando le varie congiunzioni degli astri che avevano presieduto alla nascita. Molto diffuso era lo studio degli oroscopi tra i Babilonesi, ove losservazione del cielo era di solito affidata a sacerdoti di razza Caldea. Introdotta in Roma dopo le guerre Puniche, la scienza astrologica incon tr tale favore, che nel primo secolo dellimpero vi furono perfino decreti di repressione. seu tribuit = sia che ci abbia assegnato come ultimo . 5-8. oppositis,., pumicibus = fiac ca contro le opposte scogliere : pumi cibus, sno le rocce (di cui abbonda il mare Tirreno in confronto con lAdriatico), perch corrose dallac qua salsa come la pietra pomice. sapias (esortativo) = sii saggia . liques (cong. esort. di liquo-liquare) = filtra : gli antichi solevano filtrare prima delluso i loro vini, che erano densi e pesanti, facendoli passare attra- 270 Q,. ORAZIO FLACCO spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida aetas : carpe diem, quam minimum credula postero. verso un piccolo sacco di tela o per un colatoio di metallo contenente neve ; questo procedimento li rendeva limpidi e freschi. spatio brevi (abl. assol. con valore causale) = poich breve il tempo . rese ces (esortativo da risico, resecui, rese care) = tronca decisamente : c chi intende spatio brevi come ablativo locale (sott. ') e traduce : tronca la lunga speranza, riducendola entro il breve spazio di tempo , che ci dato ; commisurandola, cio, alla bre vit della vita. fugerit = sar gi fuggito : il futuro anteriore pone in risalto limpressionante rapidit con cui trascorre il tempo, al punto che ce ne accorgiamo solo quando esso - ormai passato. invida aetas = il tempo invidioso della nostra felicit. carpe diem = afferra a volo il giorno che passa : nellesor tazione, tanto nota quanto abusata, il verbo conserva il suo significato primitivo di spiccare un fiore, un frutto, di strappare un bacio ; duna azione breve, insomma, rapida e quasi dolorosa : cogli, come un fiore con cui ti tocchi appena una dea fug gente (Pascoli). quam... poste ro = fidandoti del futuro il meno possibile ; avr obbedito la fatua destinataria dellode ? In ogni caso, la pacatezza del poeta, che oscilla fra lironico e il comprensivo, fa di menticare il senso di angustia, che non si disgiunge mai dalla visione di uno spirito umano restio ad acco gliere i suggerimenti della saggezza. LE ODI 271 5. - PER LA MORTE DUN AMICO (I, 24) morto Quintilio ! Intona, o Musa, un canto di lamento, perch non troveremo mai pi un uomo come lui ; e tu, o Virgilio, fattene una ragione perch nemmeno la dolcezza del tuo canto potr ridare la vita al nostro caro : l'unica cosa possibile rassegnarsi ed accettare il doloroso destino . Poich la morte di Quintilio avvenne fra il 24 e il 23 av. Cr., lode (un epi cedio, forse il pi antico di Roma dopo la splendida elegia CI, ispirata a Catullo dalla visita alla tomba del fratello) certamente fra le pi recenti. Quis desiderio sit pudor aut modus tam cari capitis ? Praecipe lugubris cantus, Melpomene, cui liquidam Pater vocem cum cithara dedit. Ergo Quintilium perpetuus sopor 5 Me t r o : strofa asclepiadea II. 1-4. desiderio = rimpianto . pudor = ritegno . modus = li mite , misura . capitis (dipende da desiderio) - persona . Prae cipe = intona ; propriam. inse gnami . Melpomene : musa del canto tragico, per Musa in genere ; forse scelta da Orazio per la misura metrica (un coriambo), molto agevole ad usarsi nei versi logaedici e, in par ticolare, negli asclepiadei. liqui dam = limpida . Pater : Giove, che nella Teogonia di Esiodo indi cato come padre delle Muse, nate da lui e da Mnemosine. cum cithara = et citharam (comp, di compagnia). 5-8. Ergo = dunque : la prima strofa aveva la spontaneit dun grido di dolore, di smarrimento ; poi ecco il doloroso ripiegamento dellanima sulla notizia che, in quanto inaspet tata, in un primo tempo laveva sbi gottita. Tale doloroso stupore, questo angoscioso interrogare rivelato dalla breve congiunzione, che apre la parte pi propriamente epicedica- dellode, ; Quintilium : il cremonese Quin tilio Varo, amico intimo di Virgilio e di Orazio, fine critico e intenditore di arte e di poesia, che Virgilio co nobbe negli anni della sua fanciul lezza durante i suoi studi a Cremona. Per questo, sapendolo pi che mai col pito, Orazio rivolge a Virgilio la parte consolatoria che inizia con la terza stro fa. sopor = sonno (trasparente 272 ORAZIO FLACCO urget ? Cui Pudor et Iustitiae soror, incorrupta Fides, nudaque Veritas quando ullum inveniet parem ? Multis ille bonis flebilis occidit, nulli flebilior quam tibi, Vergili. 10 Tu frustra pius, heu ! non ita creditum poscis Quintilium deos. Quid ? si Threicio blandius Orpheo auditam moderere arboribus fidem, num vanae redeat sanguis imagini, 15 quam virga semel horrida, non lenis precibus fata recludere. eufemismo). urget = opprime . Cui (dipende da parem) = e a lui . Pudor (= lOnore ), Iusti tiae, Fides (= Lealt ), Veritas : sono personificazioni delle virt del lamico e tutte, eccetto la Veritas, ono rate in Roma con culti particolari. Fides detta sorella della Giu stizia ; ma tale legame di parentela non si trova che in questo luogo. incorrupta = incorruttibile . nu da = schietta . 9-12. Multis... bonis: dativo di agente, perch flebilis (= degno di essere pianto ) ha significato passivo, come fosse flendus. nulli... tibi == ma da nessuno compianto pi che da te . frustra pius = invano pio : la convinta religiosit di Vir gilio era apprezzata da tutti, amici e conoscenti ; ma purtroppo nemmeno questa dote cos elevata mette luomo a riparo dalla morte e dalle pi gravi sventure della vita. poscis... deos : chiss quante volte Virgilio, affettuoso e mite, avr pregato gli di per i suoi amici, per questo in modo particolare, che gli ricordava gli anni felici della fanciullezza. Ma nelle sue preghiere certo aveva invocato la protezione di vina per le persone care, non la morte o il dolore ! non... creditum = non affidato loro a questo patt ; che se lo portassero via! 13-16. si... moderre (= modereris, pres. cong.) = se in modo pi dolce di Orfeo di Tracia tu modulassi la cetra {fidem) ascoltata perfino dalle piante ; protasi di un exemplum fictum (la cui apodosi num redeat), che si ha quando si considera possi bile, per assurdo, una cosa impossi bile. Threicio... Orpheo : mitico cantore di Tracia, Orfeo con la dol cezza del suo canto riusc a commuo vere perfino gli di dellAverno, tanto da convincerli a lasciar tornare con lui sulla terra la sposa Euridice, se il suo stesso amore non lavesse poi perduta per sempre. Si dice pure che con la mala del suo canto egli am mansiva le fiere e trascinava dietro a s le piante e le rupi. num = forse che (aspetta risposta nega tiva). vanae = vuota . quam va con compulerit, cui si congiunge semel. horrida = che fa spaven to , con senso causativo. 17-20. non lenis... reeludere (lin finito in dipendenza da un aggettivo, che tanto piace ad Orazio, documen- LE ODI 273 nigro compulerit Mercurius gregi ? Durum ! sed levius fit patientia quicquid corrigere est nefas. 20 tato, anche se piuttosto raro, nei grandi prosatori) = non facile a schiude re ; una litote per inesorabile ed apposizione di Mercurius. precibus ahi. di causa. Mercu rius : fra le varie attribuzioni del dio, venerato ed esaltato come simbolo e protettore della pluriforme attivit umana, era anche quella di accom pagnare le ombre dei morti nei regni doltretomba, raccogliendole, come un pastore, e tenendole in ordine con una verga doro, dono avuto da suo fratello Apollo in cambio della lira a lui donata. Qui la verga detta horrida per la spie tata funzione che compie. nigro... gregi = al nero gregge dei morti ( dativo, per il significato secondario di compello, che si pu intendere come spingo ad unirsi a ), Durum, sott. est ; ma molto pi efficace lel lissi. patientia = con la rasse gnazione . est nefas = non lecito , perch proibito da leggi eterne. 18 274 Q. ORAZIO PLACCO 5. - ALLA FONTE BANDUSIA (HI, 13) 0 fonte dall'acque garrule e limpide, che doni frescura e riposo a chi stanco, domani avrai offerte di vino, di fiori, di sangue ; ma nel mio canto avrai gloria in eterno . Lode, duna purezza, duna levit e musicalit ammirevoli, devessere collocata fra le pi recenti (23 av. Cr.). O fons Bandusiae, splendidior vitro, dulci digne mero non sine floribus, cras donaberis haedo, cui frons turgida cornibus Metro : strofa asclepiadea IV. 1-4. Bandusiae genitivo epesege tico (come altrove, I I , 6a, 10, flumen Galaesi) ; pi normale, in prosa, il no minativo appositivo. Ricordano i com mentatori che una fonte di questo nome si trovava effettivamente, nel 1103, nei pressi di Venosa. Probabilmente Orazio, preso dalla nostalgia, aveva dato il nome della sorgente, cara ai suoi anni giovanili, a quella polla dacqua sorgiva che sgorgava nel suo podere di Sabina. Allo stesso modo (Eneide, I I I , 302 segg.) Eleno e An dromaca avevano rinnovato nellospi tale terra dEpiro i cari nomi del Simoenta e di Pergamo. splendi dior vitro = pi trasparente del cri stallo . dulci... mero : in occa sione delle Fontanalia, che si celebra vano il 13 ottobre dogni anno, era consuetudine di offrire libagioni di vino puro (merum) alle sorgenti, gettarvi dentro corone di fiori e fare sacrifici alle Ninfe, che ne abitavano i sacri e ombrosi recessi. digne ; in Orazio, fons quasi sempre maschile. non... floribus : laffermazione che si ottiene con la negazione del con trario (litote) prospetta una situazione intermedia fra la negazione piena e laffermazione decisa e ben si addice al senso oraziano della misura. cras : siamo dunque al 12 di ottobre; non mi sembra il caso di collegare questo omaggio alla fonte della sua giovinezza con il viaggio che Orazio fece nel 37 av. Cr. e che lo port a Brindisi, con Mecenate e altri, inca ricati di sancire un accordo fra Otta viano e Antonio. haedo (ablativo, secondo la costruzione : donare ali quem aliqua re) = ti doner un ca pretto ; volgendo la frase allattivo, turgida = gonfia per le corna novelle (primis) , che sono appena spuntate. LE ODI 275 primis et venerem et proelia destinat. 5 Frustra ; nam gelidos inficiet tibi rubro sanguine rivos lascivi suboles gregis. Te flagrantis atrox hora Caniculae nescit tangere, tu frigus amabile 10 fessis vomere tauris praebes et pecori vago. Fies nobilium tu quoque fontium, me dicente cavis impositam ilicem saxis, unde loquaces 15 lymphae desiliunt tuae. 5-8. venerem... proelia = lotte damore (endiadi). destinat = prepara . gelidos = fresche : notare labile ed efficace disposizione degli aggettivi, per cui gelidos sugge risce, per contrasto, lidea del caldo sangue che sprizza dalla ferita, men tre rubro richiama alla mente la lim pidezza delle acque, che ne rimangono come contaminate. inficiet = co lorer , tinger . rivos = cor renti . lascivi... gregis = la pro le del gregge saltellante (perifrasi, per il capretto). 9-12. Te... Caniculae = lafosa sta gione dellardente canicola non pu (nescit) toccarti : era detto Canicula (= cagnetta ) Sirio, lastro pi lu minoso del Cane maggiore. Il sor gere eliaco di Sirio (Canicola), nei primi giorni dellultima decade di lu glio, segnava per gli Egiziani il princi pio dellanno astronomico ed era con siderato il periodo pi caldo dellanno. frigus = frescura deliziosa , og getto di praebes (= offri ). fessis vomere = stanchi per laratro (la parte per il tutto). pecori vago = al gregge errabondo . 13-16. Fies... fontium = divente rai pure tu una delle fonti famose : sono quelle cantate dai poeti greci e latini, come Aretusa, Castalia, Dirce, Ippocrene. me dicente = poich io canto (abl. assol. causale). impositam ilicem = il leccio che si leva in alto, sopra la grotta (cavis... saxis) : non il caso di pensare, come suggeriscono alcuni critici, a un singolare collettivo (= i lecci ). unde... tuae = donde garrule sgor gano le acque tue . loquaces... desiliunt : non sfugga la musicalit dellespressione che, dolcemente ac carezzata dalle consonanti liquide, ren de in modo felicissimo lo scorrere delle acque, derivanti in numerose casca- telle dal petulante, grato mormorio. 276 . ORAZIO FLACCO 6. - CONTRASTO DAMORE (IH, 9) Finch ti ero caro, dice il poeta, e a nessuno mi preferivi, fui pi felice di un re . Finch tu bruciasti per me, replica Lidia, e non mi ti tolse Cloe, io ero la donna pi celebrata di Roman. Sicuro, ora amo Cloe e per salvar lei accetterei anche di morire . E io amo, riamata. Calai di Turi, per il quale anche due volte morirei . E che faresti se allontanassi Cloe e riaprissi la porta a Lidia ? . Sebbene Calai sia pi splendido duna stella e tu pi leggero dun sughero e pi iroso d'un mare in tempesta, con te vorrei vivere, con te felice morirei . Lode (che il Pascoli dice la bellissima di Orazio ) dimostra una tale maestria nel verso, una cosi profonda conoscenza dellanimo umano, una cos felice fusione di classico e di romantico, che certo deve essere della piena matu rit del poeta (23 av. Cr.). ' Donec gratus eram tibi nec quisquam potior bracchia candidae cervici iuvenis dabat, Persarum vigui rege beatior '. ' Donec non alia magis 5 arsisti neque erat Lydia post Chloen, Metro : strofa asclepiadea III. 1-4. gratus = caro : 1espressio- ne, umile e delicata, d inizio, come in sordina, a un crescendo che la gelo sia alimenter sia nelle parole suc cessive dello stesso poeta, sia nelle risposte della donna. potior (sott. me) = a me preferito . brac chia... dabat = cingeva con le brac cia il tuo candido collo : candidae un complimento indiretto, che di mostra come lamore covi nel pro fondo dellanimo, anche se non vuol farsi scoprire. iuvenis = nel fiore degli anni ; essendo quisquam so stantivo. Persarum... rege : lespres sione essere pi felice del re dei Per siani era passata in proverbio. vigui = vissi , fui ; ma lascia intendere che lamore di Lidia lo ren deva forte , lo esaltava anche da vanti ai propri occhi. 5-8. non arsisti = non ti infiam masti per unaltra donna : lamore si fa pi bruciante , almeno nel ricordo di Lidia, che mal si rassegna ad essere sostituita da Cloe. neque = LE ODI 277 multi Lydia nommis Romana vigui clarior Ilia ' Me nunc Thressa Chloe regit, dulcis docta modos et citharae sciens, 10 pro qua non metuam mori, si parcent animae fata superstiti ' Me torret face mutua Thurini Calais filius Omyti, pro quo bis patiar mori, 15 si parcent puero fata superstiti ' Quid si prisca redit Venus diductosque iugo cogit aeneo ? Si flava excutitur Chloe reiectaeque patet ianua e per ci non . multi... nomi nis = io. Lidia dal nome famoso ; grazie al canto del Poeta, Lidia aveva raggiunto una fama, di cui visibil mente si compiace. Romana... Ilia : Ilia, la madre di Romolo e quindi progenitrice dei Romani, era stata cantata da Ennio, il pi grande epico romano prima di Virgilio. vigui = fui ; ma sempre con lidea di sentirsi grande . 9-12. Me... regit = mi ha in suo potere . nunc : di fronte al pas sato, un po doloroso nel nostalgico ricordo, cui ci riportavano i donec precedenti, ecco la realt del presente. Thressa = Tracia. dulcis... sciens = che sa dolci canzoni (mo dos) ed abile a suonare la cetra : i pregi della nuova amica vengono messi in risalto per stuzzicare il risen timento di Lidia, che risponde, punta sul vivo, accrescendo la dose. non metuam (desiderativo) = non esite rei ; in tal senso, regge regolarmente linfinito. si parcent = se il de stino risparmier la vita (di lei, che la mia vita), s chella mi soprav viva (superstiti prolettico) . 13-16. torret... mutua mi bru- Lydiae ? ' 20 eia dun ardore ricambiato : se in arsisti si poteva vedere una fiammata, che, purtroppo, sera spenta quasi su bito (cos almeno teme la donna!), nel nuovo verbo c lidea dun ardore pi intenso e soprattutto pi duraturo. Thurini... Omyti : Calais, dunque, era figlio di Ornito di Turi (Thuritim), la colonia fondata nel 444 av. Cr. dagli Ateniesi sul golfo di Taranto, non lontana dallantica Sibari. Se per Cloe il poeta aveva citato la patria dori gine, Lidia non da meno, gli dir anche il padre del giovane amato. bis... mori = sopporterei di morire anche due volte . puero = al giovane . 17-20. Quid = e che diresti ? . prisca... Venus = lamore di pri ma : le schermaglie damore hanno rivelato solo una cosa ; che, cio, nonostante le proteste e le dichiara zioni di fuoco, di vero non cera che lamore dun tempo, il primo, l unico amore ; e quindi ecco che si profila lavvenire di gioia e di serenit. diductos = noi due separati . cogit = riconduce sotto un giogo di bronzo ? . excutitur = si scuote via . reiectae... Lydiae (dativo) = 278 Q. ORAZIO FLACCO ' Quamquam sidere pulchrior ille est, tu levior cortice et inprobo iracundior Hadria, tecum vivere amem, tecum obeam libens si riapre la porta a Lidia, che prima era respinta ? . 21-24. sidere pulchrior : il paragone si trova gi in Omero (Iliade, VI, 401), che dice Astianatte simile allastro bello ; ma chi cerca il precedente let terario in questo spontaneo compli mento duna donna innamorata ?. cortice (abl. di paragone) = del su ghero . inprobo... Hadria = e pi iroso dellinquieto Adriatico . amem = vorrei . obeam li bens = con gioia morirei : la bella dichiarazione, nella sua schietta sem plicit, chiude il carme, una cosa leggiadrissima, che per freschezza di sentimento, grazia maliziosa, urbana e signorile finezza, squisitezza di tec nica, malia di musicalit non ha luguale nel Canzoniere n in tutta la lirica antica (E. Malcovati). ODI SA FFI CHE I metri saffici possono definirsi quelli dei pi spontanei abban doni e dei pi religiosi pensieri ; quelli, cio, che meglio rispon dono al concetto essenziale di poesia lirica intesa come asseconda- mento schietto e immediato dei moti dellanima, preoccupata solo di effondere e manifestare se stessa, sia che esprima angustie e desi deri di varia indole e natura ; sia che attesti con la pi confidente libert i sentimenti dellamicizia ; sia che, in momenti di pathos religioso, cerchi dei contatti con le misteriose entit divine, si schiuda in colloqui con loro e ne invochi laiuto. La strofa saffica, detta anche saffica prima o minore, per distin guerla dalla seconda, o maggiore, che Orazio usa una sola volta (nella I, 8), si presta mirabilmente, con i suoi tre endecasillabi e l adonio, a rendere questa suggestiva forma della lirica oraziana e a tradurne in maniera persuasiva gli aspetti : il facile fluire del l endecasillabo viene, s, arrestato e contenuto, alla fine della strofa, dal breve giro delladonio ; ma quellarresto ha la funzione di ren dere facile e altrettando sorgiva e limpida la ripresa nella strofa successiva, in modo che in tutta l ode resta inalterato quello che potrebbe chiamarsi l elemento pi tipico di questo metro : l im pegno effusivo. 1. - AL DIO DALLA MULTIFORME ATTIVIT (I , 10) A te il mio canto, o Mercurio, messaggero di Giove, che agli uomini portasti con la parola, con l'uso della palestra, con il suono della lira un'infinit di beni. Ammirevole la tua destrezza, il tuo spirito, la tua umanit ; utile l'opera tua quando accompagni le anime nel regno delle ombre, ugualmente gradito agli di del Cielo e dell'Averno . Lode, che prende movenze e spunti dallinno omerico ad Ermete e da quello omonimo di Alceo (fr. 2), devessere delle pi antiche (30-28 av. Cr.). 280 >. ORAZIO FLACCO Mercuri, facunde nepos Atlantis, qui feros cultus hominum recentum voce formasti catus et decorae more palaestrae, te canam, magni Iovis et deorum 5 nuntium curvaeque lyrae parentem, callidum quicquid placuit iocoso condere furto. Te, boves olim nisi reddidisses per dolum amotas, puerum minaci 10 voce dum terret, viduus pharetra risit Apollo. Metro : strofa saffica minore. 1-4. Mercuri : figlio di Giove e di Maia, figlia a sua volta di Atlante, per questo egli sar detto, subito dopo, nipote di Atlante. facunde = elo quente o meglio, chiacchierino : laggettivo ben sadatta a quella ric chezza e snellezza di discorso mentale e a quella geniale versatilit che Ora- zio celebra quali prerogative essen ziali di Mercurio. feros .= rozzi . recentum (= recentium) primi tivi , appena creati . voce = con la parola . formasti = edu casti, rendesti miti. catus (voce di origine sabina, di cui ci d il signi ficato Varrone) = accorto , sua- sivo . decorae = che d bel lezza . more palestrae : con listi tuzione della palestra e degli agoni ginnici, che irrobustiscono il corpo e gli danno grazia e leggiadria. Nelle palestre non mancava mai limmagine di Mercurio ; anche quella di Cice rone, a Tusculo, ospitava il duplice busto di Mercurio e di Minerva. 5-8. nuntium : gi nellOdissea di Omero e nella Teogonia di Esiodo indicato come messaggero degli di. curvae... parentem = inventore della lira ricurva : avendo trovata una testuggine morta, la svuot, vi adatt due aste verticali congiunte da un ponticello e, stesivi gli intestini della bestia stessa, ne trasse la lira, che poi don al fratello Apollo, rice vendone in cambio la verga doro (il caduceo), di cui si parla pi avanti. callidum... condere (costrutto alla greca, non infrequente anche in pro sa) = furbo nel nascondere . iocoso... furto : i furti di Mercurio (cominci in fasce !) sono sempre scherzosi e compiuti per gioco. 9-12. Ordina : olim dum terret (= cercava di spaventare ) voce mi naci te, puerum, nisi reddidisses boves amotas per dolum (= rubategli con inganno), viduus faretra (= alleg gerito anche della faretra ) Apollo risit (= scoppi a ridere ) : subito, appena nato, Mercurio usc dalle fasce e, recatosi in Tessaglia, rub una man dria di giovenche affidate ad Apollo da Admeto. Quando Apollo seppe chi era il ladro, lo affront armato e con tremendo cipiglio ; ma il piccolino, senza farsi accorgere, gli port via di soppiatto anche la faretra : che doveva fare Apollo ? Scoppi a ridere. Cos si racconta nellinno omerico ad Ermete, che i Romani identificavano con Mercurio. Quin et Atridas duce te superbos Ilio dives Priamus relicto Thessalosque ignis et iniqua Troiae 15 castra fefellit. Tu pias laetis animas reponis sedibus virgaque levem coerces aurea turbam, superis deorum gratus et imis. 20 13-16. Quin = che anzi . Atri das : Agamennone e Menelao. duce te = sotto la tua scorta . dives Priamus : Priamo, re di Troia (Ilio), detto ricco sia per i tesori che possedeva e che aveva tentato di porre in salvo mandandoli in Tracia con Polidoro, sia perch agli Atridi si pre sent con molti doni, per indurli a restituirgli il cadavere di Ettore, cui poter rendere gli estremi onori. Thessalos : per dire, in genere, i fuo chi dellaccampamento dei Greci ; dalla Tessaglia erano venuti i Mirmidoni, dei quali era duce e principe Achille. iniqua = ostili , nemici . fefellit (da fallo) = sfuggi : lepi sodio di Ermete, che conduce Priamo, attraverso i nemici, fino alla tenda di Agamennone, raccontato nel 1. XXIV dellIliade. 17-20. pias... animas = le anime dei buoni . laetis... sedibus = nei Campi Elisi . reponis =- accompagni . virga... aurea = con la verga doro tieni a freno : il caduceo, una verga doro sormon tata da ali, cui erano attorcigliati due serpenti, era simbolo di Mer curio (vedi Odissea XXIV, 1-4 in cui appunto il dio appare come psica- gogo o psicopompo ). levem = esile , inconsistente . gratus = caro : lufficio di messaggero lo rendeva caro agli di del cielo, quello di accompagnatore di anime agli di di sotterra. 282 >. ORAZIO FLACCO 1. - DESIDERIO DAUTUNNO (I, 38) jVon amo il convito con fasto dOriente o fiori preziosi; mi basta il semplice mirto: il mirto s'addice a te che porgi le coppe sotto questo pergolato e non disdice a me che le vuoto . Il piccolo, grazioso capolavoro, dove semplicit ed eleganza raggiungono la perfezione, non ha determinazione di tempo, e serve di commiato al primo libro di odi. Persicos odi, puer, apparatus, displicent nexae philyra coronae ; mitte sectari, rosa quo locorum sera moretur. Simplici myrto nihil adlabores 5 Me t r o : strofa saffica minore. 1-4. odi = io detesto , non mi piace ; come fosse me taedet. Persicos... apparatus : lo sfarzo smo dato delle imbandigioni dei Persiani era passato ormai in proverbio. Ce ne parla diffusamente anche Erodoto (IX, 82), che si sofferma con piacere a rappresentarci lironico disdegno di Pausania, prima che da tale lusso fosse egli pure traviato. puer = coppiere , valletto . nexae philyra = intrecciate con fl di ti glio : philyra il nome greco del tiglio, dalla cui corteccia interna si traevano dei nastri o dei fili, che ser vivano a intrecciare ghirlande di fiori. Se non era un gran lusso, era per una ricercatezza da cui il poeta rifug giva. mitte (= omitte) sectari (frequent. di sequor) = tralascia di andar cercando : il frequentativo rappresenta forse con un velo diro nia, ma anche con grande efficacia, lansia del servo che va cercando, intorno, dove possa trovar qualche rosa in ritardo, e quindi pi preziosa, per rallegrare la tavola del suo pa drone. quo locorum (= quo loco ; ubi) dove . sera = tardi va . moretur (da moror) = si indugi : felice accostamento dei due termini quasi affini, da cui sboccia la rosa, malinconicamente superstite alla sua splendida stagione, nellattesa, quasi umana, che lultimo sole autun nale prolunghi la sua breve giornata. 5-8. Ordina e completa : curo {ut tu) sedulus (= premuroso ) adlabores (= labores addere = ti affanni ad LE ODI 283 sedulus, curo : neque te ministrum dedecet myrtus neque me sub arta vite bibentem. aggiungere ) nihil (= nulla , nes sun fiore ) simplici myrto : il mirto schietto , la pianta di Venere, quello che pi si conviene al poeta damore e a chi gli offre la coppa, che di Venere amica. ministrum (= ministrantem) coppiere , che versi. dedecet = sconviene. sub... vite = sotto un folto pergo lato : lombra discreta, che prelude allinverno, ha la tristezza dolce dun sorriso confuso con un sospiro. 284 C>. ORAZIO FLACCO 2. - IL CELIBE IN FESTA (I II, 8) Non ti stupire, o Mecenate, se mi vedi in festa alle kalende di marzo, sacre alle matrone : ho promesso un annuale banchetto a Bacco, che mi ha scampato lo scorso anno da quell'albero maledetto. Bevi, dun que, con me e, lasciti da parte gli affari di Stato, cgli il dono gioioso dunora . Composta nel 29 av. Cr. (cfr. vv. 17-24), una prova di pi della salda corrispondenza damorosi sensi che legava i due grandi amici. Martiis caelebs quid agam kalendis, quid velint flores et acerra turis plena miraris positusque carbo in caespite vivo, docte sermones utriusque linguae : 5 voveram dulcis epulas et album Metro : strofa saffica minore. 1-4. Martiis... Kalendis : il primo di marzo ricorreva la festa di luno Lucina e le future madri accorrevano a supplicarla nel suo tempio sullEsqui- lino, a impetrarne aiuto per il lieto evento : era insomma la festa delle matrone. C da credere che Mecenate, invitato a casa dellamico e vistolo in grande trambusto per adornare il triclinio, gli abbia chiesto stupito : che fai ? dato che, essendo celibe (an che Mecenate lo era nel 29 av. Cr.), non aveva ragione di far festa, come ne avevano, almeno per riflesso, i mariti. caelebs = pure essendo io celibe . velint = significhino . acerra... piena = il turibolo pieno dincenso , lincensiere ricolmo . miraris = ti domandi stupito . carbo (sott. velit)... vivo = la brace posta sullaltare di zolle erbose . 5-8. docte (part. passato passivo, non aggettivo)... linguae = tu che conosci a fondo le usanze dei Greci e dei Latini ; alla lettera, vuol dire che Mecenate conosceva la parlata di entrambi i popoli (greco e latino) ; ma il vero significato che, pur co noscendone gli usi, non poteva spie garsi laria festosa di Orazio ; non trovava cio una ricorrenza che la potesse giustificare. evidente il bo nario sorriso ironico del poeta, che per un momento pu beffarsi di Me cenate riguardo a una cosa che sa soltanto lui, che solo sua. vove ram = avevo gi da tempo pro messo in voto . epulas = un banchetto . album... caprum : trat tandosi di offerta agli di del cielo, il capro (vittima accetta a Bacco, perch un animale che reca danno alle LE ODI 285 Libero caprum prope funeratus arboris ictu. Hic dies anno redeunte festus corticem adstrictum pice dimovebit 10 amphorae, fumum bibere institutae consule Tullo. Sume, Maecenas, cyathos amici sospitis centum et vigilis lucernas perfer in lucem : procul omnis esto 15 clamor et ira. Mitte civilis super Vrbe curas : viti) devessere bianco ; nero, invece, per gli di dAverno. Libero : Bacco (cos detto perch con il vino libera dagli affanni), dio protettore dei poeti, insieme con Apollo e Mer curio. prope funeratus = quando per poco non fui ucciso . arboris ictu : il primo marzo dellanno prece dente, mentre passeggiava per i viali del suo podere, Orazio per poco non era stato travolto da un albero, ab battutosi di schianto (per loccasione il poeta aveva scritto lode 13a del 1. II). 9-12. anno redeunte = al tornar dogni anno . corticem = il tap po di sughero, fissato con la pece (adstrictum pice) , al collo dellan fora. dimovebit = far togliere , non compatto, bens pezzo a pezzo. fumum bibere : sappiamo da Colu mella (I, 6, 20) che le anfore dei vini migliori, ben sigillate e spalmate di cera o di pece, venivano di solito poste nel piano superiore della casa, nell apotheca, affinch il fumo che usci va, soprattutto dal bagno, rendesse il vino pi maturo e pi dolce. insti tutae = abituata . consule Tul io :L . Volcacio Tulio era stato con sole nel 66 av. Cr.; si tratterebbe quindi di un vino molto, forse troppo. vecchio. Un altro console, dello stesso nome, era in carica nel 33 av. Cr., lanno in cui Mecenate fece dono ad Orazio della villa di Sabina col po dere circostante ; pu darsi si tratti di questo ? Il vino avrebbe solo quat tro anni, ma acquisterebbe un valore affettivo molto diverso ! 13-16. cyathos... centum = cento bicchieri alla salute dellamico (sospi tis genitivo oggettivo) . vigilis (in senso attivo) = che tengono sve gli . perfer in lucem = fa du rare fino allalba . procul... esto = via da noi : essendo solo in due a banchetto, non cera pericolo che questo degenerasse in irosi e furi bondi clamori, tanto pi trattandosi di bevitori cos... posati. Ma la frase oraziana scherzosa : altrove (III, 19a, 15-16) egli afferma che le Grazie non vogliono che si bevano pi di tre tazze, le Muse non ne permettono pi di nove, per timore appunto di risse e battaglie ; che succeder se lamico dovesse berne 100 ? Meglio fare gli scongiuri ! 17-20. Mitte (= omitte) lascia andare ! . civilis... curas = le preoccupazioni che riguardano Roma e i suoi abitanti (super = de) ; Otta viano, partendo per lOriente, aveva 286 a ORAZIO FLACCO occidit Daci Cotisonis agmen, Medus infestus sibi luctuosis dissidet armis, 20 servit Hispanae vetus hostis orae Cantaber sera domitus catena, iam Scythae laxo meditantur arcu cedere campis. Neglegens ne qua populus laboret, 25 parce privatus nimium cavere et dona praesentis cape laetus linque severa. affidato il governo di Roma a Mece nate. occidit (composto di cado)... agmen = stato sconfitto leser cito . Daci Cotisonis : Cotisone, sconfitto da Crasso proprio nel 29 av. Cr., era re dei Geti, che per la loro vicinanza venivano spesso confusi con i Daci, abitanti del basso Danubio. Medus (sing. collettivo) : sono i Parti che, dal 31 av. Cr., erano in lotta fra di loro, divisi tra Fraate e Tiri date. La loro discordia, accompagnata da sanguinosi scontri, li rendeva molto meno pericolosi ai Romani, che sempre avevano avuto molta difficolt a debel larli. infestus = un tempo cos tremendo (sott. Romanis). sibi... dissidet = lottano tra loro ; sibi, ritmicamente sembra gravitare sulla frase che segue ; ma c chi lo rife risce a infestus, interpretando dissidet in senso assoluto. 21-24. servit = soggiogato . vetus hostis apposizione di Can taber : solo nel 29 av. Cr. i Cantabri, lantico nemico del lido spagnolo , erano stati assoggettati definitivamente. Fino allora la Spagna, che era stata la prima provincia del continente a su bire la guerra di Roma, era stata anche la pi irrequieta e ribelle : basti ricordare la strenua e disperata guerra horae : di Numanzia, finita con la distru zione completa della bellicosa citt. Ci spiega anche leloquente aggiunta sera... catena. sera = che ha tar dato troppo . Scythae : si tratta propriamente dei Geloni, che, sempre nel 29 av. Cr., furono respinti da Crasso oltre il Danubio, insieme con i Geti. laxo... arcu = con larco allentato . 25-28. Neglegens ne qua (= ne aliqua ratione) = senza curarti se, per qualche motivo, il popolo non abbia a soffrire (laboret) : se si tien conto della lettura metrica, ne qua sembra appoggiarsi alla parola prece dente e cos si spiega la virgola a fine verso ; chi invece intende la negativa dipendente da cavere toglie la virgola e interpreta neglegens come a s stan te = spensierato . privatus = da buon privato ; ma sa bene Orazio che, anche senza cariche uf ficiali, Mecenate era tuttaltro che un cittadino qualunque. praesentis... horae : il motivo del carpe diem chiude linvito allamico con un tono che vorrebbe essere spensierato, ma ti la scia invece pi che mai sopra pen siero. laetus = con gioia . severa = i problemi gravi . LE ODI 287 3. - I LUDI SAECULARES DEL 17 AV. CR. Premessa Nellanno 17 av. Cr. Augusto decise di celebrare con parti colare solennit i ludi saeculares, che da troppo tempo non si ripe tevano. In seguito a quale calcolo sia giunto al 17 av. Cr. non possibile saperlo : sappiamo solo che i primi ludi serano celebrati nel 249 av. Cr., in un momento cruciale della Ia guerra Punica, ed erano stati in onore delle divinit infernali Dite e Pro serpina : tale il consiglio dei Libri Sibillini, che esortavano a rin novarli ogni 100 anni. Quindi furono ripetuti nel 149 av. Cr. Nel 49 av. Cr. non si erano potuti celebrare per lo scoppio della guerra civile fra Cesare e Pompeo. Sera trovato, nel contempo, un altro responso sibillino che ingiungeva particolari cerimonie e sacrifci vari per quando fosse finito agli uomini il ciclo di 110 anni (il secolo alla maniera etrusca). Comunque, parve ad Augusto che, compien dosi il decennio da quando era stato proclamato Augustus, rice vendo allora conferma per altri cinque anni del governo dello Stato, dopo che era stato pacificato l Oriente e l Occidente (19 av. Cr.), completata l opera sua di legislatore morale e civile nel 18, l anno 17 fosse particolarmente adatto a rinnovare i giochi tradizionali. Ma questi subirono un mutamento radicale nel concetto dellIm peratore : non pi rito espiatorio ; bens ringraziamento per ci che era stato e augurio per unet nuova dellImpero Romano. Sicch alle divinit infernali furono sostituite le Parche, origine di tutte le cose , le Uitie, protettrici dei parti , e la Terra, madre di tutti : a queste divinit furono fatti sacrifici not turni in Campo Marzio, nel luogo detto Tarentum, cui seguirono tre giorni splendidi in onore di Giove, di Giunone Regina, di Apollo e Diana, gli di del potere e della luce. I Ludi dovevano avere una solennit straordinaria, tanto che anche i celibi, i quali in forza della legge maritale promulgata l anno prima ne erano esclusi, furono autorizzati a prendervi parte, in considerazione che nessuno pi avrebbe potuto vedere in vita sua qualche cosa di simile. Essi si svolsero dalla notte del 31 maggio 288 Q.. ORAZIO FLACCO a tutto il 3 giugno e il Senato volle che ne rimanesse ricordo ai posteri, in due colonne, una di bronzo e una di marmo, innalzate in Campo Marzio, nel luogo stesso dove serano tenuti i giochi. La colonna di bronzo non si trov pi ; invece, di quella di marmo si rinvennero fra il 20 settembre 1890 e il 4 marzo 1891, presso la testata del ponte Vittorio Emanuele, nove frammenti, dai quali possiamo ricavare importanti notizie, che integrano il racconto lasciatoci da Zosimo, scrittore bizantino del V sec. d. Cr. Essendo stato il Carme Secolare di Orazio cantato in conclusione di quei giorni straordinari (durante i quali, naturalmente, si ebbe iustitium), anzi, avendone segnato la fine, diremmo, protocollare, utile, ad una migliore intelligenza del canto stesso, riferirne in breve la cronaca. Dal 27 al 30 maggio sera avuta la purificazione preventiva delle case con suffumigi per i quali i Quindecemviri avevano for nito fiaccole, zolfo e bitume. Nella notte sul I giugno : Augusto immol nel Campo Marzio, presso il Tevere, nove agnelle e nove capre alle Moerae (le Parche latine) con una preghiera rituale, mentre si dava inizio ai giochi (senza teatro e senza sedili) e 110 matrone (quanti erano gli anni del secolo etrusco) tenevano in Campidoglio i Sellisterni in onore di Giunone e di Diana. Il I giugno : sul Campidoglio, Augusto e Agrippa immolarono un bue maschio, ciascuno, in onore di Giove; intanto continuavano i ludi in un teatro di legno edificato in Campo, presso il Tevere. La notte sul 2 giugno : in Campo Marzio, Augusto offerse alle Ilitie (per nella preghiera si rivolse a Ilitia, singolare) 27 focacce di tre specie e forme (liba, popana, pthoes), mentre continuavano i ludi in riva al Tevere. Il 2 giugno : sul Campidoglio, Augusto e Agrippa immolarono un bove femmina, ciascuno, a Giunone Regina, mentre la preghiera dellTmperatore veniva ripetuta anche dalle 110 ma trone dei Sellisterni . La notte sul 3 giugno : in Campo Marzio, Augusto sacrific alla Terra Madre (Tellus) una scrofa gravida; continuarono i l udi e i sellisterni . Il 3 giugno (Ultimo della festa) : Augusto offerse sul Palatino ancora 27 focacce (liba, popana e pthoes) in onore di Apollo e Diana e fu cantato il Carmen Saeculare, composto da Orazio ; il canto fu poi ripetuto allo stesso modo sul Campidoglio. Lo cantavano 27 fanciulli e altrettante fanciulle ( 3 x 9 , numeri sacri) di stirpe nobile e con genitori viventi ; ma come fossero di stribuite le parti non facile determinare. Pi comunemente si ritiene che potessero essere cos : Str. 1-2 : fanciulli e fanciulle ; LE O D I 289 Str. 3-5-7 : fanciulli ; 4-6-8 : fanciulle ; Str. 9 vv. 1-2 ; fanciulli, vv. 3-4: fanciulle; Str. 10-12-14: fanciulli; Str. 11-13-15: fan ciulle ; Str. 16-19 : fanciulli e fanciulle. Sulla valutazione del canto incidono troppi elementi per dare unesatta idea di quello che rappresentava per Orazio questa reli giosa consacrazione a massimo poeta romano . Il carattere ufficiale, quasi rituale, gli impone un limite tirannico e mortifica non poco la fantasia ; ma in tutto il carme spira un profondo e pacato sentimento di religiosit e una calda fede nella missione storica di Roma, la citt creata dagli di. Orazio ne rievoca bre vemente le origini mitiche e fatali col ricordo del viaggio di Enea, e ne consacra con un impeto sublime e davvero ispirato la immor tale grandezza, collegandola con l etemo corso del sole che, sempre uguale e diverso, rinasce a recare la luce e la vita sulla terra. La forma limpida, precisa, eletta d unimpressione squisitamente arti stica a concetti talvolta difficili a esprimersi poeticamente. . . La strofa saffica, propria della lirica soggettiva eolica, mirabil mente adattata alla solennit del canto corale (E. DAr bel a). Giova anzi ricordare che Orazio non ritenne opportuno con servare la forma metrica tradizionale per tali canti amebei di into nazione religiosa (strofe di gliconei chiuse da un ferecrateo) ; us invece la profana strofa di Saffo, metro in cui aveva raggiunto una maestria insuperabile. 290 Q. ORAZIO FLACCO CARMEN SAECULARE 0 Apollo e Diana, esaudite la preghiera che leviamo secondo il con sglio dei libri Sibillini! Tu, o Sole, possa non contemplar nulla che sia pi grande di Roma ! 0 Ilitia, proteggi le madri e f a prosperare la prole, sicch si possano sempre celebrare i ludi secolari . 0 Parche, aggiungete nuovi destini a quelli splendidi gi compiuti. 0 Cerere, concedi greggi e messi floride; Apollo e Diana e dii tutti, che proteggete Roma, date saggi costumi ai giovani, serenit ai vecchi, potenza e prole allIm pero ; esaudite le preghiere d Augusto : ora tutto il mondo in pace, le Virt tutte osano ritornare; ritorna anche lAbbondanza. Se Apollo e Diana ci conservano la loro protezione, la potenza romana, col favore di Giove, non tramonter mai pi . Composto per incarico di Augusto, linno fu cantato il 3 giugno del 17 av. Cr. sul Palatino, prima, e poi sul Campidoglio. Phoebe silvarumque potens Diana, lucidum caeli decus, o colendi semper et culti, date quae precamur tempore sacro, quo Sibyllini monuere versus 5 Me t r o : strofa saffica minore. 1-4. Phoebe... Diana : il dio Apollo (designato con il suo appellativo greco, luminoso ), della cui tutela parti colarmente amava fregiarsi Augusto, come dio della luce apre il canto di ringraziamento e di preghiera. Gli compagna la sorella Diana, invocata come dea della vegetazione. Ad Apollo, Ottaviano aveva consacrato nel 28 av. Cr. il famoso tempio sul Palatino, una delle pi splendide costruzioni augustee, davanti al quale fu cantato il Carme . silvarum potens = signora dei boschi . lucidum... decus = luminoso ornamento del cie lo ; in quanto simboleggiavano il sole e la luna: colendi = degni di essere venerati . semper : co mune al participio futuro e al passato culti : futuro e passato per intendere labituale verificarsi dun fatto, eter namente rinnovantesi ; formula dori gine rituale. tempore sacro = in questa sacra ricorrenza . 5-8. quo, va con dicere (= can tare). Sibyllini... versus : raccolta di oracoli che si faceva risalire allulti mo dei Tarquinii e che si conservava LE ODI 291 virgines lectas puerosque castos dis, quibus septem placuere colles, dicere carmen. Alme Sol, curru nitido diem qui promis et celas aliusque et idem 10 nasceris, possis nihil urbe Roma visere maius ! Rite maturos aperire partus lenis, Ilithyia, tuere matres, sive tu Lucina probas vocari 15 seu Genitalis : diva, producas subolem patrumque nel tempio di Giove Capitolino. Alla loro custodia e interpretazione erano addetti due magistrati, che divennero presto 10 e, da Siila (82 av. Cr.) in poi, 15. Nel 17 av. Cr. Augusto era capo dei Quindecemviri e appunto in forza di tale posizione ebbe dal senato lincarico di indire i Ludi Sae culares. lectas = elette , no bili . castos = puri (i due ag gettivi si riferiscono tanto a virgines, quanto a pueros. castos : puri , sintende non contaminati dalla morte di qualcuno dei genitori ; quindi fiorenti da ambo le parti , com lespressione greca. septem... col les : Campidoglio, Palatino, Aventino, Celio, Esquilino, Viminale, Quirinale. dis (= divis) = in onore degli di. placuere (= placent) : ne fe cero, cio, oggetto di particolare pre dilezione. 9-12. Alme = che doni la vita (cfr. alere). nitido = splenden te . promis = porti alla luce . alius... idem = diverso e pur sempre uguale : ogni giorno illumina una realt diversa, pure rimanendo sempre uguale. nihil = nessuna citt . visere = contemplare . 13-16. Rite... lenis lieve nello schiudere i parti, secondo il tuo co stume, al momento opportuno (ma turos) . Ilithyia : alle Ilitie del loracolo sibillino (ricordate al plurale da Omero, al singolare da Esiodo e da Pindaro), ignote ai Romani, Orazio sostituisce ununica Ilitia, che egli identifica con Giunone e Diana, come protettrici delle nascite. Secondo la leggenda greca infatti Ilitia, venuta dalle regioni degli Iperborei, era ap prodata a Deio, per assistere al parto di Latona ; in seguito fu identificata con la Luna. ture = proteggi . sive... probas = sia che ti piac cia . 17-20. producas (cong. esort.) = fa crescere la prole (subolem) . prosperes (= fac ut prospera sint) = fa che abbiano buoni frutti . patrum... decreta : si allude alle deli berazioni del senato (Augusto soleva mostrarsi rispettoso dellautorit dei senatori e dichiarava di eseguirne i vo leri in forza della tribunicia potestas) che vanno sotto il nome di lex Iulia de maritandis ordinibus, promulgata nel 18 av. Cr., con la quale si assegna vano premi e privilegi ai padri di molti figli e si imponevano forti multe ai celibi. Tali misure erano ritenute necessarie dato che la popolazione era molto diminuita a causa delle 292 Q,. ORAZIO FLACCO prosperes decreta super iugandis feminis prolisque novae feraci lege marita, 20 certus undenos deciens per annos orbis ut cantus referatque ludos ter die claro totiensque grata nocte frequentis. Vosque veraces cecinisse, Parcae, 25 quod semel dictum est stabilisque rerum terminus servet, bona iam iungite fata. Fertilis frugum pecorisque guerre civili e del celibato. su per = de. iugandis (da iugum, donde coniugium) = da marito . prolis... feraci = apportatrice di nuo va prole . marita = maritale (maritus, nellet augustea, spesso usato come aggettivo) : la legge mari tale sempre quella riguardante il matrimonio delle donne , di cui al verso precedente. Era, ad es., in terdetto di presenziare ai ludi a chi, tra i 25 e i 60 anni di et, non avesse preso moglie. 21-24. Ordina : ut certus orbis (= un preciso ciclo ) per deciens undenos an nos (= attraverso 110 anni) refe- rat cantus et ludos frequentis (= af follati ) ter (= per tre volte ) die claro (= alla luce del giorno) et totiens grata nocte (= tre volte nella piacevole notte ) : la preoccupazione era che, riducendosi la popolazione, non vi fossero pi cittadini a rinno vare i ludi 110 anni dopo. Augu sto, infatti, si illudeva che i posteri avrebbero rispettato il limite da lui stabilito. In verit, solo Domiziano e Settimio Severo si attennero al secolo etrusco ; Claudio invece volle cele brare i ludi nel 47 d. Cr., appena 63 anni dopo quelli di Augusto (di qui il certus, augurale, che d inizio peractis Tellus alla strofa e il frequentis, che la chiude con presagio favorevole). 25-28. veraces cecinisse (infinito aoristico) = veraci nel predire . Parcae : sono le Moerae, cui Augusto aveva sacrificato la prima notte. Ora- zio preferisce far precedere gli di della luce e della vita, ma d ragione della priorit concessa alle Parche sugli altri di, in quanto sono la voce del destino ; esse predicono quello che per tutti sar. Cloto, Lachesi e Atropo filano lo spazio di vita con cesso agli uomini ; ma i buoni de stini . dipendono dagli di protettori Apollo e Diana. quod... est = ci che una volta stato fissato (cfr. fatum, da fari) ; quod soggetto di dictum est e pure oggetto di servet, espresso al congiuntivo perch fa parte di una relativa impropria con valore consecutivo : e tale che lordine immutabile delle cose (stabilis... rerum) dovr pure conservarlo . peractis (da per ago conduco fino in fon do ) = a quelli che hanno avuto felice compimento . 29-32. Fertilis (predicativo di Tel lus), ecc. = la Terra (sia) ricca di mssi e di bestiame e possa donare (donet) a Cerere una corona di spi ghe (spicea... corona) : efficace per- LE ODI 293 spicea donet Cererem corona ; 30 nutriant fetus et aquae salubres et Iovis aurae. Condito mits placidusque telo supplices audi pueros, Apollo ; siderum regina bicornis, audi, 35 Luna, puellas. Roma si vestrum est opus Iliaeque litus Etruscum tenuere turmae, iussa pars mutare Lares et urbem sospite cursu, 40 cui per ardentem sine fraude Troiam castus Aeneas patriae superstes liberum munivit iter, daturus plura relictis : sonificazione che ci fa vedere la Terra, riconoscente verso Cerere, dea delle biade e sua Madre, renderle omaggio con corone di spighe ; cosi facevano i pii contadini, che coronavano le statue della dea con ghirlande di pro dotti campestri, per ottenerne la pro tezione. fetus = i prodotti della Terra. salubres va tanto con aquae, quanto con aurae. lovis aurae : ricordato Giove per lo stretto rap porto che acqua e aria hanno con il cielo. 33-36. Condito (= recondito)... te lo mite e sereno per aver deposto la freccia dentro la faretra ; la frec cia di Apollo era vendicativa e dif fondeva la peste tra uomini e greggi (cfr. il I libro deVIliade). - bicor nis = falcata : Diana, invocata co me Luna, presiede ai mesi e influisce sul clima e sulla vegetazione dei campi. Termina qui la parte che il Pascoli definisce mistica del canto e ha inizio subito la seconda, pi propria mente storico-politica, con il nome prestigioso di Roma, al principio di verso e di strofa. 37-40. si... est opus = com vero che Roma opera vostra (si... est = ut... est) : effettivamente fu Apollo che ad Enea titubante diede il fatidico comando : antiquam exquirite matrem (En., I l i , 94). Iliae... turmae = le schiere di Troia . litus Etru scum : il lido del mare Tirreno, dove sfocia il Tevere e dove approdarono i compagni di Enea. iussa... La res = quella parte (di Troiani) cui fu dato ordine di mutare case ; apposizione di turmae. sospite cursu = con fortunata navigazione . 41-44. cui, intendi parti. sine fraude = senza alcun danno (da riferire a superstes) : la protezione di vina aveva permesso ad Enea di uscire illeso dallincendio della sua patria, riservandolo allalto destino di fondare la citt signora del mondo. castus : lepiteto che corrisponde a pius di Virgilio, la virt che valse ad Enea il costante aiuto degli di. munivit iter = assicur un cam mino di libert . daturus... relic tis = destinato a dare loro ben pi di quello che avevano abbandonato : 294 Q,. ORAZIO FLACCO di, probos mores docili iuventae, 45 di, senectuti placidae quietem, Romulae genti date remque prolemque et decus omne. Quaeque vos bobus veneratur albis clarus Anchisae Venerisque sanguis, 50 impetret, bellante prior, iacentem lenis in hostem. Iam mari terraque manus potentis Medus Albanasque timet securis, iam Scythae responsa petunt, superbi 55 nuper, et Indi. ai profughi duna citt ormai rasa al suolo dagli incendi egli avrebbe donato Roma. 45-48. docili (prolettico) = si che sia docile . placidae (prolettico) = si che sia serena . quietem s non certo una pace inerte, ma la pace dei forti, sognata anche da Augusto, che aveva fatto chiudere il tempio di Giano, per la 2a volta nella storia di Roma, e proclamata la pax Augu sta. Romulae = Romuleae. rem = potenza . prolemque, lultima sillaba si elide con la prima del verso successivo (il verso, cio, iperme- tro). Romulae genti, ecc.: un verso imponente, nella sua sempli cit quasi rustica e primitiva, cui conferisce vastit e risonanza invin cibile Pipermetria. 49-52. Quaeque... veneratur = e tutto ci che vi chiede pregando (notare il costrutto di veneror con il doppio accusativo) ; quae pure og getto di impetret (= ottenga). clarus... sanguis : Ottaviano Augu sto che, pronipote di Cesare per parte di madre e adottato come figlio dal Dittatore, si considerava discendente da Iulo, figlio di Enea e nipote di Venere e di Anchise. bobus... al bis = col sacrificio di bianchi buoi . prior (= superior) = vincitore . bellante (sott. hoste) = del ne mico che lo combatte . lenis = clemente : Augusto menava vanto della sua mitezza verso i nemici ormai vinti (Monum. Ancyr., 7, 14). evi dente qui la derivazione dal parcere subectis et debellare superbos di Vir gil io (En., VI, 854), il quale mori due anni prima di questa celebrazione, che sembrava proprio attendere il tocco della sua lira. 53-56. Iam = ormai . manus potentis = le forti legioni . Me dus (sing. collettivo) : intendi i Parti, che nel 20 av. Cr. avevano acconsen tito a restituire ad Augusto le insegne romane tolte a Crasso nella sfortunata battaglia di Carre, del 53 av. Cr. Albanas (sta per Romanas) si riferisce ad Alba Longa, dove per prima sera stanziata la potenza romana con Iulo, figlio di Enea. securis : sono i fasci simbolo del potere, che por tavano legata insieme una scure. Scythae... I ndi : dalla Scizia e dal lIndia erano state mandate amba scerie ad Augusto, nel 25, a chiedere pace e alleanza. superbi nuper = fino a poco fa indomiti . LE ODI 295 Iam Fides et Pax et Honor Pudorque priscus et neglecta redire Virtus audet apparetque beata pleno Copia cornu. 60 Augur et fulgente decorus arcu Phoebus acceptusque novem Camenis, qui salutari levat arte fessos corporis artus, si Palatinas videt aequus arces, 65 remque Romanam Latiumque felix alterum in lustrum meliusque semper prorogat aevum. 57-60. Fides... Pudor : personifica zione di virt, che in Roma erano venerate con templi e riti sacri. Pax : in suo onore Augusto fece eri gere pi tardi la monumentale ara Pacis. priscus = antico (si rife risce a tutti i quattro soggetti che precedono). neglecta = trascu rata finora . Copia : lAbbondanza era rappresentata da una donna pro sperosa che teneva tra le braccia il fa moso corno , gi della capra Amal- tea, nutrice di Giove, dal quale flui vano tutti i beni del mondo. 61-64. Augur = vaticinatore : Apollo (Febo) era il dio dei vaticini (famosissimo loracolo di Delfi) ; giu sto quindi che sotto i suoi auspicii sinauguri il nuovo secolo doro. Se guono poi le varie attribuzioni del dio : dallarco splendente , mu sagete , alexicacos o paian . decorus = adorno . acceptus... Camenis = caro alle nove Muse (da Livio Andronico chiamate Ca mene) ; Apollo proteggeva le arti belle, necessarie allo sviluppo della civilt. salutari... arte = con la medicina . levat = risana , solleva : era padre di Asclepio (o Esculapio), in ventore della medicina. 65-68. si... aequus = se guarda benigno (come in effetti guarda). Palatinas... arces : sul Palatino era stato costruito un grandioso tempio ad Apollo ; il plurale arces poetico (= le cime ) e accresce dignit al luogo, dove allora si trovavano i fan ciulli a cantare linno. rem... felix = la prosperit di Roma e del La zio . lustrum = secolo . al terum... lustrum : c chi lo interpreta come periodo di 5 anni (in rapporto alla lustratio stabilita dalla costitu zione Serviana dopo ogni censimento), intendendo il periodo quinquennale, per il quale il senato aveva rinnovato ad Augusto il potere supremo. Ma il pe riodo di 5 anni troppo angusto per la solennit del rito attuale e del laugurio oraziano : meglio intendere un altro secolo di 110 anni, con rife rimento al lustrum (= purificazione) che avrebbe dovuto precedere i nuovi ludi Saeculares, come sera fatto in Roma negli ultimi giorni di maggio. melius... aevum = ad et sem pre pi fortunata . prorogat = estende . 296 Q. ORAZIO FLACCO Quaeque Aventinum tenet Algidumque, quindecim Diana preces virorum 70 curat et votis puerorum amicas applicat auris. Haec Iovem sentire deosque cunctos spem bonam certamque domum reporto. doctus et Phoebi chorus et dicere laudes. 69-72. Quae... tenet e colei che signoreggia sullA ventino : su quel colle fin dai tempi di Servio Tullio, era stato eretto un famoso santuario a Diana, che col appunto abitava e di l dominava. Algidum : monte del Lazio, antichissima sede del culto di Diana fra le popolazioni agresti. quindecim... virorum : il collegio sa cerdotale (di cui Augusto era capo) addetto alla custodia dei libri sibillini, era l presente ; anzi, per bocca del limperatore, era interprete delle pre ghiere di tutti i Romani. curat = ascolta con sollecitudine . ami cas = favorevoli . 73-76. Ordina e completa : {Ego) chorus, doctus (= ammaestrato , dal Poeta) dicere laudes Phoebi et Dianae, reporto domum, spem bonam et certam Iovem et cunctos deos haec sentire Dianae 75 (= la pensano tutti cos , sono concordi in questo ) : la strofa di chiusura ha una familiarit e. una semplicit addirittura sconcertanti. Esi genze rituali o artistiche ? Difficile dirlo ; ci fa pensare a certe chiuse a sorpresa di odi, che avevano preso labbrivo per voli troppo alti e che il poeta vuole riportare al pi comune linguaggio dogni giorno. Laccenno a Giove non poteva essere omesso, se proprio sul Campidoglio doveva chiu dersi la straordinaria celebrazione ; ma linno era particolarmente rivolto ad esaltare Apollo e Diana, come di della luce, e ad essi il Poeta ci riporta, nella tortuosa voluta dellultima strofa, in modo che alla solenne invocazione iniziale corrisponde il logico compi mento, dicere laudes. LE ODI 297 4. - VINO DI POCO PREZZO, MA . .. PREZIOSO (I, 20) Da me non troverai, caro Mecenate, i vini prelibati che sei solito degustare a casa tua; ti offrir del vinello Sabino; ma l'ho riposto e sigillato io stesso, quando l'applauso del popolo salut la tua guari gione dalla noiosa malattia : ricordi ? . Lode, forse spiritosa risposta a un biglietto scherzoso di Mecenate, che si riprometteva un generoso simposio a casa dellamico, pu essere stata com posta nel 26 o 25 av. Cr. Vile potabis modicis Sabinum cantharis, Graeca quod ego ipse testa conditum levi, datus in theatro cum tibi plausus, care Maecenas eques, ut paterni 5 Metro : strofa saffica minore. 1-4. Vile = di poco prezzo . modicis... cantharis = in tazze mo deste ; comunemente di argilla, ben lontane quindi dal vasellame di cri stallo o di materiale prezioso che or nava la tavola di Mecenate. Sabi num : un vinello prodotto nel suo podere di Sabina, non certo molto pre giato, ma per consigliato per ragazzi e convalescenti ; vino nostrano, che non doveva in fondo dispiacere al lamico, tanto pi per la circostanza in cui era stato imbottigliato. Graeca... testa = in unanfora gre ca : usavano i Romani mettere il loro vino casalingo in anfore che aves sero contenuto vino di Grecia (di Chio, ad es.) ; cosi ne risentiva almeno il pro fumo. conditum (partic. congiunto. per condidi) levi (perfetto di lino, levi, litum, linere) = riposi e sigillai ; spalmandone con cera il tappo. cum... plausus : nel 30 av. Cr. Mece nate, essendo comparso nel teatro di Pompeo dopo una malattia piuttosto seria, fu vivamente applaudito da tutto il pubblico, levatosi in piedi per ac clamarlo. Ed ecco che lamico poeta corre a casa e, per solennizzare lavve nimento, mette in serbo unanfora di vino, da bere alla sua salute. 5-8. eques : lunico titolo e grado che Mecenate volle accettare, bench potesse farne collezione, era quello di cavaliere . ut (consec.) = tale che . paterni (= patrii) : il Te vere nasce in Etruria, patria di Me cenate, che era di Arezzo. simu 298 >. ORAZIO FLAGCp fluminis ripae simul et iocsa redderet laudes tibi Vaticani montis imago. Caecubum et prelo domitam Caleno tu bibes uvam : mea nec Falernae 10 temperant vites neque Formiani pocula colles. et =: et simul. iocosa... imago (sott. vocis) = la scherzosa eco . Vaticani montis : lapplauso scro sciante partito dal teatro di Pompeo (lunico teatro stabile di Roma, allora, costruito nel 62 av. Cr.) che si tro vava vicino al Tevere, fu ripercosso dal Gianicolo, che posto di fronte e di cui il Vaticano faceva parte. laudes = gli applausi . 9-12. Caecubum : ilpi pregiato dei vini, prodotto nel Lazio meridionale, tra Fondi e Gaeta. preio... uvam = uva pigiata dal torchio di Cales : Cales, ora Calvi, in Campania (fra Capua e Teano), dava un vino che era tenuto in grande onore. mea nec, ecc. = ma n il vino Falerno, n quello dei colli di Formia rendono meno aspre le mie tazze : Falerno era unaltra localit della Campania famosa per il vino ; come pure For mia, nel Lazio, nominata subito dopo. temperant : vuol dire correg gono , riferendosi alluso dei Romani di mescolare il vino con lacqua, per renderlo meno aggressivo, o di ta gliare un vino forte con altro di minore grado. LE ODI 299 5. - CONFIDENZA MALINCONICA (II, 6) Allamico Settimio, che si dichiara pronto a seguirlo anche in capo al mondo, il poeta confida il suo desiderio di quiete, in attesa duna morte serena, lontano da Roma, a Tivoli, o, se il destino contrario a tale prospettiva, tra le ridenti colline di Taranto. Lode non ha determinazione di tempo ; ma la stanchezza di spirito che dimostra ci fa pensare che possa essere delle ultime (intorno al 23 av. Cr.), in prossimit delle Epistole, con alcune delle quali (VII, Vili) ha non pochi elementi in comune. Septimi, Gadis aditure mecum et Cantabrum indoctum iuga ferre nostra et barbaras Syrtis, ubi Maura semper aestuat unda, Tibur Argeo positum colono 5 Me t r o : strofa saffica minore. 1-4. Septimi : chi sia questo Setti mio non dato sapere. Forse lo stesso che Orazio raccomanda affet tuosamente a Tiberio (Epist., I, 9) e che da Svetonio sappiamo essere stato in grande familiarit anche con Augusto. Gadis : Cadice, nel lestremit meridionale della Spagna ; ma indica qui un luogo qualunque, molto lontano da Roma. aditure (vocativo del pari, fut. di adeo) - che saresti disposto a venire , con me fino a Cadice, ecc. Cantabrum : i Cantabri erano una popolazione fiera e irrequieta della Spagna set tentrionale, presso il golfo di Bisca- glia. Solo nel 19 av. Cr. furono do mati da Agrippa in modo definitivo. indoctum - che non ha ancora im parato . barbaras selvagge , come i loro abitanti. Syrtis : gli odierni golfi di Gabes e di Sidra, sulle coste dellAfrica settentrionale, quasi sempre battuti dalle tempeste, abitati da popolazioni barbare e violente. Maura (essendo la Mauritania troppo lontana dalle Sirti, laggettivo va in teso in senso lato) = africana . aestuat ribolle . 5-8. Tibur... utinam (desiderio con siderato realizzabile) oh, fosse Ti voli, fondata (conditum) dal colono dArgo, il luogo di riposo (sedes) per la mia vecchiaia (senectae dativo) : Tivoli, posta sullAniene e vicina a Roma, era la delizia dei ricchi romani, che vi avevano costruito parecchie ville ; forse per questo Orazio, con scio della sua modesta condizione, pensa che le Parche non gli debbano concedere un soggiorno cos delizioso e cos... comodo. Argeo... colono : 300 >. ORAZIO FLACCO sit meae sedes utinam senectae, sit modus lasso maris et viarum militiaeque. Unde si Parcae prohibent iniquae, dulce pellitis ovibus Galaesi 10 flumen et regnata petam Laconi rura Phalantho. Ille terrarum mihi praeter omnis angulus ridet, ubi non Hymetto mella decedunt viridique certat 15 baca Venafro, ver ubi longum tepidasque praebet sum. regnata... rura = me ne andr nelle campagne su cui regn (luso personale passivo di regnare, intransitivo, proprio della poesia e lo riscontriamo anche in Virgilio e Ovidio) : secondo la leggenda, Ta ranto sarebbe stata fondata da una colonia spartana guidata da Falanto. petam, pu essere futuro indica tivo, ma anche presente congiuntive retto dal precedente utinam. 13-16. Ille terrarum... ridet = quellangolo di mondo (Taranto) mi sorride pi che tutti gli altri ; ma terrarum pu anche dipendere da om nes (sott. angulos) e ci sono esempi probanti sia lima che laltra interpre tazione. Hymetto = mellibus Hy metti : lImetto un colle dellAttica ricco di fiori, di api e, di conseguenza, famoso per il suo miele. non... decedunt = il miele non la cede , non inferiore . viridique, ecc. = lolivo (baca) gareggia con quello del verde Venafro (pi co mune certare cum aliquo) : Venafro una localit della Campania, presso il Liri, celebrata per i suoi oliveti. 17-20. ver: dipende da praebet. brumas = inverni ; propriamente. secondo la leggenda, Tivoli era stata fondata da Catillo, di Argo, e dai suoi fratelli Tiburno e Cora. modus = limite, termine. lasso (sott. mihi), ecc. = per me, stanco dei viaggi per mare (maris), per terra (iviarum) e della vita militare : non ci risulta che il placido Orazio fosse solito darsi ai grandi viaggi. Anche il suo servizio militare risaliva a 20 anni prima ; ma pure vero che lanimo, quando triste, si sente ad dosso il peso delluniverso e il pas sato assume unimportanza grave e particolare. 9-12. Unde si = che se di l ; ossia da Tivoli. prohibent (sott. me) = mi tengono lontano . ini quae = avverse , ostili . dul ce... ovibus = caro alle pecore rico perte di pelli : lungo le rive del Galeso (fiumicello che finisce nellat tuale Mar Piccolo di Taranto) pasco lavano armenti cos rigogliosi e dalla lana cos pregiata che, per proteg gerla, i pastori solevano ricoprirli di pelli. Tale uso, anche per gli armenti dellAttica, documentato da Var rone. Galaesi genitivo epesege tico, in luogo del pi comune Galae- LE ODI 301 Iuppiter brumas et amicus Aulon fertili Baccho minimum Falernis invidet uvis. 20 Ille te mecum locus et beatae postulant arces : ibi tu calentem debita sparges lacrima favillam vatis amici. bruma dies indica il giorno pi breve dellanno (da brevissuma, breuma, bru ma). amicus... Baccho = caro a Bacco che dona fertilit . Aulon : 1Aulone era un colle ferace di vini squisiti (per questo detto caro a Bacco ) situato di fronte a Ta ranto. minimum (= minime)... uvis = non ha proprio nulla da invidiare alle viti di Falerno ; an che questa localit, nella Campania, dava un vino famoso, molto apprez zato dai Romani. 21-24. Ille... arcesquel luogo e quelle ridenti (beatae) colline {arces) ti vogliono insieme con me . ibi tu, ecc. = ivi tu spargerai con le dovute lagrime (lacrima sing. col lettivo) la cenere ancor calda {calen tem, per le fiamme del rogo) del poeta tuo amico : dopo lelogio, caldo ed epicureo, della bellezza di quei luo ghi, il pensiero della morte, comparso allimprovviso, sembra meno triste ; ma trema, per, una contenuta com mozione in questa chiusa malinco nica, in cui gli aggettivi, cos densi di significato, richiamano il mistero della morte e il bisogno umano dellamicizia. 302 Q . ORAZIO FLACCO 6. - LAUREA VIA DI MEZZO (IL 10) Tra lalto mare pericoloso, o Licinio, e la costa insidiosa c la via di mezzo, che ti d sicurezza; non ti esaltare troppo nella fortuna, non ti disperare nella sventura : il domani ti pu portare un altro destino. Fatti animo nelle avversit ; ma ammaina le vele quando il vento troppo propizio . Incerto il tempo di composizione di questode, ma la serena saggezza che lanima la fa avvicinare allultimo periodo. Rectius vives, Licini, neque altum semper urgendo neque, dum procellas cautus horrescis, nimium premendo litus iniquom. Auream quisquis mediocritatem 5 . Metro : strofa saffica minore. 1-4. Rectius vives = meglio tu vivrai , che non ora ; o, forse, meglio che se facessi altrimenti. Licini : Licinio Murena, probabilmente figlio di quel L. Licinio Murena, console nel 63 av. Cr., che fu difeso da Cice rone dallaccusa di broglio elettorale. Adottato da M. Terenzio Varrone, divent fratello di Terenzia, moglie di Mecenate. Nel 25 av. Cr. vinse i Salassi e sul loro territorio fond lodierna Aosta ; nel 23 fu collega di Augusto come consul suffectus ; ma nel 22, per aver fatto parte di una congiura contro di lui, venne con dannato a morte. Forse il carattere irrequieto e instabile del giovane am bizioso indusse Orazio a dargli questi consigli di saggezza, veramente aurei ? Comunque, tale intenzione non , n pu essere, decisamente provata. altum... urgendo spingendoti sem pre in alto mare . dum (tempo rale e causale)... horrescis = perch, troppo cauto, temi le tempeste . nimium (= nimis) premendo = ra sentando troppo la riva insidiosa (int- quom) ; insidiosa sia per gli scogli affioranti, che per le secche frequenti. 5-8. Auream... mediocritatem : la via di mezzo, che leccellente in assoluto (questo il significato di aurea), costituisce il fondamento della dottrina morale di Aristotele e uno dei capisaldi del pensiero oraziano, appoggiato al lautorit anche di Cicerone. quis- diligit, tutus caret obsoleti sordibus tecti, caret invidenda sobrius aula. Saepius ventis agitatur ingens pinus et celsae graviore casu 10 decidunt turres feriuntque summos fulgura montis. Sperat infestis, metuit secundis alteram sortem bene praeparatum pectus. Informis hiemes reducit 15 Iuppiter, idem summovet. Non, si male nunc, et olim sic erit : quondam cithara tacentem suscitat Musam neque semper arcum tendit Apollo. 20 quis diligit = chiunque preferisce . tutus caret = senza rischi, evita . obsoleti... tecti = il sudiciume dun cadente tugurio . caret = ma sta anche lontano dalla reggia (aula) che suscita invidia (invidenda) . sobrius = senza montarsi , moderato . 9-12. Saepius = pi spesso , che non gli altri alberi meno alti. cel sae (= excelsae)... turres = con ro vina pi grave precipitano le torri pi alte . summos... montes = le cime dei monti , oppure i monti pi alti : pensieri come questi (il vento tormenta pi violento le piante che pi si innalzano, come i pini ; le pi alte costruzioni minacciano di cadere con pi tremenda rovina e pi esposte ai fulmini sono le cime dei monti) Orazio li trovava gi in Ero doto (VII, 10) e saranno poi ripresi da poeti e prosatori di tutte le lingue. 19-16. infestis... secundis (sott. rebus) = nelle avversit... nella pro sperit . alteram = contraria . bene... pectus = un animo ben temprato . Informis = squalli di . reducit = riporta costante- mente ; con periodica vicenda. Iuppiter : il nome del dio, che pre siede a tutti i fenomeni celesti (Iuppiter pluit, tonat, fulgurat, ecc.), al centro delle due proposizioni, ci d chiara lidea della divinit, eternamente im mobile, tra leterno variare, periodico e costante, delle stagioni. idem (asindeto avversativo) = ma lo stesso Giove che li scaccia (summovet, intendi gli inverni) . 17-20. si male nunc (sott. est) = se ora va male . et (= etiam) olim = anche in futuro , sar cori. quondam = talvolta (come fosse interdum). cithara (abl. stru mentale) = col suono della cetra . tacentem... Musam = sveglia la Musa silenziosa . Apollo : fra i molti attributi del dio, era anche quello di tutore della giustizia ; per ci era adorno darco e di faretra e le sue frecce seminavano morte e pestilenza tra gli uomini, a puni zione delle loro colpe. Ma egli era 304 Q. ORAZIO FLACCO Rebus angustis animosus atque fortis appare ; sapienter idem contrahes vento nimium secundo turgida vela. pure il dio della luce, delle arti, della musica, di tutto ci che bello. Quindi spesso interrompe lopera di giustiziere per risvegliare con il suono della cetra la poesia silente o per eccitare maggiormente, con lesem pio suo, le Muse. I due cos discordi aspetti della stessa divinit invitano i mortali a non disperare quando arrivano i dardi, ma anche a non esaltarsi quando la cetra fa risuo nare in modo troppo lusinghiero il suo canto. 21-24. Rebus angustis = quando le cose vanno male . appare = fatti vedere . sapienter = da saggio . idem (con valore avver sativo) = ma tu stesso . con trahes (futuro con valore di impe rativo) = ammaina . nimium (= nimis), va tanto con secundo, quanto con turgida ( = gonfie ) : con immagini di mare inizia lode, con vele gonfiate dal vento propizio essa si chiude ; in mezzo, fulmini e canti, destini avversi e favorevoli : su tutto, la sana e profonda saggezza di un poeta schiettamente umano. ODI A L CA I CHE Il metro alcaico potrebbe essere indicato come quello della pi viva, consapevole e dinamica solennit. Nobile e forte e fiera e imperiosa espressione di unumanit superiore , come la defi nisce il Muller-Dobelli, l alcaica prende posto in questa raccolta dopo le asclepiadee e le saffiche come l ode che, nella nervosa e in tensa variet dei suoi versi (i due endecasillabi, l enneasillabo e il decasillabo) ci d la visione degli ardimenti di pensiero e di fan tasia che, sempre entro la cerchia dei suoi limiti, il poeta si sa e si Vuole concedere ; dei moniti e degli incitamenti che egli ritiene di poter rivolgere a singole persone o allintera moltitudine della gio vent romana ; delle posizioni, anche, di pubblico, ispirato anima tore di quei sensi civici che devono (ecco ancora il rispetto dei limiti !) indurre gli immemori e gli inerti alla conservazione e al consolidamento dellequilibrio augusteo. Interprete quasi dei destini degli uomini e, in particolare, di quelli del popolo romano, non con la distaccata pacatezza delle asclepiadee, ma col fervido compiacimento di chi, avendo visto e compreso, ritiene di poter trasmettere le verit alle quali ha saputo togliere i veli, egli ci appare in tutta una serie di alcaiche dei libri I e II, che hanno per argomento le sorti di singole persone o dei popoli. Ma soprattutto l ispirazione civile oraziana si afferma, nei suoi aspetti pi tipici, nelle prime sei odi del libro III : ascoltiamo in esse una voce che non sembra diversa da quella dun oracolo, il tono di chi, giunto a vedere i pi gelosi misteri del vivere, sente il bisogno di parteciparli agli altri, di professarli (vorremmo dire) coralmente : e la strofa alcaica si libra, senza possibilit di dubbio, su ali su perbe e vola. 20 306 ORAZIO FLACCO 1. - A TALIARCO (I, 9) crudo inverno; neve e gelo tutto intorno e gelo anche nell'anima: scaccia il freddo, o amico, col fuoco del camino e gli affanni con una coppa di vino, lasciando tutto il resto agli di potenti ; finch sei giovane, non permettere che ti sfuggano le spensierate gioie dell'amore . Lode, mirabile nella sua perfezione stilistica e pervasa da una malinconia sottile, e perci pi struggente, devessere delle ultime (intorno al 23 av. Cr.) ; cos si spiega la tristezza del vicino tramonto che, come linverno, in duro contrasto con ci che la vita ha di caldo e di desiderabile. Vides ut alta stet nive candidum Soracte nec iam sustineant onus silvae laborantes geluque flumina constiterint acuto ? Dissolve frigus ligna super foco 5 large reponens atque benignius Me t r o : strofa alcaica. 1-4. Vides : una constatazione pacata, e triste nello stesso tempo, che per d allode un senso di im mediata verit ; da questo particolare prender slancio il pensiero di Ora- zio. ut = quomodo. stet = si erge . candidum predicativo di stet. Soracte s oggi monte S. Ore ste, alto 700 m. e distante 38 km. da Roma, donde nelle giornate serene visibile. onus, sott. nivis. silvae = boschi . laborantes = affaticati ; dal peso della neve, che schianta i loro rami. silvae... flumina : boschi e fiumi, carichi di neve e affaticati, spaziano nella fan tasia del poeta, che vede un inverno smisuratamente vasto e dolorosamente freddo. Intendere con questi termini le piante del peristilio di Orazio e i fili dacqua che scendono dal tetto immiserire questo spettacolo di inattivit e di morte, cui far contrasto il movimento quasi feb brile che domina il resto dellode. Si sente, e chiaro, linflusso di Alceo (cfr. fr. 90 del Diehl) ; ma Orazio arriva pi lontano e del freddo mo nito del greco non restano che par ticolari marginali. constiterint = si sono fermati (consisto in effi cace contrasto con fluere, da cui deriva flumina). 5-8. Dissolve = allontana . super foco = sul focolare . re ponens (con senso causativo) = fa cendo porre . benignius = con maggiore abbondanza , del solito. LE ODI 307 deprome quadrimum Sabina, o Thaliarche, merum diota. Permitte divis cetera, qui simul stravere ventos aequore fervido 10 deproeliantis, nec cupressi nec veteres agitantur orni. Quid sit futurum cras, fuge quaerere, et quem fors dierum cumque dabit, lucro adpone nec dulcis amores IS sperne, puer, neque tu choreas, virenti camties abest morosa. Nunc et campus et deprome = spilla . quadri mum... merum = vino puro di quat- tranni ; sufficienti per rendere pre libato anche il vinello di Sabina (per, secondo Ateneo, ce ne vole vano sette di anni perch tale vino acquistasse il suo vero sapore). Thaliarche : personaggio vero o sem plicemente re del banchetto , come indica letimologia ? La questione, difficilmente solubile, piuttosto su perflua. Lode indubbiamente sim- posiaca e il consiglio di Orazio non perde efficacia sia che si rivolga a un vero Taliarco, sia che si intenda rivolto a un re del banchetto , certamente pi giovane del poeta. Sabina... diot = dallanfora sabi na. : anfora a due anse (o orec chie , come vuole letimo greco), chiamata cos perch conteneva il vino del suo campo di Sabina. 9-12. Permitte = affida . qui simul, ecc. = non appena essi ( op portuno rompere il nesso relativo) abbiano placato (stravre, da sterno) i venti, in lotta con il mare tempe stoso . nec... nec : le due nega zioni sono pi efficaci di ogni affer mazione. Sembra quasi che tutta la natura trattenga il respiro al cenno areae divino : limmobilit delle antiche piante d al paesaggio una maest, che diremmo pnica, di alta sugge stione poetica. 13-16. fuge quaerere = evita di ricercare (equivale a ne quaesieris ed documentato anche nella mi gliore prosa). quem... cumque (tmesi per quemcumque diem) = ogni giorno, comunque sia ; dierum (unico caso in Orazio) genitivo partitivo. lucro adpone = scrivilo a gua dagno (la frase tecnica era in lucro ponere). nec... speme (per il clas sico, e pi corretto, ne spreveris) - - non trascurare . puer = fin ch sei giovane . choreas = le danze (con tale termine i Greci indicavano la danza accompagnata dal canto). neque tu, si intende speme. 17-20. virenti (sott. tibi)... abest = finch da te, che sei nel fiore della vita, sta lontana la canizie . morosa = fastidiosa . campus : sintende il Campo Marzio, dove pas savano gran parte della giornata i gio vani romani, negli esercizi ginnici, nei sani giochi allaria aperta. areae = le piazze ; numerose an che in Roma, che ben si prestavano 308 Q,. ORAZIO FLACCO lenesque sub noctem susurri composita repetantur hora ; 20 nunc et latentis proditor intimo gratus puellae risus ab angulo pignusque dereptum lacertis aut digito male pertinaci. a convegni damore in determinate ore (composita... hora). lenes... susurri = il sommesso bisbigliare (degli innamorati) sul fare della sera (sub noctem) . repetantur = si rinnovino , da un incontro allaltro. 21-24. latentis = che sta nasco sta . proditor = che tradisce ; cio, svela dove si trova la fanciulla. gratus... risus (sott. repetatur) la simpatica risata . pignus... pertinaci = il pegno strappato alle braccia (lacertis) o al dito, che mal si ribella : la scena, clta nei tratti essenziali, ci presenta la fanciulla che, sprizzante di felicit, giunta prima dellora allappuntamento, si nasconde nellangolo pi buio, in attesa che il giovane arrivi. Ma poi, davanti alla faccia delusa e preoccupata di lui, non sa trattenere una prorom pente risata, che ne rivela la pre senza. Seguono quindi le piacevoli schermaglie di lui, per farsi promet tere che la bella non mancher a un convegno successivo : con dolce vio lenza le strappa un braccialetto o un anello, mentre la fanciulla finge una resistenza che non viene dal cuore. 2. - LA PREGHIERA DEL POETA (b 31) Che pu chiedere ad Apollo un poeta come me? Non certo ricchezze Ai messi, d i . merci o di terreni : i beni della fortuna se li tengano i f or tunati ! A me bastano poche olive, un po' di cicoria e malve ! io chiedo solo di poter godere quello che ho e di trascorrere in buona salute una decorosa vecchiaia, sorretta dalla mente vigile e rallegrata dalla poesia . Lode fu composta alla fine del 28 av. Cr. quando Ottaviano consacr :ad Apollo il tempio sul Palatino. Quid dedicatum poscit Apollinem vates ? quid orat, de patera novum fundens liquorem ? Non opimae Sardiniae segetes feraces, non aestuosae grata Calabriae 5 armenta, non aurum aut ebur Indicum, M et r o : strofa alcaica. 1-4. dedicatum... Apollinem = co sa chiede il poeta ad Apollo (posco con il doppio accusativo) cui stato consacrato il tempio (la frase di rito era dedicare aedem deo) : il 9 otto bre del 28 av. Cr. Ottaviano inau gurava sul Palatino il tempio ad Apollo, che era stato votato nel 36 dopo la sconftta di Sesto Pompeo. Era la pi splendida delle costru zioni augustee : circondato da por tici, fornito di due biblioteche (una greca e una latina), adorno di meda glioni e di statue, aveva nellinterno della cella lApollo Musagete di Scopa, che raffigurava il dio con la sola cetra, senza arco e faretra ; atteg giamento molto strano per un tem pio dedicato dopo la battaglia di Azio, a celebrare unaltra vittoria militare. de patera... fundens = versando dalla patera (tazza larga e poco profonda che serviva per le libagioni sacre) vino novello : il vino dellanno lo si spillava di solito PI I ottobre (festa dei Meditrinalia) ; ma per leccezionale occasione il poeta ha spillato il mosto ancora gorgo gliante. opimae = fertile , ric ca . Sardiniae : la Sardegna, come la Sicilia e lAfrica, dai suoi vasti territori seminati a grano (sege tes), assicurava a Roma preziosi rifor nimenti. feraces = rigogliose . 5-8. aestuosae = assolata . grata = prosperosi . ebur Indi cum = lavorio dellIndia : doro e davorio riplendevano allora le case 310 Q,. ORAZIO FLACCO non rura, quae Liris quieta mordet aqua taciturnus amnis. Premant Calena falce quibus dedit fortuna vitem, dives et aureis 10 mercator exsiccet culillis vina Syra reparata merce, dis carus ipsis, quippe ter et quater anno revisens aequor Atlanticum inpune. Me pascunt olivae, 15 me cichorea levesque malvae. di ricchi romani, specialmente latrio. non rara, ecc. = non i campi che il Liri, fiume silenzioso, rode, lambisce con la sua onda lenta : il Liri il Garigliano, che ha un corso tranquillissimo, specie nel tratto inferiore fino al mare. Attraversando la pianura vitifera di Campania, cor rode un poco le rive erbose, ma senza strepito, senza vortici : un paesaggio fluviale incantevole nel giro tran quillo di due versi. 9-12. Premant (concessivo) = p- tino pure (e quindi riducano a pi modeste proporzioni, come significa il verbo). Calena falce... vitem = col falcetto le viti di Cales (per enallage, attribuito a falce, lag gettivo che si addice a vitem) : Cales, oggi Calvi, era citt e territorio di Campania, famosa per i suoi vini. quibus = illi quibus. vitem ; oggetto di entrambi i verbi che pre cedono. dives et = et dives (iper bato). aureis... culillis = in calici doro : erano calici di argilla, che i sacerdoti e le vestali usavano nelle sacre cerimonie ; il mercatante , per, ricchissimo, li vuole doro. vina... merce vino barattato con merce di Siria : dalla Siria, dove li convogliava lOriente, arrivavano a Roma quasi tutti i prodotti volut tuari (unguenti, profumi, stoffe pre ziose), vendendo i quali, il mercante poteva procurarsi i vini pi celebrati e le pi lussuose suppellettili. 13-16. dis caras : il fatto che egli possa percorrere tante volte il mare (aequor Atlanticum sta per mare in generale) prova del favore di vino, che lo scampa dai pericoli e gli permette di sciogliere di nuovo le vele per altro viaggio (ter... quater ha valore indeterminato). quippe... revisens = in quanto torna a rive dere ( unico esempio di quippe con un participio, in luogo del rego lare congiuntivo ; non solo unico in Orazio, ma anche negli altri autori, se si eccettua un passo delle Sto rie di Sallustio). inpune = sano e salvo ; come fosse inco lumis. Me (in posizione di ri lievo) = quanto a me . cicho rea (plurale di cichoreum, derivato dal greco) = cicoria , indivia . leves = leggre , facili a dige rirsi : di fronte agli insani desi deri dei pi e alle pericolose como dit dei ricchi, ecco lintrepida sem plicit del poeta e alla semplicit della vita corrisponde unaltrettanto semplice nobilt di desideri, che su bito appresso vengono formulati. LE ODI 311 Frui paratis et valido mihi, Latofi, dones, at, precor, integra cum mente, nec turpem senectam degere nec cithara carentem. 20 17-20. Frui : dipende da dones (esortativo) = concedimi di godere . paratis (sott. rebus) = di quello che mi sono guadagnato . et valido = e per di pi in buona salute (apposizione di mihi). Late = o figlio di Latona : Apol lo, figlio di Latona e di Giove, pro tettore delle arti e della poesia, qui invocato con familiarit, ma anche con vivo trasporto. at = ma in particolare . integra... mente = con mente sveglia . nec tur pem = non indecorosa . cithara carentem = priva del suono della cetra , senza canto : alla fine, il voto pi caro, il dono pi bello, che dal suo protettore desidera rice vere, che non labbandonino il con forto e la gioia della poesia ! 312 >. ORAZIO FLACCO 3. - LA SORTE DI TUTTI (II, 3) Non disperarti, Dellio mio, quando le cose sanno male ; calma serena anche nella fortuna; che sei destinato a morire, povero o ricco tu sia ! Finch puoi, fa portare vini, profumi e le rose fugaci l dose t'invitano il mormorante ruscello e la fresca ombra dei pioppi! Tanto, dovrai abbandonare ogni cosa all'erede! Tutti siamo spinti laggi, oltre il fiume, all'eterno esilio . Di data incerta, lode appartiene alla maturit del poeta, per la sicurezza della tecnica espressiva e per il tono generale che lanima. Aequam memento rebus in arduis servare mentem, non secus in bonis ab insolenti temperatam laetitia, moriture Delii, Met r o : strofa alcaica. 1-4. Aequam... mentem = lani mo equilibrato : linsegnamento epicureo del comune buon senso (in cui per convenivano anche gli stoici), di non lasciarsi, turbare dai casi della vita, tutti rapidamente passeggeri. non secus = non altrimenti che . in bonis (sott. rebus) = nella prosperit . ab... laetitia = dalla gioia sfrenata . temperatam = lontano , conservandolo moderato. moriture : implacabile, come il prenome che ad ognuno viene dato sul nascere, saccompagna al nostro nome questo... appellativo, che non si staccher pi da noi ; tale il pensiero che suggerisce la suggestiva collocazione del participio ( o Del lio, che dovrai morire ). Delti : Q,. Dellio, uomo di non comuni capacit, ma incostante. Conosciuto ai suoi tempi come emerito volta- bandiera, dato che era passato da Dolabella a Cassio, da Cassio ad Antonio e infine da Antonio ad Otta viano (Messalla Corvino lo defin lacrobata delle guerre civili ), era forse lindividuo pi indicato ad ac cogliere il monito, tristemente edo nistico, di Orazio. Nel 36 av. Cr., come legato di Antonio, prese parte a una spedizione contro i Parti e la descrisse in unopera che andata perduta. seu maestus omni tempore vixeris 5 seu te in remoto gramine per dies festos reclinatum bearis interiore nota Falerni. Quo pinus ingens albaque populus umbram hospitalem consociare amant 10 ramis ?' Quid obliquo laborat lympha fugax trepidare rivo ? Huc vina et unguenta et nimium brevis flores amoenae ferre iube rosae, 5-8. seu maestus, ecc. = tanto che tu sia vissuto (vixeris fut. ante riore) in pianto per tutta la vita, quanto che te la sia goduta (bea ris beaveris, fut. ant.), disteso, tutti i giorni (per des, con valore distri butivo) di festa, in un prato appar tato, con Falerno di pi vecchia data (interiore nota) : nota era leti chetta che si poneva al collo delle anfore, con il nome dei consoli a in dicare lanno in cui era stato spre muto il vino. Naturalmente, pi le anfore erano allinterno della apo theca (o cella vinaria), pi il vino era vecchio. Per enallage, dato a nota laggettivo che meglio si rife rirebbe al vino. 9-12. Quo = per qual motivo : ecco, da questo verso in poi, due strofe di mirabile fattura, per met tere in luce ci che di bello la natura ci offre sempre, senza tanta fatica e senza tanta spesa. Unombra acco gliente di alte piante, presso il mor morio dun ruscello : il luogo ideale per un simposio fraterno. pinus... populus : la natura pare quasi ani mata da un senso panico. Il pino alto e nero gode di unire i suoi rami a quelli del pioppo, argenteo e meno alto, per dare serenit a co loro che a quellombra si vogliono dilettare. Nella diversit del fogliame (cui d risalto la disposizione chia- stica) sembra quasi di vedere i mo menti neri e quelli sereni della nostra dubbiosa giornata, che devono essere vissuti con uguale abbandono. consociare = intrecciare , forma re unendosi . : Quid = perch . obliquo... rivo (sott. in) = nel ruscello tortuoso . laborat = si affanna : anche il ruscello, incon sciamente, si d da fare per ralle grare la vista e ludito di chi lo vede e lo sente saltellare in fuga per lim pacciato sentiero, con quel sommesso ciangottio, che favorisce la sugge stione e infonde pace anche allanimo pi tormentato. Perch, si chiede il Poeta, tanta bellezza e tanta dol cezza, se non ne approfittiamo ? tre pidare = saltellare mormorando . 13-16. vina : il solito plurale oraziano, quasi a indicare che, fra tante qualit di vino tutte pregevoli, non il caso di determinarne proprio una. unguenta : con cui solevano gli antichi profumarsi prima di met tersi a tavola. nimium brevis = troppo fugaci . amoenae = de liziosa . ferre (sott. puerum, per questo allattivo). iube (riferito a 314 Q. ORAZIO FLACCO dum res et aetas et Sororum 15 fila trium patiuntur atra. Cedes coemptis saltibus et domo villaque, flavus quam Tiberis lavit, cedes, et exstructis in altum divitiis potietur heres. 20 Divesne, prisco natus ab Inacho, nil interest an pauper et infima de gente sub divo moreris, victima nil miserantis Orci. Omnes eodem cogimur, omnium 25 Dellio) = fa portare . res = la tua condizione . fila... atra = e i neri fili delle tre sorelle lo per mettono : le tre Parche (doto, La chesi, Atropo), ricordate come arbi tro del destino. I loro fili sono detti atra perch lultimo gesto (quello di tagliarli) attrae lattenzione del poeta e da esso promana quel senso dolo roso della morte, che serpeggia, insi dioso, nel canto di Orazio e dal quale egli tenta spesso di staccarsi in cerca duna soluzione edonistica, che pre scinda dalla necessit del dolore. 17-20. Cedes = te ne andrai. coemptis saltibus = dai pascoli comperati qua e l . domo == dalla casa di citt . flavus biondo ; costante epiteto del Tevere, le cui acque sono molto spesso limacciose. lavit = lam bisce (Orazio preferisce la forma della 3a coniugaz. a quella, pi co mune, della la). in altum = fino al cielo . heres : chiude la strofa, iniziata con uno sconso lato verbo di rinuncia, una nota di tristezza, lerede, che sempre al lerta ed il segno pi evidente della caducit umana. 21-24. Ordina: nil interest (= non c differenza ) divesne, natus ab pri sco Inacho, an pauper, ecc. Ina cho : figlio di Oceano e di Teti, fu il primo mitico re di Argo. Il suo nome sta qui a indicare unascen denza, remota fin che si vuole, ma che non basta a liberare dalla morte il lontano pronipote. sub divo morris (da moror, moratus sum, mo rari) = tu viva sotto il cielo aper to : divus indica la volta stellata, in contrapposizione ad Orci, il regno delle ombre. Anche qui evidente che meglio aver per tetto la volta del cielo , anche senza gli splen dori duna reggia, pur di non dovere precipitare nellAde. victima pu essere nominativo, riferito a tu, op pure vocativo. nil miserantis = inesorabile . 25-28. eodem = allo stesso luo go . cogimur : un verbo quasi brutale ; come pecore, tutti gli uo mini sono spinti verso un traguardo unico. omnium, ecc.; ordina : urna (abl. di luogo) versatur (= viene agitata ) sors omnium, exitura (= de stinata ad uscire ) serius ocius (= presto o tardi) : la Necessit, dunque, scuote nellurna capace il nome di tutti ; poi, alla cieca. LE ODI 315 versatur urna serius ocius sors exitura et nos in aeternum exsilium impositura cumbae. 10 estrae. Vediamo qui, immensamente vasto, un rito che nel sereno mondo omerico serviva a designare chi, alla luce del sole, avrebbe dimostrato al mondo il suo valore. Nellelmo di Agamennone si agitava il nome di pochi eroi e ne usciva la gloria ; qui, 11 mondo intero lurna delle sorti ; ma chi ne esce precipita nel regno delle ombre. in aeternum (lul tima sillaba va elisa con linizio del verso seguente : verso ipermetro) = verso leterno . impositura cum bae (dativo) = a farci salire sulla barca : evidentemente, la barca di Caronte, che sulla palude Stigia tra sporta le anime al mondo dei morti. Lenneasillabo, con il suo ritmo spezzato e ostacolato, d prima il senso del doloroso distacco ; poi, unendosi con il decasillabo senza soluzione di continuit (sinafia), si inserisce nel ritmo dattilico fatal mente inarrestabile, rendendo in pieno la veloce fuga da questa vita verso un esilio senza fine. 316 Q, ORAZIO FIACCO 4. - LA DOLCE FOLLIA (II, 7) Sei tornato, dunque, libero cittadino, o Pompeo, amico delle ore pi dure e pi care? Qjianti ricordi in comune! Qjiale alternativa di simposii e di pericoli, culminati nella infausta giornata di Filippi, agli ordini di Bruto, e in quella malaugurata fuga ! Io, con l'aiuto di Mercurio, potei sfuggir subito dai gorghi ; tu, invece. . . Beh ! Non ci pensiamo pi! In tuo onore voglio ubriacarmi! Mi - dolce far pazzie perch ho riacquistato l'amico ! . Lode, composta, forse, nel 28 av. Cr. (dopo Azio, Ottaviano aveva con cesso piena amnistia e i soldati tornavano da tutti i fronti), una delle pi belle, spontanee e affettuose del canzoniere oraziano. O saepe mecum tempus in ultimum deducte Bruto militiae duce, quis te redonavit Quiritem dis patriis Italoque caelo, Pompei, meorum prime sodalium, 5 Metro : strofa alcaica. 1-4. O ... deducte = o tu che fosti tratto spesso con me allestremo pericolo (tempus... ultimum). Bru to... duce = sotto il comando di Bruto : favorito dalla cesura, gran deggia il nome del campione di Roma repubblicana, di cui rimase il sim bolo. M. Giunio Bruto, la perso nalit forse pi enigmatica di tutta la storia romana, nato nell85 av. Cr., si diede morte sul campo di Filippi nel 42 av. Cr., dopo aver ispirato e guidato la congiura contro Cesare. Uomo di vasta cultura e di molti interessi, si dedic alla filo sofa, di cui scrisse vari trattati, e fu oratore applaudito, anzi il pi rino mato della corrente atticista. Qui ritem = cittadino di Roma , bor ghese, in contrapposizione a militem. Italo : ha la sillaba iniziale breve, contro luso normale. 5-8. Pompei (bisillabo, per sini- zesi) : non si sa nulla di questo Pom peo, tranne quanto si dice qui ; solo che fu ardente repubblicano e non si rassegn, dopo Filippi, a chiedere perdono ai Triumviri. prime = LE ODI 317 cum quo morantem saepe diem mero fregi, coronatus nitentis malobathro Syrio capillos ? Tecum Philippos et celerem fugam sensi relicta non bene parmula, 10 cum fracta virtus et minaces turpe solum tetigere meato ; il pi caro . cum quo = quo- cum. mero fregi (da frango) interruppi, resi pi breve con vino schietto . morantem = troppo lungo : le lunghe, inerti soste, che logorano 1animo del soldato e lo tormentano con la nostalgia e con il dubbio sul domani, hanno come oasi di pace la parola dun came rata, una bicchierata fra amici ; un po di spensieratezza in vista del peggio che potr capitare. niten tis (da niteo)... capillos (accus. di relaz.) = con i capelli, rilucenti di malobatro Sirio, cinti di corona : il malobatro era una pianta orien tale, da cui si estraeva un profumo costosissimo, che qui detto Syrio, perch tali prodotti venivano impor tati a Roma dalla Siria, dove con fluivano dalle varie regioni di Oriente. 9-10. Tecum... fiigam = le gior nate di Filippi e la rapida fuga (non unendiadi, ma due cose ben distinte). sensi = ebbi a pro vare . non bene = incauta mente . parmula = lo scudo (diminutivo di parma). fracta (sott. est) = fu spezzata . minaces = uomini dal . cipiglio minaccioso . E questa la strofa forse pi discussa e martoriata di tutto il canzoniere. Il senso letterale lascia pensare che anche Orazio (come gi Archiloco, Alceo e forse anche Anacreonte) a Fi lippi avrebbe gettato lo scudo, cer cando vilmente la salvezza nella fuga : cos il celerem assume un significato quasi cinico, se non parodistico ; relieta equivale ad abiecta e il non bene corrisponde a non decro (= vil mente ). Infatti questa linterpre tazione tradizionale, che fa aggiun gere anche il poeta latino alla schiera degli altri, presti di lingua e non meno presti di gambe. Ma, rivedendo le narrazioni degli storici antichi, U. M a n c u s o (Orazio, Signorelli, Ro ma) venuto a ben diversa conclu sione : a Filippi gli ufficiali di Bruto avevano dato ai soldati prova di tanto temerario ardore, che slancian dosi contro i nemici senza circo spezione e senza curarsi dellincolu mit propria... alcuni gettavan via perfino gli scudi afferrando gli uomini schierati di fronte... altri, prendendo le spade loro (dunque con le sinistre libere dagli scudi) cacciavano le pro prie contro quelli ormai inermi, ecc. (D. C a s s i o , XLVII, 44-45). Insom- ma Orazio avrebbe gettato via lo scudo, ma prima dellattacco, preso da sacro fuoco ; e, quindi, impru dentemente, come dimostr poi la fuga generale, nella quale egli pure si trov coinvolto, senza sua colpa. Cos parmula (diminutivo assai raro in Orazio) assume un significato quasi affettuoso ; non bene diventa un po ingenuamente e lascia intatti lomag gio alla vera virt spezzata e lo scherno per i minacciosi che toc carono il suolo turpemente. mina ces... mento : i migliori soldati e uffi ciali di Bruto ne imitarono lesem pio, uccidendosi per non cadere in mano dei nemici ; ma parecchi capi 318 Q,. ORAZIO FLACCO sed me per hostis Mercurius celer denso paventem sustulit afire, te rursus in bellum resorbens 15 unda fretis tulit aestuosis. Ergo obligatam redde Iovi dapem longaque fessum militia latus depone sub lauru mea nec parce cadis tibi destinatis. 20 Oblivioso levia Massico ciboria exple, funde capacibus unguenta de conchis. Quis udo deproperare apio coronas delle legioni, che pure erano stati burbanzosi, non esitarono a proster narsi davanti ad Antonio, in Efeso, per ottenerne il perdono. Il Poeta non segue con cronologica esattezza le varie azioni (questultima, ad esem pio, avvenne molto dopo), ma pro cede a rapidi accostamenti : a Bruto, la cui virt si spezza per non pie garsi, egli contrappone gli altri bo riosi ufficiali che piegano in Efeso la schiena, fino a terra. 13-16. sed me = ma, quanto a me . per hostis = di tra mezzo i nemici ; non in fuga da essi ! Mercurius : protettore dei poeti (invent la lira), salva il suo beniamino, sollevandolo in aria nel momento della fuga generale. paventem = tutto timoroso ; come gli eroi omerici, intimiditi dal deciso e violento intervento degli di. denso... are = entro una folta nube . rursus = di nuovo : molti dei soldati repubblicani scon fitti a Filippi passarono in Sicilia ad arruolarsi con Sesto Pompeo, per con tinuare la lotta ; fra questi, anche lamico or ora tornato. fretis... aestuosis = tra flutti tempestosi . 17-20. obligatam... dapem = il banchetto che gli dovuto . mi litia = servizio militare . la tus depone = stendi il tuo fianco . sub... mea - allombra del mio alloro : cio nella sua casa, al ri paro del boschetto di alloro, che cer tamente ne ombreggiava il cortile. Ma perch non vedervi anche un accenno velato alla sua fama di poeta, unico merito, posteriore a Filippi, che egli potesse vantare di fronte al commilitone, fiero del proprio stato di servizio ?. nec parce { ne peperceris) = non risparmiare le coppe {cadis) . 21-24. Oblivioso = che dona loblio . lvia = scintillanti (invece lvis = leggro). Mas sico : pregiato vino campano. ci boria exple = riempi fino allorlo i calici : ciboria ; si chiamavano cosi certi calici fatti a forma di foglia di colocasia (la ninfea egizia). La parola egiziana fa pensare che Pompeo si trovasse in Egitto con Antonio (P a s c o l i ). conchis : recipienti in for ma di conchiglia, che contenevano unguenti e profumi, di cui i Romani, al tempo di Augusto, facevano un uso grandissimo. Quis, intendi puer, il servo che era incaricato di cercare fiori e verde {apio e mirto), perch i convitati potessero farsene corone per il capo. apio (sedano selvatico ? era usato dai Romani nei LE ODI 319 curat ve myrto ? quem Venus arbitrum 25 dicet bibendi ? Non ego sanius bacchabor Edonis : recepto dulce mihi furere est amico. banchetti e dai Greci anche per pre miare i vincitori dei giochi Istmici e Nemei) = di umido (udo) apio . 25-28. Venus = il colpo di Ve nere : col nome di Venere si desi gnava nel gioco dei dadi il colpo migliore, quello cio in cui i quattro dadi mostravano facce tutte diverse. I n tati modo si designava a sorte fra gli amici il re del banchetto (arbi ter bibendi), che doveva stabilire la qualit e la quantit del vino da bersi. Non... sanius (= insanius) pi pazzamente . baccha bor = follegger . Edonis : po polazione della Tracia, famosa per lo smodato uso del vino dei suoi abitanti. furere = darmi alla pazza gioia ; ora che ho riacqui stato lamico. 320 ORAZIO FLACCO 5. - IL POETA . .. NELLADE (IL 13) Maledizione a te e a chi ti piant e ti fece crescere, o albero mal- nato, che volevi mandarmi all'altro mondo ! Si deve proprio dire che nes suno sa da qual parte possa venirgli il pericolo di morte. vero che un poeta come me sta bene anche l, dove pu vedere Eaco e ascoltare il canto dolcissimo di Alceo e di Saffo, ma . . . . Composta quasi certamente nel 30 av. Cr., dal fatto occasionale lode si innalza ad esaltare la potenza. della vera poesia, cui Orazio tende, conscio della propria grandezza. Ille et nefasto te posuit die, quicumque primum, et sacrilega manu produxit, arbos, in nepotum perniciem obprobriumque pagi ; illum et parentis crediderim sui 5 Metro : Strofa alcaica. 1-4. Ordina : ille, quicumque pri mum, et posuit te die nefasto, et pro duxit te manu sacrilega = colui che per la prima volta ti piant, chiun que sia stato, ti piant in un giorno nefasto e ti fece crescere con mano sacrilega : il 1 marzo del 30 av. Cr., mentre passeggiava lungo i viali del suo parco, Orazio per poco non fu ucciso da un albero abbattutosi di schianto, forse per decrepitezza ; di qui... lira e lode. in... perni ciem = per sterminare i discen denti . nepotum : il padrone del campo che, a suo tempo, aveva pian tato lalbero non poteva prevedere che la sua propriet sarebbe passata un giorno ad Orazio. Credeva certo che sarebbe toccata in eredit ai suoi nipoti e discendenti, ai danni dei quali, in fin dei conti, era rivolta la sua azione... delittuosa. pagi il villaggio di Mandela, alle falde del Lucretile, dove si trovava la villa sabina di Orazio. 5-8. illum, ecc.: era cos grave laffronto che il poeta rischiava di ricevere da quellalbero, che ogni enormit poteva essere attribuita a co lui che, pure involontariamente, aveva teso linsidi. Il poeta lessere sacro che pi di ogni altro ha diritto alla vita ! crediderim (potenziale del presente) = sarei portato a credere LE ODI 321 fregisse cervicem et penetralia sparsisse nocturno cruore hospitis ; ille venena Colcha et quidquid usquam concipitur nefas tractavit, agro qui statuit meo 10 te, triste lignum, te, caducum in domini caput inmerentis. Quid quisque vitet, nunquam homini satis cautum est in horas : navita Bosphorum Poenus perhorrescit neque ultra 15 caeca timet aliunde fata, miles sagittas et celerem fugam Parthi, catenas Parthus et Italum che egli . penetralia... hospi tis = abbia insozzato di notte (noc turno attribuito a cruore, per enal lage) con' il sangue dun ospite la parte pi interna della casa . venena Colcha = i veleni della Col chide : era questa una regione del Caucaso abbondante di piante e di erbe velenose ; per di pi, era patria di Medea, figlia del re Eeta, la pi famosa maga dellantichit. 9-12. quidquid... nefas = ogni al tro delitto che si possa concepire sulla terra (usquam = in qualche luogo ) . tractavit = maneggi , riferendosi a venena ; ma commise quando si tratta di nefas (abbiamo cio uno zeugma). statuit = posuit. triste lignum = albero male detto . caducum = destinato a cadere . inmerentis = che non ha colpa alcuna : a chiusa delle tre strofe di imprecazione, lag gettivo acquista unimportanza spe ciale e mette in risalto 1 innocenza del poeta, lessere lieve , che gli di hanno fatto nascere per la gioia del mondo. 13-16. Qrdina : numquam homini (= UH, dativo di agente, con rife rimento al successivo quisque) satis cautum est, quid quisque vitet = non ci si guarda mai abbastanza da ci che si deve evitare, di ora in ora (in horas) . navita... Poenus : i Car taginesi, come i Fenici dai quali discendevano, erano valenti e speri colati navigatori. Bosphorum : il Bosforo aveva correnti veramente pe ricolose alla navigazione ; ma qui sta per mare pericoloso , in genere. perhorrescit = ha una paura tre menda di . ultra... aliunde = al di l... da altra parte. caeca = oscuro , invisibile . 17-20. miles, intendi Italus. - - celerem fugam : il modo di combat tere dei Parti era quanto mai insi dioso, perch, dopo essersi dati a ra pida fuga, si rivolgevano allimprov viso, seppellendo sotto un nugolo di frecce gli inseguitori, che veni vano clti molto spesso in contro piede, come fossero inermi. Ita lum robur = la forza dei Romani : c per chi preferisce il chiuso dun carcere in Italia , ricordando che, nel carcere Mamertino, il vano 21 322 >. ORAZIO FLACCO robur ; sed inprovisa leti vis rapuit rapietque gentis, 20 Quam paene furvae regna Proserpinae et iudicantem vidimus Aeacum sedesque discriptas piorum et Aeoliis fidibus querentem Sappho puellis de popularibus, 25 et te sonantem plenius aureo, Alcaee, plectro dura navis, dura fugae mala, dura belli. superiore era rivestito di legno di quercia (robur). Indubbiamente sug gestiva lidea del velocissimo cava liere parto che teme la tremenda staticit delle catene in un carcere chiuso ; ma- altre considerazioni (spe cialmente, laggettivo Italum) consi gliano di accettare linterpretazione tradizionale. inprovisa = impre vista . gentis = le generazioni umane . 21-24. Quam paene... vidimus (plur. di maest) = quanto poco manc che io vedessi . furvae = nera , fosca . Proserpinae (con la l a sillaba eccezionalmente breve) : la signora dellInferno, sposa di Plutone. iudicantem = nel latto di emettere i suoi giudizi : Eaco era uno dei tre pudici infer nali (gli altri erano Radamanto e Mi nosse), figlio di Giove e di Europa. sedes... piorum = le sedi dei pii appartate , da quelle dei reprobi : le anime buone erano mandate ai Campi Elisi, sui prati fioriti dasfo deli ; gli empi, invece, tra i supplizi del Tartaro. Aeoliis fidibus = che si duole (querentem) sulla cetra colica : Saffo era di Lesbo, una delle isole colonizzate dagli Eoli, nel cui dialetto sono scritte le odi sue e quelle di Alceo. 25-28. Sappho accus. alla greca ed forma uguale per tutti i casi. tranne che al genitivo Sapphus. puellis, ecc. = delle fanciulle sue conterranee : un motivo molto fre quente nella poesia di Saffo il rim pianto per le sue amiche, le quali la lasciano per convolare a nozze ; oppure il lamento perch non cor rispondono con la gioia e la gratitu dine desiderate alle sue affettuose premure nellistruirle e nelPeducarle. plenius = con pi robusta vena . et te : lapostrofe diretta dimostra che la simpatia di Orazio va pi verso il maschio cantore dai pi vari motivi e di pi vasti interessi. Effet tivamente, ben pi ampia fu la pro duzione di Alceo, di cui gli antichi conoscevano, oltre ai canti damore, anche canzoni rivoluzionarie, inni agli di e odi conviviali. - aureo... plectro : come doro era la cetra, cos le sue corde non potevano essere fatte vibrare che da un plettro doro, simbolo del pregio pi alto della poesia antica, cui il Romano si pro pone di accostarsi, per ricavarne, a sua volta, canti e gloria. navis = della navigazione , oppure della nave di Mitilene. fugae = del lesilio : sono i tre mali (con la guerra) direttamente esperimentati e cantati dal poeta di Lesbo, sempre in mezzo alle lotte civili (contro i ti ranni Melancro, Mirsilo e Pittaco), alle congiure e allesilio. LE ODI 323 Utrumque sacro digna silentio mirantur umbrae dicere, sed magis 30 pugnas et exactos tyrannos densum umeris bibit aure volgus. Quid mirum, ubi illis carminibus stupens demittit atras belua centiceps auris et intorti capillis 35 Eumenidum recreantur angues ? Quin et Prometheus et Pelopis parens dulci laborem decipitur sono nec curat Orion leones aut timidos agitare lyncas. 40 29-32. Utrumque = Pupo e lal- tra (Alceo e Saffo), oggetto di mi rantur, soggetto di dicere. sacro... silentio = canti degni di religioso silenzio . dicere (meglio dicen tem) = cantare . magis... bibit aure = ascolta pi volentieri : an che le ombre, come il poeta, alla voce malinconica di Saffo preferi scono la musa bellicosa di Alceo e, per ascoltarlo, si pigiano, dense, spalla contro spalla. Chi si ricorda pi, in questa pittura viva, che si tratta di anime, ombre senza spalle ? Giova forse richiamare alla mente lepisodio dantesco delle anime che dimenticano di andare a farsi belle perch sono estatiche ad ascoltare la voce di Casella (Purg., I I , 115- 118). exactos (da exigo) tyran nos = la cacciata dei tiranni . densum... volgus la folla (delle anime) addossandosi spalla a spalla . 33-36. Quid... si = che meravi glia se . belua centiceps : la belva dalle cento teste Cerbero, cos almeno lo immagin Pindaro, mentre la tradizione pi comune si limita ad assegnargliene solo tre. stupens = sbalordito . demit tit = abbassa . intorti = attor cigliati . Eumenidum... angues : le tre Furie (Aletto, Tisifone e Me gera) avevano mille verdastri serpenti per capelli, sempre irrequieti ; anchessi ora se ne stanno come imbambolati e deliziati dallo straordinario spetta colo. Le Furie sono dette Eumenidi (= le benevole ) per antifrasi. 37-40. Prometheus : dunque, per Orazio, Prometeo non inchiodato sul Caucaso, ma nel Tartaro a farsi divorare il fegato dallaquila fulva. Pelopis parens : il padre di Pe lope Tantalo, punito nel Tartaro per aver imbandito agli di le carni di suo figlio, quasi a tentare la loro scienza. laborem (accus. di relaz.)... sono = inganna la sua pena al dolce canto . Orion : famoso cacciatore, Orione venne uc ciso da Diana, per una offesa arreca tale, e costretto a cacciare per sem pre anche nellInferno. agitare = spingere innanzi a caccia . lyn cas = le linci (normalmente fem minile, lynx considerato maschile da Orazio). Cos, con lo stupito quadro di uno strano mondo sotter raneo, che dimentica il suo dovere e il suo dolore perch ammaliato dalla suggestione del canto, si chiude questa bellode che, iniziata con tra gicomiche imprecazioni per un occa sionale, quasi drammatico incidente, s andata via via librando magi stralmente nel campo della fantasia e dellarte. 324 Q,. ORAZIO FLACCO 6. - IMMORTALE IL POETA NEL SUO CANTO (IL 20) Trasformato in candido cigno, voler, o Mecenate, per il libero cielo, sfuggendo allonda dello Stige. Mi sento gi crescere, morbide e possenti, le ali con le quali percorrer il mondo, da oriente a occidente. Bando alle funebri nenie e al pianto, che non saddicono al poeta ! . Lode, di data incerta, costituisce il congedo del secondo libro e non devessere delle pi recenti. Non usitata nec tenui ferar penna biformis per liquidum aethera vates neque in terris morabor longius invidiaque maior urbis relinquam. Non ego, pauperum 5 sanguis parentum, non ego, quem vocas, Met r o : strofa alcaica. 1-4. Non... penna : con ala nuova e possente, mi slancer : al tutto nuova era, o doveva apparire, la poesia di Orazio per la variet degli argomenti, specialmente civili, per la nobilt degli intenti e la ricchezza dei metri. Con lui entra veramente in Roma la poesia greca, di cui Ca tullo aveva gustato e fatto gustare ai Romani soltanto qualche motivo, biformis = assunta una seconda na tura : sulla sua condizione umana, il poeta riveste laerea levit del cigno, godendo della doppia natura. liquidum = limpido, sereno . vates = essendo io poeta . neque... longius (= diutius) = non rester pi a lungo sulla terra . morabor : non gi da intendersi che il poeta si sentisse gi vicino a morire (Pascoli) ; ma lumana avventura di Orazio, per quanto possa egli vivere a lungo, sempre molto breve, in con fronto con la vita che laspetta oltre la morte. Per questo, di giorno in giorno egli vede vicino il gran volo. maior = superiore . 5-8. urbis = terras. pauperum... parentum = sebbene figlio di umili genitori . non... non (anafora)... obibo = no, io non morr . quem vocas = che tu sei solito invitare : la predilezione mostrata da Mecenate verso questo provin ciale, tanto da stringerlo a s nella pi affettuosa familiarit e da vo- LE ODI 325 dilecte Maecenas, obibo nec Stygia cohibebor unda. Iam iam residunt cruribus asperae pelles et album mutor in alitem 10 superne, nascunturque leves per digitos umerosque plumae. Iam Daedaleo notior Icaro visam gementis litora Bosphori Syrtisque Gaetulas canorus 15 ales Hyperboreosque campos. Me Colchus et qui dissimulat metum Marsae cohortis Dacus et lerlo con s a tavola, in conversa zione, nei viaggi era la prova dei meriti morali e intellettuali di Ora- zio. Stygia... unda : lacqua dello Stige (uno dei quattro fiumi infer nali) ricordata per linferno, il regno della morte, in genere. cohibe bor = sar tenuto prigioniero . 9-12. residunt cruribus = aderi scono agli stinchi . asperae ruvide : come, in genere, la pelle delle zampe nei palmipedi. ali tem = uccello . superne (con finale breve) = nella parte supe riore del corpo , che si ricopre di morbide piume e il poeta trasfor mato in candido cigno . lves = lisce , morbide : gi Aristote le aveva detto che in cigni si tra sfondevano dopo morte le anime dei poeti e Orazio chiama cigno Dir ceo anche Pindaro. 13-16. Daedalo... Icaro : si ac cenna al volo sfortunato di Icaro, figlio di Dedalo, che, per essersi accostato troppo al sole, nella eufo ria giovanile del volo, cadde in mare perch serano fuse le ali che il padre ingegnoso gli aveva applicato con la cera. Il paragone regge solo per la fama del volo, non per la caduta. ultimi in quanto il poeta ha gi premesso di avere ala non tenuis. notior = pi famoso . visam = visi ter , librandomi a volo. gemen tis = risonante : gi in Omero tro viamo che il malinconico e roco ru more del mare assomiglia a un triste, infinito lamento. Syrtis... Gaetulas : i due golfi africani di Gabes e di Sidra ; la Getulia era la parte set tentrionale dellAfrica, fino alle Sirti (quindi Gaetulas Africas). cano rus ales = uccello dal facile can to : gli antichi credevano che il cigno (sacro ad Apollo) fosse il pi canoro degli uccelli e che sul punto di morire emettesse lamenti di suono dolcissimo. Sulla leggenda bene ri cam, da pari suo, Platone (Fedone, 84-85). Hyperboreos... campos : le steppe dellestremo settentrione, esposte al vento di Nord, Borea. 17-20. Colchus (collettivo) : gli abi tanti della Colchide, sulla costa orien tale del Mar Nero. dissimulat metum = finge di non temere . Marsae : i Marsi costituivano il nerbo pi forte dellesercito romano ; qui sta per Romani, in genere. Dacus (collettivo) : gli abitanti dellodierna Romania. ultimi = lontanissi- 326 Q. ORAZIO FLACCO noscent Geloni, me peritus discet Hiber Rhodanique potor. 20 Absint inani funere neniae luctusque turpes et querimoniae ; compesce clamorem ac sepulcri mitte supervacuos honores. mi . Geloni : popolazione della Scizia, stanziata lungo il Don ; ave vano tentato di varcare il Danubio, ma ne erano stati ricacciati da Augu sto. noscent = impareranno a co noscermi . peritus = clto , esperto di poesia . Hiber (col lettivo) : gli abitanti della regione dellEbro, che costituivano la pi antica provincia spagnola. Rho dani... potor = colui che beve lac qua del Rodano ; si allude forse a Marsiglia, la citt che nella regione di quel fiume vantava la pi an tica civilt. 21-24. inani funere = dal fune rale inutile ; ' puramente formale, perch mancher il corpo del poeta, volato al suo glorioso destino. turpes = poco decorosi . ne niae : i canti funebri, con cui i pa renti e le praeficae accompagnavano al rogo il cadavere del defunto. compesce = trattieni , frena : gli antichi solevano, durante il fune rale, abbandonarsi a manifestazioni scomposte di dolore, quali stracciarsi i capelli, lacerarsi i vestiti, graffiarsi il volto, battersi il petto. Tutto que sto racchiuso nel seguente damo- rem. mitte (= omitte) = lascia da parte . supervacuos = pi che inutili (come supervacaneos). Vale la pena di confrontare questi versi con quelli di un nostro pota che, forse, ad 'essi si ispira : ...non muore il canto che tra il tintinno della pectide apre il candor dellale. E il poeta, fin che non muoia linno, vive immortale. (Pascoli, Solon). LE ODI 327 6. - CANTO DI VITTORIA (I, 37) Ora si che si pu bere, danzare liberamente e rendere grazie agli di; ora che il sogno pazzo della regina dEgitto, il sogno di distruggere il Campidoglio e di dar morte allImpero, svanito ed ella stessa, intrepida, s data la morte, per non seguire in catene il carro trion fale del vincitore . Lode una delle pi antiche (autunno del 30 av. Cr.) e forse la prima composizione in metro alcaico, come fa credere una certa quale inesperienza tecnica, che vi si rivela (tra laltro, vedi le cesure dei versi 5 e 14, anche se vi si possono trovare giustificazioni dindole artistica). Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus, nunc Saliaribus ornare pulvinar deorum tempus erat dapibus, sodales. Me t r o : strofa alcaica. 1-4. Nunc : nel tardo autunno del 30 av. Cr. Giunse a Roma la notizia (portatavi da M. Tullio Cicerone, figlio del grande oratore) che Cleopatra sera data la morte per non dover seguire in Italia il suo vincitore e assi stere al suo trionfo. A tale data si riferisce lavverbio che, ripetuto per tre volte (anafora), d viva e imme diata lidea della soddisfazione con cui i Romani accolsero lannuncio della liberazione dallincubo, che da anni li teneva sotto oscure minacce di guerre e di schiavit. Nunc est bibendum : cos cominciava anche un inno di Alceo per la morte del tiranno Mirsilo (fr. 8 ora ci si deve ubriacare, ecc. ) ; ma Orazio, atte nuando con signorile moderazione la scomposta allegria del Greco, ci ri porta in pieno al mondo romano, con i suoi sacerdoti e i suoi riti. pede libero : non gi sfrenato , intendendo un ritmo vorticoso di danza bacchica ; ma piuttosto libe ro da oscure preoccupazioni e quindi con un piede che, come fosse lanimo, si sente sereno e sollevato nellespres sione della sua gioia. pulsanda = si deve battere a ritmo di danza . Saliaribus... dapibus = con of ferte degne dei Salii : i banchetti che i Salii allestivano nei giorni delle loro cerimonie erano di una sontuosit proverbiale. pulvinar il letto tricliniare : pi esattamente, il cuscino ; ma qui si intende il letto su cui si posavano le statue degli di, quando si voleva onorarli in speciali circostanze. Davanti a tali letti si imbandivano le tavole- con offerte dogni specie e tali cerimonie erano dette appunto lettisterni . tempus erat = ed era tempo ! ; quasi parentetico. sodales = amici. 328 Q,. ORAZIO FLACCO Antehac nefas depromere Caecubum 5 cellis avitis, dum Capitolio regina dementis ruinas, funus et imperio parabat contaminato cum grege turpium morbo virorum, quidlibet impotens 10 sperare fortunaque dulci ebria. Sed minuit furorem vix una sospes navis ab ignibus, mentemque lymphatam Mareotico 5-8. Antehac (bisillabo, per sini- zesi) = fino ad ora . nefas (sott. erat) = non era lecito ; era come unempiet. depromere - spillare . Caecubum : uno dei pi pregiati vini dItalia, che si pro duceva nel Lazio meridionale, fra Terracina e Formia ; qui per un vino prelibato qualunque. cellis (sott. vinariis) dalle cantine (abl. di separazione). dum = finch . Capitolio regina : suggestivo acco stamento di due termini che, dai Tarquinii in poi, non potevano asso lutamente insieme coesistere. stato notato come Orazio non faccia parola di Antonio, che pure ebbe tanta parte nei pazzi progetti dellambiziosa Cleopatra ; forse perch memore del saggio e antico de civibus non trium phatur, oppure perch la figura della regina dEgitto era per il poeta par ticolarmente suggestiva e affascinante,- si che la vuole far grandeggiare nel lodio (la parte dellode) e nellam- mirazione (2a parte). dementis, per enallage riferito a ruinas, ma si intende detto a regina e quindi si traduce pazza . funus et = et funus (iperbato). 9-12. Ordina: cum grege (= con una mandria , in senso di vivo disprezzo) contaminato (= infetta) virorum turpium morbo (= sozzi per malattia ). turpium... virorum : sono gli eunuchi, che costituivano il seguito non solo di Cleopatra, ma di tutti i reguli orientali. impo tens sperare sfrenata nello spe rare qualsiasi cosa (quidlibet) . dulci = favorevole . ebria = inebriata : i successi riportati pri ma su Cesare, poi su Antonio, in aggiunta al consolidamento del suo dominio in Oriente, avevano real mente eccitato la vanitosa regina, che sognava di togliere a Roma lim pero del mondo e trasferirlo sulle rive del Nilo. minuit = smor z , spense ; quella sua pazzia (furorem). 13-16. vix... ignibus = quellunica nave salvatasi a fatica dallincendio : storicamente, Cleopatra era sfuggita al blocco romano con le sue 60 navi ; non cos, invece, Antonio, che ne aveva 300, e che solo con alcune poche riusc a rincorrere la regina, quando venne a sapere che ella fa ceva vela verso lEgitto. Il poeta, nello sfacelo del folle sogno, vede solo lelemento tragico, che d il tono a tutta lazione e, nel crollo, carit di patria lo induce a vedere solo lei, la bella egiziana ! lym phatam = esaltata , annebbiata dal vino Mareotico ; ossia dal vino della palude Marea, vicino ad Ales sandria, che produceva un vino bianco e dolce, rinomato in tutta lAfrica. LE ODI 329 redegit in veros timores 15 Caesar, ab Italia volantem remis adurgens, accipiter velut mollis columbas aut leporem citus venator in campis nivalis Haemoniae, daret ut catenis 20 fatale monstrum. Quae generosius perire quaerens nec muliebriter redegit... timores = ricondusse alla terribile realt . Caesar : Ottaviano non si gett subito allin seguimento della regina fuggiasca, preoccupato comera di sedare i dis sensi interni ; solo lanno dopo si rec ad Alessandria. ab Italia : anche se le acque di Azio erano in vista della Grecia, lattacco di Cleo patra era diretto al cuore stesso del lItalia, a Roma, e quindi dal lItalia che ella fugge via, inseguita dalle navi romane. volantem (sott. eam) = mentre fuggiva via veloce . 17-20. adurgens = incalzandola . accipiter : quello che il poeta vuol mettere in risalto la rapidit, la sicurezza e la violenza dellattacco di Ottaviano contro i nemici di Roma e tutto ci egli vede nello spar viero , senza scorgervi quel senso di ingiustizia e di brutalit che al nostro animo suggerisce lidea duna povera colomba inseguita a morte dal falco cattivo. mollis = timide . citus = veloce . nivalis (geni tivo) = della nevosa Emonia : era detta cos la Tessaglia, dal mitico re Emone, padre di Tessalo ; ma la regione ricordata solo come un particolare, favorevole alla caccia, che, di solito, specialmente per le lepri, facilitata dalle abbondanti nevicate. daret ut (= ut daret) catenis = per incatenare . 21-24. fatale = suscitato dal de stino . monstrum. Quae (con structio ad sensum) : con questa mo struosa apparizione, in cui sim boleggiato il grave pericolo incom bente su Roma, si chiude la prima parte dellode, il canto di liberazione dallincubo tremendo. Alla fantasia dei Romani la bella regina dEgitto, lamore di Cesare e dAntonio, aveva assunto la figura dun essere sinistro e, come tale, grandeggia nel canto di Orazio. Ma poi la realt si ripre senta effettiva alla contemplazione del Poeta : quel mostro una donna, una bella donna, dallanimo grande, anche se smodato e spregiudicato : una donna che, delusa nel suo am bizioso progetto, sa guardare in fac cia la morte e, anzi, con coraggio invitarla. Sicch lammirazione sin cera per il nemico veramente grande, che fu caratteristica del fiero animo romano, prende il sopravvento nella seconda parte dellde e il contra sto segnato da un violento trapasso (monstrum, quae) dal neutro al fem minile. Quae = ma essa , con forte significato avversativo. gene rosius = pi nobilmente , che non fosse vissuta : era una discendente dei Lagidi ; vantava, quindi, un genus che le imponeva di non venir meno in morte alle sue nobili tradizioni, anche se la vita era stata piuttosto disordinata. quaerens = deside rando . muliebriter = come fan no di solito le donne . ensem : racconta Plutarco che, quando le si 330 Q,. ORAZIO FLACCO expavit ensem nec latentis classe cita reparavit oras, ausa et iacentem visere regiam 25 voltu sereno, fortis et asperas tractare serpentes, ut atrum corpore combiberet venenum, deliberata morte ferocior : saevis Liburnis scilicet invidens 30 privata deduci superbo, non humilis mulier, triumpho. present Proculeio a nome di Otta viano per arrestarla, ella tent di trafiggersi con un pugnale. laten tis... oras = in paesi nascosti : pare avesse ventilato il progetto di trasportare le sue navi oltre listmo di Suez e rifugiarsi in Arabia ; ma poi aveva deciso di difendere Ales sandria, tentando unestrema resi stenza. reparavit (sott. patria) ha il significato di prendere una cosa in cambio di unaltra . 25-28. ausa et (= etiam) osando anche . v i sere (pi forte di vi dere) = contemplare . f or ti s et (iperbato, per et fortis) = e, da forte, maneggiare (tractare, che in tal caso dipende da ausa) ; ma c chi intende fortis et tractare = forte anche nel maneggiare ; secondo un costrutto caro ad Orazio (un agget tivo che regge un infinito) e non molto raro nemmeno in prosa. asperas = squamosi : pare certo che Cleopatra si sia fatta pungere da un aspide, recatole in una coppa di fiori (C. D i o n e ) o in un cestellino di fichi, ben coperto di foglie (P l u t a r c o ). ut... combi beret = per assorbirne completamente nel corpo il tremendo {atrum) veleno . 29-32. deliberata... ferocior pi fiera per aver essa stessa deciso di morire : se fosse morta con cos intrepida fermezza regale in seguito a un ordine ricevuto, sarebbe stata degna di ammirazione ; ma ancor maggiore la sua grandezza per aver ella stessa scelto un tal genere di morte. saevis... invidens = im pedendo, ben sintende (scilicet), alle crudeli Liburne : erano, queste, pic cole navi veloci in uso presso i Li burni, popolo deHIlliria. Di esse si valse Ottaviano nella battaglia di Azio contro le pesanti triremi degli avversari e certo sarebbero servite per condurre a Roma la vinta regina in catene : per questo sono dette crudeli , quasi bramose di portar via Cleopatra dal regno dei suoi avi, per adornare il trionfo del vincitore. privata = come una donna qua lunque . non humilis = men tre era donna tuttaltro che umile (litote, da conservare nella tradu zione). Non sfugga labile dispo sizione delle parole negli ultimi due versi : privata fa riscontro a superbo, in contrasto stridente, che viene accen tuato dal non humilis contrapposto a triumpho ; nel centro, mulier, trion- fatrice morale, con le sue grazie prima, con la sua fermezza poi. Al trionfo di Ottaviano sar portata unimmagine di Cleopatra, con un serpente attorcigliato al braccio ; ma la bella regina, che i suoi 39 anni tanto intensamente aveva vissuto, ri mase accanto ai suoi padri, presso le severe Piramidi, sulle rive silenti del Nilo. LE ODI 331 8. - PURCH SIA PURO LANIMO ! (I li, 23) Alza le mani al cielo, o parsimoniosa Fidile, allinizio dogni mese; f a un modesto sacrificio, adatto a te, e le tue viti saranno salve, rigogliose le messi. Non il caso di sollecitare i Penati, anche se sono avversi, con ricche vittime; basta che tu li coroni di rosmarino e di mirto e li onori con una semplice focaccia . Di data incerta, lode si pu ritenere una delle ultime per i pregi di pen siero e di forma, che la rendono deliziosa. Caelo supinas si tuleris manus nascente luna, rustica Phidyle, si ture placaris et homa fruge Lares avidaque porca M e t r o : strof a al cai ca. 1-4. Caelo = ad caelum. supi nas... manus = alzerai le mani con le palme supine : solevano gli anti chi pregare allargando le braccia e vol gendo le palme verso il cielo ; cos lesile figura dell orante ci viene disegnata con grazia e immediatezza tutta romana. nascente luna = alla luna nuova : al principio del mese (in antico, il mese civile coin cideva con quello lunare e a questo si riferisce Orazio) si celebravano le feste dei Lari, cui si offrivano primizie di stagione e molto incenso. rustica = campagnola . Phi dyle s nome fittizio, derivato dal greco, che significa parsimoniosa , risparmiatrice . Forse figlia, o mo glie, del contadino che viveva sul fondo di Orazio, in Sabina, indub biamente era di condizione libera e, nelle sue modeste possibilit, si crucciava, forse, di non poter ren dersi favorevoli i Lari con vittime costose, pure essendo schiettamente religiosa. si... placaris (con la finale lunga, comera allorigine) = se placherai con offerta dincenso . horna (da horna, aggettivo di ho ra = stagione ) fruge = con spi ghe dellannata . avida in gorda . Lares : nel culto primi tivo erano le anime liberatesi dal corpo, che diventavano di protet tori del focolare domestico ; le loro statue erano venerate in una appo sita edicola (il lararium), situata nellatrio. 332 Q. ORAZIO FLACCO nec pestilentem sentiet Africum 5 fecunda vitis nec sterilem seges robiginem aut dulces alumni pomifero grave tempus anno. Nam quae nivali pascitur Algido devota quercus inter et ilices 10 aut crescit Albanis in herbis victima, pontificum securis cervice tinget : te nihil attinet temptare multa caede bidentium parvos coronantem marino 15 rore deos fragilique myrto. Inmunis aram si tetigit manus, 5-8. nec... nec... aut : tre sono i doni offerti (incenso, spighe, scrofa) e tre sono i doni che se ne ricevono (viti, mssi, greggi). pestilentem = nocivo . Africum : lo Scirocco, vento del Sud, porta arsura e ste rilit alle viti. vitis (collettivo) = la tua vigna . sterilem (in senso attivo) = che rende sterili le messi : la ruggine {robigo), o car bonchio, una malattia che rende nere le spighe e le rovina. alumni = i piccoli del gregge (cfr. edere). pomifero... anno = nella sta gione dei frutti ; lautunno. grave tempus = laria dannosa , il clima micidiale : in autunno si sprigionano miasmi e malanni, che insidiano la prosperit del gregge, oltre a compromettere la salute del luomo. 9-12. Ordina : nam vidima devota (sott. morti = destinata al sacrifi cio ) quae pascitur nivali Algido (= sullAlgido nevoso ; sott. in) inter quercus et ilices (= nei boschi di querce e di lecci ) aut crescit in herbis (= sui pascoli ) Albanis tin get (= bagner ) cervice (= san guine cervicis) securis pontificum : Al gido un monte della catena che si stende da Tusculo fino a Velletri e le cui cime sono spesso coperte di neve. Alle falde di questi monti, come nel territorio dei colli Albani, il collegio dei Pontefici aveva dei possedimenti, dove venivano allevate splendide mandrie di animali, che servivano alle cerimonie del culto. securis : veramente non erano i Pon tefici a uccidere le vittime con la scure, ma i popae, con il coltello sacrificale. 13-16. te... attinet = non mette conto che tu . temptare = sol lecitare . - multa caede = con grande strage di pecore {bidentium ; non di due denti , ma di due file di denti , per intendere pecore di due anni). coronantem (con cessivo) = purch tu inghirlandi . parvos... deos : le piccole statue, di argilla o di legno, collocate nel lararium. marino rore = con rosmarino . 17-20 Inmunis = immune da colpa , pura (sott. culpae) ; ma c chi intende anche pur senza doni (etim. in + munus sine mu neribus). tetigit (da tango, perfetto LE ODI 333 non sumptuosa blandior hostia mollivit aversos Penatis farre pio et saliente mica. 20 di consuetudine) = tocca : toccare laltare era un altro atteggiamento di preghiera. non... blandior = non pi gradita . hostia : se condo Varrone era unofferta sacra meno importante della vittima ; ma forse tale differenza era solo nel linguaggio rituale. mollivit (perf. di consuet.) = placa , rende be nigni . Penates : in stretto rap porto con il culto di Vesta, erano gli di tutelari della casa e molto spesso, come in questo caso, confusi con i Lares. Sono detti aversos per ch non ancora propiziati. sa liente mica (sott. salis) = con gra nelli di sale scoppiettante . fatre... mica : costituivano la mola salsa, un miscuglio di farina e sale che, molto diluito, si adoperava nei sacrifici per spargerlo sul capo della vittima, o semplicemente, come qui, per ver sarlo sullaltare (da questa mola de rivato il verbo immolare). sa liente : lo scoppiettar del sale sul fuoco era di buon augurio e se ne traevano auspici, in merito ai pro pri desideri. La strofa ultima po trebbe essere resa cos : se una mano immune da colpa tocca l'al tare, essa placa s i Penati sfavore voli con uria vittima costosa, ma non pi gradita che (quando li placa) con pio farro . e scoppiettante sale . 334 . ORAZIO FLACCO 7. - SOLO LODIATO CIPRESSO ... (IL 14) Corti fugace, o Postumo, il corso di nostra vita ! Come implacabile la morte ! Solo lodiato cipresso taccompagner dopo il rapido trascor rere degli anni verso una morte, che nemmeno la religiosa piet varr a ritardare. Li vedremo, si, il limaccioso Cocito e il maledetto regno delle ombre con i suoi inquieti abitanti ; lascerai tu la sposa diletta e la splen dida casa, mentre tutti i tuoi averi li sperperer lerede / . Lode non ha determinazione di tempo. Eheu ! fugaces, Postume, Postume, labuntur anni nec pietas moram rugis et instanti senectae adferet indomitaeque morti, non, si trecenis, quotquot eunt dies, 5 amice, places inlacrimabilem Plutona tauris, qui ter amplum Geryonen Tityonque tristi M e t r o : strof a al cai ca. 1-4. fugaces... labuntur = scor rono rapidi . Postume : non sap piamo chi sia, ma ci non basta perch lo si debba ritenere un nome fittizio (tra laltro, i nomi fittizi Ora- zio li deriva di solito, dal greco, come Taliarco, Pirra, Cloe, Leuco noe, ecc.) ; anzi, laffettuoso amice del v. 6 lo fa ritenere personaggio reale. un ricco un po avaro, con bella moglie e bella casa ; nel cui giardino (cfr. v. 22) si intrattiene il poeta, che con lui si duole per la necessit di dover abbandonare tutto quel ben di dio. pietas = la religiosit : la morte, cio, non un castigo per gli empi, al quale gli uomini timorati degli di possano sot trarsi. moram = indugio , retto da adferet. instanti = che incal za . indomitae = inesorabile . 5-8. non, si... places (cong. pres. della possibilit, mentre in realt impossibile : exemplum fictum) = nemmeno se tu cercassi di placare con trecento tori al giorno (per que sto, il distributivo), quanti sono (eunt = scorrono ) i giorni dellan no . inlacrimabilem = che non sa piangere . Plutona : il dio del- lAvemo, cui, di solito, Orazio d il nome di Orcus. ter amplum dal triplice corpo . Geryonen : era uno smisurato gigante, formato di tre uomini. Figlio di Crisaore e di Calliroe, abitava nellisola di Elitra, LE ODI 335 compescit unda, scilicet omnibus, quicumque terrae munere vescimur, 10 enaviganda, sive reges sive inopes, erimus coloni. Frustra cruento Marte carebimus fractisque rauci fluctibus Hadriae, frustra per autumnos nocentem 15 corporibus metuemus Austrum : visendus ater flumine languido Cocytos errans et Danai genus infame damnatusque longi Sisyphus Aeolides laboris. 20 in Spagna, presso la foce del Gua dalquivir : Ercole lo uccise, portan dogli via larmento. Tityon : altro gigante, figlio di Giove, che, per aver offeso Latona, fu ucciso da Apollo e Diana. NelFinfemo giaceva disteso per nove iugeri, mentre un avvoltoio gli divorava il fegato, che sempre ricresceva. tristis = maledetta . 9-12. compescit = rinserra . scilicet = purtroppo . omni bus... enaviganda = che tutti noi dobbiamo attraversare (il verbo un neologismo, coniato sul greco, a indi care valicare senza ritorno }. reges = ricchi , potenti . 13-16. cruento... carebimus = ci terremo lontani dalla guerra sangui nosa . rauci = fragoroso . Hadriae : lAdriatico, come spesso in Orazio, per un mare tempestoso. per autumnos : lautunno, in Roma, quando spiravano umide sciroccate (Austrum appunto lo Scirocco, detto anche Noto) era decisamente insa lubre, con frequenti complicazioni che portavano alla morte. Sicch i ric chi romani in settembre-ottobre lascia vano volentieri la citt per i luoghi di villeggiatura. nocentem regge corporibus. metuemus = cerche remo di evitare . 17-20. visendus... Cocytos (nomin. alla greca) = dovremo vedere il nero Gocito, che se ne va (errans) con londa limacciosa : Cocito, il fiume del pianto, era uno dei quattro fiumi infernali, insieme con lo Stige, lAche- ronte e il Flegetonte ; qui sta per linferno stesso. Danai genus = la schiatta di Danao ; ossia le 50 figlie di Danao che, per istiga zione del padre, uccisero i loro ma riti nella prima notte di matrimonio. Solo Ipermnestr non ebbe cuore di uccidere Linceo e fu salva ; le altre furono condannate nellinferno ad at tingere acqua con anfore senza fondo. infame = malfamata . dam natus ... laboris (genitivo di pena) = condannato alla lunga fatica . Sisyphus : Sisifo, figlio di Eolo, re di Corinto, fu brigante emerito e, per essersi immischiato negli affari pri vati di Giove, fu condannato nel lAde a rotolare su per un monte fino alla cima un enorme macigno, che costantemente ripiombava in basso. 336 Q. ORAZIO FLACCO Linquenda tells et domus et placens uxor neque harum, quas colis, arborum te praeter invisas cupressos ulla brevem dominum sequetur ; absumet heres Caecuba dignior 25 servata centum clavibus et mero tinget pavimentum superbo, pontificum potiore cenis. 21-24. tellus... placens: sono tre le cose che si devono lasciare ( stato notato che in questode il 3, numero sacro per eccellenza, domina costante : tre le ecatombi da offrire ; tre le dis grazie degli uomini : rughe, vecchiaia, morte ; triplice il corpo di Gerione ; tre i pericoli che luomo cerca di evi tare : guerra, mare, scirocco ; tre le cose da contemplare nellAde : Cocito, Danaidi, Sisifo ; tre i beni che si devono abbandonare : terra, casa, moglie) ; ma non detto che le debba lasciare Postumo soltanto. La frase rivolta a tutti, per quanto, come s gi detto, il pronome harum del verso seguente faccia pensare che il Poeta si trovi nel viridarium di Po stumo e accompagni le sue parole con un ampio gesto della mano. quas colis : abbiamo molte testimo nianze della cura che i ricchi romani ponevano nel coltivare piccoli bo schetti, pur fra le variegate colonne, e Macrobio ci informa che cerano dei proprietari che irrigavano certe piante anche col vino. brevem dominum = padrone di breve du rata . cupressos : di legno di cipresso si rivestivano di solito i roghi e, come da noi, si piantavano cipressi accanto alle tombe ; per tale pietoso ufficio sono detti appunto odiati . 25-28. absumet = si godr inte ramente , ingurgiter . Cae cuba : vino molto pregiato ; qui al plurale per indicarne, forse, le varie qualit, oppure le numerose anfore che lo contenevano. dignior (sott. te) pi meritevole di te ; per ch, conscio della brevit della vita, si affretter a berlo in lieti e con fortanti simposi! con gli amici, men tre tu, avaro e convinto di vivere in eterno, ti sei ben guardato dallusarne e lhai tenuto chiuso in cantina per anni con cento chiavi . mero... superbo = con vino puro e gene roso . pontificum... cenis = mi gliore di quello che si beve nelle cene dei pontefici (invece di mera cenarum ; quindi una comparatio compendiaria) : le cene dei pontefici erano di una sontuosit proverbiale, come risulta anche da una lista di vivande lasciataci da Macrobio. LE ODI 337 8. - CANTO ALLA GENERAZIONE NOVELLA (III, 1) Ispirato dalle Muse, solo per i giovani io canto : i re sono potenti, ma pi di loro potente Giove. Sicch tutti gli uomini, anche presi dal- Vambizione e dalla cupidigia, sono soggetti alla necessit della morte, la cui paura tanto pi li tormenta, quanto pi essi possiedono. Invano ricchi e potenti si circondano di splendide costruzioni, sia in terra che sul mare : l'affanno li insegue dovunque. Unico rimedio : limitare i propri desideri ai pi normali bisogni . come il proemio alle cosiddette Odi romane (le prime 6 del 1. I l i , che hanno tra loro unit di metro e di argomento), in cui il poeta, fattosi maestro alle nuove generazioni, denuncia i mali che hanno portato Roma sul lorlo della rovina (ambizione e cupidigia) ed esalta le primigenie virt, che lhanno fatta si grande (valore, povert, costanza, saggezza, fede, ecc.). Questi carmi, composti certo dopo il 27 av. Cr. (vi si d ad Ottaviano lappellativo di Augusto), si ambientano in quel clima di ricostruzione mo rale e religiosa propugnata da Augusto, da cui fiorirono VEneide di Virgilio e le Storie di Livio. Odi profanum volgus et arceo. Favete linguis : carmina non prius audita Musarum sacerdos virginibus puerisque canto. Metro : strofa alcaica. 1-4. Odi... arceo = ho in odio la folla dei profani e la respingo : la folla dei non iniziati , cui era vietato laccesso al tempio (almeno nella parte pi sacra) e dovevano attendere davanti (pr) al sacro edi ficio (fanum). Fuori di metafora. Ora- zio non vuole rivolgersi alla sua gene razione, ormai infrollita e bacata dal male, dalle guerre civili e dalle esa gerate ambizioni ; vuole, ad inten derlo, animi puri, cuori giovanili non ancora tocchi da torbide passioni. Favete linguis (ablativo) = fate si lenzio ! : formula rituale con cui il lictor invitava i presenti a favorire il sacrificio con la loro lingua, tacendo, quindi, o formulando buoni auguri. carmina... audita = canti non mai prima dora sentiti . Musa- rum sacerdos : non pi frivole gioie e fugaci, nel canto del Poeta, pas seggere risate tra le coppe, allombra ospitale di un pioppo. Il poeta ha sublimato il suo canto e si esprime con lautorit dun oracolo. 22 338 Q. ORAZIO FLACCO Regum timendorum in proprios greges, 5 reges in ipsos imperium est Iovis, clari Giganteo triumpho, cuncta supercilio moventis. Est ut viro vir latius ordinet arbusta sulcis, hic generosior 10 descendat in campum petitor, moribus hic meliorque fama contendat, illi turba clientium sit maior : aequa lege Necessitas sortitur insignis et imos; 15 omne capax movet urna nomen. 3-8. Regum... imperium = il do minio dei re potenti si esplica (est) sui loro popoli ; ma sui re stessi do mina Giove : greges reminiscenza omerica (i re nelIliade sono detti pastori di popoli ) ; ma vi si legge anche il disprezzo del romano, libero, per quelle popolazioni che si lascia vano governare (specialmente gli orien tali) da re e despoti. Giganteo triumpho : la prova pi grande del potere di Giove fu la sua vittoria su Titani e Giganti ; da quel momento, nessuno pi pot creare preoccupa zioni al re degli di. cuncta... moventis = che scuote luniverso con un cenno del ciglio : ricorda, anche se pi vastamente, lomerico Zeus, che con il cenno del soprac ciglio scuote il vasto Olimpo (//., I, 528-529) e che sugger a Fidia la tremenda maest dello Zeus di Olimpia. 9-12. Est ut (= accidit ut) = si d il caso che , pu darsi che : seguono alcuni esempi delle diffe renze che si trovano fra gli uomini ; ma tutti convengono in una cosa, sono schiavi della morte ! - viro... latius = uno su pi vasto terreno dun altro . ordinet = dispon ga in filari . generosior = di schiatta pi illustre . in cam pum : nel Campo Marzio, dove si svolgevano i comizi per le elezioni alle magistrature, laristocratico cer cava di far valere la nobilt del suo genus per battere il latifondista, di cui si parla prima. petitor (sott. honorum) = come candidato . meliorque fama (= famaque melior)-. Yhomo novus, il quale, non potendo vantare antenati illustri, mette in risalto i suoi buoni costumi e il suc cesso professionale. 13-16. c o ntendat = gareggi , con trasti (in campo elettorale). i l l i sit = un altro abbia . turba c l i enti um : i ricchi avevano intorno gran numero di clienti che, al mat tino, si affollavano nellatrio, in attesa di fare la loro s a l u t a t i o e di riceverne, in premio, la s p o r t u l a . Tutti questi individui costituivano una potenza al momento delle elezioni, essendo essi moralmente impegnati a vota re per il loro p a t r o n u s ; per questo, uno si faceva forte per il numero dei clienti. aequa = imparziale ( sott. tamen, fortemente avversa tivo). so rti tur = trae a sorte . omne = omnium. capax... ur na : il mondo dunque unimmensa urna, agitata e convulsa, da cui la Neces- L E ODI 339 Destrictus ensis cui super impia cervice pendet, non Siculae dapes dulcem elaborabunt saporem, non avium citharaeque cantus 20 somnum reducent : somnus agrestium lenis virorum non humilis domos fastidit umbrosamque ripam, non Zephyris agitata tempe. Desiderantem quod satis est neque 25 tumultuosum sollicitat mare nec saevus Arcturi cadentis impetus aut orientis sita, implacabile, attinge le sue vit time ; sicch quel .turbinio che d le vertigini toglie la tranquillit ad ogni uomo. 17-20. Ordina: (illi) cui super im pia cervice pendet destrictus ensis non... elaborabunt (= procureranno, anche con fatica ) dulcem saporem. Siculae dapes : racconta C i c e r o n e (Tuse., V, 61) che Damocle, umile cittadino di Siracusa, non cessava di esaltare la felicit di Dionisio, tiranno della citt. Questi, quando lo venne a sapere, lo invit a un lussuoso ban chetto e, proprio nel momento in cui pi godeva della fastosa cena, gli fece vedere che dal soffitto pendeva una pesante spada, legata a un crine di cavallo, con la punta proprio in dire zione della sua testa : tale era la vita del tiranno. Naturalmente, al povero Damocle le squisite vivande si trasfor marono in tosco ed egli ben com prese che la condizione del tiranno non era tanto invidiabile. Tra laltro, i banchetti siciliani erano passati in pro verbio per la loro ricchezza e accu ratezza. cantus, per zeugma, attri buito anche a citharae, cui meglio si addice sonitus. 21-24. somnum r educ ent rida ranno il sonno perduto : solevano i Romani allevare in ampie voliere gran Haedi, quantit di uccelli canori, specialmente usignoli e merli, al canto dei quali cercavano il sonno. Cos, per la mu sica, sappiamo che Mecenate, soffe rente dinsonnia, si assopiva al suono dunorchestra lontana, in sordina (Se n e c a , De Prov., 3). l eni s == dol ce , placido . agresti um... vi ro r um, va con domos (= capanne , casupole), non... f asti di t = non disdegna . non... tempe (neutro plurale, indeclinabile) = n la valle accarezzata dagli zefiri : tempe era una valle della Tessaglia, percorsa dal Peneo, famosa in tutta lantichit per la sua bellezza e fertilit. (I suo nome poi passato per valle amena in genere. 25-28. Desiderantem... satis est = quando uno desidera solo ci che gli basta (desidero = sento la man canza di qualche cosa ). sollici tat = tiene in ansia , tormenta : a questo verbo si riportano tutti i no minativi che seguono. saevus... impetus = la rovinosa furia di Artu ro quando tramonta : Arturo (etim. coda dellOrsa ) la stella pi splen dente di Boote, il cui tramonto (22-23 maggio) provoca piogge e tempeste. orientis = quando si leva . Hae di : il Capretto (due stelle della costel lazione di Auriga sulla Via Lattea) 340 Q. ORAZIO FLACCO non verberatae grandine vineae fundusque mendax, arbore nunc aquas 30 culpante, nunc torrentia agros sidera, nunc hiemes iniquas. Contracta pisces aequora sentiunt iactis in altum molibus : huc frequens caementa demittit redemptor 35 cum famulis dominusque terrae fastidiosus : sed Timor et Minae scandunt eodem, quo dominus, neque decedit aerata triremi et post equitem sedet atra Cura. 40 si leva allorizzonte il 27 settembre e il suo sorgere coincide con il periodo di tempeste che accompagnano lequi nozio di autunno. 29-32. verberatae = flagellate . fundus... mendax = il campo che manca alle promesse . arbore (sing. coll.)... culpante (abl. assol. cau sale) = poich le piante accusano ora le piogge eccessive (aquas), ora le costellazioni (sidera) che bruciano i campi, ora gli inverni troppo rigidi (iniquas) : con spiritosa e viva per sonificazione, le piante, messe in stato daccusa dal proprietario del fondo perch a tanti fiori non sono corri sposti altrettanti frutti, cercano una giustificazione nelle intemperanze del clima. 33-36. Contracta... sentiunt = i pesci si accolgono che il mare si re stringe . iactis... molibus = per le costruzioni che si spingono verso lalto mare : i ricchi romani rubano spazio al mare e costruiscono sui moli, spingendosi pi avanti possibile, tanto che i pesci stessi si accorgono che il loro elemento va paurosamente ridu cendosi. Augusto aveva cercato, con leggi speciali, di arginare queste spese pazze ; ma con risultato molto scarso. frequens = continuamente (co me fosse frequenter). caementa detriti , pietre spezzate (da cae do) : piccole pietre, mescolate con pol vere di Pozzuoli, costituivano un amal gama durissimo, inattaccabile dalle onde, molto usato per dighe e moli a trattenere le acque. redemptor = lappaltatore . terrae fastidio sus = annoiato della terraferma . 37-40. Timor... Minae : Paura e Minacce, personificate, tolgono la tran quillit allanimo delluomo ; nel verbo scandunt implicito lo sforzo che fa questultimo per salire alto, alto, nel vano tentativo di sfuggire alla loro persecuzione. eodem, quo (avverbi di moto a luogo) = proprio l dove sale il padrone . decedit (sogg. Cura) = si ritira davanti a una bron zea (aerata) trireme . atra " tremendo . Cura : 1 affanno , retaggio costante delluomo, non lo abbandona nemmeno in groppa al cavallo, sedendogli alle spalle : la figu razione molto ardita, ma duneffi- cacia insuperabile. LE ODI 341 Quodsi dolentem nec Phrygius lapis nec purpurarum sidere clarior delenit usus nec Falerna vitis Achaemeniumque costum, cur invidendis postibus et novo 45 sublime ritu moliar atrium ? cur valle permutem Sabina divitias operosiores ? 41-44. Quodsi (formula di passag gio) dolentem = che se quando uno soffre non lo pt confortare (nec... delenit). Phrygius lapis : il marmo di Sinnada, citt della Frigia, dun Colore paonazzo di molto effetto, era usato per le colonne dellatrio e le costruzioni di lusso. purpurarum = vesti di porpora . clarior (= pi splendente ) riferito a usus, ma logi camente si deve attribuire a purpura rum (come fosse clariorum). Falema vitis : dava un vino, molto apprezzato. Con questo e con laccenno allunguento orientale, che segue, il poeta vuole riferirsi alle gioie effimere del ban chetto. Achaemenium... costum balsamo persiano : costum era una pianta indiana, da cui si traeva un prezioso unguento ; laggettivo, per siano, deriva dal nome di Achemene, figlio di Perseo e di Andromeda, capo stipite ed eponimo della famiglia re gnante di Persia. 45-48. invidendis postibus (abl. di qualit) = dalle porte cui batte lin vidia , riferito ad atrium. novo... ritu = altissimo, secondo la nuova moda . cur... permutem = per ch dovrei io prendere, in cambio della mia valle di Sabina, ricchezze che danno maggiori preoccupazioni {ope rosiores) ? ; in italiano, pi comune mente : perch dovrei io scambiare la mia valle con le ricchezze ? . valle... Sabina : lelemento personale chiude in tutta semplicit, ma in modo dolcemente poetico, lode, dal tono cosi dignitosamente sostenuto, che prende di mira lincontentabilit umana. 342 Q . O R A Z I O FLACCO 11. - LA VERA VIRTUS ( I H , 5 ) Il tuono ci prova che in cielo regna Giove; Augusto sar considerato un dio in terra quando avr sottomesso i Britanni e i Parti; sar cosi cancellata Tonta di quei soldati di Crasso, che accettarono di vivere ras segnati in schiavit, immemori della tradizione romana e delTesempio di Regolo, che, dissuadendo a suo danno i senatori dal riscatto, aveva dimostrato che chi non sa vincere deve saper nobilmente morire ! . Lode, una delle 6 romane , composta certamente tra il gennaio del 27 e lestate del 26 av. Cr., un nobilissimo appello alla virt romana ; in essa, con le dignitose parole di Regolo, Orazio raggiunge la vetta pi alta, laccento pi puro della sua poesia civile. Caelo tonantem credidimus Iovem regnare ; praesens divus habebitur Augustus adiectis Britannis imperio gravibusque Persis. Metro: strofa alcaica. 1-4. Caelo (sott. in) dipende tanto da tonantem (= perch tuona ) quanto da regnare. c redi di mus (perf. di consuetudine) = siamo convinti . praesens (= in terris) = tra noi . divus habebitur = sar considerato un dio . adi ecti s (= cum, opp. si, adiecerit) = quando aggiunger (con valore volutamente incerto fra causale e condizionale) : il passaggio logico che, come il tuono la mani festazione pi chiara e appariscente che Giove in cielo re, cosi agli occhi anche dei profani la divina natura di Augusto sar fuori discussione se riu scir ad assoggettare le estreme popo lazioni barbare dOccidente e dOrien- te. B ri tanni s : si sa che una spe dizione contro la Britannia era stata nei piani di Augusto, che solo nel 26 av. Cr. decise definitivamente di rinunciarvi ; il progetto sar poi ri preso il secolo dopo e condotto a ter mine nel 93 d. Cr. Persis : si in tendono i Parti, chiamati Persae per ch occupavano gran parte dellim pero medo-persiano. Erano i pi tre mendi nemici di Roma: nel 53 av. Cr. a Carre avevano distrutto lesercito di Crasso e nel 36 avevano dato del filo da torcere ad Antonio. Era questa una piaga sanguinante per i Romani, tanto pi che ben 10.000 prigionieri si trovavano ancora in Persia, ormai ridotti in condizioni di barbari. Pare anzi che a Roma si parlasse di possi bile riscatto, dopo quasi 30 anni, di questi relitti umani e si sa che Fraate, re dei Parti, aveva mandato amba scerie in proposito ; ma non se ne fece LE ODI 343 Milesn Crassi coniuge barbara 5 turpis maritus vixit et hostium (pro curia inversique mores ! consenuit socerorum in armis sub rege Medo Marsus et Apulus, anciliorum et nominis et togae 10 oblitus aetemaeque Vestae, incolumi love et urbe Roma ? Hoc caverat mens provida Reguli nulla. Pu darsi che questo sia il mo tivo per cui Orazio fece grandeggiare nellode la figura di Regolo, per in durre cio lopinione pubblica a una maggiore dignit e insegnare che chi non sa vincere deve saper morire ; non si pu cio fare assegnamento sulla magnanimit del popolo e sulla possibilit del riscatto. Solo nel 20 av. Cr., dopo la fine della guerra in Spagna, Augusto pass in Oriente e, con la sua personale autorit, riusc a stipulare accordi, per cui furono ri portate a Roma le insegne catturate e riscattati i prigionieri. 5-8. Milesne (enclit. esclamativa)... vixit = dunque il soldato di Crasso pot vivere (sing. collettivo) : il nome dei Persiani richiama subito alla mente del poeta la grave sconfitta ricevuta quasi 30 anni prima e, pi ancora, il disonore di tanti cittadini romani, che serano lasciati disarmare e incatenare ; quindi serano adattati a sposare donne barbare e a militare addirittura nel lesercito dei Parti. coniuge (abl. di causa)... maritus = marito diso norato da una moglie barbara . pr curia (sott. inversa) = ah ! se nato ! : grave colpa ricadeva sul se nato, il quale a suo tempo (nel 53) non aveva preso le disposizioni ne cessarie per ricacciare in gola ai bar bari il grido di vittoria e vendicare lonore delle armi romane. I costumi italici avevano tralignato (inversi mo res). consenuit - pot invecchia re . in armis = arruolato nel lesercito . 9-12. Marsus... Apulus: la Marsica e lApulia fornivano i contingenti mi gliori alle legioni romane. ancilio rum (pi comune ancilium, da ancile)... oblitus = dimentico degli scudi an cili, del nome romano, della toga : gli ancili erano 12 scudi rotondi di bronzo (di cui uno si diceva che fosse caduto dal cielo, come pegno della protezione divina su Roma, men tre gli altri 11 erano stati fatti co struire tutti uguali da Numa, perch non si potesse distinguere lo scudo divino e non lo si potesse sottrarre), alla cui custodia erano addetti i Salii, sacerdoti di Marte. togae : la toga era labito nazionale dei Romani ; ma i 10.000 di Crasso vi avevano rinun ciato, per indossare le larghe brache dei barbari. Vestae : la dea pro tettrice di Roma, il cui fuoco sacro, conservato sempre acceso dalle Vestali, era simbolo delleternit di Roma stessa. incolumi... Roma men tre ancora intatto il tempio di Giove Capitolino e ancora in piedi Roma . 13-16. Hoc caverat = di questo si era preoccupato il pensiero previ dente (mens provida) di Regolo: M. Attilio Regolo, console romano du rante la l aguerra Punica, venne scon fitto a Clupea, nei pressi di Tunisi, nel 255 av. Cr. e fatto prigioniero con altri 500 soldati. Mandato dal nemico a Roma perch caldeggiasse il riscatto 344 Q. ORAZIO FLACCO dissentientis condicionibus foedis et exemplo trahentis 15 perniciem veniens in aevum, si non periret inmiserabilis captiva pubes : Signa ego Punicis adfixa delubris et arma militibus sine caede dixit 20 derepta vidi, vidi ego civium retorta tergo bracchia libero portasque non clausas et arva Marte coli populata nostro. Auro repensus scilicet acrior 25 miles redibit ! Flagitio additis damnum : neque amissos colores lana refert medicata fuco, nec vera virtus, cum semel excidit, curat reponi deterioribus. 30 dei prigionieri, con giuramento che sarebbe tornato a Cartagine in caso di mancato accordo, sostenne in se nato che non si doveva concedere il riscatto, per non dare un cattivo esem pio alle generazioni future. Ritornato a Cartagine, vi fu barbaramente trucidato. dissentientis... foedis = contra rio alle condizioni vergognose . exemplo trahentis = e che dal lesempio arguiva (sarebbe venuto) lestremo danno (perniciem) per le fu ture generazioni (veniens... aevum). 17-20. Si no n, non nisi, perch il non strettamente legato a periret. i nmi serabi l i s = indegna di essere compianta . capti v a pubes = la giovent fatta schiava . ego... v i di , v i d i ego : disposizione chiastica che pone in risalto lo sdegno, lama rezza e la concitazione di chi parla. adf i x a (da ad 4- figo) appese . del ubri s = ai templi . si ne cae de = senza spargimento di sangue . 21-24. retorta (da retorqueo, retorsi, retorquere)... libero = le braccia ri torte indietro sul dorso, gi libero . non clausas : i Cartaginesi si senti vano cos sicuri, dopo la vittoria ripor tata a Clupea, che non si curavano nemmeno di chiudere le porte della citt, come se regnasse incontrastata la pace. arva... nostro = essere di nuovo coltivati i campi, un tempo devastati (populata, con valore pas sivo) dalle nostre armi (Marte exer citu) . 25-28. repensus = riscattato a pe so doro . scilicet = natural mente (con valore fortemente iro nico). acrior = pi fiero. Flagitio = alla vergogna . dam num : rappresentato dal grande prezzo del riscatto. lana... fuco = la lana, tinta di porpora, non riprende pi (refert) il primitivo candore (amissos colores) : ossia, la vilt un mar chio, che si porta per tutta la vita. 29-32. cum... excidit (da cado) una volta che sia caduta (dallani mo) , una volta offuscata . curat reponi = tollera di essere re- LE ODI 345 Si pugnat extricata densis cerva plagis, erit ille fortis qui perfidis se credidit hostibus, et Marte Poenos proteret altero qui lora restrictis lacertis 35 sensit iners timuitque mortem. Hic, unde vitam sumeret inscius, pacem duello miscuit. O pudor ! o magna Carthago, probrosis altior Italiae ruinis ! 40 Fertur pudicae coniugis osculum parvosque natos ut capitis minor ab se removisse et virilem torvus humi posuisse voltum, donec labantis consilio patres 45 stituita agli uomini degeneri (d e t e r i o ribus) . si pugnat : un periodo ipotetico della realt che ha lefficacia duna scudisciata. Come la cerva non sa reagire e fugge via, appena riesce a districarsi dalla rete, cos questi Romani, dopo il riscatto, fuggiranno al vedere le armi dei nemici. extri * cata... pl agi s = liberatasi dalle ftte reti . 33-36. per f i di s = spergiuri : la fides punica era nota in tutto il mondo e i prigionieri non potevano nutrire eccessive speranze ; di qui il signifi cato fortemente ironico di se credidit, che lascia intendere vile ingenuit. M arte (= bello)... al tero = in unal tra guerra far strage (proteret) di Car taginesi . lora = catene . r estri c ti s l acerti s = sulle braccia le gate allindietro . sensi t i ners = sub senza reagire . 37-40. Hic... inscius = costui, non sapendo come salvar la vita : il soldato di Crasso ; ad esso si riferisce il pronome (Hic) che, nella brutalit dellanonimo, quanto mai significa tivo, tanto pi che il console, scon fessando i suoi soldati, sconfessa e punisce amaramente se stesso. duello, arcaico per bello. probro sis ... ruinis = pi grande ancora per le vergognose rovine di cui piena lItalia . 41-44. Fertur = si dice : pare linizio dun racconto favoloso e tale lo rappresenta Orazio, che si trova in tempi cos lontani da tanta dignit. coniugis = della moglie ; che si chiamava Marcia ; Orazio segue la narrazione di Dione Cassio. - oscu lum = labbraccio . ut... mi nor = come chi privato dei diritti civili (= capite deminutus) : colui che compiva atti indegni veniva privato dei diritti civili, con perdita della li bert e della famiglia. Il console, ca duto in potere del nemico, si consi dera destituito da ogni diritto, tanto da non abbracciare la moglie, da non guardare nemmeno i piccoli figli. re movisse = allontan . virilem... voltum = lo sguardo fiero . humi posuisse = piant, fisse in terra . 45-48. donec... firmaret = finch non riusc a convincere gli incerti 346 Q. ORAZIO FLACCO firmaret auctor numquam alias dato interque maerentis amicos egregius properaret exsul. Atqui sciebat quae sibi barbarus tortor pararet : non aliter tamen 50 dimovit obstantis propinquos et populum reditus morantem quam si clientum longa negotia diiudicata lite relinqueret, tendens Venafranos in agros 55 aut Lacedaemonium senatori con quel consiglio, che egli stesso aveva suggerito (auctor) e che mai altre volte (alias) era stato dato : i senatori ondeggiavano fra il senso dellonore, che li invitava ad accet tare il consiglio di Regolo, e quello della piet, che li induceva a riscat tare i loro soldati ; vinse infine il par tito pi nobile. auctor : termine tecnico a indicare colui che in senato proponeva una deliberazione. mae rentis = tristi , avviliti . egre gius... exul = si affrett a partire, esule illustre . 49-52. Atqui = eppure . quae = quali tormenti gli prepa rasse il barbaro carnefice (tortor) ; molto discordi sono le fonti sul sup plizio inflitto a Regolo (senza contare che alcuni, basandosi sul silenzio di Polibio in proposito, negano addirit tura lesistenza del console e la sua ambasceria) : chi riferisce che fu messo in croce, altri che, sottoposto al taglio delle palpebre, fu lasciato struggersi al sole ; altri ancora che fu rinchiuso in una botte, irta di chiodi, e rotolato cos gi da una collina. non ali- ter = allo stesso modo . dimo vit = scost da s . obstantis = che cercavano di trattenerlo . reditus (accus. plur.) morantem = che cercava di ritardargli il ritorno . 53-56. clientum = clientium. di iudicata lite = decisa la causa , Tarentum. a processo concluso : la scena dipinta con grande efficacia e sem plicit. Quante volte sera verificato che un avvocato di grido, applaudito e pressato dagli ammiratori, dovesse far violenza, quasi, a quelli che gli sbarravano il passo, per aprirsi una via verso luscita, verso un ben me ritato riposo ! E quanto pi intricata e noiosa era stata la causa (longa nego tia), tanto pi legittimo il desiderio di prendersi una lieta vacanza nella villa alle porte di Roma o in una tranquilla dimora marina. Vena franos... agros : Venafro era una lo calit della Campania, ricca di olivi e luogo di villeggiatura molto fre quentato dai Romani. Tarentum : Taranto, citt delle Puglie, celebrata per il suo clima e la fertilit delle sue colline. detta spartana (Lace daemonium), perch la si diceva fon data da Falanto di Sparta. Il finale del carme come radioso, tanta lopposizione alle strofe precedenti ; dal tormento angosciato di Regolo, che, avendo gi condannato se stesso, tutto teso nellinteresse supremo della sua citt, si passa a quella ro mana e civica serenit di chi, libero in libero stato, asservisce s, la fami glia, lonore allideale di Virt che a qualunque prezzo ha finalmente raggiunto (I. Cazzaniga). GL I E PODI Sono 17 componimenti, quasi tutti in metro giambico, che Orazio compose dal 42 c. al 31 av. Cr.; tra essi, quindi, sono i primi e volonterosi tentativi di accostarsi allarte, anche se, impregnati talvolta di furore, non riescono a raggiungere la pa cata serenit che la vera poesia richiede. Era naturale che nellanimo scontento del poeta, deluso nel suo ideale politico a Filippi, disorientato di fronte alle nuove esi genze della vita pubblica e inquieto anche per il proprio avvenire, il tumulto di contrastanti sentimenti trovasse il suo mezzo espres sivo nel verso che gi aveva reso famoso Archiloco : era la sfida della sua giovinezza al mondo che si rivelava nemico. Ma l innato senso della misura e il freno dellarte gli impedirono di esporre alla morbosa curiosit del pubblico questi sfoghi, che sapevano di amaro, prima che il tempo avesse steso la sua patina tremenda ma efficace per conservare ci che merita di non morire. Ecco perch i Giambi (come egli stesso li intitol, avendo riguardo al metro, mentre gli editori preferirono chiamarli Epodi per la particolare disposizione dei versi) videro la luce solo nel 30 av. Cr., quando l esperienza purificatrice delle Satire aveva reso il poeta esperto di lima per quello che poteva esserci di episodico e, quindi, di caduco. difficile ora stabilire dallanalisi interna la data delle singole composizioni, se gli accenni storici non offrono opportuni e suffi cienti riferimenti. Ma certo che sulla virulenza di un tempo, che qua e l ancora esplode (cfr. V, VI, V i l i , X, XII, XVII), scesa opportuna la calma bonomia delluomo maturo, che spesso fa sbocciare un sorriso anche dalla pi cruda situazione, trasfor mando l invettiva in ironia sottile e spiritosa, se non addirittura in affettuosa effusione di prepotente sentimento. Cos lo sentiamo trepidare con voce commossa e sollecita per Mecenate in pericolo (I), pregustare un brindisi per la sua sal vezza (IX) e confidare agli amici le sue pene damore (XI, XIV) 348 . ORAZIO FLACCO in tono scherzoso tra l ironico e il malinconico ; ma sentiamo pure la sua voce corrucciata e dolente denunciare la cecit dei concit tadini, resi folli dalla passione di parte (VII), o piangere sulla rovina della nuova generazione, mentre il disgusto del presente lo fa vagare in sogno l, in mezzo allOceano, fra le delizie delle isole fortunate (XVI). Di questa variet di tono s voluto dare qui un piccolo sag gio, presentando alla lettura alcuni Epodi in cui traspare tenera e sollecita lamicizia (I), virile e sferzante lo sdegno (IV), profondo e sofferto l amor di patria (VII), vigile e coraggiosa la saggezza, anche nei pi gravi frangenti (XIII). 1. - CON MECENATE, ANCHE ALLA GUERRA ! ( I ) Dunque te ne andrai, dolce amico, ad affrontare i pericoli duna battaglia navale, per amore di Ottaviano, e io me ne star, secondo il tuo volere, tranquillo in Roma ? No, di sicuro ! Verr pure io, anche se, imbelle e ammalazzato come sono, non ti potr esser di aiuto : almeno, essendo con te, sar alleviata la mia apprensione per la tua salvezza e non credere che io ti segua in capo al mondo nella speranza di rice vere altri compensi da te; no, certo: mi hai fatto ricco, anche troppo! . Siamo nella primavera del 31 av. Cr., quando Ottaviano, conscio che si stavano decidendo le sorti di Roma e sue nel conflitto contro Antonio (la decisione si avr il 2 settembre nelle acque di Azio) aveva voluto che laccompagnassero a Brindisi tutti i pi autorevoli senatori e cavalieri, fra i quali anche Mecenate, a dimostrare al popolo che la causa sua era approvata e seguita dalla parte pi eletta della cittadinanza romana. Se Mecenate siasi realmente recato alla guerra, questione molto dibattuta, ch, al contrario, vari autori ci fanno intendere che Ottaviano lavrebbe lasciato a Roma con altis simo incarico, quasi a rappresentarlo. Cos, naturalmente, non si sa se Orazio abbia mantenuto quanto prometteva nellepodo ; ma questo non toglie nulla allaffettuosit schietta e premurosa che ne spira e che ci rivela ancora una volta i vincoli di tenera amicizia che legavano il discendente dei Lucumoni etruschi al figlio del liberto venosino. Lepodo certamente uno degli ultimi composti : ma fu da Orazio pre messo alla raccolta perch indirizzato a Mecenate, al quale dedicata tutta lopera poetica del ventennio pi felice (40-20 av. Cr.). GLI EPODI 349 Ibis Liburnis inter alta navium, amice, propugnacula, paratus omne Caesaris periculum subire, Maecenas, tuo : quid nos, quibus te vita si superstite 5 iucunda, si contra, gravis ? Utrumne iussi persequemur otium non dulce, ni tecum simul, an hunc laborem mente laturi, decet qua ferre non molles viros ? 10 Me t r o : distici epodici, composti da un trimetro giambico seguito da un dime tro giambico. 1-9. Ibis = te ne andrai : quasi incredulo e addolorato, il poeta segue un suo patetico soliloquio, rivolgen dosi allamico : dunque proprio vero ! Per tal genere di inizi, cfr. Foscolo, A iacinto ( N pi mai toccher ). Liburnis = sulle Li burne : navi leggere e veloci, a due ordini di remi, usate dai Liburni, abi tatori delle coste dellIlliria. Sulla loro agilit contava Ottaviano per rendere vani gli attacchi delle navi avversarie, le quali, a detta di A. Floro (IV, 11), erano invece fornite di alte torri, si mili a castelli e citt. inter... pro pugnacula = tra le navi dalle alte torri . paratus... subire = pron to ad affrontare (il costrutto del linfinito in dipendenza da un aggettivo derivato dal greco, ma non raro nemmeno in prosa). Caesaris : sintende Ottaviano, figlio adottivo del grande Cesare (in questo caso, il geni tivo soggettivo, come fosse : quod subibit Caesar). tuo, intendi peri- culo. quid, sott. faciemus. nos : plurale di modestia. quibus te, ecc.; ordina e completa : quibus vita (erit) iucunda si (erit) te superstite ; si contra (erit) gravis (= intollera bile ) : te... superstite : questa affer mazione, che la retorica dei secoli suc cessivi render tanto comune, in bocca ad Orazio suona con laccento della verit e ben sappiamo che allillustre amico il Poeta non sopravvisse pi di qualche mese. U trumne : len clitica ridondante, bastando utrum o ne. i ussi (nom. plur., costruzione personale) = secondo il tuo volere . persequemur = continueremo a godere . otium = vita privata : per i Romani significava tutto ci che era estraneo alle cariche pubbliche e alla guerra (i veri n e g o t i a per i di scendenti di Romolo) ; quindi, nel lambito della famiglia e degli amici, la dolce consuetudine dei dotti con versari, dei fraterni simposii, degli studi letterari, ecc. n i = nisi. si mul : dopo il pronome che precede potrebbe sembrare superfluo ; ma quanto mai efficace a rappresentare una completa identit di desideri, di gusti e di vita. an= oppure ; introduce il secondo termine della disgiuntiva. laborem = b e l l u m (eu femismo). laturi (sott. sumus) = dobbiamo intraprendere . m en te... qua = con lanimo, con cui . 10-19. no n molles (litote) = for ti : non ha lardire Orazio di para gonare se stesso agli uomini fortes, nel senso romano ; conosceva troppo bene i propri limiti e forse la litote non dovuta ad esigenze metriche. 350 <. ORAZIO FLACCO Feremus. Et te vel per Alpium iuga inhospitalem et Caucasum, vel Occidentis usque ad ultimum sinum forti sequemur pectore. Roges, tuum labore quid iuvem meo, 15 imbellis ac firmus parum : comes, minore sum futurus in metu, qui maior absentes habet, ut assidens implumibus pullis avis serpentium allapsus timet 20 magis relictis, non, ut adsit, auxili latura plus praesentibus. Libenter hoc et omne militabitur bellum in tuae spem gratiae, ma a consapevolezza morale. vel = anche . Alpium iuga : per si gnificare che disposto a seguire Me cenate dovunque, Orazio cita le re gioni pi lontane e impervie di tre punti della Rosa dei venti, ben sa pendo che Pamico eventualmente si sarebbe diretto verso Sud, Punico punto non accennato. Daltra parte questi e x c u r s u s geografici erano in voga, e molto, nella poesia lirica del tempo (basti citare il c. XI di Ca tullo e, di Orazio stesso, lode 6a del 1. II), n si pu dire che lorizzonte che ci si apre davanti manchi di gran dezza e lespressione manchi di sin cerit. et, va premesso allagget tivo (iperbato). Caucasum : a indi care lOriente, con le suecatene mon tuose e i nascosti pericoli. sinum = golfo : l ultimo golfo dellOc cidente quello di Cadice, il f r e t u m G a d i t a n u m , overano le colonne dr cole. Roges (potenziale) = mi potresti chiedere . quid (accus. di relazione) iuvem = in che cosa potrei aiutare la tua fatica con la mia . imbellis = pacifico : non ostante il breve periodo epico di Fi lippi, Orazio non aveva animo e carat tere bellicosi ; inoltre, anche secondo la vita svetoniana, egli era obeso, cisposo e pieno di acciacchi e mor, ancor giovane, dun male cos violento, che non gli permise nemmeno di fare te stamento ; non mentiva, quindi, nel dirsi parum firmus. comes (sott. tibi) = se ti accompagner . sum futurus = penso che sar : la lon tananza fa s che i pericoli sembrino pi grandi e lansia raddoppia pro prio perch non si noi presenti, an che se non potremmo portare alcun aiuto. maior = pi assillante do mina (habet) . ut... avis = come luccello che sta vicino ai suoi piccoli (pullis) implumi . 20-29. allapsus = gli insidiosi at tacchi ; secondo lidea suggerita dal verbo ad + labor (lapsus sum, labi) = mi accosto strisciando a qualche cosa . relictis (sott. iis, dativi) = per essi quando li ha lasciati . non... latura = non gi che sia in grado di portare . ut (concessivo) adsit = anche se presente . au xili (= auxilii) genitivo partitivo, retto da plus. militabitur (sott. a me) sta per il pi comune bellabi tur. tuae... gratiae : al poeta basta che lamico approvi la sua decisione di non lasciarlo solo tra i pericoli della guerra e sia contento di averlo GLI EPODI 351 non ut iuvencis illigata pluribus 25 aratra nitantur meis, pecusve Calabris ante sidus fervidum Lucana mutet pascuis, nec ut superni villa candens Tusculi Circaea tangat moenia. 30 Satis superque me benignitas tua ditavit : haud paravero, quod aut avarus, ut Chremes, terra premam, discinctus aut perdam nepos. con s ; nientaltro. non ut, ecc., ordina : non ut aratra nitantur (= si sforzino ; da riitor, nisus sum, niti) illigata pluribus (= in maggior nu mero di ora ) iuvencis meis. nitan tur, lo sforzo, che propriamente dei buoi, viene qui attribuito allaratro, perch esso a pi diretto contatto con la terra da vincere, tanto che il vomere ne risulta logorato e scintil lante (il verbo richiama vagamente anche il niteant, usato da altri poeti per laratro, che sarebbe pi descrit tivo, ma meno intenso). Calabris... pascuis = con i pascoli della Cala bria : lattuale Puglia meridionale era piana e calda ; sicch nella sta gione estiva i proprietari dei greggi li facevano trasmigrare in Lucania (lodierna Basilicata), che era mon tuosa e quindi fresca. Orazio non pos sedeva bestiame e necessit del genere non lo toccavano. ante... fervi* dum = prima della costellazione ro vente . Lucana, sott. pasqua. nec ut, ecc.; ordina : nec ut villa can dens (= splendida di marmi ) tan gat moenia Circaea Tusculi superni (= alta ). superni... Tusculi : Tusculo era localit di villeggiatura sui colli Albani, vicino al luogo dov lodierna Frascati. Circaea : sono dette le mura di Tusculo, perch la tradizione voleva che fossero state co struite da Telegono, figlio di Circe e di Ulisse. Non vuole, dunque, il Poeta una villa ricca di marmi, che si elevi tanto da toccare le mura dellalta Tusculo. 30-34. Satis superque = anche troppo mi ha reso ricco (ditavit) : quella villa di Sabina, che Mecenate gli aveva donato nel 33 av. Cr era un regno, con il suo piccolo podere, la fonte zampillante e il bosco che la coronava. Di pi il poeta non poteva desiderare ; sarebbe venuto meno al suo sano principio : ne quid nimis. paravero (= parabo) non voglio procurarmi (il futuro ant. pu es sere una licenza poetica ; ma si pu spiegare anche con la priorit del lazione di procurarsi ricchezze in rap porto a quella di nasconderle sotto terra, espressa con il cong. premam). quod (consecutivo = tale ut id) = una ricchezza tale da . ut Chre mes = alla maniera di Cremete ; era questa una figura tipica di avaro, comune, forse, alla commedia greca e latina, ma di cui non sappiamo nulla. terra : ablativo strumen tale. discinctus, ecc.; ordina e com pleta : aut perdam (= o la mandi in rovina) ut discinctus nepos ( come uno scamiciato scialacquatore ) : al lude alla facilit con cui i nipoti rie scono a dissipare le sostanze lasciate in eredit dal nonno ; oppure, secondo altri, alleducazione viziata e sbagliata che zii e nonni, di solito, impartiscono per eccessiva indulgenza verso i nipoti. Comunque, ne derivato il signifi cato di scialacquatore tanto in poe sia, quanto in prosa (cfr. Cicerone, Pro Quinctio, 40). 352 Q. ORAZIO FLACCO 2. - LA FORTUNA NON MODIFICA LA RAZZA (IV) Come gli agnelli odiano i lupi, cos io odio te, schiavo ancora bol lato nel corpo e nell'animo, che, tronfio del tuo denaro, ti pavoneggi per la via Sacra, tra Vunanime disprezzo, e porti in giro le tue piaghe da servo negli immensi poderi tuoi e in teatro, a scorno di chi volle tute lare la dignit dei cavalieri ! E noi vogliamo sterminare laccozzaglia di schiavi che ha raccolto Sesto Pompeo, quando abbiamo tribuni dei sol dati come questo, che dei loro ? . Contro chi sia rivolto questo epodo, sferzante ed altero, non dato sapere. Certo non erano pochi quelli che, di condizione abbietta, giungevano, con mezzi non sempre leciti, a farsi annoverare tra i cavalieri e salivano alle alte cariche militari ; ma lavversione per questa indegna creatura troppo schietta e viva, la rappresentazione troppo precisa, per ritenere che Orazio abbia voluto sfer zare un tipo e non un individuo particolare. Laccenno ai pirati e agli schiavi (v. 19) ci consente di stabilire che lepodo fu composto nellanno 38 av. Cr., quando appunto Sesto Pompeo fece leva di tal gente per la guerra che contro di lui aveva ripreso Ottaviano. Lupis et agnis quanta sortito obtigit, tecum mihi discordia est, Hibericis peruste funibus latus et crura dura compede. Me t r o : distici epodici, formati da un trimetro giambico seguito da un dime tro giambico. 1-10. Lupis... agnis : nemici natu rali nella vita e nella favola, da Esopo in poi, sono presi da Orazio come esempio di ostilit che non ammette conciliazione ; anche se poi la paura dellagnello non ha nulla a che fare con il disgusto che prova il Poeta per lo schiavo arricchito. sortito obtigit = toccata in sorte (non ci sembra necessario considerarlo un perfetto di consuetudine) : sortito ablativo neutro del participio di sor tior. discordia = avversione , sottinteso, tanta, in correlazione con quanta che precede. Hibericis... fimibus = dalle corde Iberiche , per dire dalle sferze fatte di funi della Spagna , dove cresceva in abbondanza lo sparto, con cui tali corde si facevano ; abbiamo quindi il particolare per il ge nerale. peruste (vocativo del partici pio di per-uro) ... latus (sing. poetico, accus. di relazione) = o tu che hai i fianchi bruciati . crura (accus. di relaz.) sta per pedes, retto ancora da peruste. dura compede (sing. OLI EPODI 353 Licet superbus ambules pecunia, 5 fortuna non mutat genus. Videsne, Sacram metiente te viam cum bis trium ulnarum toga, ut ora vertat huc et huc euntium liberrima indignatio ? 10 Sectus flagellis hic triumviralibus praeconis ad fastidium arat Falerni mille fundi iugera et Appiam mannis terit poetico) = da duri ceppi : i ceppi, con cui si imprigionavano gli schiavi alla caviglia, erano di. legno o di ferro e lasciavano profondi segni rossi nelle carni, simili a quelli che la sferza lasciava nel corpo ; per cui si poteva dire che anche i piedi erano bru ciati . Licet... ambules = seb bene te ne vada in giro tutto tron fio per il tuo danaro . Sacram... viam : era la strada pi affollata di Roma che, passando per il Foro, con duceva al Campidoglio ; era percorsa dal corteo trionfale ed era il passeggio preferito dai Romani di ogni catego ria (cfr. Orazio, Satire, I, 9a, v. 1). metiente te = quando tu mi suri . cum... toga = in com pagnia della tua toga di sei cubiti (bis trium, pi comune luso del distributivo, ulnarum) : essendo il cubito di cm. 45 circa, la toga misu rava ben tre metri di ampiezza, s che doveva aver dovizia di pieghe, come usavano portarla i nobili eleganti. ut... v ertat (= avertat) = come faccia distogliere da te ; cio torcete il viso qua e l. l i berr i ma i ndi gnati o = lo sdegno di gente veramente libera. 11-20. Sectus (da seco, secui, secare)... hic = costui, che ha il corpo sol cato dalle sferze dei tresviri : si passa alla terza persona (hic), perch il Poeta riferisce i taglienti giudizi dei pas santi e brevemente li riassume. I tres viri capitales erano ufficiali di poli zia, ai quali spettava il compito di ordinare la flagellazione di quegli schiavi che fossero stati trovati di notte fuori di casa o clti nel tentativo di fuggire. La punizione veniva an nunciata dal banditore (praeco), il quale, per il personaggio in questione, laveva dovuta annunciare tante volte da essergli venuta a noia (ad fasti dium). arat (causativo) = fa ara re ; sintende per mezzo dei suoi schiavi, mentre schiavo egli pure. Falerni... fundi : il territorio di Fa lerno, che era in Campania, aveva grande valore per il famosissimo vino, che vi si produceva. Il podere doveva essere vastissimo, anche se la cifra tonda tonda (1000 iugeri) data dal poeta rivela evidente esagerazione (ri cordare che un iugero equivaleva a circa 2500 mq). Appiam (sott. viam) : una delle pi famose strade consolari dItalia. Aperta nel 312 av. Cr. dal censore Appio Claudio il cieco, attraverso i colli Albani e le paludi Pontine conduceva a Capua ; di l fu prolungata poi fino a Brindisi. terit (da t e r o , t r i v i , t r i t u m , terere) = consuma , logora . mannis : erano cavalli piccoli e veloci, con i quali lex schiavo logorava il selciato della via Appia, recandosi molte volte da Roma al suo podere in Campa- 23 354 Q. ORAZIO FLACCO sedilibusque magnus in primis eques 15 Othone contempto sedet. Quid attinet tot ora navium gravi rostrata duci pondere contra latrones atque servilem manum, hoc, hoc tribuno militum ? 20 nia. sedilibus... primis : nel teatro romano, la lex Roscia theatralis appro vata nel 67 av. Cr., riservava le prime 14 file delle gradinate ai cavalieri {equites), i quali costituivano allora la grassa borghesia, con i loro 400.000 sesterzi di reddito annuo. Natural mente il tribuno L. Roscio Otone, che intendeva tutelare cos la dignit dellordine equestre, non poteva pen sare che in quellordine si sarebbero insinuati individui indegni, qual quel lo che suscita liroso sdegno di Orazio ; per questo il poeta dice che egli siede in un posto delle prime file, ma in disprezzo e a dispetto dellintenzione del tribuno (Othone contempto). Quid attinet... duci = a che giova che siano condotte tante navi rostrate (ora navium rostrata) di grande tonnellag gio : si chiamavano rostrate le navi da guerra perch avevano un rostro (o becco) di bronzo infisso nella prora, che , per cos dire, la faccia della nave (donde lespressione ora ziana) ; con questo rostro cozza vano contro la prua dei nemici o li ag ganciavano per larrembaggio. ser vilem manum = manipolo di schia vi . latrones : si diceva che Sesto Pompeo, figlio del grande Pompeo, quando i triumviri gli mossero guerra sul mare di Sicilia, avesse fatto leva in massa di briganti e di schiavi, cui prometteva la libert, se si fossero comportati da valorosi. Ora il poeta sfiduciato sulle sorti della guerra, perch, a combattere pirati e schiavi, si mandano ufficiali che sono come loro, se non peggio !. hoc, hoc = quando proprio costui tribuno dei soldati : i tribuni militum, in numero di sei per ogni legione, costituivano il consiglio di guerra dei consules o dei legati e comandavano lintera legione, alternandosi in turni di due mesi. GLI EPODI 355 2. - IL DESTINO DI ROMA (VII) Dove vi precipitate a rovina, o Romani, risfoderando le spade ? Forse ancora poco il sangue latino che s sparso per terra e per mare? Almeno fosse per assoggettare gli indomiti Britanni o per vincere unemula pericolosa come Cartagine ; ma per dilaniarvi a vicenda ! Nemmeno le fiere si sbranano cos tra loro. follia la vostra ? O forza pi grande di voi o una colpa, che dovete espiare ? Il vostro silenzio elo quente : il sangue innocente di Remo che grida vendetta ! . Il poeta, dunque, investe con veemenza angosciata i suoi concittadini, che accennano a riprendere le armi fratricide ; ma in quale circostanza ? Dopo la guerra perugina del 41 av. Cr., che ispir ad Orazio lepodo XVI, parecchi altri momenti potevano dar motivo a questa appassionata invettiva. Si propende per a credere che essa sia stata composta fra il 39 e il 38 av. Cr., quando Ottaviano e Sesto Pompeo stavano per riprendere le ostilit sospese con il trat tato di Pozzuoli. Segui, infatti, una guerra aspra e senza quartiere, che si con cluse nel 36 con la definitiva disfatta di Pompeo a Nauloco e Orazio, che non era ancora entrato nella familiarit di Ottaviano e Mecenate, rivela qui la sua amarezza, mostrando di disperare nel destino di Roma, nata da un fratricidio. Quo, quo scelesti ruitis aut cur dexteris aptantur enses conditi ? Me t r o : distici epodici, composti da un trimetro giambico seguito da un dime tro giambico. 1-10. Quo, quo (avv. di moto a luogo)... ruitis = dove, dove mai vi precipitate a rovina ? : laffan nosa ripetizione rivela lintima piena del sentimento, che non trova ancor modo di esternarsi con la pacatezza, che la vera poesia richiederebbe. Si citano a questo punto precedenti let terari in Platone (Clitofonte) e in Ennio (discorso di Appio Claudio contro Pirro) : effettivamente Orazio dimostra in questa composizione una giovanile ridondanza e una dipen denza tale dagli schemi letterari tra dizionali, da farla ritenere una delle prime. scelesti (nominativo, non vocativo) = nella vostra scelleratez za . dexteris aptantur = ven gono impugnate . conditi = pur ora rinfoderate : dopo laccanita lotta di Filippi (42 av. Cr.) e dopo la luttuosa guerra di Perugia, che ne 356 Q. ORAZIO FLACCO Parumne campis atque Neptuno super fusum est Latini sanguinis ? Non ut superbas invidae Carthaginis 5 Romanus arces ureret, intactus aut Britannus ut descenderet Sacra catenatus via, sed ut secundum vota Parthorum sua urbs haec periret dextera ! 10 Neque hic lupis mos nec fuit leonibus umquam nisi in dispar feris. Furorne caecus an rapit vis acrior an culpa ? Responsum era la diretta conseguenza (41 av. Cr.). Parm... sanguinis (genit, partitivo) = poco sangue latino, for se . campis (dativo)... super = sui campi e sul mare (Neptuno = mari, per metonimia) . invidae Carthaginis della gelosa Carta gine : che aveva per secoli contra stato a Roma il dominio sul Mediter raneo. arces, plurale potico. intactus aut = aut intactus (= indo mito ) ; iperbato. Britannus (col lettivo, come il precedente Romanus) : accanto a una grande impresa com piuta, unaltra che avrebbe meritato ben di pi lo sforzo accanito di tanti uomini in armi. La Britannia era costituita allora di varie trib irre quiete e semiselvagge, sulle quali i Romani non erano riusciti ancora ad imporre il loro dominio. Soltanto nel secolo successivo, sotto Claudio e Vespasiano, sar possibile estendere sullisola il potere di Roma. sa cra... via : la pi famosa e antica via romana, veniva percorsa dal cor teo che accompagnava i trionfatori in Campidoglio. Partendo dalla col lina detta Velia, si abbassava di circa 50 piedi in direzione del Foro (donde il descenderet oraziano), che attraver sava in tutta la sua lunghezza, of frendo ai vincitori una corona di popolo festante e plaudente, mentre date. i nemici fatti prigionieri seguivano il carro trionfale avvinti di catene. catenatus : si trova solo qui e forse apparteneva alla lingua parlata ; ri comparir poi nella latinit tarda. secundum vota = conforme ai desideri . Parthorum : altro ne mico, inquieto e indomito, dopo Car tagine il pi forte e pericoloso, era il Parto. Insuperbito per la recente vittoria riportata a Carre contro Crasso (53 av. Cr.), turbava i sonni dei Romani, che non riuscivano a ras segnarsi a tanto scorno e anche a un indistinto senso di paura. sua... dexter (sing. poetico) = con le sue stesse mani . 11-20. Neque (= ne... quidem)... lupis... fuit (perf. di consuetudine) = nemmeno i lupi o i leoni hanno questa abitudine : di sbranarsi lun laltro, animali della stessa specie. in dispar (aggettivo neutro sostanti vato) = contro unaltra razza . feris (= tremendi ) riferito a leo~ nibus. caecus (in senso attivo) = che vi acceca . acrior = trop po potente , perch voi possiate resi stere. culpa : una colpa, cio, che esige unespiazione e su questa supposizione si appunta il pensiero del Poeta. Carit di patria gli fa cercare ragione di quel sommovi mento civile in un male, di cui i suoi OLI EPODI 357 Tacent, et albus ora pallor inficit, 15 mentesque perculsae stupent. Sic est : acerba fata Romanos agunt scelusque fraternae necis, ut immerentis fluxit in terram Remi sacer nepotibus eruor. 20 concittadini scontano la pena, forse senza responsabilit personale. ai- bus... inficit = un bianco pallore tinge il loro volto . Tacent... stupent : questimprovviso arresto di ogni attivit e dogni sentimento, da vanti alle tremende domande ; que sto silenzio gravido di colpa e di mi naccia hanno uneloquenza immediata e umana. perculsae (da percello, perdili, perculsum, percellere), riferito a mentes = gli animi sbigottiti . Sic est : poich nessuno osa rispon dete, il Poeta trae la sua amara con clusione ; si tratta duna colpa non ancora espiata, una tremenda Nemesi storica. acerba fata (= un destino crudele ) soggetto, con scelus, di agunt (= trascinano alla rovina). fraternae necis : il delitto di Ro molo che, in preda allambizione, ha versato il sangue fraterno, non pu essere che presagio di sventura. Un fratricidio insanguin le mura nascenti di Roma e quelleredit accompagna nel tempo tutti i discendenti di Ro molo, apportatrice di discordie e guerre civili. ut (= ex quo e si trova anche nella prosa ciceroniana)^= fin da quando . immerentis = in nocente . - sacer... cruor = san gue maledetto (e quindi funesto ) per i discendenti : la chiusa dram- mati camente forte e ad effetto. Su tutti i Romani si diffonde una nera macchia sanguigna (cruor il sangue raggrumato, opposto a simguis, che, rosso, spiccia vivo dalla ferita) ; come una maledizione, che non per metter a Roma di godere i benefici del suo immenso dominio. 358 ORAZIO FLACCO 3. - IL VINO CONFORTO NEI MALI (XIII) Pioggia e neve turbinano nellaria ; sul mare e nei boschi ulula il vento ; che tristezza intorno ! Ma finch c giovent, amici, via dal nostro volto la tristezza, che scava le rughe e ci f a vecchi! Fuori il vino migliore! Un dio, forse, raddrizzer ogni cosa. Ora vengano i profumi e il suono della cetra allontani gli affanni. Anche il saggio Chirone con sigliava al grande Achille di alleviare col vino e col canto il triste pen siero della morte vicina . Dopo la sconfitta di Filippi (42 av. Cr.), i reduci, avviliti e sfiduciati, si ritrovano nella casa di un commilitone, forse in Grecia, forse a Roma. I discorsi cadono fatalmente sulla recente disfatta, sul crollo dei grandi ideali, mentre lavvenire grigio, fosco, come questa plumbea giornata di tempesta ; ma appunto da essa trae motivo il poeta per risollevare gli animi abbattuti, nella speranza dun pi roseo domani, col favore degli di. Probabilmente lepodo fu scritto tra il 42 e 41 av. Cr. Horrida tempestas caelum contraxit et imbres nivesque deducunt Iovem ; nunc mare, nunc siluae Threicio Aquilone sonant. Rapiamus, amici. Metro : distici archilochei, composti di un esametro dattilico seguito da un giambelego (verso che risulta da un dimetro giambico pi un trime tro dattilico catalettico in syllabam, con dattili puri). 1-9. Horrida (= che fa rabbri vidire ) tempestas : tempesta vera o allegorica ? dobbligo qui il raf fronto con lode 9a del libro I ; ma solo il motivo iniziale si pu ripor tare ad essa, che si diffonde poi sui beati inganni e sulle brevi gioie della giovinezza ; mentre qui domina una virile tristezza, quasi un presentimento di rovina, che dimostra come Orazio non abbia raggiunto ancora la neces saria serenit e, non ostante la sua calda esortazione, la fronte sua non si sia ancora spianata. caelum contraxit = ha ristretto lorizzon te . deducunt = traggono gi la volta celeste (lovem) : Giove il dio del cielo e di tutti i fenomeni atmosferici. siluae trisillabo, per la vocalizzazione del v. Threicio : lAquilone, o vento di tramontana, soffia da Nord ; qui detto tracio perch i Greci lo sentivano venire dalla Tracia. Per questo s pensato che il convito , di cui qui si parla, possa essere stato tenuto in Grecia, subito dopo Filippi (tra laggettivo e il nome c un iato, che d alla espressione quasi il suono prolungato del soffio di vento). Rapiamus... de die = cogliamo a volo locca sione che ci presenta questo giorno : il giorno piovoso non permette pi impegnative occupazioni ; allora, in- GLI EPODI 359 occasionem de die, dumque virent genua, et decet, obducta solvatur fronte senectus. 5 Tu vina Torquato move consule pressa meo ; cetera mitte loqui : deus haec fortasse benigna reducet in sedem vice. Nunc et Achaemenio perfundi nardo iuvat et fide Cyllenea levare diris pectora sollicitudinibus, 10 nobilis ut grandi cecinit Centaurus alumno : vece di starcene cupi e accigliati a rimuginare sul passato e sul futuro, venga il vino a dissipare leccessiva tristezza ! dum... genua = finch le ginocchia sono salde : lespres sione sono verdi le ginocchia rie cheggia lultimo verso dellidillio XIV di Teocrito e ci riporta allimmagine della pianta, nella quale il color verde indizio di vitalit. et decet (pa rentetico) = e ci permesso . obducta... senectus = si spazzi via dalla fronte corrugata la tristezza da vecchi : alla giovinezza ben sad dice la gioia, come alla vecchiaia la saggezza. Orazio aveva allora poco pi di 20 anni. Tu : si rivolge ani matamente al padrone di casa, al lamico che li ha radunati a ban chetto, invitandolo a mettere a dispo sizione degli ospiti il vino pi sta gionato che ha. vina... meo = fa portare (move amove, dallapoteca 0 cella vinaria) il vino spremuto (pressa) dal torchio sotto il consolato di Torquato, quando nacqui io : L. Manlio Torquato era stato con sole nel 65 av. Cr.; il vino aveva dunque let di Orazio e alcuni hanno pensato che il simposio avvenisse I8 dicembre, giorno natalizio del poeta. mitte loqui (raramente, come qui, con laccusativo) = metti da parte ogni altro discorso : fa cile immaginare quali saranno stati 1 discorsi di questi reduci, bruciati daUimmeritata sconftta, e come sia deciso il desiderio di Orazio di non sentirne pi parlare. fonasse : forma della parlata familiare, che Orazio non user nelle Odi, ma che troviamo due volte nelle Satire e due nelle Epistole. benigna... vice = con favorevole mutamento : nel leterno movimento delle vicende uma ne, a un periodo nero poteva ben sostituirsi un periodo di fortuna favo revole. reducet... sedem = rimet ter a posto . Achaemenio... nar do = con profumo persiano , dato che Achemene, figlio di Perseo e di Andromeda, era considerato il capo stipite della dinastia persiana. iuvat = buona cosa . fide (= fidibus, pi comune) Cyllenea = con la lira di Mercurio (il verso spondaico, cosa molto rara in Ora- zio) : la lira era stata inventata da Mercurio, nato alle falde del monte Cillene, in Arcadia. 10-18. levare = sollevare i cuori (pectora) . sollicitudinibus (una parola sola, ma grave, pesante, lun ga, s da costituire da sola lemi stichio dattilico del giambelego) = preoccupazioni . nobilis ut = ut nobilis (= famoso ) ; iperbato. grandi... alumno : Achille e quindi laggettivo ha duplice senso di grande danni e quindi in grado di comprendere a pieno il significato delle parole del suo mae stro, e di grande danimo , di lignaggio , data la sua origine divina e il destino glorioso che lattendeva. cecinit = predisse (verbo tecni co degli oracoli). Centaurus : Chirone, figlio di Saturno, che educ Achille in un antro del monte Pelio, in Tessaglia. Di questa leggenda si 360 Q>. ORAZIO FLACCO Invicte, mortalis dea nate puer Thetide, te manet Assaraci tellus, quam frigida parvi findunt Scamandri flumina lubricus et Simois, unde tibi reditum certo subtemine Parcae 15 rupere, nec mater domum caerula te revehet. Illic omne malum vino cantuque levato, deformis aegrimoniae dulcibus adloquiis impadronirono anche le arti figura tive e la poesia (ricordare la seconda parte dellode del Parini Leduca zione , in cui il centauro Chirone d al suo famoso allievo esortazioni e consigli ben pi elevati di questo). Invicte = o invincibile . mortalis... puer = figlio di Tetide, destinato a morire : mortalis dea, due termini in stridente contrasto, che accostano la mortalit dolorosa del figlio allimmortalit felice della madre. Thetide : dea marina, mo glie di Peleo ; la mortalit di costui port con s il fragile destino del figlio. te... tellus = ti attende la terra di Assaraco : espressione duna vastit tragica, dove la pi grande gloria e il pi profondo dolore si fondono nella inumana immobilit della terra, insensibile al bene e al male degli uomini. La piana di Troia attende Achille per le sue grandi imprese, ma anche per la sua sepol tura : saranno lampi di gioia, sa ranno squilli di gloria, saranno pianti di lutto, che tutto avvolger. Onde quel frigida parvi, con cui si chiude il verso, d quasi un tremore pre sago di sventure a chi legge. Versi come questi rivelano nel giovane poeta il tocco delle Grazie. Assaraci tellus : la Troade, cos detta da Assaraco, figlio di Tros, fratello di Ilo e avo di Anchise, dal quale nacque Enea. Assaraco non regn mai sui Troiani, essendo egli re dei Dardani ; ma qui nominato, a preferenza daltri, perch, come avo di Enea, era molto noto e caro ai Romani. quam... findunt = cui solcano le fredde correnti del piccolo Sca mandro e il- rapido (lubricus) Si- moenta : il Simoenta, affluente dello Scamandro, anche da V i r g i l i o ( En., V, 261) citato per la rapidit della sua corrente ; quanto allo Scaman dro, Achille con le sue stragi ne aveva ristretto il corso. unde... rupere = di l il ritorno per te hanno troncato le Parche col filo infallibile (subtemine certo) o, se condo altri col filo gi misurato . Parcae : le Parche tessevano il destino di ognuno allatto della na scita ; ma per Achille troncarono il filo al punto in cui avrebbero dovuto tesserne il ritorno. caerula : del color del mare, di cui Tetide era dea. I n questo emistichio dattilico, il ricorrente suono dellr richiama alla memoria e alludito il ritmo duna triste barcarola : non ostante Tetide sia dea del mare, non potr riportare dolcemente (revehet), sul fiore dellonda, il suo grande figlio dalla breve vita verso la dolce casa ! Illic = col : nella Troade. cantu : con il suono della cetra, in fatti, consoler Achille lingrato ozio, cui lo costringer lira contro Aga mennone (IL, IX, 186 segg.). le vato (imper. fut.) = allevia . deformis = indecorosa . dulci bus adloquiis (ablativi appositivi di vino cantuque) dolci conforti : la tristezza (aegrimonia), togliendo al vol to del giovane la serenit dellespres sione, stende su di esso i segni della vecchiaia. L E SA T I RE (*) Orazio dichiara espressamente in pi luoghi (Sat., I, 4a, 10a ; II, l a, ecc.) di seguire le orme di Lucilio, al quale per si sente inferiore censo et ingenio , e al suo modello attribuisce come ispi ratori i poeti della Commedia Antica : Cratino, Eupoli e Aristofane. Ma in verit fra il poeta di Suessa Aurunca e gli antichi comici greci c una diversit sostanziale, dovuta alle condizioni di vita, di cultura e di tempo, in cui sorgeva la satira in Roma ; infine, al fatto che i comici antichi non avevano intenti moraleggianti. Cos fra Lucilio e Orazio Paffinit esiste e l ossequio riverente torna tutto ad onore del poeta augusteo ; ma con ben altro spirito e con arte ben diversa ci parlano le Satire di Orazio, che non quelle di Lucilio e degli altri poeti romani, e ci riportano, piuttosto, alle diatribe spregiudicate e mordaci di Bione di Boristene, filosofo del III sec. av. Cr. (cfr. Epst., II, 2a, 60). Indubbiamente, da Lucilio deriva il metro : quellesametro dattilico che, nelle mani di Orazio, assume un tono molto spesso piano, di conversazione familiare, ma talvolta sostenuto e sonante di clangori epici, in effi cace contrasto con Pargomento che tratta ; ora rapido e facile, ora spezzato e duro ; che non d mai l impressione di essere curato, mentre, di sicuro, non mai trascurato. Non ostante per lunit di metro, la satira oraziana conserva l originario carattere di miscuglio , tanta la variet dei motivi, che vanno dal morale al letterario, dallattacco personale llaned- doto fiabesco, dallamichevole confidenza alla difesa bonaria dun sistema di vita, che si identifica con il credo dellarte. Nellintero ciclo satirico, dai primi Giambi alle ultime Epi stole, le Satire rappresentano il momento intermedio : lattenzione del poeta volta prevalentemente a illuminare e colpire il male (!) I manoscritti distinguono i Sermones ( conversazioni con i presenti , dalle Epistulae ( conversazioni con gli assenti ) ; mentre Orazio (Epist., I L 1*, 250) comprende con il termine sermones anche le Epistole, anzi, nel caso specifico, proprio queste. Neppure Quintiliano e Svetonio fanno menzione delle Epistole, mentre parlano di sermones. Comunque, Orazio stesso ben due volte (Sat., I I , 1*, 1; I I , 6a, 17) chiama satura il genere da lui trattato e tale nome stato tramandato, al posto di quello, pi legittimo, di sermones. 362 Q. ORAZIO FLACCO in se stesso, ossia l attivit in quanto sallontana dal modus in rebus. L'aurea mediocritas, che gli suggerir alcune delle pi signifi cative odi, la linea cui tende il poeta, in una pacata contempla zione delle umane passioni, lontana da quella accesa invettiva che caratterizza alcuni degli epodi, a cui laveva spinto la focosa gio vent. Ora questo limite nelle cose , il (ayjSsv yav che la sa pienza antica volle inciso in fronte al pi famoso tempio dellanti chit (il detto, attribuito a Cleobulo, uno dei sette Saggi, campeg giava sul santuario di Delfi accanto allaltro, pi noto, Conosci te stesso ) costantemente violato nella vita degli uomini : dal povero che sogna fortune pazze, al ricco che non saccontenta di quello che ha ; dallavaro che teme la fame, al fannullone che sper pera patrimoni in viaggi e bagordi ; dal sospettoso che vede peri coli e insidie ad ogni passo, allingenuo che trova dappertutto il latte e il miele ; dal poeta che butta gi centinaia di versi in unora, a quello che ne scrive quattro in un anno ; da colui che adora la vita affannosa di citt, ma si gode un po di piante nellatrio, al contadino rozzo che pure sogna comodit cittadine. Questi motivi perenni ci balzano vivi dalle Satire di Orazio, il quale tutto contempla con indulgente bonomia e a tutti dona un consiglio di saggezza, mentre lascia di tanto in tanto affiorare la sua sorri dente immagine e parla di s e delle cose sue con una semplicit cosi disarmante, da non farci quasi capire che egli grandeggia da vanti a noi e crea anche in questa opera un monumento, che i secoli non varranno a distruggere. LE SATIRE 363 1. - SE UN DIO DICESSE . .. (I. l a) Se un dio dicesse : Voglio soddisfare i discordanti desideri degli uomini e f arli f e l i c i ; quindi tu, che ti lamenti di esser contadino, sarai avvocato ; tu, che senti il peso di fare il soldato, sarai mercante, ecc. gli uomini non vorrebbero! Vuol dire che questa infelicit proprio nella loro natura; che non possono fare a meno di essere scontenti. Mentre alla felicit loro occorre cosi poco : basterebbe non uscire dai giusti limiti consentiti dalla natura. Invece. . . guarda l'avaro : che vita, che incubi e, molto spesso, che morte ! Tale linsegnamento che Orazio rivolge agli uomini in questa prima satira del I libro che, pubblicato nel 35 av. Cr., dischiuse al poeta la via della fama, richiamando su di lui lattenzione e anche linvidia dei potenti e degli umili. Non si sa in quale anno sia stata composta ; certo dopo il 38 av. Cr., anno in cui da Virgilio e Vario fu presentato a Mecenate. Qui fit, Maecenas, ut nemo, quam sibi sortem seu ratio dederit seu fors obiecerit, illa 1-9. Qui = quomodo : duso abba stanza comune anche in prosa. Maecenas : il suo grande benefat tore, Cilnio Mecenate, di Arezzo, fu protettore di letterati e artisti, tanto che il suo nome giunse fino a noi, come tale, per antonomasia. Uomo di grande cultura, di saggia moderazione e di squisito buon gusto, incarn accanto ad Augusto le esi genze dellarte e contribu immensa mente allo splendore di quellet, che rimase unica nella storia di Roma. Nato nel 69 av. Cr., mor nell8 av. Cr.; Orazio gli era legato da unamicizia quasi commovente e gli dedic tutte le sue opere, tranne il II libro delle Epistole e il IV delle Odi. fit... ut = avviene che . quam... vivat : ordina e traduci come fosse : vivat contentus ill sorte quam sibi seu ratio(= una scelta ragionata ) dede rit seu fors (= il caso ) obiecerit (= gli ha posto innanzi ) ; i con giuntivi si spiegano per il valore con secutivo della relativa. ratio... fors : le due forze che reggono il mondo sono messe direttamente a confronto. C chi il suo avvenire lo sceglie dopo serio ragionamento (ad es. il figlio dellavvocato che decida di darsi alla medicina) e chi si affida al caso, il quale lha gi posto in una determinata condizione di vita. Nel primo esempio lindividuo si d la sua vita, nel secondo la subisce (notare la felice scelta dei due verbi oraziani) ; ma entrambi si trovano allo stesso 364 . ORAZIO FLACCO contentus vivat, laudet diversa sequentis ? ' O fortunati mercatores ! ' gravis annis miles ait, multo iam fractus membra labore. 5 Contra mercator, navim iactantibus Austris, ' militia est potior. Quid enim ? Concurritur ; horae momento cita mors venit aut victoria laeta '. Agricolam laudat iuris legumque peritus, sub galli cantum consultor ubi ostia pulsat ; 10 ille datis vadibus qui rure extractus in urbem est, solos felices viventis clamat in urbe. Cetera de genere hoc, adeo sunt multa, loquacem delassare valent Fabium. Ne te morer, audi quo rem deducam. Siquis deus ' En ego ' dicat 15 traguardo di scontento e di infelicit. laudet (dip. ancora da ut) invidia invece ; con chiaro senso avversa tivo. diversa = vie diverse . mercatores : erano i commercianti al- lingrosso, quelli che si occupavano di importazione ed esportazione di merci pregiate e che facevano lunghi viaggi in paesi lontani e pericolosi; insomma i mercatanti , di cui parla spesso Boccaccio. gravis annis = carico danni : giova ricordare che lobbligo del servizio militare si pro traeva molto a lungo, specialmente alla fine della Repubblica e nel I secolo dellImpero. Non era raro il caso di soldati con 40 e pi anni di faticoso servizio. fractus membra (accus. di relazione) = con le mem bra rotte dalla lunga {multo) fatica . Contra = al contrario , a sua volta . militia = la vita mili tare . concurritur = si va allas salto . momento = nello spa zio . cita (= rapida )... laeta (= gioiosa ) ; disposizione chiastica, che mette in risalto i due termini, cos diversi, fra i due aggettivi. iuris... peritus = lesperto di legge . 10-19. consultor = il cliente . ubi (temporale) = quando . ille, intendi agricola. datis vadibus = dopo aver dato malleveria : tratto a rispondere davanti ai giudici, il contadino aveva indicato dei malle vadori, i quali garantivano per lui, che cio si sarebbe presentato al giorno stabilito ; in caso contrario sarebbe stato condannato in contu macia e avrebbe danneggiato i suoi mallevadori. - extractus = trasci nato , tirato a forza . de genere hoc (= huius generis) : re miniscenza lucreziana e filosofica. adeo... multa : forma parentetica, per adeo multa sunt ut... valeant. delassare = sfiancare . Fabium : Q. Fabio Massimo di Narbona, ci dice Porfirione, era un cavaliere di parte pompeiana autore di alcuni libri di filosofia stoica. Evidentemente non riscuoteva le simpatie di Orazio, che lo trova troppo prolisso e ciarliero [loquacem). ne... morer (cong. di moror-morari) per non farti per dere tempo . Siquis deus : si tratta di Giove. Da buon epicureo Orazio riteneva che gli di vivessero felici negli intermundii, senza cu rarsi delle cose degli uomini, dalle quali sarebbe stata turbata la loro sere nit. Ma per un momento ammette, per assurdo, che il dio si interessi di questa povera umanit scontenta : di qui i verbi dicat... nolint, della pos sibilit (exemplum fictum). En LE SATIRE 365 iam faciam quod vultis ; eris tu, qui modo miles, mercator ; tu consultus modo, rusticus : hinc vos, vos hinc mutatis discedite partibus. Heia ! Quid statis ? ' nolint. Atqui licet esse beatis. Quid causae est, merito quin illis Iuppiter ambas 20 iratus buccas inflet neque se fore posthac tam facilem dicat, votis ut praebeat aurem ? Praeterea ne sic, ut qui iocularia, ridens percurram : quamquam ridentem dicere verum quid vetat ? ut pueris olim dant crustula blandi 25 doctores, elementa velint ut discere prima ; sed tamen amoto quaeramus seria ludo ; ille gravem duro terram qui vertit aratro, perfidus hic caupo, miles nautaeque, per omne audaces mare qui currunt, hac mente laborem 30 sese ferre, senes ut in otia tuta recedant, aiunt, cum sibi sint congesta cibaria : sicut parvola (nam exemplo est) magni formica laboris ore trahit quodcumque potest atque addit acervo, quem struit, haud ignara ac non incauta futuri. 35 ego = eccomi qua . qui modo (sott. eras) = che poco fa eri . statis = non vi movete . bea tis : concorda con un sottinteso i l l i s (pi normale sarebbe laccusativo). licet = sarebbe loro permesso . 20-29. Quid causae, ecc.; ordina : quid causae est quin Iuppiter, merito ( con buona ragione ) iratus illis, inflet ambas buccas et dicat se po sthac non fore tam facilem (= tanto tenero ) ut praebeat aurem votis (= ai loro desideri), ut... iocularia (= ut qui percurrit iocularia) = come chi snocciola sciocchezze . ne... per curram = per non continuare cosi . quamquam = per quanto ; in senso correttivo della precedente af fermazione. ridentem... verum : tale il genere satirico, che si propone di dire la verit, sferzando i vari difetti e provocando il riso di scherno su di essi. crustula = pasticcini , molto spesso confezionati in forma di lettere dellalfabeto, per indurre i pic cini ad apprendere... vogliosamente l abici (elemento... prima). doc tores = maestri. amoto_ludo = messo da parte Io scherzo . gravem... terram = le pesanti zolle . vertit = rivolta . perfidus = imbroglione ; la tentazione di tra sformare lacqua in vino stata, in ogni tempo, irresistibile. caupo = oste . 30-39. hac mente = con questa intenzione . senes ut = ut se nes. otia . tuta = riposo senza preoccupazioni . cibaria = di che vivere . parvola = piccolina : grazioso diminutivo, che non solo pre senta efficace contrasto con magni... laboris ; ma in bocca al rozzo conta dino, alloste imbroglione, al duro soldato, allo spregiudicato navigatore assme un tono di spiritosa ironia, che fa sorridere. nam... est (espres sione parentetica) = serve sempre da esempio . magni... laboris (= attivit ), genitivo di qualit. 366 Q,. ORAZIO FLACCO Quae, simul inversum contristat Aquarius annum, non usquam prorepit et illis utitur ante quaesitis sapiens, cum te neque fervidus aestus demoveat lucro neque hiems, ignis, mare, ferrum, nil obstet tibi, dum ne sit te ditior alter. 40 Quid iuvat immensum te argenti pondus et auri furtim defossa timidum deponere terra ? ' Quod si comminuas, vilem redigatur ad assem At ni id fit, quid habet pulchri constructus acervus ? Milia frumenti tua triverit area centum : 45 non tuus hoc capiet venter plus ac meus, ut, si reticulum panis venalis inter onusto forte vehas umero, nihilo plus accipias quam qui nil portarit. Vel dic, quid referat intra Quae = ma essa (con forte valore avversativo). simul (= simul ac) = non appena . inversum... an num = lanno che si volge , che ritorna a svolgersi . contristat = rende malinconico . Aquarius : la costellazione di gennaio sta ad indicare linvemo con lo squallore delle piogge e delle nevi ; donde il significato molto espressivo del verbo, non usquam = in nessun luogo . illis, neutro. ante = antea. sapiens = giudiziosa . fervidus aestus = il bollore dellestate ; sog getto di demoveat (potenziale = po trebbe smuoverti ), insieme con gli altri quattro nominativi che seguono. 40-49. nil (= nihil)... alter = nulla potrebbe esserti di ostacolo, pur ch un altro non sia pi ricco di te (alter, non a l i u s , perch idealmente il confronto sempre a due : lavaro e... gli altri). dum = dummodo. Quod = gli che , introduce lobie zione dellavaro. congiunzione cau sale ; ma altri lintendono come pro nome relativo (= at id). si com minuas = se cominciassi a toglierne (protasi della possibilit). vilem = misero . assem t lultima unit di misura delle monete romane, il cui prezzo difficilmente valutabile ; si potrebbe paragonare al nostro sol do (occorrevano 2 assi e 1/2 per fare un sesterzio). Milia... cen tum (sott. modium) = cento mila moggi : il moggio era misura di capacit per liquidi, che valeva poco pi di otto litri. triverit (da /ero, trivi, tritum, terere) = supponiamo che abbia trebbiato (quindi perf. congiuntivo concessivo ; ma potrebbe essere anche futuro anteriore, sempre con lo stesso significato). area = aia . non... hoc = non per questo . ac (= quam), si trova, di solito, con aggettivi o avverbi che indicano uguaglianza o disparit. reticulum = la reticella ; quando gli schiavi venivano condotti al mer cato, per esservi venduti (venales), o in occasione di qualunque viaggio, uno di essi, il pi forte, portava in una rete i pani per tutti ; ma quando si fermavano per il pasto, egli ne rice veva la stessa porzione degli altri. venalis inter (= inter v e n a l i s , ana strofe) = tra gli schiavi ; pi propriamente si riferisce a schiavi posti in vendita ( ven eo , passivo di vendo). onusto... umero = sulla spalla carica . si... forte vehas = LE SATIRE 367 naturae finis viventi, iugera centum an 50 mille aret ? ' At suavest ex magno tollere acervo Dum ex parvo nobis tantundem haurire relinquas, cur tua plus laudes cumeris granaria nostris ? Ut tibi si sit opus liquidi non amplius urna vel cyatho, et dicas ' magno de flumine mallem 55 quam ex hoc fonticulo tantundem sumere Eo fit, plenior ut siquos delectet copia iusto, cum ripa simul avolsos ferat Aufidus acer. At qui tantuli eget quantost opus, is neque limo turbatam haurit aquam neque vitam amittit in undis. 60 Ut bona pars hominum decepta cupidine falso ' Nil satis est ' inquit ' quia tanti quantum habeas sis ', quid facias illi ? iubeas miserum esse, libenter quatenus id facit : ut quidam memoratur Athenis se per caso tu portassi . quid referat = che cosa importa . 50-59. finis ( = f i n e s ) = limiti . - iugera : lo iugero era un appezza mento di terra pi che sufficiente per una modesta famiglia. Corrispon deva pressa poco a un quarto di ettaro, quanto cio una coppia di buoi (donde il nome) poteva arare in una giornata ; ma, in tempi di di latifondismo cos sviluppato e dan noso, poteva apparire uninezia. dum (= dummodo) = purch . tantundem = la stessa quantit . haurire (meglio, in prosa, haurien dum) = attingere . cumeris = cestelli . Ut tibi, ecc. = come se tu avessi bisogno di non pi duna brocca o di un bicchiere di acqua {urna, era una mezzanfora e poteva contenere circa 13 litri ; cyatho, presso a poco una capace coppa). mal- lem = preferirei (dellirrealt, per ch lideale interlocutore si trova ac canto a una piccola fonte, come si rileva dal dimostrativo che segue). Eo fit, ecc.; costruisci : eo fit ut ( da ci avviene che ) si copia plenior iusto delectet quos (= aliquos) ; ossia se qualcuno ha una brama esagerata. cum... acer = lOfanto vorticoso li trascina via (ferat), strappandoli in sieme con la riva : lOfanto (Aufidus) era il fiume che bagnava la sua Ve nosa, gettandosi poi nellAdriatico. Per quanto sia spesso asciutto, o al meno non pericoloso, il fiume della sua fanciullezza ricorre spesso alla mente di Orazio come vorticoso (acer) e impetuoso (violens, in Odi, I I I , 30?), forse nel ricordo di qualche piena occasionale. tantuli eget = si accontenta di quel tantino che gli basta . 60-69. turbatam = intorbidita . Ut =' dal momento che (la le zione at, accettata da alcuni editori, meno documentata). bona magna. decepta cupidine (in Ora- zio, contro luso comune, maschi le) falso = ingannata da false bra me . quia... sis = perch, tanto puoi valere (nella stima e nelle va lutazioni degli altri, donde il con giuntivo, a meno che non gli si dia valore potenziale) quanto possiedi (al cong. per attrazione) . iubeas = lascialo (sott. eum). quate nus = dal momento che . qui dam = un tale : non sappiamo 368 Q. ORAZIO FLACCO sordidus ac dives, populi contemnere voces 65 sic solitus : ' populus me sibilat, at mihi plaudo ipse domi, simul ac nummos contemplor in arca Tantalus a labris sitiens fugientia captat flumina. Quid rides ? Mutato nomine de te fabula narratur : congestis undique saccis 70 indormis inhians et tamquam parcere sacris cogeris aut pictis tamquam gaudere tabellis. Nescis quo valeat nummus ? quem praebeat usum ? Panis ematur, holus, vini sextarius, adde quis humana sibi doleat natura negatis. 75 An vigilare metu exanimem, noctesque diesque formidare malos fures, incendia, servos, ne te compilent fugientes hoc iuvat ? Horum semper ego optarim pauperrimus esse bonorum. At si condoluit temptatum frigore corpus 80 chi sia ; ma la determinazione di luogo (Athenis) fa pensare a una fonte greca, a una novella o meglio a una figura della Commedia Nuova. sordidus = spilorcio . voces = le critiche , i fischi . me sibilat : il verbo usato, contro il solito, transitivamente. Anche in Gre cia era duso fischiare in segno di disapprovazione, come testimoniano, tra gli altri, Platone e Demostene. a labris ; va con fugientia. cap tat = cerca di afferrare ; frequen tativo di conato. Tantalus : figlio di Giove e della ninfa Pluto (perso nificazione della ricchezza), fu dagli di accolto nel consesso celeste ; ma per una grave colpa commessa (chi dice per aver dato il nettare agli uomini ; chi per aver imbandito agli di un banchetto di ricambio con le carni del figlio Pelope), fu condannato a struggersi di fame e di sete immerso fino al mento in uno stagno, le cui acque si allontanavano dalle sue lab bra assetate quando si chinava per bere, e sotto un albero carico di frutti succulenti, i cui rami si sollevavano quando egli alzava le braccia nel vano tentativo di coglierli. 70-79. congestis, ecc. ; costruisci : i n d o r m i s inhians ( = a bocca aperta ) saccis congestis undique (= su sacchi doro accumulati da ogni parte). et tamquam, ecc. ; ordina : et cogeris parcere tamquam sacris (neutro = cose sacre ) aut gaudere tamquam tabellis pictis (= quadri ; che si possono ammirare, ma non mangiare). quo valeat = a che serve . ematur = si compri (esortativo, an che se alcuni lo ritengono potenziale). holus (gen. holeris) = verdura ; la piazza-mercato delle erbe era in Roma chiamata Foro olitorio. sextarius : circa mezzo litro. adde, ecc. = aggiungi tutte quelle cose senza le quali la natura umana potrebbe soffrire . An = forse che . ne te... iuvat = che non ti lascino sul lastrico fuggendo : questo ti pia ce ? . optarim (potenziale del pre sente) = io desidererei . 80-89. At si... corpus = ma se il corpo, preso dai brividi, ti si amma la ; introduce unobiezione in extre mis dellavaro, che si illude di poter trarre un frutto dalle ricchezze accu mulate, assicurandosi la premurosa assistenza di quelli che gli stanno LE SATIRE 369 aut alius casus lecto te adflixit, habes qui adsideat, fomenta paret, medicum roget, ut te suscitet ac reddat gnatis carisque propinquis . Non uxor salvum te volt, non filius ; omnes vicini oderunt, noti, pueri atque puellae. 85 Miraris, cum tu argento post omnia ponas, si nemo praestet, quem non merearis amorem ? An si cognatos, nullo natura labore quos tibi dat, retinere velis servareque amicos, infelix operam perdas, ut siquis asellum 90* in Campo doceat parentem currere frenis ? Denique sit finis quaerendi, cumque habeas plus, pauperiem metuas minus et finire laborem incipias, parto quod avebas, ne facias quod Ummidius quidam ; non longa est fabula : dives 95 ut metiretur nummos, ita sordidus ut se non umquam servo melius vestiret, ad usque supremum tempus, ne se penuria victus opprimeret, metuebat ; at hunc liberta securi divisit medium, fortissima Tyndaridarum. 100 intorno ; ma Orazio lo disincanta. lecto... adflixit (perf. di consuetu dine. come il precedente) = ti co stringe a letto . casus = acci dente . fomenta (cfr. foveo) pannicelli caldi . gnatis (arcaico per natis) = ai figli . noti = i conoscenti . pueri... puellae uomini e dpnne . post... ponas : tmesi. An = o forse . ami cos = affezionati . 90-99. infelix = inutilmente (sta per lavverbio). ut siquis, ecc.; ordina : ut si quis (= aliquis) doceat asellum currere in campo (sintende il Campo Marzio) parentem (da pareo = ubbidisco ) frenis. Denique = infine . quaerendi = di ac cumulare . cum... plus = sic come hai pi di prima . metuas... incipias : sono esortativi. parto (da pario) quod (= eo quod) = essen doti procurato quello che desideravi . ne facias (= ne feceris, imperativo negativo) = non fare (secondo altri invece sarebbe una negativa finale). Ummidius : non si sa nulla di lui, tranne quello che ci dice qui il poeta ; cio un avaraccio ricco sfondato, uc ciso con la scure da una sua liberta. fabula = la storia . metiretur da misurare a staia . ad usque = usque ad : iperbato. penuria victus (genitivo del sostantivo victus) = la fame . at = invece . 100-109. securi di v i si t = lo spac c in due con la scure . f or ti ssi ma ...T y ndari darum (Tyndaridae ma schile; il femminile sarebbe Tyndari- des) = come la pi forte dei figli di Tindaro : i figli di Tindaro e di Leda erano Castore, Polluce, Elena e Clitennestra. La liberta omicida paragonata a questultima, che non esit ad uccidere il marito Agamen none, appena tornato dalla guerra di 24 370 >. ORAZIO FLACCO ' Quid mi igitur suades ? ut vivam Naevius aut sic ut Nomentanus ? ' Pergis pugnantia secum frontibus adversis componere : non ego, avarum cum veto te fieri, vappam iubeo ac nebulonem. Est inter Tanain quiddam socerumque Viselli ; 105 est modus in rebus, sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum. Illuc, unde abii, redeo, qui nemo, ut avarus, se probet ac potius laudet diversa sequentis, quodque aliena capella gerat distentius uber, 110 tabescat, neque se maiori pauperiorum turbae comparet, hunc atque hunc superare laboret. Sic festinanti semper locupletior obstat, ut, cum carceribus missos rapit ungula currus, instat equis auriga suos vincentibus, illum 115 praeteritum temnens extremos inter euntem. Troia. Naevius : secondo Porfirione, Nevio fu un avaro preso di mira da Lucilio. Nomentanus : Cassio No mentano, sempre secondo Porfirione, fu uno scialaquatore prodigo e cra pulone, che divor in bagordi ben sette milioni di sesterzi. Pergis = ti ostini , continui . pugnan tia secum = cose che fanno a pugni tra loro . frontibus... componere = mettere di fronte (come fossero due lottatori). non... iubeo = non ti consiglio certo . : vappam = un buono a nulla . nebulonem : se condo Elio Stilone, presso Festo, co lui che non vale pi duna nebbia ; qui, per, con laggiunta polemica del lidea di dissoluto , scioperato . Est... Viselli = c un qualche cosa fra Tanai e il suocero di Visel- lio : due individui non altrimenti conosciuti, ma che presentavano ca ratteristiche anormali e opposte fra loro e che dovevano essere ben noti alla societ del tempo, se Orazio li introduce cosi come termini di para gone. modus =- limite , mi sura . quos... citraque = al di l e al di qua dei quali . rectum = la virt : sentenza meritamente fa mosa e che riassume tutta la bonaria saggezza di Orazio, anche se vi si trovano echi di sentenze antiche, attri buite ai Saggi della Grecia. Illuc... redeo = ritorno l donde sono parti to . qui = quomodo (come allinizio). ut avarus = come fa lavaro . se probet = sia contento di s . 110-121. aliena... uber = la ca pretta duna altro porta la poppa pi turgida (d i s t e n t i u s ) . tabescat = si strugga dinvidia . maiori... turbae = alla folla, ben maggiore, di quelli pi poveri di lui . festi nanti... obstat = a lui che si affretta si oppone sempre uno pi ricco . ut, cum, ecc.; ordina : ut cu m u n g u l a (= il cavallo ; la parte per il tutto : sineddoche) r a p i t c u r r u s m i s s o s (= la sciati liberi) c a r c e r i b u s (= le sbar re , dietro le quali si allineavano i cavalli in attesa della partenza) a u r i g a i n s t a t (= incalza , sta so pra ) e q u i s v i n c e n t i b u s suos. tem nens = non curandosi di quello sor passato e che se ne va tra gli ultimi ( e x t r e m o s i n t e r = i n t e r e x t r em o s ) ; la si militudine, pienamente calzante e giu- LE SATIRE 371 Inde fit ut raro, qui se vixisse beatum dicat et exacto contentus tempore vita cedat uti conviva satur, reperire queamus. Iam satis est. Ne me Crispini scrinia lippi 120 compilasse putes, verbum non amplius addam. statuente famosa, presa dalla vita quotidiana e da una esperienza molto comune per i Romani. Inde fit ut... queamus = da ci deriva che ben raramente possiamo trovare . exacto... tempore = soddisfatto del tempo trascorso . vita... satur = se ne vada dalla vita come un convitato sazio : immagine cara alla filosofia antica e che troviamo in Lucrezio (I II, 936-937), donde cer tamente la trasse Orazio. Iam satis est = ora basta ! : la chiusa brusca e inaspettata, come molto spesso in Orazio, che vuole linteresse sempre vivo e mordente ; unultima stoccata al povero Crispino e largo mento concluso. - scrinia = le cassette , la scrivania , diremmo noi. lippi = cisposo . Cri spini : Plozio Crispino si interess di filosofia stoica, di cui scrisse in prosa e in versi con tanta verbosit, da essere soprannominato cianciatore di virt . Orazio ne ricorda un difetto fisico, ma senza malignit, forse a in dicarne anche la miopia morale e in tellettuale. Tra laltro, siccome pure Orazio soffriva di congiuntivite, sem bra voler dire : non voglio imitare Crispino, al quale gi somiglio per quanto riguarda gli occhi . 372 Q. ORAZIO FLACCO 2. - IL PIO BEL VANTO (L 6) per Orazio, figlio dun umile liberto, quello di essere riuscito con i propri meriti a guadagnarsi l'amicizia di Mecenate, e per il padre di Orazio, quello di aver procurato al figlio una educazione che gli per mise in seguito di sedere a mensa con l'imperatore e con il suo illustre amico, discendente dei re etruschi. Tale l'argomento di questa satira nella quale tre figure grandeggiano nella loro squisita umanit : il potente ministro di Augusto, che sa distin guere il vero merito dell'uomo, non dalla nobilt del sangue, ma dall'one st del suo sentire; lumile, ma accorto liberto di Venosa, cui si rivolge il pi bell'elogio che mai figlio abbia tributato a chi gli aveva dato pi che il vivere, il viver bene; infine il poeta stesso, con la sua semplice verit fatta di umile riverenza, di orgogliosa fiducia, di soddisfatta bono ma. Fra tanta grandezza, chiude la satira uno squarcio di vita romana, del bel tempo antico, che consola : la giornata qualunque dun uomo qua lunque, cui lambizione non vela la gioia delle umili cose; un modello di moderazione, un consiglio per tutta, o quasi, lumanit sofferente, di cogliere con animo grato tutto quello che ogni giornata ci porta, senza esagerate aspirazioni o inutili rimpianti. La satira fu scritta certamente nei primi tempi dellamicizia e della fami* liarit con Mecenate, quindi fra il 38 e il 37 av. Cr. Non quia, Maecenas, Lydorum quidquid Etruscos incoluit finis, nemo generosior est te, 1-9. Non quia, ecc. ; costruisci : Maecenas, quia nemo Lydorum quidquid (= quotquot Lydorum) incoluit finis (fines) Etruscos est generosior te, et quod tibi fuit avus... non suspendis naso adunco, ut plerique solent, ignotos, ecc. e traduci : O Mecenate, per il fatto che nessuno fra tutti i Lidi che vennero ad abitare 1Etruria pi nobile (generosus colui che pu van tare un genus) di te, n perch tu hai degli antenati, da parte di madre e da quella di padre, che furono un giorno alla testa di potenti eserciti {legionibus non designa qui la forma zione militare propria dei Romani), non guardi tu dallalto in basso, come sogliono fare i pi, quelli di bassa origine (ignotos) come me, nato da un padre liberto . Lydorum : una tradizione riferita da Erodoto (I, 94) diceva che una parte dei Lidi dAsia, LE SATIRE 373 nec quod avus tibi maternus fuit atque paternus olim qui magnis legionibus imperitarent, ut plerique solent, naso suspendis adunco 5 ignotos, ut me libertino patre natum. Cum referre negas quali sit quisque parente natus, dum ingenuus, persuades hoc tibi vere, ante potestatem Tulli atque ignobile regnum multos saepe viros nullis maioribus ortos 10 et vixisse probos amplis et honoribus auctos ; contra Laevinum, Valeri genus, unde Superbus in tempi remotissimi, si era trasfe rita nellItalia settentrionale e stan ziata poi in quella che fu detta Etruria : anzi gli Etruschi sarebbero stati detti Tirreni dal re lidio Tirreno. A tale tradizione negarono fede Varrone e Dio nigi di Alicarnasso ; ma ad essa si at tennero poeti come C a t u l l o (c. XXXI), V i r g i l i o (En., I I , 781) e O r a z i o . Anzi il poeta di Venosa aveva tutte le ragioni per accettarla, perch dava cosi al suo nobile amico una origine di pi antica data e di pi leggendaria grandezza. avus... maternus : ri cordata prima la ascendenza materna, perch ad essa gli Etruschi attribui vano maggiore importanza. Per parte di madre Mecenate apparteneva alla gens Cilnia, che erano lucumoni di Arezzo, con autorit religiosa e mili tare su tutto il paese. Per questo, nella dedica delle Odi, Orazio lo dir atavis edite regibus. imperitarent : gioc indubbiamente anche la sug gestione lucreziana (I I I , 1026) nella scelta di questo imperiale frequen tativo, ma anche il fatto che il nor male imperarent, a causa del eretico ( w. ) non poteva entrare in un esametro. naso... adunco : frase proverbiale, che coglie laltezzoso at teggiamento di chi sollevando e ritraen do la testa, davanti a persona o cosa sgradita, sembra che la tiri su aggan ciata alluncino del suo naso, che si arriccia nella smorfia del disgusto. libertino : laggettivo, che ricorre pi volte e sempre con una sfumatura fra ironica e compiaciuta, accenna alla condizione giuridica di colui che, nato schiavo, era stato affrancato ed era quindi diventato libero. cum... negas = quando affermi che non importa (referre da refert, imper sonale, non da refero). dum inge nuus = purch sia nato libero : anche il figlio di un liberto era ingenuus di fronte a tutti. persuades = ti dimostri convinto di ci (hoc pro- lettico e anticipa loggettiva che segue m u l t o s . . . v i x i s s e ) . potestatem = il potere , specificato pi avanti in r e g n u m . Tulli : il sesto re di Roma, Servio Tullio, era figlio dun uomo oscuro e di una soffiava di guerra di C o r n i c u l u m , come ci riferisce Li vio (IV, 3-10). ignobile: per ipal- lage, attribuito a r e g n u m ; ma si deve riferire a T u l l i , come fosse i g n o b i l i s . 10-19. nullis... ortos = discenden ti da oscuri antenati . et... et = non solo... ma anche . Laevi num : P. Valerio Levino era discen dente da quel P. Valerio Publicola che, insieme con G. Bruto e Collatino, aveva provocato la cacciata di Tar quinio il Superbo e instaurata la libera repubblica nel 509 av. Cr. Valeri genus = Valerium ; che, per le tre brevi successive, non poteva entrare in un esametro. unde = a quo. 374 Q, ORAZIO FLACCO Tarquinius regno pulsus fugit, unius assis non umquam pretio pluris licuisse, notante iudice quo nosti populo, qui stultus honores 15 saepe dat indignis et famae servit ineptus, qui stupet in titulis et imaginibus. Quid oportet nos facere a volgo longe longeque remotos ? Namque esto, populus Laevino mallet honorem quam Decio mandare novo, censorque moveret 20 Appius, ingenuo si non essem patre natus : vel merito, quoniam in propria non pelle quiessem. Sed fulgente trahit constrictos Gloria curru non minus ignotos generosis. Quo tibi, Tilli, unius (dattilo, per sistole)... pretio = del valore dun solo asse . non... licuisse (dipende sempre da p e r s u a des ) non fu mai stimato pi : effettivamente si sa che Levino con dusse una vita molto disordinata e igno bile e non riusc ad ottenere che la questura. notante... populo = bol landolo in tal modo quel giudice che (quo = q u e m ) tu ben conosci (n o s t i = n o v i s t i ) , cio il popolo ; che tanto spesso vittima di preconcetti e di falsi rispetti. stultus = malac corto . honores = cariche pub bliche . famae... ineptus = scioc co, si fa schiavo della fama . stupet in = rimane a bocca aperta (per la meraviglia) davanti a . titulis : si chiamavano tituli le iscri zioni onorifiche apposte alle statue, ai sepolcri e alle imagines, che erano ritratti, in cera, di antenati che ave vano esercitato magistrature curuli. Quid... remotos = e che dob biamo fare noi, che dal popolo siamo quanto mai (longe longeque cor risponde a un superlativo) lontani ? . Namque esto = infatti, ammet tiamo pure che , da cui dipende il congiuntivo mallet in forma coordi nata, anzich subordinata. 20-29. Decio : casata illustre e fa mosa nella Roma repubblicana, dato che padre e figlio si immolarono per la patria. mandare = affidare . novo : si chiamava homo novus colui che non aveva antenati illustri e che, primo della sua famiglia (in questo caso P. Decio Mure, che nel 340, durante la guerra contro l lega sabina, si sacrific agli inferi, per assi curare la vittoria alle sue legioni), si presentava come candidato alle ca riche pubbliche. moveret - amo veret = mi radierebbe . Appius : Appio Claudio Pulcro fu un censore particolarmente severo ; nel 50 av. Cr. espulse dal senato per indegnit anche lo storico Sallustio, che poi fu rein tegrato nellordine da Cesare. vel merito = e con tutte le ragioni . non... quiessem = non me ne sarei stato tranquillo nella mia pelle : espressione derivata forse dalla favola dellasino, che si vest con la pelle del leone, o da quella della rana, che volle imitare il bue. constrictos incatenati . Gloria ( vox me dia) = la vanagloria . generosis : abl. di paragone : se gli sconosciuti (ignotos) si rassegnassero al loro oscuro- destino non si esporrebbero a tanti insuccessi e a vergognose ripulse. Quo tibi (sott. profuit) = a che ti valso . Tilli : personaggio quasi sconosciuto ; a detta di Porfirione, fu allontanato per volere di Cesare dal senato e vi ritorn dopo la morte LE SATIRE 375 sumere depositum clavom fierique tribuno ? 25 Invidia adcrevit, privato quae minor esset. Nam ut quisque insanus nigris medium impediit crus pellibus et latum demisit pectore clavom, audit continuo ' quis homo hic aut quo patre natus ? ' Ut, siqui aegrotet quo morbo Barrus, haberi 30 et cupiat formosus, eat quacumque, puellis iniciat curam quaerendi singula, quali sit facie, sura, quali pede, dente, capillo ; sic qui promittit civis, urbem sibi curae, imperium fore et Italiam, delubra deorum, 35 quo patre sit natus, num ignota matre inhonestus, omnis mortalis curare et quaerere cogit. ' Tune, Syri Damae aut Dionysi filius, audes deicere de saxo civis aut tradere Cadmo ? ' ' At Novius collega gradu post me sedet uno : 40 del Dittatore. sumere = ripren dere . depositum clavum : si allude alla toga pretesta che, orlata di porpora, gli adolescenti portavano fino a 16 anni e che deponevano per indossare la toga virile, senza orna mento alcuno. Veniva poi ripresa quando si iniziava la carriera pubblica (nel caso di Tillio, il tribunato mili tare o della plebe) con unampia stri scia di porpora sul petto (il latus clavus del v. 28). tribuno (= tri bunum) dativo, attratto da tibi ; alluso greco. ut quisque = non appena uno . insanus = preso da follia , per lambizione. nigris... pellibus = fascia met della gamba con le nere corregge : quattro strisce di pelle nera che allacciavano i rossi calzari dei magistrati fin sotto al ginocchio. demisit = lascia ca dere sul petto la larga striscia di porpora . - continuo = subito . 30-39. siqui, ecc. = se uno abbia la malattia di Barro : era costui un bellimbusto, famoso nelle cronache scandalistiche al tempo di Lucilio. La malattia cui si accenna di voler essere ammirato da tutti per la propria bellezza ed eleganza. eat qua cumque = pu andar dove vuole , parentetico ; secondo altri invece : do vunque egli vada e il congiuntivo sarebbe attratto dal verbo dellapo- dosi iniciat (= metterebbe ). curam = la smania . sura = polpaccio . pede : singolare per il plurale. sibi... fore = che si prender ogni cura . inhonestus = indegno di onore , disonorato . Tune (ne enclitico) = dunque, proprio tu ! . Syri... Damae... Dionysi : nomi comuni fra gli schiavi ; il primo designa il luogo dorigine. deicere (trisillabo) = precipitare dal la rupe Tarpea . Cadmo : secondo Porfirione, era il carnefice del tempo. 40-49. Novius : 1i g n o b i l i s , salito in grado, risponde che si sente qualcuno in confronto con laltro suo collega : egli liberto, cio ex schiavo ; io sono figlio di liberto. gradu... uno = un gradino dopo di me : in teatro, i senatori occupavano lorchestra ; i ca valieri sedevano nelle prime quattor dici file della cavea, ma senza distin zione tra loro. Da tale disposizione ha origine il detto, anche se non ade- 376 >. ORAZIO FLACCO namque est ille, pater quod erat meus ' Hoc tibi Paulus et Messalla videris ? At hic, si plostra ducenta concurrantque foro tria funera, magna sonabit cornua quod vincatque tubas : saltem tenet hoc nos. Nunc ad me redeo libertino patre natum, 45 quem rodunt omnes libertino patre natum, nunc quia sim tibi, Maecenas, convictor, at olim, quod mihi pareret legio Romana tribuno. Dissimile hoc illi est, quia non, ut forsit honorem iure mihi invideat quivis, ita te quoque amicum, 50 praesertim cautum dignos adsumere, prava ambitione procul. Felicem dicere non hoc me possim, casu quod te sortitus amicum : rente in tutto alla verit. Paulus... Messalla : due dei pi bei nomi di Roma, citati come tipi di personaggi molto ragguardevoli e famosi. Il pri mo (L. Emilio Paolo) apparteneva alla gens Aemilia ; il secondo (M. Va lerio Messalla Corvino) alla gens Va l e r i a . At hic = ma, almeno, costui : alla risposta vanesia e in consulta del presunto tribuno della plebe, lipotetico suo interlocutore ri sponde con unaltra pi sciocca an cora ; il suo collega Novio, almeno, ha un vocione da far sbalordire e da vincere il frastuono di 200 carri e tre funerali. plostra (= p l a u s t r a ) = carri . cornua... tubas : i fune rali in Roma erano molto rumorosi. saltem... nos = questo, almeno, ci incanta . rodunt = punzecchia no . nunc... sim (al congiuntivo, perch introduce il pensiero del sog getto della proposizione principale, non di Orazio) = ora perch sono tuo commensale (convictor) . olim : nel 42 av. Cr., a Filippi, Orazio aveva il grado di tribuno dei soldati. Tali tribuni erano sei per ogni legione e potevano a turno averne il coman do. Di solito a tale carica arrivavano giovani di illustri famiglie ; ma Bruto non poteva certo trovare tutto in pieno ordine quando arruol leser cito da opporre a quello dei trium viri. Dissimile... illi (dat. neutro) est = ma questo (il fatto cio di essere tuo amico) non ha nulla a che fare con quello (la carica ricoperta a Filippi) . quia non ecc. ; ordina e completa : quia, ut forsit (=forsitan, usato solo qui da Orazio) iure (= a buon diritto ) quivis invideat (poten ziale) honorem, non ita (iure invideat) te quoque amicum (= anche la tua amicizia ) ; il verbo invideo usato nel significato primo di guardo di malocchio , per questo si trova con laccusativo. honorem = la ca rica pubblica , ricoperta a Filippi, poteva senza dubbio apparire agli occhi di parecchie persone un tratto molto favorevole della fortuna ; ma lamicizia di Mecenate se lera gua dagnata lui con i suoi meriti. 50-59. praesertim cautum = tan to pi, guardingo come sei . ad sumere = prendere con te . pra va... procul = lontano da riprove voli raggiri : Mecenate cio non si lasciava prendere da raggiri nel con cedere la sua fiducia ; ma badava unicamente al merito. felicem = favorito dalla fortuna . casu... sortitus (con lomissione, molto rara, di sum) = che io abbia trovato pro prio per caso la tua amicizia . LE SATIRE 377 nulla etenim mihi te fors obtulit ; optimus olim Vergilius, post hunc Varius dixere quid essem. 55 Ut veni coram, singultim pauca locutus, infans namque pudor prohibebat plura profari, non ego me claro natum patre, non ego circum me Satureiano vectari rura caballo, sed quod eram narro. Respondes, ut tuus est mos, 60 pauca : abeo, et revocas nono post mense iubesque esse in amicorum numero. Magnum hoc ego duco, quod placui tibi, qui turpi secernis honestum, non patre praeclaro sed vita et pectore puro. Atqui si vitiis mediocribus ac mea paucis 65 mendosa est natura, alioqui recta (velut si egregio inspersos reprehendas corpore naevos), si neque avaritiam neque sordes nec mala lustra obiciet vere quisquam mihi, purus et insons, ut me collaudem, si et vivo carus amicis : 70 causa fuit pater his, qui macro pauper agello olim = un bel giorno . Varius : Vario Rufo fu poeta epico e tragico molto lodato ; amico intimo di Vir gilio, fu uno dei due esecutori testa mentari del poeta di Mantova. quid (pi modesto, ma anche pi vasto nel significato, di quis) = che sorta duomo. coram (sott. te), di solito indica stato in luogo = alla tua presenza . singultim = con parole mozze . infans... profari = la soggezione che toglie la parola {infans da in, negativo, e fari = di re ) mi impediva di dire di pi . non ego... non ego (anafora) : in tendi narro. circum : da unire a rara. vectari (frequentativo di vehi) = che mi facevo scarrozzare . Satureiano : Saturio era una loca lit del territorio di Taranto, dove si avevano estesi allevamenti di cavalli di buona razza. Laccenno in rap porto con il paese dorigine del poeta, non gi con leccellenza della caval catura. caballo : termine del la tino familiare giunto fino a noi, men tre dal nobile equus ci rimasto eque stre , equitazione . 60-69. nono... mense = nove me si dopo . turpi... honestum (neu tri, ma con significato ben concreto) = sai distinguere luomo onesto dal disonesto . patre... vita... pectore : sono ablativi di causa, dipendenti da p l a c u i . Atqui = eppure . si vitiis, ecc. ; costruisci : s i n a t u r a mea e s t m en d o s a (= macchiata ) v i t i i s m e d i o c r i b u s ac p a u c i s . la prima di tre protasi, la cui apodosi c a u s a f u i t . alioqui = ma per il resto . corpore = in corpore. repre hendas = volessi biasimare . naevos = ni . sordes = spi lorceria . lustra = cattive compa gnie . vere = a ragion veduta . purus, ecc. ; ordina : si vivo purus et insons (= senza macchia ) et carus amicis. 70-79. ut... collaudem = lascia che mi lodi , modestia a parte . his : neutro ; sta per harum virtu tum. macro... agello (diminutivo 378 Q. ORAZIO FLACCO noluit in Flavi ludum me mittere, magni quo pueri magnis e centurionibus orti, laevo suspensi loculos tabulamque lacerto ibant octonos referentes Idibus aeris ; 75 sed puerum est ausus Romam portare docendum artis quas doceat quivis eques atque senator semet prognatos. Vestem servosque sequentis in magno ut populo siqui vidisset, avita ex re praeberi sumptus mihi crederet illos. 80 Ipse mihi custos incorruptissimus omnis circum doctores aderat. Quid multa ? Pudicum, qui primus virtutis honos, servavit ab omni non solum facto, verum opprobrio quoque turpi ; nec timuit sibi ne vitio quis verteret, olim 85 si praeco parvas aut, ut fuit ipse, coactor di ager) = sebbene povero per il suo magro campicello . in... lu dum = alla scuola di Flavio : era questo, dunque, il maestro di scuola di Venosa, cui avrebbe potuto rivol gersi anche il padre di Orazio ; ma egli volle sottrarre il figlio allinevi tabile disagio in cui si sarebbe tro vato per la diversit di condizione con gli altri compagni e, forse anche, dargli una guida pi esperta e pi evoluta. magni... magnis : in senso ironico. centurionibus : a Venosa cera un forte presidio militare. I cen turioni costituivano laristocrazia del luogo e, si vede, sapendo di esserlo, ne menavano vanto. laevo... la certo = portando appese alla spalla sinistra la cartella e la lavagnetta in cerata (suspensi participio passivo, ma con valore mediale, come fosse gestantes suspensos loculos). tabu lam : serviva per scriverci i compiti e i dettati. octonos (distributivo)... aeris = portando, alle Idi, otto assi di rame ciascuno: le Idi (13 o 15 del mese) erano giorni di scadenze. artis... prognatos = quelle discipli ne che ogni cavaliere e ogni senatore farebbe insegnare ai suoi figli : tali la grammatica, la retorica, la poesia e la filosofia. sequentis = che mi accompagnavano . in magno ecc. = come succede in una grande citt . avita = derivante dagli avi ; quindi, di antica data . 80-89. crederet (potenziale del pas sato) = avrebbe potuto pensare . facto = azione . opprobrio... turpi = taccia infamante . nec timuit, ecc. = e s che non aveva da temere che qualcuno gli attribuisse a colpa se un giorno io avessi dovuto percepire (sequerer) miseri stipendi (m er ced es) come banditore o come esattore, quale era lui (praeco, ser viva nelle aste pubbliche per magnifi care gli oggetti in vendita e guadagnava abbastanza bene ; coactor era una specie di intermediario fra il venditore e il pubblico) : lidea di Orazio che nessuno avrebbe trovato a ridire che suo padre lo tenesse a Venosa per fargli fare il suo umile mestiere ; oppure anche che non ebbe paura che lo prendessero in giro per ledu cazione raffinata che dava a suo figlio, il quale non poteva nutrire speranze di grandi voli, fuori da Venosa. Il buon uomo voleva per suo figlio una LE SATIRE 379 mercedes sequerer ; neque ego essem questus. At hoc nunc laus illi debetur et a me gratia maior. Nil me paeniteat sanum patris huius, eoque non, ut magna dolo factum negat esse suo pars 90 quod non ingenuos habeat clarosque parentis, sic me defendam. Longe mea discrepat istis et vox et ratio ; nam si natura iuberet a certis annis aevum remeare peractum atque alios legere ad fastum quoscumque parentis 95 optaret sibi quisque, meis contentus honestos fascibus et sellis nollem mihi sumere, demens iudicio volgi, sanus fortasse tuo, quod nollem onus haud umquam solitus portare molestum. Nam mihi continuo maior quaerenda foret res 100 atque salutandi plures, ducendus et unus et comes alter, uti ne solus rusve peregreve grande cultura, anche se egli era un povero diavolo e se il figlio si sarebbe dovuto rassegnare ad umili mestieri : insomma, la cultura apprezzata in s e per s, indipendentemente dallutile che ne poteva derivare. E gli and bene, perch rese suo figlio tale da poter sedere a tavola con il padrone del mondo ed essere conteso fra Mece nate e Augusto. hoc = per que sta premura ; al tutto disinteressata. gratia = gratitudine . Nil... huius = io non potrei certo dolermi di un padre simile, finch avr senno {sanum) . eoque = e perci . 90-99. non, ut, ecc. ; costruisci e completa : non me defendam sic ut magna pars (quae) negat factum esse suo dolo (= che non avvenuto per colpa loro ) quod non habeat parentis ingenuos (= nati liberi) et claros ( = insigni) : difendersi in tal mo do, dice Orazio, sarebbe gi confes sare che una colpa avere genitori modesti. longe... ratio = il mio modo di parlare e di pensare molto diverso da quello di costoro {istis ab istis, comparatio compendiaria, per ab istorum ratione) . iuberet = per mettesse . aevum... peractum = ritornare allet trascorsa . le gere = scegliersi altri genitori per soddisfare lambizione (ad fastum), qualunque uno desiderasse per s . honestos = insigniti (da honos). fascibus : era linsegna del potere e, portati dai littori, precedevano con soli e pretori in Roma, proconsoli e propretori in provincia. sellis : le selle curuli , su cui sedevano le alte magistrature e le alte cariche, compresi i censori e gli edili, detti appunto curuli . tuo : sott. iudicio. haud... solitus = al quale non sono abituato . 100-109. continuo = subito : verrebbe cambiato tutto il sistema di vita. maior... res = maggiori sostanze . salutandi plures : sot tomettersi al supplizio della s a l u t a t i o m a t u t i n a da parte dei numerosi clienti (eventuali sostenitori nelle elezioni) e fare egli stesso la s a l u t a t i o a quelli pi in alto di lui. ducendus et = et ducendus. uti ne = per non . peregreve (lultima sillaba va elisa, nella lettura, con la sillaba iniziale della parola seguente, perch il ver- 380 . ORAZIO FLACCO exirem, plures calones atque caballi pascendi, ducenda petorrita. Nunc mihi curto ire licet mulo vel si libet usque Tarentum, 105 mantica cui lumbos onere ulceret atque eques armos ; obiciet nemo sordes mihi, quas tibi, Tilli, cum Tiburte via praetorem quinque secuntur te pueri, lasanum portantes oenophorumque. Hoc ego commodius quam tii, praeclare senator, 110 milibus atque aliis vivo. Quacumque libido est, incedo solus, percontor quanti holus ac far, fallacem circum vespertinumque pererro saepe forum, adsisto divinis ; inde domum me ad porri et ciceris refero laganique catinum. 115 Cena ministratur pueris tribus et lapis albus pocula cum cyatho duo sustinet, adstat echinus vilis, cum patera gutus, Campana supellex. so ipermetro) = o in viaggio . calones = stallieri . ducenda petorrita = condurre (o affittare) tan to di carrozze : erano a quattro ruote e molto usate in Gallia. curto = magro . mantica... armos = al quale la bisaccia scortichi col suo peso la groppa e il cavaliere i fianchi . sordes - spilorceria . Tilli : lo stesso ignoto del v. 24. Tiburte via : quella che da porta Esquilina portava a Tivoli ; la brevit del viag gio rende pi ridicola la sciocca tir chieria. lasanum = vaso da not te . oenophorum = la botticella del vino . 110-119. Hoc = per questo mo tivo . senator : ancora il fami gerato Tillio. milibus... aliis (neu tri, ablativi di causa) = per mille altri motivi (altri, sottintendendo hominibus, li intendono come ablativi maschili, che costituiscono un altro secondo termine di paragone ; frma variata del quam tu che precede). percontor... far = mi informo quan to costa la verdura e la farina . fallacem : imbroglione , perch sul far della sera era ritrovo di oziosi, di giocolieri e di marioli. vespertinum (= v e s p e r e ) = verso sera. -ad- sisto divinis = mi fermo ad ascol tare gli indovini . ad porri... catinum = ritorno al mio piatto di porri, di ceci e di frittelle . pueris tribus (dativo dagente) = da tre servi ; certamente pochi, quando tanti altri ne avevano a centinaia. lapis albus : una lastra di marmo delfico bianco sostenuta da tre piedi era a Roma di uso molto comune e, a detta di Porfirione, di poco prez zo. pocula = bicchieri . cya tho = mestolo , con il quale si attingeva il vino dal cratere per ver sarlo nelle coppe. adstat... echinus = c l accanto una saliera di poco prezzo : echinus significa riccio di mare ; si pensa che fosse un vaso o una saliera di quella forma. patra : coppa larga e poco profonda, serviva per le libagioni. gutus : recipiente con cui si stillavano liquidi sulla patera ; era di vetro con un collo lungo e sottile ed era chiamato cos perch il contenuto scendeva gutatim, goccia a goccia , come si conviene ai riti sacri. Campana supellex = LE SATIRE 381 Deinde eo dormitum, non sollicitus mihi quod cras surgendum sit mane, obeundus Marsya, qui se 120 voltum ferre negat Noviorum posse minoris. Ad quartam iaceo ; post hanc vagor aut ego lecto aut scripto quod me tacitum iuvet, unguor olivo, non quo fraudatis immundus Natta lucernis. Ast ubi me fessum sol acrior ire lavatum 125 admonuit, fugio Campum lusumque trigonem. Pransus non avide, quantum interpellet inani ventre diem durare, domesticus otior. Haec est vita solutorum misera ambitione gravique. His me consolor victurum suavius ac si 130 quaestor avus pater atque meus patruusque fuisset. stoviglie di Campania ; quindi di semplice terracotta e di poco prezzo. sollicitus = preoccupato . 120-131. obeundus Marsya che mi debba recare da Marsia ; la cui statua era nel foro, davanti alle bot teghe dei cambiavalute. Novio rum... minoris : il minore dei due fratelli Novii era un emerito stroz zino ; aveva la bottega l davanti alla statua di Marsia, il cui atteggia mento di coprirsi il viso per ripa rarsi dallira di Apollo, suggerisce ad Orazio che nemmeno Marsia, un sa tiro di Frigia, possa pi sopportare di vedere quel volto. ad quartam = fin verso le dieci . quod... iuvet = cosa che mi ricrei in si lenzio . non quo, ecc. = non per di quello con cui si spalma quel sozzone di Natta, che lo toglie dalle lucerne : Natta era uno sporco usu raio che per risparmiare si spalmava di olio rancido. Ast (raro in Ora- zio) : sta per at. acrior = piut tosto cocente . lusum... trigo nem = il gioco della palla ; in cui tre giocatori dispostisi a triangolo si lanciavano la palla, che era pure detta trigon. Pransus (part. pass, con valore attivo)... avide = dopo aver fatto una frugale colazione . quantum... durare = quel tanto che impedisca di passar la giornata a sto maco vuoto . domesticus otior = attendo alle mie faccende in casa . solutorum = di quelli che sono liberi . His = con questi prin cipi . conslor = spero . suavius ac, ecc. = pi piacevolmente che se mio nonno o mio padre o mio zio paterno fossero stati questori : la questura era la prima magistratura che permetteva di entrare in senato, il primo gradino della faticosa scala per raggiungere il potere e linfelicit, dice Orazio. 382 Q,. ORAZIO FLACCO 3. - GIORNATA NERA ! (I, 9) Basta un noioso incontro al mattino per guastare tutta la giornata. Qjtanta gente, che non conosce la misura, s'adopera per rendere insoppor tabile la vita ai loro simili, intenta unicamente al proprio interesse! Orazio incontra per la via Sacra un seccatore che, desiderando di essere presentato a Mecenate, non lo molla pi e snocciola davanti all'annoiato poeta tutti i suoi pregi. Qjiasi a farlo apposta, essi sono proprio all'op posto di quello che Orazio ammira e desidera in coloro che gli sono vicini. Dopo vani tentativi di liberarsene, gli viene in aiuto il dio dei poeti : un avversario, che lo cercava per condurlo davanti al giudice, s'imbatte in lui e lo trascina in tribunale : Orazio ben lieto di prestarsi come testimone e di vendicarsi cosi di quel noioso, che non ha saputo stare entro i limiti del buon senso e del buon gusto. La satira si svolge con leggerezza, brio e spiritosa efficacia in forma di dia logo e costituisce una vivace scena della commedia umana di tutti i tempi : fu composta da Orazio fra il 37 e il 35 av. Cr. quando la sua amicizia con Mecenate era divenuta stabile e nota a tutti. Ibam forte via Sacra, sicut meus est mos, nescio quid meditans nugarum, totus in illis. Accurrit quidam notus mihi nomine tantum, arreptaque manu ' quid agis, dulcissime rerum ? ' ' Suaviter, ut nunc est inquam Cum adsectaretur, ' numquid vis 1-9. Ibam... Sacra = me ne an davo a caso per* la via Sacra ; la quale, costeggiando il Palatino, con duceva al Campidoglio attraverso il foro. Aveva inizio l dove poi sarebbe sorto il Colosseo ; la percorrevano i trionfi ed era detta Sacra perch vi passavano i pontefici a far sacrifici in Campidoglio. Siccome attraversava il centro della citt, era il punto fa vorito di convegno degli sfaccendati. sicut... mos = come mia abi- ' et cupio omnia quae vis '. 5 ? ' occupo. At ille tudine ; di aggirarsi per il foro (cfr. I, 6a, 123). nescio (con la finale breve)... nugarum (= q u a s n u g a s ) pensando a non so quali fantasti cherie . Accurrit = mi si fa in contro . quid agis = come stai ? . dulcissime rerum = te soro mio , tra tutte le cose la pi cara . Suaviter... est = bene, almeno per il momento . Cum adsectaretur (frequentativo di s e q u o r ) = siccome mi si appiccicava alle LE SATIRE 383 ' noris nos ' inquit, ' docti sumus Hic ego ' pluris hoc ' inquam ' mihi eris Misere discedere quaerens, ire modo ocius, interdum consistere, in aurem dicere nescio quid puero, cum sudor ad imos 10 manaret talos. ' O te, Bolane, cerebri felicem ' aiebam tacitus, cum quidlibet ille garriret, vicos, urbem laudaret. Vt illi nil respondebam, ' misere cupis ' inquit ' abire : iamdudum video; sed nil agis: usque tenebo; 15 persequar. Hinc quo nunc iter est tibi ? ' 'Ni l opus est te circumagi : quendam volo visere non tibi notum ; trans Tiberim longe cubat is prope Caesaris hortos '. ' Nil habeo quod agm et non sum piger : usque sequar te '. Demitto auriculas, ut iniquae mentis asellus, 20 costole . occupo = lo preven go . noris (= noveris, cong. poten ziale)... sumus (plurale di falsa mo destia) = dovresti conoscermi ; sono un letterato . Hic = allora , a questo punto . pluris... eris = sar maggiore la mia stima per te ; come collega. Misere = inu tilmente . ire... consistere... di cere : sono infiniti storici descrittivi, da tradursi con fi presente o limperfetto indicativo. ocius = pi in fretta . 10-19. puero = allo schiavo ; che accompagnava Orazio, discretamente, nel suo vagabondare mattutino. talos = talloni : tale espressione viva ancor ora. O... cerebri (ge nitivo di causa) felicem = beato te, Bolano, per il tuo cervello (caldo) : non sappiamo chi fosse ; ma certo un carattere focoso, che non avrebbe esitato a risolvere lincresciosa situa zione senza tanti riguardi. taci tus = tra me e me . quidlibet... garriret = mentre quello ciarlava stuc chevolmente dogni cosa . vicos = strade . iamdudum video = da un pezzo me ne accorgo . usque tenebo = non ti moller un istante . Hinc... tibi = da qui, dove sei diretto ?... circumagi = che ti faccia fare un gran giro . visere = visitare . cubat = a letto, malato . prope... hortos : i giardini di Cesare, lasciati da lui in eredit al popolo romano come parco pubblico, erano al di l del Tevere, sul Gianicolo, di fronte allAventino ; non meno di unora dal punto in cui si trovava il poeta. usque = fino l. 20-29. auriculas : termine familiare (accanto al dotto aures) che pass nella nostra lingua, attraverso la de formazione volgare auriclas. ini quae = testarda ; caratteristica del lasino. cum... onus = quando si assoggetta col dorso a un carico piut tosto pesante . Si... novi. = se mi conosco bene , se non mi il ludo . Viscum : Vibio Visco era un cavaliere romano, amico di Otta viano e caro quindi anche ad Orazio. pluris : genitivo di stima. Varium : L. Vario Rufo fu poeta epico e tragico, amicissimo di Virgilio e di Orazio. pluris (= plures)... versus = scrivere pi versi di me e pi rapidamente : era la facilo neria che Orazio odiava pi cordial mente. membra movere = dan zare ; anche questa una qualit che Orazio non poteva certo apprezzare. invideat,.; canto = e canto poi in modo (quod) che anche Ermogene 384 q. ORAZIO FLACCO cum gravius dorso subiit onus. Incipit ille : ' Si bene me novi, non Viscum pluris amicum, non Varium facies ; nam quis me scribere pluris aut citius possit versus ? quis membra movere mollius ? invideat quod et Hermogenes, ego canto 25 Interpellandi locus hic erat : ' est tibi mater, cognati, quis te salvo est opus ? ' ' Haud mihi quisquam ; omnis composui ' Felices ! Nunc ego resto. Confice ; namque instat fatum mihi triste, Sabella quod puero cecinit divina mota anus urna : 30 hunc neque dira venena nec hosticus auferet ensis nec laterum dolor aut tussis nec tarda podagra ; garrulus hunc quando consumet cumque : loquaces, si sapiat, vitet, simul atque adoleverit aetas '. Ventum erat ad Vestae, quarta iam parte diei 35 praeterita, et casu tunc respondere vadato debebat ; quod ni fecisset, perdere litem. potrebbe invidiarmi : Ermogene Ti gellio era un cantautore del tempo, molto celebrato, che Orazio ricorda anche altrove (Sat., I, 2S, 4 ; 3a, 129). Interpellandi = di chiu dergli la bocca . quis (= quibus)... opus = che hanno bisogno che tu sia sano e salvo ? . Haud... quis- quam = non ho pi nessuno . composui (sott. sepulcro) = li ho seppelliti tutti . Confice = fini scimi ! . instat = mi persegui ta . Sabella, ecc.: ordina : quod mihi puero (= quandero ancor fan ciullo ) cecinit (da cono, verbo tecnico per le profezie) anus Sabella (= una vecchia di Sabina ) mota ( = dopo avere scossa ) urna divina : i Sabelli, popolazione dellAppennino centrale, erano facili a credere a presagi e sortilegi. 30-39. urna : era un recipiente di vario materiale che conteneva le sortes, laminette di bronzo o di piombo su cui erano incisi dei segni, che la sor tilega estraeva e interpretava, dopo aver ogni volta agitato lurna. hunc... auferet = porter via co stui ; cio : costui morir non per, ecc. laterum dolor = la pleu rite . tarda = che rende lenti (in senso attivo), inceppando le giun ture, soprattutto dei piedi. gar rulus = un ciarliero . quando... cumque (tmesi) = un giorno o lal tro . si sapiat = se sar sag gio , se avr sale in zucca . simul... aetas = non appena si sar fatta matura la sua et . ad Vestae (sott. aedem) : il tempio di Vesta, protettrice dello Stato e della famiglia, era sulla via Sacra, tra il colle Capitolino e il Palatino. Nei pressi del tempio cera il tribunale del pretore, dove il seccatore avreb be dovuto presentarsi in giudizio. Per questo egli prega Orazio di assisterlo. quarta... praeterita = erano pas sate le nove : i Romani dividevano il giorno dalle 6 alle 18 in dodici ore ; la notte in quattro vigiliae. vadato (= datis vadibus, abi. assol. con valore causale) = avendo dato malleveria , versata una cauzione . respondere (verbo tecnico) = ri spondere allappello in tribunale . LE SATIRE 385 ' Si me amas ', inquit ' paullum hic ades ' Inteream, si aut valeo stare aut novi civilia iura ; et propero quo scis ' Dubius sum quid faciam ' inquit, 40 ' tene relinquam an rem ' Me, sodes ' Non faciam ' ille, et praecedere coepit ; ego, ut contendere durum ' cum victore, sequor. ' Maecenas quomodo tecum ? ' hinc repetit. ' Paucorum hominum et mentis bene sanae ' Nemo dexterius fortuna est usus. Haberes 45 magnum adiutorem, posset qui ferre secundas, hunc hominem velles si tradere : dispeream, ni summosses omnis '. ' Non isto vivimus illic, quo tu rere, modo ; domus hac nec purior ulla est nec magis his aliena malis ; nil ' ditior hic aut est quia doctior perdere : sott. litem debebat. ades = assistimi . Inteream = che io muoia . valeo stare ( = adstare) se sono capace di assistere qualcuno in tribunale (secondo altri, se ce la faccio a stare in piedi ). novi = conosco . 40-49. propero = ho fretta di giun gere . tene = se te io debba la nciare o la lite (rem) . sodes (= si audes) = di grazia, per cortesia . ut (causale) = sicco me . Maecenas : ora il secca tore viene al sodo ; vuole essere presentato a Mecenate, ma Orazio fa le orecchie da mercante. quo modo tecum = in che rapporti con te ? . Paucorum... sanae (sott. homo est) = uomo di poche ami cizie e di mente molto fina (sono genitivi di qualit) : Orazio quindi elude la domanda e, fingendo di aver sentito sola la prima parola, si affretta ad elogiare Mecenate per la sua pru denza nellaccogliere gli amici e per labilit di scegliere solo quelli che hanno doti eccellenti di mente e di cuore. dexterius (sott. te) = pi abilmente di te : meglio intenderlo riferito ad Orazio. Se gli amici di Mecenate sono cos pochi e cos degni. mi officit, inquam, 50 est locus uni stata una bella fortuna per il poeta di Venosa entrare in s bella com pagnia. posset... secundas = po trebbe assecondarti . hunc homi nem (accennando a se stesso) corri sponde a me. tradere = presen tarmi . dispeream... omnis = chio muoia, se non li avresti gi soppiantati tutti (summosses = sum- movisses) ; bisogna sottintendere se tu mi avessi gi da tempo presentato : linvidia, morte comune delle corti, fa capolino fra le parole dellincauto sec catore, ma non fa breccia nellanimo del poeta. illic = col ; da Mecenate. rere (= reris) = come pensi tu . domus... ulla : magni fico elogio, che non basta per a dare ad Orazio lepiteto, poco decoroso, di poeta cortigiano, dato che la verit di tali parole fu confermata anche dal giudizio dei secoli. 5Q-59. nil (= nihil)... officit = non mi nuoce affatto . ditior... doc tior : i possessi di beni e le diverse capacit intellettuali costituiscono il principale incentivo per le differenze fra gli uomini ; ma non nelleletta compagnia di Mecenate. quia : posposto per anastrofe ad est, va in teso anche prima di ditior. locus.. 25 386 Q>. ORAZIO FLACCO cuique suus ' Magnum narras, vix credibile ' Atqui sic habet ' Accendis, quare cupiam magis illi proximus esse '. ' Velis tantummodo ; quae tua virtus, expugnabis ; et est qui vinci possit eoque 55 difficilis aditus primos habet ' Haud mihi dero : muneribus servos corrumpam ; non, hodie si exclusus fuero, desistam ; tempora quaeram, occurram in triviis, deducam. Nil sine magno vita labore dedit mortalibus. ' Haec dum agit, ecce 60 Fuscus Aristius occurrit, mihi carus et illum qui pulchre nosset. Consistimus. 'Vnde venis et quo tendis ? ' rogat et respondet. Vellere coepi et prensare manu lentissima bracchia, nutans, distorquens oculos, ut me eriperet. Male salsus 65 ridens dissimulare ; meum iecur urere bilis. 'Certe nescio quid secreto velle loqui te aiebas mecum '. ' Memini bene, sed meliore tempore dicam ; hodie tricesima, sabbata : vin tu suus = un posto adatto a lui . sic habet (sott. se res) proprio cos . Velis, ecc. = solo che tu lo voglia . virtus (sott. est) = valentia . est qui = tale che . eoque, ecc. = per questo ha difficili i primi approcci ; cio, fa che sia difficile accostarsi a lui, perch sa di essere fin troppo affa bile. I primi approcci per poter en trare nella stima di Mecenate sono stati rievocati con candore e affet tuosa semplicit nella satira VI, 55 segg. dero (= deero) = verr me no . tempora = il momento op portuno . occurram in- triviis gli andr incontro ai crocicchi delle strade . deducam = lo accom pagner a casa . 60-69. Fuscus Aristius : amico inti mo di Orazio, era eccellente gram matico, valente critico letterario e ce lebrato autore drammatico ; ma spi rito un po bizzarro e burlone. qui... nosset (= novisset) = tale che conosceva molto bene quel tipo ; con valore quindi consecutivo. Consistimus = ci fermiamo . tendis = sei diretto . veliere pizzicare , riferito a bracchia (altri pensa di sottintendere togam, dando al verbo il senso di tirare ). pren sare (= prehensare) manu = strin gere forte con la mano . lentis sima = completamente inerti : Fu sco fingeva di non sentire nulla, di non accorgersi di nulla. nutans = ammiccando (frequentativo da un disusato nuere = far cenni con il capo ). Male salsus = quel bric cone ; che fa dello spirito (ricordare i sales di Plauto) a danno degli altri {mede). meum... bilis = intanto la bile mi bruciava il fegato . Certe, ecc.; ordina : certe aiebas te velie loqui mecum nescio quid. tricesima, sabbata = oggi il trenta del mese ed sabato : due circostanze che, tanto pi in coincidenza, facevano di vieto agli ebrei di por mano ad affari di qualunque genere. vin = oisne. LE SATIRE 387 curtis Iudaeis oppedere ? ' ' Nulla mihi ' inquam 70 ' religio est ' At mi : sum paulo infirmior, unus multorum. Ignosces ; alias loquar Huncine solem tam nigrum surrexe mihi ! Fugit improbus ac me sub cultro linquit. Casu venit obvius illi adversarius et ' quo tu turpissime ? ' magna 75 inclamat voce, et ' licet antestari ? ' Ego vero oppono auriculam. Rapit in ius ; clamor utrimque, undique concursus. Sic me servavit Apollo. 70-78. curtis = circoncisi . op pedere = fare offesa . religio = scrupolo religioso . At mi (= at mihi religio est) = ma io si . infirmior : sott. te. ignosces (futuro con valore di imperativo) = mi per donerai , scusami . alias = un altro momento . Huncine (= hunc, pi la particella esclamativa ne, con linserzione di un i eufonico) ... sur rexe (= surrexisse) = che questo giorno sia spuntato per me cos ne ro ! . sub cultro = sotto il col tello . quo (sott. tendis)... turpis sime = dove te ne vai, pezzo da galera ? . licet antestari (rivolto ad Orazio) = posso prenderti come testimonio ? . oppono auriculam = gli offro lorecchio : si riteneva che il lobo dellorecchio fosse la sede della memoria (ne parla P l i n i o i l V e c c h i o , Nat. hist., XI, 251) e con questo gesto si voleva forse rammen tare al testimone il suo dovere. Sic... Apollo : frase rimasta prover biale e che, derivata da Omero, era stata ripresa da Lucilio. Orazio chiude in bellezza con lintervento a suo fa vore del dio dei poeti. 388 ORAZIO FLACCO 4. - CHE MI CONSIGLI, AVVOCATO ? ( I l , 1*) Il primo libro dei sermones, reso pubblico nel 35 av. Cr., aveva suscitato in Roma pareri molto discordi : c'era chi lo biasimava perch troppo violento e pieno di acredine e chi invece lo trovava troppo dimesso, privo di spirito e di nerbo. Orazio, mentre saccinge a pubblicare il secondo libro delle Satire nel 30 av. Cr., si difende con acuto senso di humour e signorile distacco, da pari suo. Immagina di consultare un avvocato, linsigne giurista C. Trebazio Testa, e chiede a lui come si debba comportare di fronte alle contrastanti opinioni del volgo. Il giu reconsulto gli d un responso semplice e schietto: staitene quieto! ; ma il poeta se non scrive muore. Allora gli consiglia di cantare le lodi di Augusto in pace e in guerra; e alla protesta di Orazio che si dichiara impari all' impresa e si sente spinto, sull esempio di Lucilio, a sferzare gli indegni, gli predice vita breve e, magari, il risentimento sdegnoso dei potenti amici. Perch, dice il Poeta, dovrebbe capitare a me quello che non capit a Lucilio con i suoi illustri protettori, che anzi gli diedero tante dimostrazioni di stima e di affetto? Ognuno si difende come pu; la natura stessa che a ci ci spinge: io adopero larma del verso e solo se sar provocato. Bada, per, insiste Trebazio, che ci sono leggi che puniscono quelli che scrivono versi cattivi . Ma se io li scrivo buoni e tali li trova Augusto ? Allora, conclude lavvocato, tutto finir in una risata e vi sar non luogo a procedere. La satira, in forma dialogica come tutte quelle del secondo libro, una delle pi fini e spiritose che Orazio abbia composto ; forse, anzi, lultima in ordine di tempo e la pi perfetta (lappellativo di invictus dato ad Ottaviano nel verso 11; laccenno ai Parti del v. 15 e lespressione indice Caesare del v. 84, ci riportano con molta probabilit allanno 30 av. Cr.) ; sicch, mentre costituisce la presentazione del secondo libro, segna allo stesso tempo il con gedo di Orazio dalla poesia satirica. Ma un addio blando, sorridente (non ostante alcune feroci espressioni), che prelude al mondo intimo e un po malinconico delle Odi. LE SATIRE 389 ' Sunt quibus in satira videar nimis acer et ultra legem tendere opus ; sine nervis altera quidquid composui pars esse putat similisque meorum mille die versus deduci posse. Trebati, quid faciam praescribe ' Quiescas ' Ne faciam, inquis, 5 omnino versus ? ' ' Aio ' Peream male, si non optimum erat ; verum nequeo dormire ' ' Ter uncti transnanto Tiberim, somno quibus est opus alto, 1-9. quibus... videar = cui sem bra che nella satira io sia troppo mordace (acer) ; la prima volta che Orazio adopera la parola satira a designare le sue prime composizioni (che altrove definir pi volentieri sermones) e la ripeter ancora solo una volta nella satira 6del 1. II, al v. 17. ultra legem : qui sin tende il giusto limite , che si im pone anche al genere satirico ; ma in bocca a un avvocato il termine acqui sta un significato pi vivo e pi pre ciso e con tale significato si concluder brillantemente il consulto. - tendere opus = che io spinga il mio la voro . altera : va con pars. sine nervis : la forma un po disa dorna e familiare dellesametro, spesso rotto e ostacolato nel ritmo, poteva ap parire come indice di trascuratezza a un lettore disattento, tanto da to gliere interesse e vigore a quanto vi si dice, pure concettosamente. meorum : al genitivo per indicare identit. deduci = se ne possono filare ; cio buttar gi . mille- versus = mille versi in un giorno : ad Orazio, che rimproverava a Lucilio leccessiva facilit di comporre magari 200 versi in unora, senza lavoro di lima, senza il pur necessario fren dellarte , chiss come sar bruciata tale considerazione degli sprovveduti critici ! Trebati : C. Trebazio Testa era un insigne giureconsulto, nato a Velia, in Lucania, nell89 av. Cr., molto amico di Cicerone, che nel 54 Io present a Cesare e gli indirizz molte lettere familiari, nelle quali ce lo rappresenta come persona affabile e arguta, buon nuotatore e altrettanto buon bevitore ; quale del resto risulta anche dalla presente satira. Perch Orazio avr scelto proprio lui ? Non certo solo per la sua fama di giurista, di cui rimane traccia imperitura nelle Pandette ! Forse per il suo luogo dorigine ? Certo che lamabile dialogo dei due Lucani (Orazio e Trebazio), dominato dallautorit altamente bo naria di Lucilio, nato in Campania, ci appare come una spiritosa congiura di meridionali a danno degli arci gni, ma indifesi Romani. Quiescas = sta zitto , smetti ; cong. esor tativo. Ne faciam = che io non faccia . Aio = proprio cosi . Peream male = chio muoia di mala morte . erat = sarebbe (riferito al presente, mentre luso pi comune offre limperfetto per il falso condizionale del passato). verum = ma . Ter... transnanto (impe rativo futuro, proprio delle leggi) = attraversino per tre volte (ter nu mero magico sia nella medicina, che nella retorica e nella matematica) a nuoto il Tevere, dopo essersi ben spalmati dolio (uncti) . alto = 390 >. ORAZIO FLACCO inriguumque mero sub noctem corpus habento. Aut si tantus amor scribendi te rapit, aude 10 Caesaris invicti res dicere, multa laborum praemia laturus ' Cupidum, pater optime, vires deficiunt : neque enim quivis horrentia pilis agmina nec fracta pereuntis cuspide Gallos aut labentis equo describit vulnera Parthi 15 ' Attamen et iustum poteras et scribere fortem, Scipiadam ut sapiens Lucilius ' Haud mihi dero, cum res ipsa feret ; nisi dextro tempore, Flacci verba per attentam non ibunt Caesaris aurem, profondo . mero = vino pu ro . sub noctem = verso sera . 10-19. 'aude = abbi il coraggio . Caesaris invicti : Ottaviano, che non poteva esser detto cos se non dopo la battaglia di Azio (31 av. Cr.) e la conseguente campagna dEgitto. res = le imprese . laturus - e ne riporterai ; senza il valore finale, che ha di solito il participio futuro. Cupidum : intendi me, co struzione regolare di deficio. pater : s gi detto che Trebazio aveva 25 anni pi del Poeta ; ma non solo il motivo dellet quello che lo in duce a tale affettuoso appellativo. neque... describit = non da tutti poter cantare . horrentia... agmi na = le schiere irte di giavellotti , intendendo armi , in genere, come aste e lance. fracta... cuspide = che muoiono per la punta dellasta che si spezza nella ferita . Gallos : da poco domati (50 av. Cr.), avevano dato molto filo da torcere ai Romani. Parthi : erano i pi fieri e indomiti nemici di Roma ; battuti di Ventidio Basso, erano sempre in fermento. iustum... fortem (sott. Caesarem) = la giustizia e lenergia di Cesare Augusto ; letter. celebrarlo come giu sto e forte . poteras = potre sti . Scipiadam (patronimico elle nizzato, perch il latino S c i p i t i , co stituendo un eretico , non poteva entrare nellesametro) : era Scipione Emiliano, adottato dal figlio del grande Africano. Nato nel 185 av. Cr., mor nel 129 ed ebbe intorno a s una vera e propria corte, in cui primeggiavano appunto Lelio, Lucilio e Polibio, il grande storico greco. Lucilius : nato a Suessa Aurunca e vissuto fra il 180 e il 100 av. Cr., fu il pi importante scrittore di Satire (30 libri, andati perduti) prima di Orazio, che lo accusa di facilonera, ma ne apprezza lintel ligenza, lonest e la franchezza a tutta prova. Haud... dero (= deero) non verr meno a me stesso , non trascurer nulla . res ipsa = le circostanze . dextro = opportu no . Flacci : il cognome di Orazio, oscuro e di origine servile, che il Poeta oppone intenzionalemente al grande nome di Cesare, per amore di contrasto, come a dire di un Fiacco qualunque . attentam = sollecita , pronta alla critica ; oppure, come altri vuole, intenta sempre a grandi cose. LE SATIRE 391 cui male si palpere, recalcitrat undique tutus. 20 ' Quanto rectius hoc, quam tristi laedere versu Pantolabum scurram Nomentanumque nepotem, cum sibi quisque timet, quamquam est intactus, et odit ' Quid faciam ? Saltat Milonius, ut semel icto accessit fervor capiti numerusque lucernis ; 25 Castor gaudet equis, ovo prognatus eodem pugnis ; quot capitum vivunt, totidem studiorum milia : me pedibus delectat claudere verba Lucili ritu, nostrum melioris utroque. Ille velut fidis arcana sodalibus olim 30 credebat libris, neque si male cesserat usquam 20-29. cui... palpre (= palperis, cong. della possibilit) = se lo acca rezzi in mal punto . undique tutus = mettendosi sulla difensiva da ogni parte : con tono molto con fidenziale paragona Ottaviano a un focoso destriero, che, se lo si acca rezza contro pelo, sferra calci da ogni parte. hoc : sott. est. tristi = maligno. Pantolabum, ecc. : il verso 11 della satira I, 8a. Pantolabo (= prendi tutto , dal greco) era il soprannome dun famoso parassita, Mallio Verna, perch non rifiutava mai nulla. scurram = scrocco ne . Nomentanum : Cassio No mentano fu uno scialacquatore (nepo tem), che sperper la sua sostanza per soddisfare la gola e i suoi pia ceri. cum (esplicativo)... timet = poich ognuno teme per s . Saltat = si mette a danzare . Milonius : personaggio sconosciuto, che, quando alzava troppo il gomito, soleva darsi a danze scomposte e i Romani consideravano sconveniente la danza. ut semel (= semel ut, ite rativo) = tutte le volte che . icto = colpito dal vino . ac cessit : riferito a fervor (= il calore del vino ) significa monta alla testa ; riferito invece a numerus vuol dire si accresce (perfetto di con suetudine) ; traduci = quando i fumi del vino gli salgono alla testa anneb biata e cresce il numero delle lucerne ; cio, ci vede doppio . ovo... eodem = suo fratello gemello ; os sia Polluce. pugnis (abl. di pu gnus) : sott. gaudet = ha la passione per il pugilato : Castore e Polluce, nati da Giove e da Leda, pure essendo gemelli, avevano tendenze molto di verse. quot capitum, ecc.: ordina e completa : quot milia capitum vivunt, totidem milia sunt studiorum (= in clinazioni , passioni). pedibus... claudere verba = chiudere le parole entro i ritmi dun verso . ritu = alla maniera , secondo lesem pio . melioris : superiore, in ge nerale, ad Orazio e a Trebazio. 30-39. Ordina : l l e o l i m ( ai suoi tempi ) c r e d e b a t a r c a n a (= confi dava i suoi segreti ) l i b r i s v e l u t f i d i s s o d a l i b u s . neque... usquam alio (entrambi avverbi di moto a luogo) = non ricorrendo ad alcun altro rifu gio . si male cesserat (sott. q u i d a l i q u i d ) se gli andavano male le 392 Q,. ORAZIO FLACCO decurrens alio, neque si bene : quo fit ut omnis votiva pateat veluti descripta tabella vita senis. Sequor hunc, Lucanus an Apulus anceps (nam Venusinus arat finem sub utrumque colonus, 35 missus ad hoc, pulsis, vetus est ut fama, Sabellis, quo ne per vacuum Romano incurreret hostis, sive quod Apula gens seu quod Lucania bellum incuferet violenta) : sed hic stilus haud petet ultro quemquam animantem et me veluti custodiet ensis 40 vagina tectus : quem cur destringere coner tutus ab infestis latronibus ? O pater et rex Iuppiter, ut pereat positum robigine telum, nec quisquam noceat cupido mihi pacis ! At ille qui me commorit (melius non tangere, clamo), 45 flebit et insignis tota cantabitur urbe. cose . si bene : sott. cesserat (piuc cheperfetto di consuetudine). omnis votiva, ecc. : ordina : omnis vita se nis (= del vecchio Lqcilio ) pateat ( = appaia ) velat descripta votiva tabella (= in un quadro votivo): questi erano quadretti, spesso rozzi e ingenui, che si appendevano come ex voto alle pareti del tempio e in cui erano raffigurati i particolari, cui si riferiva la grazia ricevuta. an ceps : forse impersonale (Porfirione lo intendeva come incertum est) oppure predicato maschile riferito a ego, soggetto sottinteso di sequor : ira- duci : non so bene : Orazio non sa se ritenersi lucano o pugliese, dato che il Vulture, alle cui falde Venosa, proprio sul confine delle due re gioni. finem... utrumque (= sub Jinem utriusque regionis) = ara i suoi campi sul confine delluna e dellaltra regione . ad hoc : Venosa fu fon data nel 292 av. Cr. dai Romani, che avevano di l scacciato gli Irpini (i Sabelli, di cui si parla), popola zione fiera e ribelle di razza sanni- tica. missus = deductus, termine tecnico per le colonie. quo ne affinch non ; il quo pleonastico. per vacuum = attraverso un pae se vuoto di abitanti . Romano (sing. collettivo) incurreret = facesse incursione contro i Romani . sive quod (= aliquod), va con bellum. sed... stilus = questo mio stilo : stilus era lasticciola con cui si scri veva sulle tavolette cerate ; ma anche il pugnale pronto alloffesa e alla di fesa. haud... ultro = non assa lir per primo , senzessere pro vocato . 40-49. animantem = anima vi va , essere vivente . destrin gere = sguainare . cur... coner = perch dovrei tentare . tu tus = se sono al sicuro dallassalto dei malandrini . ut = utinam. robigine = per la ruggine . nec... noceat = e nessuno mi stuzzichi, ch io desidero la pace . com morit ( = commoverit, fut. anter.) = mi provocher . flebit (= do- l e b i t ) = avr da piangere . in- LE SATIRE 393 Cervius iratus leges minitatur et urnam, Canidia Albuci, quibus est inimica, venenum, grande malum Turius, siquid se iudice certes. Ut quo quisque v.alet suspectos terreat utque 50 imperet hoc natura potens, sic collige mecum. Dente lupus, cornu taurus petit : unde, nisi intus monstratum ? Scaevae vivacem crede nepoti matrem : nil faciet sceleris pia dextera : mirum, ut neque calce lupus quemquam neque dente petit bos ; 55 sed mala tollet anum vitiato meile cicuta. Ne longum faciam : seu me tranquilla senectus expectat seu Mors atris circumvolat alis, dives, inops, Romae, seu fors ita iusscrit, exsul, quisquis erit vitae scribam color '. ' O puer, ut sis 60 signis = segnato a dito, sar dileg giato (c a n t a b i t u r ) . Cervius : pare fosse una spia, che avrebbe accusato, falsamente, di omicidio G. Domizio Calvino, console nel 53 av. Cr. iratus = quando sinfuria . ur nam = la sentenza dei giudici . Canidia : la strega malefica, sden tata evocatrice dei morti, di cui si parla a lungo nella satira 8a del I libro. Albuci... venenum = il veleno che serv ad Albucio : un illustre ignoto che avrebbe avvelenato chi dice la madre, chi la moglie. qui bus = illi quibus. Turius : forse un giudice o un pretore, che si valeva della magistratura per fare le proprie vendette. Lenumerazione serve ad Orazio per dimostrare che ognuno, bene o male, si difende come pu, con i mezzi che sono a sua disposi zione, e perch non il poeta ? siquid... certes = se hai un pro cesso, di cui egli giudice . 50-59. Ut... utque (introducono due interrogative indirette, dipendenti da collige mecum) = convieni con me che ciascuno cerca di atterrire coloro che sospetta suoi nemici con le armi che possiede (quo... valet) ed la forza della natura (natura potens) che cosi comanda . dente (sing. col lettivo) = con le zanne . petit = assale . unde, nisi, ecc. = don de hanno imparato questo, se non dallistinto interiore (intus) ? . Scae vae : non si sa chi sia ; certo uno che, preso da sfrenata brama di eredit, aveva avvelenato sua madre. viva cem = che si ostina a vivere . nepoti = allo scialacquatore . nil... sceleris = non si macchier dun delitto . pia dextera : con feroce sarcasmo chiamata pia la mano del matricida, perch non gli bastato lanimo di compiere il suo esecrabile gesto con la forza ed ri corso invece allarma del veleno ; sic ch cattiva . la cicuta, non lui ! sed... cicuta = ma la trista cicuta toglier di mezzo la vecchia avvele nandole il miele . seu... alis = sia che la Morte mi voli intorno con le nere sue ali . seu fors (= vel, si fors)... iusserit = se cos vorr il destino . 60-69. quisquis... color = qualun que abbia ad essere la condizione della 394 q. ORAZIO FLACCO vitalis metuo et maiorum nequis amicus frigore te feriat ' Quid P cum est Lucilius ausus primus in hunc operis componere carmina morem, detrahere et pellem, nitidus qua quisque per ora cederet, introrsum turpis, num Laelius aut qui 65 duxit ab oppressa meritum Carthagine nomen ingenio offensi aut laeso doluere Metello famosisque Lupo cooperto versibus ? Atqui primores populi arripuit populumque tributim, scilicet uni aequus virtuti atque mia vita, continuer a scrivere : vitae color pare tragga origine dalla consue tudine dei Traci, i quali (lo riferisce P l i n i o i l V e c c h i o , VII, 131) segnava no con pietre bianche i giorni felici e con pietre nere quelli infelici ; donde anche il romano dies albo signanda la- pillo. puer : replica affettuosa, ma un po burlesca, al pater del v. 12 ; Ora- zio era sui 35 anni ! vitalis = di lunga vita . ut... metuo = temo che tu non sia... e che (ne) . maio- rum... amicus = ne quis (= aliquis) ex maioribus (= potenti ) amicis. frigore = con la sua freddezza ; ossia : ti tolga il calore della sua amicizia . cum = dal momento che . in hunc... morem = in questo genere letterario . detra here... pellem = e strappare la ma schera . nitidus = tutto bello . per ora (sott. civium) cederet (= in cederet) = camminava a testa alta dinnanzi agli occhi dei cittadini . introrsum turpis = marcio di den tro . Laelius : G. Lelio, detto sapiens, per la sua tendenza stoica, fu console nel 140 av. Cr. Legato al lAfricano Minore da unamicizia di venuta proverbiale, protagonista del dialogo ciceroniano De amicitia. qui duxit... nomen = colui che trasse il soprannome dalla distruzione di Car tagine ; lEmiliano che, avendo di- eius amicis. 70 strutto Cartagine nel 146 av. Cr., si acquist per meriti propri quellappel lativo di Africano, che gi per legge gli spettava, essendo stato adottato dal figlio del vincitore di Annibaie. ingenio = per quellindole mordace. offensi sott. sunt. laeso (da laedo, laesi, laesum, laedere)... Metello = si dolsero per gli attacchi contro Metello : Q_. Cecilio Metello Mace donico, console nel 143 av. Cr., era avversario politico dellAfricano Mi nore; ma la loro inimicizia fu sempre contenuta nei limiti della pi serena obiettivit, come sappiamo da C i ce r o n e (De Off., I, 87). famosis = ingiuriosi . Lupo : L. Cornelio Lentulo Lupo fu console nel 156 e cen sore nel 147 av. Cr.; contro di lui Lucilio scrisse una violenta satira per sonale, la prima, di cui ci restano vari frammenti. cooperto = sep pellito . arripuit = sferr , cri tic . tributim = trib per tri b : tutte le classi di Roma, senza alcuna distinzione fra patrizi e plebei. 70-79. scilicet = naturalmente , (da scire licet). aequus = rispet toso verso la virt (virtuti) : ci giunta di Lucilio, attraverso il cri stiano Lattanzio (Div. inst., VI, 5-2) una magnifica definizione ed esalta zione della virt, che riassume in s tutta la predicazione stoico-cinica ; ma LE SATIRE 395 Quin ubi se a volgo et scaena in secreta remorant virtus Scipiadae et mitis sapientia Laeli, nugari cum illo et discincti ludere, donec decoqueretur holus, soliti. Quidquid sum ego, quamvis infra Lucili censum ingeniumque, tamen me 75 cum magnis vixisse invita fatebitur usque invidia, et fragili quaerens inlidere dentem offendet solido, nisi quid tu, docte Trebati, dissentis ' Equidem nihil hinc diffindere possum ; sed tamen ut monitus caveas, ne forte negoti 80 incutiat tibi quid sanctarum inscitia legum : si mala condiderit in quem quis carmina, ius est iudiciumque ' Esto, siquis mala ; sed bona siquis che non si sa a quale libro delle satire appartenesse. a volgo et scaena (= a scaena volgi) = dalla scena della vita pubblica . remorant (= remo verant,, iterativo) = si ritiravano in un luogo appartato (secreta) . virtus... sapientia = il valoroso Sci pione e il saggio e mite Lelio : co strutto perifrastico caro ad Omero (mitis genitivo). nugari = scher zare . discincti = in mani che di camicia , diremmo noi : un antico commentatore riferisce che Lelio sorprese Lucilio, nel triclinio, mentre inseguiva Scipione a colpi di tova gliolo intorno ai divani, che erano ai lati della sala. donec = in attesa che fossero ben cotti gli erbaggi (de coqueretur holus) ; cio che fosse pron ta la cena frugale, di verdura. infra... censum : Lucilio era cavaliere romano (possedeva quindi almeno 400.000 sesterzi) e personaggio molto autorevole ; Orazio si sentiva al di sotto {infra) di lui nelluna cosa e nel laltra. invita... invidia = gli in vidiosi, pur contro voglia, riconosce ranno in ogni caso {usque) che io sono vissuto in familiarit con uomini di grande levatura {magnis) . fra gili... solido = e credendo di affon dare il dente nel tenero, incontreranno {invidia = invidi) del duro . nisi... dissentis a meno che tu non abbia qualche cosa da obiettare . Equidem = a dire il vero . hinc... diffindere = da questo tuo ragionamento staccare qualche cosa : ossia, qualche cosa da obiettare . 80-87. ut... caveas ne = affinch tu sia avvertito e stia in guardia che . - ne_ legum = lignoranza delle leggi sancite non ti procuri {iniciat) qualche brutto tiro {negoti, gen. parti- tivo ; quid = aliquid) . si... mala = se uno comporr versi cattivi con tro qualcuno { q u e m , quis = aliquem, aliquis) : effettivamente gi le leggi delle XI I tavole (450 av. Cr.) colpi vano di morte quelli che componevano versi che portassero infamia ad altri, si intendesse realmente carmi diffa matori o non piuttosto mali sorti legi , che gettavano il malocchio. ius est> ecc. = c la legge e il tri bunale ; per punirlo. siquis mala : sott. condiderit {condo nel senso di compongo ) : Orazio finge di avere inteso in tuttaltro modo ; nel senso che debba essere punito chi compone 396 Q,. ORAZIO FLACCO iudice condiderit laudatus Caesare ? siquis opprobriis dignum latraverit, integer ipse ? ' 85 ' Solventur risu tabulae, tu missus abibis versi cattivi , cio brutti ,. arti sticamente parlando. Ma questa non era certo il caso suo, che li faceva buoni , e come ! iudice... Cae sare : nel duplice senso di giudice letterario e di giudice civile , dato che nel 30 av. Cr. Cesare Ottaviano aveva avocato a s il diritto di diri mere tutte le cause giudiziarie, diven tando cosi iudex unus. opprobriis dignum = degno di essere sferzato . integer = senza macchia . Solventur... tabulae = si sbelliche ranno dalle risa le tavole della leg ge : tabulae, per, secondo Porfirio- ne, sarebbero i seggi dei giudici che si sconnetteranno per il gran ri dere ; secondo altri tabulae indiche rebbe laccusa formulata contro Ora- zio ; addirittura il... corpo del reato, cio le satire stesse di Orazio ; al tri ancora lo interpreta come geniti vo, ecc. Daltra parte, la chiusa, cos inaspettata e vivace, si presta ad ogni pi arguta supposizione. mis sus = prosciolto . LE SATIRE 397 4. - LA GIOIA PIO GRANDE (II, 6) per Orazio, memore della sua Venosa adagiata alle pendici del Vulture, quella di abbandonare la vita agitata di Roma e rifugiarsi nella sua villa di Sabina, alle falde del monte Lucretile, rallegrata dalle fresche onde della Digentia e dal garrulo chioccolio duna. fonte dacqua viva, nei pressi di Mandela. Gliel'aveva donata nel 33 av. Cr. Mecenate e, a detta di Svetonio, nessun dono poteva essere accolto con pi entu siasmo di quello del poeta, il quale nel dolce ritiro amava trascorrere la maggior parte del suo tempo, senza preoccuparsi delle rimostranze del munifico donatore, che lavrebbe voluto sempre con s. Da quel bel giorno sono trascorsi circa tre anni; ma il tempo non fa che accrescere lamore di Orazio per la sua villa e la gratitudine verso lamico, ed ecco la pre sente satira, in cui, pi che un ringraziamento a Mecenate, i la gioia di comunicare a lui la propria gioia, di fargli toccare con mano quanto apprezzi il favore che gli ha fatto, dandogli modo di abbandonare la vita cittadina e di vivere cosi a contatto con la vita semplice e serena dei campi. Gli descrive, quindi, una delle sue giornate cittadine, piene di assillo e di seccature, e, di contro, la pace e la libert che gode in Sabina. Non ci sono a Mandela le comodit che si possono avere in Roma? Ma c molto, molto di pi; e lo dimostra la favola del topo di campagna che si lascia indurre dal topo cittadino a tentare la grande avventura; ma mal gliene incolse! Questa satira, la pi bella di tutte e una delle composizioni pi belle del* lintera letteratura nostra, fu scritta nel 30 av. Cr., come lascia intendere lac cenno (vv. 55-56) alla distribuzione dei campi ai reduci dalla battaglia di Azio, distribuzione avvenuta nellinverno dellanno 31-30. Non dialogata, come le altre del libro I I ; ma si svolge con grande abi lit e con una tale lepidezza e perfezione, che prelude al mondo cos intimo delle Epistole. La favola poi dei due topolini un gioiello di arte narrativa e di raffigurazione psicologica, a cui si ispirarono tutti i favolisti che seguirono, da La Fontaine al Gozzi, da Trilussa a Pancrazi, che limitarono certo, ma non luguagliarono mai. 398 Q, ORAZIO FLACCO Hoc erat in votis : modus agri non ita magnus, hortus ubi et tecto vicinus iugis aquae fons et paulum silvae super his foret. Auctius atque di melius fecere. Bene est. Nil amplius oro, Maia nate, nisi ut propria haec mihi munera faxis. 5 Si neque maiorem feci ratione mala rem nec sum facturus vitio culpave minorem ; si veneror stultus nihil horum ' o si angulus ille proximus accedat, qui nunc denormat agellum ! O si urnam argenti fors quae mihi monstret, ut illi 10 thesauro invento qui mercennarius agrum illum ipsum mercatus aravit, dives amico Hercule ! ' si, quod adest, gratum iuvat, hac prece te oro : ' Pingue pecus domino facias et cetera praeter ingenium, utque sles custos mihi maximus adsis '. 15 1-9. in votis = nei miei deside ri . modus = misura , esten sione . non... magnus = non tanto grande . hortus ubi = ubi hortus (iperbato). tecto... fons = una polla dacqua sorgiva vicino alla casa (fons, in Orazio, consi derato maschile). silvae = un po di bosco . super his (sott. rebus) = oltre a ci , come fosse praeter haec (c per chi pensa a una specie di locativo : sopra queste , cio a monte della casa, del giardino e della fonte ). Auctius (cfr. augeo) = di pi . di : quali di ? Mecenate e Ottaviano ? Meglio lin determinato poetico. Maia nate = o figlio di Maia : Mercurio pro tettore dei sbiti guadagni e dei com mercianti ; ma anche dei poeti, come interpreti della molteplice attivit uma na. ut... faxis (arcaico per feceris, proprio delle preghiere, in questo caso coti valore di presente) = che tu mi renda stabili (propria) questi doni . Si (= siquidem) = se vero che . ratione mala = con male arti . rem = la mia sostanza . nec... facturus = n ho intenzione di far la . vitio culpave = per colpa o trascuratezza . si... horum = se non sono cos stolto da fare qual cuna di queste preghiere . o si = utinam . accedat = mi si aggiun gesse . denormat = rende disu guale : sulle spesso inconsulte pre ghiere che si rivolgevano agli di, si diffonder, pi tardi, A. P ersi o F l ac c o (S a t . , 2). 10-19. O si... fors quae (= si aliqua fors) = se un caso fortunato . u t illi, ecc. = come a quel tale che, lavorando a mercede (mercennarius), avendo scoperto un tesoro, dopo aver comperato (mercatus) quel campo stesso lo ar, diventando ricco, con il fa vore di Ercole : Ercole era consi derato custode dei tesori e identificato con il dio italico Incubone, che la fantasia popolare immaginava vegliante accosciato sui tesori nascosti sotto terra (cfr. anche Petronio, 38). gratum (neutro) iuvat = mi rende soddisfatto ; ma c chi Io intende come maschile, riferito a un sottin teso me (= fa piacere a me, ricono scente ). te oro : si rivolge a Mer curio. pingue : gioca sul doppio senso dellaggettivo, che, riferito a cose, vuol dire grasso , prospero , men- LE SATIRE 399 Ergo ubi me in montis et m arcem ex urbe removi, quid prius inlustrem satiris Musaque pedestri ? Nec mala me ambitio perdit nec plumbeus Auster autumnusque gravis, Libitinae quaestus acerbae. Matutine pater, seu lane libentius audis, 20 unde homines operum primos vitaeque labores instituunt (sic dis placitum), tu carminis esto principium. Romae sponsorem me rapis : ' Heia, ne prior officio quisquam respondeat, urge '. Sive Aquilo radit terras seu bruma nivalem 25 interiore diem gyro trahit, ire necesse est. Postmodo, quod mi obsit clare certumque locuto tre riferito allingegno vuol dire ot tuso ; tanto pi che Mercurio as sommava in s le prerogative di pro tettore del bestiame e di protettore delle attivit dello spirito (cfr. Odi, I, 10a). in arcem = in questa rocca ; la sua villa di Sabina. removi = mi sono allontanato . inlustrem = dovrei io cantare . satiris... pedestri = con la modesta Musa delle mie satire (facendo unen diadi) : laggettivo pedestri indica che la sua Musa si avvicina alla prosa, non differisce, cio, molto dai lin guaggio comune ; appunto per questo egli chiamer sermones le sue satire. ambitio : nel senso etimologico di andare in giro , darsi da fare , per non mancare ai doveri che, pi o meno, incombono su tutti coloro che vivono in citt, per poter conser vare il proprio decoro. perdit = mi porta a rovina . Auster : il vento di scirocco, che snerva la persona e la prostra per stanchezza. gravis = malsano ; lautunno la stagione delle febbri malariche, spesso mortali. Libitinae : la dea della morte e dei funerali ; i necrofori erano detti libitinari. quaestus = fonte di guadagno . acerbae = pre matura . 20-29. M aturi ne pater = o padre del mattino : il dio che dava inizio al giorno, come la Mater Matuta, di vinit italica identificata con laurora. seu... audis = o Giano, se cosi preferisci esser chiamato : Giano era il dio romano che presiedeva allini zio e alla fine di ogni cosa (giorno, anno, guerra, ecc.) ; per questo era raffigurato bifronte. Il suo tempio in Roma si chiudeva solo quando su tutti i fronti regnava la pace. unde = a quo. operum = delle loro attivit . placitum : sott. est. Romae = quando sono a Ro ma : comincia la descrizione di una giornata qualunque passata in citt. sponsorem a far malleveria ; per qualche amico, davanti al pretore. rapis = trascini a forza . Heia (= suvvia ), ecc.: sono parole che Giano sussurra al dormiente, perch si affretti a fare il suo dovere verso lamico, prima che ci vada un altro e gli tolga la possibilit di essergli utile. Aquilo : il vento del Nord, la Tramontana. bruma... trahit = sia che linverno tragga il giorno pieno di neve in un giro pi breve : bruma (da brevissuma dies, breuma) il giorno pi breve dellanno. quod... obsit = quello che potrebbe nuocer mi : se lamico non si presentava al pretore, egli avrebbe perduto la cau zione. clare... locuto (sott. mihi, riferito a luctandum) = dopo aver 400 Q,. ORAZIO FLACCO luctandum in turba et facienda iniuria tardis. ' Quid vis, insane, et quas res agis ? ' improbus urget iratis precibus : ' tu pulses omne quod obstat, 30 ad Maecenatem memori si mente recurras Hoc iuvat et melli est, non mentiar. At simul atras ventumst Esquilias, aliena negotia centum per caput et circa saliunt latus. ' Ante secundam Roscius orabat sibi adesses ad Puteal cras 35 ' de re communi scribae magna atque nova te orabant hodie meminisses, Quinte, reverti '. ' Imprimat his cura Maecenas signa tabellis '. Dixeris : ' experiar ' si vis, potes ', addit et instat. Septimus octavo propior iam fugerit annus, 40 detto a voce chiara e decisa, devo farla a pugni con la folla . tardis = a quelli che vengono dopo e quindi si assiepano alle sue spalle. improbus urget = un cattivone mi investe . 30-39. pulses (potenziale) = rove- sceresti . Hoc iuvat : s, risponde Orazio, il pensiero di Mecenate mi fa un gran piacere ; mi scende come miele ad addolcire il fiele della vita. atras... Esquilias = al malinconico Esquilino : sullEsquilino, Mecenate aveva fatto costruire la sua fastosa dimora proprio l dove da secoli era il sepolcreto della plebe e, nonostante lopera di dissodamento per il nuovo edificio, restavano ancora tombe ina lienabili di famiglia, che rendevano il luogo non propriamente allegro. ventumst s sott. ad io sono giun to (sott. a me). aliena negotia = brighe degli altri . Ante secun dam (sott. horam) prima delle ot to : sappiamo, invece, che Orazio amava trattenersi a letto fin verso le dieci (Sat., 6a, 122) ; non era piccolo quindi il sacrificio che faceva per lamico. Roscius orabat = Ro scio ti pregava : sono parole che Orazio ripete a se stesso, come uneco di quelle che qualche tempo prima (di qui limperfetto) ha udito da un amico qualunque (di questo Roscio non sappiamo nulla), che sollecitava la sua presenza presso il pretore. adesses = che tu lo assistessi . Puteal : piccolo pozzo che si costruiva intorno a un luogo ritenuto sacro, perch colpito dal fulmine. Nel foro ce nerno due: uno di essi, il Puteal Libonis, era proprio vicino al tribu nale del pretore e l si davano appun tamento gli uomini di affari e di legge. de re = trattandosi duna questione , per un ordine del gior no , diremmo noi. scribae = gli scrivani ; quando volevano ottenere migliorie o riconoscimenti, si rivolge vano a Orazio, memori che egli era stato scriba quaestorius e conosceva bene quindi i problemi della catego ria. reverti = di ritornare : in dica che il poeta non disdegnava la compagnia dei colleghi e partecipava spesso alle loro adunanze. Impri mat, ecc.; costruisci e completa : cura (ut) Maecenas imprimat signa (= pon ga la sua firma , o metta il suo sigillo ) his tabellis (= a queste carte : da Plinio il Vecchio sappiamo che il sigillo di Mecenate era una rana. dixeris (= si dixeris) se anche tu gli dici , hai un bel dire tu . experiar = mi prover . 40-49. Septimus, ecc. = sar ben LE SATIRE 401 ex quo Maecenas me coepit habere suorum in numero, dumtaxat ad hoc, quem tollere raeda vellet iter faciens et cui concredere nugas hoc genus : ' Hora quota est ? Thraex est Gallina Syro par ? Matutina parum cautos iam frigora mordent 45 et quae rimosa bene deponuntur in aure. Per totum hoc tempus subiectior in diem et horam invidiae noster. Ludos spectaverat una, luserat in Campo : ' Fortunae filius ! ' omnes. Frigidus a rostris manat per compita rumor : 50 quicumque obvius est, me consulit : ' o bone (nam te scire, deos quoniam propius contingis, oportet), numquid de Dacis audisti ? ' ' Nil equidem '. ' Ut tu presto passato il settimo anno, pi vicino allottavo, da quando . dumtaxat... hoc = unicamente per questo . quem... vellet (= ut vellet me) = per aver uno da pren dere in carrozza (reda) . con credere = affidare . hoc genus : forma avverbiale per huius generis. Thraex... Gallina il trace Galli na ; certo, soprannome dun famoso gladiatore, mentre laltro, Syro, pure gladiatore, deriva dal paese di origine. rimosa = piena di fessure : na turalmente, Orazio voleva tranquilliz zare i suoi grandi amici che egli non faceva indiscrezioni sulle notizie, di cui veniva senza dubbio a conoscenza. Epcolo quindi a protestare che egli nulla sa, nulla dice, che le sue conver sazioni con loro riguardano il tempo, gl scherzi della stagione, lo sport, argomenti innocenti e di tutto riposo. Mecenate avr abbozzato un sorriso sornione ; ma la buona fede del poeta era certo fuori discussione e la gra zia, in tanta semplicit e modestia, troppo accattivante perch non fosse tentato di credervi. subiectior : sott. fuit. noster = il nostro uomo ; espressione molto bonaria con cui accenna a s stesso. specta verat : ha valore condizionale. una : intendi cum Maecenate : li vedevano spesso, in affettuosa compagnia, assi stere ai giochi in teatro o al Circo. l user at = se giocava : in Campo Marzio Orazio soleva giocare alla palla (Sat., I, 6a, 126), gioco che pia ceva molto anche a Mecenate (Sat., I, 5a, 48). omnes : sott. dicebant. 50-59. Frigidus... rumor = una notizia che fa venire i brividi . a rostris : era la tribuna popolare nel foro, delimitata da due colonne rostrate (dette cos perch por tavano infissi i rostri , o speroni, delle navi nemiche catturate) che era vicinissima alla Curia, dove si radunava il senato. I messi che giungevano dalle varie parti del lImpero venivano subito introdotti nella Curia ; ma quasi sempre si riu sciva ad avere delle indiscrezioni, che tosto si diffondevano per tutta la citt, quando non erano addirittura i magistrati che uscivano e, dalla tribuna, davano le notizie pi sensa zionali. manat... compita = si diffonde per i crocicchi . obvius est (sott. mii) = mincontra . deos : erano gli amici suoi, Otta viano e Mecenate ; tale scherzosa adulazione doveva certo farli sorri dere. propius (compar. di prope) contingis = pratichi pi da vicino gli di . de Dacis : i Daci, che 26 402 Q,. ORAZIO FLACCO semper eris derisor ! ' ' At omnes di exagitent me, si quicquam ' Quid ? militibus promissa Triquetra 55 praedia Caesar an est Itala tellure daturus ? ' I urantem me scire nihil mirantur, ut unum scilicet egregii mortalem altique silenti. Perditur haec inter misero lux non sine votis : O rus, quando ego te aspiciam quandoque licebit 60 nunc veterum libris nunc somno et inertibus horis ducere sollicitae iucunda oblivia vitae ? O quando faba Pythagorae cognata simulque uncta satis pingui ponentur holuscula lardo ? abitavano sulla riva sinistra del Da nubio (lodierna Romania), erano stati dalla parte di Antonio e nellinverno del 31-30 av. Cr. era corsa voce che preparassero una violenta offensiva contro lItalia, approfittando del disor dine provocato dalla battaglia di Azio. Ut (esclamativo) tu... deri sor = come sarai sempre il solito burlone!. si quicquam, sott. au divi. militibus, ecc.; ordina : Cae sar daturus est ( = intende dare ) praedia promissa militibus ex tellure Triquetra (=i n Sicilia) an tellure Itala (=i n I talia)?: ai soldati che avevano combattuto contro An tonio erano state promesse delle terre ; ma nellinverno 31-30 av. Cr. non si sapeva ancora se tali terre sareb bero state loro assegnate in Sicilia o in Italia (la distribuzione poi ebbe luogo in Italia, con il sequestro delle campagne appartenenti ai fautori di Antonio). La Sicilia chiamata tel lus Triquetra, come troviamo in Lu crezio (I, 716), per le sue tre punte, che terminano con i promontori di Pachino, Peloro e Lilibeo. Iuran tem (oggetto di mirantur) = quando io giuro... mi ammirano . unum... mortalem = come lunico uomo al mondo . egregii... silenti (no tare la diversa grafia del genitivo : libera, secondo la regola, nellagget tivo ; contratta nel sostantivo) = di straordinario e profondo silenzio . Perditur (unico esempio del passivo di perdo, in luogo del comune pereo) sinonimo di consumitur. haec inter = inter haec (iperbato). mi sero (sott. mihi) dativo di svantag gio. lux = la giornata . 60-69. veterum libris = con le opere dei antichi : intende i clas sici greci, quali Platone, Menandro, Eupoli, Archiloco (cfr. Sai., I I , 3, 11-12) e Omero (cfr. Epist., I, 2a). ducere... vitae = sorbire lentamente il dolce oblio della vita assillante (sollicitae) : splendido verso, duna bellezza sognante, cui dona efficacia la posizione delle parole : i dolci obli sognati sono come tenuti prigionieri dalle preoccupanti necessit della vita. Pythagorae cognata = parente di Pitagora : Pitagora vietava severamente ai sucri discepoli di cibarsi, tra laltro, delle fave. Forse perch, dice Cicerone, questa carnosa leguminacea provoca un gonfiore piuttosto nocivo alla tran quillit della mente ; o forse perch la teoria della metempsicosi lo por tava a credere che nelle fave si po tesse racchiudere lanima di qualche parente. uncta, ecc.; ordina : ho luscula (diminutivo di holus - iris = linsalatina ) satis uncta (= cui basta come condimento ) pngui lardo (= la rido). ponentur (= apponentur ) = LE SATIRE 403 O noctes cenaeque deum, quibus ipse meique 65 ante Larem proprium vescor vernasque procaces pasco libatis dapibus. Prout cuique libido est, siccat inaequalis calices conviva solutus legibus insanis, seu quis capit acria fortis pocula seu modicis uvescit laetius. Ergo 70 sermo oritur, non de villis domibusve alienis, nec male necne Lepos saltet ; sed, quod magis ad nos pertinet et nescire malum est, agitamus, utrumne divitiis homines an sint virtute beati, quidve ad amicitias, usus rectumne, trahat nos 75 et quae sit natura boni summumque quid eius. Cervius haec inter vicinus garrit anilis ex re fabellas. Siquis nam laudat Arelli sollicitas ignarus opes, sic incipit : ' Olim mi verranno imbandite . deum = deorum. meique = e i miei ami ci . ante larem : il focolare (su cui era la piccola edicola con i Lari protet tori della casa) era in cucina e appunto in tale luogo confidenziale Orazio convita i suoi amici (uomini, non certo raffinati, del vicino contado), anzich in sala da pranzo. vernas... procaces = gli schiavi impertinenti; si chiamavano vernae (molto incerta letimologia) gli schiavi nati in casa, i quali acquistavano maggiore dime stichezza e confidenza che non gli altri. libatis = appena toccate . Prout (monosillabo)... est = come a ciascuno piace . inaequalis calices = tazze diverse ; in rap porto alla quantit di acqua con cui veniva allungato il vino. Di solito, nei banchetti che si rispettavano era il simposiarco , che stabiliva la proporzione (ad es. due misure di acqua e una di vino) e tutti bevevano il vino allungato in uguale misura. Tra amici, invece, e nei simposii agresti di Orazio, ognuno beveva il vino come lo preferiva, pi o meno schietto. solutus... insanis = li bero da sciocche regole ; delleti chetta, diremmo noi. c api t = su mit. fortis = forte bevitore . acria = coppe generose . 70-79. seu... laetius = sia che preferisca bagnarsi lugola (uvescit) con vino pi leggero (modicis) . Ergo = com naturale . nec male, ecc.; ordina : nec (utrum) Lepos saltet male necne : Lepore era un pantomimo molto caro a Ottaviano, che doveva il soprannone alla gra zia dei movimenti (lepos) o alla straordinaria agilit delle sue mem bra (lepus = lepre ). agita mus = trattiamo animatamente . utrumne = se : lenclitica su perflua. usus = lutilit . rec tum = lonest , la virt . trahat = ci spinga a cercare lami cizia . summum... eius = qual il bene sommo . haec inter (= inter haec) = tra questi conver sari . anilis... fabellas = favole da vecchierelle adatte al discorso (ex r e ) . Arelli : Arellio era un ricco possidente del luogo, sul quale si appuntavano linteresse e le chiac chiere del vicinato. sollicitas = preoccupanti . ignarus = senza conoscerlo bene . 404 Q_. ORAZIO FLACCO rusticus urbanum murem mus paupere fertur 80 accepisse cavo, veterem vetus hospes amicum, asper et attentus quaesitis, ut tamen artum solveret hospitiis animum. Quid multa ? neque ille sepositi ciceris nec longae invidit avenae, aridum et ore ferens acinum semesaque lardi 85 frusta dedit, cupiens varia fastidia cena vincere tangentis male singula dente superbo ; cum pater ipse domus palea porrectus in horna esset ador loliumque, dapis meliora relinquens. Tandem urbanus ad hunc ' Quid te iuvat ' inquit, ' amice, 90 praerupti nemoris patientem vivere dorso ? Vis tu homines urbemque feris praeponere silvis ? 80-89. rusticus, ecc.; ordina : fertur (= si racconta ) rusticus mus acce pisse paupere cavo (= nel suo po vero buco , abi. strumentale, solito con verbi come accipere, recipere, ecc.) murem urbanum : comincia cos la deli ziosa favola che, nel buon senso di Cervio, doveva dimostrare che non sono certo le ricchezze quelle che possono dare la felicit. Non mette conto di vedere quanto possa aver suggerito ad Orazio la semplice fa vola di Esopo : lapologo ricreato dal poeta nostro con una intensit e uno spirito di bonaria filosofia cosi amabile, che ne risulta un capo lavoro, cui inutilmente si sono riferiti anche i moderni favolisti (ad es. il Gozzi). veterem... amicum =- come un vecchio ospite accoglie un vecchio amico (notare lelegante e raffinata disposizione delle parole, che, al chiasmo felicissimo del verso precedente, fa seguire una coppia di aggettivi, che corrispondono chiasti- camente ai due che aprono il verso 80, e una coppia di sostantivi che richiamano, pure chiasticamente, mu rem mus che precedono). asper = scontroso . attentus quaesitis = risparmiatore di ci che aveva accu mulato , parsimonioso . ut ta men (= ita tamen ut) = ma tutta via tale da aprire (solveret) . artum = avaro . hospitiis = ai doveri di ospitalit . invidit = risparmi ; costruito, alla greca, col genitivo, per analogia con i verbi di abbondanza e privazione. sepo siti = messo in serbo . ari dum... acinum = chicchi duva pas sa . semesa... frusta = pezzetti di lardo mezzo rosicchiati . varia... cena = variando le portate . fa stidia = la schizzinosit .male = di cattiva voglia .' pater... do mus = il padrone di casa . palea... horna (sincopato da horxna, aggettivo di hora = stagione , donde stagionale ) = disteso sulla pa glia. dellanno : paglia dura, quindi, piena di punte e di asperit, mentre allaltro aveva riservato il soffice nido, che il tempo aveva reso chiss quanto accogliente !. esset (= ederet) = mangiava . ador = spelta . dapis (genitivo partitivo di daps, molto raro al singolare) meliora = i bocconi migliori (anche il co strutto del partitivo retto da un ag gettivo neutro raro in et classica). 90-99. Quid... iuvat = che pia cere provi . patientem vivere == vivere di stenti . dorso (abl. di luogo senza preposizione) = sul dorso . homines urbem (en- LE SATIRE carpe viam, mihi crede, comes, terrestria quando mortalis animas vivunt sortita, neque ulla est aut magno aut parvo leti fuga : quo, bone, circa, dum licet, in rebus iucundis vive beatus, vive memor quam sis aevi brevis Haec ubi dicta agrestem pepulere, domo levis exsilit ; inde ambo propositum peragunt iter, urbis aventes moenia nocturni subrepere. Iamque tenebat nox medium caeli spatium, cum ponit uterque in locuplete domo vestigia, rubro ubi cocco tincta super lectos canderet vestis eburnos multaque de magna superessent fercula cena, quae procul exstructis inerant hesterna canistris. Ergo ubi purpurea porrectum in veste locavit agrestem, veluti succinctus cursitat hospes 405 95 100 105 diadi) = la citt degli uomini , la vita civile . feris = selvaggi . comes, va con carpe viam = met titi in strada in mia compagnia , con me . terrestria, ecc.; or dina : quando (= dal momento che ) terrestria (= tutto ci che sulla terra ) vivunt sortita (= avendo avuto in sorte ) animas mortalis (= destinate a morire), ma gno... parvo : sono dativi. quo... circa (tmesi) = perci . aevi bre vis (genitivo di qualit) = di breve durata . ubi... pepulere = quan do... ebbero convinto . domo = dalla tana . propositum = che avevano concordato . aventes = desiderosi . 100-109. no c tum i = di notte (sta per lavverbio). subreper e : la chiave parodistica di tre versi di tono epico (99-101), di irresistibile effetto comico, nel ricordo di situa zioni consimili in molti poemi. Dopo moenia e nocturni, cos solenni, quel lumile farsi sotto strisciando ci riporta dimprovviso ai minuscoli eroi che, con piglio marziale, si accingono alla faticosa impresa, col favore della notte. tenebat... spati um = e ormai la notte occupava il mezzo del cielo . vestigia : anche qui un accenno parodistico, di sapore lucre- ziano, per quelle minuscole zampine, che non lasciano traccia. rubro... ebumos = dove, su letti davo rio, splendeva una coperta (vestis) tinta di rosso scarlatto (coccum la cocciniglia e il colore che ne deriva) : sintendono i letti del tri clinio, dove si adagiavano i convi tati per mangiare ; erano molto spesso (tra i ricchi, sintende) di avorio intarsiato e ricoperti di tappeti pre ziosi. multa... fercula = molti avanzi di vivande (fercula, da feri cula, cfr. fero : il vassoio su cui si por tavano i cibi e, quindi, i cibi stessi, come le nostre portate). supe ressent = erano rimasti (il con giuntivo, come il precedente cande ret, si spiega per il significato conse cutivo di ubi = tanto ricca che ). procul = in disparte . ex structis = pieni , colmi (pro priamente, ammonticchiati). he sterna = del giorno prima (cfr. heri) , va riferito a fercula. ubi... loca vit = comebbe sistemato . ve duti succinctus =3 come avesse la 406 Q,. ORAZIO FLACCO continuatque dapes, nec non verniliter ipsis fungitur officiis, praelambens omne quod affert. Ille cubans gaudet mutata sorte bonisque 110 rebus agit laetum convivam, cum subito ingens valvarum strepitus lectis excussit utrumque. Currere per totum pavidi conclave, magisque exanimes trepidare, simul domus alta Molossis personuit canibus. Tum rusticus: 'Haud mihi vita 115 est opus hac ' ait et ' valeas : me silva cavusque tutus ab insidiis tenui solabitur ervo '. veste tirata su : gli schiavi che servi vano a tavola, per essere pi spediti nei movimenti, rialzavano la veste ai fianchi. continuat = rinnova le portate (dapes) . nec non = et (abbastanza frequente, poi, nellet imperiale). verniliter = proprio come un servo . praelambens = leccando prima ; fa le parti del praegustator, lo schiavo che, nelle famiglie ricche, assaggiava le vivande prima di portarle. 110-117. boni sque... c o nv i v am = fa la parte del convitato soddisfatto di quelle delizie . cum subi to = quando dimprovviso . val v a- rum = di porte . Currere... con clave = eccoli correre qua e l impauriti per la stanza (infinito de scrittivo, come il seguente). exa nimes = mezzo morti , di paura. simul... personuit = nello stesso tempo la grande sala risuon dei latrati dei cani molossi : erano grossi cani di Epiro, molto apprezzati come cani da guardia. Haud, ecc.; or dina : mihi haud opus est hac vita. valeas = addio ! . silva cavus que = la mia tana nel bosco . tenui... ervo = mi consoler della mia povera veccia (ablativo sfrumen tale, con valore concessivo). LE EPISTOLE O Di lettere, in squisiti esametri, rivolte a determinate persone, n in Grecia n in Roma sera avuto esempio, se si eccettua una composizione di Lucilio e qualche satira di Orazio stesso, che a tale genere si possono avvicinare. Sicch le Epistole rappresentano una novit assoluta come genere letterario e per di pi rivelano una perfezione tale di stile, di misura, di tecnica compositiva, che rimasero modello insuperato e insuperabile. Ma, quello che pi conta, esse ci offrono, affinata al massimo grado, l essenza del l umanit oraziana, lopera per cui, forse, il Medio Evo lo am e lo apprezz di pi. Il Poeta, raggiunta piena maturit di pensiero e di sentimento, indugia a considerare la strana inerzia assillante che tormenta gli uomini e, convinto di poter aiutare il prossimo a vivere bene , lascia gli ameni inganni dellestro lirico, per rivolgersi tutto alla considerazione e allo studio della vera sapienza, distribuendo a piene mani ai suoi amici gli insegnamenti, che da si alta consi derazione piovono abbondanti. Tale il significato delle Epistole : richiamare lattenzione dei lettori sugli aspetti positivi dellesistenza, mettendo in risalto la stolta vacuit di quelli negativi ; e ognuna di esse ricca di quella humanitas che sgretola le piccole cose, svela i poveri misteri del nostro mondo, addita alluomo il suo alto destino. Talvolta Orazio ci parla di se stesso (7a, 8a, 20a) della sua tristezza, facendoci sentire che anchegli uomo ; sicch le sue parole sono tanto pi preziose, in quanto non ci vengono da un altro mondo, ma sono l espressione pura e intensa duna vita che come la nostra ; solo che considerata da un punto di vista (i) Questo titolo, che troviamo nei manoscritti, secondo Porfirione sarebbe stato attribuito da Orazio stesso ; mentre, da quanto s detto per le Satire, non ci risulta che Orazio labbia adoperato, comprendendo egli chiaramente il tutto con sermones. 408 Q. ORAZIO FLACCO pi alto, senza con questo perder di mira la verit sostanziale delle cose. Il tutto in un sommesso tono affettuoso e garbato, con una voce amica e suadente, che i termini astrali e astratti virt , felicit fa risonare a noi familiari e vicini. 1. - TRA LA SPERANZA E LAFFANNO . .. (I, 4 : ad Albio Tibullo) Lamico Tibullo triste : s ritirato nella sua villa e non d pi notizie agli amici. Che far ? Orazio, dopo avere argutamente scherzato sulla possibile attivit poetica e di pensiero del poeta amico, gli ricorda i doni che madre natura gli ha dato in abbondanza ; infine gli consiglia di godere lattimo fuggente, secondo i precetti di Epicuro; egli stesso, Orazio, attenendosi a quegli insegnamenti, ha ottenuto benessere e serenit. Sul tempo di composizione, non tutti i commentatori la pensano allo stesso modo. Alcuni, basandosi sul primo verso, vorrebbero portare lepistola in pros simit del 30 av. Cr., anno in cui fu pubblicato il I I libro delle Satire (Ser mones) ; ma largomento non probante e i pi ritengono che essa sia piut tosto vicina allanno di pubblicazione delle Epistole (20 av. Cr.), un anno appena prima della morte di Tibullo. Albi, nostrorum sermonum candide iudex, quid nunc te dicam facere in regione Pedana ? scribere quod Cassi Parmensis opuscula vincat. 1-9. Albi: Albio Tibullo (50- 19 av. Cr.), il delizioso poeta di Delia, uno dei pi grandi elegiaci romani, indubbiamente il pi spontaneo e delicato. Il suo primo libro di elegie, dedicato appunto a Delia, fu com posto fra il 30 e il 25 av. Cr. can dide = schietto . sermonum : con tale vocabolo Orazio intende tanto le Satire, quanto le Epistole; qui per si deve intendere la prima opera, composta fra il 40 e il 30 av. Cr. iudex : termine usato di solito nella critica letteraria. Si deve pen sare che il mite Tibullo avesse espresso un giudizio favorevole (e non poteva essere altrimenti) sulle Satire che, quando comparvero, non ebbero una nimit di consensi. Orazio lo ricorda ora con visibile compiacimento, quasi volesse ricambiare con la sua solleci tudine la gentilezza dellamico. quid... facere = che debbo dire che tu stai facendo ora (dicam cong. dubitativo). in regione Pedana = in quel di Pedo : da questa antica cittadina si chiamava Pedana tutta la regione fra Tivoli, Tusculo e Pre- neste ; ivi era Gabii, forse patria di Tibullo. Cassi Parmensis : Cassio LE EPISTOLE 409 an tacitum silvas inter reptare salubris, curantem quidquid dignum sapiente bonoque est ? 5 Non tu corpus eras sine pectore. Di tibi formam, di tibi divitias dederunt artemque fruendi. Quid voveat dulci nutricula maius alumno ? ' Qui sapere et fari possit quae sentiat ' et ' cui gratia, fama, valetudo contingat abunde 10 et mundus victus non deficiente crumina Inter spem curamque, timores inter et iras omnem crede diem tibi diluxisse supremum : di Parma fu uno degli uccisori di Cesare, combattente a Filippi (e quindi commilitone di Orazio) nelle file repub blicane e, come tale, avversario, ad Azio, di Ottaviano, che in seguito lo fece uccidere ad Atene, dovera intento agli studi filosofici e ad occu pazioni letterarie. Fu autore di tra gedie ; ma, quello che pi conta, si distinse come poeta elegiaco ed epi grammatico (pseudo-Acrone). opu scula : probabilmente le elegie, anche se tale termine poteva designare pure le tragedie. Trattandosi di Tibullo, poeta squisitamente elegiaco, il con fronto pu apparire logico e non sembra necessario addurre anche un motivo politico. an tacitum = o che tutto solo , e quindi in silen zio . silvas inter = inter silvas. reptare = ti aggiri , cammini len tamente , fra gli alberi del bosco. quidquid : nessun ramo dello scibile umano pu essere trascurato, se pu rendere luomo degno della propria missione e del suo altissimo com pito. sapiente bonoque : oppor tunamente, i due aggettivi sostantivati sono uniti, anzi fusi, in tutto uno, dallenclitica, poich sono qualit inse parabili. C i c e r o n e (De Off., I l i , 62) ritiene che sia una vera e propria rovina il fatto di pensare che i buoni non siano da identificarsi con i saggi. Non... pectore = tu non eri un corpo senzanima : lultima volta che ti vidi, embra dire il Poeta, non eri certo un individuo che si potesse accontentare di vegetare ; qualche cosa certo farai : poesie ? considerazioni filosofiche ? Cos si spiega luso dellimperfetto, che alcuni, riferen dosi allo stile epistolare , intendono come semplice presente. ded- runt : con la penultima sillaba breve (sistole), sopravvivenza della forma popolaresca, donde trasse origine la pronuncia italiana (didero). vo veat... maius = potrebbe augurare di pi la balia affettuosa (nutricula, vezzeggiativo di nutrix) al caro lat tante (alumno, da alere) . Qui (= quam, in rapporto a maius, ut is)... possit (desiderativo) = che cio egli possa esser saggio (sapere) . 10-16. cui = ut ei. gratia = favore di potenti . fama = buon nome . valetudo (vox media) = buona salute . abunde : tale abbondanza, propria delle favole, va riferita a tutto quello che precede. mundus victus (sostantivo) = un te nor di vita decoroso, senza che la borsa venga a mancare (non deficiente crumina) . curam = affanno . timores inter = inter timores. iras = i risentimenti . omnem... supremum = fa conto che ogni giorno sia sorto per te come ultimo : c in tutta lepistola un che di preoc cupato e di malinconicamente inde finito ; forse Tibullo era malato di tristezza, nel presentimento della morte imminente ? diluxisse : il verbo 410 Q,. ORAZIO FLACCO grata superveniet, quae non sperabitur hora. Me pinguem et nitidum bene curata cute vises, 15 cum ridere voles, Epicuri de grege porcum. indica lapparire della prima luce (dilucescere) a dissipare le tenebre notturne (donde diluculum) o il rag gio di sole che vince le nuvole dun temporale. Anche questo verbo scelto in armonia con lo stato danimo delPamico. grata = gradita ; predicativo. nitidum = lucido . - pinguem : dalla vita di Orazio lasciataci da Svetonio sappiamo che il poeta era piccolo di statura e obeso . vises (fut. con valore di imperativo) = vieni a visitarmi . cum... voles quando vorrai met terti di buon umore . Epicuri... porcum : dal termine grex, che indi cava setta filosofica , viene spon taneo al Poeta il porcum finale, che ci d una chiusa quanto mai inaspet tata, come se Orazio volesse richia mare ad ogni costo il sorriso sul volto dellamico triste. Cos, celiando,, accetta per s laccenno oltraggioso che Cicerone (in Pis., 37) aveva rivolto al dissoluto Lucio Pisone Cesonino, dicendolo un Epicuro uscito dal porcile (ex hard) e mostra di cre dere che il sommo bene per Epicuro fosse soltanto nei piaceri del corpo. Anche altrove (Sat., I, 5a, 101 segg.), Orazio fa professione di fede epi curea ; ma qui ha voluto intenzional mente calcare la ~mano, per farsi beffe dei facili predicatori di virt, troppo pronti a criticare la dottrina che portava al piacere . LE EPISTOLE 411 2. - IL VALORE DELLA LIBERT (I, 7 : a Mecenate) L'epistola prende le mosse da un lamento di Mecenate, il quale, forse invecchiato, tormentato dall'insonnia e dalla malinconia, vorrebbe aver sempre con s il suo Poeta, goderne la presenza e la conversazione. Ma Orazio preferisce il suo delizioso podere in Sabina : aveva promesso di starsene col solo una settimana e, invece, vi ha gi passato tutto l'agosto; anzi, si propone di trascorrere l'inverno in qualche localit marina, Non se la sente di affrontare i malanni della citt: la giovi nezza ormai se n' andata; ha bisogno d'aria libera e di tepore; ritor ner presso lamico a primavera, con lo spirare degli zefiri e con le prime rondini. Si fa forte Mecenate perch proprio lui gli ha fatto dono di quella villa ? Prima di tutto, se glielha data perch ne era degno ; e poi Orazio pronto a rinunciarvi anche subito, a restituire ogni cosa. Crede forse che, abituato agli agi, non sappia farne a meno ? Lo dovrebbe conoscere meglio : modesto e di cose modeste si accontenta. Roma ? No, egli preferisce Tivoli o Taranto. Ognuno ha una vita che gli si adatta; a quella si attenga e non faccia come Vulteio Mena, che s' lasciato attrarre dalle insidiose trame di Filippo. L'argomento era delicato e molto facile era ferire la suscettibilit d Mecenate; ma decisamente superiore l'arte di Orazio. Con accenni discreti e lievi sfumature, con favolette ed esempi illustri, con il nostal gico richiamo degli anni felici, risponde garbatamente di no alle richieste del suo dolce amico , come prima aveva detto un no deciso all'Augusto, che lo voleva legare alla sua vita. In tal modo, con molto garbo e nobile dignit, si affronta il problema che poi ritorner periodicamente nei secoli : un bene o un male il patro cinio dellarte ? qui soltanto una nube, venuta un attimo a velare i sim paticissimi e affettuosi rapporti fra il poeta e il suo protettore; ma questepistola, forse la pi bella, certo la pi sofferta e suggestiva di Orazio, un grande avvertimento per quanti, nel campo dell'arte, bra mano e sollecitano aiuti aall'alto e non avvertono il pericolo di perdere- con la propria libert, il pregio pi bello dellarte stessa. Composta nel mese di settembre (cfr. v. 2), non si sa a quale anno appar tenga : 23-22 av. Cr. ? Ogni ipotesi buona e la sua pubblicazione ci assicura che con spirito era stata scritta e con altrettanto spirito era stata accolta. 412 Q,. ORAZIO FLACCO Quinque dies tibi pollicitus me rure futurum, sextilem totum mendax desideror. Atqui si me vivere vis sanum recteque valentem, quam mihi das aegro, dabis aegrotare timenti, Maecenas, veniam, dum ficus prima calorque 5 dissignatorem decorat lictoribus atris, dum pueris omnis pater et matercula pallet officiosaque sedulitas et opella forensis adducit febris et testamenta resignat. 1-9. Quinque dies : in senso certa mente indeterminato ; una settimana, si direbbe. pollicitus = io che ti avevo promesso . rure (loca tivo), sta per il pi usato ruri, per esigenze metriche. futurum, sott. esse. sextilem totum = per tutto lagosto : il sesto mese dellanno romano, che un tempo aveva inizio a marzo, fu pi tardi (nell8 av. Cr., proprio lanno della morte di Orazio) chiamato agosto, in onore di C. Au gusto. mendax = mancando alla mia parola, mi faccio aspettare (desi dero!r) . quam... veniam : co struisci : dabis mihi timenti aegrotare (illam) veniam quam das m i h i aegro ; veniam = permesso , licenza . timenti aegrotare (costrutto poetico) = che ho paura di ammalarmi . - se quando sono ammalato, dice Ora- zio, ti adatti di buon grado a conce dermi un periodo di vacanza, per ch non me lo vuoi concedere ora, che faccio di tutto per non amma larmi ?. dum = fin tanto che . ficus prima = i primi fichi (sin golare poetico), cominciano a matu rare fra agosto e settembre ; in que stultimo mese lo scirocco (calor) spezza le forze dei Romani e porta febbri malariche e influenza, che spesso fini scono malamente. Allora tutti i geni tori tremano, i funerali sono nume rosi : perch dovrei venirmene a Roma ?. dissignatorem... atris = danno importanza (decrat) allim presario delle pompe funebri con i suoi littori nero vestiti (lett.: ono rano con i littori ) : dissignator era chiamato limpresario perch rego lava i mesti cortei. Egli era accom pagnato dai suoi Subalterni vestiti a lutto, che qui sono ironicamente chiamati lictores perch, come i veri littri, tenevano sgombra la strada dal pubblico e facevano onore al loro padrone. pueris (dativo di vantaggio) = per la salute dei figli . matercula = mammina . pal let = pallida di paura . offi ciosa sedulitas = la servizievole ope rosit : Roma brulicava di per sone che riempivano gli atri delle case patrizie ; clienti, amici, postu lanti, servi ; tutto questo non faceva che diffondere i microbi e allargare la possibilit di contagio. opella (diminutivo spregiativo di opus) foren sis = le piccole faccende del foro : anche quellaggirarsi affannoso e spos sante di tanta gente per il foro, nel lafa dello scirocco, non contribuiva certo ad accrescere la salute pub blica e intanto sempre pi numerosi si aprivano i testamenti di coloro che passavano a miglior vita. In questi quattro versi il Poeta insiste su motivi lugubri e funebri per rendere pi accettabile la sua precauzione. resignat = fa aprire . LE EPISTOLE 413 Quodsi bruma nives Albanis inlinet agris, 10 ad mare descendet vates tuus et sibi parcet contractusque leget ; te, dulcis amice, reviset cum Zephyris, si concedes, et hirundine prima. Non quo more piris vesci Calaber iubet hospes tu me fecisti locupletem. 'Vescere, s o d e s 15 ' Iam satis est ' At tu, quantum vis, tolle ' Benigne ' Non invisa feres pueris munuscula parvis ' Tam teneor dono, quam si dimittar onustus ' Ut libet : haec porcis hodie comedenda relinques 10-19. Quodsi = che se : non solo il poeta ci tiene a star lontano da Roma nei mesi di transizione da una stagione allaltra ; ma appena appena che linverno si presenti un po rigido (non sempre in Sabina faceva comparsa la neve), egli fuggir al mare, non in citt. bruma = linverno ; propriamente, il giorno pi breve dellanno (da brevissuma dies, breuma, bruma). inlinet (da lino, levi, litum, linere) agris (da tivo ) = spruzzer di neve i colli Albani . ad mare : forse a Taranto o, pi vicino, a Salerno, dove si re cavano molto volentieri i Romani. vates tuus : un po ironico, ma certo con una punta di orgoglioso compiaci mento. Forse Mecenate gli aveva scritto : quando si decide a ritor nare il vates meus ? sibi parcet avr cura di s . contractus = standosene nel suo guscio , me glio che intirizzito per il freddo , come vorrebbe lo pseudo-Acrone. leget = si dar alla lettura : la serena lettura dei classici era un motivo costante nei sogni del Poeta (vedi Sat., II , 6a, v. 61). dulcis amice : tutto un poema racchiuso i n questo vocativo (di .cui volentieri si ricord il Foscolo), se si pensa chi lo scriveva e a chi era diretto. si concedes : pu anche darsi che lAmico si inquieti e non lo voglia pi vedere ; ma... che pu farci Orazio? pi forte di lui. hirundine : il segnale primo e gioioso che arrivata la pri mavera. Cos tra il triste e il lieto, il Poeta ha dichiarato il suo punto di vista ; ora vengono le pi o meno evidenti giustificazioni. Non quo, ecc.; ordina : tu me fecisti locupletem non (eo) more quo hospes Calaber iubet vesci. piris (= frutta, in genere): la villa stata un dono di Mecenate ; ma egli sa bene come e perch gli fa questi doni. Non come quel Calabro che fa il generoso con le sue pere, avvertendo che altrimenti le dovr dare ai porci. Calaber... hospes : un apologo che forse Orazio aveva appreso a Venosa, in Puglia (i Calabri abitavano allora proprio quella regio ne) e lo riferisce con distesa bonomia, tanto scoperto il suo significato. locupletem : al modesto Orazio il po dere di Sabina sembra un regno ed egli si dichiara subito ricco per la generosit dellamico. sodes (da si audes) = di grazia , suvvia! . benigne = ne ho gi abbastan za , grazie ! . non invisa (li tote) = molto graditi . Tam te neor, ecc. = ti sono obbligato per.il dono, come se me ne andassi carico : dono dipende tanto da teneor quanto da onustus. hodie comedenda = da mangiare oggi stesso . 414 Q,. ORAZIO FLACCO Prodigus et stultus donat quae spernit et odit : 20 haec seges ingratos tulit et feret omnibus annis. Vir bonus et sapiens dignis ait esse paratus, nec tamen ignorat quid distent aera lupinis. Dignum praestabo me etiam pro laude merentis. Quodsi me noles usquam discedere, reddes 25 forte latus, nigros angusta fronte capillos, reddes dulce loqui, reddes ridere decorum et inter vina fugam Cinarae maerere protervae. Forte per angustam tenuis vulpecula rimam repserat in cumeram frumenti pastaque rursus 30 20-29. Prodigus... odit = chi fa il generoso, ed stolto, dona agli altri quello di cui non sa che fare e che gli d fastidio : prodigus chi non sa donare, ma getta via quello che ha. haec seges = una msse questa che . omnibus annis = a ogni stagione . Vir... sapiens : chi, come Mecenate, fa dono a chi lo merita, sapendo ben distinguere fra merito vero e apparenza ingannevole, come dir subito con lesempio dei lupini. dignis... paratus = si di chiara pronto (a fare del bene) a chi 10merita . nec... ignorat = e sa anche molto bene che differenza c fra le monete e i lupini . aera lupinis : i lupini sono dei legumi che somigliano ai fagioli e in teatro servi vano a simulare le monete che, nelle borse, passavano con gran facilit da un attore allaltro (Pl a ut o, Poeti., 397, 11 chiama aurum comicum). dignum praestabo (= praebebo) = mi mostre r riconoscente . pro... merentis (sott. bene de me) = in proporzione del merito del mio benefattore . Quodsi, ecc.t seguono ora quattro versi splendidi, velati di struggente nostal gia : se vuoi che non mi allontani da te, rendimi la mia giovinezza ; rendimi lampio respiro, la fronte co ronata di riccioli bruni ; rendimi la parola gioiosa, le squillanti risate ; rendimi le dolci pene damore, che il vino generoso stentava a sopire . usquam = in nessun luogo . forte latus = i polmoni validi . angusta (prolettico) = che ne risul tava stretta . loqui... ridere (infi niti sostantivati) = la conversazio- zione... le belle risate . inter... protervae = che io possa piangere tra un bicchiere e laltro labbandono {fugarti) della capricciosa Cinara : era questa unetera amata da Orazio e ricordata anche pi tardi {Odi, IV, l a, 18) con affettuoso rimpianto, non ostante le inevitabili infedelt {pro tervae), perch il destino le aveva ri servato brevi anni , essendo morta giovane giovane. tenuis = ma gra . rimam = fessura : la pic cola volpe magra che, insinuatasi a stento in un cestello di grano, non pu pi uscire dalla stretta fessura per cui era entrata, perch s riem pito lo stomaco, vuole ombreggiare colui che, abituatosi a un determinato regime di vita, non riesce pi a fame a meno. Ma Orazio non di questa razza e seguir il consiglio della don nola : povero entrato in Sabina e po vero disposto a rientrare a Roma. 30-39. cumeram = cestello : era di vimini e vi si conservava il grano per i bisogni della famiglia. Quanto alla volpe che si ciba di grano, non il caso di meravigliarsi ; i favolisti antichi non badavano molto a queste LE EPISTOLE 415 ire foras pleno tendebat corpore frustra ; cui mustela procul : ' si vis ' ait ' effugere istinc, macra cavum repetes artum, quem macra subisti Hac ego si compellor imagine, cuncta resigno : nec somnum plebis laudo satur altilium nec 35 otia divitiis Arabum liberrima muto. Saepe verecundum laudasti rexque paterque audisti coram, nec verbo parcius absens : inspice, si possum donata reponere laetus. Haud male Telemachus, proles patientis Vlixei : 40 ' non est aptus equis Ithace locus, ut neque planis porrectus spatiis nec multae prodigus herbae; Atride, magis apta tibi tua dona relinquam '. Parvum parva decent : mihi iam non regia Roma, cose : basti ricordare la capra e la pecora che vanno a caccia del cervo insieme con il leone ! mustela = una donnola . procul = un po discosta : non si fidava troppo della volpe, sebbene fosse momentaneamente in gabbia. cavum repetes = do vrai ripassare per quel buco . Hac... imagine = con questa fa voletta . si compellor = se mi si chiama in causa . cuncta resi gno (= reddo) = restituisco ogni co sa : dichiarazione schietta, ma un po aspra, a dire il vero, se si pensa che il poeta ricorre a un termine tecnico che, in commercio, significava lestin zione definitiva dun debito. satur altilium (sott. avium) = rimpinzato di polli grassi : cio non sono di quelli che dicono una cosa e ne fanno unaltra. otia... liberrima = la mia pace nella massima libert . Arabum : la ric chezza degli Arabi e, in genere, degli Orientali era divenuta proverbiale. Saepe... laudasti : hai, cio, avuto modo di apprezzare la mia modera zione e la mia franchezza di sentire e di parlare (verecundum, sott. me = la mia riservatezza). rex... pater: prescindendo dal fatto che Mecenate era realmente di stirpe regale (etni sca), questi titoli di onore venivano di solito elargiti a patroni o ad amici di alto lignaggio. audisti (sott. a me) = ti sei sentito chiamare . nec... absens = e con parole non meno rispettose {parcius), quando non ceri . inspice, ecc. = vedi dunque se sono capace (o no) di lasciare con gioia ogni tuo dono . 40-49. Haud male (litote) = mol to bene ; sott. respondit. Tele machus : come Telemaco rifiut il dono di Menelao, perch non adatto alla sua petrosa Itaca (gli voleva regalare tre destrieri e un bel coc chio!), cos io... Orazio ci d una libera parafrasi dei versi 601-607 del 1. IV AcM'Odissea. Ulixei : geni tivo eteroclito di Ulixes, come da un Ulixeus, coniato sul greco. Ithace : nominativo, conforme al termine greco. ut (= ut pot qui), ecc. = poich essa non si allarga {porrectus) in vaste pianure e non nemmeno ricca {prodiga) di pascoli . Atride = Menelae. tibi : si riferisce tanto ad apta, quanto a relinquam. Par vum... decent = a chi modesto si convengono cose modeste . re- 416 ORAZIO FLACCO sed vacuum Tibur placet aut imbelle Tarentum. 45 Strenuus et fortis causisque Philippus agendis clarus, ab officiis octavam circiter horam dum redit atque Foro nimium distare Carinas iam grandis natu queritur, conspexit, ut aiunt, adrasum quendam vacua tonsoris in umbra 50 cultello proprios purgantem leniter unguis. ' Demetri ', (puer hic non laeve iussa Philippi accipiebat) ' abi, quaere et refer, unde domo, quis, gia = regale . vacuum = qua si deserto . Tibur : Tivoli, deli ziosa localit del Lazio, presso Roma, sullAniene. Secondo Svetonio, Orazio vi possedeva una villa, presso il bo schetto di Tiburno, acquistata, forse, dopo il dono di Mecenate. im belle = pacifica . Tarentum : citt della Calabria (allora), ricca di vigneti, di pascoli ubertosi e di greggi. Proprio a Tivoli o a Taranto Orazio si augurava di passare i suoi ultimi giorni, confortato dallamico Settimio ( O d i , I I , 6a) ; alla Sabina, quindi, aveva gi rinunciato in cuor suo. Stre nuus... fortis = attivo e resistente . Philippus : L. Marcio Filippo fu un avvocato fra i pi famosi, lodato anche da Cicerone, che ne mette in risalto lirruenza, la facondia e soprat tutto la resistenza alla fatica ( B r ut . , 173). Nato ne! 140 av. Cr., fu console nel 91 e censore nell86 av. Cr.; dap prima partigiano accanito di Mario, pass poi fra i seguaci di Siila. Spirito scintillante e faceto, si raccontavano di lui numerosi aneddoti spiritosi, fra gli altri, quello che qui Orazio riferisce diffusamente : avendo visto un povero diavolo evidentemente sereno e fe lice, lo volle far proprietario dun campo, votandolo quindi allinfelicit. ab officiis = dai suoi affari ; naturalmente forensi. octavam... horam = verso le due pomeridiane (circiter preposizione). Foro = a Foro. Carinas ; quartiere elegante di Roma, alle falde dellEsquilino, chia mato cos perch linsieme delle costru zioni richiamava lidea della chiglia duna nave. Non distava molto dal Foro (circa 500 m.) ; ma siccome il cammino era in leggera salita e lav vocato era molto anziano, gli sem brava quanto mai distante. grandis natu = avanti negli anni . ut aiunt : allapologo vuol dare il crisma della tradizione popolare. 50-59. adrasum... umbra = un tale che, con i capelli gi tosati, nella vuota ombrosa bottega del barbiere : la figura di questo simpatico Mena che, nellafa del meriggio, dopo essersi fatto acconciare i capelli (per la barba, si diceva, di solito, abrasum) se la gode allombra del negozio, a quellora de serto, a curarsi lemme lemme le un ghie, suscita in noi un senso di schietta simpatia e ci fa dire : quanto poco ci vuole per essere felice ! Ma a Filippo, carattere dinamico e irrequieto, su scita invece un senso di stizzosa ge losia e>il desiderio di giocargli un brutto tiro. cultello (diminutivo di culter, che rimase poi in italiano) col temperino . Demetri (vo cativo) : il nome (Demetrio) dello schiavo greco di Filippo. non laeve (solo qui, in Orazio) con grande premura . unde domo = di che LE EPISTOLE 417 cuius fortunae, quo sit patre quove patrono It, redit et narrat, Vulteium nomine Menam, 55 praeconem, tenui censu, sine crimine, notum et properare loco et cessare et quaerere et uti, gaudentem parvisque sodalibus et lare certo et ludis et post decisa negotia Campo. ' Scitari libet ex ipso quodcumque refers : dic, 60 ad cenam veniat Non sane credere Mena, mirari secum tacitus. Quid multa ? ' Benigne ' respondet. ' Neget ille mihi ? ' ' Negat improbus et te neglegit aut horret Vulteium mane Philippus vilia vendentem tunicato scruta popello 65 occupat et salvere iubet prior ; ille Philippo excusare laborem et mercennaria vincla. patria . fortunae = condizio ne economica . patre... patrono : se libero, chi suo padre ? Se non lo , a quale patrono si appoggia ? Vulteium... Mena : quel tale si chiama Mena (diminutivo, forse, di Meno- doro o Menodoto) ; un ex schiavo e il suo patrono si chiama Vulteio. praeconem = banditore pubblico : di quelli che presentavano allasta gli oggetti da vendere e ne magnificavano i pregi per accrescerne il prezzo, di cui percepivano una percentuale. sine crimine = incensurato . no tum = conosciuto come uno che sa peva ; regge i quattro infiniti che seguono. properare loco = la vorar sodo al momento giusto . cessare = riposare . quaerere = guadagnare . uti (sott. quae sitis) godersela . : parvis soda libus = della compagnia di umile gente . lare proprio = duna casa propria . ludis : gli spetta coli a teatro o, meglio, al circo. post... negotia = dopo sbrigati i suoi affari, andarsene al Campo Marzio : dove i Romani andavano molto spesso a far ginnastica, prima di ristorarsi con un bagno nel Tevere. Ecco, in tre versi, il tipo ideale di vita, che Orazio sognava e che non aveva mai potuto godere a pieno. 60-69. libet = mi piacerebbe chie dere (scitari sciscitari, per esigenze metriche) . credere... mirari (in finiti narrativi) : il tranquillo Mena non sa capacitarsi di questinvito a cena da parte dun grande personaggio ; rimane perplesso e, tra s e s (tacitus), si domanda : Che ci vado a fare ? ; quindi, rifiuta. Benigne gra zie ! ; in senso di cortese rifiuto (cfr. v. 16). te... horret = di te o non si cura o ha troppa soggezione . vilia... occupat = simbatte in Vulteio, che vende robe vecchie e di poco conto al popolino (popellus spre giativo di populus), in maniche di ca micia : sopra la tunica i Romani portavano la toga, che era labito ci vile per quando si presentavano in ogni ufficio e nelle varie contingenze della vita. Spesso, per, per rispar miarla, il popolino la lasciava a casa e rimaneva tunicato. scruta : signifi ca, in genere, roba usata, cenci da buttar via. Di qui il verbo scrutari, che in origine esprimeva il frugare del cenciaiolo tra i rifiuti, per vedere se ci fosse qualche cosa da recuperare e valorizzare. saivere... prior = lo saluta per primo . excusare... 27 418 Q,. ORAZIO FLACCO quod non mane domum venisset, denique quod non providisset eum. ' Sic ignovisse putato me tibi, si cenas hodie mecum \ ' Ut libet ' Ergo 70 post nonam venies ; nunc i, rem strenuus auge Ut ventum ad cenam est, dicenda tacenda locutus tandem dormitum dimittitur. Hic ubi saepe occultum visus decurrere piscis ad hamum, mane cliens et iam certus conviva, iubetur 75 rura suburbana indictis comes ire Latinis. Impositus mannis arvum caelumque Sabinum non cessat laudare. Videt ridetque Philippus, et sibi dum requiem, dum risus undique quaerit, dum septem donat sestertia, mutua septem 80 vincla (= vincula) = adduce a scusa il suo lavoro e i suoi impegni di uomo salariato . mane : per la salutatio matutina. non providisset = non laveva visto in tempo . ignovisse putato (imperativo futuro) = fa con to che ti abbia gi perdonato : abi tuato al linguaggio del foro, Filippo si esprime con limperativo futuro proprio delle leggi, con chiaro intento dironia da parte del poeta. Sic... si = a questa condizione, se cio . 70-79. Ut libet = come vuoi : la risposta di Mena scabra e senza entusiasmo ; ma egli ha gi segnato la sua condanna. post nonam = verso le quattro pomeridiane - ; ora solita per la cena dei ceti abbienti. rem... auge = metti tutto limpegno al tuo guadagno . dicenda ta cenda : portato fuori dal suo am biente, il povero banditore avr detto s chiss quante cose sensate ; ma anche avr commesso parecchie gaf- fes , com inevitabile per luomo della strada che si trova a contatto con chi ne sa pi di lui. dormitum (supino) : un particolare che lascia intravvedere un mondo di cose. Come avr dormito? Forse non avr chiuso occhio, abbagliato da tanto lusso e tante comodit. Il poeta non lo dice ; ma la ripresa hic ubi saepe molto eloquente : dalla mattina successiva egli fu visto accorrere a quel palazzo, come un pesce allamo, e la sua vita si trov trasformata. Hic ubi, ecc. ; ordina : ubi hic visus est (passivo di video) decurrere saepe (ut) piscis ad hamum occultum (= nascosto dal lesca). cliens (= ut cliens): i clienti affollavano al mattino latrio del patrono per riceverne la sportula con il cibo per la giornata. certus = immancabile . rara = ad rura. comes ire = accompa gnare . indictis... Latinis = es sendo state indette le Ferie latine : di solito i consoli le indicevano ai primi di maggio e per quattro giorni si aveva la cessazione degli affari pubblici (iustitium). Filippo ne approfitta per prendersi un po di riposo ; conduce con s in campagna il malcapitato banditore e cos finisce per rovinarlo del tutto. Impositus mannis (ter mine di origine forestiera, usato anche da Lucrezio, I I I , 1093) = issato su una carrozza tirata da puledri . sibi... requiem = mentre cerca uno svago per s . 80-89. septem (di solito, abbiamo il distributivo) sott. milia. mutua = a prestito : lastuzia umana s LE EPISTOLE 419 promittit, persuadet uti mercetur agellum. Mercatur. Ne te longis ambagibus ultra quam satis est morer : ex nitido fit rusticus atque sulcos et vineta crepat mera, praeparat ulmos, inmoritur studiis et amore senescit habendi. 85 Verum ubi oves furto, morbo periere capellae, spem mentita seges, bos est enectus arando, offensus damnis media de nocte caballum arripit iratusque Philippi tendit ad aedis. Quem simul aspexit scabrum intonsumque Philippus, 90 ' durus ', ait, ' Vultei, nimis attentusque videris esse mihi '. ' Pol, me miserum, patrone, vocares, si velles ' inquit ' verum mihi ponere nomen. sempre valsa, e anche oggi si vale, di questa forma di allettamento. In parte te la dono, in parte ti concedo dilazione di pagamento ; intanto molti uomini si trovano impigliati in un mare di debiti, in cui rischiano sempre di far naufragio. uti (= ut) merce- tur = a comperarsi . ambagi- bus = con giri di parole . Ne... morer = per non farti perdere tem po : il poeta si dilungato volen tieri a dimostrare come, a poco a poco, si sia stesa la rete intorno al povero Mena ; ora che linganno riuscito, non c che da assistere alla rapida rovina. ex nitido = da lindo cittadino : la cura che mostrava per le proprie unghie nellassolato meriggio era sufficiente a indicarlo come citta dino sollecito del proprio corpo e delle convenienze sociali; ora, invece, lavi dit lo rende trascurato e ispido con tadino. vineta... mera (usato avver bialmente) = parla soltanto di sol chi e di vigne . inmoritur studiis = si d da fare fino a morirne . senescit = fa le rughe , invec chia prima del tempo . Verum = ma. furto, morbo, ecc.: i ma lanni che insidiano la tranquillit di coloro che hanno beni al sole : le pecore'rubate, le capre che muoiono di malattia, i raccolti che si riducono a nulla, i buoi che scoppiano di fatica sui solchi ; tutto capita al povero dia volo ! spem... seges = il rac colto non corrispose alle previsioni . est enectus (da enSco-enecare) = cadde morto a forza di arare . offensus = avvilito . media... nocte = a met della notte . arripit = d di piglio . ad aedis = al palazzo . 90-98. scabrum = irsuto . du rus = selvatico . attentus (sott. ad rem) = troppo attaccato al gua dagno : il rimprovero beffardo im mediato e la disposizione delle parole, fino a mihi, mette in risalto la boriosa altezzosit del padrone verso un di pendente, che non ha rispettato le regole delletichetta. Poi = per Polluce ! : abbreviazione di Edepol, esclamazione che, a quanto dice Gellio (,Noctes Att., XI, 6) saddiceva tanto agli uomini che alle donne ; a queste sole era riservato Ecastor (= per Ca store), mentre mai era loro permessa linvocazione ad Ercole {me Hercle !). miserum = disgraziato ! pone re = imponere. Quod (relativo duso comune a introdurre una preghiera o un giuramento) = perci . per 420 Q. ORAZIO FLACCO Quod te per Genium dextramque deosque Penatis obsecro et obtestor, vitae me redde priori ! ' 95 Qui semel aspexit quantum dimissa petitis praestent, mature redeat repetatque relicta. Metiri se quemque suo modulo ac pede verum est. Genium : si intende il Nume tutelare del padrone, per il quale solevano giurare i servi. dextram : sempre del padrone, che la concedeva come pegno di fede. Penatis : gli di protettori della casa, spesso confusi con i Lares, le cui statuette venivano conservate e venerate nel lararium, unedicola di solito sopra il focolare, la parte pi sacra. vitae... priori = restituiscimi alla vita di prima : cos finisce lapologo ed linvocazione che sgorga diretta anche dal cuore di Orazio. semel = anche una volta sola . dimissa = ci che ha la sciato andare ; nel caso del Poeta la libert dellanimo e della vita. petitis praestent = sia migliore di ci che ha voluto prendere : i van taggi e i comodi, datigli dal potente amico. mature = presto , a tempo . Metiri, ecc. buona cosa (verum est) che ognuno si misuri col metro del proprio piede (modulo... pede, endiadi) : gli antichi misura vano la statura del corpo con il nu mero di piedi (30 cm. circa) che poteva contenere. Fuori di metafora, giusto che ognuno valuti le proprie forze in base alla misura delle sue capacit. LE EPISTOLE 421 3. - ORA TRISTE (1, 8a : ad Albino vano Celso) All'amico lontano Orazio confessa la sua intima, profonda insoddi sfazione : uno stato di scoramento, che non ha ragioni manifeste, ma che lo rende inquieto e scontento. Sono le ore, che tutti conoscono, dellabulia e dei desideri inespressi; dellinquieto vagare da una cosa all'altra; da un pentimento allaltro. E intanto lanimo come intorpidito : ogni attivit si arresta quasi in attesa di qualche cosa che non verr, ma senza la quale la vita pare non abbia senso; e allora non valeessere in citt o in campagna, essere ricchi o poveri, perch la mente deve trovare il pro prio equilibrio, altrimenti come una povera foglia che va e non sa dove. Ed ecco, quindi, che anche il sano buon senso oraziano non riesce ad aver sopravvento ; ecco un traboccar di malinconia, o meglio, di noia leopardiana : quella scontentezza e quella inquietudine che parvero prero gative dei Romantici, le troviamo in questa umana confessione del pi sereno, del pi equilibrato dei poeti latini e questa sua confessata soffe renza ce lo fa sentire pi vicino, pi nostro. Ma non una richiesta di conforto e di compassione, come troviamo nel doloroso c. XXXVIII di Catullo a Cornificio ; no, non saddiceva al carattere di Orazio : solo uno scavare in se stesso, con la gioia quasi sadica di sentirsi infelice, di constatare che vive in condizione quale non dovrebbe e non vorrebbe; eppure ci vive! Altre volte (Sat., II, 7a, 111- 114; Epist., I, l a, 97-100) Orazio aveva messo schiettamente in evi denza le contraddizioni del suo carattere e linquietudine del suo animo; ma l un leggero sorriso le mitigava ; qui, invece, la ferita scoperta e brucia. Come conciliare questo stato danimo con lequilibrio della mente tanto esaltato da lui e cercato ? Con la ragione che se si cerca perch non lo si possiede ancora. Albinovano Celso era al seguito del giovane Tiberio, il futuro imperatore, mandato da Augusto in Armenia, per ricondurvi lespulso Tigrane, nellautunno del 21 av. Cr., e lepistola fu scritta certamente nellestate (cfr. v. 5) del 20 av. Cr. Celso gaudere et bene rem gerere Albinovano 1-9. Celso... Albinovano : il cogno me (Celsus) si sarebbe dovuto pospor re al gentilizio (Albinovanus) ; ma, oltre al fatto che tale disposizione si faceva frequente nellet imperiale, esigenze stilistiche e metriche la consigliavano, per dare al verso una compiutezza e unarmonia impeccabili. Si pensa che questo Celso sia lo stesso di cui si parla nellepistola 3a del primo libro : un giovane letterato, volonte roso, ma un po ambizioso, al quale appunto Orazio rimproverava di farsi bello con versi di altri poeti, sacchegi 422 Q,. ORAZIO PLACCO Musa rogata refer, corniti scribaeque Neronis. Si quaeret quid agam, die multa et pulchra minantem vivere nec recte nec suaviter, haud quia grando contuderit vitis oleamve momorderit aestus, 5 nec quia longinquis armentum aegrotet in agris ; sed quia mente minus validus quam corpore toto nil audire velim, nil discere, quod levet aegrum ; giati nella nuova biblioteca sul Pala tino. gaudere... gerere (dipendono da refer) di essere felice e di far fortuna (la costruzione con gli infi niti si riporta alla formula epistolare dei Greci). Musa : personificazione della poesia. Orazio sembra non aver la forza, o la voglia, di dare personal mente tante informazioni e chiede alla Musa stessa di alleviargli questa... fatica. rogata refer = te ne prego, riferisci a nome mio (c per chi intende refer come rispondi e sup pone che lamico Celso abbia solleci tato notizie da Orazio ; ma ci in contrasto con quanto si dice al v. 3). corniti = compagno : si chiamavano comites quegli ufficiali, medici, scrivani, amici, che costituivano la cohors prae toria, ossia la compagnia del coman dante in capo o degli alti magistrati. scribae = segretario particolare , di Nerone : questi Tiberio Claudio Ne rone nato nel 40 av. Cr. da Livia, terza moglie di Augusto. Adottato nella famiglia dei Cesari e divenuto quindi figlio dellImperatore, gli succeder sul trono nel 14 d. Cr. e vi rimarr fino alla morte, avvenuta nel 37 d. Cr. Allora, come s detto, stava com piendo una missione militare in Ar menia e non aveva ancora ventanni. Si quaeret = se ti domander : quella inerzia senza tregua (di cui si parler nellepistola l l a del I libro) sembra quasi svuotare il mondo dogni interesse e, quello che pi conta, coinvolge anche gli altri nello stesso sentimento : che cosa interessa a me degli altri e che interesse possono avere gli altri per me ? Di qui il quasi svo gliato futuro, come a dire : se avr voglia di chiederti . multa... mi nantem = io che promettevo molte e belle cose (minor usato nel senso di polliceor : del resto, anche noi di ciamo minacciare mari e monti , pure in senso buono). recte = sa viamente : secondo i precetti duna sana filosofia. suaviter = piace volmente : cio come il desiderio personale vorrebbe, bramoso di gioie e di soddisfazioni. contuderit (perf. cong., perch la causa negata) = abbia flagellato . oleam = lo li veto . momorderit = abbia bru ciato : mordeo indica la morsa sia del caldo che del freddo. aestus = larsura : Orazio non possedeva n vigneti, n oliveti e non poteva nem meno addurre a scusa del suo inquieto stato danimo i sopraddetti motivi, che avrebbero potuto, in certo senso, quasi giustificarlo. longinquis... in agris : durante la calura dellestate, allora come ora, gli armenti venivano man dati su pascoli montani , spesso molto lontani dal luogo comune di residenza. Altra spina per i padroni, non per Orazio. mente (abl. di limi tazione, come il seguente) = nel lanimo . minus validus = pi malato . velim, offendar, irascar, sequar, fugiam, amem : sono tutti congiuntivi obliqui (in rapporto a re fer) e vanno tradotti con lindicativo. corpore toto : ogni parte del corpo, quindi, pi sana dello spirito e la malattia dello spirito la pi difficile da curare, perch compromette corpo LE EPISTOLE 423 fidis offendar medicis, irascar amicis, cur me funesto properent arcere veterno ; 10 quae nocuere sequar, fugiam quae profore credam ; Romae Tibur amem ventosus, Tibure Romam. Post haec, ut valeat, quo pacto rem gerat et se, ut placeat iuveni, percontare, utque cohorti. Si dicet ' recte ', primum gaudere, subinde 15 praeceptum auriculis hoc instillare memento : ut tu fortunam, sic nos te, Celse, feremus. e anima. quod levet (cong. consec.) = cosa che possa alleviare . aegrum : sott. me. offendar = mi irrito (costruito con il dativo, anzich con laccusativo, per analogia con il seguente irascar = vado in collera ). medicis : sintende realmente me dici , nel senso comune, non filo sofi , come alcuni si ostinano a inter pretare. Non sono accetti, in certi momenti, n gli ordini dei medici, n i consigli degli amici. 10-17. cur (= propterea quod, non raro, nemmeno in prosa, con verbi di accusare, rimproverare, ecc.)... pro perent = perch si affannano , si danno da fare . me... arcere = per tenermi lontano . veterno = letargo : veternus, etimologicamente il male dei vecchi (vetus) ; quella tristezza profonda di chi non pu pi sperare, di chi, per dirla con Mim nermo, non prova gioia al vedere i raggi del sole . Ma da questo signi ficato passato a indicare quel tor pore morboso, quella depressione delle forze fisiche e morali, che gli antichi consideravano un vero e pro prio stato patologico (Cel so, I I I , 20) e che si cercava di curare con medi cine, come da noi si fa con lesauri mento nervoso. quae... credam = quello che penso possa essermi utile (profore, inf. fut. di prosum) . ventosus = volubile come il ven to . Romae, ecc.: la grande Roma e la deliziosa Tivoli aprono e chiudono il verso, dal ritmo un po ostacolato, quasi ammiccando al ventosus, che do mina in centro, e che esprime tutto il dramma del piccolo uomo. ut valeat (retto da percontare, imperativo di per contor) = come va la sua salute (ut, al posto di quomodo, di uso fa miliare) . quo pacto = in che modo . rem gerat = adempia al suo ufficio . - se (sott. gerat) = se la passi. iuveni: Tiberio. cohorti : non in senso marziale, ma la scorta di personaggi, pi o meno illustri, che accompagnava Tiberio in Armenia. gaudere (retto da me mento) = ricordati di congratularti . praeceptum = avvertimento . instillare = sussurrargli . ut tu (sott. feres) fortunam == come tu sop porterai la fortuna ; cio, ti compor terai con essa : forse Orazio era geloso della stima e della amicizia di Celso ? La chiusa, certo, un po brusca e 1 avvertimento non troppo ama bile : se, cio, tu non saprai soppor tare la fortuna favorevole e diventerai altezzoso, noi ti toglieremo la nostra amicizia ; non ti sopporteremo pi. Ma consuetudine oraziana quella di chiudere in modo rude e inaspettato, quando saccorge di essersi lasciato andare un po troppo al sentimento o al risentimento. 424 Q. ORAZIO FLACCO 4. - BIGLIETTO DI RACCOMANDAZIONE (I, 9a : a Claudio Nerone) Settimio ha una gran voglia di far parte della coorte di giovani che accompagneranno Tiberio, il futuro imperatore, in Armenia per unim portante missione militare e prega Orazio di volerlo raccomandare. Le sol lecitazioni dellamico sono pressanti, ma il carattere del principe impe riale quanto mai difficile (Tacito ce ne dar poi un saggio quanto mai eloquente!) : orbene Orazio se la cava con un garbo, uno spirito e unin telligenza cosi acuta, che non pu aver mancato allo scopo. La raccoman dazione tutta nell'ultimo dei 13 versi, mentre gli altri dodici sono intesi a diminuire limportanza del poeta, che vuole apparire semplicemente come l indegno strumento di forze pi grandi di lui, vittima delle convenienze. Questo Settimio indubbiamente lo stesso cui dedicata lode 6a del 1. I I , l dove Orazio, in un momento di malinconia, si augura di morire a Tivoli o a Taranto e di essere pianto proprio da lui che, certo, gli era legato da tenera amicizia. Anche la vita svetoniana di Orazio fa cenno a vincoli di caldo affetto che esistevano fra Augusto, Orazio e Settimio e lepistola, un piccolo capola voro di grazia e abilit, deve essere stata scritta nellautunno del 21 av. Cr., quando appunto Tiberio ebbe ordine di preparare la spedizione per rimettere sul trono lespulso Tigrane. Septimius, Claudi, nimirum intellegit unus, quanti me facias : nam cum rogat et prece cogit, scilicet ut tibi se laudare et tradere coner, 1-9. Claudi (vocativo) : Tiberio Claudio Nerone, figliastro di Augusto (cfr. epistola precedente) e principe ereditario, insieme col fratello Druso, il quale, per, morir nel 9 av. Cr. nimirum (da ne-mirum) natural mente ; con inflessione, per lo pi, ironica : ci fa vedere la faccia stupita del Poeta, quando, davanti allinsi stenza dellamico, viene a comprendere di valere qualche cosa e di godere la considerazione del principe ; altrimenti, sembra dire, perch insisterebbe tan to ? unus = il solo che capi sce . quanti : genitivo di stima. prece = a furia di preghiere . scilicet = appunto ; anche questo in tono leggermente ironico, per non urtare la suscettibilit del principe. ut... coner = affinch io tenti (abi le mossa, per non apparire presun tuoso e sicuro del fatto suo). tra- LE EPISTOLE 425 dignum mente domoque legentis honesta Neronis, munere cum fungi propioris censet amici 5 quid possim videt ac novit me valdius ipso. Multa quidem dixi cur excusatus abirem ; sed timui mea ne finxisse minora putarer, dissimulator opis propriae, mihi commodus uni. Sic ego, maioris fugiens opprobria culpae, 10 frontis ad urbanae descendi praemia. Quodsi dete = presentartelo . dignum = come degno . mente... Nero nis = dellintelligenza e della fami liarit di Nerone (domus va inteso in senso molto lato), che sa scegliere ; con significato intensivo. honesta = uomini dabbene . cum fungi (sott. me)... cehset = allorch egli pensa che io faccia la parte (munere) dun amico piuttosto intimo (propioris, compar. assol. maschile, dallavverbio prope) . novit... ipso = conosce me meglio di me stesso : me og getto di novit e ablativo di paragone in rapporto a valdius, comparativo di sal de (sincopato, da valide), sinonimo, duso familiare, di mullum. Probabil mente Settimio aveva avuto ritegno a rivolgersi direttamente ad Augusto, il quale, secondo Svetonio, lo aveva in amicizia, n Orazio, per rispetto, qui ne fa cenno: agisce a suo rischio e peri colo. novit me : come a dire io non mi sarei mai sognato di valer qualche cosa ai tuoi occhi, ma si vede che il mio amico mi conosce meglio che non mi conosca io stesso ; e allora eccomi qua a metterti alla prova . timui... putarer = ebbi paura che si credesse che io sminuissi la mia influenza (mea) presso di te . mihi... uni = per far comodo sol tanto a me . 10-13. maioris... culpae = la ver gogna duna colpa pi grave ; la taccia di egoismo doveva bruciare i poeta ben pi che il timore di appa rire importuno. frontis... praemia = mi sono adattato (descendi) alla pre rogativa (praemia, in origine sino nimo di praeda, pass poi a significare privilegio , distinzione ) duna fronte di citt ; cio la sfrontatezza, la faccia tosta del cittadino, che abituato a vivere tra gli uomini e i loro inganni, in confronto con la raccolta timidezza e il goffo ritegno delluomo dei campi, che vive a con tatto con la natura, ma impacciato nel trattare con gli uomini e con le loro arti. descendi : denota il di spiacere del poeta di dover fare la parte ingrata che il momento richiede ; gli par quasi di rinunciare alla propria personalit, egli che della campagna amava tutto, ma in particolare la se rena franchezza, lungi dalle lusinghe della citt : gli sembra quindi di de gradarsi. depositum... pudorem = tu apprezzi (laudas) che io abbia lasciato da parte il ritegno per le in sistenze dun amico . tui gregis (sott. unum ; genitivo partitivo) = consideralo uno del tuo seguito : gregis qui sinonimo di cohortis, senza alcuna sfumatura meno che riverente. Anzi, con il termine grex si designava di solito una setta filosofica, un in sieme di uomini che vivevano, pen- 426 Q. ORAZIO FLACCO depositum laudas ob amici iussa pudorem, scribe tui gregis hunc et fortem crede bonumque. savano in comune ed erano legati da vincoli di natura intellettuale e mo rale molto elevati. fortem : il co raggio era certo indispensabile per chi si accingeva a recarsi in regioni lon tane, sconosciute ancora, e, quello che pi conta, sempre sul piede di guerra. bonum : indica le qualit morali. che dovevano indurre Tiberio a tenere accanto a s quel giovane, sicuro che per onest, seriet e lealt non lo avrebbe certo deluso. Cos la racco mandazione fatta e sulle ultime parole, che restano le decisive e le pi importanti, si appunta linteresse di chi scrive e lattenzione di chi legge. LE EPISTOLE 427 5. - LA FELICIT IN NOI ! (I, 1la : a Bullazio) Bullazio, evidentemente carattere inquieto e insofferente, passa di citt in citt, da un continente all'altro, in cerca duna serenit, duna felicit che non riesce a raggiungere. Ed chiaro, dir pi lardi Seneca, perch porta con s la propria miseria ! Orazio, che lo comprende bene e che talvolta preso dallo stesso male, ripete allamico, e soprattutto a se stesso, che non vale cercare altrove quello che solo noi ci possiamo dare : la felicit in ogni luogo, anche il pi squallido, se il nostro animo tranquillo. Qjiesta epistola, un vero gioiello, fu sempre ammirata per la sua umana ed eterna attualit. Anche ora il mondo sembra invaso dalla smania di viaggiare, di correre, di vedere : ma pare che la felicit si sia allontanata dalle nostre case e dalle nostre citt, le quali hanno perduto quella quiete serena, che rendeva cosi riposanti i sonni dei nostri avi. Non vi sono indizi che permettano di stabilire quando di preciso sia stata scritta. Quid tibi visa Chios, Bullati, notaque Lesbos, quid concinna Samos, quid Croesi regia Sardis, Zmyrna quid et Colophon ? maiora minorave fama ? 1-9. Quid... visa (sott. est) = che te n parso di , che impressione ti ha fatto . Chios : unisola dellEgeo, di fronte alla costa ionica, famosa per i suoi vini, i marmi e le frutta. Bullati (vocativo) : di questo Bullazio non sappiamo nulla piu di quanto si pu comprendere dalla pre sente epistola ; forse era un commili tone di Orazio agli ordini di Bruto, nel 43-42 av. Cr. nota = fa mosa . Lesbos : isola dellEgeo settentrionale, molto celebrata nellan tichit per aver dato i natali ad Alceo, a Saffo, ad Arione, a Teofrasto, ecc., oltre che per i suoi vini, i suoi marmi e le sue ceramiche. concinna = elegante . Samos : altra isola dellEgeo, di fronte ad Efeso ; fu patria di Pitagora ; ricca di vini e fa mosa per larmonia dei suoi edifici e per la bellezza del paesaggio. Sardis : capitale della Lidia, in Asia Minore ; dopo un periodo di grande splendore al tempo di Creso, era stata conquistata da Ciro (Erod., I, 84) e dallora era cominciata una lenta decadenza. Zmyrna : ritenuta pro babile patria di Omero, era la pi bella delle citt della Ionia , ricca di traffici, di monumenti e di ele ganza. Colophon : quasi a con- 428 Q. ORAZIO FLACCO cunctane prae Campo et Tiberino flumine sordent ? an venit in votum Attalicis ex urbibus una ? 5 an Lebedum laudas odio maris atque viarum ? Scis Lebedus quid sit : Gabiis desertior atque Fidenis vicus ; tamen illic vivere vellem, oblitusque meorum, obliviscendus et illis, Neptunum procul e terra spectare furentem. 10 fine tra la Ionia e la Lidia ; era patria di Mimnermo e di Senofane, fonda tore della scuola eleatica. cuncta ne (ne enclitico) = o tutte quante insieme . prae = a confronto con il Campo di Marte , in riva al Tevere, dove, per gli esercizi ginnici e il suc cessivo bagno nel fiume, si dava con vegno tutta la giovent romana. Era come il centro ideale della vita di Roma, serenamente rivolta alla pace e al sano ripristino delle proprie forze, in attesa di sempre maggiori prove. sordent = prdono ogni attrattiva . an... votum = o ti viene gi la voglia di qualcuna (una) delle citt attaliche : ad es. Pergamo, famosa per la biblioteca, emula di Alessan dria ; o Apollonia, o Tralles, sulle quali aveva dominato la stirpe degli Attalidi, lultimo dei quali, Attalo I I I , morendo nel 133 av. Cr., aveva la sciato tutto il suo regno in eredit ai Romani. Lebedum : citt della Ionia un tempo molto fiorente ; ma, distrutta da Lisimaco e privata dei suoi abitanti, era ridotta a un povero villaggio, dalla vita grama e stentata. Orazio laveva vista probabilmente durante la campagna militare con Bruto (43-42 av. Cr.) e forse Bullazio era allora con lui ; cos almeno si spiega il verso seguente. viarum = dei viaggi per via di terra : la stessa espressione troviamo nell ode dello pleen (I I , 6a, 7), l dove Orazio, preso dalla tristezza, pensa ai suoi ultimi giorni e al luogo pi adatto dove passarli. Sicch qui, al lamico inquieto ed errabondo, su bentra il Poeta, che non pu sottrarsi alla fatale condanna delluomo e, so praffatto dallintimo sconforto, si vede per un momento rifugiato in quellan golo oscuro, nel desiderio dun oblo completo, che somiglia molto alla vo lutt di annullamento cara ai nostri Romantici, ma che corrisponde a un bi sogno sincero e sofferto del poeta stes so. Tale sovrapposizione, cos poetica e cos vera, quella che fa dire a Dante di s quel che vorrebbe dire di Romeo di Villanova : e se il mondo sapesse, ecc. (Parad.j VI, 140 sgg.), svani rebbe se si accettasse linterpretazione di alcuni editori i quali, chiudendo tra virgolette i versi 6-10, immaginano si tratti di uninterruzione trasognata di Bullazio. Meglio intendere che Orazio, mentre parte, lancia in resta, per di mostrare allamico linconsistenza delle sue aspirazioni, ricada, sognando, nel proprio mondo e nella propria tri stezza. Gabiis... Fidenis (con la prima sillaba lunga, mentre la tro viamo breve in Virgilio) : citt del Lazio (la prima fra Tivoli e Preneste ; la seconda in Sabina, sulla via Salaria) un tempo floride, ma in quel mo mento poco pi che miseri villaggi. desertior... vicus = un villaggio pi squallido . vivere = passare la vita . oblitus (attivo) = dimen tico dei miei ; tutti quelli che riem pivano la sua vita : parenti, amici, protettori. obliviscendus = de gno di essere da loro dimenticato (illis dativo dagente) . 10-19. Neptunum = il mare (me tonimia). spectare = contempla- LE EPISTOLE 429 Sed neque qui Capua Romana petit, imbre lutoque aspersus volet in caupona vivere ; nec qui frigus collegit, furnos et balnea laudat ut fortunatam plene praestantia vitam ; nec, si te validus iactaverit Auster in alto, 15 idcirco navem trans Aegaeum mare vendas. Incolumi Rhodos et Mytilene pulchra facit quod paenula solstitio, campestre nivalibus auris, per brumam Tiberis, Sextili mense caminus. Dum licet ac voltum servat Fortuna benignum, 20 Romae laudetur Samos et Chios et Rhodos absens. re : gi Lucrezio aveva notato la gioia, un po crudele, che si prova a contemplare, da un luogo sicuro, la tempesta scatenata sul mare (II, 1-4), ora qui laccenno pi intimo, anche se la ricerca stilistica (la me tonimia) ne smorza lefficacia, dan dole una sfumatura ironica, forse non inutile per attenuare lemozione. sed neque ecc.: ecco che dal sogno si torna alla realt. La solitudine di Lebedo potr, forse, sanare la ferita dun momento ; ma la vita, oh ! la vita unaltra cosa ! Non ci si pu illudere di moltiplicare i momenti di sosta in questa corsa tumultuosa verso la morte, qual il destino delluomo. Cos il viandante, spossato e macero di pioggia, sogna il conforto dunoste- ria (c a u p o n a ) ; ma non pensa affatto di passarvi tutta la vita : riprender il suo cammino, appena ristorato e asciut to, E chi per ore e giorni ha sofferto il freddo si accosta a una stufa (furnos) o a un bagno tiepido, con gioia s e abbandono ; ma non stabilisce col la sua dimora. imbre... aspersus tutto intriso di pioggia e di fan go . frigus collegit = ha fatto scorta di freddo . ut... praestan tia come se rendessero , con vinto che. in alto: sott. mari. Auster : vento di mezzogiorno ; qui, per, per un vento violento in gene rale. Anche colui che si trova fra i turbini e i marosi duna tempesta sospira la riva ; ma, giunto in salvo al di l del mare, non pensa certo di vendere la nave, perch sa che le tem peste passano ed egli a casa deve tornare. non (compreso in nec del verso precedente)... idcirco = non per questo . Aegaeum : anche questo sta per un mare qualunque ; senonch lEgeo era il centro del com mercio marittimo di Roma con il vi cino Oriente e pi frequenti erano i contatti dei mercanti romani con questo che con altri mari. Incolumi = per chi sano ; di mente e di corpo. Rhodos : una delle pi belle e celebrate isole dellEgeo. Mytilene : capitale dellisola di Lesbo, molto celebrata, per il suo clima e per le sue glorie letterarie, da poeti e pro satori. facit quod = fa lo stesso effetto che fanno . paenula = un mantello pesante in piena estate {sol stitio, intendi aestivo) : ossia al tutto inutile, come i paragoni che seguono. campestre... auris = le mutandine da bagno quando tira aria di neve . per... Tiberis = un bagno nel Tevere nel cuore dellin verno . Sextili... caminus = il camino acceso nel mese di agosto i era questo il sesto mese dellanno ro mano, il quale iniziava a marzo. 20-30. Romae (locativo) = stan do a Roma . absens = lonta- 430 Q,. ORAZIO FLACCO Tu quamcumque deus tibi fortunaverit horam grata sume manu neu dulcia differ in annum, ut quocumque loco fueris vixisse libenter te dicas : nam si ratio et prudentia curas, 25 non locus effusi late maris arbiter aufert, caelum, non animum mutant, qui .trans mare currunt. Strenua nos exercet inertia : navibus atque quadrigis petimus bene vivere. Quod petis hic est, est Ulubris, animus si te non deficit aequus. 30 na : legato grammaticalmente a R h o d o s , ma si intende riferito anche agli altri due nomi. fortunaverit (= f o r t u n a t a m p r a e s t i t e r i t ) = ti avr concesso felice; termine arcaico di origine sacrale. deus : i?on meglio identificato ; quella divinit astratta che pu concedere le ore e i giorni, mentre alla serenit delFanimo dob biamo provvedere noi stessi. grata (per enallage, attribuito a m a n u ) sume = accoglila con animo riconoscente . neu... differ (= n e q u e d i s t u l e r i s ) e non rimandare le gioie di anno in anno . ut (consecutivo) = di modo che tu possa dire . fueris : al momnto della morte ; ti colga essa a Roma, a Lebedo o nelle belle isole sunnominate. libenter = secondo il tuo piacere . si (= siquidem) = se vero che ; come vero. ratio... aufert = il ragionamento e la saggezza alleviano gli affanni e non un luogo che domini (arbiter) per largo tratto sul mare aperto (effusi) . maris arbiter : pi volte Orazio prende di mira la vana fatica di coloro che gettano immense costruzioni in alto mare, come se potessero sfuggire agli affanni che li tormentano (Odi, I I I , l a, 33-40). caelum = clima . Strenua... inertia = uninerzia irre quieta ci tormenta : laccostamento di queste due parole di significato contrario (ossimoro) ci rappresenta al vivo il tremendo contrasto che tor menta tutti gli uomini. Nulla fanno essi realmente per interpretare, se condo verit, la voce dellistinto e della natura : questo inertia. Ma quante fatiche, quali insonnie, che indegnit essa impone ai miseri mortali, i quali finiscono col perdere la loro pace ; ed ecco la verit di quello strenua e di exercet. bene vivere = la feli cit . Ulubris : villaggio disperso e isolato delle paludi Pontine, citato anche da Cicerone e da Giovenale per 10 squallore della vita e il grigiore pae sano ; qui sta per qualsiasi luogo, anche il meno accogliente. animus... aequus = se non ti vien meno la tranquillit dellanimo : aequus il famoso aggettivo oraziano, che rias sume tutta la filosofia del Poeta, tutto 11 segreto della felicit umana. LE EPISTOLE 431 6. - CONGEDO (I, 20: al suo libro) Addio del poeta al suo libro di Epistole e congedo di Orazio dalla poesia. Egli aveva allora 45 anni ed era deciso di chiudere lanimo ai dolci inganni delle Muse, in attesa serena della fine. Non sapeva che i fasti di Roma imperiale nel 17 av. Cr. avrebbero risvegliato il suo estro assopito ed egli avrebbe avuto una seconda stagione poetica. Era questo, dunque, lultimo messaggio e allultima epistola affidava per i posteri il proprio ritratto. Di qui la velata malinconia che trascorre nei pochi versi armoniosi ed eleganti, con cui Orazio pone il sigillo del larte allopera sua. Egli si rivolge al suo libro come a un giovane ardente di desiderio e smanioso di conoscere il mondo e farsi conoscere ; vorrebbe trattenerlo, inconsapevole com o sprezzante dei pericoli e delle delusioni che lattendono. Gli prospetta la breve fioritura, gli imman cabili affronti, il mesto tramonto. Ma, non ostante tutto, la coscienza della propria grandezza ha il sopravvento e il figlio del liberto di Venosa pro clama con orgoglio daver raggiunto una mta degna di essere invidiata dai contemporanei e dai posteri. *La precisazione, cosi garbata e improvvisa, degli ultimi tre versi ci con sente di stabilire che questepistola fu composta nel 20 av. Cr. Vortumnum Ianumque, liber, spectare videris, scilicet ut prostes Sosiorum pumice mundus. 1-9. Vortumnum Ianum : intende indicare il Foro, dove erano botteghe di ogni genere e in modo particolare quelle dei librai. Il mercato era deli mitato da un arco sormontato da una statua di Giano (cfr. Epist., I, l a, 54). Anche il dio Vortumnus (o Vertum nus, forse da vertere), che in antico presiedeva al volgersi delle sta gioni, aveva la sua statua nel Foro. : spectare = guardare con desiderio , fare locchiolino . liber : lallo cuzione rivolta al libro come fosse un essere animato ; questa felice novit, che suscit linteresse di Por- firione, fu largamente imitata, e non sempre felicemente, nei secoli succes sivi in tutte le letterature. scilicet = naturalmente . ut prostes - per essere messo in vetrina (ma il verbo latino ha una sfumatura pi violenta e sfacciata). Sosiorum t erano due fratelli che, datisi al com mercio dei libri, avevano raggiunto grande notoriet. pumice mundus = levigato con la pomice : con pomice venivano levigati i margini del papiro arrotolato intorno al colo- 432 a. ORAZIO FLACCO Odisti clavis et grata sigilla pudico, paucis ostendi gemis et communia laudas, non ita nutritus. Fuge quo descendere gestis : 5 Non erit emisso reditus tibi. 'Quid miser egi? Quid volui ? ' dices, ubi quid te laeserit ; et scis in breve te cogi, cum plenus languet amator. Quodsi non odio peccantis desipit augur, carus eris Romae, donec te deserat aetas ; 10 contrectatus ubi manibus sordescere volgi coeperis, aut tineas pasces taciturnus inertis aut fugies Uticam aut vinctus mitteris Ilerdam. rato bastoncino, che chiamavano u m b i l i c u s . clavis : le chiavi degli s c r i n i a , o cassetti, nei quali si con servavano gli scritti inediti, sigillati { s i g i l l a ) con l anello signatorio del padrone. grata... pudico = che non dispiacciono a chi ha del rite gno . paucis... gemis = ti ram marichi (lett. piangi ) di essere mo strato a poche persone : sono i pochi amici intimi, cui Orazio leggeva le sue composizioni, sollecitandone consigli e approvazioni. communia : i luoghi aperti al pubblico e frequentati, come le terme, le biblioteche, le vetrine delle botteghe, nei luoghi pi affollati di Roma. nutritus : sott. a m e . Fuge... gestis = corri pure l dove smanii di andare ; c per chi sot tintende (e, forse, a ragione), dopo limperativo, un avverbio di moto da luogo [inde) e intende : fuggi lon tano da quel luogo (il Foro), dove tanto desideri di andare . Non eri t... r edi tus = non ci sar possi bilit di ritorno quando tu sia pub blicato [ e m i s s o = lasciato andare) . quid... l aeser i t (fut. ant. di l a e d o , l a e s i , l a e s u m , l a e d e r e ) = riceverai qualche affronto : il neutro pi efficace ed espressivo del q u s accet tato da alcuni editori. in breve... cogi = che sei gettato in un an golo . plenus = ormai sazio , annoiato . l anguet = prova fa stidio . amator (trattandosi del libro) = il lettore . Quodsi ecc. ; ordina-: quodsi augur (in questo caso, il Poeta) non desipit (= non fuori di senno ) odio (= per il risenti mento ) peccntis (= verso il pec catore , genitivo oggettivo) : augur, profeta di sventura il Poeta ; ma sente che la sua previsione sar pur troppo confermata dalla realt ; non c da sperare che il risentimento attuale gli faccia velo : quanto pi lucida la sua visione, tanto pi amara. 10-19. carus... Romae (locativo) : la novit dellargomento (in Roma, le epistole in versi non serano ancora sentite) e la curiosit, che accompagna sempre la nuova opera dun celebrato scrittore, assicureranno la momentanea simpatia dei Romani ; ma sar fiamma di breve durata. donec = finch non . aetas = giovinezza : il pregio della freschezza e della no vit. contrectatus = spiegazza to , sciupato . tineas... iner tis = muto (taciturnus), sarai pasto delle lente tignole ; oppure (se si accetta linterpretazione etimologica) le tignole che non hanno rispetto dellarte {in artes) . Uticam : citt dellAfrica, non lontana da Cartagine. Per evitare di pascere le tignole, il libro dovr ben presto emigrare in Africa o in Spagna, ai confini cio LE EPISTOLE 433 Ridebit monitor non exauditus, ut ille qui male parentem in rupes protrusit asellum 15 iratus : quis enim invitum servare laboret ? Hoc quoque te manet, ut pueros elementa docentem occupet extremis in vicis balba senectus. Cum tibi sol tepidus pluris admoverit auris, me libertino natum patre et in tenui re 20 maiores pinnas nido extendisse loqueris, dellImpero, dove andavano a finire (antico mondo sempre nuovo !) i libri che avevano fatto a Roma la loro stagione. vinctus (da vincio) mit teris (fut. passivo) = impacchettato sarai mandato ad Ilerda ; citt della Spagna Tarragonese, lodierna Lerida. monitor = chi ora ti avverte e non ascoltato . male parentem (da pareo) = testardo , che non voleva ubbidire . protrsit = scaravent gi : rider dunque il poeta perch si riveleranno vere le sue previsioni ; ma sar un riso amaro, perch tutto sar a suo danno, come Tirato padrone dellasinelio avr sod disfazione alla sua ira, ma perder la bestia. Hoc... manet = anche questo ti attende , ti devi aspet tare . ut pueros ecc. = che la balbuziente vecchiaia ti colga a inse gnare lalfabeto {elemento) ai bambini nellestrema periferia (extremis... vi cis) : fu buon profeta, nel signifi cato migliore, perch sappiamo che subito, nel primo secolo dopo Cristo, le opere di Orazio, in particolare le Epistole, furono testi obbligati nelle scuole dogni grado di Roma e dItalia. Su di esse imparavano i bambini i pri mi elementi delle lettere, gli adulti i principi della saggezza. occupet... Senectus : il pensiero un po triste di Orazio ci suggerisce un quadro di bonaria e paesana umanit. Ai mar gini della grande Urbe, dotta e cor rotta, qualche vecchio maestro, im pietosito dalle condizioni di ignoranza e trascuratezza dei bimbi del popolo. li raccoglie intorno a s, per avviarli al grande mistero del leggere e dello scrivere e tiene tra le mani il libro del Poeta. Nel fondo dellanima, que sto pensiero lo lusinga, non ostante il balba, che vorrebbe porre un accento meno gradito su tale destino ; tanto vero che su di esso si sofferma per dettare il suo testamento spirituale. Cum... auris = quando il sole ormai tiepido avr raccolto intorno a te pi numerosi gli ascoltatori {pluris... auris) . sol tepidus : notazione piena di poesia e di nostalgia. Verso il tramonto, quando i raggi del sole occiduo attenuano la loro violenza per tingere il cielo di rosa, allora anche i pi irrequieti uditori si fermano vo lentieri ad ascoltare la voce del Poeta. questo il momento di celebrarne le lodi ! C chi ha pensato alla prima vera ; altri allautunno, quando i ra gazzi tornavano a scuola : altri ancora, citando Marziale (IV, 8), intendono lora subito dopo pranzo (fra le 3 e le 4 pomeridiane) ; ma la pi bella ancora la prima interpretazione, che anche la pi semplice. 20-28. libertino... patre : il ritor nello, che sentiva spesso ripetere dai maligni invidiosi della sua fortuna, costituisce il primo titolo di merito per larrivato poeta, che lo sbandiera con orgoglio, fiero del cammino per corso e non certo disposto a rinnegare il passato. in tenui re (sott. fami liari) = in modeste condizioni di fa miglia . loquris (futuro) = di rai che ho spiegato . ut = di mo- 28 434 Q, ORAZIO FLACCO ut quantum generi demas, virtutibus addas ; me primis urbis belli placuisse domique, corporis exigui, praecanum, solibus aptum, irasci celerem, tamen ut placabilis essem. 25 Forte meum siquis te percontabitur aevum : me quater undenos sciat implevisse Decembris collegam Lepidum quo duxit Lollius anno. do che , chiaramente consecutivo, anche se non si pu escludere un senso finale. demas... addas : met tendo in risalto lumile condizione da cui partito, si aggiunge merito al poeta stesso, che ha saputo sollevarsi tanto in alto. primis urbis = ai principali cittadini . belli... domi (entrambi locativi) : in primo luogo a Bruto, sul campo di battaglia di Filippi (c da ricordare che non fu mai vietato alla corte di Augusto lelo gio, anche pubblico, dei pi fieri re- pubblicani, come Catone e Bruto) ; poi ad Augusto stesso, a Mecenate, a Pollione, a Vipsanio Agrippa, ecc. exigui : sappiamo dalla vita svetoniana che Orazio era piccolo e obeso. praecanum = canuto anzitempo . solibus (abi.) aptum (da apere) = bruciato dal sole . tamen ut (= ita... ut) : in senso fortemente re strittivo. irasci... placabilis : vale la pena di vedere come i nostri poeti (Alfieri e Foscolo, ad esempio) imi tarono questa notazione psicologica, che nella sua brevit ha unefficacia decisiva. aevum = et (ter mine ricercato). me... implevisse = sappia che io ho compiuto : espres sione rimasta anche nelle lingue neo latine. quater undenos... Decem bris : erano dunque passati 44 di cembri da quell8 dicembre del 65 av. Cr., giorno di sua nascita. collegam, ecc. ; ordina : anno quo Lollius duxit collegam Lepidum : nellanno 21 av. Cr. avrebbero dovuto assumere la carica consolare Lollio e Augusto, eletti re golarmente lanno prima ; ma, al posto di Augusto che sera ritirato, sal in carica Lepido, sebbene fossero candi dati anche Q, Emilio e L. Silano. Essendo stato Lollio il primo eletto, pareva che la scelta di Lepido fosse stata fatta da lui in persona, anzich dal popolo, come invece era avvenuto : di qui il verbo duxit, che qualche edi tore volle inutilmente mutare in dixit. Cos, in maniera sobria e schiva, quasi distogliendo lattenzione dalla propria persona, per rivolgerla a per sonaggi molto meno importanti di lui, ma che rappresentavano Roma e il suo destino, si chiude questa simpatica presentazione, con il sorriso garbato e spiritoso di chi, dopo tutto, riu scito quasi a togliere un anno alla propria et. A P P E N D I C E GUIDA BREVE AI METRI ORAZIANI I ) L e Od i Pur tenendo conto delle indicazioni dei principali trattatisti di metrica e dei maggiori editori di Orazio, seguiamo una via ispi rata soprattutto a un criterio di opportunit didattica. Avvertiamo anche che accettiamo il principio, enunciato dal Mei nek e e dal Lachmann, della ravvisabilit in tutte le odi ora ziane di sistemi tetrastici, ossia della divisibilit di tutte le odi in strofe di quattro versi. Le obiezioni opposte dagli avversari di tale tesi (ad esempio, la mancanza di appoggio alla tesi stessa da parte delle strutture sintattiche e la presenza di un carme, il IV, 8, il cui numero non divisibile per 4), non sembrano suf ficientemente probanti. Fra l altro, tale carme, figurando nel IV libro, non appartiene al grande ciclo della produzione lirica oraziana e ha due versi (il 17 e il 33) che potrebbero, come stato sostenuto, essere spuri. St r of e Ascl epiadee Sono cinque e vi si usano quattro versi : 1) Il gliconeo (j- , -- w , -Lw , ^), che pu essere definito : una tetrapodia logaedica catalettica in syllabam, con dattilo In seconda sede. 2) Il ferecrateo o ferecrazio (j., - ~ w , , cio un gliconeo senza l ultima sillaba. 3) Lasclepiadeo minore (j- , . w w , s. / / . w . ss) ossia un gliconeo con un coriambo (-?- _ ~ ) inserito dopo lo spondeo- base. 436 APPENDICE 4) L'asclepiadeo maggiore / / .'._w -- / / cio un gliconeo con due coriambi inseriti dopo lo spondeo-base (come a dire, un asclepiadeo minore con l inserzione di un coriambo fra i due emistichi). Ecco le cinque strofe asclepiadee : I : composta di quattro asclepiadei minori ; IIa : tre asclepiadei minori e un gliconeo ; IIIa : due distici costituiti da un gliconeo seguito da un ascle piadeo minore ; IVa : due asclepiadei minori, un ferecrateo e un gliconeo J Va : quattro asclepiadei maggiori. St r of a Saf f ica minor e composta di tre endecasillabi saffici e un adonio. 1) Uendecasillabo saffico ( , l / / w w, ' w, /. si defi nisce : una pentapodia logaedica, con dattilo in terza sede, spon deo irrazionale in seconda e cesura semiquinaria. 2) L'adonio (/- ~ e -<) una dipodia dattilico-trocaica (viene detta anche clausola esametrica , perch con un adonio fini scono tutti gli esametri). N. B. - La strofa saffica usata in ben 25 odi e nel Carmen Saeculare. St r of a Al caica composta di quattro versi : due endecasillabi alcaici, un ennea- sillabo e un decasillabo. 1) U endecasillabo alcaico ( . , i v , - ! - - / / i v U, r v , ! : ) , pu con siderarsi, strutturalmente, un endecasillabo saffico, la cui ultima sillaba si immagini spostata allinizio del verso in funzione di ana- GUIDA BREVE AI METRI ORAZIANI 437 crusi (*). Si tratterebbe quindi di un pentapodia logaedica cata lettica in syllabam con anacrusi (in Orazio, costantemente lunga). Secondo altra tesi, l endecasillabo alcaico consisterebbe di una tripodia giambica catalettica (~ ', a, ...) seguita da una dipodia dattilica ( w *). La cesura, nellun caso e nellaltro, sem pre semiquinaria. 2) Uenneasillabo alcaico ( ' -, '.w, . sr.) una tetrapodia trocaica con anacrusi ; secondo laltra tesi una pentapodia giam bica catalettica (- w w ^ 3) Il decasillabo alcaico (./. -, w, . . _ l w, a. ~) una dipodia dattilica seguita da una dipodia trocaica. N. B. - Il metro alcaico il pi usato fra tutti i metri ora ziani : lo si trova in 37 odi. I I ) Gl i Epo d i 1) Distico epodico (di cui Archiloco aveva dato per primo l esempio in Grecia) : consiste in un trimetro giambico seguito da un dimetro pure giambico ; entrambi sono acatalettici e ammet tono la sostituzione dello spondeo irrazionale nelle sedi dispari. Schema : ^ a. _ , ~ a a_, ~ w - ^ ^ / w / y N. B. - Hanno questo metro i primi dieci epodi. 2) Distico archilockeo : composto di un esametro dattilico seguito da un giambelcgo (che risulta di un dimetro giambico pi un trimetro dattilico catalettico in syllabam). (l) Si d il nome di anacrusi a quelluna o a quelle due sillabe, normal mente ancipiti, che, premesse al verso, possono mutarne il carattere del ritmo (da ascendente a discendente o viceversa) ; nel caso dellendecasillabo e del- Venneasillabo alcaici, lanacrusi conferisce alla prima parte il carattere ascen - dente dei metri giambici. 438 APPENDICE Schema : N. B. - Hanno questo metro gli epodi XI e XIII. I l i ) Sat ir e ed Epist ol e Sono tutte in esametri dattilici. Schema : -c . // l . w, .l ^ (esapodia dattilica catalettica in disyllabam, con dattilo in sede e cesura semiquinaria). quinta I N D I G E Prefazione........................................................................................ Pag. v P. VIRGILIO MARONE Vita............................................................................................ 1 Opere................................................................ ............................ 3 Le Bucoliche Introduzione alle Bucoliche................................................... 5 Ecloga prima : Titiro e Melibeo Argomento................................................................................. 8 vv. 1 - 8 3 .................................................................................... 9 Ecloga nona : Meri e Licida Argomento..................................................... 19 vv. 1 - 6 7 .................................................................................... 20 Ecloga quarta : Pollione Argomento................................................................................ 28 vv. 1 - 6 3 ...................................... - 30 Ecloga quinta : Dafni Argomento................................................................................. 8 38 vv. 1-90 .................................................................................... 8 39 Le Georgiche Introduzione alle Georgiche .......................................................... 8 49 Introduzione e lode di Augusto {Georg., I, 1-28 ; 40-42) . . 50 Prodigi per la morte di Cesare {Georg., I, 461-508).................... 8 55 li catno della primavera {Georg., II, 323-345)............................. 8 61 La pestilenza nel Nrico {Georg., III, 478-566)............................ 8 64 440 INDICE Il vecchio di Corico {Georg., IV, 116-148).................................. Pag. 73 La leggenda di Aristeo {Georg., IV, 315-337 ; 345-360 ; 374-452)....................................................................................... 77 La favola di Orfeo ed Euridice {Georg., IV, 4 5 3 - 5 2 9 ) . . . . 91 LEneide Introduzione allEneide................................................................. 99 Canto Primo Argomento................................................................................ 102 La tempesta (I, 81-143)............................................................. 102 Canto Secondo Argomento................................................................................ HO Laocoonte e il cavallo (II, 40-56).......................................... HO Sinone davanti a Priamo (II, 67-75)...................................... 113 La morte di Laocoonte (II, 199-245)..................................... H5 Il sogno di Enea (II, 268-297)............................................. 120 Cassandra prigioniera (II, 402-430)...................................... 123 Canto Terzo Argomento................................................................................ 126 Lepisodio di Polidoro (III, 19-57)......................................... 127 Lincontro con Andromaca (III, 300-355).............................. 131 I doni di Andromaca (III, 482-505)...................................... 136 Canto Qjiarto Argomento................................................................................ 139 Didone innamorata si confida con la sorella Anna (IV, 9 - 30) ............................................................................. 140 II dramma intimo di Didone (IV, 80-89).......................... 143 Mercurio ordina ad Enea di partire da Cartagine (IV, 554-570)..................................................... 145 Linvettiva e le maledizioni di Didone (IV, 607-629) . . 147 La morte di Didone (IV, 693-705)......................................... 150 Canto Qjiinto Argomento................................................................................. 152 I preparativi per la prima gara (V, 124-138)....................... 153 La lotta fra Darete ed Entello (V, 426-449)...................... 155 INDICE 441 Canto Sesto Argomento................................................................................ Pag. 157 La Sibilla e il ramo doro (VI, 136-155)...................... . 158 Enea entra nel regno dei morti (VI, 255-267)..................... 160 Enea e la Sibilla incontrano Caronte (VI, 298-316) . . . 162 Il racconto di Palinuro e la sua preghiera ad Enea (VI, 340-371).................................................................. 164 Lincontro di Enea con Anchise (VI, 679-702).................. 167 La figura di Marcello (VI, 860-886)...................................... 169 Canto Settimo Argomento.......................................................................... 172 Enea, costeggiato il paese di Circe, arriva alla foce del Tevere (VII, 8 - 3 6 ) ...................................................... 173 Il cervo di Silvia (VII, 483-502)................................... 176 Le genti del Lazio incitate alla guerra (VII, 511-518) . . 178 Turno e la vergine Camilla (VII, 783-817) ........................... 179 Canto Ottavo Argomento.......................................................................... 163 Il dio Tiberino appare in sogno ad Enea (Vili, 18-80) . 184 Enea immola alla dea Giunone la scrofa e i porcellini (Vili, 81-101).......................................................................... 189 Evandro mostra ad Enea i luoghi della futura Roma (Vili, 351-368).......................................................................... 191 Enea contempla ammirato larmatura preparata da Vulcano (Vili, 617-629)............................................... 193 La battaglia di Azio nello scudo di Enea (Vili, 671-684) . 195 Il trionfo di Ottaviano (Vili, 714-731)............................ 197 Canto Xono Argomento.......................................................................... 199 Laudace progetto di Eurialo e Niso (IX, 176-223) . . . 200 Le imprese dei due giovani eroi e la loro morte (IX, 381-449).......................................................................... 204 Il pianto della madre di Eurialo (IX, 473-502)............. 210 Canto Decimo Argomento........................................................................... 213 Lauso ucciso da Enea (X, 803-832)............................ 214 La morte di Mezenzio (X, 873-908)................................ 218 442 INDICE Canto Undicesimo Argomento................................................................................ Pag. 222 Sia reso onore ai caduti ! (XI, 22-28).................................. 222 Pallante, deposto sul feretro, riceve lultimo addio di Enea (XI, 29-99)............................................................... 224 Il pianto di Evandro sopra la salma di Pallante (XI, 139-181).......................... . . ............................................... 231 La morte di Camilla (XI, 816-831)...................................... 235 Canto Dodicesimo Argomento................................................................................ 237 Giunone parla a Iuturna (XII, 134-160).......................... 238 Enea, guarito dalla ferita, torna a combattere (XII, 411-440) 241 La morte di Turno (XII, 919-952)................................... 244 Q. ORAZIO FLACCO Vita.................................................................................................. 249 Opere............................................................................................. 251 Mondo poetico.............................................. 252 Le Odi Odi Ascl epiadee Introduzione alle Odi Asclepiadee....................................... 257 1. - Ognuno ha un suo sogno (I, 1).................................. 258 2. - Non omnis moriar (III, 30)......................................... 262 3. - Buon viaggio a Virgilio (I, 3)...................................... 265 4. - Vivi alla giornata ! (I, 1 1 ) .......................................... 269 5. - Per la morte dun amico (I, 2 4 ) .............................. 271 6. - Alla fonte Bandusia (III, 13)...................................... 274 7. - Contrasto damore (III, 9 ) .......................................... 276 Odi Saf f iche Introduzione alle Odi Saffiche. .................................. 279 1. - Al dio dalla multiforme attivit (I, 1 0 ) ................... 279 2. - Desiderio dautunno (I, 38)........................................... 282 3. - Il celibe in festa (III, 8)............................................... 284 4. - I ludi saeculares del 17 av. Cr..................................... 287 Premessa.......................................................................... 287 Carmen saeculare....................... . . ............................. 290 INDICE 443 5. - Vino di poco prezzo, ma. . . prezioso (I, 2 0 ) . . . . Pag. 297 6. - Confidenza malinconica (II, 6 ) ..................................... 299 7. - Laurea via di mezzo (II, 10)........................................ 302 Odi Al caiche Introduzione alle Odi Alcaiche.............................................. 305 1. - A Taliarco (I, 9 ) ............................................................ 306 2. - La preghiera del poeta (I, 3 1 ) ..................................... 309 3. - La sorte di tutti (II, 3 ) ................................................ 312 4. - La dolce follia (II, 7 ) .................................................... 316 5. - Il poeta . . . nellAde (II, 13)......................................... 320 6. - Immortale il poeta nel suo canto (II, 20) . . . . 324 7. - Canto di vittoria (I, 3 7 ) ................................................. 327 8. - Purch sia puro lanimo ! (Ili, 2 3 ) ............................... 331 9. - Solo lodiato cipresso (II, 14)......................................... 334 10. - Canto alla generazione novella (III, 1)........................... 337 11. - La vera virtus (III, 5 ) .................................................... 342 Gli Epodi Introduzione agli E p o d i ...................................................... 347 1. - Con Mecenate, anche alla guerra ( I ) ........................ 348 2. - La fortuna non modifica la razza (IV)....................... 352 3. - Il destino di R o m a ..................................................... 355 4. - II vino conforto nei mali ( X I I I ) .............................. 358 Le Satire Introduzione alle Satire................................................................ 361 1. - Se un dio dicesse . . . (I, l a) ........................................... 363 2. - I l pi bel vanto (-1, 6a) .................................................... 372 3. - Giornata nera ! ( , 9a) ........................................................ 382 4. - Che mi consigli, avvocato? (I I , l a) .............................. 388 5. - La gioia pi grande (I I , 6a) ........................................... 397 Le Epistole Introduzione alle Epistole. 407 1. - Tra la speranza e laffanno. . . (I, 4a : ad Albio Tibullo)..................................................................................... 408 444 INDICE 2. - II valore della libert (I, 7a : a Mecenate)................... Pag. 411 3. - Ora triste (I, 8a : ad.Albinovano Celso)...................... 421 4. - Il biglietto di raccomandazione (1, 9a : a Claudio Nerone)............................................................ 424 5. - La felicit in noi! (I, l l a : a Bullazio).................. 427 6. - Congedo (I, 20a : al suo libro).............................. . . 431 APPENDICE Guida br ev e a i met r i o r a z i a ni I) Le Odi......................................................................................... 435 Strofe Asclepiadee................................................................. 435 Strofa Saffica minore............................................................... 436 Strofa Alcaica.......................................................................... 436 I I ) Gli Epodi................................................................................ 437 I I I ) Satire ed Epistole ................................................................. 438 STAMPATO NELLE OFFICINE TIPOGRAFICHE DELLA CASA EDITRICE S. LAPI --- CITT DI CASTELLO