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Il Tractatus in cinque minuti e qualche

proposizione
R.V. Vincelli - ReimOne@Gmail.com
4 novembre 2014
1 Dalla 4.211 con furore
Con le preposizioni atomiche esiste la collisione: BLT RLT non pu`o essere.
Questo fatto `e spiegato in Some remarks on logical form, unica pubblicazione di
W., la potete trovare qui: http://www.uni.edu/boedeker/logicalform.pdf.
Ma partiamo dallinizio. La succitata proposizione recita: Un segno della pro-
posizione elementare `e che nessuna proposizione elementare pu`o essere in con-
traddizione con essa. E questo ci piace, semplicemente pensando alla logica
proposizionale: denito linsieme delle proposizioni P = {A, B, C, ...} a ciascu-
na di esse assegno un valore di verit`a, ed `e al variare di questo per le proposizioni
che la costituiscono che una formula viene ad essere una contraddizione. Ora
il nostro sappiamo bene che era interessato alla logica s`, ma in relazione alla
percezione della realt`a tramite essa da parte della mente, come testimonia la
genialit`a del cosiddetto isomorsmo naturalistico. Si prenda una funzione pro-
posizionale che sia vera per un solo valore del proprio argomento, ad esempio
un predicato di arit`a uno che indichi il colore che percepiamo in un determinato
punto ad un preciso istante, chiamato PT(c), dove c `e la costante colore (W.
chiama il predicato xPT). Ora al variare di c nellinsieme dei colori C otte-
niamo una serie di predicati semplici, cio`e proposizioni, ed a livello di sistema
formale, astraendo dal signicato del predicato giacche esso `e concetto assolu-
tamente estraneo al sistema in s`e, posso benissimo pensare ad una proposizione
come: PT(rosso) PT(blu) ed ottenerla vera se si ssa la verit`a di entrambe
le proposizioni a vero. Tale formula `e semplice esempio di non contraddizione a
livello puramente formale, seppure connotando il predicato di signicato osser-
viamo che si perde si signicato: un punto cui guardiamo o `e di un colore o `e
di un altro, in un preciso istante. Wittgenstein ci dice che qui la relazione da
denire `e quella di esclusivit`a, che supera, concettualmente, ma `e formalmen-
te dierente, da quella di contraddizione. Denita questa nuova prospettiva lo
spazio delle formule si pu`o partizionare in nuovo modo quindi: la proposizione
di sopra `e realizzabile da una parte, sicche `e vera se entrambe le costituenti
lo sono, `e irrealizzabile dallaltra, proprio perche questassegnamento `e illeci-
to. In 5.101 Ludovico ci propone una molto semplice notazione per le tabelle
di verit`a contraddittorie; ovviamente quelle desclusione avranno una colonna
in meno: immaginiamo di prendere una contraddizione, essa `e falsa anche se
tutte le proposizioni sono vere in quanto contraddizione, ma con formule come
quella di sopra non ha senso considerare il caso in cui tutte sono vere, sicche c`e
esclusivit`a. Nei Remarks L. ammette che una sintassi migliore `e necessaria.
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2 ab-funzioni (da Note sulla logica)
Un grande sogno: una notazione per scrivere in un unico modo proposizioni
equivalenti. Mr. W. lamenta il fatto che si possano avere cose come A A.
Ricordiamo per curiosit`a che leliminazione della doppia negazione vale in logi-
ca classica ma non in altre, come lintuizionistica. Ora quel che non va gi` u al
nostro `e che questo simbolismo classico, cio`e quello di Frege, permette formule
dove la semantica dei simboli `e relativa, perde dimportanza giacche d`a modo
di costruire ben formate arbitrariamente diverse ma con lo stesso senso, dove
senso `e ovviamente da intendersi come comportamento, tabella di verit`a. Quel
che manca `e una propriet`a che, se condivisa da due formule allora si possa dire
che sono equivalenti. E questa `e la priorit`a della Nuova logica di Witt, quella
nuova roba logica dogni sorta cui parla a Russell. Il problema dellEquivalen-
za `e perci`o dato nei seguenti termini: denire la notazione ed una procedura
tale per cui formule equivalenti abbiano assegnato un medesimo simbolo in un
numero nito di passi. E molto importante osservare che quando parliamo di
formule tautologiche o contraddittorie in realt`a i singoli assegnamenti proprio
non importano: giacche sono tautologie e contraddizioni appunto comunque sia
saranno sempre vere o false. Una notazione unicante assume valore anche in
questo senso. La risposta di W. `e la ab-notazione. Ora questa notazione in
modo chiaro egli stesso mai lha spiegata, la cosa gli risultava assai noiosa, indi-
cibilmente, come diceva a Russell ancora. Questa notazione `e successivamente
riferita da Wittgenstein come VF-schema. La natura verofunzionale di questa
notazione `e quindi gi`a chiara, ma vediamo un esempio per capire un attimo di
che si tratta. Prendiamo latomo p; intendendo a e b i due poli di verit`a, in
ab-notazione essa `e apb, il che ci dice che p pu`o essere polarizzata a oppure
b. La notazione simbolica si accompagna ad una graca anchessa originale da
W., con la quale `e chiara la natura di soddisfacibile.
Figura 1: ab-schema per un atomo
Lintera proposizione ha polarizzazione a se lunica sua componente assume
valore a, siamo ovviamente al caso base, e duale. Possiamo certo arricchire
lespressione di sopra scrivendo a apb b , potete sbizzarrirvi a migliorare
ulteriormente la cosa, ma ci siamo capiti. Se prendiamo ora p `e lecito pensare di
considerare p ed invertire la sua polarit`a; W. scrive b a p b a intendendo
dire che se latomo `e polarizzato a la formula sar`a polarizzata b e viceversa.
Gracamente:
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Figura 2: Negazione
Se neghiamo unaltra volta otteniamo a b a p b a b, cio`e:
Figura 3: Doppia negazione, p; il grafo `e isomorfo a quello per p
Ora, intuitivamente, vediamo che i due gra sono isomor, la notazione fa
emergere lequivalenza delle due formule. Sempre nelle Note Wittgenstein de-
nisce, anche qui un poco vagamente, lessenza simbolica di due formule equi-
valenti come fatto simbolizzante. Il fatto simbolizzante `e che i poli assoluti a e
b appaiono in modo concorde rispetto al simbolo della proposizione: sia per p
che per p il polo a a sinistra, b a destra. Vediamo ora a b:
Figura 4: a b
E chiaro come diversi ab-gra si possano comporre a denire il simbolo di
una formula composta iterando il procedimento. Anche se non molto chiara-
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mente ed introducendo qualcosa che `e sostanzialmente come le tabelle di verit`a,
Wittgenstein ha in parte risposto a questa sua esigenza di notazione. C`e da
dire che le notazioni sono sempre state protagoniste nei suoi discorsi, vedi 4.011.
3 Interpretazione del 3.333
Con ci`o si elimina il paradosso di Russell. W. non riuta la ricorsione o la
composizione, semplicemente proposizioni che ne contengano altre, sempre dallo
stesso insieme. E come dice nella precedente, pi` u in generale nessuna proposizio-
ne pu`o enunciare qualcosa sopra se stessa, ecco tutta la teoria dei tipi, intendendo
che qualsiasi teoria degli insiemi deve essere libere da vizi del genere. Lesempio
per eccellenza `e appunto la teoria degli insiemi moderna, ZFC, che supera il pa-
radosso di Russell. Quello su cui riette in questi passi il nostro `e alla ne sempre
un paradosso di autoreferenza, concettualmente non lontano da quello greco del
mentitore. La scrittura F(F(u)), dove F si intenda come predicato, cela sotto
lo stesso simbolo F, impropriamente, due dierenti forme, (fx) e ((fx)), e
proprio per questo debbono avere signicati diversi. La contraddizione `e secondo
il nostro ancor pi` u evidente se si pone: : F(u) u = Fu.
4 Su quel che non si pu` o dire...
Ok non stiamo parlando di quella famosa frase, ma del concetto di elementi
indenibili per mr. W. in logica. Lesempio classico sono i simboli per le variabili
proposizionali. Essi non interessano di per s`e alla manifestazione logica essendo
che non si possono denire attraverso altre proposizioni, sono atomi. Nelle
Note, egli introduce due sorte di indenibili: nomi e forme. Questa distinzione
viene poi abbandonata nel Tractatus (vedi 3.202 dove si parla semplicemente
di nomi ). Con i primi in origine Ludovichello intendeva i simboli individuali,
mentre con forma, per un predicato del tipo F(x, y) per esempio, la conoscenza
che tale scrittura discrimina il comportamento di x rispetto ad y per quanto
riguarda la relazione rappresentata dal nome F.
5 Carichi sospesi
Salire la scala e buttarla: W. spiega il suo pensiero con proposizioni insensate,
cio`e n`e logiche n`e fattuali, il linguaggio naturale, fa cio`e quel che si dice losoa.
E la 6.54, che `e seguita dalla 7, la famosa, quel settimo giorno in cui L.W. si
riposa, e dice: Su ci`o, di cui non si pu`o parlare, si deve tacere.
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