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2007
(Serie orientale 38)
Estratto
Raoul Villano
Ascoltare per vedere. Nota su una coppia di termini coranici,
pp. 47-68
Raoul Villano
Premessa
Esiste una sorta di sottile filo rosso che collega tra loro momenti,
di per s anche molto distanti, di quelle manifestazioni del sacro
che noi chiamiamo, appunto unitariamente, islamiche. 1 Esso si
intreccia, nel tempo e nello spazio, attraverso le forme in cui si
configurano, per gli uomini, delle possibilit di entrare in contatto
con il divino. Etichettabili genericamente come metafore parolaluce, 2 tali forme esprimono, in questo contesto, il tab della
visione del sacro, o meglio la risoluzione, in ambiente islamico,
di questo stesso tab attraverso lescamotage della trasformazione
(non epifania) del divino in legge divina: 3 ci che ci permette di
ascoltare il sacro e, rinarrandone, farlo ascoltare ad altri. 4 Tu
non mi vedrai disse Dio [] a [] Mos [] Mi sentirai,
per, e cos da Mos [attraverso Muammad] fino a Bahullh
(sec. XIX): Lascia che io porga orecchio, o Tu risplendente. 5
1
Tale filo rosso non , fuor di metafora, che uno dei tanti modelli che
concorrono a formare quella che si potrebbe forse chiamare la struttura Islam.
In termini concreti tale struttura, costituita da una pluralit indefinita e variabile
di modelli, ci che, sovrapponendosi a dei fenomeni che differenze geografiche, cronologiche, culturali e perfino religiose costringerebbero a considerare
reciprocamente irriducibili, consente al contrario di definire unitariamente questi
stessi fenomeni in quanto islamici.
2
Cfr. A. Bausani, Appunti sulle origini religiose delle metafore parola-luce,
in Studi e materiali di storia delle religioni, XXIV-XXV (1953-1954), 26-35;
e Id., Ancora su parola = luce, in Studi e materiali di storia delle religioni,
XXVIII (1957), fasc. I, 145-148.
3
G. Scarcia, Immaginario artistico e immaginario letterario, in B. Scarcia
Amoretti (a cura di), Lo spazio letterario del medioevo, 3. Le culture circostanti,
vol. II: La cultura arabo-islamica, Roma, 2003, 140.
4
Ibidem.
5
Ibidem, 139.
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30
Gi stupisce, almeno in parte, il fatto che Dio stesso, nel Corano, si attribuisca due caratteristiche cos tipicamente umane quali
ludito e la vista: il ventisettesimo e il ventottesimo 31 nome di Dio,
infatti, sono proprio as-sam Ascoltante e al-bar Veggente,
conformemente a una lunga serie di passi coranici. 32
Sar proprio sulla base di questi stessi Versetti, in effetti, che
i primi letteralisti arriveranno a figurarsi un Dio con occhi e
orecchi, scadendo cos in un esplicito antropomorfismo (tabh) 33
la cui palese iconicit, verosimilmente irriducibile alla concezione
islamica della trascendenza, porter a una reazione di stampo
razionalistico da parte della mutazila che, per salvaguardare lassoluta unicit del Dio dellIslam, finir per intendere questi due
specifici attributi in un senso esclusivamente figurato come delle
metafore ad usum humani generis dellOnniscienza divina. 34
Sar infine al-Aar, la cui sintesi mediatrice sarebbe rimasta
paradigmatica, per lIslam sunnita, praticamente fino ai nostri
giorni, a conciliare le esigenze della ragione con le effettive affermazioni del Testo. Pur concordando con i letteralisti riguardo
alla necessit di attestare la realt degli attributi delludito e della
vista, infatti, egli si preoccuper al tempo stesso di mettere in
guardia da ogni interpretazione materiale o antropomorfica quando
andr a precisare che a tale realt necessario credere senza
29
Cfr. G. Scarcia, Ripensare la Creazione. Il metodo del giurista musulmano,
Roma, 2001, 17 ss.
30
Cor. VII, 180. Cfr. anche Cor., XVII, 110; XX, 8 e LIX, 24.
31
Almeno secondo la lista che la tradizione attribuisce a Ab Hurayra, di
gran lunga la pi diffusa in tutto il mondo musulmano (cfr. D. Gimaret, Les
noms divins en Islam, Paris, 1998, 55-56).
32
Cfr. G. Flgel, Concordantiae Corani Arabicae, Leipzig, 1842, s.v. baura
e s.v. samia.
33
Cfr. M. Fakhry, A History of Islamic Philosophy, 2nd edn., New YorkLondon, 1983, 56, e H. Corbin, Storia della filosofia islamica, Milano, 2000,
125 [ed. or.: Histoire de la philosophie islamique, Paris, 1964].
34
Cfr. M. Fakhry, A History of Islamic Philosophy, cit., 58-59, e H. Corbin,
Storia della filosofia islamica, cit., 125.
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domandarsi come (bi-l kayfa). 35 pur vero, del resto, che una
soluzione che avesse voluto leggere questi due attributi come un
dato secondario sarebbe stata quanto meno una forzatura rispetto
a certe esplicite dichiarazioni del Testo. proprio la capacit
di ascoltare, in effetti, ci che marca la differenza tra il Dio di
Abramo (per vero il mio Signore ascolta linvocazione) 36 e gli
idoli di suo padre e del suo popolo (vi ascoltano essi, quando
voi li invocate?). 37 Similmente, anche la capacit di vedere di
Dio viene pi volte ribadita come un dato assolutamente reale
(Egli, quel che fate, tutto losserva!). 38
Volendo invece rilevare eventuali differenze fra i due attributi,
si potrebbe forse osservare che mentre la vista esprime perlopi
proprio lOnniscenza di Dio, 39, ludito sembra legato piuttosto a
unattitudine benevola nei confronti degli uomini (andate entrambi coi Nostri Segni, ch Noi siam con voi e vi ascoltiamo!), 40
anche in questo caso, comunque, veicolo di una comunicazione
tra lumano e il divino (Iddio ha ascoltato le parole di colei
che disputava con te del suo sposo e se ne lagnava presso Dio.
Iddio infatti ascolta il vostro conversare). 41
Da un punto di vista lessicale, ci che salta maggiormente agli
occhi appunto la peculiarit della forma fal (per le radici in
questione esprimente senso attivo), 42 ampiamente usata nel Corano in riferimento a Dio, dove inevitabilmente finisce per assumere
un valore di totalit del senso, di grado pieno del senso attivo, e
perciostesso interdetta, mai usata in riferimento alluomo, quasi a
sottolineare il carattere transitorio e non assoluto delle possibilit
di conoscenza implicite per luomo in questi due sensi. 43 Uniche
eccezioni: la Sura delluomo, 44 dove per lutilizzo di queste due
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Capita, a volte, che Iddio racconti al Suo Messaggero le vicissitudini terrene di coloro che lo hanno preceduto nella missione
profetica: a Mos che aveva portato i Segni del Signore a Faraone
e al suo Consesso, capit di essere deriso. [] E grid Faraone
fra il suo popolo: O popol mio! Non appartiene a me il Regno
dEgitto e questi fiumi che scorrono ai miei piedi? Non vedete
forse? Non sono io dunque migliore di costui, uomo abietto
appena capace di chiaro parlare? Avesse almeno avuto dal Cielo
bracciali doro o fosser venuti con lui angeli a schiere! 70
Lappello di Faraone cerca in questo caso di richiamare la vista
dei presenti al riconoscimento dei suoi segni, evidentemente
ingannevoli: la stessa visione semplice del reale che, in termini
umani (leggi: in assenza di un esplicito intervento divino), non
viene mai data per scontata (E vi fu certo un Segno di Dio per
voi nei due eserciti che si scontrarono combattendo luno sulla
via di Dio e laltro infedele: e agli occhi di questi i credenti
apparvero in numero doppio del loro). 71 Moderatamente pi
concreta la percezione dellorecchio, che pu comunque essere
tratta in inganno quando si trovi ad ascoltar altro dalla parola
di Dio (fra i Giudei con lorecchie sempre tese ad ascoltar la
menzogna, con lorecchie tese ad ascoltar altri che non vengono
a te, che distorcono le Parole dal loro senso).72
Ci nondimeno, numerosi ed espliciti passi coranici danno
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Cfr. Cor., VII, 203; XLV, 20 e XXVIII, 43, dove, invece, indica la Trh.
Cor., XXXIX, 23.
Cor., XLIII, 51-53.
Cor., III, 13.
Cor., V, 41. Ma cfr. anche Cor., V, 42-43; II, 104; IV, 46 e IX, 47.
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60
Cor., IX, 6.
Cor., XXVI, 208-209. Cfr. anche Cor., XLVI, 27.
80
Cfr. R. Barthes, Ascolto, in Lovvio e lottuso. Saggi critici III, Torino,
1992, [ed. or.: Lobvie et lobtus. Essais critiques III, Paris, 1982], 241-242.
81
Cfr. Cor., XXVII, 81.
82
Cfr. Cor., XXIII, 24 e XXVIII, 36.
83
Cfr. Cor., XXXVIII, 7.
84
Cor., XXI, 45.
85
Cor., XXV, 44.
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Cor., XLV, 8.
Cor., XLV, 9.
88
Cor., XLI, 26.
89
Cor., VI, 36.
90
Cor., XXXIX, 18.
91
Cfr. Cor., XV, 17-18; XXXVII, 7-8; LXXII, 8-9, e il Commento di Bausani
in Nota a XV, 18.
92
Cfr. A. Bausani, Commento in Nota a Cor., VI, 100, e LXXII, 14.
93
Cfr. Cor., XLVI, 29-32 e LXXII, 1-15.
94
Cor., V, 7.
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Dio
Dio
Rivelazione
Benevolenza
yt
Onniscienza
Ascolto
Preghiera
Capacit
di vedere
Azioni/
gestualit
alfabetizzazione
Uomo
Uomo
100
101
102
103
Cfr. T.
Ibidem,
Ibidem,
Ibidem,
167.
136.
83.
64
Dio
ayb
ahda
Uomo
Il punto di vista Coranico divide il mondo presente in cui gli uomini
vivono in due met: il dominio dellInvisibile (Occulto) (lam al-ayb) e
il dominio del Visibile (lam a-ahda). [] Di queste due, solo la parte
104
visibile alla portata degli uomini, mentre Dio li domina entrambi.
Ibidem, 82-83.
V. supra, nota
V. supra, nota
V. Diagramma
53.
52.
I.
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108
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Suono
Fine del
tempo
samia
ara
islm
aqqa
istim
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Quelli fra gli uomini che saranno in grado di ascoltare attentamente (istim) potranno raggiungere, attraverso il tawl,
il senso ultimo di questa Rivelazione 110 (aqqa) e arrivare cos
pi lontano sulla strada indicata dalla ara fino a raggiungere
lislm sulla terra che equivale a vivere la totalit del proprio
corpo secondo il volere e lintenzione di Dio, e avere imparato
a intendere la realt, cio a vedere la ahda (che quanto
concesso agli uomini di vedere nel tempo terrestre) e a interpretarla correttamente in quanto Segno di Dio.
Con la fine del tempo terrestre luomo esce ormai dalla dimensione spazio-temporale per entrare in quello che, sulla terra,
si chiama il ayb, locculto, linconoscibile.
il momento del Giorno Finale, del Giudizio e della Resurrezione: coloro che avranno saputo ascoltare vedranno la Luce di
Dio, fuori dal tempo terrestre.
Si noti ancora che questo ascoltare attentamente non implica un grado di superiorit in quanto esseri umani, ma solo una maggiore attenzione e
Fede.
111
Cor., XXI, 100.
112
Cor., LXXV, 7. Cfr. anche Cor., XXIV, 37.
113
Cor., XIV, 42.
114
Cor., XIX, 38. Cfr. anche Cor., XXXII, 12; L, 22 e LXXVII, 10.
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ABSTRACT
This paper analyses the functions that the Qurn assigns to the senses of sight
and hearing, mainly referring to the context of God and mens communication. The Qurn itself seems to face this problem in a very methodical way,
clearly separating the Signs of God into visual ones and acoustic ones and
suggesting, as I try to demonstrate, that, at least with reference to earthly time,
hearing has the primary function.
KEYWORDS
Qurn. Sam. Bar.
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