Il progresso si pu definire come un processo di cambiamento positivo a
livello economico e sociale senza per dimenticare la dimensione umana indissociabile dallidea stessa di progresso. Il progresso il motore dello sviluppo e quindi delle trasformazioni tecnologiche, sociali, artistiche, filosofiche e politiche di un paese. Lidea di progresso implica un miglioramento costante nel tempo e unevoluzione positiva della societ. Alla fine della seconda guerra mondiale lItalia un paese profondamente ferito dai bombardamenti anglo-americani e dalle distruzioni lasciati dei nazisti, stanco, sfiduciato, senza prospettive precise, incerto addirittura sulla sua stessa unit. Il paese, grazie al Piano Marshall , ha cominciato a svilupparsi per ricostruirsi. A cavallo fra gli anni 50 e 60 lItalia ha conosciuto quello che sar chiamato Il miracolo economico cio uno sviluppo molto sostenuto delleconomia e delle trasformazioni sociali molto profonde. Quali furono gli impatti del boom economico sul lavoro e la societ in Italia? Tra il 1958 e il 1963, anni di massima crescita economica, il PIL crebbe addirittura del 6,3%. Negli anni che vanno dal 1950 al 1970 la societ italiana ha conosciuto un'evoluzione tale da modificare l'aspetto del Paese sotto tutti i punti di vista. Non solo sono cambiate le strutture economiche, ma anche la conformazione sociale e gli aspetti culturali della popolazione sono cambiati radicalmente: cambiato il modo di intendere la vita, il lavoro, il modo di concepire i rapporti umani, il modo di vestire, di mangiare, di trascorrere il tempo libero. Sono stati gli anni del passaggio per il Paese da una societ ancora in gran parte agricola ad una societ industrializzata, la quale, appunto, non comporta solo modificazioni produttive o economiche, ma dell'intera societ..Una delle conseguenze negative dello sviluppo economico fu, senza dubbio, lincremento del divario tra il Nord e il Sud. I contadini del Sud migravano al Nord per trovare un lavoro che non richiedete qualificazione. Questa manodopera che subito arriva era a buon mercato, e incentiveva investimenti, dunque la consumazione, dunque a la crescita del PIL. Tuttavia, cera la crescita di un razzismo contro questa manodopera che venga dal Sud.
La popolazione attiva in agricoltura era il 42,2%2; agricoltura che, tranne
in alcune grandi aziende a conduzione capitalistica, era fortemente arretrata e con bassi indici di sviluppo. A completare il quadro di stagnazione troviamo un inchiesta parlamentare del 1953, la quale rilev come la sottoccupazione della forza-lavoro agricola fosse del 48% nel Mezzogiorno, del 43% nel Centro e del 41% al Nord. L'occupazione in forte espansione nei settori industriali e terziario che rispettivamente assorbono nel 1961 il 40,6% e il 30,3% della forza-lavoro, mentre il settore primario perde 13 punti in percentuale sull'intera popolazione attiva passando dal 42,2% del 1951 al 29,1% del 1961. Le migrazioni interregionali, fornendo manodopera alle condizioni suddette, non furono solo un aspetto dello sviluppo, ma una condizione: furono infatti uno strumento essenziale dello sviluppo stesso, in quanto hanno decisamente influito sulla formazione di una consistente offerta di lavoro, proprio l dove l'espansione economica si manifestava con una dinamica particolarmente sostenuta. Lo sviluppo economico ebbe come conseguenza esistenziale l'avvento nel Paese di quell'ideologia del possesso e del benessere notoriamente nota come consumismo.