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M A N F R I N
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LA
ANNOTAZIONI
DI
UN
EX-UFFICIALE
INTOBNO
LA C A VA L L E R I A ITALI ANA
S O
ROMA
CASA-EDITRICE ITALIANA
Via Venti Settembre, 122
Art. 5. 11 Re il Capo
Sapremo dello Stato comanda
tutte le forze di terra e di
mare.....................................
Sta tu to :
G $ le ,
L A C A V A L L E R IA D E I P A R T H I
NELLE GUERRE CONTRO I ROMANI
C a p ito lo
ift
La Parthia, da cui il regno prese il nome, era un
piccolo tratto dell* Asia occidentale, confinato dai
monti della Perside, dell Ircania, della Media e si estendeva in pianure, (ora sterili) della Chorasmia e del
la Margiana. Secondo autori moderni la Parthia pro
priamente detta, corrisponderebbe presso a poco allattuale provincia persiana del Khorosan o 1 esten
sione del paese, non per la configurazione sua, sa
rebbe pari a quella dell Irlanda, della Baviera e di
S. Domingo.
Paese aspro, ma ubertoso, costituito principalmente
da tre vallate con direzione da est ad ovest, dove
scorrono tre fiumi o torrenti il Tejend, il Nishapur
e il Myanabad. L esistenza di queste acque alimen
tate dalle nevi dei monti che attorniano le valli, da
vano agio a colture anche nella parte ora occupata
dal deserto e di tal fatto sono vi oggid traccie sicure.
Gli abitanti di questo paese vissero senza che la
storia nelle remote et facesse di loro grandi men
zioni. Conquistati da Ciro, uniti alla Persia in una
Satrapa, assieme all Hircania, vinti da Alessandro,
formarono alla sua morte una parte di regno del
poco amato Seleuco Nicatore, e cosi li troviamo al
cominciare della stirpe Arsacida.
La civilt parthica fu una civilt greca, come
quella dei Romani, ma per i diversi elementi posti
in gestazione, antinomici fra luna e laltra civilt
riuscirono i prodotti.
La conquista greca della Parthia propriamente
detta non dur oltre 80 anni. Parmi cio debbasi
computare dallanno dopo la battaglia di Arbela, nel
ti
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Si
ss
thico. Tacito, negli Annali la chiama sedes imperii
e secondo Strabono sarebbe stata la capitale nella
stagione invernale. Fu o costrutta od ampliata per
contrapporla a Seleucia, ed era certamente un centro
di primo ordine, poich Erodiano racconta che Se
vero ne tolse 100 mila abitanti e rimase tuttavia
una citt importante; lo era pure al tempo dellin
vasione dellimperatore Giuliano (a. 363) come ne
fanno fede le storie di Ammiano e Gregorio Nazianzeno nella sua orazione intorno a Giuliano. Quando
Odenathus il saraceno marito di Zenobia, creato Au
gusto da Galieno (a. 264), vinse i Persiani a Ctesiphonte, secondo Zosimo questa citt fu tanto forte da
porgere un sicuro asilo alle popolazioni fuggiasche.
Da moderni studi il luogo dove sorgea Ctesiphonte
pare accertato nel punto detto dagli Arabi E1 Madain, dove sonovi rovine giudicate del periodo dei
Sassanidi, la qual cosa indicherebbe che Ctesiphonte
fu pure residenza della stirpe succeduta agli Ar
sacidi.
Sembra che anche Vologesia medesimamente sul
Tigri e molto vicina a Seleucia, da Plinio detta Vologesocerta, vale a dire la citt di Vologese, sia stata
durante il regno di qualche re parthico la tempora
nea residenza del Governo.
Seguendo Strabono, una delle citt che durante
lanno diveniva sede del governo, era Ecbatana, la ca
pitale della Media, secondo Diodoro, fondata da Semi
ramide, che il Rawlinson afferma essere la moderna
Hamadan, ma che altri vogliono fosse posta in diversa
localit, sollevando controversie che stimo superfluo
ricordare.
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i metodi usati dalla cavalleria parthica ricompaiono quale ul
tima parola delle moderne cavallerie nel nostro tempo in cui
fra lo avanzare di ogni scibile, la scienza m ilitare spicca per
segnalati progressi.
Che se le istituzioni m ilitari giovano in ogni paese, p arti
colarmente vantaggiose riescono in Italia per il duplice com
pito che spetta al suo esercito. L'uno eguale a quello di ogni
altro Stato, ha per obbiettivo la difesa e la tranquillit, lal
tro speciale al paese nostro mira a distruggere l'opera esi
ziale di precedenti governi e compie una missione educatrice
ed unitaria.
Laonde per chi bene osserva, lEsercito in Italia riesce una
istituzione non solo m ilitare ma anche eminentemente civile,
poich costituisce lelemento coesivo nazionale, rafferma e con
ferm a lindipendenza a fatto intangibile non per forza d'arm i,
ma per volont di cittadini, nell'esercito e dall esercito edu
cati; sviluppa nella popolazione i sensi di disciplina nella li
bert e di dovere nel coraggio. Sopratutto giovevole perch
si affretta di restituire alla societ il giovine cos educato, la
qual cosa non compiono g li a ltri utfcii civili, i quali se
questrano allo Stato l'individuo fino a che valido e lo ab
bandonano quando per et, per abitudini, per indirizzi inca
pace di produrre nei diversi compiti in cui i moderni consorzi
sviluppano la feconda loro azione.
Molti vero sono i danni che potrebbero derivare ad una
nazione dallesercito permanente fra cui precipuo il m ili
tarism o, contro il quale efficacissimo rimedio sar ripor
tare, per quanto possibile, alla p arte dirigente dell'esercito i
medesimi cri tarli che fanno restituire alla societ i soldati;
sistem a gi dai Romani con buona prova per secoli adope
rato.
Ad ogni modo mestieri che coloro i quali dirigono gli
svolgimenti delle istituzioni m ilitari in Italia pongano mente
affinch nulla turbi gli elevati obbiettivi a cui deve tendere
lesercito nazionale, i quali stanno agli antipodi degli scopi
cui miravano i vecchi eserciti. G se questi poteano essere rac
colti con gli ingaggi fra la zavorra nazionale e mondiale, i
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moderni contingenti devono per quanto possibile essere segre
g ali da tale zavorra, quindi sm ettere debbonsi passate istitu
zioni che la raccoglieano, per quanto con vecchia fraseologia
ed anche pi vecchio pensiero, necessarie si vadano procla
mando. Gli intenditori in argomento sanno come difficilmente
g li intermediari fra il soldato e l'ufficiale facciano buona prova,
se non sono una giusta selezione dell' elemento di leva. Che
troppo spesso invece, quando riescono il portato di speciali
ordinam enti, per cagioni a tu tti note e che torna superfluo lo
specificare, troppo spesso, ripeto, il soldato riceve perniciosi
insegnamenti morali e sociali, i quali poi riportati al cessare
d ella ferma nelle famiglie, costituiscono un lievito anche peg
giore, perch non frenato dalla disciplina. A questo modo l'e
sercito invece di innalzare la potenzialit morale di un popolo,
diverrebbe lorgano per il quale strane aberrazioni e poco corretti
indirizzi, si propagano e si diffondono nel corpo della na
zione.
C a p ito lo
II.
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Capitolo III.
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I
Germani pertanto non costituivano una truppa
regolare, ma si presentavano a gruppi nei quali na
turalmente vi erano cavalieri e fanti. Il frutto della
prima disciplina, che appresero, probabilmente nelle
guerre contro i Romani, fu separare i fanti dai ca
valli.
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fine del IV secolo sotto Valentiniano II e quindi uno
fra gli ultimi scrittori romani. Egli, forse per adulare
il principe che occupava il trono fondato da Cesare,
asserisce che fanterie mescolate a cavallerie batte
ranno sempre le cavallerie avversarie anche se su
periori di numero.
Se h a w i maraviglia in questa esplicita afferma
zione che i generali istruiti da Vegezio non ab
biano seguito il suo suggerimento e cos vinto sempre
mentre troppo spesso avvenne invece il contrario.
Vegezio dichiara di aver desunti i suoi trattati mi
litari, da Catone il Censore, da Cornelio Celso, da
Frontino, da Paterno e dalle costituzioni di Augusto
e di Trajano, ma il sistema proclamato infallibile da
Vegezio non essendo stato usato che in via eccezio
nale da Cesare, pu dirsi certo che gli ispiratori di
Vegezio non lo affermarono (1).
La cavalleria romana battuta in pi occasioni nella
Campania, nelle Spagne e specialmente da Annibaie,
fin col restringere la sua azine ad alcune proces
sioni in citt, la pi solenne delle quali pare fosse
la Equilum Transvectio che avea luogo ai primi di
luglio, n intorno al tempo in cui fu istituita vanno
daccordo Livio e Dionisio.
( I ) Errori di simil genere ne furono proclamati in ogni et.
Noter come nel secolo scorso sia stato scritto che Gustavo
Adolfo mescolavo, come g li antichi, fanterie nella cavalleria, ma
meglio approfondili studi dimostrarono che questo grand'uomo
di guerra non facea che giudiziose combinazioni di corpi di
cavalleria e di corpi di fanteria e 'cos rimase appurato il
fatto, nonostante le contrarie affermazioni dello Schiller.
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proclamano come un
non pu essere
indi-
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e se
tedesco
pregiudizio cho
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montata.
Lo
prova il
eserciti
artiglieria,
segnata-
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form azioni
in
* nemico, ed impar
massa
a conoscere
fuoco
ed a mutare a proprie
spese.
Quando dissi che forse non siamo molto lontani da eserciti
composti di sola cavalleria ed artiglieria, traeva il mio pen
siero dagli scritti di uno dei pi autorevoli generali tedeschi
gi pi volte qui citato. Ragionando e gli dei compiti delle
cavallerie nelle guerre future (Lett. V ili) si legge il seguente
periodo:
Ecco ci che succeder. Dai due eserciti saranno spinte
avanti le grandi masse di cavalleria e da queste si stac cheranno le rispettive pattuglie, che in certo modo ne rap presentano le antenne. Queste si spingeranno a larghi raggi
per aver notizie circa la forza, le posizioni e le intenzioni
c del nemico. Dopo di ci le due masse di cavalleria cozze ranno e dovranno combattere per decidere chi
rester pa-
drone del terreno. Appena una delle due masse avr il so pravvento, getter la cavalleria avversaria sulla sua fanteria
e da quel momento procurer al suo comando superiore
una vera preponderanza strategica... precisamente come fece
nell ultima guerra la cavalleria Tedesca. *
Se come indubitato per le moderne tattiche le cavallerie
accompagnate dalle rispettive artiglierie, dovranno darsi bat
taglia prima di ogni fanteria ; se, come pure certo, la ca
valleria vincitrice acquister una vera preponderanza stra
tegica cio porter la vittoria dalla sua parte, giover assai
illazione
logica
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Questa specie di corazzieri degli antichi tempi aveano
difeso tanto il cavallo che il cavaliere da maglie di
ferro.
Inoltre portavano una lancia pi lunga e pi ro
busta dei cavalieri romani. I cavalli erano di razze
speciali scelti ed allevati espressamente ed aveano
qualit superiori a quelli dei Romani.
I
Parthi traevano i loro poderosi destrieri dalle
pianure di Nisaei, localit indicata da Herodoto,
da Eustachio nei suoi commentari di Dionisio, da
Ammiano ed altri autori, sempre per con incerta
designazione. I moderni studi riscontrarono esatte le
informazioni di Strabone, ed il colonnello Rawlinson
riconobbe le pianure Niseane, gi visitate da Ales
sandro, nei piani dellAlishtar e Khvah; egli stima
che i cavalli Niseani fossero originari di Nisaea di
Khorasan, attualmente ancora famosa per la produ
zione dei cavalli turcomanni. Queste pianure, dicesi
che conteneano 50jm cavalle per la riproduzione ;
erano di mantello bianco ed i migliori prodotti ser
vivano alla casa reale, per il culto del sole, il cui
carro veniva tirato da 4 cavalli bianchi, e per le
sercito (1).
(1) Non sar certo cosa nuova il dire che senza cavalli non
vi pu essere cavalleria e che un paese il quale voglia otte
nere una efficace cavalleria, bisogna che curi la produzione
equina. Non credo l'Italia sulla buona via, poich sarebbe in
dispensabile per ottenere buori prodotti 1 uso di stalloni di
razza pura e di determinati tipi, e mai stalloni di razze in
crociate come ora si fa. I progressi compiuti su questo pro
posito dagli Austro-Ungarici sono notevoli; con savia selezione
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pochi
Le com
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generale
e le vit
che van
contro i
sua riti
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leanza dell Abgaro costituiva per Crasso un aiuto
importante.
Una circostanza la quale ha forse un particolare
significato, che Crasso fu tradito principalmente
da due, dall Abgaro di Edessa e da un capo Arabo
che Plutarco chiama Ariamne. Lo stesso Plutarco no
mina anche un certo Andromaco, ma il fatto che egli
racconta su costui, viene escluso da Dione. Ora, tanto
l Abgaro di Edessa che l Andromaco, vengono detti
dagli antichi autori amici e clienti di Pompeo.
Mentre Crasso svernava nella Siria, occupato, se
condo narrano gli antichi, pi ad estorcere danari
che a munirsi per la prossima guerra, Orode, il re
dei Parthi gli mand una ambasciera, il quale invio,
nonostante i nascosti fini che potesse avere, non in
dicherebbe menomamente che il Partho per la lenta
azione di Crasso, cominciasse a disprezzarlo, come
opina qualche moderno autore.
L ambasciata non ebbe nessun esito e alle domande
dell inviato, Crasso soggiunse, che avrebbe risposto
a Seleucia, il pi grande centro greco del regno, po
sto nel cuore dello Stato, di faccia a Ctesifonte la
capitale d inverno dei Parthi, come gi fu indicato.
In tale occasione il pi anziano degli inviati che Plu
tarco chiama Yagise, avrebbe fatta la risposta da
tutti ricordata, che cio sarebbe cresciuta la barba
sul palmo della sua mano prima che Crasso vedesse
Seleucia.
I
Parthi iniziarono sbito le ostilit contro le guar
nigioni poste da Crasso nelle citt della Mesopotamia
occidentale. Poco atti come erano ad espugnare mura,
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go -
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ma
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sero in mezzo Crasso e ripararotlo intorno con gli
scudi, dandosi vanto che nessuna freccia sarebbe mai
caduta sulla persona del loro comandante. Se lo
scudo fosse stato insufficiente a riparare, l autore
avrebbe detto che i soldati gli fecero usbergo con la
persona.
Circa 17 anni dopo la morte di Crasso, Antonio
guerreggi i Parthi e lo stesso Plutarco racconta che
in quella guerra i Romani si difesero con successo
dalle freccie parthiche componendo la testuggine e
combatterono la cavalleria grave la quale si avan
zava per scompigliarli adoperando il pilo come una
lancia.
In questo caso si scorge che si difesero dalle freccie
parthiche correndo addosso ai cataphrati che si avan
zavano e mescolandosi coraggiosamente fra loro ; cosi
la cavalleria leggiera dei Parthi non potea offenderli
perch avrebbe pure feriti dei compagni.
L erronea credenza che le freccie nemiche trapas
sassero gli scudi e le corazze dei Romani provenne
da un arte dai Parthi usata che apparisce nuova nel
tempo di cui si ragiona. Dissi gi pi sopra che due,
da quanto si pu argomentare, furono le cose nuove
che i Romani incontrarono combattendo i Parthi.
Indicai per prima la totale soppressione delle fanterie
nellesercito parthico; ora giunto il momento di
ragionare della seconda.
Come narrano tutti gli autori che di questa bat
taglia ragionarono, il Surena dopo il primo scontro
fra gli arcieri romani e i cavalleggieri armati darco,
e forse quando Crasso cambi ordine di battaglia,
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salvator i di
R oma, le le
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spazio possibile, scrive Plutarco, secondo il consiglio
datogli dal suo Questore Cassio Longino. A l primo
apparire dei Parthi, l Abgaro di Edessa, il falso al
leato, amico di Pompeo, finse di correre incontro a
norme dei moderni regolamenti e dei trattati di
tattica for
il
quant' altri
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distanze che o si
convogli catturati
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cui i mille di Cesare) 500 arcieri ed 8 coorti di scu< dati di quei che pi gli erano dappresso, si con<c dusse a caricare di fianco i Parthi. L assalto fu
risoluto e veemente, laonde i Parthi, sia per evitarlo
sia per usare la consueta tattica, volsero a precipi
tosa fuga. Credettero allora i Romani di aver vinto ed
inseguironli a tutta oltranza dilungandosi cos dal for
te deHesercito. Quando stimarono giunto il momento
opportuno, i Parthi, latto unimprovviso volta faccia
alla lor volta assalirono i Romani. Questi, sebbene
fossero spossati, uomini e cavalli, perch aveano
minor forza di resistenza dei loro avversari, non vol
lero fuggire ritenendo vigliacca la fuga anche per
astuzia, cos cominci un combattimento fiero ed
accanito, ma ineguale.
I
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a difendersi. Ma qui l'arma offensiva della cavalleria
parthica ebbe buon gioco, poich se i Romani voleano
assalire, i Parthi fuggiano lanciando freccie, se si ri
tiravano, venivano caricati dai cataphrati e dietro que
sti la cavalleria leggiera tirando in alto facea piom
bare perpendicolarmente innumerevoli dardi. Ben
presto la situazione divenne disperata. Publio stesso
era gravemente ferito al braccio destro da una freccia,
pure eccitava i suoi a fare un ultimo sforzo per to
gliersi agli assalti dei Parthi, ma i soldati, scrive Plu
tarco, mostrarongli le mani confitte agli scudi (per
ch le offese giungeano loro alle spalle) ed i piedi
traforati ed inchiodati al suolo (a cagione del tiro in
diretto) onde non poteano n fuggire, n difendersi.
Lo stesso Plutarco nomina due greci (Geronimo e
Nicomaco) cittadini di Carr che parteggiava per i
Romani, i quali offrirono a Publio di trasportarlo ad
Iene, citt non molto discosta, ma il generoso gio
vane rifiut, ed abbracciatili diede loro commiato;
quindi non potendo usare del braccio perch ferito si
fece uccidere dallo scudiere. I principali suoi ufficiali,
ancora in grado di farlo, imitarono il suo esempio.
Le offese cessarono perch non vi erano pi ne
mici da uccidere. Dione non dice che alcuno dei Ro
mani siasi reso prigioniero. Plutarco scrive che non
pi di 500 furono presi vivi, ed argomentasi, per con
ciliare i due autori, che la frase usata da Plutarco
significhi uomini ancor vivi, ma feriti. Questa fu la
fine dei seimila circa pieni di ardimento che accom
pagnarono Publio Crasso.
P ar te III. Il proconsole ed i suoi aveano ve-
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avrebbero potuto farlo? Dei Romani, alcuni stavano
fermi al loro posto, altri si spingeano innanzi per
allontanare il nemico che sempre pi li stringeva,
ma prima di portare offesa alcuna erano colpiti o
dalle freccie o dalle lunghe lancie dei cataphrati. Il
combattimento continu cosi fino a notte.
Nessun autore ha una parola di encomio verso i
soldati romani, pure la loro condotta fu ammirabile
e splendida pi che in una vittoria. Ristretti in pic
colo spazio, era quasi per loro preclusa ogni via del
l offesa, mentre venivano nel pi crudele modo de
cimati dalle armi nemiche, pure non fuggirono, non
si sbandarono, non si ritirarono neppure, ma stettero
saldi alla sventura per modo che stancarono i Parthi.
Questi, affaticati dal ferire ed uccidere aveano le Jancie spuntate, le corde degli archi rotte, ma il nemico
sebbene mutilato e grondante sangue, era sempre di
nanzi a loro. Intanto sopraggiunse la notte ed i Par
thi che non usavano costruire campi, seguirono il
loro costume di ritirarsi a grande distanza per to
gliere agli uomini ed ai cavalli le gravi armature e
dare a tutti riposo. Furono essi infatti i primi a de
sistere dicendo, che concedeano a Crasso lina notte
per piangere il figliolo.
Forse un uomo di energia con soldati come erano
i Romani potea nonostante tutto avere una rivincita
nella notte, assalendo i Parthi disarmati e senza r i
pari; cos infatti fece Yentidio pi tardi e vinse, ma
Crasso per la sconfitta era caduto in uno stato di
prostrazione dal quale non usc che con la morte.
Dapprima i Romani si attendarono in prossimit
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porge una lampsnte confutazione contro coloro i quali vo
gliono dare alla cavalleria solo una potenzialit di arma ausiliaria. L'azione della cavalleria parthica offre eziandio una
dimostrazione, non essere vero quanto si insegna nelle scuole
militari italiane, che la cavalleria possiede soltanto l azione
vicina (Tratt. di tattica form ., pag. 53) poich le vittorie
della cavalleria parthica sono dovute principalmente all'azione
lontana ; lontananza relativa all'epoca, ma non per questo il
concetto scade di valore. N il dire che sono altri tempi pu
avere efficacia, poich cambiamenti ne avvennero in tutte le
armi togliendo pertanto le mutazioni comuni, per la nota
proposizione di algebra elementare, rimane presso a poco il
quesito nelle medesime condizioni dei tempi antichi. Havvi
chi dice : abbiamo dinanzi il cavallo, che sempre rimasto
< il medesimo ed il fucile che
ha quadruplicata la sua a-
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Rimane ancora da esaminare l'opportunit di provvedere
< la cavalleria di un arma da fuoco a lunga gittata. Certo
essa (intendi la cavalleria) la meno atta ad usarla finch
i cavalieri rimangono in sella.... e procede svolgendo un
concetto che parmi spieghi anche meglio pi oltre (p. 137).
< Discutendo del suo armamento (quello della cavalleria) le
< trovammo necessaria un arma da fuoco di lunga gittata,
quale mezzo di poterai trasformare in speciali circostanze
temporariamente in fanteria; negli appiedamenti adunque
la cavalleria acquista
le
cavalleria
per
farne una
fanteria e niente
altro.
Laonde si insegna nelle scuole che l azione offensiva della
cavalleria od unazione vicina mediante l'urto, od un'azione
semi lontana, semi efficace, improvvisando con la cavalleria delle
fanterie. Intorno al sistema che diede immense vittorie e per
secoli alla cavalleria dei Parthi, nelle nostre scuole, nelle no
stre tattiche, nella nostra pratica, non solo non se ne ragiona,
ma il giovine ufficiale di cavalleria non lo sospetta neppure
(vedi Istruzioni sulle a rm i e sul tiro p er la cavalleria
Roma, 1886). La risposta pronta : altri tempi 1 In procedenti
annotazioni dissi gi che il grande iniziatore delle moderne
cavallerie fu Napoleone 1 il quale port in Europa ci che
apprese nelle guerre di Egitto e di Siria ; il tiro con arma
da fuoco stando a cavallo, comune in Oriente, si pu dire una
continuazione dei sistemi Parthici. La cavalleria di Napoleone
10 apprese, lo port sul continente Europeo e vi erano uffi
ciali peritissimi in tale esercizio, quantunque le armi non fos
sero molto atte a llintento. Fra g li esercizi prescritti per una
parte della cavalleria francese durante il primo impero, eravi
11 tiro a segno al passo, al trotto ed alla carniera. I disastri
della campagna di Russia interruppero tali esercizi, ed ignoro
se sieno mai stali ripresi. Fra i moderni Stati quello che pi
tiene in onore simili metodi il Russo. Fra le esercitazioni
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della cavallera russa, havvene una che riprstina assoluta
mente i sistemi parthici, lo sparo nella fuga, facendo forcella,
come dicono i ginnasti, facendo cio quel
movimento di vol
storici
ricordato Mitridate
re del
a ricordare come il
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Pldnnier, nella campagna del 1866 alla battaglia di Sadowa,
le perdite prodotte dal fuoco di fucilera dei Tedeschi nelle
file austriache furono eccezionalmente di 1 : 5 p. OjO ; nella
campagna del 1870-71 alla battagli^ di W rth secondo il
Fonio, i Tedeschi ottennero dalla
Da que-
francesi munite di
avanzavano all'assalto. Se
trovasi innestata
con s povero congegno che dopo qualche colpo cade per terra;
11 moschetto un arma, che se i soldati la sparassero caval
cando, contro il nemico, brucerebbero le orecchie ai loro cavalli, se non farebbero peggio ; un arma che per la sua cor-
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tezza rischiano i soldati di fe rin i 1' un 1' altro ; che ha una
portata molto inferiore a quella delle fanterie; che nello sparo
produce una scossa potente da rendere impossibile un combat*
timento continuato: ben a ragione disse un generale tedesco
che per morire di queU'arma, bisogna prima essere colpiti da
una eccezionale predestinazione. Si afferma che ora stiasi mu
tando con un modello pi efficace, ma temo si incorra in
molti dei medesimi errori. Come si pu
armati
(R ie . di cao. luglio 1886) merita di essere seriamente esa< minata, ma con ferma intenzione di risolverla in definitiva,
con aumento di efficacia dellarma da fuoco della cavalleria.
L e mezze misure non sono mai buone ed il moschetto at tuale pu considerarsi una mezza misura. Ed altrove sog
giunge Le armi da fuoco impiegate razionalmente in modo
< da non menomare la mobilit, avrebbero (per la cavalleria)
una influenza decisiva nel conservare anche sul campo di
< battaglia la importanza che ingiustamente le si vorrebbe
< contestare. A ltr i apprezzati scrittori nostrani come il M ar
ziale Bianchi d'Adda, il D el Frate, 1*Angeli, l Ottavi nei suoi
precetti tattici ecc. ecc. tutti sono convinti doversi munire di
arma da fuoco efficace la nostra cavalleria.
Quale sarebbe arma preferibile per la nostra cavalleria? Rasa
dovrebbe avere una lancia-fucile. I russi l'ottengono ponendo
la sciabola come baionetta, ma non parmi buon sistema. Quando
si veggono le cavallerie orientali armate di un lungo, troppo
lungo fucile, ma leggerissimo e non usano che i vecchi me
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todi per fabbricarli, sorge la convinzione che meglio assai si
potrebbe fare con i moderni trovali. Con i nikel, le composi
zioni, i nuovi m etalli ecc. si ottengono oggi perfino dei can
noni assai leggieri e di una resistenza superiore all'acciaio;
laonde non sar difficile venire alla composizione di un fucile
lungo e di lunga portata, munito di sottile baionetta del peso
dai tre ai quattro chilog. che il peso dello schioppetto at
tuale e della lunghezza, compresa la baionetta, di un po' meno
dei tre metri, che la lunghezza delle
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nute si trovarono in grave pericolo di essere sopraffatte da
forze nemiche; laonde se la cavalleria avesse avuto un fu
cile con baionetta (una lancia-fucile come dico io) la resi*
stenza sarebbe stata indefinita. Fu in
le sue cavallerie. Pu
Ca p i t o l o
IV .
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C a p it o l o V .
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TtaTrjv^ Strabone e Plinio: 'Axporcaxia' Stef. Biz. : Tponaxijv^, Tolomeo) costituiva una sezione della Media,
laltra era formata dalla Media magna (M*rXrj). Le
piteto di Atropatene derivava da un Atropo od Atropate governatore del paese sotto lultimo Dario, che
mediante un accorta politica verso i Macedoni, seppe
mantenere la sua posizione e fondare una dinastia.
Paese montuoso, ma fertile ed abitato, poteva armare
40/m. fanti e 10/m. cavalli; i Parthi ne aveano fatto
un regno cliente e quando Antonio lo invase, il re
era col suo contingente di guerra presso Phraate.
Gli scrittori greco-latini quando ragionano di Crasso,
lo biasimano perch perdette una stagione in piccole
imprese e nella ricognizione dei luoghi. I medesimi
scrittori biasimano Antonio perch giunto in Arme
nia non fece riposare e distribuire lesercito nei quar
tieri dinverno, ma continu le operazioni di guerra.
Se il successo avesse coronata l opera di ambedue,
sarebbero oggi celebrati come genj e gli studiosi ne
mediterebbero le mosse con ammirazione.
Il Fato lo dicono alcuni, il caso, la sorte, molti
soggiungono, la Grazia altri la denominano, la For
tuna la chiamarono e la chiamano popoli antichi e
moderni, infine sempre la stessa dea che in una
data cerchia di capacit intellettuali, crea i grandi
uomini e combina i grandi successi.
Antonio non era destinato ad averne uno, contro i
Parthi. Egli dopo scorso e saccheggiato il paese as
sal la citt di Phraat. Alcuni autori moderni la
dicono capitale della Media, ma Strabone, Plinio, To
lomeo, Stefano B. ed Ammiano, scrivono che la ca
Hd
ISO
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1*3
Ili
m
disfatti ; ed i barbari precedendoli occupavano .i
passi pi angusti e li chiudeano con fossi ed impe dimenti ; malagevole riusciva ai Romani provve dersi di acqua, inoltre i Parthi guastavano i pascoli
e se talvolta i loro avversari doveano traversare
luoghi facili, ne li distoglieano facendoli credere gi
muniti e con li stessi artifici li inducemmo a passare
dove aveano posti agguati...............................................
Una volta, continua Dione, i Romani caddero in
una imboscata ed erano flagellati da nembi di dardi,
essi non sapendo come salvarsi, pensarono di for mafre una testuggine coll unire gli scudi avendo le
prin^e file il ginocchio sinistro a terra. Una parte
di quei barbari, che non avea mai veduta tal cosa,
stim che i nemici fossero caduti per ferite e li po tessero impunemente uccidere, quindi gettati gli
archi, scesero da cavallo con la spada in mano per
farne macello. Allora i Romani alzatisi improwisa mente come era stato loro prima ordinato, ognuno
attacc lavversario che che avea pi vicino... e
cos inflissero ai Parthi (sorpresi dall improvviso
attacco) una tal rotta, che non diedero pi ad essi
la caccia.
Si comprende che i Romani aveano di fronte ca
valleria leggera armata di archi e di una corta spa
da ; i cataphrati con le lunghe lancie non sarebbero
scesi da cavallo per opprimere i Romani.
Si scorge ad ogni modo che questo successo con
ferm ai soldati di Antonio la necessit di stare uniti
e di combattere per salvarsi ; infatti cos fecero.
Quando un individuo si convince che la disciplina e
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Tempo fh era norma che il fuoco del piccolo moschetto di
cavalleria nou si adoperasse che come segnale (la qual cosa
purtroppo si continua a fare in Italia)
Al giorno d'oggi
invece noi esigiamo dalla cavalleria il combattimento rego lare a piedi, e nell'ultima guerra abbiamo parecchi esempi
di cavalleria appiedata, che non solo ha difeso dei villaggi,
< ma ne ha anche presi colle armi da fuoco. La differenza
< enorme. Avendo io chiesto ad uno dei nostri pi esperti
ufficiali di cavalleria, dopo la revista passata ad uno squa drone, di cui egli ne fu contentissimo, cosa si sarebbe detto,
se quando egli era tenente, un superiore avesse preteso dalle
sue truppe ci che avea eseguito in quel giorno, mi rispose
ridendo: * lo si avrebbe chiuso in un manicomio .
Coloro i quali infatuali della potenza unica delle fanterie
mantenessero la nostra cavalleria con i sistemi vecchi di cui
ragiona il generale Hohenlohe, non avrebbero torto di dire che
la cavalleria inutile. Nonostante tutto, per i buoni elementi
che abbiamo nella nostra cavalleria, non siamo senza esempi
di fatti che tengono dei moderni sistemi. 11 bravo generale
B oselli traduttore delle lettere dell'Hohenlohe ne cita uno in
una sua nta: 11 reggimento cavalleria Monferrato esegui
nel 1881 una marcia da Voghera a Bobbio e ritorn in 20 ore.
P ercorse 114 kilom. di cui 100 di montagna. Ecco un
marcia alla Parthica, ma purtroppo gli esempi sono rari, e il
sistema generale fu fino a je ri di non oltrepassare i pochi
kilom. su una strada maestra.
Sono le reviste Francesi (V . Nouoelle Revue, 1892) che bia
simano la cavalleria Italiana per le sue andature. La nostra
cavalleria grave che si compiace di un galoppo lento, caden
zato, sincrono, compir un buon esercizio da sportman, ma
sforza a modi troppo artificiali i cavalli e rischia di rovinarne
l equilibrio.
Badisi al materiale, guai a chi lo deteriora, si va ripetendo,
e sta benissimo, ma non esageriamo; meglio cavalli magri e
bene esercitati, di cavalli pingui e lucidi, ma buoni a nulla o
quasi. Intanto un soverchio timore ed una troppo grave respon'sabilit, paralizzano molte aspirazioni, le quali bene condotte
135
verrebbero in ultima analisi a costituire una superiorit della
nostra cavallera.
Coloro i quali ripetono che l'Italia non un terreno adatto
alla cavalleria, ricordino le parole di Federico II; egli diceva
che dove passa un fante deve passare un cavaliere. V i sar
della esagerazione in queste parole, ma dimostrano chiaramente
l'obbiettivo cui deve tendere la cavalleria.
I
maggiori successi delle cavallere furono generalmente ot
tenuti nelle localit pi ardue e difficili perch meno la si
attendea. 11 corpo di cavallera polacca che sotto Gustavo
Adolfo si impossessa di una batteria nemica posta sopra un
monte elevato, uno dei tanti esempi i quali dimostrano che
anche in addietro la cavalleria andava dove volea. Sopratutto
nelle guerre del primo impero francese che si verificano
fatti simili, e dobbiamo porvi mente perch come gi dissi,
Napoleone I l'iniziatore della moderna tattica della caval
leria. 11 terreno della battaglia di Austerlitz oggi eguale
alle descrizioni di quasi un secolo addietro. Chi lo visit, se
ne convinse; la localit dove i corazzieri di Hautpoul e di Nasony fecero le splendide cariche che iniziarono la grande vit
toria, era tutto frastagliato da filari di vigne legate l'una al
l'altra, da fossi larghi con sponde verticali, pericolosi pendii
resi pi difficili J a l ghiaccio e dal pantano, tutto ci infine
che pu offrire di meno facile un terreno, pure la cavalleria
non si arrest e vinse. Il terreno fra 'Weimar e Jena dei
pi accidentati e riusciva pi scabroso dal ghiaccio, ma que
sto non imped alla cavalleria condotta da Murat di disper
dere i nemici; cos fecero ad Eylan gli 80 squadroni condotti
dallo stesso Murat. La battaglia della Mosckowa fu decisa da
un assalto della cavalleria francese che prese un forte su di
un'altura; le memorie del generale di Marbot fanno di questo
eroico fatto una delle pi interessanti descrizioni. Ma, in Ita
lia, si dice, e specialmente nel probabile campo delle future
battaglie, vi sono molti e grandi fiumi. A questo rispondono
gli scritti militari Russi, i quali ci fanno conoscere le conti
nue esercitazioni delle loro cavallere per il passaggio dei fiu
mi. Esse giungono a passare a nupto il Syr Daria, uno dei
136
pi grandi fiumi del mondo. Ma, soggiungono gli oppositori,
se passa la cavalleria a nuoto non passa l'artiglieria che l'ac
compagna ed in allora l'azione della cavalleria non pu es
sere che sterile. A questa obbiezione rispondono pure i paesi i
quali esercitano le truppe alla rapida formazione di zattere
ed a bene condurle nonostante le correnti. Siamo circondati da
Stati nei quali le pi ardue ginnastiche si compiono con l'obbiettivo di sopraffare futuri avversari.
I
nostri ufficiali di cavalleria sanno tutti nuotare? M i per
metto di dubitarne.
Avvi in ognuno dei nostri reggimenti almeno un nucleo di
nuotatori di primo ordine, capaci di condursi a lato un ca
vallo nuotando? Mi permetto di dubitarne.
Niente di pi facile sarebbe in Italia nella stagione estiva
di imitare altri eserciti in simili manovre; i cavalli se non ab
bisognano del maestro di nuoto, occorre esercitarli.
L a cavalleria austriaca, quando possibile, conduce i cavalli
a bere ad un fiume, ad un corso d'acqua con gli uomini mon
tati e vestiti col kittei; poi dopo bevuto esercitano il cavallo
al nuoto e questo esercizio fatto senza pompa di regolamenti,
riesce di straordinaria utilit agli uomini ed ai cavalli.
Nel Militar Vochenblatt di Berlino si lessero norme con
cernenti il nuoto dei cavalli, ma in realt non si adattano al
paese nostro, per la natura dei fiumi e per il clima. I guadi
nei nostri fiumi sono frequentissimi ed in punti in cui la ne
cessit di nuotare si riduce ad una ventina circa di metri.
Presso il colonnello di ogni reggimento vi dovrebbero essere
carte speciali che indicassero i punti meno difficili per il pas
saggio dei fiumi, indicati con segni convenzionali da renderli
inintelligibili al nemico, se cadessero in loro mano.
Ma... si -isjhia di deteriorare il materiale, di far morire
qualche cavallo ecc. ; un male senza dubbio, ma un male assai
pi grande sar quello di non avere truppe esercitate. E no
tisi; le guerre passate erano molto lunghe, le truppe ine
sperte entrate in campagna, divenivano capaci durante la cam
pagna stessa; Oggid le campagne sono brevi ed in ragione
diretta delle grandi masse poste rapidamente in lin ea; non vi
137
tempo di imparare come in addietro, e chi non sii, peggio
per lui. Questo per ogni arma e principalmente per la caval
leria, destinata con la nuova tattica ad incontrare subito il
nemico.
Mi si risponde che il parlare bello e buono, ma per tutto
ci occorrono danari. Ripeter quanto dissi ragionando del
l armamento del soldato di cavalleria. In luogo di accrescere
come fate ogni giorno g li impiegati civili, mandateli a casa,
affinch divengano produttori, ed impiegate quelle somme nel
l'avere un esercito che al numero corrisponda la capacit e
lesperienza. Aggiunger, semplificate le burocrazie nell'eser
cito stesso, poich pur troppo in luogo di riuscire nellarrestare la burocrazia, essa invade fin l, dove attendiamo dei
combattenti.
Ca pito lo V I.
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141
141
* Crasso et M. Antonio ademerant, reposcenti red diderunt. Cos Orosio ed altri autori contribuirono
a completare il coro generale. Avvertasi che linviato
da Augusto a ricevere solennemente la restituzione
delle insegne, fu Tiberio, quindi agli adulatori di Au
gusto si unirono quelli posteriori di Tiberio.
Non and guari che unaltra strana notizia colp di
meraviglia il popolo romano, raccontata da Strabo
ne, Tacito, Vellejo Patercolo ed altri, e questa era,
143
che il re dei Parthi inviava quattro suoi figliuoli ostaggi a Roma, cio Vonone, Seraspadenes, Rodaspes
e Phraate, due dei quali erano ammogliati con figli.
Se gli stessi vincitori si diceva a Roma, mandano
ostaggi, che faranno i vinti ? Tacito per negli annali
accenna che linvio fu cagionato non dal timore delle
armi romane, ma perch il re diffidava dei suoi sud
diti : haud perinde nostri metu, quam fidei popu-
* larium di/flstts. *
Ben vero che Augusto profittando delle discordie
parthiche da lui certo infocate, se non accese, man
teneva sul capo del re parthico un pericolo continuo,
il quale lo obbligava ad essere riguardoso il pi pos
sibile coi Romani, ma ci non potea essere ancora
sufficiente per giungere ad atti di una quasi sommisr
sione.
Porge la chiave dellenigma Giuseppe Flavio nelle
sue antichit giudaiche. Augusto sapea far ftaoco con
ogni legna, e gi Svetonio nota come egli talvolta
per arra di sommissione e di fedelt, esigesse dai tri
butari e clienti, delle donne per ostaggi. In ogni et
furono le donne una potente leva politica, ma spe
cialmente nel secolo detto di Augusto; gli autori
greco-latini sfuggono largomento, ma anchessi ne
contengono dei barlumi. Pi esplicito su questo pro
posito , come indicai, lo storico Giuseppe. J^ li rac
conta che Augusto fece dei doni a Phraate e fra gli
altri presenti, fwi una schiava di rara bellezza, per
nome Tesmusa, che, le monete come osserva il Rawlinson denominano Musa (Mor2A).
Costei fu scelta con acuta diligenza dallavveduto
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tanei o promossi da Roma, in seguito ai quali Arta
bano fu un'altra volta scacciato dal regno, ma riusc
a ritornarvi e poco dopo mor.
Gotarze e Baardane figlioli di Artabano regnarono
e si guerreggiarono a vicenda. Un pretendente nipote
di Phraate IV di nome Meherdate inviato da Roma
non ebbe fortuna e fu ucciso da Gotarze, il quale
pure non sopravisse molto e mori circa lanno 50*
della nostra era.
Havvi molta incertezza sul periodo della storia
parthica, durante limpero dei Cesari successori di
Tiberio, e nulla si conosce del breve regno di Vo
none II satrapo di Media, come indica Tacito, suc
cesso a Gotarze.
Il
regno di Vologese I figlio di Vonone e di una
concubina greca, secondo Tacito, o figlio di Arta
bano III come vorrebbe Giuseppe Ebreo, fu memora
bile per nuove lotte fra Parthi e Romani in Armenia.
Appena asceso al trono, Vologese invase lArmenia
e la diede ad un suo fratello per nome Tiridate.
Nerone era appena asceso allimpero ed i suoi con
siglieri lo persuasero a valersi dellopera di un uomo
eminente il quale con valore e prudenza seppe bi
lanciare la fortuna delle armi. Gneo Domizio Corbulo
era fratello di Cesonia moglie di Caligola, Pretore
con Tiberio, e console suffecto sotto Caligola. Con
Claudio nellanno 47 ottenne il comando degli eserciti
in Germania e riport grandi successi, ma a Roma
sorsero sospetti e lo si obblig di ritornare al Reno,
dove costru il canale fra la Mosa e il Reno della
lunghezza di 23 mila passi. Fu a Nerne fedelissimo ;
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Capitolo VII.
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simile indicazione poco esatta continuata dal Mar-quardt nel suo dotto lavoro intorno l'organizzazione
dellimpero romano (p. 305).
Questo Abgaro di Edessa and incontro a Trajano
con donativi grandi, ma sopratutto piacque allimpe
ratore un figliolo del re, molto avvenente, che dan
zava nei banchetti, col quale visse in grande dimesti
chezza, cos raccontano Dione e Suidas, e per esso,
l Abgaro fu perdonato.
Sebbene loccupazione dellalta Mesopotamia avve
nisse senza gravi contrasti, si scorge che ebbe molta
influenza nella pubblica opinione, poich dalluna parte
re e satrapi che teneano per gli Arsacidi, si affret
tarono di fare atto di sommissione, e dallaltra grandi
onori e titoli vennero impartiti dal Senato allimpe
ratore; fu intitolato Ottimo e Parthico, ma il primo
principalmente piaque a Traiano, come afferma Dione.
Oran parte delle conquiste furono ridotte a provincia
romana, poscia Traiano per la via di Zeugma and
a svernare in Antiochia.
Mentre limperatore dimorava in questa sontuosa
capitale, avvenne il terribile terremoto che rovin
la citt. Traiano stesso rimase ferito e fu costretto
di fuggire da una finestra e siccome il flagello con
tinu molti giorni, scrive Dione, limperatore assieme
ad altri cittadini si accamp nel circo. Fra le vittime
fuvvi il console Pedo Virgiliano il quale mori, ma
non si sa quando, per le riportate lesioni ed altri
illustri personaggi rimasero spenti.
Coloro i quali vogliono che il terremoto di Antiochia
avvenisse nel 115 della nostra era, perch in que 1-
J6i
lanlno i fasti consolari indicano console Pedo Vergiliano ferito nella catastrofe, sono obbligati di far
passar oltre Traiano a tanta sventura, e che, senza,
darsene pensiero, intraprendesse nella seguente prima
vera la sua spedizione contro i Parthi. Dal terrem oto
per non fu colpita la sola Antiochia, ma molti altri
cntri dellimpero ne soffersero.
Csi nelle provincie romane dellAsia quattro citt.
vennero completamente distrutte. Nella Galazia, se
condo Dione, tre citt ebbero la stessa sorte e due in
Grecia; questo fa ritenere altre regioni ne abbianoparimenti avuto danno e solo la deficienza di docu
menti ci tolga modo di conoscere lestensione della
grande calamit.
probabile quindi che Trajano abbia impiegatoranno 115 nel visitare la metropoli e nel sollecitare
ripari ai gravi danni che all impero ne erano deri
vati, e nella primavera del 116 abbia iniziata la
guerra parthica propriamente detta.
Gli anni trascorsi dalle prime imprese romane
contro i Parthi aveano istruiti gli invasori. Dai nuovi
metodi adottati apparisce nel modo pi schietto che
essi riteneano le legioni incapaci di sostenere, non
lurto, ma le offese della cavalleria parthica. Gi
indicai pi sopra un sistema difensivo di cui appari
sce inventore Corbulone, se egli stesso non fece che
applicare modi gi precedentemente usati. Questo
metodo fu di porre, come si disse, delle grosse mac
chine da lanciare projettili su navi tenute nel corso
dellEufrate, e con la navigazione fluviale proteggere
le legioni lungo le rive fino alla portata delle mac
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lo costrinsero a mutare consiglio, e quale rimedio
alla rivolta pens con gli ultimi paesi da lui occu
pati di formare un regno cliente, mettendo sul trono
uno della stirpe degli Arsacidi. La persona scelta fu
un Parthamaspate, il quale secondo talune indica
zioni dello scrittore bizantino Giovanni di Maiala,
parteggiava per i Romani; alcuni ritengono fosse
figlio dello stesso Cosroe altri fratello; il nome
talvolta ricordato in modo diverso, come, per esem
pio da Spartiano, ma il fatto sembra indubbio, poi
ch sonvi delle medaglie con lefflgie di Partham a
spate e la leggenda: Rex Parthis datus. N questo
era il primo caso, essendosi gi raccontato pi sopra
di pretendenti arsacidi al trono parthico inviati dal
Romani perch fossero fomite di guerra civile. An
che con Traiano il fatto era identico, poich egli,
mettendo sul trono larsacide Parthamaspate, creava
a Cosroe un pericoloso antagonista. Per rendere uni
versalmente noto lavvenimento, lincoronazione fu
compiuta con la massima pompa in una estesa pia
nura presso Ctesifonte.
Trajano dallalto del suo tribunale, circondato dal
lesercito, in mezzo ad innumerevole quantit di gente
accorsa per linsolito spettacolo, pronunzi un discorso
apologetico delle sue gesta ; quindi fatto venire Par
thamaspate lo incoron re di quella esigua porzione
della Parthia che gli avea composta a regno. Non pare
che questa risoluzione dell imperatore destinata secon
do lui a pacificare la Parthia, abbia soddisfatto nessuno.
Mancano particolari, ma dallassieme della situazione
si pu liberamente congetturare che il paese era egual-
m
mont corso dalla cavalleria di Cosroe, la quale con
la consueta audacia si avanzava fino a gettare delle
freccie nel campo dei Romani. Questa condizione di
cose apparisce essere stata la, causa della sollecita ri
tirata di Trajano, il quale non solamente non frap
pose indugi, ma scelse la via pi breve, percorrendo
dalla parte opposta la stessa linea che da Zeugma avea
iniziata Crasso, avendo per obbiettivo Seleucia e Ctesifonte.
Variano fra i moderni le congetture rispetto ai mo
tivi che indussero Trajano a scegliere questa via. Cer
tamente da Ctesifonte dove si trovava, avea aperte
due strade, luna lungo il Tigri per la quale avrebbbe
traversata lalta Mesopotamia, toccati i confini dellAdiabene e raggiungeva lArmenia, regioni tutte com
poste a provincie romane. La flottiglia sul Tigri gli
avrebbe agevolmente giovato nel ritorno, come gli fu
di capitale aiuto per linvasione. Laltra via era da
Ctesifonte o meglio dall arsa Seleucia, traversava il
breve tratto che conduceva all Eufrate e medesi
mamente con la flottiglia, esistente pure su questo,
risaliva il fiume.
Ben vero che se nella invasione avea avuta mag
giore facilit perch seguiva il corso delle acque, nel
ritorno pi lenta gli riesciva la marcia, dovendo le
navi andare contro corrente. I Romani per maestri
nella navigazione fluviale, dalla quale appariscono
sorti, conosceano tutti i mezzi forniti dallarte per sol
lecitare il cammino. Ad ogni modo io giudico che la
ragione per la quale Trajano scelse la nuova via sia
stata appunto la fretta del ritorno e la diagonale che
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intonazione intorno alle esigenze che un comandante deve
avere rispetto alle esercitazioni delle cavallerie. < Succeder
dice egli, che essa (cavalleria) dovr percorrere 1 mila' m etri
a tempo accelerato prima di attaccare. Lo potr essa? Lo deve
potere se vuol essere adoperata come cavalleria di battaglia
e lo potr se sapr m antenere i cavalli in buona condizione
di allenamento.
Quando io, quale comandante di divisione ispezionavo i
singoli squadroni, questi mi si doveano presentare colle ar mi e col bagaglio regolam entare di guerra e doveano ese guire le evoluzioni al trotto ed al galoppo durante 10 od
11 m inuti senza interruzione; quindi aveano luogo i solili
attacchi regolam entari, seguiva anche la carica. Poscia fa cevo scendere da cavallo i soldati per verificare le condi zioni dei fianchi dei cavalli. Essi aveano fatto, pi di sette
kilometri al trotto ed al galcppo aveano anche eseguito la
carica, eppure erano sempre in condizioni di potersi bat tre .
Quando avessero luogo delle ispezioni di cavalleria presso
di noi che oltre verificare se i cavalli sono lucidi e pingui,
non seguissero i sopra esposti criteri, stimo che si batterebbe
strada falsa.
L a guerra dei P arthi contro Traiano fu eminentemente di
fensiva, m antenuta fino al punto di evitare un fatto darme
d'importanza, nondimeno l'ultim a parola non rimase alle le
gioni romane, ma alla cavalleria parthica, solo coUimpedire,
molestare, eccitare le rivolte e tenere in perpetua tensione
d'animo il nemico, recandogli dei piccoli danni, ma continui ed
innumerevoli. Nellet nostra ci che meglio pu assomigliare
a cotesta im presa dei P arth i sono le escursioni della cavalleria
sudista nella guerra civile degli Stati Uniti d'America. Lo
S tu art che le condusse, dimostr come anche attualm ente la
cavalleria pu agire da sola come arm a efficiente. Coteste
escursioni, modernamente chiamate con voce anglo-sassone
raids, compirono dei giri enormi alle spalle dei nemici, ter
rorizzandoli. Lo Stupri ora mostrandosi, ora nascondendosi e
molestando sempre, riusc nelle replicate sue imprese: I. per-
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ch i suoi cavalieri erano arm ali di fucili che adoperavano
appiedati od a cavallo a norma dei casi. (l. perch si fece
accompagnare da una buona artiglieria. III. perch i sol
d ati non aveano seco loro che viveri e munizioni. IV. per
ch cavalli e cavalieri erano ab itu ati a grandi viaggi di resi
sten za. V. perch nelle lunghe peregrinazioni trovava dei
)>artigiani che gli porgeano aiuti ed informazioni. T utto que
sto coronato da un capo accorto e risoluto, produsse dei mi
racoli di ardimento, dei successi mirabili non disgiunti da
grandi vantaggi.
La difesa di H atra compiuta principalmente dalla cavalleria
parthica costituisce un altro insegnamento per i tempi mo
derni. E gi, senza che a questo fosse posto mente, scrittori
germanici si estesero nellipotesi che nel 1870 Parigi fosse
stata difesa dalla cavalleria, nel qual caso molto probabilmente
la capitale della Francia non sarebbe stata costretta ad a r
rendersi. Ecco un brano degli accennati scritti: B en d iv ersa
sarebbe stata la cosa se i francesi a Parigi avessero avuto
della cavalleria disponibile. In tale ipotesi riesce facile lo
immaginare un raid di una divisione di cavalleria francese
d a Digione per Langres, Bar-le Due, S. Menehould, R ethel,
verso le fortezze del nord. Favorita dovunque dagli abitanti,
< ed avvertita di ogni sovrastante pericolo, nascosta durante
le notti nei boschi delle Argonne, poteva molestarci ed at toccarci a seconda delle informazioni che gli abitanti nvreb bero ad essa date. Quella divisione avrebbe potuto recarci
gravi danni, minacciare le nostre comunicazioni, distruggere
ferrovie ed approvvigionamenti, disperdere colonne in mar eia ecc. ecc. mirando cos ad uno scopo che valea davvero
la pena di essere conseguito.
Alcune piccole spedizioni di questo genere, fatte qua e l
< dalla sola fanteria nemica, ebbero un successo sensibilissimo
contro di noi, come p. e. la sorpresa presso Fontenoy il 2'
< gennaio 1871.
Simili fatti compiuti anche in Germania dalla cavalleria
tedesca, potrebbero riescire di esito favorevole, se la sven tura volesse che la guerra fosse portata nel cuore del nostro
paese... esc.
180
Ed in Italia non sarebbe la stessa cosa? Un tema di mano
vre che supponesse Roma assediata e difesa da raids di ca
vallera, non darebbe degli utili am m aestramenti? Non farebbe
vedere ci che ha o ci che manca alla nostra cavalleria? Oc
corre riesca efficace in diversi modi di azione senza sognare
gli urti, i quali allora soltanto possono giovare se la situa
zione li impone.
Teoria antica e teoria moderna si danno la mano attraverso
i secoli. Pensiamoci.
C a p it o l o V i l i .
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18 'J
La Parthia era inoltre indebolita dalle guerre esterne e dalle lotte intestine; ne fa fede meglio delle
asserzioni il fatto che un Pharasmane re degli Iberi
in odio ai Parthi mosse contro di loro gli Alani,
popolazioni scitiche e Vologese in luogo di combatterli
pag una grossa somma perch si ritirassero.
La vecchia politica romana fa tuttavia la sua com
parsa anche in questo periodo, poich lindicato P ha
rasmane re degli Iberi disprezzatore da prima dei
Romani al punto di non unirsi con gli altri re per
iar atto di cortesia o di omaggio ad Adriano, fu poi
da questo stesso imperatore particolarmente favorito
per tenerlo pronto contro i Parthi. Vologese II con
profonda dissimulazione, non diede peso neppure a
questi evidenti disegni e continu a vivere in pace
con i Romani.
Quando nellanno 138 dellera nostra Adriano mor
gli successe Tito Aurelio Fulvo Boionio Arrio Anto
nino, nomi derivanti dai suoi paterni e materni au
tori che gli lasciarono grandi ricchezze. Questo im
peratore la cui famiglia proveniva da Nemausus
(Nismes) nella Gallia transalpina, fu lAntonino Pio
della storia, adottato da Adriano lanno stesso della
sua morte. I contemporanei, dei molti suoi nomi non
ritennero che lultimo, ma gliene aggiunsero un altro
che perpetuamente lonora. Vologese II invi al nuovo
imperatore un ambasceria per rallegrarsi della sua
assunzione e giudicando da una medaglia che porta
la data del primo anno dellimpero di Antonino Pio,
il re dei Parthi gli avrebbe inviata in dono una co
rona. I donativi di corone agli imperatori li faceano
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Capitolo IX.
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203
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SOS.
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S07
308
Severo dopo la spedizione di Armenia,, segu le orme
di Trajano e lo imit pure nella costruzione di una
flottiglia sul Tigri. L esercito dei Parthi condotto da
Vologese si ritirava dinanzi ai Romani evitando bat
taglie, forse per il numero inferiore delle sue truppe
e per la presenza di Artabano nel campo nemico,
per la quale poteva essere dubbia la fedelt dei
grandi vassalli, che avevano gi abbandonato il suo
predecessore quando guerreggiava Avidio Cassio. I
continui rivolgimenti e le lotte dinastiche in gran
parte suscitate dalla politica romana e le frequenti
guerre rendevano molto incerta e precaria la suddi
tanza dei grandi vassalli sottoposti alla Parthia. Essi
da parecchio tempo avevano iniziato una strategia
per loro conto, favorendo questo o quel pretendente
o parteggiando per i Romani o per gli Arsaciti se
condo lutilit che ne potevano ritrarre. Fu in tal
modo e per simili ordimenti che il regno parthico
scomparve.
Severo per il ritirarsi dei Parthi pot invadere le
regioni gi conquistate da Trajano e seguendone i
metodi anche sullEufrate occup Babilonia. Di l si
mosse verso Ctesifonte dove campeggiava Vologese,
ma aHavvicinarsi dei Romani continu la ritirata,
molestando per il nemico, come risulta dalle condi
zioni dellesercito romano descritte da Spartiano.
Ctesifonte fu investita e presa. Sembra che i Ro
mani abbiano dato l assalto alla citt non per la re
sistenza che offriva, ma per passare al saccheggio,
al massacro degli abitanti e condurre in ischiavitii
le donne ed i fanciulli il cui numero Dione fa ascen-
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14
210
avessero in animo o di compiere una parvenza o di
limitarsi a semplici scorrerie per effettuare uccisioni
e stragi, non parmi concetto serio.
Si ritirarono perch il rimanere sotto una continua
minaccia di improvvisi assalti in un paese difficile
ed ostile, era divenuta cosa impossibile. Spartiano
nella biografia di Settimio Severo spiega un po pi
di Dione i motivi che indussero Severo alla ritirata.
I suoi soldati, egli scrive, obbligati a vivere di erbe
e di radici contrassero gravi malattie. Laonde le
malattie, la dissenteria, il difetto dalimenti, e la
resistenza che opponevano i Parthi (quare quum
obsistentibus Parthis) nonostante i successi impedi rono di procedere oltre. Siccome poi Severo non
solo non procedette oltre, ma torn addietro, il qual
fatto incontestabile, cos senza tema di errare si
pu aggiungere che per tali motivi torn addietro.
Che la guerra, nonostante i successi, sia stata di
sastrosa per i Romani, lo prova indirettamente lo
stesso Dione quando narra della morte data da Se
vero a Giulio Crispo tribuno dei Pretoriani. Costui
recit pubblicamente un passo di Virgilio, dove il
poeta fa esclamare ad un soldato di Turno, che com
batteva Enea, parole di grande sconforto. Certamente
Crispo era leco dei sentimenti dellesercito, e si scor
ge pertanto depressi gli animi anche dei migliori.
Come potea mancare del necessario l ingente esercito
di Severo se avea flottiglie sul Tigri e sull Eufrate,
se teneva in sua mano tutti i punti strategici ed i
centri abitati? Il fatto si spiega in modo ovvio con
l indicata resistenza della cavalleria parthica, che
211
impediva lo comunicazioni, intercettava i convogli,
forse offendea anche dalle rive i soldati sulle flotti
glie ed impediva lo sbarco dei viveri. Inseguita fug
giva superando i Romani in velocit, in prontezza e
conoscenza dei luoghi, per ritornare inattesa con
vece incessante, da promuovere l avvilimento e lo
sconforto negli animi pi fermi e pi coraggiosi.
Non lo si ripeter mai abbastanza: i Parthi divisi
da lotte interne, inferiori di numero, con il paese
occupato e vinto, non aveano per difesa che la loro
cavalleria provveduta di un arma offensiva a distan
za e questo fu sufficiente per obbligare la potenza
padrona del mondo con eserciti ingenti comandati
dai pi esperti capitani dellepoca, alla ritirata. Le
prime fanterie del mondo antico furono vinte dalla
cavalleria nelle guerre difensive, ma era una caval
leria in modo speciale armata ed istruita.
N si pu contrapporre che ci avvenne esclusivamente per causa dei luoghi, poich l inseguimento
subito da M. Antonio il triunviro per regioni mon
tuose coperte di neve, impedite da torrenti e da
fiumi provano il contrario.
Se nel procedere alla occupazione delle provincie
parthiche, Severo segu le orme di Trajano, lo imit
pure nella ritirata ed al pari quindi del suo prede
cessore si trov dinanzi alla citt di Hatra. Questo
avveniva nel 199 della nostra era, e si ripeterono gli
stessi fatti avvenuti nel 116. Gli Hatreni si apparec
chiarono a resistere a Severo come i loro padri 83
anni prima aveano resistito a Trajano. Perfino i me
desimi particolari della offesa e della difesa si rin
21
213
su
ma linterna fosse ancora intatta. E in effetto Dione
cos dice: Essendo caduto parte del muro esteriore
tutti i soldati con animo coraggioso voleano ten tare un assalto contro il muro che ancora rima neva.
Non sembra pertanto possano cadere dubbi intorno
a questa condizione di cose.
E probabile che la caduta della prima cinta, per
le macerie addossatesi alla seconda, avesse facilitato
il salire e per questo i soldati eccitati dal combat
timento, volessero tentare la scalata, ma Severo fece
invece suonare a raccolta. I motivi di questo ordine
dato dall'imperatore vengono dagli autori indicati,
dall avere egli in animo di appropriarsi le ricchezze
di Hatra, che in caso di espugnazione, per assalto
divenivano bottino dei soldati come in Ctesifonte. Nel
tempio del Sole di Hatra erano appese ricchissime
offerte alla divinit (To hxou avatrjfiata] come usasi
nei santuari dei moderni tempj, e queste, stando agli
autori, volea Severo preservare mediante accordi
con gli Hatreni. Era poi realmente cosa facile impa
dronirsi della citt che conservava ancora una cinta
intatta ? Parrebbe di no e lo si giudica dal fatto che
gli assediati in luogo di venire ad accordi come
avrebbero dovuto fare se il caso era disperato, ap
prontarono invece nella notte nuove difese.
Trascorso un d, n vedendo Severo alcuno che
proponesse la resa della citt, ordina l assalto ai
muro che era gi stato dagli assediati restaurato, ma
i soldati europei rifiutarono di obbedire.
Fu per sdegno di essere stati impediti il giorno in
SIS
nanzi, conosciuti avendo i motivi che aveano mosso
Severo ad ordinare la ritirata? Cosi affermano gli
autori. Ovvero avendo esaminata l impresa a sangue
freddo la riconobbero troppo ardua? Cosi parrebbe
a chi detti autori ponderatamente legge ed esamina.
In vero, ammessi pure per buoni i motivi che spinsero
Severo ad ordinare il giorno innanzi la ritirata, egli,
il giorno appresso col volere l assalto, recedeva dai
suoi propositi e concedeva il bottino alle truppe; quindi
era una specie di vittoria dei soldati sullimperatore,
vittoria che non avrebbero abbandonata se limpresa
fosse stata facile.
Venne allora ordinato alle legioni di Siria dandare
all assalto, ma furono respinte con gravissime per
dite. Dione racconta che mentre questo avveniva,
Severo smanioso si aggirava per il campo, ed uno
dei suoi generali gli si avvicin offerendogli di pren
dere la citt se gli si davano 500 soldati europei, Se
vero avrebbe risposto: dove potrei trovarne tanti?
Se laneddoto sia un trovato per coprire la disfatta
dei Romani, non si pu asserire ; questo solo certo,
che il generale il quale riusci a fare pi stabili con
quiste nella Parthia, fu Avidio Cassio, e vi giunse con
le legioni di Siria, le quali, come notorio, si componeano principalmente di contingenti locali armati
e condotti alla romana.
A Severo non rimaneva che imitare Traiano anche
in questa parte, e ritirarsi da Hatra, e cos fece. In
tal modo la guerra senza accordi e senza trattati,'
ebbe fine.
Moderni autori scrissero che fu una campagna per
316
jn
l'esercito attivo, avea in animo di promuovere il compimento
di un grande campo trincerato attorno Venezia. Abbracciando
il corso del Po e di altri grandi fiumi, che sono molti in quei
luoghi, otteneva uno spazio immenso perfettamente piano, per
fettamente forte e da poterne con facilit allargarne gli accessi.
Da una parte comanderebbe la posizione di Ferrara, quindi
impossibile ad un neraio penetrare nell'Italia peninsulare, senza
prima avere espugnato il campo trincerato dell'estuario Veneto;
da un'altra parte difenderebbe le vaste pianure che conducono
verso l'Austria e dall'opposto lato gioverebbe al sostegno di
Alessandria, Piacenza, Verona, Mantova, se un nemico dai lati
del Tirolo e della Francia valicasse le Alpi. La sua azione sa
rebbe triplice a guisa di triangolo, con facilit di difendere le
coste dell'Adriatico e ricevere occorrendo rinforzi e vettova
glie per via di mare e di fluitazioni interne, essendo ancora in
buono stato la stupenda rte di fiumi e di canali navigabili della
defunta repubblica Veneta. Questo esteso tratto di paese ricco
di prodotti erbacei, suscettibile di mantenere un esercito di
cavalleria, che se un po'di cultura intensiva vi s'immischiasse
la produzione triplicherebbe. Le nuove generazioni non devono
dimenticare che quel punto difeso soltanto da pochi patrioti,
tenne testa per lungo tempo a tutta la potenza austriaca, la
quale vi avea accumulati eserciti sopra eserciti, e solo la fame
e la pestilenza costrinsero alla resa.
Oggi per le nuove armi, quel recinto cosi come era non giove
rebbe pi, ma la natura dei luoghi porge facilit di difese, n po
tessi creare paese migliore per una potenzialit spiccata sopra
taluni dei pi importanti punti strategici del nostro paese. Si
obbietta il disagio economico e la conseguente difficolt di
compiere concetti estesi. V i ha del vero, ma non tutto vero,
poich parmi che oggi lItalia si possa paragonare ad una
poco accorta famiglia che non si nega mai il superfluo e fa
economie sul necessario, specialmente nel robustare la casa,
senza la quale, dove riparer la famiglia?
Capitolo X.
La battaglia di Nisibi.
(anni 211-226 era mod.)
220
2 !t
212
lasciati i Romani per rifugiarsi presso i Parthi. L uno
era lArsacide Teridate fratello di Vologese IV che
accompagnava Severo nella campagna contro i suoi
connazionali, il quale alla morte del padre di Caracalla era ritornato fra i suoi; laltro era un Siriaco
per nome Antioco compagno di Teridate, che nelle
guerre di Severo giov i Romani ricevendone molti
compensi. .
In quellanno avea tuttavia la supremazia nella
Parthia Vologese V ed a questi si rivolse limpera
tore per riavere i fuggiaschi. Vologese impegnato in
una disastrosa guerra col fratello, studiavasi di evi
tare ogni motivo che spingesse Caracalla a movergli
contro gli eserciti e stim saviezza consegnare i due
fuggiaschi richiestigli. Forse fu questatto di inqua
lificabile debolezza che lo rese inviso ai suoi e diede
il sopravento ad Artabano detto il IV, ed in fatti
lanno appresso, questi era il solo re dei Parthi.
Con tale restituzione, Caracalla non avea pi mo
tivo di venire alle rotte con i Parthi, e nella sua ir
requietezza pass a molestare ed uccidere altre genti;
cosi avvenne la proditoria uccisione della giovent
di Alessandria da lui nel pi ferino modo ordita. Ben
presto per nellanimo dellimperatore, il vecchio pro
posito di conquistare la Parthia ricomparve, ma prese
una via affatto nuova ed in relazione alluomo ed
i suoi precedenti.
Due autori contemporanei Erodiano e Dione ra
gionano del fatto, ma havvi fra loro antinomia. Ca
racalla per giungere pi facilmente ai suoi fini, da
quanto apparisce i medesimi che avea nutriti contro
SS3
224
ben conosceva che mentre Antonino Caracalla chiedea le nozze con parole, in realt bramava impadro
nirsi del regno dei Parthi.
Ambendo il cognome di Parthico, scrive Erodiano,
ed acquistar fama di vincitore de barbari, Caracalla
macchin questa trama. Qui lo storico narra una
specie di romanzo, ma che raccoglie tutti i caratteri
della verit, considerati i molti precedenti e gli enormi
delitti da Caracalla commessi. Se Dione in questo ed
altri punti tace o sorvola sulle immanit commesse
dai suoi, avviene probabilmente perch, quantunque
avverso a Caracalla, essendo un grande ufficiale del
limpero, omette i fatti che tornano a disdoro non
del solo imperatore, ma dello Stato. Seguendo Ero
diano, il re dei Parti rifiut l'offertagli alleanza, quan
tunque accompagnata da grandissimi donativi, ma la
figliola, che non capiva in s stessa dalla bramosia
di impalmare un imperatore romano (e monogamo)
tanto si destreggi che indusse il padre ad accon
sentire, e questi, disdetto il primiero rifiuto, diede
la reale sua parola al romano, e lo denominava gi
suo genero.
Laonde i Parthi in luogo di apparecchiarsi alla
guerra, si accinsero a fare onore allo sposo, che
in gran pompa e senza opposizione si avanzava. Ca
racalla infingevasi gratissimo delle liete accoglienze,
e giunse alla reggia di Artabano, che lautore non
nomina, ma pare quella di Ctesifonte. Quivi, in una
vasta pianura prossima alla citt, riboccante di una
moltitudine infinita vestita a festa, Artabano e lim
peratore si incontrarono con dimostrazioni grandi
JiS
216
la Parthia, ed Artabano quantunque per poca fedelt
dei Satrapi e per intestine discordie debole, divenne
generale di un potente esercito, poich tutti indistin
tamente fecero a lui adesione desiosi di vendicare tanti
oltraggi e tanti danni sofferti.
Mentre per Artabano seguiva i Romani bramoso
di azzuffarsi con loro, avvenne un fatto che mut
gli attori, ma non il dramma che stava per succe
dere.
Variano i particolari fra Dione, Spartiano ed Ero
diano, gli autori dai quali desumonsi gli avvenimenti
di quel tempo, ma nellessenza trovansi d'accordo.
Caracalla era giunto nellalta Mesopotamia e si appa
recchiava a combattere. Detestato da tutti, fuori che
dai soldati, le cui passioni adulava e lavidit con
grossi donativi soddisfacea, temeva di essere ucciso e
chiedea oroscopi dovunque, per sapere quale sarebbe
stata la sua fine e quando sarebbe avvenuta. Tale
mana dell imperatore era unarma potente per chi
volea disfarsi di nemici o di competitori e bastava
anche dubbiosamente indicare che qualcuno era dagli
oracoli designato a suo successore, perch immanti
nente lo facesse morire.
Ora avvenne che avendo Caracalla data incombenza
di fare ricerca dindovini a Materniano governatore
di Roma, questi con suo messaggio lo avvert che gli
oracoli indiziavano futuri imperatori Macrino e Diadumene suo figliolo.
Macrino era un Mauritano di bassa estrazione, in
origine forse uno schiavo o figlio di schiavo, che dovea la sua elevazione a Plautiano il favorito di Set
227
228
2*3
230
231
quelle dei cavalli. Se i Parthi saettavano le legioni a
distanza, n si lasciavano trascinare ad una lotta
corpo a corpo, il vantaggio era per loro, ma se spinti
dalla bramosia del combattere, attendevano a piede
fermo gli avversari, aveano la peggio per la superio
rit delle legioni in simili combattimenti.
Quando per effetto dei triboli i Parthi venivano
gettati a terra, la loro morte era quasi sicura, non
avendo n armi, ne uso di combattere a piedi e que
sto senza dubbio costituiva un grave difetto di quel
lesercito, poich aumentava dassai la sua vulnera
bilit.
Se i Romani, per difendersi o per scansare le frec
cie perdeano l ordinanza, una carica di catafrati scom
pigliava la legione, e cos fra vantaggi e danni pass
la prima giornata.
Nella seconda, i due eserciti si incontrarono egual
mente di buon mattino e continuarono a combattere
fino a notte. I primi ad allontanarsi dal campo di
battaglia pare sieno stati i Parthi, avendo i loro ca
valli grande bisogno di riposo.
Nel terzo d, la lotta fu pi aspra ed accanita dei
giorni precedenti, ragionando Erodiano di morti e di
feriti a monti che impedivano perfino lo scontrarsi
dei nemici. Sembra che gi nel secondo giorno qualche
maggior vantaggio lo avessero i Parthi, poich leggesi che essi giovandosi non del numero, come scrivono
gli storici greco-romani, che i parthi furono sempre
inferiori di numero ai Romani, ma della grande mo
bilit, tentarono di circuire l esercito imperiale.
Dalla prima battaglia dei Parthi contro i Romani
232
>33
- *34
235
336
7
Le condizioni della pace fra Artabano e Macrino
sono poco conosciute ma si possono lare delle sicure
induzioni.
Risultando dalla storia che Roma, quando regnavano
i primi Sassanidi nella Persia, possedea l'alta Mesopo
tamia, taluni fra i moderni scrittori argomentarono
che la pace di Nisibi non includesse la cessione ai
Parthi di quella regione.
Sembrami per poco approfondita tale asserzione.
Ed infatti se Artabano IV chiose prima della batta
glia la restituzione della Mesopotamia, ragionevole
ed ovvio l abbia egualmente voluta dopo la vittoria,
da un imperatore in fuga, che volea la pace anche
prima della guerra per attendere alla consolidazione
del potere da lui comperato da soldati. Dione non
accenna alle condizioni, scrive solo che la pace fu
conclusa. Giulio Capitolino dopo avere indicata la di
sfatta di Macrino per l abbandono delle legioni, am
mette che fu il primo ad inviare ambasciatori ad Ar
tabano, poscia* part dalla Mesopotamia e si ridusse
in Antiochia. Laonde abbiamo una pace chiesta ed
una ritirata. Questo indizio riesce una conferma alla
esplicita notizia che d il contemporaneo Erodiano il
che vuole? Perch molestare il cittadino in tempo di pace?
Non si deve dar occasione di pensare che la eventualit di
una guerra sia un pretesto per estendere le ingerenze nella
pace.
Auguro infine, che la nazione rivolga la sua mente, la sua
fiducia, la sua vitalit allesercito di terra e di mare, ed in
esso si immedesimi, perch se la generazione la quale sta
per passare costitu l'Italia, quella che oggi nel pieno vigore
ottenga il battesimo della vittori: .
338
quale cos finisce il libro IV delle sue storie: < L im peratore romano avendo ordinato allesercito di
sgomberare la Mesopotamia, part per Antiochia.
S la Mesopotamia fu abbandonata dalle truppe ro
mane evidente che rimase in potere dei Parthi.
Giudicasi che nella lunga guerra fra Artabano ed
Ardishir (l'AfxaEepgris dei Greci e dei Romani), primo
dei Sassanidi, le citt dellalta Mesopotamia come
Carr, Singara Bathne, Nisibi e Rhesana ecc., gi co
lonie romane, abbiano ricorso alla protezione della
metropoli, e cos la regione sia rimasta fino al tempo
dellimperatore Gioviano nel 363 quando venne defini
tivamente ceduta alla Persia. Tale regione retta nel
primo tempo da un Preside, autorit giudiziaria e
non amministrativa, dimostrerebbe essere stati di
versi dalle altre provincie i vincoli che l univano a
Roma.
La battaglia di Nisibi fu lultimo sforzo dei Parthi
minati dalla politica romana, che avea promosse le
discordie famigliari e suscitate le ambizioni e le bra
mosie dei sottoposti, profittando delle tendenze pro
prie di quel popolo aiutate dalle sue costituzioni. I
proditori assalti di Caracalla spinsero i Parthi ad
una unione precaria, fu limpeto estremo di un po
polo che muore, e cessati i vincoli costituiti dalla
generale indignazione e dal comune pericolo, la dis
solvenza continu il suo lavoro.
Gi fino dalle prime pagine notai che la forma
zione dellimpero parthico dovuta ad una reazione
dellelemento locale sulla importazione greca. Col
procedere degli anni e dei secoli i Parthi subirono
S39
aio
paese indipendente dalla Parthia. Allora Artabano
mosse verso di lui le sue forze, ma vinto in tre bat
taglie, nella terza, quella di Hormuz, venne ucciso.
I suoi successori aiutati dal re di Armenia, pure
un Arsacide, continuarono per qualche tempo la lotta,
ma infine Artaserse avendo presa in moglie una prin
cipessa Arsacide, la nuova dinastia non trov pi
gravi contrasti. Cos verso il 226 limpero parthico
scomparve per dar luogo ad una monarchia persiana
governata dai Sassanidi, denominazione derivata da
Sassan, un avolo vero o preteso di Artaserse, che in
questo modo ebbe degli antenati da lui stesso latti
celebri.
Con gli Arsaci scomparve la cavalleria parthica;
i Persiani continuarono ad avere degli arcieri a ca
vallo e dei catafrati, ma erano pari a quelli che as
soldavano i Romani, senza le potenzialit che segna
tamente la cavalleria leggera avea sviluppato.
La cavalleria dei Parthi inizi la sua celebrit con
una vittoria contro i Romani e dopo essere stata
sempre superiore nelle battaglie difensive, fini con
unultima vittoria alla distanza d 270 anni una dal
laltra. Le legioni conquistatrici del mondo furono
impotenti contro la cavalleria dei Parthi ed i Romani
trovarono in essa un ostacolo insormontabile per ul
teriori conquiste in Oriente. L azione della cavalleria
parthica continuata per pi di quattro secoli, vale a
dire tutto il tempo della sua esistenza, conduce alla af
fermazione che una cavalleria valentemente condotta
e bene armata, nelle guerre difensive, pu paralizzare
gli sforzi di ogni e qualunque fanteria.
F in e .
244
Catalogo numismatico del Museo Britannico.
C a rin i A., Rie. di Cavalleria.
D ion e Cassio, Storie romane.
D io n igi d 'A lic a rn a s s o , he antichit romane.
D ionisio P e r i k g e t e , Descriptio orbis lerrarum.
D iodoro S ic u lo , Biblioteca storica.
De L u ig i, Rioista di Cavalleria.
E rodiano, Storie.
E c a te o di M ilk t o , Frammenti storici.
E u stach io, Commentari di Dionisio Perierg.
Euphosio.
E u rip id e, Tragedie.
E ro d o to , L e istorie, ossia le nove muse.
E u trop io , Compendio di Storia Romana.
E usebio. Croniche.
St. ecclesiastica.
25
G
ir o l a m o
(S.', Opere.
Militar Vochenblatt.
N ic c o la Damasceno, Frammenti storici.
N ie b u h r, Stor. Rom.
O ra zio , Odi.
O v id io , Opere.
O ro sio, Storie.
P lu t a r c o , Vite.
P o lib io , Storie.
P h o tio , Biblioteca.
P h a r th e n ia n o (cit. da Vulcatio).
P ro co p io, Collana degli scrittori Bizantini.
P lin io , Stor. nat.
246
Posi don io, Frammenti storici.
R u fin o , Storia Eccl.
Rivista di Cavalleria.
R
a w l in s o n ,
S if il in o
S p a r t i a n o E , Stor. Augusta.
S u id a s , Lexicon.
S y i r c e l l o , Cronographia.
S m i t h , Dizionario geografico.
Biografico.
Annali St.
a c it o ,
rogo
il l e m o n t ,
ir g il io ,
a l e r io
e o e z io ,
e l l e io
M a s s im o , Opere.
u l c a t io
a il l a n t ,
G a l l ic a n o , St. Augusta.
Z o s im o ,
C a p it o lo
Pag.
fu
una
mente g io v e v o li
sotto ufficiaci.
.......................................................
250
C a p it o l o
3-7
Il
convegno di Lucca e suoi eletti. Capacit mili
tari di Crasso. Battaglia della Collina. Guerra sociale.
A Roma un partito contrario alla guerra vuole impe
dire la partenza di Crasso. Pompeo favorisce luscita da
Roma del proconsole. L itinerario di Crasso. Divergenza
fra Mommsen e Rawlinson. Una lettera di Cicerone de
cide la controversia in favore del Rawlinson. Mitri
date III (Arsace X III) re della Parthia scacciato. Orodet l
(Arsace X IV ) richiamato dall'esilio. Le forze di Crasso.
Motivi che danno ragione a Plutarco. Notizie intorno
la cavalleria romana. La cavalleria nel periodo dei re.
NOTA. Proporzioni fra cavalleria e fanteria negli eserciti moderni. Idem nell esercito Italiano. Quale era
nellesercito Piemontese. Aumento di cavalleria in
tutti gli S ta ti.............................................................. 45
251
I re di Roma Bono i comandanti dei Celeres. L'or
dinamento di Servio Tullio.
N O TA. L appiedamento della cavalleria nel tempo an
tico e nel moderno. Le istruzioni nelle scuole mili
tari Italiane................................................................ 48
58
253
115
139
254
151
235
C a p it o l o
187
956
ritirano. Una grande pestilenza si sviluppa nella Me
sopotamia; di l invade l'Asia, Roma, Italia e tutta
Europa fino all'Atlantico. Esaurimento dei belligeranti.
I Partili riprendono le citt e provincie occupate dai
Romani.
C a p it o l o
257
C a p it o lo X.
Severo muore in York. A Vologese IV succede.Vologese V suo figlio. Guerre intestine fra Vologese ed il
. fratello Artabano, questi finisce col vincere, occupa il
trono senza competitori sotto il nome di Artabauo IV
(X X X I Arsace). Caracalla figlio di Severo vuole con
ordimenti impadronirsi della Parthia, chiede la mano di
una figlia di Artabano. Questi prima rifiuta, poi indotto
dalla figlia consente. Caracalla con grandi festivit
accolto nella Parthia. Grande banchetto presso Ctesi
fonte. Quando i tripudi sono al colmo, i soldati di Ca
racalla cominciano il massacro dei Parthi. Artabano
salvasi con fatica. Reazione dei Parthi. Caracalla co
stretto di ritirarsi. Passando per Arbela profana e sac
cheggia le tombe degli Arsacidi. Artabano si avanza
contro di lui con un grosso esercito. Caracaila ucciso
per congiura di Macrino. Questi viene proclamato im
peratore. Macrino tenta di rappacificare Artabano. Non
riesce. Ha luogo una grande battaglia nei pressi di Ni
sibi. Dura tre giorni. I Parthi sono vincitori. Macrino
prende la fuga. Ha luogo un trattato di pace. La Me
sopotamia viene sgomberata tutta od in gran parte
dalle armi romane.
N O TA Considerazioni sulla battaglia di Nisibi. L e mo
derne tattiche. L e cavallerie sadiste negli Stati Uniti.
I Cosacchi. Intorno al cavallo. Di nuovo della ripro
duzione equina in Italia. Ci che si augura lautore
delle n o t e ................................................................... 232