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Paola Modesti

Sotto il tiburio. Ricerche sulle origini


della tribuna di Santa Maria della Passione a Milano

Nel luglio del 1485 Daniele Birago, milanese,


protonotario apostolico e consigliere ducale, effettu una donazione a favore dei canonici regolari lateranensi perch fondassero un monastero
presso la domum suam magnam, poco fuori
porta Tosa (ill. 1)1. Gli edifici del monastero,
compiuti nel corso di oltre due secoli, sono ancora esistenti e limponente tribuna della chiesa
rappresenta un significativo ma altrettanto enigmatico monumento dellarchitettura lombarda
fra Quattro e Cinquecento (ill. 2, 3).
La tribuna composta da due parti chiaramente distinte. Il tiburio, che racchiude la cupola secondo la tradizione costruttiva lombarda,
notevole per la densa e complessa definizione
formale, nella quale sono stati riconosciuti riferimenti allarchitettura cinquecentesca romana2.
Realizzato fra il 1550 e il 15543, si eleva sullottagono centrale di un organismo vasto e articolato, che si caratterizza invece per le distese superfici dei volumi, marcati da un impiego strettamente essenziale delle membrature dellordine
architettonico. qui possibile distinguere un
corpo principale, dato dallinnesto di una costruzione a croce greca su di un nucleo centrale a
pianta ottagonale, al quale sono aggregati corpi
minori a pianta semicircolare, sia sulle testate
dei bracci della croce, sia sui lati dellottagono
che congiungono i bracci stessi.
Limmagine esterna riflette solo in parte la
gerarchia degli spazi interni, che distingue il
vano ottagonale centrale rispetto alle cappelle
che si attestano sui suoi lati (ill. 4-7). Sul grande
ottagono regolare si aprono archi uguali. Dietro
di essi si alternano cappelle maggiori a pianta
rettangolare con conclusioni absidate disposte
lungo gli assi principali e cappelle minori semicircolari sulle diagonali. Lo spazio centrale, evocativo di edifici antichi, dominato da grandi semicolonne angolari innalzate su piedistalli.
Lo studio che qui si presenta dedicato a
questa parte della tribuna.
Pu essere opportuno segnalare innanzitutto
una questione che riguarda la concezione complessiva delledificio e che per ora non sembra
risolvibile. Si portati a ritenere che la chiesa di
Santa Maria della Passione, che ha un corpo longitudinale realizzato nella seconda met del Cinquecento, dovesse consistere inizialmente nella
sola tribuna4. Questa opinione non confortata

da prove, ma potrebbe sembrare plausibile per il


fatto che la costruzione delle tre navate con cappelle laterali oggi esistenti ha provocato lalterazione di due cappelle angolari della tribuna e la
collocazione sacrificata delle prime cappelle laterali dietro di esse. Si pu osservare, per, che una
navata unica non avrebbe implicato queste soluzioni poco felici5: nonostante sia evidente che
lattuale corpo longitudinale non era previsto,
non si pu dedurne se il progetto originale abbia
compreso una chiesa a pianta centrale o invece
una longitudinale con capocroce centralizzato.
La tradizione critica corrente sulla tribuna di
Santa Maria della Passione si basa sui fondamentali studi di Costantino Baroni6. La costruzione
della chiesa risulta iniziata nel 1486. Nel 1489
Daniele Birago stipul con larchitetto Giovanni
Battaggio il contratto per la conclusione della
propria cappella sepolcrale: sebbene essa, cos
come descritta nel capitolato, non si ritrovi nella
tribuna, questultima richiama unaltra chiesa di
Battaggio, Santa Maria della Croce a Crema,
progettata nel 1490 (ill. 8). Pi in generale, il suo
articolato schema planimetrico inquadrabile
nellambito della ricerca architettonica sulle
chiese centralizzate che interess larea lombarda
nellultimo decennio del Quattrocento, di cui lesito pi noto sono gli schizzi di Leonardo7.
Questa tradizione presuppone che la costruzione della tribuna, avvenuta nel corso del Cinquecento, abbia rispettato un progetto tardoquattrocentesco, e deve ancora recepire due recenti acquisizioni documentarie che attestano
un intervento di Cristoforo Solari, gi ritenuto il
suo architetto fino al rinvenimento del contratto
del 1489 da parte di Baroni8: si tratta di due capitolati, del 1510 e del 1519, secondo i quali egli
disegn le grandi semicolonne agli angoli dello
spazio centrale9.
Accanto ai problemi specificamente architettonici, ancora oscuro il senso dello stesso
straordinario progetto: le sue dimensioni superano quelle della tribuna di Santa Maria delle
Grazie, voluta dal duca di Milano, Ludovico il
Moro, come mausoleo familiare10. Che cosa sottende, quindi, la monumentale mole centralizzata di Santa Maria della Passione?
Questo lavoro intende ripercorrere gli intrecci delle diverse vicende di cui la tribuna esistente lesito, nel tentativo di ricostruire una

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1. Il complesso di Santa Maria della


Passione nella pianta prospettica di Milano
di Franz Hogenberg (da Georg Braun,
Civitates orbis terrarum, Colonia 1572,
Civica Raccolta di Stampe Bertarelli,
Milano). Le navate della chiesa non
sono state ancora costruite, ma visibile
la traccia del muro perimetrale con cappelle
a pianta semicircolare.

storia articolata e complessiva che aiuti a comprendere la sua particolarit.

La fondazione
Lintitolazione a Maria, la pianta centralizzata e
la sua imponenza, possono indurre a inserire la
tribuna nellambito dei santuari mariani sorti a
seguito di eventi miracolosi. Ci apparentemente confermato dalla tradizione, riproposta
anche di recente, che la chiesa sia stata costruita
sul luogo di una cappella dovera unimmagine
oggetto di devozione, la cosiddetta Madonna
della Passione, ancora oggi visibile sullaltare della
quinta cappella laterale destra11. In realt, la pi
antica notizia dellinteresse popolare verso la
Madonna della Passione non risale a prima del
1590, quando si diffuse la voce di un miracolo, e
il dipinto, su di un muro in un angolo del giardino del monastero, fu staccato e trasportato nella
chiesa12. La costruzione di una chiesa intitolata a
Santa Maria della Passione precedente alla fondazione del monastero pu invece essere ascritta, come si vedr, allo stesso Daniele Birago.
Nel dicembre del 1484 il canonico regolare
lateranense Eusebio Corradi, visitatore della congregazione13, scriveva dal monastero di Casoretto, nei pressi di Milano, allaltro visitatore Celso
Maffei da Verona per illustrare la proposta di Daniele Birago14: dopo avere ottenuto licenza da
Sisto IV di erigere e dotare un monastero di canonici secolari di San Giorgio in Alga intitolato a

Maria, nonostante avesse gi donato il terreno,


un reddito iniziale di 45 ducati e iniziato una capellam parvam e degli edificiola, Daniele intendeva sciogliersi dallimpegno e promuovere
invece una fondazione di canonici lateranensi.
Eusebio esponeva con senso pratico i numerosi
vantaggi di questa offerta: il monastero sarebbe
stato utile innanzitutto rei publice (?) christiane
mediolanensi, dal momento che dentro le mura
cittadine non si trovava quasi nessun convento
dellosservanza; poi alla congregazione, perch
averlo allinterno del canale del Redefossi, pi vicino agli altri monasteri e alla curia e tuttavia
appartato, quasi in solitudine ab alijs secularium
domibus remotus sarebbe stato comodo ai
tanti che si dovevano recare a Milano pro negocijs. E il luogo, oltre ad essere comodo e delizioso, era unico per il fatto che il dux olim Barri
pinguissimus Ludovico il Moro lo aveva arricchito di animali, alberi e una peschiera. Daniele Birago era gi pronto a edificare p[ri]mam15
capellam magnificam et chorum ad nostri libitum, e ad accollarsi anche le spese notoriamente
ingenti per il breve o le lettere apostoliche. Poco
tempo dopo avere annullato la donazione ai canonici di San Giorgio in Alga16, il 22 luglio del
1485 Daniele Birago contraeva con lo stesso Eusebio Corradi, insieme ai canonici Simone Aliprandi e Severino Calco, fratello del segretario
ducale Bartolomeo, latto per la fondazione di un
monastero di regolari lateranensi17.
Nellatto, la fondazione del monastero motivata dalla devozione di Daniele nei confronti
della congregazione, insieme alla considerazione dei benefici che avrebbe apportato al decor
dellintera citt e ai lateranensi. Non si trova, invece, il minimo accenno alla rilevanza del luogo
donato sotto laspetto religioso. Il terreno che
Daniele assegnava ai canonici definito dalla
presenza di una ecclesia sive oratorium di sua
propriet, denominata Santa Maria della Passione. possibile che questa chiesa, dove il 23
maggio dellanno precedente aveva preso gli ordini sacerdotali un familiare di Daniele, Fiorenzo Fasoli da Fiorenzuola, coincidesse con la capella parva, dedicata a Santa Maria, iniziata per
i secolari di San Giorgio in Alga18. In ogni caso,
la chiesa doveva essere rifondata ed era contemplata nelle prime clausole alle quali era subordinata la validit della stessa donazione. Secondo
queste clausole: (1) i canonici erano tenuti a fare
costruire nel terreno donato una chiesa condecentem iuxta eorum arbitrio e un monastero
sufficiente ad almeno sei religiosi ordinati in sacerdozio; (2) Daniele Birago avrebbe dovuto essere considerato patronus et advocatus ac fundator di chiesa e monastero; (3) chiesa e monastero sarebbero stati intitolati a Santa Maria
della Passione e a SantAgostino; (4) la cappella
magna della chiesa doveva essere considerata

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2. La chiesa di Santa Maria della Passione


(foto Biggi).

del fondatore e nessuno avrebbe potuto esservi


sepolto senza licenza dei canonici, ad eccezione
dello stesso Birago e dei suoi discendenti ai quali
non avrebbe potuto mai essere negato il diritto
di sepoltura in dicta capella maijori; Daniele,
inoltre, si impegnava a costruire la cappella a sue
spese prout sibi videbitur. Tenendo presente
che non si dispone della copia originale del documento, si pu osservare che lespressione capella magna, spesso controversa nel caso di
chiese centralizzate19, qui perfettamente sovrapponibile a quella di capella major.
Sia i canonici secolari di San Giorgio in
Alga20, sia i regolari lateranensi, si erano costituiti nellambito del vasto movimento di riforma
che interess gli ordini religiosi fra il Trecento e
il Quattrocento. La congregazione dei canonici
regolari di Santa Maria di Frigionaia, chiamata
in seguito lateranense, pu considerarsi uno
degli esiti della predicazione di Bartolomeo da
Roma21 e fu istituita nei primi anni del Quattrocento22. Volta a recuperare lideale agostiniano,
rappresent una deliberata rottura con il passato, in particolare per ladozione di una struttura
fortemente centralizzata23. Le cariche dei superiori (rettore generale, visitatori, priori e vicari
delle singole case) erano soggette a rotazione ed
erano conferite per elezione nel corso del capitolo generale, che fino al 1580 si tenne annualmente in una delle sedi pi importanti della congregazione e a cui partecipavano, oltre al rettore

e ai visitatori, tutti i priori24. Lespansione della


congregazione fu favorita spesso dai commendatari dei monasteri, che rinunciavano al titolo in
favore dei canonici, e fu talvolta promossa dai
pontefici, dai reggenti locali o dalle autorit municipali25. Rimase nei confini della penisola italiana, localizzandosi soprattutto nelle regioni
settentrionali e centro-settentrionali26, dove, alla
fine del Quattrocento, si contavano pi di cinquanta canoniche27.
I canonici lateranensi attuarono essenzialmente il recupero, o riforma28, di antiche e venerabili case canonicali, ma anche monastiche, in
decadenza29. Santa Maria della Passione rappresent il primo caso di una fondazione ex-novo,
fatto che non ha tuttavia indotto a modificare lo
schema narrativo dello scarno resoconto della
fondazione nella breve cronaca della congregazione, databile alla fine del Quattrocento30, dove
anchessa detta riformata: Trigesimum octavum reformatum est monasterium Sancti Augustini quod dicitur Sancte Marie de Passione in
suburbijs Mediolani, donatum ac fundatum per
Reverendum Dominum Danielem Prothonotarium de Birago, anno Domini 1485 Innocente 8
anno primo, qui dominus prothonotarius in remedio animae suae, accersitis Domino Simone
de Mediolano tunc visitatore et Domino Severino de Milano priore Casoreti et etiam Domino
Eusebio de Mediolano priore Regis, tradidit eis
corporalem possessionem ac tenutam cuiusdam

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Negli atti del capitolo generale del 1457 si


legge che larcivescovo di Milano aveva offerto
ai lateranensi un monastero in civitate Mediolani, e che i canonici avevano scelto San Vincenzo in Prato, in porta Ticinese: anchesso era
fuori le mura, ma allinterno dellabitato, e la basilica era chiesa stazionale fin dallXI secolo36.
San Vincenzo in Prato non fu acquisito, e quindi Santa Maria della Passione come si visto
evidenziare anche da Eusebio Corradi rappresentava per i lateranensi la possibilit di avvicinarsi al centro cittadino. Il nuovo monastero doveva essere interamente costruito, e forse essi,
almeno inizialmente, non dovevano aver rinunciato allidea di insediarsi in una venerabile istituzione, come proverebbe il fatto che nel capitolo generale del 1486 il rettore e due visitatori
erano stati incaricati delle trattative per entrare
in possesso dellabbazia di San Dionigi, nientemeno che di fondazione ambrosiana37.

3. Santa Maria della Passione, tribuna


(foto Biggi).

horti vel zardini iuxta domum cum oratorio redituque ducatorum XL [p. 32].
I canonici avrebbero imposto al nuovo monastero lintitolazione al santo di cui professavano la regola, Agostino31, e lesiguit del reddito di soli 40 ducati assegnato da Daniele evidente al confronto delle ricche elargizioni che
essi riuscirono ad ottenere come pu vantare
altrove la stessa cronaca da pi illustri benefattori, come Cosimo de Medici o Barbara di
Brandeburgo32.
I lateranensi avevano gi una sede fuori Milano, nella localit di Casoretto: Santa Maria
Bianca della Misericordia. Essa fu la prima canonica ad essere affiliata a Santa Maria di Frigionaia, nel 1405. Secondo lantica cronaca lateranense, i canonici di Santa Maria di Frigionaia
furono chiamati nella chiesa di Santa Maria
Bianca dal possessore, il nobile Pietro Tanzi, che
don loro solo ledificio della chiesa e una colombaia. Grazie alle donazioni dei milanesi il
reddito del monastero consentiva alla fine del
Quattrocento di mantenere 20 confratelli. La
fama quasi di santit dei primi canonici di Santa
Maria Bianca fece s che entrassero nella congregazione pi di cento giovani, dei quali molti
diventarono notabiles patres33. I canonici intrapresero innanzitutto la costruzione del monastero34. Grazie ai lasciti, ricostruirono anche la
chiesa tuttora esistente, seguendo la tradizione
costruttiva e architettonica locale solariana35.

Linizio della costruzione.


La cappella e le disposizioni per la sepoltura
di Daniele Birago
Della posa della prima pietra, sia della chiesa, sia
del monastero di Santa Maria della Passione,
non c notizia. La costruzione di entrambi
per attestata nel 148638.
Nel 1489 Daniele Birago affidava a Giovanni Battaggio la conclusione della sua cappella39.
Il capitolato fu redatto nel palazzo di Daniele e
riguarda una capella, che la tomba e le imprese familiari consentono di riconoscere come la
sua cappella sepolcrale. La chiesa e i canonici lateranensi non compaiono a nessun titolo in questatto, cos come in quello, stipulato subito
dopo, di quietanza del versamento dellacconto
e di nomina di un fideiussore. La loro assenza si
pu spiegare con la divisione dei compiti gi fissata nella donazione per cui al fondatore sarebbe spettata in toto la realizzazione della cappella
magna della chiesa.
La clausola del capitolato secondo cui tutte
le opere dovevano essere a foze nove che non
siano usate a Milano, o al limite potessero essere gi usate solo alcune di esse a discrezione
degli arbitri, significativa, perch rivela un
committente particolarmente interessato alla
definizione formale della cappella, il quale non
solo intendeva sottrarre lesecuzione dei dettagli
alla produzione corrente delle botteghe, ma, soprattutto, richiedeva qualche cosa di localmente
inedito. Gli arbitri, inoltre, non erano semplici
periti edili, ma competenti di arte e architettura:
Luigi Niguarda che risulta avere fatto parte
della cerchia di Daniele Birago era un orefice
e fu anche console e abate della sua corporazione40; Giovanni Molteni era invece il magister,
appaltatore e deputato alla fabbrica del Duomo,
che aveva presentato con il pittore Antonio da

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4. Santa Maria della Passione, veduta


della tribuna dalla navata centrale
(foto Biggi).

Pandino uno dei modelli discussi da Donato


Bramante nella sua famosa opinio sui progetti
per il tiburio41.
Giovanni Battaggio era incaricato di completare la cappella nella struttura e nella decorazione. Per il pavimento e per la decorazione delle
finestre era fatto riferimento a un desegnio e a
un modello. Dal momento che non indicato
il nome dellautore, si ritiene che il progetto
fosse dello stesso Battaggio42, e questipotesi risulta confermata dalle opere che egli si impegnava a compiere. Allinterno Giovanni Battaggio doveva innanzitutto posare il pavimento (al
modo de groppi tondi secondo il disegno), i
due scalini di sarizzo per raggiungerne la quota
e un terzo per salire allaltare43. Doveva poi collocare il basamento lungo il perimetro della cappella e le basi e i capitelli delle paraste gi esistenti; adornare nel modo che pare sopra al
modello le finestre gi realizzate, aprendovi al
di sopra oculi affiancati da putti in gesso44; porre
larchitrave in cotto lavorato, il fregio, con 7
tondi con busti (testoni), e la cornice. Quindi
doveva impostare archi sullasse delle paraste e
infine una volta. Lindicazione volta posta in

fassa resquadrata con li soi baciloni grandi che li


rechiede consente di immaginare una volta a
botte cassettonata45. I baciloni, inoltre, sarebbero dovuti andare su tutta la volta tranne che
nella calotta della nicchia (excepto nel mezo
tondo zo el nizo46). gi stato osservato che
laltezza complessiva della cappella, prevista di
26 braccia, corrisponde a quella dei bracci della
tribuna47. Secondo la lettura del documento qui
proposta vi corrisponde anche nellimpianto: si
tratta, infatti, di una cappella a pianta quadrata,
o rettangolare, conclusa da una nicchia semicircolare. Per quanto riguarda la definizione architettonica dellesterno, Battaggio doveva unicamente riprodurre una trabeazione gi esistente,
e una problematica aggiunta coeva precisa, a
questo punto, zo de dreto de ms. Antonio da
Mariano48. La cappella, infine, sarebbe stata coronata allesterno da due pinnacoli (toresini)49,
a discrezione di Battaggio, che li avrebbe certamente aggiornati secondo il suo stile.
Il tipo di cappella con abside semicircolare
insolito nellarchitettura quattrocentesca milanese, ma ha un precedente nella cappella Brivio
in SantEustorgio, costruita fra il 1483 e il
148950. La cappella Brivio, autonoma rispetto allarchitettura della chiesa su cui si attesta, per
sormontata da una cupola. La cappella Birago
avrebbe invece richiamato i presbiteri con volta
a botte cassettonata introdotti nellarchitettura
milanese da Bramante nel coro prospettico di
Santa Maria presso San Satiro. Battaggio nel
1488 aveva riproposto liberamente il modello
bramantesco, articolandolo in profondit e reiterandolo nelle cappelle strombate che si attestano sullottagono centrale di Santa Maria Incoronata a Lodi51.
Il prezzo concordato per compiere la cappella et alia facere (espressione generica che potrebbe anche semplicemente riferirsi allaltare,
alla sepoltura e alla finestra per tenere gli orzoli) era di 1050 lire imperiali, delle quali Giovanni Battaggio riscuoteva dalle mani di Fiorenzo Fasoli, sacerdote e uomo di fiducia di Daniele Birago52, le prime 200.
Battaggio fu estromesso sia dalla fabbrica di
Santa Maria Incoronata a Lodi, sia da Santa
Maria della Croce a Crema. Non avvenne cos
per Santa Maria della Passione: il suo nome
riappare infatti nel 1495, in un atto relativo alla
gestione del patrimonio di Daniele: lentit del
compenso non registrata, ma il magister
Iohannes de Batagio risulta essere stato pagato
per la cappella e per unaltra, non specificata,
occasione, ed indicato come uno dei suoi famuli e familiares53. Giovanni Battaggio appare quindi come un membro della famiglia di Daniele Birago, e pu essere utile osservare che a
Milano nel Quattrocento furono chiamati familiari anche gli artisti e gli ingegneri di

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5. Santa Maria della Passione, veduta


interna della tribuna (foto Biggi).

corte54. La cappella, che pu essere stata solo la


cappella maggiore della tribuna oggi esistente,
fu quindi compiuta. gi ricordata in una disposizione testamentaria del 1494: Apollonia
de Mondelis chiese infatti di essere sepolta in
ecclesia domine Sancte Marie de Passione ... videlicet in loco coperto iuxta et prope schalinatam serizii capelle maioris a manu recta prope
navelum aque sancte55. A ulteriore prova della
sua conclusione pu essere portato il fatto che
Daniele Birago nel suo testamento del 16 novembre 1495 stabil un legato perch vi fosse
mantenuta sempre accesa una lampada, ma non
diede disposizioni sulla costruzione56.
Secondo il capitolato del 1489, la sepoltura
di Daniele doveva essere interrata al centro della
cappella e coperta da una lastra marmorea. Lal-

tare, in terracotta, era monumentale: a tre scomparti con rilievi e sormontato da 4 statue a tutto
tondo alte circa 90 cm. Il fatto che la cappella
fosse conclusa da una nicchia pu fare presupporre che questa, come avviene nei bracci trasversali della tribuna, facesse da sfondo allaltare. Il capitolato lo nomina per per primo, quasi
dovesse essere sullingresso della cappella.
Quale fu la collocazione del primo altare maggiore di Santa Maria della Passione, sul quale
Daniele aveva il patronato57? Il capitolato menziona anche la predella dellaltare e banche de
ligname, in cui potrebbero essere riconosciuti
gli stalli del coro. Secondo una clausola dellatto
di donazione del 1485, Daniele ne avrebbe occupato il posto principale58. Come sarebbe stato
e distinto e protetto lo spazio dei canonici da

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quella di Ludovico il Moro e della consorte Beatrice, oggi alla Certosa di Pavia, ma originariamente prevista per la cappella maggiore di Santa
Maria delle Grazie, entrambe sormontate dalle
figure dei giacenti63. Il monumento di Ambrogio
Grifi fu spostato e addossato al muro della cappella gi nel 1497 e quello di Daniele Birago fu
poi realizzato per essere collocato a parete. Al di
l dei problemi che avrebbero potuto provocare
dal punto di vista liturgico, si pu ritenere che
siano stati ritenuti inappropriati: la tomba innalzata e libera sui lati presupponeva infatti la presenza di venerate spoglie da onorare ed era generalmente riservata a santi o a regnanti64. La scelta
di adottare questo tipo di monumento al posto
della pi umile sepoltura terragna si pu spiegare, oltre che con un intervenuto innalzamento di
dignit nel frattempo Daniele era diventato arcivescovo , proprio con il precedente di Ambrogio Grifi. Non solo il monastero di San Pietro in
Gessate confinava con quello di Santa Maria della
Passione, ma Ambrogio, come Daniele, oltre che
consigliere ducale, fu anche protonotario65. Il
modello che i due tentarono di introdurre senza
successo a Milano, la tomba di Sisto IV in San
Pietro a Roma66, era di fatto una manifestazione
della loro appartenenza alla curia papale.

6. Santa Maria della Passione, planimetria


(da L. Patetta, Larchitettura del
Quattrocento a Milano, Milano 1987,
p. 194).

quello dei laici? Lattuale presbiterio non presenta pi il suo assetto tardoquattrocentesco, e
sulla sua iniziale, o forse solo prevista, sistemazione non c nessuna testimonianza (ill. 9)59.
In un codicillo al testamento del 17 novembre
1495, Daniele impart nuove disposizioni per la
propria sepoltura: sarebbe stata sempre nella
chiesa, al centro della cappella magna, ma
avrebbe dovuto essere un monumento isolato sui
quattro lati, alto circa due braccia (120 cm ca)60.
Riguardo al monumento, commissionato dagli
eredi, i deputati dellOspedale Maggiore, allo
scultore Andrea Fusina e compiuto nel 1501 (ill.
10)61, opportuno segnalare che contrariamente alla volont di Daniele e a quanto ritenuto
dagli studiosi, che lo hanno addirittura suggestivamente immaginato al centro della tribuna dovette essere sempre addossato a una parete: sul
retro, infatti, non mai stato rifinito. Il tipo di sepoltura che Daniele aveva prescelto estremamente significativo. La sua tomba isolata avrebbe
avuto a Milano come unico precedente quella di
Ambrogio Grifi in San Pietro in Gessate, commissionata nel 148962, e anticipato, a sua volta,

La fabbrica
Stando alla cronaca tardoquattrocentesca della
congregazione, la donazione di Daniele Birago
garant un reddito iniziale di appena 40 ducati.
Daniele fu presente nelle vicende del monastero, ma il suo impegno sotto laspetto economico
si esaur sostanzialmente nella donazione e con
la costruzione della sua cappella67.
A differenza di quanto sarebbe accaduto alla
met del Cinquecento, la congregazione non risulta direttamente coinvolta nella fabbrica: per il
nuovo monastero furono stanziati dei sussidi
fino al 1510, ma soltanto il primo di essi, del
1487, prevedeva una somma di 500 ducati doro,
pari a 2250 lire imperiali, ad fabricam monasterij68. Non cerano dunque i mezzi per intraprendere una grande impresa costruttiva. Contemporaneamente, il controllo esercitato sullamministrazione dei monasteri e lassegnazione annuale della carica dei priori impediva che
qualcuno di essi ambisse a diventarne il promotore69. Negli anni immediatamente successivi
alla donazione lobiettivo principale dei canonici dovette essere la costruzione dei loro alloggi,
come era avvenuto gi per Santa Maria di Casoretto e in numerosi altri casi ricordati nellantica cronaca della congregazione. Contemporaneamente essi furono impegnati ad acquisire,
con permute e acquisti, ricorrendo a prestiti, i
terreni confinanti a quello donato dal Birago.
Entro il 1492 il monastero entr in possesso di
tutto lisolato ad eccezione di una striscia di

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7. Santa Maria della Passione, sezione


della tribuna (da H. Strack, Central und Kuppelkirchen der Renaissance
in Italien, Berlin 1882, tav. 29, fig. 4).

campo verso il canale del Redefossi (cfr. ill. 1)70.


La fabbrica della tribuna che si sta per ripercorrere si trascin a lungo, e sembra seguire, talvolta con esitazione, i legati testamentari per la
costruzione delle cappelle private71. Essa si svolse parallelamente al lento ma progressivo affermarsi del monastero, grazie alla sua ottima ubicazione72 e, secondo la storiografia lateranense,
per il favore dei milanesi e la condotta esemplare dei canonici73.
Il pi antico testamento noto in cui si richiede la costruzione di una cappella fu dettato da
Agostino Corradi, nipote del canonico Eusebio,
al momento di entrare nella congregazione, il
10 marzo 1495. La cappella, di cui non si hanno
in seguito pi notizie, avrebbe dovuto essere
pulchram de lateribus coctis cum gradibus de
lapidibus vivis, o prout fieri contigerit alijs capellis ipsius ecclesie74. Un legato del 17 gennaio
1499 attesta invece lesistenza di un modello
della chiesa comprensivo delle cappelle75. Altre
disposizioni degli anni immediatamente successivi consentono di riconoscere corrispondenze
tra il progetto seguito e quello dellattuale tribuna, con la distinzione di cappelle maggiori, cio
i bracci della croce, e piccole, le nicchie semicircolari sui lati obliqui dellottagono centrale:
la cappella del conte Filippo della Pergola, la cui
costruzione fu richiesta nel 1503, doveva infatti
essere la capella mayor in crucea versus stratam76 e quella di Maffeo Pirovano, stabilita nel
1504, doveva invece conformarsi alle altre cappelle piccole della chiesa (iuxta modellum aliarum capellarum parvarum dicte ecclesie)77. La
cappella Pirovano ancora esistente: effettivamente una delle grandi nicchie angolari della

tribuna, e si colloca tra la cappella maggiore e il


braccio sinistro della croce, dove con probabilit
sarebbe stata la cappella della Pergola. La disposizione testamentaria di Maffeo Pirovano costituisce la prova che della chiesa a quella data e
sul quel lato cera poco o nulla fuori terra oltre
alla cappella di Daniele Birago. La prima lapide
a sinistra nella cappella Pirovano reca la data
1505, e fu dedicata dallo stesso Maffeo ai parenti defunti: la cappella pu quindi essere stata innalzata tra il 1504 e il 1505. Essa conserva, dietro alla cantoria, tracce di una decorazione pittorica (ill. 11)78, avvicinabile per concezione a
quella della volta della sala capitolare79. La cappella della Pergola non era stata ancora costruita (minime subsecuta est) nel 151780.
Proprio nel 1504 il procuratore del monastero, Vitale Bossi, stipul un contratto con Giovanni Antonio de Pecoraria per la fornitura di
materiale dalla sua fornace di Vermezzo81. La
fornitura era piuttosto consistente: 132 migliaia
di laterizi, distinti in 100 migliaia di mattoni
normali82 (semplici lapidorum coctorum, dei
quali 80 erano forti e 20 albasi83), 15 migliaia
di coppi (cuporum), altre 15 di mattoni piccoli e grossi (inter medonzinos et lapides grossos) e infine 2 di mattoni lunghi ben cotti (medonum longorum bene coctorum); il prezzo
pattuito era di 800 lire imperiali. La consegna fu
effettuata entro il 150784. Purtroppo nellatto
non specificato a quali edifici del monastero
fosse destinata. Forse alla chiesa, dal momento
che nel 1510 i canonici ordinarono finalmente le
otto semicolonne del vano centrale della tribuna85. Il capitolato per la loro fornitura fu contratto fra il priore, Bartolomeo da Mortara, e i
maestri Benedetto Nostrani e i suoi soci Ambrogio da Sancto Florano e Cristoforo Birago.
I maestri avrebbero dovuto consegnare le pietre
lavorate sarizzo per i fusti, e marmo bastardo per piedistalli, basi e i capitelli nella chiesa entro il giorno di San Michele del 1512. Le
opere dovevano essere eseguite secondo lo arbitrio et iuditio di Cristoforo Solari detto il
Gobbo, indicato come ingegnero nostro dai
canonici, il quale aveva anche fornito le dimensioni dei blocchi indicate nello stesso capitolato.
Il compenso, che comprendeva la lavorazione e
il trasporto del materiale, era di 2800 lire imperiali: 350 lire (e 7 brente di vino) per ciascuna semicolonna, provvista di piedistallo.
A distanza di ben nove anni prova ulteriore dellincerto procedere della costruzione il
capitolato del 1510 fu annullato. Il priore in carica, Giovan Pietro da Milano, stipulava un
nuovo accordo86. I tagliapietra, che havevano
tolto a fare le columpne del tiburio de la chiesa
cum li sui capiteli et basse, avevano riscosso nel
1510 da Bartolomeo da Mortara un acconto di
325 lire. Detratto il risarcimento per havere gi

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8. Confronto istituito da Costantino Baroni


fra le piante della tribuna di Santa Maria
della Passione e di Santa Maria della Croce
a Crema (da Larchitettura lombarda
da Bramante al Richini. Questioni di
metodo, Roma 1941).

cavato alchuni pezi de serizio per fare dicte colupmne, quale hora non sono acceptate, restavano debitori di 40 scudi che sarebbero stati
scontati dal compenso per i nuovi lavori. Essi
avrebbero dovuto consegnare entro il successivo
giorno di San Michele solo sei piedistalli secondo le indicazioni del contratto precedente. Cristoforo Solari ancora nominato, ma in relazione al contratto del 1510.
sconosciuto il motivo per cui nel termine
stabilito del 1512 non furono consegnate le otto
semicolonne. La responsabilit dovette essere
dei canonici, dal momento che i tagliapietra non
solo non dovettero pagare la penale prevista nel
contratto precedente, ma furono anzi risarciti87.
La circostanza che questi pacti novi siano stati
contratti in presenza di superiori della congregazione non appartenenti al monastero il priore di Santa Maria di Casoretto, Gasparo da
Melzo, e un visitatore della congregazione, Severino (forse Pirovano) da Milano fa sospettare una svolta significativa nella storia della fabbrica, sottoposta quindi al controllo centrale.
Perch furono commissionati soli sei piedistalli? Non sembra possibile ipotizzare che i tagliapietra avessero gi fornito i primi due, dal
momento che essi risultano avere percepito soltanto un risarcimento per lestrazione di pietra
di serizzo per i fusti delle semicolonne. Per di
pi, i 3 blocchi ordinati del 1519 per ciascun
piedistallo non sono individuabili nei piedistalli
oggi esistenti88.

A tutto ci si devono accostare le problematiche indicazioni contenute nel testamento di


Francesco Busti, del 151489. Francesco era fratello del canonico Protasio da Milano, priore del
monastero di Santa Maria della Passione per tre
anni consecutivi a partire dal 1497 e membro
del suo capitolo per diversi anni90, e intendeva
avere un altare nella chiesa. Sebbene del suo altare non ci sia traccia e i canonici nel Settecento ritenessero che il legato non fosse stato accolto, le disposizioni di Francesco Busti coinvolgono la storia della costruzione della chiesa. Francesco infatti prescriveva di essere sepolto in un
luogo onorevole della chiesa de novo incepta,
dove avrebbe dovuto essere laltare. Se al momento della sua morte i canonici non avessero
ancora costruito la chiesa e quindi non avessero
avuto il luogo in cui costruire laltare in dicta...
ecclesia nova, avrebbero potuto prorogare di
10 anni il momento della sepoltura, depositando
la cassa con il suo corpo e celebrando i servizi
divini in un luogo provvisorio91.
Fu forse deciso in questo momento un ampliamento della chiesa? Dopo la costruzione
della cappella maggiore erano gi stati accolti i
legati per almeno 5 cappelle (Corradi, Piatti,
Della Pergola, Pirovano, Calco92). Tra il 1510 e il
1519, oltre allaltare di Francesco Busti, furono
commissionate altre due cappelle (Legnani e
Omate), che non risulta siano mai esistite. Il 5 luglio 1518 Lazzaro Legnani lasciava ai canonici
ben 4000 lire imperiali per la costruzione di una
cappella onorifica93. La stessa ingente somma fu
stanziata da Ambrogio Omate di Monza nel testamento che dett al momento di entrare nella
congregazione94. Essa era destinata in parte alla
realizzazione di una cappella sul modello delle
altre, e il resto alla fabbrica della chiesa a discrezione dei canonici. Con una transazione del 26
marzo 152195, essi si accontentarono per di riscuotere solo 2500 delle 4000 lire. 900 dovevano
essere pagate a Giovan Angelo da Verpelli da
Lodi muratori mediolanensi laterum et lignaminum, che aveva gi consegnato mattoni e
coppi pro fabrica ecclesie et monasteri predicti, e le rimanenti 1600 avrebbero dovuto essere
spese sempre in fabrica et ad beneficium fabrice dicte ecclesie sive monasterii.
Il 27 maggio 1524, infine, dettava testamento
Giovan Giacomo Legnani, fratello di Lazzaro96.
Egli chiedeva di essere sepolto a Santa Maria
della Passione. La cappella Legnani fu assegnata
solo il 4 aprile 155697, a tribuna conclusa, ma latto di assegnazione contiene interessanti informazioni retrospettive98. A Francesco, figlio ed erede
di Gian Giacomo, fu concessa capellam unam
que nunc est secundam a manu sinistra intrando
portam seu capellam magnam idest sub tiburio
ecclesie domine sancte Marie de Passione99. Si
tratta cio del braccio sinistro della tribuna,

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sione di non discostarsi dal modello della chiesa


fatto che implic costi di molto superiori alla
somma che lesecutrice testamentaria di Giovan
Giacomo intendeva spendere per la cappella.

9. Santa Maria della Passione, presbiterio


(foto Biggi).

dove, diebus preteritis, era gi stata collocata la


sepoltura di Giovan Giacomo e di alcuni suoi parenti100. Il braccio sinistro della tribuna fu per
assegnato qualche anno dopo alla famiglia Cicogna101 e la cappella Legnani fu quella laterale sinistra a cui si accedeva dal varco ritagliato nella
cappella angolare della tribuna stessa, dove oggi
lentrata laterale della chiesa102. Nella sua parte
introduttiva latto del 4 aprile del 1556 fornisce
inoltre la storia della costruzione della cappella,
e indirettamente della tribuna, raccontata dai canonici: Cumque etiam sit quod attenta qualitate temporum et guerrarum quod retroactis temporibus vigentium in partibus istis dicta capella
non potuit construi, tum etiam attento quod predicti R. d. Canonici recusaverunt semper velle
quod fieret aliqua capella nisi103 iuxta modellum
ecclesie104, et in fabricandis capellis iuxta modellum expendebatur maxima suma [sic] pecuniarum ultra summam quam declarare intendebat
predicta m.ca d. Clara. Nunc autem, quod ut
esse reperiuntur multe capelle iuxta dictum modellum fabricate, predicti R. D. Canonici obtulerunt predicto m.co D. Francesco unam ex ipsis
capellis, modo ipse m.cus d. Franciscus eis solvat
id quod conveniens videbitur...
La lentezza della costruzione attribuita alle
indubbie difficolt dei tempi, ma anche alla deci-

Larchitettura realizzata
La scelta dei canonici di non allontanarsi dal
modello adottato segue, in generale, le direttive
della congregazione. Le stesse Costituzioni
comprendono, infatti, un articolo sulla costruzione degli edifici, De modo servando in edifitiis
construendis et nulla re immutanda in patris absentia per vicarium105, che non entra nel merito dellarchitettura, ma riguarda lattivit edilizia sotto
laspetto economico ed etico-disciplinare. I
priori non potevano iniziare nuovi edifici con le
risorse dei monasteri senza lapprovazione del
rettore generale e dei visitatori e il consenso del
loro capitolo. Potevano destinare alle fabbriche
somme molto limitate, in opere utili di piccola
entit. Dovevano invece curare la manutenzione
degli edifici. Non potevano, infine, distruggere
le opere compiute dai loro predecessori. Nel
corso dei capitoli generali del 1494, del 1498 e
del 1499 quindi nel decennio che vide linizio
della costruzione di Santa Maria della Passione
fu inoltre reiterato per tre volte un decreto che
rafforzava le norme delle Costituzioni, ribadendo che, senza licenza del rettore e dei visitatori
e il consenso del loro capitolo, i priori non potevano iniziare a costruire gli edifici dei monasteri o alterarli106.
Il protrarsi della fabbrica della tribuna e le
incertezze sul suo andamento nel secondo decennio del Cinquecento rendono comunque opportuno cercare di stabilire, esaminando ledificio esistente, fino a che punto il modello iniziale, attestato nel 1499, possa essere stato effettivamente seguito. Allesterno, limponenza notevole della mole sembra accompagnarsi a unestrema austerit formale. Limpiego della pietra
limitato alle modanature inferiori dellalto basamento e alle colonnine delle finestre a serliana, ma una decorazione pittorica rivest un
tempo la costruzione con finte lastre di marmi
policromi (ill. 12-16)107. Ledificio si presenta
unitario108, ma le finestre serliane inscritte in
rincassi nella muratura, finestre a edicola in
cotto, grandi aperture circolari prive di qualsiasi cornice risultano disorganiche nelle dimensioni e rispetto allo sviluppo degli alzati (ill. 17).
I due ordini di paraste che definiscono architettonicamente i volumi delledificio hanno diversi
capitelli doricizzanti un tempo decorati , e
una stessa base a toro sormontata da gola, e sono
riferibili allarchitettura milanese dei primi decenni del Cinquecento109. La base, la cui origine
si suole ricondurre al primo ordine del Colosseo, sembra apparire per la prima volta a Milano
nei chiostri di San Vittore al Corpo, iniziati nel

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10. Andrea Fusina, monumento sepolcrale


di Daniele e Francesco Birago, Santa
Maria della Passione (foto Biggi).

1508, e si trova anche nel chiostro dorico di


SantAmbrogio, realizzato per solo nella seconda met del secolo110. Le serliane non sembrano offrire appigli per una pi puntuale datazione (ill. 18)111: esse furono probabilmente introdotte a Milano da Bramante per Santa Maria
presso San Satiro, ma furono realizzate in edifici dei primi del Cinquecento (ad esempio, San
Maurizio al Monastero Maggiore112 e crociera
del Santuario di Saronno113). La semplice e classica cornice in cotto delle finestre rettangolari
nelle cappelle semicircolari si ritrova ancora nei
chiostri di SantAmbrogio.
Allinterno larchitettura va distinta dalla sua
decorazione pittorica, frutto di diversi interventi successivi al completamento del tiburio (ill.
5)114. Si pu innanzitutto osservare che gli alzati
del vano centrale hanno uno sviluppo accentuatamente verticale, non riscontrabile nelle chiese
tardoquattrocentesche che si tende ad associare
a Santa Maria della Passione115.
Al di sopra dei piedistalli e delle basi in pietra, le membrature del grande ordine di semicolonne del vano centrale sono intonacate e dipin-

te, circostanza che pu presupporre diversamente da quanto disposto nel capitolato del
1510 la loro definitiva realizzazione in cotto. I
capitelli hanno alti collarini suddivisi in due
parti da un anulo; gli archivolti sono stranamente solo dipinti e il settore di muro al di sopra di
essi, considerando insieme la trabeazione, risulta singolarmente alto. I piedritti degli archi sono
semplici settori murari. La cornice di imposta
in realt la trabeazione completa di un ordine di
paraste che scandisce le pareti delle cappelle angolari e si trova agli angoli dei vani principali
delle cappelle maggiori, mentre non prosegue
lungo le absidi conclusive, sebbene planimetricamente e allesterno queste ultime siano assimilabili alle cappelle angolari stesse. Le paraste
hanno tutte un medesimo capitello (doricizzante con 4 anuli, del tutto insolito116). Nelle cappelle angolari sono impostate direttamente sul
piano del pavimento e hanno, perci, un esilissimo fusto mentre nelle cappelle maggiori
sono innalzate su piedistalli, risultando pi proporzionate.
Due dettagli architettonici, sempre inquadrabili nel contesto dellarchitettura milanese
del primo Cinquecento, sono significativi. Innanzitutto la base in pietra lungo il perimetro
della tribuna, che presenta in successione, sopra
il plinto, una gola diritta, una scozia e un toro
(ill. 19): questa elegante base, di origine antica e
probabilmente riportata in auge a Roma da Bramante, si trova a Milano nei primi del Cinquecento nellatrio di Santa Maria presso San
Celso117. Quindi larchitrave della trabeazione
dellordine minore, a tre fasce dal profilo inclinato, che presente a Milano sempre nellatrio
di Santa Maria presso San Celso e nei settori di
trabeazione sopra le colonne nei chiostri di
SantAmbrogio.
Gli alzati riflettono il gusto degli anni in cui
furono costruiti. Le incongruenze rilevate e soprattutto il fatto che il presbiterio non esista pi
nel suo assetto architettonico tardoquattrocentesco, sia allinterno sia allesterno, fanno sospettare interventi, non precisabili, sul progetto
iniziale. Tuttavia le caratteristiche essenziali
dello schema planimetrico della tribuna sono riconoscibili nelle disposizioni relative alla costruzione di due cappelle del 1503 e 1504, quando non c motivo per sospettare, diversamente
che per il decennio successivo, lintroduzione di
modifiche al modello, attestato nel 1499. Entrando nella tribuna, gli otto arconi uguali sorretti da profondi piedritti, le grandi nicchie angolari e le semicolonne su piedistalli richiamano
indubbiamente la chiesa di Santa Maria della
Croce a Crema di Battaggio. Pi difficile risulta
invece riferire alla sua architettura la stretta corrispondenza del perimetro interno a quello
esterno della tribuna. Nelle due chiese di Lodi e

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di Crema gli spazi secondari sono infatti ricavati nella massa muraria, e ci fa s che essi non si
rivelino allesterno, ma siano contenuti in volumi formalmente autonomi118.
Cristoforo Solari disegn, nel 1510, le semicolonne angolari della tribuna. Si pu constatare
che numerosi dettagli architettonici si ritrovano
nelle opere in cui documentariamente attestata
la sua attivit119. Egli lavor a San Vittore al
Corpo e nel 1505 forn il modello per latrio di
Santa Maria presso San Celso120. Larchitrave con
fasce a profilo inclinato pot fare parte del suo
repertorio linguistico gi dalla fine del Quattrocento, come rivela la pala dipinta da Cima da
Conegliano per Giorgio Dragan, un tempo nel
monastero lateranense di Santa Maria della Carit a Venezia e oggi alle Gallerie dellAccademia121. Si ritiene infatti che larchitettura rappresentata nella pala abbia proseguito quella della
cornice in marmo, oggi perduta, appunto di Cristofori Solari (ill. 20). Nonostante il diverso tipo
dei capitelli, lintero settore di trabeazione al di
sopra delle colonne nel dipinto corrisponde,
anzi, singolarmente, nelle modanature, alla trabeazione della tribuna di Santa Maria della Passione122. Semicolonne doriche con basi attiche e
capitelli con alti collarini sono infine nel chiostro
del monastero lateranense di San Pietro al Po a
Cremona, per cui Cristoforo Solari forn un modello sempre nel 1505, dove i semplici capitelli
delle paraste maggiori del secondo ordine sono
simili a quelli delle paraste delle cappelle semicircolari dellesterno della tribuna123.
Nel capitolato del 1510 Cristoforo Solari
definito dai canonici ingenero nostro. Ci potrebbe essere riferito non solo alla fabbrica di
Santa Maria della Passione, ma in generale alla
congregazione. Cristoforo Solari fu ai suoi
tempi molto noto. I lateranensi poterono conoscere la sua arte di scultore-architetto gi in occasione della pala di Giorgio Dragan e si avvalsero di lui per la costruzione del monastero di
San Pietro al Po. Riguardo alla fabbrica di Santa
Maria della Passione si pu invece osservare che,
sebbene nellatto sia specificato che le semicolonne avrebbero dovuto essere sottoposte allapprovazione di Cristoforo Solari, egli non risulta
fra i firmatari del contratto. Uno dei testimoni
era invece Venturino Carminati Brambilla, un
ingegnere e agrimensore del comune di Milano
che compil anche stime di terreni per il monastero nel 1510 e nel 1517124. Venturino potrebbe
essere stato il tecnico locale incaricato di seguire lavanzamento dei lavori.
La tribuna, nel suo schema planimetrico,
resta, dunque, riferibile allambito della cultura
architettonica lombarda del tardo Quattrocento.
La differenziazione tra cappelle a pianta rettangolare e a pianta semicircolare una caratteristica sia dei battisteri paleocristiani, sia dei mauso-

lei tardoantichi, entrambi localmente diffusi, ed


era stata riproposta a Milano nella sacrestia di
Santa Maria presso Satiro. Tuttavia, nella sacrestia di Bramante e nei suoi modelli le cappelle
sono fra loro sostanzialmente equivalenti, manca
levidenziazione dello schema a croce. noto
che la chiesa a croce greca non era estranea alla
cultura architettonica lombarda. Filarete, nel
suo trattato dedicato a Francesco Sforza, mostr
di preferire la pianta a croce greca inscritta, che
propose anche per chiese monastiche125. Nel
1465 fu fondato, su committenza sforzesca, un
edificio a croce innestato su di un corpo centrale quadrato: Santa Maria di Guadalupe di Bressanoro presso Castelleone126. Infine Battaggio,
nel 1490, disegn leccezionale progetto di
Santa Maria della Croce a Crema.
Le fonti antiche sostengono che la denominazione e limpianto del santuario di Santa
Maria della Croce a Crema, sorto a seguito di
eventi miracolosi, erano legati al fatto che il
primo miracolo era avvenuto il giorno dellInvenzione della Croce127. Anche Santa Maria della
Passione, come Santa Maria della Croce, associa
il tema mariano a quello cristologico, una chiesa a croce, e la sua denominazione si deve a Daniele Birago, che tra laltro possedette il Rationale divinorum offitiorum di Guglielmo Durando,
dove agli edifici ecclesiastici e alle loro parti
sono attribuiti significati simbolici128. Sebbene
latto di donazione del 1485 sembri demandare
ai canonici lateranensi la scelta del progetto
della chiesa, possibile ipotizzare che Daniele
Birago vi abbia attivamente partecipato.

Daniele Birago e i canonici


a Santa Maria della Passione
Oltre alla devozione, alla volont di contribuire
con le opere alla salvezza della propria anima e
al desiderio di perpetuare la propria memoria,
un altro movente essenziale della fondazione di
Santa Maria della Passione dovette essere per
Daniele Birago lonore e fama di casa129. Il monastero era infatti connesso al suo palazzo130,
che, secondo le sue ultime volont, sarebbe rimasto alla famiglia, tramite i discendenti maschi
legittimi del fratello Francesco. Limpresa complessiva assume maggiore spessore se si considera che il palazzo e il terreno furono acquistati
dallo stesso Daniele: egli risulta risiedervi dal
1482131, nello stesso anno in cui ne entr in possesso, comprando personalmente da Ludovico il
Moro lintera propriet, costituita oltre che dal
sedimen magnum in cui abitava de presenti,
da un altro edificio e dal giardino che due anni
dopo avrebbe donato ai lateranensi132.
quindi necessario soffermarsi sulla figura di
Daniele Birago. Egli fu lunico ecclesiastico tra i
figli maschi di Antonio (figlio di Maffiolo) e di
Elisabetta Sovico133. Dopo avere compiuto studi

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11. Santa Maria della Passione, tracce


di decorazione nella cappella Pirovano.
12. Santa Maria della Passione,
tracce di decorazione nel sottotetto.

di diritto civile e canonico entr nella burocrazia


papale un passo importante per intraprendere
la carriera ecclesiastica ottenendo la nomina a
protonotario apostolico il 26 giugno 1469134. Dal
1471 al 1474 fu referendarius utriusque signaturae135, cio uno degli ufficiali, in genere giuristi, autorizzati dal papa a leggere e a firmare determinate categorie di suppliche, mansione che
presupponeva e promuoveva clientele136. Nel
1475 nuovamente in territorio lombardo, con
lincarico di collettore della camera apostolica e
nunzio papale nel ducato milanese, ottenuto nellanno precedente137. In seguito risiedette a Milano, e la sua attivit per quanto si pu ricostruire dalle filze notarili sembra essersi limitata allamministrazione dei benefici ecclesiastici
che riusc progressivamente ad accumulare.
Nello stesso 1475, dopo un tentativo fallito di
diventare commendatario dellabbazia degli
umiliati di Mirasole, nei pressi di Milano138, otteneva lantica abbazia di Castione Marchesi, nella
diocesi di Parma139. Nel 1479 subentrava nella
commenda del priorato dei Santi Felice e Tranquillino di Baselicaduce presso Fiorenzuola,
nella diocesi di Piacenza, a cui per rinunciava in
favore di un esponente di un ramo collaterale
della famiglia140 in cambio di una pensione annua
e del priorato di San Nicola a Piona, nella diocesi di Como141. Fu anche rettore della chiesa
parrocchiale di San Pietro sul Dosso a Milano142
e, in un momento imprecisato, chiese dispensa
apostolica di tutti i benefici per poter entrare in
possesso della prepositura dellinsigne basilica
milanese di San Lorenzo, da cui nel 1489 percepiva una pensione143. Non raggiunse mai la vetta
della carriera ecclesiastica, il cardinalato, ma il 5
luglio del 1489 ottenne il titolo di arcivescovo di
Mitilene144.
Il cumulo dei benefici pu gi spiegare perch Daniele Birago fu ricordato da Morigi come
gran ricco145. Dagli atti notarili si viene inoltre
a sapere che alle prebende ecclesiastiche si aggiunsero ad un certo momento anche i proventi

di dazi imposti sulle citt di Milano e Pavia146 e


che egli impieg il suo patrimonio anche in prestiti147, per i quali, almeno in un caso, sembra
avere ricevuto dei pegni148.
Da documenti relativi a una sua difficile
causa presso la curia romana149 anche possibile
ricostruire la rete dei contatti grazie alla quale,
tra il 1489 e il 1491, Daniele era in grado di raggiungere il referendario apostolico Francesco
Soderini150 e lo stesso papa: oltre al canonico lateranense Matteo Bossi151, egli poteva ricorrere a
Jacopo Gherardi, nunzio pontificio a Milano,
che dichiarava il protonotario Birago suo pater
et dominus152, e nientemeno che a Lorenzo il
Magnifico153.
La condizione di ecclesiastico non imped a
Daniele di essere reclutato, nel 1482, nel consiglio segreto ducale, il principale organo politico
e amministrativo milanese, del quale facevano
parte anche i suoi fratelli Pietro e Francesco.
Nello stesso anno fu inviato a Roma in una missione diplomatica tesa a cercare di distogliere il
papa dallalleanza con i Veneziani154. La lettera di
nomina a consigliere segreto, oltre ad evidenziare opportunamente i suoi meriti, in particolare il
fatto di avere compiuto studi universitari e di essere stato protonotario e fra i pi cari e fidati referendari del pontefice, non trascurava di sottolineare limportanza della sua famiglia, che occupava da tempo immemorabile un posto onorevolissimo fra le pi nobili della citt155, e il ruolo
del fratello Pietro nel conferimento della stessa
nomina156. Lantiqua fede e i meriti della famiglia erano gi stati ricordati da Cicco Simonetta,
nel 1475, promuovendo la persona di Daniele a
commendatario dellabbazia di Castione Marchesi. Anche Jacopo Gherardi, nel 1489, sottoline i suoi obblighi verso i Birago, dai quali aveva
avuto molti benefici.
Lincidenza dei parenti di Daniele nelle vicende visconteo-sforzesche si pu valutare a partire dallorazione scritta da Francesco Filelfo in
occasione delle nozze di Pietro Birago con Eli-

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13-15. Santa Maria della Passione,


tracce di decorazione nel sottotetto.

sabetta Princivalle Lampugnani, nella quale lillustre umanista ricorda lattivit svolta a fianco
dei duchi di Milano da parte di Maffiolo, nonno,
e Andrea Birago, zio paterno dello sposo157. Pietro, dal canto suo, ebbe notevole peso nelle manovre che portarono alleliminazione di Cicco
Simonetta, segretario generale e ministro plenipotenziario di Bona di Savoia, e allascesa di Ludovico il Moro158. Cariche preminenti e importanti missioni diplomatiche e militari contraddistinguono anche la figura di Francesco Birago,
con cui il fratello Daniele condivide il monumento sepolcrale in Santa Maria della Passione,
e ai discendenti del quale destin il suo palazzo159. La lealt dei Birago ai successivi signori di
Milano fu cementata con la concessione di numerosi privilegi e linvestitura di feudi di cui ottennero anche i diritti ereditari. Francesco, in
particolare considerato capostipite dei signori
di Mettone e Sizzano, nella Lomellina, dove Daniele risulta risiedere nel 1475160.
Paolo Morigi defin Daniele Birago anche
gran dotto161. Senza dubbio, grazie agli studi
giuridici, egli ebbe una cultura superiore a quella tradizionale dei chierici162. inoltre significativo il fatto che abbia pensato allistruzione dei
lateranensi di Santa Maria della Passione, donando una sessantina di libri in occasione della
stessa fondazione163 e disponendo nel testamento
lo stipendo di un insegnante un dottore in diritto canonico, un filosofo o un teologo a scelta dei canonici164. Non si ha per notizia di un
suo ruolo nella cultura del tempo165. Nel suo testamento non c accenno a libri e non sembra di
riconoscere uneccezionale statura intellettuale
dietro a quelli che lasci ai canonici166. Pu essere comunque interessante che fra i libri donati si

trovassero lo Specchio di Croce di Domenico Cavalca, le Meditationes super Passionem Domini Jesu
Christi e un Fletus Virginis in filium suum, testi a
quel tempo diffusi, ma che rivelano comunque la
riflessione di Daniele sul tema della Passione167.
Daniele Birago fu infine ricordato da Morigi
come Catolico, e generoso Prelato168: non solo
fond Santa Maria della Passione, ma don ai
benedettini olivetani Santa Maria di Castione
Marchesi169. significativo che anche in quel
caso abbia promosso la costruzione di edifici,
ponendo la prima pietra della ricostruzione del
monastero solemnibus coeremonijs nel settembre del 1494170.
I documenti forniscono anche alcuni elementi utili a immaginare la considerazione che Daniele ebbe di s e del suo status. Secondo i patti
della donazione del 1485, egli non solo avrebbe
avuto diritto a sedere nel posto principale del
coro e nel refettorio del monastero di cui era
fondatore, ma avrebbe dovuto essere accolto in
tutti i monasteri lateranensi con la cortesia e la
riverenza riservata al rettore generale della congregazione. Nelle sue ultime volont, inoltre,
coinvolse il clero delle due principali chiese milanesi nei riti commemorativi e in suo suffragio:
il secondo e il terzo giorno successivi allanniversario della sua morte si sarebbero infatti dovuti
recare alla chiesa di Santa Maria della Passione
rispettivamente gli ordinari, il capitolo e il clero
della cattedrale di Milano e il preposito il capitolo della chiesa di SantAmbrogio per celebrare
nella forma pi solenne un officio mortuorum
cum missa ordinata in cantu, cum ministris apparatis ... pro anima ipsius testatoris.
Nascosto tra le filze notarili inoltre il ricordo di uniniziativa fallita di Daniele, che, in-

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16. Santa Maria della Passione, basamento


(foto Biggi).
17. Santa Maria della Passione, tipi
e collocazione delle finestre (foto Biggi).

sieme alle disposizioni appena considerate,


unulteriore attestazione degli altissimi livelli in
cui si collocava, o a cui poteva sperare di ambire. Nel 1480, infatti, egli cerc di diventare
abate del monastero di SantAmbrogio a Milano, offrendo una sostanziosa pensione al suo
commendatario, larcivescovo di Milano Stefano Nardini, e contemporaneamente inviando
due suoi procuratori a Roma171. Questo monastero non solo avrebbe certamente garantito
una lautissima prebenda, ma rappresentava il
fulcro dellidentit religiosa cittadina, e la sua
commenda nonostante i tentativi di ingerenza
ducale rimaneva in quegli anni prerogativa
degli arcivescovi di Milano172.
Questa ancora frammentaria ricostruzione
della figura di Daniele Birago pu forse rendere
pi comprensibile la grandiosit della tribuna di
Santa Maria della Passione. Lipotesi che il progetto rispecchi la sua volont trova un ulteriore
appiglio nel fatto che il canonico Eusebio Corradi ricord a Daniele in punto di morte la sua
responsabilit nellinizio della costruzione della
chiesa, e che il monastero si riteneva in diritto di
non pagare agli eredi una somma di cui era rimasto debitore purch fosse spesa nella fabbrica173. A qualche anno dalla morte, la semplice allusione ai difficili rapporti con Daniele poteva
costituire per i canonici lateranensi un convincente argomento dissuasivo alla prospettata condivisione con gli eremitani della chiesa di San
Pietro in Ciel dOro a Pavia174: la sua presenza
dovette essere sicuramente ingombrante a Santa
Maria della Passione.
Anche la ricerca sui canonici incontrati nelle
vicende iniziali del monastero porta per a risultati interessanti, rivelando menti, cultura e per-

sonalit in grado di sostenere il confronto con il


forte carattere di Daniele Birago. Innanzitutto
Eusebio Corradi, fautore della fondazione del
monastero e ancora al capezzale di Daniele in fin
di vita. Predicatore, vir omnigena eruditione
apprime instructus e versatus in diritto civile
e canonico175, sebbene non sia mai stato rettore
generale della congregazione, ne fu pi volte visitatore176. I suoi libri giunsero fin dal 1486 nel
monastero177, dove lo si trova nel 1492, nel 1495
e nel 1500, quando mor178. De Terribili Eusebio
mediolanensi si intitola il ritratto di Eusebio nella
Cronaca Canonici Ordinis179: egli ricordato innanzitutto come philosophus et theologus acutissimus in relazione alla sua difesa della congregazione e in particolare per la sua durissima
presa di posizione contro gli eremitani180, quindi
per il suo carattere inflessibile e infine perch
vitam patris Augustini in multis corruptam et
trunchatam reddidit veram. Si tratta di una
delle due opere note di Eusebio, unedizione critica di numerosi trattati di Agostino, comprendente anche una vita del Santo, stampata con il
titolo di Opuscola, e realizzata in collaborazione
con il noto filologo Taddeo Ugoleto181.
Tra i priori che si succedettero nei primi anni
del monastero si segnala, invece, Costanzo Appiani182. Di nobile famiglia milanese, secondo
Morigi fu predicatore raro del suo tempo.
Scrisse lopera Soliloquia virorum, sul libero arbitrio, dedicata ad Ascanio Sforza. Giovanni Filippo da Novara, oltre allerudizione, sottoline di
Costanzo leloquio, i buoni costumi, lalta considerazione che ebbero per lui i principi e i nobili
e il fatto che fu dignissimus procuratore generale della congregazione presso la curia romana.
Egli fu anche il primo preposito di Santa Maria

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18. Santa Maria della Passione, serliana


nel coro (foto Biggi).
19. Santa Maria della Passione, base
(foto Biggi).

della Pace a Roma, nominato direttamente da


Sisto IV nel 1483, quando il papa concedette ai
canonici estromessi dalla chiesa di San Giovanni
in Laterano la nuova chiesa che aveva fatto costruire sul luogo di unimmagine miracolosa183.
Per quanto riguarda lattivit artistica e architettonica promossa dalla congregazione184, si
pu osservare che i lateranensi non propugnarono un ideale pauperistico, come attesta immediatamente la nota apologia della magnificenza
di Cosimo de Medici, In magnificentiae Cosmi
Medicei Florentini detractores, scritta negli anni
50 del Quattrocento dal canonico Timoteo
Maffei185. Nella cronaca quattrocentesca della
congregazione gli edifici sono ricordati per circa
la met delle case considerate: la ristrutturazione e lampliamento dei monasteri emerge come
il manifesto del successo della riforma, e sono in
genere immediatamente collegati allaumento
del numero dei canonici186. I lateranensi furono
in grado di dirigere le commissioni dei privati allinterno delle loro chiese187. Come si apprende
leggendo le sue Familiares Epistulae, Matteo
Bossi da Verona, discepolo di Timoteo Maffei,
pot influire sulle scelte architettoniche della
congregazione nella seconda met del secolo188.
La Badia Fiesolana, quando Matteo ne fu priore,
era diventata quasi una seconda sede dellAccademia platonica. Egli fu molto sensibile alla cultura e allarte e nomin e apprezz nelle sue lettere Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Lorenzo Costa189.
In una delle lettere di Matteo Bossi la pi
antica e completa biografia di Severino Calco,
presente nelloccasione della fondazione di
Santa Maria della Passione e che sembra avere
talora mediato i rapporti fra Daniele Birago e i

canonici190. Egli fu visitatore, procuratore generale e rettore generale della congregazione per
diversi anni (nel 1482, 1487, 1491 e 1495)191.
Studi filosofia e teologia ed ebbe una cos alta
reputazione da essere definito alter Augustinus192. Ricordandone la vita esemplare, Matteo
Bossi descrisse anche il suo atteggiamento nei
confronti delledificare, che rispecchia e chiarisce lo spirito delle norme relative alle fabbriche
delle Costituzioni, distinguendo il dovere dei
canonici ecclesiae Christi ministros rispetto allatteggiamento che di fatto essi ebbero nei
confronti dellarte e dei mecenati: Dispiacevano a lui le spese dettate dalle ambizioni e pi insane, soprattutto nelle costruzioni (in fabricis). Sosteneva infatti che ai ministri della chiesa di Cristo non si addiceva sperperare neppure
un soldo che non fosse destinato o alla necessit
e allutile e questo veramente il pi onorevole
oppure al culto decoroso e misurato della stessa chiesa193.
Secondo questi principi improbabile che i
lateranensi abbiano spontaneamente promosso
un progetto della grandiosit della tribuna, considerati anche i costi che avrebbe implicato. In
ogni caso i canonici che erano alla guida della
congregazione erano in grado di apprezzarlo, lo
approvarono e si fecero carico della realizzazione. Per quanto riguarda Daniele Birago, difficile pensare che a conclusione di un piano perseguito per anni non abbia pensato allintera
chiesa, anche per il fatto che per la conclusione
della sua cappella era ricorso a Giovanni Battaggio, il quale non solo proponeva a Milano
unarchitettura aggiornata, ma soprattutto
era in grado di realizzare monumentali chiese a
pianta centrale.

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Associazioni e suggerimenti sui modelli


dei committenti
Se il progetto di mausoleo di Galeazzo Maria
Sforza che consisteva di una chiesa co[n] le
capelle circa prevedeva un edificio a pianta
centrale194, Daniele potrebbe avere trovato a Milano lo spunto per le sue ambiziose aspirazioni
riguardo alla chiesa. Non si sa per quanto il
progetto, oggi noto perch menzionato nel testamento del duca, fosse a quel tempo di dominio pubblico, anche nellambito della corte a cui
la famiglia Birago apparteneva195.
Allinizio del testamento di Daniele ricordato che egli multis annis stetit officialis in
Curia Romana, & alibi196. Il modello del suo
monumento sepolcrale, al pari di quello di Ambrogio Grifi, era romano. dunque possibile
che larco dei suoi riferimenti abbia superato
lambito locale. La tribuna, se pensata fin dallinizio come capocroce, pu essere accostata alla
tradizione rinascimentale dei cosiddetti cori
mausoleo197. Il verosimile precedente del mausoleo di Galeazzo Maria, la Rotonda dellAnnunziata a Firenze198, chiesa votiva nota alla
corte milanese, dove si conservavano i ritratti in
gesso degli Sforza199, potrebbe essere stato conosciuto anche da Daniele, che era in contatto con
lambiente fiorentino, se, per essere raccomandato presso la curia romana, poteva ricorrere a
Lorenzo il Magnifico. noto che la Rotonda richiamava sepolture... dimperatori200. Lo
meno la circostanza che i serviti, a cui apparteneva la chiesa, fossero chiamati fratres de Passione Christi, una singolare coincidenza con la
denominazione della chiesa voluta da Daniele201.
Una tribuna centrica si trova anche in Santa
Maria della Pace a Roma202. La chiesa ha subito
nei secoli consistenti trasformazioni e non si sa
ancora molto sulla sua forma iniziale, costituita,
in ogni caso, da un ambiente ottagonale preceduto da una navata unica con cappelle203. Daniele Birago era stato referendario sotto Sisto IV.
Santa Maria della Pace era la sede del procuratore generale della congregazione, fatto che pu
forse aiutare a comprendere perch i canonici
abbiano accolto la proposta di una tribuna centralizzata per la loro chiesa di Milano.
Limpianto della tribuna di Santa Maria della
Passione, che rientra nelle ricerche architettoniche coeve, si pu inoltre riconoscere nella descrizione di un martyrion contenuta in una lettera di un padre della chiesa greca, Gregorio di
Nissa204. La chiesa descritta da Gregorio era a
croce greca; al centro era un ottagono sul quale
si attestavano, introdotti da archi, i vani dei
bracci della croce e, ai loro angoli, delle nicchie
a pianta semicircolare. Data luguale ampiezza
dei bracci e delle nicchie, lottagono era regolare e gli archi fra loro identici. Agli angoli dellambiente centrale erano colonne che, a loro

volta, avrebbero sostenuto archi (da qui, e per


tutti gli alzati, come per le dimensioni205, le corrispondenze cessano). Lo spessore della muratura avrebbe dovuto essere di tre piedi: le cappelle, quindi, erano denunciate allesterno.
Limportanza dei padri della Chiesa e tra
essi quella di Gregorio di Nissa per la cultura
dellumanesimo oggi ampiamente riconosciuta206, e recenti studi hanno associato aspetti dellarchitettura ecclesiastica alla ripresa degli
studi patristici207. tuttavia difficile pensare che
un edificio eccentrico, che poteva essere noto
grazie a una poco diffusa descrizione letteraria,
sia stato preso a modello. Lunico esemplare
della lettera esistente ai tempi della fondazione
di Santa Maria della Passione risulta essere un
codice greco del XIII secolo, oggi a Firenze,
posseduto in quegli anni da un cultore della lingua greca, Scipione Forteguerri detto Carteromaco (1466-1515)208. Le opere di Gregorio di
Nissa non compaiono tra le fonti dei lateranensi che ho avuto modo di verificare209. Non ne ho,
in particolare, trovato alcun cenno nel pi antico elenco dei libri della biblioteca di Santa
Maria della Passione che ci pervenuto, che risale alla fine del Cinquecento210. Intorno a Santa
Maria della Passione, tuttavia, gravitano esponenti di notevole rilievo della cultura milanese,
che furono, in particolare, fautori della cultura
greca. Sul muro esterno della sacrestia infatti
oggi immurato lepitaffio del famoso insegnante ateniese Demetrio Calcondila, dettato dal
suo allievo Giangiorgio Trissino211. Demetrio
poteva conoscere Scipione Carteromaco212. Se il
tumulo di Demetrio Calcondila fu inizialmente
al centro della sacrestia213, che era anche la sala
capitolare, egli potrebbe essere stato una figura
di rilievo per il monastero. Nella chiesa si trovano anche le cappelle di Bartolomeo Calco e di
Giovan Tommaso Piatti. Bartolomeo fratello
del canonico Severino svolse un ruolo importante nelle trattative per chiamare Calcondila da
Firenze a Milano. Qui lateniese fece parte della
cancelleria ducale; fu a spese di funzionari della
cancelleria che venne stampata la sua edizione
delle Orazioni di Isocrate del 1493, ed significativo che nel libro dei prestiti della biblioteca
di Lorenzo il Magnifico si trovi, nel 1491, la registrazione del prestito proprio a Bartolomeo
Calco del volume delle Orazioni214. Lo stretto
rapporto fra i due sancito dal fatto che Bartolomeo fu padrino al battesimo di tre figlie di
Demetrio215. Giovan Tommaso Piatti, nel suo
testamento, dopo avere disposto la fondazione
di una scuola pubblica nel suo palazzo in cui la
prima delle materie insegnate erano le lettere
greche , stabil che gli insegnanti, tenuti a svolgere la loro professione esclusivamente nella
sede della scuola, avrebbero eccezionalmente
potuto fare lezione nel monastero di Santa

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Maria della Passione, su richiesta dei canonici.


Egli fu uno dei testimoni nellatto del 23 aprile
1499 con cui Demetrio Calcondila costitu una
societ per la stampa e la pubblicazione di 800
copie del lessico enciclopedico bizantino
Suda216. Il cerchio sembra chiudersi, tornando ai
canonici lateranensi: tra i patti era infatti stabilito che due volumi fossero regalati a Taddeo da
Parma, cio Taddeo Ugoleto, in rapporto con
Eusebio Corradi.
La tribuna di Santa Maria della Passione pu
infine essere accostata a un caso in cui un monaco architetto progett una chiesa a pianta centrale. Nel 1498, per la ricostruzione della basilica di Santa Giustina a Padova, fu adottato il progetto del monaco Gerolamo da Brescia. La realizzazione fu presto abbandonata, ma ne restano
descrizioni seicentesche, da cui si pu constatare
che, come la tribuna di Santa Maria della Passione (e il martyrion di Gregorio di Nissa) presentava uno schema a croce greca con un vano
centrale ottagonale e cappelle minori ai suoi angoli217. I benedettini della congregazione di
Santa Giustina potrebbero avere conosciuto il
progetto della tribuna, dal momento che la loro
sede milanese era proprio il monastero dei Santi
Pietro e Paolo in Gessate, che si visto confinare con Santa Maria della Passione.

20. Cima da Conegliano, particolare della


pala Vergine con Bambino e Santi
gi in Santa Maria della Carit a Venezia
(Gallerie dellAccademia, Venezia. Foto
Bhm).

Conclusioni
La storia iniziale della tribuna di Santa Maria
della Passione ancora oscurata da molte incertezze, ma ritengo utile riassumere i punti principali della ricostruzione delle vicende proposta in
questo studio. Santa Maria della Passione sorse
come chiesa monastica. La sua esistenza si deve
a Daniele Birago, e non risulta legata alla manifestazione di eventi miracolosi. lobiettivo
degli ultimi anni di vita di Daniele, che acquist
il terreno, avvi e revoc la fondazione di un
monastero di canonici secolari di San Giorgio in
Alga, contrasse un nuovo accordo con i canonici
lateranensi, e inizi quindi la chiesa con la costruzione della sua cappella sepolcrale. La diversit dintenti, del fondatore da una parte, dei canonici regolari lateranensi dallaltra, emerge fin
dallinizio. Per Daniele si trattava di realizzare la
propria chiesa funeraria, cio di contribuire con
le opere alla salvezza della propria anima e di
perpetuare con magnificenza il suo ricordo, affidandolo ad eccelsiastici dalla fama esemplare,
ma contemporaneamente di estrazione aristocratica e di alto livello culturale, e quindi disposti ad accettare le sue scelte. Per i lateranensi,
che in genere non miravano a creare nuove fondazioni ma a riformare antiche case canonicali o
monastiche, al tempo decadute ma importanti
nella religiosit e nelle societ locali, Santa
Maria della Passione rappresentava essenzialmente la possibilit di insediarsi a Milano in

unottima posizione, sufficientemente isolata ma


vicina al centro e alla cattedrale.
La cappella di Daniele Birago, disegnata da
Giovanni Battaggio, fu effettivamente compiuta, ed era la cappella maggiore della chiesa. Lo
schema planimetrico della tribuna, in cui si distinguono cappelle maggiori e minori, sembra
essere seguito gi nei primi anni del Cinquecento, quando non c ragione per ipotizzare
che il modello della chiesa, attestato con certezza nel 1499, fosse stato alterato. Associando indizi e testimonianze di diverso ordine possibile ritenere che almeno il nucleo della tribuna
oggi esistente lottagono con cappelle rettangolari e semicircolari che si alternano dietro ad
archi uguali inquadrati da grandi semicolonne
angolari rifletta tale modello, riferibile allarchitettura di Battaggio.
La tribuna sottostante al tiburio fu costruita
molto lentamente e dovette essere finanziata essenzialmente con i legati per la costruzione
delle cappelle gentilizie. Gli alzati sono ormai
cinquecenteschi e si allontanano anche nelle
proporzioni dal plausibile progetto di Battaggio. I particolari sembrano rivelare lintervento
di Cristoforo Solari, che disegn le semicolonne dellottagono centrale nel 1510. Le semicolonne previste dal contratto del 1510 non furono per realizzate, e lattivit di Cristoforo Solari a Santa Maria della Passione, oltre a comprendere laggiornamento dellaspetto delledificio, si inserisce in un nodo non ancora districabile della storia della costruzione, in cui potrebbero essere state introdotte alcune modifiche al modello in vigore.
Nel contesto dellarchitettura ecclesiastica
quattrocentesca limpianto centralizzato della
tribuna si pu spiegare con la sua funzione di
chiesa funeraria. Lo studio su Daniele Birago e
sulla sua potente famiglia ha messo in luce laltissima portata delle sue ambizioni e rende plausibile ipotizzare che egli abbia addirittura anticipato ci che Ludovico il Moro avrebbe fatto con
la sua tribuna mausoleo di Santa Maria delle
Grazie e con il suo monumento funebre isolato
sui quattro lati. Daniele Birago, per, finanzi e
fece costruire solo la propria cappella, secondo
quanto era stato previsto nello stesso atto di fondazione. I canonici, dunque, furono i veri responsabili della costruzione della tribuna, e dovettero approvare il magnifico progetto proposto da Daniele e dal suo architetto Battaggio.
La tribuna, sebbene restia a svelare il mistero
delle sue vicende costruttive e artistiche, pu risultare pi familiare: ha svolto, nella storia, il
compito di strumento della memoria affidatole
dal fondatore e contemporaneamente stata
limpulso e loccasione per rievocare in questo
studio alcuni degli uomini che nel passato vissero e agirono intorno ad essa.

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Appendice
1.
1510, 16 settembre. Patti e convenzioni tra il
priore del monastero, Vitale Bossi e Benedetto
Nostrani e soci per le semicolonne della tribuna.
(ASMi, Notarile, Simone Oldeni q. Pietro, 4607;
segnalato da R. Schofield - J. Shell, voce Cristoforo Solari [il Gobbo], in The Dictionary of Art, ed. J.
Turner, vol. XXIX, London - New York 1996, p.
24. La presente trascrizione una stata collazionata tra la mia e quella di Richard Schofield e di
Grazioso Sironi, fornitami gentilmente da Richard Schofield).
Avvertenza: fra parentesi quadre sono le scritte
originariamente apposte sul margine sinistro del
documento.
In nomine Domini anno a nativitate eiusdem millesimo quingentesimo decimo indictione xiiija die
lune sextodecimo mensis septembris. Venerabilis
dominus don Bartolomeus de Mortario, prior monasterii Sancte Marie de la Passione siti extra portam Tonsam Mediolani ordinis Sancti Augustini de
Observantia congregationis lateranensis, suo nomine proprio et nomine et vice canonicorum ac capituli et conventus prefati monasterii pro quibus
promissit de rato etc. suo quoque nomine etc. parte
una, et Benedictus de Nostranis fq. d. Petri p.o.p.s
Marie Passarelle Mediolani, magister Ambrosius
de Sancto Florano fq. magistri Ricardi p.n.p.s. Donini ad Mazam Mediolani, magister Christoforus
de Birago fq. d. Iohannis p.c.p.s. Carpofori intus
Mediolani, Ioh. Maria [dictus (?) Mariolus (cancellato)] de Lenate fq. d. Iohannis p.o.p.s. Stefani in
Brolio foris Mediolani et quilibet eorum
Voluntarie etc. ...
Fecerunt et faciunt inter sese pacta et conventiones bona fide etc. ut infra videlicet
Primo quod dicti Benedictus et consortes teneantur et debeant et promisserunt pigneri etc. vendere et dare et tradere et consignare eorum expensis
prefatis dominis priori et canonicis saltem et in
totum hinc ad festum Sancti Michelis anni MD
duodecimi proxime futuri in ecclesiam dicti monasterii siti ut supra ...
columnas octo sarizii boni et pulcri et bene laboratas arbitrio et ad laudem infrascripti magistri
Christofori cum bassis et capitelis marmoris bastardi petiarum qualitatum et condictionum inferius annotatarum et conventarum inter dictas partes et inferius descriptarum vulgari sermone ut
infra videlicet
1510 - 16 set. Pacti et conventione per le colone
del tuburio.
Et primo che habiano a dar peze 8 de basse longe
braza dua e onze X e uno terzo fornito per chadun
pezo, larghe braza dua e onze 5 1/2, grosse onze 7
e uno terzo fornito per chadun pezo. [Basse de
marmo bastardo] Pezi 16 longhi br. 2 e onze 3 e
meza forniti, larghi br. 1 onze 3 e uno terzo fornito, perchaduno pezo, grossi onze 7. Pezi 8 longi
br. 1 onze X et dui terzi per chaduno, larghi br. 1
onze 4, grossi onze X per chaduno. Item altri pezi
8 longhi br.1 onze 2 e meza fornita denante, larghe
br. 1 onze 8, grossi onze 6 e uno quarto fornito.
[Capitelli de marmoro bastardo] Item altri 8 pezi
larghi br. 2 onze 9 terzi 2 denanzi per chaduno,
larghi br. 2 onze 4, grossi onze 7 terzi dui fornito.
Item colonne 8 de pezi tri per colona sono pezi 24

de br. 6 perchaduno longhe et imprima [sic] pezi


8, grossi onze 25 in faza per caduna, larghi br. 2,
Lavorate per meza colunna et che non li sia fope
dentro ma siano ben lavorate, [de sarizo le Colonne. El sarizio al paragon del sarizo de le colonne
de lo Archiepiscopato] et secondo el paragone de
le colonne de lo Archiepiscopato, et siano quelle
sono al portichato
Et che dicto lavoro diano tutto in opera et stiano
presente ali magistri per refilarli etc.
Et notta che sono obligati a dar finiti tutte le 8 basse
con le primi pezi 8 de colonne a S.t Michel del 1511
et manchando pagarano 50 scudi a la fabrica nostra
quali serano retenuti sopra el lavoro
Et notta che abbiano dare le colonne ben zonte che
non le intra cossa alchuna et che siano facte a la
squadra coss in la coda come in la faza zio le colone et capiteli et le basse lavorate per meze colonne.
Item che tutte le prede siano grosse larghe et longhe equalmente secondo la mesura predicta debite referendo et stando l datte lo ingenero
Et tutte le predicte cosse siano facte et compite debite referendo ut supra secondo lo arbitrio et iuditio de M.o Chr.o Ingenero nostro dicto il Gobo.
Easque columnas octo qualitatum predictarum
cum bassis et capitelis prefati d. prior et canonici
teneantur acceptare ac eisdem Benedicto et consortibus dare etc. pro pretio earum consignatarum
tamen utsupra libras trecentumquinquaginta imperialium pro singula columna cum bassis et capitelis et utsupra videlicet ratam partem pretii pro
qualibet vice tempore consignationis earum, habita ratione ad eas que consignabuntur cum omnibus expensis. Et ultra predictis prefatus d. prior
teneat etiam teneatur etc. dare eidem Benedicto
cordas necessarias pro conducendis dictis columnis ad dictum monasterium necnon et brentas
septem vini pro singula columna necnon et lignamen necessarium pro conducendo et exonerando
columnas predictas a fosso civitatis Mediolani
prope Monfortem ad dictum monasterium, quod
tamen lignamen et corde sint et remaneant prefato monasterio.
Item teneatur prefatus d. prior utsupra dare eisdem Benedicto et consortes gambillum unum et
arghenum unum per eos socios conducenda ad
locum ubi cavabunt lapides predictos, que tamen
postmodum remaneant prefato monasterio tallia
quallia erunt.
Item pacto quod ubi predictus Benedictus et consortes predicti non atenderint in terminis predictis debite referendo, quod liceat eidem domino
priori ea, seu illam partem eorum, qua restabunt
perficienda, perfici et fieri facere ab aliis magistris
pro maiori pretio, si maius pretium ascendat, et
ipse Benedictus et consortes teneantur ...
Item pacto quod prefatus d. prior teneatur hinc ad
dies quindecim proxime futuris dare etc. predictis
Benedicto et consortibus libras trecentum imperialium pro arra et parte solutionis et ... predictum
compensum pro medietate in primo anno et in
fine anni et pro alia meditate in fine secundi anni.
Et sub pena schutorum ducentum ...
Actum in foresteria prefati monasterii siti utsupra
Testes m.r Franciscus de Ferrariis de Gradi fq. d.
Bernardi p.r.p.s. Nazarii in Brolio Mediolani, m.r
Venturinus de Carminalibus de Brambilla fq. d.
Petri p.o.p.s. Marie Passerelle Mediolani ambo
noti et Vincentius de Casate fq. alterius Vincentii
habitans terre Modoetiae terre prope ducatus
Mediolani et contrata Insule ...

2.
1519, 25 agosto. Nuovi patti e convenzioni tra il
priore del monastero, Giovan Pietro da Milano, e
il maestro Benedetto Nostrani e soci.
(ASMi, Notarile, Gio. Simone Oldeni, 4617; segnalato da Schofield - Shell, voce Cristoforo Solari
[il Gobbo], cit. p. 24).
In nomine Domini anno a nativitate eiusdem millesimo quadringentesimo decimonono indictione
septima die iovis vigessimo quinto mensis augusti.
Hic fiat mentio de infrascriptis pactis factis inter
Reverendum D. tunc priorem monasterii Passionis Mediolani parte una et magistrum Benedictum de Nostranis parte altera, traditis per me notarium infrascriptum die XVI mensis septembris
anno Mdo decimo proxime preterito.
Hinc est quod V.is D.nus don Io. Petrus de Mediolano prior prefati monasterii moram et residentiam faciens in dicto monasterio sito extra
portam Orientalem Mediolani, suo nomine proprio et nomine dictorum canonicorum ac capituli
et conventus prefati monasterii pro quibus promissit de rato et pro et vice et suprascripti magister Christoforus de Birago fq. d. Iohannis p.o.p.s.
Carpofori intus Mediolani, magister Benedictus
de Nostranis fq. d. Petri p.o.p.s. Marie Passarelle
Mediolani, magister Ioh.Maria de Lenate fq. d.
Iohannis p.o.p.s. Stefani in Brolio foris Mediolani
et magister Ricardus de Sancto Florano filius d.
Ambrosii gerens negotia sua separatim ab eius
patre ut dixit p.n.p.s. Donini ad Mazam Mediolani et quilibet in solidum ...
Voluntarie etc.
et omnibus modis etc.
Fecerunt et faciunt inter sese pacta et convenctiones bona fide etc. ut infra
M.D.xviiii ad xxv Augusti
Conventiones et pacti novi facti tra il P. Don
Ioannepetro da Milano Priore del Monasterio de
S.ta Maria de la Passione, presenti il P. Don Gasparo da Melzo Priore de Casoleto et P. Don Severino da Milano visitatore et tra M.ro Benedecto
Nostrano, Mag.ro Christophoro da Birago,
Mag.ro Ioannes Maria da Lenate et Mag.ro Ricardo da S.to Florano compagni, quali nel anno
1510, ad xvi de septembre, havevano tolto a fare
le columpne del tiburio de le chiesa cum li suoi
capiteli et basse, como appare per instrumento rogato per Messer Ioanne Simon Oldeno notaro
etc. ad et anno suprascripti.
Primo le dicte parte renuntiano a tuti li pacti contenti nel suprascripto instrumento, et se remetteno alli pacti infrascripti, confessando li suprascripti Magistri havere receputo lb. 325 imperialium dal Patre Don Bartholomeo da Mortara tunc
Priore de la Passione nel anno suprascripto 1510
sopra il pretio de le dicte columpne. De quali denari il P. Don Ioannepetro Priore presente stato
contento per li damni hano patito dicti Magistri
per havere gi cavato alchuni pezi de seritio per
fare dicte colupmne, quale hora non sono acceptate, de remetterli il soprapi de scudi 40 dal sole
vechii, et loro sono obbligati ad compensare dicti
scuti 40 nel opera infrascripta.
Secundo li suprascritpi Magistri prometteno et se
obligano a dare basse sei de le suprascripte columpne secundo la forma contenta nel suprascripto instromento facto nel anno 1510, videlicet pezi
sei de basse de marmore bastardo longhe br. 2 et
onze 10 et uno terzo fornite, larghe br. 2 et onze
5 1/2 , ciascaduna grossa onze 7 et terzo fornita,
peze 12 de marmore bastardo longhe br. 2 onze 3

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1/2 fornite, larghe br. 1 onze 2 e uno terzo fornite, per caduno pezo grosse onze 7. Promettendo
sotto la poena de deci scudi da essere aplicati alla
fabrica de dicta chiesa de dare tute le petre soprascripte consignate suxo il loco de la chiesa da hogi
a S.to Michele proximo, et sotto la medesma
poena de incomenzare a lavorarle al dicto termino de S.to Michele, et tutto questo ad sue spexe s
del condure como lavorare.
Item che tute le petre siano bone grosse, larghe, e
longhe equalmente secundo la mesura predicta
debite referendo, et secundo ha ordinato M.ro
Christoforo Ingeniero et se contene in dicto instrumento al quale se habia relatione non obstante dicta renuntia.
Tertio dicti Magistri prometteno de dare ben lavorate dicte basse per meza columna al iuditio del
nostro ingeniero et como se contene nel primo instromento al quale in questo se habia relatione. Et
che dicto lavoro diano tuto in opera et stiano presenti alli Magistri per refilare etc. a tute sue spexe.
Quarto che sotto la poena de altri scudi deci aplicandi ut supra siano obligati havere dato finito
dicto lavoro da qui a Carnesale proximo.
Quinto il prefato Patre Priore sia tenuto ad darli
in tuto per il pretio de dicte basse sei fornite et
poste in lavoro a tute sue spexe ut supra scudi centoventisei dal sole vechii videlicet scuti vintiuno
per caduna bassa. Sopra quali epsi magistri hano
ad computare li suprascripti quaranta scuti, de
quale restano debitori ut supra et de presente

Questo saggio riprende e sintetizza parte


del lavoro della mia tesi di dottorato (La
tribuna di Santa Maria della Passione a Milano, 1485-1555. Architettura e storia,
Tutor prof. H. Burns, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, 1998). Vorrei ringraziare ancora i professori Howard
Burns, Manuela Morresi e Richard Schofield, che hanno seguito le ricerche e la
stesura della tesi e di questo scritto; don
Attilio Cavalli e don Guarino Dozzi, che
mi hanno sempre accolto cordialmente
presso la chiesa di Santa Maria della Passione; don Pietro Guglielmi, che ha favorito le ricerche presso lArchivio di San
Pietro in Vincoli a Roma, letto la tesi ed
espresso le sue puntuali osservazioni. Un
debito di gratitudine a Manuela Morresi
per la sua costante disponibilt.
Per le indicazioni darchivio si utilizzano
le seguenti abbreviazioni:
AOM Archivio dellOspedale Maggiore
(Milano)
APSMP Archivio Parrocchiale di Santa
Maria della Passione (Milano)
ASMi Archivio di Stato di Milano
ASPV Archivio di San Pietro in Vincoli
(Roma)
ASV Archivio Segreto Vaticano
BAV Biblioteca Apostolica Vaticana
BB Biblioteca Braidense (Milano)
BC Biblioteca Classense (Ravenna)
1. Latto fu rogato il 22 luglio 1485 dal notaio Donato Torri, ma non presente tra
le sue filze ed oggi consultabile solo in
una copia tardocinquecentesca (ASMi,
Pergamene del fondo di Religione, 462).
stato parzialmente trascritto da C. Baroni,
Documenti per la storia dellarchitettura a
Milano nel Rinascimento e nel Barocco, vol.
II, Roma 1968, pp. 58-59 e, per quanto riguarda il lascito di libri compreso nella
stessa donazione, da S. Molfese - P. Vene-

hano ad havere scuti quarantesei et il resto videlicet scuti 40 al tempo harano finito dicto lavoro, et
messo in opera.
Sexto il predicto Priore sia tenuto a darli oltra il
dicto pretio brente sei de vino.
Septimo ciaschaduno de dicti Magistri se obligano insolidum sotto la dicta poena etc.
Item li soprascripti Magistri deno dare una petra
de seritio biancho longa br. 3 1/2, larga braza 1 et
onze 4 a metere sopra la porta de la chiesa verso
la sacristia et il P. Priore gli ha ad pagare dui scuti
pro pretio de dicta petra lavorata, et posta in
opera ad loro spexa excepta la spexa dali m.ri da
muro.
Ad et anno suprascripti il P. Priore suprascripto
gli ha numerato scudi quarantasei promessi ut
supra computati scudi cinque ha per nome suo
dato M. Galeazo de Anono al suprascripto Magistro Benedetto.
Ceterum il prefato Patre Priore convenuto cum
il soprascripto Mag.ro Benedecto et Mag.ro Christoforo quali soli havevano tolto a fare certe cornixe de marmore bastardo como appare per una
lista de pacti inclusa nel nostro libro del monasterio, che epsi magistri pi oltra non prosequiscano
tale opera, ma da qui a S.to Michele proximo habiano consignato suxo il loco de la nostra chiesa
tuto quello hano lavorato da hora indreto, et il P.
Priore lhabia ad pagare iuxta conventa videlicet

ziani, Un inventario di libri del Quattrocento, in Miscellanea in memoria di Giorgio


Cencetti, Torino 1973, pp. 329-338 e da Z.
Grosselli, Un legato di libri a S. Maria della
Passione nel testamento di Daniele Birago
(1485), in Arte Lombarda, 61, 1982, pp.
115-117.
2. H. Hoffmann, Die Entwicklung der Architektur Mailands von 1550-1560, in
Wiener Jahrbuch fr Kunstgeschichte,
IX, Jahrgang 1934, p. 65; C. Baroni, Elementi stilistici fiorentini negli studi vinciani di
architetture a cupola, in Atti del I congresso
nazionale di Storia dellarchitettura (29-31
ottobre 1936), Firenze 1938, pp. 56-81;
id., Santa Maria della Passione, Milano
1938; A. Venturi, Storia dellarte italiana,
XI, Architettura del Cinquecento, parte I,
Milano 1938, pp. 696-720; C. Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1], pp. 55-80; P.
Mezzanotte, Santa Caterina alla Chiusa e
Cristoforo Lombardo, in Palladio, VII,
1943, pp. 23-27; W. Lotz, Architettura in
Italia. 1500-1600, trad. it. delled. a cura di
D. Howard, Yale 1995, Milano 1997, p.
135 (tit. orig. Architecture in Italy. 15001600, Harmondsworth 1974); A. Scotti,
Per un profilo dellarchitettura milanese
(1535-1565), in Omaggio a Tiziano. La cultura artistica milanese nellet di Carlo V, catalogo della mostra (Milano, Palazzo
Reale, 27 aprile - 20 luglio 1977), Milano
1977, pp. 99-100; ead., Appunti sulla chiesa
di S. Maria della Passione: un disegno di Dionigi Campazzo per la facciata, in Rassegna
di Studi e notizie, Civica Raccolta A. Bertarelli, Milano, vol. VIII, a. VII, 1980, pp.
387-388, ead., Da rotonda a basilica longitudinale: chiesa e convento dal Cinquecento al
Settecento, in Santa Maria della Passione e il
Conservatorio Giuseppe Verdi a Milano, Milano 1981, pp. 46-50; N.A. Houghton
Brown, The Milanese Architecture of Galeaz-

mezo scuto per brazo alla mesura del muro, et


loro hano a compensare tuti li denari hano avuto
per questo como appare al libro, et quello restar
debitore har ad satisfare al creditore.
M.r Christoforus de Birago fq. d. Iohannis p.c.p.s.
Carpofori intus
m.r Benedictus de Nostranis fq. d. Petri p.o.p.s.
Marie Passarelle, m.r Io. Maria de Lenate fq. d.
Iohannis p.o.p.s. Stefani in Brolio foris et m.r Ricardus de S.to Florano fq d. Ambrosii p.n.p.s. Donini et Venerabilis don Io. Petrus de Mediolano
prior suo et nomine capituli ...
Die suprascripto prior et m.r Benedictus et Xforus ut infra
Filipus de Tripanis fq. Iohannis habitans in cassinis Rotoris plebis Bruzani notus, d. Bernardinus
de Lampridius q. dni Iacobi p.h.p.s. Petri inter vineam, Gaspar de Afori fq. Ioh. habitans in cassinis
predictis
Renuntiando
Quare ...
Actum in dicto monasterio sito ut supra
Testes Filipus de Tripanis fq. Iohannis notus et
Gaspar de Afori fq. Iohannis ambo habitantes in
cassinis de Rotoris plebis Bruziani ducatus Mediolani et dominus Bernardinus Lampridius fq. d.
Iacobi p.h.p.s. Petri inter vineam Mediolani
omnes idonei.

zo Alessi, Ph.D. New York, Columbia University, Ann Arbor 1982, pp. 17-19.
3. F. Repishti, I lavori per la costruzione del
tiburio e della cupola di Santa Maria della
Passione di Milano (1550): note su Martino
dellAcqua ingegnere della fabbrica, in Arte
Lombarda, 112, 1/1995, pp. 99-101; il 14
marzo del 1554 fu registrata la quietanza
del pagamento dei muratori e il 6 aprile
successivo fu stipulato il capitolato per la
decorazione dellinterno della cupola e del
tamburo (documenti che intendo rendere
noti, per ora nella mia tesi di dottorato).
4. Sul completamento della chiesa, v. Scotti, Da rotonda a basilica longitudinale..., cit.
[cfr. nota 2]. La tribuna fu gi considerata
da Jakob Burckhardt tra le chiese a pianta
centrale del Cinquecento (nella quarta sezione, sullarchitettura italiana del Rinascimento, della Geschichte der Baukunst di F.
Kugler, Berlin 1867, confluita ne Larte
italiana del Rinascimento. LArchitettura, a
cura di M. Ghelardi, Venezia 1991, pp.
111 e 112, fig. 47, trad. it. di Geschichte der
Renaissance in Italien, Stuttgart 1878) e,
come tale, spesso citata nella storiografia
architettonica di portata sovraregionale e
anche nei testi di carattere non specialistico e divulgativo sullarchitettura rinascimentale (per esempio, da ultimo, B. Jestaz,
Il Rinascimento dellarchitettura da Brunelleschi a Palladio, s.l., Universale Electa/Gallimard Architettura, 1996, p. 70). Cfr., per,
A. Chastel, La grande officina. Arte italiana
1460-1500, (Paris 1965) Milano (1966)
1988, pp. 83-84.
5. Un altro progetto che non avrebbe
comportato lalterazione dellarchitettura
della tribuna nonostante la realizzazione
di tre navate nella pianta della chiesa arbitrariamente riveduta e riprodotta in

Burckhardt [cfr. nota precedente]. Nel


sottotetto, nellattacco tra il corpo longitudinale e la tribuna, ci sono tracce di un
assetto superato della tribuna stessa. Si
spera di potere integrare questi elementi,
per ora di difficile interpretazione, con ulteriori osservazioni e con gli esiti di indagini scientifiche sulledificio. Sono infatti
in corso di elaborazione progetti a cura
dellarchitetto Anna Maria Navone per
accedere ai finanziamenti per lo studio e i
restauri delledificio.
6. Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1].
Scritti successivi su questa parte della tribuna: G.B. Sannazzaro, Gli inizi: la tribuna stellare e la fondazione del monastero, in
Santa Maria della Passione..., cit. [cfr. nota
2], pp. 26-45; L. Patetta, Larchitettura del
Quattrocento a Milano, Milano 1987, pp.
193-198.
7. Cfr. A. Chastel, Arte e umanesimo a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico (trad.
it. delledizione Paris 1959), Torino 1964,
pp. 155-156; id., La grande officina cit. [cfr.
nota 5], pp. 81-84; L. Giordano, San Lorenzo nella cultura del primo rinascimento, in
La basilica di San Lorenzo in Milano, a cura
di Gian Alberto DellAcqua, Milano 1985,
pp. 128-131; ead., LArchitettura. 14901500, in La Basilica di S. Maria della Croce
a Crema, Cinisello Balsamo 1990, pp. 4344. Le analogie fra gli impianti delle chiese disegnate da Leonardo e la tribuna di
Santa Maria della Passione sono state
spesso sottolineate, gi a partire da Baroni [cfr. nota 1]. Sugli studi di chiese a
pianta centrale di Leonardo, v. J. Guillaume, Lenard et larchitecture, in Lenard De
Vinci inggnieur et architecte, catalogo della
mostra (Montral, 22 mai - 8 novembre
1987), Montral 1987, pp. 207-286; Giordano, LArchitettura..., cit., p. 62, che ipo-

122

10-11|1998-99 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza

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tizza scambi tra Battaggio e Leonardo,


sottolineando che Leonardo non era interessato a rendere operative le idee sviluppate negli schizzi. V. anche M. Tafuri, Le
chiese di Francesco di Giorgio Martini, in
Francesco di Giorgio architetto, a cura di F.P.
Fiore e M. Tafuri, Milano 1993, p. 53, n.
71. Sugli studi di architettura di Leonardo
in generale, v. R. Schofield, Leonardos Milanese Architecture: Career, Sources and
Graphic Techniques, in Achademia Leonardi Vinci, IV, 1991, pp. 111-157.
8. Tale opinione risale a un inciso di Giovanni Paolo Lomazzo, che in realt si riferiva genericamente alla chiesa: ... s come
espresse, nellultima cena di Cristo, Gaudenzio [Ferrari] in una tavola ne la chiesa
de la Passione di Milano; la qual architettura di Cristoforo Gobbo, dove, con
stupor grande de i pittori, ha rappresentato nella faccia di Cristo la meraviglia che
prende dal udire quel che da un altro gli
detto e per se stesso comprende e
vede...(Trattato dellarte della pittura, scoltura et architettura, Milano 1584, ed. cons.
a cura di R.P. Ciardi, Firenze 1973, vol. II,
p. 541).
9. Appendice, 1 e 2.
10. L. Giordano, Nihil supra. La magnificenza di Ludovico Sforza, in Arte, committenza ed economia a Roma e nelle corti del Rinascimento (1420-1530), Atti del Convegno Internazionale (Roma 24-27 ottobre
1990), a cura di A. Esch e C.L. Frommel,
Torino 1995, pp. 281.
11. B. Gorni, Santa Maria della Passione, in
Le chiese di Milano, a cura di M.T. Fiorio,
Milano 1985, p. 206; Patetta, Larchitettura..., cit. [cfr. nota 6], p. 193. La tradizione
risale a C. Elli, La chiesa di S. Maria della
Passione in Milano. Storia e descrizione, Milano 1906, pp. 16-17, 118.
12. Ricorda il primo miracolo anche
Giambattista Casale nel suo diario, il 25
agosto 1590 (ed. a cura di C. Marcora, in
Memorie storiche della diocesi di Milano, XII, 1965, p. 392). Lautorit ecclesiastica era per intervenuta ordinando di
porre limmagine nei chiostri del convento, in un luogo non pubblicamente accessibile: ASMi, Fondo di Religione, 300;
ASDMi, sez. X, Visite Pastorali, vol. XIX,
q. 11. La notizia riportata in Gorni, Santa
Maria della Passione cit. [cfr. nota 11], p.
206, che limmagine fu trasferita nel 1520
sopra laltare della quinta cappella a destra
deve essere frutto di una svista o di un refuso tipografico. Secondo Elli [cfr. nota
11], pp. 16-17, la devozione alla Madonna
della Passione sarebbe attestata gi alla
met del Quattrocento dallesistenza di
una confraternita di Santa Maria della
Passione extra portam Tonsam, a favore
della quale, il 15 marzo 1456, Gian Rodolfo Vismara effettu una donazione.
Latto di donazione (ASMi, Pergamene del
fondo di Religione, 462), per altro stipulato
nel mese di giugno, riguarda in realt una
confraternita di Santa Maria della Passione detta semplicemente civitatis Mediolani. La donazione era relativa a una
cassina sita in brolio seu zardino nuncupato zardino sancte Mariae de la Scalla
Mediolani nella parrocchia di San Bartolomeo in Porta Nuova. I confratelli, che
avrebbero dovuto essere retti e governati
sub regimine regulatione et custodia dei
francescani osservanti di Santa Maria

degli Angeli di Milano, dovevano servirsi


di essa come sede, dal momento che non
vi avrebbero potuto costruire nulla se non
pro uso et devotione dicte societatis et
fraternitatis et sui consortij e neppure
venderla o affittarla.
13. I visitatori erano definiti soci del
rettore generale e lo affiancavano nella direzione della congregazione e nelle visite
periodiche alle canoniche (per le caratteristiche e la struttura della congregazione
v. infra).
14. ASPV, M 547, Milano, f. 95r.
15. Lo scioglimento di questa abbreviazione, suggeritomi da Manuela Morresi,
trova conferma dalluso della stessa abbreviazione nel medesimo manoscritto.
16. ASMi, Notarile, Donato Torri, 773, 2
aprile 1485, di cui per c solo il regesto.
17. Cfr. nota 1.
18. ASMi, Notarile, Donato Torri, 773, 23
maggio 1484. Per Fiorenzo Fasoli cfr.
infra. Nello stesso atto di fondazione del
monastero tra i diritti dei canonici era
compresa la possibilit di risiedere nelle
celle e negli edifici prossimi alloratorio
esistente e di officiare nelloratorio stesso
per i due anni successivi nei quali essi
avrebbero dovuto realizzare monastero e
chiesa. Nel 1487 i canonici si riunirono in
una sala contigua ecclesie parve (ASMi,
Notarile, Antonio Zunico, 1865, 21 novembre 1487). Pi problematico risulta il
fatto che nel 1492 essi concessero in affitto il luogo ubi erat ecclesia dicti monasteri, nel quale, per loccasione, dovevano essere ricavati un camino e una finestra
(ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi, 1733
e 1737, 4 ottobre 1492). Il fatto che il piccolo campanile sia ruotato rispetto allorientamento della tribuna e casualmente
incastrato fra gli edifici del monastero e
labside della cappella maggiore, spiegabile solo con la sua preesistenza.
19. Cfr., per esempio, il caso della capella maior di Santa Maria delle Grazie a
Milano, in cui Ludovico il Moro aveva disposto la sua sepoltura: ritengono che
fosse la cappella absidale M. Rossi, Novit
per S. Maria delle Grazie, in Arte Lombarda, 66, 3, 1983 (atti del congresso internazionale Bramante a Milano), pp.
40-44, e R. Schofield, Bramante and Amadeo at Santa Maria delle Grazie in Milan, in
Arte Lombarda cit., pp. 42 e 57 nn. 6-9;
mentre per il centro della tribuna sono
Carlo Pedretti, in pi contributi poi riassunti in Leonardo architetto, Milano (1978)
1988, pp. 100, 109 e L. Giordano, Leffimero e la memoria. La sepoltura, in Ludovicus dux, a cura di L. Giordano, Vigevano
1995, pp. 178-187. Nel caso della tribuna
della SS.ma Annunziata a Firenze, B.L.
Brown (The Patronage and Building History
of the Tribuna of SS. Annunziata in Florence: a Reappraisal in Light of New Documentation, in Mitteilungen Des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XXV, 1,
1981, pp. 59-146) si trovata di fronte alluso, non univoco, di cappella maggiore e cappella grande: in generale per
cappella maggiore da intendersi il
coro, e per cappella grande la tribuna;
ma in un documento del 1460 cappella
grande sembra indicare la cappella in
testa alla Rotonda (ibidem, p. 64).

20. Come introduzione v. G. Cracco, La


fondazione dei canonici secolari di S. Giorgio
in Alga, in Rivista di storia della Chiesa
in Italia, XIII, 1, 1959, pp. 70-88; S.
Tramontin, Canonici Secolari di San Giorgio in Alga, in Dizionario degli Istituti di
Perfezione, vol. II, Roma 1975, coll. 154158.
21. Laspetto della predicazione rimase
importante per i lateranensi. La figura di
Bartolomeo da Roma (v. la voce di Z. Zafarana in Dizionario Biografico degli Italiani,
vol. VI, Roma 1964, pp. 765-766) importante anche per i canonici secolari di
San Giorgio in Alga e i monaci benedettini di Santa Giustina di Padova, con i quali
i canonici lateranensi hanno molti punti
in comune dal punto di vista istituzionale,
v. C.D. Fonseca, I canonici e la riforma di S.
Giustina, in Riforma della chiesa, cultura e
spiritualit nel Quattrocento veneto, atti del
convegno per il VI centenario della nascita di Ludovico Barbo (1382-1443) (Padova, Venezia, Treviso 19-24 settembre
1982), Cesena 1984 (Italia Benedettina,
VI), pp. 293-307).
22. A Santa Maria di Frigionaia presso
Lucca, fondata verso la met del XIII secolo, gi centro di una congregazione di
canonici regolari, ma abbandonata, si recarono, probabilmente nel 1402, Leone
Gherardini da Carate e Taddeo da Bagnasco, rispettivamente priore e canonico di
San Pietro in Ciel dOro a Pavia. Essa fu
il nucleo della nuova congregazione, riconosciuta da Martino V come istituzione
nel 1421 (C.D. Fonseca, voce Frigionaia,
in Dictionnaire dHistoire et de Gographie
ecclsiastiques, vol. XIX, Paris 1981, coll.
95-99). Sulla congregazione in generale,
v. inoltre N. Widloecher, La Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi. Periodo
di formazione (1402-1483), Gubbio 1929;
P. Guglielmi, I canonici regolari lateranensi.
La vita comune nel clero, Vercelli 1992). Per
la denominazione di lateranensi, v. infra
nota 25.
23. Sulle Costituzioni, v. Widloecher, La
Congregazione..., cit. [cfr. nota 22], pp.
141-162. Furono approvate nel capitolo
generale del 1453 (lunica copia manoscritta esistente nota a Widloecher quella conservata in ASPV, M 53, che proviene dal monastero di San Giovanni in Laterano, da cui i canonici furono espulsi nel
1472) e stampate per la prima volta a
Lucca nel 1560 per iniziativa del canonico
Angelino Agostino da Brescia. Il capitolo
generale del 1565, tuttavia ne ordin la ristampa, paucis quibusdam additis et
amotis et iis in aliis precedentibus capitulis pluries obtentis, ci che avvenne a
Cremona nel 1565. Le costituzioni dovevano essere lette integralmente conventualiter almeno due volte allanno, e si prevedeva la loro lettura ogni settimana dopo
quella della Regola, o comunque dopo la
lettura di questultima.
24. Sulla struttura e sul governo della congregazione oltre che direttamente alle
Costituzioni v. Widloecher, La Congregazione..., cit. [cfr. nota 22], pp. 150-162 e
Ch. Giroud, Lordre des chanoines Rguliers
de Saint-Augustin et ses diverses formes de rgime interne. Essai de synthse historico-juridique, Martigny (Editions du GrandSaint-Bernard) 1961 (che considera anche
le modifiche introdotte alla fine del Cinquecento e nel corso del Seicento).

25. Lespansione della congregazione si


pu seguire nel manoscritto, conservato
in ASPV, della Cronaca Antica [cfr.
infra nota 30] e nella monumentale opera
dello storico seicentesco della congregazione Gabriele Pennotto, Generalis totius
sacri Ordinis Clericorum Canonicorum Historia tripartita..., Romae ex Typographia
Camerae Apostolicae 1624. Generalmente i commendatari si riservavano una congrua pensione. Tra i pontefici che favorirono i lateranensi si ricorda in particolare
il veneziano Eugenio IV (Gabriele Condulmer, canonico di San Giorgio in Alga),
che, dopo avere introdotto i benedettini
di Santa Giustina nella basilica di San
Paolo fuori le mura, promosse la riforma
di San Giovanni in Laterano chiamandovi i canonici di Santa Maria di Frigionaia.
Essi furono pi volte cacciati dai canonici
secolari e definitivamente estromessi nel
1471 da Sisto IV, che concesse loro Santa
Maria della Pace (1482) e il mantenimento del titolo di lateranensi. Sulle dinamiche che stanno alla base della diffusione
degli ordini religiosi e sulle relazioni tra
societ civile e religiosa in questo periodo,
v. G. Zarri, Aspetti dello sviluppo degli Ordini religiosi in Italia tra Quattro e Cinquecento. Studi e problemi, in Strutture ecclesiastiche
in Italia e in Germania prima della riforma,
a cura di P. Prodi e P. Johanek, Bologna
1984, pp. 207-257. Sulle relazioni tra vita
monastica e societ con esempi anche relativi ai canonici lateranensi, v. G. Penco,
Vita monastica e societ nel Quattrocento italiano, in Riforma della chiesa..., cit. [cfr. nota
21], pp. 3-41.
26. Larea di diffusione, che corrisponde a
quella della predicazione di Bartolomeo
da Roma (come osserva Guglielmi, I canonici regolari lateranensi..., cit. [cfr. nota 22]
p. 84), non tuttavia caratteristica solo del
movimento di Santa Maria di Frigionaia,
ma anche di quello pi generale dellosservanza, anche se stata riscontrata la
netta prevalenza dei lombardi tra i canonici che presero possesso di Santa Maria
di Frigionaia, due dei quali erano legati
alla corte milanese (cfr. Zarri [cfr. nota
25], pp. 217-219, n. 34).
27. Lespansione dei lateranensi fu costante fino alla met degli anni 80 del Quattrocento lannessione di Santa Maria
della Passione rappresenta proprio la fine
di questa fase ascendente con un periodo di maggiore intensit tra gli anni 50 e
60; ebbe una ripresa tra la fine degli anni
90 e il primo decennio del Cinquecento,
per contare infine ancora lunione di
poche case prima del Seicento. Due elenchi delle canoniche rispettivamente della
fine del Quattrocento e della fine del Cinquecento sono in Guglielmi, I canonici regolari lateranensi..., cit. [cfr. nota 22], pp.
97-98, 134-135. Per uno sguardo complessivo sulla storia della congregazione v.
la voce di C. Egger, Canonici Regolari della
congregazione del SS. Salvatore Lateranense,
in Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol.
II, Roma 1975, coll. 101-107. Mancano
studi storici moderni per il periodo successivo al XV secolo, un vuoto che ha cercato di colmare Guglielmi, nel suo testo
destinato agli studenti dei canonici regolari lateranensi. Alcune vicende della congregazione fino agli anni 40 del Cinquecento, si possono seguire ripercorrendo
con Ph. McNair, Peter Martyr in Italy. An
Anatomy of Apostacy, Oxford 1967, le tappe
della vita del lateranense Pietro Martire

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Vermigli precedenti alla sua apostasia.


28. Reformatio, adottato nella Cronaca Antica [cfr. nota 30] e dai successivi
storici dellordine Ioannes Philippus Novariensis, Cronica Canonicis Ordinis, Cremone per Cesarem de Richardis 1535, e
Pennotto [cfr. nota 25].
29. La Cronaca Antica [cfr. infra nota
30] insiste molto sul disastroso stato finanziario e sulla condizione fatiscente
delle case prima della loro annessione.
Laspetto della venerabilit dei luoghi
invece fondamentale nella Cronica Canonici Ordinis [cfr. nota 28] e ancora pi sviluppato in Pennotto [cfr. nota 25]. Volte al
recupero di antichi centri di vita religiosa
furono anche la diffusione dei canonici regolari di San Giorgio in Alga e quella di
Santa Giustina. Il fenomeno delle nuove
fondazioni, pi imponente, riguard invece gli ordini mendicanti (Zarri, Aspetti
dello sviluppo degli Ordini religiosi..., cit. [cfr.
nota 25], p. 220-222).
30. ASPV, ms. A 2264, denominato Cronaca Antica (da Widloecher, La Congregazione..., cit. [cfr. nota 22]). Si tratta di
una copia datata 29 aprile 1576 di un testo
pi antico che si conclude con lannessione di Santa Maria delle Lacrime presso
Trevi, annessa nel 1494, e il ricordo di una
promessa fatta nel capitolo generale riunito nel monastero di San Giovanni in Verdara presso Padova nel 1499.
31. Essi intitolarono a SantAgostino
anche il monastero di San Benedetto a
Piacenza, in cui entrarono nel 1436 (cfr.
ASPV, M 19, Acta Capitularia, passim e in
particolare f. 136v), ma riuscirono ad imporre la nuova denominazione solo alla
met del Cinquecento, quando lo ricostruirono in una diversa collocazione a
causa della realizzazione della cittadella
(sul nuovo SantAgostino, v. B. Adorni, in
Larchitettura farnesiana a Piacenza, 15451600, Parma 1982, pp. 371-408).
32. Sullatteggiamento dei Lateranensi
verso i propri mecenati v. infra.
33. Cronaca Antica [cfr. nota 30], p. 5,
ripresa quasi alla lettera dalle fonti successive.
34. Ibidem: dormitorio facto et aliis officinis necessariis bene edificatis.
35. Patetta, Larchitettura..., cit. [cfr. nota
6], pp. 70-73.
36. ASPV, ms M 19, Acta capitularia, f.
14r.
37. ASPV, ms M 19, Acta Capitularia, f.
102r. Questo fatto pu essere significativo, perch generalmente i lateranensi non
ebbero pi di una o due case in ogni citt.
Anche i monaci di Santa Giustina cercarono di entrare in San Dionigi, nel 1410,
cfr. V. Cattana, Il monachesimo benedettino
nella diocesi di Milano dalla fine del Medioevo allet dei Borromei, in Ricerche storiche sulla chiesa ambrosiana, 9, 1980 (Archivio Ambrosiano 40), pp. 106-116.
38. Il primo aprile del 1486 Gian Galeazzo Maria Sforza estendeva a Santa Maria
della Passione le immunit e le esenzioni
relative ai beni e alla fabbrica gi concesse
a Santa Maria Bianca di Casoretto, per-

ch, nonostante la scarsit di mezzi, i canonici potessero finire pi facilmente la


sede iniziata e risiedervi con minore disagio (ASMi, Fondo di Religione, 301, in cui
c anche una copia a stampa; ASMi, Notarile, Gio. Simone Oldeni, 4604, allinterno dellatto del 4 aprile 1506). Il documento, trascritto anche allinterno della
lettera del 7 agosto 1498 con cui Ludovico il Moro riconfermava gli stessi privilegi fu pubblicato da Baroni, Documenti...,
cit. [cfr. nota 1] pp. 63-64). La frase iacta
esse fundamenta novi monasterii, et ecclesiae sub titulo Beatissimae Virginis Mariae de Passione stata in genere ritenuta prova del fatto che fossero state gi gettate le fondazioni dellattuale tribuna.
Considerando lintero passo da cui tratta la frase e le vicende precedenti alla fondazione, pu per sorgere il dubbio che si
riferisca agli edifici iniziati da Daniele e da
lui donati ai canonici. La chiesa in costruzione quindi ricordata in una lettera del
17 marzo 1488, con cui Giovanni Arcimboldi, arcivescovo di Milano e protettore
dei lateranensi, rendeva noto di avere ottenuto che Innocenzo VIII impartisse ai
canonici di Santa Maria della Passione la
licenza di celebrare, secondo il rito seguito dalla congregazione, la messa del vespro e della sera del sabato santo nella loro
chiesa di Milano que ... erigitur et edificatur (APSMP, Manoscritti della fondazione della Basilica e della Collegiata, fasc. 1; citato a partire da Elli, La chiesa..., cit. [cfr.
nota 11] p. 17; la pergamena anche riprodotta in Santa Maria della Passione...,
cit. [cfr. nota 2], p. 15).
39. ASM, Notarile, Pietro Lepori, 3050,
17 febbraio 1489, trascritto in Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1].
40. La trascrizione di Baroni riporta erroneamente Anguarila invece che Niguarda, non prendendo in considerazione la
correzione coeva apposta sul nome. Lorefice figura tra i testimoni al testamento di
Daniele e fu inoltre beneficato, con la liberazione da un fitto livellario, nel codicillo
testamentario del giorno successivo (ASMi,
Notarile, Antonio da Zunico, 1883, 17 novembre 1495). Egli appare per la prima
volta nella matricola degli orefici milanesi,
con il fratello Giovanni, nel 1475; nel 1484
e nel 1502 uno dei due consoli e nel 1508
abate della corporazione (D. Romagnoli,
Le matricole degli orefici milanesi, Milano
1977, pp. 66, 68, 73, 74).
41. In Annali della Fabbrica del Duomo, vol.
III, Milano 1880, pp. 62-64. LOpinio e
altri documenti su Giovanni Molteni si
trovano anche in Giovanni Antonio Amadeo. I documenti, a cura di R.V. Schofield J. Shell - G. Sironi, Como 1989, doc. 143
e ad indicem.
42. Patetta, Larchitettura..., cit. [cfr. nota
6], p. 195. Non si pu sapere se il modello, a cui si fa riferiento per lesecuzione di
dettagli, sia stato un modello tridimensionale e dellintera tribuna, come invece
propenso a credere Patetta.
43. Un patto successivo del capitolato
sembra implicare che non si trattava solo
di porre in opera la pavimentazione, ma di
innalzare la sua quota. I groppi tondi
potrebbero indicare un motivo a cerchi
intrecciati, del genere di quello utilizzato
nei graffiti nelle volte della cascina Pozzobonelli o sulle pareti di una sala di palazzo

Bonanomi (Vimercate) a Osnago (ill. 118


e 120, pp. 474-475, in L. Grassi, Trasmutazione linguistica dellarchitettura sforzesca:
splendore e presagio al tempo di Ludovico il
Moro, in Milano nellet di Ludovico il Moro,
atti del convegno internazionale (Milano
28 febbraio-4 marzo 1983), Milano 1983,
vol. II, ill. 118 e 120, pp. 474-475).
44. La lettura di questo punto incerta.
La mia interpretazione che le finestre
esistenti fossero due e che dovevano essere soltanto aperti degli oculi sopra di esse.
Richard Schofield segnala gentilmente
che finestre circolari (a raggiera) affiancate da figure erano nel tiburio ottagonale allestito nel 1489 in piazza del Duomo
per il matrimonio di Gian Galeazzo Sforza e Isabella dAragona (v. R. Schofield, A
Humanist Description of the Architecture for
the Wedding of Gian Galeazzo Sforza and
Isabella dAragona (1489), in Papers of the
British School at Rome, LVI, 1988, p.
236 e ricostruzione delledificio di Robert
Tavernor a p. 222).
45. Patetta, Larchitettura..., cit. [cfr. nota
6], p. 195, ha invece inteso una cupola. La
volta a fascia, intesa come volta a botte,
uno dei tipi di volta descritti da Palladio (I
Quattro Libri dellArchitettura, Venezia
1570, I. XXIV, p. 54). Il termine fassa si
ritrova nei documenti coevi milanesi per
Santa Maria presso San Satiro in un passo
di difficile interpretazione, ma comunque
associato a una struttura ad arco (Baroni,
Documenti..., cit. [cfr. nota 1], p. 119: ...
fassa seu archus magnus aureatus dicte ecclesie). Ringrazio Richard Schofield per
questa segnalazione e per avere discusso
con me il passo del documento. Se fosse
stata prevista una cupola, considerata la
precisione terminologica del capitolato,
essa sarebbe stata chiaramente indicata.
Un caso perfettamente coevo (1489) di
capitolato relativo alla costruzione di una
cappella sormontata da cupola quello
delloratorio di San Leonardo, addossato
alla chiesa di San Giovanni sul muro. La
cupola e il tiburio vi sono compresi pi
volte: ad esempio, el tiburio de dicta capella insiema con la lanterna sia pagato de
pi del soprascripto pretio..., ferrata de
dicto tiburio e capella a paveglione...,
Tenendo alta la volta del dicto tiburio
braza XXIIII sotto la volta. Con tiburio
si indica anche lo stesso vano cupolato,
mentre la scarsella detta semplicemente
capella: La capella del dicto tiburio ...
voltata in croxera alta braza XII...; li
fondamenti de la dicta capella et tiburio et
sacristia... (v. C. Baroni, Ein Unbekanntes
Werk des Architekten Lazzaro Palazzi in
Mailand: Das Oratorio Ss. Leonardo e Liberata, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, IV-V, 1940,
pp. 342-350, con trascrizione del documento alle pp. 349-350). In documenti
successivi i lacunari sono detti sfondati
(cfr., ad esempio, Baroni, Documenti..., cit.
[cfr. nota 1], p. 227). Il termine baciloni
potebbe indicare elementi decorativi circolari concavi.
46. Qui la trascrizione di Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1] errata e riporta
excepto nel mezo tondo, zo el mezo,
ci che stato inteso come loculo centrale della cupola.
47. Come ha osservato Patetta [cfr. nota
6] ed riscontrabile nella sezione della tribuna pubblicata in H. Strack, Central -

und Kuppelkirchen der Renaissance in Italien,


Berlin 1882. Non sembrano purtroppo
rintracciabili i rilievi della chiesa compiuti da M. Allodi e P. Sponchiado per la loro
tesi di laurea (Politecnico di Milano,
1982, seguiti dai professori Bruno Adorni
e Carlo Monti).
48. Item [esso m.ro Giovane sia obligato
a fare] de foravia li va uno architravo alto
braza 1, con uno friso alto braza 2 con un
cornisone alto braza 1 et de sporto uno
brazo col coppo, como sta la capella fora
via [zo de dreto de ms. Antonio da Mariano] (fra parentesi quadre sono le aggiunte coeve). Questa trabeazione si differenziava da quella interna nelle dimensioni del fregio, alto il doppio rispetto allarchitrave e alla cornice. Per le preesistenze,
v. nota 18. Labbreviazione di ms. sembra
corrispondere a quella di messer. Nella
Cronichetta di Lodi, cfr. R. A. Marrucci, in LIncoronata. Il Tempio di Lodi, a cura
di R. Auletta Marrucci, Lodi 1995, p. 65,
Giovanni Battaggio chiamato messer
e tale appellativo convive con quelli di
maestro e inzignero. Su Antonio da
Mariano non ho trovato nulla.
49. Cfr., ad esempio, la cappella Portinari
in SantEustorgio a Milano, o la cappella
Colleoni a Bergamo.
50. Cfr. Patetta, Larchitettura..., cit. [cfr.
nota 6], p. 118. Lesterno della Cappella
Brivio, con il corpo principale definito da
pilastri angolari e labside, scandita da lesene, compresa fra essi, tra laltro simile
allesterno dei bracci della tribuna.
51. SullIncoronata v. L. Giordano, Giovanni Battaggio e lIncoronata. Per la storia
dellIncoronata: documenti e analisi, estratto
da Le stagioni de lIncoronata, Lodi 1988;
LIncoronata..., cit. [cfr. nota 48].
52. Egli prese gli ordini sacerdotali a 23
anni nel 1484 nelloratorio di Santa Maria
della Passione [cfr. nota 18], compare in
molti atti notarili come amministratore e
procuratore di Daniele, che infine gli lasci per testamento (v. nota 56) 100 lire
imperiali. Il 9 marzo 1496 Fiorenzo dispose di essere sepolto, nel caso fosse
morto a Milano, in capella magna seu
penes capellam magnam di Santa Maria
della Passione, cio accanto al suo benefattore. Mor il 18 marzo (ASMi, Notarile,
Antonio Zunico, 1884, nel quaternus
tertius). Canonico della chiesa di San
Fiorenzo a Fiorenzuola e preposito di
Porlezza, ritenuto il Florentius sacerdos autore del trattato Liber musices,
scritto su richiesta del cardinale Ascanio
Sforza (E. Motta, DellAutore probabile di
un prezioso codice musicale della Trivulziana,
in Bollettino storico della Svizzera Italiana, a. XXI, 1899, pp. 76-77; A. Seay, The
Liber musices of Florentius de Fasolis, in
Musik und Geschichte: Leo Schrade zum 60.
Geburstag, Kassel 1963, pp. 71-95). In tal
caso, Daniele Birago si sarebbe circondato di una piccola corte di artisti: lorefice
Niguarda, il musico Firenzo e larchitetto
Battaggio.
53. ASMi, Notarile, Pietro Lepori, 3053, 2
luglio 1495: ... aliis quibuscumque famulis et familiaribus prefati domini domini
Danielis, namque etiam Magistro Iohanne de Batagio tam ex causa capelle domine Sancte Marie de Passione Domini
quam alia occasione....

124

10-11|1998-99 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza

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54. Come avvenne, per esempio, per Vincenzo Foppa e Benedetto Ferrini con
Francesco Sforza (cfr. Patetta, Larchitettura..., [cfr. nota 6], p. 125, n. 41).
55. ASMi, Fondo di Religione, 337, rog. Alberto Sansoni, 19 gennaio 1494.
56. ... manuteneatur perpetuis temporibus una lampada accensa de oleo olivae in
Capella magna monasterij Sanctae Mariae
de la Passione.... Il testamento di Daniele Birago citato a partire da Elli, La chiesa...,cit. [cfr. nota 11]; una copia a stampa
si conserva in APSMP, Manoscritti della
fondazione della Basilica e della Collegiata Varie e nelle filze del notaio si trova anche
la relativa imbreviatura (ASMi, Notarile,
Antonio da Zunico, 1883, fasc. XI).
57. In un documento settecentesco basato
sui libri antichi del monastero si legge che
alla morte di Daniele laltare maggiore era
stato da lui principiato e che i canonici,
rimasti debitori di Daniele di 433 lire e 4
soldi, simpegnarono con lOspedale
Maggiore, suo erede, a spendere altre
200 in detta capella grande sia Altar
maggiore (ASMi, Fondo di Religione, 335,
fascicolo 1725. 30 aprile. Originale riduzione delle messe..., ff. 51-53).
58. Questo patto non stato trascritto da
Baroni [cfr. nota 1]: Item sit et habeatur
atque oneretur pro fundatione ipsius monasterii et pro rectore habeatque primam
sedem in cohoro atque in reffectorio.
59. Oggi laltare maggiore seicentesco
collocato appena oltrepassato larco dingresso al presbiterio. Il coro ligneo che ha
negli schienali degli archi in prospettiva ed
stato talvolta riferito, senza decisive argomentazioni, a disegni di Cristoforo Solari o di Cesare Cesariano (da ultima, M.A.
Zilocchi, La scultura e larredo, in Santa
Maria della Passione..., cit., [cfr. nota 2], p.
174), si estende nel presbiterio e nellabside. La cappella maggiore non presenta
unabside come quelle dei bracci trasversali della tribuna, ma una pi ampia conclusione semicircolare. Il conflitto fra la copertura di questultima e il timpano del
presbiterio allesterno fa pensare a una soluzione non inizialmente progettata. Allinterno della cappella maggiore si trovano ulteriori indizi di aggiustamenti e di interventi successivi sullordine architettonico. Negli angoli dietro agli archi dingresso si trovano delle lesene piegate come
negli altri bracci della tribuna. Il loro
fusto, partendo dallalto, non raggiunge il
pavimento, ma si interrompe raccordandosi al muro (si appoggiava forse qui un
divisorio?). Lungo labside, invece di lesene, si trovano inoltre fasce piatte con rincassi che potrebbero essere riferite alla
campagna dei lavori della met del Cinquecento a cui appartiene il tiburio. Non
sono stati trovati elementi per datare la
cripta sotto la cappella maggiore, le cui colonne sono realizzate con materiale di
reimpiego. Scuroli furono ricavati sotto le
cappelle maggiori in altre chiese milanesi
tra la fine del Cinquecento e linizio del
Seicento (cfr., ad esempio, il caso della
chiesa di San Fedele in S. della Torre - R.
Schofield, Pellegrino Tibaldi architetto e il S.
Fedele di Milano. Invenzione e costruzione di
una chiesa esemplare, Como 1994, p. 251).
60. ASMi, Notarile, Antonio da Zunico,
1883, 17 novembre 1495; una copia del

codicillo con grafia pi leggibile conservata in AOM, Origine e dotazione, Eredit e


legati, Testatori, Daniele Biraghi, cart. 10/2:
item eligit sepulturam suam in ecclesia
dicti monasterij sancte Marie della Passione in medio capele magne, et ordinat sepulturam ibi fieri debere eminentem
supra terram per brachia duo vel circha ...
et que sepultura fieri debeat infra sex
menses post eius obitum. Il cambiamento di direttive sulla sepoltura stato gi
osservato da Patetta, Larchitettura..., cit.
[cfr. nota 6], p. 196.
61. P. Pecchiai, Le due tombe Biraghi fatte
eseguire a cura dellOspedale Maggiore di
Milano, in Archivio Storico Lombardo,
a. XLVII, fasc. III, 1920, pp. 341-346. Il
monumento Birago composto dalle due
urne sovrapposte di Francesco (v. infra) e
di Daniele. Come ho mostrato nella tesi
di dottorato, si pu sospettare che furono
iniziate come monumenti singoli.
62. Da ultimo, E. Louise Longsworth,
The monument to Ambrogio Grifi in San
Pietro in Gessate in Milan, in Verrocchio and
late Quattrocento Italian Sculpture, Firenze
1992, pp. 291-301. La studiosa annunciava anche la pubblicazione di un suo studio
sul monumento Birago che per non ho
trovato. V. anche A. Frattini, Documenti
per la committenza nella chiesa di S. Pietro in
Gessate, in Arte Lombarda, 66, 2, 1983,
pp. 34-36 e 43-44; la scheda di P.L. De
Vecchi, in I pittori bergamaschi dal XIII al
XIX secolo. Il Quattrocento, vol. II, Bergamo
1994, pp. 322-323. Precisazioni sullopera
di Briosco per Ambrogio Grifi in A. Vigan, Il periodo milanese di Benedetto Briosco
e i suoi rapporti con i cognati Francesco e Tommaso Cazzaniga: nuove acquisizioni documentarie, in Arte Lombarda, 108-109,
1-2, 1994, pp. 142-143.
63. V. da ultimo Giordano, Leffimero...,
cit. [cfr. nota 19].
64. Per lo studio sui monumenti sepolcrali indipendentemante dal fatto che non
arrivi agli anni della presente ricerca J.
Gardner, The Tomb and the Tiara. Curial
Tomb Sculpture in Rome and Avignone in the
later Middle Ages, Oxford 1992. Un ampio
repertorio in E. Panofsky, Tomb Sculpture. Its Changing Aspects from Ancient Egypt
to Bernini, New York s.d. (da un ciclo di
conferenze tenute allInstitute of Fine Art
of New York University nel 1954). Descrizione dei diversi tipi anche nel capitolo di P. Aris, Figure giacenti, oranti, anime,
in Luomo e la morte Luomo e la morte del
medioevo a oggi (trad. it. di Lhomme devant
la mort, Paris 1977), Milano 1992, pp.
231-337. Lintralcio del monumento Grifi
allo svolgimento degli offici divini fu evidenziato dallabate di San Pietro in Gessate per ottenerne lo spostamento, cfr. Placido Puccinelli, Chronicon insignis abbatiae
SS. Petri et Pauli de Glaxiate Mediolani,
Milano 1615, p. 173.
65. Come non mancava di recitare il suo
epitaffio: PII PRAESIDES MISERICORDIAE,
HOC QUICQUID EST AMBROSIO GRIPHO,
PROTHONOTARIO, SENATORI, ARCHIATRO
PRO MERITIS PP., riportato da Puccinelli,
cit. [cfr. nota 61], pp. 356-357.
66. Sempre fondamentale il saggio di
L.D. Ettlinger, Pollaiolos Tomb of Pope Sixtus IV, in Journal of the Warburg and
Courtauld Institutes, XVI, 1973, pp.

239-274. La cappella di Sisto IV, visibile


nella pianta di San Pietro pubblicata da
Martino Ferrabosco, Libro de larchitettura
di S. Pietro nel Vaticano..., Roma 1620, a
pianta rettangolare con abside semicircolare. Laltare nellabside. La tomba al
centro. Gli stalli del coro addossati alle
pareti laterali e a quella dingresso. stato
pi volte ipotizzato che sia stata poi presa
a modello nella cappella di Giulio II, nel
coro della nuova Basilica.
67. Il 27 novembre del 1487 Daniele Birago si riprendeva il terreno in porta Vercellina gi a loro donato, il cui affittuario
si rifiutava di riconoscere i nuovi locatori.
Egli stesso aveva sporto supplica a Gian
Galeazzo Maria Sforza perch fosse autorizzata la permuta. In cambio del valore
stimato del terreno (3600 lire imperiali),
dava ai canonici il giardino di nove pertiche e mezzo con un edificio confinante
con il monastero (del valore di 2266 lire
imperiali), che aveva gi concesso loro in
affitto; li liberava dal versamento del canone daffitto dellanno precedente e dal
rimborso di un prestito di 360 lire, spese
in dicto monasterio et in hedifficijs
ipsius; e depositava infine 1600 lire di
cui 46 donate presso Guidetto Birago,
suo fratello e amministratore, perch fossero impiegate dagli stessi canonici per
lacquisto di altri beni. I canonici, invece,
si impegnavano a costruire una strada fra
la propriet del monastero e quella del Birago la parte dellattuale via Conservatorio adiacente allex-monastero e a rispettare dei limiti di altezza estremamente restrittivi (6 braccia = 1.77 m) per le costruzioni pi vicine di 30 braccia (7, 85 m)
agli edifici di Daniele (ASMi, Notarile,
Antonio Zunico, 1864 e 1865). Nel 1489
poterono ingrandire il terreno del monastero, permutando tre vigne empta ad
hunc effectum de pecuniis propriis ... Danielis de Birago con un orto che confinava con il loro giardino (ASMi, Pergamene
del fondo di Religione, 462, atto del 14 dicembre 1489 rog. Gio. Pietro Ciocchi).
probabile che Daniele utilizz le 1600 lire
depositate nel 1487, che non erano ancora state impiegate il 26 marzo precedente
(cfr. ASMi, Notarile, Pietro Lepori, 3050)
e di cui non ho trovato in seguito pi notizia. Nel 1493 Daniele risultava creditore
dei canonici per un prestito di 200 ducati
(ASPV, ms. M19, Acta Capitularia, f.
127v). Nel 1495 subaffittava loro per sei
anni un campo di 28 pertiche che si estendeva fra lorto retrostante al monastero e
la strada del Redefossi (ASMi, Notarile,
Maffeo Suganappi, 1739, 14 aprile 1495).
V. anche AOM, Origine e dotazione, Eredit
e legati, Testatori, Daniele Biraghi, cart.
10/2, Inventarium certorum instrumentorum et certarum scripturarum R.mi d.d.
archiepiscopi de Birago, redatto il 28 novembre 1495, a seguito della morte di Daniele, da Fiorenzo Fasoli da Fiorenzuola e
Domenico Meloni, che contiene la registrazione di obbligazioni dei canonici, che
avrebbero dovuto versare 100 ducati
doro nelle calende di febbraio del 1496.
Sul debito dei canonici alla morte di Daniele, v. anche nota 57.
68. V. ASPV, M19, Acta capitularia, ff.
104v, 107v, 117r, 124v, 127v, 146v, 147r,
149v, 150r. BC, ms. 220, Acta capituli generalis..., ff. 2v, 24r, 25r.
69. Per i priori che si succedettero a Santa
Maria della Passione quando era ancora in

vita Daniele Birago cfr. infra.


70. Cfr. nota 67, a cui da aggiungere
lultimo acquisto, nel 13 luglio 1492
(ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi,
1737), di un campo, che, secondo atti successivi di investitura, era posto dalla parte
del Redefossi rispetto agli edifici del monastero. Gran parte del costo era coperto
con laccensione di un prestito (cfr. anche
ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi, 1737,
26 luglio 1492).
71. una prassi che si ritrova anche nella
costruzione di altre chiese rinascimentali,
per esempio, in San Francesco della Vigna
a Venezia, dei francescani osservanti (A.
Foscari - M. Tafuri, Larmonia e i conflitti.
La chiesa di san Francesco della Vigna nella
Venezia del 500, Torino 1983, pp. 82-83).
72. Ricordata, ad esempio, nel 1552,
quando furono trasferiti a Santa Maria
della Passione i proventi di met del patrimonio della canonica di San Giorgio in
Bernate (ASMi, Fondo di Religione, 315, 10
maggio e 18 luglio 1552).
73. Pennotto, Generalis totius sacri Ordinis
Clericorum Canonicorum..., cit. [cfr. nota
25], pp. 705-706.
74. ASMi, Pergamene del fondo di Religione,
462; reso noto da Baroni, Documenti...,cit.
[cfr. nota 1] p. 63. Il testamento dettato
nel monastero di San Giovanni in Verdara a Padova. Latto, del notaio di Padova
Antonio Conchelli, era stipulato in presenza di molti artigiani provenienti un po
da tutta lItalia settentrionale (tra essi
due pittori: Francesco figlio del fu Antonello da Imola e Giovanni Battista figlio
di Giovanni Natale di Padova; un muratore, Francesco figlio del fu Bonino, di Caravaggio; un operario Antonio, figlio di
Giovanni, da Bellinzona). La parentela tra
Agostino ed Eusebio si ricava da ASPV, M
19, Acta Capitularia, f. 26v e dal testamento in esame.
75. ASMi, Notarile, Antonio Zunico,
1890, 17 gennaio 1499: ... quod heredes
mei annuatim usque in perpetuum fieri
facerent unum annualem pro anima mea
et defunctorum meorum in ecclesia Sancte Marie de la Passione ... ubi eligo sepulturam meam, et ubi volo per heredes
meos fieri debere unam capelam secundum modelum factum de ipsa ecclesia....
Il testamento fu reso noto da F. Malaguzzi Valeri (La corte di Ludovico il Moro, vol.
IV, Milano 1923, p. 127), ma la parte relativa a Santa Maria della Passione rimasta
inedita.
76. ASMi, Notarile, Gio. Pietro Appiani,
3725, 18 marzo 1503: si tratta di una transazione fra il monastero dei lateranensi di
Santa Croce a Mortara e Filippo della
Pergola. Filippo risulta abitare nella stessa parrocchia di Santa Maria della Passione.
77. ASMi, Fondo di Religione, 337, copia
dellatto del 22 dicembre 1504 del notaio
Martino Scaravaggi, pubblicato da Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1], p. 65.
78. La decorazione commentava larchitettura della cappella, la cui parete come
accade anche nelle altre cappelle semicircolari della tribuna articolata dagli aggetti dei piedritti dellarco di ingresso e da

125

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lesene che la scandiscono in tre campate.


Le membrature architettoniche erano delimitate da finte modanature in pietra che
creavano specchiature centrali apparentemente arretrate. Le specchiature erano
caratterizzate da motivi decorativi fitomorfici, disposti a candelabra, a monocromo dorato su fondo blu. In un tratto di
parete adiacente a una lesena erano fasce
sempre a monocromo dorato su fondo
blu, ma con intrecci geometrici. Dalla
campata centrale della cappella Pirovano
proviene anche laffresco rovinatissimo
con lAdorazione dei Pastori, ora nel vano
adiacente la sacrestia, ritenuto forse gi
del terzo decennio del Cinquecento da G.
Bora, Due secoli darte a Milano: la pittura
in Santa Maria della Passione, in Santa
Maria della Passione..., cit. [cfr. nota 2], p.
114. La decorazione originale della cappella e laffresco furono scoperti e descritti da Elli [cfr. nota 11], pp. 130-136.
79. Per la decorazione della sala capitolare, per cui i canonici si avvalsero dellopera di Ambrogio Bergognone, v. Bora,
Due secoli darte a Milano..., cit. [cfr. nota
78], pp. 83-105; S. Bandera Bistoletti,
Decorazione pittorica rappresentante figure
sacre collegate iconograficamente allordine
lateranense, in Ambrogio Bergognone. Acquisizioni, scoperte e restauri, a cura di P.C.
Marani e J. Shell, Firenze 1989, pp. 123127. Ambrogio Bergognone nel monastero il 20 aprile 1515, quando firma
come testimone un atto stipulato in sacristia nova (ASMi, Notarile, Francesco
Sacchetti, f. 8292, pubblicato da J. Shell,
Bergognone: una nuova biografia, in Ambrogio Bergognone. Acquisizioni, scoperte e
restauri, cit., p. 23 e p. 25, n. 45): ci ha
portato gli studiosi a riferire verso questa
data la stessa decorazione. Senza entrare
nel merito dellattivit del Bergognone,
ritengo utile segnalare che il pittore risulta ancora testimone in un atto di procura del monastero il 12 giugno 1520
(ASMi, Notarile, Gio. Simone Oldeni,
4618).
80. BC, ms. 220, Acta Capituli Generalis...,
f. 60r.
81. ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi,
1746, 9 dicembre 1504. Giovanni Antonio Pecoraria, che abitava nella parrocchia
di Santo Stefano in Brolio allinterno delle
mura, compariva anche a nome dei fratelli Giacomo Francesco e Giovanni.
82. Con circa 100 migliaia di mattoni, nel
1573, sempre in Santa Maria della Passione, fu realizzato un muro lungo circa 46
metri, alto 5 e dello spessore di 86 cm
(computo riportato in Giordano, Larchitettura..., [cfr. nota 7], p. 52).
83. Si tratta di una distinzione di qualit,
in funzione della cottura, che garantisce le
caratteristiche della fornitura, cfr. Della
Torre - Schofield, Pellegrino Tibaldi architetto..., cit. [cfr. nota 59], pp. 204-205.
84. ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi,
1747, 16 marzo 1507, quietanza e scioglimento del contratto del 9 dicembre 1504.
85. ASMi, Notarile, Simone Oldeni q. Pietro, 4607, 16 settembre 1510. V. Appendice, 1.
86. ASMi, Notarile, Gio. Simone Oldeni,
4617, 25 agosto 1519. V. Appendice, 2.

87. Come si apprende dal nuovo contratto del 1519, essi avevano anche iniziato a
realizzare, secondo una lista inclusa nel
nostro libro del Monastero, delle cornici
di marmo bastardo, che non avrebbero
dovuto proseguire, ma per cui avrebbero
comunque ottenuto un compenso.
88. A questa data, la cappella maggiore e
quelle Pirovano e della Pergola (solo iniziata) potevano determinare tre angoli
di fatto, per simmetria, sei dellottagono
centrale della tribuna. Si pens a una soluzione diversa per i due restanti verso
lattuale navata? In ogni caso la soluzione
poi adottata vede otto soluzioni angolari
uguali.
89. ASMi, Fondo di Religione, 335, 31 dicembre. Il testamento stato reso noto, in
relazione alle disposizioni per lancona, da
Bora, Due secoli darte a Milano..., cit. [cfr.
nota 79], p. 105. Esso estremamente interessante per la descrizione molto particolareggiata dei riti del funerale e delle
messe (persone, paramenti, oggetti liturgici).
90. Cfr. ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi, 1747, 10 settembre 1506; ASMi, Notarile, Gio. Simone Oldeni, 4605, 10 maggio e 28 giugno 1508; ASMi, Notarile,
Gio. Simone Oldeni, 4607, 16 aprile, 16
maggio, 27 settembre 1510.
91. Item vollo statuo ordino ac iubeo
quod si occurreret sive accideret quod obirem sive morerer ante tempus quod isti
patres canonici Regolares *** [parola incomprensibile, forse novam, cfr. la frase
successiva] ecclesiam nondum edificassent
quod non haberent locum in dicta sua ecclesia nova edificandi altare meum et tunc
sit in eorum potestate expectare et prolungare tempus per annos decem proximos
futuros a die obiti mei testatoris et in isto
interim tunc asignetur aliquis locus honorabilis cum consensu amborum partium
ubi celebrentur omnes solemnitates cum
missa quotidiana... Adveniente deinde comoditate edificandi perpetuum et stabile
altare meum in loco decenti et honorabili
cum perpetuo et stabili meo sepulcro, tunc
fiat una camera subtus terra quod respiciat
medium dicti mei altaris....
92. ASMi, Notarile, Martino Pagani, 4426,
testamento di Bartolomeo Calco del 15
giugno 1508. Baroni, Documenti..., cit. [cfr.
nota 1], p. 65, pubblic il testamento del
10 gennaio 1507 (ASMi, Notarile, Martino
Pagani, 4425), sostanzialmente coincidente con il successivo riguardo alla cappella.
In ASMi, Fondo di Religione, 336, menzionato anche un ultimo testamento del 12
settembre 1508 di cui non ho per trovato traccia. Bartolomeo Calco, segretario
di Ludovico il Moro e fratello dei gi defunti canonici lateranensi Severino, Benedetto e Girolamo, chiedeva alla congregazione ed esprimeva il suo forte desiderio
che, in cambio della cappella gi fatta costruire nella chiesa di Santa Maria Bianca
di Casoretto, gli fosse concessa unaltra
cappella construendam in Santa Maria
della Passione, dove stabiliva di essere sepolto nellabito della congregazione. Non
sembra che egli sapesse quale cappella gli
sarebbe stata assegnata (in capela ... deputanda per priorem et ipsos canonicos...). La sua richiesta era in realt gi
stata accolta nel capitolo generale del
1504 (BC, ms. 220, Acta Capituli Genera-

lis..., f. 9v). I canonici ebbero in seguito diverse vertenze con gli eredi riguardo alla
riscossione del legato (ASMi, Fondo di Religione, 335, 1725. 30 aprile..., pp. 3638; Fondo di Religione, ASMi, Notarile, Cristoforo Appiani, 6041, 25 gennaio 1533),
ma la cappella fu infine realizzata. la
prima cappella laterale destra della navata,
dietro alla nicchia angolare della tribuna,
e lancona vi fu trasportata dal monastero
di Casoretto prima del 1556 (cfr. BC, ms.
224, Acta capitulis generalis..., f. 23).
93. ASMi, Fondo di Religione, 337, not.
Mario Angelo de Castelfranco, 5 luglio
1518, testamento reso noto da Baroni,
Documenti..., cit. [cfr. nota 1], p. 66. Sullesito di questo legato cfr. Baroni, p. 66, che
si basa su ASMi, Fondo di Religione, 335,
1725, 30 aprile..., pp. 35-36. Alla fine
del Cinquecento si recitava comunque un
annuale a Lazzaro Legnani (ASPV, ms. M
547, Milano, ff. 36r-39r).
94. ASMi, Fondo di Religione, 337, atto redatto nel monastero di Santa Maria in Castro Montis Belli, rog. da Giovanni Maria
de Bigati notaio di Bologna; reso noto e trascritto per la parte relativa alla cappella da
Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1], p. 66.
95. ASMi, Notarile, Vincenzo Cattaneo q.
Baldassarre, 4561; Fondo di Religione, 337,
ratifica della transazione da parte della
congregazione dell8 agosto 1521.
96. ASMi, Notarile, Pasio Isolani, 6806;
Fondo di Religione, 335; latto fu trascritto,
relativamente alle disposizioni per la cappella e per lancona da Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1], p. 66.
97. Baroni, Documenti..., cit. [cfr. nota 1],
p. 66, basandosi su ASMi, Fondo di Religione, 335, 1725, 30 aprile..., pp. 31-35.
98. ASMi, Notarile, Pietro Francesco Premenughi, 11738, 4 aprile 1556.
99. Il documento contiene una frase cassata, in cui si legge capellam unam que
est prima. Questa correzione, che si ritrova ripetuta anche in un altro punto dellatto, pu essere indice del fatto che era
stato trascritto il brano di un documento
pi antico forse latto con cui i canonici
avevano accolto il legato e assegnato la
cappella e quindi attestare uno stadio
della fabbrica successivo al 1524 in cui
lingresso della chiesa avveniva a ridosso
alle cappelle maggiori della tribuna.
100. La precedente identificazione di questa cappella come cappella della Pergola
non contrasta con questassegnazione, dal
momento che a partire dal 1517 i canonici dovettero rimborsare al committente,
caduto in disgrazia, la somma gi incassata per la costruzione (BC, ms. 220, Acta
Capituli Generalis..., f. 60r).
101. ASMi, Notarile, Gio. Battista Sovico,
10404, 13 marzo 1561.
102. Cfr. ASMi, Fondo di Religione, 335,
1725, 30 aprile..., pp. 31-35. Cfr. anche
V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri
edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, vol. I, Milano 1889, p. 216, che trascrive la lapide di Gerolamo Legnani
(1651) nella cappella.
103. Parte cassata dopo nisi: quia vole-

bant ecclesiam predictam.


104. Ecclesie sostituisce fabricari facere.
105. ASPV, M 53, f. 31r e v; il capitolo
inalterato nelle Costituzioni pubblicate
nel 1560, p. 59 (parte II, cap. XXV) [cfr.
nota 23].
106. ASPV, M 19, Acta Capitularia, ff.
135r, 149r, 153r. Il momento delladozione del progetto era dunque fondamentale
e sottoposto al controllo centrale. Due
esempi di applicazione di queste norme
sono costituiti dai decreti emanati durante il capitolo generale del 1504, che imposero agli abati di SantAgostino a Piacenza e di San Pietro al Po a Cremona di
commissionare, rispettivamente, un modellus seu designatio e un modellus
che dovevano essere approvati dal rettore
o da due visitatori insieme agli abati e non
potevano in seguito essere modificati (BC,
ms. 220, Acta Capituli Generalis..., f. 9v).
Nel 1505 fu effettivamente realizzato da
Cristoforo Solari un modello in legno per
il secondo chiostro di San Pietro al Po (v.
A. E. Werdehausen, Il chiostro di San Pietro al Po, in I Campi e la cultura artistica del
Cinquecento, catalogo della mostra, Milano
1985, pp. 400-403). Un decreto di carattere generale emanato nel capitolo del
1525 sembra invece entrare nel merito
dellarchitettura, dal momento che ingiungeva di non intraprendere la costruzione di monasteri o chiese se prima non
fosse stato fatto un modello per aliquem
peritum architectum, ed esso non fosse
stato approvato da due o tre priori eletti
dai definitori del capitolo generale (BC,
ms. 221, f.15. Questa deliberazione stata
pubblicata da A.E. Werdehausen, Il convento di San Giovanni in Monte a Bologna,
in Artes, 5, 1997, p. 212).
107. Nel sottotetto, dove le volte delle
cappelle laterali si connettono ai muri
delle cappelle e dei bracci della tribuna,
restano frammenti di decorazione che
consentono di ricostruire con una certa
completezza come fu laspetto dellesterno. Le ampie superfici murarie erano
bianco calce e incorniciate da fasce a finti
marmi viola con venature bianche. Non
possibile stabilire se queste superfici fossero suddivise da fasce orizzontali. Lungo
i fusti delle lesene minori era una specchiatura, profilata da una banda in finto
marmo verde. Quelli delle lesene maggiori avevano bordi modanati e al loro interno specchiature prodotte sempre da fasce
a marmo verde (sulle lesene adiacenti alle
cappelle maggiori) o con edera rampicante (sulle lesene in corrispondenza del
braccio su cui oggi si innesta la navata). I
capitelli delle lesene minori recavano delfini affrontati. Nella corte sul lato destro
della tribuna si ritrova la profilatura viola
che incornicia una grande specchiatura a
marmo rosso striato. La presenza di questa decorazione, diversa per concezione da
quella del tiburio, problematica: la tribuna sembra avere raggiunto uno stadio
di compiutezza prima della costruzione
dello stesso tiburio.
108. La presenza dellintonaco, sebbene
estremamente consunto, ostacola lindividuazione di scarti o stacchi nella tessitura
muraria.
109. Cesare Cesariano (fac-simile delled.
1521 in Vitruvio, De architectura translato

126

10-11|1998-99 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza

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commentato et affigurato da Cesare Cesariano, a c. di A. Bruschi, A. Carugo, F.P.


Fiore, Milano 1981, f. LXXr) considera
questa base come tuscanica.
110. F. Reggiori, Il monastero olivetano di
San Vittore al Corpo a Milano, Milano
1954. La base del chiostro dorico di
SantAmbrogio non si ritrova altrove nellopera di Bramante, cfr. Ch. Denker Nesselrath, I chiostri di SantAmbrogio. Il dettaglio degli ordini, in Arte Lombarda, 79, 4,
1986 (Atti del Congresso Internazionale
Bramante a Milano), p. 54, ma A.E.
Werdehausen, Bramante e il convento di S.
Ambrogio, ivi, p. 38, non esclude che vi
sussista ancora il disegno bramantesco.
111. Le serliane del coro hanno capitelli
pseudocorinzi con volute a S che si riuniscono al centro del calato e sono realizzate con maggiore accuratezza di quelle dei
bracci trasversali della tribuna, che hanno
invece capitelli pseudodorici, forse di
reimpiego.
112. La prima pietra della chiesa del
1503. Da ultimo, G.B. Sannazzaro, San
Maurizio al Monastero Maggiore, Milano
1992, p. 13.
113. A. Rovetta, Limpostazione architettonica del santuario rinascimentale, in Il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno, a cura di M.L. Gatti Perer, Milano
1996, pp. 129-131, il quale propone per
esse una datazione tra gli anni 20 e linizio del decennio successivo del Cinquecento.
114. Lintroduzione di monumentali cantorie la prima fu allogata subito dopo la
conclusione del tiburio nelle cappelle
diagonali ha anche alterato lo spazio originale della tribuna.
115. Il rapporto fra laltezza e la luce dei
vani degli archi dellottagono centrale risulta infatti di 1,7/1,8:1ca: nella tribuna di
Santa Maria delle Grazie lo stesso rapporto di 1:1; a Santa Maria Incoronata a
Lodi, fondata sul progetto di Battaggio, ma
i cui alzati furono realizzati in presenza di
Giangiacomo Dolcebuono, si ha una leggera accentuazione della dimensione verticale, con un rapporto di 1,3:1ca; a Santa
Maria della Croce a Crema invece anticipata la proporzione ad quadratum di Santa
Maria delle Grazie, che fu costruita subito
dopo. I rapporti sono tratti per Santa
Maria della Passione da Strack, Central und Kuppelkirchen..., [cfr. nota 47], verificato su fotografie frontali (in particolare,
Santa Maria della Passione..., cit. [cfr. nota 2]
p. 60); per Santa Maria delle Grazie da Patetta, Larchitettura..., cit. [cfr. nota 6], p.
164; per lIncoronata di Lodi dalle sezioni
pubblicate nel volume LIncoronata. Il Tempio di Lodi cit. [cfr. nota 48]; per Santa
Maria della Croce a Crema sulle sezioni
della chiesa nel volume La Basilica di S.
Maria della Croce a Crema cit. [cfr. nota 7].
116. Cfr. Della Torre - Schofield, Pellegrino Tibaldi..., cit. [cfr. nota 59], p. 107, n.
118. Ringrazio Richard Schofield per
questa segnalazione. Un caso di capitello
pseudodorico bipartito, sebbene non paragonabile nei dettagli a quello delle grandi semicolonne di Santa Maria della Passione, nel piano nobile del cortile del
Palazzo della Cancelleria a Roma, v. Ch.
Denker Nesselrath, Die Sulenordnungen

bei Bramante, Worms 1990, fig. 20.

paraste minori dellesterno della tribuna.

117. Per la genealogia di questa base v. Richard Schofield, in Della Torre - Schofield, Pellegrino Tibaldi architetto..., cit. [cfr.
nota 59], pp. 62, 103 n. 53: la base fu utilizzata a Roma dallinizio del Cinquecento, nel Belvedere Superiore, in San Celso
e nel Tegurio di San Pietro; essa compare
nei disegni di basi antiche di Giuliano da
Sangallo (Cod. Sen. XXXV) e nel Cod.
Mellon (f. 28r). Cesariano [cfr. n. 109]
inoltre la raffigura nellillustrazione del
portico delle Cariatidi (I libro).

123. A. E. Werdehausen, Il chiostro di San


Pietro al Po cit. [cfr. nota 106]. I capitelli
di San Pietro al Po presentano per tre
anuli sotto lechino.

118. Giordano, Giovanni Battaggio e lIncoronata..., cit. [cfr. nota 50], p. 22, ha invece visto unanalogia tra il trattamento
murario a sezioni resistenti dellIncoronata di Lodi e quello di Santa Maria della
Passione. Su Giovanni Battaggio in generale, cfr., da ultimo, L. Giordano, voce
Battaggio [Battagio; da Lodi], Giovanni di
Domenico, in The Dictionary of Art, ed. J.
Turner, vol. III, London- New York
1996, pp. 384-385; ead., Milano e lItalia
nord-occidentale, in Storia dellarchitettura
italiana. Il Quattrocento, a cura di F.P.
Fiore, Milano 1998, pp. 194-195.
119. Egli intervenne quasi sempre in edifici iniziati e proseguiti da altri. Su suo disegno si pu ritenere solo il chiostro del
monastero di San Pietro al Po, per il
quale consegn il modello nel 1505 [cfr.
nota 105]. Su Cristoforo Solari v. Werdehausen, Il chiostro di San Pietro al Po cit.
[cfr. nota 105]; C. Simoncini, Cristoforo
Solari detto il gobbo architetto e scultore della
veneranda fabbrica del Duomo di Milano, in
Civilt Ambrosiana, a. I, settembre-ottobre 1984, pp. 336-344; G. Agosti, La
fama di Cristoforo Solari, in Prospettiva,
46, luglio 1986, pp. 57-64; Ch. Frommel,
Il progetto del Louvre per la Chiesa dei Fogliani e larchitettura di Cristoforo Solari, in
Quaderno di Studi sullArte Lombarda dai
Visconti agli Sforza per gli 80 anni di Gian
Alberto dellAcqua, Milano 1990, pp. 5263; Schofield - Shell, voce Cristoforo Solari (il Gobbo), cit. [cfr. nota 9] tutti con bibliografia.
120. Su Santa Maria presso San Celso, da
ultimo, N. Riegel, Santa Maria presso San
Celso in Mailand. Der Kirchenbau und seine
Innerdekoration 1430-1563, Worms 1998.
121. Il disegno delle colonne, sormontate
da settori di trabeazione, non rientra
nelle architetture solitamente dipinte da
Cima da Conegliano, autore della pala,
ma per il loro carattere bramantesco e
lombardo sono state attribuite a Cristoforo Solari, la cui pala era, secondo la descrizione di Francesco Sansovino (Venetia
citt nobilissima, Venezia 1581, pp. 95-96),
legata in bellissimo altare con ricche &
nobili colonne. Cfr. P. Humfrey, Cima
da Conegliano, Cambridge 1983, p. 149.
122. anche molto simile al settore di
trabeazione sopra le colonne ioniche del
chiostro di SantAmbrogio. Tra i dettagli
dei chiostri di SantAmbrogio e quelli
della tribuna di Santa Maria della Passione ci sono numerose corrispondenze:
membrature delle edicole delle finestre,
basi con toro e gola superiore, modanature dei settori di trabeazione e infine
anche i capitelli delle paraste maggiori
del secondo ordine del chiostro dorico,
che hanno gli stessi profili di quelli delle

124. ASMi, Fondo di Religione, 318, fascicolo relativo ai fondi di Vedano e Biassono: mesura facta per mi Venturino de
Brambilla Ingieniero et Agrimensore del
Comune de Milano ad instantiam de li
Rev.di D.ni Priore et Canonici de la Passione de Milano..., 26 agosto 1510;
ASMi, Notarile, Gio. Giacomo Rusca,
6122, stima del 12 giugno 1517 contenuta nellatto del 4 aprile 1520. invece
oscura la parte che ebbe nelle vicende del
monastero il magister Francesco Ferrari de Gradi, figlio del magister Bernardo. Egli si firm fra i testimoni nel testamento di Daniele Birago. Si trovava nel
monastero nel momento in cui Severino
Calco, come rettore della congregazione,
ratificava uninvestitura livellaria del monastero di Santa Maria di Casoretto
(ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi,
1739, 30 marzo 1496) e il suo nome riappare prima di quello di Venturino Brambilla nel contratto del 1510.
125. Per i benedettini (Antonio Averlino
detto Filarete, Trattato di architettura,
testo a cura di A.M. Finoli e Liliana Grassi, introduzione e note di L. Grassi, Milano 1972, vol. I, pp. 297-298).
126. Per connessioni fra la chiesa di Bressanoro e Filarete, L. Giordano, Il trattato
del Filarete e larchitettura lombarda, in Les
traits darchitecture de la Renaissance (Actes
du Colloque tenu Tours du Ier au II juillet 1981), a cura di J. Guillaume, Paris
1988, pp.115-126, in particolare 124-126.
127. Giordano, LArchitettura..., cit. [cfr.
nota 7], p. 59.
128. Fa parte dei volumi donati ai canonici al momento della fondazione del monastero [cfr. nota 1 e infra].
129. Leon Battista Alberti, I libri della famiglia, a cura di R. Romano e A. Tenenti,
Torino 1969, p. 257.
130. Per monasteri con chiese funerarie
legati al palazzo di committenza visconteo-sforzesca, v. L. Giordano, Lautolegittimazione di una dinastia: gli Sforza e la politica dellimmagine, in Artes, 1, 1993,
pp. 19sgg.
131. ASMi, Notarile, Donato Torri, 773, 4
aprile 1482, atto stipulato in domibus
residentie prefati R.D. Danielis sitis extra
portam Tonsam Mediolani ubi dicitur ad
zardinum ducis Barri porte Horientalis
parochie Sancti Stefani in Brolio foris....
Nel 1475 Daniele risiedeva nel feudo familiare di Mettone (ASMi, Notarile, Donato Torri, 771, 5 agosto 1475); nello
stesso anno e continuativamente dal 1479
al 1481 nella parrocchia di San Pietro sul
Dosso, in porta Vercellina (cfr. ASMi,
Notarile, Donato Torri, 771, 9 e 20 ottobre 1475, 2 marzo e 6 aprile 1479; 772,
30 ottobre 1480, 30 maggio 1481). Egli
era patrono, con i fratelli Francesco e
Pietro, della cappella di SantAntonio
nella chiesa di San Pietro sul Dosso
(ASMi, Notarile, Donato Torri, 771, 10
gennaio 1480) di cui, nel 1484, era retto-

re (ASPV, M 547, f. 96r) e, nel 1489, percepiva la terza parte dei proventi (G.
Negri, La raccolta delle pergamene pontificie
dellOspedale Maggiore di Milano (11331784), tesi di specialit, Universit degli
Studi di Milano, Scuola di perfezionamemento per Archivisti e Paleografi, rel.
Giorgio Costamagna, aa. 1983-1984,
num. 105 a p. 140).
132. ASMi, Pergamene del fondo di Religione, 462, 17 luglio 1482 (una copia cinquecentesca in ASMi, Fondo di Religione,
302), dove si trova che gi il primo dicembre del 1480 Daniele aveva chiesto
lautorizzazione ducale ad acquistare propriet immobili fino al valore di 5000 lire
imperiali, sebbene i decreti ducali proibissero che i beni di una giurisdizione
fossero trasferiti a suddito di unaltra
(Daniele, come ecclesiastico, non era
soggetto alla giurisdizione secolare).
133. Numerosi ritratti di Daniele, quasi
ricalcati fra loro, che sottolineano la fondazione di Santa Maria della Passione,
sono dovuti, gi alla fine del XVI secolo,
a Paolo Morigi, La nobilt di Milano ...
Aggiuntovi il supplimento in questa nova impressione del Sig. Girolamo Borsieri, Milano
1619 (I edizione Milano 1595), p. 176;
Historia dellantichit di Milano, Venezia
1592, p. 583, e Santuario Della Citt e
Diocesi di Milano..., Milano 1603 (s.p.). La
figura di Daniele, a differenza di molti
altri esponenti della sua famiglia, non
compresa nel Dizionario Biografico degli
Italiani, dove, ignorandone il titolo di
protonotario, stata in parte confusa con
quella del fratello Francesco, presunto
protonotaro ducale (P. Bertolini, voce
Birago, Francesco, in Dizionario Biografico
degli Italiani, vol. X, Roma 1968, p. 583).
Punti di partenza per ricostruire da figura di Daniele sono L. Jadin, voce Birago,
Daniele De, in Dictionnaire dHistoire et de
Gographie ecclsiastiques, VIII, Paris 1935,
col. 1522; Molfese, Veneziani, Un inventario di libri..., cit. [cfr. nota 1], pp. 325326; C. Marcora, Il priorato di Piona,
Lecco 1972, pp. 79-91.
134. Jadin, voce Birago..., cit. [cfr. nota
133]. Lettere a Daniele e allarcivescovo
di Milano relative al conferimento della
nomina sono in ASV, Reg. Vat. 542, ff.
281v-282v e 282v-283r.
135. B. Katterbach, Referendarii utriusque
Signaturae a Martino V ad Clementem IX
et Praelati Signaturae supplicationum a
Martino V ad Leonem XII, Bibliotheca
Apostolica Vaticana 1931 (Studi e Testi,
55), pp. 50, 59. Secondo Katterbach, Daniele sarebbe stato protonotario anche
sotto Innocenzo VIII, nel solo quinto
anno del suo pontificato, cio nel 148889. In realt il documento su cui si basa
laffermazione di Katterbach (ASV, Reg.
Suppl. 905, f. 105r), una lettera del 2 luglio del 1489 riguardante una lunga lite, e
la scritta Da proth. Bir. sul margine,
che non corrisponde alle sigle dei referendari nello stesso registro, lo vede
come interessato. Egli infatti fu coinvolto
in una lunghissima causa con i Pallavicini
sui diritti sullabbazia di Castione Marchesi, per la quale proprio nel 1489 si
rec anche personalmente a Roma (v.
infra).
136. P. Partner, The Popes Men. The Papal
Civil Service in the Renaissance, Oxford

127

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1990, p. 23.

oltre 18000 lire imperiali.

137. ASMi, Notarile, Donato Torri, 771, 9


ottobre 1475.

147. Sia a esponenti di altri rami della famiglia, come Gerardo figlio di Guidone
Birago (ASMi, Notarile, Paolo Barenghi,
3587), sia a persone sicuramente non legate da vincoli familiari (Ivi, 15 novembre
1491, 31 gennaio 1492, 19 novembre
1492; nella filza 3588 dello stesso notaio,
v. anche 12 febbraio e 12 maggio 1495).
Gli atti non consentono di affermare se si
trattasse di prestiti ad interesse.

138. ASMi, Sforzesco, 922, 13 febbraio


1474. Il documento, con data diversa,
stato indicato da F. Leverotti, Diplomazia
e governo dello stato. I famigli cavalcanti di
Francesco Sforza (1450-1466), Pisa 1992,
p. 146 n. 5.
139. G. Battioni, La diocesi parmense durante lepiscopato di Sacramoro da Rimini
(1476-1482), in Gli Sforza, la Chiesa lombarda, la corte di Roma. Strutture e pratiche
beneficiarie nel ducato di Milano (14501535), a cura di G. Chittolini, Napoli
1989 (Europa Mediterranea. Quaderni
4), p. 131, ha reso nota la lettera con cui
Cicco Simonetta promuoveva a Sacramoro da Rimini, vescovo di Parma e oratore
a Roma, la persona di Daniele (ASMi,
Sforzesco, Potenze Estere, Roma, 79, 19 settembre 1475). Labbazia, fondata nellundicesimo secolo e affidata ai benedettini
dai feudatari del luogo, i Pallavicini, era
stata in gran parte distrutta nelle guerre
dei tempi di Azzone Visconti. Restaurata,
era passata in commenda. I Pallavicini
godevano su di essa ancora dei diritti
(Battioni, La diocesi parmense..., cit., pp.
144-145). La contesa che ne sorse con il
Birago, nonostante la comune volont di
un accordo che trapelerebbe in una lettera del 24 febbraio 1476 (ASMi, Sforzesco,
Carteggio Interno, citata da Battioni, La
diocesi parmense..., cit., p. 145, n. 159) si
trasciner a lungo (v. infra).
140. ASMi, Notarile, Donato Torri, 771, 2
marzo 1479. Il nuovo commendatario era
un fanciullo di soli 11 anni, Pietro Antonio Birago. Suo amministratore era lo zio
paterno, Bernardo Birago, ministro dellimportante ospedale milanese di Santo
Stefano in Brolo e successivamente consigliere ordinario dellOspedale Maggiore.
Bernardo come avrebbe fatto pochi
anni dopo anche Daniele incaric i deputati dellOspedale Maggiore della realizzazione del suo monumento sepolcrale,
che fu fatto eseguire dallo scultore Policleto Luoni (Pecchiai, Le due tombe Biraghi..., cit. [cfr. nota 61].
141. C. Marcora, Il Priorato di Piona cit.
[cfr. nota 133], pp. 79-81. Il priorato poi
pass, come una propriet familiare, a un
Carlo Birago e infine a Giacomo Antonio, figlio di Cesare, eccelsiastico e protonotario apostolico.
142. Cfr. nota 131.
143. Negri, La raccolta delle pergamene
pontificie..., cit. [cfr. nota 131].
144. C. Eubel, Hierarchia catholica medii
aevi... ab anno 1431 usque ad annum 1503
perducta, vol. II, Mnster 1914, p. 198.
Non ho trovato la bolla di nomina che secondo Elli [cfr. nota 11], p. 15, n.1, doveva essere conservata allArchivio dellOspedale Maggiore.
145. Historia dellantichit..., cit. [cfr. nota
133].
146. ASMi, Notarile, Pietro Lepori, 3050,
26 marzo 1489. Con i dazi Guidetto, fratello di Daniele e suo amministratore,
avrebbe dovuto riscuotere entro il 1492

148. ASMi, Notarile, Paolo Barenghi,


3587, 1 febbraio 1493: i fratelli Malabarba si impegnavano a restituire 2000 lire
imperiali entro due anni e successivamente altre 1000 entro sei mesi, occaxione
tante quantitatis arhgenti laborati et tante
quantitatis tapezarie seu draporum arazarum l consegnati in presenza del notaio.
149. Matthaei Bossi Familiares et secundae...
epistolae, Mantuae per Vincentium Bertochum Regiensem 1498, lettera LXXI.
Matteo chiedeva a Severino Calco di raccomandarlo al Birago, esultante per la recente vittoria in una lite lunga e gravissima, verosimilmente relativa ai diritti sullabbazia di Castione Marchesi. Il trascinarsi di questa causa con i Pallavicini si
pu infatti seguire negli atti di Paolo Barenghi (ASMi, Notarile, 3587, 13 giugno
1487, 18 novembre 1489, 27 settembre
1491, 16 dicembre 1491 e 19, 21 e 25
maggio 1492, 20 settembre 1492). Nellatto del 18 novembre 1489 il Birago
iamdudum se transtulit personaliter ad
curiam romanam, ci che corrisponde a
quanto scritto nella lettera di Jacopo
Gherardi (qui infra). Nellatto del 27 settembre 1491 Daniele nomina Fiorenzo
da Fiorenzuola e Donato della Torre suoi
procuratori a comparire presso il papa o il
suo vicecancellario, data di poco successiva a quella della seconda lettera inviata da
Lorenzo il Magnifico al Soderini.
150. Uno dei massimi powerbroker dellItalia rinascimentale, cfr. K.J.P. Lowe,
Church and Politics in Renaissance Italy. The
Life and Careers of Cardinal Francesco Soderini (1453-1524), Cambridge 1993. Egli
fu fatto referendario allinizio del maggio
1481 e il suo nome si trova su molte delle
suppliche fra quellanno e il 1494 (p. 22).
Anche Lowe menziona la lettera qui sotto
considerata di Jacopo Gherardi (p. 21),
ma segue la voce del Dizionario Biografico
degli Italiani [cfr. nota 133] nellidentificare nel protonotario Birago Francesco anzich Daniele.
151. Lettera XXXIII delle Matthaei Bossi
Familiares et secundae... epistolae [cfr. nota
149].
152. E. Carusi (a cura di), Dispacci e lettere di Giacomo Gherardi nunzio pontificio a
Firenze e a Milano (11 settembre 1487-10
ottobre 1490), Roma 1909, pp. 295-296: il
21 marzo 1489 Jacopo Gherardi raccomandava al cardinale Francesco Soderini
il protonotario Birago e una sua causa che
il cardinale avrebbe dovuto giudicare e
per la quale lo stesso Birago si stava recando personalmente a Roma.
153. Nei protocolli del suo carteggio
sono infatti registrate una lettera del 5
aprile 1489, diretta Al papa, al signore
Francesco, per il prothonotario da Birago e una del 12 agosto 1491, inviata Al

vescovo di Volterra [cio ancora a Francesco Soderini], per monsignore da Birago (M. Del Piazzo (a cura di), Protocolli
del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli
anni 1473-74, 1477-1492, Firenze 1956,
pp. 392, 469).
154. Jacobi volaterrani diarium romanum
Ab anno MCCCCLXXII usque ad MCCCCLXXXIV, in Rer. Italic. Script., vol.
XXIII, Mediolani 1733 (rist. anast. Bologna 1982), col. 172.
155. Paolo Morigi afferma che i Birago
furono annoverati a Milano fra i nobili
dallUndicesimo secolo (Historia dellantichit..., cit. [cfr. nota 133]).
156. La pergamena, conservata in
APSMP, Manoscritti della fondazione della
Basilica e della Collegiata - Varie, fasc. 1, 1,
anche riprodotta nel volume Santa
Maria della Passione [cfr. nota 2], p. 10.
157. Lorazione si conserva tra laltro in
un volume miscellaneo appartenuto al
monastero della Passione (ora presso la
biblioteca Braidense, AM IX 35). Andrea fu consigliere di Filippo Maria Visconti e aveva svolto un ruolo fondamentale nel favorire la presa di potere di
Francesco Sforza durante la Repubblica
Ambrosiana.
158. V. P. Bertolini, voce Birago, Pietro, in
Dizionario Biografico degli Italiani, vol. X,
Roma 1968, pp 607-609. Secondo Zaccaria Saggi, Pietro era un vero e proprio
capofazione: ... E ne la parte sua ha gran
seguito domino Petro da Birago e molti
altri che tirano con Signor Roberto [Sanseverino] a questa via... (lettera di Zaccaria Saggi a Ludovico Gonzaga, Milano, 26 gennaio 1477, Archivio di Stato di
Mantova, AG 1626, nella trascrizione di
M. Pellegrini, Ascanio Maria Sforza: la
creazione di un cardinale di famiglia, in
Gli Sforza, la Chiesa lombarda, la corte di
Roma..., cit. [cfr. nota 139], p. 246.
159. V. voce Birago, Francesco cit. [cfr.
nota 133], pp. 581-584. Francesco combatt tra le milizie sforzesche e fu nominato consigliere ducale gi da Francesco
Sforza; fu poi ancora consigliere ducale e
uomo di fiducia nellamministrazione dei
beni di Galeazzo Maria. Collaboratore
diretto dei maestri delle entrate, tesoriere
di stato, capitano del Lago Maggiore e di
Domodossola e luogotenente in nome di
Ludovico Maria Sforza nel periodo della
reggenza di Bona, non sembra che prendesse posizione nella crisi politica successiva allassassinio di Galeazzo Maria, ottenendo comunque la stima e la fiducia da
parte di Ludovico il Moro. Fu reintegrato nellufficio di consigliere ducale nel
1481, e, nel 1482, allo scoppio della guerra con Ferrara, fu inviato a domare la rivolta antimilanese a Parma. La data di
morte, nel maggio 1494, appare dalla lettera di nomina del figlio, cfr. C. Santoro,
Gli Uffici del Dominio Sforzesco (14501500), Milano 1948, p. 98 n. 3. Deve
forse considerarsi dovuto a un errore il
fatto che il nome di Francesco risulti tra i
funzionari della cancelleria ancora nel dicembre 1495 (cfr. Bertolini [cfr. nota
133], p. 584). Francesco infatti detto
defunto anche nel testamento di Daniele,
del 17 novembre di quellanno.
160. ASMi, Notarile, Donato Torri, 771, 5

agosto 1475.
161. Historia dellantichit..., cit. [cfr. nota
133].
162. I prelati che avevano unistruzione
universitaria erano una minoranza, e gli
studi di diritto garantivano unottima formazione, assicurata dagli studi propedeutici di logica, grammatica e retorica, cfr.
D. Hay, La Chiesa nellItalia rinascimentale (tit. orig. The Church in Italy in the Fifteenth Century, Cambridge 1977), RomaBari, Laterza, 1979, pp. 163ss.
163. La maggior parte dei volumi stata
identificata da Molfese - Veneziani, Un
inventario di libri..., cit. [cfr. nota 1], che
offrono anche considerazioni sui libri e
sul loro successivo destino. Si anche occupata del lascito dei libri, ma alloscuro
del precedente contributo, anche Grosselli, Un legato di libri..., cit. [cfr. nota 1],
pp. 115-117.
164. Disposizione che fu rispettata, cfr.
ASMi, Fondo di Religione, 347, Archivum
ven. canonicae Sanctae Mariae Passionis...
anno MDCCLXI diligentissime coordinatum, f. 152r, sotto la data 31 gennaio
1506.
165. stata possibile solo una ricerca
molto sommaria della figura di Daniele
Birago allinterno della letteratura encomiastica e di occasione a lui coeva (si
tuttavia trovato un complicato epigramma di Lancino Curzio Lancinii Curtii
epigrammaton libri decem, Mediolani 1521,
f. 111r e v Ad Danielem Biragum Mediolanensem, sui fasti, la virt e la sorte).
166. Diciannove erano testi di diritto canonico, raggruppati allinizio dellelenco e
posti secondo un preciso ordine cronologico, a partire dalle raccolte dei decreti per
arrivare ai testi giuridici coevi. Tra questi
uno dedicato al comportamento del
clero, lopera Super titulo De vita et honestate clericorum di Nicol dei Tedeschi il
Panormita. Unenciclopedia, le Etymologie
di SantIsidoro di Siviglia, separa i testi
giuridici dai restanti, di carattere esclusivamente religioso. Questo secondo gruppo
di volumi composito, non risponde allordine cronologico e non sembra essere
stato elencato sistematicamente. Alcuni
sono testi duso liturgico e di consultazione: un messale, il Rationale divinorum officiorum di Guglielmo Durando, lElucidarium di Gregorio dAutun tradotto in volgare, e tre trattati minori del vescovo riformatore di Firenze SantAntonino che furono ampiamente utilizzati alla stregua di
manuali di confessione (Confessionale Defecerunt, il De censuris, e Confessionale
Omnis mortalium cura). Una minoranza
di 7 volumi rappresenta i Padri della Chiesa (SantAgostino, SantAmbrogio, San
Gerolamo, San Gregorio Magno, San
Bernardo). Tra essi prevalgono opere che
forniscono esempi e regole di vita morale
e di fede, come ad esempio la lettera di San
Bernardo De gubernatione Familiae. A questa categoria sono riconducibili anche le
Vitae Patrum tradotte da Pelagio, mentre
lultima delle opere dellantichit cristiana riguarda la chiesa milanese, lHomilia
XCIV in reparatione Mediolanensis Ecclesiae di San Massimo. Il resto dei volumi,
ad eccezione delle Epistole di Pio II Piccolomini, costituito da raccolte di sermoni
e da letteratura devozionale. Tra le raccol-

128

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te di sermoni sono presenti due opere del


predicatore francescano di grido fra Roberto da Lecce (Sermones de adventu e de timore divinorum iudiciorum). Resta, infine,
un testo sui generis, la Storia di Merlino
tracta ... del Libro autentico del Magnifico messer Pietro Delphino fo del magnifico messer Zorzi translato, stampata a Venezia nel 1480, in cui in maniera estremamente diretta e vivace, tra profezie alcune riguardano eventi particolarmente sentiti come la presa di Costantinopoli dai
Turchi o perch territorialmente vicini ,
vicende edificanti della vita di Merlino e
suoi precetti di comportamento, si trova
pi volte la condanna del malcostume del
clero.
167. Il tema della Passione ha anche altri
esiti artistici nella Lombardia del Quattrocento, cfr. A. Nova, I tramezzi in Lombardia fra XV e XVI secolo: scene della Passione e devozione francescana, in Il Francescanesimo in Lombardia storia e arte, Cinisello
Balsamo 1983, pp. 197-214.
168. Historia dellantichit..., cit. [cfr. nota
133].
169. Ibid. Gli accordi con gli olivetani furono ratificati il 19 gennaio 1485 (ASMi,
Notarile, Donato Torri, 773). La loro introduzione nel monastero, per Secundus
Lancellottus, Historiae Olivetanae... libri
duo, ex typographia Gueriliana, Venetiis
1623, p. 267, avvenne nel 1487. La scelta
degli olivetani forse sottende anche motivi familiari, dal momento che priore del
monastero olivetano di Santa Maria di
Battaggio risulta un Giovanni Andrea Birago, suo lontano parente (cfr. P. Litta,
Famiglie celebri italiane, vol. XII, Milano
1850, Birago da Milano).
170. Lancellottus, Historiae Olivetanae...
cit. a nota precedente. In fin di vita egli
commission opere darte e altre costruzioni. Nel priorato di San Nicola a Piona
fino alla met del nostro secolo era conservato un busto reliquiario del santo eponimo in rame sbalzato argentato e parzialmente dorato, con incisa in caratteri lapidari la dedica di Daniele nelle vesti di arcivescovo di Mitilene e commendatario e
la data 1496. Il busto sarebbe stato quindi
compiuto subito dopo la sua morte del
commendatario, cfr. Marcora, Il Priorato
di Piona, cit. [cfr. nota 133]. D. SantAmbrogio, Il chiostro e il reliquiario di S. Nicola in Piona, Milano 1905, ne forn limmagine purtroppo ricavata da un brutto disegno , le dimensioni (cm 33x35), liscrizione (DANIEL BIRAGUS ARCHIEPISCOPUS
MITYLINENSIS ET HUIUS PRIORATUS COMMENDATARIUS HOC ORNAMENTUM FIERI
FECIT ANNO DOMINI MCCCLXXXXVI DIE
XVIII APRILIS). Nelle ultime volont Da-

niele ordin la costruzione di una cappella con una casa per il sacerdote nella sua
cascina di Mettalino, nel territorio di
Cologno Monzese, fuori Milano. La chiesa doveva essere dedicata a Santa Caterina
e a Maria Maddalena. Nel territorio di
Cologno Monzese si trova oggi una cascina Metallino con una chiesa con diversa
dedicazione, ma quasi nulla sembra ricordare una fondazione quattrocentesca.
171. ASMi, Notarile, Donato Torri, 772,
30 ottobre 1480. Questepisodio non mi
risulta noto nella storiografia moderna
sul monastero di SantAmbrogio, ma c
una curiosa coincidenza con Eubel, Hie-

rarchia catholica medii aevi..., cit. [cfr.


nota144], II, p. 17: Stefano Nardini
avrebbe rinunciato alla commenda il 30
giugno di quellanno nelle mani di un
non meglio precisato Bernardo, riservandosi una parte dei frutti.
172. Alla morte di Stefano Nardini (22
ottobre 1484) nonostante da parte ducale
fosse stata avanzata la candidatura di
Ascanio Sforza, la commenda fu assegnata insieme allarcivescovato di Milano al
cardinale Giovanni Arcimboldi. Solo alla
morte di questultimo divent abate
Ascanio Sforza, che avrebbe introdotto i
cistercensi e sancito la sua riforma dando
inizio alla ricostruzione del monastero su
progetto di Bramante.
173. ASPV, M 547, f. 707, lettera priva di
mittente indirizzata a Eusebio Corradi,
che al tempo della redazione del testamento di Daniele era procuratore della
congregazione e risiedeva a Milano a
Santa Maria della Passione (cfr. la supplica di don Eusebio a Ludovico il Moro del
23 settembre 1495, pubblicata da Sannazzaro, Gli inizi: la tribuna stellare..., cit.
[cfr. nota 6], p. 45). Daniele Birago nella
prima copia del testamento, a differenza
di quanto invece aveva disposto a favore
dei coloni e delle chiese di cui era commendatario, non aveva concesso ai canonici della Passione la remissione dei debiti al momento della sua morte. Eusebio
sarebbe riuscito a fare cambiare idea a
Daniele ecclesiam quam noviter edificastis ed ecclesiam quam edificare cepistis gli avrebbe tra laltro ricordato ,
ma non si fece in tempo a introdurre nel
testamento la sua ultima volont.
174. Matthaei Bossi veronensis canonici regularis epistolarum tertia pars, Venetiis per
Bernardinum de Vitalibus 1502, lettera
LIII. Matteo Bossi ricordava in questa
occasione le famose discordie tra i canonici e i monaci nella chiesa di SantAmbrogio e pregava che non toccasse anche
a loro una simile sorte. Esortava quindi a
ricordare i precedenti della sua congregazione: Quale commertium nobis fuit
cum Eustachio in Ephiphanio? Cum Biragho in Passione? Cum Fraternitate saeculari nostrae Venetae charitatis? Quod si
beneficos in nos interdum tolerare nequivimus: aut forte non licuit: quod minus
(immortalis o Deus) qui nos iamdudum
manifestis infectantur iniuriis eodem in
contubernio patiemur?.
175. Pennotto, Generalis..., cit. [cfr. nota
25], p. 581.
176. Widloeecher, La Congregazione..., cit.
[cfr. nota 22], pp. 333-334. V. anche F. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium, Milano 1745, t. I, p. II, coll. 478-479.
177. ASPV, ms M19, Acta Capitularia, f.
102v.
178. Per il 1492 (ASMi, Notarile, Maffeo
Suganappi, 1737, 26 luglio 1492: Eusebio
fa parte del capitolo); nel 1495 scriveva
una supplica a Ludovico il Moro ex loco
nostro S.M. de Passione Domini (Sannazzaro, Gli inizi: la tribuna stellare...
cit. [cfr. nota 6], p. 43). Per la sua morte a
Santa Maria della Passione Cronaca Canonici Ordinis cit. [cfr. nota 28], f. 77r.
179. Cronica Canonici Ordinis, cit. [cfr.

nota 28] , f. 77r.


180. La controversia era dovuta al fatto
che sia gli eremitani, sia i canonici lateranensi fondavano la propria istituzione
sulla figura di SantAgostino, e quindi sostenevano rispettivamente che avesse condotto vita monastica o invece canonicale
con i propri seguaci. Le posizioni dure di
Eusebio Corradi sarebbero state censurate dagli stessi lateranensi nei capitoli generali del 1493 e 1494 (Widloecher, La
congregazione..., cit. [cfr. nota 22], p. 334).
A questa contingente controversia si deve
la pubblicazione di molte prime edizioni
delle opere di SantAgostino, cfr. P.O.
Kristeller, Augustine and the early Renaissance, in The Review of Religion, vol.
VIII, n. 4, maggio 1944, p. 344, n. 18.
181. Parma per Angelum Ugoletum 1491.
Laltra la Responsio adversus fratrem quendam heremitam, Mediolani 1479.
182. Dalla fondazione del monastero alla
morte di Daniele Birago si succedettero
come priori Stefano da Milano (nominato nel 1486); Andrea (Bigli) da Milano
(1487-1489); Costanzo (Appiani) da Milano (1490, 1503); Gabriele da Milano
(1491-1492); Giovanni Battista da Vercelli (1493-1494). I loro nomi si ricavano
da ASPV, ms. M19, Acta Capitularia, ad
annum. Andrea Bigli non da confondere con lomonimo agostiniano pi famoso. Forse Giovanni Battista da Vercelli
pu essere quel Giovanni da Vercelli, nominato da Giovanni Filippo da Novara
subito dopo Eusebio Corradi, che avrebbe convertito alla sua predicazione Ferdinando re di Napoli (Cronaca..., cit. [cfr.
nota 28], f. 77r).
183. La lettera pontificia della concessione della chiesa e della nomina di Costanzo Appiani trascritta da Pennotto [cfr.
nota 25] p. 703. Su Costanzo Appiani v.
Cronaca Canonici Ordinis cit. [cfr. nota 28],
f. 80r; Morigi, La nobilt di Milano..., cit.
[cfr. nota 133] p. 30; Borsieri, nel Supplimento delledizione del Morigi cit., pp.
29-30; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum
mediolanensium, cit. [cfr. nota 176], tomo
I, parte II, coll. 59-60 e tomo II, parte II,
col. 1943).
184. Non esiste ancora uno studio di carattere generale sullattivit artistica e architettonica promossa dai canonici lateranensi. Considerazioni in C. Turril, Ercole de Robertis Altarpieces for the Lateran
Canons, Ph.D. diss., University of Delaware 1986, Ann Arbor 1989. Sulle direttive architettoniche della congregazione, A.E. Werdehausen, Il convento di San
Giovanni in Monte a Bologna, in Artes, 5,
1997, pp. 206-219, annunciando la pubblicazione del suo studio sui conventi costruiti dai lateranensi. Ein Orden baut: Die
Klosternlagen der Lateranensischen Chorherren im 15. un 16. Jahrundert.
185. (Biblioteca Laurenziana, Plut.
XLVII, Cod. XVII, ff. 78-102; Plut.
LXXXX, Sup. Cod. XLVIII, ff. 125v131v, pubblicato in J. Lamius, Deliciae
eruditorum, vol. XII, Firenze 1742, pp.
150-168.). Cfr. E.H. Gombrich, Il mecenatismo dei primi Medici, in Norma e forma.
Studi sullarte del Rinascimento, Torino
1973, pp. 51-83, pp. 57-58. A.D. Fraser
Jenkins, Cosimo de Medicis Patronage of
Architecture and the Theory of Magnificence,

in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XXIII, 1970, p. 165.


186. Cfr. nota 30. Sono di solito menzionati i monasteri o i loro ambienti detti
magnus, pulcherrimus, bene aedificatus , pi raramente le chiese ornata e satis ornata. Talvolta sono ricordati i priori che si fecero carico della costruzione, e, in un caso, anche un canonico muratore che predispose un progetto.
187. Per esempio, in Santa Maria della
Carit a Venezia, cfr. P. Humfrey, The Altarpiece in Renaissance Venice, New Haven
& London 1993, p. 97.
188. Su Matteo Bossi, Widloecher La
congregazione..., cit. [cfr. nota 22], pp.
339-349; Giovanni Soranzo, Lumanista
canonico regolare lateranense Matteo Bosso di
Verona (1427-1502). I suoi scritti e il suo
Epistolario, Padova 1965.
189. Soranzo, Lumanista canonico regolare..., cit. [cfr. nota 188], passim.
190. Cfr. a questo proposito le tensioni
registrate nella lettera di Matteo Bossi
nella XXXIII delle Familiares et secundae...
epistolae, cit. [cfr. 149]
191. Dati ricavati da Pennotto, Generalis..., cit. [cfr. nota 25], ad annum; ora
anche in Guglielmi [cfr. nota 22], pp.
202-203. Sulla sua figura v. la voce di A.
Morisi in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XVI, Roma 1973, pp. 534-535.
Egli risulta abitare temporaneamente nel
monastero della Passione, in veste di rettore generale, il 30 marzo del 1496
(ASMi, Notarile, Maffeo Suganappi,
1739, 30 marzo 1496).
192. Cronica Canonicis Ordinis, cit. [cfr.
nota 28].
193. Familiares et secundae... epistolae, cit.
[cfr. nota 149], Ad Gabrielem Calchum de
vita & foelici obitu Severini fratris sui consolatoria eiusdem Matthaei Epistola CXXXV.
Mia traduzione.
194. S. Eiche e G. Lubkin, The Mausoleum Plan of Galeazzo Maria Sforza, in
Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XXXII, 3, 1988, pp.
547-553
195. Pietro Birago entr a corte proprio
come camerarius di Galeazzo Maria
Sforza.
196. Per il testamento, cfr. nota 56.
197. La tradizione dei coro mausoleo
stata considerata da C. Frommel nel
corso del suo studio Capella Iulia: la cappella sepolcrale di papa Giulio II nel nuovo
San Pietro, in San Pietro che non c, a cura
di C. Tessari, Milano 1996, pp. 85-118
(tit. orig. Capella Julia: die Grabkapelle
Papst JuliusII. in Neu-St. Peter, in Zeitschrift fr Kunstgeschichte, XL, 1977).
Gli esempi di coro mausoleo di Frommel sono la Rotonda dellAnnunziata (v.
per nota successiva); il coro di Alberti
per la chiesa francescana di San Francesco a Rimini, voluto da Sigismondo Malatesta (sul tempio malatestiano v. anche
H.S. Ettlinger, The Sepulcre on the Facade:
a Re-evaluation of Sigismondo Malatestas
Rebuilding of San Francesco in Rimini, in

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Institutes, 53, 1990, pp. 133-143; secondo Ch. Hope, The Early History of the
Tempio Malatestiano, in Journal of the
Warburg and Courtauld Institutes, 55,
1992, pp. 132-149, una possibile ricostruzione vede la grande cupola emisferica sostenuta da una crociera a tre bracci,
una soluzione che richiama il successivo
progetto di Alberti per la chiesa di San
Sebastiano); la chiesa di San Bernardino
a Urbino (1475-1482), appartenente a un
convento di francescani osservanti e intesa come mausoleo di Federico da Montefeltro, dove limpianto composito, costituito da un triconco preceduto da una
navata unica con cappelle, fu realizzato
ex novo (v. anche H. Burns, San Bernardino a Urbino. Anni ottanta del XV secolo e
sgg., in Francesco di Giorgio architetto, a
cura di F.P. Fiore e M. Tafuri, Milano
1993, pp. 230-238); infine Santa Maria
delle Grazie a Milano. A questi esempi
pu essere aggiunta la chiesa di San Bernardino allAquila, costruita a partire dal
1451 per ospitare le spoglie di Bernardino da Siena, venerato predicatore dellosservanza francescana che mor allAquila nel 1444. La pianta di San Bernardino composta da un vano ottagonale
circondato da cappelle davanti al quale
un corpo longitudinale a tre navate a sua
volta con cappelle laterali. Gli studiosi ritengono che le navate non furono aggiunte in un secondo momento, ma che
abbiano fatto parte del progetto iniziale
(v. da ultimo S. Ciranna, La costruzione
della cupola di San Bernardino allAquila
tra XV e XVIII secolo, in Lo specchio del
cielo. Forme significati tecniche e funzioni
della cupola dal Pantheon al Novecento, a
cura di C. Conforti, Milano 1997, pp.
151-165).
198. Lo studio pi completo, che riprende anche gli importanti precedenti di
Heydenreich (1930), Lotz (1940) e Lang
(1954) la dissertazione di B.L. Brown,
The Tribuna of SS. Annunziata in Florence,
Ph. D. Evanston, Illinois 1978, Ann
Arbor 1989, una parte della quale confluita nel suo The Patronage and Building
History of the Tribuna of SS. Annunziata...,
cit. [cfr. nota 19], pp. 59-146. La studiosa ha riscontrato che non c nulla nei
documenti che indichi una connessione
tra la persona di Ludovico Gonzaga e la
scelta iniziale della pianta centrale, n
che la Rotonda dovesse essere una cappella funeraria dei Gonzaga. Nella storia
della Rotonda invece presente fin dallinizio unimmagine miracolosa.
199. E. Samuels Welch, Sforza Portraiture and SS. Annunziata in Florence, in Florence and Italy. Renaissance Studies in Honour of Nicolai Rubinstein, ed. by P. Denley
and C. Elam, London 1988, pp. 235-240.
200. G. Gaye, Carteggio inedito di artisti,
vol. I, Firenze 1839, pp. 226-234.
201. Brown, The Tribuna of SS. Anunziata in Florence, cit. [cfr. nota 198], pp. 197198.
202. Su Santa Maria della Pace, v. M.L.
Riccardi, La Chiesa e il Convento di S. Maria
della Pace, in Quaderni dellIstituto di
Storia dellArchitettura, serie XXVI, 163168, 1981, pp. 5-90; F. Benzi, Sisto IV Renovator Urbis. Architettura a Roma 14711484, Roma 1990, pp. 54-59, 114-119.

203. Riccardi (cfr. nota precedente) ritiene che la pianta originale sia stata quella
raffigurata nel disegno di Jacopo Meleghino, che mostra cappelle tutte a pianta
semicircolare; Benzi (cfr. nota precedente), sulla base di un disegno anteriore al
1610 (Cod. Spada, 11257, f. 149 II), ritiene che fossero semicircolari solo le cappelle sui lati obliqui, mentre le altre
avrebbero dovuto essere in pratica dei
semplici rincassi murari. Lottagono di
Santa Maria della Pace, secondo le misure fornite da Benzi ha una luce di circa 15
metri, nettamente inferiore a quella di
Santa Maria della Passione.
204. Lesistenza di questa lettera, la lettera XXV di Gregorio ad Anfilochio mi
stata segnalata dalla dottoressa Silvia Foschi, che ringrazio. Gregorio descrive ad
Anfilochio, vescovo di Iconio e metropolita della provincia di Licaonia (Asia Minore) il progetto della chiesa in costruzione nella stessa Iconio e chiede di procurargli degli operai. Il testo greco si trova
oggi in Gregorii Nyssenii epistulae, a cura di
G. Pasquali, in Gregorii Nyssenii opera, a
cura di W. Jaeger, vol. VIII, parte II, Leiden 1925, pp. 79-83. Di essa ne esiste una
traduzione italiana di Renato Criscuolo
(Gregorio di Nissa, Epistole, Napoli 1981,
pp. 155-158), insufficiente nella resa dei
termini architettonici. Trascrivo qui la
traduzione inglese, in questo caso pi
utile, di C. Mango, The Art of the Byzantine Empire 312-453. Sources and Documents, Toronto-Buffalo-London 1993,
pp. 27-28: The church is in the form of
a cross and naturally consists of four bays,
one on each side. These bays come into
contact with one another in a manner
that is inherent in the cruciform shape.
Inscribed in the cross is a circle cut by
eight angles: I have called the octagonal
shape a circle because it is rounded in
such a way that the four sides of the octagon that are opposite one another on the
main axes connect by means of arches the
central circle to the four adjoining bays.
The other four sides of the octagon,
which lie between the rectangular bays,
do not extend in an even line toward the
bays, but each one of them will encompass a semicircle having at the top a
conch-like form leaning on an arch; so
that, all together, there will be eight arches by means of which the squares and
semicircles will parallel-wise be conjoined to the central space. Next to the
inner side of the diagonal piers will be
placed an equal number of columns for
the sake of both adornment and strength,
and these, too, will uphold arches constructed in the same manner as the outer
ones ... The [interior] width of each of
the rectangular bays will be eight cubits
and their length greater by one half, as
for the eight, it will be proportioned to
the width. The same will hold true of the
semicircles, namely that the distance
between the piers will amount to eight
cubits, and the depth will be obtained by
fixing the point of a compass in the center of the side and describing an arc through the end thereof. As for the height,
here, too, it will be proportioned to the
width. The thickness of the wall enclosing the entire structure will be three
feet, i.e., in addition to the [above] internal measurements.... Uno studio specifico sulla lettera Ch. Klock, Architektur
im Dienste der Heiligenverehrung Gregor
von Nyssa als Kirchenbauer (ep. 25), in The

Biographical Works of Gregory of Nyssa,


Proceedings of the Fifth International
Colloquium on Gregory of Nyssa
(Mainz, 6-10 September 1982), ed. by A.
Spira, Cambridge Mass. 1984, pp. 161180.
205. Considerando il valore medio di un
braccio di 60 cm, i vani degli archi sarebbero stati di 5 metri (un edificio pi piccolo di Santa Maria della Passione, in cui
i vani sono di ca 6,40 m).
206. Fondamentale Ch.L. Stinger, Humanism and the Church Fathers. Ambrogio
Traversari (1386-1439) and Christian Antiquity in the Italian Renaissance, New York
1972; v. anche Umanesimo e Padri della
Chiesa. Manoscritti e incunaboli di testi patristici da Francesco Petrarca al primo Cinquecento, catalogo della mostra (Firenze,
Biblioteca Medicea Laurenziana 5 febbraio - 9 agosto 1997), s.l. (Ministero per
i Beni Culturali e Ambientali) 1997. Su
Gregorio di Nissa: J. Quasten, Patrologia,
vol. II, Dal Concilio di Nicea a quello di Calcedonia (tit. orig. Patrology, vol III, Utrecht 1960), Casale Monferrato 1969, pp.
257-298; H. Brown Wicher, Gregorius
Nyssenus, in Catalogus translationum et
commentariorum: Medieval and Renaissance
Latin Translation and Commentaries, ed. by
F. E. Cranz and P.O. Kristeller, Washington 1984, pp. 1-250.
207. V. M.A. Winkelmes, Form and
Reform: Illuminated, Cassinese Reform-style
Churches in Renaissance Italy, in Annali di
architettura, 8, 1996, pp. 61-84, in particolare pp. 67-71.
208. Codex Florentinus Laurentianus
plut. LXXXVI, n. 13, contrassegnato col
proprio nome da Scipione Forteguerri
(Pasquali, De codicibus epistularum IV-XXVIII, in Gregorii Nyssenii epistulae, cit., pp.
LIII-LV). Della lettera sembra esisterne,
in generale, solo un altro testimone, seicentesco, nel Cod. Veronensis Bibl.
Capit. CXXXIII [olim 122], ff. 1-3, secondo Maraval trascritto dal codice laurenziano (Gregory of Nyssa, Lettres, Introduction, texte critique, traduction,
notes et index par P. Maraval, Paris 1990,
p. 72). Di questo purtroppo impossibile
ricostruire la provenienza, dal momento
che si tratta di fogli legati a una raccolta
miscellanea di scritti greci donata nel Settecento da Scipione Maffei alla Biblioteca
Capitolare di Verona (cfr. I Manoscritti
della Biblioteca Capitolare di Verona. Catalogo descrittivo redatto da don Angelo Spagnolo, a cura di S. Marchi, Verona 1996, pp.
218-219). Su Scipione Forteguerri ancora fondamentale A. Chiti, Scipione Forteguerri (il Carteromacho), Firenze 1902; v.
inoltre J. Hutton, The Greek Anthology in
Italy to the year 1800, New York 1935, pp.
151-154; M.E. Cosenza, Biographical and
Bibliographical Dictionary of the Italian Humanists and of the World of Classical Scholarship in Italy, 1300-1800, vol. I, Boston
1962, pp. 899-901.
209. Ad esempio, non nominato nelle
opere del canonico Matteo Bossi.
210. BAV, Vat. Lat. 11282, ff. 138r-146v.
Ringrazio Manuela Morresi per avermi
segnalato questa fonte. Un altro elenco di
libri della biblioteca, tardosettecentesco e
che quindi contiene i libri delle biblioteche dei monasteri annessi nel tempo a

Santa Maria della Passione, in ASMi,


Fondo di Religione, Registri, 8. Non si trova
comunque un volume di lettere di Gregorio di Nissa.
211. C. Bianconi, Nuova guida di Milano
per gli amanti delle belle arti, Milano 1787
(rist. anastatica Bologna 1980), p. 89.
Prima di lui Argelati, Bibliotheca..., cit. [cfr.
nota 212], t. II, p. II, col. 2092. Il coro, la
sala capitolare e il refettorio erano i luoghi
dove, secondo le Costituzioni, si svolgevano i riti dei canonici. Nella sacrestia di
Santa Maria della Passione il raffinato
ciclo pittorico di Ambrogio Bergognone
[cfr. nota 78] che rende manifesta lideologia della congregazione e comprende i
ritratti di importanti canonici lateranensi.
212. Cfr. Entrambi frequentarono Poliziano, e Scipione Forteguerri fu allievo di
Andrea Brenta, padovano, a sua volta allievo di Demetrio Calcondila (P. Casciano, A proposito di un falso umanistico: la
Caesaris oratio vesontione belgicae ad
milites habita di Andrea Brenta, professore
dello studium urbis, in Un pontificato e una
citt. Sisto IV (1471-1484), a cura di M.
Miglio, F. Niutta, D. Quaglioni, C. Ranieri, Roma 1986, p. 515).
213. Bianconi, Nuova guida di Milano...,
cit. [cfr. nota 211], p. 89. Prima di lui Argelati, Bibliotheca..., cit. [cfr. nota 176], t.
II, p. II, col. 2092.
214. Libro dei prestiti della Biblioteca Laurenziana dal 1491 al 1494: 1491 Ricordo
di libri prestati..., in E. Garin, La letteratura degi umanisti, in Storia della Letteratura Italiana, diretta da E. Cecchi e N. Sapegno, vol. Il Quattrocento e lAriosto, Milano 1988, fig. a p. 530.
215. . Legrand, Bibliographie Hellnique
ou description raisonne des ouvrages publis
en Grec par des Greces au Xve et XVIe sicles, I, Paris 1885 (rist. anastatica Bruxelles 1963) p. XCIX.
216. Documento pubblicato da E. Motta,
Demetrio Calcondila editore. Con altri documenti riguardanti Demetrio Castreno, Costantino Lascaris ed Andronico Callisto, in
Archivio Storico Lombardo, s. II, vol.
X, a. XX, 1893, pp. 143-166, in particolare pp. 163-165. La societ era costituita,
oltre che da Demetrio Calcondila, da
Gian Maria Cattaneo, dal magister Antonio de Motti e dai tipografi Bendetto
Manzi e Giovanni Bissoli da Carpi.
217. Da ultimo, G. Beltramini, Architetture di Andrea Moroni per la Congregazione
Cassinese: due conventi bresciani e la basilica
di Santa Giustina a Padova, in Annali di
Architettura, 7, 1995, pp. 70-72, con
trascrizione della descrizione di J. Cavacius a p. 91, n. 41. La chiesa di Santa Giustina stata anche oggetto di uno studio
monografico nella tesi di laurea di C.
Contin, La Basilica di Santa Giustina a Padova, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, aa. 1991-1992, relatore
prof. M. Tafuri. Anche Claudia Contin
collega il modello di Girolamo da Brescia
a organismi centrici lombardi, tra i quali
la tribuna di Santa Maria della Passione
(p. 49).

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10-11|1998-99 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza

www.cisapalladio.org

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