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Nel corso di questa ricerca diverse persone mi sono state vicine, sostenendomi in vario
modo. Rosanna Cioffi e Renata de Lorenzo, innanzitutto, che hanno letto e seguito le varie
fasi della stesura incoraggiandomi alla pubblicazione con consigli, critiche e suggerimenti. Devo molto anche ai preziosi pareri di Arturo Fittipaldi e alla disponibilit di Gaia
Salvatori che mi ha ascoltata con pazienza e con affetto, sorreggendomi con la sua
competenza. Un grazie di cuore va anche a Carlo Rescigno e a Giovanni Luciano.
Questo libro dedicato a Massimo e a Ferdinando, sperando vogliano perdonarmi il
tempo sottratogli.
ISBN 88-88141-65-0
Indice
Premessa
VII
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Bibliografia di riferimento
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Premessa
VIII
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NADIA BARRELLA
Controllare gli scavi condotti dai privati (attraverso una regolare licenza rilasciata dalle autorit competenti che avrebbe come
logica conseguenza la denuncia degli oggetti ritrovati) e, soprattutto, impedire lesportazione indiscriminata di tali beni fuori dai
confini del regno sono dunque i due compiti primari suggeriti al
sovrano che, di l a poco, invia un dispaccio alla Camera della
Sommaria dalla cui ampia premessa emerge con chiarezza la necessit di porre una volta rimedio, acci che questo Regno non
vada sempre pi impoverendosi di ci che abbonda7. Ricche di
singolari monumenti dantichit, le province del Regno si affermava nel dispaccio avevano costantemente stimolato lavanzamento degli studi storici ma dal momento che non vi era stata
niuna cura e diligenza per raccoglierli e custodirli si era assistito purtroppo ad una loro progressiva dispersione. Ripensando a
tutto ci nella sua mente con rammarico e, soprattutto, considerando lesperienza degli Stati pi culti dellEuropa in cui lestrazione di s fatte reliquie dantichit, senza espressa licenza de sovrani stata vietata, Carlo ordina che a nessuna persona di qualunque stato, grado, e condizione che sia venga consentito di
estrarre, o fare estrarre o per mare, o per terra, dalle Provincie del
Regno per Paesi esteri, qualunque monumento antico8. Con queste disposizioni emanate nella Prammatica LVII del 25 settembre del 17559 si apre il cammino della legislazione borbonica
per la conservazione di beni che, in assenza di un concetto che
possa in qualche modo racchiuderli tutti, vengono accuratamente
elencati. Per qualunque monumento antico, statue, o grandi o
piccole che sieno; tavole, in cui caratteri sieno incisi; medaglie;
7
Bando da parte di S.M. Carlo III, e del suo Tribunale della Regia Camera della
Summaria. Prammatica LVII. in Nuova Collezione delle Prammatiche del regno di
Napoli, a cura di L. Giustiniani, Napoli 1803-1808, IV, 1804, pagg. 201-203.
8
Ibidem.
9
Il 25 settembre 1755 vengono in realt emanate due prammatiche. La prima quella discussa nel testo, la seconda prammatica LVIII un ulteriore
approfondimento della LVII. In essa, infatti, si precisano tipologie di beni, pene
e sanzioni e modalit di diffusione del bando.
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vasi, istrumenti, ed ogni altra cosa antica, o sia di terra, o di marmo, o doro o dargento, o di bronzo, o dogni altro metallo viene
proibita lestrazione, pena la perdita della roba, oltre che tre
anni di galera o di relegazione a seconda dello status. Il divieto di
esportazione, tuttavia, importante ricordarlo, non sintende
allintutto ma solo di quello che, secondo il parere di esperti, o
per eccellenza di lavoro ed artificio, o per altra rarit merita esser
tenuto in pregio. Gli esperti, persone dotate non solo di bastante
perizia in si fatte cose, ma anche dintegrit e rettitudine, sono
individuati e nominati con lo stesso provvedimento. Alla ricognizione delle medaglie, statue, tavole, dove sieno incisi caratteri, vasi,
istrumenti, e qualunque altro monumento di antichit si destina
Alessio Simmaco Mazzocchi10 Canonico della cattedrale di questa citt, uomo dotato non solamente di somma perizia in s fatte
cose, ma anche di una gran probit ed onoratezza11. Per le pitture
(siano in tele, o in tavole, o di legno, o di rame, o dargento, o
tagliate da muri) nominato il Magnifico D. Giuseppe Bonito
Pittore di S.M., uomo perito assai in questa materia, mentre per
la ricognizione delle statue scelto Giuseppe Canart Statuario di
S.M. uomo assai meritevole, cos per la probit, come per lespertezza in simili materie. Con queste designazioni, contraddistinte
da uninteressante sottolineatura della professionalit, si gettano
le basi, anche per Napoli, di quella presenza congiunta di artisti
ed eruditi nella gestione del servizio di tutela che rimarr a lungo
una costante e si crea, di fatto, il primo organismo di vigilanza
(una sorta di ufficio esportazioni ante litteram) che il Regno possa
vantare. Se taluno desiderasse licenza per lestrazione dalcune
delle suddette reliquie dantichit, o di pitture si legge ancora
10
Su Mazzocchi si vedano gli Atti del Convegno Nazionale di Studi nel
bicentenario della morte di Alessio Simmaco Mazzocchi, S. Maria C. V., 25-27
giugno 1972, in Archivio Storico di Terra di Lavoro, IV, 1965-1975, Caserta, e
il volume Alessio Simmaco Mazzocchi e il Settecento meridionale, a cura di P.
Borraro, Salerno, 1972. Ampi riferimenti bibliografici si ritrovano in A. PERCONTE
LICATESE, Alessio Simmaco Mazzocchi, S. Maria C.V., 2001.
11
Bando da parte di S.M. Carlo III cit., p. 202.
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tazioni: la prima la gi citata coscienza dellassenza di una tradizione legislativa in grado di porre rimedio agli abusi; la seconda,
esito della prima, laccorata denuncia dellindebita appropriazione
dei tesori dellantichit perpetrata ai danni del Regno dai paesi
stranieri che riporto la significativa successione delle sue conseguenze se ne sono arricchiti, ne fanno i loro maggiori ornamenti, e ne traggono profitti per lintelligenza dellantichit, per
rischiaramento dellIstoria e della cronologia e per perfezione di
molte Arti20.
Il divieto di esportazione che scaturisce da simili presupposti
ripreso quasi letteralmente dalleditto romano. Nellelenco dei beni
sottoposti al vincolo, evidente indizio della coscienza della peculiarit del patrimonio archeologico napoletano, sono inseriti gli
istrumenti e le pitture antiche tagliate da muri, ma completamente ignorata quella produzione artistica pi recente che il provvedimento Valenti, sia pur con meno rigore che per lantica, sottopone invece a tutela. Sostanzialmente simile alleditto romano
anche la presenza dei tre esperti. A Roma, per, come membri
della camera apostolica, gli assessori sono parte di una struttura
organizzativa pi complessa che, pur affidando al cardinale camerlengo la competenza generale ed esclusiva in materia di tutela dei
beni culturali, prevede, sin dal XVI secolo, lintervento, accanto ai
funzionari non specialisti, di un Commissario sopra le antichit e le
cave che svolge, avendone adeguata competenza21, compiti tecnici
che vanno dalla vigilanza alla licenza di esportazione e che ha pienissima facolt di poter procedere contro gli estrattori dolosi22.
La differenza tra i due interventi legislativi tuttavia ancor pi
significativa di obiettivi e patrimoni di conoscenze diverse nella
Bando da parte di S.M. Carlo IIIcit., p. 201.
Creato nel 1534 da Paolo III, lincarico venne quasi sempre ricoperto da
personalit di prestigio. Nel settecento, ad esempio, furono commissari F. Bartoli,
R. Venuti, J.J. Winckelmann e G. M. Visconti. Del breve di Paolo III ne d notizia
M. SPERONI, op. cit., p. 14.
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Proibizione alla estrazione cit., p. 223.
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potenze europee limmagine del Regno autonomo26. Sin da principio non era stato tralasciato nessuno degli strumenti di prestigio
e di propaganda del potere (regge, siti reali, teatri, palazzi, fabbriche di oggetti preziosi, sono tutti attributi della regalit) ma con
Tanucci, grazie anche alla sua stessa formazione, lerudizione storica e lantiquaria vengono sempre pi considerate come ulteriore
strumento al servizio della politica. Non a caso lanno del colpo
di stato archeologico, com stato definito il 1755, anche quello
della fondazione dellAccademia Ercolanese, altro tassello del progetto di affermazione e consolidamento della monarchia il cui tanto discusso atteggiamento di chiusura nei confronti degli stranieri
non pu certo ridursi alla gretta gelosia di un piccolo e mediocre
gruppo di antiquari meridionali. I ripetuti interventi dello stesso
Tanucci per rivendicare agli accademici ercolanesi il diritto esclusivo di illustrare i reperti si chiariscono quindi molto meglio, alla
luce del significato politico che fin per rivestire lintera operazione napoletana delle scoperte archeologiche. Costretto a combattere su due fronti: uno, interno, per controllare le spinte antidispotiche
alimentate dal fronte chegli stesso definiva magnatizio; laltro,
esterno, dei complessi equilibri della diplomazia europea, Tanucci,
come si detto, ricercava valide garanzie per la continuit della
dinastia. La costruzione del mito del re, lesaltazione del favore
della provvidenza, la glorificazione del sovrano sincontravano
allora con esigenze contingenti di governo ed esprimevano le aspirazioni e la volont politica di quanti vedevano nel rafforzamento
dello Stato lunico possibile baluardo contro le ingerenze straniere e i gruppi interni di poteri. Sicch non per la gelosia fra eruditi,
che pure cera, ma per questo preciso disegno politico venivano
drasticamente troncate tutte le iniziative editoriali volte a raccogliere e diffondere prima della corte napoletana le conoscenze sulla scoperta di Ercolano.
26
E. CHIOSI, Il Regno dal 1734 al 1799, in Storia del Mezzogiorno, IV, tomo
II, Il Regno dagli Angioini ai Borboni, Roma, 1986, p. 415. Al testo della Chiosi
si rinvia anche per ulteriori riferimenti bibliografici.
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tutti gli altri oggetti (arredi e curiosit) che avevano reso la collezione Farnese una delle pi celebri dellantichit. Spostata sin dal
febbraio del 1734 a Genova con il pretesto di porla al riparo dai
possibili danni della guerra con lAustria ma, pi verosimilmente,
con il programma di trasferire il tutto a Napoli non appena si
fossero verificate le condizioni favorevoli al suo insediamento sul
trono napoletano, la raccolta parmense viene inviata nella capitale
a partire dal 1735. Nello stesso anno Carlo dispone il passaggio a
Napoli di Bernardino Lolli (custode a Parma del patrimonio
farnesiano)31; il trasferimento dellarmeria, della biblioteca e dellarchivio di casa Farnese e linvio di tutti i dipinti che decoravano
lappartamento degli stucchi. Nel 1736, la maggior parte dei
quadri, cose rare, medaglie ed oggetti di arte applicata ha preso
la via del nuovo regno diretta a Palazzo Reale, il primo dei luoghi
individuati per concentrare i diversi nuclei del patrimonio ereditato. Nellantico Palazzo, tuttavia, gli ingenti tesori non trovano immediata e adeguata sistemazione. Allarrivo di Carlo, difatti, la
reggia era non solo priva del necessario per accogliere il re, ma
versava anche in condizioni di degrado e di generale abbandono32.
Nonostante la rapidit con cui verranno ordinati alcuni lavori di
ristrutturazione, la reggia, negli anni di cui stiamo parlando,
parzialmente un cantiere. Tale circostanza, unita alla drastica
31
Pienamente condivisibile lipotesi che, con questa scelta, Carlo abbia mostrato di comprendere la necessit di non interrompere la relazione stratificata
e colta esistente tra un soprintendente ed i beni a lui affidati. A. FITTIPALDI,
Tutela e legislazione dei beni culturali a Napoli nel secolo XVIII, in Musei, tutela e
legilazione dei beni culturali, cit., p. 9.
32
Per la storia del Palazzo, cfr. AA.VV., Il Palazzo reale di Napoli, Napoli, 1987;
M. DE CUNZO, A. PORZIO, P. MASCILLI MIGLIORINI, C. GUARINO, Il palazzo reale di
Napoli, Napoli, 1994; P. DALCONZO, Lallestimento dei reali appartamenti della
Reggia di Napoli nel 1766, in Dialoghi di storia dellarte, nn. 8-9, 2000. P. MASCILLI
MIGLIORINI, Progetto e manutenzione del Palazzo Reale di Napoli (1600-2000), in P.
FARINA (a cura di), Dal Restauro alla manutenzione. Dimore Reali in Europa, atti del
convegno, Monza. Milano, 12-15 ottobre 2000, Milano, 2002. Merita di essere
segnalata per la ricca bibliografia anche la recente guida multimediale a cura di A.
BUCCARO e P. MASCILLI MIGLIORINI, Il Palazzo Reale di Napoli, 2001.
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museo48, implicita anche nel suo razionale allestimento, era completamente negata dai concreti comportamenti gestionali49. A Portici, infatti, la limitazione dellingresso alle collezioni era fortemente
accentuata dal divieto, imposto a quanti venivano ammessi, di
prendere appunti e disegnare. Cos come a Capodimonte, quindi,
anche nella cittadina vesuviana un istituto museale fortemente caratterizzato dallidea tutta settecentesca di uno spazio organizzato
per presentare la documentazione archeologica in successione ordinata e chiaramente leggibile, finiva con lesser contraddetto dal
venir meno di uno dei suoi presupposti fondamentali: la pubblica
fruizione, la larga libert di accesso e la conseguente possibilit di
una ricerca, indipendente e concorrenziale, aperta agli specialisti
di tutta Europa. Ai visitatori che richiedevano un rapporto operativo con lantico era solo concesso, ed cosa estremamente significativa, vedere ci che bastava per apportare la fama della rarit
desso museo nelle altre Provincie.
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trice che sino a qualche anno addietro aveva suscitato tante speranze. Di fronte allo spettacolo di tale miseria, tuttavia, maturano
le riflessioni dellelite intellettuale e comincia a farsi strada il convincimento che la soluzione dei problemi del Mezzogiorno possa
passare attraverso lincremento delle conoscenze tecniche e scientifiche. Linsegnamento di Antonio Genovesi50, la sua nozione di
una cultura allargata, estesa allintero popolo, la certezza che scienza
ed educazione svolgono una funzione di rinnovamento sociale
assurgono, proprio in questi anni, al ruolo di idee guida. Tanucci
intuisce la validit civile dei valori che il pensiero illuministico
tendeva a imporre ma non era facile rinunciare alle antiche armi
di difesa dellassolutismo rappresentate dalla concezione aristocratica e trascendente dellautorit. () Abbandonare quellidea
sacrale avrebbe portato ad uno scontro diretto con le magistrature
() ma la realistica scelta di continuare ad avvalersi del sistema in
vigore, per operare allinterno di esso limitati progressi, veniva
messa in crisi, da una parte, dallesigenza di uneffettiva e diretta
gestione del potere e, dallaltra, dalle richieste di garanzie civili per
il pubblico51. La sua sostituzione con il marchese della Sambuca,
nel 1776, segna la fine di unepoca. Alla funzione sacrale della
regalit succede lidea del Sovrano realizzatore di un programma
di riforma della societ ma solo come esecutore di una volont
generale. La funzione dellopinione pubblica non pi vista come
ricerca di consenso al potere, ma strumento per orientare e determinare le scelte politiche. La politica culturale in generale e le scelte di tutela e conservazione, per tornare al nostro discorso, risentono di una simile trasformazione e diventano esse stesse il segno
della volont di dare al paese un indirizzo pi consono al secolo
dei Lumi.
50
Oltre ai fondamentali testi di F. VENTURI, Illuministi italiani, V, Riformatori
napoletani, Milano-Napoli, 1962 e Il Settecento Riformatore, V, LItalia dei lumi
1764-1790, Torino 1987, opportuno indicare, per Antonio Genovesi e per il
contesto culturale napoletano, linteressante volume di E. CHIOSI, Lo spirito del
secolo. Politica e religione a Napoli nellet dellilluminismo, Napoli, 1992.
51
E. CHIOSI, Il Regno dal 1734 al 1799 cit, p. 435.
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rettamente con colui che, per lincarico ricevuto dal papa, era il
principale garante dellapplicazione del provvedimento del 180265.
Punti di contatto tra il piano Arditi e il Chirografo romano sono
evidenti: obbligatoriet della licenza di scavo; sorveglianti incaricati dalle autorit; divieto di estraregnazione assoluto per tutti
gli oggetti antichi. Rispetto al Chirografo, inoltre, il piano Arditi
presenta una pi opportuna articolazione delle disposizioni relative al diritto di prelazione riservato al Museo Reale; unaccurata
definizione delle modalit di compilazione di un registro e, soprattutto, uninteressante proposta sullistituzione di musei provinciali. Su questultimo punto torner in seguito. Vorrei, invece,
anche alla luce di quanto del piano conflu nel decreto 16 febbraio
1808, puntualizzare alcune cose. indubbio che la parte che potremmo definire vincolistica delleditto romano sia completamente
ripresa dallArditi ed altrettanto probabile che indicazioni sul
cosa consentire e cosa vietare siano state anche suggerite da Canova.
Ci che per rende davvero unico il chirografo romano altro.
per citare Emiliani e Gualandi66 il suo essere la pi alta celebrazione dellaspetto didattico del patrimonio, nonch il suo valore
di norma per i mestieri produttivi. Il Chirografo tutto di indole
operativa, dal momento in cui definisce produzioni le opere darte, allaltro in cui le colloca fra le pi utili e pi interessanti occupazioni dei suoi sudditi. Avvalorate da una spontanea identit fra
storia e presente cito ancora Emiliani che ci sembra frutto di
una cultura neoclassica assai impegnata, esse servono poi di ali65
A. MILANESE, Il piano Arditi del 1808 sui musei provinciali: centro e periferia della tutela in Magna Grecia, in I Greci in Occidente. La Magna Grecia nelle
Collezioni del Museo Archeologico di Napoli, Catalogo della mostra, Napoli,
1996, pp. 275-280.
66
G. GUALANDI, Neoclassico ed antico. Problemi e aspetti dellarcheologia nellet neoclassica, in Ricerche di Storia dellArte, 8, 1978-1979, pp. 19 ss. Nello
stesso numero della rivista cfr. anche il saggio di A. PINELLI, Storia dellarte e
cultura della tutela. Le Lettres a Miranda di Quatremre de Quincy e O. ROSSI,
Carlo Fea e il chirografo del 1802: cronaca, giudiziaria e non, delle prime battaglie per la tutela delle Belle arti, pp. 27-41.
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scita delle masse popolari70. Nel suo piano, pertanto, partendo dal
presupposto singolare per quei tempi che adeguate misure
preventive possano egualmente guidare allo adempimento delle
sovrane intenzioni, cio alla conservazione, bench a passi alquanto pi lenti71, Arditi individua come strumento di prevenzione la costituzione, in ciascuna provincia del Regno, di un museo.
una vera e propria rete quella che simmagina ed stupefacente riscontrare con quanta lungimiranza questuomo ne individui i
molteplici vantaggi. Con una simile organizzazione, infatti,i culti
stranieri (i quali oggid, dopo aver visitati i Musei della Capitale,
partono immediatamente da noi) potrebbero da oggi girare per
tutto il Regno () il che darebbe una novella dignit alle provincie medesime e con la dignit anche un lucro non mezzano; si
potrebbero inoltre selezionare pi facilmente quegli oggetti degni
di essere esposti nel Museo del re ma, soprattutto, il vantaggio
maggiore (per venire pi da vicino al proposito) consister in questo che le provincie () prenderanno via via un certo gusto verso
de monumenti antichi; e, preso che avranno un tal gusto, saranno
pi accorte a conservarli con gelosia72. C, com evidente, molta parte dellodierno dibattito sul ruolo dei musei locali, la consapevolezza dellimportanza della custodia reale e c, altro dato di
non poco conto, la precisa coscienza delle ricadute anche economiche di molteplici poli dattrazione turistica sul territorio. Si
inoltre riconosciuto73 ed unipotesi pienamente condivisibile
anche considerando la sua formazione il peso che sulla proposta
di Arditi ebbe il dibattito sviluppatosi tra gli illuministi napoletani sul profondo divario tra Napoli e le sue provincie e sulla
necessit di un deciso decentramento delle strutture che, nel no70
Su Gaetano Filangieri, principe di Arianello, oltre a F. VENTURI, op. cit., cfr.
anche G. GALASSO, La filosofia in soccorso de Governi. La cultura napoletana del
Settecento, Napoli, 1989.
71
A. MILANESE, Il piano Arditi cit., p. 278.
72
A. MILANESE, Il piano Arditi... cit., p. 279.
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Ibidem.
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stro caso, avrebbero quantomeno soddisfatto le esigenze conservative ed educative di luoghi anche i pi remoti e meno culti74.
Al riguardo, comunque, potrebbe anche essere interessante, ma
non ovviamente questa la sede per farlo, valutare se in qualche
modo lArditi si sia ispirato al rapporto con il quale il ministro
francese degli Interni, Jean Antoine Chaptal, ipotizz la nascita di
una rete di musei posti sotto la responsabilit della citt ma
tutelati anche dallo stato distribuiti sullintero territorio francese
al fine di ridistribuire lingente patrimonio di opere darte conservate a Parigi75.
Il piano di Arditi, privato per delle valide intuizioni su questa
sorta di rete museale, venne rapidamente utilizzato da Giuseppe
Bonaparte. Con il decreto del 16 febbraio 1808 vengono infatti
ratificati nuovi provvedimenti. Gli scavi, sospesi lanno precedente, possono nuovamente essere effettuati da privati previa regolare
licenza purch non si tocchino n mettino in pericolo i monumenti ragguardevoli, come sono i Tempi, le Basiliche, gli Anfiteatri, i Ginnasi, le mura di Citt distrutte, gli acquidotti, e i mausolei
di nobile architettura76.
Con lo stesso decreto vengono inoltre chiariti i meccanismi di
rilascio del permesso:
la licenza sar accordata comunicandola aglIntendenti delle
Provincie, ed al Direttore generale degli scavi, il quale incaricher persona di sua fiducia per invigilare sulla esecuzione delle dette condizioni, e far noto del risultato delle ricerche
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te di nostra libera propriet allodiale94, svincolate da ogni vincolo feudale, di piena disponibilit del re e quindi alienabili. Lidea
di bene protetto e tutelato dallo Stato portata avanti dai francesi
veniva dunque negata da tale dichiarazione di principio. Rivendicando il titolo squisitamente privato del possesso da parte della
sua persona fisica, il re ne affermava, di fatto, la separazione netta
dai beni della corona e, pertanto, anche dalla propriet dello Stato. questa una peculiarit giuridica del decreto ferdinandeo pi
volte sottolineata e in un recente scritto, a tal proposito, si ricorda
non solo la restituzione dellamministrazione dei suddetti beni agli
organismi propri di Casa Reale ma anche la significativa
differenziazione operata fra contenuti e contenitori: i primi (collezioni darte e di antichit) considerati appunto allodiali, i secondi (siti reali, regge e palazzi) beni della corona95.
La restaurata monarchia borbonica, sia pur con questi limiti,
rafforza comunque il fine educativo e pubblico del Museo dei vecchi studi, lo inaugura nel 1816 e lo denomina ufficialmente Real
Museo Borbonico96. Uniformandosi a quei principi che si erano
ormai irreversibilmente affermati, il museo continua ad accrescersi e, sia pur faticosamente, ad organizzarsi. Arricchito di nuove e
importanti collezioni pu ormai contare su di un edificio comple-
94
La libera propriet allodiale,ossia una propriet svincolata da ogni gravame e limite di tipo feudale, corrisponde sostanzialmente alla nostra propriet
privata. Il patrimonio artistico del regno, dunque, viene dichiarato propriet privata del re in quanto individuo e pertanto nettamente distinto dai beni della
corona che facevano capo a una dinastia. Sulla condizione giuridica di allodio
vedi anche M. AZZINNARI, Il Real Museo Borbonico Reggia delle Arti, in Archivio
di Stato di Napoli, op. cit., pp. 63-72.
95
Cfr. R. SPADACCINI, LArchivio del Ministero della Pubblica Istruzione cit.,
p. 13.
96
Real Decreto del 22 febbraio 1816. Il nome con il quale verr ufficialmente
battezzato il museo sar mantenuto fino allunit dItalia quando listituto verr
denominato Nazionale. Per il testo del decreto cfr. Collezione delle leggi, de
decreti e altri atti riguardanti la Pubblica Istruzione promulgati nel gi Reame di
Napoli dal 1806 in poi, vol. I, Napoli, 1861, p. 422.
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una ben pi antica e consolidata tradizione di tutela del patrimonio storico e artistico risalente addirittura al secolo XVI. in questo periodo, infatti, che si registrano i primi due provvedimenti per
la conservazione degli edifici sacri: la prammatica di Ferdinando il
Cattolico del 1514 (con la quale si stabilisce di destinare la quinta
parte delle rendite annue delle diocesi per la manutenzione delle
chiese monumentali) e lordine del Vicer de Vega del 1552 (con il
quale sistituisce la figura del Visitatore, una sorta di ispettore che
opera per delega del re e vigila sulleffettivo stato delle chiese che
fu mantenuta fino al XVIII secolo). Durante il regno di Carlo,
difatto, ci si limit a razionalizzare e dare una definitiva codificazione alle antiche disposizioni che Monsignor De Ciocchis, nominato Visitatore il 4 maggio 1741, aveva raccolto e fatto approvare dal
Senato nel 1743. La Sicilia mantenne una sua strategia dintervento anche per glinteressantissimi provvedimenti nel settore archeologico che, necessitando ben altri spazi ed approfondimenti, verranno in questa sede solo accennati. Con un decreto del 1778,
infatti, lintero territorio venne diviso in circoscrizioni archeologiche
(Sicilia orientale e Sicilia occidentale) e le attivit di ricerca, custodia e conservazione furono affidate rispettivamente ad Ignazio
Patern principe di Biscari104 ed a Gabriele Lancellotto Castelli,
104
Per approfondimenti si vedano, nel volume a cura di E. IACHELLO, I Borbone
di Sicilia (1734-1860), Catania, 1998, i saggi di L. DAGATA-G. SALMIERI, Dai
Principi agli Scienziati: vicende dellarcheologia siciliana sotto i Borbone (17341860) e di A. M. IOZZA, La tutela archeologica in Sicilia, utile anche il contributo di A. MOMIGLIANO, La riscoperta della Sicilia antica da T. Fazello a P. Orsi, in E.
GABBA-G. VALLET, la Sicilia Antica, Napoli, 1992 e il testo di M. CAMPISI, Cultura
del restauro e cultura del revival. Il dibattito sulle antichit in Sicilia nel contesto
della cultura neoclassica europea, 1764-1851, Palermo, 1981. Sullinteressantissima figura di Ignazio Biscari si veda, inoltre, G. AGNELLO, Il Museo Biscari di
Catania nella storia della cultura illuministica italiana del Settecento, in Archivio
Storico della Sicilia Orientale, X, 1957, pp. 142-157.
Altre riflessioni sulla tutela dei monumenti in Sicilia si ritrovano nel testo di
M. GUTTILLA, Camillo Boito e la cultura del restauro nella Sicilia dellOttocento,
Palermo, 1990 e nei Quaderni del Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas
di seguito indicati.
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aggiunge non poche modifiche alla precedente legislazione aggiornandosi, anche in questo caso, al romano editto del cardinale Pacca. Promulgato nel 1820, leditto romano stato giustamente definito il massimo sforzo del governo papale di codificare in modo
preciso e organico lorganizzazione dei beni culturali, un lucido condensato del pensiero neoclassico107 in cui il rapporto con
lantico assume una caratterizzazione operativa che coinvolge tutte le manifestazioni artistiche, dalle produzioni pi alte alle realizzazioni pi umili e di livello applicativo. Aggiornandosi e ampliandosi lesigenza normativa sulla scia della legislazione pontificia,
anche a Napoli dunque si vieta di togliere dal loro sito attuale i
quadri, le statue, i bassi-rilievi, e tutti gli oggetti e monumenti storici o darte, che esistono tanto nelle chiese ed edifizi pubblici,
quanto nelle cappelle di padronato particolare; di demolire o in
qualsiasi modo degradare anche nei fondi privati le antiche costruzioni di publici edifizi, come sono i templi, le basiliche, i teatri,
gli anfiteatri, i ginnasi, del pari che le mura di citt distrutte, gli
acquidotti, i mausolei di nobile architettura ed altro; di asportare fuori dei nostri Reali Domini ogni oggetto di antichit, o di
arte, ancorch di propriet privata108.
Con larticolo 4, nuova rispetto al passato ma anche in questo caso evidentemente ispirata ai provvedimenti romani, viene
inoltre sancita la nascita di una Commissione di Antichit e Belle Arti. Composta dal Direttore del Real Museo, da due soci dellAccademia Ercolanese e da due altri soci dellAccademia di Belle
Arti, la Commissione assume, almeno in teoria, un ruolo notevole allinterno del servizio di tutela. Spetta ad essa, infatti, esaminare gli oggetti da esportare (art. 5) e, relativamente agli scavi
G. GUALANDI, Neoclassico e antico. Problemi e aspetti dellarcheologia nellet neoclassica, in Storia dellarte e politica della Tutela, Ricerche di Storia
dellarte, 8, 1978-1979, Firenze, pp. 11-12.
108
Decreto di Ferdinando I del 13 maggio 1822. In F. MARIOTTI, La legislazione, cit. pp. 270-271.
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Scavi di Napoli, che potrebbe fornire alluopo molti lumi [il corsivo
mio n.d.a.]122.
Che gli anni del De Sanctis abbiano portato, a Napoli, un notevole rinnovamento nel mondo della cultura e delle sue istituzioni
facendole compiere un deciso passo in avanti ormai un fatto
accertato ma un po troppo pensare che la tutela del patrimonio
archeologico sia stata modificata nel giro di pochi mesi. Ricordando che la Soprintendenza postunitaria nasce il 7 dicembre 1860123
ed dotata di un suo regolamento nellagosto 1861, difficile
pensare che lesperienza cui fa riferimento Fiorelli sia stata tutta
acquisita in un arco di tempo cos breve. ovvio che larcheologo
citi soprattutto il periodo luogotenenziale (daltra parte era stato
allontanato dal Museo nel 1850) ma altrettanto evidente che,
quando parla di tradizioni e istituzioni governative, il suo pensiero corra agli anni precedenti lUnit e, a quanto pare, in modo
niente affatto contrario. Molto pi probabile, dunque, pensare
ad una discreta attivit gi svolta durante il governo borbonico
che sembrerebbe confermata dal fatto che, mentre in altre istituzioni vennero effettuate vere e proprie epurazioni di personale,
nella Soprintendenza italiana furono riconfermati molti dei precedenti componenti. Senza nulla togliere alla figura geniale e
fascinosa di Fiorelli, che irrompe nella Napoli conformista e
paludata di Francesco Maria Avellino e di Bernardo Quaranta124,
certo che gi con questi ultimi si assiste ad una graduale dilatazione dello spettro dellattenzione archeologica e, con Avellino
soprattutto, si comincia ad avvertire lesigenza di un rigoroso impegno per la documentazione e la conservazione di quanto rinvenuto. Merita di essere riportato, al riguardo, il giudizio della
Scatozza che, sebbene giustamente ricordi che siamo ancora negli
ambiti dellerudizione tradizionale, sottolinea come la precisa e
Lettera di Fiorelli a De Sanctis, cit.
Su questi argomenti cfr. N. BARRELLA, Il servizio di tutela cit.
124
L.A. SCATOZZA HORICHT, Giuseppe Fiorelli, cit. p. 866. S. DE CARO- P. G.
GUZZO (a cura di), A Giuseppe Fiorelli... cit.
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16 settembre 1839132, che affida alle autorit amministrative dipendenti dal Ministro degli affari interni la verifica della buona
manutenzione dei monumenti di propriet privata e la vigilanza
dei restauri. Qualora fra i monumenti designati () ve ne sia
alcuno che per la sua importanza meriti di essere in particolar
modo conservato al fine di sottrarlo al deperimento o perch di
132
Per quel che concerne la politica di tutela di Ferdinando II, pur esulando
dal nostro discorso incentrato prevalentemente sulla conservazione e la fruizione
delle opere darte, meritano di essere ricordati una serie di provvedimenti che,
proprio a partire dal 1839, saranno finalizzati alla salvaguardia del decoro cittadino e alla cura del paesaggio. Con il decreto del 22 marzo 1839, infatti, viene
creato il Consiglio Edilizio della citt di Napoli che, composto da tre distinti
cittadini, tre uomini di arte ed un segretario, avr, tra laltro, anche il mandato
di tutelare il patrimonio architettonico della citt e di regolare lattivit costruttiva
privata. Alliniziativa del Consiglio edilizio, infatti, va legata la proposta di estendere i vincoli di salvaguardia del paesaggio stabiliti per il Corso Maria Teresa a
tutte le zone paesistiche della citt. Considerando che le nuove strade di Posillipo,
del Campo e di Capodimonte hanno la maggiore bellezza dal lato che guarda il
mare ed i luoghi loro sottoposti, il Consiglio, nel luglio del 1841, deliber
dimplorare lapprovazione Sovrana, acci siano proibiti dora innanzi edifizi
novelli di ogni osrta, che sorpassino il pavimento delle vie medesime, ed affinch
non siano permesse ricostruzioni in caso di crollamento naturale o procurato.
Accolta immediatamente, la delibera divenne esecutiva con unordinanza del 17
gennaio 1842 che sanc il divieto di innalzare e costruire fabbriche che impediscono la vista del mare () da Mergellina sino al piano di Coroglio; () dal
ponte della strada del Campo che sovrasta la via Arenaccia a dritta scendendo
sino al punto dove la detta strada del Campo incontra la via che mena a Poggioreale
ed a sinistra () salendo dal summentovato Ponte sino alle colline che sono a
manca della strada di capodimonte, ascendendo dal ponte della Sanit sino al
cancello delluscio che d adito alla tenuta Ruffo. Un ulteriore decreto, quello
del 31 maggio 1853 specifico per il corso Maria Teresa, stabil inoltre il divieto
di alzare edifizii, muri o altre costruzioni, le quali impediscano o scemino la
veduta della Capitale de suoi dintorni e del mare. Rispetto a tali delibere cfr. G.
BRUNO E R. DE FUSCO, Errico Alvino architetto e urbanista napoletano dell800,
Napoli, 1962, R. DE FUSCO, Architettura e Urbanistica dalla seconda met dellOttocento ad oggi, in Storia di Napoli, Napoli, 1971, pp. 273-342; A. BUCCARO,
Istituzioni e Trasformazioni urbane nella Napoli dellOttocento, Napoli, 1985 e
Id., Architettura e Urbanistica dellOttocento, in AA. VV., Storia e civilt della
Campania, lOttocento, a cura di G. Pugliese Carratelli, Napoli, 1995.
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che vi distingue nelle vostre ricerche: per lo che nutro grandi speranze, che oltre loggetto speciale della Commissione, avr il mondo a congratularsi di una ricca supellettile di cognizioni per la
storia delle arti di Napoli ancora mancanti136.
Affiora, in questa lettera, un nesso importantissimo: quello tra
la tutela delle belle arti e lo studio della loro storia che Catalani
non manca di ribadire.
Mediante queste ricerche potranno rivivere alla posterit tanti
egregi artisti napoletani di cui le opere si vedono, e signorano i
nomi da coloro che ne hanno scritto, perch molti perirono nelle
due pesti del 1445 e del 1656 () e molti ancor perir dovettero in
quella singolarissima faccenda della rivoluzione di Masaniello ().
A queste sciagurate cagioni si deve lobblio che aggrava al fondo i
nomi di molti valenti artisti, poich troncarono di repente il filo di
tante vite che promettevano bellissime speranze di onore alla patria non meno che alle arti. Non pertanto, un accurato esame delle
loro opere, esatte ricerche per entro agli archivi e nelle case private
di Napoli si conservano, potranno far rinvenire sottoscrizioni ne
quadri, ricevute di pagamenti fatti a quegli artisti per le loro opere
o altri simili documenti, e cos sottrarre dallindegno obblio e dalle tenebre i nomi di uomini che tanto hanno sudato per la gloria
delle arti del proprio paese137.
Mentre larcheologia, gi negli anni 30, cominciava ad allontanarsi dallantiquaria e modificando latteggiamento verso i manufatti ed affinando tecniche di scavo, perfezionava o comunque discuteva i metodi di tutela e di fruizione; la tutela delle Belle Arti,
a Napoli, continuava a rimanere bloccata dai limiti dellerudizione
locale che non aveva compreso quellinteressante passo in avanti
di Catalani, lunico in grado di offrire nuove motivazioni alla conservazione dei monumenti. I decreti borbonici, quindi, finivano
con lavere esiti differenti perch diversi erano i metodi, gli uomini
e gli obiettivi che, con il rispetto delle leggi, essi volevano perse136
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quelle volont sporadiche trovarono pi larga eco e favore. A Parente, Preistoria cit., p. 621.
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Usata da Gaetano Filangieri (Documenti per la storia, le arti e le industrie
delle province napoletane, Napoli, 1883-1892 vol. IV. p. 4), lespressione si adatta perfettamente ai nuovi obiettivi ed alle motivazioni della Societ Napoletana
di Storia patria fondata nel 1875. Per ulteriori riferimenti al riguardo si vedano,
in questo stesso volume, i saggi dedicati a Gaetano Filangieri e a Bartolomeo
Capasso.
Si tratta del Regio decreto del 7 luglio n. 3036 per la soppressione delle
corporazioni religiose e la Legge 15 agosto 1867 n. 3848. Su questi argomenti,
per problematiche generali e per ulteriori riferimenti soprattutto al vivace dibattito coevo, si veda A.C. JEMOLO, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni,
Torino, 1949; P. BORZOMATI, Appunti per una storia delle riduzioni delle chiese e
della soppressione dellasse ecclesiastico in alcune diocesi del Mezzogiorno dItalia (1866-1867), in Bollettino dellarchivio per la storia del movimento sociale
cattolico in Italia, IX, 1974, pp. 211-227; G. BONFANTI, La politica ecclesiastica
nella formazione dello stato unitario, Brescia 1977; F. BONANNI DOCRE, Le chiese
degli enti soppressi, Napoli, 1977. Per le conseguenze sul patrimonio artistico
cfr. A. EMILIANI, Musei e museologia, in Storia dItalia, I documenti, V, 2, Torino,
1973; Id.,Una politica dei beni culturali, Torino, 1974; M. BENCIVENNI R. DALLA
NEGRA P. GRIFONI; Monumenti e istituzioni. Parte I. La nascita del servizio di
tutela dei monumenti in Italia 1860-1880, Firenze, 1987; A. GIOLI, Monumenti e
oggetti darte nel Regno dItalia. Il patrimonio artistico degli enti religiosi soppressi tra riuso, tutela e dispersione. Inventario dei Beni delle corporazioni religiose
1860-1890, Roma, 1997; D. JALLA, Il Museo contemporaneo, Utet, Torino, 2000.
Per lo specifico napoletano, ampio spazio al rapporto tra soppressione dellasse
ecclesiastico e tutela dei monumenti dato nel mio testo La tutela dei monumenti cit., pp. 96-104.
1
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Le fonti storiche e archivistiche2 sullutilizzo dei monasteri soppressi parlano, sostanzialmente, di educandati, collegi, reclusori
di monelli o, in alternativa, di dispensari antitubercolari, cliniche,
caserme e musei. Il riutilizzo per lindustria, nei casi in cui si verifica , piuttosto, continuit dimpiego di strutture conventuali gi
soppresse nella prima met del secolo mentre gli spazi commerciali traggono origine dallabbattimento degli antichi monasteri
pi che dalla loro trasformazione. Cos come le altre, tuttavia, queste
nuove funzionalit, anche se marginali, consentono egualmente di
leggere scelte politiche, economiche, sociali e culturali di una citt.
Con il mio scritto, dunque, tenter dinterpretare i dati che gli
studi sullargomento hanno messo a disposizione3 aggiungendo,
2
Faccio riferimento al Fondo Monasteri soppressi dellArchivio di Stato di
Napoli ma anche alle buste 490-498 dellArchivio della Direzione generale delle
antichit e belle arti (1860-1890), I versamento, conservato presso lArchivio
Centrale dello Stato. Sullutilizzo dei monasteri napoletani estremamente utile
la Guida Sacra della Citt di Napoli di Gennaro Aspreno Galante (Napoli, 1872)
e la relazione di A. COLOMBO, Commissione per la Conservazione dei Monumenti
Municipali (Lavori compiuti dal giugno 1874 a tutto lanno 1898), Napoli, 1900.
3
Per unanalisi puntuale delle vicende architettoniche ed urbanistiche della
citt ottocentesca cfr. G. RUSSO, Il risanamento e lampliamento della citt di
Napoli, Napoli, 1959; R. DI STEFANO, Storia, architettura, urbanistica, in Storia
di Napoli, IX, Napoli, 1971, pp. 647-743; Id., Edilizia e urbanistica napoletana
dellOttocento, in Napoli Nobilissima, XI, 1972; R. De FUSCO, Architettura e
urbanistica dalla seconda met dellOttocento ad oggi, in Storia di Napoli, X,
1972, pp. 273- 342; G.C. ALISIO, Sviluppo Urbano e storia della citt, in Storia di
Napoli, VIII, Napoli, 1971; Id., Lamont Young. Utopia e realt nellurbanistica
napoletana dellOttocento, Roma, 1978; Id., Napoli e il risanamento edilizio.
Recupero di una struttura urbana, Napoli, 1982; C. DE SETA, Le citt nella storia
dItalia. Napoli, Bari, 1981, pp. 211-241; A. BUCCARO, Istituzioni e trasformazioni urbane nella Napoli dellOttocento, Napoli 1985; Id., Opere pubbliche e tipologie
urbane nel Mezzogiorno preunitario, Napoli, 1992 (con ampia bibliografia cui si
rimanda per ulteriori approfondimenti); Id., Architettura e urbanistica dellOttocento, in Storia e civilt della Campania. Lottocento, Electa Napoli, Napoli 1995,
pp. 117-204. Altre fonti utili per largomento trattato sono: G. ALIBERTI, Profilo
delleconomia napoletana dallunit al fascismo, in Storia di Napoli, X, Napoli
1972 pp. 401-468; F. STRAZZULLO, La situazione dei monasteri soppressi a Napoli
dopo il Concordato del 1818, in Napoli Nobilissima, XII, 1973; G.C. ALISIO, La
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to in altezza per aversi altra sala superiore. Ampie variazioni riguardarono, anche in questo caso, il cortile. Un braccio di porticato venne chiuso per realizzare il portone dingresso, lufficio della
porta ed i locali per la visita e servizi inerenti, in un altro erano stati
ricavati vari depositi e magazzini e nellarea meridionale, un magazzino a due navate una delle quali ricavata dalla tompagnatura del
porticato per uso di custodia di Sigari in casse13. Dellantica struttura, di fatto, persistevano soltanto i pilastri di sostegno delle arcate: il resto era stato sacrificato dalla logica del massimo sfruttamento degli spazi disponibili che caratterizza anche la vicenda del chiostro di Santa Caterina a Formello. Ceduto allimprenditore Raffaele
Sava, nel 1823, per impiantarci una fabbrica di panni e di castori
alluso di Francia14, il lanificio ancora produttivo dopo lUnit.
Dello spazio occupato dallarea produttiva nota la seguente descrizione: La porta poi a dritta mena al chiostro dellantico monastero gi soppresso fin dal Decennio, e si rattrista lanimo nel contemplare le poche pitture in parte contraffatte, reliquie della prisca
grandezza di questo cenobio, il quale oltre ai molti pregi artistici e
storici serbava una ricca biblioteca ed un museo, il primo che fosse
stato raccolto in Napoli; luna e laltro furono preda del sacco dato
in quel tempo a questo monastero, che poscia fu mutato in lanificio15.
Siamo nel 1872 e il testo citato tratto dalla Guida Sacra della
citt di Napoli di Gennaro Aspreno Galante. Membro di una delle
locali commissioni conservatrici16, Galante la prima voce che,
dopo lUnit, lamenta gli esiti dei riusi impropri degli antichi mona13
Archivio di Stato di Napoli (ASN), Genio Civile, fs. 262, Chiarimenti circa
i lavori di riduzione eseguiti nello Edificio de SS. Apostoli. Il documento in gran
parte riportato da R. De Santo, op. cit.
14
G. A. GALANTE, Guida Sacra della citt di Napoli, Napoli, 1872, p. 48.
15
Ibidem.
16
Monsignor Gennaro Aspreno Galante fu personaggio di spicco della Commissione Municipale per la Conservazione dei Monumenti di Napoli. Sulla Commissione, nata nel 1874 per volont della Giunta Municipale di Napoli, e sulle
battaglie svolte dal Galante cfr. N. BARRELLA, La tutela dei monumenti cit. e, in
questo stesso volume, il saggio su Bartolomeo Capasso.
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buto alla riabilitazione di una fonte, in Ricerche sul 600 napoletano, V, 1986,
pp. 255-269. Un commento alle Vite di De Dominici, a cura di F. Sricchia Santoro,
attualmente in corso di stampa per i tipi della Paparo Editore di Napoli.
20
Nata nel 1864, la Commissione, voluta dal Ministro Guardasigilli pel Ramo
Culto Giuseppe Pisanelli, ebbe breve vita. Istituita con il preciso intento di formare un esatto catalogo di tutti gli oggetti darte che si fossero rinvenuti nei
Monasteri Soppressi delle Provincie Napoletane la commissione oper solo fino
al 1866 anno in cui venne sostituita dalla Commissione Consultiva di Belle Arti
di Napoli. Sulla composizione di questo organismo e sulle sue peculiarit, cfr. N.
BARRELLA, La tutela dei monumenti, cit.
21
Istituita il 15 agosto 1866, la Commissione consultiva di Belle Arti di Napoli ebbe il compito di vegliare su tutta la Provincia.
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fuori della stessa materiale sussistenza dei loro oggetti: ed ecco ancora un motivo di sostanziale novit che cio dovesse essere norma
di elementare coerenza culturale, lestensione del proprio giudizio,
dal ristretto ambito degli addetti ai lavori a quello pi vasto dellintero ambiente culturale; e questo evidentemente comportava anche
ladozione degli strumenti della polemica affinch lavvenuto riconoscimento di valori darte e di storia si conducesse fino alle ultime
conseguenze che consistevano appunti nella salvaguardia dei beni
che avevano testimoniato tali valori e nellassicurazione del loro
perpetuo godimento45.
con un giudizio tratto proprio da Napoli Nobilissima, ultimo documento sulla percezione ottocentesca del riuso per lindustria, che si conclude dunque questo scritto, ritornando ancora
una volta su di S. Pietro Martire. Ove era silenzio e tranquillit
si legge il rumore delle macchine e laffaccendarsi degli operai
attestano la ben pi proficua attivit del lavoro: i dormitori, i refettori, le celle, il chiostro dove ancor zampilla lacqua dellantico
formale, sono ora ingombri di tabacco lavorato o grezzo, che ammorba () laria circostante. Gli stemmi del Governo sono attaccati alle mura, gli agenti della Dogana stazionano le porte; e dalla
grande porteria, ove un tempo i buoni frati dai pingui visi soddisfatti ricevevano i lauti prodotti dei loro campi, si vedono uscire
adesso od entrare grosse balle di merce, che serve a fomentare uno
dei vizii pi incorreggibili e pi dannosi dellumanit.
Conservata sul davanti della chiesa la piazzetta, il cui lato
nord rimane aperto sul nuovo Rettifilo: e l, dove la Morte dalle
vuote occhiaie ammoniva la gente mondana a pensar vie di fare
forte in via di salvamento, ora serge la statua in bronzo di Ruggiero
Bonghi,() simboleggiando il trionfo del pensiero moderno sullantico46.
45
R. PANE, Benedetto Croce e Napoli Nobilissima, in Napoli Nobilissima,
1978, p. 17.
46
G. COSENZA, La chiesa e il convento di S. Pietro Martire, in Napoli Nobilissima, IX, 1900, p. 139.
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B. CAPASSO, Appunti per la storia delle arti in Napoli, in ASPN,vol. VI, a.
1881, Napoli, p. 68.
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Nel terzo volume ( Napoli, 1885) Chiese di San Domenico Maggiore, dei
SS. Pietro e Sebastiano, di San Gregorio Armeno, Estaurita dei SS. Giovanni e
Paolo, di S. Francesco alle Monache, dei SS. Crispino e Crispiniano, del Carmine
Maggiore; nel quarto ( Napoli, 1888) Chiesa di S.Maria delle Grazie Maggiore
e Chiesa e Monastero di San Gaudioso.
47
G. MILANESI, op.cit., p. 450.
48
G. C. SCIOLLA, Documento, opera darte e analisi dello stile. LArchivio
storico dellarte e la nuova kunstwissenschaft, in G. C. SCIOLLA - F. VARALLO (a
cura di), LArchivio Storico dellarte e le origini della Kunstwissenschaft in
Italia, Edizioni dellOrso, Torino, 1999, p. 34.
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la legge tutela solo quegli edifizii che vengono notati nel catalogo,
tutti gli altri, poi, potranno essere distrutti e manomessi
impunemente? Pure sarebbe questa la conseguenza assurda del
privilegio costituito dal catalogo ufficiale69.
Procedendo nellanalisi del disegno legislativo, Filangieri sposta
laccento sul nodo onde tutto il meccanismo vien mosso ossia
sui responsabili della tutela. A chi sar affidato questo geloso
incarico della vigilanza? La legge non lo dice. Dirallo il
regolamento; e cos dunque dal contesto della legge trovasi escluso
quello che dovrebbe essere il nodo, anzi la leva, onde tutto il
meccanismo viene mosso. Saranno per avventura deglispettori
scolastici, saranno i prefetti e sottoprefetti alle provincie (...) ma
ispettori scolastici, prefetti, ispettori speciali, saranno competenti
abbastanza, avranno sufficiente attitudine a bene disimpegnarla?
Ne dubitiamo forte; perciocch fu proprio per un tale difetto che
gli editti anche rigorosissimi non approdarono a niente 70.
Lattenzione posta sulla competenza, sulla professionalit di chi
opera per la conservazione del patrimonio culturale uneco
evidente delle battaglie che Fiorelli, allora Direttore Generale alle
Antichit e Belle Arti aveva condotto per ottenere personale
appositamente a ci preposto e unicamente dedicato al proprio
ufficio senza essere distratto in altre cure nelle due relazioni al
Ministro P.I. Sullordinamento del Servizio archeologico del 1883
e del 188571. Estremamente interessante, inoltre, la sua ipotesi
di custodia discentrata e regionale cui concedere diritti e facolt
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che escano dalla sfera del semplice voto consultivo motivata dalla
giusta riflessione che nessuno pi [dei cittadini] pu avere interesse
a quella conservazione, i quali avvezzi a veder sempre tali
monumenti, e lusingati dal lustro che ne proviene al luogo natale,
li considerano quasi come parte della loro personalit72. La
differenza- purtroppo sostanziale- che mentre Fiorelli arriver
alla moderna quanto incompresa richiesta di persone
convenientemente addestrate e che non rifuggano dallo entrare in
questa nuova via, vedendovi giusta ricompensa per lopera prestata,
ed ordine di carriera che non tradisca le speranze oneste di gente
laboriosa e meritevole di riguardo73, Filangieri continuer ad
individuare come possibili operatori Consessi o Comitati di
notabili cittadini per ciascuna regione (...) [in cui potranno]
raccogliersi e amalgamarsi i diversi elementi, che debbono
concorrere al fine, e possono trovarsi a fianco il prete, larchitetto,
larcheologo e lartista74.
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Conclusioni
Nel novembre del 1892, mentre ancora attendeva alla
correzione delle bozze della monografia sulla Chiesa di San
Giovanni a Carbonara, Gaetano Filangieri muore, lasciando inedito
il VII volume dei Documenti. Nel suo testamento, comunque, il
Principe individua lerede del proprio lavoro. All Archivio Storico
per le Province Napoletane ossia alla Societ
Napoletana di Storia Patria- lascia un legato di quarantamila
lire per continuare le ricerche e la stampa dei documenti storici
artistici industriali nelle schede notarili ed altrove. Il Presidente
insieme al consiglio direttivo- stabilisce nel suo lascito- faranno
tutto quello che crederanno senza obbligo di rendere conto alcuno.
I volumi che si pubblicheranno continueranno a portare il mio
nome diunita (sic) a quello che faranno le ricerche e le
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alla trasformazione dei tradizionali processi lavorativi nelle scuoleofficine dellArtistico-Industriale, le battaglie per la conservazione
dei monumenti napoletani, lattivit di consigliere comunale.
Affidata ad altri lattivit di ricerca archivistica e bibliografica
Filangieri96 tenne i fili del sistema, gest e rielabor criticamente le
informazioni ricevute, le adegu al suo sogno di trasformazione
del futuro di Napoli. Per questa ragione, e nonostante il legato di
quarantamila lire, i Documenti cos come lintero sistema culturale
creato , di fatto, moriranno con lui97.
96
Andrebbe certamente ricostruita, ma occorrerebbero tempi e spazi diversi,
la fortuna critica dellopera filangeriana. In questa sede vale forse solo la pena
di ricordare la famosa osservazione del giovane Croce che, nella recensione ai
due ultimi volumi, scrisse: nel suo recente ed importantissimo Indice degli
artefici, il Filangieri, parecchie notizie riferisce desumendole dal Lanzi e non
saccorge che il Lanzi copia il De Dominici, il quale, per tal modo, cacciato
dalla porta, rientra per la finestra ( ASPN,1892,p.213).
97
Storia Patria, in verit, utilizzando i fondi del lascito di Gaetano Filangieri,
nel 1899, pubblic il primo libro di Emile Bertaux su Santa Maria di Donnaregina
e larte senese a Napoli nel secolo XIV. Probabilmente, nei suoi studi ricchi di
dati e di documenti non disgiunti da unaccurata sintesi storica, i soci della
Deputazione napoletana avevano individuato il prosieguo pi naturale dei
filangieriani Documenti. Ma il volume monografico su Donnaregina, scritto dall
erede della grande tradizione erudita storico-documentaria francese, ,
comprensibilmente, il tassello di unaltra storia e di un altro percorso culturale.
Una profonda divergenza di obiettivi e di metodo caratterizzeranno anche lopera
di Antonio Filangieri di Candida incaricato, dalla stessa Societ, di completare
la monografia su S. Giovanni a Carbonara.
Gli incarichi rivestiti da Bartolomeo Capasso nelle diverse istituzioni che, dallUnit agli inizi del 900, operarono per la conservazione dei monumenti campani, sono talmente numerosi da consentirci di ripercorrere la storia dei primi, difficili passi, del servizio di tutela nazionale e dei suoi organi periferici1. Capasso infatti, sin dal 1874, nella napoletana Commissione Municipale per
la Conservazione dei Monumenti2; nel 1876, nominato Ispettore agli scavi e ai monumenti per la provincia di Napoli e Sorrento3; nel 1880 entra a far parte della Commissione Conservatrice
dei monumenti ed oggetti darte e dantichit per la provincia di
Terra di Lavoro4 e, negli stessi anni, partecipa, proprio in quanto
Ispettore, ai lavori della Commissione Provinciale di Napoli. Come
vicepresidente della Commissione municipale tra i promotori
del Museo Civico di Donnaregina5; collaboratore e riconosciuto
maestro di metodo, affianca Gaetano Filangieri nellistituzione
del suo Museo e, pur non essendo tra i fondatori, vive tutte le pi
importanti fasi della nascita del Museo Provinciale Campano. Nel
1882, morto Camillo Minieri Riccio, Capasso ottiene la direzione
Per la storia del servizio di tutela in Italia, risultano fondamentali i due
volumi di M. BENCIVENNI, R. DALLA NEGRA, P. GRIFONI, Monumenti e istituzioni,
Alinea, Firenze, 1987-1992 cui far costantemente riferimento.
2
Vi rester fino alla morte.
3
Manterr questo incarico fino al 1895.
4
Rester in carica fino al 1896.
5
Sul museo di Donnaregina cfr. N. BARRELLA, Il Museo Filangieri, Guida,
Napoli, 1988 ed Ead., La tutela dei monumenti nella Napoli postunitaria, Luciano Editore, Napoli, 1995.
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dellArchivio di Stato di Napoli e istituisce al suo interno un museo, tra gli iniziatori della Societ di Storia Patria cui, giustamente, si riconosce un ruolo determinante anche nel dibattito sulla
difesa dei monumenti ed il vecchio venerando che ispira (almeno inizialmente) i giovani redattori della rivista Napoli Nobilissima che non poche battaglie intraprese per la salvezza del patrimonio storico-artistico napoletano. A questo elenco di incarichi,
evidentemente cospicuo, non corrisponde per unadeguata quantit di documenti che ci aiutino a comprendere la sua opinione
rispetto alle scelte delle istituzioni cui appartenne.
Molti degli uomini che animarono i primi organi consultivi del
Ministero della Pubblica Istruzione (cui spettava la conservazione
del patrimonio monumentale) seppero gettare le premesse di quel
fondamentale dibattito sui metodi e gli obiettivi della salvaguardia dei beni culturali che port ad una progressiva coerenza del
servizio di tutela in Italia. Le proposte, le battaglie, lattivit di
persone come Giuseppe Fiorelli, Luca Beltrami, Felice Barnabei,
Antonio Salinas ed altri6, riuscirono a fornire un fondamentale
contributo di teorie e metodi dintervento che risulter talmente
importante, da lasciare tracce profonde sulle ulteriori vicende della conservazione in Italia, facilmente riscontrabili in epoche anche
molto vicine a noi. Di tale dibattito, inoltre, Napoli fu tra le citt
protagoniste. La lunga esperienza preunitaria aveva di sicuro contribuito ad affinare specifiche capacit in alcuni settori quali ad
esempio, lo scavo archeologico o la musealizzazione degli oggetti
che costituirono il retroterra culturale ideale non solo per il priAl di l dei pi volte citati volumi di Bencivenni, Dalla Negra, Grifoni, del
saggio di Guzzo e degli Atti del Convegno per il centenario della morte di Giuseppe Fiorelli, per la ricostruzione dellattivit dei nostri protagonisti si vedano
anche: M. BARNABEI-F. DELFINO (a cura di), Le memorie di un archeologo di Felice
Bernabei, Roma, 1991; L. POLVERINI ( a cura di), Lo studio storico del mondo
antico nella cultura italiana dellottocento, Napoli, 1993; A. SALINAS, Scritti scelti,
I, (con introduzione di V. Tusa), Palermo, 1989; S. DE VIDO, Antonino Salinas: il
museo come scuola e il genio proprio delle arti in Sicilia, in Ricerche di Storia
dellArte, 50, 1993, pp. 17-26.
6
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NADIA BARRELLA
tutti e per molti di loro fu un costante punto di riferimento. Eppure, come dicevo prima, attribuirgli in questo specifico settore
qualche azione o considerazione personale non facile. Quasi
sempre presente nelle sedute delle Commissioni cui appartenne,
ligio nello svolgere gli incarichi affidatigli dal Ministero, Capasso
come conservatore appare sfocato, talmente confuso con le
posizioni del gruppo da far pensare costantemente al duro giudizio del giovane Croce che, paragonandolo al buon frate daltri
tempi, invit a non domandargli se il suo ordine domenicano
stato un bene o no per la societ, e quando stato un bene e
quando un male. I precetti di obbedienza e di umilt ricorda
Croce nel suo famosissimo scritto Capasso e la storia regionale
gli vietano di rispondere, anzi queste domande stesse gli parranno
peccaminose o fatte per tormentarlo8. Don Bartolomeo, per quel
che riguarda la tutela dei monumenti, pare privo del piglio intelligentemente polemico di altri suoi contemporanei e, certamente,
non prese mai in esame specifici problemi conservativi. Pur tuttavia, a rileggere i suoi interventi nelle Commissioni, la corrispondenza conservata negli archivi e quantaltro, al riguardo, si pu
estrapolare dalla sua vastissima bibliografia, Capasso mostra uninteressante e significativa coerenza metodologica che ci aiuta probabilmente a capire meglio perch, anche per la difesa dei monumenti, i suoi ben pi vivaci interlocutori vollero riconoscergli un
ruolo prestigioso.
Il primo incarico, come si detto, fu quello di Vicepresidente
della Commissione Municipale per la conservazione dei monumenti9. Capasso fu tra i promotori di questa istituzione di cui il
Municipio di Napoli volle dotarsi nel 1874. Gli obiettivi precisati
B. CROCE, Capasso e la storia regionale, in Napoli Nobilissima, a. IX, fasc.
III, marzo 1900.
9
Sulla Commissione Municipale si veda N. BARRELLA, La Commissione Municipale per la Conservazione dei monumenti, in Beni Culturali a Napoli nellOttocento,
atti del convegni di Studi, Napoli 5-6 novembre 1997, Roma, 2000, pp. 93-112.
8
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tali lavori quelli artisti che non avessero la pratica del buon disegno e la pazienza dello studio negli antichi originali13.
Purtroppo, con quella del 1878, terminano le relazioni date
alle stampe. A ricostruire lattivit della Commissione Municipale
contribuiscono pochi documenti presenti in alcuni archivi cittadini larchivio della Commissione andato disperso e unampia
relazione di Antonio Colombo14. Da queste fonti, per, poche altre volte possibile desumere uniniziativa personale di Capasso.
certo che fu tra i sostenitori dellappello al Ministero della Istruzione Pubblica per la salvezza dellArco di Alfonso e che scrisse la
narrazione storica sulla Chiesa di San Giorgio Maggiore minacciata dal prolungamento di via Duomo15. Gli spett, inoltre, il testo
delle lapidi che furono poste a ricordo dei sedili e dei palazzi abbattuti ed probabilmente anche per questi testi che il nostro stato
pi volte tacciato di colpevole allineamento con quella che fu lideologia devastatrice del Risanamento16. Abbattute le luride case
dett nel 1893 per la lapide del Sedile di Porto ed il contiguo
supportico angioino che da un lato e dallaltro rendevano stretti ed
oscuri i vichi e costruite nuove e vaste vie e comode abitazioni a
risanamento e decoro della citt, il municipio fece qui collocare
Ivi, p. 12.
Commissione per la conservazione dei monumenti municipali, Lavori compiuti dal giugno 1874 fino a tutto lanno 1898. Relazione del commissario incaricato cav. Antonio Colombo, Giannini, Napoli, 1900 (in seguito COLOMBO, 1900).
15
Labside dellantica basilica di San Giorgio Maggiore. Relazione della Commissione municipale per la conservazione dei monumenti e deliberazione della
Giunta, Napoli, 1881. Merita di essere segnalato il fatto che almeno stando ai
documenti da me raccolti - quella per deliberare in ordine al ricollocamento a
posto dei monumenti della Chiesa di San Giorgio Maggiore(22 novembre 1884)
lunica sottocommissione cui il nostro abbia preso parte.
16
Ho gi discusso altrove (N. BARRELLA, La Commissione municipale per la
conservazione dei monumenti, cit., pp. 102 e ss.) della scarsa validit di queste
considerazioni ex post e della necessit di storicizzare le affermazioni di Capasso
inquadrandole in un contesto molto pi sfaccettato di quanto non possa apparire ad una prima e generica lettura.
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Ho voluto dare ampio spazio a questa citazione perch contiene interessanti spunti di riflessione che in seguito utilizzer e perch, di fatto, resta uno dei rarissimi interventi effettuati da Capasso
che, nella maggior parte dei casi, viene citato esclusivamente come
il Vicepresidente della Commissione Municipale di Napoli che ringrazia per il dono dei verbali a stampa. Se Giulio Minervini, Gabriele Jannelli o Gaetano Caporale (solo per citare alcuni dei pi
noti commissari) svolgono una costante attivit di controllo sul
territorio e un intenso lavoro per il nascente Museo Campano,
Capasso compare esclusivamente se c da valutare un manoscritto o un nuovo contributo alla storia del regno. di nuovo protagonista, infatti, nel novembre del 1881, quando risponde allinvito fattogli dalla Commissione di leggere un scritto di Giuseppe
Faraone dal titolo Iscrizione sullentrata della casa di Pier della
24
Atti della Commissione Conservatrice di Terra di Lavoro, Verbale della tornata del 12 gennaio 1881.
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rico della Citt, che ebbe tanta parte nelle vicende dellantico
Reame, onora grandemente lAmministrazione, che ne ebbe il
patriottico pensiero. Imperocch le importanti scritture, che in
esso si trovano, messe accanto al Museo Campano, che accoglie i monumenti insigni della prisca civilt di questa regione, e
uniti alla Biblioteca Campana, che contiene le opere che la
illustrano, potranno dare a chi scalda il cuore ed illumina la
mente il pensiero della grandezza della Patria una serie continuata e non interrotta di studi che varranno a metterla nella
splendida luce che merita.27.
131
29
Circolare 25 agosto 1875 n. 451 relativa agli Ispettori degli Scavi e Monumenti. La circolare pubblicata in M. BENCIVENNI, R. DALLA NEGRA, P. GRIFONI,
op.cit., vol. I, pp. 320-321.
30
R. Decreto 28 marzo 1875 n. 244 col quale viene istituita una direzione
centrale degli scavi e musei del regno.
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Tosti, dallIspettore Cav. Capasso, di due componenti la Commissione provinciale e di due di quella comunale, con incarico di proporre il modo pratico di effettuare lopera dellIspettore.
I tempi della Commissione furono, anche in questo caso, abbastanza lunghi.
Una lettera inviata a Capasso dal Prefetto, Presidente della Commissione Provinciale, attesta che, solo nel mese di aprile dellanno successivo si provvide a nominare la sottocommissione di cui si diceva sopra. Nella riunione straordinaria
tenuta dalla commissione prov.le conservatrice di belle arti si legge nel documento- collintervento della commissione comunale del Rev. Tosti Sovrintendente generale ai monumenti sacri, costui propose di affidarsi a V.S. Ill.ma quale
Ispettore dei monumenti lo incaric di fare una relazione semestrale sullo stato
dei monumenti additando quelli che avessero bisogno di restauri, nel fine di
potersi poi richiamare su di essi lattenzione del governo, della provincia o dei
comuni a seconda che si trattasse di monumenti nazionali, provinciali o comunali ed ottenere che si facessero i restauri indispensabili per la loro conservazione.
Tale proposta essendo stata accettata ad unanimit, venne poi prescelta una
sottocommissione composta dallabate Tosti, da V.S. Ill.ma da due componenti
della comm. Provinciale Comm. Michele Ruggiero, Comm. Camillo Minieri Ricci, e da due componenti la Comm. Mun. Duca di Castellaneta e Comm. Federico
Travaglini con incarico alla stessa di proporre e stabilire il modo pratico di effettuare lopera dellispettore in conformit dei divisamenti dellAbate Tosti.
Or essendo stato approvato il verbale di siffatta tornata nella riunione tenuta
dalla commissione provinciale ai 18 dello scorso marzo, io stimo opportuno
farlene ricordo onde si compiaccia mettersi di accordo cogli altri componenti
della sottocommissione (ai quali ho pur scritto con questa stessa data) per ottemperare allincarico alla stessa affidata. Con distinta stima
Il Prefetto presidente
135
di S. Restituta37. Rispetto a molti altri eruditi interventi sui monumenti napoletani, spesso privi di unattenta analisi della situazione presente, questa lettera una denuncia delle deplorevolissime condizioni della cappella che sulla via della completa sua distruzione. La
denuncia rafforzata da unanalisi delle sue condizioni:
imperocch si legge da una parte la copertura di zinco,
eseguita da varii anni sulla scodella per garantirla dalle piogge,
ossidata e male costruita, cos che le acque pluviali, che sinfiltrano, non hanno scolo, e vengono assorbite dalla detta scodella; e dallaltra le originali colonne che sostengono lantico
arco acuto, pregevoli per la loro antichit, hanno bisogno di
serii restauri dalla fondazione, che ne manca, in guisa che la
parte statica ne soffre, e la scodella che da un lato poggia su
dette colonne, aiutate da piloni, gi screpolata, potrebbe finire
col crollare. Un tanto monumento [deturpato sempre nelle diverse epoche con modificazioni di muratura e restauri inopportuni, da perderne quasi del tutto le primitive forme] non dovrebbe certamente lasciarsi abbandonato allintemperie ed alla
rovina. Gi furono iniziate alcune opere urgenti per la conservazione di questo monumento a spese di un Ill.mo e R.mo
Canonico della Metropolitana, amatore dei patrii monumenti,
e si costruito un cancello da mettersi nel vano dingresso per
tenere sempre viva la corrente di aria. Altre opere sono state
proposte ma non eseguite per insufficienza dei mezzi38.
136
NADIA BARRELLA
to di un risultato. Tale sinergia giustificherebbe linedito linguaggio tecnico di Capasso e ci porterebbe a pensare allIspettore come
il portavoce delle istanze di un gruppo che gli si affida affinch,
come referente previsto dalla legge, solleciti la Commissione a voler
interessare il Ministro della P.I., perch provvegga alle opere necessarie per non far deperire questo importante monumento39.
Questultima, a ogni buon conto, non si segnal per risultati concreti. Vincolata dal solo parere consultivo, dalla compresenza della consulta Municipale e dellautorevole Soprintendenza, dalla scarsit dei fondi a sua disposizione e, in generale, da un meccanismo
nazionale complesso che proprio in questi anni andava verificando il proprio funzionamento, la Commissione Provinciale Napoletana diede buone prove di s solo per quel che riguarda linventario dei monumenti.
Al di fuori del consesso provinciale, cos come previsto dal suo
incarico, Capasso svolse anche una costante opera dinformazione per il Ministero che attestata da diverse minute di risposta a
Fiorelli o a Pasquale Villari su specifici problemi40.
39
Ibidem.
Si vedano, come esempio della molteplicit delle richieste ministeriali, i
documenti di seguito trascritti (Archivio Societ Napoletana di Storia Patria, Fondo
Capasso, B. 13)
Minuta di Capasso a Giuseppe Fiorelli s.d.
Incaricato di dare le indicazioni bibliografiche circa le Guide o le illustrazioni
della Provincia di Napoli e dei Comuni, che in essa si comprendono, io escluder
Pompei, Ercolano e Stabia, avendo leditore Fourchein stampato nel 1891 una
bibliografia abbastanza compiuta di queste antiche citt, dalle quali il ministero
potr rilevare quanto fa al suo scopo. Intorno poi al resto della Provincia debbo
dichiarare che io mi limiter a quei soli comuni di essa che presentino antichit e
monumenti notevoli e tralascer le monografie di quelli che danno semplicemente
notizie storiche o topografiche, che non mi pare rientrino nel tema imposto, avvertendo che terr per recenti le opere stampate da mezzo secolo a questa parte.
Sono quindi da notare le seguenti opere:
Capri. Canale (M. A.) Storia dellisola di Capri, Napoli 1887.
Caivano Scherillo (Giov.) La terra di Caivano e S. Maria di Campiglione,
Napoli 1852.
40
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NADIA BARRELLA
formale? Alcuni anni fa, a proposito della Commissione Municipale, scrissi che dietro alle sue iniziative cera una precisa idea della storia
e del come farla e che, soprattutto, occorreva guardare a questa istituzione come al risultato di un dibattito che, per la prima volta, in
Lettera di Pasquale Villari a Bartolomeo Capasso, Roma, 11 agosto 1891.
Ministero dellIstruzione Pubblica.
Direzione Generale Delle antichit e bb.aa.
Oggetto: Consegna temporanea del monumento dei SS. Severino e Sossio.
AllIll.mo Signor. Bartolomeo Capasso R. Ispettore degli scavi e monumenti
di Napoli.
Il Rev. Don Timoteo Ruggiero, Soprintendente al monumentale edifizio sacro dei SS. Severino e Sossio in codesta citt, mi ha raccomandato un congedo
per ragioni di salute, ed io glielho concesso, autorizzandolo a farsi surrogare, in
via temporanea nelluffizio di soprintendente dal Rev. Don Carlo Canfora, custode delledifizio stesso.
Il Rev. Don Timoteo Ruggiero ha gi consegnato il monumento e gli oggetti
che vi sono contenuti al Rev. Canfora, con verbale del 27 luglio n. 1.
Credo utile di dare avviso di ci alla S.V. Ill.ma potendo occorrere che nella
sua qualit di Ispettore degli scavi e monumenti di Napoli, Ella abbia ad aver
rapporti con la predetta Soprintendenza. Il Ministro P. Villari.
Circolare della Direzione Generale delle antichit e Belle Arti, Roma 6 aprile
1883.
AllIspettore Bartolomeo Capasso di Napoli.
Per norma di V.S. pregiami farle noto che ai Signori Prefetti delle province
meridionali stata indirizzata la seguente lettera. Voglia quindi prestare il maggior aiuto per rendere efficace il provvedimento governativo diretto ad impedire
danni alle memorie patrie.
Da qualche tempo giungono notizie al Ministero circa abusi che devono
sollecitamente essere impediti. In molte parti delle provincie meridionali i
proprietarii dei fondi si credono in pieno diritto di ricercare i materiali per le
nuove costruzioni, togliendoli da avanzi di antichi fabbricati, che si nascondono
sotto le terre da essi possedute, recando grave danno allo studio. mestieri che i
Signori Prefetti delle provincie prestino al Governo tutta la loro assistenza per la
tutela delle memorie patrie, deferendo subito al potere giudiziario quelli che
agiscono contro le prescrizioni tuttavia in vigore nelle provincie meridionali,
contenute nel Decreto Reale del 13 maggio 1822 e nellaltro del 14 maggio
dello stesso anno. Tali prescrizioni devono essere osservate fino a nuova disposizione di legge. Per conseguenza a nessuno dovr essere concesso di eseguire
scavi se non dopo averne ottenuta regolare licenza dal Governo, acci sia dato
139
un contesto non squisitamente archeologico, superava i confini cittadini e si arricchiva di nuove valenze culturali. Attraverso il recupero
e la conservazione dei monumenti, la commissione lavorava per
conoscere, recuperare e conservare limmagine della citt. Gli interalla pubblica amministrazione di esercitare sopra gli scavi quella sorveglianza
che necessaria per raccogliere dalle indagini il maggior frutto scientifico, e per
mettere il Governo in grado di usare il diritto di prelazione sopra gli oggetti
rinvenuti, in caso che il proprietario volesse venderli.
Sar quindi oltremodo grato alle R. Prefetture, se per mezzo degli agenti di
P.S. e per mezzo dellArma dei Reali Carabinieri vorranno assumere esatte informazioni sopra gli scavi in luoghi che contengono antichi avanzi, richiedendo il
concorso dei R. Ispettori degli scavi, e deferendo ai Tribunali i contravventori.
Per il Ministro Fiorelli.
Lettera del Prefetto della Provincia di Napoli a Bartolomeo Capasso, Napoli,
27 gennaio 1888.
Oggetto: Arazzi di S. Domenico Maggiore.
Il Ministero della I.P. mi ha incaricato di fornirgli ragguagli intorno agli antichi arazzi con fondo doro esistenti in S. Domenico Maggiore e non tenuti giusta
quanto ad esso stato riferito, con quelle cure che esige limportanza loro e di
significargli in pari tempo quali provvedimenti sarebbero opportuni per la conservazione dei preziosi tessuti.
Ora, per poter corrispondere a tale ministeriale richiesta, io prego la S.V. I. a
voler aver la compiacenza per lo stato di conservazione e manutenzione, favorirmi il suo apprezzato parere in proposito. Colla maggiore considerazione. Il Prefetto.
Minuta della risposta di Bartolomeo Capasso al Prefetto, Napoli, 17 marzo 1888
Oggetto: Arazzi di S. Domenico Maggiore.
Appena che le condizioni dei miei occhi per pi settimane travagliati da congiuntivite me lhanno permesso, mi son portato, pi volte, nella chiesa di S.
Domenico Maggiore in esecuzione degli ordini di S.E. il Ministro della P.I. trasmessimi con nota di V.S. Ill.mo del 27 gennaio p.s. Gli antichi arazzi sulla cui
conservazione il M. desidera avere ragguagli furono donati al convento dalla
Sig.ra Vincenza dAquino Principessa di Ferdate morta nel novembre 1799. Gli
arazzi (neri in fondo doro) esprimono fatti riguardanti la vita di S. Tommaso
dAquino, con al di sotto una leggenda, che spiega la figura superiore. Una volta
nella festivit di S. Tommaso decoravano nel convento il Corridoio ossia dormitorio ove sita la cella che porta la denominazione del Santo, il quale in detto
Convento vest labito domenicano, comp i suoi studi ed insegn pubblicamente.
140
NADIA BARRELLA
141
gia, doveva necessariamente passare dalla sua conoscenza. E la conoscenza, nella seconda met del XIX secolo, sinonimo di fatto
accertato, di documento.Tra documento e monumento, inoltre, non
viene fatta molta differenza. Per la Commissione per la conservazione dei monumenti ed il suo alter ego, la Societ napoletana di
Storia Patria, documento e monumento sono termini quasi sempre
usati indifferentemente. La Commissione cura che non vadano disperse le opere darte che sono in verit i pi vivi e parlanti documenti della storia, la Societ di storia patria pubblica documenti
inediti da far confluire nei Monumenta e promuove gli studi di storia
napoletana41. Capasso lanima di questa Societ che seppe dedicarsi allesame critico delle testimonianze della storia napoletana,
confrontandosi ogni volta con il proprio oggetto di studio, documento o monumento, unico, irripetibile e da conservare.
Eredi del patrimonio lasciato dai nostri padri scrive Capasso
noi abbiamo lobbligo non solo di custodirlo a vantaggio di
coloro, ai quali dobbiamo a nostra volta trasmetterlo, ma anche
di lavorare per far s che questo ricco patrimonio fruttificasse42.
142
NADIA BARRELLA
un concetto di tutela molto pi vicino al nostro, Capasso conservatore emerge dal suo metodo storico e da quel rinnovamento
radicale degli studi paleografici e diplomatistici chegli seppe effettuare nel solco di unantica tradizione che non ha mai rinnegato e
dalla quale ha tratto il meglio che poteva43. Da un intelligente e
aggiornato recupero dellerudizione settecentesca gli provengono,
infatti, gli interessi topografici e di storia del territorio che lo portano a quella necessit di posizionare nel tessuto urbano monumenti scomparsi o destinati a scomparire che, da un lato, attraverso una lettura sostanzialmente nuova del documento, verr esperita
in Monumenta ad Neapolitani ducatus Historiam pertinentia, trover compiuta sistemazione nella Topografia della citt di Napoli
nellXI secolo e nella postuma Napoli greco-romana44, dallaltro
apparir nella decisione di far acquistare un manoscritto che consenta di identificare un luogo e nellaffannosa richiesta di epigrafi
per fermare linevitabile dispersione di un segno.
Percorrendo le vie, entrando nelle chiese e nelle cappelle,
fermandomi innanzi allumile casa ed al superbo palagio, io
condurr il lettore a traverso i secoli che furono, tra i tanti
mutamenti, che il tempo e gli uomini talvolta pi di questo
distruttori, arrecarono. Spesso un sepolcro, una colonna, una
pietra, un semplice nome ci daranno argomento ad importanti
narrazioni. Quei fatti specialmente, che la storia tace ed appena accenna, episodi perduti nel gran dramma dei secoli, ma
che pure servono tanto a conoscere uomini e tempi: quelle
costumanze principalmente, che allora vigevano e che sono
cos diverse dalle presenti e che pure ci trasportano nella vita di
allora, daranno ampia materia al mio dire45.
43
Cfr. S. PALMIERI, Bartolomeo Capasso e ledizione delle fonti storiche napoletane, in Napoli Nobilissima, V serie, Napoli, settembre-dicembre 2001.
44
A. DE SIMONE, Neapolis: topografia e urbanistica, in AA.VV., Rigenerazione
dei centri storici, Napoli, 1986, p. 104.
45
B. CAPASSO, La Vicaria Vecchia. Pagine della storia di Napoli studiata nelle
sue vie e nei suoi monumenti, in Archivio Storico per le Province Napoletane,
XIV, 1899, pp. 98-99.
143
Chiese, palazzi, strade, vicoli insomma tutto quellimmane inventario della qualit che il passato storico ci ha trasmesso , per
Capasso, documento da studiare, indicare e se, possibile, conservare. In loco, oppure, nel museo. Don Bartolomeo non intraprese
alcuna battaglia contro il piccone demolitore del Risanamento.
vero, in linea con il sentire del suo tempo, seppe per individuare
nellistituto museale i nuovi spazi di vita per il patrimonio senza
casa. Musei della colpa, spazi della tranquillizzante separazione
dei valori cosiddetti ideali da quelli materiali, i musei ottocenteschi
sono indubbiamente i depositi delle opere asportate dai loro contesti originari ma in Italia, proprio grazie al clima culturale cui il
nostro indubbiamente appartiene, divennero tra i pi interessanti
punti di approdo del razionalismo illuministico. Sistema complesso di beni culturali, di cui sono parte integrante, accanto agli oggetti darte, la biblioteca, larchivio, le collezioni naturalistiche, i
musei ottocenteschi a vocazione locale si pongono come archivio
della storia e dellimmagine della citt. Illuminismo, razionalismo
e positivismo ossia le componenti fondamentali della cultura di
Capasso sono le idee informatrici di quello che noi chiamiamo
genericamente museo italiano, punto cruciale della riflessione
storica sulle nostre citt e punto di partenza per ogni futura conoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale di interi
territori46. Si spiega cos il costante riferirsi a Don Bartolommeo
di Ferdinando Colonna che, proprio in Capasso, trov il referente
privilegiato per comprendere e selezionare i frammenti della Napoli risanata che trovarono posto nel Museo di Donnaregina;
ma si comprende anche perch, in qualit di Vicepresidente della
Commissione abbia sollecitato con entusiasmo, per il Provinciale
Campano di Capua, lacquisizione dellArchivio del Comune e
individuato testi per la biblioteca.
Per il Museo Gaetano Filangieri di Napoli, invece, Capasso scrisse
le Memorie storiche del Palazzo Como che introducono al suo corposo
46
A. EMILIANI, Il museo laboratorio della storia, in I Musei, TCI, Milano, 1980,
p. 39.
144
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Catalogo. Al di l delle inedite fonti documentarie, ancora oggi determinanti per la storia del contenitore, merita di essere sottolineata losservazione conclusiva dello studioso che, dopo aver ricordato la vicenda pi recente delledificio e larretramento della sua facciata, scrive:
ma dopo tutto ci sorgeva un altro problema a risolversi. A
quale uso ledificio sarebbe stato destinato? Il frontespizio
monumentale di esso avrebbe corrisposto a quel che linterno
doveva servire, o sarebbe stato piuttosto una menzogna, unantitesi, una disillusione? Poteva convenire a quellartistica facciata una scuola, un ufficio municipale, labitazione di un privato?
Di ci dai pi diffidavasi () Il Principe Filangieri volendo mandare ad effetto un suo antico e nobilissimo disegno, propose
donare alla sua patria il Museo, che () aveva raccolto. ()
Cos allimportanza storica ed artistica del vecchio Palazzo Como
si aggiunse quella del nuovo Museo Filangieri ()47.
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55
147
In adempimento allincarico ricevuto, avendo minutamente esaminato il catalogo della biblioteca del fu Comm. F.A.
Casella, ed avendo anche ocularmente riscontrato parecchie
opere di essa che meritavano maggiore attenzione, mi onoro di
rimettere a V.S. Ill.ma lannessa relazione sul proposito. Dalla
medesima Ella rilever che sarebbe utile ed opportuno conservare integralmente questa preziosa raccolta di opere e di opuscoli importanti e rari raccolti che assai difficilmente si potr in
appresso rifare da un privato. Da sessantanni a questa parte,
io ho veduti sperperare o andar via parecchie interessanti collezioni fatte da uomini benemeriti, essendosi solamente salvate
quelle acquistate o donate a questi dalla generosit dei possessori. Questa fortuna toccata alle biblioteche di Carlo Parascandolo, e quelle della famiglia Volpicella, ora per compra e per
dono della Societ napoletana di Storia Patria, e quelle di Agostino Gervasio e di D. Vincenzo Cuomo donate ai Gerolamini
ed al Municipio di Napoli. Daltra parte in questo frattempo io
ho visto sparire la biblioteca di scienze teologiche ed ecclesiastiche del Can. Parascandolo; quelle di letteratura specialmente italiana di Giacomo Filioli, Gaspare Selvaggi e F.P. Ruggieri;
quella di giurisprudenza dellavv. Antonio Storace, e quella di
varia letteratura antica e moderna, di archeologia, di numismatica e di storia del Marchese Arditi, del Cav. Avellino, del Principe di S. Giorgio e della famiglia Fusco, del duca Vargas, del
principe di Cimitile e del Conte di Policastro, nonch quella
ricca di storia napoletana e di letteratura patria di Camillo Minieri Riccio. Ultimamente andata via la collezione del Comm.
Maglione assai notevole per le rarit bibliografiche. Sarebbe
quindi assai doloroso che anche questa del Casella, alle nominate non inferiore, andasse miseramente perduta come le altre.
148
NADIA BARRELLA
La provincia e il Comune di Napoli faranno dunque certamente opera assai lodevole e patriottica se non lasceranno disperdere e conserveranno integralmente questa preziosa bibliotanza della medesima, da esso, comunque compilato non molto esattamente n
secondo le esigenze bibliografiche, ho potuto rilevare che lidea che io me nera
formata era molto al disotto della realt, e che essa superiore alla sua fama,
Formata da un uomo intelligente e di gusto, non solo essa contiene le opere
principali e pi importanti in legislazione e giurisprudenza specialmente penale,
nella storia generale e municipale di Italia e specialmente delle nostre provincie
sulla storia letteraria e bella grafia e nella letteratura antica e moderna, ma
anche notevolissima per le edizioni migliori e pi rare, e per la scelta, bellezza e
singolarit dei diversi esemplari.
Essa quindi ricca di un bellissimo assortimento di classici greci e di autori
neolatini delle migliori edizioni conosciute col nome di variorum, di Diversorum,
e di quelle stampate dagli Elzevirii, e dal Comino, n mancano alcune del primo
secolo della Stamperia ed altri del Bolono, che verso la fine del secolo scorso cos
splendidamente illustr la tipografia italiana. Assai numerosa e pi completa la
collezione dei classici italiani nella quale figurano principalmente i libri citati
dalla Crusca che ne danno il testo migliore. Oltre a ci, per lo pi belli e scelti
sono gli esemplari cos dei libri di Crusca, come di qualunque altra collezione
che trovasi nella biblioteca Casellina. E tra laltro vi si possono notare alcuni
singolari, perch stampati in carta di varii colori. E quindi trovi libri in carta
azzurra, gialla, giallognola, amaranto, blu, rosa, celeste, avana, lione, cenere e
verde, e quel che pi qualcuno pure impressa recentemente in carta del secolo
XVI. Accresce il pregio di moltissime opere la loro bella ed elegante rilegatura in
vitella di Olanda, in cuojo di Russia, in marocchino, in vitello dorato ed in altre
forme di lusso.
Alle opere stampate bisogna aggiungere i codici in pergamena e i mss. in
carta bambagina che, sebbene in poco numero perch non oltrepassano la settantina pure offrono due o tre codici di una massima importanza, e molte opere
aneddote, degne di grande considerazione perch si riferiscono o ai primordii
della lingua italiana, o alla nostra storia patria.
Quello per che rende singolare questa biblioteca, la raccolta che si pu
dire unica nel suo genere di circa 5000 opuscoli di occasione pubblicati a pochissimi esemplari e stampati appositamente su carta di lusso o su pergamena.
Questa raccolta, come disse gi il Settembrini fin dal 1875 nelle sue lezioni
di letteratura della lingua italiana un monumento importante per la storia
della nostra lingua e si pu aggiungere anche della nostra storia politica e letteraria dItalia, perch spesso contiene cronache o lettere inedite che trattano delle
vicende delle nostre regioni e di varii illustri italiani e ci danno notizie che invano
149
altrove si cercherebbero.
Ma non volendo restare in sui generali, e parendomi necessario indicare, al
disimpegno dello incarico ricevuto, le principali e pi importanti collezioni delle
quali si compone questa biblioteca,e sommariamente anche qualche pezzo singolare e pi raro di ciascuna di essa categoria, senza parlare dei libri francesi e
scientifici che sono in minor numero, e dei libri di legislazione e di giurisprudenza che, sebbene numerosi e importanti, pure non sono specialmente notevoli,
dir:
1) dei classico greci e latini e dei scrittori neolatini;
2) dei classici italiani;
3) dei libri di storia dItalia e specialmente delle provincie napoletane;
4) della storia letteraria dItalia e bibliografia;
5) dei mss. ed edizioni del sec. XV;
6) di alcuni libri illustrati o curiosi e rari;
7) e degli opuscoli doccasione.
Cos, per quanto minime e superficiali queste indicazioni potessero essere,
esse, se pur non minganno, daranno a V.S. Ill.ma una idea abbastanza soddisfacente del merito e dellimportanza della biblioteca Casellina. Archivio Societ
Napoletana di Storia Patria, Fondo Capasso, B. 13/1. Relazione di Bartolomeo
Capasso al Presidente della Deputazione Provinciale di Napoli, Napoli, 6 novembre 1898.
57
Relazione di Bartolomeo Capasso al Presidente della Deputazione Provinciale... cit.
150
NADIA BARRELLA
La nuova generazione, tuttavia, dichiarer altri interessi e tendenze. Commemorando Capasso, Croce scriver che tutto quel
che Don Bartolomeo aveva rappresentato moriva con lui e ne prendeva, di fatto, le distanze. La distanza indicata da Croce ha per
acutamente precisato Giuseppe Galasso indicata a partire da
una identit, da una solidariet del sentire, da una parentela dello
spirito, da una comunanza di memorie e di affetti nel segno e
nellethos di Napoli. Non tutto moriva, dunque, perch Croce
stesso e altri con lui hanno procurato, con i loro scritti e la loro
opera, che cos non fosse58.
58
G. GALASSO, Nota del curatore, in B. Croce, Storie e leggende napoletane,
Milano, 1990, p. 357.
Bartoli, Francesco 7
Beccadelli, Giuseppe, marchese
della Sambuca 20
Beloch, Giulio 137
Beltrami, Luca 120
Bencivenni, Mario 26, 30, 41,
43, 63, 105
Bertaux, Emile 117
Bertini, Giuseppe 35
Bile, Umberto 36
Bocciero, Luisa 22
Boito, Camillo 105-106
Bologna, Ferdinando 70, 73, 96
Bonanni dOcre, Francesco 63
Bonaparte, Giuseppe 25, 28,
30, 33, 70
Bonaventura da Sorrento 137
Bonfanti, G. 63
Bonghi, Ruggiero 79, 105, 132
Bonito, Giuseppe 4
Borbone, famiglia 66
Borgia, Stefano 35
Borraro, Pietro 4
Borzomati, Pietro 63
Bottari, Giovanni 18
Bruno, G. 58
Buccaro, Alfredo 13, 58, 64, 68,
76
152
Caglioti, Daniela 65
Cal, Antonio 50
Cal, Beniamino 123
Campisi, Maria Teresa 42
Canale, Antonio 136
Canart, Giuseppe 23
Canfora, Carlo 138
Canova, Antonio 26, 27, 37
Cantera, Biagio 137
Cant, Cesare 95, 106
Capasso, Bartolomeo VII, 62,
88-97, 106, 115-116, 119150
Caporale, Gaetano 128
Capponi, Alessandro Gregorio
18
Carlo Alberto, di Savoia Carignano, re di Sardegna 61
Carlo di Borbone, re di Napoli,
III di Spagna 1-3, 5, 12-13,
15, 19, 42
Carocci, Guido 105
Carughi, Ugo 76
Casella, Francescantonio 146149
Castorina, Agata 22
Catalani, Luigi 59-60, 103
Ceci, Giuseppe 103, 114
Celano, Carlo 137
Cerillo, Eduardo (Lylircus) 8485, 113-116
Cesarini, duca di 2
Ceva Grimaldi, Francesco 137
Chaptal, Jean-Antoine 30, 34
Chiarini, Giovan Battista 137
NADIA BARRELLA
De Cunzo, Mario 13
De Dominici, Bernardo 70, 91,
103
De Franciscis, Alfonso 35
De Fusco, Renato 58, 64
De Lorenzo, Renata 65, 83,
113
De Majo, Luigi 141
De Majo, Silvio 65
De Mari, Gaetano duca di Castellaneta 134
De Petra, Giulio 121
De Rosa, Luigi 65
De Saint - Non, Jean Claude
Richard 24
De Sanctis, Francesco 52-53, 87
De Santo, Rosalba 65-69
De Seta, Cesare 64, 68
De Simone, Antonio 142
Della Torre, Giovanni Maria 15
Della Vigna, Piero 128
Di Giacomo, Salvatore 137
Di Stefano, Renato 64
Emiliani, Andrea 35, 12, 26-28,
34, 56, 63, 78, 143
Eugenio di Savoia Carignano 1
Falciani, Paolo 59
Faraglia, Nunzio Federico 9596
Faraone, Giuseppe 128
Farnese, Elisabetta 12
Farnese, famiglia 12,15
Fazello, Tommaso 42
Fea, Carlo 27
Ferdinando I di Borbone re delle
153
Due Sicilie, (vedi anche Ferdinando III, re di Sicilia e Ferdinando IV, re di Napoli) 38,
46-47, 63
Ferdinando II dAragona, il
Cattolico 42
Ferdinando II di Borbone, re
delle Due Sicilie 40, 58, 67,
82
Ferdinando III, re di Sicilia 35
Ferdinando IV di Borbone, re
di Napoli,(vedi anche Ferdinando III, re di Sicilia e Ferdinando I, re delle Due Sicilie) 19, 23, 24
Ferri Missano, Antonella 17
Fiengo, Giuseppe 81
Filangieri di Candida, Antonio
35
Filangieri, Carlo, principe di
Satriano 82
Filangieri, Gaetano, principe di
Arianello 28-29, 82
Filangieri, Gaetano, principe di
Satriano 62-63, 81-117,
119, 121
Filioli, Giacomo 147
Filippo V, re di Spagna 12
Finati, Antonio 50
Fiorelli, Giuseppe 40-41, 46-56,
70-71, 85, 105-106, 108109, 120, 131, 136
Fittipaldi, Arturo 5, 13, 18, 121
Fogliani, Giovanni 9
Franchi, Antonio 72
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