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PERSUASIONE OCCULTA E RICERCA DI SENSO

Giovanni Cucci
in: La Civilt Cattolica 2013 II 118-128 Quaderno 3908 (20 aprile 2013)

La dimensione manipolativa del potere


Le caratteristiche paradossali dellapproccio alla vita proprio della cosiddetta cultura terapeutica, presentate in un precedente articolo 1, non mancano di avere un influsso potente anche a livello
politico, sociale e morale. Quando viene preso in considerazione un problema di importanza pubblica, si nota sempre pi la tendenza a uno scivolamento dal piano dei contenuti a quello della
suggestione, accentuando la dimensione emotiva e manipolativa: limportante non diventa pi la
verit o la profondit dei contenuti e delle proposte (che richiedono tempo, fatica e competenza),
ma la persuasione: si cerca di convincere utilizzando messaggi brevi e ad effetto, evitando il pi
possibile di entrare in merito alla complessit delle problematiche in gioco.
Sappiamo quanto la persuasione sia una tecnica potente, che, se ben padroneggiata e applicata,
consente di portare le persone dove vuole linterlocutore: pensiamo a cosa stata la propaganda di
massa durante i totalitarismi del secolo scorso, pur avendo a disposizione mezzi molto pi grezzi e
imprecisi di oggi.
Questa disciplina oggi molto studiata in sede di psicologia
sociale. Anna Oliverio Ferraris, dellUniversit La Sapienza di
Roma, nel suo libro Chi manipola la tua mente? riporta una serie di esperimenti in cui le persone vengono indotte non soltanto
a cambiare idea, ma a tradurla in scelte e decisioni mediante tecniche di tipo emotivo 2. Si tratta di meccanismi strani, persino illogici se visti dal di fuori, ma che tuttavia, qualora vengano applicati correttamente, funzionano e convincono: Il modo in cui
si presenta la questione determinante [...]. Pochi sanno che un
timbro di voce grave aumenta la credibilit delloratore, che la
scena di apertura di un telegiornale su cui domina il colore blu
produce un effetto rilassante sullo spettatore, che il parlare veloce, senza pause, in televisione rende il discorso pi credibile. In
questultimo caso, la valutazione istintiva dello spettatore la seguente: Se parla velocemente, vuol dire che non ha esitazioni,
che conosce ci di cui parla, con la conseguenza che per tenere i
ritmi televisivi molti finiscono per dire ovviet, frasi standard
buone per ogni occasione 3.
La dimensione globale di gran parte dei problemi di politica internazionale diventa essa stessa
un potente meccanismo di persuasione, perch trasmette al cittadino il messaggio che egli si trova
1

Cfr G. CUCCI, Capitalismo e globalizzazione: aspetti psicologici. I. La cultura terapeutica, in Civ. Catt. 2013 II
23-36.
2
Cfr A. OLIVERIO FERRARIS, Chi manipola la tua mente? Vecchi e nuovi persuasori: riconoscerli per difendersi,
Firenze, Giunti, 2010,19 s.
3
Ivi, 48.37. Cfr W. APPLE - L. A. STREETER - R. M. KRAUSS, Effects of pitch and speech rate on personal attributions, in Journal of Personalitv and Social Psvchology 37 (1979) 715-727; G. GORN ET AL., Waiting for the web:
how screen color affects time perception, in Journal of Marketing Research 41 (2004) 215-225; D. B. DULLER ET AL.,
Social perceptions as mediators of the effect of speech rate. Similarity on compliance, in Human Communication Research 19 (1992) 286-311.

allinterno di una situazione pi grande di lui, e di fronte alla quale la buona volont o la velleit
degli ideali contano ben poco, chiudendo con facilit la questione: Le teorie della globalizzazione
sottolineano limpotenza dei popoli e delle nazioni di fronte a forze che sono al di l del loro controllo [...]. Senza scelte e senza prospettive, lumanit costretta ad accettare una visione del mondo che Margaret Thatcher ha opportunamente definito TNA - There Is No Alternative 4.
a questa logica che dobbiamo decisioni catastrofiche, purtroppo mai (ri)messe in discussione,
di cui la collettivit si trova in seguito a doversi far carico: si pensi alla campagna di persuasione
messa in atto per giustificare interventi militari (emblematico il caso della seconda guerra in
Iraq), basata su argomenti rivelatisi falsi ma efficaci, al punto che non sono stati revocati una volta
accertata la loro inattendibilit. Si pensi ancora allattuale crisi economica, che ha precisi responsabili, frutto di investimenti e programmi spregiudicati, compiuti da persone che hanno
nomi e cognomi, o a esperimenti biologici assurdi (come la mucca pazza e il vino al metanolo),
o ancora a disastri ecologici e ambientali presto relegati nelloblio (chi parla pi del latte alla diossina? Del disastro della centrale di Fukushima? Delle navi piene di scorie tossiche affondate nel
mare Mediterraneo?), ma anche a una serie di malattie nuove che sembrano la conseguenza di esperimenti batteriologici finiti male e portati avanti senza fornire garanzie di alcun genere, ma soltanto
in nome di slogans generici e demagogici: progresso, libert di ricerca, nelle societ pi sviluppate si fa cos.
Ma ci che risulta pi inquietante, in tutti questi episodi, non soltanto il fatto che siano potuti
accadere, ma che nessuno abbia pagato per le loro conseguenze: anzi, i veri responsabili hanno
per lo pi ricavato profitti considerevoli da tali disastri. Limpunit e lassenza di responsabilit
sono la conseguenza della politica TNA. E se anche ci si trova qualcosa di strano, non si ha n la
forza, n la volont di metterlo in discussione.
Anche la maniera di affrontare le problematiche di tipo etico presenta la medesima dinamica
strumentale e manipolativa.
Nel 2004 uscita in Francia una ricerca del sociologo L. Boltanski (allievo di P. Bourdieu e
docente allcole des Hautes tudes en Sciences Sociales di Parigi), che rilegge 30 anni di pratica
abortiva in quella nazione, in un libro dal titolo significativo La condizione fetale. Lanalisi del
contesto culturale, la testimonianza di medici, infermieri e di decine di donne che hanno abortito
rivelano anzitutto strani cambiamenti nel linguaggio, che cerca di presentare il problema in modo
volutamente asettico e neutrale: laborto diventa una sigla, ivg (interruzione volontaria di gravidanza), unoperazione chirurgica che rimuove qualcosa di non ben definito (chiamato, a seconda
dei casi, bambino, embrione, pre-embrione, feto autentico, feto tumorale).
Quando si rivolgevano a una donna che intendeva partorire, i medici nellecografia lo chiamavano il suo bambino, mostrando le immagini delle mani, dei piedi, del cuore, dei polmoni. Nel
caso invece in cui la donna sceglieva di abortire, il feto, pur presentando il medesimo numero di
settimane, non veniva neppure nominato: lo si indicava con espressioni neutre come quella cosa
l, non facendo alcuna allusione a un possibile essere umano e invitando la donna a non guardare
neppure le immagini dellecografia 5.
Eppure, nonostante i tentativi di fornire un aspetto linguistico e medico accettabile, laborto porta con s ferite e traumi irrisolti. Le donne intervistate ammettevano il grande disagio e dolore provati, anche a distanza di molti anni, un aspetto del problema, questo, tuttora poco studiato: era come
se alla morte del bambino si accompagnasse la morte di una parte della loro persona. Nessuna di loro giustificava questa decisione dal punto di vista morale; esse parlavano per di pi di una situazione di costrizione in cui si erano trovate: non potevano farci nulla, perch non avevano altra scelta. Questo disagio era presente anche nel personale ospedaliero addetto alleliminazione dei feti,
4

F. FUREDI, Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana, Milano, Feltrinelli, 2005, 70.
Cfr L. BOLTANSKI, La condizione fetale. Una sociologia della generazione e dellaborto, Milano, Feltrinelli,
2007, 149-153.
5

che chiedeva con insistenza che lassegnazione a questo incarico venisse diradata il pi possibile, a
motivo dello stress e del disagio che comportava 6.
Ma le conseguenze pi importanti vengono rilevate da Boltanski a livello giuridico e culturale:
linterruzione volontaria della gravidanza rimette in discussione lidea stessa di generazione e di
appartenenza al genere umano, ponendo una differenza tra gli esseri umani della carne e gli esseri umani della parola. Sono questi ultimi a vivere e a decidere della vita di altri, riproponendo su
altra scala lantica distinzione tra uomini e schiavi, una distinzione che non trova alcuna base giuridica 7.
La conclusione di Boltanski (che non intende prendere le difese di nessuno schieramento morale, politico o religioso) che la condizione fetale la condizione umana, e il suo mancato riconoscimento mette in crisi la stessa cultura dei diritti, per sanzionare un puro atto di forza privo di giustificazioni legali: Gli esseri umani hanno sicuramente il potere di operare questa selezione e si
pu prevedere che tale potere sia destinato ad aumentare; resta per da capire con quale autorit la
operino, vale a dire quale istanza dia loro lautorit di esercitare questo potere 8.
Di fronte a questi gravi dilemmi irrisolti, la strategia per lo pi seguita di ignorarli semplicemente, rimuovendoli dallimmaginario collettivo: Siccome il male [...] resta comunque un male, le
persone avranno la tendenza a evitare di considerarlo troppo a lungo e a chiudere gli occhi. Nel farlo, avranno una buona scusa: che non possono farci niente 9.
Anche se tradotto due anni pi tardi, il libro suscit fin dalla sua apparizione un forte interesse
anche in Italia: recensendolo sulla pagina culturale di un quotidiano italiano, lautrice dellarticolo
terminava con unosservazione che molto in linea con il discorso fin qui svolto circa la cultura
delle emozioni e il TNA. Di fronte a questi dati, ella esprimeva il senso di impotenza di fronte a
una situazione che, pur ingiusta, rimane comunque gi decisa e non pi contrattabile: Dovremmo
ridiscutere la legalizzazione dellaborto, ma tutti - a cominciare da chi scrive - siamo convinti che
sia meglio non rimetterla in discussione 10.
Esattamente come per le decisioni in campo di politica ed economia internazionale viste
sopra, sbagliate ma comunque praticate, siamo giunti a un punto di non ritorno: non pi
possibile tornare indietro.
Rivedere il modello cartesiano di salute mentale
Le osservazioni e gli esempi riportati mostrano come la concezione occidentale della salute
mentale non sia per nulla asettica e neutrale, ma sia ispirata a una precisa antropologia, gravida di
conseguenze a livello globale: il modello cartesiano (con le sue tipiche dicotomie: anima/corpo,
conscio/inconscio, individuo/comunit, sacro/profano, scienza/opinione), in cui lessere umano viene presentato come una macchina che reagisce a stimoli chimici, soprattutto farmacologici.
Lapproccio manipolativo ai problemi ricorda anche la tematica, acutamente analizzata da M.
Horkheimer e Th. Adorno, delluso strumentale della ragione 11, proprio della societ tecnologi6

Cfr ivi, 108-145; T. CANTELMI - C. CACACE - E. PITTINO, Maternit interrotte. Le conseguenze psichiche dell interruzione volontaria di gravidanza, Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 2011.
7
Cfr ivi, 49-55; 286 s.
8
Ivi, 285.
9
Ivi, 274 s; corsivo nel testo.
10
L. SCARAFFIA, Se laborto mette in crisi i diritti dellindividuo, in Corriere della Sera, 10 gennaio 2006, 41.
11
Un tempo lindividuo vedeva nella ragione solo uno strumento dellio; ora si trova davanti al rovesciamento di questa deificazione dellio. La macchina ha gettato a terra il conducente, e corre cieca nello spazio. Al
culmine del processo di razionalizzazione, la ragione diventata irrazionale e stupida. Il tema del nostro tempo
quello della conservazione dellio, mentre non v pi nessun io da conservare (M. HORKHEIMER, Eclisse della
ragione, Torino, Einaudi, 1969, 113); cfr M. HORKHEIMER - TH. ADORNO, Dialettica dellilluminismo, ivi, 1966, soprattutto 11-50.

ca: Il sapere, che potere, non conosce limiti, n nellasservimento delle creature, n nella sua docile acquiescenza ai signori del mondo. Esso a disposizione, come di tutti gli scopi delleconomia
borghese, nella fabbrica e sul campo di battaglia, cos di tutti gli operatori, senza riguardo alla loro
origine 12. La domanda sui fini, sui valori, sul significato morale di quanto si sta realizzando
viene considerata superflua: ci che conta predisporne la realizzazione tecnica.
Se si pu parlare di scopo, esso piuttosto quello di ottenere il consenso, a tutti i costi, una
forma di consenso, che in realt - come gi denunciava Arendt, tra gli altri - nasconde il pericolo
della manipolazione e della violenza. Si tratta di un consenso apparente, forzato, che sottost alla
legge del pi forte, del pi abile, e che nasconde una crisi pi profonda, la crisi di una comune visione dei valori13.
Gli effetti della globalizzazione sono evidenti anche dal punto di vista psicologico. Di fatto
lOccidente esporta e impone a tutto il mondo le sue patologie. Molte culture e terapie tradizionali
stanno gradualmente scomparendo per lasciare il posto a un approccio scientifico, di tipo farmacologico, dimenticando la dimensione culturale e sociale del disagio psichico: I sintomi della malattia mentale sono una sorta di bagliore che illumina lo spirito del tempo, il prodotto della cultura e
delle credenze in un dato luogo e in un dato tempo. Il fatto che a met dellOttocento migliaia di
donne delle classi agiate soffrissero di una forma di paralisi temporanea isterica alle gambe, che
impediva loro di scendere dal letto, ci offre una comprensione profonda dei limiti entro cui erano
costretti i ruoli sociali femminili dellepoca. Ma con la crescente velocit della globalizzazione
qualcosa cambiato, la notevole differenza di un tempo tra le concezioni della follia nelle diverse
culture sta rapidamente scomparendo. Alcuni disturbi mentali individuati e resi popolari negli
USA - come la depressione, il disturbo da stress post-traumatico e lanoressia - sembrano ormai diffondersi nel mondo, al di l delle frontiere culturali, con la stessa velocit delle malattie contagiose 14. Grazie a questi parametri, generazione dopo generazione, ci stiamo scoprendo
con sorpresa molto pi fragili e malati dei nostri progenitori.
Le gravi e complesse difficolt, sopra mostrate, a portare chiarezza sui termini basilari della
salute psichica dicono invece che essa non affatto riducibile a una mera questione di ormoni e
reazioni chimiche, ma che strettamente legata a unermeneutica, una cultura, una filosofia, una
pi generale concezione della societ e della vita. Questo legame va riconosciuto con onest di
fronte a disturbi che presentano un carattere non organico, ma psicosomatico.
Sul versante europeo, M. Benasayag e G. Schmit, riflettendo sullaumento preoccupante di richieste di aiuto psicologico da parte di giovani e giovanissimi in Francia negli ultimi anni, ne rilevano la gravit, proprio perch si tratta di forme di sofferenza che riflettono il disagio della nostra
civilt, un disagio profondo e complesso che non pu essere risolto da una tecnica: La medicalizzazione, che tende oggi a monopolizzare la risposta clinica, va proprio in questa direzione. State
male? soffrite? I laboratori farmaceutici propongono di occuparsi in primo luogo del disordine molecolare. Dopo tutto, che cos lessere umano se non un assemblaggio pi o meno riuscito di molecole?15.
Secondo le ricerche, in Francia si registrano ogni anno 14.000 suicidi, e circa 3 milioni di francesi sono affetti da una forma di depressione profonda, che nei prossimi anni riguarder almeno il
19% della popolazione16.
12

Ivi, 12.
M. MATTEINI, MacIntyre e la rifondazione delletica. La crisi delle ideologie e della morale e il recupero del finalismo etico come bene comune, Roma, Citt Nuova, 1995, 37.
14
E. WATTERS, Pazzi come noi. Depressione, anoressia, stress: malattie occidentali da esportazione, Milano, Bruno Mondadori, 2010, 3.
15
M. BENASAYAG - G. SCHMIT, Lepoca delle passioni tristi, Milano, Feltrinelli, 2005, 11.
16
Cfr A. ANATRELLA, Non la socit dpressive, Paris, Champs - Flammarion, 1993, 249; J. L. ANDR
LExpress, 1/3/2001, 27.
13

Pur guardandosi dal rischio di ridurre il fenomeno del disagio psichico a una mera modalit di
causa-effetto (malessere = mancanza di valori), non si pu non rilevare lincremento impressionante di ci che qualcuno ha chiamato i luoghi della disperazione 17. I dati in proposito non possono
non suscitare interrogativi e preoccupazioni circa una pi generale disgregazione degli orizzonti di
senso.
Situazione non diversa appare da una ricerca condotta negli Stati Uniti da trentatr studiosi, di
discipline differenti, sulla condizione giovanile: Lo studio presenta un quadro preoccupante dei
giovani doggi [lA. scrive nel 2006], evidenziando un allarmante aumento della depressione e dell
ansia, delluso di sostanze stupefacenti, dellabuso di alcool e dellattivit sessuale. Anche se negli
ultimi tempi queste tendenze si sono in parte attenuate, lo studio mostra nondimeno come rimangano peggiori dei dati relativi al 1975 18.
Lincapacit di offrire una cura a questo sempre pi diffuso disagio la smentita della riduzione dellessere umano a un ammasso di molecole, tendenza sempre pi accentuata anche dalluso
(anchesso emotivo e manipolativo) che riviste e quotidiani fanno di presunti dati delle neuroscienze, esasperandoli fino al ridicolo. comunque significativo constatare che in questi contributi
la tendenza a una lettura biochimica della morale e dellagire umano vada sostanzialmente
nella stessa direzione dellapproccio farmacologico alla salute mentale, tipico della societ capitalista 19.
I farmaci hanno la loro utilit e importanza, ma non sono in grado di dare una risposta alla domanda di senso, che si annida dietro la sofferenza psichica. Per essa si richiedono proprio
quei saperi che la cultura tecnologica vorrebbe eliminare perch ritenuti inutili, sorpassati o non
quantificabili, senza rendersi conto che nel fare ci essa decreta la sua fine, come aveva riconosciuto con acutezza Husserl: Lesclusivit con cui, nella seconda met del XIX secolo, la visione del
mondo complessiva delluomo moderno accett di venir determinata dalle scienze positive e con
cui si lasci abbagliare dalla prosperity che ne derivava, signific un allontanamento generale da
quei problemi che sono decisivi per unumanit autentica. Le mere scienze di fatti creano meri uomini di fatto. Nella miseria della nostra vita - si sente dire - questa scienza non ha niente da dirci.
Essa esclude di principio proprio quei problemi che sono i pi scottanti per luomo, il quale, nei nostri tempi tormentati, si sente in bala del destino; i problemi del senso o del non-senso dell esistenza umana nel suo complesso 20.
Contrariamente a quanto affermato dalla cultura terapeutica, le conseguenze di un trauma dipendono in gran parte da come una persona lo legge, cio dal mondo valoriale di riferimento, e soprattutto se essa si trova sola a farlo o se ha qualcuno accanto a s in grado di aiutarla 21. Si tratta di
17

Lespressione di P. Crepet, Le dimensioni del vuoto. I giovani e il suicidio, Milano, Feltrinelli, 1993, 34.
D. S. BROWNING, Etica cristiana e psicologie morali, Bologna, Edb, 2009, 8; la ricerca cui si fa riferimento
Hardwired to Connect: The New Scientific Case for Authoritative Communities, New York, Institute for American Values, 2003; cfr C. WALLACE, Kids These Days: The Changing State of Childhood, in The Christian Century 122
(2005) n. 6, 26-40; G. CUCCI, Narrazione e senso della vita, in Civ. Catt. 2010 IV 162-172.
19
I titoli di alcuni articoli e pubblicazioni in ambito di neuroscienze sono di per s significativi: E. DUSI, I
vizi capitali possono aiutare Scopri la gioia del peccato, in la Repubblica Scienze, 27 febbraio 2012; R. SCRUTON,
Il DNA della morale, in la Repubblica, 26 febbraio 2012, 46; M. PATTELLI PALMARINI, Siamo pronti alla pillola della moralit? Se si cancella il libero arbitrio, in Corriere della Sera, 31 gennaio 2012, 29. Secondo la filosofa P. S.
Churchland, autrice del recente saggio Neurobiologia della morale (Milano, Raffaello Cortina, 2012), la morale sarebbe riconducibile a un ormone, lossitocina (cfr S. MODEO, Letica questione di ormoni, in Corriere della Sera
Lettura, 15 aprile 2012).
20
E. HUSSERL, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Milano, Il Saggiatore, 1983, 35;
cfr anche L. WITTGENSTEIN: Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche
hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure toccati. Certo allora non resta pi domanda
alcuna; e appunto questa la risposta. La risoluzione del problema della vita si scorge allo sparire di esso. (Non forse
per questo che uomini, cui il senso della vita divenne, dopo lunghi dubbi, chiaro, non seppero poi dire in che consisteva
questo senso?) (Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, Torino, Einaudi, 1964, 81).
21
Cfr G. CUCCI, La forza dalla debolezza. Aspetti psicologici della vita spirituale, Roma, Adp, 20112, 218-240.
18

una discriminante fondamentale, che trova conferma nelle ricerche compiute in comunit sconvolte
da guerre e cataclismi; il supporto della comunit, con i valori e le tradizioni in essa presenti, fa da
cassa di risonanza fondamentale per poterlo rileggere e affrontare, smentendo il postulato individualistico delluomo che si fa da s: La disintegrazione sociale accresce lo stress provocato da un
trauma, mentre un forte senso della comunit, al pari dellimpegno politico, accresce la capacit di
reagire di fronte ai pericoli22.
Conclusioni simili giungono da D. Summerfield: I fattori culturali, e in particolare il sistema
di significato predominante, hanno uninfluenza cruciale sul modo in cui si affronta la sofferenza.
Gli effetti della violenza e della devastazione non dipendono esclusivamente dallintensit dell evento [...]. Il trauma psicologico diverso dal trauma fisico: gli individui non registrano passivamente limpatto di una forza esterna (per esempio, una pallottola che colpisce una gamba), ma si
impegnano in modo attivo, cercando una soluzione, la sofferenza nasce e si risolve in un contesto
sociale [...]. Con la cultura terapeutica lidea di un soggetto attivo ha lasciato il posto a un immagine di sostanziale passivit 23.
Finch il sapere sapienziale in genere (la fiaba, il mito, il simbolo e la metafora, quello che il
filosofo P. Ricoeur chiamava parola prima, base indispensabile per la filosofia intesa come parola
seconda, perch in grado di parlare dei massimi problemi dellessere solo riprendendo e tematizzando il patrimo nio presente nella parola prima), cos come la stessa problematica religiosa, verranno svalutati come saperi di serie B, lhomo tecnologicus non potr recuperare la sua dimensione di homo sapiens, cadendo preda delle passioni tristi.
Le risposte agli interrogativi fondamentali dell
esistenza giungono dalle forme di sapere proprie
delluniverso sapienziale, interessato cio a riconoscere che cosa dia sapore alla vita, il suo significato ultimo, fornendogli forza e motivazione di
fronte alle difficolt e ai problemi dellesistenza,
perch lo introduce in un orizzonte di significato:
Dietro la speculazione noi troviamo i miti. Si intender per mito ci che la storia delle religioni
oggi vi riconosce: non una falsa spiegazione attraverso immagini e favole, ma un racconto tradizionale, che riguarda avvenimenti accaduti allorigine
dei tempi, destinato a fornire le basi dellazione rituale degli uomini di oggi e, in senso generale, ad
istituire tutte le forme di azione e di pensiero per mezzo delle quali luomo comprende se stesso nel
suo mondo 24.
Era la verit dellaffermazione di Nietzsche: Se si possiede il nostro perch della vita, si va
daccordo quasi con ogni domanda sul come; un aforisma, questo, che V. Frankl riprende significativamente come elemento fondamentale per la sopravvivenza nellesperienza autobiografica descritta nel libro Uno psicologo nei lager 25. Frankl aveva notato che la possibilit di sopravvivere
22

V. PUPAVAC, Traumatising children: War and trauma risk management, conferenza tenuta al 52 Incontro
della Society for The Study of Social Problema (Chicago, 2002).
23
F. FUREDI, Il nuovo conformismo..., cit., 158; cfr D. SUMMERFIELD, The Impact of War and Atrocity on Civilian Populations: Basic Principies for NGO Interventions and a Critique of Psychosocial Trauma Projects, London,
ODI, 1996, 25.
24
P. RICOEUR, Finitudine e colpa. II. La simbolica del male, Bologna, il Mulino, 1970, 249. Per un approfondimento, cfr G. CUCCI, La maturit dellesperienza di fede, Leumann (To) - Roma, Elledici - La Civilt Cattolica, 2010,
149-184.
25
Cfr V. FRANKL, Uno psicologo nei lager, Milano, Ares, 1975, 129; F. NIETZSCHE, Crepuscolo degli idoli,
Milano, Adelphi, 1983, nn. 12, 26.

nelle situazioni estreme non era data in primo luogo dalla costituzione fisica, dalla robustezza o
dalle forze a disposizione, ma dalla capacit sapienziale di poter trovare un significato in ci che
si stava vivendo. Ci forniva forza e motivazione per affrontare le prove pi terribili.
Linsegnamento ricavato dallesperienza del lager ha trovato per Frankl una conferma di fronte
ai problemi e alle difficolt della vita ordinaria, al punto da elaborare una proposta psicologica che
si ben presto largamente diffusa e praticata nel mondo, la logoterapia: la vera pietra angolare
della salute mentale lantico ed eterno bisogno metafisico, ossia lesigenza dellindividuo di
dare un senso alla propria esistenza26.
Quando non trova un significato per la propria vita, luomo, anche se in buona salute, finisce
per scegliere volontariamente la morte, come si pu notare dallimpressionante rilevanza della tematica del fine vita nellodierno contesto culturale27.

Ho trovato il senso della mia vita


nellaiutare gli altri a trovare,
nella loro vita, un significato.

26

V. FRANKL, Logoterapia e analisi esistenziale, Brescia, Morcelliana, 2001, 128; cfr ID., La sofferenza di una
vita senza senso. Psicoterapia per luomo doggi, Leumann (To), Elledici, 1992.
27
Sul tema del senso in relazione al vivere, e pi in particolare nellambito della ricerca psicologica, cfr G. CUCCI,
Aspetti psicologici della speranza, in Civ. Catt. 2008 IV 31-40; ID., Psicologia e religione. Un rapporto complesso
ma necessario, ivi, 2011 III 226-239; ID., Psicologia e religione: un invito a pensare di pi e altrimenti, ivi, 2012
III 363-373.

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