Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
un libro diverso rispetto a tutti quelli scritti da Foucault. E' un libro che
l'autore stesso definisce di metodo , in quanto ha voluto esporre in
esso i fondamenti teorici del suo lavoro e spiegare quale strada ha seguito
per costruire i libri precedenti. Ne Le parole e le cose Foucault aveva
dichiarato che il suo intento nello scrivere la Storia della follia era stato
quello di tracciare una storia dei limiti , ossia di quelle esperienze che,
sebbene emarginate e poste tra parentesi nel presente storico,
costituiscono lo sfondo da cui si d la possibilit stessa della storia.
Scrivendo una storia della follia, Foucault ha voluto studiare l'insieme di
istituzioni, di misure etiche, giuridiche, amministrative e poliziesche che
hanno imprigionato la follia e costruito la ragione. Ma cosa significa
tracciare la storia di queste esperienze-limite? Che cosa significa
affermare che la ragione moderna si costituita a partire da un gesto che
ha escluso e poi disegnato la follia come oggetto, di volta in volta, del
sapere medico, giudiziario, etico, ecc.? Per dare risposta a questi
interrogativi, seguiremo passo passo la riflessione sviluppata da Foucault
nell'opera l' Archeologia del sapere, mantenendo l'ordine e la
titolazione proposti dall'autore.
Introduzione
Nell'introduzione all' Archeologia del sapere , Foucault osserva che a
poco a poco nel lavoro degli storici si realizzato uno spostamento
dell'attenzione: dalla ricerca delle vaste unit che si descrivevano come
"epoche" o "secoli" verso i "fenomeni di rottura". Il grande problema che
si apre in ogni analisi non pi quello di rintracciare una tradizione
compatta, un unico disegno sottesi alla molteplicit degli eventi, ma
quello della frattura e del limite, non pi quello del fondamento che si
perpetua, ma quello delle trasformazioni che valgono come fondazione e
rinnovamento delle fondazioni . Questa posizione comporta una serie di
conseguenze. Innanzitutto Foucault parla di un effetto di superficie ,
ossia del moltiplicarsi delle fratture nella storia delle idee ("effetto di
superficie" nel senso che non bisogna andare alla ricerca di qualcosa di
pi profondo e veritiero rispetto a ci che appare appunto alla superficie,
1. Le regolarit discorsive
strutturati: "l'oggetto non aspetta nel limbo l'ordine che lo liberer e gli
permetter di incarnarsi in una visibile e loquace oggettivit; non
preesiste a se stesso, quasi fosse trattenuto da qualche ostacolo alle
soglie della luce. Esiste nelle positive condizioni di un complesso ventaglio
di rapporti". Queste relazioni, in cui emergono le condizioni di esistenza
degli oggetti e che si stabiliscono tra istituzioni, processi economici e
sociali, forme di comportamento, norme, ecc., non determinano l'oggetto
nella sua trama interna, non ne definiscono la razionalit immanente, ma
ci che permette ad esso di apparire e di apparire in quel determinato
modo. Le relazioni discorsive, allora, non sono qualcosa di interno al
discorso, quasi un'architettura o una gerarchia che si instaura tra le
proposizioni; ma non sono neppure esterne, quasi fossero delle forme di
costrizione applicate al discorso: esse caratterizzano, invece, il discorso in
quanto pratica, ossia "determinano il fascio di rapporti che il discorso
deve effettuare per poter parlare di questi e di quegli oggetti, per poterli
trattare, nominare, analizzare, classificare, spiegare, ecc." . Questo non
significa cercare oltre il discorso, fare di esso il segno di qualcos'altro, ma
anzi farlo emergere in tutta la sua ricca complessit: dimenticare in
qualche modo le cose che si darebbero prima del discorso, a favore delle
formazioni degli oggetti che si danno, invece, solo al suo interno; non
considerare insomma solo i significati degli oggetti stabiliti dai soggetti
parlanti, ma la pratica discorsiva come luogo in cui si forma e si deforma,
compare e scompare un certo insieme di oggetti. Il compito che Foucault
si propone, dunque, quello di mostrare che i discorsi non sono un
semplice intreccio di cose e parole, di realt e lingua. Analizzando i
discorsi si scopre l'esistenza di un insieme di regole che non concernono
la muta realt degli oggetti, ma il loro stesso regime di esistenza: ci
significa non poter pi considerare i discorsi come un insieme di segni che
si riferiscono a dei contenuti o a delle rappresentazioni gi date, ma come
delle pratiche che formano gli stessi oggetti di cui parlano.
Quali sono le domande che bisogna porsi per trovare le leggi degli
enunciati?
2. L'enunciato e l'archivio
" costituito dalla serie delle altre delle altre formulazioni all'interno
delle quali l'enunciato s'inscrive e di cui costituisce un elemento [];
Prima di indagare che cosa sia possibile scoprire attraverso questo genere
di analisi, quali conseguenze scaturiscono per il campo della storia delle
idee, vediamo di descrivere che cosa sia necessario e che cosa escluda
l'analisi del campo enunciativo.
2.4. Rarit, esteriorit, cumulo Il pi delle volte l'analisi del discorso tenta
di riportare la molteplicit degli enunciati ad un unico senso che dovrebbe
emergere al di sotto di questa proliferazione. L'analisi degli enunciati,
invece, va in direzione opposta: essa vuole descrivere il principio che ha
fatto apparire solo quegli insiemi significanti che sono stati enunciati.
Foucault chiama questo principio legge di rarit. Vediamo di cosa si tratta.
Si parte dalla consapevolezza che non si dica mai tutto, ossia che rispetto
alla combinatoria illimitata del linguaggio, gli enunciati non esauriscano
tutta la gamma di possibilit. La formazione discorsiva appare allora come
"principio di scansione" dei discorsi e come "principio di vacuit" nel
linguaggio. Si tratta di studiare gli enunciati nel momento e nei modi in
cui sorgono, a partire dall'esclusione di altri enunciati, non perch rimasti
non detti o nascosti, ma perch ci che interessa un limitato sistema di
presenze. Non si va dunque alla ricerca di un testo sottostante, in quanto
il campo enunciativo tutto quanto in superficie: si tratta di vedere come
esso si ramifichi, quale sia la posizione occupata dai singoli enunciati.
L'analisi delle formazioni discorsive si rivolge proprio a questa rarit,
quanto noi stessi parliamo al suo interno, siamo dentro le sue regole, le
sue possibilit. Esso si d invece per frammenti, per regioni. In questo
senso possibile affermare che esso ci delimita, stabilendo delle soglie di
esistenza che via via cambiano, compaiono e scompaiono. Ecco perch
Foucault afferma che l'archivio spezza il filo di tutte le telelologie
trascendentali, dissipa la categoria antropologica della soggettivit
sovrana ed autonoma: proprio perch storico ed empirico, esso "fa
brillare l'altro e l'esterno. [] Stabilisce che noi siamo differenza, che la
nostra ragione la differenza dei discorsi, la nostra storia la differenza dei
tempi, il nostro io la differenza delle maschere. Che la differenza non
origine dimenticata e sepolta, ma quella dispersione che noi siamo e
facciamo. " La descrizione mai definitiva dell'archivio rappresenta
l'orizzonte che abbraccia l'analisi delle formazioni discorsive, l'analisi delle
positivit e del campo enunciativo. Questo tipo di ricerca assume il nome
di "archeologia", non come rinvenimento di un origine lontana, ma come
descrizione del gi detto a livello dei modi della sua esistenza, come
descrizione dei discorsi in quanto pratiche specifiche appartenenti
all'archivio.
3. La descrizione archeologica
proprio abbandono della storia delle idee e delle sue procedure. Sono
quattro le principali differenze individuate da Foucault tra i due tipi di
analisi:
1) L'archeologia non vuole descrivere ci che si cela dietro i discorsi intenzioni, pensieri, rappresentazioni - ma proprio i discorsi in quanto
pratiche governate da precise regole. Non per i discorsi in quanto
documenti interpretabili, in quanto segni di qualcos'altro, ma i discorsi nel
loro spessore concreto e specifico.
2) L'archeologia si presenta come un'analisi differenziale delle modalit
del discorso: essa vuole cio definire i discorsi nella loro specificit,
mostrando i sistemi di regole che li governano e non cercando di risalire
ad una identit unica e costante sottesa ad essi.
3) L'archeologia non si rif alla figura dell'opera, ma si riferisce a delle
pratiche discorsive che attraversano le singole opere: rifiuta cos l'istanza
del soggetto creatore come principio di unit e ragione d'essere
dell'opera.
4) L'archeologia, infine, non cerca di rinvenire ci che si effettivamente
pensato, desiderato, immaginato con un certo discorso; non cerca
un'identit che sarebbe stata squarciata e persa dal discorso. Essa
invece una sorta di riscrittura di un discorso fatto oggetto, di ci che
stato detto o scritto.
3.3. Le contraddizioni
La storia delle idee di fronte alle contraddizioni, all'incompatibilit tra le
proposizioni o all'irregolarit nell'uso delle parole ha sempre cercato di
restituire al discorso la sua unit, la sua coerenza. Ma questa coerenza ed
unit, proprio perch spesso non esplicite, sono il risultato della ricerca e
dell'analisi le quali le hanno dovute supporre, dare per certamente
esistenti al di l delle superficiali contraddizioni, per poterle ricostruire: si
possono cercare a livello del soggetto parlante, il cui discorso per non
stato capace di rivelare; o si possono cercare nelle strutture utilizzate,
anche inconsciamente, dall'autore, o nell'epoca, nelle tradizioni a cui un
individuo appartiene. La coerenza cos trovata mostrerebbe che ci che ci
inizialmente sembrato contraddittorio non altro che "luccichio
superficiale; e che bisogna ricondurre ad un unico centro focale tutto
questo insieme di bagliori dispersi. L'analisi proposta dalla storia delle
idee vuole smascherare questa contraddizione e ricondurla alla
pacificazione di un'unit e una coerenza nascoste. Dopo questo lavoro,
per lo storico delle idee rimangono o delle contraddizioni accidentali
oppure la contraddizione fondamentale, che consiste nello scontro
all'origine del sistema stesso di princpi e postulati tra loro incompatibili: il
primo genere di contraddizioni ci che bisogna superare facendo
emergere l'unit profonda del discorso che rappresenta, quindi, la figura
ideale da rinvenire al di l degli elementi accidentali; l'altro tipo di
contraddizione ci che emerge attraverso il discorso, il quale ne diventa
cos la figura empirica. Analizzare il discorso significa allora far scomparire
alcune contraddizioni e renderne manifeste altre. Per l'analisi
b) Il sapere
Le positivit non definiscono una forma di conoscenza e neppure il grado
raggiunto da una conoscenza in un dato momento: "analizzare delle
positivit significa mostrare in base a quali regole una pratica discorsiva
possa formare dei gruppi di oggetti, degli insiemi di enunciazioni, dei
complessi di concetti, delle serie di scelte teoriche" . Esse non
costituiscono n una scienza n, per, delle conoscenze eterogenee e
raggruppate insieme magari da un soggetto. Possiamo pensare ad esse
come la condizione preliminare di ci che in seguito si riveler e
funzioner come conoscenza o errore, acquisizione o perdita. "Questo
insieme di elementi, regolarmente formati da una pratica discorsiva e
indispensabili alla costituzione di una scienza, bench non
necessariamente destinati a darle vita, si pu chiamare sapere."
L'archeologia segue un cammino diverso da quello coscienza-conoscenzascienza: essa infatti segue il percorso pratica discorsiva-sapere-scienza in
cui il soggetto non pi il fulcro ma sempre situato e dipendente
(posizione del soggetto). Ecco perch necessario distinguere tra campi
scientifici e territori archeologici: allo stesso campo di scientificit
appartengono le proposizioni che rispettano determinate leggi di
costruzione; i territori archeologici attraversano invece testi letterari,
scientifici, filosofici perch il sapere non corrisponde solo alle
dimostrazioni ma comprende anche testi fantastici, racconti, decisioni
politiche. La pratica discorsiva allora non coincide con l'elaborazione
scientifica che pu sorgere da essa: piuttosto si pu dire che le scienze
appaiono sullo sfondo di un sapere. Si aprono cos nuovi problemi a cui
Foucault non dar risposta, ma proporr una direzione di analisi: come
collocare e definire la funzione di una regione di scientificit all'interno di
un territorio archeologico? Secondo quali processi emerge una regione di
scientificit in una formazione discorsiva?
c) Sapere e ideologia
Una scienza una volta costituita non assorbe in s la formazione
discorsiva in cui era comparsa, ma neppure la cancella: essa svolge la sua
Conclusione
Nella conclusione del libro Foucault presenta una serie di possibili
obiezioni che potrebbero venirgli mosse.
Foucault sembra non aver voluto utilizzare gli strumenti proposti dallo
strutturalismo, n alcun tipo di formalizzazione nelle sue descrizioni,
lasciando intendere, quasi implicitamente, che il campo studiato si
sottraeva a qualsiasi schema. Ma non forse questa una sorta di
impotenza che ha voluto darsi il nome di metodo, ricorrendo di volta in
volta all'uso di nuovi termini (positivit, formazioni, pratiche discorsive,
queste analisi, la ricerca della loro origine, della loro destinazione, del loro
senso che sar sempre e comunque fissato dalla ragione e dalla sua
intrinseca designazione trascendentale" Foucault ha voluto spingersi oltre
proprio questa posizione e "affrancare la storia del pensiero dalla
soggezione trascendentale. [] Si trattava di analizzare questa storia in
una discontinuit che non fosse ridotta in anticipo da nessuna teleologia;
di rintracciarla in una dispersione che non potesse essere racchiusa da
nessun orizzonte preliminare, di lasciare che si manifestasse in un
anonimato a cui nessuna costituzione trascendentale imponesse la forma
del soggetto; di aprirla a una temporalit che non promettesse il ritorno
di nessuna aurora. La vera opposizione a questa nuova proposta di
analisi viene, secondo Foucault, proprio dalla volont di garantire il ruolo
fino allora svolto dalla coscienza, il suo potere costitutivo. Tutto il
misconoscimento del metodo di lavoro e del significato dell'archeologia (il
considerarla come una ricerca fallita dell'origine, degli atti fondatori, o
come un'analisi delle totalit culturali incapace di cogliere l'orizzonte
empirico, a differenza del lavoro del vero storico) appare coerente con il
tentativo di salvare le vecchie categorie antropologiche. Ed anche
funzionale all'attacco rivolto allo strutturalismo il quale, nel tentativo di
applicare i suoi metodi a tutti i campi del sapere, correrebbe il rischio di
cadere in una sorta di ontologia della struttura. In realt il rifiuto
dell'archeologia teso a mascherare la crisi di tutte le forme di filosofia
trascendentale, di tutte le ideologie umanistiche che si fondavano sullo
statuto del soggetto.