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Il mare di Gaza
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il manifesto per Vittorio Arrigoni
4 aprile 2014
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essere fuori dell'uscio di casa. Eravamo lontani con Vittorio, ma pi che mai
vicini. Come ora, con la sua presenza viva che ingigantisce di ora in ora, come un
vento che da Gaza, dal suo amato mar Mediterraneo, soffiando impetuoso ci
consegni le sue speranze e il suo amore per i senza voce, per i deboli, per gli
oppressi, passandoci il testimone. Restiamo umani.
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Editoriale della mamma di Vittorio pubblicato sulla prima pagina del
manifesto il 17 aprile 2011, subito dopo l'omicidio del figlio
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&
TRE GIORNI
Articoli del manifesto - 14-16 aprile 2011
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IN MEMORIA DI
VITTORIO ARRIGONI
(Besana Brianza 4 febbraio 1975 - Gaza City 15 aprile 2011)
2009.07.03
2009.09.13
suo figlio, stato falciato nel 2006 da un cecchino israeliano a qualche centinaio di
metri dal confine e, sempre lo stesso anno, racconta Nadi, anche la moglie Khyria
morta, uccisa insieme al nipote Habib mentre lavoravano nei campi a Beit
Hanoun. Forse per questo, per evitare ulteriori stragi d'innocenti, che i bulldozer
israeliani hanno spianato i loro appezzamenti coltivati lo scorso gennaio durante il
massacro, l'attacco contro Gaza. Prima di congedarci siamo stati raggiunti per un
saluto dal terzogenito di Nadi, Raed, claudicante, reso invalido da un proiettile
mentre pescava nello stesso stile primitivo di Mohammed. Ora toccher al padre, a
59 anni suonati, prendere il posto del figlio morto ammazzato in riva al mare e far
s che a casa Al-Attar il Ramadan non duri 365 giorni l'anno, in un perdurante
digiuno senza assoluzione dai peccati, incurante dei rischi e consapevole di non
aver pi nulla da perdere. Restiamo umani.
2009.12.27
2010.05.30
Hamas ha fatto predisporre barricate attorno alla zona dello sbarco, consci che
sar impossibile frenare l'esplosione di entusiasmo della folla verso i navigatori. La
stessa euforia ha contagiato i vertici del governo di Gaza. Ismail Haniyeh si
espresso cos: Israele che minaccia di impedire alla Freedom Flotilla di sbarcare a
Gaza un pirata sionista che viola le leggi internazionali. Siamo testimoni degli
ultimi istanti di vita dell'assedio israeliano.
Anche le maggiori organizzazioni per i diritti umani presenti lungo la Striscia
attendono con trepidazione l'arrivo della navi. Amnesty coglie l'occasione per
sottolineare la punizione collettiva contro la popolazione civile, Oxfam richiede
la revoca immediata dell'assedio, il direttore dell'Unrwa John Ging ha chiesto alla
comunit internazionale di concentrarsi sugli aiuti alla striscia di Gaza cos come
la flotta, inviando aiuti via mare, piuttosto che limitarsi a pubblicare dichiarazioni
scritte su ci che sarebbe necessario.
Portavoce del governo di Tel Aviv hanno messo in dubbio l'esistenza di una
emergenza umanitaria nella Striscia, mostrando video nei quali appaiono ristoranti
con tavole imbandite e negozi straripanti di prodotti. Premesso che secondo dati
dell'Onu a Gaza l'88% della popolazione sopravvive sotto la soglia di povert e la
disoccupazione riguarda pi del 70% della forza lavoro, e che quindi i beni di lusso
se esistono sono destinati a una ristretta lite, queste merci non filtrano certamente
dai confini israeliani ed egiziani, che sono sigillati, ma dai tunnel di Rafah.
Ieri uno di questi tunnel ha collassato, causando la morte di 6 minatori
palestinesi. Yousef, uno di questi uomini-talpa che lavorano sottoterra al confine
con l'Egitto per permettersi gli studi universitari, l'abbiamo incontrato pochi giorni
fa mentre curiosava al porto: Sbarchino o non sbarchino abbiamo comunque
vinto. chiaro a tutti che il mondo intero sta dietro le vele della Flotilla e che Israele
sempre pi isolato e solo, arroccato nel suo regime razzista. Restiamo umani
2010.06.01
riteniamo che il loro messaggio sia stato consegnato. Ringraziamo questi eroi
venuti da lontano che hanno manifestato la loro solidariet con Gaza, l'assedio
israeliano oggi un problema internazionale. Sono gli occupanti, attraverso questo
crimine, ad essere oggi sotto assedio.
Le manifestazioni pi nutrite e partecipate si sono venute a creare
spontaneamente. Centinaia di uomini dai volti intrisi di rabbia e di un'infinita
tristezza hanno marciato compatti per tutto il giorno, dal porto incustodito fino alla
sede delle Nazioni Unite, gridando fermate Israele. Stretti d'assedio da mesi e
mesi, affamati, davanti alle cifre di questo inedito massacro di pacifisti i cittadini
della prigione di Gaza hanno chiesto di farla finita con l'assedio e l'impunit dei
massacri di civili. Nei volti provati dalla sofferenza un dolore nuovo, come la
perdita di un fratello mai conosciuto. Ahmed, pescatore: Questi martiri venuti
dall'Occidente sono morti per la nostra libert, mentre i nostri fratelli arabi si sono
dimenticati che esiste una prigione di nome Gaza. Vorrei incontrare i familiari,
poter piangere con loro. Munir, taxista: Dopo Deir Yassir e il massacro dell'anno
passato, questa un'altra pagina indelebile nella storia del terrorismo di stato
d'Israele.
La missione della Freedom Flotilla non finita. Altre due imbarcazioni del Free
Gaza Movement, in ritardo sul resto della flotta a causa di guasti tecnici, stanno
navigando proprio in questo ore nel Mediterraneo. A bordo del cargo Rachel
Corrie ci sono il premio Nobel per la pace Mairead Macguire e Hedy Epstein,
ebrea 85enne sopravvissuta all'olocausto. Il capitano irlandese Dereck ci ha detto
che sono tutti a conoscenza del massacro e sono consapevoli che un'altra strage
potrebbe compiersi avvicinandosi alle coste di Gaza, ma vanno avanti. Come
Rachel Corrie si trov ad un varco fra una vita di soprusi e la difesa dei diritti
umani, la nave che porta il suo nome va incontro a Gaza, certa della sua rotta. Che
tutto il mondo possa soffiare nelle loro vele. Restiamo umani.
2010.06.02
2010.06.05
lumicino di speranza sono gli attivisti: oltre agli aiuti umanitari sulla Rachel Corrie
ci sono dei compagni che desiderano venire a sostenerci nella lotta per la difesa dei
diritti umani violentati ogni giorno nella Striscia. Mentre non volgiamo un attimo
lo sguardo via dall'orizzonte recintato, ci arriva in serata la notizia dell'arresto di
Huwaida Arraf, cofondatrice dell'International Solidarity Movement e del Free Gaza
Movement. Partecipava alla rituale manifestazione pacifica del venerd contro il muro
che si sta inghiottendo il villaggio di Bil'In. Arrestata oggi, era uscita di prigione
solo tre giorni fa dopo esser stata sequestrata a bordo di una delle navi della Freedom
Flotilla. Le ho scritto di darmi almeno il tempo materiale di mandarle dei fiori fra
una reclusione e l'altra. La sua coraggiosa tenacia la nostra bandiera sventolante.
2010.06.06
messa a punto di quella che sar poi ribattezzato Free Gaza, un peschereccio di
una trentina d'anni che dotammo di sofisticate apparecchiature per la
comunicazione satellitare. Dopo una settimana di navigazione, obbligati a diverse
tappe fra Grecia, Creta e Cipro per rimediare ai continui guasti alle nostre barche,
il 21 agosto 2008 salpammo per l'ultima volta da Larnaca diretti a Gaza. Impegnati
nell'ultimo sforzo, ci lasciammo alle spalle le fatiche di mesi di preparazione e le
minacce di morte che per alcuni di noi risuonavano continuamente sui cellulari
come telefonate anonime.
Due giorni dopo migliaia di palestinesi si riversarono al porto per dare il
benvenuto alle prime barche internazionali dal 1967. I pescatori palestinesi che si
aspettavano due fiammanti yacht, constatando che stavamo a malapena a galla su
due bagnarole, tali e quali i loro vecchi pescherecci in legno, piansero lacrime di
commozione. La stessa emozione che ha provato l'anno scorso Tun Dr. Mahathir
bin Mohamad, ex primo ministro malese, nel venire a conoscenza delle nostre
missioni, e che ha rappresentato la svolta per il Free Gaza Movement. Con la
generosit delle donazioni della ong malese Perdana Global Peace Organization stato
possibile acquistare una nave cargo e due nuove imbarcazioni passeggeri. A queste
in breve tempo si sono unite le navi della European Campaign to End the Siege of Gaza,
di Insani Yardim Vakfi, di Ship to Gaza Grecia, e di Ship to Gaza Svezia, ed nata la
prima Freedom Flotilla. Della prima missione sono state dismesse le barche ma non
gli attivisti: sono loro quelli che hanno subito i pestaggi pi feroci da parte dei
soldati israeliani nel porto di Ashdod, e poi nelle varie carceri dove sono stati
detenuti. Come il palestinese Osama Qashoo, i greci Vangelis Pissias, professore
universitario, e il documentarista Yannis Karipidis, pestati selvaggiamente durante
lo sbarco nel porto israeliano.
Paul Larudee, musicista statunitense, anche lui componente storico del Free
Gaza, stato violentemente percosso per essersi rifiutato di fornire le generalit
mentre Ken O' Keef, irlandese, secondo capitano nella prima missione, a detta di
testimoni stava disteso nella sua cella coperto di sangue. Edy Epster, ebrea 85enne
sopravvissuta all'Olocausto e coinvolta in tutti i viaggi del Free Gaza Movement non
ha ancora potuto coronare il suo sogno: visitare la Striscia prima di morire. Avr
molto presto un'altra chance, poich flotte di navi cariche di aiuti umanitari
continueranno a sfidare la pirateria finch l'assedio non verr spezzato.
Mi ha scritto Edith Lutz dalla Germania. Dice che stanno per levare sopra il
cielo nel Mediterraneo la loro voce ebraica, la prima barca di ebrei in direzione
della prigione di Gaza. Per dare una lezione a chi in questi giorni ci apostrofa come
pericolosi terroristi. Perch, come spiegava Mauro Manno, antisionismo non
sinonimo di antiebraismo, ma anelito di libert dalle catene dell'oppressore
disumano. Restiamo Umani.
2010.08.13
Il digiuno di Gaza
GAZA CITY - Contadini in marcia per riavere le terre, donne al posto dei
mariti nei lavori pi duri, pescatori alla fame, bambini che rischiano la vita nei
tunnel di Rafah. Venti di resistenza civile sulla Striscia
C' un vento che in questa impietosa estate canicolare percuote i bantustan della
West Bank e arriva fino al ghetto di Gaza, incuneandosi nei chiavistelli e
sormontando le mura di questa immensa prigione. Il movimento di resistenza
popolare, civile e non violenta, protagonista delle lotte nei villaggi di Bil'in e Ni'ilin
contro il muro israeliano ha contaminato in questi ultimi mesi anche la Striscia. Da
Jabalia a Rafah contadini, studenti e insegnanti, giovani e anziani riuniti in comitati
popolari ogni settimana manifestano contro la buffer zone, quella porzione di
terra fertile nei pressi del confine che Israele ha di fatto sequestrato sparando a
chiunque si avvicini.
Marciando compatti dinnanzi ai soldati israeliani dai grilletti che prudono,
intonando canti partigiani, i volti dei contadini palestinesi levigati dal sole e scavati
dallo scalpello della fatica potrebbero essere confusi con quelli immortalati nelle
manifestazioni dei Sem Terra brasiliani, o degli Indios zapatisti del Chiapas. Al
culmine di queste proteste pacifiche, davanti ai contadini, decine di shebab, giovani
che si fanno beffe della morte affranti da una vita sotto assedio che non ha nulla da
offrire, sciamano temerari al centro dei mirini dei cecchini, verso la barriera di
confine, armati unicamente delle loro bandiere. Da fine febbraio ad oggi 8 ragazzi
palestinesi sono stati gravemente feriti dai soldati durante le manifestazioni
pacifiche e il 28 aprile nei pressi di Ash-Shaj'iya a est di Gaza City, Ahmad Salem
Deeb di 21 anni stato ucciso.
Anche Bianca Zammit, attivista maltese dell'International Solidarity Movement,
stata centrata a una gamba da un cecchino mentre filmava una dimostrazione. A
fine giugno, il ministro degli esteri israeliano Avigdor Liberman, in visita a Malta
per promuovere nuovi accordi commerciali, incalzato da un giornalista maltese sul
ferimento della sua connazionale non ha fatto che ripetere come un mantra: Mi
dispiace, ci dispiace, perch sempre un evento terribile quando dei civili sono
feriti.
Se Liberman veramente dispiaciuto come dice, aspetto di vedere non solo la
fine dell'assedio, ma anche le scuse per ogni civile morto o ferito accompagnate da
una indagine indipendente per ogni caso, la riposta di Bianca quando ancora era
in convalescenza con un buco grosso come polpelmo sulla coscia.
La mia terra la mia casa
Per chi da queste parti vive del frutto del seme gettato nella terra appena
dissodata, la paura della fame non solo legata all'ipotesi di un cattivo raccolto, ma
dalla reale possibilita di trovarsi i campi seminati distrutti da tank e bulldozer.
Secondo un rapporto di Oxfam, il 46% dei terreni coltivabili a Gaza sono stati
distrutti o resi inacessibili dall'esercito israeliano. Abu Taiama uno dei tanti
agricoltori palestinesi che rischiano la vita andando a coltivare i campi al confine,
nel suo caso nei pressi di Khoza. Nonostante i forti rischi non diserta la sua lotta, la
sua forma di resistenza all'oppressore israeliano: La mia terra la mia casa e se mi
uccideranno mentre la coltivo la mia terra sar la mia tomba, non la lascer mai.
Jaber Abu Rjila vive nell'ultima casa dinnanzi al confine ad Al-Farheen, a est di
Khan Younis e il 18 maggio la sua fattoria stata distrutta, gli animali da
allevamento uccisi, i campi seminati devastati dai buldozer. stata la seconda volta
in tre anni, e sempre di maggio, come a fare dell'anniversario della Nakba un
macabro marchio onnipresente nella sua esistenza da profugo. Recuperati i pochi
beni scampati alla distruzione, asciugate le lacrime della moglie, accumulati nuovi
debiti, e Jaber ancora l che non demorde a lavorare i suoi campi con la schiena
piegato ad arco sotto l'enorme peso dell'ingiustizia. Quando vado a trovarlo e
beviamo assieme del caff nerissimo sotto i palmizi che fanno ombra alle rovine dei
suoi averi, ogni volta mi si proietta innanzi l'incubo a occhi aperti della sua fine:
stritolato dalle possenti scavatrici israeliane mentre abbraccia l'unico albero d'ulivo
ancora in piedi, come farebbe un padre con l'ultimo erede rimasto.
Non solo al confine ma anche in mare si svelano costanti indizi di resistenza
civile. Secondo un rapporto della Croce Rossa, il 90% dei 4000 pescatori di Gaza
vive sotto la soglia di povert, e nella loro battaglia per la sopravvivenza rischiano
ogni giorno di venire uccisi navigando oltre il limite delle tre miglia imposto dalla
2010.09.02
ricavare da questi colloqui sono una sola cosa: pace economica in West Bank, e io
non voglio pace economica, io voglio un Paese!.
Saber, che durante la seconda intifada aveva abbracciato la lotta armata, oggi fa
il volontario nella sua organizzazione benefica a Beit Hanoun, e combatte
l'occupazione con l'arma della non violenza: Di per s ben venga l'idea di
negoziati diretti con Israele se per ottenere pi diritti, ma ridicolo e
politicamente impossibile pensare che Netanyahu, sorretto da una governo di cui fa
parte il movimento dei coloni, possa concedere qualcosa. Anche l'intermediario
non attendibile, ci vuole qualcuno che raggiunta una bozza di intesa imponga a
Israele di rispettare le risoluzioni, e questi non possono essere certo gli Usa che ogni
anno donano a Israele miliardi di dollari in armamenti, per colpire una
popolazione civile disarmata.
L'ultimo che interpello non proprio un uomo qualunque, ma Haider Eid,
professore associato nel Dipartimento di Letteratura Inglese dell'Universit di Al
Aqsa e baluardo del BDS qui a Gaza, la campagna di boicottaggio a Israele:
Questi negoziati sono uno schiaffo in faccia alle 1400 vittime dell'ultima guerra
israeliana e ai martiri della Freedom Flotilla. La missione investigativa dell'Onu
guidata dal giudice Richard Goldstone accusa Israele di aver commesso crimini di
guerra e possibili crimini contro l'umanit. I negoziati, tuttavia, hanno lo scopo di
aiutare Israele a scendere dalla gogna e dare esternamente l'impressione che le
parti in causa abbiamo le stesse responsabilit nel conflitto, negoziando il
riallineamento delle frontiere. Non bisogna essere dei politologi per sapere che
l'esito di questi negoziati non comporter alcuno stato palestinese indipendente
poich tale possibilit stata assassinata sul nascere dalla parte potente, cio da
Israele. Il cosiddetto "processo di pace" non ha in realt tanto a che vedere con la
pace, quanto con il processo in s.
2010.10.21
compagne di scuola sono invidiose quando esco in mare, a Gaza non ci sono molti
svaghi per i giovani. Il pescato quotidiano che non supera mai i tre chili,
rappresentato per lo pi da sardine e granchi, un ricavo incomparabile ai rischi
corsi se si considera che l'ultimo pescatore ucciso dalle mitragliatrici israeliane, il 24
settembre scorso, era solito pescare nello stesso tratto di mare di Madeleine.
Quando la vado a trovare sulla spiaggia, gi due emittenti arabe sono intente a
riprendere i suoi preparativi per la pesca, ma Madeliene non si montata la testa, i
suoi sogni sono gli stessi di una qualunque altra adolescente: Non mi allontaner
mai dal mare, il mio elemento, ma voglio diventare una stilista. Quelle mani oggi
cos abili a sbrogliare matasse di reti e a liberare crostacei troppo insignificanti per
finire in padella, gi si esercitano sul telaio e chiss un domani non ricamino su
tessuti pregiati i richiami di una vita e di un mare sotto assedio.
2010.11.03
nessun giornale come sul manifesto; chiaro quindi che la chiusura rappresenterebbe
un duro colpo per l'intero movimento di solidariet alla Palestina. Per salvarlo serve
urgentemente la trasfusione salvifica di nuovi abbonamenti, affinch quell'alleato
per comprendere il mondo torni a essere quello che sempre stato, un segno nella
mappa psichica di ogni lettore dallo sguardo non allineato che dice voi siete qui.
Restiamo Umani.
TRE GIORNI
Articoli del manifesto - 14-16 aprile 2011
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Il sequestro
Vittorio Arrigoni fu sequestrato il 13 aprile 2011 alluscita della palestra di Gaza city che
frequentava da qualche mese. I rapitori, del gruppo salafita Tawhid wal Jihad, guidati da un
giovane giordano, Abdel Rahman Breizat, lo avevano tenuto sotto osservazione per diversi giorni
per studiarne abitudini e movimenti. Scopo apparente del sequestro era quello di scambiare
lattivista italiano con il leader del gruppo arrestato dalle forze di sicurezza di Hamas ed in carcere
da alcuni mesi. Vittorio fu portato in unabitazione a nord di Gaza. Breizat e i suoi compagni
girarono un video di rivendicazione e il giorno dopo lo postarono in rete allo scopo di annunciare le
condizioni per il rilascio dellitaliano.
Le immagini di Vittorio, stordito e ferito, fecero il giro del mondo, destando sdegno e
commozione. Nelle ore seguenti la polizia di Gaza fu in grado di individuare la zona dove
litaliano era tenuto prigioniero.
2011.04.15
infedele, il cui esercito presente ancora nel mondo islamico. Esortano i giovani
di Gaza a sollevarsi contro il governo apostata di Islam Haniyeh che si oppone
alla Sharia.
2011.04.15
2011.04.15
Geraldina Colotti
Ho appreso del rapimento da Huweida Arraf, un'attivista palestinese che abita
a Gaza e che lavora con Vittorio - racconta al manifesto Maria Elena Delia - e ho
subito avvertito la famiglia per evitare che lo sapessero dalla televisione. Maria
Elena Delia fa parte del coordinamento nazionale della Freedom Flotilla, la
spedizione pacifista che salper alla volta di Gaza a fine maggio. rimasta in
contatto con l'attivista dell'International Solidarity Movement fino a poche ore
prima che venisse rapito: Abbiamo saputo subito che si trovava nelle mani di un
gruppo salafita - racconta ancora Delia -. Il governo di Hamas ha deciso di dare
una stretta a questi gruppi e ha arrestato diversi loro membri. In cambio della vita
di Vittorio, i salafiti chiedono la liberazione dei loro prigionieri. Il governo di
Hamas ci ha assicurato che sta lavorando intensamente per il rilascio del nostro
compagno.
Costernazione e rabbia, ieri, fra gli amici e i compagni di Vittorio, che
seguivano dal suo blog le quotidiane corrispondenze che inviava dall'inferno di
Gaza e che terminavano sempre con l'esortazione restiamo umani. Sul suo blog
Arrigoni - che vive a Gaza da tre anni - aveva rivelato di essere stato anche
minacciato di morte da un sito Usa di estrema destra (stoptheism.com), due anni fa,
e questo in un primo tempo ha alimentato anche altre ipotesi. Sul sito, nato proprio
per combattere il movimento di Arrigoni International Solidarity Movement,
l'italiano veniva indicato come bersaglio numero uno per le forze armate israeliane,
che pubblicavano foto e dettagli per identificarlo.
2011.04.15
Per il suo look da lupo di mare - berretto, pipa e tatuaggi - lo ribattezzai Capitan
Findus. A lui piaceva quel nomignolo che qualche settimana dopo divenne
purtroppo azzeccato, vista la fuga a nuoto che Vittorio tent (invano) quando venne
bloccato in mare da commando israeliani giunti a fermare le barche dei pescatori
palestinesi. Venne incarcerato in Israele e rispedito in Italia ma lui, dopo qualche
settimana, si imbarc su un altro battello della Gfm e ritorn a Gaza. Fu una
decisione davvero importante, forse perch era consapevole di ci che stava
maturando sul terreno.
Il 27 dicembre 2008 si ritrov ad essere l'unico italiano e uno dei pochi stranieri
presenti nella Striscia di Gaza durante la devastante offensiva militare israeliana
Piombo fuso. I suoi racconti pubblicati dal manifesto, chiusi immancabilmente
dalle parole Restiamo umani, rappresentano una delle testimonianze pi lucide e
coinvolgenti di quanto accadde in quei giorni d'inferno in cui Gaza, peraltro, era
chiusa alla stampa internazionale. Con il manifesto poi Vittorio ebbe qualche
incomprensione ma non aveva esitato un minuto, lo scorso dicembre, a rivolgere
attraverso Facebook e Youtube un appello ai tanti che lo seguono - e sono molte
migliaia, non solo in Italia - in sostegno della sopravvivenza del nostro giornale.
A Gaza Vittorio Arrigoni era tornato, senza pi lasciarla, poco pi di un anno
fa, passando dall'Egitto, per dedicarsi alla tutela delle migliaia di contadini
palestinesi ai quali Israele non permette l'ingresso nei campi coltivati situati in
quell'ampia zona cuscinetto costituita unilateralmente all'interno della Striscia.
Era impegnato anche a scrivere il suo nuovo libro. Ma Gaza un territorio dove
troppi attori, spesso solo burattini manovrati da qualcuno, cercano un ruolo da
protagonisti. Tra questi ci sono i salafiti della sedicente Brigata Mohammed Bin
Moslama, ai quali non interessa nulla di Gaza e dei palestinesi e ancora meno dei
loro amici. Vedono nemici ovunque, tranne quelli veri. Sarebbero questi presunti
salafiti ad aver sequestrato ieri Vittorio per ottenere dal primo ministro di Hamas,
Ismail Haniyeh, la scarcerazione dello sceicco al-Saidani, noto anche come Abu
Walid al-Maqdisi, leader di Al-Tawhid Wal-Jihad, una formazione qaedista.
Al-Maqdisi stato arrestato poco pi di un mese fa dai servizi di sicurezza di
Hamas che da due anni sono impegnati contro le cellule salafite che agiscono
soprattutto nella zona di Rafah (dove meno di due anni fa hanno persino
proclamato un emirato islamico: Hamas reag facendo una strage).
Vittorio Arrigoni non merita di essere usato come merce di scambio, lui che ha
sempre creduto nella dignit di ogni persona, ovunque nel mondo, a cominciare
dai palestinesi. Ai suoi rapitori possiamo solo rivolgere la sua perenne esortazione:
Restiamo umani.
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LOMICIDIO
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Sentendosi braccati, i sequestratori decisero di uccidere Vittorio e di darsi alla fuga. Al loro
arrivo nellabitazione, nella notte tra il 14 e il 15 aprile, gli agenti trovarono il corpo senza vita di
Vittorio, strangolato con una corda. Breizat e due dei suoi complici, Bilal Omari e Mahmud al
Salfiti, furono individuati poco dopo a Deir al Balah, nella casa di un loro fiancheggiatore. Nel
blitz lanciato dalla polizia, Breizat e Omari rimasero uccisi. Salfiti, ferito, fu arrestato e
incarcerato.
2011.04.16
2011.04.16
dell'operazione Piombo Fuso. Nel corso della corrispondenza una voce in arabo
lo avvertiva che i jet israeliani si stavano avvicinando. Senza scomporsi troppo, lui
ha continuato a parlare, descrivendo i luoghi e le persone che incontrava durante la
sua camminata verso un luogo pi sicuro. Era riuscito a condividere quel momento
cos drammatico in modo profondo, senza retorica, restituendo con le parole tutta
la gravit della situazione. Avevo letto in precedenza qualche suo articolo
pubblicato dal manifesto, ma l'impatto della sua voce era travolgente. Le sue parole
erano riuscite a farmi sentire anche gli odori.
Solo poche settimane dopo l'avrei conosciuto di persona, il giorno stesso del mio
arrivo a Gaza, poco dopo la tregua unilaterale dichiarata dal governo israeliano.
Quella sera bast annusarsi qualche minuto per capire che saremmo diventati
amici. Vittorio sapeva come raccontare la realt che lo circondava, con una
passione rara. La sua esperienza nella Striscia era per me una sorgente continua di
informazioni utili a costruire il mio reportage. La mattina seguente eravamo gi
sguinzagliati per Gaza a raccogliere interviste insieme. Tre giorni dopo abbiamo
sentito il sapore degli spari nei campi di prezzemolo ad Al Faraheen.
Il mio breve soggiorno nella Striscia mi ha permesso di saldare il nostro
rapporto e da allora abbiamo mantenuto un contatto costante, fino a pochi giorni
fa.
Il suo blog stato per me una fonte continua di informazioni che colmavano le
colpevoli lacune della maggior parte dei media mainstream. Un flusso appassionante
che riusciva ad aggregare migliaia di persone, assetate di informazioni di prima
mano.
Da qualche tempo aveva anche iniziato a maneggiare la telecamera, anche se
era notorio che non fosse la sua arma preferita. Nonostante questo, i suoi video
erano efficaci e spontanei. Testimonianze dirette di un mondo parallelo.
Le armi di Vittorio erano il suo computer, la sua telecamerina, la sua voce, la
sua sensibilit, la sua intelligenza vivace, il suo corpo.
L'utilizzo che ne faceva lo rendevano un prototipo di mediattivista. Un umano
comunicante, un pazzo accanito di giustizia, di libert. Instancabile nella sua
continua opera di tessitura sociale. Una persona capace di raccogliere e riverberare
i sentimenti di un popolo intero, rendendoli comprensibili a chi a quel popolo era
estraneo. Questo suo lavoro costante ha rappresentato una spina nel fianco della
propaganda sionista e non solo. Infatti non risparmiava critiche a chiunque
oltrepassasse la linea dell'umanit, attirando su di s parecchie antipatie, anche
insospettabili. Non era un giornalista, e nemmeno ci teneva ad esserlo. Era quel
raro esempio di essere umano che impugna le sue armi non convenzionali per
combattere una battaglia non violenta, anche per questo pi efficace.
Con la sua scomparsa si apre una voragine che contribuisce a ripristinare la
cappa di indifferenza che aleggia sulla Striscia di Gaza, martoriata da anni di
assedio e di menzogne. impossibile colmare questo vuoto, ma farlo diventa da
subito una responsabilit collettiva. La sua morte il suo estremo richiamo a
restare umani. E per farlo ci vogliono gesti.
2011.04.16
Vittorio il simbolo di questa unit, qui come a Gaza ed ovunque si lotti per la
libert e la giustizia: per questo siamo orgogliosi di annunciare che la seconda
Freedom Flotilla cambia nome e diventa la Freedom Flotilla Stay Humans. Perch noi, nel
nome di Vittorio Arrigoni, restiamo umani.
2011.04.16
Dopo il suo primo arrivo a Gaza, Vittorio aveva concentrato buona parte della
sua attivit di volontario ad offrire, per quanto possibile, protezione ai pescatori
palestinesi. Protezione simbolica, ma molto significativa. Perch fatta con il suo
stesso corpo, con la sua presenza a bordo di pescherecci e battelli spesso respinti
dalle unit della Marina militare israeliana pronta a intervenire per far rispettare gli
strettissimi limiti di pesca imposti dall'occupazione. Non sparate, siamo cittadini
stranieri, qui ci sono soltanto dei pescatori che vogliono sostenere le loro famiglie,
urlava fino a perdere la voce, assieme ai suoi compagni dell'International solidarity
movement (Ism), ai militari israeliani decisi, anche con raffiche di mitra sparate a
pelo d'acqua, a costringere i pescatori a tornare subito indietro (con le reti vuote).
Colpi che, rimbalzando sull'acqua, in questi anni hanno ferito e anche ucciso. Una
volta un proiettile mand in frantumi un vetro su di una imbarcazione e le schegge
ferirono leggermente alla schiena Vittorio. Qualche giorno dopo venne arrestato
(in acqua), immobilizzato con una scossa di pistola taser, spedito in prigione per
alcuni giorni in Israele - con l'accusa di essere entrato illegalmente nel paese, ma lui
era andato direttamente a Gaza in barca da Cipro - e infine espulso. Ma nella
Striscia rientr poco dopo, sempre via mare.
Dopo Piombo fuso e un lungo tour di incontri e dibattiti tenuti in Italia, da
nord a sud, seguito da alcuni mesi trascorsi in Egitto, Vittorio era rientrato a Gaza.
Torn con la stessa determinazione ma pi maturo, deciso a usare al meglio la
grande popolarit di cui godeva, e che all'inizio lo aveva un po' travolto, per
diffondere il maggior numero possibile di informazioni dalla Striscia. Il suo
impegno lo ha portato per mesi, ogni giorno, a proteggere, sempre e soltanto con la
semplice presenza fisica e un megafono, i contadini palestinesi che provavano a
raggiungere i loro campi coltivati in quella fascia cuscinetto larga centinaia di
metri, adiacente al confine, che Israele ha proclamato unilateralmente all'interno di
Gaza dopo Piombo fuso.
Un'attivit assolutamente pacifica che non salv Vittorio dalle pesanti minacce
partite da alcuni siti vicini alla destra estrema israeliana. E che ieri, nel giorno della
scoperta dell'assassinio di Vittorio, sono tornati a farsi sentire. Uno scudo umano
che lavorava per Hamas, ha scritto di Vittorio Stop the Ism salutandolo con un
sarcastico e macabro Arrivederci, Arrigoni, scritto in italiano. Nel 2009 questo
sito pose in cima ad una vera e propria lista di proscrizione il nome e la foto di
una esistenza d'inferno. Sono mostri incoscienti, partoriti dagli oltre 40 anni di
occupazione, dall'assedio, che reclamano la separazione dal diverso, denunciano le
contaminazioni culturali occidentali e in non pochi casi praticano la violenza.
Quasi certamente sono manovrati e pagati dall'esterno e hanno tra i loro obiettivi
quello di mettere in costante difficolt il governo di Hamas che accusano di aver
tradito la resistenza islamica attuando una tregua non dichiarata con Israele.
Raccolgono qualche consenso tra Khan Yunis e Rafah (dove nel 2009
proclamarono anche un emirato islamico, poi annientato dalle forze di sicurezza
di Hamas) e a finanziarli, si dice a Gaza, sarebbe Bandar bin Sultan, l'ex
ambasciatore saudita a Washington, molto potente e noto per i suoi stretti legami
con la Cia e altri servizi segreti (in Siria viene accusato di sponsorizzare i gruppi
religiosi impegnati nelle proteste di queste settimane contro Bashar Assad).
I salafiti sono stati chiamati in causa da pi parti, lo abbiamo fatto anche noi, in
riferimento all'assassinio di Vittorio. prematuro dichiararli sicuri responsabili di
questo crimine immenso. Ma lo stesso Vittorio parlava di loro, della loro
penetrazione nella societ, durante i nostri incontri a Gaza. La scorsa estate un
paio di campi estivi per ragazzi profughi furono dati alle fiamme da uomini con il
volto coperto, perch favorivano la promiscuit sessuale e sconosciuti hanno
distrutto negli ultimi anni, perch immorali, numerosi internet point, negozi di
parrucchiere e di vendita di cd musicali.
E nessuno dimentica il rapimento nel 2007 del giornalista della Bbc Alan
Johnstone. Fatti marginali per chi vive in Europa o per chi analizza dall'esterno,
ma non per la gente di Gaza e certo non per Vittorio, che registrava da tempo
queste pulsioni. Non sar facile arrivare ai responsabili veri, quelli dietro le quinte,
dell'eliminazione di un giornalista, un attivista e un amico che con la sua passione,
la sua presenza e le sue puntuali e particolareggiate cronache dalla Striscia ha dato
molto fastidio. Ma indagare prima di tutto a Gaza d'obbligo.
RESTIAMO UMANI
MESSAGGI DEDICATI A VITTORIO
!
!
!
Stamattina, sentendo la notizia alla radio, mi sono sentita persa, come se
Stefano fosse morto di nuovo. Nelle parole di Vittorio sentivo la sua stessa
indignazione, il suo stesso amore per la causa palestinese e mi piaceva pensare che
gli avesse in qualche modo magicamente passato il testimone, pur nella loro
diversit. Che il suo sangue possa farne nascere mille e mille come lui. Un
abbraccio a chi lo amava.
!
Vittorio era in procinto di rientrare in Italia per poter collaborare alla missione
della Freedom Flotilla che a maggio intende rompere l'assedio della popolazione
palestinese di Gaza. Vittorio stato trovato gi morto quando la polizia palestinese,
aiutata dalla popolazione, riuscita a trovare il posto dove era tenuto sequestrato.
L'ultimatum di 30 ore dunque era solo pretestuoso. I sequestratori sono
giovanissimi, di cui almeno uno cittadino giordano e non palestinese e
appartengono alla galassia dei gruppi islamici salafiti, molto diversi dal movimento
Hamas che governa la Striscia di Gaza. (...) In queste settimane in cui le alleanze in
Medio Oriente vengono rimescolate dalle rivolte popolari e dalle tensioni in tutta la
regione, la monarchia saudita ha stretto un'alleanza con Israele all'insegna del
comune nemico rappresentato dall'Iran e dalla sua influenza nella regione del
Golfo e in Medio Oriente. (...) Le autorit israeliane hanno chiesto ai governi dei
paesi da cui partiranno le navi o in cui sono attive le campagne di boicottaggio di
intervenire contro gli attivisti. Berlusconi ha gi raccolto la richiesta. Il messaggio
chiaro e inquietante: state lontani da Gaza e dalla Palestina. Vogliamo mandare un
messaggio chiaro e forte: non ci fermerete fino a quando in Palestina non ci sar il
pieno riconoscimento dei diritti dei palestinesi. Lo dobbiamo a questo popolo che
lotta da sessanta anni e adesso lo dobbiamo anche a Vittorio.
Forum Palestina
Caro Vittorio, di sicuro i tuoi assassini conoscevano chi eri e cosa rappresentavi
e hanno ucciso un uomo libero, un amante della libert e della giustizia, un amico
della pace e del popolo palestinese, che tu ha difeso, hai amato e che hai fatto della
sua causa una ragione di esistenza e di vita. Non so chi sono e cosa rappresentano,
ma so che non sono palestinesi, che sono un pericolo serio e costante per i
palestinesi e che sono degli assassini della Palestina, della sua causa, del suo popolo
e dei suoi veri e sinceri amici. Sono nemici dell'umanit che Vittorio ha sempre
cercato di difendere e fare vincere in Palestina. (...) Vittorio ti sei innamorato della
Palestina, e di Gaza in particolare, ma anche i palestinesi si sono innamorati di te e
della tua bella Italia. Sarai sempre nei nostri cuori e vivrai sempre nella nostre lotte,
per una Palestina libera, laica e democratica. Addio caro fratello e restiamo ancora
umani.
!
Il sequestro e assassinio di Vittorio Arrigoni un'autentica infamia. Tanto pi
perch realizzato contro un compagno da sempre impegnato in prima linea, con la
massima generosit e il massimo coraggio, al fianco del popolo palestinese contro i
crimini del sionismo, che Vittorio ha sempre denunciato e documentato contro
ogni silenzio e complicit, sino a fare di questa denuncia una ragione di vita.
Questo assassinio barbaro rafforza la nostra determinazione a lottare per la piena
autodeterminazione del popolo palestinese, contro lo Stato sionista e contro ogni
forma di panislamismo integralista. Ai familiari di Vittorio e a tutti i suoi compagni
ed amici, a partire dalla redazione del manifesto, il cordoglio pi sentito e un forte
abbraccio.
!
Di fronte alla guerra e all'ingiustizia che sta violentando il mondo, Vittorio
Arrigoni aveva messo in gioco la sua vita e l'ha persa. L'aveva fatto per reagire alla
tanta, troppa indifferenza che circonda tante tragedie umane come quella dei
palestinesi di Gaza. L'aveva fatto per rompere il silenzio complice di tanta
!
Che logica c' dietro a questo orrore? difficile capirlo, ma dobbiamo riuscire a
farlo per poter sconfiggere l'aberrazione che ha mosso i suoi assassini. Uccidendo
questo uomo buono, intelligente e generoso, i suoi assassini hanno inferto un colpo
duro alla causa per la quale egli si spendeva, come hanno fatto del resto coloro che
hanno ucciso Juliano qualche giorno prima. Due omicidi, lo stesso effetto. Cui
prodest? Ed ora? Per conservare in noi la sua memoria, abbiamo da moltiplicare
l'impegno per sostenere la lotta di liberazione del popolo palestinese restando
umani; avr senso cos pensare che Vittorio, come Juliano, continui a lottare
insieme a noi.
!
In un mondo in cui noi giovani fatichiamo a distinguere le cose importanti, il
suo impegno per la liberazione del popolo palestinese ci ricorda che vale la pena
vivere per chi si sacrificato e soprattutto per chi sente il dovere di lottare al
fianco degli oppressi dalla nostra societ , in ogni parte del mondo. Vittorio mi
lascia uno strano senso di gioia, amara certo, ma piena di speranze per una
generazione che dovr imparare a lottare per il futuro suo e dei suoi figli e che oggi,
Rocco
!
La morte di Vittorio oggi strappa il velo sulla Striscia e parla. Che possa parlare
davvero a tutti, Vittorio, anche ora che non c' pi. Che semini ancora
l'insopportabilit dell'ingiustizia, delle doppie misure, dell'ipocrisia in cui viviamo
immersi. Abbracciamo i familiari, l'International Solidarity Movement, gli amici.
Ringraziamo le autorit palestinesi che si sono adoperate per la sua liberazione.
Siamo a fianco della popolazione di Gaza e dei giovani che si sono mobilitati per
salvargli la vita. Rinnoviamo l'impegno contro l'assedio, contro l'occupazione
israeliana, per una pace fondata sulla giustizia. Continuiamo l'azione politica,
culturale e umanitaria per rompere l'isolamento di Gaza. L'omicidio di Vittorio
non sia utilizzato come ulteriore pretesto per impedire la presenza nell'area di
volontari, cooperanti e testimoni. Ogni uomo, ogni donna, ogni piccolo di questo
pianeta, ovunque nasca e viva, ha diritto alla vita e alla dignit. Gli stessi diritti che
rivendichiamo per noi appartengono anche a tutti gli altri e le altre, senza
eccezione alcuna. Restiamo umani, anche quando intorno a noi l'umanit pare si
perda.
Arci
!
Sono incredula, sconvolta, disperata non riesco a credere che tutto si sia
consumato cos rapidamente. Vittorio morto. Durante la mia vita ho visto molte
morti inutili, ma questa di una assurdit tale da mozzare il respiro. Ho conosciuto
Vittorio attraverso i suoi articoli da Gaza durante l'attacco israeliano Piombo
fuso. Lucidi, dettagliati e terribili. Li ho letti e conservati perch la memoria uno
strumento debole e invece ci sono cose che non si debbono dimenticare, mai!
Tiziana
!
Voglio esprimere da parte mia e di tutta la mia famiglia grande cordoglio per
l'assassinio di Vittorio Arrigoni. Con la sua famiglia, con i compagni e le compagne
del giornale su cui lo leggevamo, e ci era davvero prezioso, con gli amici palestinesi
condividiamo questa grande sofferenza, frutto di ingiustizia e cieca violenza.
Manterremo viva la sua memoria, per la pace, per la libert.
!
Ricordando Vittorio Arrigoni non possiamo che riaffermare la solidariet attiva
della Fiom con il popolo palestinese e con coloro che non hanno mai smesso di
lottare per la giustizia e la pace. Una delegazione della Fiom sar in Palestina dal
20 aprile per la Conferenza Internazionale della resistenza non violenta. La Fiom si
stringe con affetto ai suoi familiari cos terribilmente colpiti, alle compagne e ai
Fiom Cgil
!
L'assassinio barbaro di Vittorio Arrigoni da parte dei salafiti ci ha
profondamente scossi. Al di l delle sue posizioni non propriamente vicine ad
Israele, noi consideriamo questo gesto come il punto di svolta. Noi auspichiamo che
l'intero mondo possa rendersi conto che, nel dialogo di pace fra Israele e Palestina,
vi sono delle entit che disturbano con le armi questo dialogo ma che non possono
essere prese sul serio. Noi invitiamo il governo israeliano e quello di Hamas a
cogliere questo messaggio. Devono continuare nel loro percorso di pace in
memoria di Vittorio Arrigoni come in quella di Ytzakh Rabin e di tutti quei
cittadini israeliani e palestinesi che sono morti per questa assurda guerra. Devono
applicare la Risoluzione 181 delle Nazioni Unite. Niente muri fra Israele e
Palestina, ma solo frontiere come fra ogni Stato libero. Soprattutto raccolgano
l'invito del mondo arabo a processare e distruggere questi movimenti
ultraestremisti. La Shoah ci ha insegnato una cosa fondamentale. Siamo tutti
uguali. Al di l del popolo colpito, non possiamo uccidere o discriminare qualcuno
solo per la nazionalit o per il colore della pelle o per la religione o per il sesso o
quant'altro. Invitiamo i governi del mondo a sostenere questo dialogo di pace.
!
Giustificato nutrire non poche riserve sulle presunte motivazioni e sulle
circostanze di un'esecuzione che tutto stata fuorch un rapimento mirato ad
ottenere la liberazione di esponenti salafiti. Vittorio Arrigoni non era un
dirigente o un militante di Hamas, ma il testimone obiettivo e eloquente delle
repressioni e degli eccidi israeliani nella Striscia di Gaza prima, durante e dopo
l'operazione Piombo Fuso. (...) Fuori dal contesto di questa barbarica esecuzione, e
anche se irrilevante come ogni altra iniziativa della politica estera italiana, va
ricordato che il presidente del consiglio Silvio Berlusconi stato il solo capo di
governo europeo ad accogliere la richiesta israeliana di ostacolare la nostra
partecipazione alla flottiglia della pace e ad impegnarsi a bloccare la partenza della
nave Stefano Chiarini con il suo carico di aiuti umanitari destinati al popolo
della striscia di Gaza.
Lucio Manisco
!
Alla famiglia di Vittorio, alle sue amiche e amici, in Palestina ed in Italia,
esprimiamo la nostra simpatia ed amicizia. L'assurda e criminale violenza contro
chi dovrebbe essere molto apprezzato per la sua opera contro l'aggressione
israeliana solo l'ultimo esempio dell'irrazionale violenza insita in ogni
fondamentalismo nazionalista e/o religioso.
2011.04.16
2011.04.16
2011.04.16
Scrutavo ogni movimento, ogni atteggiamento per assicurarmi che i miei rapitori
non fossero fondamentalisti e fanatici religiosi, per escludere che appartenessero ad
al Qaeda. Questo serviva solo ad avere qualche speranza di poter uscire viva,
magari con una trattativa, anche se chi sequestra dei civili - peraltro tutti impegnati
a fianco della popolazione locale - non pu essere certamente sensibile alla vita
umana. Non erano forse gi stati uccisi Enzo Baldoni e Margaret Hassan e molti
altri?
Eppure quando non si ha altra risorsa per resistere all'angoscia della prigionia,
anche attaccarsi a un filo pur flebile di speranza serve, come serve un nodo sulla
frangia di una sciarpa per contare i giorni. Ma per Vittorio non ci sono stati giorni
da contare, forse nemmeno ore. Nei momenti pi atroci del mio sequestro pensavo
al modo in cui mi avrebbero uccisa e passavano davanti a me i video dei vari
stranieri ai quali era stata squarciata la gola e consideravo il colpo di una pallottola
il male minore. Almeno fino a quando le pallottole non sono arrivate davvero, ma a
spararle erano americani. Vittorio non stato risparmiato, aveva il viso tumefatto,
di Baldoni sono tornati pochi resti in una piccola cassetta di legno, tanto per dire
che stato sepolto e permettere alla famiglia di elaborare il lutto.
Proprio in questi giorni uscito in Grecia un film documentario sui giornalisti
in Iraq dal titolo Morire per dire la verit. Ma perch si deve rischiare la vita per dire la
verit o per un gesto di solidariet con i contadini o con i pescatori palestinesi?
E perch, ripensando a chi non ce l'ha fatta, insieme all'enorme dolore emerge
quasi un senso di colpa, quella sindrome da sopravvissuto che qualcuno ha
ritrovato nel mio racconto?
2011.04.16
2011.04.16
Senza confini
Manifestazioni in tutta Italia, ieri, per ricordare il pacifista ucciso. A Roma,
circa 500 persone hanno organizzato un presidio per rinnovare l'impegno
della Freedom Flotilla e chiedere che sia fatta chiarezza sulla morte del
cooperante
Geraldina Colotti
Circa 500 persone si sono ritrovate ieri a Roma al Colosseo nel ricordo di
Vittorio Arrigoni. Bandiere rosse della Federazione della sinistra, dell'Usb, della
Freedom Flotilla, delle organizzazioni di sostegno alla Palestina, ma anche molte
persone comuni, venute a salutare l'impegno di un uomo generoso. Tra queste, la
signora Irma, insegnante in pensione, che racconta al manifesto come ha scoperto le
cronache di Vittorio Arrigoni: Durante l'assedio di Gaza - dice -, un parroco stava
raccogliendo soldi per comprare medicinali da inviare ai bambini sotto assedio.
Sono andata a portare il mio contributo alle suore di via delle Tre fontane, e loro
mi hanno detto: "I giornali raccontano tutte bugie, solo Vittorio Arrigoni scrive
cose giuste". Cos ho scoperto i suoi articoli.
Anche Stefania, giovanissima, venuta da sola: Non lo conoscevo - dice senza
nascondere le lacrime - ma leggevo le cose che scriveva. La morte andrebbe sempre
rispettata, ma perch se muore un israeliano ne parlano tutti i giornali mentre se 20
palestinesi perdono la vita non lo sappiamo mai? Vittorio invece lo scriveva.
Alcuni giovani srotolano striscioni con la frase pi nota di Vik, Restiamo
umani, da un altoparlante improvvisato arrivano interventi e ricordi. Occhi lucidi,
ma determinati a proseguire: mettendo di nuovo in mare la Freedom Flotilla, la
spedizione pacifista che salper a fine maggio verso Gaza, organizzando la
manifestazione del 14 maggio. Vittorio avrebbe dovuto essere della partita, invece
sar presente nei nostri ideali, dicono i partecipanti. Arrivano notizie da tutta
Italia: da Cagliari, a Napoli, da Genova a Bologna, sono state organizzate iniziative
per ricordare Arrigoni. Mattias, studente universitario che oggi parteciper alla
manifestazione contro la guerra a Napoli, si dice sconvolto e chiede: Chi ha
armato la mano dei salafiti? Chi aveva interesse a far tacere Arrigoni? Avremmo
dovuto mobilitarci prima, quando stato ucciso il regista Juliano Mer, invece siamo
sempre troppo pochi a scendere in piazza per queste tematiche. E come mai c'
poco interesse tra i giovani? Non ci sono pi analisi che consentano di collegare le
cose a livello internazionale, di capire - dice ancora - al bombardamento dei media
che rendono commestibili termini come "guerra umanitaria" fa da contraltare la
dismissione della sinistra istituzionale e degli intellettuali. Seppur con qualche
distinguo, le grandi organizzazioni di massa non scendono pi in piazza contro la
guerra.
Interviene Fabio, un liceale, il problema - dice - che al massimo si danno
giudizi morali, il massimo Emergency per cui la guerra sbagliata, ma nessuno ci
dice pi che la guerra intrinseca al capitalismo, la continuazione della ricerca
del profitto. Poco distante, Brian, giovanissimo studente peruviano, ha in mano il
libro di Arrigoni: Uno da ammirare - dice -. Sono questi gli esempi per cui essere
orgogliosi, non i vari Saviano. Chiunque sia stato a uccidere Vittorio, ha fallito i
propri obiettivi: in tanti vorranno fare come lui.
Sabrina, una giovane italo-egiziana, seduta insieme a due donne arabe vicino
alla bandiera della Freedom Flottiglia. Viene dal quartiere di Centocelle, foulard in
testa e kefia palestinese: Quando ho avuto la notizia - dice - non riuscivo a
crederci. Dietro l'omicidio c' la mano di Israele che non vuole testimoni e vuole
impedire la partenza della Flottiglia. Si fa avanti Rahima: Condividiamo il
dolore per Vittorio, uno dei tanti caduti di Palestina. Chi cerca di dire la verit
viene ucciso, chi ha soldi ha ragione e i poveri sempre torto, ma bisogna continuare
a battersi contro l'ingiustizia e la violenza, non possiamo diventare tutti satana,
dobbiamo conservare un'anima. Vittorio oggi qui con noi.
E Samir Al Qaryouti, giornalista palestinese, afferma: La mano che ha ucciso
Arrigoni quella dei salafiti, che non hanno peso a Gaza, ma gli interessi che ci
sono dietro sono altri. Da sessant'anni accogliamo giornalisti internazionali in
Palestina, alcuni dei quali anche ostili, senza che mai sia stato fatto loro un torto.
Con Vittorio hanno voluto colpire un simbolo, mandare un messaggio al popolo
2011.04.16
I FUNERALI
Contadini e pescatori: addio, scudo umano Vik
stata allestita nel porto di Gaza - proprio nel punto dove alcuni anni fa sbarc
per la prima volta da un'imbarcazione che portava aiuti umanitari per i palestinesi
della Striscia - la tenda che ieri ha accolto centinaia di palestinesi e i pacifisti
internazionali (tra cui quelli delle ong italiane) che hanno manifestato il loro
cordoglio per la morte di Vittorio Arrigoni. Fra i molti visitatori c'erano anche
alcuni esponenti di Hamas, il movimento islamico che governa la Striscia (ad
esempio Ghazi Hammad, viceministro degli esteri nell'esecutivo di Ismail Haniyeh)
ma soprattutto tante persone comuni, gli umili con cui Arrigoni fraternizzava e di
cui narrava le sofferenze quotidiane di una vita sotto occupazione militare. C'erano
i pescatori e i contadini per i quali Arrigoni aveva fatto da scudo umano,
evitando che i soldati israeliani gli sparassero addosso mentre raccoglievano il
prezzemolo a ridosso del confine con lo Stato ebraico o si avventuravano con le
loro imbarcazioni nello specchio di mare proibito a causa dell'assedio. Hamas ha
anche voluto esprimere il proprio dolore per l'uccisione dell'attivista italiano
organizzando un corteo di protesta che, dopo aver attraversato alcune strade di
Gaza, si concluso di fronte agli uffici locali delle Nazioni Unite. Il cordoglio
forte anche sulla stampa locale. L'associazione dei giornalisti di Gaza ha
proclamato tre giorni di lutto e ha indetto una manifestazione di commemorazione
in un locale - il Gallery - che Arrigoni era solito frequentare. il minimo che
possiamo fare per il nostro amico ha detto uno degli organizzatori.
2011.04.16
infedeli come Vittorio; e quello dei rispettabili sauditi che siedono in tanti
consigli d'amministrazione del civile occidente.
La barbarie di un lager a cielo aperto come quello che Israele ha aperto a Gaza
e al suo milione e mezzo di abitanti, con l'appoggio di Stati uniti ed Europa, e dei
loro clienti arabi (adesso in graticola).
La barbarie di quella logica della guerra denunciata ieri dai visionari naives di
Emergency, che toglie vita e dignit ai cittadini del mondo, da Gaza a Tel Aviv, da
Kabul a Misurata, da Haiti a Lampedusa. La stessa logica che ha ucciso
Vittorio.
La barbarie delle guerre umanitarie che di umanitario - e di umano - non
hanno nulla se non il tentativo di perpetuare dominio e sopraffazione - economica,
politica, culturale, razziale - apparentemente naturali.
In queste ore e nei prossimi giorni ascoltiamo la litania delle condoglianze
generalizzate per la barbara morte di Vittorio. Che non sia invano, che serva a
rilanciare il processo di pace, che faccia cessare la violenza... Una litania
insopportabile, falsa, ipocrita.
Pi seria l'Unicef: La morte di Vittorio, assurda, atroce, perch colpisce un
portatore di pace, non sia l'ennesima luce a intermittenza che risveglia ciclicamente
la comunit internazionale svelando e poi oscurando il dramma collettivo di una
popolazione che ogni giorno si fa sempre pi insostenibile e ingiusto e che alimenta
odio, rancore e morti inutili senza mai arrivare a soluzioni concrete. Parole
peraltro destinate a restare senza effetto. Vittorio avr un bel funerale, poi tutto
continuer come prima. Ci saranno altri Vittorio, nel mondo, e in Palestina.
La morte barbara di Vittorio sollecita alcune domande. Tutti (tutti) sanno che
fino a quando non si trover una soluzione minimamente accettabile ed equa del
nodo Israele-Palestina non ci sar pace in Medio Oriente. Ma come mai la
primavera araba, che va dal Magreb al Mashreq e scende nell'Africa subsahariana, non tocca la Palestina (e Israele)? Come mai la guerra umanitaria o la
no-fly zone o qualsiasi altro marchingegno della volenterosa comunit
internazionale non arriva mai in Palestina (e Israele)? Per queste domande (e
risposte) Vittorio si battuto. Per questo stato barbaramente ucciso.
2011.04.16
2011.04.17
Forme, anche queste, di una Utopia concreta che dedichiamo con profonda
commozione alla memoria di Vik Utopia.
Il processo
!
Il processo a rapitori ed assassini di Vittorio cominci l8 settembre 2011 in unaula della
Corte Militare di Gaza City affollata di amici e sostenitori dellattivista italiano. Presente anche
lavvocato della famiglia Arrigoni, Gilberto Pagani. Alla sbarra quattro giovani: Mahmud Salfiti,
Tarek Hasasnah, Amer Abu Ghoula e Khader Jram. Assenti altri due rapitori, il capo del gruppo
Abdel Rahman Breizat e il suo braccio destro Bilal Omari, uccisi dalla polizia di Gaza poco dopo
lassassinio di Vittorio. Nelle udienze successive, la difesa tenta prima la carta delle confessioni
estorte con la violenza, e poi quella di un omicidio pianificato da Breizat e Omari del quale erano
alloscuro gli altri membri del gruppo, convinti che Vittorio sarebbe stato scambiato con il leader di
Tawhid wal Jihad, in carcere a Gaza.
Nei mesi successivi gli imputati cambiano versione e affermano che Vittorio era stato sequestrato
per tutelare le tradizioni e i modi di vivere della gente di Gaza, poich litaliano frequentava
donne palestinesi. I giudici militari non credono a questa versione e il 17 settembre 2012 infliggono
il carcere a vita a Mahmud Salfiti e Tamer Hasasna e 10 anni a Khader Jiram. Condannato a
piede libero il fiancheggatore Amr al Ghoula.
Cinque mesi dopo, la Corte Militare di Appello riterr i condannati colpevoli di sequestro di
persona e omicidio ma riduce la pena a 15 anni per Salfiti e Hasasna, a 5 per Jram.
!
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Per qualsiasi altra informazione, chi volesse organizzare iniziative pu scrivere a:
Francesco Giordano f.giordano52@gmail.com
!
Freedom Flotilla Italia
Associazione DIMA
RINGRAZIAMENTI
Ringraziamo Dario Rovere per aver donato la foto di copertina.
Selezione dei testi a cura di Michele Giorgio, editing di Matteo Bartocci,
elaborazione copertina thePrintLabs/Alessandra Barletta.
!
Il manifesto desidera ringraziare Egidia Beretta e Alessandra Arrigoni per
aver creduto in questo libro e nel suo significato.
!
Insieme alla famiglia, agli amici e ai compagni di Vittorio invitiamo a sostenere:
La Fondazione ha sinora partecipato al cofinanziamento di due progetti, entrambi
nel 2013.
Con DEBRA ITALIA ONLUS - Associazione Nazionale per la Ricerca
sullEpidermolisi Bollosa ha sostenuto un progetto per lintegrazione sociale e lo
sviluppo delle abilit intellettuali dei minori affetti da Epidermolisi Bollosa (EB)
nella Striscia di Gaza.
LEpidermolisi Bollosa (EB) una malattia genetica rara spesso definita
Sindrome dei bambini farfalla con riferimento alla fragilit della loro pelle che
ricorda quella delle ali di una farfalla. Questa alterazione genetica provoca
lestrema fragilit della pelle e la formazione continua di vesciche che pu avvenire
spontaneamente o in seguito a traumi anche di lievissima entit. Le vesciche, in
taluni casi, non sono limitate alla cute ma possono interessare anche diverse
mucose quali la mucosa orale, esofagea, lo stomaco e lintestino, i polmoni, la
vescica, i genitali e gli occhi. Non esiste una terapia specifica e risolutiva per questa
malattia. Il trattamento delle lesioni cutanee e delle complicanze solo sintomatico.
Oltre alle lesioni cutanee che caratterizzano la malattia (che assomigliano ad
ustioni di terzo grado), i bambini spesso sviluppano articolazioni deformate e
contratture della mano. Vivere con l EB una condizione ad alta complessit
clinica ed elevato impatto sociale. La scarsa conoscenza della malattia comporta
l'isolamento delle persone colpite e delle loro famiglie. Una volta diagnosticata la
malattia nei primi giorni di vita, infatti, i bambini di Gaza restano confinati
allinterno del nucleo familiare. LEB una malattia cronica e come tale pu
incidere sulle dimensioni pi intime e personali non solo dei pazienti ma anche di
coloro che se ne occupano direttamente, quindi i genitori, i fratelli o le sorelle.
!
La Fondazione intervenuta nella fase II del progetto di DEBRA (da giugno a
Novembre 2013)
che ha previsto, tra laltro, la Creazione di unassociazione locale di supporto ai
pazienti e alle loro famiglie, la fornitura di materiale per le medicazioni della pelle,
programma di visite a domicilio dei pazienti, un programma estivo di attivit
!
Il secondo progetto cofinanziato dalla Fondazione, a fine anno 2013, riguarda
sempre il diritto alla salute.
Lassedio imposto sulla Striscia di Gaza da Israele dal 2007 e le conseguenti
limitazioni allapprovvigionamento di carburante ed elettricit in combinazione
con le limitazioni imposte allimportazione di materiali da costruzione, medicinali,
dispositivi e attrezzature mediche ha progressivamente indebolito la capacit del
sistema sanitario di investire nel miglioramento dei servizi e di rispondere alle
esigenze dei pazienti, aggravando l'isolamento del sistema sanitario di Gaza dal
mondo esterno.
LAssociazione Sunshine4Palestine si costituita nel gennaio 2013 con lo scopo
di costruire un impianto fotovoltaico che rendesse energeticamente indipendente
per 24 ore al giorno il Jenin Charity Hospital di Gaza, che soffre terribilmente dei
tagli energetici e, nonostante sia stata equipaggiato di macchinari estremamente
moderni, a causa della carenza di elettricit non pu funzionare che per poche ore
al giorno.
!
Il progetto dellimpianto fotovoltaico prevede linstallazione di tre moduli
separati che permetteranno il funzionamento dellospedale 24 ore su 24.
!
Il primo modulo di 56 pannelli , finanziato dalla Fondazione, gi stato
installato sul tetto dellospedale che ora dispone di 8 ore al giorno di elettricit in
autonomia.
Bulciago, 3 marzo 2014
Egidia Beretta
!
!
!
Per donazioni:
FONDAZIONE VITTORIO ARRIGONI VIK UTOPIA Onlus
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