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cacciata dei grandi proprietari fondiari e la cacciata dei capitalisti russi per poi
cominciare la marcia verso il socialismo?1.
In sostanza, dunque, il primo compito che Lenin assegna al potere sovietico
quello di avviare la modernizzazione del Paese, ben sapendo che dal socialismo la
Russia separata da un abisso ma pure che occorre gettare un ponte su questo
abisso, ponendo le basi dello sviluppo economico, culturale e politico, a partire
dalla creazione di un nuovo apparato statale e di partito che possa dirigere
questa immensa trasformazione2. Il che fu quanto poi si cerc di fare, pur con le
distorsioni e i limiti noti, nei decenni seguenti. Tuttavia, larretratezza non in
termini assoluti, ma relativi al confronto coi paesi pi avanzati rimasta
nonostante tutti i progressi una tara che ha pesato su tutta la storia dellURSS, sia
come handicap di partenza, sia appunto come fattore da superarsi a tappe forzate
(che racchiudevano lequivalente di secoli dello sviluppo dei paesi occidentali) per
costruire e difendere il socialismo. In questo senso, A.G. Frank parla di una
rincorsa per raggiungere i paesi pi avanzati, aggiungendo che le cause
dellarretratezza dellEst vanno cercate nelle differenze accumulatesi
storicamente3.
Anche altri studiosi marxisti si sono soffermati sullimmaturit delle condizioni di
partenza. Per Holz, lURSS nei suoi primi anni mancava di unadeguata base
economica; di una classe operaia fortemente sviluppata [...]; di masse maturatesi
nella lotta per strutture statali democratiche e che fossero, poi, capaci di servirsene
[...]; di un movimento culturale incisivo [...] come era stato lIlluminismo in
Occidente. In queste condizioni il Partito si addoss quei compiti, sia
amministrativi che educativi, che in condizioni organiche di transizione [...]
avrebbe invece assolto una classe operaia matura: ne deriv un apparato
burocratico di partito non come deformazione, ma come forma determinata
che lorganizzazione dei rapporti socialisti di produzione doveva assumere, data
limmaturit economica e sociale del paese. Nel secondo dopoguerra, lo
sviluppo fu orientato ancora una volta alla crescita della produttivit sociale,
cosicch la priorit economica fu riconosciuta agli investimenti nellindustria
pesante; e il benessere individuale [...] dovette arrestarsi molto al di sotto dei livelli
di una moderna industrializzazione complessiva. Tuttavia, pensare che la caduta
del socialismo fosse gi contenuta nelle contraddizioni che ne caratterizzarono
linizio, significherebbe trascurare il ruolo dellelemento soggettivo nella dialettica
storica4.
1
V.I. Lenin, Sulla nostra rivoluzione. A proposito delle note di N. Sukhanov, in Id., Sulla rivoluzione socialista, Edizioni Progress 1979,
p. 588 (corsivi miei).
2
Getzler, Ottobre 1917: il dibattito marxista sulla rivoluzione in Russia, in Storia del marxismo, Einaudi 1978-82, vol. 3*, pp. 46-47.
3
Nel XVI secolo lEuropa occidentale esportava gi manufatti, mentre quella orientale esportava prodotti agricoli e materie
prime; a ci va aggiunto loro americano che lEuropa occidentale us per pagare le proprie importazioni dallEst e per
colonizzarlo economicamente (A.G. Frank, Il socialismo reale: cosa non ha funzionato, Alternative, 1995, n. 2, pp. 15-16).
4
H.H. Holz, Sconfitta e futuro del socialismo, Vangelista 1994, pp. 116-118, 128.
M. Lewin, La Russia in una nuova era, Boringhieri 1988, pp. 39-40, 48-49, 56, 127 (corsivi miei).
A. Catone, La parabola di unidea: 1985-1990, in AA.VV., Crollo del comunismo sovietico e ripresa dellutopia, Dedalo 1994, p. 156.
7
E.J. Hobsbawm, Il secolo breve, Rizzoli 1995, p. 577.
8
Cfr. Class Societies: the Soviet Union and the United States. Two Interviews with P. Sweezy, Monthly Review, 1991-92, n. 7.
6
Carr, La rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin (1917-1929), Einaudi 1980, pp. 15-16, 19-20 e segg.; G. Boffa, Storia dellUnione
Sovietica, lUnit 1990, vol. 1, pp. 132-135, 225-230, 242-243.
10
Hobsbawm, Il secolo breve, cit., p. 438.
11
G. Boffa, DallURSS alla Russia. Storia di una crisi non finita (1964-1994), Laterza 1995, pp. 79, 164.
12
Janos, Social Science, Communism, and the Dynamics of political Change, World Politics, oct. 1991; V. Zaslavsky, Storia del
sistema sovietico, NIS 1995, p. 193; R. di Leo, Vecchi quadri e nuovi politici. Chi comanda davvero nellex URSS?, Il Mulino 1992, pp.
19-20.
13
un giudizio di J. Berliner, citato in Zaslavsky, Storia del sistema sovietico, cit., p. 204.
14
G. Arrighi, World Income Inequalities and the Future of Socialism, New Left Review, 1991, n. 189.
15
Holz, Sconfitta e futuro del socialismo, cit., pp. 119-120.
A. Catone, La transizione bloccata. Il modo di produzione sovietico e la dissoluzione dellURSS, Laboratorio politico 1998, p. 212;
Hobsbawm, op. cit., p. 296 (corsivo mio).
24
Boffa, Storia dellUnione Sovietica, cit., vol. 1, p. 209.
25
Cfr. M. Dobb, Storia delleconomia sovietica, Editori Riuniti 1976; A. Nove, Storia economica dellUnione Sovietica, Utet 1970.
26
E. Mandel, La natura sociale delleconomia sovietica, Alternative, 1996, n. 5-6, pp. 39-41.
27
Malle, Sistemi economici comparati, cit., pp. 136-139.
M. Ruzzene, Governo e pianificazione della produzione sociale, Alternative, 1996, n. 5-6, pp. 105-111.
Boffa, DallURSS alla Russia, cit., p. 86.
30
Ch. Bettelheim, La specificit del capitalismo in URSS, Alternative, 1996 n. 5-6, in Ch. Bettelheim, P.M. Sweezy, Il socialismo
irrealizzato, Editori Riuniti 1992, p. 108; Malle, op. cit., pp. 146-149.
31
Cfr. L.J. Cook, The Soviet Social Contract and Why It Failed. Welfare Policy and Workers Politics from Brezhnev to Yeltsin, Harvard
University Press 1993; AA.VV., Il compromesso sovietico, Feltrinelli 1977.
32
W. Brus, citato in A. Natoli, Le radici di unalienazione totale, il bimestrale, suppl. a il manifesto, 29 marzo 1989, p. 59.
33
Malle, op. cit., pp. 166-167, 172-178, 186; R. di Leo, Il modello di Stalin. Il rapporto politica-economia nel socialismo realizzato,
Feltrinelli 1977, p. 63.
34
Malle, op. cit., pp. 193-195; Aganbegjan, Il futuro delleconomia sovietica, cit., pp. 36-38, 49-50.
29
una crisi di redditivit degli investimenti dello Stato, che sar fatale: il sistema cio
evitava crisi cicliche e fallimenti aziendali, ma al costo di giungere assai pi
rapidamente e coerentemente alla propria fine. In questo senso, come scrive
Catone, leconomia sovietica del periodo brezhneviano ha rimosso una razionalit
capitalistica senza [...] aver costruito una nuova razionalit socialista 35.
Giussani, La crisi delleconomia sovietica e le sue prospettive, in Giussani-Peregalli, Il declino dellURSS, cit., pp. 26-27; Catone,
La transizione bloccata, cit., p. 231.
36
N. Ruzavaeva, La politica economica dagli anni Sessanta alla prima met degli anni Ottanta: contraddizioni e difficolt dello sviluppo, in
AA.VV., Problemi di storia russa e sovietica, Edizioni Progress 1991, pp. 204-205; M. Lavigne, The Economics of Transition. From
Socialist Economy to Market Economy, Macmillan 1995, p. 6.
37
A. Nove, Stalinismo e antistalinismo nelleconomia sovietica, Einaudi 1968, pp. 111-115, 120-122.
38
R. di Leo, Leconomia sovietica tra crisi e riforme (1965-1982), Liguori 1983, pp. 17, 31-39, 50-51; Catone, op. cit., p. 165; G.M.
Ellman, V. Kontorovich, Overview, in AA.VV., in AA.VV., The disintegration of the Soviet economic system, Routledge 1992, p. 14.
5. La doppia economia
Veniamo ora al problema della doppia economia, ossia alla convivenza
delleconomia ufficiale con leconomia ombra o seconda economia 39. Questa,
essenzialmente un circuito mercantile a fronte di uneconomia pianificata, stata
generata dalle carenze di questultima; ma era anche uneredit della struttura
sociale pre-rivoluzionaria. Giustamente il Manuale di economia politica apparso in
URSS negli anni 50 affermava che la costruzione del socialismo non pu
fondarsi su due basi differenti ad esempio sullindustria socialista pi grande e
pi unificata e uneconomia contadina di piccola produzione mercantile dispersa
e arretrata per un periodo relativamente lungo. Mao commentava che in
URSS il periodo di coesistenza era durato troppo a lungo 40. Il Paese cio si
reggeva su due sistemi di propriet potenzialmente antagonistici. Lesistenza delle piccole
aziende familiari, ossia degli appezzamenti privati dei contadini colcosiani, e dei
mercati colcosiani, provocava scompensi economici notevoli. Infatti, tempo di
lavoro e produttivit aumentavano nel piccolo appezzamento privato, diminuendo
in quello collettivo o statale. Esisteva inoltre una coesistenza antagonista del piano e del
mercato, per certi versi inevitabile nel periodo di transizione 41. Scrive nel 69
Sweezy:
I rapporti mercantili [...] sono inevitabili, per un lungo periodo di tempo, nel
socialismo, ma costituiscono un pericolo permanente per il sistema e, se non
contenuti e controllati, condurranno alla degenerazione e alla regressione.
[...] La contraddizione mercato-piano non una contraddizione assoluta nel
senso che le due forze non possano esistere affiancate; una contraddizione nel
senso che [...] sono in opposizione luna allaltra e [...] costrette a una incessante
lotta per il predominio. Il problema qui non tanto quanto estensivamente si
ricorra al mercato, ma fino a che punto si ricorre al mercato quale regolatore
indipendente42.
In questo senso, la rottura avviene nella fase post-staliniana, con Krusciov e
pi ancora con Breznev. Si produce allora una crisi della pianificazione centralizzata: i
processi di decentramento amministrativo e gestionale vi entrano in contrasto; ma
soprattutto essa ostacolata dai crescenti scambi economici di tipo privatistico tra
imprese, ministeri ecc., ossia da un mercato di materie prime e mezzi di produzione,
accanto a cui si sviluppa una sempre pi ampia dinamica di mercato nel settore dei
39
Cfr. G. Grossman, The second Economy of the USSR, Problems of Communism, sept.-oct. 1977.
Cfr. Mao Tse-tung, Note di lettura sul Manuale di economia politica dellUnione Sovietica, cit., pp. 53-54.
41
Mandel, La natura sociale delleconomia sovietica, cit., pp. 38-39 (corsivo mio).
42
P.M. Sweezy, Risposta a Charles Bettelheim [1969], in Sweezy-Bettelheim, Il socialismo irrealizzato, cit., pp. 29-30.
40
generi alimentari e di consumo. Emerge cos una economia ombra che mette in crisi
la pianificazione, e innesca una spirale di illegalit diffusa, connivenze e corruzione, che a
sua volta fa sorgere mafie locali e nazionali43. Insomma, fenomeni disgregativi
delleconomia pianificata si inseriscono nelle crepe di questultima, contribuendo a
tenerla in piedi nel breve periodo, ma in realt scavandole la fossa 44. A ci si
aggiunga, nelle zone periferiche dellURSS (Asia centrale ecc.), uneconomia
informale su vasta scala non controllata dallo Stato, fondata su legami familiari ed
etnici: zone franche in cui si sviluppavano rapporti di mercato, peraltro piuttosto
primitivi, economie familiari contadine e pratiche illegali 45.
Dunque il processo inizia negli anni 60: allora che le aspettative della gente
vennero percepite sempre pi come legittime, e le iniziative economiche informali
che nascevano per soddisfarle apparvero la soluzione di minor rischio, per cui le
autorit [...] cominciarono a chiudere gli occhi sulleconomia-ombra. Inoltre
lampio ricorso allincentivazione materiale aument la monetizzazione
delleconomia domestica, legittimando nuovi valori. La riforma del 1965 segn la
pubblica accettazione della coesistenza tra lorganizzazione economica di tipo
sovietico e limpresa contadino-familiare, non pi considerata compromesso
transitorio a latere del socialismo realizzato, ma presenza operante dentro di esso,
mentre la Costituzione del 77 riammetteva le attivit artigianali e commerciali
private46. Le norme meno rigide sulle piccole attivit economiche private [...]
crearono nuove opportunit [...] di crearsi un reddito supplementare [...] grazie a
un secondo lavoro o [...] unattivit privata a tempo pieno 47. Linserimento di
faccende personali nellorario di lavoro, con limpiego di valori di propriet sociale
per uso privato contribu al consolidarsi di una seconda economia negli
interstizi di quella centralizzata48.
A met degli anni 70 non si poteva pi parlare [...] della pianificazione come
qualcosa di realmente funzionante; gli scambi di semilavorati e materie prime
avvenivano sulla base ora di rapporti di forza fra settore e settore, e azienda e
azienda, ora di meccanismi spontanei, e cio sempre al di fuori di ogni idea di
piano. Le imprese svilupparono una loro particolare economia parallela,
accumulando pi risorse del necessario per poterle poi scambiare
vantaggiosamente49. Del resto, la formazione di un mercato parallelo dei mezzi di
produzione era conseguenza inevitabile dellintroduzione del principio di
redditivit delle singole imprese, specie in una situazione di penuria relativa
come quella sovietica50. Alcuni lavori, specie nelledilizia, erano appaltati a squadre
43
Cfr. di Leo, Il modello di Stalin, cit., cap. 5 e Conclusioni; Boffa, Storia, cit., vol. 4, pp. 373-374.
Bettelheim, La specificit del capitalismo in URSS, cit., p. 119.
45
M. Buttino, General Introduction, in AA.VV., In a Collapsing Empire. Underdevelopement, Ethnic Conflicts and Nationalisms in the
Soviet Union (a cura di M. Buttino), Annali Feltrinelli 1992, pp. XVII-XVIII.
46
di Leo, Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 49, 56-60; Il modello di Stalin, cit., pp. 92, 137.
47
I. Szelenyi, Verso un capitalismo manageriale?, Lettera internazionale, 1996, n. 48, p. 22.
48
Cfr. A. Natoli, La fine del modello staliniano, Marx 101, febbraio 1991, p. 66; Le radici di unalienazione totale, cit., p. 59.
49
A. Guerra, Il crollo dellimpero sovietico, Editori Riuniti 1996, pp. 177-179; Boffa, DallURSS alla Russia, cit., p. 86.
50
Mandel, La natura sociale delleconomia sovietica, cit., p. 43.
44
K.S. Karol, Un conflitto occulto, in AA.VV., Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri 1995, p. 269.
Lavigne, The Economics of Transition, cit., pp. 9-10; Peregalli, La parabola, cit., pp. 73-76. Corsivi miei.
53
Cfr. L. Canfora, Una tragedia consumata allombra della violenza, il manifesto, 3 marzo 1998; D. Losurdo, Una rivoluzione
nellangolo, ibidem; A. Burgio, Tutti sullattenti, Liberazione, 3 marzo 1998.
54
R. Rossanda, Un secolo al rogo, il manifesto, 25 febbraio 1998.
55
D. Losurdo, Utopia e stato deccezione, Laboratorio politico 1996, pp. 5-7, 75-76; U. Cerroni, Lalterazione del progetto
rivoluzionario: marxismo, leninismo, stalinismo, in AA.VV., Crollo del comunismo sovietico e ripresa dellutopia, cit., pp. 87-90.
52
repressione nella vita politica e sociale dellURSS 56. Per Benvenuti, lo stalinismo
proprio la manifestazione della continua tensione che ha caratterizzato la storia
sovietica: lotta di classe interna e presentimento di uno scontro finale sul piano
internazionale; da ci, listituzionalizzazione delle cosiddette misure
straordinarie57. nota la lettura trotzkista dello stalinismo come espressione
della burocrazia di Partito e Stato. Al contrario, per M. Lewin, Stalin costru il
suo sistema di potere proprio al fine di scavalcare il labirinto burocratico che
andava formandosi; e per Hobsbawm, lo stalinismo fu un tentativo di impedire
alla burocrazia di prevalere nella sua veste di classe dirigente ossificata. Daltra
parte, osserva Boffa, ci signific scavalcare e quindi sminuire il partito stesso 58.
La questione dello stalinismo, comunque, chiama in causa le forze sociali ad esso
collegate, la sua natura sociale. Di fatto, il periodo staliniano produsse una leva
di uomini nuovi [che] divennero la parte pi dinamica di tutti gli apparati
sovietici; di estrazione operaia o contadina, furono essi il principale sostegno
sociale e politico del potere staliniano 59. Lindustrializzazione e la
collettivizzazione accelerate corrisposero ad unesigenza di accumulazione
originaria socialista. Secondo A. Nove, nel 1928 qualsiasi programma bolscevico
[...] attuabile sarebbe stato duro e impopolare. Avrebbe potuto essere meno duro e
impopolare se si fossero evitate delle scelte che non erano indispensabili, ma
alcuni elementi dello stalinismo erano sostanzialmente inevitabili 60. Il principale
errore di Stalin osserva Mao appare comunque quello di aver considerato le
contraddizioni in seno al popolo e al Partito alla stregua delle contraddizioni
antagonistiche, affrontandole con la stessa radicalit.
Un altro elemento essenziale lassetto istituzionale. Secondo Benvenuti, il
sistema politico monopartitico fu il regime politico corrispondente alle
condizioni di una guerra civile permanente. Per Boffa, fu leffetto e lesito della guerra civile,
allorch il Partito bolscevico si afferm [...] come unica effettiva forza politica nel
paese. La legittimit gli venne dallessere lo stato maggiore della vittoria e
dallaver creato [...] uno Stato nuovo 61. Nei primi anni di vita dellURSS, scrive
Holz, il Partito cerc di creare le condizioni di una democrazia socialista, ma i
suoi sforzi entrarono in contraddizione con lasprezza della lotta di classe; furono
compromessi dalla centralizzazione del potere statuale in una fase [...] dominata dal
rafforzamento delle capacit difensive e di sicurezza; furono infine arrestati dalla
guerra; dopo il 1953, la cosiddetta destalinizzazione non fu portata avanti sul
56
Cfr. G. Boffa, Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo, Laterza 1982; M. Lewin, Storia sociale dello stalinismo, Einaudi 1988;
AA.VV., Let dello stalinismo (a cura di A. Natoli e S. Pons), Editori Riuniti 1991.
57
F. Benvenuti, Rivoluzione e comunismo sovietico nella prospettiva storica della fine: 1991-1917, in AA.VV., Crollo del comunismo
sovietico, cit., pp. 33-34.
58
M. Lewin, Bureaucracy and the Stalinist State, in AA.VV., Germany and Russia in the 20 th Century in Comparative Perspective,
Philadelphia 1991; Hobsbawm, op. cit., p. 449; Boffa, Storia, cit., vol. 2, p. 196.
59
Boffa, Storia, cit., vol. 2, p. 111.
60
Nove, Stalinismo e antistalinismo nelleconomia sovietica, cit., p. 37. Cfr. anche Hobsbawm, op. cit., pp. 445-447.
61
Benvenuti, Rivoluzione e comunismo, cit., p. 33; Boffa, Storia, cit., vol. 1, pp. 165-171, 200. Cfr. G. Procacci, Il partito
nellUnione Sovietica, 1917-1945, Bari 1974.
V.I. Lenin, Meglio meno, ma meglio, in Sulla rivoluzione socialista, cit., pp. 596-597, 604.
Cfr. Boffa, Storia dellUnione Sovietica, cit., vol. 2, pp. 111, 158-159, 251-257.
71
Cfr. di Leo, Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 46, 50.
72
Nel 1980 esce il libro di M. Voslensky sulla Nomenklatura (Bompiani, 1984), definita la classe dirigente della societ
sovietica, non identificabile con gli apparati tout court, ma con la loro parte dirigente.
73
Cfr. Locchio sociologico dellirrispettosa Zaslavskaja sulle classi sociali nellUrss, il bimestrale, 1989, n. 2, p. 56.
74
Da questo punto di vista, esce confermata la concezione marxiana secondo cui una societ egualitaria pu nascere solo
sulla base dellabbondanza, ossia del massimo sviluppo delle forze produttive capitalistiche.
75
Cfr. Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 92-93.
76
C. Pinzani, Da Roosevelt a Gorbaciov, Ponte alle Grazie 1992, p. 539; Holz, op. cit., p. 125.
77
Cfr. Zaslavsky, Storia del sistema sovietico, cit., pp. 205-206.
78
Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 138-139. Nel 1980 let media del Politbjuro superava i 70 anni.
70
dove i primi diventano elemento di freno del secondo, il che provoca crisi
strutturali e trasformazioni dei rapporti sociali stessi79.
Peraltro la nomenklatura non era un corpo unico, omogeneo. Lo stesso PCUS si
era ridotto a mero contenitore di burocrazie parallele che non sempre
rispondevano a una logica unitaria80. In queste contrapposizioni interne alla
nomenklatura alcuni autori hanno visto lesistenza di gruppi di pressione e gruppi
dinteresse, in competizione tra loro per lassegnazione delle risorse: lapparato di
Partito, i militari, i managers, lintelligencija81. Il contrasto di fondo quello tra
nomenklatura politica (che governa il Partito) e nomenklatura economica (che
gestisce lapparato produttivo, dalle aziende ai ministeri). Esso emerge negli anni
60, e con Breznev viene sancita la separazione tra la sfera politica e le questioni [...]
delleconomia e dellamministrazione statale, con la nomenklatura economica che
guadagna terreno a danno del Partito 82. Lo scontro viene allo scoperto con la
perestrojka, che segna la vittoria della nomenklatura economica83.
Peraltro, da anni procedeva una graduale sottrazione di poteri al centro, con
lemergere di particolarismi e localismi. Sotto Breznev si consolid il ruolo delle
relazioni personali, delle reti informali e spesso illegali intessute dalla nomenklatura. I
dirigenti delle grandi organizzazioni territoriali del Partito divennero veri e
propri feudatari, basandosi sulle realt locali per contrattare meglio col
centro84. In particolare nelle repubbliche asiatiche, dove il Partito aveva promosso
la nascita di lites politiche locali, erano sorti meccanismi di patronato, di clan e
clientelari. Ne era derivato un compromesso instabile tra centro e periferia, che
salta durante la perestrojka, quando le risorse cominciano a scarseggiare e lo Stato a
indebolirsi85. La nomenklatura economica locale rimane allora lunica ad avere poteri
reali. Disgregatosi il potere centrale, quello vero suddiviso tra le migliaia di
direttori delle fabbriche, delle aziende agricole, delle miniere [...]; essi ormai
mirano ad ottenere la propriet dei mezzi di produzione, dopo averne acquisito il
possesso de facto con lautonomia sancita dalla riforme gorbacioviane 86. Avviene
cos il passaggio di campo di parte della nomenklatura 87. Si completa quella sorta di
fusione con gli organizzatori della seconda economia, iniziata con Breznev. La
nomenklatura decide di sfruttare a proprio vantaggio il processo di
privatizzazione, creando imprese private e joint ventures con partner stranieri,
vendendo allOccidente informazioni, servizi e licenze ma anche materie prime,
79
L. Maitan, La crisi attuale, in AA.VV., Crollo del comunismo sovietico, cit., p. 257; Mandel, La natura sociale, cit., p. 41.
L. Maitan, DallUrss alla Russia. 1917-1995, la transizione rovesciata, Datanews 1996, pp. 30-31; M. Flores, Senza il socialismo in
un paese solo, Il Mulino, 1991 n. 4, p. 573.
81
S. Fagiolo, I gruppi di pressione in Urss, Laterza 1977. Cfr. AA.VV., Interest Groups in Soviet Politics, Princeton 1971.
82
Cfr. di Leo, Il modello di Stalin, cit., pp. 86, 119-121; Id., Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 57-59.
83
Cfr. R. di Leo, Il Pcus dal potere allostracismo, in AA.VV., Come cambiano i partiti, cit., pp. 86-93; Id., La seconda NEP, in
AA.VV., Riformismo o comunismo: il caso dellURSS, a cura di R. di Leo, Liguori 1993, pp. 249-252.
84
Cfr. Guerra, Il crollo dellimpero sovietico, cit., pp. 138, 198-199.
85
Cfr. Buttino, General Introduction, cit., pp. XIX, XXII-XXVII; M. Buttino, Introduction, ivi, p. 253.
86
di Leo, Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 50-54; Id., Rex destruens, in AA.VV., Riformismo o comunismo, cit., pp. 25-26.
87
Catone, op. cit., p. 268.
80
Zaslavsky, Storia del sistema, cit., pp. 265, 269; Id., Per decifrare lenigma russo, Lettera Internazionale, 1996, n. 48, p. 16.
Moscato, Il fallimento dei tentativi di autoriforma, in AA.VV., Crollo del comunismo sovietico, cit., p. 238 n.
90
Cfr. G. Alperovitz, Un asso nella manica. La diplomazia americana: Postdam e Hiroshima, Einaudi 1966; Id., The Decision to Use the
Atomic Bomb and the Architecture of an American Myth, Knopf 1995; L. Cortesi, La guerra e il destino delluomo: la svolta del 1945, in
Id., Le armi della critica. Guerra e rivoluzione pacifista, CUEN 1991; R. Fieschi, Hiroshima, in 1945 anno zero - 2. La guerra, Giano,
1995, n. 19.
91
X [G.F. Kennan], The Sources of Soviet Conduct, Foreign Affairs, luglio 1947.
92
S. Amin, Il sistema mondiale del secondo novecento. Un itinerario intellettuale, Punto Rosso 1997, pp. 202-204.
93
A. Zinovev, La caduta dell'"impero del male": saggio sulla tragedia della Russia, Bollati Boringhieri 1994, pp. 66-67.
94
Hobsbawm, op. cit., pp. 290, 296.
95
Cfr. A. Guerra, Le mosse di una fortezza assediata, in AA.VV., Se vince Gorbaciov, lUnit 1987, pp. 35-37.
89
Amin, Il sistema mondiale del secondo novecento, cit., p. 205; Pinzani, Da Roosevelt a Gorbaciov, cit., pp. 306-308, 327.
Cfr. Hobsbawm, op. cit., p. 557; Boffa, Storia, cit., vol. 4, p. 380; Id., DallURSS alla Russia, cit., p. 156.
98
Cfr. Brzezinski, The Cold War and Its Aftermath, Foreign Affairs, 1992 n. 4; Zaslavsky, Storia del sistema sovietico, cit., p. 232;
G.P. Shultz, Turmoil and Triumph. My Years as Secretary of State, New York 1993, p. 1093.
99
P. Kennedy, Ascesa e declino delle grandi potenze, Garzanti 1989, pp. 20, 674-675; Bettelheim, La specificit, cit., p. 113.
100
A. Zinovev, op. cit., p. 67; Holz, op. cit., p. 47.
101
Per Sweezy (Socialism: Legacy and Renewal, Monthly Review, 1992-93, n. 8), la guerra fredda fu basata sulla produzione
di spreco, su quale campo potesse continuare a produrre spreco pi a lungo dellaltro, e su questo non ci fu mai alcun
dubbio su chi avrebbe vinto, poich lOccidente controllava una parte molto maggiore delle risorse mondiali; inoltre, nel
capitalismo la produzione di spreco finanziata pubblicamente sotto forma di armi di distruzione fa funzionare il sistema in
modo pi efficiente, mentre per una societ che mira al socialismo la necessit di impegnarsi in una corsa agli armamenti
produttrice di spreco totalmente negativa e alla fine disastrosa.
102
Pinzani, op. cit., pp. 256, 382, 397-398, 441, 475-476, 528, 536; R.W. Davies, Il collasso del sistema economico sovietico, Il
Passaggio, 1992, n. 3, pp. 6-7.
97
Cfr. Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 48, 77, 91, 150-153, 173, 184-185, 195-196, 201-202, 240, 260.
Cfr. Losurdo, op. cit., pp. 66-70, 75.
105
Cfr. L. Canfora, Pensare la rivoluzione russa, Teti 1995, pp. 50-54; A. Riccardi, Il Vaticano e Mosca, Laterza 1993, pp. 350-353,
365-370; F. Colombo, Senza Wojtyla, niente perestrojka, Europeo, 13-31 marzo 1990, p. 146.
106
Giussani, La crisi delleconomia sovietica e le sue prospettive, cit., pp. 22-27, 32; Catone, Le teorie critiche al vaglio degli eventi sovietici,
Questioni del socialismo, 1992, n. 2, p. 43.
107
Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 75-76.
104
Davies, Il collasso del sistema economico sovietico, cit., p. 6; Losurdo, op. cit., p. 73; Zinovev, op. cit., pp. 54-57.
Cfr. Ellman-Kontorovich, Overview, cit., pp. 8-10, 14; V. Kontorovich, Technological progress and research and development, ivi,
pp. 217-218; G. Khanin, Economic growth in the 1980s, ivi, p. 77; J. Levada, Social and moral aspects of the crisis, ivi, p. 60.
110
Catone, op. cit., pp. 232, 261-262. Cfr. Cook, The Soviet Social Contract and Why It Failed, cit.
111
Bettelheim, La specificit del capitalismo, cit., pp. 116-118.
112
B. Bongiovanni, La caduta dei comunismi, Garzanti 1995, p. 232.
113
Maitan, DallUrss alla Russia, cit., p. 40; Lewin, La Russia in una nuova era, cit., p. 102.
114
Guerra, Il crollo dellimpero sovietico, cit., p. 181 (corsivi miei).
115
E. Ligaciov, Lenigma Gorbaciov, Napoleone 1993, p. 18.
109
116
Ch. Bettelheim, Risposta a Paul Sweezy, in Bettelheim-Sweezy, op. cit., pp. 66, 70, 77, 80.
Cfr. di Leo, Il modello di Stalin, cit., pp. 65, 72; Id., Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 58, 60.
124
Guerra, op. cit., p. 145; Zinovev, op. cit., p. 76.
125
Cfr. Natoli, Le radici di unalienazione totale, cit., pp. 59-60; Id., La fine del modello staliniano, cit., pp. 66-67.
126
Cfr. Zaslavsky, Storia del sistema sovietico, cit., p. 182.
127
Rossanda, finita unepoca, la storia continua, cit., p. 42; Ellman-Kontorovich, Overview, cit., p. 11 (corsivo mio).
128
Davies, Il collasso del sistema economico sovietico, cit., p. 8.
129
Cfr. Boffa, Storia, cit., vol. 2, pp. 61, 289; vol. 3, pp. 56, 291; Id., Componente nazionale e componente socialista nella rivoluzione
russa e nella esperienza sovietica, in AA.VV., Momenti e problemi della storia dellURSS, cit.
130
Guerra, op. cit., p. 151; Dragadze, Economics and Nationalism in the Gorbachev Years, in AA.VV., In a Collapsing Empire, cit.,
p. 78.
123
lURSS131. Dagli anni 60, inoltre, si ha una diffusione dei valori occidentali, che va di
pari passo con le riforme di Krusciov e di Kosygin: nel momento in cui ci si affida
sempre pi al mercato, ci significa fare del profitto il motore principale del
processo economico e dire agli operai di [...] lavorare duro affinch possano
consumare di pi, ossia ricreare le basi del feticismo delle merci e quindi della
restaurazione del capitalismo132. In questo senso, Holz parla di un
appiattimento sui modelli del consumismo capitalistico, per cui il socialismo [...]
si tolse la possibilit dorientare in modo nuovo le coscienze, mettendo anzi
lOccidente in condizione di far penetrare fra le pi povere popolazioni dei paesi
socialisti attese e richieste che non potevano essere soddisfatte.
Economicamente pi deboli delle metropoli capitalistiche, i Paesi socialisti
dovettero, nello sforzo demulazione, perdere sempre pi forze, stretti tra il
raggiungimento di conquiste sociali e culturali da un lato, e larrancare dietro
modelli produttivi consumistici dallaltro. Il prezzo [...] era la rinuncia a costruire
unalternativa orientata dalla loro visione del mondo [...]. Le popolazioni reagirono
con lindifferenza e con illusorie aspettative rivolte al capitalismo [...]. In questo
modo, fu persa nei Paesi socialisti la battaglia per legemonia [...] 133.
Anche in questo caso, il salto qualitativo avvenne con Gorbaciov, allorch fu
imposta una vera e propria occidentofilia. Alla ritirata ideologica, cio, segu il
predominio dellideologia capitalistica. Per Catone, nel discorso gorbacioviano c una
forte ambiguit che tende a far slittare [...] la giusta critica dellamministrativismo in
condanna dellamministrazione, intesa come controllo sociale [...] sullattivit
economica, con una subalternit al linguaggio [...] del thatcherismo, che diviene
adesione ideologica nei suoi pi stretti collaboratori economici 134. Dal 1988-89
Gorbaciov inizi a dire che il capitalismo ce laveva fatta, e lURSS no 135.
Prevalse allora lillusione sulle virt taumaturgiche del mercato, e si diffuse un
complesso di inferiorit verso lOccidente che prepar il terreno per la
svendita del 1991136. Lultimo elemento di questa operazione fu la distruzione della
memoria e dellimmagine dellURSS, realizzata in modo sistematico nel 1988-91.
LOttobre e il leninismo furono processati davanti a tutto il paese; quindi si mise
sotto accusa tutta la storia dellURSS; in questo modo il popolo sovietico veniva
privato del proprio passato, e alla comprensione della sua storia si sostituiva un
continuo processo che ne metteva in luce solo gli aspetti peggiori 137. Il PCUS fu
131
messo sul banco degli accusati, e con esso il comunismo. Daltra parte, lideologia
ufficiale sovietica si scopr totalmente incapace di difendere i risultati positivi
raggiunti dal proprio ordinamento sociale e di criticare le aporie di quello
occidentale [...]. Ne deriv un vero e proprio panico ideologico 138.
c) La crisi finale
Cfr. Catone, La parabola di unidea: 1985-1990, cit., pp. 194, 155-164; op. cit., pp. 232-237; 1985-1991. Come si distrugge del
tutto il socialismo: le basi borghesi della perestroika gorbacioviana, in AA.VV., '89, la lente di Marx, [Roma 1991], pp. 14-19.
144
R. di Leo, La svolta socialdemocratica di Gorbaciov, A sinistra, 1992, n. 5, pp. 27-28; Vecchi quadri e nuovi politici, cit., p. 100.
145
Nel 1985 ero ancora sicuro che questo sistema potesse essere migliorato, ma poi [...] mi sono finalmente convinto che
[...] le riforme non sarebbero potute partire se non si smantellava [...] tutto il sistema (M.S. Gorbaciov, Dicembre 1991. la fine
dellURSS vista dal suo presidente, Ponte alle Grazie 1992, p. 150).
146
Su questa posizione sicuramente Boffa (DallURSS alla Russia, cit., p. 176 e passim).
147
Ellman-Kontorovich, Overview, cit., p. 7.
148
Catone, Fine del Pcus, fine del comunismo?, cit., p. 56. Cfr. E. Teague, I lavoratori sovietici di fronte alle riforme, in AA.VV.,
Riformismo o comunismo, p. 109; L.J. Cook, Brezhnevs Social Contract and Gorbachevs Reforms, Soviet Studies, 1992, n. 1.
149
M. Lewin, Gorbacv e lessenza della perestrojka, Il Passaggio, 1991 n. 4-5, p. 10; Medvevev, Politics after the Coup, cit.;
Bongiovanni, op. cit., pp. 164-167.
ampio ricorso al credito estero, che aggrava il deficit finanziario. Il paese sempre pi
ostaggio dei crediti stranieri, mentre nelle joint-ventures il capitale straniero pu
detenere la propriet. Nel 90, la legge sulla propriet avvia la privatizzazione del
patrimonio produttivo, e compare la disoccupazione. Intanto autorizzata la
nascita di banche private, che incidono negativamente sulleconomia sovietica.
Infine i prezzi continuano ad aumentare, e si diffonde il dollaro come moneta
corrente: ne derivano la dollarizzazione delleconomia e una spirale
iperinflazionistica. Di fronte a tutto ci, osserva Catone, occorre parlare non solo
di fallimento delle riforme, ma anche dei loro effetti perversi. Si trattato di una
rottura ingovernata del precedente meccanismo di pianificazione, per cui, pur essendo
leconomia sovietica gi in difficolt, la crisi che ha messo in ginocchio lURSS la diretta
conseguenza della perestrojka. cos che si fa strada lidea di passare al mercato 150.
Scrive Daniels:
In economia, Gorbacv ha cercato di riformare troppo e troppo in fretta,
mettendo fine al controllo centralizzato invece di fare in modo che operasse in
modo pi razionale [...]. stato molto irrealistico prendere a modello il mercato
capitalistico ed stato anche anacronistico cercare di abolire il meccanismo di
centralizzazione, che riflette invece lo spirito di fondo delleconomia moderna
[...]151.
Laltro elemento decisivo del fallimento della perestrojka sta nelle riforme
politiche e istituzionali, e dunque nella disgregazione del PCUS e dello Stato sovietico.
Anche la riforma politica ha avuto due fasi: la prima (1986-88) ha lobiettivo di
democratizzare il Partito e lo Stato, mentre la seconda (1988-91) mira a una
riforma complessiva delle istituzioni, col passaggio di consegne dal Partito allo
Stato. La societ sovietica viene mobilitata contro il Partito: si incoraggiano
associazioni informali e fronti popolari di appoggio alla perestrojka. Alla XIX
Conferenza, Gorbaciov propone il trasferimento dellattivit legislativa dal Partito
allo Stato. I Dipartimenti del CC, sua struttura portante, sono dimezzati, mentre
Segreteria e Politburo vengono riuniti sempre pi di rado; tutto ci indebolisce il
Partito, che giunge alle elezioni per il Congresso dei deputati del popolo in
difficolt, subendo gravi insuccessi. Il trionfo del parlamentarismo e la
contemporanea crisi del Partito sconvolgono lintera struttura dautorit del potere
sovietico; viene a mancare al centro un organo capace di prendere decisioni [...]
nei momenti di crisi, i quali non mancano. Gorbaciov allora propone
labrogazione dellart. 6 della Costituzione, ossia labbandono del monopartitismo152. R.
di Leo ha parlato di battaglia anti-partito e iniziative suicide: Gorbaciov
riconobbe che il partito era il sistema. Se voleva cambiare il sistema [...] lo doveva
150
Catone, 1985-1991. Come si distrugge del tutto il socialismo, cit., pp. 9-16; La crisi delleconomia sovietica, Marx 101, febbraio
1991, pp. 68-72 (corsivi miei); op. cit., pp. 234-237, 194.
151
R.V. Daniels, Federalismo o barbarie. Conversazione sulla dissoluzione dellUnione Sovietica, Il Passaggio, 1992, n. 4-5, p. 62.
152
Massari, La grande svolta, cit., pp. 24-25, 73-75, 81-83, 92-102, 114, 117, 123-128.
spogliare delle sue prerogative [...]. Con labolizione dei Dipartimenti, il partito
fu messo [...] fuori dalle stanze del potere. Venne cos a cadere anche laltro
pilastro (oltre al piano) che reggeva il sistema. Nei mesi successivi, la maggior parte
dei dirigenti economici non obbediva pi a nessuno: alla perdita di potere del
Partito infatti non era corrisposto un rafforzamento delle strutture statali, ma al contrario la
totale perdita di autorit e credibilit di queste ultime. Ne deriv uno stato di
ingovernabilit e di degrado delleconomia 153. Liquidare il monopolio di potere
del PCUS era stato come eliminare il monopolio dellencefalo nel sistema
nervoso. I destini del PCUS e dellURSS erano intrecciati, e il crollo delluno
diventato inevitabilmente il crollo dellaltro154.
La terza conseguenza della perestrojka fu lo sgretolamento del blocco sovietico. Il
crescente disimpegno sovietico nellest europeo produsse una forte instabilit
politica, a partire dai paesi dove pi decisi erano stati i passi verso il mercato. Si
innesc cos un effetto-linkage, che dallanello debole (la Polonia) si propag agli
altri Stati, e infine allURSS. Gorbaciov e Shevarnadze favorirono lo
smantellamento del blocco socialista senza chiedere un analogo provvedimento
da parte della NATO, anzi accettando che la Germania unita facesse parte
dellAlleanza atlantica155. Fu insomma una ritirata unilaterale, che peraltro
incoraggi le repubbliche baltiche separatiste, per cui c una relazione diretta tra
crollo del Muro di Berlino e crollo dellUnione Sovietica 156. Si evidenzi inoltre una
subalternit allOccidente: per Brzezinski, nellunificazione della Germania, Gorbaciov
fu manipolato da Bush e Kohl157. Nel campo degli armamenti, accett lopzione
zero proposta da Reagan, una posizione negoziale talmente favorevole agli Stati
Uniti da essere considerata [...] propagandistica 158. Ma la subalternit si avvert
pure in politica interna, e in particolare nella richiesta di quei crediti occidentali che
condizionarono fortemente il processo di riforma. In questo senso, politica estera e
interna della perestrojka sono due facce della stessa medaglia, accomunate
dallaccantonamento di una visione antagonistica della situazione mondiale in
favore dellillusione dellinterdipendenza e degli aiuti occidentali 159. Anche sul
piano ideologico e politico, gli USA divennero un punto di riferimento. Avvenne
cio non una convergenza, ma la conversione di un sistema nellaltro 160.
153
Cfr. di Leo, La seconda NEP, cit., p. 250; Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 82-83, 100, 132-135 ; Il Pcus dal potere
allostracismo, pp. 84-86; La svolta socialdemocratica di Gorbaciov, pp. 27-28.
154
Zinovev, op. cit., p. 35; Guerra, op. cit., p. 202; Id., Intervento al convegno Unione Sovietica, era riformabile il sistema?,
Il Passaggio, 1992, n. 4-5, p. 51.
155
Lavigne, op. cit., pp. 96 e sgg.; F. Argentieri, Postscriptum, in AA.VV., La fine del blocco sovietico, Ponte alle Grazie 1991, pp.
226-233.
156
L. Cortesi, Le ragioni del comunismo, Teti 1991, p. 140; T.G. Ash, Le rovine dellimpero. Europa centrale 1980-1990, Mondadori
1992, pp. 232, 374, 409.
157
Cfr. Boffa, DallURSS, cit., p. 252; Brzezinski, The Cold War and Its Aftermath, cit.
158
Pinzani, op. cit., pp. 445-446. Lopzione zero prevedeva la rinuncia americana ai Pershing 2 e lo smantellamento dei missili
sovietici SS20, SS4, SS5, e dunque il mantenimento di una forte superiorit degli armamenti USA.
159
Cfr. Massari, op. cit., p. 164; Janos, Social Science, Communism, and the Dynamics of political Change, cit.; F. Bettanin, La
disgregazione dellUnione Sovietica, in AA.VV., Riformismo o comunismo, cit., p. 213.
160
P. Anderson, Lagosto di Mosca, Le Nuvole, 1992, n. 2, p. 20; Brzezinski, The cold war, cit.
Nel 1990-91, si deline infine una subalternit a Eltsin e ai democratici, con cui
Gorbaciov inizi a collaborare per accelerare la transizione al mercato 161. Inoltre,
negli incontri per il nuovo Trattato dellUnione, Gorbaciov accolse la richiesta di
Eltsin di includervi lingresso diretto degli introiti tributari nel bilancio delle
repubbliche, accettando anche di mettere sotto la giurisdizione della Russia tutte
le imprese [...] sul suo territorio. Si tratta in sostanza del trasferimento del potere
economico dallURSS alla Russia162. Cos Gorbaciov ricostruisce il dialogo con
Major poco prima dello scioglimento dellUnione Sovietica: Diamo appoggio a
Eltsin, [...] dato che la cosa ci riguarda tutti [...]. Eltsin punta con determinazione
sulleconomia mista, sulliniziativa e la creazione del mercato [...]. Per me
chiarissimo rispose Major163. Lesito della perestrojka stato dunque il riassorbimento
dellURSS nel sistema capitalistico. Secondo Catone, tutta la sua seconda fase va verso
la cancellazione dellanomalia sovietica e lintegrazione nel mercato capitalistico
mondiale in posizione subalterna164. In tal senso, il gorbaciovismo ha contribuito
a segnare la fine di una fase storica, lasciando libero il campo a mondializzazione
capitalistica e Pensiero unico.
Hill, Il dominio del partito in Unione Sovietica, in AA.VV., Come cambiano i partiti, Il Mulino 1992, p. 74; Massari, op. cit., p. 162.
A.I. Lukianov, Il golpe immaginario. Da Gorbaciov a Eltsin: la congiura, Napoleone 1994, pp. 59-60; Catone, op. cit., p. 354.
163
Gorbaciov, Dicembre 1991, cit., p. 114 (corsivi miei).
164
Cfr. Catone, Stato e democrazia, p. 67; 1985-1991. Come si distrugge, cit., pp. 17-19.
165
J. Bromlej, I problemi nazionali in URSS, Edizioni Progress 1991, pp. 15-16; S. Salvi, La disUnione Sovietica. Guida alle nazioni
della non Russia, Ponte alle Grazie 1990, p. 19.
166
E.J. Carr, La rivoluzione bolscevica (1917-1923), Einaudi 1964, pp. 366-367; V. Zaslavsky, Leredit della politica etnica sovietica,
Il Mulino, 1991, n. 2, p. 272.
167
Essa comprendeva pi di 100 etnie, con pi di 130 lingue diverse; il popolo pi numeroso erano i Russi (137 milioni su
287). Dal punto di vista politico, esistevano 53 unit territoriali nazionali, divise in 4 livelli di sovranit: 15 repubbliche
federate; al loro interno 20 repubbliche autonome, 8 regioni autonome, e 10 distretti nazionali.
162
condizione di nazionalit non titolare 168. Cera una differenza di diritti tra nazionalit
titolari e non titolari: le prime avevano un trattamento privilegiato nelluso della
lingua materna, e nellaccesso allistruzione superiore, alle professioni e alle
posizioni manageriali e amministrative, regolamentato da un sistema di quote, il
che suscitava il malcontento di minoranze e popoli senza territorio 169. Un altro
problema stava nelle differenze di livelli di sviluppo tra le varie repubbliche. I notevoli
risultati conseguiti dal potere sovietico le attenuarono fortemente, ma non le
eliminarono170. Si attu una modernizzazione su vasta scala, trainata dalle
nazionalit pi avanzate, e innanzitutto dai russi; ma questo apr la questione della
russificazione delle nazionalit. In realt, occorrerebbe parlare di status privilegiato dei
russi nelleconomia e nella politica, oltre che nelluso della lingua. Quanto ai
rapporti economici tra le repubbliche, vari autori parlano di un colonialismo
interno; ma di fatto le repubbliche non russe [...] beneficiavano di risorse
economiche [...], investimenti, prodotti industriali, operai specializzati russi: si
trattava cio di uno strano impero, in cui le risorse andavano dal centro alla
periferia171.
Altro aspetto della questione delle nazionalit fu lo sviluppo dei localismi e dei
particolarismi, connessi a loro volta al mutamento dei rapporti di forza fra centro e
periferia intervenuto [...] negli anni di Breznev, per cui lURSS aveva cominciato a
dividersi in mille e mille feudi ciascuno dei quali sottoposto alle sue autorit
locali pi che al potere centrale. Il consolidamento delle lites locali, legate al potere
politico e alleconomia parallela, fu un fattore non trascurabile della ripresa
nazionalistica172. Storicamente queste lites si formarono a partire dai membri della
nazionalit titolare che conoscevano il russo e fungevano da elemento di
mediazione. Ne deriv un nazionalismo [...] della lite burocratica locale, in
alleanza con i caporioni delleconomia sommersa, che usava la difesa degli
interessi locali per esercitare una pressione sul centro al fine di ricevere risorse e
privilegi173. Si ebbe cos uno sviluppo di etnocentrismi e nazionalismi di varia specie. I
leaders delle repubbliche non russe puntarono sulla valorizzazione del sentimento,
della storia, [...] dei costumi delletnia titolare, per allargare la propria base di
consenso. Daltra parte, rinasceva un nazionalismo russo, slavofilo o
168
A.M. Salmin, Political Self-Determination of Nations and Nationalities in the USSR: from 1922 to Perestrojka , in AA.VV., In a
Collapsing Empire, cit., pp. 46, 48; Bromlej, I problemi nazionali in URSS, cit., p. 22.
169
A.B. Zubov, Distinctive Features of the Multinational Nature of the USSR and the Problem of the Political Representation of
Nationalities, in In a Collapsing Empire, cit., pp. 58-59; Zaslavsky, Leredit, cit., p. 268-271; Id., Dopo lUnione Sovietica. La
perestrojka e il problema delle nazionalit, Il Mulino 1991, pp. 19-20, 27-28; La Russia senza soviet, Ideazione 1996, pp. 124, 127.
170
Cfr. Bromlej, op. cit., pp. 129 e segg.; A. McAuley, The Central Asian economy in comparative perspective, in AA.VV., The
disintegration of the Soviet system, cit., pp. 144-145; G. Bensi, Nazionalit in URSS. Le radici del conflitto, Xenia 1991, pp. 109-111.
171
Cfr. Buttino, Introduction, cit., p. 252; Bensi, Nazionalit in URSS, cit., pp. 111-112; R.G. Suny, Incomplete Revolution:
National Movements and the Collapse of the Soviet Empire, New Left Review, 1991, n. 189
172
Guerra, Il crollo, cit., pp. 198-199 (corsivo mio); di Leo, Vecchi quadri, cit., p. 52; Boffa, DallURSS, cit., p. 129.
173
Buttino, General Introduction, cit., pp. XXV-XXVII; Introduction, cit., pp. 252-253; Bromlej, op. cit., p. 96, 138.
Cfr. Boffa, DallURSS, cit., pp. 107-108, 124-125; M. Geller, A. Nekric, Storia dell'URSS dal 1917 a Eltsin, Bompiani
1984, pp. 764-765; Zaslavsky, Dopo lUnione Sovietica, cit., pp. 84-85.
175
Salvi, La disUnione Sovietica, cit., pp. 174, 181-182, 192-193, 203, 216; Geller-Nekric, Storia dellURSS, cit., pp. 764-765.
176
Cfr. Salmin, Political Self-Determination, cit., p. 48; Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 235, 288.
177
M. Buttino, DallUnione Sovietica alla Comunit di stati indipendenti, I viaggi di Erodono, 1991, quaderno 4, pp. 114-115.
Vedi il conflitto tra armeni e azeri per il Nagornyi Karabach.
178
Peregalli, La parabola, cit., p. 82; Boffa, DallURSS, cit., pp. 235-236; Catone, op. cit., pp. 243-248, 350-356.
179
Cfr. Zaslavsky, Dopo lUnione Sovietica, cit., pp. 111-113 (corsivo mio). Non a caso, i programmi dei Fronti popolari
baltici legavano prevedevano come basi del sistema economico la propriet privata e il mercato, con la trasformazione di
tutte le aziende statali e collettive in societ per azioni (Bensi, op. cit., pp. 181, 185).
180
Catone, op. cit., p. 242; La crisi delleconomia sovietica, cit., p. 73.
181
Cfr. Salvi, op. cit., pp. 204; Suny, art. cit.; R. Pipes, The Soviet Union Adrift, Foreign Affairs, 1991, n. 1.
182
Cfr. M. Mandelbaum, Coup del grace: the end of the Soviet Union, Foreign Affairs, 1992, n. 1.
183
Cfr. Boffa, DallURSS, cit., p. 295; Zaslavsky, Dopo lUnione Sovietica, cit., pp. 123-127; A. Salmin, Tra vecchio e nuovo
federalismo, in AA.VV., Riformismo o comunismo, cit., pp. 202-204.
V. Solovyov, E. Klepikova, Corvo bianco, Biografia di Boris Eltsin, Baldini&Castaldi 1992, pp. 32-33, 40.
Ivi, pp. 70-73 e segg.; Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 211-214; Pinzani, op. cit., p. 543.
186
Solovyov-Klepikova, Corvo bianco, cit., pp. 103, 118-125, 130-133, 141-146, 205-208, 235-236; G. Popov, La svolta. Oltre
la perestrojka, Ponte alle Grazie 1991, p. 12.
187
Solovyov-Klepikova, op. cit., pp. 266, 280, 301-305; di Leo, Vecchi quadri, cit., pp. 120-121; E. Melchionda, La chance del
presidenzialismo, in AA.VV., Riformismo o comunismo, cit., pp. 279-280; Salmin, Tra vecchio e nuovo federalismo, cit., pp. 199-200.
188
G. Popov, Agosto 1991, Introduzione a G. Chiesa, Da Mosca. Cronaca di un colpo di Stato annunciato, Laterza 1993, p. 7.
189
Zaslavsky, Dopo lUnione Sovietica, cit., pp. 115-116; Hobsbawm, op. cit., p. 564.
190
E. Melchionda, Il cammino della rappresentanza, in di Leo (a cura di), Vecchi quadri e nuovi politici, pp. 201-202; Lukianov, Il
golpe immaginario, cit., p. 52.
185
Melchionda, La chance, cit., p. 281; Zaslavsky, Dopo lUnione, cit., pp. 123, 126-127; Lukianov, op. cit., p. 52.
M.L. Salvadori, La parabola del comunismo, Laterza 1995, p. 58; Ligaciov, Lenigma Gorbaciov, cit., p. 5.
193
A. Catone, Radiografia del golpe, in AA.VV., 89, la lente, cit., p. 19; Il colpo c stato, La contraddizione, 1991, n. 26, p. 20.
194
Popov, Agosto 1991, cit., pp. 8-9; G. Chiesa, Da Mosca. Cronaca di un colpo di Stato annunciato, cit., p. 90. Corsivi miei.
195
Boffa, DallURSS, cit., pp. 309-310; M.S. Gorbaciov, Il golpe di agosto. Che cosa successo, che cosa ho imparato, Milano 1992,
pp. 19-21; Lukianov, op. cit., pp. 21-22.
196
Cfr. Catone, Radiografia del golpe, cit., pp. 21, 24-26; Il colpo c stato, cit., pp. 10, 13-15.
197
F. Pellizzi, Tre giorni ad agosto. Cronaca di un golpe, Il Mulino, 1991, n. 5, pp. 791-798; Lukianov, op. cit., pp. 99-100.
198
S. Romano, Riflessioni scettiche sulla quarta rivoluzione russa, Il Mulino, 1991, n. 5, pp. 803-804; Lukianov, op. cit., p. 5.
199
Cfr. The End of an Empire, Strategic Survey, 1991-92; Popov, Agosto 1991, cit., p. 20.
192