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Fondazione Istituto Gramsci

La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo (1953-1963)


Author(s): Valerio Strinati
Source: Studi Storici, Anno 33, No. 2/3, 1892-1992. Il movimento socialista e lo sviluppo in
Italia (Apr. - Sep., 1992), pp. 555-582
Published by: Fondazione Istituto Gramsci
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LA SINISTRA

ITALIANA DI FRONTE ALLE

TRASFORMAZIONIDEL CAPITALISMO(1953-1963)
Valero Strinati

Sono note le difficolta con cui la nozione ed il termine stesso di


neocapitalismo penetrarono, intorno alla prima meta degli anni Sessanta,
nella cultura e nel glossario politico del movimento operaio italiano: il
cammino verso la comprensione di una fase che si puo prowisoriamente
defmire di accelerata crescita economica emutamento sociale, fu percorso
infatti con fatica, sia per le sconfitte e le disillusioni, sia, soprattutto, per
il progressivo moltiplicarsi delle questioni assoggettate al vaglio della
critica, fino a investire in radice i nodi della democrazia e dello sviluppo.
A determinare queste discontinuita concorse anche il maggior grado di
permeabilita ideologica dei partiti di sinistra a fronte dell'allentarsi della
tensione internazionale ed interna tra i blocchi, dopo la conclusione della
guerra di Corea: le prime awisaglie del cdisgeloz assecondarono il
progressivo incrinarsidel monolitismo ideologico, e una certa apertura a
correnti di pensiero ritenute in precedenza estranee se non antagoniste si
accompagno ad una crescente consapevolezza dell'imminenza di una fase
politica nuova, con caratteri tali da rendere indifferibile un riesame
spassionato e non dottrinario del recente passato.
Negli anni che coincidono all'incirca con la II e la III legislatura
repubblicana, ilmovimento operaio visse dunque una fase di travagliata
trasformazionedella sua fisionomia ideale e dei suoi assetti interni, il cui
esito comporto la fine del frontismo e la differente collocazione istituzio
nale dei due partiti di ispirazionemarxista.
IIpunto di passaggio cruciale (anche se non l'inizio) di questo processo 'e
databile al 1956, anno nel quale pervennero a decantazione tutti gli
elementi costitutivi di una crisi determinata da eventi internazionali, ma
alimentata da cause profondamente radicate nella configurazione della
sinistra italiana nel dopoguerra.
La prima crisi di sistema del mondo comunista pose tra l'altro in primo
piano la contraddittorieta del modello di modernizzazione attuato nei
paesi del (socialismo reale2 e fondato sull'autoritarismo politico e sul
centralismo economico: dopo i fatti di Ungheria, si diffuse nella sinistra

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556 Valerio Strinati


occidentale la sensazione che quei regimi, dopo aver inizialmente
impresso un assetto piiu dinamico a societa nella maggior parte dei casi
fortemente arretrate, avessero finito poi, per imprescindibili fini di
autoconservazione, con il coartare la domanda democratica generata dai
processi innescati, precludendo qualsiasi esito in senso pluralistico. In
altre parole, dopo il 1956 si consumo progressivamente, ma irreversibil
mente, il divorzio tra l'immagine del socialismo reale e le prospettive di
modernizzazione fondate sull'automazione delle funzioni produttive,
sulla centralita della grande impresa, sull'urbanizzazione, sulla fluidifica
zione dei rapporti sociali, in un contesto di secolarizzazione dell'etica
collettiva ed individuale1.
Si sfatavano cosi convincimenti formatisi negli anni Trenta, quando
attorno all'Urss impegnata nella realizzazione dei piani quinquennali si
era consolidato il consenso di quanti, in Occidente, avevano rawisato
nella grande crisi del 1929 il segnale di un collasso definitivo del mondo
capitalistico. Coloro che in quegli anni o successivamente avevano aderito
al comunismo e al socialismo nella convinzione di immettersi, anche al
prezzo del sacrificio di personali convinzioni, nella corrente principale
del

processo

storico,

trassero

dal

XX

Congresso

del

Pcus

e dagli

awenimenti ungheresi piu di un elemento per revocare in dubbio il


presupposto delle scelte pregresse.
Nel decennio successivo alla Liberazione, l'ipotesi che la ricostruzione
potesse evolvere rapidamente verso una fase di crescita egemonizzata dai
grandi gruppi industriali privati rimase alquanto marginale nell'analisi
della sinistra, saldamente convinta dell'incapacita del capitale monopoli
stico di assicurareun pur limitato sviluppo. Di conseguenza, ilmovimen
to operaio fu colto alla sprowista dalla repentinita dei processi di
restaurazione dei vecchi equilibri di potere nelle aziende2 e di recupero
produttivo dell'industria manifatturiera, almeno in alcuni suoi comparti,
a pochi mesi dalla fine della guerra. L'assetto allora determinatosi non
manco di produrre i suoi effetti pochi anni pi" tardi, quando un nuovo
ciclo di espansione della domanda mondiale trovo il sistema economico
italiano sostanzialmente attrezzato, nonostante le sue debolezze, per
profittare della favorevole congiuntura, anche in virtu' dei prezzi prece
dentemente pagati dai lavoratori in termini di salari ed occupazione.
Tra il 1950 ed il 1960, l'economia italiana conobbe tassi di crescita di
1 ?L'Urss

creato un'organizza
il XX Congresso,
? ben lontana dalTaver
oggi, anche dopo
cos? avanzata
da poter
servir? come schema per delle vie
politico-economico-sociale
in paesi
nazionali
al socialismo
fortemente
di
(R.Guiducci,
sviluppati?
L'op posizione
n. 10-12, ottobre-dicembre
in ?Ragionamenti?,
Giolitti,
1957).
2 Cfr. G.Della
in Problemi
nelle fabbriche,
Rocca, L'offensivapolitica
imprenditori
degli
zione

del movimento

sindacale

in Italia

1943-1973,

Milano,

1976,

pp.

609

sgg.

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557 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


dimensioni fuori dall'ordinario, ma soprattutto di straordinario impatto
sulla composizione sociale e sul costume, in direzione del superamento
di arretratezze di varia natura. Per la prima volta nella storia unitaria, la
ripartizione della popolazione attiva nei comparti fondamentali della
produzione si capovolse a favore dell'industria e dei servizi3 e a scapito
dell'agricoltura, anche a seguito di un flusso migratorio interno senza
precedenti. Contestualmente, l'aumento in cifra assoluta e in percentua
le dei lavoratoridipendenti segnalava il ridimensionamento delle attivita
artigianali e della piccola proprieta rurale,mentre l'occupazione femmi
nile subiva profondi mutamenti quantitativi e qualitativi, connessi
all'urbanizzazione, con una forte tendenza al passaggio dalle attivita
agricole stagionali al lavoro domestico4. Piu che dal semplice andamento
positivo del ciclo economico, l'elemento forte di discontinuita con il
passato era costituito dal fatto che il nesso tra crescita e mutamento
sociale emergeva con inusitata chiarezza e la nuova fase del processo di
industrializzazione rivelavauna imprevista energia disgregatrice rispetto a
equilibri sociali e modelli di comportamento consolidati.
La dimensione ed il ritmo della crescita contribuirono per una certa fase a
porne tra parentesi le peculiarita e gli elementi di contraddizione.
Eppure il miracolo italiano>>rivelo ben presto la sua intrinseca fragilita:
anche nei periodi piu dinamici, si evidenzio il minor incremento o la
stagnazione degli indicatori riferiti ai redditi da lavoro dipendente ed
all'occupazione, piu di altri sintomatici di un'equa ripartizione sociale
dei benefici derivanti dalla crescita. Inoltre, alla pur sempre contenuta
espansione dei consumi privati corrispose un aumento inadeguato di
quelli pubblici; disoccupazione, sottoccupazione e bassi salari5continua
rono a presentarsi come elementi strutturali del mercato del lavoro;
l'urbanizzazione derivante dall'emigrazione non si accompagno ad una
nuova disciplina dei suoli urbani e del governo del territorio, consenten
do alla rendita fondiaria di acquisire un'influenza maggiore che in
passato. Soprattutto, nonostante gli auspici di un imminente aggancio
delle aree economicamente meno dinamiche ad opera dei settori trainan
3 Cfr.

in Tendenze
Tendenze
attuali
del
del
A.Pesenti,
V.Vkello,
italiano,
capitalismo
Atti del convegno
econ?mico
italiano.
dell'Istituto
I, Roma,
1962,
Gramsci,
capitalismo
pp. 16-18.
4 Su
cfr. P.Ginsborg,
Storia d'Italia
dal dopoguerra
ad oggi, Torino,
1989,
questi
aspetti
pp. 330 sgg.
5 ?Fino
il livello
relativamente
basso
dei
salari consent?
all'industria
di
[...] al 1961,
una
sul mercato
ed ebbe dunque
internazionale,
praticare prezzi decisamente
competitivi
parte preminente
parte nel sostenere
in Italia, Bologna,

nel

determinare

il "miracolo
1961,

p.

quella
italiano"?

espansione

delle

(R.Romeo,

Breve

esportazioni
storia della

ehe
grande

277).

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ebbe

tanta

industria

558 Valerio Strinati


ti, si acutizzo la condizione di arretratezza del Sud, dove emigrazione e
impoverimento delle classi agricole segnarono gli anni del boom, accom
pagnandosi ad un intervento pubblico destinato a caratterizzarsi sempre
piiu per il profilo assistenziale e clientelare6.
Ciononostante, il consolidarsi pur contraddittorio delle tendenze espansi
ve evidenzio l'inadeguatezza della strumentazione teorica con cui la
sinistra italiana si apprestava ad affrontare il nuovo periodo della storia
repubblicana. Anche se l'esito positivo della contesa elettorale del 1953
aveva dato occasione a considerazioni ottimistiche sull'arretramento delle
tendenze autoritarie nel blocco centrista7, proprio in quel periodo
cominciarono a moltiplicarsi i segnali del logoramento nel rapporto tra
sinistra politica e sindacale e classe operaia, soprattutto nel triangolo
industriale del Nord.
Questa situazione aveva origini assai remote, rintracciabili, almeno sotto
il profilo culturale, nella storia e nella formazione dell'antifascismo nel
periodo fra le due guerre. In quel contesto, soprattutto nei partiti di
ispirazione marxista, si era radicata la convinzione che la grande
depressione ed il fascismo avessero segnato l'apice della crisi epocale del
mondo borghese, resa irreversibile dal grado di maturazione raggiunto
dalle contraddizioni fondamentali del modo di produzione capitalistico.
Soprattutto nell'area comunista, questa intuizione aveva progressivamen
te assunto la forma di una teoria generale, focalizzata sull'esaurimento
delle capacita del capitale monopolistico di assicurareun livello stabile di
crescita e sulla sua tendenza irreversibilealla stagnazione, suscettibile - al
di la delle oscillazioni contingenti dei mercati - solo di ulteriori
aggravamenti, con conseguenze drammatiche per il tenore di vita delle
masse lavoratrici. Dalla consunzione dei margini materiali per una
politica riformistica, avrebbe altresi tratto alimento la ricorrente tendenza
6 In
su ?Mondo
nella
del
ad un articolo
1959,
apparso
margine
operaio?
primavera
un brano del rapporto
Saraceno
Antonio
Giolitti
delT economista
al
riportava
Pasquale
in
del Consiglio
Antonio
Tattuazione
dello Schema Vanoni:
riguardante
Segni,
presidente
un aumento
aver sottolineato
nel Mezzogiorno
che nel
di reddito
esso, dopo
maggiore
atto che ?le proporzioni
in cui il reddito nazionale
si prendeva
si riparte fra Nord
passato,
e Sud

sono

rimaste

nel

pubblica
illusoria

ha

determinato

[...]

di

problemi:

la speranza
cos?

invariate
ad onta
complesso
nel Sud?.
Commentava
di chi affidava
come
s'illude

alTalta

delTindubitato
Giolitti:

?Non

che Tazione
non
rivelarsi
poteva
anni scorsi la soluzione
progresso

congiuntura
degli
alcune misure
che bastino
pensa
la strada di un naturale
econ?mico
sviluppo
chi

di politica
il
sulla quale
per riaprire
"anticongiunturale"
non
e impresa pubblica,
? stato mai
awiato?
in
Iniziativa
paese
(A.Giolitti,
privata
n. 4-5, aprile-maggio
?Mondo
1959).
operaio?,
7 Cfr.
e la crisi delle
in Storia del
di classe,
// neocapitalismo
G.Berta,
organizzazioni
e delle
in Piemonte,
lotte
del
socialismo
sociali
movimento
1981,
IV, Bari,
operaio,
pp.

quei

123-135.

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La sinistra

559

italiana di fronte

alle

del capitalismo

trasformazioni

fascisteggiante delle classi dirigenti. L'Italia, con il suo apparato produt


tivo arretrato, l'asfittica struttura finanziaria ed i profondi squilibri
sociali e territoriali, appariva pertanto destinata a svolgere permanente
mente un ruolo subalterno nell'ambito del sistema capitalistico interna
zionale, esprimendone la crisi in forme ancor piu degenerative e
regressive che altrove.
Questa impostazione aveva consentito di ricondurre ad unita le rivendi
cazioni democratiche e produttivistiche del movimento operaio, ma al
tempo stesso si era rilevata scarsamente duttile: nel dopoguerra, una
rigida polarizzazione progresso-conservazione oriento le principali scelte
strategiche della sinistra e i temi della difesa della democrazia e dello
sviluppo economico furono assunti come assi portanti di una strategia
unitaria orientata a contrastare sul piano socio-economico la vocazione
parassitariae regressivadel capitale monopolistico, e su quello politico le
tendenze autoritarie di esso8.
D'altra parte, sul versante del rapporto con i ceti medi produttivi (uno
dei cardini portanti della politica di unita nazionale), la polemica
antimonopolistica condotta dalle sinistre non aveva trascuratodi tentare
un recupero delle spinte volte a tutelare la posizione della piccola
impresa e a ripristinare le condizioni di liberta del mercato conculcate
dalle oligarchie economiche9. Questa anacronistica riesumazione di pas
sate convergenze tra movimento operaio e correnti liberiste avrebbe
tuttavia presto trovato un limite invalicabile nel manifestarsi di una
posizione fortemente egemonica dei grandi gruppi finanziari e produttivi
sull'intero sistema economico sin dai primi segnali di awio della positiva
congiuntura.

Dall'idea di un'accentuata tendenza alla stagnazione derivava anche la


convinzione che un sistema produttivo debole come quello italiano
potesse conseguire livelli di competitivita compatibili con la permanenza
suimercati soltanto a condizione di esasperare lo sfruttamento della forza
lavoro, essendogli strutturalmente preclusa la via ad adeguati investimen
ti produttivi e ad ogni altra misura indirizzata ad incrementare la
8 Su
La politica
econ?mica
terni cfr. in particolare,
della ricostruzione,
C.Daneo,
questi
1975, pp. 103 sgg.
Torino,
9 Affermava
nel corso della discussione
Antonio
Pesenti
sul bilancio
1949-1950:
preventivo
non
Voi par?ate della
dai monopoli.
liberta degli
?L'iniziativa
? soffocata
vive,
privata
ma
ceti quando
investimenti
? vana parola
si
la liberta degli
investimenti,
per questi
trovano

alla politica
di fronte
da parte delle grandi
e di esportazione
importazione
con tutti i legami corporativi

mento

dei

deputati,

parlamentari,

legislatura,
1990,
Roma,

del

denaro

che

si accaparrano
soffocano
la piccola

e burocratici?
seduta

p.

costo

dell'alto
imprese
e che

del

(Atti
23

e alla politica
dell'autofinanzia
le licenze
le materie
prime,

di

la piccola
industria,
iniziativa,
Discussioni
della Camera
parlamentari,

giugno,

1949,

ora

in A.Pesenti,

160).

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Discorsi

560 Valerio Strinati


produttivita agendo sul versante dell'innovazione tecnologica ed organiz
zativa.

L'iniziativa della Cgil nel periodo della ricostruzione, di conseguenza, si


indirizzo essenzialmente verso obiettivi di ampliamento ed ammoderna
mento della base produttiva e di difesa dell'occupazione, perseguiti
attraverso una forte centralizzazione delle iniziative rivendicative nel
l'ambito della contrattazione nazionale, nell'intento di scongiurare
fratture irrimediabili tra lavoratori occupati e disoccupati10.
Tuttavia, concentrandosi nello sforzo di contenere le spinte corporative
tra i lavoratori occupati, giustificato dalla persistenza di fenomeni
strutturali di disoccupazione e sottoccupazione, la Cgil perse progressiva
mente il polso della condizione operaia nei complessi industriali di
grandi dimensioni, sottovalutando
i problemi rivendicativispecificiche andavanoacquistandoun peso crescente in
quelle aziende e in quei settori che registravano una graduale

trasformazione del

loro assetto tecnologico e della loro organizzazione interna: con il risultato


negativodi ritardare[... ] lo sviluppodi unamaggiore articolazionerivendicativa
e di

far mancare,

proprio

negli

anni

decisivi

in cui

awennero

le prime

importanti trasformazionitecnologiche in una serie di grandi aziende, la


costruzionedi un effettivo potere sindacaledi controllo, capace di negoziare
nell'azienda e nel settore (e quindi nella categoria) le forme e le ripercussioni
della trasformazionestessa, in particolare nei suoi riflessi sulla condizione
operaial

1.

La sconfitta delle liste della Fiom in occasione delle elezioni per il


rinnovo delle commissioni interne alla Fiat ed in altre grandi aziende del
Nord, nel marzo 1955, pose per la prima volta in evidenza il fatto che,
contrariamente a quanto si era teorizzato, innovazione e riorganizzazione
dei moduli produttivi, con la conseguente trasformazione delle relazioni
industriali, non costituivano affatto fenomeni marginali nel quadro
complessivo del sistema produttivo e che, almeno sotto questo profilo,
gli imprenditori davano prova di un dinamismo inatteso.
Una ricostruzione efficace della situazione agli inizi degli anni Cinquanta
sarebbe stata proposta da due sindacalisti particolarmente sensibili a
questi temi, Vittorio Foa e Bruno Trentin, i quali hanno attribuito gran
parte dei rovesci subiti dal sindacato all'incomprensione delle modifica
zioni indotte dai processi di ristrutturazione nella struttura del salario
10Cfr.

175 sgg.
C.Daneo,
pp.
op.cit.,
La Cgil di fronte
alle trasformazioni
dell'industria
V.Foa,
B.Trentin,
tecnologiche
e sindacato
alle trasformazioni
del processo
in Lavoratori
di fronte
italiana,
produttivo,
28 giugno-3
di studio,
Atti del congresso
internazionale
Milano,
I960, Milano,
luglio
1962, p. 166.
11Cfr.

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561 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


aziendale e nella stessa articolazione delle qualifiche e delle mansioni,
nonche dei relativi livelli retributivi.
Con

il maggior

rilievo acquisito dalla parte del salario negoziato

o concesso a

livello aziendale, la contrattazionesalarialegenerale fini per coprire inmisura


mentre si
sempreminore le esigenze dei lavoratorinei settori in trasformazione,
determinavaun certodistaccofragli obiettivi di sviluppoeconomico e di azione
antimonopolisticae i problemi immediati [...] della condizione operaia, delle
sue nuove formedi sfruttamento12.
Da questa nuova situazione, secondo i due dirigenti sindacali, era
derivato l'effetto combinato di un rafforzamento dell'iniziativa padrona
le in fabbrica e di una progressiva sfiducia dei lavoratori nella capacita
del sindacato di controllare e di negoziare le ripercussioni del progresso
ostile all'innovazione.
tecnologico nonche una 'iposizione conservatrice>>
Sono quindi comprensibili imotivi per cui, a meta degli anni Cinquan
ta, i dirigenti politici e sindacali piu aweduti cominciarono ad interro
garsi con ansia sulla fisionomia della nuova realta operaia, anche nel
tentativo di contrastare l'ascesa di nuove forme di paternalismo padrona
le e di ideologie rivolte a sostenere quella che alcuni anni piu tardi
sarebbe stata definita l'ipotesi <(del superamento delle "tradizionali"
contraddizioni e degli antagonismi fra capitale e lavoro nella grande
impresa capitalistica, in funzione del duplice processo di separazione
della direzione delle imprese dalla loro proprieta e di graduale qualifica
zione delle maestranze operaie, sino alla loro fusione, in una nuova clas
se, con i quadri dirigenti dell'azienda capitalistica>>13.
Tuttavia, nel dibattito apertosi sulle cause della sconfitta elettorale del
marzo 1955 e, in generale, del logoramento dei rapporti con i lavoratori,
l'accento prevalente venne posto, almeno inizialmente, sull'inasprimento
delle politiche di intimidazione e repressione attuate per piegare la
resistenza operaia all'autoritarismo ed al supersfruttamento14, nonostante
12 Ibidem.
13

Le dottrine
B.Trentin,
econ?mica
italiana,
politica
14 ?Poche
cose scriveva

neocapitalistiche
in Tendenze
del

l'ideologia

capitalismo

delle
italiano,
1955

dominanti
forze
I, cit., p. 98.
danno
la misura

nella

della
Paolo
Spriano
nelPaprile
in cui
liberta, della paura della verit?, della precaria
garanzia morale
e
Peco che ha avuto
sulla stampa d'informazione
italiana di oggi quanto
vive la societ?
essa orienta,
recente
la
Fiom
nelle
che
sconf?tta
recenti
della
pubblica
sull'opinione
sono state libere: per nulla
alla Fiat [...] Le elezioni
alla Fiat non
elezioni
di CI.
[...]
di un nuovo
fascista
Siamo
stati dunque,
testimoni
tipo di organizzazione
qui a Torino,
condizione

di

scarsa

ma
anche per quella
commistione
di
solo per i suoi aspetti
clamorosi,
pi?
[...] e non
e finanzia
e di carota che solo un monopolio
bastone
industr?ale,
potente
politicamente
I garofani
in ?Il
cos? scientificamente
di Valletta,
riamente
[...]?
(P.Spriano,
pu? dosare
n. 16, 16 aprile
1955).
Contempor?neo?,

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562 Valerlo Strinati


gia nell'aprile 1955 Giuseppe Di Vittorio avesse ammonito il consiglio
direttivo della Cgil a valutare attentamente le novita maturate nelle
aziende15.
Questa sottovalutazione delle conseguenze dei processi di ristrutturazione
sulla condizione dei lavoratori e ancora piu chiaramente palesata dal
fatto che le prime awisaglie del nuovo clima erano state interpretate
dalla cultura marxista ufficiale come 1'esito di mistificazioni ideologiche
escogitate per mascherare una realta dei rapporti di produzione rimasta
sostanzialmente immodificata rispetto agli equilibri realizzatisi nel dopo
guerra16.

Esemplare, a questo proposito, la lettera aperta di un lavoratoremetal


meccanico, membro della commissione interna della Riv, che, sulle
pagine de <dIContemporaneoo aveva sollecitato la cultura progressista ad
assumere l'impegno di smascherare l'inganno perpetrato ai danni dei
lavoratori attraverso le retoriche integrazionistiche delle human rela
tions17: anche in questo caso, I'accento era posto sulla messa a punto di
tecniche finalizzate al condizionamento delle maestranze, da contrastare
prioritariamente sul terreno della ?battaglia delle ideei>,della confutazio
ne e della critica, con una conseguente sottovalutazione dell'evoluzione
dei rapportimateriali sottostanti alle ideologie integrazioniste e parteci
pazioniste. Tuttavia, un esame non pregiudicato da premesse ideologiz
zanti della condizione operaia costituiva un'esigenza troppo pressante
15 ?La realt?

non

un

esame
awenuti
dei mutamenti
approfondito
della organizza
per quanto
riguarda
aspetti della vita produttiva,
e di
struttura
salari. Abbiamo
cio? peccato
di genericit?
zione
della
dei
t?cnica,
e linee
e abbiamo
formule
insistito
anche
abbiamo
schematismo,
inadeguate,
applicato
e nuovi
e
sono divenuti
imetodi
la realt? della fabbrica ha assunto
forme nuove,
quando
a
contro di noi? (citato
ha cominciato
in appendice
le armi che il nemico
ad adoperare

nelle

? che

abbiamo

fatto

i diversi

aziende

P.Boni,
E.Pugno,
16
volte
?Troppe
che riconoscendole
capitalistici

e fabbriche
Sindacato
nella svolta del
V.Foa,
'55, Roma,
1977).
a confutare
la pol?mica
dei marxisti
si ? limitata
le teorie neocapitalisti
o meno
a livelli di "maschere"
tutte pi?
di c?modo
dei gruppi

dominanti,

una

di

sorta
Le

di

prodotto

machiavellico
e

dottrine

neocapitalistiche
(B.Trentin,
capitale?
grande
nella politica
econ?mica
dominanti
italiana,
cit., p. 120). Sullo
e una realt?,
anni prima,
in ?Mondo
cfr. V.Foa,
II neocapitalismo
1957.
17 ?A mio
quali

reali

ideol?gico
padroni
subisce

awiso,
gli uomini
condizioni
vivano

cultura

hanno

il compito
di descrivere
a demolire
contribuir?

i lavoratori,
devono
della
teor?a corporativa

le fondamenta
e dipendenti,
le scosse pi?

di

su cui fanno

perno

del
propagand?stico
delle
l'ideolog?a
forze
stesso tema, ma
cinque
n. 5,
operaio?,
maggio

della

"identificazione

le human
relations
occorre ridicolizzare

e ehe dal

nelle
anche
di

loro opere
in
sul terreno
interessi"

raffronto

con

tra
i fatti

la psicologia
da commesso
Infatti,
profonde.
che fa leva sulle soddisfazioni
morali
la Confindustria
viaggiatore
[...] Effettivamente
come cavallo di Troia per andar? al
conta di usare T elemento
il paternalismo,
psicol?gico,
e pratica
cuore
in ?Il
Teor?a
delle
dei
lavoratori?
relazioni
umane,
(A.Accornero,

Contempor?neo?,

27 agosto

1955,

n.

34).

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563 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


per poter essere liquidata in modo generico: esso avrebbe cominciato
presto a muovere i primi passi, con tempi e contenuti sui quali si
ritornerapiui avanti.
La constatazione dell'ampiezza dei processi di ristrutturazione e del loro
impatto sociale costituiva dunque la premessa per una riflessione piu
sistematica sulle tendenze del capitalismo contemporaneo da parte del
movimento operaio. Nel momento in cui lamodernizzazione industriali
sta agiva da battistrada a una inattesa fioritura di ideologie tecnocratiche
e produttivistiche, l'approccio prevalentemente storicistico del pensiero
politico della sinistra comincio a rivelarsi scarsamente incisivo proprio su
temi di grande attualita. Ne consegui una iniziale difficolta, per la
cultura di ispirazionemarxista, a trovareuna propria autonoma colloca
zione in un confronto originato proprio dall'analisi dei ritmi e delle
modalita delle trasformazioni strutturali e spesso frettolosamente eluso
come espressione dell'ennesima manifestazione dell'aideologia dei mo
nopoli>>secondo quanto recitava il titolo della risoluzione della commis
sione culturale del Pci dell'agosto 1956.
Per converso, in settori non marginali della cultura di sinistra comincio a
farsi strada la convinzione che il sistema capitalistico avesse maturato
un'insospettata capacita di governo del ciclo economico, subordinando
gli obiettivi di massimizzazione del profitto aziendale alla comune
esigenza di conferire continuita e stabilita al processo di accumulazione,
non ricusando a tal fine anche il ricorso a strumenti programmatori.
A fronte di tale realta, le categorie marxiste tradizionalmente utilizzate
per descrivere l'imminente collasso del sistema apparivano palesemente
superate, e nella cultura di sinistra cominciava a manifestarsi un certo
imbarazzo versomodelli di interpretazione della dinamica dei rapporti di
classe sempre meno suffragati da riscontri fattuali: il XX Congresso del
Pcus e la crisi ungherese concorsero in modo decisivo a fare emergere
questo disagio, agevolando la disarticolazione del monolitismo ideologico
e favorendo la nascita di autonome aggregazioni tra intellettuali e quadri
politici e sindacali, spesso nella forma di gruppi spontanei o di riviste,
mossi dall'intento di procedere senza pregiudizi ad un ripensamento
sulla piu recente esperienza politica e culturale del movimento operaio'8.
Dalle molteplici e spesso frammentate linee di tendenza si affermo ben
presto una generalizzata richiesta di svecchiamento della cultura manri
sta, da perseguire soprattutto attraverso il confronto con i piu recenti
sviluppi del pensiero sociologico ed economico europeo e statunitense,

18

R.Rossanda,

Come

si evolve

I'ideologia

del

Psi,

I, in ?Rinascita?,

n.

6, giugno

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1961.

564 Valerio Strinati


sottolineandosi soprattutto l'esigenza di recuperarne l'approccio pragma
tico e l'attitudine empirica e critica19.
All'indomani della pubblicazione del rapporto segreto di Chrus'cev il
tema della ridefinizione di un rapporto tra politica e cultura libero dal
condizionamento degli apparati assunse un rilievo inedito, catapultando
al centro dell'attenzione posizioni e personaggi fino a pochi anni prima
collocati in posizioni marginali. In un dibattito sull'<<Avanti!>,tra il
marzo ed il giugno 195620, le istanze di rottura del monolitismo
ideologico e la richiesta di invertire i termini tradizionali del rapporto tra
politica e cultura erano state espresse con convinzione da Franco Fortini e
Roberto Guiducci, che dalle pagine della rivistamilanese cRagionamenti>k
avevano piui volte affrontato quei temi. Tali posizioni avevano incontrato
ampi consensi e, in settembre, la redazione di <<Ragionamenti>>
aveva
pubblicato le Proposte per una nuova organizzazione della cultura
marxista in Italia, un vero e proprio manifesto di tendenza, impensabile
fino a pochi anni prima, che prospettava non soltanto il ripristino della
piena autonomia organizzativa della cultura di sinistra ma anche un
ruolo piu incisivo di essa nei confronti dell'elaborazione piu strettamente
politica.

Negli anni seguenti, l'urgenza della revisione e del rinnovamento si


alimento non solo del disorientamento che era seguito alla destalinizza
zione ed al dramma di Budapest, ma anche, e soprattutto, del timore
che un punto di vista di sinistra politicamente e teoricamente efficace
restasse del tutto espunto dal movimento innovativo nel quale era
coinvolta l'intera societa. italiana.
L'accentuazione degli elementi piu marcatamente ideologici del fenome
no neocapitalistico21 concorse peraltro a far prevalere nei filoni piu
eterodossi della cultura di sinistra la tendenza amisurarsi ed in una certa
19Cfr.
R.Guiducci,
n. 17-18, novembre
20
il dibattito
Apr?

e sulla cultura di sinistra,


sul disgelo
in ?Nuovi
Pamphlet
argomenti?,
1955-febbraio
1956.
La cultura
in ?Avanti!?,
dl sinistra,
7 marzo
1956.
G.Cardona,
come piano,
Vautonom?a
10 marzo;
Per una nuova
F.Fortini,
R.Guiducci,
Segukono
e la cultura marxista,
cultura marxista,
13 marzo;
16 marzo;
politico
J.Lussu,
L'lmpegno

21 marzo;
Nuovi
// ricambio
delle
23 marzo;
R.Guiducci,
idee,
compitt,
Le parole
L.Dal
27 marzo;
28 marzo;
Fra, Conquistare
l'autonomia,
povere,
e obiettivl
Cause
dell'aztone
Una
libera
3 aprile;
G.Picardi,
cult?rale,
L.Chiarini,
21 aprile; D.Montaldi,
17 aprile; F.M.De
Una nuova
Sanctis, Uomo-econom?a,
tndaglne,
22 giugno.
Rendlconto
morale,
tappa, 4 maggio;
E.Agazzi,
21
una notevole
t?cnico ha costituito
di
?Questa
impetuosa
ripresa di sviluppo
capacita
nuove
e pi?
adattamento
della
forme di
raffinate
situazione,
agli sviluppi
proponendo
mentre
il marxismo,
mistificazione
cristallizzato
nella
chiusura
si
stalinista,
ideol?gica,
e R.Amaduzzi,
la sua azione
dimostrava
di contrapporre
critica?
(R.Panzieri
incapace
un esame della situazione
n. 1,
del movimento
in ?Mondo
Appuntiper
operaio,
operaio?,
S.Vollaro,

F.Fortini,

gennaio

1957).

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565 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


misura ad assorbire l'impianto empirico e pragmatico delle nuove
correnti di pensiero. In polemica con l'egemonia storicista, si veniva cosi
configurando un approccio scientista e neoilluministico (di illuminismo
<<dal
basso>>aveva parlato lo stessoGuiducci sulle pagine di <.Ragionamen
ti>>)al quale veniva affidata una funzione non secondaria nell'opera di
svecchiamento della cultura marxista22.
Su questi temi assunse un valore sintomatico il dibattito su un pamphlet
saggio che non avevamancato di suscitare interesse a sinistra, riaccenden
do il confronto su ortodossia e revisionismo: Praxis ed empirismo, di
Giulio Preti (1957). In esso si stigmatizzava la componente metafisica del
marxismo del dopoguerra alla quale si contrapponeva una ipotesi di
rifondazione di una nuova cfilosofia della prassi? costituita dalla con
fluenza delle diverse correnti del pensiero scientifico moderno (ivi
compreso iAmarxismo) con una caratterizzazione <<operativa?scevra da
qualsiasi ambizione sistematica e da qualsiasi autoritarismo. Sarebbe cosi
sorta una <<culturademocratica>>rinnovata, estranea alla preoccupazione
di fornire coperture ideologiche all'agire politico, ma collocata rispetto
ad esso in posizione di ricerca e di verifica, secondo modalita tali da
assicurare insieme lo svecchiamento della cultura di sinistra e la creazione
degli strumenti idonei a dialogare con quanti avevano a cuore l'esigenza
di liberare le energie razionalizzatrici e progressive che apparivano
implicite nel processo di sviluppo economico. Significativo in proposito il
fatto che la discussione sul libro di Preti trovasseospitalita sulle pagine di
?Passato e presente>>,la rivista fondata da Antonio Giolitti e da Carlo
Ripa di Meana: in particolare, Emilio Agazzi aveva sottolineato l'ormai
consumato distacco tra le forme piu avanzate dell'elaborazione teorica
della sinistra ed il <<materialismodialettico quale si era precisato nella
elaborazione engels-lenin-staliniana? irreversibilmente degenerato in una
<<nuovadottrina metafisica, che di tutte le metafisiche presenta le
caratteristiche essenziali: inverificabilita dei presupposti e apriorismo
mentre Guiducci si era soffermato sul nesso tra autonomia
dogmatico>>23,
e rinnovamento della cultura e sull'ipotesi di nuova impostazione
strategica della sinistra, basata su un'opzione modernizzatrice che inclu
desse e superasse gli elementi di dinamismo emersi negli ultimi anni in
una piu matura capacita.progettuale2A.
Quest'ultima posizione, in particolare, anticipava, sia pure embrional
22 Cfr.

in ?Problemi
in Italia,
Died
anni di cultura democr?tica
del socialismo?,
G.Scalia,
Sulla dialettica
1958. Sullo stesso tema cfr. anche R.Guiducci,
3, marzo
politica-cultu
n. 15-16,
1955.
ra, in ?Nuovi
luglio-ottobre
argomenti?,
23
e presente?,
n. 3, maggio-giugno
in ?Passato
Praxis ed empirismo,
1958.
E.Agazzi,
24 Cfr.
e Id., Mito
e programma
dell'industria
R.Guiducci,
Partecipazione
scientifica
1959
ivi, n. 10, luglio-agosto
alternativo,

n.

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566 Valerio Strinati


mente, i motivi tecnocratici destinati a caratterizzare, di II a poco, gli
enunciati riformistici della prima fase del centrosinistra: presupposti di
essa erano da un lato la convinzione che l'azione politica del movimento
operaio dovesse iscriversi nell'ambito delle spinte razionalizzatrici che
dell'espansione erano state simultaneamente causa ed effetto e dall'altro
la fiducia che su questo terreno sarebbe stato possibile realizzare durature
convergenze con le forze imprenditoriali obiettivamente interessate alla
rimozione degli squilibri incompatibili l'esigenza di stabilizzare la
crescita.

L'intento di aprirsi al confronto con le correnti di pensiero piu diretta


mente ispirate dalle recenti trasformazioni del capitalismo non costituiva
soltanto una manifestazione di eclettismo da parte delle componenti piu
anticonformiste della cultura di sinistra. Piu in profondita, agiva come
fattore di convergenza obiettivo, il riconoscimento del primato della sfera
della grande produzione moderna, con la sua complessita e la sua
potenzialita innovatrice. Attraverso queste affinita, le culture industriali
stiche e tecnocratiche esercitarono un'influenza non trascurabile sulla
successiva configurazione ideologica del marxismo italiano e offrirono
materia di riflessione sia a quanti si proponevano di rintracciare nelle
recenti trasformazioni la matrice di un nuovo riformismo, sia a chi
individuava nella pretesa totalizzante del razionalismo produttivistico la
radice di un autoritarismo inedito e di nuovi scenari del conflitto sociale.
Ad assecondare questa ultima impostazione era intervenuta, alla fine
degli anni Cinquanta, una decisa ripresa di conflittualita in concomitan
za con il rinnovo dei principali contratti collettivi di lavoro dell'indu
stria25 i cui caratteri di novita e di radicalita nelle forme di lotta
concorrevano a ridimensionare le aspettative (o i timori) di un dilagare
incontrastato del modello e della cultura neocapitalistica in tutti i
comparti della societa, con il corrispettivo affievolirsi dell'opposizione o
del mero dissenso26.
II nuovo clima favor! la ripresa, soprattutto in area socialista, di correnti
che guardavano con rinnovato interesse alla dimensione spontanea della
conflittualita operaia, assunta in funzione critica della teoria comunista
del partito-guida e nella prospettiva di un superamento della formula
frontista che valorizzasse imomenti di organizzazione di tipo consiliare,
quali elementi portanti di una ricomposizione dal basso di uno schiera
mento progressista.
La prima enunciazione di questo approccio e costituito dalle Sette tesi sul
25 Cfr.
pp. 246
26 Cfr.

S.Turone,
sgg.
V.Foa,

Storia
Intervento,

del

sindacato

in Tendenze

in
del

Italia

dal

capitalismo

1943

ad

italiano,

oggi,
I, cit.,

Roma-Bari,
p.

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233.

1988,

567 La sinistra italiana difronte alle trasformazionidel capitalismo


controllo operaio di Lucio Libertini e Raniero Panzieri, apparse su
(<Mondooperaio? nel febbraio 1958. Pur conservando non pochi elementi
di continuita rispetto al dibattito teorico degli ultimi anni, la novita
delle tesi consisteva soprattutto nell'intento di assumere il tema del
rivoluzionamento delle forze di produzione come quadro di riferimento
per l'awio di una riflessione sul passato recente della sinistra. Nell'esa
minare la dimensione e i limiti dell'espansione in corso, i due autori da
un lato polemizzavano esplicitamente con il retaggio delle tesi gcatastro
fiste* di un imminente crollo del sistema capitalistico, imputate soprat
tutto alla tradizione socialdemocratica, e dall'altro sottolineavano l'insor
gere zdi una pratica e di un'ideologia del monopolio contemporaneo
[...] che mirano ad asservire in modo integrale - anima e corpo - il
lavoratore al suo padrone riducendolo ad una piccola ruota nell'ingra
naggio di una grande macchina che nel suo complesso gli rimane
ignota*27.Nell'alienazione come estraneita'/antagonismo del lavoratore
al processo produttivo capitalistico veniva pertanto identificata la radice
strutturale di un nuovo antagonismo sul quale far leva per articolare
forme nuove di organizzazione di base. Con una trasparente polemica
nei confronti delle posizioni del Pci, animate dall'intento di valorizzare
la funzione politica, dirigente e nazionale, del movimento operaio, le
tesi dedicavano ampio spazio alla confutazione delle posizioni tendenti
ad <<assegnare[...] al proletariato il compito di sostenere la borghesia o
addirittura di sostituirsi ad essa nella costruzione della democrazia
borghese2.28.Di conseguenza, qualsiasi ipotesi strategica di alleanza tra
ceti produttivi veniva liquidata seccamente, mentre l'asserita centralita
del conflitto sui luoghi di lavoro suggeriva una svalutazione del ruolo
degli istituti della democrazia rappresentativa in una prospettiva di
transizione democratica verso il socialismo, a favore di una visione
spontaneista e consiliare.
Nonostante la suggestiva radicalit'adei toni, le tesi risultavano alla fine
piuttosto squilibrate quanto alla capacita di formulare una proposta
politicamente compiuta, limitandosi a ripercorrere in termini assai poco
originali i temi del raccordo tra sviluppo economico e trasformazione
sociale29.Ciononostante, esse avevano svolto un ruolo indiscutibile nel
focalizzare una tematizzazione della centralita operaia maggiormente in
sintonia con il clima politico e sindacale, mentre, rispetto al dibattito
interno della sinistra, avevano concorso a tracciareuna discriminante assai
27
R.Panzieri,
L.Libertini,
febbraio
1958.
28 Ibidem.
29 Cfr.
?Mondo

R.Guiducci,
operaio?,

Sette

Democrazia
n.

6-7,

tesi

sul

socialista:

giugno-luglio

controllo

operaio,

controllo

econ?mico

in

?Mondo

operaio?,

e progresso

1958.

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controllato,

n.

2,

in

568 Valerio Strinati


netta rispetto all'orientamento che andava maturando, soprattutto nella
corrente autonomista del Psi, mirante a privilegiare la ricerca di conver
genze con i ceti produttivi piu dinamici.
I1 timore di un progressivo stemperamento delle rivendicazioni piu
strettamente classiste muoveva anche quanti, soprattutto sul versante
sindacale, partendo dalle stesse esigenze di rinnovamento, si proponeva
no di assecondare un graduale assorbimento delle nuove idee nel vasto
circuito organizzativo del movimento operaio. All'inizio degli anni
Sessanta, Vittorio Foa, segretario confederale della Cgil avrebbe richia
mato l'attenzione sull'ampiezza dei processi di proletarizzazione di ceti e
settori sociali in passato in posizione di relativa indipendenza rispetto ai
gruppi monopolistici30: secondo Foa, il progressivo espandersi di forme
di subordinazione modellate su quella, fondamentale, del lavoratorenei
confronti della struttura produttiva, pur non traducendosi meccanica
mente in un peggioramento delle condizioni di vita (anzi, sovente era
avvenuto il contrario), concorreva per6 in prospettiva a travolgere assetti
tradizionali, espandendo la portata sociale della contraddizione tra
capitale e lavoro, e ridefinendo, alla luce di una nuova dislocazione dei
poteri e degli interessi, la questione delle alleanze e del nesso tra
democrazia e sviluppo3l.
Le istanze critiche contenute nelle posizioni fin qui descritte avrebbero
trovato una espressione piu compiuta ma anche una collocazione piu
eccentrica rispetto alle istituzioni ed alle ideologie tradizionali del
movimento operaio nell'ambito dell'esperienza dei ((Quaderni rossi>>32.
Non e questa la sede per ricostruire, sia pure sommariamente, la vita di
una rivista la cui influenza sul marxismo italiano degli anni successivi e
sin troppo nota. Occorre pero ricordare che, nella sua impostazione
iniziale, l'analisi del livello di maturita raggiunto dall'organizzazione
30 ?La nostra
dipendente
dal passato,

non
? colpita
soltanto
dalT aumento
sensibile
esperienza
e dei servizi, ma
nei settori delT industria
anche dal fatto
o comunque
di estrazione
la mano
d'op?ra
agr?cola

delToccupazione
che, diversamente
da zone
migrata

viene r?pidamente
tradizionalmente
inserita in un processo
di produzione
precapitalistiche
nel quale ? gi? avanzata
la divisione
del lavoro [...] Questo
una
fa precipitare
r?pidamente
son? pi?
e
i vecchi
serie di problemi
che non
del
livello
problemi
delToccupazione
e della
neanche
soltanto
livello
del
dei
della
differenziazione
salari, ma
quantitativo
sua
e nel rapporto
concreto
della forza lavoro nella
valorizzazione
col processo
di
qualit?
Un altro elemento
di cui awertiamo
? il fatto
produzione.
profundamente
Timportanza
della

crescente

autonomi

in questo
subordinazione,
r?pido processo
cosiddetti
autonomi?
Intervento,
(V.Foa,

I, cit., pp. 229-230).


italiano,
31
Ivi, p. 233.
32 La
rivista, nata dalla collaborazione
della

Camera

chiudendole

del

lavoro

quattro

anni

di Torino,

di

tra T Istituto Rodolfo


le sue pubblicazioni

inizi?

in

dei lavoratori
trasformazione,
Tendenze
del
capitalismo

e alcuni
Morandi
esponenti
a
1961,
partir? dal giugno

dopo.

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569 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


capitalistica della produzione costituisce il presupposto di ogni ulteriore
affermazione teorica e politica. In cio, tra l'altro, si colloca l'elemento
piu forte di differenziazione da precedenti elaborazioni; nei <<Quaderni
rossi>, il tema dell'organizzazione operaia sui posti di lavoro si svolge a
partire dal capovolgimento dell'assioma per cui nell'innovazione tecnolo
gica sarebbe comunque implicita un'obiettiva tensione antagonistica
rispetto all'assetto dei rapporti di produzione. In un saggio apparso sul
primo numero della rivista,Raniero Panzieri aveva definito oggettivistica
ed economicista questa posizione e individuato in essa la radice dell'in
voluzione riformisticadei partiti operai: la rete formata dai fattori umani
e materiali della produzione nella grande impresa non poteva piu essere
letta come polo negativo di una dialettica della dinamica sociale al cui
opposto si collocava, come elemento progressivo, lo sviluppo economi
co33.Di esso, al contrario, i rapporti di produzione venivano a costituire
la condizione ed il quadro di svolgimento, in quanto ordinati al fine di
subordinare tutta la vita associata alle esigenze della grande impresa,
impegnata ad estendere la pianificazione capitalistica della produzione in
fabbrica a tutta la societa, facendo venir meno le mediazioni che in
passato avevano assicurato la relativa autonomia delle due sfere.
La critica dei ?Quaderni rossi>>si concentrava sul carattere ideologico e
autoritario della razionalita prodotta dall'evoluzione economica degli
ultimi anni: ad essa veniva contrapposta la irriducibilit"adella classe
operaia al progetto mirante a ridurla alla dimensione di mera appendice
dell'apparato produttivo, integrata in quello che, secondo un'espressione
destinata ad una certa fortuna, veniva definito il <<pianodel capitale>.
Eppure, anche l'analisi dei ?Quaderni rossi? finiva con il risentire di un
approccio in ultima analisi ideologico, soprattutto laddove, nel prefigura
re lamodernizzazione neocapitalistica nei termini di un'annessione della
societa alla fabbrica, non teneva conto del sussistere di dislivelli che
avrebbero potuto condizionare profondamente il corso dei processi di
trasformazione in atto. In altri termini, i teorici del primo operaismo,
insediando la radice di ogni futuro conflitto sociale nel cuore dell'orga
nizzazione produttiva, avevano dimostrato, al di la del giudizio di
valore, di aderire alla prospettiva di una espansione lineare del modello
neocapitalistico di sviluppo in tutti i comparti della societa. Era un punto
di vista che, nelle premesse, non si discostavamolto da quello di quanti
ritenevano ormai di poter parlare di un riformismo del capitale, orientato
33 ?Il livello
corne progresso,
ma
corne
non
come
non
si esprime
di classe
rottura,
ma
corne
razionalk?
insita nel processo
costruzione
"rivelazione"
dell'occulta
produttivo,
nuova
e contrapposta
alla
di una
razionalit?
radicalmente
razionalk?
dal
praticata
capitalismo?

(R.Panzieri,

Sull'uso

capitalistico

delle

macchine,

in ?Quaderni

giugno I96I).

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rossi?,

n.

1,

570 Valerlo Strinati


al superamento di condizioni di arretratezza considerate incompatibili
con l'esigenza assicurare continuita al processo di accumulazione e di
crescita.

Alla fine degli anni Cinquanta si era fatta strada l'idea che la contrappo
sizione tra mercato e programmazione non costituisse piU, come nel
recente passato, un elemento politicamente discriminante tra il movi
mento operaio ed ilmondo imprenditoriale34.Contestualmente, il tema
di una nuova qualita dell'intervento pubblico nell'economia era stato
recuperato anche dagli ambienti di estrazione liberal-democratica che, in
un clima politico meno arroventato, avevano ritenuto di poter riafferma
re la denuncia degli squilibri piu vistosi di un sistema economico
dominato da pochi potentati (nel 1955, il gruppo degli <Amici de Il
mondo>>aveva tenuto a Roma un convegno dal significativo titolo Lotta
ai monopoli). A questi limitati gruppi, si sarebbero presto affiancate piu
consistenti correnti, e, in particolare, la componente autonomista del Psi
che, vittoriosa al congresso di Napoli (maggio 1959), intendeva accelerare
il processo di ridefinizione dell'identita ideologica e culturale del partito
rispetto alla passata esperienza frontista.
In questo quadro, il tema della programmazione democratica offriva al
Psi di Nenni e Lombardi un elemento di convergenza non solo in
direzione dell'area liberaldemocratica, ma anche e soprattutto verso le
correnti interne alla Dc che guardavano con favore a un'intensificazione
della presenza pubblica nei settori chiave dell'economia.
In particolare, nella riflessione socialista assumeva un forte rilievo il tema
dell'evoluzione delle forme di proprieta attraverso la diffusione della
societa per azioni: la progressiva estinzione della figura dell'imprenditore
individuale avrebbe infatti favorito l'emergere di una classe di dirigenti,
piu attenta ai vincoli ed alle compatibilita dello sviluppo a livello di
sistema, e pertanto incline ad assecondare tutti gli interventi strutturali
idonei a salvaguardarne, nel lungo periodo, la soprawivenza: questa
nuova qualita del rapporto tra proprieta e gestione non avrebbemancato
di incoraggiare tendenze riformatrici in seno agli stessi ceti imprendito
riali35.

o - come da
econ?mica
della programmazione
?Oggi Pesigenza
essere
awertka.
sembra da tutti
Difatti
di una politica
di piano,
le questioni
di politica
diverse forze politiche,
per ci? che riguarda
o
essere pi? costituita,
al passato
dalPaccettazione
contrariamente
in Tendenze
del
mazione
dello
Intervento,
sviluppo?
(E.Peggio,
34

cit., p.
35
?[...]
intende

241).
il capitalismo
star fermo ma

contempor?neo
tende a correggere

manifesta
le pi?

orientamenti
stridenti

sfasature

parte
qualche
la discriminazione

si dice
tra le

sembra non
econ?mica,
meno
di una program
capitalismo

esso

riformistici:
nelP?mbito

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I,

italiano,

del

non

sistema,

571 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


Nel saggio che avrebbe segnato iA suo distacco dal Pci, Riforme e
rivoluzione, Antonio Giolitti aveva dedicato una notevole attenzione a
caratteri e limiti di tale riformismo, insistendo in particolare sulla
crescente divaricazione tra il dinamismo dei processi di razionalizzazione
e l'incremento della produttivit'a in alcuni comparti del sistema produtti
vo e il persistere (se non l'aggravarsi) dei piui vistosi squilibri sociali e
territoriali.
In trasparente polemica con le posizioni del Pci, Giolitti negava che la
tendenza alla stagnazione dovesse inesorabilmente assumere i caratteri
della crisi di sistema. Essa andava piuttosto ricondotta al deceleramento
del processo di accumulazione connesso alla modificazione della compo
sizione organica del capitale, mentre fenomeni come la flessione della
produzione o l'impoverimento progressivo della popolazione, sui quali
aveva insistito la propaganda comunista e socialista negli anni del
frontismo, non entravano a costituirne componenti veramente essenziali,
almeno nei paesi industrializzati. Proprio come correttivo a tali tensioni
involutive, il capitalismo moderno aveva incoraggiato un ruolo economi
co attivo dello Stato, la cui sfera di intervento si era di recente
ulteriormente ampliata anche in relazione agli sviluppi dell'integrazione
europea36.

Di conseguenza, il nucleo del conflitto nelle societa capitalistiche


avanzate si esprimeva nel contrasto tra interessi oligopolistici e interesse
generale, minacciato dalla pretesa dei potentati economici di ottenere dai
poteri pubblici interventi mirati ad assicurare la stabilizzazione della
congiuntura favorevole senza intervenire sugli squilibri strutturali. In
questo quadro, la capacita dirigente della classe operaia si sarebbe
misurata essenzialmente sul terreno del controllo sui rapporti di produ
zione e di scambio e non piu su quello della socializzazione dei mezzi di

produzione37.
Pur riconducibile all'impianto produttivistico comune, all'epoca, a tutta
la sinistra, il richiamo all'esigenza di definire una cpolitica dell'econo
mia>>assumeva comunque un proprio autonomo significato se considera
to nell'ambito del progetto giolittiano di ridisegnare in chiave piu
e di
la creazione
strumenti
di organizzazione
della produzione
di pi? moderni
e rivoluzione,
controllo
del mercato
1957, p. 20).
Torino,
Riforme
[...]? (A.Giolitti,
36 ?La finanza
il
si propone
Stati capitalisticamente
oggi,
negli
pi?
sviluppati,
pubblica
sulla distribuzione
sul
del
effetti
economici
di determinad
reddito,
raggiungimento
e sugli investimenti,
e mira
a controllare
e a correggere
sui consum?
addirittura
risparmio,
in modo
nel consumo
Tintervento
Stato opera
i movimenti
tale
ciclici [...] Proprio
dello
e consumo?
tra produzione
fondamentale
da influir? sulla contraddizione
(ivi, pp. 19-20).
37 Cfr.
anni
all'inizio
II dibattito
sulla programmazione
'60, in Trent'anni
V.Spini,
degli
di politica
1971, p. 196.
socialista,
Milano,

mediante

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572 Valerlo Strinati


marcatamente democratica la strategia delle riforme di struttura, nel
senso di incanalare le tensioni generate dal processo di crescita in
direzione di una forzatura delle strozzature e delle resistenze opposte
dall'assetto monopolistico ad uno sviluppo economico equilibrato38.
Il problema di come contrastare l'ipoteca posta dagli interessimonopoli
stici sulla crescita e consentire il passaggio da una congiuntura favorevole
ad una fase di sviluppo economico equilibrato i cui effetti potessero
vantaggiosamente distribuirsi su tutto il tessuto sociale sarebbe stato
posto, due anni piu tardi, dal convegno sulle partecipazioni statali,
organizzato dal Psi (maggio 1959). Nella relazione introduttiva, il
responsabile della commissione economica del partito, Riccardo Lombar
di, aveva indicato nella programmazione democratica il punto di conver
genza per riprendere le fila di una politica riformatrice, paralizzata negli
anni della guerra fredda dalla contrapposizione rigida tramaggioranza
centrista ed opposizione di sinistra. L'esponente socialista condivideva
con Giolitti la convinzione che l'impulso impresso dalla componente
tecnologica avesse costituito la variabile indipendente nella dinamica
della crescita e che solo le oligarchie industriali e finanziarie ne avessero
tratto benefici effettivi ma circoscritti ad aree geograficamente, settorial
mente e socialmente ristrette. Ne era derivata un'espansione poggiante
su basi fragilissime, condizionata dalla crescente divaricazione del duali
smo territoriale e da fenomeni di arretratezza che stentavano ad essere
riassorbiti.Nell'esposizione di Lombardi il tema della programmazione si
coniugava con la sottolineatura della precarieta di un <miracolo>>
governa
to prevalentemente dagli <<spiritianimali>>del capitalismo: la relazione al
convegno aveva sottolineato l'assenza di una compiuta economia di
mercato in Italia, e l'urgenza di misure idonee a conseguire l'obiettivo di
uno sviluppo equilibrato39. In questa prospettiva, all'impresa pubblica
veniva attribuita un'essenziale funzione di mediazione e raccordo tra le
decisioni dei pubblici poteri e i comportamenti dei soggetti privati.
Senza smarrire la propria natura di soggetti imprenditoriali (Lombardi
sarebbe tornato in piu occasioni a raccomandare l'adozione di criteri di
<economicita della gestione>>), gli enti pubblici economici avrebbero
dovuto qualificarsi per un'autonoma presenza suimercati, intraprenden
38 Cfr.

p. 10.
op.cit.,
di
sua
econ?mico
noi promuoviamo,
ha una
politica
sviluppo
quale
a rendere
che tende proprio
a
la struttura
econ?mica
italiana,
componente
omogenea
creare
le condizioni
di un'economia
tuttora
di mercato,
laddove
esistono
istituzioni
e pressoch?
mentre
economiche
stesso
a
nel
tendiamo
feudali,
tempo
precapitalistiche
39

?[...]

A.Giolkti,
una

superare,
a creare?

con Peconomia

pianif?cata,

Relazione
(R.Lombardi,
sulle partecipazioni
statali, Milano,

quell'economia
introduttiva,
I960,

p.

di mercato
in Partito

che

socialista

intanto
italiano,

22).

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contribu?anlo
Convegno

573 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


do azioni coerenti con gli obiettivi del piano nonche' idonee ad esercitare
uno stringente condizionamento sulle scelte del settore privato. II
metodo della programmazione avrebbe dovuto distinguersi dal modello
sovietico non solo per la diversa articolazione delle forme di proprieta,
ma anche nella priorita attribuita alle azioni orientative rispetto alle
misure coercitive, e sotto questo profilo il ruolo dell'impresa pubblica era
apparso insostituibile: in questo contesto, si puo ben comprendere la
valenza strategica attribuita all'obiettivo della nazionalizzazione delle
imprese produttrici di energia elettrica.
Il convegno del 1959 dava corpo all'istanza di una <<politicadell'econo
mia>>gia formulata da Giolitti, ma con un vistoso spostamento dell'asse
dell'attenzione dal tema dell'iniziativa <<dalbasso>>a quello di un'azione
condotta prevalentemente attraverso le leve istituzionali. Al congresso
socialista di Napoli, Lombardi aveva polemizzato a questo proposito con
la sinistra del partito, rimarcando come l'asse di una politica economica
fondata sulla programmazione dovesse privilegiare il momento del
controllo globale degli investimenti rispetto ad un'azione frammentata
nelle singole aziende40, confermando la priorita di un'azione indirizzata
al controllo sull'allocazione delle risorse.
L'esigenza di rimeditare interpretazioni e giudizi sulle tendenze del
capitalismo contemporaneo e sulla fisionomia sociale e politica della
classe operaia dopo i rovesci del 1955 e la crisi del 1956, aveva condotto
Pci e Psi ad intraprendere un percorso che, pur simile nei punti di
partenza, era destinato a muoversi in direzioni politicamente ed ideolo
gicamente sempre piut divergenti.
Nel Psi, il dibattito sulle tendenze del neocapitalismo aveva proceduto di
pari passo con la fine del frontismo e con l'awio di un confronto interno
assai tormentato: tuttavia, il revisionismo socialista, sia nella sua versione
neoriformista che nelle sue manifestazioni di sinistra, aveva preso le
mosse, tra l'altro, dalla riflessione sulla pervasivita dell'ondata moderniz
zatrice, incardinata nella tendenza della grande impresa a modellare un
sistema di rapporti sociali maggiormente integrato in relazione alle
esigenze della pianificazione produttiva.
Diverso il cammino intrapreso dal Pci, nel quale l'analisi della dialettica
tra arretratezza e sviluppo nella storia dell'Italia contemporanea aveva
tradizionalmente posto l'accento sulla prima componente. Cio non aveva
mancato di frapporre schermi ideologizzanti alla comprensione dei
fenomeni di trasformazione strutturale del capitalismo italiano, ma aveva
40

non
il nodo
? nella
del problema
?[...]
e quando
investimenti
si va in guerra
bisogna
Scritti politici
Padova,
1945-1963,
(R.Lombardi,

fabbrica,
sparare
1978, p.

ma

nella

l? dove

si

disposizione
degli
trova
l'awersario?

294).

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574 Valerio Strinati


altresi concorso a determinare un certo scetticismo circa la previsione di
un prossimo effetto di riassorbimento degli squilibri piu palesi in virttu
dell'impulso prodotto dalla favorevole congiuntura economica. Inoltre,
la problematica gramsciana dell'egemonia aveva acuito l'attenzione
rivolta all'articolato atteggiarsi di interessi, culture ed orientamenti ideali
e, di conseguenza, aveva reso piu difficile una penetrazione, nel corpo
teorico'del comunismo italiano, di una lettura degli effetti sociali delle
trasformazioni neocapitalistiche esclusivamente nei termini dell'accelera
zione del processo di integrazione sociale diretto dalla grande impresa41.
Nondimeno, la consapevolezza dell'urgenza di una riflessione sulla
novita del contesto socio-economico, di cui l'analisi dell'evoluzione della
condizione operaia costituiva una componente essenziale, si manifesto
ben presto anche nel Pci. Nel 1956 l'Istituto Gramsci aveva organizzato
un convegno su I lavoratori ed diprogresso tecnico, il primo di una serie
di incontri finalizzati ad offrire una sede di riflessione non contingente ai
quadri politici e sindacali piu direttamente coinvolti nell'iniziativa
aziendale. Nell'impostazione del convegno, peraltro, era prevalsa la
preoccupazione di sottolineare gli elementi di continuita e la relazione
introduttiva di Silvio Leonardi aveva ribadito la validita delle scelte fino
ad allora perseguite inmateria di difesa dell'occupazione e ampliamento
e modernizzazione della base produttiva. Tuttavia, sia la relazione che
altri interventi avevano sottolineato l'indifferibilita, soprattutto per il
movimento sindacale, di un esame obiettivo dell'influenza della compo
nente tecnologica nel processo produttivo sull'organizzazione del lavoro.
Al di fuori di tale analisi, infatti, la riflessione sulla nuova realta della
condizione operaia avrebbe potuto deviare in direzione di una idealizza
zione delle potenzialit'a di trasformazione sociale insite nelle tendenze
materializzatesi negli ultimi anni owero in un anacronistico sforzo di
conservare posizioni che l'innovazione stava progressivamente sgretolan
do42. Veniva pertanto autocriticamente stigmatizzata la semplificazione
mirante ad identificare qualsiasi forma di incremento della produttivita
con l'intensificazione dello sfruttamento43, implicitamente riconoscendo
al sistema delle imprese una capacita di governo sulle forze di produzio
41

non
?Quindi
''proletarizzazione
ma quando
legge di tendenza,
riduce tutto a una contrapposizione

a una

valutazione

monopolistica?
p. 423).
42 Cfr.
tenuto
43 Cfr.

S.Leonardi,
all'Istituto
B.Trentin,

che

(G.Amendola,

ben

? una
della popolazione
italiana
[...] questa
e si
si anticipa
la realizzazione
di questa
tendenza
tra op?rai e padroni,
schematicamente
si arriva
esposta
creata
lontana
realt?
dalla
dalT espansione
complessa
assoluta"

poi

Conclusioni,

in Tendenze

del

capitalismo

italiano,

I, cit.,

e il progresso
in / lavoratori
Atti
del
t?cnico.
Relazione,
convegno
nei giorni
Gramsci
29 giugno-1
1956, Roma,
1956, pp. 62 sgg.
luglio
e il progresso
in I lavoratori
Intervento,
t?cnico,
cit., pp. 278-279.

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575 La sinistra italiana difronte alle trasformazionidel capitalismo


ne che per anni era stata negata o quanto meno ricondotta ad episodi
isolati.
In un convegno fortemente concentrato sull'esame delle tecniche di
riorganizzazione dei moduli produttivi, di creazione di nuove forme di
consenso (human relations), di ridefinizione di mansioni e qualifiche
(job evaluation) non manco peraltro soprattutto da parte dei quadri
sindacali un richiamo alle conseguenze della ristrutturazione sulla figura
sociale operaia; la riflessione veniva cosi a spostarsi sulla dequalificazione
e parcellizzazione del lavoro attuata nel sistema della catena di montag
gio e sulla contestuale progressiva emarginazione della figura dell'operaio
qualificato, in possesso di una capacita professionale complessa e non
facilmente fungibile, figura chiave dell'organizzazione politica e sindaca
le. A questa tendenziale sconnessione del vincolo tra dimensione profes
sionale e coscienza politica si guardava con preoccupazione, come ad un
fenomeno dall'esito imprevedibile, ma denso di minacce per la stabilit'a
dell'insediamento sociale di un sindacato di classe44, gia minato dal
moltiplicarsi di iniziative di stampo paternalistico ed aziendalistico che,
come aveva affermato Sergio Garavini riferendo sulla situazione della
Fiat, non erano piu interpretabili alla stregua di semplici varianti del
tradizionale autoritarismo padronale45.
Le conclusioni del convegno dell'Istituto Gramsci lasciavano in sospeso
numerosi interrogativi sulla successiva evoluzione delle relazioni indu
striali. Una prima risposta sarebbe venuta, circa due anni piu tardi,
dall'inaspettata ripresa della conflittualit'a operaia che, se da un lato
fugava i timori circa un imminente collasso della presenza sindacale nelle
grandi unita produttive, dall'altro sollecitava ad uno sforzo di adegua
mento delle strategie rivendicative alle nuove realt'adel processo produt
tivo.
Entro questa prospettiva, non aveva mancato di suscitare un cauto
ottimismo la tendenza al riawicinamento tra nuovi lavoratori, spesso
immigrati di recente inurbamento, ed organizzazioni sindacali, grazie
anche alla duttilit"ada esse manifestata nell'articolazione degli obiettivi
rivendicativi, che sembravamettere al riparo da tentazioni corporative e
soprattutto dalla paventata separazione da fasce di lavoratoripiu anziani
e di diversa sensibilita politica e professionale46.
D'altra parte non mancavano notevoli problemi in ordine alle prospettive
politiche: nel dare conto, in un articolo del 1959, della piattaforma
44 Cfr.
45 Cfr.
46 Cfr.
italiana,

e ilprogresso
in I lavoratori
t?cnico,
cit., pp. 302-303.
e il progresso
in I lavoratori
Intervento,
t?cnico,
cit., p. 353.
La Cgil di fronte
alle trasformazioni
dell'industria
B.Trentin,
tecnologiche
p. 171.

E.Pugno,
S.Garavini,
V.Foa,
cit.,

Intervento,

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576 Valerio Strinati


rivendicativa dei lavoratorimetallurgici, Luciano Lama, segretario della
Fiom, aveva sottolineato l'originalita delle richieste inmateria di retribu
zioni, qualifiche e mansioni, ma al tempo stesso, aveva rilevato come il
freno posto alla crisi del sindacalismo di classe non avesse concorso alla
maturazione di prospettive politiche piu avanzate nell'ambito della
proposta strategica delle riforme di struttura. Di qui il richiamo ai rischi
di corporativismo impliciti in una visione unilateralmente operaistica,
quando invece l'emergere di funzioni produttive sempre piu complesse
avrebbe richiesto un affinamento della capacita di elaborare proposte
politiche e sindacali aperte alle esigenze di gruppi sociali emergenti,
specie nel settore terziario47.
In sintonia con queste considerazioni, Paolo Spriano aveva condotto
alcuni mesi prima una disamina fortemente critica delle Sette tesi sul
controllo operaio di Libertini e Panzieri, in una serie di articoli apparsi su
Secondo l'esponente comunista, l'impostazione delle tesi era
<1'Unita>>48.
viziata da una profonda sottovalutazione del primato dei compiti politici
del movimento operaio, che aveva condotto a formulare una proposta
circoscritta ad una dimensione aziendalistica, non esente da tentazioni
corporative e ispirata ad una palese sopravalutazione degli effetti e della
portata dei processi di ristrutturazione produttiva49. Nella successiva
discussione questo aspetto era peraltro rimasto piuttosto in ombra, dato
che la divergenza sostanziale era costituita piuttosto da un diverso modo
di concepire il rapporto tra lotta politica e lotta sindacale e tra partito e
classe operaia, nonche dalla contrastante lettura del tema dell'egemonia
e delle alleanze. Non a caso, anche nelle repliche, il confronto aveva
assunto un carattere piu ideologico che politico, e Libertini e Panzieri,
nel rigettare l'accusa di rivangare posizioni anarco-sindacaliste ed econo
miciste, avevano rivendicato il carattere innovativo della loro proposta,
consistente nel radicare al centro del rapporto di classe fondamentale un
47 Cfr.

L.Lama,

1959.
48
P.Spriano,
La democrazia
democrazia
?l'Unit??,
?Avanti!?,
?l'Unit??,
49
?Sfugge

La riscossa

del partito,

in ?Rinascita?,

n.

9, settembre

in ?l'Unit??,
8 luglio
1958; L.Libertini,
R.Panzieri,
in ?Avanti!?,
La
5 agosto
1958, P.Spriano,
e il controllo
diretta
nella
in
il socialismo,
per
op?ralo
battaglia
politica
e R.Panzieri,
12 agosto
Ne
n? trotskismo,
in
economicismo
1958; L.Libertini
Un
in
documento
la strada maestra,
9 settembre
1958;
per
P.Spriano,
21 settembre
1958.
e Panzieri]
sua
ehe il potere
ad essi [Libertini
dei monopoli
ha una
[...]
limitata alla
politica
[...] ehe la classe operaia non ?, e non si deve considerare,
ma
sue alleanze,
in essa, a contrastare
i monopoli,
isolata
si vale delle
dei
La democrazia
diretta

espressione
fabbrica,
con
comuni
interessi
suo
il
nemico
colpire
democrazia

e i compiti

sindacale

diretta

diretta,
e il controllo

altri

ceti,

principale,
e II controllo

operaio,

e sindacale
nazionale
rappresentanza
per
politica
La
nei
suoi
colpirlo
punti
pi? deboli?
(P.Spriano,
II socialismo,
nella battaglia
per
op?ralo
cit.).
politica

della

per

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577 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


progetto politico alternativo, anche in contrasto con le tendenze parla
mentaristiche che essi avevano ravvisato nelle recenti scelte del Pci.
Tre anni piu tardi Rossana Rossanda sarebbe tornata sull'argomento,
ribadendo come ?la messa in causa della validit'a democratica, e quindi
rivoluzionaria e socialista, di un organismo di direzione unitaria quale il
partito*50venisse a costituire il punto di convergenza teorico tra i teorici
del controllo operaio e il <<revisionismomoderno* socialista (di cui la
Rossanda indicava in Riccardo Lombardi il principale esponente): infatti
il neorevisionismo, facendo leva sul recupero di una tradizione scientista
e neopositivista, si era proposto in realta di condurre un insidioso attacco
alle premesse storicistiche del marxismo italiano, ovvero al presupposto
filosofico fondamentale dell'ortodossia teorica51.Attraverso tale opera di
demolizione il <<revisionismo
moderno>>aveva veicolato l'approccio empi
rico e sociologico riscontrabile nello scritto di Libertini e Panzieri,
legittimando l'idea di una articolazione pluralistica del movimento di
classe radicalmente inconciliabile con una visione coerentemente marxista
nella quale il proletariato agisce come ?classe universale? complessiva
mente portatrice di una critica irriducibilmente antagonistica ai rapporti
di produzione borghesi.
Pur nelle sue finalita prettamente contingenti, la polemica sull'operai
smo aveva tuttavia concorso a radicare nel Pci la convinzione che il
processo di crescita egemonizzato dalle oligarchie economiche non
sarebbe stato suscettibile di incidere in profondita sulle contraddizioni
strutturali della societa italiana: sotto questo profilo, era lo stesso
concetto di neocapitalismo ad essere chiamato in causa, escludendosi, da
parte comunista, che con esso potesse descriversi una definitiva conversio
ne delle classi dirigenti economiche ad un'ipotesi riformistica52.
Tuttavia proprio il progressivo consolidarsi dell'opzione di centrosinistra
sotto tali auspici, rendeva sempre piu impellente per il Pci arrivare ad
una messa a fuoco piu organica delle trasformazioni recenti: un apporto
fondamentale in questa direzione sarebbe venuto dal convegno sulle
tendenze del capitalismo italiano organizzato dall'Istituto Gramsci nel
marzo 1962, al quale sono dedicate le pagine che seguono.
In tale occasione, nell'analisi del Pci si affermo definitivamente la
constatazione che i quasi venti anni trascorsidalla Liberazione avevano
visto prevalere sulla tendenza alla stagnazione quella allo sviluppo, in
misura tale da comportare un'autentica metamorfosi nella fisionomia del
50
n. 10, ottobre
Come
si evolve I'ideologia
del Psi,
1961.
II, in ?Rinascita?,
R.Rossanda,
51 ?La
contro
contro
? battaglia
lo storicismo,
i "residui
ed effettiva
speculativi"
battaglia
erosione
delle radici teoriche del marxismo?
(ibidem).
52 Cfr.
e sviluppo
in
Lotta di
classe
econ?mico
la Liberazione,
G.Amendola,
dopo
Tendenze
del capitalismo
192-193.
I, cit., pp.
italiano,

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578 Valerio Strinati


paese, evolutosi da una posizione marginale al rango di potenza
industriale stabilmente integrata sui mercati europei e mondiali.
Veniva di conseguenza respinta sullo sfondo dell'elaborazione la nozione
stessa di <<crisi
generale>>del capitalismo, la cui utilizzabilita in sede di
analisi politica si trovava fortemente ridimensionata dal quadro delle
tendenze in atto. Nella relazione Pesenti-Vitello, il concetto di crisi era
evocato solo quale fattore causale della reattivita del sistema, sospinto ad
intraprendere la propria autoriforma sotto la pressione esercitata dall'ac
celerazione impressa dalla componente tecnologica allo sviluppo delle
forze produttive nonche' a causa della necessita - piu affermata che
argomentata - di sostenere la competizione con il blocco socialista53.
La priorit'aattribuita ad una analisi modellata sulle specificita della fase
che il capitalismo italiano stava attraversando era pienamente esplicitata
nella relazione di Giorgio Amendola. Al centro di essa vi era la
constatazione di come l'espansione realizzatasi sotto la direzione dei
gruppi monopolistici avesse agito assai parzialmente come veicolo di
rinnovamento strutturale della societa italiana, facendo anzi maturare
nuove contraddizioni tra interessi di natura oligarchica e interesse
generale, la cui rappresentanza costituiva l'incombenza piu rilevante del
movimento operaio54.
L'analisi di Amendola si era soffermata in particolare sui primi anni
Cinquanta: in quel periodo gli indirizzi di politica economica del blocco
centrista avevano iniziato a subire significative trasformazioni, con il
passaggio dall'opzione rigidamente deflazionistica del dopoguerra a un
orientamento piu incline a imprimere maggior dinamismo al sistema
produttivo agendo sul versante della domanda globale. La linea produtti
vistica del movimento operaio pertanto si era trovata in difficolta nel
misurarsi con una serie di interventi che, senza incidere sulle distorsioni
strutturali del processo di accumulazione, avevano pero centrato l'obietti
vo di porre le premesse per una maggiore centralizzazione e razionalizza
zione di tutto l'apparato della produzione. Infatti, aveva concluso
autocriticamente Amendola, spesso l'analisi delle forze di sinistra si era
limitata a cogliere elementi parziali di un quadro reso assai complesso
dalla contestualita e dall'intreccio di fattori di dinamismo e di stagnazio
ne: cosi, nel corso dei conflitti che avevano accompagnato la prima
legislatura repubblicana, culminati nell'affermazione elettorale del 1953,
<<I'esigenzadi una forte denuncia delle condizioni di arretratezza del

53 Cfr.

A.Pesenti,

54 Cfr.

G.Amendola,

V.Vitello,
op.cit.,

Tendenze
pp.

154

attuali

del

capitalismo

italiano,

cit.,

sgg.

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pp.

22-23.

579 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


paese, della miseria e della disoccupazione, a volte maschera[va] l'inizio
dei processi che si stavano awiando nell'economia italiana*5.
L'indicazione di tali inadeguatezze chiamava direttamente in causa il
tema dell'intervento pubblico nell'economia, a partire dal dibattito
svoltosi sullo Schema di sviluppo della occupazione e del reddito
1954-1964 o, pitu brevemente, Schema Vanoni. Questa proposta aveva
incontrato al suo apparire una ferma opposizione da parte comunista,
che aveva denunciato sia l'inattendibilita del presupposto materiale dello
Schema (owero l'ipotesi di un tasso di accumulazione futuro pari a
quello conseguito fino ad allora), sia la mancata previsione di misure
idonee a conseguire gli obiettivi indicati, soprattutto quelli di carattere
occupazionale56

Nella sua relazione al convegno dell'Istituto Gramsci, Bruno Trentin


aveva suggerito una diversa prospettiva di valutazione dello Schema,
rawisando in esso il primo organico tentativo della sinistra Dc di agire
come elemento di decodificazione e di sintesi delle istanze di moderniz
zazione provenienti da diversi ceti e gruppi sociali e politici. In
particolare, Trentin si era soffermato sul processo di assimilazione delle
teorie neocapitalistiche da parte delle correnti politiche e sindacali facenti
capo alla sinistra sociale cattolica, attraverso il quale i tradizionali
principi organicisti ed interclassisti avevano trovato nuove e piu efficaci
formulazioni. Lo Schema, muovendosi in sintonia con le prospettive
emerse al V Congresso della Dc, aveva operato in questo contesto
ideologico per stabilire un modello di equilibrio dinamico nell'economia
mediante l'incremento quantitativo dell'intervento pubblico, specie nelle
aree piu arretrate, accentuandone la complementarita rispetto alle scelte
dei gruppi privati57. In tale prospettiva la mobilitazione di risorse
pubbliche e la corrispondente ridislocazione degli interessi avrebbero
dovuto fornire i presupposti per una prassi di negoziazione tra le parti
sociali sugli indirizzi degli interventi secondo le forme di concertazione
gia sperimentate in altri paesi europei e che in Italia, soprattutto negli
ambienti del sindacalismo cattolico, apparivano le piu idonee a coinvol
gere i soggetti interessati alla definizione del programma, aggirando
contestualmente il problema politico dell'apertura a sinistra58.
Sulla valutazione dello Schema Vanoni si erano anche registrate significa
tive divergenze tra il Pci e il Psi: quest'ultimo ne aveva valorizzato gli
elementi di novita e, pur muovendogli critiche non dissimili da quelle
55
Ivi, p. 190.
56 Cfr.
n.
in ?Rinascita?,
Un piano
che non ? un piano,
B.Manzocchi,
57
e
Le dottrine
delle forze
B.Trentin,
neocapitalistiche
I'ideologia
128 sgg.
econ?mica
italiana,
cit., pp.
politica
58 Ibidem.

1, gennaio
dominanti

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1955.
nella

580 Valerlo Strinati


comuniste, aveva assunto una posizione pitu benevola, sintetizzata nella
parola d'ordine <?dalloSchema al piano>>,con la quale implicitamente si
riconosceva la sussistenza di elementi suscettibili di uno sviluppo positi
vo, una volta assicurata una maggiore cogenza di indirizzi e procedure.
Nella sua relazione Amendola aveva suggerito una misura piu ampia di
tale divergenza, indicandone il nocciolo nella differente valutazione degli
esiti della crescita, laddove la posizione socialista sembrava essersi
gradualmente attestata sull'accentuazione delle potenzialita innovatrici
di quella che veniva definita la <seconda rivoluzione industriale>>59,
facendone derivare la tendenziale identificazione tra funzione politica e
assunzione diretta di responsabilita di gestione (da cui l'immagine
nenniana dell'ingresso nella <<stanzadei bottoni?).
Altri interventi sugli stessi temi segnalavano un limite specifico della piu
recente elaborazione marxista nell'idea che il capitalismo italiano fosse
incapace di intraprendere strategie piu articolate di quella adottata in
base all'opzione liberista60.Venuta ormai meno, invece, la discriminante
politica tracciata lungo l'asse interventismo/antinterventismo, si faceva
rilevare come l'attenzione delle forze di sinistra avrebbe dovuto concen
trarsisui contenuti e sullemodalita della programmazione. La Confindu
stria, infatti, aveva puntato a rappresentare la crescita come un fenomeno
di dimensione tale da lasciar prevedere l'imminente liquidazione degli
squilibri strutturali, a condizione di non ledere la liberta d'azione
dell'impresa61: in tale prospettiva, la programmazione avrebbe dovuto
essere ricondotta a una serie di interventi integrativi dell'iniziativa
privata, vincolanti solo per i soggetti pubblici e le organizzazioni
sindacali, fermo restando che la funzione di verifica dell'efficacia delle
scelte sarebbe rimasta affidata ai meccanismi di mercato.
Secondo l'analisi comunista, come aveva affermato in particolare Luciano
Barca, la programmazione avrebbe potuto invece assumere una valenza
effettivamente democratica solo a condizione di assumere come finalit'a
essenziale la rimozione delle distorsioni derivanti dall'assetto monopoli
59 Anche

aveva

lo stesso tema: ?Posizioni


furono
diverse
e queste
altre e profonde
Vanoni,
esprimevano
che riguardavano
la valutazione
da darsi
del
divergenze,
sugli
sviluppi
capitalismo
non marxiste
La presenza
in seno al Psi di rilevanti
italiano.
influenze
ha
ideologiche
errata del carattere
assunto
e
ad un'analisi
dallo
italiano
portato
sviluppo
capitalistico
assunte

nei

in precedenza
Amendola
del cosiddetto
confronti

toccato

Piano

a una
delle
tendenze
riformistiche
del
italiano?
perci?
sopravalutazione
capitalismo
e pericoll
e
tra comunisti
Cause
dell 'allentamento
unitari
del
le garni
(G. Amendola,
n. 1, gennaio
in ?Rinascita?,
socialisti,
1958).
60 Cfr.
del capitalismo
in Tendenze
dl Stato e della pianificazione,
del
L.Barca, Problemi
italiano,
II, cit., pp. 71-72.
capitalismo
61 Su
in Tendenze
cfr. E.Peggio,
del capitalismo
Intervento,
I,
italiano,
aspetto
questo
cit.,

pp.

241-242.

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581 La sinistra italiana di fronte alle trasformazioni del capitalismo


stico del mercato62, per restituire a quest'ultimo un ruolo effettivo di
meccanismo di autoregolazione dell'intero sistema economico. Per perse
guire tali scopi, tutti gli strumenti dell'intervento pubblico avrebbero
dovuto essere attivati per assicurare posizioni di pari opportunita agli
operatori e piena autonomia negoziale al movimento sindacale63nonche
per rimuovere le sacche di speculazione e parassitismo consolidatesi ai
margini dei processi di espansione64.
Dalla maggior parte degli interventi emergeva con una certa enfasi
l'indicazione di una centralita di una politica degli investimenti, consi
derata di fatto il presupposto per l'attuazione di un indirizzo riformato
re, in linea con un'impostazione teorica che non si distaccava da
premesse keynesiane e non differiva di molto da quella prospettata dai
teorici socialisti del centrosinistra: I'accento posto su questo tema,
peraltro, riproponeva anche la questione del ruolo dell'impresa pubblica
nella nuova fase della politica economica.
Nel dopoguerra il Pci, in sintonia con tutta la sinistra, si era opposto al
tentativo condotto dalle correnti liberiste di liquidazione dell'Iri: all'ini
zio degli anni Cinquanta, tuttavia, la tematica della privatizzazione delle
imprese pubbliche era un ricordo del passato, non soltanto per le
resistenze della sinistra,ma soprattutto per l'attenzione che laDc, dopo
il periodo degasperiano, aveva cominciato a rivolgere alle partecipazioni
statali come strumento di politica attiva nel quadro di un progetto di piu
stretta integrazione tra classi, ceti, aree geografiche e settori produttivi.
L'opposizione di sinistra aveva evidenziato la tendenza verso una crescen
te integrazione tra potere economico e potere politico e la persistente
subordinazione dell'impresa pubblica ai programmi dei gruppi privati65;
al tempo stesso, pero, aveva colto la novita. della posizione dell'industria
statale, impegnata nella gestione diretta di settori strategici, con il
conseguente controllo su una quota non trascurabile di investimenti
produttivi.
Su un versante piu strettamente teorico, pur non identificandosi con le
posizioni maturate in seno alla socialdemocrazia europea (e non prive di
influenza sul Psi) secondo le quali il consolidamento della presenza
pubblica nei settori chiave dell'economia costituiva il presupposto per il
passaggio a forme piu estese di socializzazione della produzione66,
l'analisi comunista riconosceva che il sistema economico misto delineato
62 Cfr.
L.Barca,
pp. 97 sgg.
op.cit.,
63 Ibidem.
64 Cfr.
p. 245.
op.cit.,
E.Peggio,
65 Cfr. F.Di
// capitalismo
Pasquantonio,

di Stato

in Tendenze
del capitalismo
italiano,
capitalismo
66 Cfr. F.Di
p. 230.
op.cit.,
Pasquantonio,

nel quadro gen?rale


delle
II, cit., pp. 234
italiano,

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tendenze
sgg.

del

582 Valerio Strinati


dalla Costituzione, in virtiu delle garanzie dettate a tutela dell'interesse
pubblico e dei limiti tracciati all'esercizio dell'iniziativa privata, aveva
posto le premesse per il superamento di una diffidenza storica nei
confronti del ruolo assunto anche in un recente passato dal capitalismo di
Stato come efficiente strumento di governo autoritario del complesso
produttivo e finanziario nell'interesse delle classi dominanti67.
Prioritaria, quindi, era la salvaguardia dell'autonomia delle imprese
pubbliche, e sotto questo profilo il Pci aveva considerato con favore
l'istituzione del ministero delle Partecipazioni statali68:una volta assicu
rata tale condizione, gli organismi pubblici economici avrebbero potuto
svolgere una funzione di primaria importanza nell'attuazione del pro
gramma orientando gli investimenti in base a finalita di sviluppo sociale,
territoriale e settoriale, condizionando di conseguenza il comportamento
degli operatori privati.
Riemergeva a questo punto inevitabilmente l'indicazione della priorita
dei rapporti politici: in ultima istanza l'orientamento dell'industria
pubblica sarebbe stato deciso in base agli equilibri che si sarebbero via
via determinati:
anche nell'ambito

dell'attuale

ordinamento

istituzionale

[... 1e

possibile

necessarioimporrecon la lotta dellemasse orientamentidell'interventopubblico


che siano piu conformi alle esigenze di progresso economico e civile del paese
[... ] e con la lotta di classe e nel corso di essa che si decide la trasformazione
stessa della natura e delle funzioni del capitalismo di Stato69.

In realta questo richiamo al primato della politica rivelava anche la


consapevolezza di una sostanziale cristallizzazione dei rapporti di forza
negli anni a venire; da questo punto di vista, il periodo di preparazione
al centrosinistra era destinato a condizionare a lungo il rapporto tra le
forze di sinistra, anche quando il precoce esaurirsi della spinta riformatri
ce di quella esperienza avrebbe potuto costituire la premessa per nuove e
piui proficue forme di dialogo. E tuttavia le radici di questa e di
successive evoluzioni ed involuzioni della tormentata vicenda del movi
mento operaio italiano vanno ricondotte in largamisura proprio all'e
spansione degli anni Cinquanta e agli orientamenti assunti in merito
dalle forze politiche e sindacali, che hanno rispettivamente determinato i
margini materiali e le premesse ideologiche per la definizione di un
assetto economico e sociale la cui straordinaria vitalita nei venti anni
successivi costituisce, nel bene e nel male, uno degli elementi distintivi
del caso italiano.
67 Cfr.
68 Cfr.

L.Barca,

A.Pesenti,
69
Ivi, p. 70.

pp.
op.cit.,
V.Vitello,

68-69.
op.cit.,

p.

68.

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