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Interventi di Mario Ciancarella

USTICA

GLI SFONDONI DI PELLEGRINO E L


INQUIETANTE SILENZIO DI COSSIGA
A chi poteva competere la pi squallida e sconcertante dichiarazione sulla vicenda stragista di
Ustica, ed in singolare coincidenza con la sentenza della Cassazione, se non allineffabile Senatore
Pellegrino?
Nella prefazione cui si e prestato per il libro del sen Manca, edito da Koin, Ustica, assoluzione
dovuta giustizia mancata, siamo costretti a riascoltare nuovamente la versione pi vergognosa
per la strage, e cio quella ipotesi bomba che e stata da sempre pensata dagli ideatori del
progetto stragista come unico approdo alternato, ad un eventuale esito negativo ed infausto
(come poi e accaduto) della fase esecutiva, e che fu poi coltivata e costruita con assoluta
determinazione attraverso ogni singolo atto di depistaggio, occultamento ed alterazione delle prove,
diffusione di astute e false informazioni attraverso inconsapevoli operatori del settore, fino alla
eliminazione fisica di scomodi e pericolosi testimoni, cos come di complici ormai divenuti non pi
affidabili nella consegna allomert.
Il senatore infatti scrive, per corroborare lipotesi bomba a lui cara cos come ai responsabili della
strage:
A sorprendermi fu soprattutto l'atteggiamento dei fautori dell'ipotesi bellica, che
consideravano minimalista l'ipotesi dell'esplosione interna al velivolo: e ci bench, almeno a
me risultasse evidente il contrario, apparendomi oggettivamente pi grave rispetto all'ipotesi
di un casuale coinvolgimento del DC9 in un evento bellico, quella di una strage volontaria e
quindi dolosa, che avrebbe accomunato la tragedia del Dc9 ai tanti attentati esplosivistici, che
hanno funestato la storia italiana dal 1969 (Piazza Fontana) al 1984 (il treno di Natale).
Dopo aver dunque miseramente fallito (pi o meno consapevolmente e volontariamente) nella
funzione di cui era stato incaricato, e cio di Presidente della Commissione Parlamentare di
indagine sul fenomeno terroristico e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili
di strage egli si autoproposto e nominato a svolgere, con saccenza e presuntuoso disprezzo di
ogni evidenza, un ruolo di giudice supplente, trasformando la sua funzione in una rinnovata
quanto improbabile sede processuale, in cui rinnovare i processi senza dibattimento e poter
emanare le sue inappellabili sentenze, autoreferenziali ed immotivate, legate a sensazioni
personalistiche, a valutazioni approssimative di fatti e circostanze, a conclusioni spudoratamente
infondate e non suffragate da niente se dalla sua vanesia alterigia.
Valgano per tutte le sue considerazioni, verbalizzate in Commissione, sulla morte del M.llo Parisi,
sul cui suicidio, egli afferma, non esserci dubbio (in sintonia, in questo caso, con la sentenza del
giudice legittimo), in quanto era nota la sua condizione di depressione psicologica. Purtroppo
nessuna rilevanza veniva data alla foro che ritraeva Parisi impiccato si al ramo di un albero del suo
giardino, ma un ramo cos basso che il cadavere si presenta con le piante dei piedi ben appoggiate al
suolo e le ginocchia addirittura flesse forse per facilitare la esecuzione. Daltra parte il giudice
deputato alla indagine sembra avesse ritenuto di valutare che lematoma presente sulla nuca della
vittima, andava attribuito di certo alla dinamica del suicidio. Il Parisi cio, consapevole della
insufficiente altezza del ramo, vi sarebbe salito sopra per lasciarsi poi andare nel vuoto, ed in questa
fase avrebbe urtato con la nuca il ramo stesso svenendo di conseguenza, e di fatto rendendo cos
possibile quella autoimpiccagione.

Ma mentre si esibisce in questi esercizi e sentenze, che nessuno gli aveva richiesto e per cui non
aveva ne mandato ne competenze (come egli stesso ci conferma in altre sue amene rivelazioni. V
subito sotto), egli non dice neppure una sola parola sul perch se le conclusioni cui egli perviene
sui vari fenomeni di strage sono davvero cos evidenti e scontate, facili da interpretare non si
riesca allora a sapere comunque il motivo e la causa della mancata individuazione dei
responsabili (esecutivi e dispositivi) di crimini di strage, e perch non abbia ritenuto di sottoporre
al dibattito Parlamento nemmeno una straccio di relazione sulle conclusioni cui era pervenuto
relativamente ai compiti per cui era delegato.
La causa del fallimento risiede forse proprio in uomini simili al Senatore, comunque disponibili a
chiudere gli occhi, tacitare le contraddizioni e il dissenso, falsare la verit (pi o meno
consapevolmente) solo per assecondare e compiacere quei poteri occulti e certamente indicibili ma comunque sempre facilmente individuabili, se solo si volesse farlo e non si pretendesse di
uccidere la Verit e soffocare la Giustizia, chiudendo perentoriamente le circostanze storiche con la
stessa arroganza e presunzione di qualsiasi aspirante dittatore che gestiscono le peggiori vicende
di corruzione e di violenza.
Egli infatti, nella prefazione al libro di De Lutiis Il lato oscuro del potere, scriveva di s (ed il
brano, pur virgolettato, e riportato qui a memoria, sebbene con buona approssimazione): Quando
nellestate del 1994 i Presidenti della Camera e del Senato mi nominarono Presidente della
Commissione, io delle stragi non conoscevo assolutamente nulla, perch la mia attivit
professionale e parlamentare non mi aveva mai portato a confrontarmi con esse. [Ora ditemi
voi, in quale paese o galassia era vissuto, fino a quel giorno un avvocato e parlamentare italiano per
non aver mai dovuto misurarsi o ritenuto di doverlo fare, con i misteri dItalia?] Ero convinto che
esse fossero soggette a quegli arcanum del potere che le rendevano impenetrabili ed in districabili.
Ma entrato in Libreria ne uscii con un tesoretto di volumi sullargomento, dalla cui lettura trassi
invece il rinnovato convincimento che la loro interpretazione fosse ancora possibile.
Accanto allo straparlare di cotanto personaggio, che Cossiga defini Uomo donore, in una delle
sue audizioni in Commissione, stride invece proprio il silenzio preoccupante, se non imbarazzante il
senatore presidente emerito della Repubblica onorevole Francesco Cossiga.
Egli, cosi impegnato a denunciare per responsabilita omicide il medico che ha aiutato Welby a
realizzare il suo desiderio, la sua richiesta ed il suo diritto di essere liberato dalla sua nonvita, tace
su Ustica, dove ad 81 Cittadini fu negato invece il diritto e la aspirazione a continuare a viverla
pienamente la loro vita. Ma forse si tratta di evitare di riaprire piaghe su cui potrebbero essere
indagate le sue personali responsabilita direttive, organizzative e disponesti su quella strage
scellerata.
Lui che aborrisce e vilipende i giudici di Milano perche essi lo offendono, nella sua fedelta
atlantica, che si traduce in aperto e totale asservimento ai desiderata del dominus statunitense, per
la loro determinazione a non consentire a nessuno, e tantomeno ad agenti stranieri, di violare i
Diritti Fondamentali ed inalienabili che la nostra Costituzione riconosce e garantisce ad ogni
Persona Umana, e lo stesso che qualificando come un giudice ragazzino cui non affiderei
neppure la responsabilita della resede della mia casa di campagna un magistrato (il giudice
Livatino) impegnato nella lotta alla Mafia, lo consegno di fatto ai suoi sicari, certi della impunita
garantita dalla Politica. Oggi invece tace, forse per non far emergere la sua propensione a
consegnare ai carnefici Abu Omar come gia consegno agli esecutori materiali le vittime della
strage di Ustica.
Dunque due personaggi, i nostri ineffabili senatori, di fronte alle cui prese di posizione dovremmo
indignarci addirittura piu che contro gli esecutori delle stragi, poiche essi avevano ruolo e poteri
per evitarle quelle azioni stragiste o per disgelarne le ragioni profonde, ma ne hanno usato solo per
servire i progetti dei poteri piu truci e rassicurarli nelle loro aspettative di impunita, per qualsiasi
nefandezza essi volessero compiere ed abbiano compiuto sul nostro territorio e nella nostra storia,
per il puro ed esclusivo interesse proprio.

E fa male e preoccupa il clamoroso silenzio di quelle formazioni di Governo che hanno allevato nel
proprio seno simili personaggi, capaci si servire, per puri scopi di quel potere relativo che viene
attribuito dallImpero ai propri re-clienti, qualsiasi padrone ne richieda i servigi, ma incapaci e
non disponibili a servire il Popolo.
Mario Ciancarella
Diario di lettura di un libro su
U s t i c a
Ustica. Storia di unindagine
di Carlo Casarosa
Inizio a scorrere le pagine di Ustica. Storia di unindagine, per dare dignita ed argomentazioni
alle mie prime ed istintive valutazioni, formulate dimpulso, leggendone la recensione riportata con
grande risalto da IL Tirreno.
Avevo inteso comunicare subito al Prof. Casarosa quelle mie valutazioni, rintracciandone su
internet le coordinate di posta elettronica. Non senza sbagliare pero la prima ricerca, trovandomi
cosi a comunicare ad un diverso Professore della stessa Universita quelle considerazioni, non
certamente tenere. Avendomi il destinatario segnalato lerrore riuscii ad individuare il corretto
indirizzo e ad entrare in contatto con il Professore Casarosa, il quale rispondendomi cortesemente
mi invitava a leggere il libro prima di esprimere pareri. Giustissimo. Lho fatto nelle 48 ore
successive e quello che segue e il frutto di cio che questa lettura, per nulla prevenuta, mi ha
suggerito. Ed e cio che avrei proposto ai relatori della presentazione di oggi, 10 Dicembre 2006, se
solo avessi avuto la possibilita di essere presente a Roma.
Inizio la lettura; ma subito mi si raggela il sangue: ce lo stesso incipit del libro di Andrea
Purgatori, Daria Lucca e Paolo Miggiano A un passo dalla guerra, con la sola eccezione della
ultima frase qui riportata in corsivo.
La ricostruzione dellantefatto e frutto di fantasia. Questo non autorizza a ritenere che non abbia
un fondamento di verita. Le testimonianze sono vere e sono depositate agli atti..
Purtroppo quelle testimonianze, certamente vere, nulla hanno in se per giustificare la costruzione
del fantasioso antefatto, se non la necessita di costruire uno scenario in cui le ipotesi formulate
potessero avere una qualche attendibilita: il MIG in scia al DC9, uno scenario di battaglia aerea
con due aerei killer che non gli lasceranno scampo, il tentativo di sottrasi allattacco con una
manovra improvvisa e disperata che creera le condizioni di vorticosita che distruggeranno il
velivolo.
Ma mio Dio, che bisogno cera di costruire un fantasioso antefatto per accreditare gli esiti di una
perizia tecnica portata avanti con tenacia e serieta e che avrebbe dovuto solo affidare al Magistrato
la verifica delle condizioni in cui si sarebbe determinato il cedimento strutturale descritto dal
ricercatore?
Torna allora la domanda di sempre di fronte ad un simile modo di procedere: Avete mai sentito di
una indagine su fatti delittuosi che venga rappresentata a partire da un frutto di fantasia? E avete
mai sentito che tale presentazione possa, nonostante questa premessa fantasiosa, pretendere credito?
E per quale arcano motivo un qualsivoglia ascoltatore o lettore (o un collegio giudicante) - nel
sentirsi invitato a considerare come fondato in qualche modo su basi veritiere cio che gli e stato
appena presentato invece come frutto di fantasia e come antefatto di tutto cio che seguira dovrebbe prestare la benche minima attenzione e riservare una qualche credibilita a quanto poi
suggerira il testo nello svolgimento del tema?
Ma tante. E solo la evidenza di come astuti suggeritori possano indurre autori e protagonisti di
storie e vicende, onesti ed in buona fede, in tragici errori di fondo, allo scopo di far loro creare
inconsciamente una cortina fumogena oltre la quale sia difficile distinguere i reali contorni di uno
scenario e dentro la quale sia possibile far disperdere le tracce dei responsabili. E sono circostanze
di inquinamento ben diverse da quelle di altri Autori, ad esempio lineffabile senatore Guzzanti,

che non si preoccupano neppure di mimetizzare e rendere un po meno incredibili le proprie


smargiassate e che deliberatamente offrono i propri servigi di penna e di pensiero agli interessi dei
colpevoli e dei depistatori di professione.
Lo schema e molto semplice: lindagine su un delitto, di qualsiasi natura, ha bisogno di far
collimare il movente, larma e loccasione con lo scenario finale della esecuzione, elementi che
sappiano rimandare con chiarezza ed univocita a precisi responsabili ed eventuali mandanti. Per
questo le perizie tecniche, per quanto importanti, sono solo una parte non irrilevante, ma solo una
parte, degli strumenti e delle fasi investigative. Nessun perito tecnico, nessun giornalista, ha infatti
strumenti, competenze e possibilita di indagine idonei e sufficienti nella propria specifica area di
indagine per ricomporre esaustivamente questo complesso collage, necessario alla Verita ed
indispensabile per la Giustizia. Ciascuno di loro tuttavia fornisce al Magistrato inquirente una serie
di tasselli fondamentali per lo sviluppo delle indagini e per il raggiungimento del libero
convincimento del Giudice stesso.
Per fare questo tutti costoro dovrebbero fermarsi sul limite delle proprie specifiche competenze, e
porre eventualmente i quesiti che i traguardi raggiunti dalle proprie specifiche indagini propongono
al Giudice perche egli, se convinto degli esiti peritali o delle indagini giornalistiche, possa ottenere
gli ulteriori riscontri necessari a definire soluzioni finali credibili, idonei ad individuare ed attribuire
responsabilita personali e di ambiente, e capaci di reggere al contraddittorio processuale.
Dunque gli approdi di specialisti, giornalisti o periti tecnici che siano, hanno una altissima
rilevanza per individuare una direzione di analisi ulteriore ed orientare le ricerche nello svolgimento
successivo delle indagini che il Magistrato sara chiamato a svolgere. Se tali approdi diventano
pericolosi per i responsabili e assolutamente necessario per costoro che il lavoro di questi
specialisti sia inquinato: o comprandone in qualche maniera - diretta o indiretta, consapevole o
inconsapevole - la complicita funzionale agli interessi degli inquisiti o sospettati (e cio che anche
lA. deve mestamente constatare sia accaduto con dei colleghi del medesimo collegio peritale,
trovati dal Magistrato a costruire intelligenza con i periti delle parti inquisite pag 209), oppure
riuscendo a fare in modo che siano gli stessi soggetti responsabili del pericolo a rendere
inservibili quegli approdi pericolosi, spingendoli a correlare quegli approdi con le opinioni
personali, sempre legittime e dunque facilmente attivabili ed utilizzabili da parte di astuti ed
interessati depistatori, ma costringendoli a mascherarle goffamente di scientificita rendendole
cosi paradossali ed inutilizzabili.
Con questa semplicissima operazione il risultato sara quello di rendere inservibile qualsiasi
approdo ove siano giunti il giornalista o il tecnico, come cerchero di dimostrare svolgendo questa
lettura del lavoro del Prof. Casarosa.
Se con Purgatori avevamo un giornalista da sempre sinceramente impegnato sulla ricerca di scenari
attendibili della strage (ma da sempre adescato perche le sue risultanze raggiungessero effetti del
tutto opposti alle intenzioni - come non ricordare labbocco che gli fu offerto, e ingoiato, con la
storia del missile a testata infrarossa, che si sarebbe sgonfiata non appena fosse stato chiaro - al
recupero dei rottami del relitto - che il velivolo, se veramente colpito da un missile, al piu lo
sarebbe stato su un fianco e nella parte anteriore, anziche nei tubi di scarico dei motori dove quel
messile a guida infrarossa avrebbe dovuto necessariamente dirigersi!! -), qui abbiamo un professore,
uno specialista in scienze esatte, come vengono definite quelle nelle quali egli opera, che si
appassiona al proprio incarico e che si sente umiliato dai comportamenti sconcertanti di amici e
colleghi impegnati con lui nel medesimo collegio peritale, ed e progressivamente indotto alla
formulazione di una propria e specifica ipotesi sullevento stragista.
Non ultimo egli si sente aggredito dalla insipienza politica e modaiola che irride alle sue
conclusioni piuttosto che analizzarle con la serieta e la sobrieta che il lavoro svolto e la materia in
gioco avrebbero esigito.
Una condizione di isolamento e frustrazione che il Professore descrive minuziosamente nei primi
XXVII capitoli, ricordando la ostinazione con la quale ad esempio il Prof. Taylor ed un suo gruppo
di riferimento, non meglio indicato dallA., insistessero sulla ipotesi bomba. Cerano dunque tutti
gli elementi per mettere in discussione lipotesi di esplosione formulata e sostenuta sulla base di

quei segni. La conclusione fu invece di tipo opposto e sconcertante, secondo la loro opinione se
lesplosione non era avvenuta nelle zone inizialmente ipotizzate, doveva essere ricercata in altra
zona. E stato sempre per me un mistero capire da dove traevano la convinzione che a bordo si era
verificata una esplosione, nonostante che per loro stessa ammissione le prove dellevento da loro
addotte non avessero valore. (pag 156)
Qui si aprirebbe il capitolo dolente della responsabilita oggi inesistente per quei tecnici le cui
perizie risultino inattendibili. Ad oggi, pur dopo numerose e scandalose evidenze di poca serieta in
vari processi famosi come il caso Moby Prince, il caso Ilaria Alpi e la vicenda omicida di Carlo
Giuliani a Genova ma in chissa quanti altri processi di ordinari cittadini, nessun perito nominato
da un qualsiasi Tribunale ha mai pagato qualcosa, anche in ordine alla propria fama di scienziato ed
ai propri incarichi, per lavori che dire sconcertanti e quantomeno riduttivo. La nomina a perito e
dunque solo un incarico remunerato, forse non lautamente ma a volte si, che non comporta alcun
rischio. E un po come lessere nominato manager delle grandi aziende di Stato, dove si puo
portare anche al fallimento la societa affidata ma questo non incidera assolutamente sulla
liquidazione faraonica e sul tranquillo proseguio di attivita manageriale del soggetto. Ma questa e
materia di altra trattazione.
Altra condizione di delusione dichiarata dallA. e la superficialita con cui alcuni colleghi non
cercavano di trarre conseguenze logiche e scientifiche dalle strane presenze o assenze di tracce
significative di esplosivi e schegge. Si veda per tutti il cap xx alle pagg 133 e ss dove si descrive
cosi' laspro confronto tra il Professore ed i suoi colleghi: "Questo te lo concediamo ma sia chiaro
che sara lunica analisi che faremo perche e nostra opinione che quelle in precedenza fatte siano
del tutto esaustive". Non ultima e ben evidente la delusione dellA. per la loro inerzia a redigere
liter della perizia e la formulazione delle conclusioni. Avevo notato una forte inerzia dei colleghi
del collegio a scrivere e, di conseguenza, da tempo avevo iniziato a scriverla da solo, mano a mano
che si raggiungevano delle conclusioni (pag 201).
Infine la espropriazione che lA. subisce della redazione delle conclusioni, descritta
minuziosamente a pag 202 e ss, che lo lascia dapprima perplesso e poi allibito, poiche le
conclusioni scritte non rispecchiano neppure in minima parte i contenuti della perizia.
Una condizione che lo aveva portato ad individuare ed elaborare in perfetta solitudine, ma in forma
tecnicamente irreprensibile, una ipotesi di quasi collisione che egli, dopo aver personalmente
redatto tre dei cinque volumi della relazione, e costretto a presentare come nota aggiuntiva, e
sulla quale converge il solo collega Prof. Held, di tutto un collegio tecnico-peritale pletorico e pieno
di competenze diversificate, e tuttavia inerte in maniera sconcertante nella ricerca di una corretta
individuazione e nella formulazione scientifica delle ipotesi attendibili in risposta ai quesiti posti dal
Magistrato.
Una ipotesi di minoranza si direbbe dunque, quella formulata dal Professore, ma comunque una
ipotesi con una sua dignita scientifica e soprattutto molto pericolosa per i responsabili della
tragedia in quanto presupponeva la presenza di quel MIG sotto la pancia del DC9, ed una sua
manovra disperata di fuga dallattacco di due velivoli killer. Il tutto in uno scenario che chiamava
necessariamente in causa e direttamente tutto il comportamento della Difesa Aerea e della Autorita
politica italiane.
Bisognava forse fermarsi qui, per sperare che questa ipotesi trovasse la disponibilita e la capacita
(ed anche il coraggio) di un Magistrato a verificare questi necessari presupposti e disegnare le
responsabilita che essi necessariamente andavano a prefigurare. Ed e qui che il Professore viene
invece indotto nellerrore tragico di voler offrire una scenografia giustificativa ed esaustiva della
propria ipotesi. Una scenografia che avrebbe avuto bisogno pero di una completezza di dati e
valutazioni politiche ed ambientali almeno pari allimpegno profuso nella costruzione della ipotesi
incidentale, e che invece si esaurisce in un antefatto assolutamente fantasioso e nelle cinque
pagine finali dove il Professore e costretto a giustificare quellantefatto sulla base di convinzioni
personali del tutto abbozzate, ma che si evidenziano come funzionali ed adattate soprattutto a
confermare la sua ipotesi scientifica. Ed e un errore fatale.
Perche una cosa e offrire la possibile giustificazione tecnica al determinarsi di un avvenimento di

squasso strutturale di un aereo in volo a 25.000 piedi di quota (una giustificazione per quanto
ipotetica che merita il massimo rispetto se affrontata con la medesima serieta del suo ideatore e
rispettando la competenza di chi labbia redatta), altra cosa e sostenere e riuscire a dimostrare con
pochi passaggi, molto approssimativi anche in tema di politica internazionale e di norme e modalita
di funzionamento delle Difese Aeree, che tale possibile accadimento si sia realmente verificato nella
circostanza, riferendolo a scenari che si vorrebbero comprovati (ma solo per opinione personale)
di sequenze e modalita, in realta molto improbabili.
La irrisione politica della ipotesi dellA., rappresentata dalle dichiarazioni di ministri della
Repubblica, responsabili dei servizi, giornalisti, parlamentari che lA. ricorda con amarezza a pag.
221 pur senza citarle, e del mondo scientifico, rappresentato da quei suoi colleghi detrattori della
ipotesi di quasi collisione scaturita dal lavoro del professor Casarosa, si e resa dunque molto
funzionale agli interessi depistanti dei responsabili, per il solo e semplice motivo che,
offendendolo in qualche misura, il Prof. Casarosa avrebbe certamente covato la aspirazione di
riaccreditarsi e dunque sarebbe stato piu semplice agire per riuscire a spingerlo verso
linnamoramento dello scenario in cui si sarebbe concretizzata quella sua ipotesi possibile di un
accadimento tragico ed a fargli costruire, questa volta si troppo frettolosamente e poco
scientificamente, il contesto globale in cui esso si sarebbe concretizzato. Dove pero il professore
avrebbe ovviamente commesso una serie di errori funzionali al discredito totale della versione
finale proposta.
Questo ha il solo interesse, noto a chi abbia dimestichezza con i metodi di intelligence, di costruire
una perfetta polpetta avvelenata, per cui, rigettandola, si perde anche la carne buona che ne
costituisce la base, ovvero, assumendola passivamente, si rimane avvelenati dalla dose sempre
letale con cui essa e stata contaminata. Bisogna invece essere in grado, con una perizia (qui intesa
come capacita) chimica, fino ad essere quasi alchemica, di separare il nucleo buono della
polpetta dagli elementi inquinanti, per scartare solo questi ultimi ed assumere la carne buona per
lulteriore sviluppo della ricerca. Una dote o una competenza che lA. mostra purtroppo ed
ovviamente di non possedere nella giusta e necessaria misura e qualita. Ne la sua storia e la sua
specializzazione avrebbero potuto offrirgli strumenti per essere in grado di intuire e contrastare tale
minaccia al suo stesso lavoro.
Qualsiasi cosa pensi il nostro Professore non si troveranno accuse ad alcuno non saranno proposte
dietrologie, non saranno chiamate in causa operazioni di intelligence, non saranno invocate
operazioni di disinformazione o quantaltro possa rendere pruriginosa la trattazione (cosi a pag. 10)
il quadro che emerge alla fine del suo racconto e proprio quello non voluto di una serie di accuse
precise ma inutilizzabili perche non esplicitate e non argomentate, una serie di operazioni di
intelligence e di disinformazione certamente non frutto della farina del sacco personale di
competenze dell.A, ma assolutamente evidenti.
E ne deriva una trattazione che non e mai pruriginosa, ma che si rende di per se stessa inservibile
laddove il diario di una indagine tecnica su un incidente aereo, considerato come un normale
incidente aereo, svolta con le tecniche normalmente impiegate in questi casi (sempre pag. 10) si
sbilancia in soluzioni frutto di opinioni personali assunte nel pur immaginario ed immaginifico
antefatto come altamente probabili, e dunque (ma forzando di molto la logica ordinaria e le
specificita di quei settori la cui conoscenza sfugge al Professore) come provate.
LA. appare, ad un certo punto, quasi spaventato dalle sue stesse conclusioni laddove scrive una
sconcertante liberatoria per i responsabili della tragedia. Si legge infatti: Pertanto ipotizzare
labbattimento del DC9 come azione deliberatamente voluta, avrebbe portato a conclusioni
difficilmente sostenibili. Conclusioni piu ragionevoli si sarebbero potute raggiungere ipotizzando
che la caduta del DC9 potesse essere attribuita a un evento in cui il DC9 fosse rimasto casualmente
coinvolto. La caduta del DC9 si sarebbe potuta pertanto considerare come un tragico incidente di
volo, non voluto da nessuno, e le indagini avrebbero potuto indirizzarsi verso lindividuazione
dellevento. (pag 229)
E ancora a pag. 230: Il DC9 era stato quindi casualmente coinvolto e, probabilmente, sia i velivoli
intercettatori, sia il velivolo intercettato non si erano neppure accorti di aver causato lincidente.

E subito dopo (pag. 231) arriva quasi a sgonfiare la propria ipotesi pur di escludere ogni
coinvolgimento di Forze italiane nello scenario da lui stesso prefigurato. Non esistevano infatti
prove certe sui motivi che avrebbero potuto giustificare la presenza del MIG 23 dietro il DC9, non
esistevano prove certe sulla reale data di caduta di quel MIG 23, non esistevano infine prove sulla
nazionalita dei velivoli che avrebbero effettuato lintercettazione. Infatti i velivoli sospettati, in
quanto dotati del famoso serbatoio trovato nei pressi del relitto del DC9 (ritrovamento che nessuna
prova scientifica aveva comunque dimostrato fosse caduto in concomitanza con il disastro del
DC9) erano operativi presso diverse aeronautiche, con esclusione di quella italiana.
Ma fatta questa doverosa (?) liberatoria per la Aeronautica Italiana, il Professore torna a ribadire
lipotesi a lui cara, come provata (sempre pag. 231) Non esistevano prove, ma gli indizi a mio
parere, potevano essere molto pesanti e tali da dare una logica spiegazione allincidente di Ustica
con un grado di credibilita certamente non inferiore a quello di altre e piu fantasiose ricostruzioni.
Pertanto la caduta del DC9 poteva essere interpretata come un tragico incidente, non voluto da
nessuno e del quale forse nessuno si era accorto al momento del suo verificarsi, avvenuta durante
una operazione di riconoscimento ed intercettazione di un velivolo libico (con lobiettivo finale
pero del suo abbattimento, come egli sostiene in antefatto a pag 21): tenendo conto dello stato di
tensione che allepoca esisteva fra alcune potenze occidentali (affermazione che si potrebbe leggere
indifferentemente come Francia o Stati Uniti) e la Libia. il fatto era da ritenersi altamente probabile.
Non a caso, poco tempo dopo lincidente di Ustica, un episodio del genere si era verificato nel cielo
della Sirte, con perdita di alcuni MIG 23. (E questa ultima affermazione riconduce alla diretta
responsabilita statunitense la precedente e piu vaga affermazione sulla nazionalita dei velivoli
attaccanti).
Bene. Ce tuttavia una grave distorsione che lA. fa relativamente ai compiti di accertamento della
Magistratura su qualsivoglia incidente. Poiche infatti nella cultura del diritto, pur accertata la
infondatezza di una ipotesi di premeditazione, non per questo ci si puo esimere dal contestare ai
responsabili diretti di un evento mortifero anche la sola fattispecie di omicidio colposo. Non
basta, caro Professore, dire che un tragico incidente si e verificato, senza volonta esplicita di
alcuno e senza la aperta coscienza e consapevolezza dei responsabili, per dichiarare esenti da colpa
ed immuni da pena i responsabili diretti ed indiretti di quellaccadimento.
Mettiamo infatti che un bus turistico, carico di cittadini ordinari di varie eta e tipologia sessuale,
proceda del tutto correttamente e legittimamente su una corsia autostradale ad esso riservata.
Mettiamo che nella sua scia si sia portato, illecitamente, un astuto corsaro, spesso impegnato in
azioni similari, e che in quella posizione esso sia stato facilitato ad iniettarsi da una di quelle
pattuglie di polizia che in realta avrebbero avuto il compito di istituto di salvaguardarne la
sicurezza e garantire la indistrurbata continuita del viaggio del bus.
Mettiamo che ad un certo punto il corsaro compia una manovra spericolata, entrando in
competizione con altri due pirati della strada, anchessi non autorizzati a procedere su quella rotta e
che avrebbero raggiunto il primo al solo scopo di eliminarlo, in una di quelle illecite gare di
velocita che le pattuglie di polizia dovrebbero comunque prevenire e perseguire, piuttosto che
agevolare.
Mettiamo che il primo corsaro, nel tentativo di sottrarsi allingaggio degli altri due pirati, abbia
effettuato quella manovra spericolata e che cosi facendo abbia determinato (per quanto
involontariamente ed inconsapevolmente) delle condizioni di ingovernabilita per il bus, il quale
avesse sbandato in conseguenza e, dato il cedimento di strutture portanti del telaio, fosse precipitato
fuori strada determinando la morte di tutti i suoi passeggeri e dellautista.
Forse per questa involontarieta delleffetto mortifero sul bus, i pirati sarebbero meno responsabili
delle proprie illecite condotte? Forse che questo esimerebbe da inquisizione e condanna quei
poliziotti i quali, piuttosto che garantire la sicurezza del bus, si fossero resi garanti della iniezione
del corsaro in scia del bus ed avessero consentito lillecita irruzione sulla scena degli altri due
pirati? Posso garantire allA. che essi sarebbero perseguiti tutti, quantomeno per omicidio
colposo, aggravato dallaver agito in condizioni esplicitamente vietate dai codici e comunque dalla
perfetta conoscenza che la azione avrebbe potuto determinare tragiche conseguenze in chi vi fosse

stato coinvolto anche fortuitamente. (Il professore infatti attribuisce al pilota del MIG la
consapevolezza del rischio di creare vortici pericolosi per il DC9 e afferma che solo la mancata
corretta valutazione del vento presente in quel giorno a quella quota avrebbe determinato lo
spostamento di quei vortici fino ad investire le strutture del DC9 stesso. v. pag 19)
Questo e il frutto avvelenato di una ipotesi scientifica - che di per se stessa avrebbe una sua
riconoscibile dignita - quando si venga indotti ad innamorarsi di essa al punto di ritenerla esaustiva
della spiegazione di un avvenimento e fino al punto da ritenere ed affermare che non ci sarebbero
comunque responsabilita dirette in quellaccadimento mortifero. E questo e il peccato originale del
lavoro del Prof. Casarosa, disinteressatosi delle responsabilita dirette di un evento omicida, pur di
sostenere la validita della propria tesi e pur in assenza, come egli stesso dice, dellaccertamento
inequivocabile (le prove) della sussistenza delle condizioni precostitutive dellevento.
Basta questo a dire che la carne buona (il MIG, i caccia che lo attaccano e successivamente lo
abbattono, gli scenari internazionali in cui si svolge la tragica vicenda del DC9 e delle persone che
esso trasportava) si avvelenano e perdono ogni consistenza ed utilizzabilita. Con la ipotesi
tecnicamente plausibile e scientificamente sostenibile ma non dimostrata o comunque non
suffragata dalle condizioni necessarie e preesistenti che dovrebbero averla determinata, puo essere
buttata a mare anche ogni altra e conseguente affermazione, e il Giudice puo anche evitare di
proseguire gli accertamenti per la attribuzione di responsabilita colpose della tragedia, dichiarata
come tragico ed involontario accadimento. E il Giudice Priore, tanto nella sua sentenza ordinanza
quanto nella prefazione che ha inteso offrire al lavoro del prof. Casarosa che stiamo analizzando,
non sembra aver raggiunto il convincimento della sua unicita ed attendibilita per la soluzione della
strage di Ustica.
E lasciatemi dire che ha un effetto di stonatura, che proprio il Magistrato il cui lavoro investigativo
ed indagatorio ha subito lo spiacevole smacco degli esiti del processo, voglia concludere la sua
prefazione al lavoro del Prof. Casarosa con una frase quantomeno sibillina: Quindi linvito e a
guardare oltre le ipotesi, che sia essa bomba, missile o quasi collisione, per apprezzare al meglio
questo Ustica Storia di unindagine.
Mi sembra piuttosto un epitaffio mortuario per il lavoro ed il senso stesso del lavoro di tutto il
collegio scientifico peritale. Che senso ha apprezzare al meglio il diario di una attivita tecnico
scientifica se non si e prima accettata, con argomentazioni sostenibili, la credibilita maggiore della
ipotesi che da quel lavoro emerge, rispetto alle altre e differenti ipotesi di tecnici del medesimo
collegio peritale e del presumibile identico spessore scientifico? Non si puo essere infatti
indifferenti a tre posizioni cosi diverse ed incompatibili (bomba, missile, quasi collisione) di
soluzione tecnicoscientifica di un evento.
Ma sulle motivazioni dello sfuggire del Magistrato al suo compito precipuo di scegliere ed adottare
soluzioni specifiche, tra quelle offerte dai suoi periti tecnico scientifici, per attribuire conseguenti
responsabilita, senza temere di dover affrontare non solo i vertici militari (cosa che ha fatto con
estremo coraggio) ma anche quelli politici governativi (cosa cui si e invece sottratto con lucida
scelta pregiudiziale e precauzionale) ho gia avuto modo di esprimere direttamente il mio pensiero
allinteressato.
A questo punto sarebbe interessante, utile e forse necessario che quanti siano indotti a suffragare le
proprie ipotesi giornalistiche o scientifiche con antefatti frutto di fantasia e con opinioni personali
non suffragate da sufficiente competenza - nel nostro caso luno, il Dott. Purgatori, e laltro, il dott.
Casarosa - riuscissero a fare una specie di esercizio di ipnosi retroattiva per saperci dire come
quando e suggerita da chi nacque in loro questa convinzione che fosse utile e necessario infarcire il
resoconto del proprio lavoro con antefatti di assoluta ed improponibile, quanto improbabile,
fantasia. Sulle loro opinioni finali, poi, ci sarebbe tempo e modo di discutere con la piu ampia
liberta e serenita, se avessimo potuto accertare il percorso di avvelenamento subito dal loro
impegno personale e professionale.
E dobbiamo cercare allora di capire quale fosse lo scopo recondito di chi ha consigliato e suggerito
allAutore in maniera assolutamente discreta tanto da poter difficilmente essere rifocalizzata dallo
stesso Autore quella fantasiosa apertura in antefatto, che pure avrebbe dovuto rimanere

apparentemente - quanto assolutamente nelle intenzioni dellAutore - ininfluente per gli scopi
dichiarati.
E cioe per la sua volonta di rappresentare la successione per quanto non cronologicamente
raccontata, come tiene a precisare lo stesso estensore (pag. 10) - dello svolgimento di una indagine
di un Collegio peritale esasperatamente tecnico, e dunque richiesto di essere assolutamente
oggettivo ed asettico nelle sue conclusioni, per presentare infine la opinione personalissima che
uno dei periti di quel Collegio (lAutore stesso) si sarebbe fatto sui dati indagati ed analizzati, in
disaccordo con gli altri colleghi periti, tranne uno.
Nella sua sincerita di ricerca ed onesta intellettuale lA. stesso confessa che purtroppo le indagini
tecniche non hanno consentito di giungere ad una soluzione definitiva del caso ma alla
formulazioni di ragionevoli ipotesi. In questo libro e riportato il percorso logico che mi ha portato a
elaborare una di queste ipotesi, che contrariamente a ogni prassi, non si trova alla fine del libro, ma
allinizio, come antefatto (ma questa ultima e una affermazione che puo valere, forse, per una
prassi narrativa di tipo giallistico, non certo per una prassi investigativa in cui invece sempre,
presentandone le conclusioni, si parte dalla rappresentazione degli esiti definitivi, dagli approdi
della indagine e dalla conseguente attribuzione di responsabilita, per raccontare successivamente il
percorso e le difficolta con cui si possa essere pervenuti a quelle conclusioni ed a quelle
imputazioni).
Dunque, per ammissione dello stesso Autore, tale ipotesi si fonda su un racconto di pura fantasia,
che solo da pagina 227 a pag 231 del libro, nel racconto del suo epilogo, cerchera di darsi una
maggiore dignita politica e realistica, attraverso la correlazione con le opinioni personali dellA..
Incappando tuttavia in una serie sconcertante di errori e forzature, come abbiamo visto ed ancora
sara argomentato.
Ma che bisogno cera di quel fantasioso antefatto? Eppure non possiamo sottrarci alla necessita di
partire proprio da quellantefatto per valutare il lavoro del Prof. Casarosa.
E dovremo porci, e porre anche allAutore, la stessa domanda che egli solleva nei confronti delle
diverse tesi (esplosione interna, missile) sostenute da parti processuali e colleghi periti: la versione
da ciascuno di essi sostenuta non e forse frutto della scelta preventiva di uno scenario risolutivo a
cui i singoli fautori si siano attaccati ed affezionati a tal punto da negare ogni e qualsiasi evidenza
che rischiasse di rovinare il proprio personale giocattolino? Ed a questo medesimo esito non
potrebbe essere stato inconsapevolmente indotto lo stesso Prof. Casarosa?
Eh si, perche nella pur scientifica ricerca di una evidenza di quasi collisione lA. tradisce
ripetutamente, a parer mio, la sua dichiarata intenzione iniziale, che torno a citare (v. pag 10): In
questo libro non si troveranno accuse ad alcuno, non saranno proposre dietrologie, non saranno
chiamate in causa operazioni di intelligence, non saranno invocate operazioni di disinformazione o
quantaltro possa rendere pruriginosa la trattazione.
Le accuse invece, pur non esplicitate, ci sono e sono pesantissime e ben precisamente individuabili
ed attribuibili al sistema di Difesa Aerea Italiano. Da esse sono poi desumibili ed intellegibili ben
precise dietrologie e prefigurazioni di operazioni di intelligence e disinformazione (ed altro ancora),
cosi come sono presenti alcune ineffabili indifferenze a questioni forse non cosi irrilevanti come si
potrebbe supporre data lindifferenza con cui sono state accolte (perche disinteressarsi, ad esempio,
della ipotesi di missile a testata inerte piuttosto che a testata di guerra che pure qualcuno il
redattore del presente diario - aveva prospettato al Magistrato, ed a quelle sferule metalliche che
questi aveva rinvenuto nel bordo dattacco dellala destra? Lo diro meglio in conclusione del
presente diario di lettura).
Daltra parte e lA. stesso a dichiarare che il suo pur fantasioso antefatto, se non nei particolari,
almeno nella sostanza rispecchia la mia opinione. E dunque spero che egli possa accettare qualche
critica alla formulazione di quella opinione, naturalmente non riferibile al suo metodo di
presentazione di un processo meccanico ed aerodinamico di possibile cedimento e destrutturazione
di un aereo in volo a causa di turbolenze endogene, ma alla sbrigativa semplificazione di quello
scenario globale in cui quella vicenda mortifera si sarebbe, e si e comunque, verificata. Senza
alcuna analisi sulla presenza del velivolo libico e sui moventi della caccia mortale al MIG, che

avrebbe scatenato lincidente, se non la frettolosa affermazione (pag. 231) che non a caso poco
tempo dopo lincidente di Ustica, un episodio di questo genere si era verificato nei cieli della Sirte,
con la perdita di alcuni MIG 23, senza la analisi del come fosse possibile che velivoli stranieri
scatenassero quella caccia nel nostro territorio spazio aereo senza essere individuati ed interdetti a
proseguire la loro attivita, senza analisi del contesto nazionale ed internazionale in cui si
svolgevano quelle presunte attivita, lipotresi dellA. perde ogni credibilita e con essa e destinata
ad essere archiviata tanto la presenza del MIG quanto lo scenario di caccia e abbattimento che si
insisteva a presentare come molto probabile e plausibile.
La lettura attenta e rispettosa di tutto il testo ci dice che per sostenere la sua ipotesi lA. ha assoluta
necessita di posizionare in ombra al DC9 il famoso MIG. Ma questa presenza (che pur ce stata
realmente, e dunque poteva e doveva ben essere sostenuta in aiuto alla ipotesi di quasi collisione)
aveva la assoluta necessita di indagare e dire da dove quel MIG fosse decollato, e come e dove si
fosse iniettato in scia al velivolo civile, doveva rappresentare ed argomentare il perche esso fosse
divenuto, pur non costituendo alcun percolo immediato, oggetto di una missione di riconoscimento
ed intercettazione (pag. 230) di due caccia evidentemente statunitensi nel pensiero dellAutore,
che si dichiara anche convinto di una loro intenzionalita di abbattimento dellintercettato ed una
simile decisione e sempre determinata, e non potrebbe essere altrimenti in attivita di apparati
militari, da una preordinata volonta politica; ma e proprio questo aspetto che forse sfugge al
Professore -. Dunque una missione killer che lA. cerca di mitigare con la espressione Almeno uno
dei velivoli intercettori avrebbe poi raggiunto il bersaglio, provocandone la caduta (e questa e una
forma di inutile ipocrisia che non ci si sarebbe aspettati in una persona seria come il Prof. Casarosa)
sulla Sila
Non basta inoltre dire che le risultanze radaristiche affermerebbero che fin dalla Toscana era in
atto quella intrusione e copertura del MIG, poiche i velivoli non sono funghi che improvvisamente
si materializzino nei cieli. Essi decollano sempre da siti ben precisi e individuabili, e comunque da
definirsi nella perizia su un simile evento delittuoso. <comunque delittuoso. Ed e qui che lA.
commette la prima e fondamentale scivolata dala a mio giudizio astutatemente pilotata da altri.
Nellantefatto si assume infatti che il MIG fosse decollato da una base della ex Jugoslavia e che
dovesse essere scortato nella tratta di attraversamento dello spazio aereo italiano da una pattuglia di
wing-man - la fantomatica pattuglia Kite 24 - che lo avrebbero scortato facendogli attraversare,
al riparo dei radar militari e civili, parte dellItalia settentrionale e centrale (ma cosa significa
scortare al riparo dei radar militari e civili?, attraverso quali strumentazioni o procedure sara mai
possibile evitare a un qualsiasi oggetto volante di essere individuato dai radar? Non puo che essere
una frase suggerita astutamente allA.) () e in prossimita delle coste siciliane, dopo aver
verificato con i radar di bordo che nellintorno non vi fosse traffico militare, la missione Kite 24
sarebbe rientrata.
Ora, per quanto lA. taccia su questo aspetto, e del tutto evidente nel suo pensiero la accusa che
fossero caccia italiani quelli destinati a garantire la copertura di quel volo, una accusa ancor piu
pesante e devastante ove si afferma che la manovra di iniezione nella scia di velivoli civili, da parte
di MIG in trasferimento verso la Libia dalle basi di supporto logistico in Jugoslavia, fosse una
specie di prassi. I piloti non erano nuovi a questa manovra. Infatti, se durante il sorvolo del
territorio italiano lungo le aerovie civili fosse stato individuato un velivolo in rotta verso sud, con
destinazione oltre Roma e Napoli, il MIG o i MIG in trasferimento avrebbero potuto accodarsi ad
esso e la missione di copertura avrebbe potuto rientrare alla base. (pag 17)
A costo di rischiare a mia volta di forzare la lettura asettica delle frasi dellA., questo mi sembra un
passaggio assolutamente suggerito da raffinitissimi ed astuti inquinatori, poiche mi sembra una
frase che solo mestatori di razza potrebbero aver suggerito ad un profano di tecniche ed
organizzazione militare per apparentemente corroborare la sua ipotesi di soluzione, ma in realta
screditando lipotesi di quel profano perche assolutamente ignaro del processo di svolgimento dei
voli e delle modalita operative del controllo aereo che vengono pertanto rappresentate in termini
incompatibili con la realta.
Che nellimmaginario dellAutore i velivoli della kite 24 siano italiani non vi puo essere alcun

dubbio visto che egli scrive ancora (sotto dettatura? O per convinzione personale?) () e la
missione kite 24, dopo aver inserito sul trasponder di uno dei due velivoli lindicazione di avaria a
bordo con impossibilita di continuare il volo programmato (quindi dialogando apertamente con il
controllo italiano che avrebbe dovuto conservarne i riscontri), con unampia virata verso ovest
diresse verso il piu prossimo aeroporto (dunque un aeroporto italiano: Grosseto? Pratica di Mare?).
Comunque andrebbe detto da quale base provenissero ed in quale base avrebbero atterrato quei
velivoli, anche considerando che nessun velivolo militare atterra indifferentemente su una qualsiasi
base che non sia la propria, se non appunto in caso di avaria estrema. Ma in questi casi devono
comunque esistere riscontri cartacei e documentali dellavvenuto atterraggio in emergenza. (Gia
ma se si tratta di fantasia come e possibile porsi certe domande pignole? Eppure a quella fantasia si
attribuisce una fondamentale attendibilita, un nucleo di verita su cui sono costruite le opinioni
personali finali descritte dallAutore).
Ma lo scenario che spalanca e disegna una simile prospettiva (che ricordiamolo, per quanto
fantasiosa, rispecchia la opinione dellA.) e quella di un Paese, il nostro, le cui Forze Armate, e
lAeronautica in specifico, sarebbero state impegnate a collaborare con un paese oggettivamente
ostile e tale politicamente dichiarato (nonostante la continuita di cointeressenze economiche e
finanziarie reciproche), agevolando (in maniera molto impropabile tuttavia) lattraversamento
continuo e dissimulato del proprio spazio aereo, al riparo da intercettazioni di altre Aeronautiche
che avrebbero invece la condizione di Forze Alleate, violando cioe ogni criterio di lealta alle
alleanze ufficiali.
La Difesa Aerea di ogni Paese, e la nostra in particolare, e infatti organizzata per rilevare ed
interdire qualsiasi movimento aereo nel suo territorio spazio aereo, cosi stretto e circondato da
acqua, che non sia stato preventivamente autorizzato e comunque precedentemente gia noto nella
sua natura e nella sua prevista condotta. Questo perche non e consentito ad alcun velivolo militare
e civile di variare, se non autorizzato, i parametri e le direzioni della propria missione. Se il MIG
davvero avesse svolto il suo volo a partire dalla ex Jugoslavia solo la connivente preconoscenza ed
autorizzazione del nostro Controllo Aereo e la passivita della Difesa Aerea potrebbero averne
consentito lesecuzione. E se lintegrazione tra Controllo Radar Civile e Difesa Aerea Militare non
avesse funzionato come sembra non aver funzionato nella vicenda del DC9 le cause andrebbero
ricercate evidentemente nella devianza del sistema militare.
Senza quella devianza non si potrebbe concepire il doppio tradimento prefigurato dallA. per cui si
consentirebbe ad un velivolo di Paese ostile di attraversare lo spazio aereo, sotto la copertura
(meglio sarebbe dire scortati) di velivoli nazionali, e contemporaneamente si consentirebbe a
velivoli di altre nazionalita di intercettare e riconoscere (una attivita riservata alla sola Aeronautica
Nazionale), al fine di abbatterlo (aspetto inaccettabile di una qualsivoglia operazione straniera sul
nostro territorio spazioaereo come dimostrera la vicenda Sigonella), quel medesimo velivolo.
Questo doppio gioco tuttavia implica la esistenza di prevalenti e molto precise volonta politiche di
tradimento di tutti gli impegni internazionali assunti, in campo di alleanze militari, come di
sicurezza dei voli, e con disposizioni conseguenti ai propri apparati militari di non vedere, di fare
o non fare in deroga alle ordinarie consegne (disposizioni alle quali gli apparati militari per quanto
non siano mai strutturalmente autocefali, avrebbero dovuto opporre comunque disobbedienza
ed erano tenuti a farlo - a simili ordini contrari alla Legalita Costituzionale).
E inoltre in questo scenario suggerito dallA. non si da ragione di come fosse possibile a velivoli
statunitensi, e dunque comunque stranieri, di violare a loro volta ogni accordo internazionale che
interdice forze armate straniere, per quanto alleate, dallo svolgere attivita operativa militare di
attacco allinterno dello spazio aereo italiano. Ed in un momento storico in cui lo stesso Governo
statunitense, a seguito delle rivelazioni sul coinvolgimento della CIA nel golpe cileno del 1973,
aveva interdetto ogni operazione coperta delle proprie Forze Armate in territori di altri Governi
senza esplicito mandato della Casa Bianca. E tutto questo, come ben si vede, si sposa proprio con
quella dietrologia e quelle operazioni di intelligence (non me ne voglia il Prof. Casarosa) che lA.
affermava di aver volutamente cercato di evitare.
Ma la dietrologia non sempre e un modo ignobile di procedere, se viene attuata con la stessa

serieta professionale con cui il Professore ha costruito e sostenuto la sua ipotesi scientifica di quasi
collisione come causa prima ed ultima dello squasso distruttivo del velivolo. Anche gli aspetti
politici e militari offrono infatti possibilita, se trattati con maggiore serieta di un banale discorso
tra donnette di mercato o tra avventori del bar sport, di serie conclusioni cosi come la sequenza di
indagini tecniche puo consentire di rilevare tracce o assenze di sostanze, per porsi poi il problema
delle possibilita e modalita di inquinamento fuorviante, procedendo cosi per approssimazioni
successive ed esclusioni progressive verso la individuazione delle ipotesi di maggiore probabilita.
Bisognava allora dare ragione di come fosse possibile che potessero agire nei cieli italiani, e con
quelle modalita, due velivoli americani che sarebbero responsabili indiretti della tragedia con la
missione di riconoscimento e intercettazione (ed abbattimento) e che avrebbe costretto il MIG
alla manovra disperata di fuga nei cui vortici sarebbe rimasto intrappolato lo sventurato DC9 ed i
suoi passeggeri. Senza questa indagine la dietrologia, per quanto negata o dissimulata, rischia
davvero di essere utilizzata a piene mani e di rilasciare tutto il suo potenziale di ignobilta. Ecco
perche insisto nel presumere un condizionamento inconsapevole dellA. per indurlo a costruire il
fantasioso antefatto e guarnirlo con limprobabile epilogo.
E forse il Professore non sa che lorgoglio smisurato dei combattenti, raffinatosi in migliaia di anni
di pratica, quando ancora le tecnologie scientifiche non comparivano allorizzonte della ricerca
umana, ha definito come Arte Militare, il complesso dei settori, delle branche e delle procedure,
con cui essi esercitano le proprie attivita. Trascurare di partire da questo dato di sistematicita e di
metodo, significa comportarsi come il Prof. Taylor, che di fronte ad ogni risultanza negativa delle
proprie ipotesi bombarole, non puo far altro che cercare di spostare il luogo di scoppio del
proprio ordigno, dai sedili anteriori fino alla toilette posteriore, alla ricerca ancor piu che di
conferme alle sue tesi di assenza di riscontri che oggettivamente ne neghino la attendibilita.
Non e un caso che i periti siano stati costretti, o si vogliano essere costretti, a smentire la versione
ufficiale della caduta del MIG il 18 Luglio, affannandosi solo sui rilievi tecnici della scatola nera di
quel velivolo e senza alcun riferimento alle ordinarie modalita di volo e di Difesa Aerea che
apparivano immediatamente come alterate dalla improbabile inchiesta.
A noi era bastata quella affermazione questa puttanata del MIG fatta dal Dettori per capire come
fosse impossibile che un velivolo ostile non fosse stato intercettato proprio in quel giorno in cui
forze aeronavali di tutte le Nazioni della NATO, integrate da Forze Francesi, svolgevano una
esercitazione di interdizione di ipotetiche penetrazioni aeree o marittime dal fronte Sud.
Loperazione Devils Jam che aveva avuto un riconoscimento unanime di successo. Da Sud in quel
giorno non sarebbe dovuto passare e si affermava che non sarebbe in realta passato neppure uno
spillo.
E tuttavia qualche comando militare, spalleggiato dai vertici politici, intendeva affermare che quel
MIG 23 fosse caduto in territorio italiano, ben oltre i limiti di confine del territorio spazio aereo,
proprio durante quella esercitazione e senza alcuna attivita di sorpresa posta in essere dal suo
pilota, di cui si voleva che avesse perso il controllo del volo per un intervenuto malore.
Quale dei due aspetti sembra quello prevalente e dal quale partire per porre questioni stringenti ai
responsabili del macroscopico falso? La nostra lettura immediata o la lettura della scatola nera?
Questa non avrebbe dovuto forse servire solo per confortare la prima e piu probante valutazione di
falsificazione della vicenda MIG? Ma questo e un aspetto che non sembra essere stato preso
neppure in considerazione, forse perche troppo militare, dal collegio peritale.
E perche viene lasciata cadere li come fosse indifferente, la circostanza accertata dal Professore e
dai periti che lo accompagnarono nel suo viaggio in Germania, sulla alterazione, nella relazione
della commissione militare di inchiesta italolibica su quel velivolo, dello stesso meccanismo di
trascinamento del nastro della scatola nera (si vedano i cap. XVI e XVII)? Se, in quanto periti
tecnici ci si affida solo alle risultanze delle proprie indagini consegnate al Magistrato,
disinteressandosi dello sviluppo successivo che quelle indagini avrebbero avuto a seguitoi della
relazione peritale, perche non si e adottata la medesima discrezione anche nel proporre lipotesi
quasi collisione, cercando invece di giustificarla ed inserirla in un contesto particolareggiato,
quanto approssimativo, di probabilita politicomilitari?

E cosa pensare della fine del povero Puglisi che, dovendo rispondere come inquisito al Magistrato dopo essere stato sentito come persona informata sui fatti - sulla costruzione artificiosa della traccia
del MIG in quel 18 Luglio sui radar della Difesa, nelle more dellinterrogatorio trovera morte per
suicidio, impiccandosi al ramo di un albero piu basso della sua statura, tanto che egli appare nelle
foto del rinvenimento del suo cadavere con le piante ben appoggiate per terra e le ginocchia
piegate?
Capisco che questi sono forse quegli aspetti pruriginosi della vicenda, secondo il Professore, e
che egli voleva evitare e che dunque si e negato di valutare e rappresentare. Ma non mi si dica che
questo aspetto esulava dal suo compito tecnico, perche come abbiamo ben visto lA. ha voluto
spingersi molto al di la di quel compito, offrendo uno scenario integrale dellevento, e dunque
avrebbe avuto forse il dovere di dare conto anche delle vite che sono state travolte o dalle loro
dirette responsabilita nella strage e nel suo occultamento, o dai loro tentativi, senza mezzi e
strutture tecniche sofisticate di supporto, per raggiungere la Verita nel solo interesse della Giustizia.
Dunque la prima motivazione di ogni azione depistante o induzione ad errori funzionali al
depistaggio e quella di dissinescare un pericolo. Ed il pericolo, nel caso di questo libro, era che le
ipotesi tecniche del professore potessero sposarsi con quelle non meno tecniche, dal punto di vista
militare, di altri scomodi personaggi. Perche il pericolo poteva essere la conferma della presenza di
quel MIG e dunque lampliamento politico-militare di un semplice scenario peritale di incidente
aereo. Certo il professore avrebbe dovuto avere la disponibilita, e non e detto che non labbia, a
rimettere in discussione alcune sue opinioni, non certo le sue risultanze ed ipotesi tecnicoscientifiche inoppugnabili, per riaprire gli scenari ipotizzati. E dunque necessario porre in
conclusione di questa lettura, che non aveva titolo per entrare nel racconto assolutamente vero ed
ineccepibile delle sequenze del lavoro di indagine tecnico peritale, gli interrogativi che gia avevo
formulato di primo acchitto alla attenzione dellA.
Fortunatamente la serieta del lavoro del prof. Casarosa ha evitato di considerare che il velivolo
potesse esser arrivato allimpatto con la superficie del mare ancora integro, come alcuni amavano
sostenere e come avevo temuto leggendo la sintesi del libro riportata da Il Tirreno. Laereo e
dunque e concordemente esploso in volo, anche a causa della sua pressurizzazione. E questo da
ragione della collocazione e dello spargimento sul fondo marino dei vari brani recuperati del
velivolo stesso.
Ma il professore afferma che la sequenza di squasso, iniziata con la forte imbardata determinata
dallincontro dellala destra con i vortici attivati dalla manovra di fuga del MIG, proseguita con
linversione di carico aerodinamico sulla estremita alare sinistra ed il suo conseguente cedimento,
con il distacco del motore destro e del castello di coda, si sarebbe consumata in non piu di quattro
secondi. Ora pero la scatola nera del DC9 non ha avuto il tempo materiale per registrare nessuna di
queste variazioni di carico aerodinamico, e neppure per il completamento della frase del secondo
pilota. Quel gua (probabile guarda) rimasto incompiuto sulle sue labbra come sul nastro
magnetico.
Ebbene e davvero possibile che in quei lunghi ed interminabili 4 secondi la scatola nera non
abbia registrato alcunche? Anche la scatola nera avrebbe ordito contro il disvelamento del
mistero? Si afferma che la scatola nera abbia cessato ogni registrazione per limprovvisa mancanza
di elettricita a bordo, ma quattro secondi sono uneternita prima della cessazione di ogni
alimentazione elettrica. Ho trovato singolare, ma non incomprensibile, che si dia conto come in
processo si sia dibattuto su quanto avrebbe potuto o dovuto accadere in quei 4 secondi e che le
parti civili, attraverso i loro consulenti (purtroppo sempre molto approssimativi nello svolgimento
dei propri compiti per laccertamento della verita a tutela degli interessi dei familiari delle vittime e
per rendere giustizia a queste ultime) ponessero solo la possibilita della registrazione del rumore
del cedimento dellala, attraverso il microfono di cabina. Che ovviamente, come esplicita lA. a
pag 224, non sarebbe stato assolutamente in grado di registrare quel rumore esterno.
Ma perche nessuno ha posto la semplice domanda del come sia invece plausibile - poiche di
questo si tratta non era fuori da ogni logica ipotizzare scrive il professore a pag 230, dunque si

tratta di plausibilita che in quegli ultimi 4 secondi la scatola nera non abbia registrato la benche
minima variazione di carichi e condizioni di volo ma solo quel gua pronunciato dal secondo
pilota?
E non e forse altrettanto plausibile allora che piuttosto possa essere stata la esplosione del
velivolo ad aver determinato listantanea cessazione di alimentazione elettrica sicche la scatola
nera non abbia potuto registrare neppure linizio delle conseguenti variazioni di carichi e di assetto
che il relitto del velivolo andava subendo?
E non e forse plausibile che una esplosione avvenuta nella carlinga allaltezza dellattacco alare
destro avrebbe potuto ben determinare quelle inversioni di carico aerodinamico sullala sinistra tali
da determinare il cedimento della estremita alare mentre si compiva la distruzione dellintero
velivolo, cosicche gli effetti finali possano apparire i medesimi di una quasi collisione benche la
sequenza sia totalmente invertita? E non e forse vero che solo in questo caso certamente la
interruzione di alimentazione elettrica a bordo sarebbe stata istantanea e contemporanea alla
esplosione e tale dunque da impedire ogni ulteriore registrazione alla scatola nera?
Certo, io sono stato definito nella sentenza ordinanza di rinvio a giudizio del Giudice Priore come
un inconsapevole portatore di elementi inquinanti. Quindi in modo inquietante potrei riproporre
oggi aspetti ritenuti tecnicamente infondati(per quanto non mi risultino verifiche specifiche su
quegli aspetti ed evidenze tecnicamente argomentate della loro insussistenza. Il Giudice ha solo
riportato il mio impegno per laccertamento delle cause della morte del mio collega ed amico
fraterno Sandro Marcucci ed ha narrato di un episodio inquietante da cui emerge che semmai uno
dei due Carabinieri interessati e citati avrebbe apertamente mentito, senza che tuttavia il Magistrato
ritenesse necessario accertare chi dei due mentisse e perche). Ma non sono certamente questi il
luogo e loccasione per insistere nel dare conto dello scenario che noi avevamo intercettato nella
indifferenza generale, e tuttavia una domanda finale e importante e doveroso porre al Professore:
E indubitabile, per il fatto stesso di averne dato pubblica informazione, che il Giudice Priore abbia
rinvenuto, in uno squarcio del bordo dattacco dellala destra, alcune sferule metalliche estranee alla
ordinaria struttura del velivolo. Ora non e sconcertante che delle eventuali indagini tecniche su quei
reperti non vi sia traccia non solo nelle carte del processo, ma neppure nel ricordo delle indagini
tecniche cosi esasperate che pure ci sono state raccontate dallA. nel suo libro, con una
puntigliosita addirittura esasperante?
Forse il Magistrato dopo aver dato conto alla pubblica opinione di quel ritrovamento ha ritenuto di
non interessarne il collegio tecnico peritale? E perche lo avrebbe fatto se si trattava comunque di
materiali estranei alla normale struttura del velivolo?
E non e singolare che chi ha accettato di riprodurre lesplosione di un ordigno presso un vano
toilette, per smentire scientificamente le ipotesi di chi insisteva nellinvocare la bomba (si veda nel
libro lo specifico capitolo), benche mancassero i riscontri minimali di una ordinaria esplosione
(come i residui di esplosivo e i segni distruttivi sui materiali adiacenti), non abbia poi sentito la
necessita di confrontarsi anche con la ipotesi che nasceva da quelle sferule? Forse perche chi
sosteneva un diverso scenario ed una diversa ipotesi collegata a quelle sferule, non aveva la stessa
dignita professorale del Prof. Taylor?
Ecco dunque che quella ipotesi missile, ferocemente scartata per la assenza di schegge od evidenze
della testata di guerra, potrebbe riaffacciarsi prepotentemente nella sua veste piu drammatica e
scellerata: un missile a testata inerte (e non da guerra come si insiste a ripetere in ogni passo di
questo ed altri libri) lanciato in esecuzione di un lucido progetto stragista e con la consapevole
intenzione di creare fin dallinizio condizioni depistanti. Un velivolo pressurizzato a quella quota
che venga bersagliato dalle sfere metalliche scagliate dalla esplosione di un missile che viaggia a
Mac 2.5/3 di velocita, esplode infatti come un palloncino con un effetto bomba, che dovra
indurre alle piu disparate congetture per poter concludere con una qualsiasi ipotesi, avvalorata
pero per esclusione e non per accertamento di prove certe.
Certo questo scenario descrive una strage volontaria e premeditata di ignari ed inermi cittadini per
scopi inconfessabili, ancorche assolutamente intelleggibili, e risponde a criteri di intelligence che,
come spesso avviene, vengono citati con frasi volgari e sciagurate nei relativi manuali, rispetto ai

loro contenuti. In questo caso la procedura e piu nota come Attacco alla fattoria. Ma forse lA.,
allergico a queste forme dichiarate di dietrologia, intenzionato a non formulare accuse contro
chicchessia, a non utilizzare o riferire a criteri di intelligence e disinformazione, non riterra di
confrontarsi su questi interrogativi, anche per non rischiare forse di dover rimettere in discussione
neppure una virgola della sua ipotesi, del suo antefatto e del suo epilogo.
In fondo cosi, qualsiasi cosa si dica o si scriva su Ustica, sono contenti tutti. Tranne le vittime.
Ciancarella Mario
Pubblichiamo la lettera che l'ex Capitano Mario Ciancarella ha inviato al Prof.Carlo Casarosa
autore del libro "Ustica Storia di un'indagine".
Egregio Professore,
Mi chiamo Mario Ciancarella e, per aver seguito tutta la vicenda di Ustica assieme al mio fraterno
amico Sandro Marcucci il quale, per gli esiti cui eravamo pervenuti, .stato ammazzato come un
cane e lasciato senza alcun accertamento di verit e giustizia, mi sento legittimato ad esprimerLe il
mio rammarico per la singolare tesi ("quasi collisione")con cui Lei, con maggiore o minore
consapevolezza, ha di fatto fornito materia alla grande aspirazione dei colpevoli di rimanere
imperscrutabili ed impuniti. Per ora, non avendo letto ancora il Suo lavoro ma avendone solo
conosciuto le linee come riportate dalla stampa locale (Il _Tirreno del 30-11 u.s.), mi limiter a
sottoporLe alcuni brevi interrogativi e ad inviarLe il testo del mio lavoro su Ustica che delinea
invece una responsabilit diretta e consapevole, volontaria e premeditata, del nostro Governo e di
uomini e settori della nostra Forza Aerea nell'abbattimento di un velivolo civile. Una tesi che non ha
trovato, ad oggi, alcuna disponibilit di pubblicazione nei vari editori contattati, dopo essere stata
liquidata come inconsapevolmente apportatrice di elementi inquinanti" nella sentenza ordinanza di
rinvio a giudizio redatta dal suo prefatore Giudice Priore. Mi riservo di riaprire il contraddittorio
quando avr letto con molta attenzione il Suo lavoro.
E vengo alle domande:
1. Il DC9 volava in direzione Nord-Sud, dunque quando e provenendo da quale direzione il MIG si
sarebbe portato nella sua scia per sfuggire ai rilevamenti radar? Non certo provenendo dalla Libia,
poich la sua autonomia non gli avrebbe consentito neppure di arrivare alla Sicilia. Mi auguro che il
suo lavoro si ponga tale problema ed offra qualche risposta.
2. E comunque, quale che fosse la sua provenienza, quel MIG come aveva potuto sottrarsi al
rilevamento dei radar della difesa prima di inserirsi nell'ombra del DC9? Anche questo aspetto
necessita di risposte risolutive, non crede?
3. Sulle modalit di abbattimento: Lei avendo affiancato il Giudice Priore ricorder certamente la
circostanza delle sferule in acciaio rinvenute nel bordo d'attacco dell'ala destra. Lei ha eseguito
perizie su quelle sferule? Sa dirci di che natura e provenienza fossero?
4. Questa l'ultima domanda posta d'acchito, non appena letta la notizia giornalistica della
pubblicazione del Suo lavoro, ed una domanda articolata su due questioni: si dice, nel resoconto
stampa, che la turbolenza generata dalla manovra del MIG avrebbe determinato la rottura dell'ala
sinistra del velivolo. Ora questo induce a pensare che dovrebbe esserci stato comunque del tempo
perch la scatola nera potesse registrare gli effetti immediatamente successivi a tale
accidente,persino qualche reazione dei piloti, non crede? Perch un aereo che perde un'ala
certamente precipiter e forse anche esploder durante la precipitazione, ma non esplode nell'istante
stesso in cui l'ala si frantuma. Non crede? La scatola nera del velivolo,invece cessa
improvvisamente ogni registrazione con quel "gua.." rimasto a met sulla bocca del secondo pilota.
Se un velivolo si trova privato di una ala a me risulterebbe che dovrebbe precipitare avvitandosi.
Pu condividere? Ebbene, per quanto possa aver visto e rivisto il filmato del relitto, esso mostra un
"allineamento" dei reperti del tutto incompatibile con una caduta in vite ed una esplosione che, non
dimentichiamolo, dovrebbe essere avvenuta (durante quella precipitazione "avvitata") prima

dell'impatto con la superficie dell'acqua, per la vastit dell'area su cui sono dispersi i relitti. Mentre
quell'allineamento sembra del tutto compatibile con una esplosione avvenuta in aria,in volo
rettilineo, alla quota di 27.000 piedi e la conseguente precipitazione dei brani del velivolo secondo
traiettorie di continuit per inerzia prima e di precipitazione gravitazionale poi. Poich ho sempre
diffidato "dell'entusiasmo" con cui ho sentito e letto che molti osservatori di Ustica hanno vissuto la
loro personale ricerca (da Purgatori a Gatti), non mi sottrarr a dirLe fin d'ora il mio convincimento
che tra le forme pi raffinate di depistaggio c' anche quella di costruire scenari che apparentemente
sembrerebbero accusare i colpevoli, ma che - come fu per "Il muro di gomma" di fatto sono
destinati ad originare sentenze che liberano quei personaggi da ogni responsabilit che pure quegli
scenari avrebbero voluto addossare loro. E si tratta molto spesso di percorsi depistanti in cui i
soggetti sono indotti del tutto inconsapevolmente proprio da coloro che hanno interesse alla
alterazione della verit. Lo scrissi a Purgatori, relativamente al suo libro "tra fiction e realt "scritto
assieme a Daria Lucca e ad un astuto uomo dei servizi Paolo Miggiano. Non posso non segnalare
questo pericolo anche a Lei, laddove si ripete, nella presentazione che Purgatori fa al Suo lavoro
-definito "un po' romanzo, un po' diario un po' perizia" -, la stessa chiosa che introduceva il proprio
"A un passo dalla guerra", dove scriveva "il fatto che questa introduzione sia una fiction non vi
autorizza a ritenere che tutto quanto segue non sia reale" -. Ma ci sono 81 morti pi lo strascico di
altri morti ammazzati, tra i quali Sandro Marcucci, che esigerebbero di astenersi da simili "misture"
di fiction e realt.
Sar lieto di una Sua eventuale attenzione, anche se capisco che difficile accettare di vedere
compromesso il proprio lavoro e la propria immagine, o di Rimettere in discussione le proprie tesi
su cui si a lungo lavorato e che hanno ottenuto la dignit di pubblicazione.

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