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dellUmbria
Prof. Ing. Antonio Borri, Ing. Antonio Avorio
Dipartimento di Ingegneria delle Acque e delle Strutture, Universit degli Studi di Perugia, Italy
SOMMARIO :
Nel presente articolo vengono riportati, in forma sintetica, alcuni dei criteri e delle metodologie
per gli interventi di riparazione e consolidamento degli edifici in muratura appartenenti ai centri
storici danneggiati dal sisma umbro-marchigiano del 1997.
Le procedure descritte sono contenute nella pubblicazione Manuale per la riabilitazione e la
ricostruzione postsismica degli edifici promosso dalla regione dellUmbria e diretto ai
progettisti impegnati nella ricostruzione.
Lo scopo quello di fornire indicazioni operative di carattere interdisciplinare coinvolgendo
professionalit proveniente da molteplici aree disciplinari.
ABSTRACT: The outline of the methodologies and criteria for straightening and retrofitting
historical masonry building is reported in this paper.
The described procedures are contained in a interdisciplinary handbook promoted by Regione
dellUmbria after 1997 umbro-marchigiano earthquake.
The aim of this work is to provided comprehensive guidelines for the designers involved in the
reconstruction process.
1 INTRODUZIONE
La Regione dellUmbria, nella fase di definizione delle regole e dei criteri da seguire per la
ricostruzione ha voluto dare un segnale di particolare attenzione nei confronti della tutela e della
valorizzazione dei centri storici e delle tipologie edilizie tradizionali, promuovendo e curando la
predisposizione di un Manuale indirizzato principalmente ai professionisti che stanno operando
in Umbria sugli edifici storici.
Molti degli edifici danneggiati dal sisma umbro-marchigiano del Settembre 1997 e seguenti
appartengono a centri storici, e rappresentano, singolarmente o nel loro complesso una
testimonianza tangibile della identit storica e culturale di queste Citt.
Nella difficile fase di avvio della ricostruzione e di definizione delle regole e dei criteri, la
Regione dellUmbria ha voluto fornire ai professionisti che operano in Umbria sugli edifici
storici uno strumento di guida e di riferimento, approvando la predisposizione di un Manuale
per la riabilitazione e la ricostruzione post-sismica degli edifici [3].
Il coordinamento generale del Volume stato curato dal Prof. Francesco Gurrieri, Preside
della Facolt di Architettura di Firenze, ed il Capitolo: Riparazione e consolidamento degli
edifici in muratura stato affidato al Prof. Antonio Borri della Facolt di Ingegneria di
Perugia, con la collaborazione dellIng. Antonio Avorio della stessa Facolt e dellIng.
Giovanni Cangi, libero professionista in Citt di Castello (PG). Tale Capitolo si occupa in
particolare degli interventi sulle tipologie edilizie di tipo tradizionale, che, anche quando non
possiedano i requisiti propri di quella monumentale, siano degne comunque di significativo
interesse sia per loro stesse che per linsieme unitario che concorrono a definire. Il testo si pone
quindi nella logica di una ricostruzione che, pur tenendo adeguatamente conto delle aspettative
in merito alla sicurezza antisismica, risulti compatibile con la tutela di quel patrimonio
architettonico, storico ed ambientale di cui ricca larea interessata dagli eventi sismici.
In questo articolo, con lo scopo principale di rendere nota liniziativa della Regione Umbria
in seno alla comunit tecnico scientifica che maggiormente si interessa di tale problema,
vengono sinteticamente riportati alcuni principi e alcune tipologie dintervento contenuti nel
volume [3].
2 OBIETTIVI ED ASPETTI METODOLOGICI
La tipologia e le modalit di realizzazione degli interventi sugli edifici in muratura, contenuti
nel testo in oggetto sono conformi ai principi generali elencati nelle specifiche
Raccomandazioni per la progettazione e la realizzazione degli interventi di ricostruzione e di
ripristino, con riparazione e miglioramento sismico, compatibili con la tutela degli aspetti
architettonici, storici e ambientali.
Tali disposizioni, emanate dalla Regione dellUmbria, sono caratterizzate da un carattere
preminentemente conservativo. In particolare si inteso indirizzare i progettisti verso interventi
che combinino una maggior sicurezza con gli aspetti storico-ambientali, lattenzione al possibile
reimpiego di materiali e delle tecniche tradizionali, la necessit di una adeguata conoscenza e di
una approfondita analisi delledificato, la ricerca di un adeguato livello di qualit
dellintervento.
Altro documento di riferimento costituito dalle Istruzioni generali per la redazione dei
progetti di restauro nei beni architettonici di valore storico-artistico in zona sismica, approvato
in data 29/10/96 dal Comitato nazionale per la prevenzione del Patrimonio Culturale dal rischio
sismico del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali e successivamente fatto proprio, con
alcune integrazioni, dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Lobiettivo perseguito quello di riuscire, per quanto possibile, a coniugare insieme la
sicurezza con la conservazione. Come strategia operativa di riferimento stata quindi adottata
quella di una manutenzione di tipo attivo, ovvero interventi di tipo manutentivo (propri della
natura stessa della fabbrica storica) rispondenti per in termini concreti ed effettivi anche alle
esigenze di un comportamento antisismico.
Nella direzione di una ricostruzione compatibile si pongono, tra le altre, due
considerazioni: a) la maggiore consapevolezza del ruolo affidatoci (non tanto eredi assoluti di
un patrimonio che ci appartiene, quanto invece custodi di un bene che abbiamo ricevuto in
prestito e che deve essere riconsegnato alle generazioni future); b)le minori certezze sulla
efficacia reale di interventi parziali di consolidamento che rendono la fabbrica muraria un
ibrido, con un comportamento misto (e talvolta incongruente) tra quello della muratura storica e
quello degli elementi in c.a. ivi inseriti.
In questa logica, per riuscire ad esprimere una corretta diagnosi, assumono particolare
importanza argomenti quali lanalisi dei tipi edilizi e la puntuale ed organica lettura della
struttura (spesso mascherata dagli interventi che si sono succeduti nel tempo), operazioni
propedeutiche alla individuazione delle giuste chiavi dellintervento, ovvero di quanto
necessario per sanare i problemi effettivi del manufatto, rimanendo preminentemente allinterno
del linguaggio strutturale originario.
Seguendo questo percorso (allinterno della tradizionale sequenza logica: processo
diagnostico-diagnosi-terapia), spesso, almeno in manufatti con adeguata qualit muraria,
risultano essere sufficienti interventi leggeri e localizzati per dare (o per restituire) ad un edificio
il livello di sicurezza antisismica prefissato. Lo scopo principale della terapia, al di l della
eliminazione dei sintomi (riparazione dei danni), quindi di tipo eziologico-patogenetico,
tendente cio alla rimozione delle cause che li hanno prodotti, arrivando anche alla eliminazione
degli altri principali elementi di rischio individuati e considerati inaccettabili.
Nel Manuale stato dato anzitutto un particolare rilievo agli interventi sulla murature atti al
conseguimento di quella qualit muraria, presupposto indispensabile per poter contare su un
I tiranti posti in prossimit dei muri trasversali sono i pi efficaci, ma spesso necessario
disporre ancoraggi anche in posizioni intermedie. Questultima soluzione deve essere
considerata anche quando la distanza tra due capochiavi non sufficiente a garantire la
formazione di un arco di scarico (creato dalla spinta sismica) sufficiente allinterno del muro. In
generale opportuno comunque che la distanza non sia maggiore di 10 volte lo spessore
murario (e comunque non pi di 5 m) e che tali interassi siano valutati anche in relazione alla
esistenza e frequenza di elementi passanti (diatoni).
I meccanismi di danno che interessano le pareti murarie sollecitate da azioni sismiche
complanari (secondo modo di danno) si innescano facilmente ma, in genere, comportano valori
del moltiplicatore di collasso piuttosto elevati e quindi di rado evolvono fino al collasso. Il muro
lesionato dall'azione orizzontale agente nel suo piano scorre su se stesso o ruota rispetto ad un
punto di cerniera per effetto dell'azione sismica ma, se ben costruito, non perde la capacit
portante.
Se il muro eseguito secondo le regole dell'arte tale modalit di danno si pu definire duttile,
in analogia alle costruzioni in cemento armato e in acciaio: le lesioni nelle pareti murarie
possono raggiungere, infatti, la larghezza di diversi centimetri senza che si producano pericolose
perdite di equilibrio.
Occorre soffermarsi su un altro aspetto molto importante, relativo alla distribuzione delle
azioni taglianti sulle varie pareti di controvento. Nel caso di solai rigidi, la prassi di calcolo
attualmente utilizzata consente di ripartire le forze orizzontali in ragione della rigidezza dei vari
maschi murari. In presenza di solai lignei o in acciaio e laterizio occorre attribuire a ciascun
setto solo le forze orizzontali prodotte dai carichi verticali che in condizioni statiche gravano su
tale setto (aree d'influenza).
Lintervento di incatenamento esercita effetti positivi anche in corrispondenza dei
cinematismi di secondo modo. Lincremento di resistenza nel piano si realizza per soltanto se
il tirante raggiunge porzioni di muratura dove lazione trasmessa dal capochiave pu scaricarsi a
terra.
3.2 I cordoli di sommit
Lefficacia dei cordoli di sommit condiziona fortemente la sicurezza dell'edificio. Non
possibile interpretare lazione del cordolo in relazione ai meccanismi di primo e secondo modo:
lazione di questi dispositivi infatti molto pi complessa e la loro efficacia dipende dalla
misura in cui realizzano la riduzione delle spinte delle travi dei tetti, la distribuzione dei carichi
verticali in condizioni statiche, la ripartizione degli sforzi orizzontali originati dal sisma, il
collegamento delle murature ortogonali, il raggiungimento del comportamento scatolare.
In pratica tutte queste caratteristiche non sono ottenibili insieme se non con interventi che
possono stravolgere le strutture murarie, con grave pregiudizio per la conservazione e, se mal
eseguiti, anche per la sicurezza dell'edificio. Pu essere opportuno, pertanto, puntare l'attenzione
solo su alcune delle funzioni "fondamentali", come il collegamento tra le pareti, il contenimento
delle spinte e la scatolarit.
In luogo dei classici cordoli in cemento armato, si propongono due soluzioni gi
sperimentate: il cordolo in muratura armata e il cordolo-catena in acciaio (schede C e D).
Mentre il primo svolge anche una modesta ripartizione dei carichi, il cordolo in acciaio ha il
solo scopo di ridurre le spinte del tetto e collegare le murature verticali.
In maniera sintetica si elencano le seguenti caratteristiche positive e negative che possono
indirizzare nella scelta tra i due sistemi.
Cordolo in muratura armata:
richiede lo smontaggio del tetto;
si realizza con facilit con perimetri piani; pi difficile seguire la pendenza dei timpani;
ha una buona deformabilit verticale, il che gli consente di scaricare i pesi sulle murature
sottostanti evitando il cosiddetto "effetto trave" dei cordoli in cemento armato[7];
si pu utilizzare l'armatura per vincolare sporti di gronda o cornicioni in laterizio o pietra;
si pu realizzare in laterizio o pietra consentendo il rispetto dell'estetica dell'edificio.
non crea problemi di ponte termico.
Cordolo in acciaio:
pu essere messo in opera con o senza lo smontaggio del tetto;
si pu prevedere per la singola parete o per tutto il perimetro sommitale fino a diventare
quindi un vero e proprio cerchiaggio;
in murature con apprezzabili curvature orizzontali o molto irregolari occorre sagomare il
profilato e livellare l'area di appoggio;
non ridistribuisce le spinte del tetto sui setti murari che continuano a ricevere gli stessi
carichi verticali e orizzontali, non altera pertanto in maniera negativa i meccanismi resistenti
dell'edificio;
negli edifici non intonacati ha un elevato impatto estetico;
richiede una manutenzione minima (trattamento antiruggine) se non coperto di intonaco;
lintervento reversibile.
Le soluzioni riportate nelle schede C e D vanno senz'altro nella direzione di fornire
dispositivi per la riduzione delle spinte dell'orditura dei tetti, il collegamento delle murature e,
nel caso del cordolo in muratura armata, anche la distribuzione dei carichi verticali senza
alterare in maniera significativa il funzionamento globale della fabbrica storica in muratura.
4 CONCLUSIONI
Il presente articolo riporta, per brevit, solo alcuni dei criteri e delle metodologie contenuti nel
testo predisposto per la Regione dellUmbria. Si rinvia al Manuale per un esame pi completo
ed approfondito del lavoro svolto.
BIBLIOGRAFIA
[1] Giuffr, A. 1993. Sicurezza e conservazione dei centri storici . Il caso Ortigia. Bari: Editori Laterza.
[2] Giuffr, A. 1999. Codice di Pratica per la sicurezza e la conservazione del centro storico di Palermo.
Bari: Editori Laterza.
[3] Giovanetti, F. 1992. Manuale del recupero di Citt di Castello. Roma: Edizioni Dei.
[4] Marconi, P. 1998. Manuale del recupero della citt di Palermo. Palermo: Flaccovio Editore.
[5] Giovanetti, F. 1998. Manuale del recupero del comune di Roma seconda edizione. Roma: Edizioni
Dei.
[6] Braga, F. et Al. 1998. Commentario al D.M. 16/01/1996 e alla Circolare 65/AA.GG del 10/04/97.
Potenza, Lamisco Editore.
[7] AA. VV. 1999. Manuale per la riabilitazione e la ricostruzione postisismica degli edifici. Roma:
Edizioni Dei.
Scheda
MU6
Iniezioni armate
Operazioni:
Materiali:
1)
2)
3)
1)
2)
4)
successivamente iniettata;
inserimento delle barre dacciaio munite di
distanziatori perimetrali per evitare il contatto
con la muratura;
5)
6)
Barra piegata
ad L
Piastrina di
ancoraggio
5 a spirale;
2)
Operazioni:
1)
Materiali:
1)
3)
4)
Scheda
TI3
Sollecitazione
sismica
Stato di fatto
In presenza di murature non ammorsate con
le pareti ortogonali e costituite da due cortine
separate (caso limite: muri a sacco) il collasso
prevedibile quello indicato a lato. Il
cinematismo in generale influenzato dalla
presenza di carichi verticali.
Sollecitazione
sismica
Incatenamento semplice
Il posizionamento di catene a ridosso del
muro di spina, senza alcun intervento sul
muro di prospetto, riduce fortemente le
probabilit di collasso per ribaltamento
C'
modificandone le modalit.
Sollecitazione
D'
sismica
della muratura
L'intervento di incatenamento abbinato al
consolidamento della muratura operato
C'
Sollecitazione
sismica
Sched a
VO7
La c os truz ione di arc hi di rinforzo all'intrad os so di strutture vo lta te s i p u c on sid erare u na tec nic a prem oderna di pres idio
ed sic ura m ente c ons igliab ile qu alora sia p os s ibile interv enire all'interno d el loc ale voltato. In q uesta s c hed a s i prop one
una varian te m ig liorativ a o tten uta m ed iante il ric orso a na stri di tess uto in m ateriale c om pos ito po ste tra l'arco di rinforz o e
la v olta.
La p rese nza d ell'arc o ha lo s c op o di aum e ntare lo s p ess o re in c hiav e, c o nse ntendo un a v ariaz ion e m aggio re della linea dei
ca ri c hi e q uindi m ag gio re s tab ilit . In p i l'arc o c onfina la fibra o bb ligand ola ad a derire all'intrados so della vo lta c he
altrim enti tend ereb be a dis tac c ars i e res tereb be ad erente per effetto de lla s o la res ina e com unq ue fino alla res istenza a
tra zio ne della m uratura.
La s equ enza d ell'in terv ento la s eg uen te: rego larizz az ione d ella s u perfic ie c o n s trato di m alta c em entizia, pos a in op era
delle fib re c on i p rod otti c o llanti (r esine ep os s idi ch e), p rotezio ne de lle fibre, c os tru zione dell'arco di rinforz o. L'arc o pu
ess ere im p os tato s ullo s tes s o co nc io d i im p os ta d ella vo lta (s e lune ttata); in q ues to cas o opp ortuno disp orre i m attoni in
fo glio au m entando lo s p es so re d ell'arc o in p ros s im it d ella c hiav e. N el c aso d i v o lte a botte e volte a croc iera prive di c onc i
d'im pos ta, s i pu c o struire l'a rc o c on m atto ni p o sti d i te sta, c reand o d ei piedritti in ad erenz a.
nastro di materiale
materiale composito
composito
lunetta
lunetta
arco
arco di rinforzo
rinforzo
Scheda
TI1
s1
d
L1
s2
h2
A
h1
d
h +h
Pf = 1 2 (L1 + L2 ) s1 m
2
Ptot = Pf + Pc + Ps
h +h
Pc = 1 2 d s2 m
2
Ps = d ( L1 C1 + L2 C2 )
s1
F1 = Ptot c
F1
m = p e s o s p e c i f i c o m u r a t u r a ( s i c o n s i d e r a i n p r i m a
a p p r o s s i m a z i o n e i l v a l o r e m e d i o d i 2 0 0 0 d N / m )
c = coefficiente sismico come da normativa (eseguendo una verifica allo
stato limite occorre utilizzare 1 = 2 = 2 )
F2
Scheda
CO10
Nella foto 1 si osserva la posa dei primi due filari di mattoni con l'armatura costituita da
4 16 e staffe 6 p o s t e a d u n i n t e r a s s e d i 1 8 c m .
Nella foto 2 vengono sistemate le staffe secondarie per il collegamento alla soletta.
Lo schema 3 riporta le due soluzioni degli sporti; da notare come nella soluzione con
sporto di gronda in legno gli zampini di legno siano sistemati tra le staffe secondarie a
cui la rete elettrosaldata legata.
In foto 4 riportata la soluzione con sporto di gronda in laterizio. In particolare si
osserva la gabbia metallica a supporto del cornicione.
3F o t o 1
Foto 2 4
3Schema
Foto 4 4
Foto dal "Corso di riqualificazione sulle tecniche di recupero dell'edilizia storica" - Laboratorio Scuola Operaia Bufalini, Citt di Castello 1998 coordinatori: Ing. G. Cangi, Arch. G. Boni) - Regione Umbria Ob. 4 - Formazione continua.
Il cordolo in muratura armata consente un cantiere pi "leggero" rispetto al cordolo in cemento armato. Gli unici elementi di qualche ingombro
sono le armature, mentre limitati sono i quantitativi di malta necessari. Tutto questo aumenta considerevolmente la sicurezza del cantiere.
Scheda
CO8
Paletto ripartitore
dei carichi saldato
al profilato
Fazzoletto di
irrigidimento
Manicotto di
tensione