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Commento al Salmo 51 (50)

Miserere
26 febbraio 1999
Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.
Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.
Piet di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bont cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che male ai tuoi occhi, io lho fatto;
perci sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerit del cuore
e nellintimo minsegni la sapienza.
Purificami con issopo e sar mondo;
lavami e sar pi bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
Insegner agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalter la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
poich non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
Uno spirito contrito sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici prescritti,
lolocausto e lintera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare (Sal 51, 1-21).

Tu non hai ancora considerato seriamente quanto sia grave il peso del peccato, sono parole di
santAnselmo di Aosta quando sinterrogava sul perch sia stato necessario che Dio si facesse uomo
per la redenzione dellumanit. Il Miserere, che insieme abbiamo pregato, ci vuole aiutare in questa
stazione quaresimale a fare nostra la meditazione dolorosa sul peccato, ma che sia anche piena di
speranza sulla misericordia e la bont del Signore. Il cammino quaresimale ha nella sua prima parte
un colore fortemente penitenziale. Poi c una seconda parte che invece piuttosto di
contemplazione del mistero e dellidentit del Signore. Ma innanzitutto bisogna passare dalla
meditazione sulla gravit del nostro peccato.

1. La richiesta di perdono
Di fatto, ad un certo punto il Miserere dice: Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi
ha concepito mia madre. Vuole dire: il peccato inciso profondamente nella mia vita. Non come
un vestito che io indosso e che posso togliere quando lo desidero, ma, diceva il profeta Geremia,
piuttosto come una pelle: Pu forse il Moro cambiare la sua pelle o la pantera cambiare il suo
mantello? E voi potete forse fare il bene, abituati come siete a fare il male? (Ger 13, 23). Il
Miserere esprime questa dimensione di profondit con unimmagine temporale: nel peccato mi ha
concepito mia madre. Vuole dire: se io ritorno indietro fino allinizio della mia vita trovo
ugualmente il peccato. come se io, disgustato dalla mia condizione di egoismo attuale, volessi
andare indietro nella mia vita nel tempo passato per trovare unepoca in cui il mio cuore era puro e
la mia mente era sana. Ma non riesco a trovarlo, perch fin dal primo istante della mia vita mi sento
segnato dalla realt negativa del peccato. Per questo il Miserere dice: il mio peccato mi sta sempre
dinanzi. come se fosse un tormento, una presenza scomoda e inquietante, alla quale vorrei
sfuggire ma senza mai riuscirci, perch mi sta davanti come unossessione, come un incubo, poich
molti sono i crimini contro di te e i nostri peccati ci accusano. Diceva il profeta: Siamo diventati
tutti come una cosa impura e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia (Is 64, 5a).
Ma che cos il peccato? Perch cos pesante da portare? Il Salmo lo dice attraverso una serie di
immagini che cercano di introdurci e di accostarci alla comprensione di una realt che rimane
fondamentalmente incomprensibile (non si riesce a comprendere con la ragione, perch il peccato
unespressione di irrazionalit, la smentita della sanit del cuore e della mente delluomo).
1.
La prima immagine della macchia, quando dice: Lavami... cancella il peccato.
Dietro c questidea del peccato come una macchia che rovina la bellezza delluomo.
Secondo il Libro della Genesi, Dio ha fatto luomo bello: lo ha fatto a sua immagine e
somiglianza (Gen 1, 26), tanto che il Salmo pu dire con stupore: che cosa luomo
perch te ne ricordi e il figlio delluomo perch te ne curi? Eppure lhai fatto poco meno
degli angeli, lo hai coronato di gloria e di onore (Sal 8, 5-6). proprio questa gloria, che
Dio ha messo sul volto delluomo, che offuscata e macchiata con il peccato.
2.
La seconda immagine il debito. Il peccato un debito, perch una ribellione
contro quel rapporto di alleanza che Dio ha voluto stabilire con luomo: Dio il nostro
Dio, e noi siamo il suo popolo (Sal 95, 7). Dio ha fatto di noi dei figli, c quindi un
impegno, un debito di reciprocit; allamore e alla generosit di Dio deve rispondere la
fedelt e lobbedienza delluomo. Il peccato una ribellione contro questo debito che
abbiamo con Dio. Diceva il profeta Isaia: Figli ho allevato e cresciuto, ed essi si sono
ribellati contro di me. Il bue conosce il proprietario e lasino la greppia del padrone, ma
Israele non conosce e il mio popolo non capisce (Is 1, 2b-3). Quellamore che Dio ha
donato con generosit al suo popolo, per farlo suo popolo, stato rifiutato, non compreso da
un Israele ribelle. Tanto che di fronte alla ribellione dIsraele Dio rimane sgomento si
chiede ancora nel profeta Isaia: Che cosa dovevo fare... che io non abbia fatto? (Is 5, 4).

Che cosa potevo offrire che io non abbia donato al mio popolo? Perch, mentre io mi
aspettavo giustizia, ho trovato oppressione, falsit e menzogna?
3.
La terza immagine del fallimento di un progetto che aveva suscitato delle speranze
e che in realt miseramente fallito, si ripiegato su se stesso. Uno potrebbe pensare
(perch questo limmagine che sta sotto ad un verbo del miserere) che ha larco allentato.
Un arco allentato pu cercare di gettare la freccia, ma non riesce a farla arrivare al bersaglio,
perch cade prima di quella che la sua meta, il suo obiettivo.
Ebbene, il peccato questo: la condizione delluomo che dovrebbe avere una meta e un obiettivo
da raggiungere, e che invece si perde per la strada, cade e fallisce la sua vocazione, la sua chiamata.
Il salmista del Miserere riconosce questo peccato con sincerit, perch dice: Riconosco la mia
colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. E quel riconosco non vuole dire semplicemente: so
di essere peccatore. Ma significa: sperimento tutto il dolore e lavvilimento, e la vergogna del mio
peccato mi pesa. una conoscenza per lesperienza che suscita dolore e nasce davanti a Dio per
quello che viene riconosciuto come offesa a Dio: Contro di te, contro te solo ho peccato, quello
che male ai tuoi occhi, io lho fatto. Non c dubbio che il peccato contro luomo, offesa e
distruzione del tessuto sociale, umiliazione della persona umana. Ma in realt si pu comprendere
la gravit del peccato solo quando si riconduce a Dio e ritrovo, nella mia menzogna verso il fratello,
il mio rifiuto radicale di quel Dio da cui viene il mondo e la mia esistenza. Nel momento in cui io
riconosco la mia colpa proclamo nello stesso tempo la giustizia di Dio. A questo non ci siamo molto
abituati, ma nella Scrittura, nei Salmi, ritorna fuori abbastanza spesso, perch dice: Contro di te,
contro te solo ho peccato, quello che male ai tuoi occhi, io lho fatto; perci sei giusto quando
parli, retto nel tuo giudizio. Per capire unespressione di questo genere bisogna pensare a Dio non
solo come ad un giudice, ma come ad una parte lesa, che in gioco; in quello che il gioco della
vita e della storia sono coinvolto io e Dio. C un patto, unalleanza; ebbene di fronte alla realt del
peccato c qualcosa che in questo patto non ha funzionato. Gli Israeliti del tempo dellesilio, che
abbiamo ascoltato nel cap. 18 di Ezechiele, davano la colpa a Dio, proclamavano che quella
punizione, quellesperienza di esilio, era immeritata: Dio che venuto meno al suo impegno di
proteggere Israele. Quando noi riconosciamo il nostro peccato, proclamiamo che Dio ha avuto
ragione, che Dio giusto, che se qualche cosa non ha funzionato dalla nostra parte. Vuole dire: se
il mondo non cos bello come dovrebbe, e se la Chiesa non cos santa come dovrebbe, non posso
dare la colpa a Dio, la colpa la debbo assumere e portare io, perch tu sei giusto quando parli,
perch tu appaia giusto nel tuo comportamento e nelle tue parole, non sei venuto meno alla fedelt;
linfedelt mia. Quando luomo proclama il suo peccato implicitamente proclama la giustizia di
Dio; una confessione della santit e della verit di Dio.
Ma questa confessione di colpa si manifesta nel modo pi pieno, proprio negli imperativi che
aprono la preghiera del Miserere. Il Miserere fatto in ebraico con 17 imperativi, sono verbi che
esprimono la richiesta, lattesa e la speranza delluomo: Piet di me, o Dio, secondo la tua
misericordia; nella tua grande bont cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe. In
ebraico sono tre verbi. In italiano la parola piet sembra un sostantivo, ma in realt non il nome
piet, il verbo abbi piet: Guarda con benevolenza me, o Dio, secondo la tua misericordia.
Quindi ci sono tre imperativi: abbi piet cancella lava; sono il grido di chi si sente
affondare nella morte e pu solo chiamare aiuto. Perch luomo in grado di produrre il peccato,
ma non in grado di uscire dal peccato. Per questo ha bisogno di Dio, di un aiuto, di una grazia, di
un sostegno che gli venga dalla potenza e dalla misericordia di Dio.
Anzi soprattutto dalla misericordia, perch dice il Miserere: Piet di me, o Dio, secondo la tua
misericordia; secondo la tua grande bont cancella il mio peccato. In questo modo vengono
richiamati alcuni termini che sono limmagine fondamentale di Dio. Nel Libro dellEsodo, quando
Mos vuole vedere il volto di Dio, Dio gli si rivela passandogli davanti proclamando il suo nome:

Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento allira e ricco di grazia e di fedelt (Es
34, 6). Cos si presentato Dio e sono esattamente le parole del Miserere: Piet di me Dio
pietoso; secondo la tua misericordia Dio misericordioso.
Ed significativo come nella tua grande bont, voglia dire: nel tuo grande amore viscerale
cancella il mio peccato. Cosa dice questo? Che, quando Dio cancella il peccato delluomo,
manifesta quello che lui . Certamente, quello che Dio , si manifesta nella creazione, quando Dio
fa dal mondo il sole, la luna, le stelle, le piante... manifesta quello che , cio la sua potenza. Ma in
realt non c una manifestazione cos vera e piena dellidentit di Dio come il perdono dei peccati.
Perch lidentit di Dio, quella che Dio ha manifestato a Mos, questa: Dio misericordioso e
pietoso. Noi vediamo il Dio misericordioso e pietoso proprio nel perdono dei peccati. Dio non
mai cos Dio (questo un modo barbaro di parlare, ma intendete cosa voglio dire) come quando
perdona. Una preghiera dellEucaristia dice: O Dio, che manifesti la tua potenza, soprattutto con la
misericordia e il perdono. SantAmbrogio, quando spiegava lHexaemeron, i sei giorni della
creazione, si chiedeva: Come mai solo al sesto giorno Dio si riposato? Perch leggo che Dio nel
primo giorno ha separato la luce dalle tenebre, ma non leggo che si sia riposato. E dopo il secondo
giorno non leggo che si sia riposato, nemmeno dopo il terzo e neanche dopo il quarto... Solo dopo il
sesto giorno si riposato, perch nel sesto giorno aveva creato luomo, e quindi aveva qualcuno a
cui rimettere i peccati. Dio cercava qualcuno a cui rimettere i peccati, nei cui confronti manifestare
la sua misericordia, la bont, la fedelt e il suo amore paterno. E quando lo ha trovato nella
creazione delluomo, Dio ha potuto riposarsi perch la creazione era completa, non mancava pi
niente.
Per questo il Miserere nello stesso tempo proclamazione del peccato delluomo e della
misericordia di Dio; anzi la consapevolezza del proprio peccato nasce dalla conoscenza della
misericordia di Dio. Quando ci guardiamo allo specchio non possiamo comprendere bene il nostro
peccato, anche se sulla nostra faccia vediamo tutti i nostri difetti, quello che non funziona e non
bello; questo solo un inizio, una propedeutica al senso del peccato. Il senso del peccato scaturisce
quando la misericordia di Dio misurata in tutta la sua grandezza. Allora appare, in tutta la sua
gravit, linfedelt e la mancata risposta delluomo.
Questa consapevolezza del peccato diventa una supplica: Lavami da tutte le mie colpe, mondami
dal mio peccato. Ma questo chiedere il perdono espresso nel Miserere anche in un altro modo,
come la domanda di una richiesta di gioia: Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che
hai spezzato. E un po pi avanti: Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo
generoso. Le ossa spezzate sono il simbolo di una vita fiaccata, di unesistenza che non ha pi
sostegno. Le ossa danno al corpo umano la sua solidit e il suo sostegno, ma venuto meno: la mia
esistenza si ripiegata su se stessa. Allora ho bisogno che Dio mi ridia la vita, la dignit di creatura
e di suo figlio. Per questo chiedo il perdono secondo la sua misericordia, perch la mia vita possa
rifiorire e rinascere la gioia.
Per questo bisogna che Dio distolga lo sguardo dai miei peccati: Distogli lo sguardo dai miei
peccati, cancella tutte le mie colpe; cio che tiri via la faccia dal mio egoismo e dal mio orgoglio.
Per qui c un aspetto sorprendente e paradossale, perch il versetto 11 dice: Distogli lo sguardo
dai miei peccati. Invece il versetto 13 dice: Non respingermi dalla tua presenza. Allora mi
chiedo: io debbo stare o no davanti a Dio? Dio deve guardare da unaltra parte o deve accogliermi
alla sua presenza? Tutte e due le cose! necessario che Dio mi accolga, e per me stare alla presenza
di Dio, altrimenti non si vive. Dio sorgente di vita e di gioia, non possibile andarlo a cercare da
unaltra parte: Non respingermi dalla tua presenza, perch se tu non mi parli la mia vita precipita
nelloscurit della notte. Ho bisogno dello sguardo di Dio, ma che nello stesso tempo sia benevolo e
accogliente; e che non stia misurando a valutare e a pesare il mio peccato, altrimenti lo sguardo di

Dio diventerebbe di distruzione, di annientamento. Allora distogli lo sguardo dai miei peccati,
vuole dire: io chiedo a Dio di non guardare il peccato, ma il peccatore (cfr. Ez 33, 11), perch se il
peccato ha bisogno di essere cancellato, il peccatore, cio io, ho bisogno di essere accolto e di
ritrovare dallo sguardo di Dio la mia gioia.

2. La richiesta di una nuova creazione


Ma il perdono ancora di pi. Il Miserere fatto pi o meno di due sezioni, la prima questa
richiesta di perdono che abbiamo tentato di esprimere. La seconda incomincia cos: Crea in me, o
Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Sottolineate quel verbo, quellimperativo
iniziale, crea, che non messo l a caso. Il verbo che usato si ritrova nella Bibbia sempre con
Dio come soggetto. In italiano diciamo che gli artisti creano, un poeta crea. Nella Bibbia questo
verbo riservato a Dio, il suo; dice unazione da Dio quale lui solo in grado di compiere.
Proprio perch il peccato radicato profondamente nel mio cuore, ho bisogno di
unazione che non pu essere semplicemente umana di purificazione; ho bisogno di
unazione divina che niente meno una creazione: Crea in me, o Dio, un cuore puro. Il
cuore il centro della coscienza da cui escono i pensieri, i sentimenti e le decisioni
delluomo. Nellantropologia biblica il cuore la sede della libert. Allora un cuore puro
vuole dire: una libert pulita non deformata dallinteresse o dallegoismo, che non vede le
cose secondo il proprio vantaggio, che non decide secondo le sue preferenze ma sa vedere la
realt e la sa accettare e riconoscere cos com; cio un cuore pulito che non ha doppi fini
n maschere.

Insieme al cuore laltra richiesta fondamentale lo spirito, che ricordato tre volte.
In italiano se ne vedono due, ma in realt il testo ne ha tre: rinnova in me uno spirito
saldo; non privarmi del tuo santo spirito; sostieni in me uno spirito (non un animo)
generoso. Ed quello che gli esegeti chiamano una triplice epclesi. Epclesi vuole dire:
invocazione dello Spirito. Che facciamo nella Messa quando invochiamo lo Spirito, perch
il pane e il vino diventino il corpo e il sangue del Signore. Poi invochiamo lo Spirito,
perch la gente che a Messa diventi il corpo e il sangue del Signore. lepclesi, il
momento pi solenne della celebrazione, perch quello dellintervento di Dio che dona,
non qualche cosa, ma lo Spirito, cio se stesso.

Dunque il perdono non consiste solo nel cancellare il male; questo sarebbe ancora troppo poco.
Perch il perdono sia autentico bisogna che ci sia una creazione nuova, che si esprime nel cuore e
soprattutto nello spirito.
Il quale spirito deve essere prima di tutto uno spirito saldo. Anche questo un po
strano, perch la parola spirito in ebraico o in greco la parola stessa che indica il vento; e
se c qualche cosa di poco saldo, fermo e stabile il vento. invece no, uno spirito che
ha la leggerezza e la libert del vento, ma che stabile e fermo e di cui ci si pu fidare, che
non cambia capricciosamente il suo atteggiamento e che deve essere forte nella sua
perseveranza e costanza. quello che chiediamo al Signore, perch siamo cos incostanti
che se il Signore non ci dona lo Spirito noi non ce la caviamo. Diceva Osea: La vostra
piet come la nube del mattino, come la rugiada che svanisce presto (Os 6, 4); vi
entusiasmate, fate delle grandi celebrazioni penitenziali e poi durano per qualche istante, poi
si ritorna alla propria inconsistenza. Ebbene uno spirito saldo, consistente e fermo.

Poi uno spirito santo. Santo vuole dire quello che il Signore aveva promesso e
donato ad Israele, quando ha proposto lalleanza al suo popolo: Voi sarete per me... una
nazione santa (Es 19, 6); cio una nazione che appartiene integralmente e totalmente a Dio,
che non ha due o tre padroni, ma ha un unico Signore. Li chiameranno popolo santo,

redento dal Signore (Is 62, 12a); siate santi, perch io, il Signore vostro Dio, sono santo
(Lv 11, 45). La somiglianza con lui, che mi permette di assomigliare a Dio e di essere santi
come lui santo, solo il suo Spirito: non privarmi del tuo santo spirito.
Sostieni in me un animo generoso. Questa la traduzione, ma il testo dice: uno spirito
principesco, cio da principe. Da principe vuole dire: padrone; non uno spirito da schiavo, che
fa le cose per timore e sottomesso a chiss quali condizionamenti. No, questo un principe, un re,
che si muove liberamente e spontaneamente, che opera con generosit e con un animo spirito
nobile. Dentro ricco della libert e dignit che vengono dal Signore: quelli che sono guidati
dallo spirito di Dio, costoro sono figli di Dio (Rm 8, 14), quindi quelli che nei loro desideri sono
suscitati e animati dallo spirito e dalla generosit ricca di Dio. Non una legge esterna che possa
guidare lesistenza delluomo, ma lo Spirito che mette nel cuore la connaturalit con la volont di
Dio, per cui la volont di Dio diventa nostra. Questo il centro del Miserere, laspetto pi bello e
sorprendente, quello che richiama linsegnamento dei profeti, in particolare nel profeta Ezechiele
(bisognerebbe leggere anche Geremia). Ezechiele nel cap. 36 fa esattamente questa promessa: Vi
prender dalle genti, vi raduner da ogni terra e vi condurr sul vostro suolo. Vi asperger con
acqua pura e sarete purificati; io vi purificher da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi
dar un cuore nuovo, metter dentro di voi uno spirito nuovo, toglier da voi il cuore di pietra e vi
dar un cuore di carne. Porr il mio spirito dentro di voi e vi far vivere secondo i miei statuti e vi
far osservare e mettere in pratica le mie leggi (Ez 36, 24-27). Qui corrisponde esattamente al
Miserere, in tutto il suo dinamismo: 1) La purificazione: Vi asperger con acqua pura... vi
purificher da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli. 2) Poi la nuova creazione: vi dar un
cuore nuovo, metter dentro di voi uno spirito nuovo. Anzi questo spirito nuovo che metto dentro
di voi il mio spirito: Porr il mio spirito dentro di voi, perch voi impariate ad avere i desideri e
i pensieri di Dio, quindi anche i suoi comportamenti.
Questa esperienza del perdono e il dono dello spirito costituiscono il salmista, una volta perdonato,
in testimone: Insegner agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno. Liberami dal
sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalter la tua giustizia. Signore, apri le mie labbra e
la mia bocca proclami la tua lode. Che cosa significhi quel liberami dal sangue misterioso
(forse dalla punizione della vita che mi toccherebbe), ma il significato globale si capisce. Sino a che
sono in questa condizione di peccato le mie labbra sono sigillate: non possono lodare, benedire e
ringraziare. E il non poterlo fare vuole dire: non posso vivere. Non esiste una vita gioiosa, degna di
questo nome, se non quella per la quale si pu ringraziare e dire: Signore bello, ringrazio. Ma
nella condizione di peccato questa lode inaridita, esprime linaridimento della vita. Ma quando il
Signore far fiorire il perdono, rinascer anche la lode e il ringraziamento. E la lode non sar privata
e nascosta, ma proclamata davanti a tutti gli uomini, perch tutti possano partecipare della mia gioia
e della mia salvezza: Insegner agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.
Tradizionalmente la lode, il sacrificio di ringraziamento, era accompagnata da sacrifici veri e propri:
dallofferta di un capretto o di un vitello, secondo le situazioni diverse. Questo adesso
impossibile: il Salmo nato probabilmente al tempo dellesilio, quando il tempio era distrutto e la
possibilit di fare dei sacrifici era tolta a Israele. Allora vuole dire che il ringraziamento non
completo, perch ci manca laspetto sacrificale? No, dice il nostro Salmo: il sacrifico ha solo
cambiato prospettiva, anzi il vero sacrificio, che pu e deve accompagnare la lode, la vita, non dei
capretti o vitelli o animali: tu non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno
spirito contrito sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi. Siamo
ancora nellinsegnamento dei profeti, quando hanno aiutato Israele a comprendere che il sacrifico
esterno non pu altro che essere il segno di un cuore che diventa lui stesso sacrificio, di un cuore
spezzato e donato al Signore.

Secondo molti autori gli ultimi due versetti dovrebbero essere unaggiunta, ma in ogni modo danno
al Salmo una prospettiva pi ampia. Abbiamo commentato che il Salmo si presenta come la
preghiera di un singolo: un peccatore che davanti a Dio presenta la sua angoscia e il pentimento; e
proprio per questo il titolo attribuisce il Salmo a Davide (gli esperti dicono che non probabilmente
di Davide, perch dovrebbe appartenere al tempo dellesilio). Infatti, significativo che sia stato
messo questo titolo, perch vuole dire che lesperienza di Davide, peccatore e condotto al
pentimento, si esprime meglio in questo Salmo: Quando venne da lui il profeta Natan dopo che
aveva peccato con Batsabea. Ricordate come il profeta racconta a Davide una storiella, perch non
capisca che si sta parlando di lui, e quando Davide ha dato un giudizio di condanna nei confronti del
protagonista di questa storiella il profeta gli ha detto: Sei tu quelluomo! (2 Sam 12, 7), il peccato
tuo. E Davide ha risposto chiedendo il perdono di Dio: Piet di me, o Dio. Per questo il
Miserere si taglia bene sullesperienza di Davide. Ma gli ultimi due versetti lallargano: non pi
Davide che parla, Gerusalemme, il popolo intero che ha conosciuto tutto il peccato e chiede il
perdono e la rinascita. Israele del dopo esilio che attende da Dio di potere ritornare in patria e di
riprendere tutta quellesperienza di culto, di sacrificio religioso, che aveva accompagno la sua
storia. In questo senso anche gli ultimi due versetti sono preziosi perch ci permettono di leggere il
Miserere, come preghiera della Chiesa, di ciascuno di noi, ma della comunit nel suo complesso.

Conclusione
Il Miserere fino al versetto 11 fondamentalmente una richiesta di perdono: la consapevolezza e la
gravit del peccato, la supplica a Dio e soprattutto alla misericordia e alla bont di Dio.
Quindi il versetto dal 12 in poi la richiesta di una nuova creazione: non solo il perdono come
cancellazione del male, ma il perdono come una nuova esistenza, un nuovo cuore, e soprattutto un
nuovo spirito. Lo spirito di Dio come sorgente di unesistenza nuova: Se qualcuno in Cristo,
una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove (2 Cor 5, 17).
Credo che riprendendolo con pazienza, imparandolo un po a memoria, facendolo entrare dentro al
cuore, il Miserere ci possa davvero fare entrare nello spirito penitenziale della Quaresima. il testo
pi bello che c nel Salterio per cogliere la dimensione penitenziale e di conversione del nostro
cammino quaresimale.

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