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pater

segnavia raccoglier gli scritti a tema di Luca Rando e


Nicola Sguera, amici da anni insieme lungo la via. Tali
parole saranno, per lappunto, segnavia.
In alcuni casi saranno ospitati interventi di compagni di
strada.
I volumetti saranno tirati in un numero limitato di copie (mai
pi di 50) e distribuiti in occasione della presentazione, che
avverr di volta in volta in luoghi diversi. Successivamente
saranno resi disponibili on line in formato pdf.

Il volumetto stato stampato in proprio presso Grafiche


Iuorio, Via Rummo 37, Benevento, in 50 copie, nel gennaio
2015.

pater
mio padre

(N.S.)

Questestate ho trascorso una settimana con mio padre


nella nostra casa in campagna. Insieme a mia sorella, mi
sono preso cura di lui, poich la sua compagna dovuta
assentarsi. Lanno scorso gli stato diagnostico un
principio di Alzheimer, rapidamente degenerato. Nello
stesso mese a suo fratello (socio, confidente, complice)
veniva diagnostico un tumore ai polmoni, gi in
metastasi. Mio zio morto dopo pochi mesi.
La malattia di Alzheimer la pi comune causa di
demenza []. Prende il nome da Alois Alzheimer,
neurologo tedesco che nel 1907 descrisse per primo i
sintomi e gli aspetti neuropatologici della malattia []
che colpisce la memoria e le funzioni mentali (ad es. il
pensare, il parlare, ecc.), ma pu causare altri problemi
come confusione, cambiamenti di umore e
disorientamento spazio-temporale []. Le difficolt
pratiche nelle pi comuni attivit quotidiane, come
quella di vestirsi, lavarsi o andare alla toilette, diventano
a poco a poco cos gravi da determinare, col tempo, la
completa dipendenza dagli altri.
Mio padre ha settantunanni. stato un imprenditore
importante della nostra citt. Negli anni Settanta
possedeva la pi estesa rete di distributori di carburanti
della provincia. Negli anni Ottanta iniziato il declino,
culminato nel fallimento delle sue societ alla met degli
anni Novanta. Mi chiedo se questo abbia inciso, e quanto,
sul manifestarsi della malattia. I nostri rapporti, in

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seguito a questo disastro, che diventato una vera e
propria ossessione per lui, si sono molto deteriorati. Negli
ultimi anni ci vedevamo raramente. La malattia lo ha
riportato potentemente al centro delle nostre vite. La
manifestazione dellAlzheimer stata devastante, con
una crisi allucinatoria. Da un giorno allaltro. La sera ci
eravamo incontrati per discutere di problemi familiari.
La notte lho dovuto accompagnare in ospedale. Era
completamente smarrito. Vedeva animali e persone. Ora
lui dipende dalle persone che ha intorno. E penso spesso
che sia feroce contrappasso per un uomo che ha voluto
affermare sempre la sua autonomia contro tutto e tutti,
fino a rimanere quasi sempre solo. una sensazione
strana, che ho provato spesso nella settimana trascorsa
con lui, nei luoghi che lui ha plasmato negli anni floridi
della nostra vita familiare. Guardavo mio padre,
ripensavo alluomo che cavalcava, rendeva abitabile un
meraviglioso rudere di campagna, insegnava a guidare ad
un gruppo di quindicenni. E ora si muoveva smarrito in
quelle stesse mura, balbettando spesso frasi insensate,
incapace di gesti che a noi appaiono elementari. Lo
guardavo, e pensavo ad un mare su cui galleggiano resti
di un solido vascello da guerra. Ho odiato spesso mio
padre. Da bambino ero schiacciato dalla sua forza, dalle
sue capacit che mai avrei potuto eguagliare, io cos
debole, cos pauroso. Come reggere il confronto? Eppure
mi dava sicurezza. Con lui non avevo paura, soprattutto
quando guidava magnificamente la macchina. Ma non
abbiamo mai avuto vera confidenza. Non mi ha aiutato
a crescere. Da un certo punto in poi, anzi, lho visto come

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modello negativo. Non ho mai pensato di voler lavorare
con lui, nella sua impresa. Ho sviluppato modelli
antitetici. Dopo il fallimento, i nostri rapporti sono
diventati pessimi. Io ero sposato da poco. Era difficile
fare i conti con quel disastro in cui si trascinato dietro
tutti i beni di famiglia, esponendoci alle dicerie e allo
scherno della nostra piccola citt, che, come insegna
Verga, ben felice delle disgrazie altrui. Disgrazie, tra
laltro, ben meritate. Perch lui era un imprenditore di
altri tempi, da Far West. Veniva da quegli anni Sessanta
senza regole, senza cura della buona amministrazione.
Una generazione che ha dato pessima prova di s nella
nostra citt, a livello politico e imprenditoriale. Ma
tant. Quel che certo che, persa mia madre nel 1990,
sono rimasto poco dopo anche senza padre. Questo mi
mancato. Per questo, nei giorni trascorsi insieme, lo
guardavo con tristezza, pensando a come sarebbe stato
bello potergli parlare ora, con animo rasserenato, ora che
sono diventato adulto, seppure fuori tempo massimo, ora
che anchio ho costruito una casa, ho riparato macchine,
ho visitato paesi senza smarrirmi. E invece dobbiamo
avviare discorsi destinati rapidamente a morire, sentieri
interrotti, ossessioni che riemergono dalle miniere
crollate del suo cervello: gli avvocati, le cause, il
concordato fallimentare E tutto poi svanisce nel gorgo.
Ogni giorno, ogni attimo del giorno come un nuovo inizio
scandito solo dai bisogni corporali. E nei rarissimi
momenti di lucidit i suoi occhi smarriti, come a dire:
Cos doveva finire?.

pater
S, padre, giusto che finisse cos. giusto che la tua
hybris conoscesse la dipendenza dagli altri. Mi manchi
come padre. Mi hai costretto anzitempo a diventare il
padre di mio padre. E, dopo una doccia, mi dicesti che ti
stavo restituendo ci che mi avevi dato quando ero
piccolo. difficile essere eredi senza testamento. Mi hai
dato
tutte
le
tue
malattie:
lipertensione,
lipertiroidismo Mi darai anche questa come eredit
non voluta (bellonore sarebbe morire come Immanuel
Kant!), oltre ai debiti e al dovere morale di ridare dignit
al nome della nostra famiglia? Non lo so. Sei mio padre, e
i rapporti di sangue sono una strana cosa. Per questo che,
malgrado tutto, se dovesse nascere un figlio, avr il tuo
nome [settembre 2004].

pater
Mio padre in bianco e nero

(L.R)

C una foto di mio padre, in gruppo con altri


carabinieri nello spiazzo interno della caserma, che
guarda in alto, al balcone, dove ci sono io con mia madre
(o almeno mi hanno sempre raccontato cos) e mi lancia
un richiamo, un fischio a cui immagino di rispondere con
un sorriso ed un battere di mani.
Nel tempo ho perduto quel rapporto di affetto e
protezione che mi legava a lui: lautoritarismo, le
imposizioni, le cose non dette hanno segnato le nostre vite
di un lento allontanarsi fatto di radi ritorni, stentati
abbracci. Nella voce, spesso, un senso di fastidio, il
ricordo di altri giorni in cui le sue parole erano di
condanna per le mie azioni. Lafasia dei sentimenti
abitudine difficile da annullare. C un pudore, nel dare
una carezza, un abbraccio, che si sedimentato ed ora
grumo duro da sciogliere.
Mio padre ha 93 anni. Lho sempre visto alto, distante,
difficile da raggiungere e soddisfare. Un uomo in cui il
dovere era sinonimo di intransigenza. Un uomo severo,
con rari slanci daffetto. Ne ho avuto paura nella mia
infanzia, ho avuto paura del giudizio, degli schiaffi. Ho
vissuto nascosto nellombra per evitare le sue punizioni,
lho odiato.
Eppure ci sono state anche altre parole, altre voci,
anche qualche raro abbraccio. Ci sono ricordi, chiss

pater
perch poi quelli, fermati per sempre. Quei ricordi incerti
in cui ci sono sorrisi, slanci improvvisi. che il padre,
quel padre, stato giudicato, una volta e per sempre, per
un giudizio dato sui miei amori, ma questa unaltra
storia...
Dicevo dei ricordi. Il primo da bambino: la notte
avevo avuto un incubo. Una strega arrivava a via De
Nicastro e uccideva mio padre. Mi svegliai piangendo, col
terrore negli occhi che conservavano ancora lurlo muto
del padre, nella mente il fiele del sogno. Arriv,
dolcemente mi prese tra le braccia a cullarmi, a chiedermi
cosa mi avesse spaventato. Mentii per la gioia di averlo
accanto, per labbraccio. Gli parlai di mostri e ferite, lui
non cera in quel racconto.
Un altro ricordo. A Napoli la prima scelta
dellUniversit era stata sbagliata. Quanto ci fosse in
questa scelta di sue aspettative non so pi dirlo, fatto sta
che mi ero iscritto ad Ingegneria. Studiavo svogliato,
senza passione, col timore per di affrontarlo e
confessargli di avere sbagliato, di mostrarmi debole.
Venne una mattina, e mi chiese cosa volessi fare (aveva
gi avuto sentore della mia rinuncia). A brandelli ammisi
la scelta errata, diversa era la strada da prendere. Lui mi
disse subito di s, mi tolse dallimbarazzo, ci
abbracciammo.
Da lui ho avuto lesempio delleccesso di puntualit:
ancor oggi per me necessit (una condanna) arrivare in

pater
anticipo, in un mondo in cui tutti ritardano. Ricordo
uscite di casa unora prima della partenza del treno
(perch chiss quale imprevisto poteva capitare), ed
anchio ancora seguo il suo esempio e mi lacero di
angoscia (facendo finta di niente) se la mia famiglia non
pronta.
Ho pianto davanti a mio padre: per gli schiaffi ricevuti,
per un dolore del cuore, per rabbia. Da bambino, ma
anche da ragazzo, quando la pena del cuore era tale da
togliere il fiato. Di tutte le volte solo questultima ricordo
oggi, quel pianto adulto, in cui lui, rompendo la nostra
distanza, mi chiese cosa avessi. Ma lui poteva capire?
Poteva capire un amore che condannava? Io ero certo di
no e questo gli dissi tra le lacrime. Come poteva capire,
lui, lamore, la morte? Oggi, che sono padre, lo
comprendo, ma ancora non riesco a perdonare.
Questanno mio padre ha pianto davanti a me. Io
adulto e lui bambino, in uno scambio di ruoli. In
macchina ricordava i tanti sacrifici fatti (e credo sentisse
il peso degli anni, le persone scomparse, le rinunce per
crescere cinque figli...). Ho assistito al suo pianto, in
silenzio, guidando piano la macchina per la strada di
campagna. Non avevo parole da offrire. Come potevo
capire, io, il sacrificio, la morte? Io figlio diventavo padre
distante, lui padre diventava figlio in pena. Ho annuito in
silenzio al suo giorno di dolore.
Ci sono ricordi dolorosi, come i litigi con mia madre.
Che scene grandiose. Piatti sbattuti per terra (con gli

pater
spaghetti attaccati al soffitto); docce fatte con la bottiglia
dacqua; grida e parole feroci (ed io nascosto in me stesso,
inadatto a qualunque intervento che non fosse timore e
tremore).
Ma io non posso giudicarlo se non giudicando me
stesso, i miei errori, la mia incapacit a dire ti voglio
bene. mio padre. Nello scontro feroce tra orgoglio e
tremore lho riconosciuto uguale a me, a chi sono oggi
anche staccandomi da lui, anche abbattendolo,
frantumandolo, odiandolo, per ritrovarlo poi di nuovo,
intatto finalmente e senza pi fraintendimenti, davanti al
mio sguardo.
Ci siamo visti a settembre. Lho trovato invecchiato,
piegato dagli anni ma non spezzato. Sente pi forte il
peso dellet, non sa ancora quanto vivr. Questo rende
pi teneri i gesti, la mano rimane pi a lungo in quella del
figlio, gli occhi sinteneriscono a guardare, pi forte il
bisogno dellincontro. Teme che non gli resti molto
ancora.
Lo guardo e sorrido, perch quello che stato con noi,
e non pi, lo sono io coi miei figli (e lui a correggere, a
dire di non essere troppo severi....).
Lo guardo: la fronte stempiata da sempre, gli occhi
chiari sul viso scavato, le gambe malferme che a stento
reggono il peso del corpo, le braccia sottili.
Eppure ancora in piedi, feroce, ostinato nel non
arrendersi al tempo che avanza.

pater
Ecco. Questo mio padre. Non lui, ma il mio padre. In
questa caotica serie di ricordi lo riconosco e mi riconosco.

pater
Testamento iconico

(N.S.)

Ieri sono andato al cimitero a salutare mio padre,


Giuseppe. Ho un antica confidenza con quel luogo. Me la
inculc mia madre, che recitava spesso malgrado la sua
fede i Sepolcri a memoria. Il pensiero pi ricorrente che
fra pochi anni il pezzo di vita che avr vissuto senza mia
madre sar superiore a quello che con lei ebbi in sorte di
vivere. Ma ieri, guardando mio padre e, accanto a lui, altri
volti noti, amici, mi chiedevo: quale sar la foto con cui io
guarder i sopravvissuti? Perch, se si discute
legittimamente del testamento biologico, non si d la
possibilit ai mortali di scegliere la loro finestra sul tempo?
Mio padre mi guardava A quale padre apparteneva quel
volto? Non allultimo, indifeso come un neonato con
lAlzheimer che lo aveva devastato in pochi anni Era
ancora luomo orgoglioso, superbo, che voleva conquistare
il mondo. Quella foto la scelsi io, ed una scelta importante:
mi arrogai il privilegio di decidere il volto che avrebbe
continuato a scrutare il divenire del mondo. E mi guardavo
intorno. Volti di vecchi, vite spezzate ancora giovani, foto
in bianco e nero, paesaggi di sfondo. Quale foto sceglierei
per me? Chi sar stato io alla fine del mio viaggio terrestre?
Il bambino felice nelle braccia della madre, il diciassettenne
sturmeriano che scopriva con stupore il mondo, il marito, il
professore, il padre Quella foto mi inchioder ad una sola
delle vite che sono stato, sar la mia persona offerta allo
sguardo di chi vorr ricordarmi o di chi passer per caso e
si fermer per un attimo pietoso o curioso [marzo 2009].

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pater
Padre nostro: una preghiera
Questi padri stanchi
crollati sotto il peso degli affanni
di una vita ingiusta, di un lavoro,
questi padri-madri
che corrono la notte ad un pianto,
che spiano il sogno nella culla,
questi deboli padri
che da figli hanno abbattuto il Moloch
del loro di padre, padre nostro
del potere, ed ora acconsentono
al capriccio, senza alcun rispetto,
di un figlio totem da adorare.
Non pi padri assenti, lontani
ad affrontare il mondo
che disegnano il modello-autorit
segnando i confini con lesterno,
ma padri amici, padri presenti
che ad ogni passo spianano la via.
Ma la lotta? La lenta conquista
dell'autonomia? Il padre fratello
ammicca, annuisce, arranca,
col portafogli aperto per acquistare
un regno. Ecco, diventa figlio
di suo figlio, segue il capriccio
non rinuncia, rilancia con lo stesso
linguaggio lo stesso gioco.

(L.R)

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pater
Quel godimento inconcludente,
privo oramai del desiderio,
non tramanda, non matura.
Ed io, figlio di un padre padrone
padre di figli ancora non so come,
mi dibatto tra un s ed un no,
tra un ora e un mai pi,
cercando un senso o un segno
a queste mie mancanze.

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pater
Padri dei nostri padri

(N.S.)

Mi sto rimettendo lentamente da uninfluenza


complessa, partita probabilmente da una stanchezza
di fondo su cui ha attecchito il virus portato da mia figlia
a casa. Venerd sono dovuto fuggire da scuola per
trascorrere in deliquio giorno e notte seguente a letto.
Stanotte la tosse mi impediva di rimanere a letto. Per
evitare di svegliare moglie e figlia, mi sono accomodato in
salotto, con gli occhi ben aperti. Mi capita raramente, ma
se accade non c speranza che prenda sonno fino al
mattino. In questi casi, due sole saluti: i libri e i film. Ho
optato per il mio multimedia, preso per i cartoni di
Caterina, ma riempitosi anche dei film perduti a cinema
in questi anni. Scelta ardua Alla fine della notte avrei
visto anche il lisergico Paranoid Park di Van Sant e la
prima parte de I Vicer di Faenza. Il pezzo forte stato,
per, Lalba del pianeta delle scimmie. Il film
appassionante, uno di quelli che vorresti continuassero
per ore e ore, e affronta un tema per me fondamentale, il
rapporto delluomo con gli altri esseri viventi e sofferenti,
ponendo quesiti importanti, come spesso capita ai film di
fantascienza, problemi di tipo filosofico. Ma a colpirmi
stata la coincidenza che nel film, nella notte tra il 18 e
il 19 marzo, festa del pap, ci fosse una intensa relazione
tra il protagonista e suo padre, ammalato di Alzheimer.
Anzi, tutte le sue scoperte, destinate a trasformare
radicalmente la vita sulla terra, nascono dal desiderio di
trovare una cura per questa terribile malattia. Ho rivisto,
dunque, scene vissute con mio padre, in particolare la sua

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pater
ossessione per le macchine.
[Una volta, per accontentarlo, in una fase avanzata della
malattia, lo feci guidare su un rettilineo che porta a San
Cumano Restituii in parte ci che mi aveva dato,
affidandomi le prime macchine gi a sedici anni, per le
strade della campagna, quando non era ancora stata presa
dassalto dalla ricca borghesia cittadina, che di l a poco
lavrebbe riempita di ville].
Che strana coincidenza, pensavo ieri sera. destino che
continui a tornare, a ondate successive, sulle mie relazioni
fondanti. C ancora tanto da capire, evidentemente,
malgrado il mio giudizio sia sempre pi netto e
negativo sulluomo che fu mio padre. Eppure, come non
riconoscergli che quelle certezze che rendono possibile
una vita sensata, che un bambino succhia dai genitori,
una mescolanza di calore, tenerezza, sicurezza, lui me le
ha date, negli anni decisivi? Questanno compir
quarantacinque anni. Quando lui aveva questa et, io ne
avevo undici Se lo incontrassi ora, come un estraneo,
ne sarei certamente irritato, per le idee qualunquiste dal
punto di vista politico, per la mistica dellimpresa (che
lha condotto alla rovina, insieme al suo carattere), per il
suo carattere rissoso. Ma io ricordo il senso di protezione
che mi ispirava quando il mondo mi appariva gravido di
pericoli innominabili. Ecco: questa sicurezza che mi ha
trasmesso, lidea che ci fosse, comunque, qualcuno che mi
avrebbe protetto, unita alla tenerezza accogliente di mia
madre (e della sua vicaria, Maria), hanno costruito in me

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pater
un nucleo resistente, che mi ha permesso,
paradossalmente di resistere alle stesse furiose onde che i
suoi disastri successivi avrebbero scagliato contro di me e
le mie sorelle, rischiando di spazzarci via.
C un momento preciso in cui io sono divenuto
padre, dismettendo per sempre la mia filialit (se ci
possibile)? Un giorno, lo ricordo bene, lo accompagnai
allOspedale Civile per la visita di controllo, che serviva a
tenerlo allinterno di un programma di assistenza per gli
ammalati di Alzheimer (i farmaci sono costosissimi). Era
un periodo di alterna consapevolezza, pochi sprazzi di
lucidit e tanti frammenti sparsi, rovine senza costrutto.
Gli dissi: Pap, lo sai che sta per nascere Caterina? Lui,
come faceva sin dalla nostra infanzia, disse che mi doveva
dire una cosa nellorecchio. Accost la bocca e mi diede
un bacio. Credo che questo sia stato il mio congedo da una
condizione durata pi a lungo del dovuto. Cresciuto tardi
ma in fretta, per fronteggiare lavversa fortuna, divenuto
uomo, padre di mio padre e, infine, padre vero,
finalmente, individuo responsabile. Non pi beneficiario
di sicurezza e tenerezza ma dispensatore, consapevole di
quanto arduo sia il lavoro di ostentare certezze non
avendone alcuna perch necessario costruire quel nucleo
di forza ed energia con cui Caterina dovr affrontare la
vita, che non so quali pericoli, anche a causa mia, potr
portarle. Siamo a met del faticoso transito, credo. Con
tanta adolescenza dentro che vorrebbe esplodere e ridere
e ubriacarsi, con tante vite che reclamano di essere
esplorate, tanti desideri che vorrebbero essere esauditi, e
luomo, che anche mio padre mi ha insegnato ad essere, il

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pater
padre, che sorride, con una piega amara, e resta sul
molo, a guardare lo sfondo del mare pi in l.
Per la vita che mi hai dato, per ogni sicurezza, ogni
carezza. E anche per ogni tua assenza, per ogni fuga, per
ogni spavento. E, infine, per la tenerezza che ho potuto,
se ho saputo, ricambiare, senza che tu, perduto nel male,
sapessi. Grazie. E se qualche filo della mia delusione tha
tenuto legato, ora riposa in pace, nel giorno in cui noi
padri celebriamo il nostro esistere, il nostro resistere
[marzo 2012].

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pater
In nomine patris

(L.R.)

Sono padre. Tre volte. Lemozione dovrebbe essere


svanita col tempo, non cos.
Ancora oggi se ripenso alla nascita dei miei figli, al
momento in cui per la prima volta ho visto i loro visi, un
nodo mi stringe la gola. mio sangue, mia vita che vedo
crescere, cambiare. Quelle vite, quellodore, diverso per
ognuno di loro, quelle parole ripetute mai uguali, quel
nome unico di figlio, ancora reclamano una
testimonianza, un esserci senza impedimento.
Non sono un padre facile, lo so. Sono esigente. Chiedo
tanto in cambio del mio amore incondizionato.
La nascita di Michele stato il momento in cui ho
avvertito il peso degli anni, la consapevolezza di avere
una famiglia, un dovere, un obbligo che si muta in pura
gioia, dono di s a chi non pu darti niente se non il suo
pianto disperato.
Le parole dal passato...
Porti il nome di mio padre, non perch io abbia un legame
particolare con lui ma perch in questo modo in te c una
traccia del passato da ricordare, un presente in cui noi
genitori scegliamo per te e ti accompagniamo verso un futuro
che ti appartiene e che deciderai da solo.
Mi assomigli. Non so dire se sia un bene o un male. Hai
preso da me leccesso di emotivit, piangi a volte per un
niente, ti dispiaci se sono fuori senza ombrello e c la
pioggia, se un bambino ti fa un dispetto, se non ti racconto
una storia Hai preso da me anche i bronchi malati, deboli

17

pater
al respiro, che fanno fatica nel prendere aria e si affannano
dietro quel poco di ossigeno che sentono mancargli. Mi
assomigli in una foto bambino con la lingua tra i denti e lo
sguardo grande e stupito sul mondo. E ancora mi assomigli
perch sai raccontare storie e sai innamorarti delle cose belle
e delle persone belle. Hai lo sguardo bambino che avevo io
ancora nei miei quindici anni ed i capelli ribelli che mio
padre non mi ha fatto portare. Ma mi sei distante perch sai
esplorare il mondo, sai lanciarti senza paura nelle difficolt
pi impensabili (il tuffo, la bici senza rotelle, il salto e la
capriola) anche se una sconfitta (e ritorni simile a me) ti
potrebbe annientare. Ti amo in questa tue similitudini e
differenze e ti seguo, un po apprensivo, ma sempre un passo
indietro.
Sono felice di questi contatti rubati al tempo del lavoro in
cui siamo insieme, mi riconciliano col mondo; come quando
mi siedo ad ascoltare le tue domande e cerco di trovare
risposte alla tua sete di sapere, e gioco con te un gioco buffo,
inventato, o ritrovo canzoni dal mio passato che cos
diventano il tuo presente...
Mi chiedi il perch delle cose con lansia di ottenere
risposta anche quando io arranco: chi pi forte e perch,
quale ragione fa cadere la pioggia, accadere il vento, il
motivo che impedisce unazione, un gioco, una domanda che
tu vuoi fare ed io ti nego.
No, non ti accontenti di risposte superficiali e facili, scavi
i motivi, mi metti in difficolt.
Mi chiedi continuamente storie inventate di cui sei tu il
protagonista trasformato in animale. A volte, in una
inversione di ruoli, sei tu che le racconti a me. Hai imparato,

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pater
a furia di ascoltare, filastrocche che poi ripeti al fratello.
Sei casalingo. Quasi pi di me. Eppure pi di me hai il
coraggio di saltare da altezze impossibili, correre a
perdifiato, fare capriole, tuffarti nellacqua anche se non sai
nuotare, andare sulla bici senza rotelle gi da tre anni e
mezzo (orgoglio di padre stato vederti cos, rischiando ad
ogni pedalata di vederti cadere ma felice di essere primo tra
cugini pi grandi).
Sei avaro di baci, dici che non ti piacciono. Ma abbracci
forte e, a volte, sei tu a chiedere il bacio quando non lo aspetto
pi
Parli da tanto: pace e luna le prime parole imparate.
Hai balbettato per un breve periodo, temevo la difficolt della
parola che non riesce ad uscire, che rimane sul labbro
incagliata tra i denti. Mi consolavo con lidea di altri
balbuzienti capaci di stupire col canto. stato periodo breve,
il non preoccuparsi stato metodo migliore di qualunque
cura.
Al mattino mi cerchi, appena alzato, e mi offri un sorriso.
Giulio stata scelta consapevole, voluta, nel desiderio
di famiglia, di comunione.
Sei impertinente, permaloso (come me), sempre contro.
Gridi se non ottieni quel che vuoi, per mi piace come giochi
con i fratelli, come balli sulle note delle canzoni seguendo il
tuo ritmo. Sei ballerino nel sangue che ti pulsa dentro, senza
agitazioni ma nel tempo lento del tuo cuore.
Hai forse avuto un po di meno nellattenzione quotidiana
rispetto a Michele, ma hai guadagnato laffetto di un fratello

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pater
mai geloso.
Con lacqua hai un rapporto ambivalente. La paura di 20
entrare (quella distesa di mare cos grande ti faceva quasi
tremare), poi la gioia di immergerti sapendo che ceravamo
noi al tuo fianco (solo i capelli no, lacqua che cade sulla
faccia continua a farti paura). E quando unonda ti
spaventa ecco che chiedi di salire in braccio.
Ci sono libri che ami particolarmente: Il re leone, Il libro
della giungla, Cenerentola Staresti sempre ad ascoltarli, li
porti con te al nido Ti piace ascoltare le canzoni: le canti
col tuo parlare strano che a volte capisco solo io, primo
interprete dei tuoi desideri.
Disegni linee come serpenti e vuoi ti faccia bimbi. Ti
piacciono, stranamente, i lupi. Ma sono lupi buoni, dici,
non come quelli delle storie di porcellini o cappuccetti rossi.
Hai occhi luminosi e sorridenti ma sei un dio geloso dei
suoi possessi (le tue maestre, Betty e Daniela, i tuoi fratelli,
i tuoi genitori, i tuoi giochi) pronto a scatenarsi in
ripicche e pianti disperati, a passare da un genitore allaltro
quando il primo non ti accontenta.
Hai lo sguardo sognante, il sorriso al mattino quando mi
chiami (la parola pi dolce, quel pap allungato sullultima
vocale) per alzarti pronto per un altro giorno.
Matteo stata richiesta di marito alla moglie,
desiderio, ancora una volta, di paternit, di compimento.
Ogni figlio esperienza unica ed irripetibile: non serve
dire fa cos o comportati in questo modo ed andr bene.
I miei tre cos identici e cos diversi, crescono e si

pater
distinguono.
Con tutti i miei errori e le mie inadeguatezza cerco di fare
del mio meglio. Assolvetemi, figli. Pecco per troppo amore
che a volte si confonde con la rabbia.
Per addormentarti ti cullo in braccio e ti canto una nenia
ma, a volte, sei tu stesso che te la ripeti e chiudi gli occhi con
quel suono sulle labbra cercando ancora la luce della finestra
con gli occhi, serrato a quella luce che lultimo legame con
la veglia.
Quando sei triste lunica cosa che ti calma sono i fratelli
che ti fanno la festa: e tu ridi forte, gorgogliando quel riso in
gola.
Hai occhi luminosi, come i tuoi fratelli, che si aprono al
sorriso davanti ad un viso noto.
Ognuno di loro, unico e irripetibile, ha segnato il mio
sguardo, la preoccupazione di esserci, sempre un passo
indietro, labbraccio, il rimprovero, le gioie e i dolori di
una vita.
Oggi...
Lo so. Nessun Dio-padre ci potr salvare. Sono un
frammento precario che pu dare solo testimonianza di s
per lasciare leredit di una vita consapevole. Lo so. Sono
un padre vulnerabile, preda dira e lacrime, un padre ora
troppo debole per i loro bisogni, ora troppo repressivo alle
loro richieste. Mi muovo a tentoni, cerco di lasciare un
segno che non sia ferita, che non rimanga cicatrice.
Traccio un limite, sono un limite per loro: fino a qui e
non oltre. S, sono quel limite, quella faglia. Ma sono l,

21

pater
ad ascoltare le loro preghiere, il loro grido, con la mia
insufficienza, col mio errare (e vorrei lasciare per eredit 22
il fare a meno di me nutrendosi di me).
questo leterno? qui? In questo nulla che mi
appartiene e che cerco di rivestire per lasciar loro un
sogno? Leterno nel mondo, nel legame che ci unisce, per
quellamore che non sempre sappiamo darci, ma c, lo
sento. C in questo essere sacrificio, in questa assillante
presenza, testimonianza, guida ma anche in questa
assenza, nel vuoto di me quando cercate una risposta, nel
grido, nel deserto.
S, in questa presenza-assenza il mio ruolo di padre
oggi.
Esserci, anche nel rimprovero, nel richiamo al dovere,
nel gioco, ed anche nel farmi da parte, annullarmi in loro
per restare solo traccia, parola, nellessere (nel voler
essere) radice. in questo aver fede in loro, anche nelle
mancanze: credere, senza dubbi, nel loro scegliere, per
sostenerli, ma sempre un passo indietro.
Oggi li osservo nel gioco, nel litigio, nellerrore. la
loro forza essere in tre, la loro debolezza. Ed io l: a
rimproverarli, severo, per aprirmi dopo allabbraccio.
Michele sente il suo corpo cambiare. Inizia a pensare
allAltro da s. Prova i primi turbamenti. col corpo che
oggi si confronta. Non si piace. La parte di lui che amo, i
capelli ricci, lui la rifiuta. Sa ancora piangere per quello
che sente come uningiustizia, sa ancora sorprendermi
con labbraccio cercato dimprovviso.
Giulio mi prende in giro, sostiene lo sguardo senza

pater
abbassare gli occhi, sbeffeggia il padre-Dio. Ma lettore
avido. Poeta, musico, che va sempre sorretto nei dubbi, 23
nel suo buttarsi gi. Sa stare da solo e sa essere amico
nelluscir fuori dalla casa-totem.
Matteo... Crescere coi fratelli di certo lha reso sveglio
prima del tempo. Fa domande, indaga, ha un occhio
attento alle cose, costruisce oggetti, critico. Ma ha un
lato oscuro del carattere, una rabbia che esplode
improvvisa nelle occasione pi diverse.
Provo un po di rimpianto pensando al passato, a
quando dipendevano totalmente da me e labbraccio
calmava quel pianto disperato. Ma oggi il tempo del
passo indietro, dello sguardo sereno che li lascia andare.
Per essere padre e non padrone o figlio dei miei figli.

pater
Pater

(N.S.)

Fui un buon padre?


Solo tu potrai dirlo: il resto
sar maldicenza o gloria vana,
inutile orpello nel tempo finale,
quando tutti saremo vagliati
per pensieri, parole e omissioni.
Ma so che in un luogo profondo di te
riverbera ancora leco dun canto
sgraziato, assoluto, si spande lodore
di pelle che spos la tua culla.
Sono un uomo. La mia vita piena di sbagli.
Quando, donna, li saprai uno ad uno,
giudica con indulgenza,
e cerca quella stanza dellanima
dov viva la voce che leniva
il tuo pianto, ti guidava nel sonno
lungo il mare della notte agitato.
Che tanto di me rimanga.
Abbastanza.
[San Cumano, 8 luglio 2014, al lume di candela].

24

pater
Tre poesie per i figli
1.
Sei luce nel sorriso, occhi aperti
nellesserci di meraviglia - luna
e pace le prime parole stupirti
di cielo, di semplici oggetti - una
palla, un libro, fedeli reperti,
un pezzetto di legno come piuma
che vola laggi, compagni esperti
di te, come solo donda la spuma.
No, non ancora relitti ma forma,
della tua conoscenza del mondo
che al mattino riscopri come nuovo,
e al risveglio lo sai cosa trovo?
I tuoi occhi aperti e nel fondo
di nuovo domande: la tua orma.

2.
ombra, lombra che ti culla
al suono di parole antiche,
circonda il tuo respiro, lo tiene
appena appeso ancora al filo
di coscienza che non vuoi
spezzare, legato al gioco della luce
tra mobili e palline, gli oggetti noti

25

pater
che ti chiamano alla vita
vento, il vento tra le imposte
ripete sempre un suono
ilare, giocoso sbatte il filo
sul davanzale, lallarme rif il verso
che ora invita al socchiudere,
al respiro che diventa lieve,
la brezza che scioglie i pugni
chiusi, il capo abbandonato al sogno
che, ora, ti sorregge
3.
Tra veglia e sonno
- negli occhi ancora il sole ti aggrappi a quella luce resa
incerta dal sole che scompare.
La nenia ti accompagna che tu canti,
- le labbra aperte ad u cercano il seno sorridi spinto infine sul cuscino,
il sogno che ti appaga, un braccio
o un bacio.

26

pater
Dialogando con il padre infedele (L.R. e N.S.)

1. Svolta antropologica?
Il padre infedele di Antonio Scurati un romanzo (con
spiccata vocazione saggistica) fortemente generazionale.
Ha la (fondata) ambizione di raccontare una nuova
generazione di padri (a partire da chi ha ora allincirca
cinquantanni) che potrebbe diventare, per, non solo
una parentesi nella storia plurimillenaria dellumanit
ma addirittura un nuovo tipo umano.
Proveremo a leggere il romanzo non nel dipanarsi della
vicenda che racconta ma come manifesto
antropologico, come guida provvisoria per padri in
transito, purtroppo sprovvisti delle bussole che hanno
orientato le generazioni precedenti, quasi come se il
celebre verso chariano (La nostra eredit non
preceduta da alcun testamento) fosse stato scritto
esattamente per noi, e come se, dunque, potessimo
imparare gli uni dagli altri, procedendo a tentoni per
congetture e confutazioni.
2. I nostri padri e noi
Che immagine, inutilizzabile, del padre abbiamo ricevuto dai nostri padri? Quella delluomo che non deve
chiedere mai, del maschio ben radicato nelle proprie granitiche certezze, tuttologo e tetragono alle sventure, un
Padre inarrivabile per le nostre fragilit patenti e concla-

27

pater
mate. Egli era presente nelle nostre vite, ma era rarissimo, un vero e proprio evento, che dedicasse tempo a noi, 28
che addirittura giocasse con noi. Quando era a casa, nel
tempo ordinario, riposava, per poi riprendere la sua attivit che sembrava inesauribile. Solo nel tempo straordinario delle vacanze poteva dedicarsi a noi, soprattutto
nel trasmetterci i suoi sapere pratici, ad esempio imparare a guidare, andare a cavallo.
Era un padre-padrone a cui non si poteva chiedere ma
solo ascoltare (un comando, un ammonimento, un rimprovero...). A volte non serviva neppure la parola, bastava uno sguardo a dire lerrore e la punizione che sarebbe seguita. Era un dio-padre che sentivamo distante e
vendicativo, di cui avere paura, da rispettare pi che da
amare.
Se proviamo a ricostruire lo stato danimo che provavamo al suo cospetto, percepiamo rispetto misto a timore
reverenziale, e la sensazione (castrante?) che non saremo
mai divenuti come lui. Infatti, cos andata...
3. Noi e i nostri figli
Scurati dedica il suo libro ai nuovi padri che, disarmati, stanno imparando la tenerezza delle culle. Prima
constatazione: siamo disarmati, privi di eredit spendibile. Come potremmo giocarmi il sapere pratico ereditato da nostro padre nellesercizio della tenerezza e della
cura materna? Seconda constatazione: il nostro apprendistato di Padri 2.0 inizia dalla culla, luogo tab del
Padre 1.0. Anche uno psicologo intelligente, i cui libri

pater
hanno accompagnato il processo di consapevolezza del
nostro essere padre, Osvaldo Poli, a nostro avviso compie 29
lerrore madornale di associare la figura del padre ad una
fase della vita del bambino che oramai ha superato la
culla e tutta la sua dimensione simbolica e pratica. Poli,
ad esempio in Cuore di pap. Il modo maschile di educare
(San Paolo, 2006) fa del padre il detentore del Logos. Il
linguaggio, dunque, la dimensione razionale dellesistenza, diventa lunico possibile medium del rapporto con
il figlio. Se c stato un tempo in cui il padre entrava in
scena solo per indirizzare e guidare attraverso la parola,
il nostro tempo di padri stato fin dallinizio quello
dellascolto: prendersi cura attraverso lascolto del respiro, del pianto, dei gesti inconsapevoli di chi non sa che
sei l. Ci che, invece, abbiamo sperimentato, dando il
latte ai nostri figli nel cuore della notte e, per anni, alle
sei del mattino mentre ascoltavamo la musica di Bach, o
nelle lunghe veglie notturne tenendoli in braccio perch
non riuscivano a respirare nella culla, la costruzione di
un fortissimo legame prelogico, oseremmo dire tattile e
olfattivo, attraverso lelementare cura della nuda vita
(mangiare, riscaldare, addormentare, rasserenare). Questo significa diventare, con una brutta espressione,
mammi? Duplicare la figura materna in un pericoloso
smarrimento di ruoli millenari, addirittura sovvertendo
un presunto compito biologico-naturale? In generale,
noi crediamo che luomo sia un essere per met naturale
e per met culturale, e dunque per lui naturale modificare culturalmente i propri comportamenti (lesempio che facciamo pi spesso quello del vegetarianesimo).

pater
Dunque, ben venga questo salto evolutivo. Scoprire la
tenerezza delle culle ha significato non solo affiancarci 30
alle madri, naturali detentrici di quel sapere, ed uniche
possibile guide in questa terra incognita fatta di pannolini, latte e decifrazione di enigmatici pianti, ma soprattutto scoprire nuove zone della nostra psiche, anche come
figli che raramente hanno avuto dal padre la tenerezza.
Insomma, ci pare che questa svolta antropologica possa
preludere ad un mutamento pi ampio, ad unumanit
meno bellicosa, pi capace di custodire la vita, consapevole di quanto essa sia fragile e preziosa.
4. Rivoluzione riuscita?
Quando Scurati stato a Benevento per la consueta
kermesse legata al Premio Strega, unico dei presenti a
dire cose degne di essere meditate, ha parlato delle fallimentari rivoluzioni tentate dalle generazioni susseguitesi
nel XX secolo, quelle politiche e quelle di costume, affermando, in maniera impegnativa, che, forse, lunica riuscita fosse proprio legata al nuovo ruolo dei padre nei processi di crescita dei cuccioli duomo. Si pu parlare, andando oltre il detto di Scurati, di una valenza politica
di questo accadimento? A nostro avviso s. Se vero,
com vero, che questo tempo soffre di unatrofia dellorgano preposto ad immaginare il futuro, se il male del
nostro tempo una presentificazione che da una parte
recide ogni radicamento nella tradizione, dallaltra, cul-

pater
lando in amniotici mondi paralleli la nostra immaginazione, inaridisce il bisogno utopico, ebbene i Padri 2.0
rappresentano la riapertura del futuro:
Cominciai allora a diventare quel genere duomo che fino
ad allora avevo scioccamente irriso. Mi ero sempre fatto beffe
di quei maschi che, valicata la dorsale dei trenta o dei quaranta, dopo una giovinezza sessualmente sfrenata o magari
anche dopo una prima fase della vita languida e inetta, una
bella mattina si svegliano e decidono di migliorare se stessi.
Si tuffano allora in una faticosissima impresa di costruzione di qualcosa per lavvenire qualcosa di non meglio
specificato ma quasi sempre legato allincontro con una
donna che un giorno li condurr laboriosamente a una casa
dove dimorare con i propri figli. Li senti allora nominare un
percorso, dibattere di un progetto. Li vedi con la fronte
costantemente imperlata di sudore e di un forzato buonumore.
Ci viene in mente il padre senza nome de La strada di
McCarthy che, spes contra spem, tiene aperto il futuro
nella fragile esistenza del figlio, anchegli senza nome:
Questo libro ci racconta come resisterle, e in nome di
cosa, dopo la morte di Dio e la scomparsa delle ideologie
complessive. La pulsione vitale il fuoco della vita
tutto ci che ci resta; non molto ma lo spirito di
sacrificio che essa esige, e la trasmissione di questo valore
da una generazione allaltra, pu essere forse il
fondamento di una nuova civilt (Luperini, Ginzburg,
Cataldi, La strada, Allegoria, n. 63, p. 179). Come

31

pater
lEnea che abbiamo scelto come unica immagine di
queste pagine, il padre (che continua ad essere figlio, se 32
porta sulle spalle Anchise) a farsi carico di aprire un altro
spazio/tempo agibile, quando la Madre/Patria in
fiamme, Troia irrimediabilmente brucia, Creusa morta,
divenuta pallido fantasma del regno delle ombre. Il
passaggio possibile solo ad Enea, al padre senza nome
che percorre la strada intessendo con il figlio un filo che
neanche la morte spezzer: Quando non ci sar pi
potrai comunque parlarmi. Potrai parlare con me e io ti
risponder, dice il padre senza nome al bambino senza
nome, subito prima di spirare.
Non avere paura, le dir, andr come deve andare. Se ci
sar da soffrire soffriremo; se ci sar da piangere, ebbene,
piangeremo. E poi, in un modo o nellaltro, ne verremo a
capo. Questo te lo prometto. Ci puoi contare. Tu dormi,
qualunque cosa tu sia, tu dormi. Non badare a niente, e
soprattutto ascolta quello che dico: non ci ascoltare. Quando
ci sarai tu noi saremo diversi, saremo migliori. Migliori di
quanto non siamo mai stati.
Scurati evoca una sorta di etica del salmone nella
tensione a risalire il fiume solo per deporre le uova,
custodire la possibilit del futuro.
5. Solitudine dei padri

pater
Privi di testamento spendibile, dove trovano i padri di
nuova generazione modelli, suggerimenti, conforto? Ab- 33
biamo gi detto che sicuramente non possono volgersi ai
propri padri, che, anzi, spesso si caricano sulle spalle per
il difficile transito epocale. Scurati suggerisce (sempre
nella serata beneventana) che essi possono guardare solo
alle proprie compagne. Ci sentiamo di aggiungere, per,
che qui si annida il rischio maggiore. Quello cio di femminilizzarsi completamente, senza cio preservare quel
nucleo paterno, legato al Logos, che, invece, appare
quanto mai decisivo in unepoca in cui, come ci insegna
Massimo Recalcati, la regressione uterina, il desiderio
compulsivo sono tratti caratteristici delle nuove generazioni. Mai come ora necessario essere teneri ma anche
rigorosi e capaci di fare da argine alla pulsionalit senza
freni dei nostri figli, alimentata dalla instancabile macchina pubblicitaria, che ha bisogno diuturnamente di acquirenti per le proprie merci, soprattutto simboliche.
Uno dei problemi del rapporto genitori-figli legati al nostro tempo, come scrive Recalcati in Il complesso di Telemaco, il venir meno della dimensione del conflitto o
dellasperit che vi necessariamente implicata. Al posto
di questo conflitto abbiamo una confusione della differenza generazionale e, di conseguenza, unalterazione
profonda del processo di filiazione simbolica (p. 100).
Per evocare il grande mito platonico, riletto dalla Irigaray, necessario saper entrare e uscire dalla caverna, mai
dimentichi del legame uterino (fonte di tenerezza e abbandono, capace di creare legame empatico con i nostri

pater
cuccioli), ma anche capaci di uscire alla luce del Sole/Logos per plasmare quella talvolta necessaria Legge,
senza la quale, come scrive Recalcati (ne Lora di lezione)
c solo culto del godimento del tutto sganciato dal desiderio che si rivela fatalmente distruttivo. Dobbiamo essere capaci di decifrare, infatti, la specificit del nostro
tempo. Applicando le feconde intuizioni del Marcuse di
Eros e civilt, non dobbiamo credere linconscio atemporale. In esso avvengono trasformazioni importanti sollecitate dal mutamento dellambiente esterno. Ebbene, il
turbocapitalismo avviatosi negli anni Ottanta si alimenta del desiderio compulsivo, che a sua volta deve essere alimentato. In questa novit epocale risiede, dunque, unaltra necessaria funzione politica dei padri di
nuova generazione: La Legge pazza e perversa del perch no? sembra rendere vani gli sforzi degli educatori.
Questa Legge alimenta un culto del godimento del tutto
sganciato dal desiderio che si rivela fatalmente distruttivo: Perch no? Perch non godere sino alla morte,
sino alla dissipazione della vita? Perch non godere al
di l di ogni Legge?. Per contrastare il dominio di questa
versione perversa della Legge, si deve riuscire a tenere
viva unaltra domanda: se lesperienza del limite divenuta priva di senso, come reintrodurre in ogni processo di
formazione la funzione traumatica ma beneficamente positiva di quellesperienza? (Recalcati).
6. Esperienza religiosa

34

pater
Nella scena successiva Giulia e io siamo in bagno, una
di fronte allaltro, compresi nella strettoia tra il water e il 35
bidet.
mattina. La luce dagosto spiove su di noi da sinistra
a destra, da oriente a occidente, filtrata dai vetri opacizzati
per proteggere lintimit di quel luogo di recesso. Lei alza gli
occhi su di me e lo dice. Lo dice a me, proprio a me, a nessun
altro. Sorride. Segue un attimo di silenzio.
Non importa quanto duri quel silenzio, se sia lungo o
breve, ma c. un silenzio necessario. Perch l si vive un
momento di brivido cosmico. Che si creda o meno in una
qualsiasi divinit, in quel momento si trema, in quel momento si raccolgono le forze. Che ne siate consapevoli o meno,
in quel momento vi interrogherete su quale sia il vostro posto
nel mondo. Che confidiate o meno in Dio, quel momento vi
obbliga a credere nelluomo. E nella sua discendenza sulla
terra.
una strana scena di annunciazione quella che stiamo
vivendo. Di norma langelo in ginocchio, la madre seduta
o in piedi. A volte, anche se raramente, la composizione si
ribalta. Allora la madre che sinchina a terra. La dissimmetria per permane. Nel nostro caso, invece, siamo entrambi in piedi. Alla pari, orizzontali, sullo stesso asse di
rotazione terrestre.
La madre e langelo sono la medesima persona. Il padre
sta dallaltra parte e ascolta. Si limita ad ascoltare, non pu
fare diversamente. Un pittore scrupoloso lo dipingerebbe
fuori dal quadro. Ma ora non c pi tempo, il momento

pater
trascorso, il padre deve scegliere se venire al mondo. Lincarnazione per gi iniziata e la decisione presa. La sposa 36
aspetta un figlio. Cos sia.
Quando scopriamo che diventeremo padri... diventiamo padri! Nasciamo, cos suggerisce Scurati, confortato dalla nostra esperienza personale, a nuova vita. Nel
maschio avviene una metamorfosi per certi versi inattesa: dalla condizione filiale e irresponsabile, si passa a
quella paterna e responsabile. Non a caso in uno dei
grandi libri filosofici del XX secolo, Il principio responsabilit, larchetipo di questa virt cardinale viene identificato con il padre: Proprio lavvenire di ci di cui si ha la
responsabilit costituisce la dimensione futura pi autentica della responsabilit. Il suo traguardo estremo, a cui
essa non si deve sottrarre, consiste nellabdicare a favore
del diritto del non-ancora-esistito e grazie-a-lei-divenuto.
Alla luce di questa estensione, che trascende se stessa, risulta evidente che la responsabilit non altro che il complemento morale alla costituzione ontologica della nostra
temporalit. Jonas ci dice che, fin quando non sperimentiamo, attraverso il figlio, la responsabilit proiettata nel futuro, non esperiamo integralmente la nostra
costitutiva ontologia, che rimarrebbe monca senza questo slancio. La bella pagina di Scurati, per, induce anche
unaltra riflessione: nella paternit sperimentiamo una
dimensione religiosa o sacra, che appare sempre pi
lontana dalla sensibilit della terra abbandonata dagli
Dei: Che confidiate o meno in Dio, quel momento vi obbliga a credere nelluomo. E nella sua discendenza sulla

pater
terra. La scommessa sul futuro ha una dimensione religiosa. Si fonda sulla fede: che la vita sia, malgrado 37
tutto (si pensi allo scenario apocalittico de La strada). Io,
padre, ho fede che, malgrado tutto crolli intorno a me,
tutto bruci, ci sar una terra fertile in cui la vita nascente
potr prosperare. Io ho fede.
Il futuro. Gi, il futuro. Qualcuno ha scritto che la genuflessione dinanzi al futuro la pi vile delle piaggerie. Il
futuro certo ci giudicher, ma senza la bench minima competenza. S, credo proprio che sia cos. Eppure, quando sei
genitore, non puoi fare a meno di inchinarti al futuro. La
nostra sottomissione allavvenire una religione spuria, un
culto segreto di popoli oppressi. [...] Noi genitori imploriamo il futuro, la sua benevolenza, perch nelle sue cavit
abbiamo nascosto le piccole miserie del nostro presente.
Ma anche questa ennesima ipocrisia, questa ulteriore,
piccola infedelt un bene, tutto sommato. Ci serve a guarire, almeno un poco, dalla malattia della nostra epoca,
quella che ci spinge a misurare il tempo sul metro corto del
presente. Curarti dei figli, amarli, ha senso soltanto se misuri la tua esistenza su archi temporali pi ampi. Se li vivi,
invece, nellorizzonte angusto della cronaca, avere dei figli
pu significare solamente un altro pannolino da cambiare,
unaltra notte di sonno perduto, giorno dopo giorno dopo
giorno. Se, al contrario, i figli li osservi con uno sguardo
lungimirante, a volo duccello, allora divengono il sale della
terra. Per far questo, per, necessario che i morti battano le
ore per i vivi, i morti e i non ancora nati. Devi riuscire a
scagliare lontano la pietra di confine e poi dire ai tuoi eredi:

pater
tutto tuo, fin dove la vista si perde. Non facile, lo so.
Non ci sono pi padri a insegnartelo, n in cielo n in terra. 38
Riguardo a questo, siamo tutti fratelli.
7. Lincontro
Per pochi minuti ci ritroviamo io e lei da soli. [] E
allora tocca a me, con gli unici pensieri di cui sono capace,
dare a nostra figlia il benvenuto a questo mondo. [...]
Vorrei poter proclamare che, fin dal suo primo apparire,
la sua vita stata una cosa meravigliosa. E lo stata, senza
dubbio lo stata, ma non posso nasconderti, figlia mia, che
anche tu, come noi tutti, sei nata nella sofferenza. [] sei
venuta al mondo piangendo. Hai riempito questa modesta
porzione di spazio ricoperta dalle macerie di una piccola catastrofe, lorda dei suoi escrementi. Per poter vivere sei stata
espulsa con violenza dal grembo materno che ti aveva fatto
vivere, lo hai riempito e lo hai prepotentemente costretto a
traboccare. Lo hai terremotato. In questo s, sei stata meravigliosa: hai dimostrato la strenua, tenace fiducia in se
stessa della vita in prossimit della sua apocalisse. []
Nonostante tutti i nostri sforzi, le nostre vane speranze, la
tua primissima esperienza umana stata, per, quella della
mancanza. Il tuo primissimo respiro un istante di asfissia.
La tua prima parola il pianto. Sei venuta al mondo lottando. Sappilo e non dimenticarlo. Perch io, tuo padre,
credo fermamente che sia questa tenacia, questa forza magnanima, a fare di te e di tutti noi delle creature stupefacenti.

pater
Nellesperienza dellincontro con laltro, con laltro che
sangue del nostro sangue, dellaltro cos diverso da noi 39
ma che ci appartiene completamente, nellesperienza
della nascita del figlio, dellincontro col suo pianto e della
sua mano cieca che ci stringe il dito racchiuso per noi il
senso di questo libro. Nella scelta cosciente del voler prendersi cura di qualcuno che non sia me stesso c il riconoscimento dellessere padre.
Leggendo Scurati ci viene in mente lincontro coi
nostri figli, quel primo sguardo, langoscia per la loro
fragilit e la promessa dellessergli da allora in poi
accanto. Nella sua voce, nellincontro con il figlio
(LAltro non il territorio dellaltrove. ci che si
insinua come unombra allinterno della nostra vita, in
uno sguardo, nellinquietudine di una preghiera o in un
appello, nellansia dellattesa, nelle cave della nostra
memoria, nellabbraccio in cui, unendoci allaltro, lo
scopriamo come altro, scrive Franco Rella), abbiamo
scoperto e capito di pi anche di noi stessi. I nostri figli
conosceranno il nostro passato e lo giudicheranno. E
avranno il loro tempo da vivere. I nostri figli creeranno il
proprio tempo. Noi possiamo solo cercare di prepararlo
quanto meglio per noi e per loro. A partire da questo
incontro. Il compito impossibile di padri questo
mostrarsi per quello che siamo, nella fragilit delle nostre
azioni, esposti al rischio e al fallimento.
Io sar forse un padre sbagliato, diverso da quello che
avresti voluto e magari anche meritato, un padre infedele fin
dal primo momento, ma ti guardo e vedendo il tuo cranio

pater
ammaccato, il tuo piccolo corpo stremato dagli spasmi che
turbano il tuo primo sonno, i tuoi occhi chiusi, abbagliati 40
dalla luce al neon di questa corsia dospedale che poi la luce
del mondo, non riesco a non vedere una piccola sopravvissuta alla catastrofe del suo grembo, e non riesco a non udire
nei tuoi vagiti stentati gli echi primordiali dellesodo avventuroso della nostra specie espulsa milioni di anni or sono dal
grembo del mare e, dunque, proprio in virt e considerazione
di questo grande sconquasso, ti auguro con tutto il mio cuore
di padre di poter essere una donna forte e lieta, ma so per
esperienza di uomo che porterai sempre nelle pieghe del volto
un po di quella malinconia che ovunque ci accompagna
nella nostra vita extramarina.
Ed per questo motivo che io ti amer sempre e sempre
sar al tuo fianco. Io sono tuo padre e soccorrer il tuo
pianto. Salve, bambina. Salute a te, creatura venuta a questa sponda di sabbia e sassi dagli oceani prosciugati. Che tu
sia la benvenuta a questo mondo.
Ed in questo senso per noi la paternit ha una forza
sacrale, nelle parole umane di conforto al pianto del figlio,
nellabbraccio, nella presenza che non debolezza ma
conforto alle sofferenze per quanto piccole possano essere.
E mia figlia deve sapere che, se piange, suo padre questo padre infermo, questa madre mancata non la lascer
sola, non finch esaler lultimo fiato. Non avr perci da
me nessuna piccola crudelt funzionante, nessuna ombra di
abbandono efficiente. Ci penser poi la vita a tutto questo, ci

pater
penser la morte. La mia, la sua, quella di tutti. Ma fino ad
allora io protesto. E resisto a oltranza contro i nazisti del
sonno.
8. Nascere, morire
Lei ora qui, davanti a me, sotto i miei occhi, nella sua
culla. La sua presenza in carne e ossa testimonia ancora una
volta, nel sonno e nel pianto, che la nascita la parte pi
irrevocabile dellesistenza, la cosa pi definitiva che ci sia al
mondo. Un giorno sparir anche lei, come spariremo tutti,
ma ora nata e indietro non si torna.
Scurati, che pudicamente ha fermato il racconto sulle
soglie della sala-parto, riconoscendo che ci sono cose su
cui bisogna tacere, che non devono essere mostrate, come
ben sapevano i tragici greci, illumina un aspetto della
nascita in queste poche righe che merita
approfondimento. Il pensiero novecentesco, in
particolare, percorso da una riflessione sul nascere e il
morire che valorizza ora luno ora laltro polo. Basti
pensare allHeidegger di Essere e Tempo (lessere-per-lamorte) e la sua allieva-amante, Hannah Arendt
(Initium ut esset, creatus est homo affinch ci fosse
un inizio, luomo fu creato, dice Agostino. Questo inizio
sempre e ovunque belle pronto. La sua continuit non
pu essere interrotta, poich garantita dalla nascita di
un nuovo essere umano). In realt, linizio e la fine
devono essere pensati insieme, come, ad esempio, fa
Vladimir Janklvitch nel suo libro (La morte): Si

41

pater
potrebbe dunque dire che la vita eterna, vale a dire il
fatto indelebile di essere stato, un regalo che la morte fa 42
alla persona vivente. Il fatto dellesser-stato dunque, alla
lettera, un istante eterno, e si comprende perch eternit e
istante cessano qui di contraddirsi: la nascita e la morte
circoscrivono su un fondo di eternit, ritagliano
nellinfinito linsularit biografica di unesistenza.
Scurati ha scritto: Un giorno sparir anche lei, come
spariremo tutti, ma ora nata e indietro non si torna.
Indietro non si torna... Nella nascita c una
irrevocabilit che coniuga listante e leternit. Qualcosa
accaduto... Se lirrevocabile della morte deve rendere
irrevocabile la vita di qualcuno, questo pu accadere solo
salvando tutto: salvando lessere che essa perde e
nellatto stesso di perderlo. Sarebbe forse di questo genere
il salvataggio che le religioni, di comune accordo,
chiamano la Salvezza (Janklvitch). Ancora, dunque,
religione. Nellunico modo concepibile oggi, nel tempo
del Dio morto. Impossibile non pensare alle pagine
sublimi del Simposio platonico, dove Diotima erudisce
Socrate sui misteri amorosi: Tutte le creature viventi
sono mortali, ma in loro c una scintilla dimmortalit:
la fecondit dei sessi, la capacit di generare nuovi esseri
viventi [...] Ma perch creare nuova vita? Perch per
qualsiasi essere mortale leternit e limmortalit possono
consistere solo in questo: nel creare nuova vita. Ora, il
desiderio dimmortalit accompagna necessariamente
quello del bene - lo sappiamo, ormai - se vero che
lamore desiderio di possedere per sempre il bene. E cos
da tutto quello che abbiamo detto segue questo, che

pater
lamore ha come proprio oggetto limmortalit.
9. Evaporazione del padre
Siamo nel tempo dominato dallevaporazione del
padre, quello della specularit narcisistica, quello in
cui i padri hanno scelto come unico parametro dellazione
educativa lo spianare la strada da qualunque ostacolo.
La scena che ci si presenta ben nota, una scena di
ordinaria tirannia infantile. Tutti noi labbiamo osservata
in luoghi affollati, soprattutto in quelli consacrati al tempo
libero o alla vacanza della famiglia italiana: bambini
sanissimi, energici, perfino rigogliosi, trionfi di ipermotilit
e ipersviluppo che, privi di ogni freno inibitore, scalpitano,
schiamazzano, furoreggiano, gettando nella disperazione i
loro impotenti genitori [...]. Bambini che non solo sono
sottratti a ogni forma di autorit da parte dei genitori, ma
sono addirittura loro a esercitarla su padri e madri, con
larbitrio e la violenza di cui solamente la crudelt infantile
capace.
il tempo del figlio Narciso, il figlio autorizzato a
coltivare il sogno della propria realizzazione e della
propria felicit, ma anche il figlio senza desiderio,
plastificato, apatico, perso nel mondo fagico degli
oggetti, insofferente ad ogni frustrazione, il piccolo revampiro insensibile alla fatica dellAltro e al suo debito
simbolico (Recalcati). il figlio di padri muti, di tempi
che invitano solo al godimento immediato.

43

pater
Il colpo di stato dellinfanzia lo si deve non a una
mancanza di cure nei riguardi dei nostri bambini, ma a un
loro eccesso.
10. Educazione sentimentale
Sulla copertina de Il padre infedele campeggia una
frase terribile (Ogni volta che nasce una famiglia, muore
una coppia), che riprende la constatazione del protagonista: Avevamo cominciato a non essere pi una coppia
un attimo dopo essere divenuti una famiglia. Questa
esperienza comune a molte coppie, probabilmente da
sempre, ma oggi, nel tempo in cui il desiderio sembrerebbe non dover aver limiti o coartazioni, appare tanto
pi insopportabile. In maniera acuta, Scurati, infatti, intrama la terza parte del romanzo delle fughe (che appaiono pi oniriche che reali) del padre infedele, alla
ricerca di soddisfazione per quella parte di s sacrificata
alla famiglia. Proprio in questi passaggi, tra laltro, Scurati fa un atto di grande onest intellettuale, che ricalchiamo: si pu parlare solo per s. Noi non potremmo
scrivere nulla di come le nostre mogli hanno vissuto la
maternit (tardiva). Noi non stiamo parlando dellesperienza della genitorialit in queste righe, ma di quella
della paternit, perch lunica che abbiamo vissuto e
stiamo vivendo:
Ci detto, non mi arrogo il diritto di parlare per lei.

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pater
Il falso progressismo che ieri ci illuse di poter essere altro
da ci che siamo sempre stati era lo stesso che adesso mi suggeriva di adottare comunque il punto di vista dellaltro. Se
vuoi veramente capire, se vuoi rendere giustizia, devi dotarti
di uno sguardo equanime, panoramico, orbitale, devi abbandonare il punto di vista del maschio e assumere quello della
femmina, rinnegare ladulto e schiacciarti sul bambino, congedarti dal giovane e arruolarti nel vecchio. E viceversa.
Questo ci ammannisce linganno progressista.
E invece no, lunica cosa onesta che possiamo fare rassodarci in noi stessi, covare il nostro unico uovo e poi creparne il guscio.
In pagine belle e dolenti, Scurati racconta la regressione animale del padre (infedele) che per non rinnega
la famiglia, la moglie, ma vive con sofferenza queste
pulsioni che riemergono prepotentemente in lui. E, ci permettiamo di aggiungere, nelleros si esprime una pi generale joie de vivre che sembra incompatibile con la responsabilit genitoriale:
E la cosa peggiore, la pi dura da accettare, che non
avevo affatto smesso di amarla. Guardavo con commozione
questa donna sfinita rifugiarsi nella sua grotta, scrutavo le
prime ombre di una notte negra scendere su questa montagna
primordiale, contemplavo con commozione il suo volto antico, severo quanto lo meritavano le nostre vite lasche. Amavo
in lei, ora pi che mai, langustia di chi sente le ristrettezze
dellesistenza, linfinit degli angoli dattacco, amavo in lei
la dannazione e il dono del vivere a stento, giorno dopo

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giorno, notte dopo notte, amavo quegli occhi in cui si andava
spegnendo il senso della lotta. Amavo soprattutto le sue occhiaie, le sue insonnie. Amavo in lei la trattenuta disperazione di chi oramai, madre di una figlia, non pu pi abbandonarsi alla volutt del disastro. Amavo tutto questo, ne
provavo compassione, eppure mi inferocivo perch non potevo pi mettere il mio sesso nella sua bocca.
Nel libro di Scurati c unesplicita critica a tutte
quelle ideologie, di derivazione ottocentesca, che hanno
sognato una rivoluzione sessuale pacificatrice dei nostri demoni:
Perch ostinarsi? mi chiedo. Perch lamore, mi rispondo, lultimo dei cieli che ci sono crollati sul capo. La
sua idea romantica grava su di noi con il peso di una condanna a vita. Nel vuoto quieto e assoluto della stanza, il mio
corpo irradia il proprio desiderio frustrato di fondersi con
quello di mia moglie, con il suo spirito e con la sua carne.
Sente di averne il dovere e il diritto, con la ragione e con il
sentimento, ma quellidea ottocentesca morta al mondo e,
sopravvissuta in cattivit in qualche angolo della mia testa,
la rode da dentro.
Il libro pu aiutarci a ripensare rapporti pi adulti e
meno fusionali. Lamore romantico, la cui forma bestiale vive nellimmaginario pornografico, una dimensione totalizzante (e totalitaria). Paradossalmente, dunque, la famiglia pu essere un antidoto, se non si fa
nido, ad una forma regressiva dellamore. Io sono io, tu

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sei tu (moglie, figlio/a): siamo irrimediabilmente diversi,
mai ci fonderemo (per fortuna!), possiamo solo, talvolta, incontrarci nella nostra differenza irrimediabile.
11. Mito
Ci eravamo raccontati a lungo che divenire padri e madri avesse sostanzialmente a che fare con qualcosa di non sostanziale, che significasse aggiungere al nostro bilancio una
nuova esperienza, mutare i nostri stili di vita e di consumo,
cambiare le nostre mete di vacanze e le abitudini del weekend,
operare un restyling delle nostre identit immaginarie. Cos
come ci eravamo illusi che assolvere le responsabilit nei confronti dei nostri figli si limitasse al compito piacevole e interessante di programmare la singolare traiettoria del loro
corso nel mondo: quali indumenti avrebbero indossato, come
avrebbero coltivato i loro talenti nel tempo libero, quali universit avrebbero frequentato, quale professione avrebbero
scelto. Ci eravamo convinti che il compito ben pi sodo, e
meno divertente, di coltivare la terra che li avrebbe nutriti e
di produrre industriosamente i beni necessari alla loro sussistenza appartenesse oramai a un passato stentato e sepolto.
Roba da Terzo mondo.
Ricordo che quella mattina, in calce a questa solitaria meditazione, mentre deponevo mia figlia addormentata nelle
braccia di Watsana, la nostra tata filippina braccia ben
pi salde delle mie , sebbene avessi soltanto fatto ritorno da
un breve giro in automobile in unagiata, sicura e nemmeno
tanto trafficata capitale economica del Nord Italia e del Sud

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Europa, ebbi la trionfante sensazione di aver condotto in
salvo la mia bambina.
I padri 2.0 vivono la loro paternit in una dimensione
mitica. In Vita segreta di un padre e di sua figlia
viene descritto un prosaico percorso in macchina del protagonista con la bimba piccola che viene ammantato da
contorni leggendari di impresa epica. Ci ha fatto ricordare
molti viaggi prosaici con i nostri figli. Effettivamente il
divenire genitori consiste nel mettere al mondo una creatura inetta e inerme che dipende interamente da te finanche per la sua sopravvivenza. Per noi la cura parentale
ha perso la naturalit, la prosaicit che probabilmente ha
avuto per molti secoli, per ridivenire sfida continua: Sarai tu a far battere quel piccolo cuore, tu che con il tuo
fiato sosterrai il suo respiro. Ecco finiti i tuoi giorni da
idiota del cosmo.
La dimensione mitica che intrama il romanzo di
Scurati percepibile anche nel capitolo Un eroe dei nostri tempi:
Reggendo mio padre con la mano sinistra, sorreggendo
Anita con la destra e con tutto il corpo la schiacciante assenza di mia moglie, esco in strada. Per un istante mi sento
un eroe antico dei tempi moderni. Siamo certo piccoli uomini ridicoli e non fondatori dimperi, mi dico mentre mi
avvio alla fermata del tram sopportando con la sola forza
delle braccia il peso del vecchio padre e di mia figlia. Ma ci
non toglie che gli dei siano fuggiti anche dal nostro cielo e

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che noi dobbiamo difendere ancora una volta una citt scomparsa. Ancora una volta la casa dei padri brucia alle nostre 49
spalle e noi potremo condurre in salvo soltanto ci che riusciremo a caricarci in collo.
il motivo per cui abbiamo scelto Enea che porta Anchise sulle spalle e Ascanio per mano come unica immagine di questo volumetto. Larchetipo del profugo
troiano contiene tutto: un passato in sfacelo, un futuro
da tenere aperto, un padre oramai vecchio, un figlio piccolo da custodire, la moglie assente. Noi padri 2.0 ci
sentiamo tutti, talvolta, eroi antichi dei tempi moderni.
12. Ninnananna
Ogni padre di nuova generazione ha fatto cose strane.
Ad esempio, addormentare una figlia cantando o
facendole ascoltare musica, da Lucio Battisti ai Procol
Harum, da Bach a Schmelzer. Un vero e proprio lavoro
di trasmissione, oltre che una medicina contro gli orrori
della notte e del buio, unita alle braccia e allodore della
pelle. Anche Scurati ne parla in un capitolo intenso, che
aggiunge ulteriore politicit a ci che andiamo
raccontando. Sgraziato, il povero protagonista de Il padre
infedele conosce una sola ninnananna, Bella ciao. Alla fine
di quel racconto, emerge una consapevolezza:
E io che avevo fatto il servizio civile, io che appartenevo
a una generazione per cui la guerra era stata una serata
trascorsa sul divano a guardare la televisione, ascoltando il

pater
respiro placido e regolare di mia figlia abbandonata nel
sonno, quel respiro che il respiro del mondo, io finalmente 50
mi davo pace e non mi sentivo pi un usurpatore. Nessun
eroismo mi era toccato in sorte, nessuna vera vilt, eppure
anche io in quel momento ero un padre. Mi pareva anzi di
capire che, in ultima istanza, proprio di questo si trattava,
proprio quella posta minuscola e preziosa era in gioco nella
paternit. Riuscire almeno una volta, a dispetto di tutto, a
intonare un canto di vite altrui, di lotte e resistenze
combattute da unumanit straniera, sopravvissuta e
trasmessa alla posterit grazie alla canzone non tua che tu,
per, canti con un cuore casto e un filo di voce. Questa la
tradizione, questo il succo di tutta la faccenda. La vita non
tua, la vita prestata che per tu trasmetti in prima persona,
tu che per un istante tinsedi nel luogo delle risonanze, ti fai
diapason, albero, ramo e foglia perch il vento fischi,
passandoti attraverso, la vita di tua figlia che sinfutura
lasciandoti indietro.
In quei momenti, in quel silenzio perfetto, silenzio a due
rotto dal suo fiato e dal mio, il mio etereo, evanescente, e il
suo radicale, pesante, riuscivo a udire la voce che parla dal
fondo del tempo e ti d ardimento, d anche a te che non sei
niente lo stesso coraggio che diede ai partigiani sulla
montagna.
La voce dice avanti, non sei solo, non sei il primo, non sei
lunico, ma stai in unimmensa schiera che marcia. Non sei
lultimo, soprattutto questo dice la voce.
Un canto partigiano che diventa il nostro atto eroico,
un canto che trasmette la storia di una resistenza, una

pater
canto che ti rende parte di una storia, di una lunga
teoria di padri in marcia. Nel canto, dunque, noi padri
di nuova generazione scopriamo di non essere soli. Nel
canto rompiamo il serpente che sussurra mai pi
[gennaio 2015]

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Bibliografia
-

C. McCarthy, La strada, Einaudi, 2007.

V. Janklvitch, La morte, Einaudi, 2009.

H. Jonas, Il principio responsabilit, 1990.

- M. Recalcati, Il complesso di Telemaco. Genitori


e figli dopo il tramonto del padre, Feltrinelli, 2013.
- M. Recalcati, Lora di lezione. Per unerotica
dellinsegnamento, Einaudi, 2014.
- F. Rella, Le soglie dellombra. Riflessioni sul mistero, Feltrinelli, 1994.
-

A. Scurati, Il padre infedele, Bompiani, 2013.

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Luca Rando nasce nel centro dellItalia l11 febbraio 1967.


Non ha patria se non quella che di volta in volta gli offrono i libri
che legge in solitudine, spesso in campagna, dove arriva dopo lunghe
camminate.
Cresce con due amori, la poesia e il teatro, per malinconico
isolamento il primo, il secondo per ansia di comunit.
Nell'amicizia e nelle associazioni di cui ha fatto (e fa) parte ha
trovato il luogo del pensiero e dell'azione; nella famiglia e nella scuola
il luogo dell'incontro e dell'amore.
Il 1 febbraio 2002 coniuga pensiero e incontro cullando suo figlio.
Oggi quando guarda i figli o i suoi alunni prova un moto di felicit,
lo stesso della domenica mattina ad occuparsi dei beni comuni vicino
casa.
***
Nicola Sguera nasce a casa sua il 20 giugno 1967.
Vive un'infanzia senza ombre, se non quelle che la sua fantasia
bizzarra trasforma, di notte, in orchi e vampiri.
Nel 1984 nasce a nuova vita: smette di mangiare carni per empatica
compassione, rompe il patto con il Dio della sua tradizione familiare e
conosce la sua futura moglie. Meglio sarebbe non essere mai nati, ripete
spesso.
Il 24 gennaio del 1990 sua madre decide di impartirgli l'ultimo
memorabile insegnamento: nella mia fine il tuo inizio.
Nel mercoled delle ceneri del 1998 si inginocchia nuovamente, e
prega un Dio sconosciuto: per la prima volta comprende il senso della
parola amen.
Quando la sera osserva sua figlia, raccolta in un sonno finalmente
sereno, e pensa a sua madre, ai suoi alunni, al vino, alla poesia di Char,
alle canzoni di Nick Cave e all'Inter, benedice e s, in fondo, altissimo,
non onnipotente buon Signore, grazie.
Luca Rando e Nicola Sguera hanno animato, insieme, la rosa necessaria, uscita
dal 1993 al 1999. Nicola Sguera ha pubblicato una raccolta di brevi saggi (In quieta
ricerca, Percorsi Editore, 2012) e una raccolta di poesie (Per aspera, Delta 3 Edizioni,
2013).
Insegnano entrambi: il primo Lettere nel Liceo Classico di Potenza, il secondo
Filosofia e Storia nel Liceo Classico di Benevento.

segnavia,
segnavia, n. 0,
0, gennaio
gennaio 2015
LUCA RANDO
Mio padre in bianco e nero
Padre nostro: una preghiera
In nomine patris
Tre poesie per i figli
Dialogando con il padre infedele

p. 5
p. 11
p. 17
p. 25
p. 27

NICOLA SGUERA
mio padre
Testamento iconico
Padri dei nostri padri
Pater
Dialogando con il padre infedele

p. 1
p. 10
p. 13
p. 24
p. 27

Bibliografia

p. 56
2

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