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1)

Titolo: La percezione del tempo nello sviluppo tipico e atipico


Autore: Fabiana Nuccetelli, Relatore tesi di Laurea Prof.ssa Laura Petrosini

2)
Abstract in italiano
Il modo in cui il cervello costruisce una rappresentazione mentale del passaggio
del tempo sembra essere un fenomeno molto complesso. Il nostro cervello deve
stimare il passaggio di brevi intervalli di tempo con precisione molto elevata, al
fine di eseguire azioni estremamente elaborate, come ad esempio le prestazioni
atletiche o artistiche. Daltra parte, la percezione del tempo fondamentale per la
vita quotidiana, in quanto necessaria per la realizzazione delle attivit in cui
necessario stimare il passare del tempo (secondi o minuti).
Molti studi hanno indagato la capacit di elaborazione temporale nella
popolazione adulta, pochi, invece, sono stati gli studi che hanno affrontato questa
tematica in una prospettiva evolutiva. Questa carenza presente in letteratura la
motivazione di base di questo lavoro sperimentale che ci ha portato ad indagare la
percezione del tempo nello sviluppo tipico (esperimento 1) e atipico (esperimento
2), attraverso un compito di bisezione temporale.

Abstract in inglese
The way in which the brain constructs a mental representation of the passage of
time seems to be a very complex phenomenon. Our brain has to estimate the
passage of brief intervals of time with very high accuracy, in order to perform
actions extremely elaborate, such as athletic performance or artistic. On the other
hand, the perception of time is essential for everyday life, as it is necessary for the
realization of the activities in which it is necessary to estimate the passage of time
(seconds or minutes). Many studies have investigated the ability of temporal
processing in the adult population, few, however, have been studies that have
addressed this issue in an evolutionary perspective. This deficiency in the

literature is the basic motivation of this experimental work that has led us to
investigate the perception of time in typical development (experiment 1) and
atypical ( experiment 2), through a task of temporal bisection.

3) Cinque parole chiave: Percezione, Tempo, Sviluppo, Bisezione temporale,


Sindrome di Williams.

4) Manoscritto
Introduzione
Labilit di processare le informazioni temporali in modo accurato cruciale per
la sopravvivenza degli individui. Il nostro cervello deve stimare il passaggio di
brevi intervalli di tempo con precisione molto elevata, come quelli necessari per
eseguire azioni estremamente complesse di coordinazione motoria. Il modo in cui
il cervello elabora e costruisce una rappresentazione mentale del passaggio del
tempo un fenomeno molto complesso e discusso in letteratura. Per tale motivo
nella prima parte della tesi, sono state riportate le pi recenti scoperte circa i
meccanismi neurali sottostanti il timing. In questo ambito, gli studi di
neuroscienze hanno cercato di chiarire le strutture cerebrali e i processi cognitivi
coinvolti nella percezione del tempo. Importanti contributi provengono da studi
effettuati su soggetti sani, pazienti con danno cerebrale e con malattie
neurodegenerative e su popolazioni di individui affetti da disturbi evolutivi.
Questi studi hanno mostrato che specifiche regioni del sistema nervoso sono
coinvolte nel timing e che le aree coinvolte e i processi cognitivi implicati
dipendono dalla natura del compito, dalla durata e dalle caratteristiche dello
stimolo (Droit-Volet e Meck, 2007; Eagleman, 2008; Nobre e O'Really, 2004;
Wittmann e Paulus, 2008).
Il tempo una dimensione fondamentale anche nellet evolutiva. Recenti studi
hanno dimostrato che gi a partire dai quattro mesi di et i bambini sono in grado
di discriminare le durate di eventi (Brannon et al., 2007; Provasi et al., 2011; van

Marle e Wynn, 2006) e di rilevare una deviazione temporale nella presentazione


ritmica di suoni (Brannon et al., 2008). Inoltre, dai tre anni di et il
comportamento dei bambini presenta le propriet fondamentali della percezione
del tempo che si trovano negli adulti (Droit-Volet et al., 2001, 2007). Nel
complesso, queste evidenze sperimentali suggeriscono che i meccanismi neurali
che permettono ai bambini di stimare il tempo sono gi presenti a partire dalla pi
tenera et (Brannon et al., 2008; Droit-Volet e Wearden, 2002). Tuttavia, il fatto
che i meccanismi del timing siano presenti in fasi precoci dello sviluppo, non
esclude una variazione et-correlata di questi processi, poich i giudizi temporali
non sono dipendenti soltanto da un orologio interno, ma anche dalla complessa
interazione tra differenti processi cognitivi quali, memoria, attenzione e processi
decisionali, la cui efficacia aumenta con lo sviluppo.
Tenendo conto di queste evidenze, sembrato interessante analizzare i
cambiamenti et-correlati nel timing in bambini con sviluppo tipico attraverso
lutilizzo di un compito di bisezione temporale (esperimento 1). A questo scopo,
168 bambini con sviluppo tipico della scuola primaria hanno partecipato a questo
esperimento. I bambini sono stati suddivisi in cinque gruppi sperimentali in base
alla classe frequentata (dalla prima alla quinta elementare). Inoltre, data la quasi
assenza di studi che analizzano leffetto modalit sulla percezione del tempo nei
bambini (Droit-Volet et al., 2004, 2007; Szelg et al., 2002), il compito stato
somministrato in due modalit sensoriali diverse (acustica e visiva), al fine di
analizzare se la capacit di giudizio temporale sia influenzata dalla natura dello
stimolo presentato.
Un altro obiettivo del lavoro sperimentale, affrontato nellesperimento 2, stato
quello di analizzare labilit di discriminazione temporale in soggetti affetti da
sindrome di Williams (SW), una specifica popolazione di individui con disabilit
intellettiva da lieve a moderata. Nellesperimento 2, le performances di 12
individui con SW sono state confrontate con quelle di un gruppo di 12 individui
con sviluppo tipico accoppiati per et mentale e genere. Anche in questo secondo
esperimento, per analizzare se la capacit di discriminazione temporale fosse
influenzata dalla natura dello stimolo presentato, la prova stata somministrata
attraverso due modalit sensoriali diverse (acustica e visiva). Linteresse di questo

secondo esperimento nasce dalle osservazioni sperimentali e cliniche effettuate su


individui con SW che hanno descritto un profilo neuropsicologico caratterizzato
da un deficit specifico delle capacit visuo-spaziali e della working memory visuospaziale, correlato alle anomalie del loro sviluppo cerebrale. Queste evidenze
scientifiche ci hanno indirizzato verso lanalisi delle capacit di elaborazione
temporale in individui con SW poich studi evolutivi e clinici hanno dimostrato
un forte legame tra spazio e tempo. A questo proposito, un recente studio
evolutivo ha mostrato che un buon predittore della capacit di discriminazione
temporale la capacit di working memory visuo-spaziale (Zelanti et al., 2012).
Inoltre, alcuni studi clinici su pazienti con danno al lobo temporale nellemisfero
destro o sinistro hanno sottolineato il coinvolgimento specifico dell'emisfero
destro nellelaborazione del tempo (Melgire et al., 2005;. Perbal et al., 2001;
Vidalaki et al., 1999). L'emisfero destro noto per svolgere un ruolo specializzato
nella memoria visuo-spaziale. In questo modo, possiamo supporre che i
meccanismi coinvolti nellelaborazione delle informazioni visuo-spaziali siano
implicati nellelaborazione temporale. A supporto di questo anche la teoria della
magnitudo di Walsh (2003) ha suggerito che il tempo e lo spazio condividono i
medesimi meccanismi di elaborazione e numerosi studi hanno dimostrato che cues
spaziali interferiscono con i giudizi temporali (Casasanto e Boroditsky, 2008;
Oliveri et al., 2008). Inoltre, le teorie della rappresentazione del tempo
suggeriscono che gli esseri umani utilizzano schemi spaziali per pensare e
raffigurare il tempo (Lakoff e Johnson, 1980).

Metodo Esperimento 1
a) Partecipanti
Centosessantotto bambini con sviluppo tipico della scuola primaria (86m; 82f et media 8 anni; 03 mesi, ESM 0;11 - range di et: 5;11 11;04) hanno
partecipato allesperimento 1 dopo aver dato assenso verbale e con il consenso
informato dei genitori e degli insegnanti. I bambini sono stati suddivisi in cinque
gruppi sperimentali in base alla classe frequentata (dalla prima alla quinta
elementare): - gruppo G1: N = 40, et media 6; 03 0;09; - gruppo G2: N = 26,
et media 7;03 0;08; - gruppo G3: N = 32, et media 8;04 0;08; - gruppo G4:

N = 29, et media 9;04 0;09; - gruppo G5: N = 41, et media 10;01 0;09.
b) Compiti e procedure
Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a due compiti, uno in modalit acustica e
l'altro in modalit visiva. L'ordine di presentazione dei due compiti stato
controbilanciato tra i soggetti. Ciascun partecipante stato posizionato a 60 cm di
distanza dallo schermo del computer e gli stato chiesto di mettere il dito indice
sinistro sul tasto A della tastiera e il dito indice destro sul tasto L della tastiera. I
partecipanti sono stati sottoposti a una fase di training in cui sono stati istruiti a
giudicare 20 stimoli (dieci di 1400 msec e dieci di 2600 msec) come brevi o
lunghi e di premere i tasti A o L, rispettivamente. Nel compito acustico, lo
stimolo era costituito da un tono di 500 Hz e 60 dB che veniva somministrato
attraverso una cuffia auricolare. Nel compito visivo, lo stimolo era costituito da un
cerchio nero (diametro 2 cm) presentato al centro dello schermo del computer.
Alla fine del training (80% di risposte corrette), i soggetti sono stati sottoposti alla
fase di test. In questa fase, venivano presentati 70 stimoli di durata variabile tra
1400 e 2600 msec con un incremento 200 msec (1400, 1600, 1800, 2000, 2200,
2400, 2600 msec) in un ordine casuale. Il compito del soggetto era quello di
giudicare nel pi breve tempo possibile i 70 stimoli (10 per ciascuna durata),
indicando se la durata di ciascuno stimolo presentato era pi vicina a quello
breve (1400) o a quello lungo (2600) premendo i tasti A o L, rispettivamente.
Tutti i bambini sono stati testati individualmente in una stanza tranquilla della loro
scuola. I parametri misurati sono stati la probabilit di risposte lunghe e i tempi
di reazione (TR).
c) Analisi statistica
Per misurare la probabilit di risposte lunghe per ciascuna delle sette durate
(1400, 1600, 1800, 2000, 2200, 2400, 2600 msec), le frequenze delle risposte
brevi e lunghe sono state convertite in probabilit ed a questi dati stato
adattato un modello logistico per ciascun partecipante. I dati sono stati poi
analizzati usando lanalisi della varianza a due o a tre vie (ANOVA). LANOVA
a due vie stata effettuata applicando un modello misto, variabile indipendente

(gruppo) e misure ripetute (durata dello stimolo). LANOVA a tre vie stata
effettuata applicando un modello misto, variabile indipendente (gruppo) e misure
ripetute (modalit e durata dello stimolo). Queste analisi sono state seguite da
confronti post-hoc (test di Duncan) quando necessario. Tutte le analisi sono state
eseguite utilizzando Statistica 7.0 per Windows e il livello di significativit stato
stabilito a p < 0.05.
Risultati Esperimento 1
a) Compito acustico
I bambini hanno migliorato la precisione delle loro risposte allaumentare dellet,
infatti come mostrato in Fig. 1A, i bambini pi piccoli avevano curve pi piatte.
LANOVA a due vie (gruppo x durata) sulla probabilit di risposte lunghe ha
rivelato un effetto gruppo non significativo (F4,163 = 0.75, p = 0.55), mentre
leffetto durata dello stimolo (F6,978 = 848.70, p < 0.0001) e interazione (F24,978 =
10.20, p < 0.0001) sono risultati significativi. Confronti post-hoc sullinterazione
hanno mostrato che i cinque gruppi sperimentali erano ugualmente precisi nel
giudicare la durata dello stimolo quando questo era di 2000 msec, anche se
sovrastimavano

questa

durata,

mentre

hanno

ottenuto

prestazioni

significativamente diverse per le altre durate. In particolare, i bambini pi piccoli


(G1) sono risultati significativamente meno precisi nel giudicare le durate brevi
(1400, 1600, 1800 msec) e lunghe (2200, 2400, 2600 msec) in confronto a tutti gli
altri gruppi sperimentali (almeno p < 0.02) e non hanno mostrato differenze
significative rispetto ai bambini del gruppo G2, quando dovevano essere giudicati
gli intervalli di breve durata. interessante notare che G2 e G3 (cos come G4 e
G5) non differiscono nel giudicare le durate brevi e lunghe. Inoltre, considerando
l'intero pattern di risposte, possibile evidenziare che livelli pi alti di precisione
erano raggiunti pi facilmente quando dovevano essere giudicate le durate lunghe
in confronto alle durate brevi.
Per quanto riguarda i tempi di reazione, i bambini diminuivano i loro TR
allaumentare della et. LANOVA a due vie (gruppo x durata) ha rivelato un
effetto gruppo (F4,163 = 4.28, p = 0.0025) e durata (F6,978 = 37.56, p < 0.00001)
significativo, mentre l'interazione non risultata significativa (F24,978 = 1.07, p =

0.36). Confronti post-hoc sull'effetto durata hanno rivelato che i TR erano stabili
(950 72.2 msec) per

gli stimoli di durata breve (1400-1800 msec) e si

riducevano significativamente (865-701 msec) per gli stimoli lunghi (2200-2600


msec) (Fig. I). Non sono emerse differenze significative legate al genere nella
probabilit di risposte lunghe e nei tempi di reazione.
b) Compito visivo
Anche nel compito visivo, i bambini hanno migliorato la precisione delle loro
risposte allaumentare dellet producendo curve meno piatte (Fig. 2A).
LANOVA a due vie (gruppo x durata) ha rivelato un effetto gruppo non
significativo (F4,163 = 0.38, p = 0.82), mentre l'effetto durata (F6,978 = 750.75, p <
0.0001) e linterazione (F24,978 = 8.66 p < 0.0001) sono risultati significativi.
Confronti post-hoc sullinterazione hanno mostrato che i cinque gruppi
sperimentali erano ugualmente precisi nel giudicare la durata dello stimolo
quando questo era di 2000 msec, mentre hanno ottenuto prestazioni
significativamente diverse per le altre durate. In particolare, i bambini pi piccoli
(G1) sono risultati significativamente meno precisi nel giudicare sia le durate
brevi sia le lunghe in confronto a tutti gli altri gruppi sperimentali (almeno p
0.045). interessante notare che i gruppi G2, G3, G4 e G5 giudicavano in un
modo similarmente preciso le durate brevi e lunghe.
Per quanto riguarda i tempi di reazione, i bambini del gruppo G1 differivano
significativamente dagli altri gruppi sperimentali che mostravano TR quasi
sovrapposti tra loro. LANOVA a due vie (gruppo x durata) ha rivelato leffetto
gruppo (F4,163 = 9.32, p < 0.00001) e durata (F6,978 = 13.81, p < 0.00001)
significativi, mentre l'interazione non era significativa (F24,978 = 0.80, p = 0.73). I
confronti post-hoc sull'effetto durata hanno rivelato che i valori dei RT erano pi
alti e stabili (1020 67.9 msec) per gli stimoli di durata breve (1400-1800 msec) e
si riducevano significativamente (902-831 msec) per le durate lunghe (2200-2600
msec) (Fig. II). Anche nel compito visivo, non sono emerse differenze di genere
nella probabilit di risposte lunghe e nei tempi di reazione.
c) Confronto tra i compiti

LANOVA a tre vie (gruppo x modalit x durata) sulla probabilit di risposte


lunghe nei due compiti (acustico e visivo), ha rivelato un effetto modalit (F1,163 =
31.95, p < 0.0001) e durata dello stimolo (F6,978 = 1129.90; p < 0.00001)
significativo, anche linterazione di secondo ordine risultata significativa (F24,978
= 1.83, p = 0.0084). Confronti post-hoc sullinterazione hanno rivelato che tutti i
gruppi sperimentali erano pi precisi nel giudicare gli stimoli presentati in
modalit acustica rispetto agli stimoli presentati in modalit visiva per le durate da
1800-2000 a 2600 msec (Fig. 3A). Inoltre, unanalisi effettuata sullo stimolo 2000
msec (punto di bisezione teorico) mostra che vi una sovrastima temporale per gli
stimoli acustici presente in tutti i gruppi sperimentali (gruppo: F4,326 = 0.74, p =
0.56; modalit: F1,326 = 30.59, p < 0.00001; interazione: F4,326 = 0.42, p < 0.78).
LANOVA a tre vie (gruppo x modalit x durata) sui TR nei due compiti (acustico
e visivo), ha rivelato un significativo effetto gruppo (F4,163 = 7.39, p = 0.000016),
modalit (F1,163 = 12.69, p = 0.00048) e durata dello stimolo (F6,978 = 45.42, p <
0.000001). Le interazioni di primo o di secondo ordine non sono risultate
significative. I confronti post-hoc sull'effetto gruppo hanno rivelato che i bambini
pi piccoli (G1) differivano significativamente dai rimanenti gruppi (almeno p
0.01). I confronti post-hoc sull'effetto durata hanno rivelato che i TR erano
costanti per gli stimoli di durata breve (1400-1800 msec) e si riducevano
significativamente per gli stimoli di durata lunga (2200-2600 msec) (Fig. III).

Metodo Esperimento 2
a) Partecipanti
I dati dellesperimento 2 sono stati raccolti su un totale di 24 soggetti, costituenti i
due gruppi sperimentali. Un gruppo era formato da 12 soggetti (9 m; 3 f - et
cronologica media 15 anni; 08 mesi, ESM 3;5 ed et mentale media 5; 09
1;04) affetti da SW. Il gruppo di controllo (C) era costituito da 12 soggetti con
sviluppo tipico mecciati con i soggetti affetti da SW per et mentale e genere. In
entrambi i gruppi let mentale stata calcolata con la scala Leiter International
Performance Scale Revised (Leiter R, Roid e Miller 2002). I soggetti con SW
facevano parte di un numero pi ampio di individui con disturbi di apprendimento
che frequentavano lOspedale Pediatrico Bambino Ges di Roma per un follow-up
clinico e riabilitativo. Tutti i soggetti vivevano a casa con le proprie famiglie. Le
osservazioni sono state effettuate dopo aver ottenuto il consenso informato dalle
famiglie dei partecipanti.
b) Compiti e procedure
I compiti utilizzati e le procedure di somministrazione sono uguali a quelli
descritti nellEsperimento 1 (vedi esperimento 1 punto b).

c) Analisi statistica
I modelli statistici utilizzati sono uguali a quelli descritti nellEsperimento 1 (vedi
esperimento 1 punto c).

Risultati Esperimento 2
a) Compito acustico
Come mostrato in Fig. IV, il gruppo SW mostra una precisione delle risposte
simile a quella del gruppo C. LANOVA a due vie (gruppo x durata) sulla
probabilit di risposte lunghe ha rivelato un effetto gruppo (F1,22 = 4.30, p =
0.049) e durata dello stimolo (F6,132 = 270.81, p = 0.0001) significativo, mentre
linterazione (F6,132 = 0.43, p = 0.85) non risultata significativa.
Per quanto riguarda i tempi di reazione, gli individui SW mostrano TR
significativamente inferiori rispetto al gruppo C. LANOVA a due vie (gruppo x

durata) ha rivelato un effetto gruppo (F1,12 = 9.82, p < 0.00001) e durata (F6,72 =
6.21, p < 0.00001) significativo; anche linterazione (F6,72 = 3.56, p < 0.00001) era
significativa. Confronti post-hoc sullinterazione hanno rivelato che il gruppo SW
aveva TR significativamente pi bassi nel giudicare tutte le durate degli stimoli
(Fig. 4B).
b) Compito visivo
Come mostrato in Fig. 5A, nel compito visivo il gruppo SW risulta essere meno
preciso nel giudicare la durata temporale degli stimoli lunghi (2200 2600 msec).
LANOVA a due vie (gruppo x durata) sulla probabilit di risposte lunghe ha
rivelato un effetto gruppo (F1,22 = 0.19, p = 0.66) e linterazione (F6,132 = 0.60, p =
0.72) non significativi, mentre leffetto durata dello stimolo (F6,132 = 74.91, p <
0.0001) risultato significativo.
Per quanto riguarda i tempi di reazione, il gruppo SW non differiva
significativamente dal gruppo C. LANOVA a due vie (gruppo x durata) ha
rivelato un effetto gruppo (F1,12 = 2.21, p = 0.16) e durata (F6,72 = 0.34, p = 0.91)
non significativo; anche l'interazione (F6,72 = 0.86, p = 0.52) non risultata
significativa (Fig. V).
c) Confronto tra i compiti
LANOVA a tre vie (gruppo x modalit x durata) sulla probabilit di risposte
lunghe nei due compiti (acustico e visivo) ha rivelato un effetto gruppo (F1,44 =
1.99, p = 0.16) e modalit (F1,44 = 1.06, p = 0.30) non significativo; mentre
leffetto durata dello stimolo (F6,264 = 253.82; p < 0.00001) risultato
significativo. Le interazioni di primo o di secondo ordine non sono risultate
significative.
LANOVA a tre vie (gruppo x modalit x durata) sui TR dei due compiti (acustico
e visivo) ha rivelato un effetto gruppo (F1,24 = 9.98, p = 0.004) significativo,
mentre leffetto modalit (F1,24 = 1.10, p = 0.30) e durata dello stimolo (F6,144 =
1.34, p = 0.24) non sono risultati significativi. Le interazioni di primo o di
secondo ordine non sono risultate significative.

10

Discussione
Labilit di processare le informazioni temporali in modo accurato cruciale per
la sopravvivenza degli individui ed unabilit necessaria per lesecuzione di
azioni estremamente complesse come, ad esempio, la coordinazione motoria.
Molti studi hanno indagato la capacit di elaborazione temporale nella
popolazione adulta, pochi, invece, sono stati gli studi che hanno affrontato questa
tematica in una prospettiva evolutiva. Questa carenza presente in letteratura la
motivazione di base di questo lavoro sperimentale che ci ha portato ad indagare la
percezione del tempo nello sviluppo tipico (esperimento 1) e atipico (esperimento
2), attraverso un compito di bisezione temporale.
Nellesperimento 1, i risultati emersi nel compito di bisezione temporale svolto in
modalit acustica dimostrano chiaramente che, nello sviluppo tipico, c un
miglioramento nella precisione delle risposte con laumentare dellet. Tutti i
gruppi sperimentali giudicavano in modo simile la durata dello stimolo quando
questo era di 2000 msec, anche se tutti sovrastimavano questa durata, mentre le
varie fasce det ottenevano prestazioni significativamente diverse per le altre
durate. In particolare, i bambini pi piccoli (G1) sono risultati meno precisi nel
giudicare sia le durate brevi (1400, 1600, 1800 msec) che le lunghe (2200, 2400,
2600 msec) in confronto a tutti gli altri gruppi sperimentali e non hanno mostrato
differenze rispetto ai bambini del gruppo G2, quando dovevano essere giudicati
gli intervalli di breve durata. Inoltre, considerando l'intero pattern di risposte,
possibile evidenziare che livelli pi alti di precisione erano raggiunti pi
facilmente quando dovevano essere giudicate le durate lunghe in confronto alle
durate brevi.
Per quanto riguarda i tempi di reazione, i bambini diminuivano i loro TR con
laumentare dellet. Inoltre, mentre tutti i gruppi ottenevano TR stabili (circa 950
msec) per gli stimoli di durata breve (1400-1800 msec), i TR si riducevano
significativamente (865-701 msec) per gli stimoli lunghi (2200-2600 msec),
dimostrando che la discriminazione delle durate lunghe pi facile.
Risultati simili sono stati trovati nel compito visivo. Anche in questa modalit i
bambini hanno migliorato la precisione delle loro risposte con laumentare
dellet e hanno ottenuto prestazioni significativamente diverse per le durate

11

diverse da 2000 msec. In particolare, i bambini pi piccoli (G1) sono risultati


meno precisi nel giudicare sia le durate brevi sia le lunghe in confronto a tutti gli
altri gruppi sperimentali.
Per quanto riguarda i tempi di reazione, i bambini del gruppo G1 avevano TR pi
lunghi rispetto agli altri gruppi sperimentali, che invece mostravano TR quasi
sovrapposti tra loro. Come nel compito acustico, anche in quello visivo i valori
dei RT erano pi alti e stabili (1020 msec circa) per gli stimoli di durata breve
(1400-1800 msec) e si riducevano significativamente (902-831 msec) per le durate
lunghe (2200-2600 msec), dimostrando ancora una volta che la discriminazione
delle durate lunghe risulta essere pi facile e veloce. Quindi, i dati
dellesperimento 1 mostrano un miglioramento et-correlato nellabilit di
discriminazione temporale sia per la modalit acustica sia per la visiva.
Tali risultati confermano quanto riportato da recenti studi evolutivi, i quali
documentano ridotte capacit di discriminazione temporale in bambini piccoli (58 anni) (Droit-Volet, 2003, 2005, 2011; Gautier e Droit-Volet, 2002; Zelanti e
Droit-Volet, 2011). A questo proposito, stato sottolineato che i meccanismi
coinvolti nel processamento temporale sono presenti gi in tenera et, ma la loro
funzionalit migliora con la maturazione cerebrale. Coerentemente con questa
prospettiva di sviluppo, stato dimostrato che lorologio interno gi in funzione
dai tre mesi di et, ma che la sua funzionalit migliora nel corso dello sviluppo
(Brannon et al., 2004; Colombo e Richman, 2002).
Le ridotte capacit di discriminazione temporale trovate nei gruppi di bambini pi
piccoli sono probabilmente correlate alla limitata capacit di attenzione legata alla
maturazione della corteccia frontale, che si completa solo alla fine
dell'adolescenza (Casey et al., 2005; Sowell et al., 1999). Cos, possibile
ipotizzare che il miglioramento delle prestazioni trovato con lavanzare dellet
nellesperimento 1, sia relativo ad un aumento della disponibilit delle risorse
attentive. A questo proposito, le ricerche di Michon (1998) dimostrano che il
timing legato ai processi di elaborazione dellinformazione che richiedono un
controllo attentivo. Inoltre, come suggerito da Droit-Volet e Wearden (2001),
ridotte capacit di elaborazione temporale possono essere conseguenza della pi

12

grande variabilit nei processi di memoria sottostanti la rappresentazione delle


durate ncora apprese durante la fase di training (1400 2600 msec).
In ogni caso, non da escludere che lincremento e il miglioramento delle
capacit di giudicare stimoli temporali (brevi e lunghi) possano dipendere dalla
selezione e dallutilizzo di strategie cognitive adeguate al compito da risolvere. In
questo senso, le peggiori prestazioni ottenute dai bambini pi piccoli (G1 e G2)
potrebbero essere legate alla mancanza di strategie cognitive adeguate per la
risoluzione del compito rispetto a quelle messe in atto dai bambini pi grandi (G3,
G4 e G5). A questo proposito, Jackson (1986) ha mostrato che le differenze
individuali nelle strategie impiegate in compiti di timing sono in grado di
influenzare il processamento dellinformazione temporale.
Risultati interessanti sono emersi dal confronto tra le due modalit sensoriali
utilizzate (uditiva e visiva). Tutti i gruppi sperimentali, indipendentemente dalla
loro et, erano pi precisi nel giudicare gli stimoli presentati in modalit acustica
rispetto agli stimoli presentati in modalit visiva per le durate che andavano da
1800-2000 a 2600 msec. Un altro risultato interessante, che emerge dal confronto
delle due modalit, la sovrastima temporale modalit-dipendente in tutti i gruppi
sperimentali. Infatti, poich tutti i bambini tendevano a sovrastimare la durata
degli stimoli acustici, si verificato uno spostamento verso sinistra del punto di
bisezione per gli stimoli acustici in confronto a quelli visivi. Questi risultati sono
in linea con quanto trovato da Lustig e Meck (2011): sounds are judged longer
than lights.
Per quanto riguarda i tempi di reazione, i bambini pi piccoli (G1) impiegavano
TR superiori rispetto ai rimanenti gruppi. Inoltre, tutti i gruppi sperimentali
presentavano TR costanti per gli stimoli di durata breve (1400-1800 msec), che si
riducevano per gli stimoli di durata lunga (2200-2600 msec).
Questi risultati sono in linea con i pochi studi che hanno indagato leffetto della
modalit sensoriale sulla percezione del tempo nei bambini (Droit-Volet et al.,
2004, 2007; Szelg et al., 2002) e con studi precedenti sulleffetto modalit in
adulti umani e in ratti testati con compiti di bisezione temporale (Lustig e Meck,
2001; Meck, 1991; Melgire et al., 2005; Penney et al., 1998, 2000, 2005). Tali

13

studi hanno mostrato che la precisione dei bambini nei giudizi temporali risulta
essere peggiore per gli stimoli visivi in confronto a quelli uditivi.
Per spiegare leffetto modalit, facendo riferimento al modello scalare del timing,
Penney et al. (1998, 2000, 2005) hanno suggerito che tale effetto possa essere
dovuto al funzionamento del sistema pacemaker-accumulatore che corre pi
velocemente per gli stimoli acustici rispetto agli stimoli visivi. Di conseguenza, il
pacemaker accumulerebbe un numero maggiore di impulsi per gli stimoli acustici
rispetto agli stimoli visivi. Tuttavia, il maggiore numero di impulsi accumulati
potrebbe essere non solo la conseguenza di un orologio interno che corre pi
velocemente per gli stimoli acustici (ipotesi clock-speed), ma anche la
conseguenza di una latenza pi corta necessaria ad iniziare il processamento dello
stimolo quando questo presentato in modalit uditiva rispetto a quando
presentato in modalit visiva (ipotesi onset-latency) (Grondin, 1993; Grondin et
al., 2005).
Unaltra ipotesi avanzata per spiegare la minore precisione nel giudicare gli
stimoli presentati in modalit visiva, legata alla maggiore richiesta di carico
attentivo che sarebbe necessaria per il processamento degli stimoli visivi. In
questo senso, le limitate capacit di attenzione trovate nei bambini piccoli
potrebbero spiegare questa differenza di accuratezza. Inoltre, in accordo con i
principali modelli di working memory (Baddeley, 2000; Baddeley e Hitch, 1974;
Baddeley e Logie, 1999), la working memory coinvolge il sistema esecutivo
centrale che gestisce le risorse attentive dirigendo l'attenzione verso le
informazioni pi rilevanti, sopprimendo le informazioni irrilevanti e mantenendo
linformazione attiva in memoria. Molte evidenze mostrano che la capacit della
working memory nei bambini migliora con lavanzare dellet (Alloway et al.,
2006; Gathercole et al., 2004). Inoltre, i modelli di working memory ipotizzano
che le informazioni visive e uditive sono processate da sistemi separati di
memoria a breve termine: il taccuino visuo-spaziale che manipola items visivi e il
loop fonologico che conserva gli elementi verbali. Alloway e colleghi (2006)
hanno dimostrato che la working memory visuo-spaziale attinge pi pesantemente
al controllo attentivo rispetto alla working memory uditiva (verbale), soprattutto
nei bambini pi piccoli (4 - 6 anni). Di conseguenza, in confronto alla working

14

memory

uditiva,

la

working

memory

visuo-spaziale

potrebbe

essere

particolarmente correlata con le prestazioni di timing visivo poich entrambi


fanno forti richieste sui processi attenzionali ed esecutivi.
Tuttavia, i meccanismi responsabili delleffetto della modalit sensoriale nella
percezione del tempo rimangono ancora da chiarire, sebbene anche i risultati
provenienti da studi condotti su adulti umani siano coerenti nel dimostrare che i
segnali visivi vengono giudicati meno accuratamente rispetto ai segnali uditivi
(Behar e Bevan, 1961; Goldstone e Goldfarb, 1964; Goldstone e Lhamon, 1972,
1974; Grondin, 1993; Melgire et al., 2005; Noulhiane et al., 2009; Penney, 2003;
Penney et al., 2000; Ulbrich et al., 2007; van Wassenhove et al., 2008; Walker e
Scott,1981; Wearden et al., 1998).
Un altro obiettivo del lavoro sperimentale, affrontato nellesperimento 2, stato
quello di analizzare labilit di discriminazione temporale nello sviluppo atipico,
in soggetti affetti da sindrome di Williams. Linteresse di questo secondo
esperimento nasce dalle osservazioni sperimentali e cliniche effettuate su
individui con SW che hanno descritto un profilo neuropsicologico caratterizzato
da un deficit specifico delle capacit visuo-spaziali e della working memory visuospaziale, correlato alle anomalie del loro sviluppo cerebrale (Atkinson et al.,
2003; Vicari et al., 2005, 2006). Studi evolutivi e clinici hanno dimostrato un forte
legame tra spazio e tempo. A questo proposito, un recente studio evolutivo ha
mostrato che un buon predittore della capacit di discriminazione temporale la
capacit di working memory visuo-spaziale (Zelanti et al., 2012), mentre studi
clinici su pazienti hanno sottolineato il coinvolgimento specifico nellelaborazione
del tempo dell'emisfero destro (Melgire et al., 2005;. Perbal et al., 2001; Vidalaki
et al., 1999), noto per svolgere un ruolo specializzato nella memoria visuospaziale.
Nel compito acustico, il gruppo SW mostrava una precisione delle risposte simile
a quella del gruppo C. Per quanto riguarda i tempi di reazione, gli individui SW
mostravano TR significativamente inferiori rispetto al gruppo C nel giudicare tutte
le durate degli stimoli.

15

Risultati diversi sono stati trovati nel compito visivo. Infatti, in questo compito i
due gruppi sperimentali hanno presentato un diverso livello di precisione e tempi
di reazione non significativamente differenti.
Nel complesso i presenti risultati mostrano che i soggetti con SW non incontrano
difficolt nel risolvere un compito di giudizio temporale di stimoli acustici. Al
contrario, nel compito di giudizio temporale con stimoli visivi mostrano capacit
di giudizio deficitarie, a conferma dei loro deficit in compiti richiedenti il
processamento e il mantenimento di informazioni visuo-spaziali in working
memory (Vicari et al., 2005, 2006).

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