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SANIT LOMBARDA TRA DIMISSIONI E SOLDI AL PARTITO. PARLIAMO INVECE DI COSE SERIE
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n. 21 VI - 4 giugno 2014
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fenomeno? Si parlato di questi
temi a Milano, sabato 17 maggio, in
un incontro-tavola rotonda Cyberbullismo un gioco pericoloso, organizzato dallAssociazione Laboratorio Adolescenza e dal Consiglio di
Zona 5 del Comune di Milano.
Sono tanti, troppi, gli eventi drammatici che hanno coinvolto, negli
ultimi mesi, degli adolescenti e che
avevano sullo sfondo, come comune denominatore, episodi di cyberbullismo sviluppatisi allinterno dei
social network. E sappiamo bene
che dietro ogni evento drammatico
che arriva alla ribalta della cronaca
ci sono purtroppo decine, centinaia,
di casi che, seppure non hanno esiti
fatali, compromettono gravemente
la serenit di tantissimi adolescenti.
Il bullismo adolescenziale non
uninvenzione recente. C sempre
stato e tuttora non affatto scomparso, ma si differenzia profondamente da questa nuova versione
online che, seppure pu apparire
pi blanda perch non implica un
contatto fisico, in realt molto pi
insidiosa e pervasiva.
Il bullismo tradizionale agiva in
contesti circoscritti e non interconnessi; implicava un physique du rle
che inevitabilmente scremava a
monte il numero dei potenziali bulli;
consentiva una difesa pi efficace e
comunque, una volta cessato, lasciava raramente strascichi. Il bullismo attraverso il web virale
(spesso ci si aggrega per gioco
senza nemmeno conoscere la vittima); raggiunge lintera sfera di relazioni della vittima; mette tutti nelle
condizioni di poter essere bulli; lascia segni incancellabili.
E la semplificazione: cancellati da
tutti i social network, non obbligatorio esserci, anzi una soluzione
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stesso, o pi direttamente con i pirati del capitalismo finanziario, i lavandai di denaro sporco che
sguazzano nell'edilizia. Ma di fronte
a una diffusione cos globale del
fenomeno legittimo domandarsi
se a rendere cos precocemente
obsoleti questi edifici non sia anche
una visione sbagliata delle tipologie
edilizie radicata nella nostra cultura
stessa, o quanto meno in quella
che accomuna imprenditori e architetti di tutto il mondo.
Ovvero c' da chiedersi se non sia
entrata in gioco la malattia infantile
dell'architettura moderna, che ha
colpito grandi architetti e urbanisti,
da Le Corbusier in poi: il disprezzo
per il passato e l'illusione di poter
rifondare con la sola forza della ragione il processo di sviluppo degli
insediamenti umani. Aborrita la cortina edilizia lungo le strade, sostituita con parallelepipedi liberi di fluttuare nello spazio, di fatto spezzando il senso del luogo dato dal vecchio sistema di strade e piazze,
formatosi spontaneamente a rispondere a una gamma di bisogni
umani civile e articolata.
Rifiutata la mixit che ha mantenuto
vivi i centri urbani per secoli, e
guarda caso tali li mantiene tuttora
a differenza dei deserti periferici,
vista come disturbo dell'ordine razionale. Inventata l'aggregazione in
comparti monofunzionali, per il lavoro, per dormire, per comprare,
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propriet, la Fiat, ha dichiarato inagibili e preclusi alle visite i siti in parola in quanto ormai carenti in Sicurezza e necessitanti di opere di adeguamento.
Da quelle date si innescata una
querelle tra i soggetti che vantano
competenze sui siti e sulla loro fruibilit (Fiat, Comuni area ex Alfa,
Regione Lombardia) e Sovraintendenza. Di fatto non se n ancora
usciti con un progetto di intervento.
Ci anche in presenza di scadenze
urgenti di interesse generale. Ci riferiamo allEXPO 2015, opportunit
ritenuta ineguagliabile come mezzo
di promozione dei territori, dei loro
prodotti e, se si vuole, di potenziale
veicolo di lancio delle nuove politiche produttive dellAlfa Romeo. Non
si ancora innescato il ciclo virtuoso della soluzione e del rilancio.
Quello che fa pi specie che la
riapertura delle strutture, ovviamente dopo tutti gli opportuni aggiornamenti collegati al nuovo progetto
(sembra per limmediato che quello
Fiat esista gi) si pu reggere sul
piano industriale valido sia in chiave
pubblica sia privata. Vedasi al riguardo recenti esperienze quali il
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logiche, sociali che fanno della civitas il luogo primario di riconoscimento di ogni civis.
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tana (perch il Parco Agricolo Sud
non fatto di sola agricoltura!). Un
discorso vasto e complesso che qui
non pu trovare spazio e che potremo riprendere in una prossima
occasione.
Ma quelle che avevamo chiamato
macchie bianche interstiziali comprendono altro, altre tipologie di aree, in percentuale tuttaltro che trascurabile. Comprendono ad esempio suoli degradati e inquinati, suoli
usati impropriamente come depositi
di materiale allaperto, aree pattumiera (discariche, baraccopoli,
spesso mimetizzate da orti spontanei, sfasciacarrozze, depositi vari),
aree recintate con le pi improprie e
improvvisate recinzioni, ogni sorta di
edificato sparso, disseminato al di
fuori delle aree urbanizzate, ivi
comprese aree agricole dismesse,
talvolta con corredo di cascine semidistrutte (e sappiamo quanto
questa tipologia di aree a usi impropri o residuali abbia nelle frange
extraurbane del nostro paese una
incidenza paesaggistica assai pi
devastante che oltre frontiera, in
qualsiasi altro paese).
Comprendono infine, importanti, le
aree naturali, quasi sempre in corrispondenza di fiumi e torrenti e canali; basta qualche nome per farci
capire quale realt territoriale complessa, difficile, fatta in genere di
marginalit, di abbandono pluridecennale, di indifferenza, di degrado
e anche dinquinamento, si celi entro questa categoria di aree: Lambro, Seveso e Olona, anzitutto, cui
va aggiunto il Lambro Meridionale; e
poi Lura, Bozzente, Lombra, Garbogera, Molgora, Ticinello, Vettabbia e, a scendere di scala, per fortuna verso sistemi pi sani e puliti,
tutto il sistema dei fontanili e della
rete irrigua superficiale storica
(compresa la rilevante quota parte
dismessa e inattiva); e poi tutto il
sistema dei navigli (Grande, Pavese, Martesana) e dei canali irrigatori
(Villoresi, Muzza), scolmatori e deviatori; cui si pu forse aggiungere,
per analogia paesaggistica, anche
se con problematica loro specifica, il
vasto e diffuso sistema e paesaggio
delle cave, sia attive che dismesse.
Di tutto questo articolato sistema di
aree, che dovrebbe gradualmente
trasformarsi nel sistema del verde
metropolitano, una rilevante quota
parte da recuperare, risanare, riqualificare o riorientare, quando non
espressamente da bonificare a sensi di legge.
La scelta del recupero agricolo (cui
si deve accompagnare, come si
detto, lobiettivo di progressiva riqualificazione dellagricoltura da intensiva a periurbana, e della conse-
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Ecco dunque unidea, una proposta,
per il verde metropolitano, sopratutto per quei parchi di cintura che
stanno disegnati sulla carta da quasi trentanni e che non riescono a
decollare, sia perch per questo
verde estensivo di scala territoriale
improponibile il metodo dellappalto, sia perch la pubblica amministrazione ha comunque grandi difficolt a mettere in cantiere operazioni di trasformazione territoriale
che si prospettano in partenza di
tempo lungo, con prospettive di attuazione
sullarco
dei
venti/
trentanni.
Di fronte ai grandi progetti del sistema del verde metropolitano, invece di arrendersi e non farne nulla,
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varr allautore il premio Nobel in
economia: aumentando lofferta di
un bene (cio costruendo pi case),
i prezzi di questo bene aumentano,
aggravando in questo caso il problema residenziale. Speculatori,
certo: ma quale produttore industriale non uno speculatore, cio uno
che cerca di arricchirsi approfittando
delle circostanze? (Se corrompe,
invece un delinquente, ma la vicenda EXPO richiede uno scatto di
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Isabella Ventura
Sui trasferimenti della Piet Rondanini, prima a San Vittore, e poi nella
sala rinnovata dellOspedale Spagnolo del Castello Sforzesco, si sono gi espressi esperti e addetti ai
lavori. Condivido pienamente le osservazioni di Amedeo Bellini (Corriere della Sera, pagine milanesi
5/5/14), ma aggiungo, come cittadina milanese, qualche commento ad
alcune affermazioni contenute in
recenti interventi.
Lidea di uno spostamento (temporaneo) della Piet Rondanini nel
carcere di San Vittore stata (fortunatamente) accantonata, ma qualcuno la rimpiange. Tra questi,
larchitetto Stefano Boeri (Corriere
della Sera, pagine milanesi 5/5/14),
perch sarebbe servita a richiamare lo sguardo del mondo verso un
luogo che incarna la vergogna delle
condizioni delle carceri italiane. Ma
il mondo ne gi perfettamente informato: lEuropa ha condannato
lItalia per le condizioni del suo sistema carcerario. Oggi c bisogno
urgente di misure concrete. Oltre a
quelle che prender il governo,
quanti erano pronti a sponsorizzare
la Piet a San Vittore farebbero
meglio a finanziare misure specifiche a favore degli abitanti del carcere, in particolare quelle che riducono
le recidive.
Lo smantellamento dellattuale allestimento della Piet per trasferirla in
unaltra sala del Castello Sforzesco,
invece,
purtroppo
ancora
allordine del giorno, anche se la
rinuncia al progetto sarebbe da
considerare un atto di coraggioso
buon senso, non certo una marcia
indietro.
Strenua difesa di dogmi ideologici
stata definita dal soprintendente
Alberto Artioli (Corriere della Sera,
pagine milanesi, 13/4/14) lopinione
di quanti preferiscono lasciare la
Piet Rondanini dove e come stata per pi di cinquanta anni.
Secondo il sopraintendente, inoltre,
le critiche al progetto di spostamento si concentrano sulla salvaguardia dei valori dellopera dei BBPR,
dimenticando di considerare laltro
valore in campo: Michelangelo. Ma
non il valore dellopera di Michelangelo che in discussione, lo la
sua collocazione, sotto il duplice
aspetto sia della valorizzazione sia
dellopera, sia soprattutto della percezione che di essa hanno i visitatori. Le ragioni per cui si vuole lasciarla dov? Lo hanno ben spiegato
Amedeo Bellini, ed altri prima di lui.
In particolare, progetti esistono o
potrebbero essere ricercati per facilitare ai disabili il godimento
dellopera. Se i visitatori sono troppi
rispetto agli spazi si pu ricorrere
alle prenotazioni, come si fa in tutto
il mondo. Lopera ben visibile a
360 gradi, anche se non da lontano.
Ma sul fondo della questione, utile
citare lo stesso promotore iniziale
normale,
unevoluzione rispetto a cinquanta
anni fa, non implica affatto che
lattuale allestimento precluda altre,
nuove letture dellopera o ne riduca
il valore simbolico e identificativo.
La dimostrazione della necessit del
cambiamento non stata fatta.
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be di no). E che farcene allora dei
limiti di velocit stradale, non basta
che gli automobilisti siano sufficientemente informati sui rischi di una
velocit eccessiva? A questo proposito, ricordo che da giovanissimo
avevo partecipato a una assemblea
di gruppi anarchici. Un oratore, dopo avere sostenuto la necessit di
eliminare tutte le regole e imposi-
di. Penso che non ci vorrebbe molto, oppure la burocrazia, come d'uso, incombe? Grazie di avere parla-
CINEMA
questa rubrica curata da Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org
Biografilm Festival
A partire da sabato, per diverse settimane,
all'Oberdan,
verranno
proiettate pellicole dal festival del
cinema biografico, unico evento internazionale dedicato alle storie di
vita e alle biografie che si svolge
quasi in contemporanea a Bologna
dal 6 al 16 giugno, che quest'anno
festeggia il decennale.
Anche a Milano si potranno vedere
in anteprima documentari italiani e
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Ralph Steadman, geniale illustratore
e caricaturista inglese, e The Act of
Killing, sui massacri avvenuti in Indonesia tra il 1965 e il 1966, e la
successiva persecuzione contro i
militanti comunisti.
E ancora un documentario su Radio
France La Maison de la Radio di
Nicolas Philibert.
MUSICA
questa rubrica a cura di Paolo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
Una vera comunit
Spero che i miei quattro lettori mi
perdonino una digressione di carattere pi antropologico che musicale,
ma mi molto difficile non raccontare questo episodio occorsomi sabato scorso in uno dei pi bei paesi
delle Dolomiti, dove si sono celebrate le esequie di una signora appena
scomparsa, in et appena matura,
che ha passato lintera vita a dirigere il piccolo, amato e delizioso albergo al centro del villaggio, in una
incantevole piazza rimasta intatta
per secoli, raccolta fra la chiesa, il
municipio, la farmacia e lufficio postale. Maria era morta due giorni
prima, a causa della solita malattia
improvvisa e incurabile, ma nelle
ultime settimane, perfettamente
consapevole del suo destino, era
riuscita a salutare lintero paese facendo coraggio a tutti, soprattutto
alle sorelle che partecipano alla
conduzione dellalbergo, e ai nipoti
accorsi da Milano e da Innsbruck
dove svolgono con grande successo le loro attivit professionali.
Tutto ci per raccontare la straordinaria cerimonia funebre che si
svolta praticamente per lintera giornata di un sabato gi estivo, davanti
al Latemar e al Rosengarten inondati di sole, con lintero paese
tremila abitanti che riempivano non
solo la gotica parrocchiale ma anche la piazza e il cimitero che in
quelle terre circonda sempre la
chiesa chiuso in un grandioso silenzio rotto solo dalle note
dellorgano, delle campane, del coro, dellorchestra e dallemergere a
tratti delle magnifiche voci soliste
che arrivavano fino ai prati e ai boschi oltre la chiesa e la piazza. Un
concerto di musica sacra, tutta di
grandissima qualit e perfettamente
adeguata
alle
circostanze
e
allambiente, che rifuggiva dalle opere arcinote dei massimi compositori ma frugava in cataloghi assai
meno noti e tuttavia di grande suggestione.
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vi sono n sale da concerto n conservatori, solo una chiesa parrocchiale e una banda in costume?
Ebbene Nova Ponente o nel suo
nome originale Deutschnofen che
dovrebbe tradursi Rocca Tedesca
come molti altri paesi del Tirolo ha
un proprio Kapellmeister, legato al
Comune da un contratto, molto simile a quello che legava Johann Sebastian Bach al Municipio di Lipsia,
che prevede una serie impressionante di impegni come la formazione e la direzione di unorchestra e di
un coro per la chiesa, la direzione
della banda comunale, linsegnamento della musica nelle scuole
comunali, la partecipazione con tutti
questi musicisti (rigorosamente volontari) ai riti, alle celebrazioni e alle
festivit, civili e religiose, compresa
la messa cantata settimanale e la
sagra del paese.
Il maestro Hans Simmerle, che da
quasi mezzo secolo appunto il
Kapellmeister di Nova Ponente, ha
creato una comunit musicale di
cantanti - solisti e coristi - di strumentisti per lorchestra e per la
banda, di organisti e direttori - di coro e di orchestra - cos bravi e professionali da portarli in giro per il
mondo in tourne e di pubblicare
una serie di CD con le pi significative esecuzioni del loro repertorio.
Quando durante lestate o nella stagione sciistica il paese si anima di
turisti non solo italiani, ma provenienti da tutta Europa sia la messa cantata domenicale che le esibizioni in piazza della banda sono veri
e propri concerti, con magnifici programmi stampati e distribuiti agli ascoltatori. Ma il pubblico pi appassionato costituito proprio da chi
abita quelle montagne e che nella
musica trova il senso di identit e di
appartenenza, soprattutto il sentimento di essere una vera comunit.
Perch noi cittadini lo abbiamo perso?
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LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
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Nicoletta Mondadori
Donne che sanno ballare e altre storie
Milano, Giampiero Casagrande, 2014
pp.174, euro14
Il libro verr presentato mercoled 4
giugno, ore 18,15, a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F.
Sforza 7, Milano, con Maurizio Cucchi, Giuliana Nuvoli, Lina Sotis, modera Marilena Poletti Pasero, a cura
di Unione Lettori Italiani Milano
Ci sono libri in cui i racconti si sgranano in rosario: uno dopo laltro con
lo stesso punto di vista. Ci sono,
poi, libri in cui il punto vista dei racconti muta di continuo: rutilante,
imprevedibile, smemorato. Donne
che sanno ballare e altre storie appartiene a questo secondo tipo: non
sai quale voce ti aspetta; di cosa si
parler; dove ti porter quella storia.
Ma un sottile filo c; non lo scopri
subito. Si rivela con la lettura e si
consolida sino a diventare chiaro
nella terza sezione: Ferite. Ed
Thanatos, coi suoi fratelli: Hypnos (il
Sonno), Moros (il Destino inevitabile), Ker (la Morte violenta), gli Oneiroi (la Stirpe dei Sogni). La grande
famiglia dei figli della Notte; lordito
su cui vengono tramate le storie con
le quali Nicoletta Mondadori costruisce uno dei noir pi amari e intensi
degli ultimi anni.
Leredit del pittore, che apre la
raccolta, ha un incipit che la potrebbe collocare fra le novelle di Gozzano. La figura del padre domina (ma
solo da co-protagonista) questo
primo racconto come i due finali,
costituendosi come una sorta di
cornice, allinterno della quale si
muovono storie di donne. Tante
donne: figlie, madri, sorelle, amiche,
madri. Come a una mostra di Campigli, dove per i colori non sono
quelli della terra, ma quelli cupi del
degrado, del disfacimento, della
morte.
Donne senza capelli si mostrano
senza vergogna, donne che vogliono raccontare la loro storia che
faticosa e incerta. Roberta, Angela,
Giovanna, Ilaria . Una sorta di
tacita alleanza si diffonde con qual-
SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org
Intervista a Massimo Sgorbani
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ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
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Leonardo Icon
Leonardo Da Vinci ancora una volta
protagonista di Milano. Si inaugurata ieri sera la scultura intitolata
Leonardo Icon, opera ispirata al
genio di Leonardo e appositamente
disegnata dallarchitetto Daniel Libeskind per valorizzare la piazza
Pio XI recentemente pedonalizzata.
Leonardo continua quindi a dialogare, con un rapporto lungo decenni,
con la Biblioteca e la Pinacoteca
Ambrosiana che sorgono sulla piazza, scrigni darte contenenti tra
laltro il famoso Ritratto di Musico e
limportantissimo Codice Atlantico, a
opera del maestro toscano.
Luogo e posizione centralissima per
la scultura dellarchistar Libeskind,
che oltre ad impreziosire la riqualificata piazza, ha giocato con Leo-
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che le onde sono fatte da immagini
di acqua rilegate in migliaia di libretti
disseminati sul pavimento, giocando
sulla ripetizione e laccumulo, con
un effetto non solo visivo ma anche
simbolico.
Mentre ci si perde a osservare le
immagini, ecco che voci, tutto intorno, ripetono allinfinito la parola acqua in 85 lingue diverse, creando
una nenia simile allo sciabordio delle onde. Solo allora si scopre che,
ovviamente, un fondo c, la parete
Munari politecnico
Il genio di Bruno Munari ha spaziato
in diversi campi: dalla grafica
alleditoria, dalla pedagogia al design, passando per larte pi pura.
La mostra Munari politecnico, allestita nello spazio mostre del Museo
del 900, propone un percorso affascinante su alcune delle sperimentazioni/invenzioni progettate dallartista.
I pezzi in mostra provengono tutti
dalla Fondazione di Bruno Danese
e Jacqueline Vodoz di Milano, che
nella molteplice veste di amici, collezionisti, editori e industriali, per
decenni hanno sostenuto e incentivato Munari a sperimentare linguaggi diversi. Lobiettivo della mostra dunque rivelare la propensione artistica di Munari, compito
che idealmente prosegue lesposizione allestita nel 1996 nelle sale
della Fondazione stessa, rileggendone per la collezione e aprendola
a un dialogo con una generazione di
artisti, presenti in mostra, che con
Munari hanno avuto un rapporto
dialettico.
La mostra divisa in sezioni, attraverso le quali appaiono gli orientamenti artistici di Munari attraverso il
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Il progetto, curato da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, oltre a essere
la pi grande retrospettiva mai dedicata a uno dei protagonisti dellarte
del Cinquecento in Lombardia,
una saga famigliare in dodici sezioni, ognuna dedicata allapprofondimento di un momento della vita
dei Luini e delle loro commissioni
pi importanti. Degni di nota sono
gli straordinari affreschi per la Villa
Pelucca di Gerolamo Rabia, mirabile ciclo decorativo tra sacro e profano; e la casa degli Atellani, con una
rassegna di effigi dei duchi di Milano
e delle loro consorti, ricostruita
dallarchitetto Piero Lissoni, responsabile dellallestimento.
Dopo tante mostre dedicate ai contemporanei, la mostra un tuffo in
unepoca che per Milano fu davvero
doro, un momento in cui la citt ma
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della diocesi, donato al Museo dal
grande collezionista e uomo daffari
Antonio Sozzani. Centocinque disegni, perlopi inediti, saranno esposti
in maniera permanente dopo un
lungo restauro che ha visto protagonisti non solo queste preziose e
delicate opere, ma anche le loro
cornici originali.
Sozzani, uomo di spicco della finanza milanese e grande collezionista
di arte dellOttocento francese, su
consiglio di Giovanni Testori, amico
e consigliere, inizia a comprare e
collezionare disegni su carta di molti
significativi maestri, italiani e non,
mettendo insieme una ricca collezione di cui Testori stesso assunse
la guida scientifica.
Forse fu su consiglio di un altro amico, quellAlberto Crespi gi donatore dellomonima collezione Crespi
di fondi oro italiani, depositata presso lo stesso Diocesano, che Sozzani decise di donare anche i suoi disegni al Museo. Con delle clausole
ben precise: i disegni dovevano es-
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di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso
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