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numero 22 anno VI 11 giugno 2014


edizione stampabile

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EXPO, EXPO BER ALLES E IL PENSIERO LEGGERO


Luca Beltrami Gadola
La vicenda Maltauro va seguita da
vicino con flessibilit, senza preconcetti formalistici, se no si fanno danni maggiori. Purtroppo siamo gi
arrivati al gran finale, le imprese lavorano gi su due turni e
lallestimento dei capannoni gi richiede il non rispetto formale di tutte
le leggi esistenti. Questo uno stato
di fatto. (La Repubblica 10.06).
Cos Gianfelice Rocca allassemblea di Assolombarda luned scorso.
Parole leggere. Se queste cose le
avesse dette uno qualunque non
avrebbero peso ma in bocca a
Gianfelice Rocca presidente di Assolombarda fanno un certo effetto e
di questi tempi flessibilit e non rispetto formale di tutte le leggi esistenti, se le parole hanno un significato, vorrei capire cosa sintenda
nel caso della Maltauro per flessibilit e cosa sintenda per non rispetto formale.
Ormai la truppa che marcia al grido
di Expo, Expo ber alles si fa
sempre pi numerosa, come dice
Gianni Biondillo in queste stesse
pagine, chi per convinzione, chi per
convenienza e chi per rassegnazione allineluttabile (ineluttbile agg.
[dal lat. ineluctabilis, comp. di eluctabilis che si pu superare con la
lotta, der. di eluctari vincere lottando]. Contro cui non si pu lottare, a cui non si pu contrastare,
quindi inevitabile, Diz. Treccani).
Evocare di questi tempi flessibilit e
non rispetto formale di tutte le leggi
esistenti uno schiaffo a chi per la
legalit si batte quotidianamente e
si battuto, ben consapevole del
limite tra giustizia e giustizialismo.

Ma ammettiamo pure che siano


tempi non certo di flessibilit ma
purtroppo di deroghe, concetto
almeno giuridico, per altro deroghe
a leggi e regolamenti per la materia
dellappalto voluti da una classe imprenditoriale alla ricerca di regole
ad excludendum e limitative della
libera concorrenza; ci detto che
almeno le delibere che hanno portato a queste deroghe si conoscano e
portino in calce la firma di chi le ha
autorizzate e che rientrino nel meccanismo degli open data che tutti
citano, invocano ma in fondo ostacolano.
Tanto per capirci e perch non ci
siano equivoci, orma lineluttabile ha
travolto pure me (e ArcipelagoMilano che dirigo) e ne diamo testimonianza in questo numero che ospita
interventi che potremmo dire degli
expottimisti per convinzione. Restano per sul tappeto come macigni
alcuni interrogativi ai quali Giuseppe
Sala, che come Gianni Biondillo
nemmeno io invidio, dovrebbe rispondere: da chi andava il compagno Greganti in visita agli uffici di
Expo in via San Tomaso? E in secondo luogo quando e chi ha deciso
di saltare la fase della pubblica evidenza per passare agli affidamenti
diretti per la fornitura di beni e servizi? Lui ne era alloscuro? Fin dalle
prime battute di questo travagliato
discorso di Expo 2015 si parlato di
infiltrazioni della criminalit organizzata, perch i controlli sono stati
tanto blandi da consentire quello
che successo mentre doveva essere la prima preoccupazione?

Non passa minuto che dal presidente del consiglio, magari in viaggio in
Corea, fino allultimo politico e fino
allultimo personaggio che abbia un
minimo di visibilit, non si inciti a
portare a termine Expo nei tempi
previsti, costi quello che costi. Sala
ci ricorda che sono stati venduti 2
milioni di biglietti e che nessuno pu
immaginare di restituirli con tante
scuse.
Va bene, rasseganti ma non entusiasti questa anche la mostra posizione, andiamo avanti senza esitazioni ma una cosa almeno ci sia a
risarcimento di chi soffre per questo
deficit di legalit. Si parla molto, e
lha fatto anche Gianfelice Rocca, di
dopo Expo e di lasciti dellesposizione: rilancio dellecono-mia, occasione per mettere lItalia sotto i
riflettori del mondo, ricadute sul territorio e cos elencando. Il lascito
migliore sar, fin che la piaga aperta, rimettere mano a tutta la legislazione che presiede alla spesa del
denaro pubblico, ma che non passi
attraverso la burocrazia ministeriale,
la stessa che ci ha regalato quella
vigente. Non ci piace, non ci fidiamo
perch a lei dobbiamo la base giuridica che ha permesso la maggior
parte degli scandali che trascinano il
nostro paese al fondo delle classifiche di legalit. Non stata incompetenza o leggerezza. A questo faticoso compito (una sorta di rifondazione legislativa) Gianfelice Rocca
dovrebbe impegnare la categoria
che rappresenta, prima di ogni altra
iniziativa.

A UN ANNO DA EXPO, LASCIATECI SOGNARE


Martino Liva
In molti ricorderanno il 31 marzo del
2008 quando gli stati membri del
BIE scelsero Milano come sede
dellEsposizione Universale del
2015. Il turbine degli eventi e
lincessante scorrere del tempo che
in modo sempre pi accelerato governa il flusso della storia fa apparire quella data assai lontana. Per
certi aspetti lo , se si pensa, ad
esempio, che il Presidente del Consiglio era Romano Prodi, il Sindaco
di Milano Letizia Moratti e la banca
americana Lehman Brothers non
era ancora fallita aprendo, di fatto,
una cupa crisi economica ancora
persistente.

n. 22 VI - 11 giugno 2014

Quel giorno Milano vincendo la sfida


con Smirne si proiettava in una corsa verso una data bene precisa
(primo maggio del 2015) ed una sfida altamente stimolante (lorganizzazione di Expo). Oggi la citt a
meno di un anno da Expo e
levento, subito dopo i festeggiamenti di piazza Gae Aulenti dello
scorso 30 aprile, stato squassato
dagli scandali. Questo settimanale,
sin dal 2009 (cfr. Emilio Battisti del
26 marzo 2009), invitava a vigilare e
denunciava delle mancanze di trasparenza.
Non si pu tornare indietro, ma
possibile chiedersi, ora, con che spirito guardare al futuro. La scadenza

che (allora) appariva quasi come un


miraggio a un passo. La sfida, ancor pi ardua dopo gli arresti di inizio maggio, diviene quella di creare
il sentimento che ancora manca, il
coinvolgimento collettivo che
spesso cruciale per la buona riuscita dei grandi appuntamenti.
Milano infatti non pu permettersi di
subire fatalisticamente levento. Non
pu limitarsi a viverne la quotidianit, accettarne passivamente il protocollo (ammesso che ci sia) senza
immetterci una forza propulsiva
propria. Ancora una volta il Sindaco
Pisapia ha ricordato che la nostra
citt o motore della nuova ripresa per tutta l'Italia o fallisce il suo

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ruolo di propulsore della crescita


economica e di avanguardia culturale e intellettuale.
Su Expo si possono avere diverse
opinioni, anche critiche, ma nessuno si pu sottrarre alla sfida e sfilarsi in disparte, magari tifando sottovoce per linsuccesso e augurandosi
una nuova ondata di scandali. Certo, ci non significa accettare passivamente la retorica dellevento e
rimuovere quanto successo, ma allo
stesso tempo vuol dire rendersi conto che Expo non altro da noi, dalla
quotidianit dei milanesi e dei fruitori della citt, dalla vita reale. Dovr essere un unico disegno in cui
tutti possano dire la propria.
Expo, infatti, significa, ancora, anche dopo gli scandali, posti di lavoro, opportunit di crescita, capacit
di reinventarsi, occasione per sfidare la pigrizia culturale. Il successo si
misurer sul grado di coinvolgimento che ciascun milanese riuscir ad
avere, su quanto saremo in grado di
farci contagiare, mostrando al mondo la faccia migliore di Milano.
Non siamo ai blocchi di partenza,
gi qualcosa si muove. Un recente
sondaggio effettuato da Voices from
the blogs, societ
spin off
dellUniversit Statale che si occupa
di analizzare il sentimento della rete

ha rivelato che il 66,8% dei cittadini


italiani guarda con favore alle ricadute dellEsposizione universale di
Milano. Crescono e si sviluppano i
Tavoli Tematici per Expo 2015, istituiti dalla Camera di Commercio per
coinvolgere il sistema economicoimprenditoriale, dallo scorso ottobre
sorta Explora, societ partecipata
dalle istituzioni per facilitare il collegamento tra i partecipanti ad Expo
ed i cittadini. Di poco prima di Pasqua la notizia che nei sei mesi
dellesposizione nascer il Refettorio Ambrosiano, promosso dalla Caritas e dalla societ Expo2015 dove
chef di tutto il mondo prepareranno
pietanze da distribuire ai bisognosi
partendo dalle eccedenze raccolte
nel sito dellesposizione.
Se da un lato anche Milano non
certo estranea ai fenomeni di disgregazione delle metropoli moderne che talvolta generano degli agglomerati urbani piuttosto che vere
e proprie citt, al contrario davanti a
determinati avvenimenti sempre
riuscita a trovare unit. Parafrasando Theodore White, il grande cronista delle presidenziali americane
che si chiese se, infondo, lAmerica
fosse un luogo oppure una nazione, anche noi in questa circostanza dovremmo interrogarci per capire

se Milano sia un luogo o una citt,


restando inteso che si citt solo se
in grado di fare sistema, di ricavare
una identit comune a tutti, di essere posto ove ciascuno di noi abita in
nome di ragioni diverse ma che poi
si riuniscono come nei pi complessi puzzle.
Scriveva proprio il Cardinale Martini,
in una lettera del 1991 come la citt, quando viene sollecitata nella
sua forza morale, si sente capace di
esprimere un giudizio, una reazione,
e di abbozzare un progetto. E
sempre il Cardinale Martini, nel suo
discorso di SantAmbrogio del 1996
dal titolo emblematico Alla fine del
millennio lasciateci sognare, concludeva con un augurio: il nostro
sogno non sar allora evasione irresponsabile n fuga dalle fatiche
quotidiane, ma aperture di orizzonti,
luogo di nuova creativit, fonte di
accoglienza e di dialogo. Expo
troppo importante per essere relegata alle cronache giudiziarie, che
pure sono doverose. Le indagini faranno il loro corso, le responsabilit,
si spera, saranno accertati. I milanesi, per, hanno il diritto di continuare a poter vivere Expo come
unirripetibile chance per realizzare
quel sogno di fine millennio.

LEGIFERARE IN ITALIA: UN DEFICIT DI DEMOCRAZIA


Vincenzo Ferrari
Lidea che la fonte primaria del diritto sia la legge generale e astratta
una conquista della modernit giuridica dispirazione illuministica. Cesare Beccaria ne il simbolo pi
noto nel campo penale. In quello
civile, basta citare il codice napoleonico, modello diffuso in molti paesi
del mondo. Persino in Inghilterra,
orgogliosa del suo common law basato su consuetudine e precedenti,
Jeremy Bentham diffuse fiducia nella legislazione. Negli Stati Uniti, i
giuristi avvertono che il loro diritto
molto pi statute e meno common di
quanto si pensi in Europa.
Gli illuministi pensavano che la legislazione fosse lo strumento pi adatto a garantire il massimo di certezza del diritto e un buon livello di
calcolabilit dei rischi, soprattutto
economici. E in questo senso si pu
dire che essa abbia funzionato,
smentendo le critiche di chi ammoniva che una legge, soprattutto un
codice, cristallizza nel presente una
realt destinata presto a cambiare
nel futuro. Certo, nella societ mercantile ha funzionato meglio del diritto tardo-medioevale, col suo com-

n. 22 VI - 11 giugno 2014

plicato intreccio di fonti, opinioni,


precedenti e usi, denunciato nelle
prime famose parole di Dei delitti e
delle pene.
Il problema per sono i tempi del
mutamento sociale rispetto a quelli
della decisione legislativa. Se fino
alla met del Novecento erano abbastanza compatibili, negli ultimi
decenni si aperto tra i due fronti
un grave squilibrio, che ha prodotto
una profonda crisi nella legislazione.
Crisi che, per paradosso, non si
tradotta
in
una
diminuzione
dellattivit legislativa, ma nella sua
perversione.
Anzich ridursi, il volume della legislazione aumentato, per due principali ragioni. La prima che essa
pur sempre lo strumento cui ricorrono governi e parlamenti quando affrontano problemi nuovi. E siccome
questi si succedono a ritmo incalzante, ne segue una rincorsa a perdifiato dei legislatori, impegnati a
non perdere il ritmo. La seconda
ragione che, con la spettacolarizzazione della politica, la classe governante dogni paese si abituata
a usare la legge come veicolo di

consenso, sfruttandone a livello


mediatico lalto potenziale simbolico.
Entrambi questi fenomeni hanno
conseguenze perniciose. La velocit
con cui si cerca di ingabbiare nella
legge la complessa realt che fugge
genera provvedimenti privi di progettualit e frutto di impressioni epidermiche non sostenute da sufficiente conoscenza dei problemi. A
sua volta, la strumentalizzazione
simbolica della legislazione genera
leggi vuote, simulacri di norme, epifenomeni privi di sostanza, che apportano solo confusione. Il risultato
limpenetrabile foresta legislativa
che ci avvolge, senza neppure pi
la guida del metodo giuridico,
anchesso in crisi, per trovare il sentiero. Una foresta dove allignano
anche mostriciattoli ridicoli: nel 1988
la Corte costituzionale italiana dovette riconoscere, di fronte a un reato minuscolo, ignoto anche agli specialisti, che non sempre inescusabile lignoranza della legge penale.
Certo il fenomeno non uguale ovunque. Dove i conflitti sono meno
aspri, lautorit politica meno volati-

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le, il senso della legalit pi diffuso,
esso meno vistoso. In Italia
drammatico, uno degli aspetti pi
evidenti della decadenza del paese.
Decadenza anche culturale nel senso spicciolo della parola, giacch
accanto
alla
farraginosit,
allassenza di obiettivi chiari, agli
orpelli che nascondono il vuoto, si
accompagna sempre pi, nelle leggi, una mancanza di rispetto per le
regole della lingua italiana. Ci moltiplica le interpretazioni, provoca
somma incertezza sul diritto, rende
impossibile calcolare i rischi, creando zone grigie in cui lecito e illecito
si confondono: in breve, tradisce le
finalit primigenie della legislazione.
La legge in Italia una variabile impazzita, tanto pi che allincertezza
sui suoi contenuti si associa quella
dovuta ai tempi incalcolabili della
sua applicazione, specie in sede
giurisdizionale.
Naturalmente si elaborano anticorpi
per uscire da questo ginepraio. Molto diritto che conta quello dei
contratti cosidetti transnazionali
si produce in forme scritte, ma negoziate dai protagonisti stessi, con
previo calcolo dei rischi e delle misure di contenimento: quella che
si usa chiamare lex mercatoria. Ma
si tratta di fenomeni tanto importanti
in valori assoluti, quanto marginali in
rapporto alla gran massa delle relazioni sociali, regolate per legge. Ov-

vero, non fungono da contrappeso


alla crisi da cui questa afflitta.
Fra i tanti esempi, basta immergersi
nella cosiddetta legge Fornero, n.
92/2012, e misurare il tempo occorrente a capirne il significato letterale. Molto doloroso il confronto con
le nitide formule del codice e dello
Statuto dei lavoratori, il cui articolo
18, dopo il recente emendamento,
risulta pressoch incomprensibile. Il
fondo si tocca ogni anno con la legge finanziaria, campo di scorribande
di tutte le lobby che la usano per
inserirvi normicine della pi varia
natura, su cui nessuno oltre ai proponenti delibera coscientemente.
La cosa pi grave che lincertezza
investa, oltre al contenuto delle leggi, anche le forme e le procedure.
Queste infatti, come ammoniva Natalino Irti, rimangono lunica salvaguardia di fronte allentropia crescente del sistema giuridico. Crollata anche la forma, la legittimit del
sistema, che vien meno. Il diritto si
regge sul presupposto che i cittadini, in maggioranza, ne accettino le
regole anche quando contrastano
con i loro interessi. Se il dubbio investe tutto, cosa fare e come farlo,
ognuno si sente libero di invocare
un diritto personale, con degradazione della societ verso la guerra
di tutti contro tutti.
Non meno inquietante la difficolt
di individuare dei rimedi. La tentazione di rinverdire il diritto giurispru-

denziale premoderno utopica di


fronte allipercomplessa realt odierna, che esige regole chiare e
decisioni rapide. Il diritto negoziale
dipende dalle parti ed condizionato dalle asimmetrie di potere, che
permettono ai pi forti di imporre la
loro volont. La tentazione di affidarsi al giudice creativo non meno illusoria. Il giudice di common
law applica dei precedenti che lo
vincolano anche eticamente. Importare questo sistema senza il contesto entro cui opera da secoli sarebbe puro provincialismo.
Resta quindi aperta solo lesigenza
di un profondo rinnovamento delle
procedure di decisione democratica,
che vanno semplificate in modo che
la volont maggioritaria si formi
senza troppo assillo ed emerga con
nitidezza, entro un quadro di regole
costituzionali che ne delimitino il peso. Infatti, la legge tanto pi chiara
quanto meno numerosi e pi compatti sono i suoi autori. La parola di
un singolo decisore solitamente
chiarissima ma ha costi politici ancora pi alti di quelli derivanti
dalloscurit di norme nate dal confronto fra posizioni diverse. Dunque
vi un problema di equilibri, appunto costituzionali, risolvibile solo in un
clima di adesione sulle regole della
democrazia. In Italia siamo precisamente di fronte a questo problema.

LA CITT METROPOLITANA UNA AGENDA FORSE MA DIBATTITO ZERO


Giovanni Dapri
Lapprovazione della recente Legge
Del Rio sulla costituzione delle Citt Metropolitane non ha suscitato
rilevanza pubblica, non ha generato
tormentati dibattiti, nessuno si
sorpreso. Sono passati 24 anni dalla Legge 142 del 1990 che per prima introduceva la necessit di affrontare la forma e il governo delle
grandi conurbazioni urbane per il
ruolo che queste svolgono nelle societ ed economie mondializzanti. In
questi 24 anni non si sviluppato
nelle Istituzioni e nel paese il bisogno di intraprendere una discussione civile sulla formazione delle
grandi citt dense di popolazione e
attivit. In altri paesi a economie
avanzate il tema della citt, della
sua regione e del momento stesso
in cui la citt si fa regione, stato
centrale. Nella seconda met del
secolo scorso il dibattito sulle trasformazioni delle citt come luogo
privilegiato della concentrazione sociale e delle economie ha posto in
rilievo una nuova complessit che

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ha generato di fatto la crisi delle istituzioni politiche e amministrative


organizzate verticalmente, che generavano un governo gerarchico, in
cui la citt era solo il deposito terminale di politiche di scala sovra locale.
Protagonismo metropolitano - I nuovi assetti dei territori, con il nuovo
protagonismo metropolitano, hanno
determinato lo sradicamento del
pensiero gerarchico e deterministico
della visione scalare del mondo
delle cose. Nel nostro paese il processo di esplosione della citt verso forme con dimensione metropolitana, sono state lasciate senza governo e politiche. Questo ritardo ha
portato con se anche la crisi
dellidea stessa di citt, da sempre
immaginata
come
luogo
dellintegrazione sociale, spazio della contaminazione culturale e delle
innovazioni tecniche e scientifiche,
struttura dellorganizzazione del
conflitto ogni qual volta si sono verificati processi di trasformazione del-

le economie. I fenomeni di mondializzazione e di crescita urbana hanno generato una nuova condizione
della citt e del suo tradizionale ruolo di liberazione, lesplosione
dellurbanizzato ha trasformando i
territori in spazi indifferenti e relativamente omologati. La crisi economica strutturale della maggior parte
delle economie avanzate ha reso
pi evidente il limite delle risorse e
dei bisogni e conseguentemente, la
crisi di senso dei termini crescita e
sviluppo.
Nella nostra piccola terra, l"arancia
azzurra rugosetta" - secondo la bella definizione di G. Bateson - due
fenomeni cambiano radicalmente le
condizioni: per la prima volta nella
storia la popolazione che vive nelle
citt superiore alle popolazioni
che vivono nelle campagne e le
nuove metropoli con popolazione
milionaria sono per lo pi localizzate
nei paesi poveri, con rilevanti fenomeni di concentrazione umana in
condizioni nuovamente precarie,

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come lo furono nella prima rivoluzione industriale ma in dimensioni di
gran lunga superiori. La nuova metropoli concentra in s il massimo
dellinnovazione e contemporaneamente della povert e spazialmente
definisce la citt dei ricchi e la citt
dei poveri.
La nuova questione urbana diventa ineludibile - sempre pi evidente il ruolo attivo delle citt nella formazione di politiche a azioni, capaci
di reagire alla crisi economica e agire come luogo di maggior intensit
delle relazioni e in grado di produrre
innovativi e sperimentali modelli di
sviluppo.
Molti processi di rigenerazione urbana in relazione alla rigenerazione
delle economie sono stati innescati
in molte citt e regioni europee,
mentre il nostro paese tuttora
immobile, nonostante siano rilevabili
intense attivit metropolitane che
attraversano quotidianamente i nostri territori. Gli abitanti dellarea metropolitana milanese si comportano
gi ora da abitanti di una citt metropolitana, pagandone contemporaneamente la mancanza di Istituzioni, servizi utili allintegrazione territoriale e impianti urbani dotati di
qualit civile.
Per sintesi dello scritto mi sento costretto a superare dun balzo il tema
della dimensione della citt metropolitana, anche se questo non un
tema neutrale e indifferente alla sostanza dei temi da trattare. Dal punto di vista sostanziale la citt metropolitana assume una dimensione in
relazione al punto di vista con cui si
costituisce lo sguardo. I temi economici hanno una dimensione differente rispetto al tema dei servizi ed
anche a quelli dellambiente. Mentre
dal punto di vista istituzionale la dimensione che viene assunta sembra quella dellattuale Provincia. La
questione dimensionale e la necessaria multiscalarit delle politiche
sar un tema approcciabile solo in
relazione ai reali poteri, risorse e
competenze che la Citt Metropolitana potr assumere.
Tornare dopo 24 anni a trattare la
Citt Metropolitana senza un pubblico dibattito appare complicato,
per ogni pensiero sembra continuamente necessario trovare elementi fondativi a sostenere i pensieri stessi.
Agire metropolitano - I fenomeni da
leggere in maniera metropolitana
riguardano i modi di abitare il territorio gi praticati con difficolt crescenti da parte delle popolazioni milanesi. Questi fenomeni di territoria-

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lizzazione dei comportamenti definiscono unagenda di questioni e temi


che connaturano la forma e la natura stessa della Citt Metropolitana.
Tra le diverse questioni aperte un
primo tema riguarda le attivit produttive (la definizione estremamente generica ma individua un
campo riconoscibile) e intrinsecamente i processi rigenerativi e
dellinnovazione. Questi si muovono su territori che hanno una dimensione di gran lunga superiore
alla citt metropolitana e hanno diverse scalarit di relazione, differenziando lintensit di relazione tra
aree metropolitane e piattaforme
territoriali, ma trovano nel nodo della citt metropolitana molti elementi
di spinta e di servizio oltre che per
le maggiori facilitazioni di accesso ai
rapporti internazionali. Anche i tradizionali distretti produttivi individuano nella relazione con la citt
metropolitana un utile riferimento,
come nel caso del tradizionale distretto del legno e del design, ampliato territorialmente e spettacolarizzato nellappuntamento internazionale del Salone del Mobile e del
Fuori Salone.
Un secondo tema dellagenda metropolitana riguarda i servizi pubblici. Questi sono una delle attivit
dellabitare che hanno maggiore evidenza nella dimensione territoriale
ampia.
Listruzione
superiore,
luniversit e la formazione permanente sono scelti in misura sempre
maggiore per le prestazioni che
questi servizi possono offrire, in una
dimensione territoriale, indipendentemente dalla distanza dallabitazione. Lassistenza e la sanit hanno
dimensione transcalare in relazione
al tipo di prestazione e alla domanda di salute. La formazione di una
discreta quantit di grandi centri ospedalieri e della ricerca, che si
stanno delineando nellarea metropolitana, costituiscono un elemento
che necessita di un governo integrato tra Regione e Citt Metropolitana.
Il caso della Citt della Salute descrive bene la indeterminatezza del
rapporto tra le politiche ospedaliere
di aggregazione e gigantismo delle
strutture, perseguite da Regione
Lombardia e la quasi casualit della
localizzazione.
Le aziende di erogazione dei grandi
servizi collettivi come i servizi idrici,
il ciclo dei rifiuti, la produzione e fornitura di energia, rappresentano uno
dei nodi cruciali della Citt Metropolitana. Il governo delle aziende partecipate, delleventuale integrazione
dei servizi ed eventuale partecipa-

zioni di capitale privato - dove ancora non sia presente - uno dei punti
rilevanti nella formazione della Citt
Metropolitana. Se da una parte i referendum
sul
mantenimento
dellacqua pubblica un elemento
di certezza e indirizzo, per molte
altre aziende partecipate sono in
corso vendite di pacchetti azionari.
Quindi un nuovo assetto dei servizi
e della loro gestione sar un aspetto
non solo tecnicistico ma di grande
interesse pubblico e collettivo non
eludibile.
Altra questione dellagenda e che
gi ora produce pratiche della dimensione metropolitana riguarda
lambiente, i parchi, i fiumi, le reti
ecologiche e le attivit di produzione
agricola. La dimensione territoriale
connaturata e gi ampiamente praticata con la formazione di parchi
regionali e locali di interesse sovralocale, con lintroduzione negli strumenti urbanistici delle reti ecologiche intese come infrastruttura territoriale, con una rinnovata attenzione allagricoltura interpretata come
componente ambientale, presidio
territoriale e produzione alimentare
essenziale. La questione ambientale uno degli elementi che ha generato e pu costituire unutile piattaforma di dialogo istituzionale tra le
diverse amministrazioni.
Infine il tema della mobilit delle
persone e delle merci porta con s,
contemporaneamente, la dimensione tecnicistica dellorganizzazione
territoriale delle reti del trasporto
pubblico e della mobilit privata e
permette di trattare concretamente
la possibilit e il modo di agire e poter fruire della dimensione metropolitana. La mobilit diventa cos una
politica di reale integrazione territoriale e sociale. Il bilanciamento
dellofferta di mobilit tra trasporto
pubblico di massa e pendolare con
quello delle grandi distanze ad alta
velocit, piuttosto che tra reti autostradali e potenziamenti delle reti
locali, definisce scelte che superano
il tema della scarsit di risorse in
tempi di crisi, costituendo una vera
e propria politica sociale.
La Citt Metropolitana dovrebbe essere una costruzione continua e in
divenire, nasce dal nuovo ruolo della forma metropoli ma non pu che
fondarsi sul riconoscimento delle
citt e delle popolazioni che la compongono. Per questo il coinvolgimento sociale non pu essere un
formalismo rituale ma un atto sostanziale costituente.

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VIGORELLI, DECIDERE ASCOLTANDO LA CITT


Andrea Di Franco
Il velodromo Vigorelli stato quattro
volte sede dei Campionati del mondo di bicicletta su pista. Antonio
Maspes conquist qui il mondiale
del 55: fu il primo dei suoi sette titoli. Alla sua morte, nel 2000, il velodromo divenne il Maspes- Vigorelli.
Qui sono stati raggiunti 10 record
dell'ora, tra i quali quello di Fausto
Coppi nel 1942; per lungo tempo vi
si concludevano il Giro dItalia e il
Giro di Lombardia. Per la sua storia
e per la sua magnifica pista di legno, noto e ammirato a scala
mondiale. Cos come noto il
grande spreco che rappresenta, da
decenni, la sua inagibilit alle biciclette.
Recentemente il tempio del ciclismo tornato protagonista di un
acceso dibattito intorno alle sue
sorti. Lamministrazione comunale,
decisa a trovare una via per sfruttare limpianto, si dota di un progetto
tramite concorso. Questo per lo
snatura profondamente, arrivando a
demolire la storica pista di legno di
400 metri e accantonando proprio
la pratica del ciclismo rispetto ad
altri usi sportivi, commerciali e ricettivi. Eppure lo stato attuale
dellimpianto non certo disastroso:
lultima completa ristrutturazione
del 1998 e luso costante da parte
della societ milanese di Football
Americano ne garantisce la manutenzione ordinaria. Organizzati nel
Comitato Vigorelli, i cittadini e i
ciclisti che vorrebbero ricondurre la
pista al suo uso naturale sfruttando il pregevole anello e mantenendo intatta la struttura storica si appellano alla Soprintendenza per i
Beni Culturali, che blocca lesito del
concorso decretando il vincolo
sullintero fabbricato.
Queste resistenze e, non ultima,
leffettiva indisponibilit dei 18 milioni di euro in oneri di urbanizza-

zione di City-Life, decretano labbandono del progetto di concorso.


Appare evidente la difficolt di definire una strategia chiara sulluso e
la gestione dellimpianto.
Eppure,
a
fianco
dellamministrazione e degli operatori di City-Life, i soggetti disponibili
alla definizione di una strategia e di
un progetto sinergico di certo non
mancano. La Direzione Regionale
per i Beni Culturali offre la disponibilit ad avviare un confronto con il
Comune per rendere compatibile un
progetto di riqualificazione con il
Decreto di tutela: che si traduce
nella volont di non congelare la
struttura ma rendere il MaspesVigorelli un impianto flessibile
alluso di diversi discipline sportive,
seppure incentrato su quella storica
di velodromo.
Il Comitato Vigorelli si pone come
un importante catalizzatore delle
spinte provenienti dalla base ciclistica cittadina e amatoriale. Il Politecnico, con la sua radicata cultura
milanese e la molteplice competenza progettuale, si metterebbe a disposizione come partner strategico
e tecnico. La Federazione Ciclistica
regionale sarebbe fortemente motivata a sostenere, di concerto con
gli altri enti di promozione sportiva,
la gestione di allenamenti e gare
amatoriali, gare nazionali e internazionali, e una scuola di ciclismo
rivolta ai giovanissimi.
Il Vigo diventerebbe il volano per il
rilancio milanese della attivit ciclistica su pista, base sostanziale
dellallenamento per le corse su
strada. Potrebbe anche ospitare o
appoggiare competizioni quali il frequentatissimo Red Hook Criterium,
la cui ultima edizione si tenuta a
Milano a ottobre 2013. Al ciclismo e
del football si affiancherebbero le

numerose discipline compatibili con


le dimensioni del campo centrale.
Riutilizzando le strutture esistenti si
potrebbe riaprire la storica Palestra
Ravasio, ricavare gli spazi per una
foresteria di appoggio agli sportivi,
attivit commerciali e di ristorazione
e uno spazio museale legato al
magnifico ma troppo isolato Museo
del Ciclismo del Ghisallo. E poi
spazi per le associazioni sportive
ciclistiche o quelle legate agli altri
sport ospitati. Insomma, si tratterebbe di istituire un vero e proprio
Centro del Ciclismo e dello sport
Milanese.
Milano, pur essendo una delle
grandi citt pi a misura di bici che
vi siano al mondo, maltratta il ciclismo. Ciononostante lattivit ciclistica sta conoscendo, a livello di diffusione e uso urbano, una forte crescita. Da qualche anno la vendita di
biciclette in Europa ha superato
quella della auto, definendo un
trend decisamente positivo, in relazione alla vivibilit urbana.
La potenzialit del Vigorelli quale
simbolo di una svolta in senso sostenibile delle politiche della mobilit urbana, immensa. La priorit
del governo cittadino che sia davvero espressione del bene comune
deve essere, in questo caso tanto
clamoroso, quella di non dissipare il
patrimonio che ha ereditato.
Come afferma Ivan Illich La bicicletta richiede poco spazio. Se ne
possono parcheggiare diciotto al
posto di un auto, se ne possono
spostare trenta nello spazio divorato da ununica vettura. Essa permette alla gente di creare un nuovo
rapporto tra il proprio spazio e il
proprio tempo, tra il proprio territorio
e le pulsazioni del proprio essere,
senza distruggere lequilibrio ereditario. Vale la pena di unire gli sforzi.

MILANO: LA CITT DELLA DOMENICA E LA CITT DEL LUNED


Giulia Mattace Raso
La citt della domenica quella della invasione di piazza: comizi, concerti, tornei, maratone, donne, uomini, famiglie, biciclette, musicanti,
e per finire intere comunit che sfilano colorate e orgogliose per i
quartieri. Occasioni in cui la citt si
mette a festa e tutta insieme percorre e vive uno dei suoi tratti identitari
che sia la musica, il design, la multietnicit o la bicicletta. Una citt in
cui gli eventi sembrano trasfigurare i

n. 22 VI - 11 giugno 2014

luoghi, vuoi perch ne cambiano i


connotati seppur transeunti, vuoi
perch semplicemente passano in
secondo piano, sopraffatti dal contenuto.
Questa citt della domenica interroga quella del luned perch amplifica le relazioni tra lurbs (la citt fisica) e la civitas (la citt degli esseri
umani), per riprendere le categorie
praticate su queste colonne da
Giancarlo Consonni. Sembra quasi

che grazie allevento la civitas riscopra lurbs: l'emozione per chi


va al Fuori salone o a Piano City di
vivere spazi nuovi, sconosciuti, o di
riviverli insieme; il piacere della
scoperta o della riscoperta, lo stupore per la nuova veste. Un modo
nuovo di praticare i luoghi, in alcuni
casi anche frange urbane, residui,
ritagli dimenticati che riacquistano
senso e nuova magia per quello che
vi accade. O che irrompono sulla

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scena come le chiese rivisitate grazie alle sonate di Bach, un pellegrinaggio musicale durato un decennio
che la Societ del Quartetto ha percorso per i quartieri di Milano, come
ci racconta Paolo Viola nella rubrica
Musica di oggi.
Tutto ci avviene per lo pi negli
spazi pubblici della citt, quegli
stessi
che
ne
costituiscono
larmatura portante: La citt esiste
in quanto sistema di luoghi ed la
qualit dei luoghi, e il loro costituirsi
come spina dorsale dei tessuti insediativi, a fare la qualit delle citt,
ancora Consonni. I luoghi urbani
sono per eccellenza i luoghi del vivere condiviso, luoghi sicuri in quanto presidiati naturalmente, quotidianamente dagli abitanti della citt.
La contemporaneit ha spezzato il
legame tra le comunit e il territorio:
la citt non pi una federazione di
comunit, i legami comunitari su
base locale non ci sono pi. Oggi
luomo metropolitano pu avere la
possibilit di far parte di pi comunit, ma queste sono per lo pi svincolate da un luogo, da un territorio.
Eppure credo che la scommessa sia
proprio quella di capire quanto lo
straordinario
possa
fecondare
lordinario, la citt festiva quella feriale, quanto gli eventi contribuisca-

no a costruire comunit, nel momento stesso in cui si tessono le


relazioni per costruirli, quanto questo possa far parte del discorso
sullabitare condiviso e i modi civili
delle relazioni che stanno alla base
del patto sociale degli abitanti (di
quartiere, di citt e di metropoli).
la stessa sfida che lancia Gianni
Biondillo oggi su questo numero:
Expo () Sar un evento che deve
dare agli abitanti di questa metropoli
la (auto) rappresentazione di cosa
loro stessi siano capaci di fare. Solo
cos potr diventare un pezzo di Milano anche dopo la manifestazione
stessa. Solo se i milanesi sapranno
affezionarcisi. Farlo proprio, ognuno
a suo modo. Ridimensionando, ad
esempio, la percezione falsa che
abbiamo della citt. Expo 2015, a
differenza di altre realt precedenti,
non si tiene fuori dal mondo, in
chiss quale estrema periferia.
nel cuore della metropoli, in unarea
iper-antropizzata, con una densit
abitativa spaventosa, affianco a un
polo fieristico immenso. al centro
della nuova citt policentrica ().
Un investimento affettivo che modifica la topografia, non solo sentimentale, di una citt che con lExpo
si proietta direttamente nella sua
nuova dimensione, e quindi nella-

gone della competizione mondiale


tra ambiti metropolitani.
Ma torniamo al luned. Luca Molinari
sul Corriere della Sera (7 giugno
2014) parla di nuovo investimento
urbano, quello che riguarda il progetto attento a degli spazi pubblici
diffusi, che si affermato come modello di rigenerazione urbana delle
grandi citt europee negli ultimi
trent anni. () Si comprese che la
qualit dello spazio urbano passava
soprattutto dal suo piano terra e da
quella delicata relazione tra vuoti e
pieni, pubblico e privato, infrastrutture leggere per i pedoni e collegamenti per i mezzi collettivi che determinano la qualit diffusa e silenziosa dei luoghi che abitiamo e attraversiamo tutti i giorni.
il tutti i giorni quello che ci sta a
cuore. Ormai non si parla pi di decoro urbano tardo ottocentesco: il
tardo novecento ci ha gi superato.
Barcellona scommesse tutto il suo
futuro sulle piazze, i piccoli parchi,
la qualit di marciapiedi e dei micro
luoghi pubblici.
Ma non mai troppo tardi per riconoscerlo: non questione di sciura
col tacco arenata nel catrame, per
restare alla qualit del marciapiede,
ma strategia di investimento, tassello di rigenerazione ineluttabile.

RIFIUTI MILANESI. ABBIAMO RACCOLTO PERCH SI SEMINATO


Fiorello Cortiana
Una buona notizia, Milano primeggia in Europa nella raccolta differenziata. A Milano nel 2013 sono
stati 149 i Kg per abitante di raccolta differenziata, 123 a Vienna, 117 a
Monaco, 105 a Berlino e 76 a Parigi. In particolare significativa la
tendenza incrementale: nel 2012 la
percentuale di rifiuti differenziati era
del 36,7%, nel 2013 ha raggiunto il
42,5% e nel mese di gennaio 2014 il
48,3%, pi 7% rispetto al gennaio
2013. Lestensione della raccolta
dellumido nelle diverse zone della
citt ha dato un contributo significativo alla quantit di raccolta differenziata e lestensione della raccolta
a tutta la citt entro lanno prefigura
il superamento del 50%.
La ricerca 2013 condotta da Unioncamere e Symbola ha messo in luce
la leadership italiana nellindustria
del riciclo europea, oltre met delle
tonnellate di rifiuti riciclabili raccolti
in Italia costituita dalla differenziazione di rifiuti solidi urbani, quelli
che fino a met degli anni 90 andavano in discarica o negli inceneritori.
Un saldo doppiamente positivo per
la disponibilit al riutilizzo di materie
prime seconde e per il risparmio

n. 22 VI - 11 giugno 2014

energetico primario che nel 2013


stato di 15 Mln di TEP: meno emissioni di CO2 nellaria, 55 Mln di
Tonnellate, e minori costi. Anche
questa Green Economy, che
prende corpo in filiere nuove a partire dalla ricerca dedicata. Per lExpo
del 2015 Milano si candida a diventare la capitale della differenziata,
una ambizione importante che richiede un allargamento ulteriore
dello sguardo coerente con Nutrire
il Pianeta-Energia per la vita. Sar
necessario fare tesoro del principio
delle 4 R -riduzione, recupero, riuso,
riciclo - introdotto in Italia dagli ecologisti al governo, prima in Lombardia nel 1993 e poi a livello nazionale
con il Ddl 22/97 (Decreto Ronchi).
La distribuzione di sacchetti di compost,
prodotto
dalla
raccolta
dellorganico, da parte dellAMSA
alla Fabbrica del Vapore nella giornata Milano Recycle City importante perch consente a molti cittadini di avere una percezione pi
ampia e concreta del ciclo dei rifiuti
secondo il principio delle 4 R e apprezzare cos la necessit di conferire il rifiuto organico negli appositi
bidoni solo utilizzando esclusiva-

mente sacchetti biodegradabili e


compostabili. Se si vuole compost di
qualit, occorre produrlo con materiale coerente e di qualit. Guardare
alla realt quotidiana e al ciclo delle
materie secondo il principio delle 4
R richiede un cambiamento significativo.
Innanzi tutto occorre avere una visione ampia quanto la costituente
Citt Metropolitana, quindi pretendere che la sua organizzazione sia
funzionale al cambiamento. Il territorio della attuale Provincia di Milano
rappresenta il 31,8% della popolazione della Regione Lombardia,
l11,4% della popolazione del Nord
Italia e il 5,2% della popolazione
nazionale. Secondo il Rapporto Rifiuti 2012 dellIstituto Superiore per
la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) il valore medio provinciale di produzione pro-capite inferiore di 50 kg/abxa rispetto al Nord
Italia e al dato nazionale. Sotto
leffetto della recessione strutturale,
lelevata densit insediativa di attivit commerciali, di servizio e produttive caratteristica del territorio milanese non determina, rispetto agli
altri contesti, livelli di produzione

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pro-capite di rifiuti urbani particolarmente elevati e nel 2011 c una
contrazione della produzione di rifiuti sia in Provincia sia in Regione.
Guardiamo ancora pi in l: ogni
giorno finiscono nelle discariche italiane 4 mila tonnellate di alimenti
acquistati e non consumati. Il 15%
del pane e della pasta, il 18% della
carne e il 12% della verdura e della
frutta. Ognuno in un anno butta circa 27 Kg di cibo commestibile, pi
di 500 euro di spesa. I supermercati
eliminano circa 170 tonnellate
allanno di cibo perfettamente consumabile: alimenti ancora sigillati
che sono stati ritirati dagli espositori
perch dopo due giorni scadono, o
perch la confezione ha dei difetti
nel marchio o nelletichetta, perch
non pi di moda, o ancora perch
lalimento esteticamente troppo
maturo, come le banane con la buccia a macchie marrone.
Il cibo ancora buono da mangiare
che diventa rifiuto per i supermercati
e per noi consumatori , per, solo
lultimo dei passaggi: il cibo di scarto nasce gi mentre viene prodotto,
poich il margine di guadagno sarebbe troppo basso cos non viene
raccolto. Circa il 15% dellintero raccolto di zucchine diventa rifiuto. Un
altro 10-15% viene scartato per
questioni estetiche: arriviamo cos al
30% del cibo prodotto che diventa
scarto. Con ci che scartano la
grande distribuzione e i consumatori
finali si raggiungono 6 milioni di tonnellate di alimenti scartati ogni anno
in Italia. Basterebbero a sfamare tre
milioni di persone. Guardiamo anco-

ra pi in l, ai circa 80.000 pasti


quotidiani che Milano Ristorazione
cucina per 450 istituti scolastici milanesi: circa 8 tonnellate di cibo
scartato al giorno sulle 32 tonnellate
complessive di cibo preparato al
giorno, il 25%.
Quali considerazioni possiamo trarre dai dati considerati e dagli sguardi proposti? C un margine amplissimo di lotta allo spreco, sia puntando su una cultura della sobriet
che privilegia la qualit e la consapevolezza alimentare in luogo del
consumismo bulimico, sia organizzando a sistema le filiere della materia e dellenergia dentro alla rete
metropolitana. Ognuno dei 134 comuni dellattuale Provincia di Milano
sceglie come raccogliere e a chi
conferire i rifiuti prodotti sul suo territorio, salta allocchio immediatamente uneconomia di scala possibile, evidenziata gi oggi dalla rete
provinciale degli impianti di trattamento della materia seconda raccolta in modo differenziato. In luogo di
pi assessorati nella citt metropolitana sarebbero utili agenzie di scopo a responsabilit politica pubblica.
Perch lAMSA non raccoglie anche
il prodotto delle potature urbane?
Perch non esiste un impianto di
biogas metropolitano dellAMSA?
Perch non fare cucine locali che
producono per la ristorazione collettiva di scuole, mense pubbliche,
centri per gli anziani ecc.? Lavorerebbero a tempo pieno con distribuzione personalizzata, cibo non freddo e non scotto. Perch non fare
accordi con i produttori della cintura

verde metropolitana, in una delle


pianure pi fertili dEuropa? Perch
non aiutare logisticamente i GASGruppi di Acquisto Solidale, esempio straordinario di cittadinanza attiva? Perch non incentivare chi riduce, riusa, raccoglie e ricicla, a partire dai condomini? Perch non pensare anche al compost da conferire
a Km zero alle migliaia di orti urbani
e alle aziende della cintura verde?
Perch non mettere ovunque impianti
di
distribuzione
diretta
dellacqua minerale cos da ridurre
seccamente il consumo di bottiglie
di plastica, il costo energetico per la
loro produzione e le emissioni relative alla loro distribuzione?
Perch lAMSA in luogo delle strategie finanziarie non torna a essere
unimpresa di utilit sociale, capace
di chiudere in pareggio ma organizzata in funzione delle 4 R e magari
con un azionariato metropolitano
diffuso, a partire dai 134 comuni: le
citt nella Citt Metropolitana? Perch non estendere in modo sostanziale il Credito dImposta per gli investimenti nella ricerca interni agli
obiettivi europei 20+20+20 di riduzione, risparmio e produzione di energia in modo rinnovabile? Nutrire
il Pianeta Energia per la vita,
questo tema ha gi allargato lo
sguardo in una chiave sistemica, se
la Grande Milano, citt metropolitana, vuole divenire la capitale della
differenziata deve alzare lo sguardo
dal proprio ombelico. Perch una
corretta gestione dei rifiuti conviene
sia allambiente, alla salute, che
alleconomia.

EXPO 2015 SAR PER MILANO UNOCCASIONE STRAORDINARIA?*


Isabella Musacchia
A Milano arriveranno davvero 20
milioni di turisti provenienti da ogni
angolo del mondo? Agli abitanti di
Shanghai, in occasione dellExpo,
per violazione al decoro, fu vietato
uscire di casa in pigiama: ai milanesi sar vietato vestirsi di scuro? Per
chi abita a Milano sar come fare il
giro del mondo in 184 giorni?
Quante lingue si parleranno sullo
stesso tram?
Ma vero che il logo psichedelico
del padiglione Italia stato copiato
da Telnov Oleksii? Quanti bambini
nati durante lExpo verranno chiamati Leonardo come omaggio a Leonardo Da Vinci? Per lExpo, insieme ai turisti, arriveranno davvero
quindicimila prostitute? Forse per
loccasione, a Brera, riapriranno le
case chiuse?
Le maghe di Brera stanno imparando larabo, il russo e il giapponese?

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I turisti cosa ameranno fotografare?


Pi il Duomo o il Castello Sforzesco? Ma linfopoint dellExpo davanti
al Castello non roviner tutte le foto? Quanti di noi verranno immortalati dai turisti e finiranno sulle bacheche fb di tutto il mondo?
Qualche turista scambier lArena
Civica per il Colosseo?
Quanti turisti si innamoreranno
dellItalia e perderanno laereo di
ritorno? I milanesi sedurranno le turiste straniere improvvisandosi appassionati uomini del sud? Quando
arriver il caldo torrido di luglio e
agosto, quanti turisti si tufferanno
nelle fontane? E quanti nei Navigli?
Le papere dei Navigli nuoteranno,
come sempre, controcorrente?
Torner il cigno bianco del Naviglio
Grande?
La giacca di Maroni e le mattonelle
verdi di Malpensa sembreranno un

omaggio alleco-sostenibilit? Durante lExpo le modelle mangeranno


di pi?
I senzatetto moriranno di fame anche durante lExpo?
Saranno servite le poesie affisse sui
ciliegi del parco di Valsesia, o i ciliegi saranno abbattuti? Ci saranno
davvero gli orti in piazza Duomo?
Sar possibile mangiare sul tetto del
Duomo, stando attenti a non fare
briciole?
Il dito medio di Cattelan, una mattina, lo troveremo sporco di nutella?
La schiscetta dei milanesi diventer
eco-sostenibile, ogni spreco sar
bandito e sar vietato lasciare anche un singolo fagiolino nella ciotola? Quanti scopriranno il tofu?
Quanti manager diranno durante la
pausa pranzo di volersi dare
allagricoltura? Quanti fashion blogger diventeranno (almeno per qual-

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che mese) food blogger? Verr analizzata la Merda dartista di Piero
Manzoni per scoprire come fosse la
sua alimentazione? Durante lExpo,
Macao occuper lEsselunga?
Il Papa, ospite attesissimo, si sporcher il vestito bianco con una salsa
thai?
LExpo del 1906, si svolse in piena
Belle Epoque e lasci alla citt di
Milano lacquario liberty: cosa lascer lExpo 2015 che si svolger in
piena crisi? Dopo lExpo, a Milano,
nascer il cibo di strada? Quanti milanesi sostituiranno le begonie con
le melanzane e si faranno un orto
sul balcone? E quanti prenderanno

in casa una mucca per avere il latte


a chilometro zero?
Quante mode esotiche lascer
lExpo?
Quale sar il padiglione dellExpo
pi visitato dai turisti? E dai milanesi? In autunno, con milioni di risotti
alla zucca, Milano torner arancione? Ci saranno pi hamburger dentro il padiglione degli Stati Uniti o
nelle hamburgerie di Milano?
Cosa succeder quando gli hipster
milanesi incontreranno gli hipster di
tutto il mondo?
Il simbolo di Expo il David di Michelangelo (che non proprio un
simbolo milanese), e il nome scelto
per la mascotte una parola napo-

letana: Guagli. Milano con lExpo


avr una crisi didentit? Ma vuoi
vedere che Milano per una volta,
smetter di guardarsi lombelico e
avr bisogno del resto dellItalia per
dare unimmagine di s pi italiana
e accogliente?
Milano cuore dEuropa o Milano
cuore dItalia?

* questo post www.onalim.it


stato decretato il Post vincitore dalla
giuria di Milano ODD della Prima edizione del PremioExplog. Il Post acceder
alla decina finalista dei Macchianera Italian Awards #MIA14, dal 12 al 14 settembre a Rimini per la categoria miglior articolo o post del 2014

RACCOMANDAZIONI DEL CONSIGLIO UE. LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO


Giuseppe Longhi
Le raccomandazioni del Consiglio
della Commissione Europea sul
programma di riforma e di stabilit
2014 dellItalia, divulgate dalla
stampa come timida benedizione
alle riforme governative accompagnate dallesigenza di un ulteriore
prelievo a settembre, in nome del
rispetto dei parametri di bilancio, a
leggere attentamente hanno ben
altra struttura, in quanto denunciano
la situazione di un Paese con una
bassa qualit dellinsegnamento,
una struttura di governance e amministrativa assolutamente inadeguata, in ritardo nel rinnovare le
proprie infrastrutture.
Il Consiglio, al capoverso 14, rileva
lesigenza di migliorare la qualit
dell'insegnamento e la dotazione di
capitale umano a tutti i livelli di istruzione: primario, secondario e
terziario.
Raccomanda, per assicurare una
transizione agevole dalla scuola al
mercato del lavoro, il rafforzamento
e l'ampliamento della formazione
pratica, nel ciclo di istruzione secondaria superiore e terziaria, aumentando l'apprendimento basato
sul lavoro e sulla formazione professionale. Sollecita, infine, ad assegnare i finanziamenti pubblici destinati alle universit in funzione dei
risultati conseguiti nella ricerca e
nell'insegnamento, con lo scopo di
migliorare la qualit delle universit
e di accrescere la scarsa capacit di
ricerca e innovazione.
In sostanza il Consiglio ricorda
allItalia il suo ritardo nel raggiungimento degli standard concordati in
materia distruzione, sintetizzabili,
per quanto riguarda la scuola
dellobbligo, in: aumento delle conoscenze linguistiche, dei nuovi processi tecnologici e dellabilit di dia-

n. 22 VI - 11 giugno 2014

logare con culture diverse. Per


quanto riguarda listruzione di secondo e terzo livello da rilevare la
scarsit di pratiche long life learning
e la mancata sinergia fra istituti o
atenei a livello europeo. Ma sopratutto la scarsit di pratiche che premiano lindustriosit degli studenti.
Il risultato una classe dirigente burocratica incline a difendere la propria rendita di posizione, che sforna
giovani/vecchi studenti poco resilienti rispetto ai rapidi mutamenti
del mondo contemporaneo. Una situazione che un fattore generatore
importante dellattuale recessione.
Nel 2008 l'economista di Stanford
Eric Hanushek studiando la relazione tra il PIL di un paese e i punteggi
dei test di apprendimento dei suoi
studenti, ha scoperto che se nel
1960 i punteggi di quel paese erano
stati pi alti anche solo di mezzo
punto rispetto alla deviazione standard degli altri paesi, dopo il 2000, il
suo PIL cresciuto di un punto percentuale in pi ogni anno, rispetto
agli altri paesi.
Utilizzando il metodo di Hanushek,
la societ di consulenza McKinsey
ha stimato che se gli Stati Uniti avessero superato il loro gap educativo rispetto alle migliori nazioni, il
PIL nel 2010 sarebbe stato superiore dall'8% al 14% - pari a una cifra
compresa fra 1,2 e 2,1 miliardi di
dollari; gli autori chiamano questa
lacuna "l'equivalente economico di
una recessione nazionale permanente".
La conclusione non pu essere pi
chiara: la nostra ripresa strutturale
dipende dalla rapida crescita delle
capacit delle risorse umane, quindi
dalla radicale rigenerazione del corpo dirigente e dalla qualit delleducazione pubblica.

Al capoverso 11 della stessa relazione il Consiglio rileva la sostanziale asimmetria di funzionamento fra i
vari livelli di governo dellItalia e i
criteri comunitari. Questi ultimi propongono sistemi di relazioni circolari, che funzionano per feedback, organizzati obbligatoriamente per piattaforme multisettoriali, mentre i nostri livelli di governo sono monofunzionali, con scarsa attitudine al coordinamento e una ripartizione poco
efficiente delle competenze. Questo
assetto rende problematici, oltre che
il funzionamento della nostra Pubblica Amministrazione, la gestione
dei fondi UE, il cui utilizzo stato
parziale e incompleto, soprattutto
nelle regioni meridionali. Nella gestione dei fondi UE il Consiglio denuncia l'inadeguatezza della capacit amministrativa e la mancanza di
trasparenza, valutazione e controllo
della qualit.
Anche nellorganizzazione della
pubblica amministrazione, come per
la scuola, il centro della questione
il cambiamento nella gestione delle
risorse umane, nella ricerca di una
maggiore efficienza e di un pi forte
orientamento al servizio.
Il risultato della mancata azione sulle risorse umane la corruzione,
che continua a incidere pesantemente sul sistema produttivo
dellItalia, sulla fiducia nella politica
e nelle istituzioni (e sul portafoglio
dei contribuenti).
Al capoverso 16 il Consiglio rileva
carenze importanti nel rinnovo infrastrutturale: nella produzione di energia, nellintermodalit, nella rete
di telecomunicazioni.
Lanalisi del Consiglio importante
perch ricorda che il motore dello
sviluppo la crescita delle risorse
umane, che deve tradursi in innova-

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zione organizzativa pubblica, capace di leadership rispetto ai processi
innovativi, economici e sociali.
Il parere finale solleva molte perplessit, perch la centralit alle risorse umane trova un debole riscontro nelle indicazioni operative,
orientate alla priorit dellequilibrio
di breve momento del bilancio, lasciando completamente inevasa la
questione della gestione dei processi innovativi.

Credo che anche qui si manifesti la


debolezza della politica UE, rilevante negli enunciati, contraddittoria
nelle pratiche, carente nelle politiche di coesione e poco sensibile
alla resilienza in relazione alla diversit strutturale dei paesi europei.
Su questa base mi sembra debba
essere impostato dal nostro paese,
in sede comunitaria, un tavolo per la
coesione, capace di gettare un ponte tra lobiettivo qualificante della

riqualificazione delle risorse umane,


fondamentale per le regioni mediterranee e per la sopravvivenza
dellUnione stessa, e il mantra del
puritanesimo contabile (e non disinteressato) dei centro europei.

link Raccomandazioni del Consiglio


della Commissione Europea
http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/
csr2014/csr2014_italy_it.pdf

CANCELLARE LA PROVINCIA SENZA BUTTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCA


Diana De Marchi
Il futuro dei bambini e delle donne
nella Citt metropolitana. questo il
tema che pi mi sta a cuore in questa fase di passaggio di deleghe
dalla Provincia alla Regione in vista
della realizzazione del nuovo ente.
In questo momento, infatti, necessario ragionare in modo approfondito su chi fa che cosa e riflettere su
alcuni ambiti dintervento che rischiano di essere trascurati o peggio dimenticati.
Penso in particolare alle fasce pi
deboli, per esempio i bambini del
Centro assistenza minori (Cam), un
servizio deccellenza che non pu
sparire e che si occupa dei bambini
da 0 a 6 anni per i quali il Tribunale
ha disposto lallontanamento temporaneo dal nucleo famigliare di origine e il collocamento in comunit. La
maggior parte dei minori ospitati
nelle cinque casette autonome di
via Pusiano della Provincia riguarda
la fascia pi delicata, da 0-3 anni.
Per loro negli anni si creata
unesperienza specifica dintervento
educativo grazie a delle operatrici
adeguatamente formate. La loro
permanenza varia da sei mesi a 2
anni, in base alle problematiche famigliari e ai tempi della decisione
del Tribunale. Il 50-60% di questi
bambini provengono dal Comune di
Milano e bisogna capire se il Comune ritiene che questa specificit del
Cam sia da mantenere.
Certo vanno razionalizzati i costi e
serve una riflessione da parte degli
amministratori per capire se questo
servizio pu essere gestito dalla futura Citt metropolitana. Sar quindi
necessario che i sindaci scelgano
quale percorso seguire per questa
realt, leggendone con attenzione il
livello di qualit e trovando le migliori opportunit per dare seguito al
prezioso lavoro di equipe multi professionale esistente che ha da
sempre favorito la realizzazione di
progetti individualizzati per raggiun-

n. 22 VI - 11 giugno 2014

gere obiettivi di crescita e benessere psicofisico per ciascun bambino.


Penso anche allIstituto a Custodia
attenuata per madri detenute e i loro
figli da 0 a 3 anni (Icam), una sperimentazione realizzata per la prima
volta in Italia dalla Provincia di Milano. LIcam nato in seguito a studi
che documentano la sofferenza dei
bambini in carcere: disturbi legati al
sovraffollamento, alla carenza di
esperienze di socializzazione che
incidono sulla loro crescita complessiva, sullo sviluppo emotivo e
cognitivo, provocando anche irrequietezza, difficolt di sonno, inappetenza e apatia.
La Provincia di Milano ha messo a
disposizione del progetto una palazzina adeguatamente ristrutturata
e dotata di necessari sistemi di sicurezza, dove trovano posto madri
con bambini, con il sostegno degli
operatori specializzati del Comune
di Milano. Gli agenti di Polizia Penitenziaria presenti allinterno della
struttura non portano la divisa. Le
regole sono le stesse del carcere,
ma i piccoli possono frequentare il
nido di zona o la scuola materna e
crescere in condizioni pi simili ai
loro coetanei.
Ora la legislazione cambiata e
prevede questo trattamento per
bambini fino ai 6 anni. Diventa quindi necessario adeguare ledificio al
nuovo fabbisogno e la nostra proposta di utilizzare un immobile sequestrato alla mafia, necessariamente inserito nel tessuto urbano, in
modo da garantire la possibilit di
avere nelle vicinanze un nido e una
scuola materna.
Altro patrimonio storico da valorizzare della Provincia larchivio storico del Brefotrofio provinciale milanese che raccoglie una ricca documentazione, a partire dal 1400. un
tesoro
culturale
sullassistenza
allinfanzia abbandonata e sullassistenza materno -infantile, racconta
la storia del nostro territorio e di un

grande impegno solidaristico, oltre


alla vita quotidiana di decine di migliaia di persone. Questo archivio
richiede investimenti per la riqualificazione e la messa in sicurezza dei
preziosi documenti che raccontano
lantica vocazione della Provincia:
prendersi cura dei bambini. Credo
sia molto importante offrire spazi di
consultazione, perch se le carte
non sono fruibili muoiono. Questa
eredit andrebbe messa in rete con
gli archivi e i musei della nostra area vasta, si tratta di un patrimonio
culturale che connota questo territorio e che pu essere anche molto
interessante per conoscere la nostra citt.
LOsservatorio Permanente sulla
Violenza di Genere un progetto
pilota di monitoraggio nato nel 2010
per iniziativa della Provincia di Milano. La disomogeneit dei dati sul
fenomeno non permette di definirne
le reali dimensioni. I dati provengono da pi fonti perch le vittime si
rivolgono a strutture diverse. importante leggere e comprendere la
natura e le implicazioni di un fenomeno cos radicato e complesso per
progettare interventi e politiche efficaci a favore delle donne e di tutte
le cittadine e i cittadini del nostro
territorio. Cos stato predisposto
uno strumento di rilevazione e raccolta periodica da condividere con
tutte le associazioni e gli enti che si
occupano di accogliere donne che
hanno subito maltrattamenti. I dati
vengono elaborati in collaborazione
con lUniversit degli Studi Milano Bicocca e sono la base di report che
contengono analisi per definire profilo della vittima e dellagente maltrattante in relazione alle caratteristiche individuali e al contesto ambientale.
Credo sia essenziale riflettere su
questi e altri servizi della Provincia
per deciderne il percorso futuro,
salvaguardandone il valore sociale
e culturale.

10

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RENZI E GRILLO: EVASIONE FISCALE, QUESTA SCONOSCIUTA


Elio Veltri
Renzi, perch non parli di evasione
fiscale?. il titolo di uno dei recenti
articoli settimanali del direttore
dell'Espresso, Bruno Manfellotto.
Renzi su Twitter a un giovane che
gli faceva notare come nel suo programma non ci sia traccia di lotta
all'evasione ha risposto: Vedrai,
vedrai sull'evasione. Nel documento di economia e finanza (DEF) approvato dal Consiglio dei Ministri il
vedrai, vedrai sintetizzato cos:
sar necessario rafforzare l'attivit
conoscitiva e di controllo delle agenzie fiscali attraverso l'uso prioritario dei sistemi informatici con interconnessioni fra tutte le banche
dati esistenti. Evviva! La tecnologia
risolver i problemi che la politica
non ha mai voluto risolvere non perch non fosse capace di connettere
le banche dati, ma per ragioni biecamente elettorali e di potere.
Nessun leader vuole parlare e, soprattutto, intervenire sulla montagna
di evasione fiscale del paese che
sottrae alle casse dello stato circa
200 miliardi di euro lanno, mettendo
a rischio tutti i servizi essenziali:
Sanit, Pensioni, Scuola, Ricerca,
Universit ecc, per non perdere il
voto di circa 11 milioni di evasori,
grandi e piccoli. E quelli che ci hanno provato, come Prodi e Monti, sono stati mandati a casa. Attendiamo
pazientemente che i server e i computer facciano il miracolo. Intanto
ricordiamo al Presidente del Consiglio fatti e numeri e suggeriamo di
intervenire subito perch, se volesse farlo, potrebbe portare a casa
una barca di soldi, necessari a realizzare il suo programma.
1) Lo Stato negli anni 2000-2012 ha
emesso ruoli per tasse accertate
per 807 miliardi di euro e ne ha incassati 69 (dati forniti dal governo
Letta alle Camere). Considerato che
un centinaio si sono persi per fallimenti delle aziende e per qualche

altra ragione restano 540 miliardi da


incassare. Renzi vuole intervenire e
incassare o si ripete lo scandalo di
sempre che porta nelle casse dello
Stato non pi del 4-5% delle tasse
evase? C' davvero da stupirsi che
nemmeno i parlamentari urlatori di
Grillo se ne occupino e chiedano al
governo cosa vuole fare. Forse dipende dal fatto che anche Grillo non
parla mai di evasione fiscale?
2) A conti fatti, sono stati esportati
all'estero illegalmente circa 520 miliardi di euro. Il consorzio di giornalisti americani che si occupa di esportazione di capitali in tutti i continenti, con la collaborazione di 40
testate giornalistiche tra le pi prestigiose del mondo, tra queste l'Espresso, ha scovato migliaia di esportatori di capitali. In Italia ne ha
contati 200 dei quali il settimanale
ha pubblicato i nomi. difficile che
siano artigiani e proprietari di un
bar. Renzi se ne vuole occupare e
intende recuperare le tasse evase?
S o no?
3) Banca Italia, a conferma dell'esportazione di capitali dei globetrotter dell'evasione, come li ha definiti Sole24Ore del 13 luglio 2013,
ci ha fatto sapere che nel 2012 sono
stati prelevati dagli italiani pi di 300
miliardi dai depositi bancari. Poich
i consumi non sono esplosi e sono
state comprate 40 mila case all'estero ogni anno da nostri concittadini, forse vale la pena di fare qualcosa per recuperare tasse evase.
4) I dati pubblicati dall'Agenzia per
l'amministrazione e la destinazione
dei beni mafiosi sono i seguenti:
12.947 beni immobili confiscati dei
quali 11.238 immobili e 1708 aziende. un problema che pu interessare il Presidente del Consiglio? Se
lo , sappia che i beni destinati al
31-12-2012 erano 7.243; destinati e
consegnati 5.859; non consegnati
907 e usciti dalla gestione 477.

Sappia anche che i soldi sono tutti


nei paradisi fiscali o investiti in economia legale, che le aziende sono
fallite quasi tutte, che i beni confiscati rappresentano solo il 5-6% del
totale e che la maggior parte non
viene n utilizzata n venduta. Poich, secondo alcune stime valgono
circa 1000 miliardi, pensa il signor
Presidente del Consiglio che il governo dovrebbe occuparsene? Se lo
pensa, sappia che il governo Monti
ha fatto accordi con i seguenti Paradisi fiscali (zeppi di soldi italiani):
Bermuda, Isole Cook, Gibilterra,
Jersey. Ma al 2-5-2013 nessun accordo risultava ratificato e in vigore.
Il finanziere Serra potrebbe dargli
consigli utili per recuperare un bel
po' di soldi. Sappia anche che mentre Roma dorme Stati Uniti, Inghilterra e Germania stanno recuperando i loro soldi.
Il Presidente del Consiglio poi, certamente sa che il ministro delle finanze Franco Reviglio nel 1981 calcolava in 28 mila miliardi di lire l'evasione fiscale del paese, pari a 7-8
punti del reddito nazionale e che,
nonostante gli impegni solenni dei
governi che si sono succeduti per
contrastarla, secondo l'ex presidente ISTAT Enrico Giovannini, oggi
oscilla tra il 16,2 e il 17,5% del PIL e
cio, tra 255 e 275 miliardi di euro.
Quindi, signor Presidente del Consiglio, va bene l'utilizzo delle tecnologie, ma se davvero vuole fare un
buon lavoro per il paese, anzich
sulla riforma del Senato, scommetta
la sua carriera politica sulla riduzione drastica dell'evasione fiscale,
sulla lotta alla mafia e sull'unico terreno che conta: confisca dei soldi,
dei titoli, di tutti i beni in tempi rapidi.
Si fidi di quello che le dico e
dellesperienza di una vita di impegno e di lotta.

EXPO: ESPORSI, NON OSTANTE TUTTO


Gianni Biondillo
Osservo un gruppo di turisti cinesi.
Uno dietro laltro si mettono a roteare tre volte attorno ai testicoli del
toro in Galleria. Mi ha sempre incuriosito sapere come nascano le ritualit chiss chi fu il primo a inventarla, chiss come negli anni sia
diventata una prassi di ogni turista
che passi in citt. La Galleria Vittorio Emanuele un simbolo, un pas-

n. 22 VI - 11 giugno 2014

saggio necessario, un luogo definitivo della identit meneghina. Della


sua storia praticamente nessuno sa
nulla. C e questo basta. - nella
sua evidenza fattuale - lemblema
della corsa alla modernit della citt
del XIX secolo, quando Milano voleva dimostrare di stare al passo coi
tempi, al passo con lEuropa.

Nessuno ricorda, oggi, quale scandalo politico-finanziario fu la sua realizzazione: le furibonde polemiche,
le opinioni contrastanti sullabbattimento di un enorme quartiere storico nel cuore della citt, il cantiere
talmente lungo che lintero complesso fu inaugurato tre volte, il progettista che narra la leggenda
addirittura si suicid per la delusio-

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ne delle critiche ricevute (non dimostrato, ma la dice lunga su come
venne percepito allepoca il cantiere), la volumetria segretamente gonfiata per permettere il rientro dei capitali investiti, le tangenti passate
sottobanco allallora sindaco di Milano, i tracolli finanziari.
Niente, nessuno ricorda nulla. Oggi
la ammiriamo tutti, ci appartiene.
Non ostante gli scandali, le ruberie,
il malaffare, cos radicato nel nostro
agire quotidiano, gi allepoca.
(Quindi oggi perfettamente inutile
dare, falsamente nostalgici, la colpa
a una perdita della millantata antica
rettitudine cittadina e alla corruzione
avvenuta negli ultimi decenni del
puro animo meneghino: siamo
sempre stati cos. Prima della globalizzazione, prima della ndrangheta, prima del fascismo. Coerentemente italiani).
Se dovessi raccogliere tutte le cose
che ho detto e scritto su Expo in
questi anni, fra giornali, conferenze,
blog, racconti, romanzi, potrei tranquillamente farne un tomo ben sostanzioso. Inizio ad averne la nausea. Passare oggi allincasso, affermare con superbia che ve
lavevo detto che andava a finire
cos davvero non mi interessa. Si
critica per costruire, non per distruggere. Il tanto peggio tanto meglio la filosofia che ha affossato e
immobilizzato il nostro Paese. Tanto peggio, per me, e resta sempre tanto peggio. Bisogna trovare
una strategia duscita dallempasse,
non godere del rogo, cetra in mano,
dallalto di non si sa quale colle.
Anche perch se vero che le cose
sono andate cos come avevo a suo
tempo scritto, non perch io sia
pi lungimirante daltri. Sono andate
cos perch sono sempre andate
cos. Purtroppo. Gli intellettuali in
Italia sono un popolo di sbertucciate
voci nel deserto. Alcuni di questi, di
contro, amano mostrare la schiena
dritta, fanno vanto della loro integerrima alterigia e peggio vanno le cose e pi credono di stagliarsi sulle
macerie come divinit iperuranee. Io
sono di quelli che nelle macerie invece ci sta, ci resta. Cerca, fino
allultimo, finch le forze reggono, di
sgombrare il pattume, dare spazio
alle cose, dare loro una nuova opportunit.
In questi anni per me Expo stata
una scatola magica, un cappello da
prestigiatore, dove ognuno metteva
dentro ed estraeva limpensabile.
Su tutto stata la cartina di tornasole per comprendere dove finiva
larea metropolitana di Milano. Ovunque andassi chiedevo di Expo,
minformavo se qualcuno si stesse
muovendo con iniziative, convegni,

n. 22 VI - 11 giugno 2014

progetti. Ad ogni risposta positiva


spostavo il confine della metropoli.
Ad ogni negativa sapevo di non essere pi a Milano. Ero nella metropoli a Lodi, a Como, a Bergamo, a
Novara, a Lugano, ne stavo uscendo a Brescia, non lo ero quasi pi a
Verona. In Umbria, per dire, in Calabria, neppure sapevano di cosa
stessi parlando. Quello che doveva
essere un evento dinteresse nazionale si dimostrava nei fatti appannaggio di un territorio ben pi ristretto. (a onor del vero dobbiamo dire
che le Esposizioni Universali sono
sempre state vetrine di una citt,
mai di una Nazione).
La Expo che avremmo voluto - diffusa, sostenibile e rigeneratrice della metropoli - neppure stata presa
in considerazione. Tant, inutile recriminare. Inutile, oggi, ripetere il
mantra dellinutilit di questi eventi.
Avremmo dovuto fermarci prima,
molto prima. Oggi Expo c, si fa.
Pensare di bloccare i cantieri sarebbe un suicidio collettivo. Qui, in
corsa, dobbiamo rivedere la strategia, dobbiamo riformulare le tattiche
urbane. Operativi. Ch se per il resto dItalia Expo neppure esiste,
nellarea metropolitana che cosa sia
per davvero questa manifestazione
non lha ancora capito nessuno.
Faccio fatica ancora oggi a spiegare
che, per fare un esempio, City Life e
i sui tre demenziali grattacieli non
centrano nulla con Expo. Provo a
chiarire a chi me lo chiede, per farne un altro desempio, che larea
rinnovata di Porta Nuova operazione immobiliare autonoma, che si
sarebbe fatta a prescindere, indipendentemente da Expo. I milanesi,
da anni, anche i pi colti, associano
Expo con i grandi cantieri che stanno mutando il volto cittadino. Interessante lapsus collettivo, rivelatore
di come si percepisca in Italia un
evento internazionale: una occasione per scatenare gli istinti speculativi dei soliti noti. Qualcosa che, in
fondo, ricadr ben poco nelle vite
degli altri, le persone comuni. Usciamo da questa cornice: forse ci
rassicura, di certo non ci conviene.
Ad oggi, dopo il salutare intervento
della magistratura, sembra che tutti
se ne stiano sottocoperta, lasciando
il cerino acceso nelle mani di Giuseppe Sala. Non invidio la sua posizione. Da narratore ammiro per la
sua figura, quasi tragica. Sa benissimo dessere il capro espiatorio
perfetto: se tutto andr per il meglio
il carro dei vincitori sar zeppo di
sodali, se sar una disfatta lui far
da parafulmine per tutti. Lo sa, ne
consapevole. Ha gi presentato le
sue dimissioni a chiunque e tutti
gliele hanno negate. Serve che re-

sti. Non solo perch un manager


capace e volenteroso. Anche perch sembra davvero lunico che - al
di l del ruolo, al di l del mandato creda davvero in questa occasione
per la citt.
Per come la vedo io - memore del
mio filosofo di riferimento - quando il
gioco si fa duro i duri cominciano a
giocare. C chi (una minoranza) ha
scritto, dibattuto, criticato, anche
aspramente, a viso scoperto. Per
amore della citt. C chi, zitto zitto,
ha fatto quello che doveva fare. Per
amore delle sue tasche. C chi,
purtroppo la maggioranza, ha lasciato correre, un po per quieto vivere, un po per disincanto, un po
perch stufo delle continue frustrazioni. A meno di un anno dallinaugurazione, dopo pi di un secolo
dallultima expo italiana (ch quella
romana e littoria abort con la guerra), quella sempre di Milano del
1906 - inaugurata con un anno di
ritardo!!! - abbiamo il dovere di metterci in gioco. Sulle macerie. Sporcandoci le mani.
Dobbiamo iniziare a spiegare cos
Expo ai milanesi, innanzitutto. Perch se la strategia economicofinanziaria ha visto in Expo
lennesimo grande affare su cui
speculare, la tattica dal basso dei
cittadini deve riuscire a fare una
mossa di judo, usare la forza altrui
per vincerlo. Riprendersi Expo, farlo
diventare patrimonio condiviso. Verranno scienziati, menti pensanti,
cooperanti, politici, economisti, artisti da tutto il mondo. Dobbiamo cogliere questa occasione, non tanto e
non solo per questioni turistiche, ma
su tutto, per me, per ragioni culturali. Creare ponti, link, connessioni
inedite. Per la prima volta nella storia, oltre 40 paesi africani saranno
presenti in una Esposizione Universale. Questa cosa dovrebbe mandarci in fibrillazione: iniziare a fare
dellAfrica una occasione di sviluppo
vicendevole, fuori dai patetismi post
coloniali o dagli allarmismi sicuritari
degli ultimi 20 anni.
Al di l dei numeri - cifre roboanti e
ogni volta calcolate in modo arbitrario - per quanto sicuramente Expo
sar visitata da gente di tutto il
mondo, lo sar innanzitutto da chi
vive e gravita nel bacino padano.
Sar un evento che deve dare agli
abitanti di questa metropoli la (auto)
rappresentazione di cosa loro stessi
siano capaci di fare. Solo cos potr
diventare un pezzo di Milano anche
dopo la manifestazione stessa. Solo
se i milanesi sapranno affezionarcisi. Farlo proprio, ognuno a suo modo. Ridimensionando, ad esempio,
la percezione falsa che abbiamo
della citt. Expo 2015, a differenza

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di altre realt precedenti, non si tiene fuori dal mondo, in chiss quale
estrema periferia. nel cuore della
metropoli,
in
unarea
iperantropizzata, con una densit abitativa spaventosa, affianco a un polo
fieristico immenso. al centro della
nuova citt policentrica. Riprogettare Expo dopo lExpo non significa,
come purtroppo ho gi visto in molte
esercitazioni del Politecnico, marcare il confine dellarea e ridisegnarci
dentro, semmai capire come abbattere il confine, creare relazioni col
territorio, rendere Expo una centralit forte, sensibile, pena la trasformazione in una gate community,
ghetto per ricchi, bolla spaziotemporale estranea alla metropoli. Tutto
sta, insisto, nella nostra capacit di
affezionarci o meno a quel luogo.
Se aspetteremo piegati come giunchi che passi la buriana, se resteremo indifferenti allevento, pi facile sar che chi ha scommesso sulla
riconversione lucrativa dellarea non
trovi opposizione alcuna.
un atto di realismo quello che
chiedo. Non si tratta semplicemente
dessere pro o contro, con questa
logica calcistica che vuole a tutti costi identificare lamico dal nemico.
La potenza dellimmaginario fa cose
inenarrabili. Pensare che le sorti future della metropoli milanese passino tutte da Expo fanta-urbanistica,
se si considera che in una posizione
privilegiata, qual Porta Nuova, in

questo momento aperto il cantiere


pi grande dEuropa. L la citt ha
davvero cambiato volto, e non ostante tutte le infinite polemiche e gli
strascichi, sta riuscendo a suggestionare limmaginario cittadino. Fateci caso: tanto quanto, in una posizione altrettanto centrale, il nuovo
Palazzo Lombardia, architettonicamente pi interessante, a visitarlo
sembra un luogo desolato e spento,
altrettanto il podio della piazza Aulenti - architettura di maniera e vagamente trash - stato subito accolto dai milanesi e fatto proprio. A
corollario la stecca degli artisti, la
fondazione Catella, il Bosco verticale, la linea Lilla, etc. etc. stanno tutti
assieme disegnando la nuova identit urbana. Se non si fa la stessa
cosa nellaera di Expo, dopo
levento del 2015, data la location
sfortunata dal punto di vista
dellimmaginario, larea stessa perder di interesse generale. Scusate
se insisto, ma Expo lontana non
geograficamente ma lo nella nostra testa. Dobbiamo fare in modo
che ci diventi familiare.
Anche contro la nostra stessa volont Expo - e purtroppo nelle modalit che temevamo - si far. Facciamo che, in corsa, diventi nostra
comunque. Dobbiamo perci, persino contro il buon senso, volergli bene, con lo stesso commuovente trasposto che ci mette Giuseppe Sala
(la passione non fa parte di alcun

contratto dAmministratore Delegato. O ce lhai o non ce lhai). Stimolando eventi paralleli, quasi costruendo sopra le macerie morali
come nel medioevo si faceva sui
ruderi imperiali, rinarrando il territorio della metropoli fuori dai suoi soliti
luoghi deputati (quindi chi se ne frega di demenziali progetti di ascensori sul Duomo: abbiamo gi quelli
dei grattacieli vecchi e nuovi, ideiamo un progetto di trilaterazione di
punti di vista aerei), coinvolgendo
scuole di ogni ordine e grado, la cittadinanza tutta, stimolando idee innovative a oggi ancora impensate.
Accogliendo tutti, dimostrando davvero dessere una citt internazionale. Cambiando modalit e abitudini,
attraversando il territorio urbano per
conoscerlo e farlo conoscere, arrivando ad Expo in bicicletta, a piedi,
in metropolitana. Vivendo Expo come una festa che vogliamo regalarci
dopo anni di depressione defatigante.
Prendiamocela non ostante tutto.
Che diventi, fra 50 anni, un posto
dove i nuovi viaggiatori, fermandosi,
facciano chiss quale puerile rituale
che dobbiamo ancora inventare - e
che inventeremo di certo - perch
nelle guide turistiche ci sar scritto
che se sosti a Milano non puoi fare
a meno di passare di l. In un tipico,
tradizionale, identitario luogo della
milanesit.

Scrive Antonio Piva a proposito della Piet Rondanini


Ho ascoltato con molta attenzione
lintervista di Paolo Biscottini presentata nellultimo numero di questa
testata. Sono daccordo quasi su
tutto quello che dice e che in parte
non dice per brevit perch credo di
conoscere il suo animo, il suo lavoro
sensibile e attento ai cambiamenti e
anche ai raccordi dellarte contemporanea con il passato. Lessere
daccordo non esclude la possibilit
di continuare il dialogo aggiungendo
qualche precisazione che possa
mettere in luce quegli aspetti del
pensiero di entrambi che insieme
compongono unaltra realt.
Paolo Biscottini affronta il tema della
flessibilit degli spazi museali che
pure lassessore Del Corno ha sottolineato in un suo recente intervento al Politecnico di Milano. Parla del
coraggio necessario per affrontare
strade nuove. Conferma il valore di
un allestimento storico che documenta il travaglio intellettuale di un

n. 22 VI - 11 giugno 2014

momento storico post bellico in cui il


ricongiungere il disperso significava
ridare alla storia della citt la sua
dignit nei luoghi con i suoi sedimenti.
Lallestimento dei BBPR andava, al
momento della sua realizzazione, a
rinforzare il concetto dellunire e non
dividere gi avviato da Carlo Scarpa
a Verona, da Albini a Genova nel
museo del Tesoro di San Lorenzo.
Questi musei erano stati definiti
conclusi, cio completi nella loro
rappresentazione della storia in edifici storici simbolo di ciascuna citt.
Conclusi perch ciascuno comprendeva pensiero e opere in una sequenza espositiva tridimensionale
calibrata dalla sapienza espositiva
in cui lo spazio unisce e determina
relazioni tra forme e concetti aspaziali. Questi esempi, in verit pochi,
hanno dato vita e forza alla musegrafia e alla museologia italiana che
ha fatto scuola in tutto il mondo I

nuovi musei hanno iniziato a scrivere storie tematiche raccogliendo reperti, ordinandoli, costruendo i perch la dove esistevano solo opere
in molti casi nemmeno catalogate.
Negli anni 70 una nuova rivoluzione
sociale e culturale ha aperto altre
strade alla museologia e alla museografia. Il tema della flessibilit dello
spazio, avviata dagli stessi grandi
maestri, stata sperimentata dalla
loro scuola e portata avanti dai museografi che erano stati loro allievi.
Se noi analizziamo i due momenti
troveremo che luno conseguenza
dellaltro e che il pensiero delluno
non contraddetto da quello
dellaltro. Faccio parte di coloro che
credono che i musei conclusi vadano protetti e non trasformati, forzati
con una flessibilit che non hanno e
che non possono avere.
E il caso della Piet, il caso del
piano terreno del Castello Sforzesco
che sta perdendo la sua identit con

13

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la modifica della Sala delle Asse, le
aggiunte di nuove opere e il trasferimento di altre. Jacopo Gardella,
Amedeo Bellini, io stesso e molti
altri da tempo abbiamo cercato di
documentare il nostro punto di vista
perch temiamo lirreparabile.
Una soluzione alternativa ci deve
essere e forse c se qualcuno vorr

ascoltare e riflettere ancora per essere al passo con la storia e non


cedere alla barbarie.
Recentemente il Museo Civico Ala
Ponzone di Cremona ha dovuto trasferire la raccolta dei violini esposti
da anni nelle sale settecentesche
appositamente restaurate ai nuovi
spazi in altra sede progettati per

una nuova esposizione inaugurata


da poco. Il Museo Civico Ala Ponzone ha perduto in poco tempo circa il 70% degli abituali frequentatori.
Vecchia attuale regola: unire, non
dividere.

CINEMA
questa rubrica curata da Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org
Locke
di Steven Knight [GB, 2013, 85']
con Tom Hardy
Unora e venticinque minuti di film
per raccontare in tempo reale unora
e venticinque minuti decisivi nella
vita di un uomo. Il film si apre con
una larga panoramica notturna sul
cantiere di una grande area in costruzione, per poi racchiudere tutta
la storia nellabitacolo di un auto,
mentre il capocantiere Ivan Locke,
guida verso Londra per fare la cosa
giusta che manda in pezzi la sua
vita familiare e professionale.
Nello spazio di un centinaio di miglia, attraverso una manciata di telefonate e un paio di monologhiinvettiva, Locke racconta e disegna
il contesto della scelta difficile un
uomo solo davanti alle sue responsabilit.
Nel viaggio si sciolgono le certezze
di una vita di affetti e lavoro. Gli affetti in demolizione sono largilla che
si sgretola: da una parte la moglie,
compagna di sempre, e i figli,
dallaltra una donna quasi sconosciuta, che lo attende in sala parto a
Londra dove sta per dare alla luce
suo figlio, frutto di una notte
damore casuale .
Il lavoro la colata di cemento che,
solo se ben fatta, garantir fondamenta solide. Per assicurare che
tutto andr come deve, Ivan Locke
si confronta al telefono con due interlocutori: il responsabile locale
dellimpresa di costruzioni, registrato nel telefono come Bastard, e il

suo assistente di cantiere, Dolan, a


cui il protagonista affida con cura e
scrupolo le operazioni delicatissime
del giorno dopo con un minuzioso
passaggio di consegne tutto telefonico.
tutto drammatico il registro del
film, con poca consolazione, perch
il carico della scelta, che porta a
chiudere con tutto ci che stato
prima, pesante e non promette
una vita nuova, ma chiuder la presente, fatta di certezze, di figli che ti
aspettano a casa per vedere insieme la partita e di lavoro da professionista stimato.
Il film si regge sulla bravura di Tom
Hardy, uomo solo in scena, che d
spessore alle rivelazioni e ai sentimenti di un uomo comune, anche
quando ascolta emozioni e rabbie
altrui. Emozioni mediate dal mezzo
telefonico in viva voce, e intervallate
unicamente dalle immagini di ci
che vede in autostrada: luci, cartelli, altre auto.
Scrittura, Steven Knight nasce come sceneggiatore, perfettamente
calibrata per una sfida difficilissima,
sorretta in scena da un unico attore,
grandissimo, che da subito stabilisce un contatto forte e diretto con lo
spettatore.
La scrittura, incisiva e capace di
dare corpo e sostanza a tutti i personaggi che interagiscono con Locke senza neanche mostrarli: dalla

fragile Bethan, amata per una sola


notte, alla moglie arrabbiata e ferita
che sceglie di non dare possibilit di
spiegazioni chiudendo le conversazioni con un perentorio La differenza tra mai e una sola volta la differenza tra il bene e il male.
Un film girato in solo otto notti, dal
budget contenuto (sotto i 2 milioni di
sterline), con tre telecamere per ogni scena che ogni notte ripetevano
tutta lazione.
Rivestono le parti dallaltro capo del
filo, grandi attori inglesi (Ruth Wilson, la moglie, Olivia Colman e Andrew Scott) che hanno recitato contemporaneamente al protagonista
parlandogli al telefono da una stanza dalbergo, e che varrebbe la pena di sentire in edizione originale
con le loro voci.
La scelta rischiosa e ambiziosa di
raccontare la storia in unit di tempo
(non nuova si pensi a Mezzogiorno
di fuoco, Carnage, Nodo alla gola,
La Morte e la Fanciulla), insieme
alla straordinaria performance di
Hardy il punto di forza del film e
mantiene alta la tensione emotiva,
catturando lattenzione dello spettatore, fatta di occhi e orecchie.
Presentato a Venezia lo scorso settembre, fuori concorso.
Adele H.
.

MUSICA
questa rubrica a cura di Paolo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
La grande festa del Quartetto
Il 29 giugno del 1864 alle ore 2 nella
basilica di Santa Maria della Pas-

n. 22 VI - 11 giugno 2014

sione si teneva il 1 esperimento


(leggi concerto) di una neonata

istituzione musicale che proponeva


il seguente programma: Quartetto

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opera 1 di Mozart, Quartetto opera
2 di Mendelssohn, Settimino opera
20 di Beethoven e Sonata per pianoforte opera 31 n. 2 ancora di Beethoven. Esecutori i signori Bassi,
Andelmann, Santelli, Truffi, Montignani, Negri, Torriani e Mariani.
Detto cos, non fosse che per lora
insolita (quelle ore 2 che suppongo siano state le ore 14), sembrerebbe una notizia di poco conto; invece stato linizio di una formidabile rivoluzione culturale, tanto rivoluzionaria che persino Giuseppe Verdi
- che le rivoluzioni non le aveva certo in disistima - si dice non labbia
vista di buon occhio.
LItalia aveva avuto un ruolo fondamentale nella nascita e nella crescita della musica cosiddetta alta,
soprattutto nel sei e nel settecento e
non solo a Napoli, a Venezia, a Bologna o a Roma, ma anche a Milano
dove - come tutti sanno - veniva volentieri Mozart a suonare e a far conoscere la sua musica; ma con
lesplosione della grande opera lirica, appunto verso la fine del settecento e i primi dellottocento, lItalia
aveva sostanzialmente voltato le
spalle alla musica da camera e sinfonica privilegiando quasi esclusivamente il teatro e quel bel canto
che la rese nuovamente celebre nel
mondo.
La musica da camera, come quella
sinfonica, aveva scelto come terre
delezione lAustria e la Germania, e
da l era presto dilagata in tutta Europa a nord delle Alpi, mentre dalle
nostre parti allignava assai poco.
Per questo in quellestate di centocinquantanni fa pensare a una Societ di concerti dedita esclusivamente alla musica da camera (pur
prevedendo qualche escursione nella sinfonica), e in particolar modo
allesecuzione di quartetti, era una
sfida rivoluzionaria, voleva dire andare controcorrente e mettersi contro lintero establishment musicale
della citt - si pensi anche solo alla
Scala - per portare a Milano musiche e musicisti stranieri, in gran parte contemporanei, per lo pi scono-

sciuti. Tanto per dare unidea, a Milano prima di allora non era stata
mai eseguita la Nona sinfonia di
Beethoven, e Bach - bench i giovani e vecchi pianisti si esercitassero sul suo Clavicembalo ben temperato - era praticamente disconosciuto come compositore.
Ebbene la Societ del Quartetto
non solo da allora non ha mai mollato la presa ma, anno dopo anno e
per ben centocinquantanni, ha fatto
conoscere ai milanesi lo straordinario repertorio della musica da camera, e ancora oggi uno dei pilastri
della cultura musicale cittadina. Nei
suoi programmi sono comparsi i pi
grandi ensemble e solisti del mondo
e grazie ad essa Milano entrata a
far parte del ristretto cerchio delle
capitali mondiali della musica affrancandosi
dal
monopolio
dellopera lirica.
Questa lunga premessa mi parsa
necessaria per segnalare ai lettori di
ArcipelagoMilano che per celebrare
lanniversario del primo esperimento, giusto domenica 29 giugno, al
Conservatorio
di
Milano
e
nelladiacente Basilica della Passione vi sar una serie di eventi musicali a porte aperte che culmineranno con un grandioso concerto
del Trio di Parma e del Quartetto di
Cremona, con Andrea Lucchesini
(pianoforte), Enrico Bronzi (violoncello) e Giuseppe Russo Rossi (viola). Una vera Festa musicale, come
a Milano non se ne vedeva da anni.
Ma anche per segnalare il volume
commemorativo La musica borghese, Milano e la Societ del
Quartetto (313 pagine, edizione
Archinto, 25 euro) magistralmente
curato da Oreste Bossini, che racconta la storia della Societ e contiene una grande quantit di notizie,
interviste, commenti e documenti.
Leggere la storia di questa avventura lunga un secolo e mezzo un po
come leggere la storia di Milano o
pi precisamene - come dice il titolo
- la storia della borghesia milanese,
quella che una volta era la migliore,
la pi colta, quella che tutti i marted

andava ad ascoltare musica al Conservatorio. Molti sono i contributi,


nel libro, sul problema del pubblico
che diminuisce, che cambia e che
invecchia, dei giovani che ai concerti classici vanno assai poco, della
scarsa accoglienza degli autori contemporanei: che si debbano ripensare il rituale dei concerti, gli orari,
la durata, il palinsesto dei programmi? domande difficili e risposte ancora pi complicate!
Il libro pieno anche di storie affascinanti come quella della bagarre che molti ancora ricordano - provocata da Maurizio Pollini nel 1972
con la sua dichiarazione contro la
guerra americana in Vietnam; o come la difficile decisione di qualche
anno fa, se aprire i concerti al pubblico o continuare a riservarli ai soli
Soci;
o
ancora
lepopea
dellintegrale delle Cantate di Bach,
durata dieci anni e realizzata nelle
pi belle chiese di Milano, con il
contestuale e accesissimo dibattito
intorno alle esecuzioni cosiddette
filologiche (basterebbe lintervento
di Philippe Daverio, che racconta
delle chiese e degli angoli di Milano
che scoprimmo in quelle occasioni,
per consigliare la lettura del libro
anche ai non musicologhi).
Una segnalazione a parte va fatta
per le duecento e pi fotografie di
Vico Chamla racchiuse nel volume,
che raccontano i concerti del Quartetto meglio di qualsiasi parola;
Chamla quel personaggio - dedicato ormai per intero alla fotografia
della vita musicale milanese - che
tutte le sere, non solo per il Quartetto, si aggira silenzioso e discreto fra
le poltrone del Conservatorio, senza
disturbare n gli esecutori n il pubblico, per rubare scatti meravigliosi
al palcoscenico. Ne risultata una
formidabile galleria di ritratti di musicisti che meriterebbe un volume a
s e che rappresenta molto bene
una parte non secondaria della
memoria di tutti noi ascoltatori.
Auguri, caro vecchio Quartetto!

LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
rubriche@arcipelagomilano.org
Nicoletta Mondadori
Donne che sanno ballare e altre storie
Milano, Giampiero Casagrande, 2014
pp.174, euro14
Il libro verr, presentato mercoled
11 giugno, ore 18,15 a Palazzo
Sormani, Sala del Grechetto, via F.

n. 22 VI - 11 giugno 2014

Sforza 7 Milano, con Marta Boneschi, Cristiana di San Marzano,


Paolo Bonaccorsi, letture di Lorena

Nocera, modera Marilena Poletti


Pasero, a cura di Unione lettori Italiani Milano

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"Che cosa vuole la donna moderna?
Diventare ragione senza perdere il
sentimento, diventare diritto senza
perdere il dovere, diventare lavoro
senza perdere la poesia. Ecco perch la mentalit a cui aspirano le
donne contemporanee uno dei
grandi segni precursori dei tempi
nuovi, una delle pi grandi potenze
dell'avvenire". Cos era scritto su
"La donna" il supplemento di La
Stampa di Torino nel 1909. La
Grande Guerra diede sostanza a
queste aspirazioni di potenza delle
donne, rendendole titolari di mansioni prettamente maschili, in assenza degli uomini validi, tutti impegnati al fronte. Una mobilitazione
universale mai cos massiccia nella
storia dell'Occidente, sia degli uomini che delle donne.
E cos le donne diventano imprenditrici in attivit deprivate dei titolari,
guidatrici di mezzi pubblici, operaie
in fabbriche di guerra, pompiere,
giornaliste, intellettuali, critiche, inviate al fronte, politiche, vibranti
conferenziere pacifiste, crocerossine diplomate e parificate a un ordine militare, in prima linea negli ospedali di guerra, maestre di scuola
e di vita, teoriche di un insegnamento laico basato sulla psicologia e
l'antropologia.
La guerra diventa dunque per le
donne la grande occasione di emancipazione sociale, attraverso la
loro presenza attiva alla vita di una
societ senza uomini, una sorta di
enorme gineceo, che pone una pietra miliare verso l'acquisizione di
diritti civili, come la parit di salari e
di ore di lavoro, di istruzione,di rappresentanza in Parlamento, grazie
al diritto al voto. E nonostante il loro
immenso impegno e i crediti acquisiti, bisogner arrivare il 1946 prima
che le posizioni da loro conquistate
sul campo si realizzino, schiacciate
durante il fascismo da un maschilismo inscalfibile.

In occasione del centenario della


Grande Guerra, di tutto questo parla
"Le donne nella Grande Guerra",
grazie alle biografie di 11 donne,
scritte da varie autrici nella scia del
progetto dell'associazione Controparola, sostenuto da Dacia Maraini,
che cura la prefazione del testo. L'idea quella di riportare alla luce
storie di donne che pur avendo partecipato con coraggio e intelligenza
"al farsi della storia" sono poi state
dimenticate per una sorta di censura consapevole o meno, da parte di
una "societ androcentrica"
E cos incontriamo donne di tutte le
condizioni sociali, prima e durante la
guerra, ed singolare notare come
le pi umili, di fede socialista, siano
sempre state contro la guerra, come
all'inizio la maggior parte della societ italiana, prima che Mussolini,
cambiando indirizzo, infiammasse
gli animi in nome di un nazionalismo
esasperato e della difesa della Patria; mentre le intellettuali veleggiavano su posizioni incerte, come la
stessa Margherita Sarfatti, grande
ispiratrice di Mussolini, e vestale
della cultura del tempo.
Spicca per la sua energia e competenza organizzativa, per la cura dei
feriti e dei mutilati nonch in seguito
per la sua avversione, celata con
fatica , verso il fascismo, la Regina
Elena, chiamata sprezzantemente
la "bergre" per la sua provenienza
dal piccolo Regno del Montenegro.
Ella arriv a trasformare la reggia
del Quirinale in un ospedale da
campo con 272 letti, dopo avere
svuotato il Palazzo di tutti i suoi tesori.
Commuovono la dedizione e il coraggio delle portatrici carniche che
trasportavano gerle di 40 chili sulle
spalle piagate dalle cinghie, cariche
di munizioni destinate ai soldati nelle trincee sui monti friulani, riuscendo anche a sferruzzare una calza di

lana all'andata e una al ritorno, sui


pendii pi lievi.
Colpisce la vicenda umana oggi
quasi dimenticata di Angelica Balabanov, di ricchissima famiglia ucraina, che abbandon ogni agio per
seguire la sua grande passione, il
socialismo e il pacifismo. Di cultura
enciclopedica, conferenziera carismatica dal suo 1 metro e 50 di altezza ,nel 1903, per la commemorazione della Comune di Parigi, conobbe a Losanna un allucinato ruspante giovanotto sfaticato di nome
Mussolini, e lo guid con piglio nel
suo percorso di formazione culturale, avvicinandolo allo studio. Collabor con lui all'Avanti nel 1912, ma
se ne and in malo modo anche per
l'arrivo dell'astro nascente della Sarfatti, nella rivista e nella vita di Mussolini, diventando sua acerrima nemica.
E conosciamo anche la vicenda della spia per caso Luisa Zeni, e della
giornalista inviata di guerra Stefania
Turr, che non fu per la prima del
genere, perch la mazziniana Jessy
White la precedette come "embedded" al seguito di Garibaldi. E la
commovente figura della madre di
Giorgio Amendola, l'emancipata,
colta, fragile Eva Kuhn. Esemplare
poi la maestra femminista antimilitarista Fanny Dal Ry, autrice di molti
testi dedicati alla riforma della scuola, e la pioniera della moda militante
pacifista Rosa Genoni, che seppe
spezzare il predomino della moda
francese, introducendo lo stile italiano. Infine non poca parte ebbero
nella grande guerra i bordelli di
guerra istituiti da Cadorna, per donare una parvenza di felicit ai morituri giovani soldati.
E su tutto prevale l'agile scrittura
delle Autrici, che con "nonchalance"
sanno introdurci alla tragedia della
grande guerra e ai prodromi del fascismo.

SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org
La Scala si tinge di rock: Pink Floyd Ballet
Fino al 20 giugno sul palco del Teatro alla Scala andr in scena la Serata Petit con due pezzi del grande
coreografo francese: Le Jeune
homme et la mort (di cui si gi
parlato nel n del 21 maggio) e Pink
Floyd Ballet.
La figlia di Roland Petit nel 1972
diede e al padre il disco Les Pink
Floyd chiedendone un balletto.
Proprio in quellanno, in occasione
dellinaugurazione del neonato Baln. 22 VI - 11 giugno 2014

letto di Marsiglia, viene presentato


per la prima volta assoluta Pink
Floyd Ballet e fu un successo in tutto il mondo.
Il balletto concepito come un moderno video-clip di un album. Nove
tracce, quante ne entravano in un
disco anni 70 estratte dagli album
del 1971-72, compongono il balletto.
La musica profondamente diversa
da quella cui abituato il pubblico
del balletti: la danza che si deve

adattare a essa, non il contrario


come avviene nei balletti di repertorio. La musica imponente, le luci
sostituiscono scene e costumi complessi, la danza spadroneggia. Per
le ballerine c solo un accademico
bianco coprente fino ai piedi e le
punte bianche, per i ballerini il torso
nudo e un panta-jazz bianco: minimalismo del costume ed esplosione
del virtuosismo coreutico.

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Le tracce alternano danze di
ensemble, pas de deux e assoli.
Grande rivelazione di questa stagione Christian Fagetti che balla
la traccia n 2 Obscured by Coulds

con una bellezza di linee, tecnica


impeccabile unite a grande espressivit. Sempre vincente e preciso,
poi, il corpo di ballo, che testimonia
un grande affiatamento coreutico,

ritmo e sensibilit, che emozionano


il pubblico, come si riesce a leggere
dai social network e dai giornali.
Domenico G. Muscianisi

ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
rubriche@arcipelagomilano.org
Il design al tempo della crisi
Se il caldo impazza e si ha voglia di
vedere qualcosa di alternativo e diverso dalle solite mostre, ecco che
la Triennale di Milano offre tante valide opportunit. Ricco come sempre il ventaglio delle mostre temporanee di architettura, ma interessante ancor di pi il nuovo allestimento del TDM, il Triennale Design Museum, giunto alla sua settima edizione.
Dopo La sindrome dellinfluenza,
tema delanno scorso, per la nuova
versione ci si concentrati su temi
quanto mai cruciali, che hanno a
che fare molto e soprattutto con gli
ultimi anni: Autarchia, austerit, autoproduzione sono le parole chiave
che fanno da titolo e da fondo
alledizione di questanno. Un racconto concentrato sul tema dell'autosufficienza produttiva, declinato e
affrontato in modo diverso in tre periodi storici cruciali: gli anni trenta,
gli anni settanta e gli anni zero. La
crisi ai giorni nostri, insomma.
Sotto la direzione di Silvana Annichiarico, con la curatela scientifica
di Beppe Finessi, lidea alla base
che il progettare negli anni delle crisi economiche sia una condizione
particolarmente favorevole allo stimolo della creativit progettuale: da
sempre condizioni difficili stimolano
lingegno, e se questo vero nelle
piccole cose, evidente ancor di pi
parlando del design made in Italy.

Dal design negli anni trenta, in cui


grandi progettisti hanno realizzato
opere esemplari, ai distretti produttivi (nati negli anni settanta in piccole
aree geografiche tra patrimoni basati su tradizioni locali e disponibilit
diretta di materie prime) per arrivare
alle sperimentali forme di produzione dal basso e di autoproduzione.
Viene delineata una storia alternativa del design italiano, fatta anche di
episodi allapparenza minori, attraverso una selezione di oltre 650 opere di autori fra cui Fortunato Depero, Bice Lazzari, Fausto Melotti,
Carlo Mollino, Franco Albini, Gio
Ponti, Antonia Campi, Renata Bonfanti, Salvatore Ferragamo, Piero
Fornasetti, Bruno Munari, Alessandro Mendini, Gaetano Pesce, Ettore
Sottsass, Enzo Mari, Andrea Branzi,
Ugo La Pietra fino a Martino Gamper, Formafantasma, Nucleo, Lorenzo Damiani, Paolo Ulian, Massimiliano Adami.
Il percorso si sviluppa cronologicamente: si comincia con una stanza
dedicata a Fortunato Depero, artista
poliedrico e davvero a tutto tondo, e
alla sua bottega Casa dArte a Rovereto (dove realizzava quadri e arazzi, mobili e arredamenti, giocattoli e abiti, manifesti pubblicitari e allestimenti) e termina con una stanza
a cura di Denis Santachiara dedicata al design autoriale che si autoproduce con le nuove tecnologie.

In mezzo, un racconto fatto di corridoi, box e vetrine, che mette in scena i diversi protagonisti che, dagli
anni trenta a oggi, hanno saputo
sperimentare in modo libero creando nuovi linguaggi e nuove modalit
di produrre. Uno fra tutti Enzo Mari
con la sua semplice e disarmante
autoprogettazione.
Il percorso si arricchisce anche di
momenti dedicati ai diversi materiali, alle diverse aree regionali, alle
varie tecniche o citt che hanno dato vita a opere irripetibili, quasi uniche, come recitano i pannelli esplicativi.
Anche lallestimento segue il concept di base: sono stati scelti infatti
materiali che rievocano il lavoro artigianale e autoprodotto: il metallo e
lOSB (materiale composito di pezzi
di legno di pioppo del Monferrato).
Dopo aver risposto alla domanda
Che Cosa il Design Italiano? con
Le Sette Ossessioni del Design Italiano, Serie Fuori Serie, Quali cose
siamo, Le fabbriche dei sogni,
TDM5: grafica italiana e Design, La
sindrome dellinfluenza, arriviamo a
scoprire come il design si salva al
tempo della crisi.
Il design italiano oltre le crisi. Autarchia, austerit, autoproduzione
Triennale Design Museum, Orari:
Martedi - Domenica 10.30 - 20.30
Gioved 10.30 - 23.00 Biglietti: 8,00
euro intero, 6,50 euro ridotto

Leonardo Icon
Leonardo Da Vinci ancora una volta
protagonista di Milano. Si inaugurata ieri sera la scultura intitolata
Leonardo Icon, opera ispirata al
genio di Leonardo e appositamente
disegnata dallarchitetto Daniel Libeskind per valorizzare la piazza
Pio XI recentemente pedonalizzata.
Leonardo continua quindi a dialogare, con un rapporto lungo decenni,
con la Biblioteca e la Pinacoteca
Ambrosiana che sorgono sulla piazza, scrigni darte contenenti tra
laltro il famoso Ritratto di Musico e

n. 22 VI - 11 giugno 2014

limportantissimo Codice Atlantico, a


opera del maestro toscano.
Luogo e posizione centralissima per
la scultura dellarchistar Libeskind,
che oltre ad impreziosire la riqualificata piazza, ha giocato con Leonardo non solo per omaggiare il suo
genio, ma anche sottolineandone il
talento artistico, creando per la scultura un basamento circolare riproducente la mappa della citt di Milano cos come Leonardo stesso
laveva descritta.
Unoperazione in linea con il programma di Expo 2015, che tenta di

arricchire la citt con opere e trasformazioni di ambito culturale a cui


il grande pubblico pu relazionarsi e
magari farle diventare nuovi punti di
riferimento urbano.
Leonardo Icon si presenta come un
totem di quasi tre metri, fatto di leghe metalliche, che lamministrazione comunale ritiene particolarmente significativo per il rilancio della piazza Pio XI.
Questopera si trova allinterno di
un simbolo della trasformazione della nostra citt: due anni fa questa
piazza era un parcheggio selvaggio

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ora un gioiello pedonale che vogliamo sia conosciuto da sempre
pi milanesi e turisti, ha dichiarato
lassessore alla Mobilit Pierfrancesco Maran. Per questo larrivo

dellopera di Libeskind doppiamente importante, perch racconta


la Pinacoteca e Leonardo ai milanesi in un nuovo contesto pedonale
ancora tutto da scoprire. Oggi nasce

una nuova stagione, la Pinacoteca


riprende il suo giusto ruolo in citt.

Fragilit, equilibrio e critica per Meireles alla Bicocca


Ancora una volta lHangar Bicocca
non sbaglia un colpo. La mostra dedicata a Cildo Meireles, Installations
tutta da vedere e provare. Coinvolgente, poetica, critica e polisensoriale, la mostra la prima manifestazione italiana dedicata allartista
brasiliano, considerato fin dagli anni
60 un pioniere di quellarte intesa
soprattutto come uno scambio attivo
e vitale con il pubblico, come un
rapporto vivo e attivo in grado di coinvolgere lo spettatore in una esperienza multisensoriale.
La personale, a cura di Vicente Todol, comprende 12 tra le pi importanti installazioni realizzate dallartista tra il 1970 e oggi, ed un percorso ricco di suggestioni che portano lo spettatore ad essere parte
dellopera darte, a farla vivere, ma
anche a mostrargli una realt concettuale nascosta e su cui riflettere.
Cildo Meireles affronta da sempre
tematiche sociali e culturali attraverso opere che rivelano pienamente il
loro significato solo nel momento in
cui sono attraversate e vissute,
coinvolgendo oltre alla vista, anche
ludito, il tatto, lolfatto e addirittura il
gusto.
Il percorso spiazzante, poich si
passa da opere di ridottissime dimensioni ad altre decisamente monumentali. Si inizia con Cruzeiro de
Sul, un cubo di legno di 9 mm, che
rimanda per a concetti e credenze
sacre nella cultura dei Tupi, popolazione india del Brasile con cui Meireles entr in contatto.
Si arriva poi ad Atravs, labirinto
trasparente lastricato da frammenti
di vetro rotti, che fa percepire allo
spettatore una sensazione di instabilit e di potenziale pericolo, dovendosi districare lentamente tra filo
spinato, tendaggi, superfici vetrate
(persino due acquari), attraverso le
quali sembra di vedere una via
duscita, resa difficile per dai materiali che creano il percorso. Lattraversamento del titolo simboleggia

dunque un percorso interiore accidentato, ogni passo spezza sempre


di pi il vetro sotto ai piedi, simbolo
della fragilit umana, ed sempre
pi difficile andare avanti.
Passando dalla torre fatta di radio
antiche e moderne, Babel, per arrivare ai cubi bianchi e neri sporcabili di Cinza, quello che colpisce la
variet dei materiali usati, scelti
dallartista solo in base alle loro caratteristiche simboliche o sensoriali,
mettendo insieme elementi contrastanti anche dal punto di vista semantico o visivo.
E in effetti Olvido, un tepee indiano
costruito con 6.000 banconote di
diversi paesi americani, circondato
da tre tonnellate di ossa bovine contenute da 70.000 candele, espressione di questo concetto. Mentre gli occhi sono impegnati a distinguere i diversi elementi, le ossa
emanano un odore difficile da sopportare e dal centro della tende fuoriesce un rumore continuo di sega
elettrica. Opera con una critica di
stampo post-colonialista, spesso
presente nei lavori di Meireles, non
affronta per lo spettatore direttamente, imbarazzandolo, ma suggerisce il suo messaggio accostando
elementi dal valore simbolico.
Una delle opere pi amate e fotografate sui social, sicuramente
Amerikka, un pavimento fatto di
22.000 uova di legno dipinte, su cui
troneggia un soffitto fatto da proiettili
sporgenti. Mentre lo spettatore
invitato ad attraversare scalzo lo
spazio bianco delle uova, in una situazione di instabilit, la minaccia
ulteriormente rimarcata da migliaia
di proiettili rivolti al suolo. Opera s
di spaesamento ma di incredibile
impatto visivo e percettivo.
Meireles lavora con tutti e cinque i
sensi. Ecco perch con Entrevendo,
un enorme struttura di legno a forma di imbuto, lo spettatore invitato
ad entrare in questo cono, da cui
esce aria calda, mettendosi prima in

bocca due cubetti di ghiaccio per


sperimentare, man mano che ci si
avvicina alla fonte di calore, lo sciogliersi del ghiaccio in pochi istanti,
per un coinvolgimento completo dei
sensi.
E poi si arriva allopera pi poetica
della mostra, Marulho, la simulazione di un pontile circondato dalle onde del mare, nella luce delicata del
tramonto. Solo ad una visione pi
attenta si scorgono i dettagli, ovvero
che le onde sono fatte da immagini
di acqua rilegate in migliaia di libretti
disseminati sul pavimento, giocando
sulla ripetizione e laccumulo, con
un effetto non solo visivo ma anche
simbolico.
Mentre ci si perde a osservare le
immagini, ecco che voci, tutto intorno, ripetono allinfinito la parola acqua in 85 lingue diverse, creando
una nenia simile allo sciabordio delle onde. Solo allora si scopre che,
ovviamente, un fondo c, la parete
lilla che delimita lorizzonte. Quello
che si crea allora nello spettatore
una curiosa sensazione alla The
Truman show, accorgendosi che in
realt tutto finto e costruito. Di naturale, non c nulla. Lopera vive
inoltre di riferimenti ad artisti del
passato che hanno giocato sulla
monocromia, come Piero Manzoni,
citato anche in unaltra opera della
mostra, Atlas, e Yves Klein.
Tra suoni, attraversamenti e sensazioni, la personale di Meireles intende mostrare come lo spazio sia
una componente fondamentale
nellenfatizzare i paradossi e le metafore, elementi chiave nella sua
arte, espressi da queste dodici
coinvolgenti installazioni.
Cildo Meireles, Installations fino al
20 luglio 2014 HangarBicocca / via
Chiese 2, Milano / Orario: gioved
domenica 11.00 23.00 Ingresso
libero

Munari politecnico
Il genio di Bruno Munari ha spaziato
in diversi campi: dalla grafica
alleditoria, dalla pedagogia al design, passando per larte pi pura.
La mostra Munari politecnico, allestita nello spazio mostre del Museo
del 900, propone un percorso affa-

n. 22 VI - 11 giugno 2014

scinante su alcune delle sperimentazioni/invenzioni progettate dallartista.


I pezzi in mostra provengono tutti
dalla Fondazione di Bruno Danese
e Jacqueline Vodoz di Milano, che
nella molteplice veste di amici, col-

lezionisti, editori e industriali, per


decenni hanno sostenuto e incentivato Munari a sperimentare linguaggi diversi. Lobiettivo della mostra dunque rivelare la propensione artistica di Munari, compito
che idealmente prosegue lesposi-

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zione allestita nel 1996 nelle sale
della Fondazione stessa, rileggendone per la collezione e aprendola
a un dialogo con una generazione di
artisti, presenti in mostra, che con
Munari hanno avuto un rapporto
dialettico.
La mostra divisa in sezioni, attraverso le quali appaiono gli orientamenti artistici di Munari attraverso il
disegno e il collage, con un modo di
intendere larte vicino alle pratiche
delle avanguardie storiche; ma dalle
quali emerge anche il suo rapporto
con la ricerca scientifica, come supporto di intuizioni plastiche e meccaniche; per arrivare poi alla produzione artistica vera e propria.
Soprattutto queste opere vivono di
corrispondenze e influenze, citate
da Munari nei suoi libri quali quelle
di Mary Vieira e Victor Vasarely; ma
in mostra ci sono anche pezzi di artisti che hanno esposto e condiviso

ricerche con lui come Enzo Mari,


Max Bill, Franco Grignani e Max
Huber; e di artisti che lo hanno frequentato come Getulio Alviani e Marina Apollonio. Senza dimenticarsi di
coloro che hanno condiviso momenti importanti del suo percorso, come
Gillo Dorfles e Carlo Belloli, e successivamente il Gruppo T. Infine,
questa stessa sezione include figure
che con Munari hanno mantenuto
un rapporto ideale in termini di capacit e ispirazione, come Giulio
Paolini e Davide Mosconi.
Le opere degli artisti selezionati discutono, dialogano e si relazionano,
oggi come allora, con limmaginario
estetico di Munari, anche grazie a
un sistema di allestimento fatto di
strutture e supporti legati tramite
incastro e gravit, ma con aspetto
leggero. Quella stessa leggerezza
di cui Munari fece vivere le sue opere, tra cui le famose Sculture da vi-

aggio, le 10 forchette impossibili e


i libri illeggibili, tutti esposti in mostra.
Accanto alla mostra principale il Focus dedicato allopera fotografica,
in parte inedita, realizzata da Ada
Ardessi e Atto, autori che per decenni hanno lavorato a stretto contatto con Munari, testimoniando i
principali momenti della vicenda
professionale e umana dellautore.
Lesposizione ha come titolo Chi
s visto s visto locuzione molto
amata da Munari e che racchiude
tramite immagini, lartista e luomo a
tutto tondo.
Munari politecnico fino al 7 settembre Museo del Novecento
lun.14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e
dom. 9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 22.30

Bernardino Luini e figli: una saga lunga un secolo


Dopo un silenzio durato quasi cinquantanni, Bernardino Luini torna
protagonista di una mostra, e lo fa
in grande stile. Il pittore di Dumenza, chiamato per da tutti di Luino,
il centro di una esposizione come
da tempo non se ne vedevano, con
200 opere esposte per chiarire a
tutto tondo una personalit significativa ma discussa, soprattutto per la
mancanza di dati certi che caratterizza la biografia dellartista.
Da gioved 10 aprile sar possibile
scoprire Bernardino, i suoi figli e la
sua bottega, le influenze illustri che
lo ispirarono (Leonardo, Bramantino, i veneti, persino un certo che
di Raffaello) e pi in generale cosa
succedeva a Milano e dintorni agli
inizi del 500.
Quello sviluppato in mostra un
percorso ricco e vario, che oltre a
moltissime opere del Luini, presenta
anche il lavoro dei suoi contemporanei pi famosi, Vincenzo Foppa,
Bramantino, Lorenzo Lotto, Andrea
Solario, Giovanni Francesco Caroto,
Cesare da Sesto e molti altri, che
spesso giocarono un ruolo chiave

nel definire lestetica artistica milanese.


Un percorso lungo quasi un secolo,
che dalla prima opera di Bernardino,
datata 1500, arriva a coprire anche
le orme del figlio Aurelio, vero continuatore dellattivit di bottega, se
pur gi contaminato da quel Manierismo che stava dilagando nella penisola.
La mostra occuper lintero piano
nobile di Palazzo Reale, e si concluder in maniera scenografica nella sala delle Cariatidi, presentando,
in alcuni casi per la prima volta, tavole, tele, affreschi staccati, arazzi,
sculture, disegni e prove grafiche.
Oltre a prestiti milanesi, con opere
provenienti da Brera, dallAmbrosiana e dal Castello sforzesco, si
affiancano importanti contributi internazionali provenienti dal Louvre e
dal museo Jacquemart-Andr di Parigi, dallAlbertina di Vienna, dal
Szpmvszeti Mzeum di Budapest, dai musei di Houston e Washington.
Il progetto, curato da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, oltre a essere
la pi grande retrospettiva mai dedi-

cata a uno dei protagonisti dellarte


del Cinquecento in Lombardia,
una saga famigliare in dodici sezioni, ognuna dedicata allapprofondimento di un momento della vita
dei Luini e delle loro commissioni
pi importanti. Degni di nota sono
gli straordinari affreschi per la Villa
Pelucca di Gerolamo Rabia, mirabile ciclo decorativo tra sacro e profano; e la casa degli Atellani, con una
rassegna di effigi dei duchi di Milano
e delle loro consorti, ricostruita
dallarchitetto Piero Lissoni, responsabile dellallestimento.
Dopo tante mostre dedicate ai contemporanei, la mostra un tuffo in
unepoca che per Milano fu davvero
doro, un momento in cui la citt ma
anche la stessa Lombardia, regalarono un apice artistico in seguito
difficile da eguagliare.
Bernardino Luini e i suoi figli Palazzo Reale, fino al 13 luglio 2014
Orari: Luned 14.30_19.30 da Marted a Domenica 9.30_19.30 Gioved e Sabato 9.30_22.30 Biglietti Intero 11,00 Ridotto 9,50

Klimt, Beethoven e la Secessione Viennese


Gustav Klimt il maestro indiscusso
della Secessione viennese, movimento artistico sviluppatosi tra la
fine dell800 ed esauritosi alla fine
degli anni 10 in Austria e che dilag
anche in citt come Monaco e Berlino. uno degli artisti pi amati,
ammirati e idolatrati di sempre, bench il corpus delle sue opere sia relativamente esiguo, 250 lavori circa.

n. 22 VI - 11 giugno 2014

Nulla a confronto della prolificit di


artisti come Picasso, Warhol o Kandinsky, per citare solo alcuni degli
artisti ospitati di recente a Palazzo
Reale.
Ed proprio qui che da mercoled
12 marzo sar possibile scoprire e
ammirare anche i capolavori del
maestro viennese. Klimt. Alle origini di un mito lultima mostra pro-

mossa dal Comune di Milano e dal


Sole24 Ore.
bene dire fin da subito che non
una monografica su Klimt, ma piuttosto una panoramica su Klimt, sui
fratelli Georg e Ernst e su alcuni
degli artisti pi significativi della Secessione. Di lavori puramente klimtiani ce ne sono una ventina. Piuttosto quella proposta da Palazzo Rea-

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le una mostra, con un allestimento
molto accattivante e suggestivo, con
opere notevoli e lavori che faranno
capire il senso di quella straordinaria rivoluzione artistica che va sotto
il nome di Art Nouveau, Art Dec o,
appunto, Secessione.
Il motivo presto spiegato. I capolavori di Klimt non sono pi assicurabili, spiega il curatore della mostra, Alfred Weidinger, che cura
lesposizione insieme a unaltra
grande esperta klimtiana, Eva di
Stefano. I premi assicurativi sono
altissimi, le opere troppo significative perch i musei se ne possano
separare con facilit. Retrospettive
importanti a livello numerico sono
ormai rarissime. Per gli amanti dei
numeri basti ricordare che 'Il ritratto
di Adele Bloch Bauer' fu acquistato
nel 2006 da Ronald Lauder per 135
milioni di dollari, diventando uno tra
i quadri pi costosi di sempre.
Nonostante tutto le opere in mostra
sono comunque tante, un centinaio,
divise in sezioni. Si inizia con la sezione sulla famiglia Klimt, significativa perch mostra qualcosa di forse
poco noto, lorigine della vocazione
artistica del maestro. Il padre, orafo,
passa ai tre figli maschi la passione
e la pratica dellarte, che i ragazzi
portano avanti studiando presso la
Kunstgewerbeschule (scuola d'arte
e mestieri), dove si esercitano in
pittura e in svariate tecniche, il tutto
ancora seguendo uno stile storicista
ed eclettico. Particolare attenzione
stata dedicata all'opera giovanile,
alla formazione di Klimt e ai suoi
inizi come decoratore dei monu-

mentali edifici di rappresentanza


lungo il nuovissimo Ring di Vienna.
La sezione successiva dedicata
alla Kunstler-Compagnie, la Compagnia degli Artisti che Klimt cre
con i fratelli Ernst e Georg insieme a
Matsch, e alla quale vennero affidate prestigiose commissioni ufficiali e
onorificenze, riprendendo e portando avanti lo stile pomposo del loro
maestro Hans Makart.
Ma il nuovo stava per arrivare. Abbandonato lo stile storicista Gustav
Klimt e compagni, nel 1898, dopo lo
scandalo causato con i dipinti per
luniversit di Vienna (bruciati in un
incendio ma riproposti in mostra
tramite incisioni) inaugurano la prima mostra della Secessione viennese, con la pubblicazione della rivista ufficiale, Ver Sacrum. lanno
in cui larchitetto Otto Wagner crea il
famoso Palazzo della Secessione,
decorato internamente dagli stessi
artisti.
in questo ambito che nascono alcuni dei capolavori esposti, come la
bellissima Giuditta II. Salom, prestito della veneziana Ca' Pesaro,
Adamo ed Eva, Acqua Mossa, Fuochi fatui (una chicca di collezione
privata difficilmente prestata in mostra) e altre opere preziose, ricche
di decorazioni eleganti e sinuose, in
cui il corpo femminile diventa protagonista. La donna prima madre poi
femme fatale, intrigante e sensuale,
portatrice di estasi e di tormento il
soggetto prediletto da Klimt.
Paesaggi (con lincredibile Girasole)
e ritratti sono altre sezioni della mostra, disseminate qua e l dagli

straordinari disegni su carta. Opere


che mostrano tutta labilit del grande maestro che con un solo tratto di
matita riusciva a creare un languido
corpo femminile.
Ma varrebbe il costo del biglietto
anche solo la straordinaria ricostruzione del Fregio di Beethoven, a
met percorso, ispirato dalla nona
sinfonia del musicista e creato per il
Palazzo della Secessione di Vienna.
Copia dell'originale, irremovibile e
danneggiato, realizzata durante il
complesso lavoro di restauro compiuto negli anni 70-80, stato ricostruito cos come Klimt laveva allestito nel 1902, con 7 pannelli di 2
metri di altezza per 24 di lunghezza.
Tributo a un musicista considerato
leggendario dagli artisti viennesi, il
Fregio rappresentata leterna contrapposizione tra il bene e il male, il
viaggio delluomo - cavaliere e
laspirazione al riscatto e alla salvezza possibili solo attraverso larte,
rappresentata dalla donna; unopera
forte di quel messaggio allegorico
sempre presente nelle opere di
Klimt. Maestro indiscusso di eleganza e raffinatezza.
Klimt. Alle origini di un mito Palazzo Reale, fino al 13 luglio Aperture e costi: Luned dalle ore 14:30
alle ore 19:30, da marted a domenica dalle ore 9:30 alle ore 19:30,
gioved e sabato orario prolungato
fino alle ore 22:30 Biglietto intero 11
euro, ridotto 9,50.

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per
restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto
le sue porte e le sue collezioni il
Grande Museo del Duomo. Ospitato
negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo
del Duomo si presenta con numeri e
cifre di tutto rispetto. Duemila metri
quadri di spazi espostivi, ventisette
sale e tredici aree tematiche per
mostrare al pubblico una storia fatta
darte, di fede e di persone, dal
quattordicesimo secolo a oggi.
Perch riaprire proprio ora? Nel
2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale
per il futuro, cos come, in passato,
Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino
che questanno celebra il suo
1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la
Veneranda Fabbrica ha scelto di
inserirsi in questa felice congiuntura

n. 22 VI - 11 giugno 2014

temporale, significativa per la citt,


dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro.
Il Museo un piccolo gioiello, per la
qualit delle opere esposte cos
come per la scelta espositiva.
Larchitetto Guido Canalico lo ha
concepito come polo aperto verso
quella variet di generi e linguaggi
in cui riassunta la vera anima del
Duomo: oltre duecento sculture, pi
di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso

tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso
un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture
che sembrano indicare la via, pas-

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www.arcipelagomilano.org
sando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare
il Paliotto di San Carlo, pregevole
paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto,
con bozzetti e sculture in terracotta;
per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che
un congegno in ferro del 1700,
sembra unopera darte contempo-

ranea. E al contemporaneo si arriva


davvero in chiusura, con le porte
bronzee di Lucio Fontana e del
Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo.
Il Duomo da sempre il cuore della
citt. Questo rinnovato, ampliato,
ricchissimo museo non potr che
andare a raccontare ancora meglio
una storia cittadina e di arte che eb-

be inizio nel 1386 con la posa della


prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in
quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo
stesso.
Museo del Duomo Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero
6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

GALLERY

VIDEO
Giacomo Biraghi: CHI SONO GLI #EXPOTTIMISTI"
http://youtu.be/pqwugLu4-CY

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