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n. 37 VI 29 ottobre 2014
Il tracciato originale della linea, come previsto dal Piano della Mobilit,
prevedeva un secondo ramo (lo
sbinamento possibile senza problemi nelle metropolitane leggere
automatiche con frequenza fino a
70 secondi) su via Mecenate, per
servire unarea ormai densa di attivit terziarie, ma anche i quartieri
IACP di V.le Ungheria e parte di
Santa Giulia. Ramo ora eliminato
dai piani senza che nessuno ne abbia spiegato la ragione. Non si tratta
di quartieri di lusso, ma di zone popolari da cui si muovono decine di
migliaia di lavoratori pendolari urbani. Il carico della linea -previsto in
pi di 10.000 passeggeri ora/direzione nelle ore di punta-
costituito proprio da questi spostamenti; al confronto il contributo di
Linate sar quasi trascurabile.
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OLTRE EXPO. QUESTIONI DI METODO SUL PIANO STRATEGICO PER LA CITT METROPOLITANA
Stefano Rolando*
In una tavola rotonda in Assolombarda promossa da Aspen sul nesso tra la Milano dellinnovazione,
Expo e la costruzione della citt metropolitana, la domanda di fondo lha
posta in premessa proprio il presidente di Assolombarda Gianfelice
Rocca: a chi spetta e con quale approccio fare un piano strategico che
colga questi nessi e spieghi alla
comunit e al mondo sia la visione
sia il senso di marcia della citt in
evoluzione, per non sprecare tra
laltro loccasione dellExpo, che ricapita a Milano 109 anni dopo la
precedente.
Nessuno ha sostanzialmente risposto. Salvo il ministro Maurizio Martina che - arrivato in leggero ritardo
senza sentire quella domanda ini-
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sorti delluscita della crisi in Europa
e in Italia) dovranno dare pi risposte alle domande di metodo da cui
dipende lo scatto competitivo complessivo della citt e della comunit.
Il punto di partenza sulla nuova responsabilit delle citt acquisito:
con la concentrazione demografica,
energetica, infrastrutturale, culturale
e finanziaria ormai maggioritaria
nelle dimensioni urbane (che far
un ulteriore balzo entro il 2050) le
citt pi importanti tornano anche a
essere oggettivamente un po le citt-stato del passaggio tra medioevo
e rinascimento. Esse devono assumersi in proprio il grosso delle decisioni per assicurare coesione interna (visibilit e sostenibilit) e sviluppo nel quadro competitivo (attrazione degli investimenti e progettazione dellinnovazione e dello sviluppo
occupazionale).
La mission di Milano verso se stessa e parimenti verso la nazione
belle che disegnata. Non c pi
tempo da perdere ed Expo diventa
cos la palestra di quel doppio ruolo
di Milano di essere portale delle filiere di interesse nazionale (in tanti
settori, agro-alimentare compreso) e
di essere al tempo stesso uno dei
nodi importanti delle reti ad alta
connettivit nel panorama internazionale. Milano era pi o meno cos
anche duemila anni fa, quando Giulio Cesare la fece la citt di base
della conquista dellEuropa e Augusto assicurandole il ruolo di Provincia dellImpero cre le condizioni del futuro ruolo di capitale occidentale di quellImpero.
Dal punto di vista di chi lavora alla
organizzazione narrativa della
evoluzione della mission attuale della citt (tale il lavoro che si sta
svolgendo sul brand di Milano) la
domanda sul metodo riguardante il
piano strategico della citt metropolitana offre qualche spunto.
Chi. La legittimazione alla scrittura
del piano deve essere istituzionale e
la democrazia rappresentativa va
qui rispettata. La citt metropolitana
esprime ora un organo di rappresentanza, pur di democrazia di secondo livello. quello che c.
augurabile un indirizzo statutario
che porti allelezione diretta di quella
rappresentanza e soprattutto del
Sindaco-governatore (qui s la parola adatta, pi per il ruolo dei presidenti delle giunte regionali), ma ora
da l devono provenire i punti qualificanti dindirizzo generale da sviluppare. Il lavoro di scrittura potrebbe essere - in analogia con le esperienze pi qualificanti e pi paragonabili nel mondo - in capo ad agenzie a vocazione di tutela di interessi
generali in cui lalimentazione di
pensiero e di progettazione corrisponda a un effettivo pluralismo disciplinare e culturale. In materia potrebbero concorrere soggetti che
presidiano i temi pi rilevanti: la rigenerazione identaria, le strategie
economico-occupazionali, le strategie infrastrutturali (in senso ampio
residenziali, della mobilit, delle opere pubbliche, delle reti comunicative ed energetiche), la gestione dei
patrimoni culturali e ambientali, le
dinamiche globali in cui si tengono
alti gli standard di processo organizzativo attorno cui fissare obiettivi.
La regia di scrittura dovrebbe corrispondere a requisiti fissati: obiettivi
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Questo quadro di alternative socioeconomiche e finanziarie, appoggiato a un modello di simulazione del
traffico, sembra essere la strada attualmente seguita dal Comune per il
nuovo piano della mobilit (PUMS).
Si badi, non che le analisi e i modelli
possano sostituirsi alle scelte politiche, ma sono indispensabili in un
paese sviluppato per rendere tali
scelte meno arbitrarie e pi trasparenti, fornendo anche la base per
migliorare il dibattito democratico.
Ma adesso lalternativa maggiore
che ci si trova sul tavolo : quanto
costa rinunciare a questo onerosissimo progetto, o modificarlo radicalmente? Vi sono penali insostenibili? Si tratta di una vexata quaestio
che vale, per citare un caso ben no-
RECUPERIAMO TERRENO
Andrea Bonessa
Il patrimonio edilizio italiano, fatiscente, obsoleto, energivoro. Il
consumo di suolo e il dissesto idrogeologico hanno raggiunto livelli
ormai invalicabili. Da pi parti si
chiede di ridurre la nuova edificazione e di indirizzare lattivit edilizia al recupero, ristrutturazione e
soprattutto riconversione del patrimonio esistente, con trasformazioni
e modifiche delle destinazioni duso
che siano in grado di soddisfare le
mutevoli richieste abitative o funzionali.
Intere palazzine destinate a uffici o
comparti industriali dismessi sono
abbandonati a loro stessi mentre il
fabbisogno abitativo continua a essere ai primi posti nelle criticit delle nostre citt. Riconvertili a residenziali sarebbe gi una prima e
buon soluzione. Ma tutto ci pu
essere un buon inizio, ma non basta.
Dobbiamo Recuperare Terreno,
farci restituire il maltolto o almeno
una parte di tutto lo spazio che ci
ha defraudato la speculazione edilizia. Per fare questo non basta ristrutturare lesistente o richiedere a
gran voce non un mq. in pi, non
un mc. in pi. necessario demolire e riscostruire quello che stato
dissennatamente edificato, soprattutto negli ultimi 50 anni, senza
nessun rispetto per il territorio e
lambiente.
La sfida quella di riedificare, a
saldo di mq e mc zero, quanto e
solo quanto necessario con :
1. nuove tipologie edilizie che ottimizzino luso dello spazio e riducano, a parit di abitanti, luso di suolo
(pi densificazione);
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come ad esempio si vuole fare in
Lombardia con la proposta di legge
regionale in discussione in questi
giorni, assecondando la ingordigia
di cementificazione dei costruttori e
degli immobiliaristi, ma di fare esattamente il contrario. Farsi forti dei
loro interessi privati a favore del
bene comune.
E questa ripartenza genererebbe
sicuramente delle nuove entrate
fiscali con cui lo stato potrebbe
supportare le municipalit private di
una parte degli oneri di urbanizzazione su cui spesso fanno affidamento per la sopravvivenza della
macchina amministrativa.
Quelle municipalit virtuose che, al
di l della propaganda elettorale, si
dimostreranno realmente interessate e praticamente votate non solo
alla riduzione del consumo di suolo
ma soprattutto a Recuperare Terreno e a migliorare realmente la qualit di vita dei loro cittadini.
Recuperare Terreno significher:
1. Rinnovare il patrimonio edilizio
esistente e renderlo sostenibile,
non energivoro e non impattante
riducendo sensibilmente i costi di
gestione territoriale a carico della
Amministrazioni pubbliche e dello
stato.
2. Ridurre i consumi energetici e
limpatto idrogeologico degli edifici.
3. Introdurre tipologie costruttive pi
performanti e rinnovare le tecnologie edilizie ormai obsolete
4. Qualificare i sistemi costruttivi e
la qualit del prodotto edilizio italiano.
5. Ridurre i costi di costruzione e
quindi immettere sul mercato im-
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listica contemporanea Jay Forrester
(padre del modelli dinamici ai diversi
livelli: dell'impresa, della citt, e globale) portano al collasso dei sistemi
(sociali, territoriali economici) che
funzionano per iterazioni multiple.
Quindi la progettazione urbana non
deve limitarsi alla manipolazione
delle superfici secondo regole precodificate, ma deve essere un bricolage di scienze tese a spiegare la
complessit della citt e a sperimentare soluzioni innovative.
A questo punto si pu assumere
come parametro guida della progettazione la densit, ma essa trasla
dalla storica densit in metri cubi,
ossia in risorse fisiche, a una densit in sapere e innovazione, quindi
resilienza. Il concetto di densit delle idee si rivela cos un ottimo vettore per chi voglia seriamente affrontare i problemi dello sviluppo, non
solo urbano, a condizione di rinnovare il modello di governance. Infatti, il progetto come 'bricolage' segna
il declino dei piani, che hanno segnato la storia della progettazione
nella seconda parte del novecento,
a favore della morfologia della piattaforma aperta e collaborativa.
questo un invito alle nostre istituzioni e corporazioni ad abbandonare i
loro comportamenti settoriali e datati
a favore di pratiche collaborative,
aperte alle reti di relazioni internazionali.
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dautunno cos bella agli occhi di chi
lama o almeno ne apprezza il fascino discreto. piazza SantAmbrogio,
restituita
ai
cittadini
questestate dopo anni di lavori preceduti e accompagnati da polemiche, appelli e comprensibili proteste
sullutilit e lopportunit di un parcheggio interrato di cinque piani
per quasi seicento auto proprio l,
accanto alle fondamenta di uno dei
monumenti simbolo della citt e della cristianit ambrosiana. Oggi che
la barbarie di quello scavo alle
spalle, quella che si presenta ai nostri occhi una piazza storica rinnovata con intenzionale sobriet, senza quelle inutili stravaganze a cui gli
architetti talvolta si lasciano andare
pi per soddisfare il proprio ego che
per altro.
Il linguaggio austero della basilica
dove riposa il patrono di Milano e,
pi probabilmente, il timore di un
rinfocolarsi del dissenso sullautosilo
devono aver suggerito una soluzione priva di eccessi che tra i suoi elementi essenziali annovera: un
nuovo filare di alberi di cui evidentemente si comprender appieno
limpatto visivo solo tra qualche anno quando le fronde avranno raggiunto una certa dimensione che
raddoppia quello esistente e segue
diligentemente la lunga cortina edilizia che definisce il lato ovest della
piazza; ununica rampa di accesso
al parcheggio collocata laggi, lontano dal sagrato di SantAmbrogio,
dove sbucano via Terraggio e via
SantAgnese
raccordate
da
unimmancabile rotonda; un blocco
scale e ascensori anchesso di
servizio al parcheggio sotterraneo e
sistemato
dove
piazza
SantAmbrogio piega verso largo
Gemelli che, pur non rappresen-
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Ma daltro canto quante sono le occasioni per gli imprenditori milanesi
e lombardi di avere a portata di mano esponenti di paesi emergenti
come Vietnam, Malaysia, Bangladesh, Brunei, Kazakistan e Singapore su cui ha puntato Renzi sul
fronte dei bilaterali?
Se lo deve essere chiesto anche
Unindustria, lequivalente laziale di
Assolombarda, che in calce al modulo di iscrizione dellAsia Europe
Business Forum ha inserito una box
a pi di pagina Notice for asian partecipants only, rivolta ai soli asiatici.
Linvito suona pressappoco cos: al
termine del Forum venite a Roma,
tutto spesato, offerto dalle autorit
locali. Il programma delliniziativa
include incontri con aziende italiane
cos come con alti rappresentanti
delle istituzioni locali e nazionali.
Di fronte allattivismo romano si ripercorre la rassegna stampa ma
non si ha notizia di un equivalente
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Insomma, il vertice ASEM stata
una piccola prova generale per
Expo e, tutto sommato, riuscita
pri cittadini inneschiamo anche riflessi positivi su i diversi aspetti della vita (anche culturale, anche economica) di Milano stessa.
Questo per dirle che il problema delle risorse e del finanziamento che anche a me di primo acchito e non
conoscendo bene le tecnicalit della
questione, sembra sbilanciato a tutto vantaggio del project financing
(non un po' la questione delle
concessioni autostradali e del decreto Sblocca-Italia?) va risolto in
quanto tale e cio ridiscutendo i
termini del contratto, avvalendosi
del potere dato di essere l'autorit
pubblica. Ereditiamo l'incapacit
delle precedenti amministrazioni o
zione e dove finito il Pisapia delle belle speranze e del dialogo della
campagna elettorale? Possiamo
ancora sperare?
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MUSICA
questa rubrica a cura di Paolo Viola
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The pop art of the fugue
Non certo frequente imbattersi in
una serata musicale cos ricca di
fantasia e di intelligenza come quella di gioved scorso in cui, in un ambiente straordinariamente suggestivo - una vecchia discoteca
allintrovabile indirizzo di una improbabile periferia milanese trasformata in elegantissimo teatro-studio di
registrazione - Ruggero Lagan ha
presentato eseguendole al pianoforte alcune delle 48 impeccabili fughe
da lui scritte, dedicate e regalate ad
amici ed estimatori, su temi impossibili di vecchie canzoni (Oh sole
mio), melodie dopera (il valzer di
Musetta), nenie popolari (Fra Martino campanaro, Happy Birthday to
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you), pezzi rock (che non saprei citare), classici (Mozart, landante del
concerto in la maggiore K. 488), colonne sonore di film famosi (Schindler list) e cos via.
Dice Lagan che le ragioni che lo
hanno spinto a dedicarsi a questa
forma musicale risiedono in una fortissima attrazione per la struttura e
larte della fuga insieme a una altrettanto spiccata insofferenza per la
rigidit con cui essa viene insegnata
ed usualmente imposta agli allievi
dei Conservatori; da studente non
riusciva a digerire i voluminosi trattati ma era incollato al Clavicembalo
ben temperato di Bach per carpirne
i segreti e soprattutto per rivelarne
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ben conoscono gli ascoltatori della
Classica di Sky - abbiamo capito
che la scommessa gi stata vinta.
Si tratta di composizioni sicuramente alte (la Fuga quanto di pi alto si possa immaginare nella storia
della musica) ma insieme assolutamente popolari (il che giustifica
pienamente il titolo di Pop Art). Non
un gioco, molto di pi, un piccolo trattato sul rapporto fra creativit e rigore, fra fantasia e tecnica
compositiva. Sembra paradossale,
ma lascolto di queste pagine aiuta
ad approfondire il significato musicale dellopera di Bach e di tutti
quelli che prima e dopo di lui si sono
cimentati nella composizione squisitamente contrappuntistica.
Succede questo: un tema arcinoto,
classico o popolare che sia, usato
come soggetto della fuga, determina spontaneamente - in forza della sua notoriet - un preciso clima
culturale, uno specifico ambiente
sonoro, una particolare situazione
psicologica. La sua elaborazione
con luso del canone a pi voci e
con lintroduzione di un controsoggetto, determina a sua volta un clima diverso, un altro ambiente, una
situazione alternativa, pi astratta,
di tipo concettuale. Il reiterato ritorno del soggetto, per, riporta continuamente allatmosfera iniziale con
ci creando uno straordinario spaesamento. Ed proprio questo spaesamento a costituire il fascino della
fuga, il suo innalzarsi alle vette astratte di complesse sonorit e il
suo continuo ridiscendere alla semplice cantabilit e riconoscibilit del
tema.
Scrive Lagan nella presentazione
del suo lavoro, che struttura contrappuntistica rigorosa, gioco di intrecci di voci, soggetti, controsoggetti, risposte, divertimenti con o
senza imitazioni, aggravamenti, diminuzioni, inversioni, stretti, pedali,
tutto ci si trova nella fuga, ma mai
in Bach appare nello stesso modo.
Un soggetto di fuga (che appare
sempre allo stato puro nellesordio
in una sola voce) come un piccolo
germe, un frammento di DNA che,
sviluppato secondo lo stile adeguato, d sempre esiti diversi, sorprendenti. Cos appaiono questi suoi
divertissement, costruiti su temi popolari, che non possiamo non confrontare con le 48 fughe dei due libri
del Clavicembalo ben temperato,
scritti a distanza di ventidue anni
uno dallaltro secondo la rigorosa
sequenza delle 12 tonalit che partono dalla prima in Do Maggiore, poi
la seconda in Do Minore e cos di
seguito salendo di semitono in semitono - dunque secondo la scala
ARTE
questa rubrica a cura di Benedetta Marchesi
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Giovanni Segantini tra colore e simbolo
Una retrospettiva come Milano non
ne vedeva da tempo: 18 sale ricche
di ricerca, dipinti e testi che ripercorrono la vita e il lavoro del maggiore
divisionista italiano, Giovanni Segantini. Si tratta di un ritorno ideale
quello di Segantini a Milano, il capoluogo lombardo rappresent infatti il
polo di riferimento intellettuale e artistico per lartista; era la Milano della rivoluzione divisionista che stava
lentamente dimenticando lo spirito
scapigliata per cogliere la sfida simbolista. Al fianco del Segantini maturo delle valli e delle montagne
svizzere si riscopre anche un giovane Segantini che a Milano compie il
proprio apprendistato e ritrae i Navigli sotto la neve o delle giovani
donne che passeggiano in via San
Marco.
La mostra un racconto complesso
sul mondo di Giovanni Segantini
che accompagna il visitatore in un
graduale avvicinamento allartista,
che lo invita ad avvicinarsi attraver-
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gata la necessit di bellezza e colore, ma pi vivida quella di percorrere le montagna e le valli tanto amate
dallartista.
Una nota positiva: i toni alle pareti
che vengono giustapposti uno dopo
l'altro, stanza dopo stanza, creando
come una rappresentazione visiva
al sedimentarsi delle conoscenze
dellartista.
Una nota negativa: nessuna segnalazione allingresso della mostra sul
Trame - Le forme del rame tra arte contemporanea, design, tecnologia e architettura Fino al 9 novembre alla Triennale di Milano Orari Marted - Domenica 10.30 20.30 Gioved 10.30 - 23.00 Ingresso 8,00/6,50/5,50 euro
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di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso
LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
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John Williams
Augustus
Castelvecchi, luglio 2014
pp.384, euro 19,50
Romanzo sicuramente storico
"Augustus" di John Williams, ma pi
ancora romanzo filosofico, come le
"Memorie di Adriano". Romanzo in
forma epistolare, perch tutto si
svolge attraverso varie epistole, carteggi, diari, che i personaggi del testo si scambiano in un ordine sottile,
in un incastro di date e avvenimenti,
che costringono il lettore alla massima attenzione. E dire che, per
ammissione stessa dell'autore, alcuni personaggi, lettere e documenti
sono stati da lui inventati, sempre
aderenti per al linguaggio dei tempi
e degli avvenimenti , descritti, come
si conviene a un grande docente di
storia romana, come lui era. Ne deriva un gioco spericolato di vero e di
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falso che incanta il lettore, che, catturato dalla prosa superba dell'autore, si lascia condurre in uno stato di
estasi, lungo i 40 anni di imperio di
Gaio Ottaviano Cesare Augusto, nel
periodo pi affascinante della storia
romana, quello della "pax romana".
Duro destino avere un destino,
diceva Calvino, quel destino che
incontr il diciannovenne Gaio Ottaviano, figlio di Attia sorella di Giulio
Cesare, quando gli sopraggiunse la
notizia dell'assassinio dello zio, alle
idi di marzo del 44 a.C., mentre si
trovava ad Apollonia in Macedonia,
inviato col dallo stesso Giulio Cesare, dopo la campagna in Iberia,
per ritemprare lo spirito e il corpo, la
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piacere Ottaviano, la figlia Giulia in
seconde nozze, e da lei ebbe cinque figli. Una morte prematura
cambi il destino suo e di Giulia,
che forse non si sarebbe persa in
sfrenatezze amorose, nonostante le
terze nozze con Tiberio, poi l'imperatore che successe a Ottaviano.
Con Agrippa ad Apollonia c'era il
grande e sofisticato poeta Mecenate, protagonista magnifico anche del
romanzo "Un infinito numero" di
Vassalli. E Salvidieno Rufo che dopo una mossa discutibile, si suicid
per non dovere offendere Ottaviano.
Con questi tre amici Ottaviano torna
in sordina a Roma, per iniziare la
missione a lui affidatagli dal potente
zio, tra mille intrighi di palazzo, che
egli seppe sventare con l'arma della
risolutezza e la diplomazia nei rapporti.
John Williams ci propone un Gaio
Ottaviano Cesare Augusto fermo
nelle sue decisioni, capo incontestabile del suo popolo, fedele a sua
"figlia" Roma, alla cui fama nei secoli dedic la sua vita di politico sopraffino, tra battaglie vinte grazie ai
suoi generali e letture raffinate in
compagnia di filosofi eccellenti. Un
Cesare Ottaviano morso da un'inquietudine
moderna,
pensato
dall'autore in chiave molto umana,
alla maniera dell'Adriano della
Yourcenar. Bellissime le ultime pagine con le sue meditazioni sugli dei
e l'amore.
gono via via dal tono delle loro lettere, che si incrociano tra i destinatari,
in un rimescolamento di date, con
un sapiente gioco di rimandi.
Fuori tema appaiono perci le critiche del pur autorevolissimo Luciano
Canfora, che da filologo quale egli
, ha accusato il romanzo di mancanza di verit storica e soprattutto
di violazione delle regole del romanzo epistolare. Verit che l'autore solo in parte si prefissato di
perseguire, dando spazio alla sua
grande vena narrativa, che attiene
al "vero poetico" non al "vero storico", come ebbe a spiegare il Manzoni.
"Augustus" scritto nel 1972,e ripubblicato nel luglio del 2014, vinse il
National Book Award nel 1973, ma
l'autore in vita fu snobbato dalla critica (mor a 71 anni nel 1994). Solo
dal 2006, grazie alla New York Review of Book il suo "Stoner" dalla
"suadente e spietata narrativa"
balzato agli onori pi alti della narrativa americana e mondiale.
E pensare che questo testo fu bocciato da ben sei editori, finche arriv
la Viking Press che decise di pubblicarlo. Poi venne Augustus. Ma
tutta questa sua arte non salv Williams dalle insidie dell'alcolismo,
tant' che non riusc a terminare
"The sleep of reason". Splendori e
abissi di un vero genio della penna.
Marilena Poletti Pasero
SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
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Expo, Teatro alla Scala e stagione 2014/15
Con il Romeo e Giulietta di Kenneth
MacMillan si chiusa al Teatro alla
Scala di Milano la stagione ballettistica 2013/14. Anche con gli improvvisi cambi di cast, il successo
stato clamoroso: lattesissimo toile
Massimo Murru nei panni di Romeo,
famoso e brillante interprete del ruolo (proprio un suo cavallo di battaglia), allultimo ha dovuto rinunziare
alle recite con Marianela Nez
(ROH Londra) per problemi di salute
ed stato degnamente e fortunatamente sostituito da Gabriele Corrado, gi solista della Scala, attualmente in esperienze estere con la
compagnia di Monte Carlo. Corrado
accolto da una grande ovazione dal
pubblico scaligero che lo ha sempre
amato e apprezzato alla fine
dellultima recita ha salutato nuovamente il suo pubblico per andare
oltralpe.
Il prossimo 18 dicembre si attende
lapertura della stagione 2014/15,
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a Milano. Le coreografie di Ratmanskij si configurano per la cinematograficit: le creazioni ex novo sono
veri e propri film messi in danza, si
pensi al grande successo di Illusioni
perdute, basato sullomonimo romanzo di Honor de Balzac e ispirato alla vicenda del compositore della
Sylphide, il primo balletto romantico.
La Bella di Ratmanskij si ispira alla
versione di Djagilev e dei Ballets
CINEMA
questa rubrica curata da Anonimi Milanesi
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ll giovane favoloso
di Mario Martone [Italia, 2014, 137']
con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Valerio Binasco
Ci vuole davvero del coraggio a fare
un film su Giacomo Leopardi, aggirare stereotipi e ricordi scolastici.
Mario Martone forse ci riuscito
sottolineando il carattere ribelle del
poeta, facendone un giovane favoloso, secondo la definizione di Anna
Maria Ortese.
Prigioniero nella sua Recanati, dove
ha potuto beneficiare di una biblioteca eccezionale per ricchezza e
variet di testi, Giacomo aspira al
mondo o allItalia. Ma quando ventiquattrenne finalmente se ne va a
Firenze non trova quel che cerca.
Gli intellettuali sono impegnati nella
costruzione dellItalia, magnificano
le sorti progressive e non i pensieri
pessimistici del giovane Leopardi. Il
gran respiro sognato, lo scambio
intellettuale ricercato a lungo naufragano nelle sale del gabinetto
Vieusseux. Le riflessioni leopardiane sono politicamente pericolose ("Il
mio cervello non concepisce masse
felici fatte di individui infelici").
Fuori tempo, ecco come si sente
Giacomo. Il suo dialogo di un islandese con la natura si colloca al di l
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Il giovane ribelle coltiva il suo eccesso nelle opere dove, come afferma il regista, ha "il coraggio di
mettersi in gioco in ogni frase". Giacomo non tollera ipocrisie, sente il
bisogno di non compiacere, di rompere gli steccati anche a costo di
una vita difficile. insomma un poeta della libert. Per questo Martone
parlandone ha talvolta citato Pasolini e persino a Kurt Cobain. La contemporaneit ribelle sottolineata
anche dalla colonna sonora che fa
da contrappunto alla narrazione accostando Rossini alla musica elettronica del tedesco Sasha Ring e al
canadese Doug Van Nort.
Bravi gli attori specie Elio Germano
che si Giacomizzato senza diventare macchietta e Massimo Popolizio nella parte del conte Monaldo. Eppure vedendo questo film intenso resta limpressione che questa rilettura del giovane favoloso sia
fin troppo attuale e corrisponda un
po troppo allimmagine dettata
dallamore e dalla passione del regista per Leopardi.
Dorothy Parker
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