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Lezione 1

La comunicazione: principi e modelli

Sia per gli uomini che per gli animali comunicare una necessit vitale, dal momento che solo
scambiandosi efficacemente informazioni essi possono alimentarsi, riprodursi, garantirsi una
posizione allinterno di un gruppo sociale, ottenendo aiuto e sostegno. La scrittura costituisce un
potente, comodo e diffuso mezzo di comunicazione, e non possibile comprendere in che modo
possa essere utilizzata funzionalmente senza avere preliminarmente capito che cosa si intenda per
comunicazione. proprio a questo tema che saranno dedicate le prime due lezioni: iniziamo qui
prendendo le mosse da alcuni concetti chiave, e in particolare dal problema del codice, sistema di
segni per mezzo dei quali si comunica; passeremo poi ad esaminare due modelli che descrivono la
comunicazione e vedremo fino a che punto essi risultino efficaci per schematizzare questo
processo, molto pi articolato di quanto non sembri a prima vista.

La lezione in breve
Con il termine comunicazione ci riferiamo ad un processo di trasmissione, interpretazione e
comprensione di informazioni di varia natura, messo in atto volontariamente da individui con
fini precisi. Perch il processo funzioni necessario che questi individui condividano un codice
comune, composto da una serie di segni e dallinsieme delle regole necessarie a selezionarli e a
combinarli fra loro: i codici comunicativi sono molto numerosi e prevedono luso di canali
differenti (tanti quanti sono i sensi: visivo, olfattivo...). La costituzione degli elementi di ciascun
codice in s arbitraria e il codice nel suo insieme, una volta condiviso da un gruppo sociale, non
modificabile da parte del singolo individuo, che deve invece apprenderne le norme e rispettarle,
se vuole portare a buon fine la comunicazione. Questo processo schematizzato nel modello di
Shannon e Weaver, che per si riferisce solo alla trasmissione di dati (fonte + codificatore +
messaggio + canale + ricevente + decodificatore). Jakobson perfeziona tale schema introducendo
nuove variabili specifiche della comunicazione linguistica, come i suoi fattori creativi e
circostanziali e i suoi fini pragmatici.

Sommario
Che cos' la comunicazione ................................................................................................................. 2
Codici e lingue ............................................................................................................................. 3
Segnali e canali ............................................................................................................................ 6
I padroni del codice ...................................................................................................................... 7
I modelli che descrivono la comunicazione ......................................................................................... 8
Il modello di Shannon e Weaver .................................................................................................. 8
Il modello di Jakobson ............................................................................................................... 10

Il saggio breve in cinque capoversi

Che cos' la comunicazione


Cominciamo il nostro excursus con una definizione formale del termine comunicazione; possiamo
dire che la comunicazione un processo volontario di trasmissione di informazioni di varia
natura che proprio sia degli uomini che degli animali avviene tramite segnali codificati
secondo regole note sia al mittente che ai destinatari; i segnali, una volta decodificati (codice),
attivano una serie di processi interpretativi (interpretazione) e di comprensione. Il codice,
dunque, un elemento fondante della comunicazione.
La formula appena segnalata fornisce alcune indicazioni meritevoli di un commento, che
svolgeremo, per punti, nei paragrafi che seguono:
a. la comunicazione un processo; essa, infatti, prevede l'interazione di due operatori che
mettono in opera comportamenti ben determinati di generazione di messaggi, di loro
traduzione tramite un codice (una lingua), di loro trasmissione, di loro interpretazione, di
loro comprensione, al fine di raggiungere fini precisi in maniera interattiva e graduale;
b. la comunicazione, nel suo significato pi proprio, il risultato di un atto di volont. La
precisazione importante, perch ci permette di distinguere tra comunicazione ed
espressione. Se la comunicazione propriamente detta infatti trasmissione intenzionale di
messaggi codificati da un emittente ad un destinatario - reale o ideale - che li decodifica ed
interpreta, l'espressione (comunicazione/espressione) , invece, trasmissione non
volontaria, non intenzionale di elementi informativi; essa si manifesta di solito tramite
indici, e cio segni non simbolici (simbolo, comunicazione/espressione) cui viene per
assegnato un senso da chi li percepisce; essa pu talora avvenire anche tramite segni
simbolici veri e propri, che non vengono usati, per, in maniera intenzionalmente
comunicativa.
espressione, per esempio, la comunicazione involontaria di una sensazione di vergogna
tramite il rossore (un indice, un segno naturale, e non un segno simbolico), cui il nostro
interlocutore attribuisca il senso 'x timido'. In questo caso, il mittente non desidera,
normalmente, rendere visibile il proprio vissuto interiore: semplicemente, non pu farne a
meno. Ed il suo interlocutore non acquisisce i dati informativi sulla configurazione emotiva
del parlante a partire da segnali espliciti: lo fa attraverso quello "parassitario" del rossore cui
assegna un senso per illazione (l'illazione il processo mentale con cui si ricava una
conseguenza da alcune premesse);
c. la comunicazione consiste nello scambio di informazioni di varia natura: essa non
consiste, infatti, come si pu forse credere, nello scambio di soli elementi informativi di tipo
referenziale che comunicano notizie su uno stato di fatto, o su un evento, ma anche in
elementi informativi di natura diversa, che servono a gestire rapporti sociali, ad attivare
relazioni, a stimolare comportamenti;
d. la comunicazione propria sia degli uomini che degli animali: si ha comunicazione,
infatti, ogniqualvolta una serie di segnali emessa da un emittente al fine di stimolare nel
suo destinatario un'attivit non irriflessa; tali finalit sono proprie anche degli animali;

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e. la comunicazione sfrutta, per convogliare le informazioni che costituiscono l'oggetto
dell'interazione, una serie di segnali dal significato condiviso: essa, infatti, impiega una
serie di indicazioni sensibili, soprattutto visive, uditive, olfattive ma talora anche tattili, sul
cui significato si sia raggiunto previamente un accordo.
L'associazione stabile di un elemento segnaletico e di un elemento noetico (contenutistico,
concettuale, di significato) costituisce - come si gi precisato - un segno; ed un insieme di
segni costituisce un codice; comunicazione , dunque, nel suo senso pi proprio - quello che
useremo in questo documento - transito di elementi informativi che si avvale, a fini di
significazione, di un codice;
f. si ha comunicazione quando il passaggio di informazione stimola lattivazione di
processi cognitivi che portano ad interpretazione e a comprensione: perch si possa
parlare di comunicazione, infatti, non sufficiente che vi sia passaggio di informazione da
una fonte ad un ricevente; invece indispensabile che esso attivi la risposta interpretativa
nel destinatario dei messaggi generati dall'emittente. E non sufficiente che un segnale
attivi una reazione perch si abbia comunicazione: se la reazione attivata dal segnale
puramente automatica non si pu parlare di comunicazione, ma di semplice transito di dati.
Un colpo dato con il martelletto sul ginocchio stimola uno scatto della gamba, ma non mette
in moto alcun processo cognitivo, non stimola alcuna attivit ermeneutica, non un fatto
comunicativo. Un colpo dato a mano aperta sul viso, invece, pu produrre un'azione
analoga, ma solo in quanto ricondotto da chi lo ha subito ad un preciso significato (quello di
aggressione offensiva): lo schiaffeggiamento dunque un atto comunicativo.

Codici e lingue
Abbiamo scritto nel paragrafo precedente che i codici sono insiemi strutturati di segni: lo ribadiamo
ora arricchendo la definizione: i codici sono insiemi strutturati di segni e di regole per
combinarli tra loro; essi possono avere - in dipendenza dalle caratteristiche degli elementi che li
costituiscono (i segni, appunto) - caratteristiche molto diverse.
I segni
Ma che cosa sono i segni? Nella sua accezione pi lata, il termine segno indica semplicemente un
elemento che sta per un altro, un "cosa" che ne indica un'altra, prendendone in qualche modo il
posto (per esempio quando quest'ultima non disponibile nel contesto). In pratica, perch sussista
un segno (ed il codice di cui esso parte) necessario che un elemento sia il "segnaposto" di un
altro a quello stabilmente collegato.
Nel codice semaforico, per esempio, necessario che un colore sia stabilmente segnaposto di un
concetto (il colore rosso del concetto 'fermati', il verde di vai). Istituendo questa relazione
stabile tra un elemento che funge da segnale ed uno cui il segnale rinvia avr creato un segno.
Un insieme di tali segni un codice.
Lelemento che funge da segnaposto detto elemento segnaletico o significante; lelemento cui
esso rinvia detto noetico o concettuale o significato, (nel nostro esempio: 'fermati', 'rallenta', 'vai'),
che il correlato cognitivo del primo, l'idea ad esso associata stabilmente e da esso richiamata. Per
esempio, nel codice della lingua italiana, un segno quello che ha come significante l'insieme di
foni ['kane] e come significato l'idea o l'immagine mentale del noto mammifero domestico.
Producendo il significante ['kane], infatti, chi sia a conoscenza della convenzione per cui esso
assegnato al contenuto mentale 'cane', richiamer immediatamente questo contenuto e punter,

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indirettamente, al referente che esso rappresenta: il cane reale.

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I codici, le regole paradigmatiche, le regole sintagmatiche

Un codice, come abbiamo scritto nel paragrafo precedente, un insieme di segni e di regole
per combinarli tra loro; precisiamo che tali regole indicano come i segni possono essere
combinati e sostituiti gli uni agli altri in maniera accettabile.
Quando si usa un codice, infatti, si selezionano tra tutti i segni che lo compongono quelli pi adatti
alla rappresentazione dei contenuti che interessano e li si unisce tra loro linearmente, l'uno dopo
l'altro. Non tutte le sequenze sono ritenute valide: quali lo siano stabilito proprio dalle norme
combinatorie previste dal codice. Quello della combinazione lineare degli elementi segnici che
costituiscono un codice il suo aspetto sintagmatico (detto anche del processo); la combinazione
sintagmatica di tre elementi lessicali come Il, cane e mangia, per esempio, pu originare le frasi Il
cane mangia, ma anche, data una regola diversa, mangia il cane.
Un codice, per non mette a disposizione dei parlanti solo regole per la combinazione degli
elementi che lo costituiscono: ne fornisce loro anche di differenti, che regolano la sostituibilit degli
elementi stessi all'interno della medesima struttura lineare. Nella seconda delle frasi che abbiamo
prodotto nel capoverso precedente, dato un soggetto umano (per esempio, Mario), cane potrebbe
essere sostituito da pollo ([Mario] mangia il pollo) o da manzo ([Mario] mangia il manzo), ma - in
una cultura non antropofaga come la nostra - non da il nonno ([Mario] mangia il nonno). Non tutte
le sostituzioni sono, dunque, valide; ed, ancora una volta, a stabilire quali lo siano il codice, che
detta norme precise. Quello della sostituibilit degli elementi segnici che costituiscono un codice
il suo aspetto paradigmatico (detto anche del sistema: invece di il il sistema mette a disposizione
anche lo, la...; invece di coniglio, anche manzo, quaglia; invece di mangia, anche cucina, frigge... e
permette di ottenere, a partire dalla regola combinatoria che ha creato la frase mangia il coniglio,
anche frasi come cucina il manzo, frigge la quaglia).
Diciamo, allora, riepilogando, che ciascun codice organizzato su due assi: quello sintagmatico
e quello paradigmatico; il primo rappresenta la dimensione combinatoria lineare degli
elementi linguistici; il secondo le possibilit di sostituzione offerte per ciascuno degli elementi
disposti sull'asse sintagmatico.
Si osservi la tabella che segue: nellultima riga della tabella presente una combinazione
sintagmatica di elementi cui possono essere sostituiti gli altri elementi, delle rispettive colonne, per
ottenere frasi differenti:
Il contadino
Lui
Egli
Antonio
Giovanni
Maria
Andrea

La tipologia dei codici

coglie
sbuccia
cuoce
schiaccia
mastica
butta
mangia

quelle
tutte le
varie
parecchie
tante
molte
le

carote
patate
ciliegie
arance
banane
mele
pere

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Abbiamo detto nel capoverso di apertura di questa sezione che i codici possono presentare
caratteristiche molto diverse in dipendenza dalla natura dei segni da cui sono composti; a noi
interessa distinguere dagli altri (codici gestuali - quelli che fanno uso di segni che si manifestano in
forma di gesti, come la lingua dei sordi -; codici cromatici - quelli che utilizzano segni basati su
colori, come quello dei semafori -; codici iconici - quelli che impiegano, per veicolare contenuti,
immagini, come quello dei segnali stradali - ed altri ancora) i codici verbali - quelli che fanno uso
di segni costituiti da parole; una lingua storico-naturale (una delle lingue che parlano gli uomini)
, ad esempio, un codice verbale (formato da parole).
Oltre che essere costituiti da elementi formalmente diversi, i codici possono essere strutturati
in maniera pi o meno rigorosa ed univoca (possono essere cio, in termini tecnici, pi o meno
formalizzati): mentre in alcuni di essi, per esempio in quelli artificiali, si mira ad una perfetta
biunivocit di relazione tra significanti e significati (tra segnali e contenuti), di modo che ogni
segnale collegato ad uno ed un solo contenuto, ed ogni segno rinvia ad una sola realt, in altri,
invece (e segnatamente nelle lingue storico-naturali), il rapporto tra elementi noetici (contenuti,
significati) ed elementi segnaletici (significanti) pi libero, non perfettamente biunivoco.

Segnali e canali
Abbiamo gi detto che la comunicazione sfrutta, per convogliare contenuti, all'interno di un
processo che ha caratteri di volontariet, una serie di segnali e cio di indicazioni sensibili (nella
comunicazione umana soprattutto visive ed uditive; pi raramente, in contesti ed occasioni
particolari - si pensi ai non vedenti - anche tattili; nell'espressione, invece, hanno un loro ruolo
anche segnali olfattivi e gustativi). Vogliamo ora approfondire questi concetti fornendo alcune
indicazioni pi precise su canali e segnali.
Precisiamo, per iniziare, che i segnali (quegli elementi che, insieme a quelli di contenuto, formano i
segni) possono essere veicolati da canali differenti, tanti quanti sono i sensi: i segnali, infatti,
costituiscono la faccia percepibile del segno, e non si danno segnali senza "porte percettive" che
permettano di individuarli.
Esistono tanti canali quanti sono i sensi, si scritto; ed in effetti all'udito corrisponde il canale
uditivo; alla vista il canale visivo; all'odorato il canale olfattivo; al tatto il canale tattile ed al gusto
il canale gustativo. Cos, i segnali che vengono percepiti tramite l'udito, che viaggiano su onde
sonore - mezzo della trasmissione - passano sul canale uditivo; quelli che sono percepiti tramite la
vista, che viaggiano su onde luminose, passano sul canale visivo; quelli che sono percepiti tramite
l'odorato, che viaggiano in forma chimica attraverso l'aria, passano sul canale olfattivo; quelli che
vengono percepiti tramite il tatto ed il gusto, che viaggiano in forma elettrochimica attraverso i
canali nervosi, passano sul canale tattile e sul canale gustativo.
Particolare rilievo hanno, ai fini della comunicazione umana, come si gi segnalato, i codici
che si basano in prima istanza sul canale uditivo e che utilizzano, come segnali, insiemi
strutturati di suoni: si tratta di quelli che i linguisti chiamano codici verbali orali, delle lingue
storico-naturali, cio. Proprio di esse e delle loro caratteristiche ci occuperemo in maggior dettaglio
nelle sezioni che seguono.

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I significanti ed i significati nei codici simbolici verbali

I significanti

I segni delle lingue storico-naturali presentano una faccia significante che costituita da suoni
(foni, nell'uso orale) o da elementi grafici (grafi, in quello scritto). Cos, al contenuto (significato)
'mammifero domestico canide a quattro zampe' corrisponde il segnale (significante) cane.
I significati

I segni delle lingue storico-naturali presentano significati che sono costituiti da concetti. Il
contenuto di un segno, quindi, non un'entit reale, non il referente (lanimale che abbaia) cui i
segni sembrano puntare, ma una sua rappresentazione mentale.
Il rapporto tra significanti e significati

Chiarito da cosa sia rappresentato il segnale (il significante) e da cosa il contenuto (il significato) in
un codice verbale, resta da precisare quale sia la natura della relazione che il codice stesso (che il
complesso di segni da cui esso costituito) istituisce tra l'uno e l'altro. Ed presto detto: il
rapporto tra segnali e contenuti (tra significanti e significati) arbitrario.
Non esiste, infatti, alcuna ragione particolare perch al significato 'cane' si debba fare coincidere
l'insieme di fonemi /k/+/a/+/n/+/e/; ci tanto vero che codici diversi da quello lingua italiana
hanno associato ad un contenuto concettuale simile stringhe di fonemi del tutto diverse: l'inglese
quella che realizza la parola dog; il tedesco quella che realizza la parola hund; lo spagnolo quella
che realizza la parola perro e cos via.

I padroni del codice


In quanto insieme di segni che associano significanti a significati, un codice, per poter essere
impiegato a fini comunicativi deve essere condiviso da tutti gli utenti e deve avere carattere di
stabilit. Ci equivale a dire che il codice un prodotto sociale, espressione di una volont
collettiva. In quanto tale esso non immediatamente passibile di modifiche da parte dei
parlanti e degli scriventi individui.
Gli utenti finali, dunque, in linea di massima, si limiterebbero ad impiegarlo, ne "registrerebbero" il
funzionamento e lo metterebbero in opera in serie illimitate di atti espressivi, ma non potrebbero
mutarli direttamente in alcun aspetto sostanziale.
Unaffermazione del genere probabilmente troppo categorica; essa, tuttavia, ci mostra un carattere
importante delle lingue di cui lo scrivente professionale deve necessariamente essere conscio: la
istituzionalit. Un codice prevede, ad ogni suo livello, loperativit di regole che non possono essere
modificate se non entro certi limiti, piuttosto ristretti: la loro violazione implica il fallimento della
comunicazione.
E non tutto, perch, in aggiunta alle norme che regolano il funzionamento del codice al suo
interno, ne esistono molte altre che ne governano limpiego nelle varie situazioni comunicative:
anche di queste lo scrivente accorto deve tenere conto, se vuole che i suoi messaggi vengano accolti
dai propri destinatari.

Il saggio breve in cinque capoversi


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Insomma, un comunicatore professionale, se vuole produrre testi funzionali ,tali, cio, da fargli
raggiungere gli obiettivi comunicativi che si pone, deve essere perfettamente padrone dei suoi
aspetti sistematici per produrre serie di enunciati (testi) corretti, accettabili (decodificabili); e deve
dominare senza dubbi anche la complessa rete di regole socioculturali che ne determinano
l'applicabilit in contesto. La capacit di scrivere bene e funzionalmente dipende dal livello di
padronanza delle regole e delle convenzioni che governano luso del linguaggio.

I modelli che descrivono la comunicazione


Una volta che si siano chiariti i concetti fondamentali di segno, significante, significato, codice,
lingua, linguaggio, per uno studio della comunicazione possibile illustrare alcuni modelli che
cercano di descrivere la comunicazione in quanto interazione, in quanto serie di
comportamenti istituzionali.
Nei capoversi che seguono presenteremo alcuni modelli che descrivono il processo comunicativo e
metteremo in luce il concetto di comunicazione sotteso a ciascuno di essi. Partiremo dalla
rappresentazione di Shannon e Weaver e giungeremo, attraverso schemi sempre pi articolati, a
quello Sperber e Wilson: si osserver che l'idea di comunicazione si arricchir via via, divenendo da semplice scambio lineare di dati da un emittente ad un destinatario - risultato di una complicata
dinamica interattiva in cui un ruolo specialissimo giocano il destinatario ed il suo mondo interiore.

Il modello di Shannon e Weaver


Il primo dei modelli comunicativi di cui ci occupiamo anche il pi semplice: risale agli
studiosi americani Claude Shannon e Warren Weaver che lo illustrarono in un volume
pubblicato, alla fine degli anni '40 del secolo scorso con il titolo di Mathematical Theory of
Communication, dalla University of Illinois Press.
Esso, essenzialmente, considera la comunicazione come il passaggio di dati da una sorgente ad
una destinazione attraverso (1) un elemento codificatore, (2) un canale, (3) un elemento
decodificatore. Si tratta, dunque, pi che di una rappresentazione del fenomeno comunicativo, di
un modello per una teoria dell'informazione, che si sofferma soprattutto sugli aspetti quantificabili
del processo di trasmissione di dati da un sistema A) ad un sistema B), dotato di caratteristiche
simili ad esso, attraverso un canale.
Una descrizione di questo tipo evidentemente troppo semplice per rendere conto delle
dinamiche attivate nell'ambito di uno scambio comunicativo umano, ma la si ritiene sufficiente
a descrivere forme comunicative meno complesse, come quella animale. Gli scambi di messaggi
che realizzano la comunicazione animale infatti - per quanto se ne sa - non sembrano generare
ambiguit, perch ciascuno degli insiemi di segnali che gli animali si inviano pare essere
interpretabile sempre e solo in un unico modo. In questo senso la descrizione dei loro processi

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comunicativi in termini di semplice codifica/decodifica - tale appunto quella prevista dal modello
di Shannon e Weaver - sembra essere sufficientemente completa ed economica.
Il caso della comunicazione umana invece completamente differente: in essa l'interpretazione ha
un ruolo cruciale, ed un modello che si incentri soprattutto sui problemi connessi al trattamento
immediato, nelle operazioni di codifica e decodifica, di elementi informativi non ne prende in
considerazione proprio gli elementi pi caratteristici.

La comunicazione come trattamento immediato di segnali


Il modello ingegneristico - cos viene chiamato quello di Shannon e Weaver - ottimamente
illustrato facendo ricorso - non a caso - ad una forma di interazione "comunicativa"
quotidiana come quella telefonica: in essa sono in gioco (si veda la figura 1) (1) una sorgente dei
dati, (2) un sistema ricevente, (3) un elemento codificatore (nel nostro esempio: il microfono del
telefono, che trasforma le onde sonore in impulsi elettrici), (4) un messaggio (la sequenza dei dati),
(5) un canale (nel nostro caso il doppino: attraverso il canale il messaggio transita nella forma di
insieme di segnali), (6) un elemento decodificatore (l'apparato a diaframma che trasforma gli
impulsi elettrici in onde sonore).
Il transito dei dati codificati pu essere turbato da disturbi indotti dalla natura del canale o da agenti
esterni; tali elementi di disturbo, che ostacolano e possono rendere impossibile il passaggio di
informazione costituiscono il rumore di linea.
Larchitettura del modello merita alcune considerazioni:
(1) la fonte, nella descrizione dei due americani, non appare come una figura senziente (non
importante, ai fini della loro teoria che, attaccati alla cornetta vi siano un uomo parlante ed il suo
omologo ascoltante); essa diviene, nei modelli successivi, una persona che emette messaggi ad un
fine preciso,(le macchine, invece, agiscono senza finalit particolari);
(2) l'elemento codificatore ha la funzione in qualche modo meccanica di trasformare le
informazioni di partenza in un formato trattabile e trasmissibile; esso diviene - in modelli pi
orientati alla descrizione della comunicazione umana - un'istanza cognitiva interna al mittente:
diventa, cio, la capacit di utilizzare un codice (soprattutto un codice linguistico);
(3) il messaggio, nel modello degli americani, l'oggetto dello scambio comunicativo (una
sequenza di dati, convertita in una stringa di segnali e poi decodificata); esso appare nei modelli
posteriori come la realt concettuale fatta oggetto di scambio mediante un codice simbolico in una
sequenza di segnali oggetto di interpretazione e non di semplice decodifica;
(4) il canale vi rappresentato come il medium fisico che rende possibile il transito dei segnali
codificati; esso ritorna nei modelli successivi come qualcosa di distinto dal puro e semplice mezzo,
come un insieme, cio di fattori ambientali, culturali e psicologici che sono in grado di condizionare
- al pari del mezzo vero e proprio - la natura della comunicazione;
(5) l'elemento decodificatore permette, nel modello ingegneristico, la trasformazione del segnale
trasmesso in uno analogo a quello di partenza; esso diviene, nei modelli posteriori, al pari di quello
codificatore, un'istanza cognitiva: la capacit, cio, di ricostruire, a partire da ordinate sequenze
segnaletiche, mediante la conoscenza di un codice, una sequenza di segni poi assoggettati ad

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interpretazione,non a semplice decodifica; in questo senso la decodifica non che il semplice
preludio meccanico al ben pi complesso lavoro di attribuzione di senso che implica la necessit di
colmare lacune informative, di rendere esplicite implicature di vario genere, di tenere in
considerazione fattori circostanziali e contestuali
(6) il sistema di destinazione , nel modello degli studiosi americani, al pari della fonte, il punto di
arrivo dei segnali emessi da quest'ultima, e non vi figura come essere senziente: pu essere
tranquillamente una macchina, un sistema meccanico o elettronico che abbia caratteristiche simili a
quello che ha originato il flusso di segnali. Nei modelli "umani", invece, esso un elemento attivo,
che ricostruisce e crea senso perch dotato di intelligenza e di volizione, di attese e di conoscenze.

I limiti del modello di Shannon e Weaver


Il modello ingegneristico - lo ribadiamo - utile alla descrizione di scambi comunicativi
relativamente semplici; considera la comunicazione come semplice scambio di informazione e si
concentra sui suoi fattori e sulle sue modalit. Non tiene invece in considerazione un numero
molto alto di cruciali fattori cognitivi, emotivi e socioculturali che sembrano invece
imprescindibili per una descrizione veramente completa delle dinamiche che si attivano nella
comunicazione umana.
In esso, in buona sostanza, ci si occupa delle informazioni solo da quando esse vengono
codificate sino a quando esse sono decodificate. Ci che, dal punto di vista cognitivo, rende
possibile la loro produzione ed il loro impiego non oggetto di interesse. In altre parole: se ci si
occupa di comunicazione telefonica, si bada a che i segnali emessi dalla fonte giungano al ricevente
integri, in modo che egli li possa decodificare; cosa poi accada di quei dati non ha alcuna rilevanza.
Se ci che importa che i dati giungano integri, uno scambio di informazioni potr essere
considerato come andato a buon fine ,felice quando tale condizione si sia verificata; uno scambio di
informazioni, dunque, sar o felice o infelice. evidente che, in uno scambio comunicativo umano,
si possono avere molti gradi di felicit; infatti si pu comprendere poco, molto, moltissimo,
tutto...
Infine, il modello di Shannon e Weaver non pu prestare adeguata attenzione a tutti gli
aspetti della comunicazione che dipendono dal canale e dal mezzo impiegati, aspetti che invece
sono tenuti nel debito conto in teorie pi complesse: si provi solo a pensare quanto le differenze
esistenti tra modalit comunicativa orale e scritta e quanto esse incidano sulla natura stessa del
messaggio, sulle possibilit reali di esprimere determinati contenuti.

Il modello di Jakobson
(Su questo argomento della lezione 1 disponibile una scheda aggiuntiva nella
pagina dei materiali)
Roman Jakobson, linguista russo, naturalizzato americano (1896-1982) ha a lungo dedicato la
propria attenzione alla linguistica: slavista di altissimo livello, fu il fondatore della cosiddetta
Scuola di Praga, che si dedic all'analisi strutturalistica del linguaggio, soprattutto nei suoi aspetti
fonologici. Nell'ambito dei suoi interessi strutturalistici (strutturalismo), fu anche promotore

Il saggio breve in cinque capoversi


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di una teoria della comunicazione che ebbe grande seguito in linguistica perch, pur
convalidando numerosi aspetti del modello di Shannon e Weaver, ne eliminava i molti limiti
che esso presentava ai fini di una descrizione adeguata della natura e delle modalit dell'interazione
umana.

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La lingua, la comunicazione, le sue funzioni

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Jakobson propone un modello della comunicazione che adatta quello ingegneristico. Nel
nuovo quadro concettuale, la comunicazione appare ancora come il processo di trasmissione di una
sequenza di messaggio da un emittente ad un destinatario attraverso un canale (contatto), ma in essa
giocano un ruolo fondamentale operatori umani, un codice linguistico, il contesto e le circostanze di
produzione e fruizione.
In sostanza, il modello di Jakobson prevede la presenza, all'interno del processo comunicativo - di
sei elementi qualificanti :
a.
b.
c.
d.
e.
f.

il mittente;
il contesto in cui avviene lo scambio di informazioni;
il messaggio;
il canale attraverso cui lo si fa passare;
il codice con cui lo si rende trasmissibile;
il destinatario.

Tale modello, in effetti, riformula quello di Shannon e Weaver, o meglio lo incorpora,


facendosi carico della rappresentazione degli elementi propriamente creativi della comunicazione - i
suoi attori, con il loro carico di conoscenze, di aspettative, di volizioni - e di quelli contestuali e
circostanziali; di quegli elementi, cio, che costituiscono il carattere distintivo della comunicazione
umana.
La comunicazione appare a Jakobson come somma di comportamenti messi in atto da un
mittente e da un destinatario senzienti e volitivi: lo sottolinea il fatto che egli associ a ciascuno
degli elementi della comunicazione una funzione linguistica. Le funzioni previste sono le
seguenti :
a.
b.
c.
d.
e.
f.

quella emotiva (che connessa con il mittente)


quella referenziale (che connessa con il comunicativo);
quella poetica (che connessa con il messaggio);
quella ftica (che connessa con il canale ed il mezzo della comunicazione);
quella metalinguistica (che connessa con il codice);
quella conativa (che connessa con il destinatario).

La funzione emotiva (a) si concentra sul mittente nel senso che connessa alla manifestazione del
suo vissuto, della sua particolare percezione della realt; quella referenziale (b) si incentra sul
contesto, ossia sulla realt in cui si sviluppa ed a cui fa riferimento l'atto comunicativo: essa
collegata all'esigenza primaria di descrivere e "commentare" il mondo, di fornire descrizioni di
oggetti, eventi o persone o di confortare opinioni particolari; la funzione poetica (c) si concentra sul
messaggio, nel senso che fa attenzione alla sua elaborazione per fini estetici; la funzione ftica (d)
incentrata sul contatto, ossia sul canale fisico e/o psicologico che permette la trasmissione di un
messaggio: essa connessa all'esigenza di verificare la funzionalit e la solidit del canale
comunicativo; la funzione metalinguistica (e) si concentra sul codice nel senso che lo analizza in
maniera autoreferenziale, riflessiva, ne parla, ne descrive il funzionamento nel particolare contesto
in cui avviene lo scambio comunicativo; la funzione conativa (f), infine si concentra sul destinatario
nel senso che lo assume come oggetto di un'azione, lo assoggetta ad un fine comunicativo (per

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esempio, cerca di convincerlo della bont di una tesi, o per indurlo a compiere una determinata
azione).

Lezione 2
La comunicazione: altri modelli che la
descrivono
Proseguiamo qui il percorso iniziato nella lezione scorsa, esaminando le novit teoriche introdotte
dai modelli successivi a quello di Jakobson, fino ad arrivare ad un quadro complessivo del
fenomeno della comunicazione. Emerge cos la sua natura interattiva, come pure il ruolo attivo
dellinterpretazione, che genera anche sensi diversi da quelli che il messaggio originariamente
possiede; si chiarisce come ogni atto linguistico implichi una strategia (consapevole o
inconsapevole) e un consenso fra le parti, fondato sul riconoscimento di precisi segnali.

La lezione in breve
Gli studi di Umberto Eco sulla fenomenologia dellinterpretazione hanno evidenziato come
entrambi i soggetti della comunicazione mittente e destinatario contribuiscano attivamente
alla costruzione del senso, e come il mittente, consapevole di tale ruolo attivo del destinatario,
agisca sempre nel tentativo di influenzarlo, in modo da ottenere il risultato voluto.
Il modello di Sperber e Wilson procede nella stessa direzione, facendo tesoro di numerosi spunti
della linguistica pragmatica: lo scambio comunicativo viene ora inteso come un atto fra gli altri,
compiuto cio per fare qualcosa, per conseguire un fine; si dimostra lesistenza di una serie di
regole condivise da coloro che comunicano (o massime conversazionali: della quantit, della
qualit, della relazione, del modo), che necessario rispettare per rendere lo scambio comunicativo
massimamente funzionale; appare poi determinante il ruolo dellimplicito, ossia di ci che non
viene detto esplicitamente, ma viene inteso sia dal mittente che dal destinatario. A tutto questo essi
aggiungono il fattore della rilevanza, il principio delleconomicit dello scambio, e la convinzione
che sia possibile impostare una strategia mirata di intervento nei confronti del destinatario.
Tenendo presenti le indicazioni dei vari modelli osservati potremo affrontare il processo della
scrittura con maggiore consapevolezza, preparando il nostro testo in relazione al destinatario
prescelto, al canale, al contesto (concreto e culturale), tentando di minimizzare i contrasti e di
utilizzare con efficacia il detto e il non detto.

Sommario
I modelli post-strutturalisti e la riflessione di Eco
Il modello di Sperber e Wilson
Il suo rapporto con la teoria pragmatica

2
2
3

Il saggio breve in cinque capoversi


Le sue novit
La comunicazione e le abilit di scrittura, per concludere

14
4
5

I modelli post-strutturalisti e la riflessione di Eco


Su questo argomento della lezione 2 disponibile la scheda aggiuntiva 1 nella pagina
dei materiali
Il semiologo Umberto Eco ha raccolto e sviluppato varie linee di ricerca che hanno avuto il loro
inizio negli anni '60 del secolo scorso imprimendo cos una svolta significativa agli studi sulla
comunicazione ed alla semiotica in generale.
Occupandosi di teoria della produzione segnica, inoltre, il semiologo si occupa di una questione
particolarmente importante ai fini del discorso che stiamo conducendo in questo sito dedicato
alla comunicazione scritta: quella della fenomenologia dell'interpretazione. A questo proposito,
egli sottolinea con forza, nei suoi scritti, due nozioni fondamentali:
a. la comunicazione ha carattere processuale ed interattivo: in essa il destinatario dei
messaggi ha un ruolo altrettanto cruciale di quello del mittente, perch, se il primo produce
senso quando genera il suo messaggio, il secondo interviene attivamente sull'insieme dei
significati codificati per attribuire loro un senso, di fatto creandolo;
b. la comunicazione ha carattere proiettivo e strategico: secondo Eco, infatti, l'emittente si
prefigura sempre, mentre genera il suo messaggio (producendo senso), un destinatario ideale
(modello) che prevede dotato di capacit ermeneutiche e tenta in qualche modo di pilotarle:
d per scontato, quindi, il lavoro interpretativo del destinatario, e non gli riconosce un
semplice ruolo di decodificatore meccanico;
c. l'interpretazione non mai un processo neutro: l'esperienza di un fenomeno prevede un
intervento attivo dell'osservatore, che ne analizza, classifica e normalizza le manifestazioni,
riducendole a concetti noti. Al tempo stesso l'esperienza, nel suo stesso configurarsi come
insieme di interventi manipolatori ai fini dell'attribuzione di senso, altera in qualche modo il
fenomeno, lo ridefinisce.
Volendo, si potrebbe considerare il modello di Eco in quanto modifica dello schema jakobsoniano;
in quanto paradigma, cio, che introduce esplicitamente, accanto alle operazioni di codificazione e
di decodificazione, anche quelle connesse con la generazione di senso, ossia quelle della produzione
del messaggio e della sua interpretazione.

Il modello di Sperber e Wilson


Il modello di Sperber e Wilson descrive la comunicazione in termini fortemente connotati in
senso pragmatico e cognitivo; il circuito comunicativo appare infatti finalizzato al raggiungimento
di un fine ed attivato dalla presentazione ad un destinatario di una serie di elementi linguistici
indiziari che sollecitano la sua azione interpretativa.

Il saggio breve in cinque capoversi


15
I due studiosi - facendo propri alcuni degli assunti pi importanti della linguistica pragmatica
(su questo argomento della lezione 2 disponibile la scheda aggiuntiva 2 nella pagina dei
materiali) - sostengono che all'interno dei fenomeni comunicativi l'implicito copre un ruolo
importante: non tutta l'informazione attivata attraverso uno scambio di messaggi, in sostanza,
sarebbe linguisticamente codificata, resa disponibile alla superficie del testo; parte di essa sarebbe
invece implicata, lasciata intendere, manifestata indirettamente; il funzionamento della
comunicazione sarebbe garantito, in queste condizioni, dall'esistenza di alcuni principi
comunicativi condivisi sia dal mittente che dal destinatario.
La comunicazione, dunque, appare a Sperber e Wilson come dotata di caratteri di interattivit e
strategicit; essa avrebbe anche chiari connotati funzionalistici e tenderebbe al raggiungimento
del massimo effetto cognitivo attraverso il pi basso sforzo di elaborazione possibile. In
sostanza, i processi comunicativi umani sarebbero guidati da una logica economica, che tenderebbe
alla massima riduzione dello sforzo di elaborazione dei dati ricevuti nel corso di uno scambio
comunicativo.
Il principio comunicativo "di base" su cui si fonda la teoria di Sperber e Wilson quello della
rilevanza: cio la caratteristica che un messaggio ha di mettere in gioco informazioni tali da
generare effetti cognitivamente significativi, tali da modificare, le conoscenze del suo
destinatario.Essa tanto maggiore quanto minore la fatica di elaborazione richiesta al destinatario.

Il modello di Sperber/Wilson e la teoria pragmatica


Su questo argomento della lezione 2 disponibile la scheda aggiuntiva 2 nella pagina dei
materiali
Qualsiasi modello della comunicazione pragmaticamente orientato si basa su una serie di assunti
che riguardano (1) la comunicazione come insieme di azioni finalizzate al raggiungimento di
determinati obiettivi; (2) limplicitezza di molti aspetti della comunicazione.
La pragmatica, infatti, assume che qualsiasi scambio comunicativo sia, di fatto, un insieme di
atti, di azioni, mediante le quali uno degli attori cerchi di raggiungere, con mezzi linguistici,
un determinato fine. Quando si scrivono testi, ad esempio, si pu operare al fine di informare o di
persuadere e ci si sforza per fare in modo di raggiungerlo. Per questo la produzione di testi scritti
in quanto atto comunicativo un processo strategico, che se vuole essere funzionale deve
tenere conto di molti fattori, tra i quali il contesto in cui essa avviene, i destinatari cui rivolta,
largomento di cui tratta.
Il fatto importante, secondo gli studiosi di pragmatica, che il fine comunicativo venga riconosciuto
ed accolto dal suo destinatario: chi voglia informare, in sostanza, deve fare in modo che il suo
destinatario capisca quali sono le sue intenzioni, in modo che egli, riconoscendole, si disponga
ad accoglierle. certamente possibile che egli non le riceva (il produttore di testi scritti deve
mettere in opera una serie di comportamenti per minimizzare questo rischio), ma certamente
indispensabile che, tanto per essere accettate quanto per essere rifiutate, esse siano comprese.
Ci non equivale, naturalmente, a sostenere che tutte le finalit comunicative debbano essere
esplicite. Anzi gli studiosi di pragmatica riconoscono esplicitamente che molti dei fini

Il saggio breve in cinque capoversi


16
comunicativi restano impliciti. Anche i fini impliciti, tuttavia, devono venire riconosciuti dal
destinatario per poter essere messi in opera, rendendo cos felice lo scambio comunicativo.
L'implicazione ha in generale finalit strategiche e risponde spesso all'esigenza di gestire in maniera
linguisticamente amichevole i rapporti interpersonali: in vari casi, ad esempio, pi prudente ed
efficace avanzare richieste indirette, sottacendo, di fatto, il loro oggetto, che non richiedere
brutalmente quanto si desidera, a rischio di suscitare ostilit o di vedersi opporre un altrettanto
brutale rifiuto. Va osservato che, nei casi di produzione di atti comunicativi impliciti, ci si trova di
fronte ad un caso di discrepanza tra il significato linguistico e quello inteso dall'emittente: se io dico
Scusi mi sa dire che ore sono, per esempio, non intendo verificare le capacit del mio
interlocutore, ma fare in modo che mi informi sullorario; l'identificazione dell'iato che esiste tra
l'uno e l'altro - naturalmente - delicato compito del destinatario, su cui riposa, quindi, una
responsabilit comunicativa non secondaria.
Secondo gli studiosi di pragmatica, perch uno scambio comunicativo vada a buon fine si deve
presumere, sia nel mittente che nel destinatario, la volont a cooperare e, inoltre, si deve
postulare la condivisione di un certo numero di comportamenti comunicativi condivisi, che sono
stati chiamati massime conversazionali.
Le massime sono quattro: quelle di quantit, qualit, relazione e modo; esse recitano quanto segue:
a. Massima della quantit: date un contributo conversazionale di misura adeguata a quanto
richiesto dalle finalit dello scambio comunicativo.
b. Massima della qualit: date un contributo conversazionale veridico, che avete il diritto o il
dovere di dare ed in merito a cui potete argomentare il vostro diritto o dovere.
c. Massima della relazione: siate pertinenti.
d. Massima del modo: siate perspicui, evitate cio oscurit, ambiguit, prolissit e confusione
d'espressione.
Se non vi fosse stata volont di cooperazione comunicativa, il destinatario si arresterebbe
immediatamente di fronte alle difficolt di interpretazione dei messaggi che riceve, nel caso in cui,
per esempio, essi siano impliciti o violino qualcuna delle massime di cui abbiamo appena scritto;
per questo si pu dire che esse non sono imperativi morali: esse sono piuttosto la semplice
trascrizione di codici comportamentali che la maggior parte dei parlanti ritiene validi quando
entra in comunicazione con altri.
Le novit del modello di Sperber e Wilson
Abbiamo gi scritto che il modello di Sperber e Wilson descrive la comunicazione in termini
cognitivi e psicologici e che appare debitore di molti assunti teorici alla pragmatica, da cui
eredita i concetti di atto linguistico, di fine comunicativo implicito ed esplicito ed il riferimento a
comportamenti comunicativi standard come le massime conversazionali.
Il modello di Sperber e Wilson, tuttavia, si allontana da quello pragmatico "classico"; tra gli
aspetti innovativi, infatti, abbiamo gi avuto modo di ricordare: (1) la sua notevole inclinazione
funzionalistica, per cui assume rilievo un fattore omnicomprensivo come quello della rilevanza ed
un principio-guida come quello delleconomicit tendenziale dello scambio comunicativo; (2) il
fatto che esso ribadisca linclinazione "strategica" della comunicazione, ed in particolare il fatto che

Il saggio breve in cinque capoversi


17
possibile immaginare una serie di attivit mediante le quali il mittente pu agire sul destinatario
per fare in modo che i suoi messaggi risultino pi efficaci.

La comunicazione e le abilit di scrittura, per concludere


Tutti i modelli presentati forniscono indicazioni importanti sulle caratteristiche di fondo dell'attivit
comunicativa umana e forniscono, in questo modo, indicazioni preziose per coloro i quali vogliano
dedicarsi professionalmente alla scrittura; questi ultimi dovrebbero in particolare tenere conto dei
fatti seguenti:
a. che sia l'emittente ed il destinatario giocano un ruolo attivo nella comunicazione e che il
ruolo del secondo non per nulla meno importante di quello del primo;
b. che, nello specifico, nellambito di uno scambio comunicativo, il mittente mira al
perseguimento di fini particolari ed opera in modo da facilitarne lidentificazione e da
condizionare la ricezione dei messaggi che gli invia; compito del mittente minimizzare le
resistenze del destinatario, pilotandolo in vari modi anche per ridurre le possibilit di
interpretazioni aberranti, che portano il destinatario ad attribuire ai testi che gli vengono
diretti sensi molto distanti da quelli previsti e voluti dall'emittente. In particolare, il mittente
- per produrre un testo massimamente funzionale - deve tenere conto della fisionomia
complessiva del destinatario, creandosene , soprattutto nel caso produca un testo scritto, una
sorta di feticcio, che Eco chiama lettore ideale per confezionare un testo adatto alle sue
conoscenze, alle sue aspettative, ai suoi vissuti;
c. che, in uno scambio comunicativo, il destinatario disponibile allaccoglimento dei
messaggi: il canale sui cui passano i segnali pu infatti essere aperto solo in presenza di
determinati fattori volitivi, emotivi, culturali promuoventi;
d. che, nella sua apertura agli stimoli offerti dal mittente dei messaggi su cui si incentra uno
scambio comunicativo, il destinatario non si limita alla loro ricezione ed alla loro decodifica,
ma che manipola i messaggi per costruire, a partire da essi, un senso;
e. che, in questa operazione di costruzione del senso, hanno peso molti fattori contestuali; il
contesto non da intendersi come il mero intorno fenomenico dello scambio di informazioni
(questultimo si potrebbe chiamare, meglio, situazione comunicativa), ma come il
complesso dei fattori fisici, culturali e sociali che possono avere qualche ricaduta sulla
qualit della decodifica e dell'interpretazione, e quindi sulla felicit degli atti comunicativi
intrapresi. Fanno parte del contesto, dunque, oltre a fattori propriamente situazionali, anche
le conoscenze, le esperienze, le attese di destinatario e mittente;
f. che la comunicazione non semplice scambio di informazioni referenziali (che riguardano il
mondo ed il suo stato in un determinato momento); azione sul destinatario. compito del
comunicatore fare in modo che le finalit dell'azione intrapresa (informare, persuadere,
dimostrare, spingere all'azione, per esempio) vengano raggiunte;
g. che la comunicazione ha caratteri di interattivit, negozialit e risponde a criteri di
funzionalit (Sperber e Wilson);
h. che il processo di costruzione del senso avrebbe caratteristiche probabilistiche;
i. che la comunicazione dipende dalla modalit in cui avviene, dal mezzo impiegato per la
trasmissione dei messaggi e dal canale che li veicola. La modalit comunicativa scritta, in
particolare, pone, a chi la scelga, problemi comunicativi molto pi gravi che quella orale.

Il saggio breve in cinque capoversi


18
j. che il comunicatore professionale figura simile a quella del retore della classicit: come
questo, infatti anche quello si occupa professionalmente di comunicazione orale e pubblica a
fini persuasivi o espositivi, ma con un occhio di riguardo ai meccanismi che rendono la
comunicazione efficace. In questo senso il comunicatore valido opera in un contesto
adattivo, mirando a risolvere i problemi via via che si presentano (problem-solving) in modo
da ottimizzare il transito informativo, minimizzare le resistenze, facilitare e mantenere il
contatto tra mittente e destinatario sfruttando appieno le risorse del codice linguistico.

Lezione 3
L'italiano d'oggi: le variet funzionali,
situazionali e strutturali
Mentre litaliano standard quello sancito dalle grammatiche ed insegnato nelle scuole si
manifesta soprattutto nelle scritture di alto livello, nella realt delluso quotidiano, scritto e orale, la
lingua si manifesta, in forme che variano a seconda della cultura dei parlanti, della situazione in cui
essi si trovano ad interloquire e del mezzo che impiegano per comunicare, negli atti linguistici dei
parlanti. Linfinita variet degli enunciati prodotti, per, non priva di una struttura interna e, in
realt, essi sono raggruppabili in un certo numero di variet che, insieme, costituiscono il
repertorio della lingua. Solo tenendo presenti le differenze fra le variet dellitaliano potremo
scegliere correttamente quale di esse usare volta per volta, per ottenere il risultato migliore.

La lezione in breve
Il sistema linguistico dellitaliano contemporaneo comprende numerose variet di tipo diverso. Vi
sono innanzitutto due variet strutturali principali, ovvero quella scritta e quella parlata, che si
differenziano per persistenza, contestualit, risoluzione, portata e ricchezza. I sottocodici, o
linguaggi settoriali, sono invece delle variet funzionali, legate a specifiche attivit. Esistono poi
variet geografiche, come i vari italiani regionali, e variet sociali, come litaliano popolare (di
cui non ci occuperemo in maniera specifica). Variet situazionali, infine, sono i registri (veri e
propri livelli di lingua), scelti a seconda della formalit della situazione in cui ci troviamo.
La variet pi formale, con cui tutte le altre si confrontano, litaliano standard, registrato e
descritto nelle grammatiche, il quale sar ovviamente la scelta privilegiata per i testi di scritti pi
formali, come quelli di carattere scientifico, letterario e amministrativo. Nel parlato e anche nello
scritto informale si fa invece strada litaliano neostandard, caratterizzato da processi di

Il saggio breve in cinque capoversi


19
semplificazione della norma e da un colorito regionale, aperto a forme provenienti dalle altre
variet, e perci in grado di soddisfare tutte le esigenze comunicative quotidiane: le peculiarit
morfologiche e sintattiche tipiche di questa variet, che tutti usiamo spontaneamente, andranno
evitate nello scritto formale.

Sommario
Le variet della lingua

Le variet situazionali, funzionali e strutturali dell'italiano, cenni


introduttivi
2
Le variet strutturali: italiano scritto e parlato
Le variet funzionali: registri e sottocodici
I registri, in dettaglio
I sottocodici, in dettaglio
L'italiano d'oggi: le variet sociali e geografiche
L'italiano standard: una definizione ed alcuni caratteri
Litaliano neo-standard
L'uso dell'italiano neo-standard nei documenti professionali

3
6
6
7
7
9
10
12

Le variet della lingua

Quali sono esattamente le variet in cui si sarebbe


"disgregata" la lingua italiana?
1. una variet situazionale l'italiano che si usa conversando con gli amici o parlando con un
professore ad un'interrogazione;
2. una variet funzionale quella usata dagli astrofisici per trattare degli argomenti connessi
con la disciplina di cui si occupano;
3. una variet geografica quella parlata in Lombardia;
4. sono variet sociali l'italiano popolare ed i gerghi.
Alle variet che abbiamo appena citato vanno aggiunte anche quelle che sono collegate alla
modalit in cui ha luogo la comunicazione, quella scritta o quella parlata, che possiamo chiamare
strutturali.

Le variet situazionali, funzionali e strutturali dell'italiano: cenni introduttivi

Il saggio breve in cinque capoversi

20

Le variet situazionali sono quelle collegate al contesto comunicativo e sono caratterizzate da


parametri quali la formalit, l'accuratezza, l'adesione agli standard grammaticali; i registri sono
tipiche variet situazionali.
Le variet funzionali sono quelle collegate all'espletamento di determinati compiti o all'esercizio
di specifiche professioni; riguardano, in generale, gruppi piuttosto ristretti di parlanti e scriventi e
sono caratterizzate da parametri quali la specificit del lessico ed una testualit pi o meno
articolata; i sottocodici sono tipiche variet funzionali.
Le variet situazionali e funzionali sono dette anche diafasiche.
Le variet strutturali, infine, sono quelle che dipendono dall'uso di un particolare mezzo per la
veicolazione delle informazioni: si distinguono, in particolare, variet orali e variet scritte.
Le variet strutturali sono dette anche diamesiche.

Le variet strutturali: italiano scritto e parlato


Uno scambio comunicativo avviene sempre tra un emittente ed un destinatario che si inviano
messaggi utilizzando mezzi e supporti diversi e in differenti modalit. Queste ultime, che si possono
definire come le maniere in cui si opera lo scambio comunicativo, sono sostanzialmente due: quella
scritta e quella orale.

Le differenze tra scrittura ed oralit


La modalit comunicativa scritta molto diversa da quella orale, anche intuitivamente. Le
differenze che intercorrono tra l'una e l'altra si possono raccogliere in cinque categorie generali:
a.
b.
c.
d.
e.

quella della persistenza;


quella della contestualit;
quella della risoluzione;
quella della portata;
quella della ricchezza (o plurimedialit).

Le analizziamo partitamente nei capoversi che seguono.


PERSISTENZA. La modalit comunicativa orale produce testi che sono caratteristicamente
volatili: in mancanza di attrezzature tecniche specifiche - che per ne alterano almeno in parte lo
statuto originario - essi vengono fruiti nel momento stesso della produzione, nell'ordine in cui si
sviluppano e poi si dileguano. Non di norma possibile, per questo, percorrere i testi orali in senso
inverso a quello di produzione o accedervi pi volte di seguito: essi, infatti, proprio perch non
persistenti sono anche lineari. In modalit scritta, invece, si producono testi persistenti: il loro
destinatario pu leggerli e rileggerli, sezionarli, analizzarli, valutarne con calma il senso, modificare
a pi riprese la loro interpretazione. Volendo dare seguito alla metafora geometrica in base alla
quale si sono definiti lineari i testi orali, si potrebbe dire che quelli scritti sono planari. Questa
caratteristica planarit del testo scritto importante, naturalmente, oltre che per il suo destinatario,
anche per il suo emittente, che vi pu intervenire ripetutamente, modificandolo, riordinandolo,
emendandolo prima di renderlo pubblico. Tale complesso di possibilit ha conseguenze

Il saggio breve in cinque capoversi


21
significative sia sulla forma che sul contenuto del messaggio: se scritto, infatti, esso sempre pi
unitario, meno discontinuo, pi vicino a modelli socioculturali accreditati, meglio strutturato che
non se orale.
.
CONTESTUALIT. Per il fatto che la modalit comunicativa orale prevede la produzione di testi
che devono essere fruiti nella stessa situazione contestuale, che vengono, cio, generati ed usati
nello stesso momento dal mittente e dal destinatario, gli attori di uno scambio comunicativo orale
possono sfruttare gli indizi offerti dall'intorno fisico e dall'ambiente socioculturale; ci
significa che essi si possono permettere, entro certi limiti, di essere meno espliciti, di passare sotto
silenzio alcuni elementi informativi, inferibili dal contesto, senza far perdere efficacia ed efficienza
comunicative al proprio testo
Ed sempre il contesto a chiarire, nei testi orali, il valore di elementi linguistici come i pronomi
dimostrativi, alcuni pronomi personali, i pronomi e gli aggettivi possessivi, alcuni avverbi di luogo
o di tempo. Questi elementi quando servono a "puntare" a precisi oggetti dell'intorno fisico in cui si
svolge la comunicazione sono detti deittici. Se - ad esempio in un dialogo - si dice: "Eccolo",
oppure: " lui", sar la presenza, nelle vicinanze, di un oggetto cui punti lo sguardo o un dito del
parlante a chiarire quale sia la persona o la cosa cui si sta facendo riferimento.
Proprio per il fatto di essere prodotto e fruito in un contesto condiviso, il testo prodotto in
modalit comunicativa orale si sviluppa anche, in genere, interattivamente: nel contesto di un
dialogo - un tipico esempio di scambio comunicativo orale - possibile negoziare il senso da
attribuire ad un testo nel suo complesso o ad un suo segmento, ad una serie di enunciati quando la
loro interpretazione risulti difficile
Nella modalit comunicativa scritta, viceversa, si generano testi che non vengono di norma
fruiti nel medesimo contesto in cui sono prodotti: essi vengono prodotti e letti in momenti ed in
condizioni molto diverse. Per questa ragione, chi produce testi scritti non in grado di sfruttare
il feedback dei suoi interlocutori producendo, in maniera interattiva, un messaggio
particolarmente funzionale: deve, invece, agire in maniera proiettiva, creando il suo testo per un
lettore ideale, un lettore modello, che naturalmente pu essere del tutto difforme dal suo lettore
reale.
Mancando, inoltre, la possibilit di un diretto confronto con il destinatario del proprio messaggio,
l'emittente, quando opera in modalit scritta, non pu presumere di poterne chiarire eventuali
passaggi che risultino poco chiari o ambigui. Dovr, quindi, necessariamente, fare ogni sforzo
perch il testo che egli produce sia completo ed unitario, autonomo; questa la ragione per cui, in
generale, i testi scritti sono pi ordinati, corretti, ricchi di informazione e ridondanti di quelli orali e
lasciano meno spazio all'inferenza del destinatario.

RISOLUZIONE. Il termine risoluzione indica - nell'ambito scientifico (informatico) da cui


proviene in questa specifica accezione - la quantit di informazioni che uno strumento di
visualizzazione, ad esempio un monitor, in grado di riprodurre; ad una risoluzione pi alta,
naturalmente, corrisponde un maggiore livello di dettaglio, e quindi una maggiore qualit
dell'oggetto riprodotto. Volendo, dunque, estendere metaforicamente l'uso del termine,
nell'accezione specifica che abbiamo appena indicato, anche ai testi ed alle loro caratteristiche,
possiamo dire che un testo "ad alta risoluzione" quando include dati ad una densit mediamente
elevata.

Il saggio breve in cinque capoversi

22

I testi prodotti in modalit orale presentano, di norma, una risoluzione linguistica inferiore
rispetto a quelli prodotti in modalit scritta: la comunicazione orale, infatti, tende a privilegiare,
come abbiamo gi detto, l'efficienza e l'economicit e, dunque, a ridurre il numero degli elementi
linguistici non strettamente indispensabili. Vengono eliminati, ad esempio, molti elementi
strutturali, quali le congiunzioni subordinative o alcuni avverbi; ci comporta anche che i testi orali
siano sintatticamente pi semplici e disorganici di quelli prodotti in modalit scritta.

PORTATA. In modalit comunicativa orale l'emittente di un messaggio utilizza, per la sua


trasmissione, il canale uditivo; esso pu veicolare, in condizioni normali (senza, cio, che si
impieghino, per correggerne i limiti, artifici tecnici), segnali - e, quindi, dati, informazioni solo a breve distanza; ha, cio, una portata limitata. Al crescere dello spazio che separa la fonte
di emissione dei segnali dal punto della loro ricezione, dunque, la qualit del segnale subisce un
degrado inaccettabile ed i resti che esso veicola divengono incomprensibili.
I messaggi - i testi - prodotti in modalit scritta, invece, utilizzando il canale visivo ed essendo
affidati a mezzi che assicurano loro una certa persistenza possono essere fruiti anche a grande
distanza spazio-temporale dal punto di origine: un libro, ad esempio, si pu leggere a migliaia di
chilometri di distanza dal luogo in cui stato scritto, ed anche a distanza di anni senza che per
questo l'operazione diventi necessariamente pi difficile che se effettuata nella stanza accanto a
quella in cui lavora l'autore, dopo cinque minuti che egli l'ha stampato con la sua ink-jet.

RICCHEZZA. I testi prodotti in modalit orale utilizzano tipicamente, come si appena


sottolineato, il canale uditivo per la trasmissione dei segnali che li costituiscono fisicamente; va
tuttavia precisato che - in tale modalit - l'emittente ha la possibilit di impiegare
contemporaneamente pi di un canale: il pi utilizzato, in sinergia con quello uditivo quello
visivo: mentre si parla, infatti, abbastanza normale che si indichino oggetti, o che si gesticoli magari inconsciamente - per manifestare il proprio stato d'animo; ed del tutto consueto che parlando con una persona con cui si in rapporti confidenziali, amichevoli o intimi - si tenda ad
avvicinarglisi, ad assumere posizioni rilassate, a "lasciarsi andare", insomma, anche fisicamente.
Nei casi che abbiamo citato, peraltro, oltre che di canali diversi, si fa uso anche di codici differenti:
oltre a quello linguistico - cui affidato in condizione normale il nocciolo della comunicazione anche quello cinesico, cio dei gesti e quello prossemici, cio della vicinanza, per usare termini
tecnici.
Riepiloghiamo, quindi, in una tabella, i tratti che differenziano i testi prodotti in modalit orale da
quelli prodotti in modalit scritta.
TESTI PRODOTTI IN
MODALIT SCRITTA

TESTI PRODOTTI IN MODALIT


PARLATA

Persistenza - planarit (possibilit


di lettura e rilettura)

Volatilit - linearit (necessit di


decodifica lineare)

Progettazione attenta,
organizzazione complessa,

Pianificazione a breve gittata,


organizzazione semplice, realizzazione

Il saggio breve in cinque capoversi


revisione accurata, realizzazione
"proiettiva" (e, quindi, dal punto di
vista linguistico: scelta di forme pi
corrette, di varianti pi alte, di
strutture pi ricche ed articolate, di
lessico pi preciso, di
un'articolazione pi organica e
coerente dei contenuti).

dinamica e collaborativa (feedback, vedi


il punto successivo: dal punto di vista
linguistico ci significa spesso tendenza
alla selezione di varianti pi correnti ed
espressive, di strutture pi semplici e
meno coerenti, di lessico piuttosto
generico, di un'articolazione pi debole,
di strutture atte a mettere in luce gli
elementi comunicativamente salienti)

Non-contestualit: la
comunicazione non pu dipendere
dagli apporti inferenziali ed
interpretativi che il destinatario trae
dal contesto, perch questo non
necessariamente condiviso; il
dominio dell'implicito ridotto.

Contestualit: la comunicazione riposa


pesantemente sugli apporti inferenziali
ed interpretativi che il destinatario trae
dal contesto in cui avviene lo scambio
comunicativo; esso condiviso; il
dominio dell'implicito quindi di norma
piuttosto grande.

Elaborazione in absentia del


destinatario; il messaggio viene
costruito per lettori-modello,
oggetti comunicativi astratti, non
concreti. Il feedback impossibile
o posticipato.

Elaborazione in praesentia ed in maniera


"contrattuale"; si sfrutta a fini
comunicativi un meccanismo
comunicativo di azione-reazione.

Risoluzione linguistica e semantica


tendenzialmente alte. Abbondanza
dei mezzi che garantiscono l'unit
del testo.

Risoluzione linguistica e semantica


tendenzialmente basse. Economia di
mezzi linguistici che garantiscono l'unit
del testo.

Possibilit di sfruttare elementi


paratestuali di tipo grafico.

Possibilit di sfruttare codici


paralinguistici (tono, timbro, ritmo,
curve intonative) e di altro tipo (cinesici,
prossemici).

Portata ampia.

Portata ridotta.

23

Il saggio breve in cinque capoversi

24

Le variet situazionali, funzionali: registri e sottocodici


Su questi argomenti della lezione 3 sono disponibili le schede aggiuntive 1 e 2 nella pagina dei
materiali
Una delle pi importanti abilit del comunicatore professionale quella di sapere scegliere lo
stile comunicativo pi adeguato alla situazione conversazionale in cui si trova e di saperlo
gestire coerentemente: parla - e scrive - bene non chi si esprime sempre e comunque in maniera
monocordemente dannunziana, ma chi sa stare, per sfruttare un vecchio adagio, "in chiesa coi santi
e in taverna coi ghiottoni".
Ma come determinano parlanti e scriventi il proprio stile comunicativo? Attraverso una scelta
ragionata delle variet della propria lingua, soprattutto di quelle situazionali e funzionali: i registri
ed i sottocodici. Mentre i registri sono manifestazioni della lingua che si caratterizzano per la loro
differente formalit, diversa accuratezza, variabile adesione agli standard grammaticali, i
sottocodici sono contraddistinti dalla maggiore o minore specificit del lessico e dall'articolazione
maggiore o minore della testualit.

I registri, in dettaglio
Come, nella lingua dei musicisti, un registro l'estensione sonora coperta da uno strumento o una
voce e, per ci stesso, non pi che una sezione dell'ampiezza globale teoricamente disponibile, cos
in quella dei linguisti, che hanno mutuato il termine musicale per metafora, un registro uno
specifico "livello" di lingua, che congloba una certa quantit delle possibilit espressive messe
a disposizione dal sistema.
Esistono livelli, cio registri) pi elevati, adatti a situazioni di particolare formalit e pi bassi,
appropriati a circostanze pi amichevoli ed ufficiose; gli studiosi ne distinguono un numero
differente, ma in generale identificano, agli estremi dell'area di possibile variazione stilistica, una
variet aulico-formale ed una informale-trascurata. Tra le due variet estreme si collocano le altre,
elevate, medie e colloquiali, che virano lentamente a costituire un continuum.
Da un certo punto di vista, un registro una variet "completa" della lingua: ci significa che la sua
adozione comporta sempre - in maniera meditata o irriflessa - l'impiego di una serie ben precisa di
varianti linguistiche che si collocano a tutti i livelli del codice, e cio a livello lessicale, sintattico,
morfologico, fonologico, intaccando anche molti aspetti della testualit.
Per chi si occupa di pratica della scrittura proprio la capacit di discriminare tra le molte
variet situazionali disponibili e di scegliere quella pi adatta al sistema di relazioni in cui egli
opera a determinare la maggiore o minore abilit del singolo scrivente; ed tale capacit ad
incidere in maniera rilevante sulla possibilit di raggiungere i suoi fini comunicativi.

I sottocodici, in dettaglio
I sottocodici, detti anche linguaggi settoriali, sono variet del codice collegate a specifiche
attivit o a determinate discipline. Il loro primo nome (sotto-codici) vuole sottolinearne lo statuto
di segmenti, di sottoinsiemi del codice generale della lingua standard o, forse meglio, della lingua
considerata in senso astratto, come sistema omnifunzionale; il secondo (linguaggio settoriale),
invece, ne indica soprattutto la natura di variet distinte (soprattutto dal punto di vista lessicale e

Il saggio breve in cinque capoversi


25
testuale) dalla lingua dell'uso medio (ossia da quel settore del macrocodice pi comunemente usato
dai parlanti nella conversazione comune e colta, ma non specialistica).
Sono sottocodici di importanza rilevante le lingue tecnico-scientifiche (come quella della
tipografia, o della medicina), che presentano, tuttavia un tasso differente di specializzazione:
in alcuni casi molto alto (e tale da dare luogo a vere e proprie terminologie: si pensi a quella della
chimica), in altri relativamente basso (si pensi alla lingua dei politici e ad alcune lingue di mestiere,
come quella dei fabbri, o dei calzolai).
I sottocodici hanno formato (e formano) il loro lessico attraverso i normali meccanismi della
prefissazione e suffissazione, della composizione e del prestito. Prefissi e suffissi vengono
impiegati, nelle terminologie in maniera deliberatamente rigida; nelle lingue speciali meno
formalizzate, invece, il loro impiego meno rigoroso e quindi sostanzialmente conforme a quello
della lingua comune.
I prestiti vengono attinti a serbatoi differenti, a seconda della disciplina e della sua storia: scienze e
tecniche moderne - come l'informatica - sono grandi debitrici dell'inglese (si pensi ad anglicismi
non adattati come mouse, monitor, floppy disk, hard drive o ad adattamenti come formattare,
scannerizzare); discipline di tradizione pi antica, invece - come la medicina, o la biologia - hanno
pescato a larghe mani dal greco e dal latino (e lo si nota in parole come apoplessia, emiplegia,
sclerosi, ictus). Esistono anche scienze che hanno teso ad utilizzare in abbondanza anche lessico
comune, risemantizzandolo e normalizzandolo (e cio, assegnando a ciascuno dei suoi elementi un
significato nuovo ed univoco): il caso della fisica, che usa, in accezione molto specifica, termini
come campo, banda, potenziale.

L'italiano d'oggi: le variet sociali e geografiche

L'italiano, come abbiamo gi detto, non un insieme monolitico di elementi, ma, piuttosto, un
dinamico aggregato di variet le cui caratteristiche dipendono dalla cultura e dalla classe
sociale dei parlanti e degli scriventi, dal contesto in cui essi si trovano ad operare ed a
comunicare, dalle zone da cui essi provengono o nelle quali vivono e risiedono e dal mezzo che
essi impiegano per scambiarsi informazioni.

Dopo aver trattato le variet situazionali e funzionali (diafasica) e lei variet strutturali
(diamesiche); ci occuperemo ora delle variet geografiche (diatopica) e sociali (diamesica).
Le variet geografiche sono quelle legate agli usi delle diverse aree di un dominio linguistico
(nel nostro caso: quello italiano), e sono per lo pi contraddistinte da una fonetica, da un lessico e
da una sintassi particolari. L'italiano di Puglia, ad esempio, una tipica variet regionale.
Su questo argomento della lezione 3 disponibile la scheda aggiuntiva 3 nella pagina dei
materiali.

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Le variet sociali sono quelle connesse con l'estrazione sociale e con il livello culturale dei
parlanti e degli scriventi e - come quelle situazionali - sono caratterizzate da parametri quali la
formalit, l'accuratezza, l'adesione agli standard grammaticali, oltre che dalla maggiore o minore
coloritura regionale o dialettale. Una variet sociale , a sua volta, un contenitore di variet
situazionali, nel senso che anche persone scarsamente istruite impiegano le loro risorse linguistiche
in maniera sensibile al contesto della comunicazione. L'italiano popolare (link 6) una tipica
variet sociale.
Caratterizzare le une e le altre in astratto risulta piuttosto difficile; pi agevole farlo attraverso
qualche esempio. Si provino a leggere, ad esempio, i brani che seguono, buoni rappresentanti il
primo di una variet sociale (l'italiano popolare) ed il secondo ed il terzo di due variet geografiche
(gli italiani regionali di Sicilia e del Veneto:
1. [...]e poi il mio amico Romeo sentendo questo racconto gli fece una proposta e and dal suo
padrone della ragazza e gli disse: Se ci date una buona dote alla ragazza la sposo io e il
bambino lo legittimo io, se viceversa tutto verr svelato, e per il tentato suicidio diremo che
si sentita meno svenuta e si appoggiata alla ringhiera del ponte e non cera nessuno ad
aiutarla e precipitata nel fiume per disgrazia e se non gli date nulla sar denunciato il
vostro figlio per violenza carnale senza il consenso della giovane donna.
Danilo Montaldi, Autobiografie della leggera, Torino, Einaudi, 1961, p. 228.
2. [Montalbano] Dei morti se ne fotteva altamente, poteva dormirci 'nzemmula, fingere di
spartirci il pane o di giocarci a tressette e briscola, non gli facevano nessuna impressione,
ma quelli che stavano per morire invece gli provocavano la sudarella, le mani principiavano
a tremargli, si sentiva agghiacciare tutto, un pirtuso gli si scavava dintra lo stomaco.
Riattacc e esplose in un nitrito, altissimo, di gioia. Subito, nella cucina, si sent un rumore
di vetri infranti: per lo spavento, ad Adelina doveva essere caduto qualcosa di mano. Pigli
la rincorsa, sat dalla veranda sulla rena, fece un primo cazzicatummolo, poi una ruota, un
secondo capitombolo, una seconda ruota. Il terzo cazzicatummolo non gli arrinisc e croll
senza sciato sulla sabbia. Adelina si precipit verso di lui dalla veranda facendo voci...
Andrea Cammilleri, Il cane di terracotta, Palermo, Sellerio, 1996, p. 278.
3. "Este, noi siamo arrabbiati con la Mantiero, eh?" La Este mi disse: "Taci, sprotne, cosa
vuoi sapere tu?" Mi resi conto che ero rimasto io solo a stare arrabbiato con la Mantiero: le
grande avevano tradito la loro stessa causa con una frivolezza quasi incredibile. E non fu
nemmeno l'ultima che mi fecero le grande. Scendevamo verso la piazza io la Flora e la Este:
davanti a noi sul marciapiede usc la signora Ramina, rossa di capelli, snella e presuntuosa.
Mie cugine spettegolavano criticando la figuretta che ci precedeva ancheggiando. "La tra 'l
culo", bisbigliavano. Io camminavo in mezzo e volevo partecipare anch'io alla
conversazione, dare un contributo. Ci pensai su e dissi: "La tr la fritola".
Luigi Meneghello, Libera nos a Malo, Milano, Mondadori, 1986, p. 20
Prescindendo dalle ovvie differenze di contenuto e di genere, un confronto tra i testi mette in
evidenza che il brano 1 mostra una grande quantit di quelli che si considerano normalmente
"errori" (se ci date; se viceversa; cera 'c'era') e che gli altri si differenziano, oltre che per stile e
struttura, soprattutto per la presenza, nel loro interno, di elementi dialettali: meridionali (siciliani)
nel primo ('nzemmula, pirtuso, sat, cazzicatummolo, tra i pi evidenti), settentrionali (veneti) nel

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secondo (ad esempio: sprotone, trar l, fritola).

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Pur tanto diversi tra di loro, per, i brani che abbiamo analizzato sono tutti scritti in italiano:
non nello stesso tipo di italiano evidentemente; non nella lingua appresa nei suoi aspetti
formali sui banchi di scuola.
Le varianti regionali sono sempre sentite come marcate; ci significa che chi le impiega a
sproposito, cio nei contesti sbagliati, pu passare per persona rozza o poco colta.
Per questa ragione, occorre evitarle sempre, soprattutto nello scritto di una certa formalit, come
i testi professionali, a meno che non vi siano impellenti ragioni di ordine comunicativo che
impongano di derogare al principio generale che raccomanda, nella redazione di testi scritti,
l'aderenza alle variet standard o neo-standard.

L'italiano standard: una definizione ed alcuni caratteri


Iniziamo la nostra descrizione delle caratteristiche salienti dell'italiano standard da una definizione,
la seguente: l'italiano standard la variet di lingua che - posseduta soprattutto dalle persone
colte - viene assunta, anche implicitamente, come modello da tutti i parlanti e gli scriventi e che
viene prescritta come esemplare nell'insegnamento. Esso anche - per definizione - privo di
coloritura regionale a tutti i livelli, incluso quello fonetico. Per il fatto di avere un notevole
prestigio, l'italiano standard altres tradizionalmente riservato agli usi scritti pi "nobili" e formali,
come quello intellettuale, scientifico, letterario e burocratico.
Caratteri analoghi a quelli che noi abbiamo considerato propri dell'italiano nella sua "versione"
standard sono stati riconosciuti come costitutivi per una lingua standard anche da Berruto 1987, che
l'ha infatti descritta come:
a. dotata di stabilit, garantita da istituzioni capaci di esprimere una norma (grammatiche e
dizionari);
b. caratterizzata da capacit di intellettualizzazione, ossia dotata di caratteristiche tali da
permettere a chi la parla di esprimere testi di alto contenuto culturale (letterario, filosofico,
religioso, scientifico, tecnico); tale capacit assicurata da una tradizione maturata a seguito
di una prolungata elaborazione da parte delle classi colte;
c. dotata di prestigio, garantito dal suo uso negli ambiti letterari, ufficiali, formali, oltre che
dalla formalizzazione grammaticale.
In realt, quello dello standard un concetto che rinvia ad una realt molto singolare, che si
manifesta solo in determinate occasioni, in particolare nei testi scritti pi curati. La maggior parte
dei parlanti e degli scriventi dell'italiano impiega, infatti, di norma, nella conversazione e nella
scrittura non formale una variet di lingua pi "agevole", e cio pi semplice, pi adatta a dare
corpo all'espressivit, pi incline all'accoglimento di alcune forme regionali: si tratta dell'italiano
neo-standard.
L'italiano standard dunque costituisce la scelta pi frequente per il redattore di testi di
rilievo intellettuale, scientifico, letterario e burocratico. Nelle scritture poco formali, come nella
divulgazione o nell'informazione giornalistica, esso pu essere vantaggiosamente sostituito dal neostandard, con i suoi moduli pi semplici e colloquiali.

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Litaliano neo-standard
Le modifiche cui l'italiano andato soggetto nel corso dell'ultimo secolo sono molteplici: grazie ad
esse, usi e forme che la precettistica ha sempre condannato hanno tanto espanso il proprio
dominio da vedersi riconosciuto un diritto di cittadinanza nel parlato e nello scritto poco o
mediamente formale e da vedersi garantita una certa accettabilit anche in grammatiche e
dizionari.
In tali situazioni, anzi, l'impiego di tali forme tende a configurarsi come una sorta di nuova,
implicita norma, che tende a scalzare l'altra, pi conservativa; a fianco dello standard ancien
regime, per via della progressiva diffusione della lingua nazionale, si va affermando, insomma,
un nuovo standard. Anzi: il nuovo standard, che si incarna in una variet che uno studioso ha
recentemente battezzato italiano neo-standard (Berruto 1987).

Una definizione dell'italiano neo-standard


L'italiano neo-standard una forma semplificata e pi o meno colorita regionalmente
dell'italiano standard; esso anche una variet stilisticamente aperta dell'italiano: a differenza
di quest'ultimo, infatti, esso verrebbe infatti comunemente impiegato - sia nell'oralit che nella
scrittura - da qualsiasi italiano normalmente scolarizzato per l'espressione e la comunicazione
quotidiane a tutti i livelli di formalit, sia nello scritto che nel parlato.
L'italiano neo-standard viene definito una variet semplificata di quella di riferimento (lo
standard) in quanto caratterizzata da importanti processi di semplificazione che comportano la
riduzione di alcuni paradigmi (come quello dei pronomi personali, nel quale alcune forme tendono a
sparire dall'uso comune) e la diminuzione della complessit d'uso di alcuni elementi linguistici
(come, tra i tempi ed i modi verbali, il condizionale ed il congiuntivo).
Esso , inoltre, caratterizzato come una variante pi o meno colorita regionalmente dell'italiano
normativo in quanto - sempre marcata per ci che riguarda l'intonazione e la fonetica - lo
talora anche per ci che concerne il lessico e la sintassi.
L'italiano neo-standard , infine, caratterizzato come una variet stilisticamente pi aperta dello
standard (pi aperta, cio, dal punto di vista diafasico) perch utilizzabile per il
soddisfacimento di tutte le esigenze comunicative, anche quelle pratiche e quotidiane; questa
sua particolare disponibilit legata anche all'accoglimento di numerose forme e modalit
espressive attinte ai sottocodici pi disparati, tra i quali primeggiano quello medico, quello tecnicoscientifico e quello burocratico.

Alcuni caratteri dell'italiano neo-standard


Su questo argomento della lezione 3 disponibile la scheda aggiuntiva 5 nella pagina dei
materiali
Chiarito come sia sorto e che cosa sia l'italiano neo-standard, pu essere utile cercare di
individuarne i caratteri linguisticamente salienti, come gi si fatto per le altre variet
dell'italiano.
In generale occorre osservare che il neo-standard si caratterizza rispetto allo standard a tutti i
livelli del sistema del codice linguistico, cio, per quanto riguarda la fonetica, la morfologia, la

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sintassi, la testualit ed il lessico.

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In particolare,per quanto attiene alla morfologia, sottolineiamo come l'italiano neostandard


presenti, nell'ambito di un pi generale processo di semplificazione dei paradigmi dell'italiano
standard, una notevole tendenza a sostituire forme colte, letterarie e di uso complesso a favore
di altre pi correnti.
A livello pronominale, ad esempio, forme (come lui, lei, gli) vedono espanso il proprio dominio a
scapito di altre (come loro, egli, ella, essi, esse), che vengono invece usate sempre meno spesso,
mentre alcuni tipi piuttosto colti e ricercati (tra gli altri, ci) tendono a scomparire, a tutto vantaggio
di altri di uso pi immediato (come quello che funge anche, in condizioni normali, da deittico, e che
ha quindi un'alta frequenza d'uso).
La tendenza alla semplificazione agisce anche sulla sintassi: sono particolarmente comuni, per
esempio, soprattutto nell'oralit, usi analogici ed estesi di alcuni elementi giunzionali (in
espressioni quali Il giorno che vieni in ufficio ti passo tutta la documentazione o Prendi l'ombrello
che piove: si tratta di casi di quello che i linguisti chiamano che polivalente) o modificazioni dei
rapporti d'uso di tempi e modi verbali (per esempio: l'uso del presente invece del futuro in
enunciati come Domani vado in universit; gioved, invece, sono a casa, o dell'imperfetto invece
del condizionale in Volevo chiederle un favore: pu telefonare al prof. Rossi per fissare un
appuntamento; oppure l'indicativo al posto del congiuntivo, come in Non so perch sei cos agitato,
ma cerca di calmarti).
La testualit, a differenza della morfologia e della sintassi, caratterizzata da una tendenza
all'espressivit, pi che da quella alla semplificazione.
Si segnalano, in particolare, numerosi artifici che mettono in rilievo elementi particolarmente
importanti ai fini della comunicazione, che sfruttano, nell'oralit, semplici mezzi prosodici (come
l'intonazione) e, nella scrittura, sia la punteggiatura che strumenti sintattici come lo spostamento
degli elementi nella frase o la segmentazione di quest'ultima:
1. nel costrutto Io, il giornale lo leggo solo al mattino!, il rilievo del soggetto io
evidenziato non solo dalla presenza fisica del pronome (che non deve necessariamente
figurare, in italiano), ma anche dalla virgola, nel testo scritto, da un accento di frase
nelloralit;
2. il costrutto nella camera sterile che si devono eseguire le campionature, il risultato
dello "spezzamento" di una frase semplice come Le campionatura si devono eseguire nella
camera sterile. I linguisti chiamano questo costrutto frase scissa.
Infine, nel lessico dell'italiano neo-standard, le due tendenze alla semplificazione ed
all'espressivit operano congiuntamente; si trovano, infatti, nell'italiano dell'uso medio
vari regionalismi (in genere non troppo marcati, come cornetti settentrionale per fagiolini),
stranierismi (soprattutto anglismi, come wordprocessor, editing) in copia, numerosi derivati,
termini ottenuti per scorciatura (come scorporo da scorporare) e sigle (HTML, WWW);
sono poi comuni forme verbali con pronome (il tipo entrarci) e termini un tempo
stilisticamente marcati.

L'uso dell'italiano neo-standard nei documenti professionali

Il saggio breve in cinque capoversi


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La variet neo-standard dell'italiano utilizzabile nella redazione di documenti professionali e
tecnico-scientifici? La risposta, come sempre, non pu essere perentoria. Se chiaro che la
semplicit, la generale comprensibilit e l'ampia disponibilit in termini di adeguatezza alle pi
diverse condizioni diafasiche sono caratteristiche che autorizzano e suggeriscono l'uso del neostandard in una serie significativa di situazioni comunicative, la presenza di forme e strutture
piuttosto "rilassate", amichevoli e colloquiali, vivaci ed espressive - oltre che, talora, colorite in
senso regionale - ne pu sconsigliare l'impiego nel caso in cui si debbano redigere documenti
istituzionali e formalizzati e quando sia necessario mantenere un alto decoro espressivo: non
proprio di rado, dunque, nel caso dei testi professionali e tecnico-scientifici.
Gli argomenti della lezione 3 sono riassunti e spiegati negli allegati seguenti, accessibili dalla
pagina dei materiali:
Schema introduttivo alle variet di lingua
Schema esplicativo del modello di Berruto
Schema di commento al modello di Berruto

Il saggio breve in cinque capoversi

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Lezione 4
Il testo e le sue caratteristiche
La conoscenza anche approfondita delle norme della lingua standard non sufficiente a creare
senza sforzo un testo vero e proprio, che abbia una struttura solida, funzionale, e soprattutto che
venga percepito come tale dai suoi lettori. Per arrivare a questo risultato necessario mettere in
campo anche altre competenze, che prenderemo in esame nelle prossime tre lezioni.
Questa lezione dedicata a chiarire il fondamentale concetto di testo, attraverso un riepilogo delle
sue principali caratteristiche.
Si cercher, dunque, di definire con maggiore precisione una nozione che tutti noi gi possediamo
in maniera irriflessa e istintiva.

La lezione in breve
La principale caratteristica del testo di esistere solo allinterno di uninterazione comunicativa e
di dare luogo alla comunicazione stessa: un testo infatti costituito dallo scambio intenzionale di
messaggi codificati tra un mittente e un destinatario in un determinato contesto e con il preciso
scopo che questi possano essere interpretati correttamente, riconosciuti come unitari e compresi. In
questo senso, quando si parla di testualit non si intende una caratteristica propria delloggetto
linguistico; si considera piuttosto testo linsieme di enunciati cui un essere senziente ha riconosciuto
carattere di autonomia e unitariet.
Altra importante caratteristica del testo soprattutto di quello prodotto nelle interazioni orali
connessa alle sue finalit non esclusivamente referenziali: infatti, anche quando si comunica
attraverso il linguaggio verbale si compiono delle azioni (condivisione di emozioni, esortazione,
erogazione di ordini), ovvero atti linguistici, come hanno teorizzato i filosofi del linguaggio
Austin e Searle.
La qualit fondamentale del testo, ovvero la sua unit e autonomia, pu essere determinata sia da
elementi esterni sia da elementi interni. Nel primo caso, si fa riferimento a tutti quegli elementi
formali di contorno al testo, o elementi paratestuali, che contribuiscono a facilitarne la
comprensione, organizzarlo o presentarlo. Nel secondo caso, si fa riferimento a tutti gli elementi
segnaletici di tipo linguistico e tematico che vengono elaborati dal destinatario alla luce del suo
patrimonio di conoscenze. De Beaugrande e Dressler hanno proposto un elenco di sette tratti
costitutivi, considerati fondamentali per il riconoscimento di un testo in quanto tale: la coerenza, la
coesione, l'intenzionalit, l'accettabilit, l'informativit, la situazionalit, l'intertestualit. A
questi tratti si affiancano altri tre principi regolativi che riguardano la dimensione pragmatica del
testo: l'efficienza, l'efficacia (o effettivit) e l'appropriatezza.

Sommario
Una definizione di testo
Il testo il mezzo ed il prodotto di uninterazione comunicativa
Il testo leffetto di un atto linguistico: produrlo equivale ad agire sul mondo

2
3
3

Il saggio breve in cinque capoversi


Il testo assume significato solo in relazione al contesto
Il testo deve presentarsi come oggetto unitario
Il ruolo del paratesto e degli altri elementi di organizzazione
I tratti costitutivi del testo

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5
5
7

Una definizione di testo


Possiamo definire il testo come l'unit fondamentale dell'attivit comunicativa umana; nell'uso
comune, e di norma anche in quello scientifico, il vocabolo per lo pi utilizzato in riferimento ad
enunciazioni linguistiche e, in questo capitolo, lo useremo in questa accezione restrittiva anche noi.
per necessario sapere che in alcuni ambiti disciplinari il termine utilizzato in accezioni pi
estensive, ad indicare un grande numero di fenomeni comunicativi fondati sull'impiego di segni e
viene quindi riferito a sequenze cinematografiche, immagini, realizzazioni architettoniche, statuaria
e via dicendo; in biosemiotica si parla di testi in relazione a catene di informazioni codificate
chimicamente, come il Dna, in riferimento al quale, in effetti, si utilizzano metafore come quella
della trascrizione e della compilazione.
In questa prospettiva, dunque, il testo la manifestazione fisica (nel nostro caso: linguistica, scritta
o orale) di un messaggio inviato da un emittente ad uno o pi destinatari perch questi lo
assoggettino ad interpretazione e giungano alla sua comprensione .
In quanto unit comunicativa, il testo - sempre prodotto e fruito in contesti ben definiti
caratterizzato da individualit fisica, unit delle sue manifestazioni di superficie (della forma
linguistica) e compattezza di quelle profonde (dei contenuti veicolati): , in altri termini, come
vedremo, unitario, coerente e coeso.
Si dice, talora che un testo un'unit di estensione superiore alla frase. L'affermazione erronea in
due sensi: in primo luogo perch non esiste alcuna relazione particolare tra testualit ed ampiezza
del testo: non necessario, cio, che un insieme di elementi linguistici superi determinate
dimensioni perch sia riconoscibile come testo, anche se la maggior parte dei testi probabilmente
pi estesa di una frase. In secondo perch testo e frase sono realt che appartengono a domini
diversi: la frase, infatti, un'unit grammaticale (un'unit di langue, si potrebbe dire in termini
strutturalistici), mentre il testo una manifestazione della langue in un contesto. Il testo, in realt
un insieme di enunciati, cio segmenti di testo dotati di unit ma non di completezza e di
indipendenza che vengono prodotti nel corso di un'interazione comunicativa e che sono soggetti ad
interpretazione e non di frasi; volendo, quindi, si potr tutt'al pi dire che esso consiste di almeno un
enunciato.
Alcune precisazioni: quando scriviamo che il testo si definisce come assiomaticamente
caratterizzato da individualit fisica, intendiamo che esso, proprio in quanto unit comunicativa,
deve caratterizzarsi come relativamente indipendente e comunque come distinguibile da altri testi
concorrenti: non si ha infatti possibilit di comunicare alcunch se non si in grado di distinguere entro il flusso virtualmente ininterrotto di elementi informativi nel quale si opera normalmente insiemi unitari e discreti di dati contestualmente salienti, rilevanti.

Essendo realizzato nel contesto di un'interazione, il testo il luogo che rende possibile la
manifestazione di sensi differenti, virtualmente infiniti in quanto dipendenti dall'attivit
interpretativa di ciascuno dei suoi destinatari. Essi ne forniscono interpretazioni sempre diverse a
partire dagli indizi forniti loro dalla superficie linguistica e sulla base dei suggerimenti che

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provengono loro dal contesto e dalla situazione, dalle loro conoscenze pregresse, dalle loro attese,
in buona parte socialmente e culturalmente determinate.

Il saggio breve in cinque capoversi

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Il testo il mezzo ed il prodotto di un'interazione comunicativa


Non si d testo al di fuori della comunicazione e non vi comunicazione possibile senza testo:
questo un principio da cui discende direttamente la definizione che abbiamo appena proposto, la
quale vede, appunto, il testo come unit propriamente comunicativa. Sar un testo, dunque, la serie
di messaggi codificati trasmessi intenzionalmente da un emittente ad un destinatario perch li
interpreti, ne riconosca l'unit e, in questo modo, li comprenda. appunto il riconoscimento
dell'unit dei messaggi che li rende un testo: la testualit, dunque, non una caratteristica intrinseca;
attribuita ad un oggetto linguistico da un essere senziente che lo assoggetta a scrutinio e
valutazione.

Il testo l'effetto di un atto linguistico: produrlo equivale ad agire sul mondo


In quanto elemento costitutivo di ogni interazione (inter-azione) comunicativa che avvenga tramite
mezzi linguistici, il testo anche la risultante di una serie di comportamenti finalizzati al
raggiungimento di uno scopo. E naturalmente gli scopi possibili sono moltissimi: tanti quante le
occasioni di comunicare. Certamente, comunque, il ruolo della comunicazione non solo quello di
informare, come forse si potrebbe credere: oltre che a fini referenziali, i testi vengono usati per
comunicare stati d'animo ed emozioni, per stabilire contatto, per gestire relazioni interpersonali, per
manipolare la lingua a fini estetici, per esortare o obbligare.
In sostanza, quando si comunica con mezzi linguistici, volendolo o meno si compiono azioni,
dirette o indirette; e ci perch il linguaggio, le lingue ed i testi che con esso/esse si producono,sono
strumenti non diversi dalle mani, con cui si possono operare, sapendolo o non sapendolo, in prima
persona o indirettamente, tante cose piacevoli e spiacevoli. La produzione di un testo, insomma,
risponde sempre ad un fine e si risolve sempre in una serie di azioni.

I testi possono essere pi o meno efficienti e pi o meno efficaci


Se, come abbiamo visto, un testo deve essere considerato come uno strumento, esso
evidentemente impiegabile con maggiore o minore abilit e fortuna. Un testo costruito abilmente si
riveler funzionale, ossia tale da fare s che chi lo ha prodotto raggiunga i fini che si prefisso; essi,
per, potranno essere conseguiti con maggiore o minore efficienza ed efficacia.
Si definisce efficiente un testo che sia in grado di fare raggiungere i fini per i quali stato realizzato
in maniera economica, ovvero in modo tale da richiedere al suo destinatario uno sforzo
interpretativo limitato. In generale, dunque, un testo efficiente sar composto in un codice ben noto,
avr caratteristiche di esplicitezza linguistica, sar ricco di elementi che contribuiscano alla sua
unit linguistica e tematica e non introdurr troppi elementi di novit informativa.
Si considera, viceversa, efficace ( in linguistica testuale si usa anche l'aggettivo effettivo, che un
calco dall'inglese effective) un testo che sia in grado di esplicare la propria funzione con forza,
energicamente, per cos dire. Un testo informativo potr, per esempio, garantirsi una certa efficacia
attraverso artifici grafici, strutturali o espressivi e contenutistici (caratteri speciali, elementi
paratestuali appariscenti, stile trasgressivo, concetti radicalmente nuovi o peregrini) che rendano
le informazioni che veicola particolarmente memorabili.
Va detto che, di norma, i testi molto efficaci tendono ad essere poco efficienti e, viceversa, quelli
efficienti poco efficaci: ci non stupir quando si pensi che efficacia ed efficienza di un testo, sono
funzioni della sua prevedibilit: documenti che non richiedano l'attivazione di complessi
meccanismi inferenziali o l'accesso ad un grande quantit di informazioni enciclopediche e che,

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quindi, siano, per il destinatario, relativamente prevedibili sono cos efficienti; quelli che hanno
caratteristiche opposte sono efficaci.
Quale sia la rilevanza delle due caratteristiche citate per l'autore di un testo professionale e tecnicoscientifico facilmente intuibile: infatti, si pu dire che la maggior parte dei testi professionali che
abbiano funzione informativa sono istituzionalmente efficienti: tendono, cio, alla decodificabilit ed
alla interpretabilit ottimali.
Il loro autore, dunque, dovr cercare di renderli accessibili eliminando le discontinuit di superficie,
utilizzando una lingua adeguata al suo uditorio ed al tema di cui tratta, impiegando elementi di
presentazione funzionali, selezionando contenuti accessibili ai propri lettori, ordinando la materia
secondo una logica evidente e condivisibile, includendo una quantit adeguata di informazioni di
contorno.... anche vero, d'altra parte, che alcuni testi professionali, soprattutto quelli persuasivi (si
pensi alle scritture pubblicitarie o a certa comunicazione aziendale) mirano soprattutto all'efficacia:
hanno poche cose da dire, ma devono farlo in maniera che colpisca, che abbia, cio, un effetto
significativo sul loro destinatario; anche in questo caso l'autore manipoler, ai suoi fini, lingua,
paratesto e contenuti.

Il testo assume significato solo in relazione al contesto in cui prodotto ed fruito


Dal momento che, come abbiamo precisato definendo il testo, esso si manifesta solo all'interno di
un'interazione comunicativa, non esiste testo che non sia contestualizzato; senza contesto, insomma,
non si d testo.
Certo, si possono immaginare manifestazioni linguistiche extracontestuali, insiemi di frasi
(composte secondo le regole del codice a scopi soprattutto dimostrativi; se ne leggono anzi
numerose nelle grammatiche (soprattutto in quelle prescrittive); i testi, per, sono per definizione
incarnazioni cronologicamente e spazialmente determinate di un codice perch vengono
riconosciuti come tali proprio dal loro interprete, che li analizza sulla base di indizi tratti dalla
lettera degli enunciati e di conoscenze che attinge al mondo che lo circonda.

Le caratteristiche del testo dipendono anche dal canale, dal mezzo/dal


veicolo, dal supporto e dal contatto
Abbiamo gi visto nella lezione dedicata a scrittura ed oralit che le caratteristiche del testo
dipendono anche dal canale, dal mezzo/ veicolo, dal supporto e dal contatto non ci soffermiamo
oltre, dunque, su questo concetto. Ci limitiamo ad osservare che, dal momento che le modalit
comunicative hanno potenzialit diverse, precisa responsabilit dell'autore del messaggio la scelta
di quelle che garantiscono i risultati migliori; la capacit di discriminare tra le possibilit offerte dai
mezzi disponibili distingue anzi il comunicatore professionale dagli altri.

Il testo deve presentarsi come un oggetto unitario


Nella prima parte della lezione abbiamo osservato come, in quanto unit comunicativa, il testo
debba essere per definizione caratterizzato da individualit fisica ed unitariet delle sue
manifestazioni superficiali e profonde (quindi: della sua forma linguistica, paralinguistica, stilistica,
e dei contenuti veicolati). Per qualificarsi come tale, in altre parole, un testo deve essere dotato delle
caratteristiche dell'unit e dell'autonomia.
Un testo si pu considerare unitario se presenta una superficie linguistica in cui tutti gli elementi
siano collegati tra di loro ed un contenuto tematicamente continuo, nel quale l'argomento che

Il saggio breve in cinque capoversi


36
costituisce il centro del suo discorso appaia trattato in maniera sufficientemente esaustiva sia in
relazione ai fini dell'emittente che alle aspettative presumibili del destinatario. Esso si pu invece
considerare autonomo se presenta i segni di una relativa indipendenza da altri testi con i quali
concorra, dai quali sia "circondato".
Sono vari gli elementi, linguistici e non, che permettono di delimitare gli estremi del testo. In un
testo orale, i limiti sono in genere costituiti da frasi di ingresso (Senti, il problema questo...) e di
uscita (Bene, allora restiamo d'accordo cos.), da elementi ritmici, come il silenzio, da codici o
paracodici non linguistici, come quello cinesico; in un testo scritto si danno in genere ben precisi
confini fisici (in un volume, il titolo di inizio, l'ultima parola dell'ultimo capitolo); in un testo scritto
trasmesso (in un testo Web, ad esempio) sono invece soprattutto indizi di tipo paratestuale a guidare
il lettore nel giudizio (cambiano sito - uscendo da un testo in formato ipertestuale - mutano ad
esempio l'impostazione della pagina, i colori, la grafica, oltre che, spesso, la lingua, lo stile, gli
argomenti).
Si noti che le caratteristiche dell'unit (formale e contenutistica) e dell'autonomia sono
particolarmente importanti per i testi scritti, che - come abbiamo visto in precedenza - sono destinati
a vivere in una situazione di distacco da chi li ha creati; quindi compito precipuo del professionista
della scrittura verificare che i documenti da lui prodotti le possiedano.

Il riconoscimento dell'unit di un testo affidata ad elementi segnaletici esterni ed interni di


tipo formale. Il ruolo del paratesto e degli altri elementi di organizzazione
Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, il riconoscimento dell'unit di un testo orale o scritto
e, per ci stesso, la sua comprensione, dipendente da un numero significativo di elementi
morfologici, sintattici e lessicali. Essa per condizionata anche dalle sue caratteristiche strutturali
e paratestuali.
Il paratesto l'insieme degli elementi di ausilio alla comprensione del testo
Su questo argomento della lezione 4 disponibile la scheda aggiuntiva 1 nella pagina dei
materiali
Una definizione "larga" del termine paratesto, invalsa negli studi (a partire da Genette 1987) e
nell'uso comune, vuole che esso sia rappresentato dall'insieme degli elementi prefatori (in un testo
scritto: frontespizi, prefazioni, note editoriali; in un testo orale: preamboli, avvertimenti,
anticipazioni), organizzativi (in un testo scritto: titoli, sottotitoli, indici; in un testo orale: pause,
variazioni intonative, componenti cinesici di presentazione (in un testo scritto: tabelle, elenchi,
note a margine; in un testo orale, elementi cinesici, elementi prossemici, elementi prosodici di
accompagnamento esplicativo, di arricchimento informativo e di commento (in un testo scritto:
illustrazioni, grafici, note a pi di pagina, note di chiusura, appendici, allegati; in un testo orale
ancora elementi cinesici, prossemici e prosodici); essi si uniscono al testo propriamente detto
rendendone pi agevole la fruizione e la comprensione.
Alcuni degli elementi paratestuali (come la titolazione, parte dell'apparato iconografico, tabelle ed
elenchi, nonch la suddivisione del testo [paragrafazione], le modalit della sua presentazione fisica
[gli aspetti salienti della grafica, ad esempio, in un testo scritto; il tono della voce, alcuni elementi
cinesici - i movimenti delle mani, quelli degli occhi -, in uno orale]) - hanno, da questo punto di
vista, un'importanza particolarmente ragguardevole. Si pensi al senso di straniamento ed alle
difficolt che comporterebbe la lettura di un manuale del tutto privo di titolazione, o dotato di titoli
graficamente identici al corpo del testo; oppure allo sforzo richiesto per la lettura di un articolo

Il saggio breve in cinque capoversi


37
scientifico in cui, invece che con diagrammi cartesiani, si rappresentassero funzioni matematiche
mediante lunghi elenchi di valori in formato tabulare. Senza considerare quanto, della comprensione
di un testo scritto dipende dalla sua segmentazione, ossia dalla sua suddivisione razionale in sezioni
grandi e piccole (libri, tomi, capitoli, paragrafi e capoversi) ed in unit elementari (periodi): scritti
suddivisi irrazionalmente risultano sempre difficili da comprendere.
Tanta la loro importanza, come si scritto, che alcuni di essi si sono istituzionalizzati: hanno
ricevuto una sanzione culturale e sono entrati a fare parte del sistema di attese degli utenti, di cui
finiscono per condizionare la percezione e la capacit di impiego dei testi; costituiscono cos, di
fatto, insieme ad altri, uno dei contrassegni di quelli che chiamiamo generi testuali. In questo
modo, un manuale scientifico una lunga scrittura in prosa, istituzionalmente suddivisa in volumi,
sezioni o parti, capitoli e paragrafi; una relazione un testo breve o di lunghezza media che ci si
aspetta di vedere grosso modo tripartito ed arricchito da illustrazioni, diagrammi e tabelle; una
pice teatrale si articola quasi sempre in atti e scene, intervallati talora da intermezzi ed in questa
forma attesa dai suoi spettatori; un sonetto per convenzione un insieme di 14 versi
contrassegnati da interruzioni di riga (e, naturalmente, da caratteristiche metriche e ritmiche
particolari); un'omelia di norma costituita dal riassunto di un brano biblico, dal suo commento
letterale, dalla sua analisi spirituale, dal riferimento al suo insegnamento morale, intervallati da
sapienti pause e da un eloquente gestire.
Avendo un valore difficilmente sopravvalutabile ai fini del conferimento del senso, gli elementi
paratestuali possono essere utilizzati dall'autore di un testo - ed in genere lo sono - al fine di guidare
l'attivit interpretativa del suo destinatario. L'impiego funzionalizzato di elementi della superficie
testuale, del resto, non che un modo per incorporare l'istanza ermeneutica del destinatario nel
meccanismo di generazione del testo, ed abbiamo visto nel capitolo dedicato alla comunicazione che
alcuni modelli (quelli di orientamento cognitivo e pragmatico) fanno esplicitamente riferimento a
tale possibilit. Si noti, incidentalmente, che il paratesto e gli elementi non-paratestuali di
strutturazione, svolgendo una sorta di implicito "discorso sul discorso", sono veri e propri strumenti
metatestuali.

Il paratesto facilita la lettura, l'estrazione delle informazioni e la memorizzazione dei dati

Gli elementi paratestuali e quelli non paratestuali di organizzazione contribuiscono a rendere pi


agevole la fruizione e la comprensione del testo in quattro modi fondamentali:
a. facilitandone la lettura fisica;
b. rendendone pi semplice l'estrazione delle informazioni;
c. mettendone in risalto la struttura e chiarendone l'organizzazione tematica (ossia quella degli
argomenti attorno ai quali esso si articola);
d. agevolandone la memorizzazione.

Il riconoscimento dell'unit di un testo affidata ad elementi segnaletici di tipo linguistico,


tematico, pragmatico. I "caratteri costitutivi" di un testo.
Un testo non si qualifica tale per qualche ragione metafisica o perch il suo autore lo vuole, ma solo
in seguito al processo di interpretazione del suo destinatario, che ne riconosce l'unit. Tale

Il saggio breve in cinque capoversi


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riconoscimento reso possibile dall'elaborazione di dati linguistici alla luce di conoscenze
linguistico/dizionariali ed enciclopediche ed dunque reso pi o meno difficoltoso da variabili
contestuali in parte imprevedibili, che costituiscono la vera sfida per il comunicatore professionale.
Secondo un modello, anzi, lettori ed ascoltatori, posti di fronte ad una catena di enunciati,
verificherebbero, per stabilire se si tratti di un testo, la presenza di alcuni requisiti fondamentali,
cui stato dato il nome di caratteri costitutivi.
Ne sono stati stilati elenchi pi o meno estesi: uno molto noto quello presentato in De Beaugrande
e Dressler 1994, nel quale, rielaborando modelli precedenti, se ne individuano sette: la coerenza, la
coesione, l'intenzionalit, l'accettabilit, l'informativit, la situazionalit, l'intertestualit, cui si
aggiungono tre tratti che hanno natura differente, chiamati principi regolativi: l'efficienza,
l'efficacia (o effettivit) e l'appropriatezza. Consideriamoli, rapidamente, uno per uno.
La coesione
La coesione la caratteristica di un testo che si presenti corretto dal punto di vista dei rapporti
grammaticali e sintattici istituiti tra i suoi componenti. Sono, dunque, da considerare coesi, secondo
il modello tradizionale, testi che non violino le norme previste dal codice. Sarebbe, perci, coeso un
testo come: "il gregge bruca l'erba nel prato e la calpesta", ma non uno come "il gregge brucano
l'erba nel prato e lo calpesta", perch non rispettoso di reggenze, concordanze e collegamenti
grammaticali.
Da un punto di vista linguistico, sono segnali della coesione (Su questo argomento della lezione 4
sono disponibili le schede aggiuntive 2 e 3 nella pagina dei materiali) tra gli altri, i legamenti ed
i sostituenti e cio pronomi, congiunzioni, preposizioni, avverbi, nonch gli strumenti della
concordanza morfologica (le desinenze).

La coerenza
La coerenza la caratteristica di un testo che presenti contenuti ben collegati tra di loro. Sarebbero,
dunque, da considerare coerenti, testi nei quali si rispettino dipendenze come quelle di causa/effetto,
scopo/risultato, anteriorit/posteriorit, prossimit/lontananza ed altri ancora.
In testi poco coesi (ossia in assenza di elementi linguistici che manifestino coesione), la coerenza
potrebbe essere recuperata grazie ad uno sforzo inferenziale aggiuntivo da parte del destinatario;
ovvio che la coerenza risulterebbe pi evidente in un testo coeso che in uno linguisticamente
disgregato.
Cos, un testo come: "Mario, quando vide le prime gocce cadere apr precipitosamente l'ombrello"
sarebbe considerato coerente gi ad un'analisi preliminare, mentre per comprendere "Mario, quando
vide le prime gocce cadere chiuse precipitosamente l'ombrello", occorrerebbe qualche sforzo in pi.
Sarebbe necessario, per esempio, che l'interprete ipotizzasse che, nella situazione descritta dal testo,
Mario si trovi sulla soglia della casa, in procinto di uscire con l'ombrello aperto, e che, vedendo
cadere con violenza le prime gocce, abbia deciso di rientrare.
Coerenza e coesione sono caratteri inerenti al testo; i caratteri di cui discuteremo nei prossimi
paragrafi sono invece esterni ad esso.

L'intenzionalit e l'accettabilit
L'intenzionalit rappresenterebbe l'espressione della volont dell'emittente di produrre un testo ben

Il saggio breve in cinque capoversi


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congegnato: il suo inserimento nel novero dei caratteri costitutivi del testo un tentativo di rendere
esplicito il fatto che non si d comunicazione e, quindi, produzione di testi senza una volont
esplicita di farlo e senza che essa venga presupposta.
L'accettabilit sarebbe invece la manifestazione complementare dell'intenzionalit, quella, cio,
della volont del ricevente di attivare uno scambio comunicativo, riconoscendo nella sequenza di
enunciati inviatigli dal suo interlocutore un testo compiuto.
L'informativit
L'informativit sarebbe una misura della capacit di un testo di esprimere informazione nuova: si
dovrebbe dunque considerare informativo un testo che veicola notizie ignote o inattese.
L'informativit, cos, non sarebbe una caratteristica assoluta, ma crescerebbe o decrescerebbe su una
scala lineare, e sarebbe determinata dal contesto dell'enunciazione.
In questo senso, un enunciato come "il suono un'onda che si propaga attraverso un mezzo
elastico" pu essere altamente informativo per studenti di una classe liceale, ma pu esserlo
pochissimo per dei fisici.
La situazionalit
La situazionalit la caratteristica di un testo di essere interpretabile "in contesto". Cos, un testo
(parzialmente iconico) come ha un senso per i milanesi che usano la metropolitana; Silenzio nei
corridoi assume un senso preciso per i visitatori di un cinema o per gli alunni di una scuola, ma non
ne avrebbe alcuno se stampato su un cartello stradale.
L'intertestualit
L'intertestualit la caratteristica di un testo di istituire rapporti con altri testi compresenti o
presenti nel contesto culturale di fruizione e, dunque, depositati in qualche modo nel patrimonio di
mnemonico dell'interprete. In particolari ambiti culturali, per riprendere un esempio gi fatto, un
testo composto di 14 brevi segmenti di 11 sillabe appare immediatamente riconducibile, in virt di
collegamenti che vengono istituiti dai lettori sulla base di loro esperienze culturali, come un
componimento poetico di tipo particolare.
I principi regolativi: efficienza, efficacia, appropriatezza
Una volta identificato come tale in quanto aderente ai principi costitutivi, il testo si
contraddistinguerebbe, in alcuni noti modelli linguistici (De Beaugrande e Dressler), per il fatto di
essere realizzato sulla base di tre principi regolativi - efficienza, efficacia ed appropriatezza - che ne
determinerebbero alcuni connotati pragmatici; ai primi due abbiamo gi fatto riferimento nel
paragrafo intitolato I testi possono essere pi o meno efficienti e pi o meno efficaci, cui rinviamo;
del terzo basti dire che la caratteristica di un testo la cui impostazione generale adeguata al
contenuto che dovrebbe veicolare. Non sarebbe quindi appropriato, per fare un esempio banale, un
testo scientifico non divulgativo che accogliesse forme proprie dell'italiano popolare o regionale, o
che ammettesse, nell'organizzazione del paratesto, l'uso di caratteri colorati o di immagini dei
Simpson.

Il saggio breve in cinque capoversi

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Lezione 5
Tipi di testo: una classificazione funzionale
Dopo aver accennato, nelle scorse lezioni, alla necessit che chi vuole produrre un testo funzionale
calibri le scelte linguistiche e testuali in rapporto al contesto in cui si trova ad operare e ai fini
comunicativi che vuole raggiungere, ci confrontiamo finalmente con le tipologie specifiche dei
testi scritti, ognuna dotata di caratteri specifici, che dovranno essere tenuti presenti fin dalla fase di
progettazione dei nostri elaborati.
In questa lezione viene presentato un primo modello di classificazione per i testi, elaborato da
Werlich, che si basa su un criterio di tipo funzionale. Nella seconda parte della lezione,
particolare rilievo viene dato alla descrizione delle caratteristiche dei testi espositivi
(informativi/argomentati).

La lezione in breve
Il modello di classificazione dei testi elaborato da Werlich si basa su di un criterio
"funzionalistico-cognitivo", in quanto si propone di individuare una tipologia testuale che tiene
conto di tre parametri extralinguistici fondamentali: scopo dellemittente, tipo di destinatario e
circostanze dello scambio comunicativo. Tali parametri influenzano direttamente le caratteristiche
linguistiche dei testi nelle scelte di lessico, nelle strutture sintattiche, nelluso dei tempi verbali ecc.
I tipi testuali cos individuati sono testo narrativo (con la funzione di raccontare una storia, un
evento), descrittivo (esporre le caratteristiche di un luogo, una persona, un oggetto),
argomentativo (sostenere una testi proponendo argomentazioni logiche e confutando le opinioni
contrarie), informativo (fornire notizie di rilievo su persone o fatti), regolativo (imporre il rispetto
di norme, regole, divieti). Tuttavia, nella realt delluso, i testi si presentano per lo pi in forme
miste, che molto raramente corrispondono con esattezza ad una delle cinque categorie.
Di particolare interesse ai fini del corso la tipologia ibrida dei testi espositivi
(informativi/argomentativi), che rispondono alla funzione di comunicare informazioni, sostenendo
eventualmente la validit di un particolare assunto. Tali testi si caratterizzano per completezza,
concisione e immediatezza informativa, che si conseguono grazie ad una forte unit linguistica e
testuale. Dal punto di vista strutturale, inoltre, i testi espositivi presentano una sostanziale aderenza
ad un modello compositivo relativamente vincolante, costruito intorno a tre elementi fondamentali:
l'introduzione, il corpo del testo e la conclusione.

Sommario

I tipi di testo
Una tipologia "funzionalistico-cognitiva"

2
2

Il saggio breve in cinque capoversi


Il testo narrativo
Gli scopi e la lingua dei testi narrativi
Gli strumenti della coesione nei testi narrativi
Il testo descrittivo
Gli scopi e la lingua dei testi descrittivi
Il testo argomentativo
Le modalit argomentative
Il testo informativo
Il testo regolativo
Lo stile e la struttura dei testi regolativi
Il testo espositivo
Caratteristiche dei testi professionali
La scrittura incentrata sul destinatario
La strutturazione dei documenti professionali

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3
3
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4
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6
6
7
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8
9
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10

I tipi di testo
Come si visto nella lezione 4, dedicata alle caratteristiche del testo, fa parte della competenza
testuale - oltre alla capacit del destinatario di un testo di riconoscerne l'unit profonda a partire
dagli indizi di tipo linguistico che esso mette a disposizione e dalle proprie conoscenze - anche
quella di assegnarlo ad un tipo, ad un genere, ad una classe: di comprendere, per esempio, dopo
poche battute, se si sta leggendo o ascoltando una barzelletta, le previsioni del tempo, un messaggio
pubblicitario o le istruzioni per l'uso di un elettrodomestico.
Ma esistono classificazioni pi rigorose di quelle - spesso impressionistiche e disorganiche - cui
noi, in quanto utenti di testi che hanno fatto esperienza di forme espressive diverse, ci affidiamo.
Se ne riconoscono almeno due, quella di Werlich, che potremmo definire funzionalistica; e quella di
Sabatini, che definiremo pragmatica. Le descriveremo, nell'ordine, nei paragrafi che seguono.

Una tipologia "funzionalistico-cognitiva"


Nella tipologia di Werlich la classificazione dei testi deve essere condotta sulla base di tre variabili
fondamentali: lo scopo che l'emittente si prefigge, il destinatario a cui intende rivolgersi, le
circostanze in cui avviene lo scambio comunicativo. Questi parametri extralinguistici influenzano
direttamente le caratteristiche linguistiche del testo (scelte lessicali, caratteristiche della sintassi, uso
di particolari tempi verbali ecc.). Nella tabella che segue sono illustrati sinotticamente i principali
tipi testuali che saranno esaminati nel dettaglio nei prossimi paragrafi. Per semplice comodit
espositiva considereremo, nella nostra analisi, solo tipi testuali "puri" (quello narrativo, quello
descrittivo ecc.), avvertendo per che - nella realt dei testi effettivamente prodotti ed usati - le
tipologie possono essere compresenti e integrarsi reciprocamente.
Va precisato che, in realt, un testo pu spesso svolgere pi funzioni allo stesso tempo. Un saggio
scientifico, per esempio, pu essere sia informativo sia argomentativo (quando l'autore espone una

Il saggio breve in cinque capoversi


42
sua personale ipotesi interpretativa). I tipi testuali "puri" sono un'astrazione ed i testi reali sono
praticamente tutti "misti" in quanto integrano sequenze di carattere diverso. Un articolo di cronaca,
ad esempio, oltre a quelle informative, pu contenere sequenze narrative ed argomentative. Un
racconto, d'altra parte, oltre alle istituzionali sequenze narrative, contiene spesso spezzoni descrittivi
ed anche informativi.
TIPI DI TESTO

FUNZIONE

ESEMPI

raccontare un fatto, una


storia

racconti, romanzi, novelle,


articoli di cronaca,
corrispondenze di inviati
speciali, relazioni di
viaggio, biografie ecc.

delineare le
caratteristiche di una
persona, di un
paesaggio, di un oggetto

parti descrittive di opere


letterarie, di resoconti di
viaggio, di guide ambiente
turistiche ecc.

NARRATIVO

DESCRITTIVO

sostenere una tesi


attraverso un
ragionamento logico
ARGOMENTATIVO
proponendo argomenti a
favore e confutando le
opinioni contrarie

arringhe di avvocati, alcuni


saggi scientifici, discorsi
politici, articoli di fondo,
slogan pubblicitari,
colloqui tra venditore e
compratore ecc.

INFORMATIVO

fornire notizie utili su


orari dei treni, avvisi
personaggi, argomenti o (scritti e orali), saggi
fatti
divulgativi ecc.

REGOLATIVO

indicare particolari
norme da rispettare;
imporre obblighi e
divieti

leggi, regolamenti, statuti,


istruzioni per l'uso ecc.

Il testo narrativo
Come si mostra nella tabella, il testo narrativo racconta un fatto che si svolge nel tempo e ha per
protagonisti una o pi persone. Esempi di testi narrativi letterari sono i romanzi, i racconti, le fiabe,
le novelle. Esempi di testi narrativi non letterari sono le cronache giornalistiche, le corrispondenze
degli inviati speciali, le cronache storiche le biografie e le autobiografie, le relazioni di viaggio. Non
bisogna per pensare alla narrazione come a un'attivit di esclusivo appannaggio degli scrittori di
professione (romanzieri, storici, giornalisti): il racconto orale infatti una delle attivit pi antiche
dell'uomo e pi comuni nella comunicazione quotidiana.
Gli scopi e la lingua dei testi narrativi

Il saggio breve in cinque capoversi

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Gli scopi che possono spingere uno scrivente o un parlante a narrare un evento sono molteplici:
intrattenere il proprio uditorio, informare qualcuno, giustificare il suo comportamento ecc. Nei testi
narrativi il fattore strutturale fondamentale quello cronologico: essi, infatti, relazionano, in genere
su serie di fatti collocati in successione e sono, per questo, caratterizzati dalla presenza di frequenti
indicatori temporali (per primo, non appena, poi, dopo) che hanno la funzione di precisare la
successione in cui si sono svolti i fatti, la loro durata e la presenza di salti temporali nella
narrazione. Non detto, infatti, che la narrazione rispecchi sempre l'effettiva successione degli
eventi: per porre in risalto aspetti diversi della vicenda, vivacizzare il racconto, stimolare e sfidare
le attese del lettore-ascoltatore, l'autore del testo narrativo pu optare per quello che si potrebbe
chiamare ordo artificialis o ordine indiretto.
Il procedimento con cui si interrompe la narrazione per raccontare fatti avvenuti in precedenza si
chiama analessi (dal greco an 'di nuovo' e lpsis 'il prendere') o, con un termine preso in prestito
dal linguaggio cinematografico, flashback (cio 'immagine all'indietro, retrospezione'). Pi raro
appare il procedimento inverso, denominato prolessi (dal greco pr 'prima' e lpsis 'il prendere'),
che consiste nell'anticipazione di un avvenimento. Il ricorso a procedimenti di inversione dell'ordine
naturale connota in genere testi narrativi elaborati, come quelli letterari.
I tempi verbali pi usati per la narrazione sono quelli del passato. Essi svolgono differenti funzioni
narrative, che dipendono dalle loro caratteristiche aspettuali (v. la voce aspetto nel Glossario): i
tempi perfettivi (passato remoto e passato prossimo), che indicano un'azione puntuale e conclusa,
servono per rappresentare le azioni (dorm, bevve, stato), i tempi imperfettivi (imperfetto e
trapassato prossimo), che esprimono una durata, sono usati per descrivere l'antefatto (Era appena
piovuto, quando) e le descrizioni (Fumava pochissimo, ma le poche sigarette che consumava
venivano aspirate con volutt), cio i particolari di contorno all'azione.

Gli strumenti della coesione nei testi narrativi


Soffermiamoci ora dettagliatamente sugli strumenti di coesione testuale, di cui si gi detto nella
lezione precedente. I procedimenti che assicurano al testo la coesione sono:
1. la ripetizione degli stessi nomi propri;
2. la sostituzione dei nomi propri mediante pronomi;
3. la sostituzione dei nomi propri mediante nomi generali che qualificano e classificano i
primi;
4. la sostituzione mediante epiteti o espressioni pseudo-antonomastiche.
La sostituzione del tipo 2 serve ad evitare la ripetizione fastidiosa dei nomi propri. A differenza del
tipo 2, le sostituzioni dei tipi 3 e 4 forniscono informazioni nuove, sono cio in funzione della
progressione tematica (topic/comment) e dell'avanzamento del racconto. I pronomi hanno una
funzione fondamentale nel determinare l'unit del testo; occorre ricordare che, quando essi puntano
verso un elemento di cui si gi detto/scritto nel testo (quando, cio, operano un riferimento
all'indietro, a quanto precede), hanno funzione anaforica (tale la funzione di lo in un enunciato
quale: Vuoi il giornale? No, grazie, lo ho gi letto); quando invece rinviano a quanto viene dopo
(puntano in avanti) hanno funzione cataforica
Come appare da quanto abbiamo visto finora, il collegamento tra le varie frasi che compongono il
breve testo avviene innanzi tutto per l'unit del tema trattato, che si sviluppa senza fratture o "salti
logici", cio in modo conseguente e razionale. II collegamento tra le varie frasi avviene secondo una
prospettiva e un'organizzazione gerarchica determinata. Il dire prima o il dire dopo una circostanza

Il saggio breve in cinque capoversi


44
non una scelta innocente, ma corrisponde a un progetto ben definito nella mente di chi scrive ed
precisamente una caratteristica dello scrivente professionale quello di operare affinch il suo testo si
presenti come particolarmente unitario. Una ripetizione omessa o una sostituzione mal fatta, d'altra
parte, possono rendere difficile o addirittura impossibile la comprensione del testo.

Il testo descrittivo
Gli scopi e la lingua dei testi descrittivi
I testi descrittivi hanno lo scopo di rappresentare un oggetto, un ambiente, una persona. Una prima
caratteristica da mettere in rilievo la scarsa autonomia del testo descrittivo. Sezioni descrittive
sono presenti in quasi tutti gli altri tipi di testo: una descrizione pu avere la funzione di informare
(si pensi alla descrizione di una piazza presente in una guida turistica), di persuadere (come in tante
descrizioni pubblicitarie, concentrate soltanto sugli aspetti positivi del prodotto), di evocare ricordi
o emozioni (come nelle descrizioni poetico-letterarie), ma difficile trovare un testo interamente
descrittivo che non abbia il valore di semplice esercitazione accademica.
A differenza dei testi narrativi, i testi descrittivi si fondano essenzialmente sulla dimensione
spaziale. Ci determina l'uso ricorrente (in particolare nelle descrizioni di ambienti e paesaggi) di
indicatori spaziali (evidenziati nel testo), cio di preposizioni, avverbi e locuzioni avverbiali di
luogo utili per collocare adeguatamente gli oggetti nello spazio. Di norma il testo descrittivo
presenta una sintassi semplice, articolata in frasi brevi. In alcune descrizioni, specialmente di tipo
scientifico, l'esigenza di brevit pu dar luogo a una sintassi di tipo telegrafico, con frequente
ricorso allo stile nominale.
I tempi verbali usati sono il presente e l'imperfetto. Entrambi esprimono azioni durative e non
puntuali e si prestano dunque a rappresentare scene statiche. Talvolta, in particolare nelle
descrizioni scientifiche, si usa il presente con valore "atemporale", per indicare uno stato di cose
universalmente valido. Il lessico di un testo descrittivo deve essere ricco e vario ma allo stesso
tempo preciso, affinch le parole si trasformino nella mente del lettore in immagini il pi possibile
vicine alla realt dell'oggetto descritto. Nelle descrizioni di tipo tecnico-scientifico frequente il
ricorso a termini settoriali.
Come una narrazione pu avvenire in ordine diverso da quello naturale in cui si sono svolti gli
eventi cui essa si riferisce, cos una descrizione pu presentare elementi informativi in ordine
variabile, non necessariamente quello pi ovvio. Per esempio, la descrizione di un panorama
romano si pu procedere dall'elemento pi vicino a quello pi lontano, o viceversa; o si pu optare
per una prospettiva mobile, circolare: da vicino a destra, a lontano, a vicino a sinistra. La scelta
della prospettiva migliore spetta all'estensore del testo: nella descrizione di una macchina
fotocopiatrice per l'utente finale, per esempio, la scelta pi giusta quella che ne illustra le parti
dall'esterno all'interno, sino a dove l'utente pu arrivare; se la descrizione fatta per un tecnico,
invece, sar pi saggio seguire l'ordine di smontaggio, se si tratta di un riparatore o di montaggio se
si tratta di un assemblatore.
Un'altra caratteristica ricorrente nelle descrizioni l'uso di similitudini, con cui talora l'emittente
cerca di descrivere qualcosa di poco familiare al destinatario attraverso paragoni con oggetti e
situazioni a lui pi familiari: esse sono normali nei testi letterari; possono essere utili in quelli

Il saggio breve in cinque capoversi


45
informativi di tipo divulgativo, ma vanno escluse da quello scientifici, che abbisognano di
un'espressione rigorosa e rigorosamente denotativa.
Ricordiamo infine che il livello di soggettivit di una descrizione assai variabile. Normalmente le
descrizioni presenti in testi pragmatici sono pi impersonali, mentre gli inserti descrittivi di opere
letterarie presuppongono un forte livello di coinvolgimento emotivo dell'autore e tendono a
presentarci un oggetto, non cos com', ma come l'autore lo "sente" o lo ricorda. Occorre
sottolineare per che impossibile realizzare una descrizione assolutamente oggettiva: la scelta dei
tratti da inserire o da tralasciare, dell'ordine con cui compiere la descrizione, dello stesso punto di
osservazione lasciano sempre un margine al giudizio personale.

Il testo argomentativo
Su questo argomento della lezione 5 disponibile la scheda aggiuntiva 1 nella pagina dei
materiali; chi lo voglia pu anche leggere un documento avanzato (scheda aggiuntiva 2)
sull'argomentazione scritta.
Il testo argomentativo si propone di convincere il destinatario della bont di una tesi. Anche altri
tipi di testo hanno una finalit persuasiva: ci che distingue l'argomentazione dalla persuasione il
fine esplicitamente dichiarato e l'impiego di una strategia che mira a convincere facendo appello al
ragionamento pi che a componenti emotive o irrazionali.
Sono testi argomentativi, tra gli altri, le arringhe degli avvocati, i discorsi politici, alcuni saggi di
argomento scientifico o storico (quelli in cui l'autore espone e motiva una sua personale ipotesi
interpretativa), gli articoli di fondo di un quotidiano, in cui un giornalista esprime le proprie
opinioni (distinti dagli articoli di cronaca, in cui prevale l'esposizione dei fatti), il tradizionale tema
scolastico, in cui gli studenti sono chiamati a sostenere le proprie opinioni su un determinato
problema; in alcuni casi il saggio breve.
Il testo argomentativo ha una struttura facilmente riconoscibile; esso composto da:
1. una presentazione del problema, che ha generalmente carattere informativo e costituisce la
premessa all'argomentazione vera e propria;
2. una tesi da dimostrare;
3. gli argomenti a sostegno della tesi;
4. eventualmente: un'antitesi da confutare;
5. eventualmente: gli argomenti a sfavore dell'antitesi;
6. la conclusione in cui si "tirano le somme" e si dimostra la ragionevolezza della tesi.
Il testo argomentativo appare fortemente calato nella situazione concreta. Se una norma trae la
propria efficacia proprio dal rimanere immutata in qualsiasi circostanza, un'argomentazione, per
essere persuasiva, dovr adattarsi alle caratteristiche legate all'et, alla cultura, alle convinzioni
personali del destinatario.
Un testo argomentativo ben costruito presenta in genere una struttura piuttosto rigida e si
mostra, comunque, unitario: normale, ad esempio, l'uso di connettivi logici, che segnalano i
punti di snodo del ragionamento.

Il saggio breve in cinque capoversi

46

Le modalit argomentative
Com'era ben noto agli antichi studiosi di retorica, l'efficacia di un'argomentazione non si basa
solo sulla giustezza delle motivazioni addotte, ma anche sulla capacit di sostenerle
dialetticamente: a questo scopo l'emittente ha a disposizione diverse strategie argomentative in
quanto pu fare ricorso:
1. ad argomenti logici (logos), i quali mettono in evidenza dei rapporti causali tra gli argomenti
addotti (condivisi dal destinatario) e la tesi da dimostrare;
2. ad argomenti di autorit (ethos), che mettono in risalto l'affidabilit e l'autorevolezza del
parlante (un esperto in materia, un personaggio noto e stimato, un ente o istituto di ricerca
ecc.);
3. ad argomenti di ordine emotivo e pratico (pathos), pi comuni nel testo persuasivo che in
quello argomentativo vero e proprio.

Il testo informativo
Il testo informativo ha lo scopo di arricchire le conoscenze del destinatario su un determinato problema,
mettendo a sua disposizione dati e notizie di diversa natura.
I principali tipi di testo informativo sono i manuali scolastici, le voci di enciclopedie, gli articoli
scientifici e giornalistici, le guide turistiche. Seppure in forma molto schematica, assolvono alla
funzione informativa anche semplici elenchi di dati e tabelle, come l'orario dei treni o l'elenco dei
nati in Italia in un anno determinato. Il compito di chi compone un testo informativo consiste spesso
nel tradurre i dati contenuti in forma schematica nelle fonti (per esempio, le cifre relative al
commercio estero dell'Italia nell'ultimo decennio) in un testo non schematico (per esempio, un
saggio sul mutamento dei consumi degli italiani).
La chiarezza, l'organicit, la coerente disposizione delle parti sono caratteristiche
fondamentali del testo informativo. Si nota invece una spiccata variabilit per quanto riguarda la
tecnica compositiva: in un testo informativo possiamo trovare parti narrative, descrittive, e
argomentative variamente composte in un insieme. Per quanto riguarda il criterio di ordinamento
delle informazioni noteremo che in un manuale di storia l'esposizione degli eventi segue
preferibilmente un criterio cronologico (di tipo narrativo), la riflessione sugli eventi stessi segue
invece un criterio logico (di tipo argomentativo); in un manuale di fisica prevale l'esposizione
causale-argomentativa; ma anche in quest'ultimo caso vi possono essere narrazioni (per esempio,
come si giunti a un'importante scoperta scientifica) o descrizioni (la forma di un oggetto, le
modalit di realizzazione di un esperimento).
Non di rado i testi informativi ricorrono al sostegno di un paratesto costruito appositamente per
favorire l'accesso alle informazioni: vocaboli e frasi salienti, che sono oggetto di una definizione,
sono stampati con caratteri diversi (in neretto e in tondo); frequentemente sono presenti note a
margine o a pi di pagina, glosse contestuali, tabelle e grafici; si usano schemi e - quando utile, si
impiegano elenchi puntati e numerati. Nei testi di divulgazione si utilizzano anche paragoni e si fa
ricorso, per spiegare concetti particolarmente complessi, anche metafore. Nei testi scientifici
specialistici, invece, in considerazione dell'uditorio cui ci si rivolge, si evitano i traslati e si impiega
una veste grafica pi sobria.

Il saggio breve in cinque capoversi


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Quello dell'esattezza terminologica e della mancanza di connotazione una caratteristica
fondamentale dei testi informativi di tipo scientifico: per questo esso abbonda in definizioni.
Risponde alle esigenze di economia espressiva, oltre che di un'esposizione esposizione chiara ed
ordinata anche il ricorso a simbologia usati in luogo di espressioni pi complesse (per esempio:
chiameremo la forza di gravit G).

Il testo regolativo

Su questo argomento della lezione 5 disponibile la scheda aggiuntiva 3 nella pagina dei
materiali.
Il testo regolativo fornisce norme, prescrizioni o istruzioni e si richiede che il destinatario
riconosca l'autorit dell'emittente. Sono testi regolativi i testi giuridici, i regolamenti che
disciplinano la vita di comunit pi o meno complesse (dal regolamento della palestra o del
condominio agli statuti di grosse societ finanziarie), i manuali che insegnano a svolgere particolari
attivit (dalla manutenzione della motocicletta al giardinaggio), le istruzioni per l'uso (di
apparecchi, medicinali e altro), le ricette di cucina ecc.

Lo stile e la struttura dei testi regolativi


I testi regolativi condividono alcune caratteristiche comuni:
1. sono in genere costituiti da porzioni ben delimitate e gerarchizzate; nei casi dei testi pi
formali tali porzioni sono anche numerate o siglate, in modo da essere facilmente reperibili
per chi le debba consultare;
2. mirano alla massima chiarezza; nel caso dei testi pi formali si perviene ad un'esplicita
identificazione delle categorie di individui e situazioni cui si applicano le regole oggetto di
definizione;
3. chi li emette si qualifica implicitamente come dotato di autorevolezza perch esperto o per
via di una delega specifica;
I testi di legge, che sono parte importante di quelli regolativi, presentano peculiarit aggiuntive:
1. l'emittente un'autorit pubblica (il Governo, un ministero);
2. la massima chiarezza ed inambiguit linguistica sono un prerequisito fondamentale;
3. la struttura interna del testo schematizzata secondo principi stabili e suddivisa in genere in
capi, commi ed articoli. Ciascuna sezione maggiore ha anche un titolo esplicativo.

Da un punto di vista linguistico, nei testi regolativi meno formali (ricette e istruzioni, per
esempio) il testo emanato da una persona esperta. Non necessario che i destinatari siano
menzionati nel testo. La struttura non particolarmente rigida, ma il testo si qualifica comunque per
lo sforzo di risultare chiaro e completo; la formalit del testo variabile, tanto vero che, in vari
casi, lo scritto accompagnato da immagini che facilitano la comprensione. L'emittente pu
rivolgersi direttamente al lettore attraverso l'uso della seconda persona verbale (in una ricetta:
prendete due etti di burro e fatelo sciogliere in pentola...) o adottare le soluzioni pi distaccate
costituite dall'infinito (prendere due etti di burro e farlo sciogliere in pentola...) o dalla costruzione

Il saggio breve in cinque capoversi


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impersonale (si prendano due etti di burro e si facciano sciogliere in pentola...); il modo imperativo
ricorre, per evidenti ragioni solo nei testi regolativi di legge.
In questi ultimi spicca la tendenza al ricorso a un registro formale e impersonale. Vi si fa largo
impiego di termini e costrutti propri del linguaggio burocratico, che tendono a rendere la lettura
piuttosto complessa, ma che mirano, contemporaneamente, a ridurre il tasso di ambiguit al minimo
e ad innalzare il tono della prosa. Ci spiega il ricorrere di aulicismi e di termini antiquati, l'impiego
della terza persona (che esclude qualsiasi riferimento personale al singolo destinatario) e di perifrasi
contenenti verbi modali (in particolare dovere).

Il testo espositivo
Abbiamo visto che la tipologia di Werlich riconosce l'esistenza di cinque tipi testuali fondamentali,
quello narrativo, descrittivo, informativo, normativo, argomentativo. Ci soffermeremo ora nella
descrizione delle caratteristiche pi importanti di quelli informativi/argomentativi, che chiameremo,
nel loro complesso, espositivi.
Un testo espositivo (informativo/argomentativo) risponde al fine fondamentale di comunicare
informazioni ed, eventualmente, di sostenere la validit di un particolare assunto.

Caratteristiche dei testi professionali


Completezza, concisione, immediatezza
I testi espositivi - ad esempio quelli giornalistici, soprattutto di cronaca - mirano in generale
all'accessibilit, alla completezza ed alla concisione.
I loro autori, per ottenere il primo dei risultati, cercano di condensare le notizie fondamentali in
alcuni capoversi (quelli di apertura, negli articoli di media estensione), riservando alla
comunicazione dei dettagli la parte seguente del pezzo: questo modello tematico/informativo detto
top-down; grazie all'adozione di questa logica modulare, gli elementi esplicativi indispensabili
risultano immediatamente disponibili al lettore ed egli pu decidere liberamente se proseguire nella
lettura per avere ulteriori informazioni o se accontentarsi di quelle sommarie che gli sono state
fornite nella prima sezione del testo.
Per conseguire la completezza informativa, invece, gli autori si attengono ancora oggi alla vecchia
regola delle "cinque W", secondo la quale descrivendo un avvenimento si dovrebbe fornire nel
minore spazio possibile ragguagli intorno a "cosa" (What) sia successo, a "quando" tale cosa sia
accaduta (When), a dove essa sia capitata (Where), a "chi" (Who) ne sia stato interessato, ed alle
ragioni presumibili che ne abbiano determinato lo sviluppo (Why).

Percepibilit
In tutti i testi espositivi alcuni elementi del paratesto hanno un'importanza critica: tra questi
si annoverano certamente i titoli, sia quello generale, apposto al testo nel suo complesso, che

Il saggio breve in cinque capoversi


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quelli interni, che servono ad identificarne le sezioni. A proposito di questi ultimi, ribadiamo
che l'importanza di una chiara ed ordinata suddivisione di un documento, soprattutto se
lungo, di grandissimo aiuto nella sua comprensione; ci particolarmente vero se la
titolazione esplicativa, e non ad effetto, e se si ha l'accuratezza raccogliere tutti i titoli in
un sommario, collocato direttamente in apertura del testo. Un ruolo non secondario giocano,
nel rendere un testo pi accettabile e comprensibile anche immagini e disegni, arricchiti di
didascalie esplicative, di richiami, di legende, di liste ed elenchi

Unit
I testi espositivi, per configurarsi come facilmente leggibili, sono anche unitari dal punto di vista
tematico e linguistico; per questa ragione:
a. fanno notevole attenzione all'uso corretto e sufficientemente ampio di legamenti
(coesione/non discontinuit di superficie);
b. sono costellati di parole-chiave che, direttamente o indirettamente, rinviano al tema di base
oggetto di trattazione (coerenza/unit profonda);
c. usano periodi piuttosto brevi e abbastanza semplici.

Strutturalit
I testi espositivi si caratterizzano spesso, oltre che per chiarezza, completezza, accessibilit, unit e
percepibilit anche per la loro strutturalit, ossia per il fatto di essere composti secondo un modello
relativamente vincolante, accreditato presso la comunit degli utenti.
Per quanto ogni gruppo di lavoro tenda a crearsi modelli diversi e particolarmente funzionali alle
proprie esigenze, si registra la tendenza generale ad articolarsi in tre segmenti fondamentali:
l'introduzione, il corpo del testo e la conclusione; attorno ad esse - che costituiscono il testo vero e
proprio - possono essere presenti elementi prefatori ed elementi di chiusura; tra i primi
a. l'intestazione (a volte una vera e propria copertina), in cui sono indicati l'autore (l'ente o la
persona cui si deve la redazione dell'opera), il titolo e l'eventuale sottotitolo, la data o il
periodo di attivit a cui il documento si riferisce. Pu essere presente anche della grafica e,
in particolare nel caso di un'organizzazione pubblica o commerciale, il logo aziendale;
b. l'abstract, ossia un sunto estremamente selettivo dei contenuti della relazione che non
dovrebbe di norma superare l'estensione di una pagina;
c. l'indice (soprattutto nel caso di testi di una certa estensione).
Tra i secondi:
d. le appendici.
e. la bibliografia;
f. il glossario.
Universalit
Il testo espositivo mira in generale ad esporre fatti in maniera "positiva", ovvero il pi possibile
distaccata dall'ego dello scrivente. Si tratta, evidentemente, di una generalizzazione, perch esistono
testi che si potrebbero definire espositivi (perch vogliono informare o persuadere) che sono anche
fortemente egocentrici o carichi di emotivit: li considereremo testi espositivi atipici, senza negare

Il saggio breve in cinque capoversi


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loro una legittima esistenza. Sono dunque caratteristiche correlate all'esigenza di universalit
espositiva:
a. l'uso frequente di forme impersonali, anche nel passivo;
b. l'impiego di lessico preciso, inambiguo e soprattutto, provo di particolari connotazioni; l'uso
dei tecnicismi, sar tanto pi frequente quanto pi professionale sar la audience del testo;
c. l'assenza di artifici retorici particolari.

La scrittura incentrata sul destinatario


Per essere funzionali, i testi professionali devono essere progettati per un'utenza precisa, per una
determinata categoria di lettori primari che lo utilizzeranno in particolari ambienti ed in specifiche
condizioni (per esempio: sul posto di lavoro, in una situazione che li distrae spesso dalla lettura).
Ci significa che si dovranno calibrare accuratamente e il livello di dettaglio della documentazione
ed il suo livello di specializzazione: testi inutilmente ricchi di informazioni - per quanto esatte oppure scritti in maniera troppo complessa non risultano funzionali.

La strutturazione dei documenti professionali


I testi professionali devono fornire informazioni e - eventualmente - argomenti in un ordine
razionale: essi presentano, cio, i dati secondo una logica riconoscibile e segmentandoli in maniera
accurata: capoversi, paragrafi, capitoli, sezioni, volumi corrispondono ad altrettante unit di
contenuto e di comunicazione, e non sono indotte nel continuum testuale arbitrariamente.
indispensabile, a questo proposito, come abbiamo gi visto nei documenti sul processo della
scrittura, individuare una logica di presentazione efficace (spaziale, cronologica, causale) e fare
in modo che il testo venga suddiviso in porzioni corrispondenti al suo contenuto: vi saranno,
dunque, capitoli, che a loro volta verranno articolati in paragrafi, che a loro volta saranno ripartiti in
capoversi, identificati secondo la medesima logica comunicativo-contenutistica.

La titolazione
Un ruolo importante nella strutturazione di un documento ha la titolazione. Per quanto non esistano
ricette che garantiscano il successo, relativamente semplice identificare alcuni criteri di massima
che facilitano la creazione di titoli quantomeno accettabili; essi sono (1) l'informativit; (2) la
specificit; (3) la chiarezza.
Il titolo di un testo professionale deve essere informativo, nel senso che deve fornire al lettore
indicazioni in merito al suo contenuto, e cio all'argomento oggetto di trattazione; deve essere
preciso, cio sufficiente a fargli comprendere quale aspetto dell'argomento vi venga preso in
considerazione ed a quale fine.

La preparazione dell'abstract

Il saggio breve in cinque capoversi


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Su questo argomento della lezione 5 disponibile la scheda aggiuntiva 4 nella pagina dei
materiali.
L'abstract (o riassunto di presentazione) un complemento sempre pi diffuso all'interno dei
documenti professionali. Esso in genere rappresentato da un testo di poche cartelle in cui si
presentano, in estrema sintesi, la natura, gli obiettivi, i risultati e le prospettive di sviluppo della
ricerca intrapresa; lo si premette ai testi di una certa estensione (dalle 15 pagine in su) in modo che i
lettori cui essi sono destinati possano farsi un'idea del loro contenuto e decidano se leggerli ed,
eventualmente, quali sezioni leggerne.
Si distinguono in genere abstract descrittivi (o strutturali) ed informativi (o sostanziali, o
contenutistici: la nomenclatura usata piuttosto variabile). I primi si limitano a presentare un
quadro dell'argomento o degli argomenti affrontati nel testo; i secondi forniscono invece
informazioni precise anche sul contenuto del testo, e sono per questo in genere pi lunghi e
complessi - ma anche pi utili ed informativamente pi ricchi.
Si tenga presente che l'abstract un documento a se stante e che, in quanto tale, deve essere dotato
di indipendenza e di compiutezza: non deve prevedere la lettura di alcuna parte del documento che
riassume, neppure del glossario o delle tavole. Termini specialistici o utilizzati in accezioni
particolari dovranno, quindi, essere spiegati contestualmente o - se possibile - evitati; ai dati di
tabelle o grafi si potr fare cenno solo cursoriamente e per quanto necessario alla comprensione del
contenuto generale del testo: i dettagli esplicativi saranno invece riservati al documento vero e
proprio. Se strettamente necessario visualizzare tabelle o altri complementi grafici, li si dovr
ripetere.

La preparazione del sommario


Su questo argomento della lezione 5 disponibile la scheda aggiuntiva 5 nella pagina dei
materiali.
In un testo professionale il sommario costituisce un valido supplemento all'abstract, perch
raggruppa e presenta in formato di lista i titoli di tutti i capitoli ed i sottocapitoli del documento. In
linea di massima si suggerisce di elencare - utilizzando caratteri che permettano di distinguere a
prima vista la gerarchia dei componenti - tutti i titoli sino al terzo livello, omettendo, se sono
presenti, sottopartizioni di livelli inferiori. Alcuni scriventi, tuttavia, preferiscono riportare tutti i
titoli, anche a rischio di generare liste molto lunghe e complesse: una scelta la cui opportunit
deve essere valutata di volta in volta, in base a criteri di funzionalit

La scrittura della premessa


Su questo argomento della lezione 5 disponibile la scheda aggiuntiva 6 nella pagina dei
materiali.
La Premessa costituisce un elemento del paratesto, e non del testo vero e proprio: ad essa, quindi se presente - si dovrebbero affidare solo informazioni di contorno (per esempio, indicazioni sulle
ragioni che hanno spinto ad intraprendere lo studio o chiarimenti in merito alla sua collocazione
all'interno di progetti pi ampi); le indicazioni pi strettamente pertinenti al testo (quelle relative

Il saggio breve in cinque capoversi


alle sue finalit, ai metodi, alla struttura), invece, dovranno invece essere spostate
nell'Introduzione, che ne costituisce invece la prima parte.

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La stesura dell'Introduzione
Su questo argomento della lezione 5 disponibile la scheda aggiuntiva 7 nella pagina dei
materiali.
Al contrario della Premessa, l'Introduzione pone il lettore entro il documento. In generale,
l'introduzione di un documento professionale risponde a quattro fini fondamentali:
a. indicare la natura del testo;
b. chiarire la sua funzione;
c. precisare quali siano le conoscenze presupposte ai fini della sua comprensione ed
eventualmente - valutate le caratteristiche del proprio uditorio - fornire informazioni di
supporto;
d. evidenziare quale sia la sua struttura.
In particolare, per quanto attiene al punto a., si dovrebbero chiarire, nell'Introduzione, quali siano
l'estensione ed i limiti del documento: quali, cio, gli argomenti trattati, quale l'ottica in cui essi
sono presi in considerazione, quale la prospettiva adottata nella trattazione (si potranno anche
indicare, naturalmente, quali siano gli argomenti che non si sono presi in considerazione, le variabili
che non si sono tenute in conto, i quadri problematici che si sono ignorati).
Per quanto concerne il punto b., si dovrebbero precisare nel segmento introduttivo del documento
non solo le finalit per cui il testo stato realizzato, ma anche le ragioni che fanno di esso un
contributo utile alla comunit degli intellettuali; se possibile - soprattutto in ambito tecnico -
buona norma mettere in evidenza anche potenziali vantaggi pratici che derivino dall'uso dei dati
raccolti nello scritto o dall'implementazione dei suggerimenti che esso fornisce.
Quanto poi il punto c., sarebbe utile fornire, in una sezione dell'Introduzione, le notizie di fondo che
appaiono funzionali a rendere pi facile e completa, al proprio uditorio, la comprensione del testo:
ovvio che la quantit di informazione deve essere tanto pi ampia quanto pi settoriale il testo e
quanto meno specialistico il suo destinatario primario.
In merito, infine, al punto .d, ci si dovrebbe preoccupare di chiarire sempre, secondo modalit
variabili, quali siano l'articolazione e la struttura del documento, costruendone una sorta di "mappa"
che guidi il lettore nella sua interpretazione (di mappe e di struttura della documentazione scritta si
gi detto nel documento dedicato al Processo della scrittura; della mappa di un breve testo
informativo/argomentativo si detto anche nel testo intitolato Costruire un testo dalla mappa
all'impaginato, presentandolo nella forma del blueprint).

L'articolazione in sezioni
Dove si dovrebbero operare i tagli in un testo scientifico? Non facile dare una risposta che non
rischi di essere generica: un suggerimento sempre valido quello di considerare il brano che si
vorrebbe trasformare in una unit formale (sezione, capitolo, paragrafo, capoverso) verificando che
esso coincida effettivamente con un'unit di informazione, chiaramente distinta da quelle che lo
precedono e lo seguono, per quanto ad esse collegato.

Il saggio breve in cinque capoversi


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Si verifichi anche che tale unit, se pi ampia di un capoverso, possa essere titolata: il fatto di poter
dare un titolo informativo ad una porzione di testo indica che essa si diffonde su un argomento
preciso; il fatto contrario, invece, suggerisce, di norma, che il segmento testuale non
sufficientemente indipendente e che deve essere, per questo, accorpato a quello che lo precede o a
quello che lo segue.
Nel caso di un capoverso, l'applicazione di un titolo pu sembrare pretestuosa: pu essere allora pi
utile tentare di identificarne la frase guida o topic sentence, che dovrebbe esprimere il nucleo
informativo del capoverso: se essa presente ed facilmente individuabile, quello che si sta
analizzando un paragrafo ben formato, altrimenti dovr essere rivisto e completato.

La scrittura delle conclusioni


La conclusione di un testo tecnico-scientifico e professionale contiene, di norma, (a) la
presentazione delle conclusioni cui ha condotto la propria indagine; (b) una loro analisi e (c), se ci
ha un senso, la proposta di un loro sviluppo applicativo o teoretico.

Le appendici documentarie ed iconografiche e gli allegati


L'allestimento di una o pi appendici documentarie risponde, in generale a differenti esigenze:
quella di offrire informazioni dettagliate, che non possono essere incluse nel corpo del testo perch
troppo ampie o perch, comunque, tali da interrompere il flusso testuale; quella di fornire
informazioni utili soprattutto all'uditorio secondario; quella di arricchire la propria documentazione
con materiale interessante ma di interesse collaterale e, quindi, non collocabile entro il nucleo
testuale principale.
A fini analoghi rispondono le appendici iconografiche; si aggiunga che, in alcuni casi, la scelta di
collocare in appendice il materiale iconografico reso necessario dalla gestione del documento: se,
infatti, la collocazione di figure, diagrammi e grafici in prossimit del testo che vi fa riferimento
senz'altro la soluzione comunicativamente pi efficace, quando l'apparato sia particolarmente esteso
o quando le illustrazioni siano molto voluminose, essa non praticabile. Non resta, dunque, in
questi casi, che inserire le immagini indispensabili nel corpo del testo e rinviare al resto della
documentazione in appendice.
Si ricordi che le appendici devono essere numerate in sequenza (Appendice 1, Appendice 2 ecc.
oppure Appendice A, Appendice B ecc.) e portare un titolo esplicativo (Appendice1: testi e
documenti su significato e referenza nella filosofia del linguaggio; Appendice 2: diagramma di
flusso per l'allestimento di un sito Web, dalla progettazione alla messa in linea; Appendice A: testo
del protocollo di intesa per la realizzazione del progetto Alfa-gammatronics).

Il saggio breve in cinque capoversi

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Lezione 6
Tipi di testo: una classificazione pragmatica

Dopo aver trattato nella precedente lezione la tipologia testuale di Werlich, in questa lezione si
presenta un secondo modello di classificazione dei testi, proposto da Sabatini e basato su criteri
pragmatici. Esso ci permette di rispondere a domande finora rimaste in sospeso, come ad esempio:
posto che quasi tutti i testi hanno finalit multiple, esistono dei tratti linguistici connaturati al
singolo tipo di testo? Il destinatario immaginario o reale ha o no un peso nel determinare le
caratteristiche di ci che scrivo? Perch per certi tipi di testo decisivo utilizzare un linguaggio
preciso e univoco, e per altri no?

La lezione in breve
La tipologia classica di Werlich, pur interessante e nota, presenta alcuni limiti rappresentati, per
esempio, dalle scarse indicazioni sulle caratteristiche linguistiche dei vari tipi testuali e dalla
mancata considerazione del ruolo del destinatario dei messaggi. A queste carenze sopperisce il
modello di classificazione pragmatico di Sabatini, che si fonda su tre parametri fondamentali,
incentrati sul mittente: la materia di base del testo, il genere di discorso (identificabile con il "tipo"
funzionale di Werlich), la forma testuale (intesa come risultante anche di regole e convenzioni
sociali). Inoltre, la classificazione tiene conto dellattivit interpretativa del destinatario, inteso
come elemento non passivo nel processo di comunicazione. A partire da questi presupposti,
Sabatini propone quindi una tipologia basata sul grado di rigidezza/esplicitezza del vincolo
interpretativo posto dal mittente e sulla funzione per cui il testo viene prodotto.
La categorizzazione sabatiniana riconosce quindi: testi con discorso molto vincolante
(massimamente espliciti nelle intenzioni del mittente; es. testi scientifici, tecnici, giuridici),
mediamente vincolante (es. testi espositivi, educativi, informativi divulgativi), poco vincolante
(es. testi letterari). Per quanto riguarda le caratteristiche dei singoli tipi testuali, il maggior o minor
grado di esplicitezza determinato da alcuni importanti fattori: la struttura del testo, la coerenza
logica, l'uso dei legamenti, l'uso della punteggiatura, la struttura del paratesto.

Sommario
Una tipologia pragmatica

La materia di base, il genere di discorso, la forma testuale

L'attivit interpretativa del destinatario ed i vincoli posti dall'autore

Il saggio breve in cinque capoversi


La proposta di classificazione
I testi con discorso molto vincolante
I testi con discorso mediamente vincolante

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3
7
9

Il saggio breve in cinque capoversi

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Una tipologia pragmatica


La tipologia di Werlich, per quanto molto nota, interessante da vari punti di vista e certamente
utile a certi fini, presenta tuttavia varie carenze, che si possono riassumere nei punti che seguono:
1. fornisce scarse indicazioni di tipo linguistico utili alla classificazione dei testi che, infatti,
vengono ascritti ad una o all'altra delle categorie sulla base della finalit per cui sono stati
redatti;
2. ignora le dinamiche comunicative che presiedono alla produzione ed all'uso dei testi; in
particolare, non tiene in alcuna considerazione l'attivit del destinatario dei messaggi.
Per tenere conto di queste esigenze, in tempi recenti sono state avanzate altre proposte di
classificazione dei testi; quella che prenderemo in considerazione in questa sezione del testo
risale a Francesco Sabatini, che l'ha resa pubblica e perfezionata in numerosi interventi successivi
(si vedano i titoli presentati in bibliografia, in particolare Sabatini 1990, 1999 e 2001); essa riprende
ed amplia, problematizzandolo e collocandolo in una prospettiva propriamente semiotica (di teoria
della produzione segnica, per usare l'espressione che abbiamo impiegato pi volte nel documento
dedicato alla comunicazione), il modello classico - werlichiano - sussumendolo in qualche modo
sotto una teoria pi comprensiva e riconducendolo ad un sistema concettuale pi generale.

La materia di base, il genere di discorso, la forma testuale


Il modello di Sabatini prevede che, al fine di pervenire ad una classificazione convincente di
un testo, si debbano tenere in considerazione tre elementi fondamentali:
1. la materia di base, cio l'insieme di informazioni attorno alle quali si incentra il testo, i dati
ed i fatti di cui si predica qualcosa;
2. il genere di discorso, ovvero il modo in cui l'emittente decide trattare e di rappresentare la
materia di base. Tra i generi di discorso si annoverano in genere i "tipi" di Werlich (e si
riconosce, con ci, l'esistenza di generi narrativi, informativi, regolativi, descrittivi ed
argomentativi), ma si ammette che possibile individuarne altri, tra i quali, in parziale
sovrapposizione con quelli elencati in precedenza, si ricordano quelli espositivi, quelli
istruttivi, quelli esplicativi, quelli conativi ed altri ancora;
3. la forma testuale, ossia l'incarnazione della materia di base e del genere di discorso in un
testo concreto, le cui caratteristiche formali sono determinate anche da convenzioni di
ordine socioculturale.
Oltre ad essi - che sono per cos dire incentrati sul mittente - un'analisi che miri alla
tipologizzazione di un testo deve naturalmente tenere conto del co-attore di uno scambio
comunicativo: il destinatario di cui si deve tenere in considerazione l'attivit interpretativa.

L'attivit interpretativa del destinatario ed i vincoli posti dall'autore


Sabatini sottolinea come il destinatario non sia un elemento passivo, il mero riceventedecodificatore delle sequenze di messaggi inviategli dal mittente: un vero e proprio
interprete del testo, che - come abbiamo ripetutamente sottolineato nei documenti dedicati alla
natura del testo ed alla comunicazione - attiva una serie di complesse operazioni ermeneutiche che
gli consentono di pervenire all'attribuzione di un senso al testo sulla base di conoscenze ed
aspettative di vario tipo.

Il saggio breve in cinque capoversi

57

Dal momento che in questa operazione di ricognizione del testo il suo destinatario si pu muovere,
astrattamente, in tutte le direzioni possibili, inverando, eventualmente, anche interpretazioni che
l'autore non considera desiderabili, questi mette in opera una serie di meccanismi che dovrebbero
guidare la fruizione del testo: l'autore, insomma, pone al destinatario alcuni vincoli
interpretativi.
Alla base di questo modello della testualit, in effetti, sta un concetto di interpretazione molto
preciso, secondo il quale esiste di fatto un'interpretazione pi corretta di altre: quella che si dimostra
rispettosa (1) delle intenzioni comunicative dell'autore; (2) della cultura in cui stato creato, e cio
in un modo che tenga conto dei modelli scientifici, tecnici, filosofici di riferimento operativi, delle
tradizioni convalidate, dei modelli formali accreditati.

La proposta di classificazione
Proprio operando sulla base delle considerazioni cui si fatto riferimento nei paragrafi precedenti,
lo studioso propone di catalogare i testi in base al loro grado di rigidit/esplicitezza ed alla
funzione per cui sono stati prodotti e, quindi, in base alla quantit e qualit dei vincoli
interpretativi posti dal mittente di un testo al suo destinatario. Ma egli non si limita a proporre una
tassonomia generale e, dunque, necessariamente generica: dopo avere identificato, a partire da
questo punto di osservazione, un certo numero di categorie e sottocategorie entro le quali
inquadrare tutti i testi possibili, elenca infatti anche numerose caratteristiche formali che
sarebbero tipiche di ciascuna di esse e tenta cos di fornire di basi oggettive i tentativi di
classificazione basati sulla sua proposta tipologica.
Nei paragrafi che seguono vedremo, pi in dettaglio, cosa proponga la sua categorizzazione e ci
soffermeremo ad esaminare quelli che egli chiama "testi con discorso molto vincolante" e "testi con
discorso mediamente vincolante".

Testi vincolanti e testi meno vincolanti; testi espliciti e testi impliciti


In sostanza, il modello di Sabatini propone di suddividere i testi in tre categorie fondamentali::
a.
quella dei testi con discorso molto vincolante (che sarebbero anche massimamente espliciti);
b.
quella dei testi con discorso mediamente vincolante;
c.
quella dei testi con discorso poco vincolante (che sarebbero anche minimamente espliciti).
Rientrerebbero nella prima categoria (1) i testi scientifici, (2) quelli tecnici e (3) quelli giuridici,
normativi e regolativi ( il caso, ad esempio, di trattati ed i saggi, manualistica tecnica e relazioni;
leggi e decreti, regolamenti, atti amministrativi); farebbero parte della seconda (1) i testi espositivi
ed educativi e (2) quelli informativi di carattere divulgativo (che l'autore chiama, talora, testi
comuni in prosa; il caso di alcuni manuali di studio, "di saggi su argomenti sociali, storici, politici
e simili", di scritture divulgative di vario argomento, di articoli di giornale e rivista); sarebbero da
raccogliere nel terzo gruppo i testi letterari prosastici e poetici.
Nel contesto di riferimento, esplicito significherebbe tale da curare l'evidenza e la chiarezza dei
propri concetti sul piano delle loro manifestazioni linguistiche, testuali e paratestuali.

Il saggio breve in cinque capoversi

58

A concorrere alla definizione dell'esplicitezza di un testo sarebbero, in particolare:


a.
b.
c.
d.
e.

la struttura del testo;


la coerenza logica;
l'uso dei legamenti;
l'uso della punteggiatura;
la struttura del paratesto.

Proponiamo - per rendere pi chiaro il modello sabatiniano - la tabella proposta dall'autore nella sua
grammatica del 1990 alle pagine 638-639 (in essa la presenza di un tratto linguistico indicata dal
segno <+>, l'assenza dal segno <->, una presenza variabile da <>); prenderemo poi partitamente in
esame, nei paragrafi che seguono, i testi molto vincolanti e quelli mediamente vincolanti, dei quali
presenteremo brevemente le caratteristiche fondamentali e per i quali forniremo anche alcuni
esempi.

GRIGLIA DI TRATTI
PER UNA
T. MOLTO
TIPOLOGIA
VINCOLANTI
TESTUALE

T.
T. POCO
MEDIAMENTE
VINCOLANTI
VINCOLANTI

TRATTI
Scient. Giurid. Tecn. Studio
CARATTERIZZANTI

Divulg. Prosa

Poesia

1. Ordine di
costruzione
rigorosamente
impostato ed
evidenziato (blocchi di +
testo abbastanza brevi,
per lo pi numerati e
concatenati da chiari
legamenti sintattici).

2. Riferimento a
precisi principi e
concetti di partenza
( del tipo assioma e
postulato) esposti nel
testo stesso o
richiamati o sottintesi

3. Definizioni esatte di
fenomeni,
comportamenti,
+
oggetti, ecc. , e
codificazione dei
relativi termini

Il saggio breve in cinque capoversi

59

4. Esposizione di
alcune informazioni
anche attraverso
+
formule (con simboli e
numeri), tabelle e
grafici

5. Uso frequente di
legamenti sintattici a
distanza (in tempi
ampi)

6. Uso di legamenti
semantici solo del tipo
+
ripetizioni,
sostituenti o ipernimi

7. Punteggiatura che
rispetta sempre la
costruzione sintattica
dellintera frase (non
la interrompe quasi
mai con punto e
virgola e mai col
punto fermo; i due
punti sono usati solo
prima di elenchi ,
definizioni, formule)

8. Prevalenza della
costruzione passiva
normale su quella col
si passivante
(ed esclusione della
frase segmentata)
per esprimere la
direzione di
osservazione passiva
degli eventi

9. Uso di esempi per


illustrare il discorso

10. I concetti vengono


ripetuti in forme
diverse ( parafrasi)

11.Variet di caratteri
tipografici dentro il
testo ( a prescindere
dai titoli)

Il saggio breve in cinque capoversi

60

12. Frasi incidentali

13. Inizio di enunciati


con E e Ma

14. Lautore si rivolge


direttamente al lettore
o ai lettori (usando il
tuo il voi) o
rivolge il discorso del
testo a uno specifico
destinatario

15. Presenza di
avverbi frasali (in
funzione di
espansioni)

16. Costruzioni
impersonali col
si (non considerando
le frasi soggettive)

17. Lautore parla


spesso in prima
persona singolare
(io)

18. Ellissi di
preannuncio

19. Sinonimi

20. Frasi interrogative


ed esclamative

21. Metafore,
metonimie,
sineddochi, litoti,
ironie

22. Brani in discorso


diretto

23. Uso di anafora a


breve distanza, per
ricerca di effetto e non
per necessit tecnica

24. Paragoni

25. Coordinazione per


asndeto (o

Il saggio breve in cinque capoversi

61

giustapposizione ) e
per polisndeto
26. Uso della forma
media dei verbi (o
riflessivo di affetto)

27. Stile nominale


(assenza di verbi negli
enunciati; enunciati
anche di una sola
parola)

28. Interiezioni e
onomatopee

29. Coesione
puramente semantica
in parziale sostituzione
di quella sintattica

30. Coesione affidata


anche alla prosodia e
agli effetti sonori
(ritmo, assonanze,
consonanze, rime

I testi con discorso molto vincolante


I testi con discorso molto vincolante sono sempre caratterizzati, secondo il modello di Sabatini
dai seguenti caratteri (cfr. i punti 1-8 della tabella proposta nel paragrafo precedente):
a.
ordine di costruzione rigoroso e reso evidente tramite artifici linguistici (legamenti sintattici)
che tramite la suddivisione del testo in unit gerarchiche;
b.
dichiarazione esplicita degli assiomi e dei principi teorici su cui si fonda il discorso
dell'autore; dichiarazione esplicita delle ipotesi di lavoro, dei criteri e dei metodi seguiti nel
caso il testo abbia carattere di ricerca sperimentale;
c.
presenza di definizioni non impressionistiche di fenomeni ed oggetti;
d.
uso formule, tabelle e grafici;
e.
generale attenzione all'uso di lessico nella sua funzione denotativa; impiego aproblematico di
ripetizioni; impiego misurato di sinonimi; uso privilegiato di iperonimi ed iponimi o di
sostituenti; uso di terminologie e/o di lessico altamente formalizzato;
f.
diffusione dei costrutti passivi, soprattutto di quelli impersonali con il si passivante.
Essi non presentano, invece, mai, quelli elencati nella lista che segue (si vedano i punti 12-30
della tabella):
a.

l'uso di incidentali;

b.

c.

d.

e.
f.

Il saggio breve in cinque capoversi


62
l'uso di legamenti testuali (o di congiunzioni coordinative e subordinative con funzione di
connettivo testuale, come in: Ho raccolto molti messaggi, alcuni chiaramente espressi, altri
sommessi. E ho cercato, cerco, di corrispondervi. Oppure, per la congiunzione subordinante:
Cauta soddisfazione e molto understatment, dunque. Anche se l'avere aggirato lo scoglio
dell'Ime ha pesato e peser parecchio nella ammissione dell'Italia all'Euro, rafforzando
indirettamente tra l'altro il ruolo di Antonio Fazio);
l'uso di elementi linguistici che manifestino la presenza diretta e personale dell'autore e quella
altrettanto diretta e personale del destinatario del testo (uso diffuso della prima persona
singolare come voce dell'autore [ritengo che questa posizione sia inaccettabile]; impiego
di allocuzioni al lettore [tu, voi: capite, allora, a cosa conduce questo fatto: ad una
discriminazione netta dei lavoratori dipendenti]; impiego di forme medie del verbo [mi
preparo una frittata]);
l'uso di artifici retorici di movimentazione del testo (catafore retoriche o ellissi di
preannuncio; metafore ed altre figure di pensiero; paragoni; frasi interrogative, soprattutto se
retoriche; frasi esclamative);
l'impiego di inserti di discorso diretto;
uso di moduli sintattici che presentino elementi di implicitezza, di marcatezza o che siano
connotate in senso espressivo (semplice giustapposizione; coordinazione per asindeto;
coordinazione non indispensabile per polisindeto).

Quelle indicate sarebbero caratteristiche condivise da tutti i testi con discorso molto vincolante; le
classi in cui si articola la macro-categoria di cui essi fanno parte - quella dei testi scientifici, quella
dei testi giuridici e quella dei testi tecnici, come si detto - ne presentano, per, di specifiche. Pur
rinviando, per una ricognizione approfondita, alla tabella gi citata, presenteremo alcune di esse nei
paragrafi che seguono.

Testi scientifici
Su questo argomento della lezione 6 disponibile la scheda aggiuntiva 1 nella pagina dei
materiali.
Tra tutti testi con discorso molto vincolante, i testi scientifici presentano in misura pi
accentuata caratteri di cogenza e di esplicitezza: essi, infatti, (1) dichiarano sempre principi di
riferimento, assiomi, ipotesi, criteri metodologici di ricerca e raccolta di dati ed assetti procedurali;
(2) impiegano lessico formalizzato e, ove disponibili, fanno ricorso a terminologie; (3) presentano
chiarezza ed evidenza di strutturazione; (4) utilizzano sussidi grafici soprattutto nella forma di
diagrammi; (5) evitano il ricorso ad implicature e ad ogni artificio retorico.
La ragione per cui i testi scientifici si presenterebbero come irrefutabili sarebbero naturalmente
ricollegabili con la finalit per la quale essi vengono realizzati: quella di favorire la trasmissione
inequivoca di informazioni e, cio, di garantire interpretazioni "corrette" (il concetto di
interpretazione "corretta", peraltro, tutt'altro che aproblematico: si vedano - per chiarimenti in
merito alla dinamica della produzione di messaggi in formato testuale e della loro di interpretazione
- i documenti dedicati alla comunicazione ed alla natura del testo).
L'ottica che guiderebbe l'agire dell'autore di testi scientifici, insomma, sarebbe quella di conseguire la
massima rigorosit ed una vera e propria universalit.

Il saggio breve in cinque capoversi

63

Testi giuridici
Anche i testi giuridici hanno la caratteristica di essere molto vincolanti: come gi nel caso delle
scritture scientifiche, i loro estensori curano particolarmente l'accuratezza e l'esplicitezza della
strutturazione, l'inambiguit del lessico; in questo caso, tuttavia, non impiegano le risorse
grafiche che sono tipiche della testualit scientifica e tecnica.
Anche nel caso di quelle giuridiche la particolare obbligatoriet discenderebbe dai loro fini
istituzionali: quelli di imporre inambiguamente alcuni comportamenti e di inibirne altri.

Testi tecnici
Su questo argomento della lezione 6 disponibile la scheda aggiuntiva 2 nella pagina dei
materiali.
Pure i testi tecnici condividono con quelli scientifici e con quelli giuridici la tendenza di fondo alla
precisione ed alla chiarezza; a differenziarli sia dagli uni che dagli altri soprattutto l'intento
eminentemente pratico per cui vengono realizzati; esso consiglia in generale agli autori di mirare
soprattutto a migliorarne la leggibilit, l'usabilit e l'accessibilit attraverso una serie di specifici
accorgimenti di tipo paratestuale, testuale e propriamente linguistico.
In particolare, il testo tecnico si avvantaggerebbe (1) dell'uso di esemplificazioni e di parafrasi e
dell'impiego di alcuni artifici grafici, come l'uso di font particolari; (2) non rifuggirebbe dal colore;
(3) farebbe ricorso ad un ampio apparato iconografico; (4) impiegherebbe layout non
necessariamente istituzionali; (5) farebbe ampio spazio ad esempi e non disdegnerebbe l'impiego di
parafrasi; (6) impiegherebbe anche lessico non strettamente specialistico.

I testi con discorso mediamente vincolante


All'interno della categoria dei testi con discorso mediamente vincolante rientrerebbero
scritture con finalit eminentemente informativa pensati per lettori non specialisti. Sarebbero,
dunque, da considerare come facenti parte di questa categoria (1) alcuni strumenti di studio, (2) la
maggior parte dei documenti di divulgazione e (3) le scritture giornalistiche. La tabella presentata
nei paragrafi introduttivi di questa sezione analizza congiuntamente i testi divulgativi e di
informazione comune (per esempio quelli giornalistici), opponendoli ai testi di studio, che
presentano caratteristiche molto differenti.
Una caratterizzazione formale complessiva dei testi mediamente vincolanti - che, come si sar
capito, costituiscono una categoria molto eterogenea - risulta piuttosto difficile (il modello di
Sabatini presenta infatti - come appare evidente da un'analisi dei dati presentati nella tabella - un
netto discrimine tra testi mediamente vincolanti di studio e di divulgazione); in ogni caso, essi
mostrerebbero:
a.
alcuni dei tratti che sono caratteristici dei testi molto vincolanti, soprattutto quelli che sono
pi propri dei testi scientifici e tecnici (quelli elencati ai punti 1-8 della tabella); la
rappresentanza di questi elementi pi alta nei testi di studio che in quelli divulgativi;

b.
c.

d.

Il saggio breve in cinque capoversi


64
alcuni tratti che sono caratteristici - tra i testi molto vincolanti - soprattutto dei testi scientifici
(quelli elencati ai punti 9-12 della tabella);
alcuni tratti pi specifici, che sono comuni, per, soprattutto dei testi divulgativi e di
informazione comune, ed invece pi scarsamente rappresentati in quelli di studio (quelli
elencati ai punti 13-22 della tabella);
alcuni tratti che sono pi tipici dei testi poco vincolanti (quelli elencati ai punti 23-28 della
tabella); essi sarebbero rappresentati praticamente solo tra i testi divulgativi.

Il fatto che - come si detto - esista una netta separazione tra i testi mediamente vincolanti di
studio e di divulgazione rende praticamente impossibile presentare, come si fatto per i testi molto
vincolanti, un repertorio unitario di tratti caratterizzanti, ed obbliga invece ad un'indagine separata
delle due categorie. La affronteremo nei due paragrafi che seguono.

I testi di studio
I testi mediamente vincolanti di fascia alta - quelli di studio - si caratterizzano, nel modello di
Sabatini, per il fatto di presentare le seguenti caratteristiche (proprie - come si detto - anche
dei testi molto vincolanti: si veda il punto a) dell'elenco precedente):
a.
b.
c.
d.
e.

ordine di costruzione rigoroso, accurata suddivisione del testo in unit gerarchiche, frequenza
di legamenti sintattici;
dichiarazione esplicita degli assiomi e dei principi, ipotesi, criteri e metodi;
presenza di definizioni non impressionistiche;
uso di formule, tabelle e grafici;
generale attenzione all'uso di lessico nella sua funzione denotativa.

Essi presenterebbero, poi, altre caratteristiche, che non sono invece tipiche dei testi vincolanti,
se non di quelli tecnici (vi si fatto riferimento al punto b) dell'elenco precedente), le seguenti:
a.
b.

c.
d.
e.
f.
g.

impiego di ripetizioni, di iperonimi ed iponimi o di sostituenti ma anche di sinonimi;


uso modico di lessico attinto a terminologie specialistiche e/o di lessico altamente
formalizzato; loro sostituzione con lessico pi accessibile; uso frequente di parafrasi
esplicative;
uso di esempi;
ricorso normale ad artifici tipografici di messa in rilievo dei concetti salienti del testo;
uso di incidentali;
uso modico di legamenti testuali (o di congiunzioni coordinative e subordinative con
funzione di connettivo testuale);
uso modico di elementi linguistici che manifestino la presenza diretta e personale dell'autore
e quella altrettanto diretta e personale del destinatario del testo.

I testi di divulgazione e di informazione comune


Su questo argomento della lezione 6 disponibile la scheda aggiuntiva 3 nella pagina dei
materiali.

Il saggio breve in cinque capoversi

65

I testi mediamente vincolanti di fascia bassa - quelli di divulgazione e di informazione comune


- mostrerebbero spesso le seguenti caratteristiche, che non sono in genere condivise dai testi
molto vincolanti (vi si fatto riferimento al punto c. dell'elenco precedente):
a.

b.
c.

uso di artifici retorici di movimentazione del testo (catafore retoriche o ellissi di preannuncio;
metafore ed altre figure di pensiero; paragoni; frasi interrogative, soprattutto se retoriche;
frasi esclamative; anafore retoriche; paragoni);
impiego di inserti di discorso diretto;
uso di moduli sintattici che presentino elementi di implicitezza, di marcatezza o che siano
connotate in senso espressivo (semplice giustapposizione; coordinazione per asindeto;
nominalizzazione, cio proposizioni nominali, uso di perifrasi nominali).

Il saggio breve in cinque capoversi

66

Lezione 7
Norme interpuntorie ed ortodattilografiche
Prima di passare alla sezione del corso dedicata alla scrittura del saggio breve, si affronta in questa
lezione un ultimo importante argomento: la punteggiatura e lortodattilografia. Si tratta di aspetti
che molto spesso vengono sottovalutati e trascurati nella scrittura di un testo, ma che, al contrario,
concorrono in modo determinante alla realizzazione di documenti professionali e funzionali. Basti
solo pensare allimportanza di un loro corretto impiego nella redazione di una tesi di laurea o di una
bibliografia.
In questa lezione si presenta un elenco di regole di base, che potranno essere utili per evitare gli
errori pi gravi.

La lezione in breve
Il rispetto delle norme interpuntorie e degli usi ortodattilografici molto importante nei
documenti professionali. Alla punteggiatura spetta infatti, tra laltro, il compito fondamentale di
surrogare nella scrittura le pause ritmiche ed espressive del parlato, contribuendo a determinare, in
alcuni casi, il senso stesso di un enunciato (es. Il falegname, che viene luned, in gamba e Il
falegname che viene luned in gamba). In questo senso, di fondamentale importanza imparare ad
utilizzare i segni di punteggiatura non in modo spontaneo ed irriflesso, ma consapevolmente del
loro valore determinante ai fini dellinterpretazione del testo stesso.
I principali segni interpuntori sono: la virgola, il punto e virgola, i due punti, il punto fermo, il
punto esclamativo e il punto interrogativo. A questi si affiancano alcuni segni minori, ma
ugualmente importanti, come le virgolette e i puntini di sospensione. Ciascuno di essi svolge una
precisa funzione e presenta alcune norme grammaticali dimpiego.
Oltre alle norme di punteggiatura, esistono poi alcune regole relative alla dattilografia il cui
rispetto oggi un presupposto essenziale per la scrittura professionale, data lormai capillare
diffusione di strumenti elettronici per la composizione di testi.

Sommario
Norme interpuntorie.2
La virgola..2
Il punto e virgola...4
I due punti.5
Il punto fermo, l'esclamativo e l'interrogativo..6
I segni minori: le virgolette e i puntini di sospensione.8
Norme ortodattilografiche..10

Il saggio breve in cinque capoversi

67

Norme interpuntorie
L'inventario dei segni di interpunzione comprende sei segni fondamentali: la virgola, il punto e
virgola, i due punti, il punto fermo, il punto esclamativo, il punto interrogativo. A questi si devono
aggiungere alcuni altri quattro segni di uso pi particolare: i puntini di sospensione, le parentesi,
i trattini, le virgolette. In questa lezioni i segni verranno presi in considerazione nell'ordine che
segue:

la virgola, le parentesi ed i trattini;


il punto e virgola;
i due punti;
il punto fermo, l'esclamativo e l'interrogativo
i segni minori (i puntini di sospensione e le virgolette).

Un paragrafo dedicato alle pi importanti norme ortodattilografiche concluder l'excursus.

La virgola
La virgola serve sia a distinguere tra di loro sia elementi che costituiscono una proposizione (parole,
sintagmi), sia elementi che costituiscono un periodo. La si usa, dunque, ad indicare:

il punto di congiunzione, all'interno di una proposizione, tra ciascuno degli elementi di una
lista in cui non si usino congiunzioni (collegamento per asindeto).
Esempio: Ieri siamo andati in gita a Lucino; c'eravamo tutti: io, mio padre, mia cugina e
mio zio.

Il punto di congiunzione, all'interno di un periodo, di due coordinate quando siano presenti


delle congiunzioni, ed in particolare o oppure ma (quando non sono presenti congiunzioni si
usano il punto e virgola, i due punti o il punto fermo: vedi oltre il secondo dei due punti
dedicati agli usi erronei della virgola); l'uso della virgola non obbligatorio:
Esempi: Non ho mai potuto sopportare le rape ed ho sempre odiato il fegato.
O mangi la minestra di zucchine(,) o salti la cena del tutto.
Non ho mai potuto sopportare le rape(,) ma ho sempre amato il fegato.

Se le proposizioni sono pi di due, si mette la virgola davanti a ciascun elemento; l'ultimo


membro della serie non necessariamente preceduto da virgola, ma lo abbastanza
frequentemente se si tratta di o e ma:
Esempi: Non ho mai potuto sopportare le rape, ho sempre odiato il fegato (,) ed ho sempre
rifiutato di mangiare le pere cotte.
Non ho mai potuto sopportare le rape, ho sempre odiato il fegato(,) ma ho sempre
amato le pere cotte.

Il saggio breve in cinque capoversi


68
Lo statuto particolare, all'interno di una proposizione, di un sintagma esteso che preceda il
soggetto ed il verbo:
Esempio: Anche dopo un lungo interrogatorio, l'indiziato si rifiut di parlare.

Il punto, all'interno di un periodo, in cui una subordinata che precede la principale le si


congiunge:
Esempio: Quando verrai a casa mia, ti dar il tuo disco.

Lo statuto particolare, all'interno di una proposizione o di un periodo, di un elemento


incidentale, appositivo o tale comunque da interrompere il flusso della proposizione o del
periodo:
Esempio: Giovanni, il medico, alz il capo scuotendolo.
Gli studenti, con il loro docente, entrarono nel laboratorio.
Domani, per quanti sforzi possa fare, non sar in grado di raggiungerti alla
stazione.
Le case di montagna, che hanno molto fascino, mi attraggono molto ('mi
attraggono molto tutte le case di montagna, perch hanno molto fascino')
Ma: Le case di montagna che hanno molto fascino mi attraggono molto ('mi
attraggono solo le case di montagna che hanno molto fascino')1.

In molti casi gli elementi incidentali, soprattutto (ma non necessariamente) se si tratta di
proposizioni, possono venire racchiusi da trattini2.
(Allora - dal momento che proprio lo vuoi - puoi anche andartene!) o essere messi tra parentesi3.
Il valore dei due segni concorrenti della virgola simile, e ci li rende spesso
intercambiabili tra di loro. Non sempre, per, sar possibile usare le parentesi invece dei
trattini; e non sempre si pu - senza alterare almeno in parte il significato della frase sostituire parentesi o trattini alle virgole: le parentesi, infatti, tendono a conferire
all'elemento che racchiudono un valore incidentale molto marcato e ne riducono
l'importanza; i trattini, invece, tendono a mettere in evidenza l'elemento che racchiudono, ad
accrescerne il rilievo. Le parentesi, inoltre, sono pi spesso usate a racchiudere elementi di
una certa lunghezza, soprattutto proposizioni, e non semplici sintagmi o - addirittura - parole
isolate: e ci non altrettanto vero (lo si vede in questo stesso periodo), per i trattini. Si
confronti la diversa enfasi che sembrano assumere le parole il medico negli Esempio che
seguono:
Esempi: Proprio Giovanni - il medico - aveva prescritto un decotto di verbena.
Proprio Giovanni, il medico, aveva prescritto un decotto di verbena.
Proprio Giovanni (il medico) aveva prescritto un decotto di verbena.

Il saggio breve in cinque capoversi


69
Lo statuto particolare, all'interno di una proposizione, di un elemento o di un insieme di
elementi collocati in posizione finale che abbia un certo rilievo:
Esempio: La virgola si applica soprattutto quando la subordinata abbia notevole autonomia
rispetto alla principale o quando le si voglia dare particolare risalto, anche a fini oppositivi.

Il punto di congiunzione, all'interno di un periodo, della principale con una subordinata


posposta. In questo caso la presenza del segno non di norma obbligatoria, e risulta spesso
legata a ragioni espressive; la virgola si applica, comunque, soprattutto quando la
subordinata abbia notevole autonomia rispetto alla principale, quando apporti informazioni
aggiuntive o quando le si voglia dare particolare risalto, anche a fini oppositivi:
Esempio: Non me ne andr proprio, nonostante la cosa ti faccia comodo.
Ma: Vengo a Milano con te proprio per aiutarti.

La virgola, invece, non va usata nei casi seguenti:

a dividere il soggetto dal verbo (in questa posizione non necessario alcun segno) o altri
elementi della frase che costituiscano un blocco molto coeso (predicato e complemento
oggetto);
Esempio: *Marco, mi piace4.

Ad unire due sole proposizioni indipendenti quando non siano presenti congiunzioni: in
questa posizione si utilizzano - a seconda delle esigenze - il punto e virgola, i due punti o,
addirittura, il punto fermo.
Esempio: *Non mangiamo da tre giorni, siamo affamati.
che andr corretta in:
Non mangiamo da tre giorni: siamo affamati.
oppure in:
Non mangiamo da tre giorni; siamo affamati.
o, al limite, in:
Non mangiamo da tre giorni. Siamo affamati.

Il punto e virgola
Il punto e virgola, come la virgola, serve sia a distinguere tra di loro sia elementi che costituiscono
una proposizione (parole, sintagmi), sia elementi che costituiscono un periodo. Lo stacco
rappresentato dal punto e virgola, per, pi forte di quello rappresentato dalla virgola. In qualche
caso, invece, il punto e virgola pu tranquillamente essere rimpiazzato dai due punti. Si usa,
dunque, il punto e virgola ad indicare:

Il saggio breve in cinque capoversi


70
Il punto di collegamento tra due proposizioni indipendenti collegate per asindeto (ossia,
senza alcuna congiunzione: il caso appena stato analizzato):
Esempio: Io sar tonto; tu sei di sicuro un maleducato! (ma anche: Io sar tonto: tu sei di
sicuro un maleducato!).

il punto di congiunzione, all'interno di una proposizione, tra ciascuno degli elementi di una
lista in cui non si usino congiunzioni (collegamento per asindeto), se qualcuno di questi
elementi include virgole:
Esempio: Alla festa dello spiritismo non mancava nessuno: Alfonso, il mago di Trecate;
Gerarda, la medium di Lucino; Selenia, la cartomante di Badalasco e Fachirio, il veggente di
Pioltello.

il punto di congiunzione, all'interno di un periodo, di pi coordinate, se qualcuna di esse


include virgole:
Esempio: Alla festa dello spiritismo non mancava nessuno: Alfonso, il mago di Trecate, si
present con due polli arrosto; Gerarda, la medium di Lucino, venne con una botticella di
Chianti; Selenia, la cartomante di Badalasco e Fachirio, il veggente di Pioltello, portarono
tre panettoni ciascuno.

I due punti
La funzione fondamentale dei due punti quella di introdurre elementi informativi che si
aggiungono a quelli gi forniti nella parte precedente della proposizione o del periodo e che li
precisano. Questa loro funzione di aggiunta e di precisazione informativa particolarmente
evidente nel caso di serie di parole, di sintagmi o proposizioni che seguano e precisino il significato
di un elemento presente nella parte precedente della proposizione o del periodo, cui le parole, i
sintagmi o le proposizioni in serie si riallaccino. Facciamo alcuni Esempio:

i due punti chiariscono una conseguenza, un effetto (e valgono 'e quindi', 'e di conseguenza',
'e perci'):
Esempio: Saladino si adir: subito entrarono due guardie che trascinarono via gli
ambasciatori veneziani.

I due punti chiariscono una causa (e valgono 'e infatti'):


Esempio: L'ultima redazione dei Promessi sposi ebbe un notevole successo popolare: la
lingua in cui erano stati scritti risultava pi piana, pi aderente a quella dell'uso vivo, meno
inquinata da dialettismi e stranierismi di quella delle redazioni precedenti.

I due punti esplicitano, riformulandolo e precisandone i limiti, un contenuto anticipato nella


prima parte della proposizione o del periodo in cui appaiono (e valgono 'e cio'):
Esempio:L'ultima redazione dei Promessi sposi mostrava una lingua complessivamente pi
moderna: pi piana, pi aderente a quella dell'uso vivo, meno inquinata da dialettismi e
stranierismi di quella delle redazioni precedenti.

Il saggio breve in cinque capoversi


71
Questa loro funzione esplicativa e riformulativa appare particolarmente evidente quando essi
precedano una serie di parole, di sintagmi o proposizioni che seguano e precisino il
significato di un elemento presente nella parte precedente della proposizione o del periodo:
Esempi: Mario mangi a quattro palmenti di tutto: uova, cappone, formaggio ed aringhe.
Mario mangi a quattro palmenti di tutto: si ingozz di uova, ingoll quarti di
cappone, si sbaf fettone di formaggio e divor interi barattoli di aringhe.

da notare che, nei due Esempio appena proposti, le liste precedute dai due punti sono
anticipate da un elemento (il sintagma di tutto) che le preannuncia e che la ragione ultima
del loro valore esplicativo. Nella prima frase della serie che precede questo capoverso, ad
Esempio, i due punti, servono cio proprio a spiegare il senso del sintagma di tutto che li
precede. quasi come se chi scrive indicasse:
Esempio:Mario mangi a quattro palmenti di tutto e cio, come preciso dopo il segno che
segue: uova, cappone, formaggio ed aringhe.
Non si usano, invece, i due punti a separare un verbo dal proprio complemento oggetto,
anche se questo costituito da pi elementi:
Esempio: *Gli esperti hanno esaminato: questioni economiche, problemi politici e difficolt
giuridiche.
Il segno andr integrato solo nel caso una lista di elementi esplicativi segua il complemento
diretto:
Esempio: Gli esperti hanno esaminato molti argomenti: questioni economiche, problemi
politici e difficolt giuridiche.

i due punti servono da "indicatore" di luoghi sintattici particolari: possono introdurre, come
si visto, elenchi e liste e vengono premessi, al discorso diretto:
Ora certo sarei andato da mia moglie e l'avrei presa un po' in giro: "Chiss cosa ti sei vista,
tu, con queste formiche" (Calvino, La formica argentina).

Il punto fermo, l'esclamativo e l'interrogativo


Il punto fermo, il punto esclamativo ed il punto interrogativo sono i pi aproblematici, quanto
all'uso, tra i segni di interpunzione. La funzione fondamentale di questi tre segni - quella per cui
li trattiamo insieme in questo paragrafo - quella di chiudere un periodo:
Esempio: Domani non vengo.
Domani non vieni?
E va bene, non venire!

Il saggio breve in cinque capoversi

72

Le cose, per, non sono sempre semplici come sembrano: vediamo quindi di considerare l'uso di
ciascun segno in maniera pi dettagliata.
Il punto fermo indica, oltre alla fine di ciascun periodo, la fine dei capoversi e delle altre unit
testuali (paragrafi, sezioni ecc.).
Due sono gli errori da evitare, in una scrittura di tipo referenziale, nell'uso del punto fermo:
1. quello frangere il testo in un numero eccessivo di periodi brevi o brevissimi; si tratta di
un uso enfatico, che bene lasciare alla scrittura giornalistica o creativa.
2. Quello di usare il punto a separare subordinate dalla propria principale, trattandole come
se si trattasse di due principali: anche questo uso enfatico.
Vediamo un esempio per i casi 1 e 2:
[] Ma quanti commercianti possono rischiare di far passare un cliente onesto
per un bidonaro e farlo attendere per ore in negozio per verificare conto e
documenti? Preferiscono rischiare. Comunque se "beccato", colui che ha firmato
per una "girata" non rischia nulla. Male che vada una causetta di natura civile. E
ci diversamente dall'assegno rubato e poi falsificato perch al truffatore (oltre
che la truffa ovviamente) verr contestato il falso e la ricettazione. E questo s che
un rischio grosso. Da sprovveduti, come ironizza il gip Pietrogrande. tra grosso
e Da sprovveduti (caso 2: uso improprio della coordinazione): Male che vada una
causetta di natura civile non infatti una proposizione completa n
sintatticamente (manca del verbo e dipende da quella che la precede, da cui il
verbo deve appunto venire recuperato), n logicamente (dovrebbe concludere
l'argomentazione iniziata nella frase precedente spiegando la rischiosit del fatto
di esporsi all'accusa di falso e ricettazione); e la stessa considerazione vale per Da
sprovveduti, come ironizza il gip Pietrogrande, che manca di soggetto e verbo ('
un rischio da sprovveduti' = ' un rischio che possono correre solo gli
sprovveduti') e che dovrebbe spiegare la caratteristica del rischio di cui si parla
nella frase precedente. Sia nel primo che nel secondo caso sarebbe meglio
sostituire il punto con i due punti (ritocco la punteggiatura nel suo complesso):
"Comunque, se "beccato", colui che ha firmato per una "girata" non rischia nulla:
male che vada una causetta di natura civile. E ci diversamente dall'assegno
rubato e poi falsificato, perch al truffatore (oltre che la truffa ovviamente) verr
contestato il falso e la ricettazione; e questo s che un rischio grosso: "Da
sprovveduti", come ironizza il gip Pietrogrande".
Usare bene il punto esclamativo e quello interrogativo
L'uso del punto esclamativo e dell'interrogativo non pone grosse difficolt. Nell'ambito di una
scrittura referenziale vale per la pena di osservare queste indicazioni:

usare l'esclamativo con molta parsimonia: un testo tecnico non richiede particolare enfasi
e non dunque quasi mai necessario impiegarvi esclamazioni;
evitare l'accumulo di segni interpuntivi (?!, ??, !!, ?!? ecc.), che sono correnti solo nella
prosa meno controllata e nei fumetti.

Il saggio breve in cinque capoversi


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Dal punto di vista delle abitudini ortografiche si deve solo segnalare che sia il punto esclamativo
che l'interrogativo sono di norma seguiti da maiuscola; il secondo, per, pu essere seguito da
minuscola se si trova entro un discorso che ha una sua rilevata continuit, ad esempio in un
brano di discorso diretto che registri un'argomentazione molto coesa, ricca di domande retoriche
e quando - comunque - esso non sia posto in coda a proposizioni intere, ma segua sintagmi, o
gruppi di sintagmi:
Esempio: Fino a quando, Catilina, continuerai ad abusare della nostra pazienza? Sino a quando
turberai i lari di Roma? Per un giorno? un mese? un anno?

I segni minori : le virgolette e i puntini di sospensione


Le virgolette
Nel mondo tipografico sono in uso tre tipi di virgolette: le virgolette alte semplici (dette anche
apici:
' '), le virgolette basse semplici (dette ad uncino: < >), le virgolette alte doppie (dette anche apici
doppi: " ") e le virgolette basse doppie (dette a sergente: " "). Procediamo con ordine ad illustrare
gli usi di ciascuno dei segni:
a. gli apici semplici si usano in generale solo per indicare il significato un segno linguistico,
in opposizione al suo significante:
Esempio: Nonzolo, 'sacrestano': termine dialettale di area veneta di ampia diffusione e le
cui prime attestazioni si trovano in documenti latini bassomedievali.
b. Le virgolette ad uncino si usano per indicare, nelle bibliografie o all'interno del corpo di
un testo, gli URL Internet; l'uso non obbligatorio:
Esempio: Un ottimo punto di riferimento italiano per le ricerche bibliografiche il sito
dell'AIB (Associazione Italiana Biblioteche), all'indirizzo http://www.aib.it.
c. Le virgolette ad uncino si usano in linguistica per indicare le trascrizioni grafematiche
(grafema).
d. Gli apici doppi si usano:
1. per indicare la trascrizione (nel suo stato originale) di un brano di discorso diretto
o di un testo scritto, proprio o altrui; in questo caso possono essere sostituiti anche
dalle virgolette a sergente:
Esempio: Secondo Calvo 1999: 161, "i newsgroup, che possono essere utilizzati
anche da chi non dispone di un proprio spazio macchina su un server
in rete, costituiscono sicuramente uno dei primi e pi accessibili
sistemi per sfruttare le potenzialit di Internet";

Il saggio breve in cinque capoversi

74

2. per indicare, nel corpo di un testo, il titolo di una rivista, di un giornale, di una
poesia, di un racconto, di un romanzo o di qualsiasi altra fonte documentaria o
testuale. In questa funzione sono sempre pi spesso sostituite dall'uso di un
carattere corsivo, che obbligatorio nelle bibliografie:
Esempio: Nella "Love Song of J. Alfred Prufrock", Eliot traccia un ritratto
inquieto della borghesia britannica.
Marco Calvo et alii, Internet 2000, Roma-Bari, Laterza, 1999.
Errato: Marco Calvo et alii, "Internet 2000", Roma-Bari, Laterza,
1999;
3. per racchiudere parole, sintagmi, o frasi che si intendono come altrui (e con le
quali, per questa ragione, non si necessariamente d'accordo) o per indicare la
presenza di tecnicismi, di stranierismi, di gergalismi, di dialettismi o di altre
forme marcate (che possono essere - e sono tipicamente - segnalate tramite il
corsivo):
Esempi: Quello che il ragazzo, colto sul fatto, aveva chiamato "sciocchezza" era
in realt una cosa molto pi grave: mentre scherzava con l'amico gli
aveva rotto il polso. Una "sciocchezza" da 40 giorni di gesso. [ma non:
Quello che il ragazzo, colto sul fatto, aveva chiamato sciocchezza ].
Se identifichiamo l'"accettabilit" con la capacit di chi riceve il testo di
"ricavare da un'enunciazione le istruzioni per usarla" [...], occorre che
dal testo e dalla situazione in cui esso attuato venga in un certo modo
segnalato che cosa sono queste "istruzioni". [oppure: Se identifichiamo
l'accettabilit].
L'ultima novit in fatto di cellulari il WAP, "Wireless application
interface". [oppure: il WAP, Wireless application interface.].
e. Le virgolette a sergente si usano:
1. a sostituire gli apici doppi nella trascrizione (nel suo stato originale) di un brano
di discorso diretto o di un testo scritto, proprio o altrui, soprattutto se piuttosto
lungo;
2. per indicare, in una bibliografia, il titolo di una rivista, di una raccolta poetica, di
una collettanea di saggi di cui si cita un elemento:
Esempio: Alessandra Cappagli, Gli scritti ortofonici di Claudio Tolomei, in
"Studi di grammatica italiana", XIV (1990): 341-394.

Il saggio breve in cinque capoversi

75

3. per racchiudere una citazione in cui sua annidata un'altra citazione, che andr,
invece, tra apici doppi:
Esempio: "Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era
questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni
qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver
perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o
suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli
rispondevo: "Io mi chiamo Mattia Pascal"".
I puntini di sospensione
Questo segno ha essenzialmente tre funzioni:
a. indica una sospensione del discorso:
Esempio: Il Berretta stava ancora brontolando: soffia, scoppia... quando un altro urto di
vento spalanc furiosamente le gelosie nella camera della morta.
b. indica incertezza, reticenza e denota cambi di progettazione:
Esempi: Uno pu avere il coraggio di cento leoni, per un'ipotesi, e non sentirsi quello di
litigare coi morti. Non paura, una... sollecitudine cos. Mi contava un
maresciallo dei carabinieri a cavallo, il quale... col quale...
(incertezza, cambio di progettazione)
Non era il sor Tognino. Di sopra abitava il cuoco di casa Mainona, che tornava
spesso a casa collo spirito santo in corpo. Vi abitava anche una cantante, che da
un pezzo non cantava pi, se pure aveva mai cantato qualche cosa la bella e
incipriata sora Olimpia. In certe ore vi andava un vecchio colonnello...
(reticenza)
c. indica omissione di una porzione di testo in una citazione:
Esempio: Andrea, preso da un impeto lirico infrenabile, si abbandon alle parole.
"Perch ella voleva partire? Perch ella voleva spezzare l'incanto? i loro
destini ormai non erano legati per sempre? Egli aveva bisogno di lei per
vivere, degli occhi, della voce, del pensiero di lei... Egli era tutto penetrato da
quell'amore; aveva tutto il sangue alterato come da un veleno, senza rimedio.
[...] No, non poteva essere. Mai! Mai!"
(omissione di un brano entro una citazione)
d.
bene racchiudere, come nell'esempio, i puntini che indicano omissione entro una
parentesi quadra: in questo modo risulta subito evidente al lettore che il segno indica una

Il saggio breve in cinque capoversi


76
porzione di testo non trascritta, e non un segno interpuntivo presente nel brano originale.
Nell'esempio citato, tratto da Il piacere di D'Annunzio, se non si utilizzasse questo
artificio, sarebbe quasi impossibile distinguere il valore dei primi tre puntini (inclusi
dall'autore del romanzo ed indicanti l'interruzione di un elenco che potrebbe essere pi
lungo) da quello dei tre puntini che seguono (che indicano, invece, l'omessa trascrizione
di un paio di righe del testo).
e. Precisa che quanto li segue non da intendere verbatim; anche questo un uso marcato,
tipico dello stile brillante, soprattutto giornalistico:
Esempio: I non-scrittori usano i puntini per farsi perdonare una figura retorica che
giudicano troppo azzardata: "Era infuriato come... un toro."

Norme ortodattilografiche
Una trattazione ortodattilografica esaustiva richiederebbe un manualetto: non essendo possibile, in
questa sede, neppure abbozzare un tentativo di esposizione organica, ci limitiamo a segnalare le
convenzioni pi comuni, in un elenco per punti:

ogni segno di interpunzione deve essere seguito (ma non preceduto) da uno spazio; non si
includono spazi in sigle come a.C., d.C., in rinvii bibliografici come 3.12, 5,6, II.1, 34:5 ed
in date, numeri e lessemi complessi i cui elementi siano uniti da trattino (si usa in questo
caso - come abbiamo gi detto - il trattino corto). La barra obliqua < / > viene usata di
norma senza spazi precedenti e seguenti se interposta tra due sole parole (amore/odio),
viene invece spaziata se divide tra loro sintagmi o altri elementi composti da pi parole (ad
esempio due versi). I puntini di sospensione <...> non sono in generale preceduti da spazio
(cfr. gli ess. citati nel paragrafo precedente):
trattino:
Esempio: personaggio-Dante;
Inf., XV, 73-78 a Par., XV, 91-96, 130-148; XVI, 1-9, 34-35) ;
1281-1282.

Barra obliqua:
Esempio: anti/proimperiali;
O glorose stelle, o lume pregno / di gran virt...

i segni di interpunzione, secondo l'uso pi comune nel Vecchio Continente (gli Stati Uniti
usano una prassi diversa), vanno posti all'esterno delle virgolette di qualsiasi tipo. Fanno

Il saggio breve in cinque capoversi


77
eccezione solo il punto esclamativo e quello interrogativo che fanno parte del virgolettato.
Non si usa porre all'interno delle virgolette il punto che eventualmente chiuda la citazione.
Le stesse norme si seguono per le parentesi:
Esempio: "Posso andare davanti al giudice, posso parlargli cos?".
"Correva il settimo anno dal matrimonio".

i titoli e le didascalie non vanno puntati alla fine: si fanno eccezioni per il punto di domanda
ed eventualmente quello esclamativo (che per, come si detto, non dovrebbe essere
necessario nella scrittura professionale ed in quella argomentativa);

le abbreviazioni sono seguite da un punto (p., pp., vol., voll., cfr., cur., curr. ecc.). Secondo
alcuni non si dovrebbero puntare le abbreviazioni per sincope della porzione centrale del
termine originale (si dovrebbe scrivere, cio, <dr> 'dottor' riferito a medico, ma <dott.>
'dottor', riferito a laureato in altre discipline): si tratta per di una distinzione che non
sempre osservata, anche perch pu creare difficolt con alcune scritture tachigrafiche che
appaiono ibride (come cfr < lat. CONFER 'confronta', che mostra sincope di porzioni
interne). Nessuno punta, in ogni caso, per tradizione, i nomi della Bibbia (Gv, Mt, Gal ecc.),
n, perch simboli, le unioni di due lettere
alfabetiche che indicano elementi chimici e quelle che indicano unit di misura, i nomi delle
province italiane o degli Stati della confederazione americana. Se un'abbreviazione coincide
con la fine di un periodo, si usa un punto solo:
Esempio: Publio Virgilio Marone nacque ad Andes, oggi Pietole, nel territorio mantovano,
il 15 ottobre dell'anno 70 a.C.
Hg 'mercurio', Na 'Sodio'; m 'metro', km 'chilometro'; MI, BL; CA,TX ecc.

i trattini parentetici e le parentesi non vanno mai fatti precedere da segno interpuntivo; se
possibile, meglio evitare - pi che altro per una questione estetica - che ne siano anche
seguiti, ma ci non costituisce un errore:
Esempio: Se il Bembo, cio, tende ad optare - mentre scrive le sue lettere o stende e poi
prepara per la stampa i suoi dialoghi ed i suoi trattati -, per le varianti grafiche
pi garantite dai testi letterari, non disdegna per, in ossequio ad esigenze di
coerenza stilistica e di chiarezza, di discostarsi dal paradigma offerto dalle opere
degli auctores per eliminarvene elementi troppo marcati o troppo "peregrini"1.

le sigle si scrivono, di norma, senza punto tra le lettere che le compongono (RAI, MTV,
TG1), in particolare se note; l'uso, per, significativamente variabile. Vanno in generale in
maiuscolo se sono brevi; se sono lunghe, invece, per ridurre il loro impatto visivo, meglio
usare il maiuscoletto (non UNESCO, quindi, ma UNESCO). Alcuni usano anche la
scrizione alto/basso (Rai, Mtv, Tg1, Unesco);

Il saggio breve in cinque capoversi


78
il corsivo si usa - oltre che, come si detto, per i titoli di volumi e riviste, titoli di poesie e di
racconti - anche per stranierismi non adattati (weltanschauung, decoder, bootstrap); vanno in
tondo quelli ormai correnti (film, tram, week-end ecc.);

il MAIUSCOLETTO si usa in linguistica per indicare etimi latini (giorno < DIURNU);
taluni lo impiegano anche per l'indicazione del nome dell'autore nelle bibliografie e nelle
citazioni (COSTANZO DI GIROLAMO, La forma del testo);

il grassetto si usa a volte per il titolo di paragrafi o a fini distintivi e per creare enfasi in
taluni contesti; nella scrittura referenziale di questi due ultimi usi si deve fare uso sporadico
nella scrittura referenziale.

Su questo argomento della lezione 7 disponibile la scheda aggiuntiva nella pagina dei
materiali.

Il saggio breve in cinque capoversi

79

Lezione 8
Il saggio breve in cinque capoversi
Dopo che, nelle lezioni precedenti, si sono analizzate a pi riprese le caratteristiche generali dei testi
informativi e argomentativi, in questa si descrive il saggio breve in cinque capoversi, un semplice
modello di testo espositivo particolarmente utile a fini didattici.
Il saggio breve una sorta di miniatura molto maneggevole di testo informativo/argomentativo
nella sua forma pi essenziale: ne comprende le sezioni fondamentali, ne simula lorganizzazione e
ne rispecchia la logica costruttiva. In quanto forma minimale ma completa di testo espositivo, il
saggio breve pu divenire un ottimo modello per la realizzazione attraverso espansione e
rielaborazione di documenti molto pi complessi (relazioni, rapporti, studi, tesi).
In questa lezione si analizzer pi il saggio breve argomentativo che quello informativo. Scrivere
testi argomentativi, infatti, pi difficile che scriverne di informativi: richiede una progettazione
pi accurata, una maggiore capacit critica, una capacit di organizzazione superiore e si configura,
quindi come un ottimo campo di prova per le proprie competenze comunicative. La trattazione, del
resto, fatto qualche aggiustamento, valida per entrambi i tipi e differenze di particolare importanza
verranno segnalate a tempo debito.

La lezione in breve
Il saggio breve in cinque capoversi un testo informativo/argomentativo a struttura rigida che pu
essere impiegato quale modello per testi pi complessi, anche molto lunghi. Nella sua forma tipica,
costituito da 5 segmenti (capoversi) unitari dal punto di vista linguistico, contenutistico e
paratestuale collegati tra loro da frasi-transizione e raccolti in tre sezioni: Introduzione, corpo del
testo e conclusione. Mentre lintroduzione e la conclusione sono costituite da un capoverso
ciascuna, il corpo del testo ne raccoglie tre.
Lintroduzione ha il compito fondamentale di presentare largomento oggetto di trattazione, di
chiarire quale sia il fine comunicativo dello scrivente e di anticipare la struttura del testo; i tre
capoversi del corpo hanno lo scopo di sviluppare largomento in maniera conforme a quanto
anticipato nellintroduzione e la conclusione risponde al fine di riepilogare le considerazioni svolte
nel corpo del testo.

Sommario
Argomento della lezione 1
La lezione in breve
1
Sommario
2
Il saggio breve in cinque capoversi: concetti di base
2
La funzione del saggio breve .................................................................................................. 3
La struttura del saggio breve ................................................................................................... 4
Lintroduzione ..................................................................................................................... 4
Largomento .................................................................................................................... 5

Il saggio breve in cinque capoversi

80

La tesi .............................................................................................................................. 5
Il fine comunicativo ........................................................................................................ 6
La presentazione schematica della struttura del testo ..................................................... 6
Il corpo del testo .................................................................................................................. 7
La conclusione................................................................................................................. 7
La struttura del saggio breve, in uno schema .......................................................................... 8
La struttura del capoverso 10
Un esempio di saggio breve 13
Commento ............................................................................................................................. 15

Il saggio breve in cinque capoversi: concetti di base


Si pu descrivere il Saggio breve in cinque capoversi come un testo a struttura rigida che risponde a
fini informativi o argomentativi; nella sua versione informativa, il saggio breve ha lo scopo di
offrire informazioni adeguate su un tema specifico; nella sua versione argomentativa, esso sostiene,
attraverso catene di enunciati, la validit di unaffermazione. Detto in altre parole, il saggio breve
argomentativo congegnato per sostenere la giustezza di unidea (pi oltre faremo riferimento
allenunciato in cui questa idea viene formulata esplicitamente con il nome di tesi). 1
Come suggerisce il suo nome e come vedremo in dettaglio nelle pagine seguenti il saggio breve
si articola in cinque segmenti (capoversi) ciascuno formato da pi proposizioni in catena e
distinto dagli altri con un a-capo.2 I segmenti si susseguono in un ordine rigido e, nel loro insieme,
compongono le tre partizioni fondamentali del saggio: lintroduzione, il corpo del testo e la
conclusione.
Ognuno dei capoversi in cui si articola il saggio breve ha una configurazione ben definita, che verr
descritta in dettaglio nei prossimi paragrafi; qui occorre solo segnalare che i tre capoversi del corpo
centrale condividono la medesima organizzazione e si contrappongono, in questo, allintroduzione e
alla conclusione, che presentano un impianto differente.
Unultima nota: nel testo a supporto della tesi o ai fini della completezza di informazione
possono essere incluse informazioni di tipo diversissimo: ci che conta che esse possiedano un
grado di formalit, di affidabilit e di completezza adeguati alla natura dellargomento e
delluditorio. Indicazioni pi dettagliate verranno fornite, a questo riguardo, nelle unit dedicate al
processo della scrittura; sia sufficiente, in questa sede, dire che nel saggio breve possono essere
usate, a seconda delle necessit, narrazioni aneddotiche, esempi tratti da esperienze reali proprie o
altrui, dati (numerici e non) acquisiti attraverso inchieste dirette o raccolti da fonti secondarie,
citazioni da testi autorevoli ed altro ancora.

La funzione del saggio breve


Come si ripetuto pi volte, il saggio breve pu avere funzione informativa o argomentativa; nel
primo caso, il suo fine quello di fornire informazioni e di offrire spiegazioni, spesso definendo
concetti o descrivendo accuratamente stati di cose. Nel secondo, invece, il suo fine quello di
convincere il lettore della bont di una determinata opinione, eventualmente spingendolo ad
intraprendere comportamenti specifici.
La differenza dei fini comunicativi si riflette sia sugli argomenti passibili di trattazione che sul
modo in cui essi devono venire affrontati: mentre, infatti, si pu informare su tutto, non si pu
argomentare che sul discutibile. Ci significa che loggetto di un saggio argomentativo non pu che
essere uno attorno al quale si possa sviluppare un dibattito. Sarebbe molto difficile, ad esempio,
costruire un saggio argomentativo parlando di droghe e sostenendo che hanno effetti nocivi sulla
salute umana: questa una constatazione difficilmente confutabile, per la quale si faticherebbe a
1 Lenunciato una combinazione di parole (ma pu essere costituito anche da una sola parola) che rappresentano ununit
allinterno di uninterazione comunicativa. In molti casi coincide con ci che la grammatica chiama frase, ma ci non
accade sempre: un enunciato, infatti, pu essere pi breve di una frase, mancare di pi elementi e non essere corretto da
un punto di vista grammaticale. Nellambito di un dialogo immaginario, per esempio, un Subito! fornito in risposta ad
una domanda come Allora quando parti? costituirebbe un enunciato, ma non una frase.
2 Come si suggerito nella presentazione dellunit, si pu tranquillamente espandere la struttura del saggio breve,
facendo s che esso sia composto di paragrafi invece che di capoversi; e si pu addirittura trasformarlo in un saggio molto
esteso, tanto da fare diventare i paragrafi dei capitoli. Questa unevoluzione desiderabile e necessaria e il saggio breve
si propone esplicitamente come modello adattabile a varie situazioni comunicative; in questa unit, tuttavia,
presenteremo il saggio nella sua forma pi semplice, che non contiene pi di 500 parole. Si ricordi che il paragrafo
rappresenta ciascuna delle unit in cui si articolano i capitoli, e che i capoversi sono le unit che costituiscono i paragrafi.
Di solito i paragrafi sono titolati, mentre i capoversi non lo sono e si distinguono gli uni dagli altri per la presenza di un
a-capo o di un rientro di prima riga.

Il saggio breve in cinque capoversi

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trovare un antagonista disputante; e senza un quid demonstrandum ed qualcuno cui dimostrarlo non
esiste neppure un testo argomentativo.
Inoltre, lenunciato le droghe hanno effetti nocivi sulla salute umana non solo si limita a constatare
un semplice fatto, ma non mette neppure in chiaro quale sia lopinione dello scrivente in merito ad
esso; anche questo un requisito fondamentale del saggio argomentativo: difficilmente infatti si
potr convalidare unopinione se non la si dichiara. Insomma: il presupposto per un saggio
argomentativo che (a) riguardi un tema su cui sia possibile disputare e (b) spieghi chiaramente
quale sia la posizione sostenuta nella potenziale controversia.3
Un testo informativo, invece, deve rispettare un numero inferiore di requisiti: sufficiente che verta
su un argomento interessante e che presenti informazioni complete ed aggiornate, utili per il proprio
uditorio. Da questo punto di vista, il saggio informativo pi semplice di quello argomentativo, che
richiede un supplemento di riflessione ed una pi accurata organizzazione delle idee.

La struttura del saggio breve


Abbiamo gi chiarito, nei paragrafi precedenti, che il saggio breve in cinque capoversi si articola in
tre sezioni principali: lintroduzione, il corpo del testo e la conclusione. Mentre introduzione e
conclusione sono costituiti da un capoverso ciascuna, il corpo del testo ne comprende tre.
Schematicamente, dunque, la struttura del saggio breve la seguente:

Introduzione (1 solo capoverso)


Corpo del testo (3 capoversi)
Conclusione (1 capoverso).

Come ovvio, ciascuna delle sezioni che costituiscono il saggio breve risponde ad uno scopo
diverso e presenta varie specificit sia dal punto di vista della struttura che da quello del contenuto:
vedremo quali nei paragrafi che seguono.

Lintroduzione
Lintroduzione risponde a pi scopi, tra i quali quelli fondamentali sono:
a
b
c
d
e

quello di introdurre il lettore nel testo, provocandone lattenzione;


quello di indicargli largomento di cui si tratta;
quello di chiarire, nel caso di un testo argomentativo, quale sia lopinione che vi viene sostenuta;
quello di fornire una sorta di essenzialissimo sunto del testo (chiamato spesso blueprint)4;
quello di introdurre i paragrafi successivi, in modo da stimolare la prosecuzione della lettura.

Schematicamente, dunque, il capoverso introduttivo dovrebbe articolarsi nelle sezioni che seguono:
a
b
c
d

introduzione al testo, tesa ad interessare il lettore;


presentazione dellargomento;
presentazione del fine comunicativo;
esposizione della tesi;

3 Avrebbe tutte le carte in regola per riuscire un buon testo argomentativo in cui si sostenga che come quelle pesanti,
anche le droghe leggere hanno effetti nocivi rilevanti sullorganismo umano e conducono alla dipendenza: per questo il
loro consumo non dovrebbe essere ammesso. Il suo argomento si presterebbe al dibattito e la posizione sostenuta
dallautore del testo vi esplicitamente dichiarata.
4 Il termine significa cianografia; la cianografia un procedimento di stampa usato per la riproduzione su carta azzurro
scuro di disegni, soprattutto tecnici, in scala; il termine blueprint, dunque indica, nel contesto cui stiamo facendo
riferimento, lo schema proporzionalmente ridotto del testo nel suo complesso.

82

Il saggio breve in cinque capoversi

83

e presentazione schematica della struttura del testo;


f aggancio ai paragrafi successivi.
Vi sar modo di tornare sullargomento nella prima delle unit dedicate al processo della scrittura;
ai fini della comprensione di quanto scriver nei prossimi paragrafi, per, necessario introdurre
anche se in forma non perfettamente rifinita i concetti-chiave di (a) argomento, (b) tesi, (c) fine
comunicativo e (d) presentazione schematica della struttura del testo.
Largomento
Largomento , nella sua accezione pi larga, loggetto del discorso5 che si conduce nel saggio;
argomento di un saggio informativo o argomentativo, ad esempio, potrebbe essere quello degli
effetti nocivi delle droghe sulla salute umana.
La tesi
La tesi, in un testo argomentativo, un enunciato in cui lautore esprime unopinione precisa
riguardo allargomento che ha deciso di trattare. Nel saggio come nella maggior parte dei testi
argomentativi tecnici, scientifici e professionali essa deve essere sempre formalizzata
esplicitamente messa nero su bianco in un enunciato; in altre scritture soprattutto in quelle
non molto formali (giornalistiche ad esempio) o che abbiano qualche intento persuasivo (come
quelle politiche) essa viene talvolta sottaciuta o dissimulata.
Un esempio valido di tesi argomentativa potrebbe essere il seguente: Gli strumenti finanziari ed
economici messi in opera dal Governo per il contenimento del deficit pubblico non sono adeguati a
fronteggiare lemergenza attuale. In esso, infatti, non solo del tutto chiaro quale sia largomento
del discorso (vi si tratta degli strumenti finanziari ed economici messi in opera dal Governo per il
contenimento del deficit pubblico), ma anche lopinione sostenuta, in merito ad esso, dallo scrivente
(secondo cui, appunto, essi sono inadeguati a fronteggiare una congiuntura economica negativa).
Il fine comunicativo
Il fine comunicativo lobiettivo cui tende la scrittura: in un testo argomentativo esso consiste,
come abbiamo chiarito, nel tentativo di convincere il proprio uditorio della validit della tesi che
lautore vi sostiene. La concorrenza di pi fini, naturalmente, sempre possibile: cos, lautore di un
testo argomentativo, oltre a convincere della bont di una determinata tesi, potrebbe anche voler
indurre il proprio uditorio a certi comportamenti (per esempio: a votare s o no ad un referendum
sulle centrali nucleari; a votare o non votare i rappresentanti della maggioranza alla successiva
tornata elettorale e cos via).
Non detto che tutti i fini comunicativi cui risponde un testo debbano essere espliciti: in qualche
caso, infatti, il celarne alcuni pu essere funzionale proprio al loro raggiungimento. Si pensi, ad
esempio, a testi persuasivi come quelli pubblicitari: difficilmente il loro autore vi dichiara a tutte
lettere di volere convincere il suo uditorio ad acquistare un determinato bene (magari voluttuario,
costoso, pericoloso o addirittura nocivo); anzi: nella maggior parte dei casi la vera abilit del
pubblicitario consiste proprio nel dissimulare le proprie intenzioni reali, in modo da non mettere in
allerta il destinatario del proprio messaggio suscitando in lui reazioni di rigetto.
Quando per farlo ha un senso come nella maggior parte dei testi argomentativi e informativi e, in
ogni caso, nel saggio breve , la dichiarazione dei fini ha la forma di uno o pi enunciati in
sequenza e assomiglia alla seguente, che possiamo immaginare collocata in apertura di un ipotetico
pezzo dedicato a questioni economiche: questo articolo vuole convincere i propri lettori del fatto
che la politica economico-finanziaria del Governo assolutamente inadeguata a fronteggiare
lattuale situazione di emergenza.
5 Il termine discorso indica, nel contesto in cui lo stiamo usando, lesposizione di una serie organica di pensieri per mezzo
concatenati tra loro; esso designa, quindi, non solo il contenuto di tale esposizione, ma anche il modo particolare in cui
lautore ha deciso di presentarlo. In qualche modo il termine potrebbe essere considerato sinonimo di testo.

83

Il saggio breve in cinque capoversi

84

La presentazione schematica della struttura del testo


La presentazione schematica della struttura del testo (blueprint) un semplice elenco, in formato
discorsivo; in un testo argomentativo si tratta di un breve inventario delle prove (tecnicamente:
argomenti6) impiegate a sostegno della tesi che vi si sostiene; in uno informativo si tratta di
catalogo strutturato delle informazioni fornite.
Il blueprint ha la funzione di anticipare al lettore informazioni sullo sviluppo del testo e per questo
gli pu essere molto utile: sapere come verranno presentate le informazioni ne rende infatti pi
facile e piena la comprensione e permette di decidere sin dal principio in modo ragionato se un testo
utile o no.
Dal momento che ha, in sostanza, la funzione di un sommario, il blueprint deve rispecchiare
pienamente il testo: lordine in cui vi sono presentati gli argomenti deve coincidere, quindi, con
quello in cui essi vengono introdotti nel testo. In un saggio breve, dal momento che il corpo del
testo prevede tre soli capoversi, la presentazione schematica del testo potr fare riferimento a tre
soli argomenti/informazioni fondamentali.
Nellipotetico testo di argomento economico cui abbiamo pi volte fatto riferimento, un blueprint
accettabile potrebbe avere questa forma: Gli interventi finanziari previsti dal Governo non possono
che deprimere, in ultima analisi, leconomia industriale, gi in affanno: in primo luogo aumentano
lindebitamento delle famiglie e provocano una contrazione del mercato interno; in secondo luogo
non incidono sui fattori strutturali che hanno creato la congiuntura e, in terzo, inibiscono la
crescita della piccola e media impresa, un settore tradizionalmente trainante nelleconomia
italiana. Si noti come, in esso, si faccia esplicito riferimento alle tre ragioni fondamentali per cui
lautore ritiene fallimentare la politica economica del Governo: esse nella stessa sequenza in cui
sono elencate nel blueprint verranno riprese nei tre capoversi che costituiscono il corpo del testo,
e ne costituiranno, ciascuna, il nucleo argomentativo.
Non esiste un ordine preferenziale nella presentazione degli argomenti: alcuni autori consigliano di
includere gli argomenti decisivi nel primo capoverso; altri ritengono che si debba procedere invece
dal pi debole al pi forte, secondo un crescendo di sapore retorico. La scelta non marcata7 la
seconda: se, infatti, si presenta nel primo enunciato, il proprio argomento forte, gli altri non avranno
pi grande utilit: la valutazione va compiuta, in ogni caso, di volta in volta, tenendo conto, come si
vedr meglio nelle unit seguenti, delluditorio e dellargomento, al fine di massimizzare lefficacia
comunicativa del proprio discorso.

Il corpo del testo


Il corpo del testo si articola, come si gi scritto, in tre capoversi; in un testo informativo, ciascuno
di essi presenta un set di informazioni collegate alla questione che si scelto di trattare; in un testo
argomentativo propone uno degli argomenti scelti a sostegno della propria tesi.
Ogni capoverso ha la medesima struttura: include, di norma, (a) una frase-chiave (topic-sentence)
che ne costituisce il nucleo informativo-argomentativo e che ne rappresenta, da sola, il messaggio
fondamentale; (b) comprende pi frasi in cui si forniscono informazioni/sub-argomenti a supporto
della frase-chiave8; (c) una frase di transizione che guida il lettore al capoverso successivo (nel
terzo capoverso la frase di transizione conduce alla conclusione). Le frasi di transizione possono
anche mancare ed essere sostituite da elementi di collegamento collocati allinizio del capoverso
successivo (si veda, per un esempio di questa organizzazione, il saggio breve analizzato a partire da
pagina 87).
6 Un testo argomentativo non solo si svolge intorno ad un argomento (oggetto di discorso), ma impiega anche serie di
argomenti (prove) per convalidare una tesi.
7 Dato un insieme di possibili opzioni, quella non marcata viene scelta per prima, in mancanza di elementi che ne facciano
preferire altre. In termini informatici, si potrebbe dire che la scelta non marcata quella di default per la maggior parte
degli utenti.
8In genere, per semplice amore della geometria testuale, ci si limita a tre per ciascun capoverso.

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Il saggio breve in cinque capoversi

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La conclusione
In un testo informativo, la conclusione include solitamente (a) una ripresa dellenunciato con il
quale, nellintroduzione, si presentava loggetto del discorso; (b) una ripresa dei tre set di
informazioni fornite nel corpo del testo e (c) un segmento conclusivo, che indichi che la discussione
giunta al termine e si ricolleghi, se necessario, al capoverso introduttivo, in particolare a quella
sua sezione iniziale in cui, con quale artificio retorico o qualche frase ad effetto si cercato di
interessare il lettore al testo che aveva sotto gli occhi. In un testo argomentativo, invece, la
conclusione include: a) una riformulazione della tesi; (b) la ripresa dei tre argomenti fondamentali;
(c) il segmento conclusivo.

La struttura del saggio breve, in uno schema


Volendo riassumere, si pu dire che il saggio breve ha la struttura presentata nel box seguente.

I. Introduzione
1. Introduzione al testo
2. Presentazione della questione/esposizione della tesi
3. Presentazione schematica della struttura del testo (blueprint)
4. Frase di transizione (opzionale)
II. Corpo del testo
a) Primo capoverso
1. Frase-chiave (topic sentence)
2. prima informazione/primo elemento di supporto
3. seconda informazione/secondo elemento di supporto
4. terza informazione/terzo elemento di supporto
5. Frase di transizione (opzionale)
b) secondo capoverso
1. Frase-chiave (topic sentence)
2. prima informazione/primo elemento di supporto
3. seconda informazione/secondo elemento di supporto
4. terza informazione/terzo elemento di supporto
5. Frase di transizione (opzionale)
c) terzo capoverso
1. Frase-chiave (topic sentence)
2. prima informazione/primo elemento di supporto
3. seconda informazione/secondo elemento di supporto
4. terza informazione/terzo elemento di supporto
5. Frase di transizione (opzionale)
III. Conclusione
1. Riferimento alla questione di partenza/riformulazione della tesi
2. Riassunto delle informazioni fornite/degli argomenti presentati
3. Chiusura, che si collega alla frase di apertura dellIntroduzione.

85

Il saggio breve in cinque capoversi

86

Box 1: Lo schema del Saggio breve

La struttura del capoverso


Il capoverso costituisce lunit informativo-testuale di base nel saggio breve: la sua riconoscibilit
in quanto elemento testuale autonomo garantita sia da elementi semantico-informativi, sia da
elementi testuali e paratestuali. Ci significa, detto altrimenti, che il capoverso pu essere
identificato come elemento unitario del testo tanto perch presenta pur essendo parte di un
insieme pi grande un contenuto relativamente compiuto, quanto perch mostra espliciti segnali
formali di apertura e di chiusura.
Per la precisione, un capoverso si presenta come compiuto dal punto di vista contenutistico in
quanto risponde a tre requisiti fondamentali:
a quello di essere comprensibile in isolamento, ovvero di avere un senso ricostruibile anche a
prescindere dai capoversi che lo precedono e lo seguono;
b quello di articolarsi intorno ad un tema principale, riconoscibile e isolabile;
c quello di poter essere riassunto e parafrasato.
Un capoverso, invece, si qualifica come unitario dal punto di vista formale quando mostra uno o pi
segnali (in genere interpuntori e paratestuali) che ne segnalano i confini: nei testi scritti, per
esempio, a indicare la presenza di un confine di capoverso sono di solito un punto fermo ed un acapo. Spesso tali elementi segnaletici minimali sono rafforzati da altri, come righe di bianco o
rientri della prima riga di testo (si veda il box seguente).

Questo capoverso costituisce ununit informativa perch il suo contenuto compiuto ed unitario;
pu essere compreso in isolamento, si articola intorno ad un tema principale che pu essere
identificato, pu venire riassunto e parafrasato.
Il capoverso si qualifica in quanto unit testuale anche perch presenta espliciti segnali di apertura e
di chiusura: a delimitarne i confini sono la riga bianca che lo precede ed il punto (con a-capo) che lo
segue.

Box 2: due capoversi, che si distinguono luno dallaltro per ragioni contenutistiche e formali

Lunitariet di un capoverso (e, quindi, poi, del testo che ne composto) non sorge spontaneamente:
il risultato di uno sforzo cosciente del suo autore che ne verifica costantemente lorganicit,
applicando anche, talora, specifiche tecniche compositive.
Una di quelle pi sfruttate nel caso di testi informativi ed argomentativi, ad esempio, quella della
costruzione a piramide rovesciata (o top-down) con frase-chiave (o frase-guida o topic sentence).
Ne scriveremo pi diffusamente nelle unit che seguono; per il momento sia sufficiente dire che
essa prevede che si includa in ciascun capoverso, preferibilmente allinizio, una frase che ne
racchiude il messaggio fondamentale e che la si accompagni con altre che ne sono complemento ed
espansione. Ci garantisce, tra gli altri vantaggi, quelli dellevidenza, della trasparenza e della
memorabilit dei contenuti e offre al lettore frettoloso la possibilit di comprendere il testo anche

86

Il saggio breve in cinque capoversi

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solo scorrendolo. Si veda, per un esempio di capoverso redatto in modalit top-down con frase
chiave, il Box 3.

La costruzione a piramide rovesciata con frase-chiave informativamente funzionale: lo mostra questo


capoverso il quale, dal momento che il suo contenuto in qualche modo anticipato nella frase di apertura,
risulta chiaro e memorabile.Il lettore che volesse avere maggiori informazioni sullargomento,
naturalmente, potrebbe continuare a scorrere il testo, leggendo anche le frasi che seguono questa inclusa
per scoprire nuovi particolari. Anche quello che tuttavia non volesse farlo, per fretta o disinteresse nei
confronti della trattazione, potrebbe dire di essersi fatto unidea sufficientemente adeguata del suo
significato leggendo solo le prime tre righe di testo.

Box 3: Un esempio di capoverso a piramide rovesciata con frase-guida


Nel caso di un saggio argomentativo, la frase-guida dellintroduzione costituita dalla tesi; la fraseguida della conclusione rappresentata dalla sua riformulazione; le frasi-guida di ciascuno dei
capoversi del corpo del testo provengono invece dallo sviluppo e dalla ripresa delle idee che a
sostegno della propria tesi si sono presentate sommariamente nel blueprint. Nel caso di un saggio
informativo, invece, la frase-guida dellintroduzione costituita dellenunciato che presenta
largomento trattato nel testo; la frase-guida della conclusione rappresentata dalla sua riscrittura;
le frasi-guida di ciascuno dei capoversi del corpo del testo sono invece lapprofondimento delle
informazioni che si sono anticipate nel blueprint
Ad accompagnare la frase-guida, come si gi scritto nel paragrafo intitolato La struttura del
capoverso, sono, nelle sezioni che compongono il testo, enunciati diversi per funzione e struttura. In
particolare:
a nellintroduzione, accompagnano la frase-guida e hanno funzione di supporto (1) lintroduzione al
testo, (2) la presentazione schematica della struttura del testo (blueprint) e (3) la frase di
transizione;
b nel corpo del testo, in un saggio argomentativo, hanno questo ruolo (1) ciascuno degli argomenti
usati per convalidare la frase-guida (in genere in numero di tre per ciascun capoverso) e (2) le frasi
di transizione. In un testo informativo, invece, a complementare la frase-guida sono altrettanti
enunciati in cui si forniscono informazioni via via pi ricche e dettagliate:
c nella conclusione, accompagnano la frase-guida (1) il riassunto degli argomenti principali
presentati e (2) il segmento conclusivo, che si collega alla frase di apertura dellintroduzione.
Presentiamo, nel paragrafo che segue, un esempio di saggio breve argomentativo, accompagnandolo
con un breve commento. Di ciascun capoverso evidenziamo tipograficamente i componenti (le
frasi-chiave, quelle di complemento informativo) nei loro ruoli specifici.

Un esempio di saggio breve

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Il saggio breve in cinque capoversi

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Il difficile di essere un genitore moderno

Introduzione
Frase di
introduzione

Tesi

Riproposizioni di sit-com americane degli anni Cinquanta e dei primi


anni Sessanta mettono in scena i problemi che i genitori di un tempo
dovevano affrontare con i loro bambini ed i loro ragazzi. Allora i
Cleaver rimproveravano Beaver, loro figlio, perch non si lavava le
mani prima di mettersi a tavola; Gli Anderson sgridavano Bud, gi
dodicenne, perch non faceva i compiti; i Nelson non lasciavano uscire
Ricky perch dimenticava sempre la sua camera in disordine. Ma oggi
i tempi sono completamente cambiati.
Essere un genitore oggi molto pi difficile di quanto non fosse una
generazione fa. Oggi madri e padri devono proteggere i loro figli da un
numero sempre crescente di elementi di distrazione, da materiale ad
alto contenuto erotico e da situazioni potenzialmente molto pericolose.

Blueprint

I genitori doggigiorno devono cercare, prima di tutto, di controllare le


fonti di distrazione che possono allontanare i ragazzi dallo studio. A
casa ogni studente ha uno stereo e magari una televisione in camera.
Primo
capoverso
Non molti ragazzini sanno resistere alla voglia di ascoltare un Cd o di
di supporto
guardare un clip su Mtv soprattutto quando si tratta di fare i compiti.
Frase-guida
Fuori di casa le tentazioni sono ancora pi forti: i ragazzi non si
fermano pi a chiacchierare allangolo sotto casa, a tiro di voce da
Primo argomento
mamma e pap che li richiamano perch facciano i compiti. Si
ritrovano, invece, nei grandi centri commerciali, nei vari music-store o
di sostegno
nei fast food pieni di luci. Persino a scuola non mancano distrazioni:
oggi tutti i ragazzi hanno un cellulare, con i quali possono inviare in
qualsiasi momento messaggi ai loro amici o riceverne; possono persino
Secondo argomento iscriversi a mailing-lists, che li bombardano di SMS e li rendono,
costantemente disattenti. I genitori ed i compiti a casa hanno
ovviamente grosse difficolt a competere con queste stimolanti
di sostegno
alternative.

88

Il saggio breve in cinque capoversi

89

Terzo argomento
di sostegno

Secondo capoverso
di supporto
Collegamento con il Oltre a dover affrontare queste fonti di distrazione, i genitori devono
capoverso
proteggere i loro figli da un vero e proprio diluvio di materiale erotico.
precedente
Oggi i ragazzi possono trovare giornali pornografici e libri a contenuto
erotico nello stesso negozio allangolo in cui un tempo si vendevano
Frase-guida
solo fumetti e lecca-lecca. I giovani non vedono i nudi sfuocati di una
generazione fa, ma lesplicitezza grossolana di Playboy o Penthouse,
Primo argomento
quando va bene. E c di pi: i film che essi guardano sono spesso
incentrati su situazioni intensamente sensuali. difficile inculcare nei
di sostegno
ragazzi i valori tradizionali quando i film mostrano insegnanti che
seducono i loro alunni e dei teenager che considerano il sesso come
Secondo argomento unattivit del tutto paragonabile alla partita di calcio. Un problema
ancora pi grave costituito dal contenuto pesantemente erotico dei
di sostegno
programmi televisivi. Premendo un semplice tasto i nostri figli possono
vedere star delle telenovelas che si rotolano nel letto o, sempre pi
spesso, guardare programmi via cavo dove la nudit di casa.
Terzo argomento
di sostegno
Terzo capoverso
di supporto
Frase-guida

Il problema pi difficile da affrontare per i genitori del giorno doggi,


in ogni caso, lincremento delle situazioni pericolose, addirittura
Collegamento con il potenzialmente mortali a cui sono esposti i giovani. Quando i figli sono
capoverso
ancora piccoli, i genitori temono che possano essere vittime di
precedente
violenza. Tutti i telegiornali parlano di omicidi che fanno le loro
vittime tra le bambine, di pedofili che seppelliscono bambini in cantina,
Primo argomento
o di unorganizzazione criminale votata alla produzione di pornografia
che molesta i bambini dellasilo. Quando poi i figli crescono, i genitori
di sostegno
cominciano a preoccuparsi della droga. La pressione esercitata dai
coetanei perch provino ad usarla spesso pi forte degli avvertimenti
Secondo argomento del padre o della madre e pu essere fatale. Infine, anche se i ragazzi
89

Il saggio breve in cinque capoversi

di sostegno

Terzo argomento

90

riescono ad evitare i rischi associati alluso di droga, devono comunque


riuscire a resistere allallettamento del bere. Per quanto lalcool abbia
sempre costituito unattrattiva per i teenager, alcune ricerche indicano
che oggi essi tendono a bere molto pi di un tempo. Come sanno molti
genitori, le conseguenze di questa passione possono essere mortali,
soprattutto quando labuso di alcoolici si lega alla guida.

di sostegno

Conclusione
Riformulazione
della tesi

Nel giro di una generazione, il mondo cambiato radicalmente. Ci si


chiede se le madri ed i padri di un tempo sarebbero stati in grado di
affrontare i problemi di oggi. Gli Anderson sarebbero riusciti a tenere
Bud lontano da Mtv? E i Nelson avrebbero potuto proteggere Ricky
dalla stampa pornografica? I Cleaver sarebbero stati in grado di
allontanare Beaver da droga ed alcool? I genitori devono essere consci
di queste fonti di distrazione e di questi potenziali problemi e allo
stesso tempo devono porsi nella condizione di garantire ai ragazzi la
libert che occorre loro per farli diventare adulti responsabili. E non
facile.

Collegamento con
lintroduzione

Commento
Lintroduzione si apre cercando di attrarre linteresse del lettore con il riferimento a show televisivi
dannata, che dipingono una realt acutamente contrastante con quella attuale; ci consente
allautore di introdurre la propria tesi secondo cui Essere un genitore oggi molto pi difficile di
quanto non fosse una generazione fa. Quello di introdurre il proprio testo con materiale che
contrasta con quello che segue un artificio molto usato, soprattutto nei testi giornalistici, ma
consigliabile anche in altre occasioni. Si deve notare, allinterno dellintroduzione, la presenza del
blueprint, che ha la funzione di presentare al lettore il contenuto dei capoversi di supporto. Si noti
che, per quanto utile, il blueprint deve essere riservato ai casi in cui sia realmente necessario, e cio
soprattutto ai testi argomentativi piuttosto lunghi e complessi. La sua presenza in altri casi (come in
questo, in cui per esso viene introdotto su richiesta del docente) rischia di fare apparire il testo un
po meccanico.
Lautore sostiene la sua tesi attraverso argomenti relativamente informali, presentando, cio, serie
di esempi e rimarcando il contrasto tra i bei tempi andati e il giorno doggi.
Gli esempi su cui si incentra il corpo della trattazione vengono disposti a formare un climax
ascendente (ordine enfatico), segnalando prima le cose meno gravi, poi quelle pi preoccupanti.
Allinterno di ciascun capoverso, il materiale ordinato secondo logiche variabili: nel primo
spazialmente (si citano prima le fonti di distrazione domestiche e poi quelle che i ragazzi incontrano
fuori casa), nel secondo enfaticamente (si fa riferimento prima ai giornali pornografici e poi ai
programmi televisivi, il cui accesso meno controllabile ed il cui effetto perci pi insidioso), nel
terzo cronologicamente (si va dai rischi corsi dai bambini a quelli cui sono esposti i ragazzi).
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Il saggio breve in cinque capoversi

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Ogni capoverso di supporto si apre con un periodo guida e lunit del testo segnalata
dallabbondante (a volte persino eccessiva) presenza di legamenti (elementi del testo quali, ad
esempio invece, inoltre ), di sinonimi e parole semanticamente collegate tra loro (erotico
sensuale sesso nudit; fonti di distrazione stimolanti alternative), di proposizioni con
funzione riassuntiva (Oltre a dover affrontare queste fonti di distrazione ).
Il testo appare molto strutturato; persino troppo. In effetti leccessiva fissit del modello costruttivo
(in tutti i capoversi un periodo guida posto allinizio; a chiudere lintroduzione un blueprint che
riprende troppo evidentemente il tema dei tre capoversi che seguono; un certo scrupolo eccessivo di
rendere evidenti i trapassi logici tra una parte del testo e laltra) mettono a nudo lartificio
architettonico. Nel caso del testo che abbiamo presentato, ci richiesto dallesercitatore, ed ha una
sua giustificazione didattica. In altri documenti come quelli professionali lautore pu mostrarsi
meno didascalico: una solida strutturazione deve essere presente anche in quelli, naturalmente, ed il
loro dettato deve essere altrettanto chiaro, ma non tutto deve essere scolasticamente esplicito: una
testo troppo predicibile finisce il divenire poco stimolante e a perdere forza di impatto. Nel caso in
esame a rendere meno forte limpressione di elementarit schematica sarebbe stato sufficiente
posticipare il periodo guida in uno dei capoversi, o magari omettere del tutto il blueprint o, ancora,
limare qualche congiunzione sostituendola con dei segni interpuntivi

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Il saggio breve in cinque capoversi

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Lezione 9
Il processo della scrittura: le prime fasi
Come si arriva allelaborazione di un testo funzionale? Certo non basta prendere carta e penna e
stendere tutto di getto: nelle prime lezioni, infatti, abbiamo capito che progettare ed approntare
un testo significa finalizzare strategicamente la propria azione comunicativa. Occorre quindi: (a)
porsi un obiettivo preciso e ragionevole, (b) esaminare accuratamente il contesto dell'azione, (c)
affrontare le diverse fasi del processo redazionale. A tutto questo lavoro dedicato il resto del
corso, che ha come obiettivo la realizzazione di un saggio breve, secondo il modello osservato nella
lezione precedente. Inizieremo, come ovvio, con le scelte iniziali, da cui dipender in buona parte il
successo dellimpresa.

La lezione in breve
Il processo della creazione di un testo composto in linea di massima da sette fasi: scelta di un
tema generale, analisi del contesto comunicativo, definizione di un tema ristretto e quindi della tesi,
raccolta del materiale, pianificazione della struttura del testo, stesura e revisione. Le prime fasi, di
tipo progettuale, determinano le caratteristiche del nostro testo: il suo argomento, la sua struttura,
le sue dimensioni, il suo stile adeguato al pubblico a cui decidiamo di rivolgerci. Il punto di
partenza in gran parte legato allinventiva, alla creativit: ci vale sia per la scelta di un tema
generale (quando non sono altri a deciderlo) che per lindividuazione, al suo interno, di un tema
ristretto interessante, che per dovr essere adeguato alle nostre forze, ai nostri tempi di consegna,
al contesto esterno. Sceglieremo poi il modello di testo da seguire, con la serie di norme che lo
riguardano e che ci faranno da guida. Le prime righe che scriveremo saranno quelle della tesi, il
breve enunciato che definir i nostri obiettivi e il percorso attraverso il quale intendiamo
raggiungerli.

Sommario
Premessa: le 7 fasi della scrittura
Qualche nota terminologica
Fase 1: scelta di un tema generale
Fase 2: analisi preliminare della situazione comunicativa e pianificazione del lavoro
Fase 3: identificazione di un tema ristretto, scelta di un modello, formalizzazione della tesi
Lidentificazione di un tema ristretto
La scelta di un modello
La formalizzazione della tesi

2
2
3
4
5
5
6
7

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Il saggio breve in cinque capoversi

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Premessa: le 7 fasi della scrittura


La produzione di un testo funzionale, soprattutto se scritto, un processo e non un evento:
cio il risultato di unattivit complessa, che si articola in un numero variabile di fasi e che deve,
sostanzialmente, portare alla risoluzione di un problema, come quello di comunicare
informazioni, di convincere l'uditorio della bont di un determinato assunto, o di indurlo ad
intraprendere una precisa azione.
Progettare ed approntare un testo significa finalizzare strategicamente la propria azione
comunicativa: occorre, in particolare, (a) porsi un fine preciso e ragionevole; (b) esaminare
accuratamente il contesto dell'azione; (c) suddividere il processo redazionale in fasi. In questa
lezione si scomporr il processo in 7 stadi, che verranno poi analizzati partitamente nelle lezioni 912; si tratta di unindicazione di massima, da considerare alla stregua di un suggerimento, che
ciascuno dovr adattare alle proprie esigenze ed alle proprie abitudini.
Si tenga conto, peraltro, che quello della scrittura un processo ricorsivo, che prevede, cio fasi di
elaborazione, fasi di verifica, salti allindietro e correzioni ripetute; in sostanza, nella produzione di
un testo reale si passer probabilmente attraverso ciascuna fase pi di una volta, e ci non costituir
un problema.
Le 7 fasi che descrivono le procedure di redazione dall'inizio (e, cio, dalla scelta di un tema
generale di trattazione) alla fine (e, cio, sino alla revisione immediatamente precedente la stampa)
sono le seguenti:
1. la scelta di un tema generale;
2. lanalisi della situazione operativa e comunicativa e la pianificazione del lavoro;
3. lidentificazione di un tema ristretto, la scelta di un modello, la formalizzazione di una
tesi;
4. la raccolta del materiale documentario atto a raggiungere gli scopi comunicativi che ci
si prefissi, la sua valutazione, la sua schedatura ed il suo ordinamento;
5. la stesura di una scaletta di lavoro;
6. la prima scrittura;
7. la revisione e le riscritture, sino alla conclusione del lavoro.
Partiamo, in questa lezione, dal presupposto che ci si appronti alla stesura dal testo, trovandosi di
fronte alla classica pagina bianca: per questo individuiamo, tra le fasi iniziali, quelle che riguardano
la scelta di un tema generale e lidentificazione di un tema ristretto. Le cose non stanno sempre cos,
chiaramente. Molto spesso si scrive sapendo gi esattamente su cosa si debba scrivere, e quindi si
pu saltare a pi pari il processo decisionale che d il via alla stesura dellelaborato. Resta per
vero, anche in questo caso, che sedersi al tavolo (o al PC) e cominciare ad infilare periodi uno dopo
laltro non lapproccio che garantisce i risultati migliori in termini di qualit comunicativa: per
questo un momento iniziale di riflessione in cui ci si chiariscano a fondo le idee sempre utile.1
1

Pu essere utile scaricare, prima di iniziare la lettura di questo documento, la Scheda aggiuntiva 1 (la si pu
scaricare dalla pagina dei materiali, lezione 9) si tratta di un documento in formato PDF piuttosto voluminoso
(ca. 1 Mbyte), che riguarda il processo della scrittura; oltre che essere necessario allesecuzione degli esercizi
collegati a ciascuna unit: esso simula la redazione di un breve testo argomentativo a partire da un tema
generale; ricrea operativamente, dunque, il processo che in questi documenti verr affrontato con un taglio pi
teorico. Per la sua lettura necessario avere installato lAdobe Acrobat Reader nella versione 5 o successive.

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Il saggio breve in cinque capoversi

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Il processo della scrittura


Qualche nota terminologica
Fase 1: scelta di un tema generale
Fase 2: analisi preliminare della situazione comunicativa e pianificazione del lavoro
Fase 3: identificazione di un tema ristretto, scelta di un modello, formalizzazione di una tesi
Lidentificazione di un tema ristretto
La scelta di un modello
La formalizzazione della tesi

Qualche nota terminologica


Prendiamo le mosse dalla definizione di alcuni dei termini che abbiamo impiegato nellelenco
di fasi proposto nella Premessa: sar utile a comprendere meglio il contenuto della lezione e la
sua organizzazione.
Intanto, per (1) tema generale intendiamo l'argomento al quale deve venire dedicato il testo in
elaborazione, sia esso una lettera di reclamo, una relazione, uno studio di fattibilit, una pagina Web
o un altro tipo di documento.
Con i sintagmi (2) e situazione operativa e situazione comunicativa, ci riferiamo sia al contesto in
cui lo scrivente si trova ad operare (le risorse che ha a disposizione, l'aiuto su cui pu contare, il
tempo che in grado di dedicare alla scrittura), sia quello in cui il testo verr fruito (in ambito
scolastico da un docente meticoloso, in ambito aziendale da parte di amministratori frettolosi, in
un'istituzione di ricerca da specialisti, su Internet da un navigatore medio annoiato...).
Con il sintagma (3) tema ristretto indichiamo l'oggetto preciso sul quale verter il testo, di
qualunque tipo esso sia (lettera, pagina Web, relazione). Un tema ristretto sostanzialmente il
risultato della focalizzazione del tema generale, un processo che viene operato tenendo conto della
situazione in cui ci si trova ad operare e del contesto comunicativo.
La tesi, in un testo informativo e descrittivo un enunciato (costituito da una frase, da una serie di
frasi in un capoverso, da un capoverso intero o anche da pi capoversi) in cui vengono precisate le
modalit e le finalit della trattazione ed in cui viene indicato con precisione l'argomento su cui si
informer o l'oggetto/evento che si descriver; in un testo persuasivo/argomentativo, essa invece
un enunciato in cui, oltre a definire le finalit del documento, si esprime unopinione precisa su un
tema ben delimitato. In testi poco formalizzati la tesi non deve essere necessariamente resa
linguisticamente esplicita; deve, per, essere sempre chiaramente presente allo scrivente.
Il (4) materiale documentario costituito dalla somma delle fonti primarie e da quelle
secondarie, ossia - rispettivamente - da ricerche sul campo, inchieste, questionari, documenti di
prima mano; e da saggi, studi, articoli o materiale informativo disponibile su Internet.

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Il saggio breve in cinque capoversi

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La (5) scaletta di lavoro un elenco strutturato delle tematiche principali e secondarie affrontate nel
documento; pu avere la forma di un elenco in formato testuale (outline) di frasi o gruppi di parolechiave o quello di un diagramma ad albero.

Fase 1: scelta di un tema generale


Se la condizione dello scrivente quella di trovarsi di fronte alla pagina bianca, la prima, ed
ovvia, operazione che egli dovr compiere per scrivere il suo testo sar di identificare il tema
generale su cui esso verter.
Quando invece il tema viene assegnato o proposto da altri ( per esempio da un docente), lo scrivente
deve solo sforzarsi di verificare che il tema propostogli possa essere affrontato rispetto al tempo, le
energie e le capacit.
Come scegliere, dunque, se ci non stato fatto da altri, un tema generale? Naturalmente
basandosi sui propri interessi scientifici o le proprie curiosit intellettuali.
Lo scrivente dunque dovr scegliere temi sui quali ha gi una sufficiente informazione di fondo e
sui quali ritiene di potere fornire qualche degno ed innovativo contributo di informazione o di
riflessione.
Degno significa, in questo contesto, soprattutto "interessante" ed "utile"; innovativo vuole invece
dire "originale", "apportatore di nuove informazioni" o congegnato in modo tale da suggerire un
modo nuovo di guardare a quelle gi note.
Vi sono comunque casi in cui l' horror vacui, il terrore della pagina bianca, pu effettivamente
farsi sentire. Cosa fare nei casi in cui sembri davvero impossibile trovare qualcosa da dire? Si
pu tentare di trarre ispirazione da testi gi realizzati, o di stimolare la fantasia con varie tecniche
psicagogiche. Potrebbero essere utili, in particolare, le seguenti attivit:
a. la consultazione della stampa generale, quotidiana o periodica;
b. la lettura di riviste di un settore scientifico di particolare interesse;
c. la navigazione in Internet, (in particolare la consultazione di directory come Yahoo! o la
Google directory e dei newsgroup) ;
d. lo scambio di opinioni con colleghi ed amici, tramite branistorming;
e. una sessione di freewriting.

Fase 2: analisi preliminare della situazione e pianificazione del lavoro


Quando si sar scelto un promettente argomento generale, o quando si saranno comprese
esattamente le richieste di chi ne ha proposto uno, si dovr analizzare accuratamente la
situazione in cui ci si trover a produrre il testo e quella in cui esso verr fruito da parte dei
suoi lettori.
In particolare, in fase di analisi preliminare della situazione operativa e comunicativa, ci si
dovr interrogare sulle risorse disponibili per la realizzazione del documento (ad esempio:
quanto tempo si avr a disposizione per la progettazione, la ricerca, la stesura, la revisione? Quanta
attenzione ed energia si potr dedicare al lavoro?) e sugli eventuali vincoli e sulle consegne cui
esso dovr sottostare (ad esempio: quanto potr o dovr essere lungo il testo? Ci saranno
specifiche particolari da rispettare? Il linguaggio potr essere specialistico?).

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Il saggio breve in cinque capoversi

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Occorrer quindi:
a. verificare la propria disponibilit di tempo per la progettazione del testo, la raccolta del
materiale documentario e di supporto, la stesura dellelaborato, la sua valutazione e la sua
approfondita revisione in modo da non affrontare sprovvedutamente un compito che non si
sar in grado di portare a termine;
b. valutare onestamente il proprio grado di conoscenza dell'argomento che viene richiesto
di trattare ( chiaro che, se l'argomento generale stato scelto liberamente, lo si dovrebbe
conoscere bene), in modo da identificare con chiarezza ci che si potr e ci che non si potr
realizzare;
c. tracciare un ritratto realistico ed approfondito del destinatario del testo (si tratter di
uno specialista della materia, di un lettore medio, di un principiante, di un lettore casuale?),
in modo da mettersi nella condizione di produrre un testo adeguato ai suoi interessi, ai suoi
bisogni ed alle sue conoscenze;
d. prevedere il suo atteggiamento nei confronti del soggetto trattato (interessato,
disinteressato, entusiastico, ostile?), in modo da sfruttare le inclinazioni positive e da
neutralizzare o ridurre, se possibile, quelle negative;
e. immaginare le modalit attraverso cui il testo verr letto (frettolosamente da un utente
del Web? Accuratamente, ma solo in parte, da uno specialista? Interamente, ma in maniera
differente, da un'utenza molto eterogenea?), in modo da adattare ad esse contenuti e forme
del documento.
In fase di pianificazione del lavoro, si dovr decidere, sulla base delle informazioni raccolte in
precedenza:
a. quale sia il livello di approfondimento, e cio l'ampiezza e la ricchezza informativa del
documento;
b. quali siano la struttura, il linguaggio, i contenuti, il tono, lo stile, la modalit di
presentazione pi adatti all'udienza designata (testo ampio e molto articolato, o pi
sintetico e scioltamente discorsivo? Tono umoristicamente ammiccante e suggestivo o
formale e rigoroso? Linguaggio alto e ricco di tecnicismi o pi colloquiale e divulgativo?
Layout ed aspetto molto curati e professionali o pi informalmente ufficiosi?);
c. quale sia, almeno approssimativamente, lestensione ideale per lo scritto;
d. quale sia il materiale documentario necessario, e quale quello presumibilmente
disponibile alla realizzazione del progetto.

Fase 3: identificazione di un tema ristretto, scelta di un modello,


formalizzazione di una tesi
Analizzata la situazione comunicativa, identificato (almeno in termini generali) il proprio uditorio,
pianificato (anche se ancora astrattamente) il lavoro di ricerca, stesura e verifica del testo, sar
necessario tornare al tema generale prescelto o assegnato per valutarne, alla luce dei dati che si sono
raccolti nella fase precedente, l'effettiva adeguatezza alle condizioni in cui si lavora ed a quelle in
cui operer l'uditorio.
Lidentificazione di un tema ristretto
Se, come molto probabile, il tema generale che si scelto o che ci si visti assegnare appare
eccessivamente generico o troppo ampio, si dovr cercare di selezionarne un aspetto
particolare e di focalizzarvi la propria attenzione; si tratter, cio, di precisarlo e di limitarne la
portata, ricavandone un tema pi ristretto e conforme alla necessit.
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Il saggio breve in cinque capoversi

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Si dovranno poi prendere alcune decisioni fondamentali in merito alle finalit ed alla tipologia del
testo che ci si accinge a scrivere ed, infine, si dovr formalizzare una tesi.
L'identificazione di un tema ristretto a partire da un tema generale prevede la sua
"esplosione" in una serie di microtemi tra di loro correlati e la scelta di uno o pi
"frammenti", dalla cui elaborazione esso verr tratto.
La prima delle due sequenze di operazioni consiste sostanzialmente nella generazione - per
analogia, antitesi, metafora ed altri procedimenti logici - di un buon numero idee collegate al tema
principale e suscettibili di ulteriore selezione e sviluppo.
Per facilitare il compito di produzione delle idee pu essere utile l'uso di quelle medesime tecniche
di stimolo del pensiero creativo cui si in parte fatto riferimento nella sezione dedicata alla scelta
del tema generale; pu essere vantaggioso, cio:

attingere idee alla stampa quotidiana e periodica o ai servizi informativi Internet;


leggere opere di consultazione o monografie introduttive;
discutere con colleghi o persone che facciano parte del proprio gruppo di studio;
dedicarsi a sessioni di freewriting oppure, in questo caso, anche di brainstorming .

Una volta che si sia generata una quantit adeguata di idee relative al tema generale, si dovr
passare alla seconda sequenza di operazioni, che richiede si operi una loro selezione ed un loro
raggruppamento razionale:

andranno in primo luogo depennati tutti gli argomenti poco interessanti, poco produttivi,
interessanti ma di trattazione troppo complessa e cos via;
eliminati i rami secchi, si procede ad una riorganizzazione di quanto rimane: le idee
saranno collegate tra di loro istituendo rapporti logici (correlazioni, legami di dipendenza
causale, collegamenti di successione cronologica ecc.): ci si trover cos nella condizione di
scegliere tra due o tre argomenti (o gruppi di argomenti) concorrenti;
uno di questi diverr il tema ristretto sul quale si incentrer il testo da elaborare.

La scelta di un modello
Quando si sia identificato un valido tema ristretto, si dovr stabilire quale organizzazione e quale
"forma" specifica debba avere il documento che si sta per redigere, a quali convenzioni si debba
attenere; si dovr insomma scegliere un modello da imitare.
Un modello non altro che uno schema abbastanza generale di testo che d una serie di
indicazioni sulla base delle quali lo scrivente dovrebbe realizzare il proprio documento: i
modelli forniscono soprattutto regole relative alla struttura generale dei testi ed alle caratteristiche
del loro paratesto, ma non mancano di suggerire, talora, anche l'adozione di determinate strategie
comunicative o di una particolare veste linguistica. Non dicono nulla, invece, sui contenuti: e ci
ovvio, se si pensa ad essi come a semplici "contenitori" in cui riversare informazioni di volta in
volta diverse.
Esistono modelli differenti, per molte "specie" testuali: ve ne sono, ad esempio, per la lettera
commerciale, il saggio, il documento WebI modelli non devono essere accolti acriticamente, ma
li si deve considerare come insiemi "aperti" di linee guida, da adattare ogni volta, in quanto tali,
(1) alle specifiche finalit comunicative (i fini che si vogliono raggiungere tramite la scrittura:

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Il saggio breve in cinque capoversi

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informare; informare e descrivere; informare e valutare; informare e fornire regole; informare e


persuadere); (2) alle caratteristiche dell'utenza; (3) alle modalit di fruizione del testo.
La scelta di un modello testuale molto importante ai fini di una comunicazione efficiente,
efficace ed appropriata. Ci dipende dal fatto che alcuni schemi si rivelano pi adatti di altri - in
condizioni ben determinate - al raggiungimento di specifici fini comunicativi; ed anche dal fatto
che ogni atto comunicativo scritto ed orale - e quindi, ogni testo in cui esso si incarna - soggetto
ad una serie di attese socioculturali - esplicite ed implicite .- da parte del destinatario. Ad esse riguardano, ad esempio, la lunghezza, l'organizzazione, i contenuti dell'atto - i modelli testuali
tentano di fare fronte e vi riescono in maniera pi o meno convincente.
La scelta di un modello sbagliato non metterebbe l'autore in condizione soddisfare a tali
aspettative in maniera soddisfacente e comprometterebbe certamente il pieno raggiungimento
dei fini comunicativi che egli si imposto.
In altre parole, e semplificando: il raggiungimento di un particolare obiettivo comunicativo
richiede o consiglia in genere l'adozione di un modello testuale, il quale - essendo stato
foggiato dalla pratica di altri scriventi e divenuto entro certi limiti consuetudinario - pu
assicurare una trasmissione efficiente delle conoscenze ed una certa rispondenza alle attese
dell'uditorio.
Per esempio, volendo convincere un uditorio ostile ad accogliere la liceit dell'eutanasia, non ci si
affiderebbe n ad un pistolotto infarcito di boutade, n ad un articoletto di due righe: si opterebbe
probabilmente per un ampio e ben argomentato saggio o per un accurato e solido discorso orale; e nel primo caso - si punterebbe presumibilmente a raggiungere il convincimento mediante
un'organizzazione bottom-up ed ampio ricorso ad argomenti solidamente ancorati a dati di fatto.
I modelli testuali, come si gi suggerito, non devono essere piamente venerati come sante reliquie:
possono essere adattati alle mutevoli esigenze della trasmissione di contenuti informativi; non si
disattendano, per, regole consolidate per partito preso: nella stragrande maggioranza dei casi, e
soprattutto nella comunicazione tecnica, la loro osservanza si rivela un'opzione sicura.
La formalizzazione della tesi
Una volta che si sia analizzata la situazione operativa e comunicativa; che si sia pianificato il
lavoro; che si sia scelto un tema adeguatamente ristretto; che si sia scelto un modello adeguato, si
potr finalmente formalizzare la propria tesi.
La tesi, in un testo informativo e descrittivo, un enunciato (costituito da una frase, da una serie di
frasi in un capoverso, da un capoverso intero o anche da pi capoversi) in cui vengono precisate le
modalit e le finalit della trattazione ed in cui viene indicato con precisione l'argomento su cui si
informer o l'oggetto/evento che si descriver. In un testo persuasivo/argomentativo, invece, essa
un enunciato in cui, oltre a definire le finalit del documento, si esprime unopinione precisa su un
tema ristretto ben delimitato.
Per essere pi chiari, in un testo informativo (per esempio un articolo di cronaca, una lettera, o
in un rapporto) la tesi sar costituita da un enunciato in cui, dopo avere indicato quali siano le
finalit del proprio documento, se ne indica, per tema, un preciso e specifico argomento e si
chiarisce di volerlo fare oggetto di trattazione documentaria (una valida "tesi" informativa
potrebbe ad esempio essere la seguente: in questa relazione si presenteranno i vantaggi collegati
all'uso di software per la costruzione di mappe cognitive nella scuola secondaria). Naturalmente,
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qualora si volesse preparare un documento che avesse, oltre a finalit informative, anche un intento
valutativo, lo si dovrebbe dichiarare esplicitamente (proseguendo ci che si era scritto in precedenza
si potrebbe in questo caso concludere: In particolare, verranno analizzati alcuni tra gli applicativi
pi diffusi e pi accessibili, e si proceder ad una valutazione delle loro rispettive caratteristiche).
In un testo di intento persuasivo o argomentativo formale o mediamente formale (ad esempio
un saggio), invece, la tesi apparir come una frase o una serie di frasi in cui si enuncia
un'opinione di cui si precisa di voler dimostrare la verit o la falsit (se si volesse scrivere, ad
esempio, sui vantaggi dell'impiego di mappe concettuali nella progettazione testuale, dunque, si
potrebbe formulare una tesi come la seguente: In questo testo dimostreremo [riferimento al fine
argomentativo del documento] che l'impiego delle mappe cognitive nella progettazione e nella
realizzazione di testi di tipo informativo ed argomentativo dovrebbe essere insegnato e promosso in
tutti gli ordini di scuole [opinione sul tema ristretto oggetto del documento]).
Una nota ci sembra particolarmente importante, a proposito della tesi dei testi argomentativi e
persuasivi formali: non vi si deve mai omettere il riferimento al proprio pensiero, all'idea che si
sostiene, all'idea che si vuole supportare. Senza unopinione da convalidare, un quid
demonstrandum, non esisterebbe neppure, propriamente, un testo argomentativo; dunque
importantissimo che essa venga evidenziata senza ambiguit, se possibile gi in apertura di
documento.
Ci pu non essere consigliabile in alcuni frangenti, ad esempio quando si vuole sostenere
un'opinione poco condivisa o impopolare, ed in generale quando si indirizza il proprio testo ad un
uditorio ostile: in questi casi forse strategicamente pi efficace una presentazione "indiretta"
(bottom-up : prima si presentano il materiale documentario e gli argomenti e le considerazioni a
supporto della tesi, e poi si enuncia la tesi stessa); anche in questi casi, per, una precisa
formalizzazione dell'assunto, per quanto ritardata, non pu mancare.
Per questa ragione, sono da considerare improprie, in un testo argomentativo, tesi espresse come
semplici sottoscrizioni di intenti (In questo mio articolo parler della comunicazione nellera
digitale), che possono invece andare bene per testi informativi; e non costituiscono una tesi valida
neppure enunciati che si riducano ad una semplice constatazione (La comunicazione nellera
digitale pi veloce di quella dellet pre-informatica), che non necessita, evidentemente, di grandi
sforzi probatori..

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Lezione 10
Raccolta e valutazione dei materiali,
riassunto e parafrasi

Una volta concluse le fasi progettuali del processo della scrittura sar necessario reperire i
materiali su cui fondarsi, ed essi andranno attentamente valutati (sono utili? sono affidabili?) e
ordinati, in modo da essere pronti per luso, e da poter essere facilmente inseriti se necessario
in coda al testo. Potremo avere bisogno di trascrivere passi interi di alcuni libri, per poterli poi
citare al momento giusto; spesso dovremo chiarire a noi stessi quanto abbiamo appena letto,
riscrivendolo per intero o riassumendolo, in modo da adattarlo alle nostre esigenze.

La lezione in breve
I materiali da cui partire per elaborare un testo sono di vario genere. Essi possono essere suddivisi
in fonti primarie (o dirette: forniscono informazioni non filtrate, i dati puri e semplici) e
secondarie (o indirette: riportano informazioni mediate dal giudizio di qualcuno, e quindi sono gi
interpretate). Limportante che le fonti prescelte siano valutate nella loro utilit e attendibilit, e
vengano poi sottoposte ad una attenta schedatura (nel caso, pi comune, che si tratti di volumi
pubblicati, ci significa anche redigere un abbozzo di bibliografia); alcuni testi dovranno venire
sottoposti a sintesi, in modo da poter esporre in breve il loro contenuto; altri invece, pi importanti,
richiederanno una parafrasi che ne semplifichi la comprensione da parte del futuro lettore.

Sommario
La raccolta del materiale documentario, la sua valutazione e schedatura
Lesplorazione delle fonti primarie e secondarie
La valutazione del materiale
La schedatura del materiale
Riassunto e parafrasi

1
2
3
3
4

Fase 4: La raccolta del materiale documentario,


la sua valutazione, la sua schedatura

Analizzata la situazione operativa e comunicativa, identificato il tema ristretto, scelto il modello pi


adatto ai propri fini comunicativi, formalizzata una tesi soddisfacente, si dovr procedere alla
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ricerca di materiale informativo utile alla stesura del documento, che - a questo punto - ad
uno stadio ormai avanzato di progettazione.
In generale, il processo di ricerca delle informazioni si articola in tre fasi fondamentali:
a. l'esplorazione delle fonti primarie e secondarie;
b. l'analisi, la valutazione e l'interpretazione del materiale reperito;
c. la schedatura dei dati in vista del loro riuso.

L'esplorazione delle fonti primarie e secondarie


Le fonti primarie (o dirette) sono quelle che forniscono informazioni non filtrate, e cio
raccolte senza mediazioni da chi coinvolto in prima persona in eventi ed azioni; le fonti
secondarie (o indirette) sono, invece, quelle riportate in maniera mediata, selezionate, vagliate
ed elaborate sulla base di quelle primarie.
Sono, ad esempio, fonti primarie, i dati raccolti da osservazioni personali, da interviste, da
questionari o da inchieste; sono fonti primarie anche i manoscritti di un'opera, le lettere autografe, le
riprese televisive in diretta.
Rappresentano, invece, fonti secondarie le opere generali di riferimento, le guide bibliografiche, i
manuali istituzionali, le monografie, i saggi, le tesi di laurea, gli articoli che si trovano in riviste
specializzate ed in riviste comuni, i testi accessibili telematicamente in quanto commentino ed
analizzino fatti e dati attinti ad altre fonti.
Muoversi nel grande mare delle risorse appena citate richiede attenzione e pazienza; in
generale - per le fonti secondarie - pu essere utile tentare un approccio a pi fasi, che
potrebbero essere - per reperire il materiale informativo di base - le seguenti:
a. la consultazione di schedari tematici (anche nella loro versione elettronica) e la loro
interrogazione sulla base di parole chiave pertinenti al tema che interessa;
b. la consultazione di schedari ordinati per titolo delle opere catalogate (soprattutto nella loro
versione elettronica) e la loro interrogazione mediante stringhe di testo opportune (si
potrebbe tentare, per esempio, con i sintagmi: scrittura tecnica o scrittura professionale se
si cerca un manuale che tratti quest'argomento);
c. la richiesta di indicazioni al personale bibliotecario, dove questo sia disponibile ed
adeguatamente preparato;
d. la lettura di monografie e manuali di base (tipicamente quelli che hanno per titolo Istituzioni
di...; Fondamenti di...; Manuale di...; Lineamenti di...; Introduzione a... pi il titolo della
disciplina) per risalire, tramite le loro bibliografie e le note a pi di pagina, ad altro materiale
utile.
Per trovare informazioni pi approfondite, invece, si potrebbero tentare queste altre operazioni:
a. lo spoglio (lettura accurata) delle annate pi recenti di riviste di settore (per i linguisti, a
puro titolo di esempio, Studi linguistici italiani; per gli storici Quaderni storici; per i letterati
Strumenti critici; per i tecnici informatici, Pc professionale) e la consultazione delle loro
sezioni dedicate alle recensioni;
b. consultare raccolte di abstract e bibliografie specializzate (ne esistono per varie discipline,
soprattutto, ma non solo, scientifiche; si tratta, in verit di strumenti, che per la loro stessa
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Il saggio breve in cinque capoversi

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natura, tendono ad invecchiare rapidamente: occorre quindi verificare la data in cui esse
sono state realizzate.9
c. l'interrogazione di motori di ricerca ed indici Web, di cataloghi bibliotecari online, di risorse
specializzate ed altri analoghi servizi telematici.

Per le fonti primarie, invece, il discorso senza dubbio pi complesso: la raccolta diretta dei
dati, infatti, richiede conoscenze, capacit, personale e strutture che permettano di non compiere
errori, per non ottenere risultati falsati, e di sapere distinguere il materiale significativo da quello
che non lo .
Sono pi importanti, per concludere, le fonti primarie o quelle secondarie? La domanda non ha
molto significato. L'importanza dell'una o dell'altra sorgente di informazioni sempre relativa al
documento che si sta realizzando.
Ci che importa, non tanto la "natura" delle fonti informative, ma la loro qualit; per questo
indispensabile che - prima di impiegarle per dare corpo al proprio testo - esse siano attentamente
vagliate.

La valutazione del materiale


Tutte le informazioni raccolte, ovvio, andranno verificate e valutate: si dovr, cio, nei limiti
del possibile, determinare il loro grado di attendibilit e la loro effettiva rilevanza a fini documentari
o probatori, perch sar in base alla loro qualit che esse dovranno essere impiegate (o, al limite,
non impiegate) nel testo che si sta redigendo.
I criteri per saggiare il valore di una fonte documentaria sono molteplici; di norma si tratter di
verificare:
a.
b.
c.
d.
e.

quanto i dati siano aggiornati;


come essi siano stati raccolti;
se essi siano stati sottoposti a verifica;
se, come, quanto e perch essi divergano da dati rivelati da fonti diverse;
chi sia chi li fornisce, e quanto sia attendibile.

Quando si tratter, invece, di verificare il valore intrinseco dei dati stessi, ci si dovr chiedere:
a.
b.
c.
d.
e.

se essi siano utili al fine che ci si propone di raggiungere;


se essi siano sufficienti ad esso;
se essi siano completi;
se essi siano privi di elementi pregiudiziali;
se essi non siano presentati in modo ingannevole.

Per la linguistica italiana, ad esempio, si pu fare riferimento alla nota Bibliografia della linguistica italiana di Robert
Hall che, pubblicata in seconda edizione nel 1958 a coprire l'editoria linguistica sino al 1956, ha in seguito visto tre
supplementi decennali che documentano i documenti stampati negli anni '56-'66, '66-'76 e '76-'86; dunque un'opera
che - pur conservando una sua utilit documentaria - risulta inevitabilmente datata da certi punti di vista.

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La schedatura del materiale


Su questo argomento della lezione 10 disponibile la scheda aggiuntiva 1 nella pagina dei
materiali.
Trovare materiali e saggiarli non basta a rendere il processo di realizzazione del proprio documento
davvero efficiente: perch i dati reperiti possano essere sfruttati appieno ed in maniera
economica, importante che gi dalle prime fasi della raccolta si proceda alla loro
schedatura.
A questo fine si possono usare sia le tradizionali schede cartacee sia se si preferisce e come
suggeribile per ragioni di praticit programmi appositamente realizzati per la gestione
integrata delle informazioni bibliografiche, come Procite (informazioni all'indirizzo
http://www.procite.com)o Biblioscape (informazioni all'indirizzo http://www.biblioscape.com/).
Nel caso si scelgano i tradizionali cartoncini sar necessario prevedere la costituzione di due o tre
archivi differenti, collegati in qualche modo tra di loro: uno dovrebbe raccogliere i riferimenti
bibliografici (su questo argomento della lezione 10 disponibile la scheda aggiuntiva 2 nella
pagina dei materiali) (ossia il nome dell'autore, il titolo, la data ed il luogo di pubblicazione, il
numero totale di volumi e di tomi), ed un altro (o altri due) la trascrizione di brani significativi, che
potrebbero poi essere impiegati nelle citazioni, riassunti o parafrasi dei volumi, degli articoli e
delle altre fonti documentarie prese in considerazione.
importante che, in fase di stesura del testo, si sia assolutamente certi di saper distinguere i brani
citati da quelli che sono riassunti/parafrasi:se i secondi, infatti, possono essere tranquillamente
inclusi nei propri testi , le citazioni dirette, invece, devono essere sempre esplicitamente indicate
come tali con un rinvio all'opera da cui sono tratte ed alle pagine in cui compaiono. Ci evita il
rischio di essere considerati plagiari.
Nel caso in cui, invece, si opti per la schedatura informatizzata, il compito sar decisamente pi
semplice: una sola scheda potr includere tutti i dati rilevanti e la strumentazione offerta dal
software render l'ordinamento e la ricerca dei dati questione di un attimo.
Riassunto e parafrasi

Quella di riassumere un testo un'abilit linguistica fondamentale, che presuppone quelle


dell'analisi e della comprensione, dell'organizzazione e della riorganizzazione di un testo, del quale
si vogliono riprodurre solo gli elementi essenziali. Anche quella di parafrasare un testo un'abilit
fondamentale; per quanto simile a quella di riassumere, non ad essa identica, in quanto per
parafrasi si intende l'esposizione di un testo in una forma pi semplice di quella originale, che non
ne alteri, per, il contenuto.
Ci occuperemo sia di riassunto che di parafrasi; come vedremo, in entrambi i casi sar necessario
effettuare dapprima un attento lavoro di analisi che porti alla comprensione del testo e ne metta in
luce le informazioni salienti; si potr poi procedere, su questa base, al resto del lavoro, che sar
invece differente in un caso e nell'altro.

Che cos' un riassunto

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Il saggio breve in cinque capoversi

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Un riassunto (compendio) la riscrittura economica di un testo: del documento di partenza si


conservano, nella sua forma riassunta, solo le informazioni fondamentali; l'eliminazione di quelle
non indispensabili deve avvenire in modo da non provocare distorsioni del significato di base.
Un compendio sempre significativamente pi breve dell'originale; in generale dovrebbe
esserne pi breve di almeno la met, ma naturalmente le esigenze possono variare. I riassunti,
proprio perch testi votati all'essenzialit, non contengono sezioni esplicative o di commento, che
possono apparire, invece, nella parafrasi, di cui si dir poi.

Come si produce una sintesi valida


La sintesi funzionale di un documento prevede le fasi seguenti:
a) una lettura veloce del documento da riassumere per comprenderne il significato
complessivo ed il fine comunicativo;
b) una sua rilettura pi attenta al fine di:
a.
b.
c.
d.

riconoscerne la struttura complessiva;


individuarne le strategie di organizzazione dell'informazione;
riconoscere le parole-chiave ed i segmenti contenutisticamente pi pregnanti;
distinguere le porzioni che non apportano informazioni indispensabili;

c) una rilettura pi veloce, che consenta di verificare l'esattezza della prima analisi e la
piena comprensione del testo;
d) l'eliminazione di tutti gli elementi che non appaiono indispensabili;
e) la riformulazione del testo, con la generalizzazione di concetti e la combinazione di
sezioni;
f) la revisione del testo prodotto.
Riconoscere la struttura complessiva di un testo equivale ad identificarne sezioni
contenutistico-formali:occorrer guardare (1) a segmenti metatestuali [nei prossimi paragrafi
parleremo degli argomenti a, b e c], (2) a titoli e sottotitoli e (3) alla struttura dei capoversi,
ciascuno dei quali dovrebbe rappresentare un'unit di informazione.
Individuare le strategie di organizzazione dell'informazione significa riconoscere lo schema
secondo il quale sono ordinate le informazioni contenute nel testo (ad esempio, secondo un
ordine cronologico, spaziale, di dipendenza causale).
Riconoscere le parole chiave ed i segmenti contenutisticamente pi pregnanti significa
individuare, temi, remi, isotopie (iterazione di unit significanti che conferisce unit all'enunciato
stesso: vedere la voce topic/comment nel glossario) e topic sentences. Informazioni di particolare
importanza sono a volte segnalate da (1) evidenziazioni [grassetti e corsivi], (2) note a margine, (3)
tabelle, elenchi puntati, elenchi numerati, (4) immagini, grafici, schemi.
Le topic sentences si trovano di norma all'inizio o alla fine dei capoversi; sezioni molto rilevanti
nell'economia del testo sono, di solito, l'introduzione e la conclusione.
Distinguere le porzioni di testo che non apportano informazioni indispensabili significa
discernere quelle che possono essere omesse senza pregiudizio della comprensione.
Le digressioni, le ripetizioni, gli esempi, i dettagli descrittivi; sono elementi importanti per la
comprensione, ma non devono di norma venire riprodotte in un riassunto, le tabelle, le tavole, i
lunghi elenchi. Sono elementi non indispensabili, questa volta dal punto di vista linguistico, anche
le parole vuote, gli avverbi, gli aggettivi ed i legamenti che non siano strettamente indispensabili.
104

Il saggio breve in cinque capoversi

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Eliminare gli elementi che non appaiono indispensabili richiede che si operi sul testo secondo
strategie diverse per eliminare parte dell'informazione che contiene. Si impiegano, in generale,
tre tecniche diverse, quelle della cancellazione, della generalizzazione e della ricostruzione
informativa.

La tecnica della cancellazione prevede che si taglino dal testo tutte le informazioni che non
costituiscono assunti di base o che sono irrilevanti ai fini della comprensione di ci che
segue. La tecnica della cancellazione pu operare pi o meno selettivamente: al suo livello
di base si limita all'eliminazione di alcuni elementi linguistici informativamente deboli
(aggettivi, avverbi); al suo livello pi alto prevede la soppressione di intere sezioni di
testo;
La tecnica della generalizzazione prevede la riformulazione economica di informazioni
puntuali disperse in sequenze di frasi.
La tecnica della ricostruzione informativa prevede che si economizzi testo condensando
informazioni disperse in una sola, che viene inferita da quelle effettivamente presenti; un
esempio dell'applicazione di questa regola si avrebbe nel caso che segue:
Mario sudava, tremava, aveva un poco di tosse e dolore diffuso alle giunture, con febbre
alta > Mario era influenzato

Riformulare il testo originale richiede la sua ricomposizione pressoch completa; il documento


di partenza, infatti - privato delle parti non indispensabili - dovr essere reso pi sintetico anche
mediante la generalizzazione di idee e la combinazione di elementi e sezioni. Per esempio, una
descrizione come Marco aveva mal di testa, tosse, il naso che colava; si sentiva debole e
febbricitante pu essere ricomposta in Marco aveva l'influenza. La riformulazione pu produrre un
testo strutturato in maniera analoga a quello originale, rispettandone anche lo stile e la lingua: in
questo caso si ha un riassunto senza cambio di taglio; se il riassunto una vera e propria
riscrittura (pi economica) dell'originale, che ne modifica in parte la struttura, la lingua e lo stile, si
ha un riassunto con cambio di taglio. Un riassunto con cambio di taglio si impone, ad esempio,
nel caso in cui si scriva per un uditorio diverso da quello per il quale era stato pensato il documento
originale. Si ricordi che - come si gi scritto pi volte - il termine riformulazione equivale a
ricomposizione o riscrittura: ci significa che un vero riassunto non la semplice trascrizione
selettiva di porzioni dell'originale, ma un testo nuovo, scritto con parole diverse da quelle
dell'originale, differente da esso per estensione, completezza e densit informativa. Trattandosi di
un testo, naturalmente, esso dovr presentarne tutte le caratteristiche di chiara finalizzazione
comunicativa, completezza, unit (coerenza e coesione), autonomia. In un riassunto devono essere
evitati opinioni e commenti dello scrivere ed ogni altra informazione che non sia presente
nell'originale.

Che cos' una parafrasi


La parafrasi la riscrittura di un testo che presenti qualche difficolt di contenuto o che risulti
linguisticamente ostico per il proprio uditorio. Nella parafrasi, a differenza che nel riassunto, si
riproduce integralmente il contenuto dell'originale, ma se ne sostituisce la forma con un'altra,
ritenuta pi adatta. Dovendo talora chiosare termini o sostituirne di specifici con locuzioni, una
parafrasi, a differenza del riassunto, in genere pi lunga del testo da cui deriva.
Come si produce una parafrasi valida
Si noti che non esistono parafrasi che conservano perfettamente l'informazione originaria: il
105

Il saggio breve in cinque capoversi

106

mutamento della forma linguistica di un testo sempre anche una variazione del suo contenuto, una
sua rielaborazione, che determina slittamenti, arricchimenti o impoverimenti di senso.
Come giudicare, allora, se le trasformazioni che si sono indotte in un testo parafrasato hanno dato
risultati accettabili, se, cio, non hanno apportato mutamenti tali da stravolgerne il senso originario?
Verificando se, dato un determinato contesto, le due versioni del documento possono essere usate
senza provocare fraintendimenti. 1

l'effetto delle due versioni sar ovviamente diverso: se si parafrasato un testo prodotto per specialisti di linguistica
per renderlo accettabile a scolari della scuola media e lo si propina poi, in questa nuova veste, al pubblico originale non
si pu pretendere che lo accolga senza battere ciglio; si pu per controllare che il contenuto di partenza rimanga
completamente accessibile anche nella nuova forma.

106

Il saggio breve in cinque capoversi

107

Lezione 11
Creazione di un outline testuale
Ora che abbiamo a disposizione i materiali che utilizzeremo, dobbiamo decidere come organizzarli,
che percorso seguire, insomma quale struttura dare al testo in via di costruzione. Questo
passaggio, apparentemente semplice, non deve essere sottovalutato, perch su di esso si fonda non
solo la logica interna, ma anche lefficacia del testo, il suo impatto sul lettore. Man mano che il
contenuto della scaletta si articola e si precisa essa pu crescere di dimensioni sino a definire gi
tutti i contenuti: in tal modo la via tracciata potr essere percorsa tranquillamente, e la stesura ne
guadagner in velocit e chiarezza.

La lezione in breve
La stesura del testo deve seguire un piano preciso, fondato sul rispetto dellordine logico e delle
modalit dellargomentazione. Le informazioni raccolte andranno quindi selezionate e disposte
accortamente, in modo da arrivare ad una scaletta (outline) che elenchi le sezioni del testo con le
rispettive frasi guida. Esistono diversi tipi di scaletta, da quelli lineari (a elenco) a quelli costruiti
come diagrammi ad albero: lo spazio lasciato al contenuto di ogni sezione pu variare molto, da
poche parole a diverse righe; la scelta dipender dalle preferenze personali. Pu essere utile,
inoltre, premettere alla scaletta un protocollo formale, in cui siano enunciate le finalit del testo, le
sue dimensioni, lo scopo, il pubblico a cui si fa riferimento, il modello seguito, la tesi prefissata.

Sommario
Fase 5: La stesura di una scaletta di lavoro
Tipologie di outline testuale
Il protocollo formale

1
3
5

Fase 5: la stesura di una scaletta di lavoro


Quando finalmente, dopo avere analizzato la situazione operativa e comunicativa, dopo avere
identificato un valido tema ristretto, dopo avere definita la tesi, si anche analizzato e schedato il
materiale documentario indispensabile alla scrittura del documento in progetto, si potr finalmente
prepararne la scaletta di lavoro, il sommario gerarchico - in sostanza - degli argomenti che vi
verranno trattati, nell'ordine in cui essi lo saranno.
La scaletta, in altri termini, non nient'altro che una schematizzazione in forma di lista, talora
puntata o numerata, del proprio progetto testuale; di fatto, cio, un piano di lavoro in forma di
catena di parole-chiave o di enunciati "nidificati" (ossia raccolti gli uni sotto gli altri), come
espansioni progressive di idee che si riconducono al tema ristretto che si deciso di affrontare nel
107

Il saggio breve in cinque capoversi

108

testo. A questo tipo di schematizzazioni verbali si d anche il nome di outline.


La preparazione della scaletta prevede, ovviamente, che, dopo avere scelto il proprio tema ristretto
ed avere cercato materiale documentario utile ai propri fini informativi e/o argomentativi, lo si sia
letto e metabolizzato e se ne siano tratti dati ed argomenti utili al proprio discorso; essa, infatti, non
che la rappresentazione scheletrica di un pi complesso ed articolato discorso mentale che
prender corpo nel testo.
Come si giunge, quindi, alla stesura della scaletta? necessario:
a) leggere attentamente le proprie fonti di informazione, individuare in ciascuna di esse i dati pi
importanti ed evidenziarli in qualche modo, magari trascrivendoli su schede, e farli propri
criticamente (abbiamo gi affrontato questa fase del processo della scrittura nella lezione 9,
parlando della raccolta del materiale informativo e della sua schedatura);
b) organizzare le informazioni raccolti nel corso della ricerca secondo un criterio logico; esso pu
variare ampiamente, in relazione all'argomento, ai fini che ci si sono proposti, all'uditorio cui ci si
deve rivolgere, ma deve essere del tutto esplicito: scrivere senza avere un piano preciso, lo abbiamo
gi rimarcato pi volte, porta inevitabilmente a testi incoerenti e comunicativamente disfunzionali.
In generale si procede per aggiustamenti successivi facendosi delle domande quali:

"Ho deciso di parlare dell'argomento X / voglio dimostrare la tesi Y: quale percorso


informativo/probatorio posso utilizzare, dato lo spazio, il tempo, le energie, le informazioni
che ho a disposizione?";
"dato il materiale a mia disposizione, come potrei articolare il mio testo perch risulti
informativo/convincente?";
"in quante parti principali lo potrei dividere?";
"che cosa dovrei scrivere in ciascuna di esse al fine di raggiungere convincentemente il mio
obiettivo informativo/probatorio?";
"sono in grado di sintetizzare il contenuto di ciascuna di queste parti in una frase che
potrebbe esserne il succo, costituirne la frase guida?";
"lette in sequenze, queste frasi-guida individuano effettivamente un iter
informativo/probatorio persuasivo?";
"se queste frasi-guida costituiscono il nucleo di ciascuna sezione costitutiva del testo,
necessario o utile che io le suddivida in unit minori di contenuto, in sottosezioni? Che cosa
dovrebbe contenere ciascuna di esse? L'insieme delle sottosezioni costituisce un'unit
argomentativa/informativa che corrisponde effettivamente alla frase-guida principale? Non
ci sono contraddizioni? Non ci sono elementi inutili?";
"Come posso arricchire ciascuna delle sezioni e delle sottosezioni con le informazioni che
ho a disposizione? In che modo esse possono essere usate a sostegno di ci che affermo in
ciascuna sezione e nel testo nel suo complesso?";
"in quale modo dovrei disporre le sezioni? Secondo quale logica?".

Quanto alle modalit secondo cui possono essere ordinate le informazioni, si ricordano, a titolo
esemplificativo, in quanto particolarmente comuni, le seguenti:

quella della loro raccolta in classi omogenee sotto qualche rispetto (per esempio, se si sta
scrivendo un documento sul luogo ideale in cui passare le vacanze, si potrebbero raccogliere
i dati relativi a localit concorrenti in base a criteri quali la collocazione geografica, la
tipologia di servizi, i costi, l'accessibilit e cos via);
quella del loro ordinamento secondo un'ottica processuale (da ci che viene prima a ci che
viene dopo);
108

Il saggio breve in cinque capoversi

109

quella che le raccoglie in gruppi paralleli che vengono messi a confronto l'uno con l'altro
(per esempio, se si sta scrivendo un testo dedicato alle donne in carriera, si possono
raggruppare le informazioni sotto la rubrica vantaggi e svantaggi in relazione a parametri
diversi in un formato semitabellare:
vantaggi

svantaggi

Rapporto di coppia
Ricchezza complessiva
Educazione dei figli

quella del loro ordinamento secondo un'ottica causale (dalle cause agli effetti).

c) la preparazione della scaletta vera e propria, che in generale raccoglie le frasi-guida di ciascuna
sezione in cui si articolato il testo, ma che pu avere anche forma diversa, come vedremo di
seguito.
L'aspetto delle scalette pu variare molto: c' chi le prepara a mano e chi al computer; chi utilizza
font diversi, evidenziazioni, colori, e chi adotta invece un formato pi sobrio. Abbellimenti a parte,
tuttavia, il tipico outline di un testo informativo/argomentativo dovrebbe avere una forma non molto
dissimile dal seguente, che si immagina relativo ad un documento dedicato alluso delle mappe
concettuali:

I PROGRAMMI PER LA GESTIONE DI MAPPE CONCETTUALI:


UN SUSSIDIO ALLA RICERCA ED ALLA DIDATTICA
Premessa
Cosa sono le mappe concettuali
Quali sono i vantaggi di usare le mappe concettuali
A quali fini possono essere impiegate le mappe concettuali
Luso delle mappe concettuali nella scuola
Luso delle mappe concettuali nella ricerca
Come produrre mappe concettuali con lelaboratore
I pi diffusi programmi per la creazione di mappe
Come documentarsi sulle mappe concettuali
Alcuni riferimenti a materiale Web
Alcune indicazioni di lettura
Conclusioni

Se ne noti la struttura: ad indicare il "rango" degli enunciati in sequenza (ciascuno di essi


corrisponder, naturalmente, ad un paragrafo, e cio ad uno o pi capoversi del testo) si usano
semplici rientri ed alcuni tratti tipografici (il maiuscolo grassetto per il titolo generale, il grassetto
per i titoli di primo livello, il tondo per i titoli di secondo livello).
Preferendo approcci pi formali, si potrebbe anche utilizzare un elenco numerato, come il seguente:

109

Il saggio breve in cinque capoversi

110

I PROGRAMMI PER LA GESTIONE DI MAPPE CONCETTUALI:


UN SUSSIDIO ALLA RICERCA ED ALLA DIDATTICA
1. Premessa
2. Cosa sono le mappe concettuali
3. Quali sono i vantaggi di usare le mappe concettuali
4. A quali fini possono essere impiegate le mappe concettuali
4.1. Luso delle mappe concettuali nella scuola
4.2. Luso delle mappe concettuali nella ricerca
5. Come produrre mappe concettuali con lelaboratore
5.1. I pi diffusi programmi per la creazione di mappe
6. Come documentarsi sulle mappe concettuali
6.1. Alcuni riferimenti a materiale Web
6.2. Alcune indicazioni di lettura
7. Conclusioni

E, volendo, soprattutto in fase di prima stesura del testo, si potrebbe anche puntare sull'impiego di
frasi intere e di brani di commento, ottenendo cos uno schema pi particolareggiato e - forse - una
guida pi utile al proprio lavoro di redazione. Se ne veda il possibile aspetto:.

I PROGRAMMI PER LA GESTIONE DI MAPPE CONCETTUALI:


UN SUSSIDIO ALLA RICERCA ED ALLA DIDATTICA
1. Premessa: presentazione del documento, con individuazione del terna e definizione
della tesi
Il testo spiegher cosa siano le mappe concettuali, quali siano i possibili vantaggi collegati
alloro impiego, quali siano i fini ai quali possano essere pi vantaggiosamente adibite e le
situazioni in cui possano essere meglio sfruttate.
Una sezione del documento sar dedicata anche alla presentazione degli strumenti
informatici per la loro produzione ed alla indicazione di alcune fonti documentarie
tradizionali e telematiche.

2 Cosa sono le mappe concettuali


In questa sezione si presenter una definizione di mappa concettuale, si individueranno i due
principali tipi di mappe e si forniranno alcune rappresentazioni grafiche di entrambi.

3. Quali sono i vantaggi di usare le mappe concettuali


In questa sezione del documento si individueranno i principali vantaggi collegati alluso
delle mappe logiche: si sottolineer che esse possono facilitare lespressione del pensiero
creativo, la memorizzazione e lapprendimento; che permettono di individuare debolezze
informative ed argomentative: che rendono pi facile la gestione dinamica e collaborativa di
110

Il saggio breve in cinque capoversi

111

progetti complessi. Si preciser anche che i vantaggi di cui si detto sono resi ancora pi
evidenti se, per creare le proprie mappe, si utilizzano strumenti software appositi.
ecc.

L'uso di outline in forma "lineare" molto comune e la loro realizzazione molto semplice, anche
con strumenti software di uso normale, come l'elaboratore di testi Word o suoi analoghi (ad esempio
il Wordprocessor del pacchetto per ufficio Staroffice (http://www.sun.com e
http://www.staroffice.com), distribuito gratuitamente, sino alla versione 5, dalla Sun Microsistems,
o quello di Openoffice (http://www.openoffice.org/).
Se si preferisce, tuttavia, si pu impiegare, per la rappresentazione del piano di lavoro, anche un
diagramma ad albero; ve ne sono numerosi esempi nel documento PDF di cui si proposto lo
scaricamento nella lezione 9), da realizzare a mano o con qualche applicativo specifico.
Qualsiasi strategia di rappresentazione si scelga, evidente che per redigere una scaletta ben
organizzata (e quindi, poi, un testo funzionale) necessario avere approntato un buon progetto
d'insieme ed avere chiaramente presenti sia il processo probatorio (nel caso di un testo
argomentativo; la strategia informativa nel caso di un testo informativo: si riveda, per questi
concetti, la lezione 5 e si veda anche il glossario) che si adotter nella scrittura, che la struttura
generale del documento.
Se - come probabilmente si dovrebbe - si usa la scaletta come una sorta di "bussola" per la
composizione del documento, potrebbe essere utile farla precedere da un "protocollo" formale in cui
siano esplicitati tutti gli elementi salienti del progetto testuale; ci avrebbe un'utilit esclusivamente
interna, ovviamente, ma consentirebbe di verificare, ad esempio, che non si muti in corsa, magari
senza rendersene del tutto conto, il fine che ci si era imposti; o che non si cominci improvvisamente
a divagare; e che si sappia esattamente, in ogni momento, cosa si sta scrivendo, perch lo si sta
scrivendo ed a chi ci si rivolge.
Nel "protocollo" dovrebbero apparire, in particolare:
a. alcuni riferimenti agli elementi della situazione operativa che maggiore impatto hanno
sulla forma del testo (in primis, in questo caso, la sua ampiezza);
b. le informazioni fondamentali in merito alle sue caratteristiche grafiche e testuali;
c. alcune note riguardo allo scopo che ci si prefigge di raggiungere mediante la sua
redazione ed all'uditorio per il quale lo si pensato;
d. qualche nota sul modello testuale che si scelto;
e. la trascrizione della tesi, cos come stata formalizzata in precedenza.
Esso potrebbe avere, dunque, la forma presentata qui di seguito:

I PROGRAMMI PER LA GESTIONE DI MAPPE CONCETTUALI:


UN SUSSIDIO ALLA RICERCA ED ALLA DIDATTICA
Limiti e caratteristiche:
testo di circa 25 cartelle, suddiviso in capitoli e paragrafi titolati ma non numerati. previsto
linserimento di immagini.
Scopo:
111

Il saggio breve in cinque capoversi

112

eminentemente informativo-valutativo (con alcune sezioni argomentative). Lobiettivo


fondamentale dellelaborato sar quello di informare sullutilit delle mappe concettuali, sulle
diverse tipologie di diagrammi esistenti e sugli strumenti software che possono essere utili per
la loro generazione. Il testo pensato per utenti non del tutto digiuni di informatica, ma non per
specialisti.
Tipologia:saggio di media estensione. Impostazione mediamente formale.
Tesi:Le mappe concettuali, per quanto il loro impiego sia ancora relativamente poco diffuso in
Italia, rappresentano interessanti strumenti di supporto alla didattica ed alla ricerca, perch
potenziano il pensiero creativo, la concettualizzazione e la memorizzazione. La loro utilit
risulta particolarmente evidente nel caso in cui, per generarle e gestirle, si impieghi uno dei
numerosi pacchetti software (ciascuno dotato di punti di forza e di elementi di debolezza
specifici) offerti dal mercato.

Nella preparazione dell' outline si tenga presente (lo vedremo meglio nelle ultime lezioni del corso)
che la maggior parte dei testi informativi ed argomentativi ed il grosso dei testi tecnicoscientifici si articola in tre sezioni principali, e cio:
a. l'introduzione;
b. il corpo del testo;
c. la conclusione.
Esse hanno caratteristiche abbastanza stabili; in particolare, l'introduzione include quasi sempre un
riferimento alle finalit del testo (e dunque alla tesi da dimostrare o alle informazioni da fornire)
ed una sorta di stringatissimo compendio del testo, in cui si delinea lo sviluppo dell'esposizione
che seguir (la trattatistica anglofona lo chiama blueprint, termine che significa 'cianografia'; la
cianografia un procedimento di stampa usato per la riproduzione su carta azzurro scuro disegni,
soprattutto tecnici, in scala; il termine blueprint, dunque indica, nel contesto scientifico cui stiamo
facendo riferimento, lo "schema proporzionalmente ridotto" del testo nel suo complesso).
Il corpo del testo - in cui si sviluppano le argomentazioni e si comunicano le informazioni prevede una ripartizione in pi capoversi (a loro volta raggruppati in paragrafi, se necessario
titolettati, quando la lunghezza del documento superi le due o tre pagine) incentrati su un periodoguida ed arricchiti dal materiale di supporto che si prescelto.
La conclusione dovrebbe riepilogare la tesi e richiamare in qualche modo il capoverso di
apertura, in modo da convogliare nei destinatari l'impressione che il testo che leggono sia
effettivamente qualcosa in cui "tutto si tiene".

112

Il saggio breve in cinque capoversi

113

Lezione 12
Stesura della prima bozza

Dopo aver affrontato con cura e attenzione tutte le fasi preparatorie del saggio, si giunge finalmente
alla fase della prima stesura del testo: essa richiede di prestare la massima attenzione non solo agli
aspetti linguistico-grammaticali che saranno specifico oggetto dellultima fase del lavoro, quella
della revisione , ma soprattutto agli aspetti strutturali e semantici complessivi del documento,
che garantiranno lorganicit e lomogeneit tra le diverse sezioni del saggio finale (introduzione,
corpo del testo in tre paragrafi, conclusione).

La lezione in breve
Nella fase di prima stesura del testo si richiede di dedicare la massima attenzione agli aspetti
strutturali e semantici del testo. Se infatti nellultima tappa di revisione sar sempre possibile
apportare migliorie formali (linguistiche e grammaticali) al documento, non sar ugualmente
semplice intervenire a livello semantico e strutturale, modificando la concatenazione logica dei
contenuti, a meno di non rimettere nuovamente mano ad intere sezioni del testo.
La prima scrittura deve dunque concentrarsi sulla solidit e completezza delle unit di contenuto,
sulla loro successione logica e organica, sulla non contraddittoriet del contenuto delle sezioni.
Per fare ci sar utile basarsi sullordine dei contenuti stabilito precedentemente nella scaletta,
partendo dalla stesura del corpo del testo, sezione per sezione. Introduzione e conclusione
verranno scritte, invece, in un secondo momento, dal momento che alla prima spetta il compito di
riassumere il contenuto essenziale del saggio, stimolando lattenzione del lettore e introducendo
allopinione complessiva dellautore, mentre alla seconda spetta il compito di riprendere in modo
sintetico e riassuntivo gli argomenti del corpo del testo e di chiudere il saggio con un capoverso
conclusivo. Inoltre, in base alla diversa finalit del testo (informativa o argomentativa) corpo del
testo e conclusione richiederanno una diversa articolazione in sezioni.

Sommario
Fase 6: la prima scrittura

Fase 6: la prima scrittura

113

Il saggio breve in cinque capoversi

114

Concluse tutte le fasi propriamente preparatorie (le ricordiamo ancora una volta: l'analisi della
situazione operativa e comunicativa e la pianificazione del lavoro; l'identificazione di un tema
ristretto, la scelta di un modello testuale e la formalizzazione di una tesi; la raccolta del materiale
documentario, la sua valutazione e la sua schedatura; la stesura di una scaletta di lavoro), si potr
infine procedere alla prima stesura del testo.
Durante la compilazione della prima bozza del documento sar necessario concentrarsi, almeno
all'inizio, soprattutto sui suoi aspetti semantici e strutturali: si dovr, quindi, prestare particolare
attenzione alla solidit, all'unit, alla completezza, alla non contraddittoriet, all'organicit
del contenuto ed alla sua organizzazione in sezioni ed unit comunicative ben definite.
Ci non significa che si potranno trascurare del tutto le questioni linguistico-espressive e formali;
vuole solo dire che alle questioni linguistiche, grammaticali ed ortografiche, agli aspetti redattori
che ineriscono pi strettamente alla presentazione del testo si dovrebbe dedicare la massima
attenzione pi avanti, durante la sua prima revisione e quelle che la seguiranno. Ogni autore, d'altra
parte, ha le proprie abitudini: ci che conta che si proceda in maniera ordinata, e non casuale,
perch, se molto faticoso rendere formalmente accettabile un testo preliminarmente ben
strutturato, molto pi difficile rendere logico, non contraddittorio, organico ed unitario un testo
anche formalmente ineccepibile ma discontinuo e disomogeneo.
Nella preparazione della prima bozza, si proceda, se possibile, modularmente, sezione per
sezione, seguendo l'ordine della scaletta, a partire dal corpo del testo.
Non sempre possibile, in realt, rispettare un ordine perfettamente lineare nella stesura; ci anzi
piuttosto difficile nel caso di testi particolarmente estesi ed in quello di realizzazioni collaborative, a
pi mani. In circostanze simili ci si dovr evidentemente adattare, preventivando consapevolmente
un complesso lavoro di armonizzazione e di ricucitura.
In qualunque ordine si stendano le sezioni che costituiscono il corpo del testo, esse dovranno essere
concluse prima di quelle dell'introduzione; essa include, infatti, come si detto, sia la tesi che il
blueprint di cui si deve verificare l'effettiva corrispondenza con il documento cos come esso appare
nella sua ultima versione, e cio dopo tutte le modifiche che la revisione avr reso necessarie.
La conclusione, infine, andrebbe scritta per ultima, non solo perch include spesso una
riformulazione della tesi ed un riassunto del documento nel suo complesso, ma anche perch vi si
riprende qualche volta parte dell'introduzione, che ne dunque il presupposto.
A questo punto del nostro complesso lavoro di scrittura, riprendiamo lo schema del Saggio breve in
cinque capoversi (presentato nella lezione 8):

I. Introduzione

1.
2.
3.
4.

Introduzione al testo
Presentazione della questione/esposizione della tesi
Presentazione schematica della struttura del testo (blueprint)
Frase di transizione (opzionale)

Il. Corpo del testo

a)

Primo capoverso
114

Il saggio breve in cinque capoversi


1.
2.
3.
4.
5.

Frase-chiave (topic sentence)


prima informazione/primo elemento di supporto
seconda informazione/secondo elemento di supporto
terza informazione/terzo elemento di supporto
Frase di transizione (opzionale)

b)
1.
2.
3.
4.
5.

secondo capoverso
Frase-chiave (topic senience)
prima informazione/primo elemento di supporto
seconda informazione/secondo elemento di supporto
terza informazione/terzo elemento di supporto
Frase di transizione (opzionale)

c)
1.
2.
3.
4.
5.

terzo capoverso
Frase-chiave (topic sentence)
prima informazione/primo elemento di supporto
seconda informazione/secondo elemento di supporto
terza informazione/terzo elemento di supporto
Frase di transizione (opzionale)

115

III. Conclusione

1.
2.
3.

Riferimento alla questione di partenza/riformulazione della tesi


Riassunto delle informazioni fornite/degli argomenti presentati
Chiusura, che si collega alla frase di apertura dellIntroduzione.

Come abbiamo gi pi volte chiarito, il saggio breve in cinque capoversi si articola in tre sezioni
principali: lintroduzione, il corpo del testo e la conclusione. Mentre introduzione e conclusione
sono costituiti da un capoverso ciascuna, il corpo del testo ne comprende tre.
Schematicamente, dunque, la struttura del saggio breve la seguente:
1.
2.
3.

Introduzione (1 solo capoverso)


Corpo del testo (3 capoversi)
Conclusione (1 capoverso).

Ciascuna delle sezioni che costituiscono il saggio breve, come gi detto, risponde ad uno scopo
diverso e presenta varie specificit sia dal punto di vista della struttura sia da quello del contenuto.
Lintroduzione risponde a pi scopi, tra i quali quelli fondamentali sono:
a.
quello di introdurre il lettore nel testo, provocandone lattenzione;
b.
quello di indicargli largomento di cui si tratta;
c.
quello di chiarire, nel caso di un testo argomentativo, quale sia lopinione che vi viene sostenuta;
d.
quello di fornire una sorta di essenzialissimo sunto del testo (blueprint)
e.
quello di introdurre i paragrafi successivi, in modo da stimolare la prosecuzione della lettura.
Schematicamente, dunque, il capoverso introduttivo dovrebbe articolarsi nelle sezioni che seguono:
a.
introduzione al testo, tesa ad interessare il lettore;
115

Il saggio breve in cinque capoversi


b.
c.
d.
e.
f.

116

presentazione dellargomento;
presentazione del fine comunicativo;
esposizione della tesi;
presentazione schematica della struttura del testo;
aggancio ai paragrafi successivi.

Il corpo del testo si articola, come gi chiarito, in tre capoversi.


In un testo informativo, ciascuno di essi presenta un set di informazioni collegate alla questione che
si scelto di trattare; in un testo argomentativo/espositivo propone uno degli argomenti scelti a
sostegno della propria tesi.
Ogni capoverso ha la medesima struttura:
a.
una frase-chiave (topic sentence) che ne costituisce il nucleo informativo-argomentativo e
che ne rappresenta, da sola, il messaggio fondamentale;
b.
comprende pi frasi in cui si forniscono informazioni/sub-argomenti a supporto della frasechiave
c.
una frase di transizione che guida il lettore al capoverso successivo; ricordiamo che nel terzo
capoverso la frase di transizione conduce alla conclusione. Le frasi di transizione possono
anche mancare ed essere sostituite da elementi di collegamento collocati allinizio del
capoverso successivo.
La conclusione, in un testo informativo include:
a.
una ripresa dellenunciato con il quale, nellintroduzione, si presentava loggetto del
discorso;
b.
una ripresa dei tre set di informazioni fornite nel corpo del testo
c.
un segmento conclusivo, che indichi che la discussione giunta al termine e si ricolleghi, se
necessario, al capoverso introduttivo, in particolare a quella sua sezione iniziale in cui, con
quale artificio retorico o qualche frase ad effetto si cercato di interessare il lettore al testo.
In un testo argomentativo, invece, la conclusione include:
a.
una riformulazione della tesi;
b.
la ripresa dei tre argomenti fondamentali;
c.
il segmento conclusivo.
A suggello del proprio lavoro di composizione, verr apposto un titolo.

116

Il saggio breve in cinque capoversi

117

Lezione 13
Revisione e correzione
In questa lezione ci occuperemo della fase di revisione finale del testo, spiegandone le funzioni e
fornendo una serie di consigli utili affinch essa risulti pi approfondita ed efficace e, se possibile,
persino divertente. Forniremo anche una lista di controllo che sar utilissimo stampare e tenere
sotto mano quando si dovranno correggere i propri lavori, compreso il saggio di fine corso.

La lezione in breve
Portata a termine la stesura del proprio testo, resta da compiere l'ultimo, faticoso passo: quello
della sua revisione complessiva. pessima tradizione, soprattutto scolastica, quella di non
rivedere, o di rivedere in gran fretta, i propri documenti; si ritiene, infatti, che la maggior parte del
tempo a propria disposizione debba essere dedicata alla scrittura vera e propria. un modo di
procedere che il professionista della scrittura trova inaccettabile. Un buon lavoro, lo abbiamo
sottolineato pi di una volta nel corso delle lezioni precedenti, sempre il risultato di un accurato
progetto, di un'attenta esecuzione e di un controllo scrupoloso. L'esperienza di chi si dedica
professionalmente alla comunicazione scritta conferma che anche con correzioni metodiche, attente
e prolungate difficilissimo (se non impossibile) produrre un testo privo di errori. dunque ovvio
che un testo che non sia stato assoggettato ad alcun controllo sar con molta probabilit
impresentabile e denuncer la sommaria qualit del lavoro del suo autore.

Sommario
Fase 7: la revisione

Fase 7: la revisione
Portata a termine la stesura del proprio testo, resta da compiere l'ultimo, faticoso passo: quello
della sua revisione.
pessima tradizione, soprattutto scolastica, quella di non rivedere, o di rivedere in gran fretta, i
propri documenti; si ritiene, infatti, che la maggior parte del tempo a propria disposizione debba
essere dedicata alla scrittura vera e propria. un modo di procedere che il professionista della
scrittura trova inaccettabile. Un buon lavoro, lo abbiamo sottolineato pi di una volta nel corso delle
lezioni precedenti, sempre il risultato di un accurato progetto, di un'attenta esecuzione e di un
controllo scrupoloso.
L'esperienza di chi si dedica professionalmente alla comunicazione scritta conferma che anche con
117

Il saggio breve in cinque capoversi

118

correzioni metodiche, attente e prolungate difficilissimo (se non impossibile) produrre un testo
privo di errori; un testo che non sia stato assoggettato ad alcun controllo sar probabilmente
impresentabile.
In questa lezione ci occuperemo proprio di revisione: ne spiegheremo le funzioni e daremo alcuni
consigli perch riesca pi approfondita, pi efficace e, se possibile, poco tediosa. Forniremo anche
una lista di controllo che potrebbe essere utile stampare e tenere sotto mano quando si dovranno
correggere i propri lavori

Il processo della scrittura


Fase 7: la revisione

La revisione probabilmente la fase pi lunga, tediosa, faticosa della realizzazione di un


documento professionale, ma certamente la pi critica.
Nessun testo infatti - a qualunque genere esso appartenga - potr mai soddisfare completamente il
proprio autore (n, evidentemente, i propri destinatari) se non dopo un accurato lavoro di
controllo, che andr ripetuto pi di una volta secondo l'esperienza degli scrittori pi attenti, e
ci costituisce propriamente l'aspetto pi penoso della questione.
Perch occorre correggere molte volte? Perch una revisione "seria" presuppone una notevole
concentrazione e richiede che si focalizzi tutta la propria attenzione su pochi aspetti del documento;
disperdendosi nel controllo simultaneo di troppe variabili si rendono pressoch inevitabili omissioni
e si rende l'operazione insufficientemente accurata.
Non esistono, peraltro, ricette preconfezionate10 per un'ottima revisione; ci sono, semmai,
alcune tecniche il cui impiego dovrebbe garantire risultati soddisfacenti. Esse sono le
seguenti:
a. Prima di iniziare i lavori ci si "allontani" dal testo per evitare gli effetti elusivi della
memoria a medio termine. Una buona revisione richiede che ci si dimentichi del
documento se possibile per qualche giorno, o, in mancanza di meglio, per qualche ora. Dopo
avere lasciato il documento sul quale si lavorato tanto a lungo, lo si riavviciner meno
stanchi, meno annoiati e, soprattutto, meno inclini ad una lettura talmente veloce e
presuntiva da essere poco utile.
Quando si corregge un testo appena scritto, infatti, si anticipa - grazie alle informazioni
ancora contenute in memoria - ci che si dovrebbe invece leggere, e si tende quindi ad
emendare in maniera automatica molti errori, soprattutto le sviste tipografiche.
b. Si proceda organicamente, utilizzando un elenco di controllo, che permetter di non
10

Per gli studenti interessati, possibile consultare un esempio di revisione (su questi argomenti della lezione 13 sono
disponibili le schede aggiuntive 1 e 2 nella pagina dei materiali)

118

Il saggio breve in cinque capoversi

119

omettere verifiche importanti. In particolare, dovrebbero essere controllati, in tornate


successive i seguenti aspetti del documento:
1. le caratteristiche logico-semantico-pragmatico-stilistiche generali del testo: si
dovrebbe, cio, verificare che esso non presenti parti contraddittorie e che mostri
invece unitariet di senso, efficacia, chiarezza, adeguatezza, compattezza espressiva,
idoneit del supporto documentario e probatorio;
2. la strutturazione dell'elaborato: si dovrebbe in altre parole accertare che il
documento sia razionalmente articolato in sezioni (libri, capitoli, paragrafi,
capoversi) e che esse siano disposte in un ordine che rispetti quello previsto dalla
scaletta;
3. la correttezza formale e l'uniformit grafica del documento: si dovrebbe leggere
attentamente il testo alla ricerca di sviste di composizione, di errori di digitazione, di
inesattezze ortografico-interpuntorie, di mancanza o di incompletezza di rinvii
interni, di incoerenze grafico-tipografiche.
Se si decide di utilizzare una check-list, essa potrebbe essere articolata come segue:

Caratteristiche logico-semantico-pragmatico-stilistiche generali


del testo
Lo scopo che ci si era proposti ideando lo scritto stato raggiunto?
Il testo privo di contraddizioni? unitario?
Il documento chiaro ed efficiente?
Il tono dello scritto coerente con le sue finalit e con le
caratteristiche e le attese dei suoi destinatari?
Il lessico impiegato adeguato alla tipologia del testo?
comprensibile ai destinatari primari? preciso?
I tratti linguistici presenti nel testo trovano corrispondenza con quanto
indicato nel modello di Sabatini? La loro presenza/assenza
corrisponde alla categoria di appartenenza del testo (molto
vincolante/mediamente vincolante)?
Il materiale di supporto adeguato alla dimostrazione dell'assunto di
partenza?
sufficiente ai fini documentari che ci si proposti?
Struttura dell'elaborato
Le sezioni in cui si articola il testo corrispondono ad altrettante unit
di contenuto?
possibile individuare, per ciascuna parte del testo una frase-guida (o
un insieme di frasi-guida) che ne riassumano il contenuto?
L'ordinamento del materiale razionale?
Corrisponde a quello previsto dal sommario?
I paragrafi sono stati suddivisi in capoversi secondo ragione?
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Il saggio breve in cinque capoversi

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Non si sono inserite interruzioni inutili e non si sono sezionati insiemi


unitari di enunciati? E d'altra parte, non si sono prodotti paragrafi
troppo estesi, che potrebbero essere suddivisi in unit trattabili pi
comodamente da un punto di vista cognitivo?
Unit dello scritto
Le grandi articolazioni testuali sono unitarie (coerenti e coese)?
Elementi linguistici di raccordo (legamenti, sostituenti) guidano il
lettore da una sezione all'altra del documento?
Ogni capoverso cio esplicitamente collegato tramite segnali
linguistici (connettivi) a quello che lo segue ed a quello che lo
precede?
L'organizzazione topicale (topic/comment) del testo stata verificata?
Si controllato di non avere introdotto nel documento nuove
tematiche improvvisamente, senza preavviso e senza curare che
fossero collegate con quanto scritto altrove?
Si cercato di evitare troppe anticipazioni tematiche (qualcuna pu
giovare alla causa dell'espressivit; troppe rendono la lettura
defatigante); si cercato di non lasciare temi in sospeso?
Correttezza formale ed uniformit grafica del documento
Gli errori ortografici ed interpuntori sono stati eliminati?
Gli stili grafici sono stati rispettati in tutto il documento?
Svolgono efficacemente la loro funzione di guida all'identificazione
delle macro e microsezioni testuali?
In particolare: tutti i titoli di pari livello sono caratterizzati dall'uso di
un medesimo carattere nello stesso corpo?
La gerarchia dei titoli ha un analogo tipografico (ad esempio, nella
scelta di corpi maggiori per i titoli di rango pi alto)?
Tutti i paragrafi del corpo del testo presentano la medesima
formattazione (stesso carattere, uguale corpo, medesimi rientri,
identica spaziatura)?
Lo stesso si pu dire delle note a pi di pagina o in chiusura, delle
testatine, dei piedini?
Elenchi puntati e numerati e tabelle hanno un aspetto uniforme? Se
sono previste didascalie, esse sono presenti dove necessario?
Tabelle, figure, diagrammi, grafici hanno un'intestazione?
Sono numerati? Vi si fa riferimento corretto nel corpo del testo?
Sono collocate in prossimit del punto in cui sono citate?
c. Si riveda, almeno una volta, su carta, anche se si impiega comunemente, per la
scrittura, un wordprocessor: in questo modo si coglieranno moltissimi errori che sarebbero
sfuggiti ad un controllo a video.

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