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Facolt di Ingegneria
Appunti
QUALITA DEL SERVIZIO
NELLE RETI DI DISTRIBUZIONE E
INDUSTRIALI
II
Indice
1
1.1
INTRODUZIONE
1.2
QUALITA DELLENERGIA
1.3
11
1.4
NORMATIVA NELLAMBITO DELLA POWER QUALITY
1.4.1
COORDINAMENTO DEI LIMITI
12
14
1.5
DEFINIZIONI E ACRONIMI UTILIZZATI
1.5.1
Definizioni EMC di base
1.5.2
Altre definizioni e acronomi utili
16
16
17
2
2.1
20
20
2.2
ARMONICHE E INTER-ARMONICHE
2.2.1
Armoniche
2.2.1.1
Descrizione del fenomeno
2.2.1.2
Sorgenti di armoniche
2.2.1.2.1 Raddrizzatori, convertitori, cicloconvertitori e regolatori
2.2.1.2.2 Forni ad arco in AC
2.2.1.2.3 Altre sorgenti di armoniche
2.2.1.3
Problemi causati dalle armoniche
2.2.1.3.1 Problemi entro limpianto
2.2.1.3.2 Problemi causati da armoniche di corrente
2.2.1.3.3 Problemi causati da armoniche di tensione
2.2.1.3.4 Problemi armonici che riguardano lalimentazione
2.2.1.4
Propagazione delle armoniche nelle reti
2.2.1.5
Leggi di composizione delle armoniche
2.2.2
Inter-armoniche
2.2.2.1
Descrizione del fenomeno
2.2.2.2
Sorgenti di inter-armoniche
22
22
22
23
23
24
24
25
25
26
27
28
28
29
29
29
30
2.3
VARIAZIONI DI TENSIONE E FLICKER
2.3.1
Descrizione del fenomeno
2.3.1.1
Variazione di tensione
2.3.1.2
Flicker
2.3.2
Sorgenti di variazioni di tensione e flicker
2.3.3
Propagazione delle variazioni di tensione e del flicker
30
30
30
31
32
33
2.4
SQUILIBRIO DI TENSIONE
2.4.1
Descrizione del fenomeno
2.4.2
Sorgenti di squilibrio di tensione
2.4.3
Propagazione dello squilibrio di tensione
34
34
34
34
2.5
BUCHI DI TENSIONE E BREVI INTERRUZIONI
2.5.1
Buchi causati da grossi carichi
2.5.2
Buchi che hanno origine da guasti in rete
2.5.3
Sensibilit dellimpianto
2.5.3.1
Caratteristiche di sensibilit delle apparecchiature
35
35
35
36
36
2.6
37
SOVRATENSIONI
37
38
38
38
38
39
39
39
40
2.7
41
2.8
42
43
3.1
FENOMENOLOGIA E RIFERIMENTI NORMATIVI
3.1.1
Documenti normativi
3.1.1.1
Definizioni
3.1.1.2
Normativa italiana
3.1.2
Buchi di tensione
3.1.2.1
Caratteristiche dei buchi di tensione
3.1.2.2
Propagazione di buchi di tensione nelle reti di trasmissione e distribuzione
3.1.2.2.1 Propagazione in reti di trasmissione AT
3.1.2.2.2 Propagazione in reti MT
3.1.2.2.3 Propagazione attraverso trasformatori
3.1.2.3
Classificazione dei buchi di tensione
3.1.3
Fenomeni che danno origine a buchi di tensione
3.1.4
Interruzioni di tensione
3.1.5
Fenomeni che danno origine a interruzioni di tensione
43
43
43
45
47
47
49
49
49
50
50
52
54
55
3.2
56
57
FLICKER
60
5.1
INTRODUZIONE
60
5.2
PRINCIPALI CAUSE
61
5.3
EFFETTI PRODOTTI
62
5.4
64
5.5
SEVERITA DEL FLICKER
5.5.1
SIGNIFICATO
66
66
5.6
70
5.7
FLICKERMETRO
5.7.1
DESCRIZIONE
5.7.2
PERCEZIONE DELLE VARIE FREQUENZE
6
6.1
73
73
78
79
79
82
6.3
I GRUPPI ELETTROGENI
83
6.4
84
6.5
I FILTRI PASSIVI
85
6.6
I FILTRI ATTIVI
86
INTRODUZIONE
Nella presente dispensa viene trattato laspetto della qualit della tensione (power quality)
fornita agli utenti dal gestoredella rete elettrica di trasmissione e distribuzione.
Nel capitolo 2 vengono presi in esame i principali disturbi condotti con particolare riferimento
a quei disturbi con propensione a sommarsi fra di loro (per esempio: armoniche, flicker, ) e
di conseguenza che presentano un rischio reale di superare soglie non compatibili con le
apparecchiature sensibili ormai largamente diffuse in rete.
Nel capitolo 3 si considerano le interruzioni e i buchi di tensione analizzando le
caratteristiche, la propagazione, i fenomeni che ne danno origine, gli effetti sulle
apparecchiature e le possibili soluzioni per la loro attenuazione.
Nel capitolo 4 vengono prese in esame le soluzioni per i disturbi della qualit del servizio
come gruppi di continuit statici (UPS), gruppi di continuit rotanti, gruppi elettrogeni,
dispositivi di parallelismo, ridondanza e sincronizzazione, filtri passivi e filtri attivi.
Il capitolo 5 contiene gli aspetti del monitoraggio della qualit della tensione nelle reti di
distribuzione di energia elettrica in media tensione.
Nel capitolo 6 si prendono in considerazione le linee guida per la regolamentazione della
qualit del servizio della fornitura dellenergia elettrica mentre nel capitolo 7 si analizza la
valutazione economica dellimpatto della power quality sui processi industriali.
1.2
QUALITA DELLENERGIA
Lenergia elettrica costituisce probabilmente la principale materia prima per i settori del
terziario e dellindustria. E un prodotto insolito perch richiesto con continuit, non lo si
pu immagazzinare in quantit considerevoli e non pu essere sottoposto a controlli che ne
assicurino la qualit prima delluso.
Lenergia elettrica molto diversa da qualsiasi altro prodotto, generata lontano dal punto di
utilizzazione, immessa in una rete alimentata da molti generatori ed arriva al punto di
consegna passando attraverso diversi trasformatori e parecchi chilometri di linee aree ed
eventualmente cavi sotterranei. In alcuni casi, ad esempio dove il settore elettrico stato
privatizzato, la rete elettrica di distribuzione di propriet di un certo numero di
organizzazioni diverse che si occupano della gestione e del mantenimento della stessa.
Assicurare la qualit dellenergia fornita al punto di consegna non un compito facile.
Dal punto di vista dellutente il problema ancora pi complesso. Sono disponibili alcune
statistiche a proposito della qualit dellenergia fornita, ma il livello qualitativo accettabile
secondo il fornitore pu essere molto diverso da quello richiesto, o forse desiderato
dallutente. I disservizi pi diffusi sono linterruzione completa (che pu durare da alcuni
secondi a diverse ore) e buchi o cadute di tensione, durante i quali la tensione scende per
tempi brevi ad un livello inferiore a quello nominale. Naturalmente le lunghe interruzioni
costituiscono un problema per tutti gli utenti, ma molti processi sono sensibili anche a
brevissime interruzioni:
elaborazione di dati, in cui il valore della transazione alto, pur essendo basso il costo
di processo, come ad esempio accade gestendo azioni
e cambio valuta.
Nel settore industriale, essendo lentit dei processi produttivi sempre pi ampia, il peso che
questi utenti rivestono nella rete sempre pi oneroso, anche dal punto di vista della qualit
dellalimentazione.
Dallaltro lato i diversi tipi di utenti sono consapevoli di quanto lelettricit sia indispensabile
e sono molto pi attenti ed esigenti alla loro fornitura.
Lanalisi di questi fenomeni si basa quindi sulla valutazione dellaffidabilit del servizio
elettrico dal punto di vista della continuit che dello scostamento dei parametri elettrici dai
valori ideali: questi vengono pi comunemente definiti come disturbi e la valutazione
complessiva denominata Power Quality.
Rivestono la maggiore importanza la frequenza di alimentazione e la tensione; con lavanzare
dello sviluppo economico, la continuit della fornitura, lampiezza e la frequenza sono
ritenute scontate in quanto, come ovvio pensare, lo sviluppo del sistema elettrico ha
consentito un miglioramento sotto questo aspetto. Si pu rivolgere lattenzione verso gli altri
disturbi connessi con la tensione stessa, consentendo di confondere la definizione di Power
Quality con quella di qualit della tensione.
La presenza di questi fenomeni intrinseca nellesercizio delle reti elettriche e quindi non pu
essere eliminata completamente; lo scopo dellanalisi della qualit si basa quindi sul
mantenere, attraverso opportuni accorgimenti, le variazioni allinterno di range prestabiliti al
fine di garantire comunque il funzionamento corretto di tutte le utenze.
Nellosservare il sistema elettrico complessivo, a partire dalla generazione per arrivare agli
utenti finali, si pu notare che i disturbi possono aver origine da diversi fattori, che vengono
cos suddivisi:
importante osservare che, contrariamente a quello che si pu pensare, molte volte proprio
il cliente, che a causa delle apparecchiature usate, crea fastidio agli altri utenti connessi con
il sistema elettrico. Ovviamente lentit del disturbo rilevato dipende dalla posizione nella
rete.
Bisogna distinguere, ad esempio, un utente urbano/suburbano da uno connesso in un centro
commerciale o industriale; questultimo infatti molto spesso alimentato da linee a tensione
elevata e portata superiore, con la conseguenza di essere meno influenzato. Dal punto di vista
10
1.3
A livello nazionale, vista la crescente attenzione ai problemi relativi alla qualit dellenergia,
lAutorit per lEnergia Elettrica ed il Gas ha introdotto il nuovo concetto di contratti di
qualit da stipulare tra il cliente ed il proprio distributore in modo da fissare dei vincoli
bilaterali sui vari parametri della tensione elettrica.
Il contratto prevede il rispetto del livello concordato di PQ per un determinato parametro, con
un premio annuo a carico del cliente e un rimborso, a favore del cliente stesso, nel caso in cui
il livello non sia rispettato da parte del distributore, previa misurazione per un periodo di
almeno un anno.
Per favorire unanalisi pi attenta sui problemi connessi e sviluppare nuove iniziative di
regolazione, tra cui lattuazione di tali contratti, ha avviato una serie di proposte connesse con
un piano di monitoraggio della qualit dellalimentazione.
In seguito ad un progetto Europeo, denominato Leonardo Power Quality Iniziative, si
visto che i costi relativi ai problemi legati alla PQ sono di entit molto maggiore per
lindustria rispetto alla spesa relativa alla campagna di misure. Inoltre le organizzazioni
rappresentanti le imprese hanno pi volte sostenuto come la PQ abbia una notevole influenza
sulla competitivit.
Lo scopo delliniziativa quello di raccogliere delle informazioni utili circa il livello attuale
di PQ in modo da poter valutare la possibilit di introdurre obblighi di misurazione da parte
dei distributori con la possibilit di una eventuale regolazione economica sui parametri della
tensione.
Una iniziativa simile gi stata presa per quel che riguarda la RTN con obbligo di
misurazione e la facolt di stipulare contratti di qualit da parte degli utenti con il GRTN.
Nel documento dellAprile 2005, lAutorit propone lestensione dellobbligo di misurazione,
con modalit simili per la RTN, anche ai distributori proprietari di reti di distribuzione in alta
tensione e propone la caratteristiche del sistema di monitoraggio per la reti di distribuzione in
MT.
Nulla ancora riguarda le reti BT, in quanto necessaria un a certa gradualit nellaffrontare il
problema ed inoltre, attraverso le misurazioni effettuate sulla MT possibile trarre delle
informazioni a riguardo anche della PQ ai livelli di tensione inferiore.
I clienti allacciati in MT possono prendere parte attivamente al processo attraverso luso di
apparecchi di monitoraggio propri, purch conformi, sia con lacquisizione di strumentazione
11
a prezzi vantaggiosi. Il cliente, inoltre, ha il vantaggio di poter essere sempre a conoscenza dei
dati per la valutazione della PQ nel punto in cui allacciato.
Si capisce quindi come la conoscenza, la valutazione e i provvedimenti relativi alla PQ stiano
assumendo, con il tempo, un ruolo sempre pi importante.
1.4
Costruttori di apparecchiature
Clienti
Progettisti
Installatori
Si possono citare alcuni degli enti normativi che hanno preso parte alliniziativa:
CEI
CENELEC
CIGRE
IEC
IEEE
12
Imporre dei limiti sulle emissioni a seconda dei diversi tipi di apparecchiatura
Attraverso il sotto-comitato tecnico TC77A, la IEC, nella serie normativa 61000, ha affrontato
il problema dei disturbi condotti a bassa frequenza, raccogliendo una serie di informazioni,
pi specifiche, contenute in norme di singoli paesi o organizzazioni.
La serie cos suddivisa:
1. (IEC 61000-1-x) Generale: questa sezione introduce i principi fondamentali sulla EMC e introduce
le varie definizioni e i termini utilizzati nella norma.
2. (IEC 61000-2-x) Contesto: descrive e classifica le caratteristiche del contesto di utilizzo e le
condizioni ambientali dove utilizzare lapparecchiatura.
3. (IEC 61000-3-x) Limiti: vengono definiti i livelli massimi di disturbo generati dalle apparecchiature
affinch siano tollerati dalla rete. Definisce inoltre il limiti di immunit delle apparecchiature
sensibili.
4. (IEC 61000-4-x) Tecniche di misura: questa sezione fornisce le linee guida per le apparecchiature
di misura e monitoraggio della power quality. Descrive anche le procedure di verifica al fine di
assicurare la conformit con le altre parti della norma.
5. (IEC 61000-5-x) Installazione e riduzione disturbi: vengono trattate le tecniche di installazione per
ridurre le emissioni e aumentare limmunit ai disturbi. Descrive inoltre luso di diverse
apparecchiature in grado di risolvere i problemi sulla power quality.
6. (IEC 61000-6-x) Norme generali: raccoglie delle norme specifiche a riguardo di determinate
apparecchiature o condizioni di utilizzo. Sono contenuti dei limiti di emissione ed immunit.
Una descrizione pi specifica di alcune sezioni della norma pu essere trovata nella tabella a
pagina seguente.
In ambito europeo da segnalare la norma EN 50160, che si riferisce alla qualit della
tensione nelle reti di distribuzione, con riferimento alle reti in media e bassa tensione.
13
Non ci sono riferimenti alle apparecchiature o agli utenti, ma questa norma ha lo scopo di
identificare dei vincoli, che i distributori devono rispettare nei confronti dei clienti, con
riferimento a particolari disturbi di tensione.
I clienti sono, in questo modo, tutelati nella loro alimentazione, avendo garantito, che
determinati parametri rimangono al di sotto dei limiti imposti.
1.4.1
14
15
1.5
1.5.1
di
compatibilit
elettromagnetica:
valore
specificato
di
un
disturbo
elettromagnetico, che ha alta probabilit di non essere superato (95%, salvo diversa
indicazione) applicato ad un dispositivo, apparecchiatura o sistema.
Tale livello costituisce un valore di riferimento che consente di determinare sia i requisiti di
immunit di dispositivi, apparecchi e sistemi nell'impianto utilizzatore che le loro emissioni.
Sorgente: singolo dispositivo o apparecchiatura o sistema nel suo complesso.
Emissione: processo attraverso il quale viene emesso un determinato disturbo da una
sorgente.
Livello di emissione: livello di un determinato disturbo elettromagnetico emesso da una
sorgente, misurato in modo specificato.
Limite di emissione: livello massimo tollerabile di emissione di un disturbo elettromagnetico
da una sorgente.
Immunit: capacit di un dispositivo, apparecchiatura o sistema di funzionare senza degrado
delle prestazioni in presenza di un determinato disturbo elettromagnetico.
Livello di immunit: valore specificato di un disturbo elettromagnetico per il quale un
dispositivo, apparecchiatura o sistema capace di operare, con alta probabilit, al grado di
prestazione richiesta.
Il livello di immunit rappresenta il valore di prova al disturbo per ogni tipo di
apparecchiatura.
16
Densit di probabilit
(2) (3)
(1)
(A)
(C)
(B)
Livello di disturbo
(A) emissione singola apparecchiatura
(B) distribuzione totale in rete
(C) suscettibilit dellapparecchiatura
1) limite di emissione
2) livello di compatibilit
3) livello di immunit
17
18
19
Forme donda
ideale
Disturbo a bassa
frequenza
20
armoniche e inter-armoniche;
squilibrio di tensione;
sovratensioni;
Forma donda
reale
Buchi di tensione
Interruzioni
(32 %)
(23 %)
(12 %)
(1 %)
21
2.2
ARMONICHE E INTER-ARMONICHE
2.2.1 Armoniche
2.2.1.1 Descrizione del fenomeno
Le armoniche sono tensioni o correnti sinusoidali con frequenza pari ad un multiplo intero
(ordine) della frequenza fondamentale di funzionamento del sistema elettrico, la cui presenza
determina una distorsione della forma donda della tensione di alimentazione.
U
Un
1
Le armoniche in un sistema di distribuzione sono generate in piccola parte dal sistema stesso e
per la maggior parte da apparecchi utilizzatori e possono risultare costanti o variare nel tempo
(quasi stazionarie, fortemente variabili e transitorie) in base alle condizioni di funzionamento
dei singoli apparecchi che le generano e del numero di apparecchi disturbanti attivi in ogni
istante.
In un sistema di potenza ideale privo di carichi inquinanti, le forme donda di corrente e di
tensione sono sinusoidi. In pratica, le correnti non sinusoidali sono presenti quando la
corrente di carico non linearmente dipendente rispetto alla tensione applicata.
Qualsiasi forma donda periodica pu essere scomposta in una sinusoide alla frequenza
fondamentale pi un certo numero di componenti armoniche.
Le armoniche di corrente iniettate in rete dalle varie sorgenti, nel percorrere le impedenze
della rete, danno luogo a delle cadute che praticamente rappresentano le armoniche di
tensione; esse sorgono in relazione allimpedenza di rete e sono presenti in tutto limpianto.
Le armoniche sono valutate (con riferimento alla tensione):
22
THDV =
40
Vh2
h=2
2
La stessa valutazione vale per le correnti espresse in Arms o in % / p.u. riferite ad una
corrente di riferimento.
La valutazione globale della corrente vale:
THDI =
40
h=2
2
I h2
Esiste nelle reti anche una modestissima generazione di tensione armonica dovuta a:
generatori, motori e trasformatori.
tipo di spianamento sul lato DC (quando esiste lo stadio DC): induttivo alto, induttivo
medio, induttivo basso, induttivo-capacitivo, capacitivo;
rapporto di corto circuito (rapporto fra la potenza di corto circuito lato alimentazione e
la potenza nominale lato DC).
praticamente trascurabili.
24
saldatrici ad arco:
di tipologia con alimentazione diretta dalla rete senza uno stadio in DC:
presentano una modesta emissione armonica; possono essere di tipo monofase
e trifase;
dellimpianto. Gli effetti e le soluzioni sono molto diversi e devono essere valutati
separatamente; le misure appropriate per limitare gli effetti delle armoniche entro limpianto
non necessariamente riducono la distorsione causata sulla rete e viceversa.
2.2.1.3.1 Problemi entro limpianto
Vi sono diversi ambiti causati dalle armoniche:
25
riduce man mano che la frequenza aumenta, mentre limpedenza della sorgente
generalmente induttiva ed aumenta con la frequenza. Il condensatore pu dunque essere
interessato da armoniche di corrente abbastanza elevate e, a meno che non sia stato progettato
specificatamente, pu risultarne danneggiato.
Un problema potenzialmente pi serio costituito dal fatto che il condensatore e linduttanza
del sistema possano entrare in risonanza in prossimit di una delle frequenze armoniche.
Quando ci accade si possono generare tensioni e correnti molto grandi, che spesso
conducono a guasti catastrofici nella batteria di condensatori.
La risonanza pu essere evitata aggiungendo uninduttanza in serie al condensatore in modo
tale che limpedenza totale sia di poco induttiva alla frequenza dellarmonica significativa pi
bassa. Questa soluzione limita anche la corrente armonica che pu fluire nel condensatore.
Effetto pelle
La corrente alternata tende a distribuirsi sulla superficie pi esterna di un conduttore. Leffetto
pelle normalmente ignorato perch ha scarso effetto a frequenza industriale, ma oltre i 350
Hz, cio la settima armonica, diventa significativo, causando perdite addizionali e
riscaldamento.
2.2.1.3.3 Problemi causati da armoniche di tensione
Poich la rete ha unimpedenza caratteristica, le armoniche di corrente del carico danno luogo
ad una distorsione armonica.
La corrente distorta prodotta dal carico non lineare causa una caduta di tensione parimenti
distorta sullimpedenza del cavo. La forma donda della tensione che ne risulta applicata a
tutti gli altri carichi connessi allo stesso circuito, facendovi transitare le correnti armoniche,
anche se sono carichi lineari.
Quando si considera lampiezza della distorsione della tensione armonica, si dovrebbe
ricordare che nel momento in cui interviene un UPS (Uninterruptible Power Supply) o un
gruppo elettrogeno, durante un guasto sullalimentazione, limpedenza di rete e la
conseguente distorsione della tensione saranno pi alte.
Motori ad induzione
La distorsione armonica della tensione causa maggiori perdite nei motori, allo stesso modo
visto per i trasformatori. Le perdite addizionali avvengono a causa della generazione di campi
armonici nello statore, ognuno dei quali cerca di far ruotare il motore ad una velocit
differente, sia in avanti sia indietro. Le correnti ad alta frequenza indotte nel rotore aumentano
ulteriormente le perdite.
27
conseguenza delle cadute di tensione prodotte dalle armoniche di corrente nel percorrere le
impedenze della rete.
Va evidenziato che le armoniche si propagano dai livelli di tensione superiori verso quelli
inferiori e viceversa.
I meccanismi di diffusione delle armoniche di corrente, nell'ambito di un medesimo livello di
tensione e fra livelli diversi, dipende dalle caratteristiche elettriche e strutturali del sistema in
esame. In alcuni casi necessario tenere in debito conto le componenti di sequenza delle
armoniche (diretta/inversa e omopolare).
Alcune armoniche possono subire un processo di amplificazione in determinati punti della
rete elettrica, dove si manifesta una condizione di risonanza dovuta alla presenza di banchi di
condensatori o cavi. Ci pu comportare amplificazioni della distorsione relativa ad
unarmonica, di un fattore pari a circa 3-4 volte per le reti pubbliche e circa 5-10 volte per le
reti industriali con basso carico ohmico.
La propagazione delle armoniche di tensione in qualsiasi rete governata dal rapporto fra
limpedenza di trasferimento del nodo monitorato rispetto al nodo iniettore e limpedenza
28
vista nel nodo iniettore; ovviamente le impedenze sono riferite allordine armonico
considerato.
composizione dei contributi provenienti dalle diverse sorgenti di disturbo esistenti in una rete.
Infatti va considerato che la singola iniezione armonica in rete sovente variabile nel tempo
sia in ampiezza che in fase, con la conseguenza che si presentano notevoli differenze di
ampiezza e fase fra le differenti iniezioni della rete appartenenti allo stesso ordine armonico.
Va inoltre osservato che agli sfasamenti di iniezione si aggiungono quelli originati dalle
impedenze che le correnti armoniche trovano lungo il loro percorso e che ovviamente
risultano differenti in relazione allubicazione dei singoli iniettori rispetto al nodo di rete in
cui si osservano gli effetti.
La differenza di fase fra le iniezioni armoniche dipende dalla tipologia delle apparecchiature
(per esempio trifasi o monofasi) e nellambito della stessa tipologia dalle caratteristiche
costruttive. In molti casi le iniezioni armoniche presentano fasi alquanto diverse che tendono
addirittura a cancellarsi (sfasamenti di circa 180 gradi), in altri casi praticamente tendono a
sommarsi aritmeticamente.
In ogni caso, nonostante la diversa natura delle armoniche, la distorsione armonica di tensione
(o corrente) in un qualsiasi punto del sistema di distribuzione il risultato della combinazione
vettoriale delle tensioni armoniche (o correnti) dovute alle sorgenti individuali.
2.2.2
Inter-armoniche
intero della fondamentale la cui presenza determina una distorsione (modulazione) della
forma d'onda della tensione di alimentazione.
Nella stragrande maggioranza dei casi esse sono generate dai carichi come correnti interarmoniche; le tensioni inter-armoniche si manifestano con lo stesso processo descritto per le
armoniche.
Concettualmente le inter-armoniche di corrente sono originate da due differenti processi e
precisamente:
29
carichi
commutati
elettronicamente:
convertitori,
cascata
subsincrona,
carichi con caratteristiche non lineari e/o non stazionarie: forni ad arco, saldatrici ad
arco, ecc..
2.3
2.3.1
Variazioni di tensione
U
Un
1
t
t
Fluttuazioni di tensione
U
Un
U
Un
U < 0,10
Un
30
Le variazioni lente sono deviazioni medie dal valore nominale dellampiezza della
tensione di consegna entro una fascia predefinita (per esempio del 10%) rispetto alla
tensione dichiarata; esse sono determinate dalla variazione lenta dei carichi e dalla
corrispondente azione di regolazione effettuata dai variatori sotto carico dei trasformatori.
Il tempo in cui si verifica la variazione , come minimo, dellordine della decina di secondi.
Le variazioni rapide sono abbassamenti (o aumenti) bruschi di qualche percento della
tensione preesistente, generalmente seguiti, se abbassamenti, da un ritorno (a rampa o di altra
forma) ad un valore intermedio tra quello preesistente e tra il minimo raggiunto.
Tali variazioni sono generalmente causate dalla commutazione dei carichi (partenza motori in
particolare), dal funzionamento di carichi con ciclo operativo particolarmente variabile e in
qualche caso da manovre in rete (linee, trasformatori, condensatori, ecc.).
La variazione rapida quasi sempre raggiunge il suo massimo in qualche ciclo della frequenza
fondamentale.
Lentit della variazione rapida di tensione funzione dellimpedenza della rete di
alimentazione e della variazione di carico (impedenze valutate in regime subtransitorio).
2.3.1.2 Flicker
Il flicker originato dalla fluttuazione della tensione. Si definisce fluttuazione di tensione una
31
sensazione visiva indotta da stimoli di luce la cui luminosit o distribuzione spettrale fluttua
con il tempo.
Le due grandezze dordine pratico, che di fatto sono le sole utilizzate nellesprimere i livelli di
flicker nelle reti, fornite dal flickermetro attraverso lelaborazione on line della sensazione
istantanea del flicker sono le seguenti:
Le quantit di base fornite dal flickermetro sono espresse nelle unit seguenti:
sensazione istantanea del flicker: in per unit (p.u.) della soglia di percettibilit del
flicker;
indici della severit del flicker: in per unit (p.u.) della soglia di irritabilit del flicker.
Sulla base del background fisiologico acquisito prima e durante la fase di sviluppo del
flickermetro, le soglie di percettibilit e irritabilit del flicker sono cos definite:
2.3.2
32
Fra tutti i carichi sopra elencati quelli pi critici sono sicuramente i forni ad arco e le grosse
saldatrici a resistenza in quanto possono influenzare estese aree di rete. La partenza di motori,
pur non risultando generalmente fra le sorgenti di flicker pi severe, merita particolare
attenzione in quanto si tratta di casi molto frequenti.
Lemissione di flicker di un generico carico fluttuante funzione della variazione di tensione
provocata e della sua frequenza di ripetizione.
2.3.3
Le variazioni di tensione e il flicker si propagano nelle reti allo stesso modo, governati dalle
impedenze alla frequenza fondamentale della matrice di corto circuito.
Con riferimento al flicker, da un punto di vista concettuale, la propagazione in qualsiasi rete
determinata dal rapporto fra limpedenza di trasferimento del nodo monitorato rispetto al
nodo di emissione e limpedenza vista nel nodo di emissione; ovviamente le impedenze sono
riferite alla frequenza fondamentale.
Da un punto di vista pratico si pu affermare che le variazioni di tensione e il flicker si
propagano da punti della rete con potenza di corto circuito elevata a punti con potenza di
corto circuito bassa.
Fra differenti livelli di tensione il trasferimento avviene sempre dal livello di tensione
superiore a quello inferiore; trasferimenti in senso contrario sono praticamente trascurabili. Il
trasferimento influenzato dal carico dei motori e dalla eventuale generazione diffusa
collegata alla rete senza stadio in DC.
33
2.4
SQUILIBRIO DI TENSIONE
delle tensioni di fase e/o del normale sfasamento di 120 gradi tra le fasi, per cui il sistema
trifase non risulta pi simmetrico.
Generalmente il grado di squilibrio definito usando il metodo delle componenti
simmetriche, attraverso il rapporto fra la componente di sequenza inversa (o omopolare) e
quella diretta.
Nelle reti in condizione di normale funzionamento laspetto della componente inversa di
maggior interesse, di conseguenza con squilibrio si intende quello di sequenza inversa a meno
che non sia diversamente specificato.
Le componenti di tensione inversa sono dovute alle cadute di tensione sulle impedenze
longitudinali delle reti quando sono percorse dalle componenti di corrente di sequenza inversa
iniettate dai carichi squilibrati; solo in misura marginale da asimmetrie delle impedenze di
rete.
flicker; lo squilibrio si trasferisce dai livelli di tensione superiori a quelli di tensione inferiori e
non viceversa.
34
nei confronti di un impianto dovuto ad un difetto insorto in unaltra parte della rete dipende
dalla tipologia della rete stessa e dalle relative impedenze di guasto, del carico e dei
generatori.
La durata del buco dipende dal tempo necessario alle protezioni per rilevare ed isolare il
guasto ed di solito dellordine di poche centinaia di millisecondi. Dal momento che i guasti
possono essere transitori, per esempio quando sono causati da un ramo dalbero che cade su
una linea, possono estinguersi molto velocemente. Se il circuito dovesse essere privo di
organismi di protezione, allora gli utenti alimentati dalla stessa linea subirebbero un black-out
fino allintervento tecnico sulla linea. Gli interruttori a richiusura automatica possono aiutare
a migliorare la situazione, ma causano anche un aumento del numero di buchi. Un dispositivo
del genere tenta la richiusura del circuito in breve tempo (meno di un secondo) dopo
35
lintroduzione dei computer, i primi centri IT subivano guasti apparentemente aleatori che
comportavano un considerevole sforzo allassistenza. Il processo di apprendimento ha dato
origine allo sviluppo della curva del Computer and Business Equipment Manufacturers
Association (CBEMA).
Zona di suscettibilit
Zona di compatibilit
Zona di suscettibilit
Curva CBEMA
I motori ad induzione hanno uninerzia tale da poter sostenere il carico durante un breve buco,
generando energia mentre rallentano. Questa energia deve essere ripristinata quando il motore
accelera di nuovo e, se la velocit si ridotta a meno del 95%, verr richiesta quasi lintera
corrente di spunto. Dal momento che tutti i motori si avviano contemporaneamente, ci pu
essere causa di ulteriori problemi.
Anche i rel ed i contattori sono sensibili ai buchi di tensione e spesso possono essere lanello
pi debole del sistema. Estato verificato che un dispositivo pu sganciarsi durante un buco
anche quando la tensione che permane pi alta della tensione minima di ritenuta in
condizioni di regime. Linsensibilit ai buchi di tensione di un contattore dipende non solo
dalla tensione misurata e dalla durata, ma anche dallistante in cui avviene il buco, rendendo
leffetto minore in prossimit del picco.
Le lampade a scarica in sodio necessitano di una tensione di accensione molto pi alta quando
sono calde che quando sono fredde, cos una lampada calda pu non riaccendersi dopo un
buco. La profondit di un buco in grado di causare lo spegnimento di una lampada pu essere
pari a solo il 2% al termine della sua vita o pari a ben il 45% quando la lampada nuova.
La maggior parte delle applicazioni e dei sistemi comprende uno o pi degli elementi descritti
sopra e quindi sar soggetta a problemi se sottoposta a buchi.
E pi conveniente e pi affidabile progettare un sistema insensibile ai buchi, piuttosto che
cercare di rendere tale tutto il processo, tutto limpianto o tutto il sistema di distribuzione
dellelettricit.
2.6
SOVRATENSIONI
2.6.1 Generalit
Le sovratensioni sono sopraelevazioni della tensione conseguenti a modificazioni dello stato
elettrico della rete elettrica. Sono generalmente classificate in relazione alla loro durata, ma
anche in relazione ad altri parametri quali: tempo di fronte (tempo necessario per raggiungere
circa il valore massimo), loro origine, contenuto energetico, modalit di impatto sul
componente di rete o apparecchiatura dellutente, ecc..
Le sovratensioni sono originate sia da eventi esterni al sistema elettrico, quali fulminazioni e
altre cause, che da eventi interni , come manovre e guasti intrinseci ai componenti. Nelle reti
AAT hanno pi peso le sovratensioni di origine interna, mentre il contrario si verifica per le
reti BT.
La loro propagazione soprattutto funzione delle frequenze presenti nella sovratensione, della
struttura di rete e delle caratteristiche dei componenti.
37
La loro limitazione funzione della natura della sovratensione: per esempio le sovratensioni
temporanee sono generalmente controllate agendo sulla struttura e/o operazione della rete
(reattori in parallelo, interblocchi fra organi di manovra, restrizioni operative, ecc.), mentre le
sovratensioni transitorie sono limitate ai livelli protettivi assicurati da scaricatori e
spinterometri. In certi casi, quelle transitorie sono limitate dalla tenuta degli isolamenti
autoripristinanti, per esempio distanze in aria di linea aerea, ecc..
Gli effetti delle sovratensioni consistono principalmente nelle sollecitazioni degli isolamenti:
cedimento dielettrico con guasto permanente, invecchiamento accelerato del dielettrico, guasti
ripetuti in presenza di isolamenti autoripristinanti. Non secondario, soprattutto per la BT,
leffetto di interferenza su apparecchiature sensibili causandone il degrado delle prestazioni
(trasferimento induttivo/capacitivo dovuto a fronti ripidi, alte frequenze, ecc.).
2.6.2
Sovratensioni temporanee
2.6.2.2 Reti MT
In reti a neutro isolato o a terra tramite resistenza/reattanza, possono durare tempi molto
contenere il rischio che si verifichino sovratensioni di questo tipo con ampiezza superiore a
1.2 p.u..
Per guasti a terra lato MT del trasformatore di alimentazione MT/BT, si possono verificare
sovratensioni dell'ordine di 1 - 1.5 kV per la durata di permanenza del guasto; ci a causa
della non separazione fra le reti di terra MT e BT.
38
tempi di fronte (Tf) della sovratensione variabili in relazione alla causa del fenomeno e alle
caratteristiche della rete interessata (fronti lenti: 20 s Tf 5000 s; fronti veloci: 0,1 s
Tf 20 s; fronti molto veloci: 0,003 s Tf 0,1 s). Lampiezza delle sovratensioni pu
raggiungere valori dellordine di 2-5 p.u. in relazione al livello di tensione, caratteristiche del
sistema, livelli protettivi assicurati da scaricatori e spinterometri, ecc..
Le maggiori ampiezze si presentano alla richiusura rapida trifase di linee e all'apertura di
piccole correnti induttive (strappamento di corrente). I fronti pi lenti si hanno per manovra di
interruttori tradizionali, quelli veloci in presenza di fulminazioni e quelli molto veloci per
applicazione di guasto e manovre di sezionatori.
2.6.3.2 Reti MT
Transitori di lunga durata (> 100 s)
induzione elettromagnetica di fulminazioni che cadono nelle vicinanze delle linee (la
maggior parte) e fulminazioni dirette (piuttosto rare). Lungo le linee la loro ampiezza
limitata dalle distanze in aria mentre nelle cabine primarie e ai trasformatori MT/BT
sono limitate da scaricatori o spinterometri. La loro forma generalmente
unidirezionale, qualche volta oscillatoria con tempi di fronte nel campo 1 - 50 s e
tempi allemivalore di circa 100 s; presentano un alto contenuto energetico;
2.6.3.3 Reti BT
Transitori di lunga durata (> 100 s)
40
ampiezze di alcuni p.u., forma oscillatoria con frequenze da alcune decine di kHz a 1
MHz e a volte di forma molto complessa se in presenza di voltage escalations);
manovre di interruttori con tempi darco molto brevi < 2 s (generalmente presentano:
ampiezze di alcuni p.u., forma oscillatoria con frequenze da alcune decine di kHz a 1
MHz).
apertura e chiusura in BT di contatti con gap in aria (rel, contattori) che danno delle
successioni di aperture e riaccensioni (le sovratensioni si manifestano in treni di
impulsi molto rapidi, per esempio il singolo impulso pu presentare un fronte di 5 ns e
una durata di 50 ns).
2.7
41
La variazione di frequenza praticamente si estende a tutta la rete, con modeste differenze fra
punto e punto. La frequenza di rete influenza principalmente: il comportamento dei motori,
che variano di velocit, le prestazioni dei dispositivi elettronici che la utilizzano per generare
la propria base dei tempi e l'efficacia dei filtri accordati impiegati per la soppressione delle
armoniche.
42
U
0,1 < U < 0,99
n
t
U
Un
U
Un
Interruzioni brevi
U
U n > 0,99
t < 3 min
Interruzioni lunghe
U
U n > 0,99
t > 3 min
Buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-4-30, draft): riduzione temporanea della
tensione in un punto della rete elettrica sotto una determinata soglia. Una riduzione di
tensione di lunga durata talvolta considerata una sottotensione, non un buco. Se durante un
buco la tensione scende sotto una soglia di interruzione, levento considerato essere sia un
buco che uninterruzione.
43
Buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): riduzione improvvisa della
tensione in un punto del sistema elettrico superiore ad una determinata soglia, seguita dal
ritorno della tensione al valore nominale dopo un breve intervallo di tempo. Generalmente la
soglia corrisponde al valore minimo della tensione nella banda di tolleranza. Un buco di
tensione un disturbo elettromagnetico bidimensionale, il cui livello determinato
dallampiezza della riduzione e dalla sua durata.
Buco di tensione nella fornitura (secondo le norme EN50160): riduzione improvvisa della
tensione di alimentazione ad un valore compreso tra 90 e 1% della tensione nominale, seguita
dal ritorno al valore nominale dopo un breve periodo di tempo.
Voltage sag (secondo le norme IEEE 1159): valutazione del valore r.m.s. di ampiezza tra il
10 e il 90% del valore nominale e di durata compresa tra 0,5 cicli e un minuto.
Tensione di riferimento di un buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft):
valore specificato rispetto al quale lampiezza, la soglia ed altri valori vengono espressi in
percentuali o p.u.. Come tensione di riferimento viene di solito usata la tensione nominale.
Soglia di inizio di un buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): valore
r.m.s. di tensione in un sistema elettrico per definire linizio di un buco. Tipicamente per
questa soglia utilizzato il valore 0,85 e 0,95 della tensione di riferimento.
Soglia di fine di un buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): valore r.m.s.
di tensione in un sistema elettrico per definire la fine di un buco. Tipicamente per questa
soglia utilizzato il valore 0 o 0,01 della tensione di riferimento sopra la soglia di inizio.
Tensione residua (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): valore minimo della tensione
r.m.s. registrata durante un buco o una breve interruzione. La tensione ritenuta pu essere
espressa in volt o in percentuale del valore p.u. della tensione di riferimento.
Tensione residua (secondo le norme IEC 61000-4-30, draft): valore minimo della tensione
r.m.s. registrata durante un buco o una breve interruzione. La tensione ritenuta pu essere
espressa in volt o in percentuale del valore p.u. della tensione dichiarata.
Ampiezza di un buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): differenza tra la
tensione di riferimento e la tensione residua. Lampiezza pu essere espressa in volt o in
percentuale del valore p.u. della tensione di riferimento.
Durata di un buco di tensione ( secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): tempo tra listante
in cui la tensione in un punto della rete scende sotto la soglia dinizio e listante in cui sale
sopra la soglia di fine. Nellesercizio dei sistemi polifase varia in relazione allinizio e alla
fine del buco relativo alle varie fasi. In futuro la prassi per gli eventi polifase probabilmente
sar che un buco inzia quando la tensione di almeno una fase scende sotto a soglia di inizio e
termina quando la tensione di tutte le fasi uguale o superiore alla soglia di fine.
44
Sliding reference voltage ( secondo le norme IEC 61000-2-8,draft): valore della tensione
r.m.s. in un punto della rete calcolata con continuit in uno specifico intervallo per
rappresentare il valore della tensione immediatamente precedente il buco, da usare come
valore di riferimento. Lo specifico intervallo molto pi lungo della durata di un buco.
Valore r.m.s. (secondo le norme IEC 61000-4-30, draft): radice quadrata della media dei
quadrati dei valori istantanei della quantit considerata su un determinato intervallo.
Interruzione breve (secondo le norme EN 50160): condizione in cui la tensione ad un
terminale della rete inferiore all1% della tensione nominale per una durata fino a tre minuti.
Interruzione (secondo le norme IEC 61000-4-30, draft): riduzione della tensione in un punto
della rete sotto un valore di soglia.
Interruzione breve (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): rapida riduzione della tensione
su tutte le fasi in un punto della rete sotto una soglia di interruzione seguita dal ripristino dopo
un breve intervallo. La breve interruzione un particolare tipo di buco di tensione.
Soglia di interruzione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): valore di tensione r.m.s. in
una rete di alimentazione specificato come frontiera sicch un buco in cui la tensione su tutte
le fasi scende sotto di esso classificato come breve interruzione.
interruzioni programmate: quando gli utenti sono stati preventivamente avvertiti, per
permettere lesecuzione dei lavori programmati sul sistema di distribuzione;
45
U
i =1
U tot
(U
n
i =1 j =1
i, j
t i, j )
U tot
delibera 202/99: indica i valori di riferimento entro cui deve essere contenuta la durata
complessiva delle interruzioni senza preavviso lunghe per utente BT (30 45 60
minuti a seconda che lutente sia alimentato in unarea ad alta, media o bassa
concentrazione).
46
3.1.2
Buchi di tensione
dalle interruzioni della tensione, per il loro numero pu essere in un anno molte volte
superiore. In un sistema radiale, un carico alimentato da un feeder sede di guasto subir una
caduta di tensione per lo scatto della protezione, seguita da uninterruzione di una certa
durata. Carichi connessi alla stessa sbarra su feeder adiacenti non saranno soggetti ad
interruzioni, ma sentiranno lo stesso abbassamento della tensione. Ci vale, in teoria, per ogni
guasto sulla rete anche se in punti molto distanti dal carico in esame.
Per tener conto dellandamento piuttosto irregolare della tensione durante il guasto,
lampiezza del buco definita come la radice della media quadratica dei valori di tensione
dopo che si verificato il buco di tensione, cio come la radice della media dei quadrati della
tensione residua durante il guasto. La misura dellampiezza di un buco di tensione
complicata in quanto il valor della tensione durante il guasto non rimane costante.
Per stimare lampiezza di un buco di tensione in un sistema radiale in seguito ad un guasto
trifase si pu utilizzare il modello semplificato seguente:
PCC (punto di comune
accoppiamento)
ZF
ES
fault
ZS
load
Vsag
Limpedenza equivalente del sistema Zs include tutto ci che a monte del PCC e
limpedenza del guasto Zf quella equivalente della rete tra il punto di guasto ed il PCC.
La corrente nel carico prima e dopo il guasto viene trascurata; pertanto le due impedenze Zs e
Zf sono attraversate dalla stessa corrente di guasto e la tensione nel PCC data da:
V sag =
ZF
ZF +ZS
Guasti in rete causano buchi di tensione profondi se si verificano nel sistema locale di
distribuzione (vicino ai carichi), poco profondi si verificano in punti distanti, mentre
lampiezza dei buchi dovuti a guasti sulla rete di trasmissione molto variabile.
I buchi di tensione sono dunque caratterizzati dalla durata, che, per buchi dovuti
alleliminazione di corto circuiti, dipende dal tempo di apertura delle protezioni. La misura
della durata pone problemi poich non vi cambiamento brusco della tensione, ma un
passaggio graduale; pertanto necessario definire una soglia oltre la quale misurare la durata
del buco.
Guasti sulla rete di trasmissione sono normalmente eliminati molto pi velocemente rispetto a
quelli sulla rete di distribuzione, per motivi di stabilit.
Inoltre la rete di trasmissione normalmente ben interconnessa ed opera come una maglia,
che richiede protezioni distanziometriche che agiscono molto velocemente.
Le reti di distribuzione operano invece solitamente come reti radiali, con molteplici
sottostazioni in cascata; il sistema di protezioni cos basato sui relais di alta corrente che
necessitano di essere scalati nel tempo per assicurare la giusta selettivit e che pertanto
impiegano tempi superiori per isolare il guasto.
E stato proposto a livello internazionale di raggruppare i buchi di tensione in 5 classi:
Ampiezza
90
80
40
Z
T
150
600
48
Durata
1
1
0.8
0.8
0.4
Voltage in pu
Voltage in pu
0.6
0.2
0
-0.2
-0.4
0.6
0.4
-0.6
0.2
-0.8
-1
0
3
4
5
6
Time in cycles
ELECTRIC POWER ENGINEERING
0
0
3
4
5
6
Time in cycles
ELECTRIC POWER ENGINEERING
49
i guasti sono monofase, trifase e bifase non a terra; i guasti bifase a terra non sono
considerati perch molto rari.
50
Tipo A
Tipo B
Tipo C
V3
Tipo D
un guasto monofase che capita dietro un trasformatore di tipo 3 sente lo stesso buco.
Infine un carico collegato a stella soggetto ad un guasto monofase che capita dietro un
trasformatore di tipo 2 o un carico collegato a triangolo stella soggetto ad un guasto
monofase che capita dietro un trasformatore di tipo 3 sente un buco con queste
caratteristiche.
51
3.1.3
La principale causa dei buchi di tensione in una rete pubblica rappresentata dai guasti ed in
qualche caso dai sovraccarichi transitori dovuti allo spunto di grossi motori o inserzione di
grossi carichi in relazione alla potenza di cortocircuito della rete.
Le cause di guasto per una rete MT possono essere principalmente ricondotte a due grosse
categorie:
monofase;
polifase;
I buchi di tensione si propagano senza attenuazioni dai livelli superiori a quelli inferiori di
tensione soprattutto quando vi sono trasformatori abbassatori con lo stesso collegamento sul
primario e sul secondario.
Viceversa i buchi generati dalla bassa tensione non sono percepiti dalla media tensione.
Il disturbo viene in parte veicolato dalla rete ed in parte prodotto dallambiente industriale ed
il disturbo complessivo dato dalla somma dei due contributi.
Nel caso di buchi generati dallimpianto industriale, questi sono principalmente dovuti a
partenze di motori alimentati direttamente a 50 Hz oppure dallenergizzazione dei
trasformatori o grossi banchi di condensatori.
Anche se la maggior parte dei buchi di tensione ha origine sulla rete di distribuzione, una
sensibile percentuale di questi dipende dal sistema di trasmissione e dagli utenti.
La rete AT esercita con il neutro a terra ed dotata di protezioni distanziometriche che
isolano un tronco sede di guasto in tempi variabili tra 0,1 e 1 secondo, in base al gradino di
intervento, e di richiusura automatica tripolare o uni-tripolare. In alcuni casi la richiusura
tripolare effettuata manualmente dopo qualche minuto.
52
Un guasto sulla rete AT produce un buco di tensione avvertibile su tutta la rete alimentata
dalle sbarre su cui attestata la linea affetta, che viene sezionata automaticamente dalle
protezioni poste agli estremi del tronco sede del guasto stesso, tra due cabine AT/MT
contigue.
Se la manovra di richiusura non ha successo, si origina un secondo buco di tensione, seguito
da uninterruzione per il tempo necessario ad effettuare la rialimentazione della cabina
rimasta isolata.
Le interazioni reciproche fra i disturbi e rete elettrica sono influenzate dalle diverse
caratteristiche della rete stessa.
Per influenzare la qualit del servizio elettrico da parte del distributore dunque possibile
agire su tali caratteristiche, intervenendo sia sui componenti che sulla struttura dellimpianto.
Difficilmente si riesce ad individuare un confine netto e pertanto raramente i due tipi di
intervento possono essere effettuati in maniera disgiunta.
Ogni azione comporta una serie di conseguenze e controindicazioni, stante la stretta
correlazione di tutte le caratteristiche della rete; quindi necessario valutare tutti gli aspetti
nella loro globalit per evitare, agendo su di un parametro, il peggioramento globale della
qualit quando si considerino tutti gli elementi che la definiscono.
Per quanto riguarda la struttura, per ridurre il numero e le conseguenze dei buchi di tensione,
la pi idonea caratterizzata da:
opportuna scelta delle linee attestate sulla stessa semisbarra di cabina primaria;
Le interazioni reciproche fra rete e disturbi possono essere influenzate integrando lintervento
strutturale con adeguate scelte di componentistica sia attiva che passiva; il ruolo dei
componenti passivi ed attivi installati in rete infatti determinante al fine di migliorare la
qualit del servizio reso.
53
11
15
10.9
R M S vo l ta g e in k V
10
Voltage in kV
-5
-10
10.7
10.6
10.5
10.4
10.3
10.2
10.1
-15
0
10.8
10
15
Time in cycles
20
25
10
10
15
Time in Cycles
20
25
30
RMS voltage in V
215
210
205
200
195
0
6
8
Time in Cycles
10
12
Interruzioni di tensione
Possono essere brevi (durata inferiore a 3 minuti) o lunghe (durata superiore a 3 minuti).
In condizioni normali di esercizio il numero annuale di brevi interruzioni della tensione
fornita pu variare da qualche decina a parecchie centinaia. La durata di circa il 70% delle
brevi interruzioni inferiore al secondo.
Le interruzioni lunghe accidentali sono di solito originate da cause esterne o da eventi che non
possono essere previsti dal fornitore. Non possibile indicare i valori tipici per la frequenza
annuale e per la durata delle lunghe interruzioni.
Leffetto delle variazioni di tensione si fa sentire principalmente nei seguenti soggetti
industriali:
54
sistemi di controllo;
azionamenti elettrici;
3.1.5
cause varie ed accidentali: contatto temporaneo con corpi estranei (paglia, fieno, rami
di alberi, uccelli, ), collisione di veicoli contro interruttori di linee, danno di cavi
sotterranei provocati da scavatrici, . Si ritiene che il 40% dei guasti dei cavi sia
dovuto a danni meccanici.
Le cause interne di guasti sono principalmente dovute alla perdita dellisolamento di linee,
cavi,
trasformatori,
trasduttori,
sezionatori,
Altre
cause
sono
imputabili
3.2
EFFETTI
DI
BUCHI
ED
INTERRUZIONI
DI
TENSIONE
SULLE
APPARECCHIATURE
I buchi di tensione e le interruzioni brevi possono comportare interventi intempestivi dei rel
di
minima
tensione,
dei
contatori,
irregolarit
nel
funzionamento
dei
motori,
56
~ ~(
V R I = P + jQ
~
~ ~
V S = V R + I ( R + jX )
57
~
~
V S = V R + ( I d jI q )( R + jX )
= (V R + RI d + XI q ) + j ( XI d RI q )
e trascurando lo sfasamento tra VR e VS
V S = V R + RI d + XI q
Considerando ora VS insensibile alle variazioni della corrente assorbita, per cui pu essere
mantenuta costante, possiamo ricavare la variazione di tensione
0 = V R + RI d + X I q
V R = ( R I d + X I q )
V R =
V R
( RP + XQ )
( RP + XQ)
=
2
VR
VR
VR
il risultato mostra che la variazione relativa della tensione dipende dallimpedenza di cortocircuito nel nodo in cui connesso il carico e dal flusso di potenza reattiva.
Nelle reti BT la semplificazione appena fatta non valida, per cui bisogna considerare anche
il flusso di potenza attiva.
Ad ogni modo leffetto dellassorbimento irregolare di potenza fa s che la caduta di tensione,
variabile, modifichi linviluppo della tensione di normale funzionamento, con un andamento
che dipende dalla causa che lha generata.
Un esempio rappresentato in figura con riferimento a variazioni rettangolari e a rampa:
58
Lente: scostamenti della tensione allinterno del 10% a seguito dellevoluzione della
richiesta di potenza in rete e dalleffetto della regolazione attuata dai variatori sotto
carico dei trasformatori. La durata di tali fenomeni , come ordine di grandezza,
superiore alla decina di minuti.
Una serie di variazioni rapide che si ripetono in maniera ciclica o casuale vengono definite
come fluttuazioni di tensione. Lampiezza di questi fenomeni non supera il 6-8%.
59
5
5.1
FLICKER
INTRODUZIONE
La definizione di flicker pu essere estesa anche a tutti quei fenomeni che comportano delle
variazioni luminose, anche se non connessi con la Power Quality, ma non verranno qui
considerati.
La valutazione effettuata attraverso indici, ricavati in modo statistico tenendo quindi in
considerazione la probabilit con cui avvengono e la sensibilit standardizzata del sistema
visivo umano al variare della frequenza.
Il termine deriva dalla traduzione inglese di sfarfallio, legato proprio alleffetto nelle
lampade, ma va valutato come fenomeno indipendente, grazie alla sua propriet di propagarsi
nella rete, anche a diversi livelli di tensione; ovvio che anche se a determinati livelli non
sono presenti sorgenti luminose artificiali, devono essere imposti dei limiti stringenti per
evitare di avere, nelle utenze in BT, problemi di alimentazione irregolare.
5.2
PRINCIPALI CAUSE
Le cause della formazione del flicker vanno ricercate in primo luogo nelle cause delle
fluttuazioni di tensione le quali, a loro volta, sono da attribuirsi principalmente alle utenze di
tipo industriale, specialmente se allacciate a livelli superiori di tensione, connesse con
lassorbimento di correnti elevate, in regime periodico o occasionale.
Le principali sorgenti di fluttuazione sono le seguenti:
Laminatoi
Forni ad arco
Saldatrici ad arco
Mulini
Grosse caldaie o grossi carichi connessi in bassa tensione, utilizzati attivit produttive
Laser
Motori di potenza, utilizzati nelle pompe di calore dei condizionatori o nelle celle
frigorifere
I carichi industriali sono quindi i maggiori responsabili della formazione del flicker,
considerando anche il fatto che il fenomeno si pu propagare in zone sensibilmente pi ampie
per lallacciamento specialmente in media o addirittura in alta tensione. Non sono comunque
61
escluse le utenze di tipo domestico e residenziale, specialmente in determinate ore del giorno
in cui si pu raggiungere un livello di contemporaneit anche importante.
Bisogna ribadire che la propagazione del flicker e la sua sensibilit da parte delle varie utenze
dipende dallimpedenza della rete e quindi dalla potenza di corto circuito, per cui leffetto
sicuramente diverso a seconda dei nodi di osservazione.
Si parlato, fino ad ora, principalmente di fluttuazioni di tensione come causa di flicker, in
realt se lentit delle fluttuazione supera il limite per cui si passa alla definizione di buchi di
tensione, il flicker prodotto in maniera pi severa. Nascono per, a questo punto, altri
problemi pi importanti e lo sfarfallio luminoso assume un ruolo marginale. Ad ogni modo,
durante il normale funzionamento, le variazioni di tensioni si considerano sempre allinterno
del range di 10%.
5.3
EFFETTI PRODOTTI
Il problema del flicker quindi connesso con la variazione della potenza luminosa, in seguito
alla modulazione in ampiezza della tensione e in particolare del valore efficace. noto infatti
il fenomeno dello sfarfallio luminoso negli ambienti domestici e commerciali dove sono
presenti lampade a filamento se nelle vicinanze vi sono alterazione del carico in rete.
In alcuni casi un effetto simile si ha anche con le lampade a fluorescenza, ma con queste
apparecchiature bisogna distinguere i flicker connessi con la tensione di alimentazione da
quelli causati da altri problemi che ora non verranno considerati.
In dosi elevate, la variazione ripetitiva della luminosit pu creare problemi acuti ad individui
affetti da particolari patologie, ma anche in tutti gli altri casi leffetto pu diventare fastidioso,
specie negli ambienti dediti ad attivit di lettura. A questi si aggiungono i luoghi dedicati al
tempo libero, in cui la variazione luminosa delle lampade interferisce con la percezione delle
altre immagini. Nel caso degli ambienti in cui ci sono dei televisori o computer, la visione
spesso modificata, in particolare se le sorgenti luminose sono situate alla periferia del campo
visivo.
Leffetto dipende essenzialmente dal tipo di variazioni della tensione e della potenza assorbita
dalla lampada, e ancora dalla loro ampiezza, ripetitivit, spettro e durata.
La sensibilit dellocchio riguarda essenzialmente il campo in frequenza inferiore ai 35 Hz,
oltre al quale la luminosit percepita in modo costante. Ad ogni modo possibile stabilire
una frequenza minima in cui il flicker notato, intorno ai 0.5 Hz, al di sotto della quale il
sistema visivo riesce ad adattarsi. Il valore massimo generalmente indicativo in quanto
dipende da innumerevoli fattori, quali la lampada e le condizioni ambientali.
62
Per valutare in modo meno aleatorio il livello in cui il flicker percepito, sono stati condotti
diversi test su campioni, composti da individui di diverse et, variando lintensit
dellilluminazione artificiale. Le variazioni utilizzate molto spesso erano rappresentative del
funzionamento delle principali cause di flicker, quali i forni ad arco e i motori.
Ottenuto i risultati necessario correlare la variazione luminosa con leffetto percepito
dallocchio umano e questo stato fatto, definendo come unit di misura lunit di
percepibilit (PU). Si attribuisce una PU ad un disturbo osservato dal 50% del campione
considerato.
La sensazione percepita non per sufficiente a quantificare lentit del flicker in quanto
questa deve essere considerata in forma statistica, in modo da essere legata alla sua durata nel
tempo.
a questo proposito che sono stati introdotti degli indici quali il Pst e il Plt: il valore di Pst
uguale a 1 corrisponde alla soglia di tollerabilit. Come conseguenza il livello di Pst presente
in un impianto non deve mai superare questo valore.
possibile rappresentare lampiezza delle fluttuazioni di tensione in funzione della frequenza
con cui avvengono, tali da ottenere un valore di Pst unitario.
La figura sottostante si riferisce a fluttuazioni sinusoidali e rettangolari (onda quadra), con
riferimento a 3 tipi di lampade a filamento.
Si intuisce che le variazioni tollerate debbano essere inferiori a quelle rappresentate dalla
curva.
Se si volessero rappresentare negli stessi grafici le relative soglie di percepibilit (1 PU),
queste dovrebbero trovarsi al di sotto delle curve in figura, corrispondenti a valori dellindice
di flicker inferiori allunit.
63
5.4
Si visto come leffetto del flicker sia un problema molto diffuso, che debba quindi essere
tenuto in considerazione in tutti gli ambiti.
64
La sensibilit sia degli individui in relazione alla variazione di luminosit, sia delle
apparecchiature elettroniche un aspetto che deve essere considerato anche da un punto di
vista economico. Proteggere i sistemi sensibili contro le fluttuazioni della loro alimentazione
pu essere talvolta unottima soluzione; nel caso delle lampade, tale approccio non incontra
sicuramente la convenienza economica, in quanto vista la loro ampia diffusione,
lequipaggiamento con sistemi di filtraggio supererebbe il loro costo.
Tuttavia limpiego di sistemi di riduzione, provvisti di adeguata risposta a variazioni rapide di
tensione, risulta abbastanza difficile; invece possibile tentare di renderle minime. Vediamo
alcune strategie:
Una considerazione importante va fatta a riguardo dei carichi costituiti da grossi motori,
specie se connessi a reti deboli, che sono molto diffusi, specialmente nel campo dei
condizionatori e refrigeratori. Essendo questi una delle principali cause delle variazioni di
tensione e quindi del flicker, una certa attenzione deve essere rivolta al miglioramento
dellavviamento.
possibile ridurre la corrente inizialmente assorbita attraverso i seguenti provvedimenti:
Utilizzo di autotrasformatori
Controllo completo con inverter, il quale consente anche di avere il controllo sulla
velocit e sulla coppia con prestazioni migliori
Nel caso dei motori, un aspetto importante riguarda la frequenza con cui vengono avviati:
possibile indagare se effettivamente tutti gli avviamenti effettuati sono strettamente necessari.
Nel caso, ad esempio dei condizionatori e pompe di calore, pu essere utile provvedere un
opportuno controllo e un accumulo del calore.
65
Molti di questi devono per essere accompagnati da opportuni filtri per la riduzione delle
armoniche da essi introdotte.
La compensazione del flicker non pu essere fatta completamente, in quanto ovvio che
impossibile effettuare una variazione di tipo continuo; risulta per un ottimo strumento per la
riduzione del disturbo, consentendo di migliorare la qualit dellalimentazione negli impianti.
5.5
5.5.1
SIGNIFICATO
66
Esempio di classificazione
Pst = K 1 P1 + K 2 P2 + ...K n Pn
dove:
Ki sono i coefficienti di pesatura
Pxi sono i livelli della curva CPF che sono superati per lx% del periodo
stata scelta una soluzione considerando i 5 percentili P0.1 P1 P3 P10 P10
Il livello 50% d una buona indicazione di massima del livello del flicker .
Il massimo livello non tenuto in considerazione in quanto un valore di picco con durata
molto limitata ha un effetto trascurabile nella considerazione dellentit del flicker.
Il tempo di osservazione del fenomeno deve essere scelto come compromesso tra la scelta di
un periodo lungo, per poter osservare anche variazioni isolate, e un periodo corto per poter
osservare in modo dettagliato il disturbo prodotto dalle apparecchiature. Il tempo scelto in via
standard tenendo conto dei problemi sopraelencati di 10 minuti.
La scelta dei coefficienti di peso deriva invece da stime che consentono di ottenere dei
risultati compatibili con quelli ottenuti da misure: ad essi sono stati attribuiti i seguenti valori:
K per il livello 0.1% =0.0314
K per il livello 1% =0.0525
K per il livello 3% =0.0657
K per il livello 10% =0.28
K per il livello 50% =0.08.
Nel riscontro pratico si notato che, nel caso di disturbi generati da apparecchiature che
durante il loro servizio svolgono operazioni di ON/OFF, la leggera modifica del duty cycle
pu portare, in uno dei cinque percentili, a variazioni rilevanti e di conseguenza ad un valore
di Pst anche molto diverso.
Un esempio presentato nella norma, con un carico che assorbe una potenza tale da generare
un disturbo sinusoidale a 4 Hz [15]. Il periodo di accensione dellapparecchiatura di 61 s sui
10 minuti di misura; unulteriore prova stata fatta con un periodo di ON ridotto di 2 s.
I risultati hanno portato a valori di Pst molto diversi: 0.62 e 0.39 rispettivamente, questo a
causa della variazione del P10 da 0.866 a 0.031.
Per risolvere il problema e consentire quindi di poter rendere la tecnica di misura pi stabile,
stato introdotto luso di smoothing percentiles, i quali sono derivati dagli stessi precedenti
secondo le seguenti relazioni:
68
P3 S = (P2.2 + P3 + P4 ) / 3
La tabella seguente mostra come lutilizzo di tale tecnica, nellesempio precedente, consenta
di ottenere una minor variazione di Pst al variare del tempo di accensione
dellapparecchiatura.
Dalle considerazioni appena viste, applicando la formula generale, nella quale sono ora
esplicitati i vari coefficienti, si ottiene:
Pst = 0.0314P0.1 + 0.0525P1S + 0.0657 P3S + 0.28P10 S + 0.08P50 S
Fino a questo momento si affrontato il calcolo del flicker attraverso lanalisi statistica,
allinterno di un intervallo di 10 minuti. Tale valutazione consente di individuarne lentit se
causato da apparecchiature considerate come uniche sorgenti di disturbo.
Bisogna per tenere in considerazione anche leffetto combinato di varie sorgenti, con
funzionamenti casuali e non sincroni nel tempo, per cui diventa necessario un ulteriore
termine di valutazione che comprenda un periodo di osservazione pi lungo.
Un nuovo indice stato introdotto, analogamente per il Pst, ed definito come Plt (indice di
severit del flicker di lungo termine).
Tale valore permette inoltre di valutare il comportamento di utenze particolari con ciclo di
lavoro particolarmente lungo, difficilmente osservabili con il solo Pst, quali, ad esempio, i
forni ad arco.
Una tra le possibili soluzioni sarebbe quella di estendere la stessa tecnica, vista per il calcolo
nei 10 minuti, per tutto il periodo scelto per il lungo termine. Questa, pur essendo un metodo
valido sotto il punto di vista teorico, molto complessa nella pratica, a causa della mole di
valori da memorizzare.
69
Altre tecniche permettono di valutare il flicker nel lungo termine attraverso alcuni punti
ricavati nella curva di probabilit cumulata, ma per fenomeni occasionali e sporadici tende a
non essere una valida alternativa al metodo precedente.
Quella pi diffusa quella che utilizza la media cubica degli indici di breve termine, calcolati
in tutti gli intervalli di breve durata, considerati allinterno del periodo di osservazione:
Plt =
3
st
i =1
La durata standardizzata di 2 ore, nella quale quindi sono misurati 12 valori di Pst come
sopra indicato
La risposta ottenuta con questo metodo simile a quella che, idealmente, si otterrebbe
attraverso lanalisi statistica in tutto lintervallo, pur consentendo di non ignorare i valori
infrequenti di Pst e quindi i disturbi occasionali.
5.6
Nel paragrafo precedente sono stati definiti gli indici di severit del flicker in modo tale da
garantire una quantificazione univoca del fenomeno.
Resta ora da definire come questi valori possano essere ottenuti quando si in presenza,
allinterno di un impianto, di carichi disturbanti. A seconda del tipo di carico e quindi del tipo
di fluttuazione generata esistono dei metodi pi o meno semplificati per il calcolo del Pst.
Il metodo pi generale, in grado di ottenere la quantit di disturbo in un determinato punto
dellimpianto la misura diretta, effettuata tramite lutilizzo del misuratore di flicker, detto
anche flickermetro. il metodo di riferimento per limposizione dei limiti.
Lutilizzo del flickermetro riguarda generalmente una funzione specifica di uno strumento pi
generale, utilizzato per lanalisi della power quality, in grado di effettuare misure diverse, tra
le quali il grado di distorsione armonica, la rilevazione dei transitori e altri tipi di
monitoraggio dei disturbi dellalimentazione.
Un altro metodo utilizzato, specie quando si debba misurare il livello di flicker prodotto da
carichi di piccola potenza, ad esempio nelle prove di conformit delle apparecchiature
domestiche, quello che viene definito come metodo analitico e si utilizza nel caso in cui le
caratteristiche della variazione di tensione rientrino nei gruppi descritti della norma.
Attraverso la determinazione delle caratteristiche di tensione, con misurazioni ogni mezzo
70
periodo della frequenza fondamentale (10 ms), ogni variazione relativa espressa in termini
di flicker impression time tf attraverso la formula seguente:
Dalla determinazione dei diversi tf per ogni periodo compreso allinterno del periodo
complessivo di osservazione Tp possibile ottenere il valore dellindice di flicker (Pst).
Pst = (
/ TP )1 / 3.2
Altro metodo che pu essere utilizzato, solo nel caso in cui le variazioni siano rettangolari,
uguali fra loro e ad intervalli regolari (onda quadra), quello di confrontare, per una
determinata frequenza di ripetizione, lampiezza delle variazioni presenti con la curva
corrispondente a Pst unitario, vista precedentemente.
Stabilito che i punti di tale curva si riferiscono alle variazioni massime, dlim, il valore
corrispondente al Pst per la variazione d ottenuto in maniera semplice dalla relazione
seguente
71
Pst = d / d lim
In presenza di flicker di forma generale, tale metodo non quindi utilizzabile, anche se pu
essere preso come riferimento in alcuni casi.
Per semplificare ulteriormente la valutazione, possibile determinare la variazione di tensione
attraverso il rapporto tra potenza massima dellapparecchiatura e la somma di questa con la
potenza di corto circuito al punto di accoppiamento comune.
Nel caso di pi sorgenti di flicker possibile effettuare la composizione dellindice Pst
attraverso la formula seguente:
PstT = (
Psti )1 / m
Pst = 60 [1 /(1 + S cc / S ct )]
Plt = 40 [1 /(1 + S cc / S ct )]
Ad ogni modo, se si conoscono le variazioni di tensione indotte possibile ottenere gli indici
di riferimento attraverso simulazioni al calcolatore.
Nei casi generali, sapendo che il flicker un fenomeno complesso e difficilmente prevedibile,
la misurazione diretta attraverso il flickermetro rappresenta talvolta lunica soluzione
possibile. Al contrario per, la misura non pu essere sempre ottenuta facilmente in
condizioni particolari. il caso, ad esempio, delle misure sugli impianti e sulle reti in cui non
sempre possibile lutilizzo dello strumento, specie per tensioni elevate; spesso quindi,
magari con lintroduzione di ipotesi semplificative si utilizzano pi metodi consentendo di
ottenere della valutazioni del flicker in modo complessivo.
72
5.7
5.7.1
FLICKERMETRO
DESCRIZIONE
Quando si ravvisata per la prima volta la necessit della valutazione del livello di flicker
come indice di power quality, le uniche linee guida disponibili erano quelle che facevano
riferimento agli studi sulla percepibilit ad alcuni tipi di variazioni di tensione, e si potevano
porre dei vincoli, di carattere puramente indicativo, per diverse applicazioni.
Si faceva quindi riferimento alla percentuale, rispetto alla tensione di normale esercizio, e al
numero di variazioni per minuto.
Tale metodologia non era per sufficientemente valida nel caso generale, quando la frequenza
e il modulo non rimanevano costanti; inoltre sorgeva il dubbio su come fosse possibile
correlare tra loro le diverse forme del flicker, con grado di percepibilit diverso.
E ancora, non era possibile valutare in modo complessivo il flicker in presenza di diversi tipi
di sorgenti disturbanti con un effetto cumulato nella rete di alimentazione.
Con lo scopo di risolvere i problemi accennati e indirizzare le modalit di stima del fenomeno
verso una linea generale e standard, la IEC ha introdotto nel 1986 la norma IEC 868
Flickermeter functional and design application.
Questa norma definiva, in modo particolare, il metodo di misura del flicker attraverso
opportuna strumentazione, prendendo come riferimento il funzionamento del flickermetro
UIE (Unione Internazionale di Elettrotermia). stato questo, infatti, il primo sforzo in ambito
normativo per la definizione univoca del funzionamento del misuratore di flicker.
Successivamente, sempre la IEC pubblic nel 1991 un ulteriore norma IEC 868-0,
Flickermeter part. 0: Evaluation of flicker severity, definendo un criterio basato su approcci
statistici per la quantificazione del flicker a partire dalla grandezza in uscita dal flickermetro.
Nel 1994, una riorganizzazione del sistema normativo in ambito di Power Quality e della
Compatibilit elettromagnetica ha rivisto la numerazione, pubblicando la norma IEC 61000-415 in sostituzione della IEC 868, senza apportare sostanziali modifiche.
Ad ogni modo, il flickermetro descritto nella norma, in alcuni testi definito Flickermetro
IEC/UIE, rappresenta la base per il funzionamento delle apparecchiature atte alla misura del
flicker, oltre che il riferimento per la valutazione oggettiva del fenomeno.
Il fondamento su cui si basa quello di stimare lindice di severit, con riferimento alla soglia
di tolleranza, in base alla tensione applicata, attraverso una modellizzazione della conversione
tensione-luce e luce-sensazione percepita.
73
Essendo per nota la dipendenza del flicker dal tipo di sorgente luminosa, presa in
considerazione una lampada da 60W frequentemente utilizzata nel sistema 230 V~50Hz.
74
Analisi statistica
75
Blocco 3
Questa parte costituita dalla serie di 3 filtri, con lo
scopo di rappresentare la risposta dellindividuo alle
variazioni luminose.
I primi due, che nello schema sono rappresentati da un
unico filtro passa banda, servono ad eliminare la
componente continua e quella legata alla frequenza
doppia della fondamentale che si vengono a creare nel
passaggio attraverso il demodulatore quadratico. Le
frequenze di taglio utilizzate sono di 0.05 Hz e 35 Hz,
che rappresentano allincirca il campo entro cui il
flicker causa fastidio.
Quel che si ottiene quindi il segnale di flicker (modulante) che serve ai fini dellanalisi.
Ci pu essere dedotto partendo dalla formula vista per un segnale modulato in ampiezza (AM):
v(t ) = A [1 + m(t )] cos( 2f 0 t )
A2
1 + m 2 (t ) + 2m(t ) [1 + cos(4ft )]
2
Il segnale desiderato quindi A2m(t), che pu quindi essere estratto tramite i filtri visti; ci che non si riesce ad
eliminare la componente legata al quadrato della modulante. In realt bisogna considerare che la modulazione
prodotta dal flicker in percentuale generalmente piccola rispetto al valore efficace della tensione in assenza di
disturbo, per cui leffetto del temine quadratico , nella maggior parte dei casi trascurabile.
v 2 (t ) = A 2 [1 + m(t )] cos 2 (2ft ) =
2
A2
1 + m 2 cos 2 (2f m t ) + 2m cos(2f m t ) [1 + cos(4f 0 t )]
2
A2 m 2
=
1 +
(1 + cos(4f m t )) + 2m cos(2f m t ) [1 + cos(4f 0 t )]
2
2
dove si pu facilmente osservare la presenza della componente a frequenza doppia della fondamentale, il segnale
desiderato con una seconda armonica ridotta in ampiezza, una componente continua e le due bande laterali (2 per
la prima e 2 per la seconda armonica) simmetriche rispetto alla 2 f0 derivanti dal prodotto tra cos(4f 0 t ) ,
cos( 2f m t ) e cos( 4f m t ) .
Con i filtri, quindi, si ottiene il segnale modulante, accompagnato dalla sua seconda armonica, ma di ampiezza
ridotta tanto da poter essere trascurata.
Per la realizzazione del secondo filtro utilizzato generalmente un tipo Butterworth del 6 ordine con una
frequenza di taglio di 35 Hz.
v 2 (t ) =
76
k1 s
s + 2s + 1
2
1 + s / 2
(1 + s / 3 )(1 + s / 4 )
In essa i coefficienti utilizzati hanno i seguenti valori (per lampade standard e 120 V):
Modulo
0.8
0.6
0.4
0.2
0
-1
10
10
10
10
frequenza [Hz]
77
Nella descrizione dello strumento, nella norma, sono rappresentate alcune uscite intermedie che non
sono essenziali, ma che possono consentire una piena utilizzazione delle potenzialit dello strumento
stesso per la rilevazione delle fluttuazioni di tensione.
5.7.2
78
I problemi di alimentazione
Carico
Interferenze
Picchi
Cadute
U
P
S
Variazioni di
frequenza
Micro
interruzioni
Fenomeni
transitori
Alimentazione sinusoidale
sicura e pulita
Gli UPS possono avere architetture e funzionamenti differenti, ma sono generalmente sempre
presenti tre elementi:
raddrizzatore: se la rete di alimentazione presente, il ruolo del raddrizzatore di
convertire la tensione CA in tensione CC. Si tratta di un convertitore che porta
tensione e corrente a valori adatti a garantire la massima vita delle batterie. Inoltre le
moderne apparecchiature sono provviste di un dispositivo per la riduzione delle
armoniche dingresso e di uninduttanza di filtraggio dimensionata per eliminare il
ripple residuo;
batteria: lenergia necessaria al funzionamento dellinverter contenuta in una batteria
inserita in un armadio, oppure su scaffali in un locale separato dallUPS. Gli
accumulatori vengono ricaricati in modo assolutamente automatico. Inoltre lutilizzo
delle nuove batterie ermetiche al piombo agevolano linstallazione degli UPS in
quanto non richiesta alcuna aggiunta di acido durante la loro vita e le emissioni di
gas nocivo sono ridotte al minimo. Anche gli ingombri e i pesi si sono notevolmente
ridotti nel tempo;
inverter: converte la tensione continua in tensione sinusoidale stabilizzando ampiezza
e frequenza. La forma dellonda generata dallinverter un importante fattore di
distinzione tra gli UPS;
by-pass automatico: dispositivo che commuta luscita dellUPS sulla rete in ingresso
in caso di sovraccarico o guasto dellinverter. Il by-pass dotato di un interruttore
elettromeccanico sul lato inverter e di un tiristore sul lato rete; ne deriva che il tempo
di commutazione uguale a zero e i rendimenti sono molto elevati;
protezione back feed: serve a prevenire un eventuale ritorno di tensione da inverter a
rete tramite la linea di by-pass ed realizzata da un interruttore elettromeccanico posto
sulla linea di by-pass che si apre nel caso avvertito un ritorno di energia dalluscita
allingresso dellUPS.
80
By-pass
automatico
IN
Filtro di
alimenta
zione
Sezionatore
dingresso
By-pass
manuale
Sezionatore
duscita
Filtro di
uscita
OUT
Batterie
Nel caso di corto circuito, se c presenza di rete, il carico viene trasferito alla rete senza
interruzione e quindi le normali protezioni garantiranno la protezione della linea, in assenza di
rete i moderni UPS sono in grado di generare una corrente di corto circuito pari a 4In per 100
ms al fine di assicurare la selettivit dellimpianto stesso. Qualora le protezioni non
intervengano, gli inverter vengono spenti disalimentando il carico.
In alcuni casi necessario effettuare il parallelo di UPS per aumentare sia la potenza che
laffidabilit del sistema.
I costi degli UPS variano in funzione sia della potenza erogata che dellautonomia garantita
dalle batterie in assenza di rete.
81
6.2
Sono costituiti da un gruppo motore sincrono alternatore alimentato dalla rete e collegato in
serie ad un generatore di c.c. che pu funzionare anche da motore. In presenza di rete il
motore sincrono a far funzionare lalternatore e il generatore di c.c. che carica la batteria
tampone. Per interruzioni brevi (fino a poche centinaia di millisecondi), sono le inerzie dei
rotori a garantire la continuit di funzionamento del sistema. Per interruzioni di durata
maggiore, il generatore di c.c. comincer a funzionare da motore, alimentato dalla batteria. Il
tempo di autonomia della batteria sar sufficiente ad un motore diesel per avviarsi e far
funzionare un generatore di c.c. che continuer a caricare la batteria.
82
6.3
I GRUPPI ELETTROGENI
Gruppo
elettrogeno
con
serbatoio
di
servizio integrato e
quadro
di
commutazione
83
6.4
In alcuni casi per aumentare laffidabilit del sistema e garantire una qualit di alimentazione
sempre esente da microinterruzioni necessario ricorrere a dispositivi atti a creare ridondanza
elettrica.
Infatti il parallelismo di 2 o pi UPS non garantisce la completa affidabilit, in quanto
generalmente le macchine parallelate sono di taglie tali da coprire lintero fabbisogno ma
qualora una macchina si danneggiasse non sarebbe in grado di reggere tutto il carico. Si parla
quindi di ridondanza elettrica, ovvero linserzione di un UPS in pi che ha il compito di
sopperire a guasti degli UPS normalmente usati.
Per fare questo necessario avere uno switch statico (STS Static Transfer Switch) che possa
verificare la funzionalit dei dispositivi che forniscono alimentazione e decidere su quale
ingresso commutare luscita, in tempo zero.
Un altro problema pu essere determinato dalla sincronizzazione delle sorgenti. Infatti quando
il dispositivo STS effettua la commutazione, se le sorgenti non sono sincrone, si potrebbero
84
avere, per assurdo, delle microinterruzioni dannose quanto quelle dovute ad una cattiva
alimentazione.
6.5
I FILTRI PASSIVI
I filtri passivi (tuned filter ovvero filtri accordati) sono unapparecchiatura elettrica e servono
per eliminare o comunque abbattere le armoniche presenti sulla rete causate da carichi non
lineari, come ad esempio gli stessi UPS. Il filtro passivo
realizzato accordando opportunamente in frequenza, una
batteria di condensatori ed una reattanza trifase. In questo
modo realizzato un circuito risonante che scelto come via
preferenziale dalla corrente armonica che si vuole ridurre:
infatti
il
filtro
presenta
un
valore
dimpedenza
85
Corrente [A]
Corrente [A]
Tempo [ms]
Tempo [ms]
6.6
I FILTRI ATTIVI
Il filtro attivo analogamente al filtro passivo serve per effettuare la compensazione delle
armoniche che sono presenti sulla rete a causa di carichi non lineari.
Il filtro attivo in grado di compensare le armoniche di corrente nel miglior modo attualmente
attuabile. In pratica consiste in un convertitore regolato e lo si pu considerare come se fosse
un generatore di corrente. Una volta inserito nella rete fornisce una corrente nel punto di
connessione corrispondente alla componente armonica totale causata dal carico non lineare,
ma con segno opposto. In tal modo le componenti armoniche si annullano vicendevolmente e
quindi a monte del punto di connessione del filtro la rete percorsa dalla sola componente
fondamentale. Inoltre la compensazione delle armoniche da parte del filtro controllata
istante per istante e la qualit della compensazione indipendente dallimpedenza di rete e
dalla distorsione della tensione causata da armoniche o buchi di tensione.
Inoltre il funzionamento di altri carichi collegati alla linea principale non influenzato dal
filtro. Dato il meccanismo di funzionamento del filtro attivo e le alte prestazioni dinamiche
che presenta, la compensazione della corrente distorta si manifesta senza ritardi e la si pu
considerare istantanea. Inoltre con i moderni filtri armonici si riescono a compensare fino al
50 ordine circa e con i modelli di filtri a 4 conduttori si riescono ad eliminare anche le
correnti di neutro.
Inoltre, date le caratteristiche di funzionamento del filtro attivo, lo stesso risulta indipendente
dal cos della rete, dalla direzione della potenza e dal tipo di carico, oltre che dallimpedenza
della rete, caratteristiche che lo rendono facilmente utilizzabile senza particolari precauzioni.
Il costo dei filtri attivi funzione della corrente efficace presente.
86
87