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Universit degli Studi di Padova

Facolt di Ingegneria

Progettazione di sistemi elettrici industriali


a.a. 2009-2010
(Roberto Turri)

Appunti
QUALITA DEL SERVIZIO
NELLE RETI DI DISTRIBUZIONE E
INDUSTRIALI

II

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Indice
1

QUALITA DELLA TENSIONE

1.1

INTRODUZIONE

1.2

QUALITA DELLENERGIA

1.3

INIZIATIVE PER IL MONITORAGGIO

11

1.4
NORMATIVA NELLAMBITO DELLA POWER QUALITY
1.4.1
COORDINAMENTO DEI LIMITI

12
14

1.5
DEFINIZIONI E ACRONIMI UTILIZZATI
1.5.1
Definizioni EMC di base
1.5.2
Altre definizioni e acronomi utili

16
16
17

2
2.1

DISTURBI CONDOTTI: DESCRIZIONE, ORIGINE E PROPAGAZIONE


INTRODUZIONE

20
20

2.2
ARMONICHE E INTER-ARMONICHE
2.2.1
Armoniche
2.2.1.1
Descrizione del fenomeno
2.2.1.2
Sorgenti di armoniche
2.2.1.2.1 Raddrizzatori, convertitori, cicloconvertitori e regolatori
2.2.1.2.2 Forni ad arco in AC
2.2.1.2.3 Altre sorgenti di armoniche
2.2.1.3
Problemi causati dalle armoniche
2.2.1.3.1 Problemi entro limpianto
2.2.1.3.2 Problemi causati da armoniche di corrente
2.2.1.3.3 Problemi causati da armoniche di tensione
2.2.1.3.4 Problemi armonici che riguardano lalimentazione
2.2.1.4
Propagazione delle armoniche nelle reti
2.2.1.5
Leggi di composizione delle armoniche
2.2.2
Inter-armoniche
2.2.2.1
Descrizione del fenomeno
2.2.2.2
Sorgenti di inter-armoniche

22
22
22
23
23
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24
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25
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28
28
29
29
29
30

2.3
VARIAZIONI DI TENSIONE E FLICKER
2.3.1
Descrizione del fenomeno
2.3.1.1
Variazione di tensione
2.3.1.2
Flicker
2.3.2
Sorgenti di variazioni di tensione e flicker
2.3.3
Propagazione delle variazioni di tensione e del flicker

30
30
30
31
32
33

2.4
SQUILIBRIO DI TENSIONE
2.4.1
Descrizione del fenomeno
2.4.2
Sorgenti di squilibrio di tensione
2.4.3
Propagazione dello squilibrio di tensione

34
34
34
34

2.5
BUCHI DI TENSIONE E BREVI INTERRUZIONI
2.5.1
Buchi causati da grossi carichi
2.5.2
Buchi che hanno origine da guasti in rete
2.5.3
Sensibilit dellimpianto
2.5.3.1
Caratteristiche di sensibilit delle apparecchiature

35
35
35
36
36

2.6

37

SOVRATENSIONI

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali


2.6.1
Generalit
2.6.2
Sovratensioni temporanee
2.6.2.1
Reti AT e AAT
2.6.2.2
Reti MT
2.6.2.3
Reti BT
2.6.3
Sovratensioni transitorie
2.6.3.1
Reti AT e AAT
2.6.3.2
Reti MT
2.6.3.3
Reti BT

37
38
38
38
38
39
39
39
40

2.7

VARIAZIONI DELLA FREQUENZA DI RETE

41

2.8

SEGNALI INTENZIONALMENTE INIETTATI IN RETE

42

INTERRUZIONI E BUCHI DI TENSIONE

43

3.1
FENOMENOLOGIA E RIFERIMENTI NORMATIVI
3.1.1
Documenti normativi
3.1.1.1
Definizioni
3.1.1.2
Normativa italiana
3.1.2
Buchi di tensione
3.1.2.1
Caratteristiche dei buchi di tensione
3.1.2.2
Propagazione di buchi di tensione nelle reti di trasmissione e distribuzione
3.1.2.2.1 Propagazione in reti di trasmissione AT
3.1.2.2.2 Propagazione in reti MT
3.1.2.2.3 Propagazione attraverso trasformatori
3.1.2.3
Classificazione dei buchi di tensione
3.1.3
Fenomeni che danno origine a buchi di tensione
3.1.4
Interruzioni di tensione
3.1.5
Fenomeni che danno origine a interruzioni di tensione

43
43
43
45
47
47
49
49
49
50
50
52
54
55

3.2

56

EFFETTI DI BUCHI ED INTERRUZIONI DI TENSIONE SULLE APPARECCHIATURE

VARIAZIONI E FLUTTUAZIONI DI TENSIONE

57

FLICKER

60

5.1

INTRODUZIONE

60

5.2

PRINCIPALI CAUSE

61

5.3

EFFETTI PRODOTTI

62

5.4

LIMITAZIONI DEL FLICKER

64

5.5
SEVERITA DEL FLICKER
5.5.1
SIGNIFICATO

66
66

5.6

70

METODI PER LA DETERMINAZIONE DEL FLICKER

5.7
FLICKERMETRO
5.7.1
DESCRIZIONE
5.7.2
PERCEZIONE DELLE VARIE FREQUENZE

6
6.1

SOLUZIONI PER I DISTURBI DELLA QUALITA DEL SERVIZIO


I GRUPPI STATICI DI CONTINUITA

73
73
78

79
79

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali


6.2

I GRUPPI DI CONTINUITA ROTANTI

82

6.3

I GRUPPI ELETTROGENI

83

6.4

DISPOSITIVI DI PARALLELISMO, RIDONDANZA E SINCRONIZZAZIONE

84

6.5

I FILTRI PASSIVI

85

6.6

I FILTRI ATTIVI

86

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

1 QUALITA DELLA TENSIONE


1.1

INTRODUZIONE

Nella presente dispensa viene trattato laspetto della qualit della tensione (power quality)
fornita agli utenti dal gestoredella rete elettrica di trasmissione e distribuzione.
Nel capitolo 2 vengono presi in esame i principali disturbi condotti con particolare riferimento
a quei disturbi con propensione a sommarsi fra di loro (per esempio: armoniche, flicker, ) e
di conseguenza che presentano un rischio reale di superare soglie non compatibili con le
apparecchiature sensibili ormai largamente diffuse in rete.
Nel capitolo 3 si considerano le interruzioni e i buchi di tensione analizzando le
caratteristiche, la propagazione, i fenomeni che ne danno origine, gli effetti sulle
apparecchiature e le possibili soluzioni per la loro attenuazione.
Nel capitolo 4 vengono prese in esame le soluzioni per i disturbi della qualit del servizio
come gruppi di continuit statici (UPS), gruppi di continuit rotanti, gruppi elettrogeni,
dispositivi di parallelismo, ridondanza e sincronizzazione, filtri passivi e filtri attivi.
Il capitolo 5 contiene gli aspetti del monitoraggio della qualit della tensione nelle reti di
distribuzione di energia elettrica in media tensione.
Nel capitolo 6 si prendono in considerazione le linee guida per la regolamentazione della
qualit del servizio della fornitura dellenergia elettrica mentre nel capitolo 7 si analizza la
valutazione economica dellimpatto della power quality sui processi industriali.

1.2

QUALITA DELLENERGIA

Lenergia elettrica costituisce probabilmente la principale materia prima per i settori del
terziario e dellindustria. E un prodotto insolito perch richiesto con continuit, non lo si
pu immagazzinare in quantit considerevoli e non pu essere sottoposto a controlli che ne
assicurino la qualit prima delluso.
Lenergia elettrica molto diversa da qualsiasi altro prodotto, generata lontano dal punto di
utilizzazione, immessa in una rete alimentata da molti generatori ed arriva al punto di
consegna passando attraverso diversi trasformatori e parecchi chilometri di linee aree ed
eventualmente cavi sotterranei. In alcuni casi, ad esempio dove il settore elettrico stato
privatizzato, la rete elettrica di distribuzione di propriet di un certo numero di

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

organizzazioni diverse che si occupano della gestione e del mantenimento della stessa.
Assicurare la qualit dellenergia fornita al punto di consegna non un compito facile.
Dal punto di vista dellutente il problema ancora pi complesso. Sono disponibili alcune
statistiche a proposito della qualit dellenergia fornita, ma il livello qualitativo accettabile
secondo il fornitore pu essere molto diverso da quello richiesto, o forse desiderato
dallutente. I disservizi pi diffusi sono linterruzione completa (che pu durare da alcuni
secondi a diverse ore) e buchi o cadute di tensione, durante i quali la tensione scende per
tempi brevi ad un livello inferiore a quello nominale. Naturalmente le lunghe interruzioni
costituiscono un problema per tutti gli utenti, ma molti processi sono sensibili anche a
brevissime interruzioni:

processi continui, durante i quali brevi interruzioni possono alterare la


sincronizzazione del macchinario e portare a grandi quantit di prodotto non
completamente lavorato. Tipico esempio lindustria cartiera, dove le operazioni di riavvio della produzione sono lunghe e costose;

operazioni concatenate a pi livelli di lavorazione, dove uninterruzione durante un


processo pu compromettere il risultato di altre operazioni. Tipico esempio
lindustria dei semiconduttori, nella quale la produzione di un wafer richiede alcune
dozzine di operazioni per diversi giorni ed il fallimento di una sola operazione ha
effetti catastrofici;

elaborazione di dati, in cui il valore della transazione alto, pur essendo basso il costo
di processo, come ad esempio accade gestendo azioni

e cambio valuta.

Limpossibilit di operare pu comportare grosse perdite che superano di gran lunga il


mero costo delloperazione.
Questi sono solo alcuni esempi che riportano i casi relativi alle industrie pi sensibili, ma
sorprendente come anche operazioni quotidiane, apparentemente banali, abbiano fabbisogni
critici per quanto riguarda la fornitura dellenergia.
Una fornitura perfetta di energia elettrica dovrebbe garantire la continuit del servizio, entro
tolleranze di tensione e frequenza, ed avere una tensione con forma donda sinusoidale priva
di distorsioni. Laccettabilit degli scostamenti dalle caratteristiche nominali dellenergia
dipende dal tipo di utilizzazione da parte dellutente, dagli impianti installati e dalle sue
esigenze.
E possibile riassumere in cinque categorie distinte le carenze di qualit dellenergia, intese
come deviazioni dalle condizioni ideali della fornitura:
distorsione armonica;
5

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

interruzioni del servizio;


abbassamenti di tensione e sovratensioni;
buchi di tensione;
transitori.
Ognuno dei problemi inerenti la qualit dellenergia causato da fenomeni distinti.
Alcuni problemi derivano dalla condivisione da parte di pi utenze di una porzione della rete
di alimentazione. Per esempio, un guasto sulla rete pu causare un buco di tensione che
potrebbe coinvolgere alcuni utenti, in numero proporzionale al livello gerarchico del guasto
stesso, oppure un transitorio causato da un impianto utilizzatore potrebbe creare inconvenienti
a tutti gli altri clienti alimentati dallo stesso sottosistema. Altri problemi, come la generazione
di armoniche, hanno origine negli impianti degli utenti stessi e possono o meno propagarsi
attraverso la rete con conseguenze nei confronti di altri clienti dellente erogatore. I problemi
legati alla generazione delle armoniche possono essere arginati mediante unaccurata
progettazione dellimpianto ed utilizzando collaudati sistemi di filtraggio.
I fornitori di energia elettrica sostengono che gli utenti che muovono critiche nei confronti
della qualit del servizio dovrebbero affrontare loro stessi i costi per assicurare laffidabilit
della fornitura, anzich pretendere che lazienda elettrocommerciale provveda a garantire un
prodotto di altissimo livello qualitativo ad ogni cliente ovunque si trovi allacciato alla rete.
Una fornitura rispondente a tali requisiti richiederebbe investimenti molto onerosi in termini
di adeguamento della rete, per apportare benefici nei confronti di relativamente pochi clienti
(in termini numerici, non consuntivi) e non sarebbe conveniente. E quindi responsabilit del
consumatore fare i passi necessari per assicurarsi che la qualit dellenergia fornita alla sua
attivit sia sufficientemente buona, con la chiara implicazione che il livello di qualit pu
essere ben pi alto di quello offerto allimpianto dallerogatore.
Esistono varie soluzioni ingegneristiche per eliminare o ridurre gli effetti di problemi inerenti
la qualit della fornitura dellenergia, e costituiscono un settore in continuo sviluppo e
crescita. In questo ambito, i clienti devono conoscere le varie soluzioni disponibili, i loro
vantaggi e i relativi costi.
Il numero di interruzioni brevi e buchi di tensione mette in evidenza la differenza tra la
visione dal punto di vista del fornitore e del cliente. Sono eventi a breve termine per
definizione e per questo, salvo una continua analisi della tensione mediante apposite
apparecchiature, difficile provarne lesistenza. E inoltre ancora pi difficoltoso attribuire ad
un dato evento una precisa perdita economica. Il fornitore dellenergia elettrica tende a
valutare linterruzione in termini di costo dellenergia elettrica che, a causa del disservizio,

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

non stata fornita, mentre il consumatore la valuta in termini di mancato guadagno


conseguente allinterruzione della produzione. Lenergia elettrica relativamente a buon
mercato e la discontinuit di fornitura breve, tuttavia la perdita di produzione pu essere
molto costosa ed il tempo di fermo molto lungo per permettere il ri-avvio della produzione.
Le due parti hanno quindi punti di vista completamente diversi per quanto riguarda
limportanza da attribuire alle cadute di tensione ed alle risorse economiche da destinare ad un
eventuale impianto per ridurre i disservizi.
Si pensa solitamente che interruzioni pi lunghe, come ad esempio le sospensioni
dellerogazione, siano causate dal fornitore, ma possono anche essere attribuite a guasti di
componenti locali dellimpianto, come i conduttori, o alle connessioni. Una progettazione
mirata a realizzare impianti in grado di reggere a determinate sollecitazioni pu minimizzare
gli effetti conseguenti a dati eventi.
Mentre la maggior parte dei buchi di tensione ed interruzioni di erogazione ha origine nel
sistema di trasmissione e di distribuzione con conseguente responsabilit a carico del
fornitore, i problemi relativi allimmissione di armoniche sono quasi sempre attribuibili
allutente. La causa dei problemi sugli impianti risiede nella presenza di correnti armoniche
che, per effetto delle cadute di tensione sullimpedenza di rete, generano corrispondenti
tensioni armoniche. Questa distorsione della tensione, o almeno una sua parte, si propaga
negli impianti adiacenti al sistema e si combina con la distorsione di fondo della tensione
presente in qualsiasi sistema di trasmissione (ad esempio a causa della non linearit dei
trasformatori). Limitando lemissione di armoniche di corrente gli utenti possono portare il
livello di distorsione della tensione in rete entro limiti accettabili.
I disturbi transitori sono eventi che accadono con grande frequenza. Tra le cause vi sono
sovracorrenti di manovra sulla rete e linserimento di carichi reattivi presso lutente o presso
utenti alimentati dalla stessa rete di distribuzione. I transitori possono avere notevole
ampiezza e quindi sono in grado di causare seri danni sia alle linee sia ai carichi ad esse
connessi.
Esistono alcuni standard internazionali che fissano i limiti di variazione di ampiezza della
tensione e della sua distorsione, entro i quali i carichi dovrebbero funzionare senza problemi.
Similmente, vi sono limiti per le variazioni di tensione e la distorsione della sua forma donda
che debbono essere rispettati dallazienda fornitrice di energia elettrica.
Per assicurare una buona qualit dellenergia necessario un buon progetto iniziale, un
impianto in grado di sopperire ad alcuni dei problemi di alimentazione, cooperazione con il
fornitore e buona manutenzione.

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Nel settore industriale, essendo lentit dei processi produttivi sempre pi ampia, il peso che
questi utenti rivestono nella rete sempre pi oneroso, anche dal punto di vista della qualit
dellalimentazione.
Dallaltro lato i diversi tipi di utenti sono consapevoli di quanto lelettricit sia indispensabile
e sono molto pi attenti ed esigenti alla loro fornitura.
Lanalisi di questi fenomeni si basa quindi sulla valutazione dellaffidabilit del servizio
elettrico dal punto di vista della continuit che dello scostamento dei parametri elettrici dai
valori ideali: questi vengono pi comunemente definiti come disturbi e la valutazione
complessiva denominata Power Quality.
Rivestono la maggiore importanza la frequenza di alimentazione e la tensione; con lavanzare
dello sviluppo economico, la continuit della fornitura, lampiezza e la frequenza sono
ritenute scontate in quanto, come ovvio pensare, lo sviluppo del sistema elettrico ha
consentito un miglioramento sotto questo aspetto. Si pu rivolgere lattenzione verso gli altri
disturbi connessi con la tensione stessa, consentendo di confondere la definizione di Power
Quality con quella di qualit della tensione.
La presenza di questi fenomeni intrinseca nellesercizio delle reti elettriche e quindi non pu
essere eliminata completamente; lo scopo dellanalisi della qualit si basa quindi sul
mantenere, attraverso opportuni accorgimenti, le variazioni allinterno di range prestabiliti al
fine di garantire comunque il funzionamento corretto di tutte le utenze.
Nellosservare il sistema elettrico complessivo, a partire dalla generazione per arrivare agli
utenti finali, si pu notare che i disturbi possono aver origine da diversi fattori, che vengono
cos suddivisi:

Interferenze sulla rete, tra le quali guasti di origine interna o esterna

Operazioni sulla rete di alimentazione

Operazioni a livello di utente finale

Operazioni di utenti adiacenti

importante osservare che, contrariamente a quello che si pu pensare, molte volte proprio
il cliente, che a causa delle apparecchiature usate, crea fastidio agli altri utenti connessi con
il sistema elettrico. Ovviamente lentit del disturbo rilevato dipende dalla posizione nella
rete.
Bisogna distinguere, ad esempio, un utente urbano/suburbano da uno connesso in un centro
commerciale o industriale; questultimo infatti molto spesso alimentato da linee a tensione
elevata e portata superiore, con la conseguenza di essere meno influenzato. Dal punto di vista

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

della generazione del disturbo, leffetto prodotto da questo senzaltro pi importante in


quanto rilevato in modo spesso pi intenso in una pi vasta area.
Un utente connesso a zone pi isolate, invece, spesso alimentato da linee aeree di lunghezza
notevole e il problema dei disturbi molto sentito.
Importante risulta quindi poter valutare la responsabilit sulla PQ: lattenzione deve essere
posta sia dal distributore che dallutente che acquista lenergia.
Lutilizzatore, sia esso un cliente domestico o industriale deve porre attenzione al proprio
utilizzo dellenergia elettrica per non creare problemi agli altri utenti connessi con la stessa
parte di rete; in questi casi il distributore di energia deve ovviamente attuare i provvedimenti
opportuni per salvaguardare gli altri utenti, intervenendo sulla rete o imponendo al carico
sorgente un determinato comportamento. Questo caso rientra nella classificazione definita in
materia di compatibilit elettromagnetica di limitazione delle emissioni.
Un esempio pu riguardare grossi impianti industriali, dotati di grossi motori, carichi non
lineari o intermittenti. Per limitare il problema, facile, ad esempio, trovare nella pratica un
funzionamento di particolari carichi industriali in determinate ore notturne, in cui si ha
globalmente un basso carico nella rete.
Altri casi possono essere legati alla connessione in rete delle varie apparecchiature
elettroniche per usi domestici o commerciali, tra cui TV, computer, ed elettrodomestici in
genere, con assorbimento di potenza relativamente basso rispetto alla disponibilit di
alimentazione, ma lelevato grado di contemporaneit durante determinate ore del giorno pu
essere gravoso.
Dallaltro lato i diversi carichi, e ancora tra questi le apparecchiature elettroniche ma non
solo, devono essere in grado di funzionare correttamente se i livelli di disturbo sono
allinterno dei vincoli imposti: questa necessit definita secondo la EMC come immunit ai
disturbi.
Il problema di attribuzione delle varie responsabilit quindi abbastanza complesso. In
particolare, vista la capacit di tutti i soggetti coinvolti nella rete di generare disturbi, appare
evidente che una regolamentazione essenziale nella gestione delle reti di trasmissione,
distribuzione e industriali.
Inoltre, da considerare anche la graduale evoluzione del mercato dellenergia con la
progressiva liberalizzazione, tra cui lincremento di utenze autoproduttrici che necessitano di
una connessione attraverso convertitori elettronici, a causa dellirregolarit dellenergia
disponibile; il caso, ad esempio, dei generatori eolici e fotovoltaici.

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Lattivit di regolamentazione seguita, da un lato, da interventi sulle varie reti in modo da


renderle pi stabili e affidabili e dallaltro lato dallintroduzione nel mercato di
apparecchiature meno sensibili ed eventualmente equipaggiate di sistemi di protezione (UPS).
Il problema della regolamentazione riguarda quindi entrambe le controparti del sistema
elettrico, imponendo ai distributori di garantire ai propri clienti una certa qualit
dellalimentazione della rete pubblica, i quali ovviamente, impongono loro dei vincoli per la
salvaguardia collettiva.
Nel caso di reti industriali, il coinvolgimento del cliente riguarda anche la fase di
progettazione dellimpianto, in modo da scegliere lo schema e le modalit di allacciamento
pi consone al livello di qualit richiesta dal proprio processo produttivo.
La figura riassume il processo di generazione e diffusione del disturbo, riferendosi ad un
utente connesso con la rete pubblica:

Processo di diffusione dei disturbi condotti

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Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

1.3

INIZIATIVE PER IL MONITORAGGIO

A livello nazionale, vista la crescente attenzione ai problemi relativi alla qualit dellenergia,
lAutorit per lEnergia Elettrica ed il Gas ha introdotto il nuovo concetto di contratti di
qualit da stipulare tra il cliente ed il proprio distributore in modo da fissare dei vincoli
bilaterali sui vari parametri della tensione elettrica.
Il contratto prevede il rispetto del livello concordato di PQ per un determinato parametro, con
un premio annuo a carico del cliente e un rimborso, a favore del cliente stesso, nel caso in cui
il livello non sia rispettato da parte del distributore, previa misurazione per un periodo di
almeno un anno.
Per favorire unanalisi pi attenta sui problemi connessi e sviluppare nuove iniziative di
regolazione, tra cui lattuazione di tali contratti, ha avviato una serie di proposte connesse con
un piano di monitoraggio della qualit dellalimentazione.
In seguito ad un progetto Europeo, denominato Leonardo Power Quality Iniziative, si
visto che i costi relativi ai problemi legati alla PQ sono di entit molto maggiore per
lindustria rispetto alla spesa relativa alla campagna di misure. Inoltre le organizzazioni
rappresentanti le imprese hanno pi volte sostenuto come la PQ abbia una notevole influenza
sulla competitivit.
Lo scopo delliniziativa quello di raccogliere delle informazioni utili circa il livello attuale
di PQ in modo da poter valutare la possibilit di introdurre obblighi di misurazione da parte
dei distributori con la possibilit di una eventuale regolazione economica sui parametri della
tensione.
Una iniziativa simile gi stata presa per quel che riguarda la RTN con obbligo di
misurazione e la facolt di stipulare contratti di qualit da parte degli utenti con il GRTN.
Nel documento dellAprile 2005, lAutorit propone lestensione dellobbligo di misurazione,
con modalit simili per la RTN, anche ai distributori proprietari di reti di distribuzione in alta
tensione e propone la caratteristiche del sistema di monitoraggio per la reti di distribuzione in
MT.
Nulla ancora riguarda le reti BT, in quanto necessaria un a certa gradualit nellaffrontare il
problema ed inoltre, attraverso le misurazioni effettuate sulla MT possibile trarre delle
informazioni a riguardo anche della PQ ai livelli di tensione inferiore.
I clienti allacciati in MT possono prendere parte attivamente al processo attraverso luso di
apparecchi di monitoraggio propri, purch conformi, sia con lacquisizione di strumentazione

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Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

a prezzi vantaggiosi. Il cliente, inoltre, ha il vantaggio di poter essere sempre a conoscenza dei
dati per la valutazione della PQ nel punto in cui allacciato.
Si capisce quindi come la conoscenza, la valutazione e i provvedimenti relativi alla PQ stiano
assumendo, con il tempo, un ruolo sempre pi importante.

1.4

NORMATIVA NELLAMBITO DELLA POWER QUALITY

Le problematiche inerenti la Power Quality rientrano allinterno della valutazione a pi vasto


raggio, in cui la normativa, divenuta pi sensibile al problema, ha iniziato a porre attenzione a
tutti quei fenomeni di natura elettromagnetica.
Al lavoro complessivo viene dato il titolo di Compatibilit Elettromagnetica (EMC) in cui le
definizioni gi introdotte di Emissione e Immunit, sono il nodo centrale.
La valutazione dei problemi di qualit della tensione rientrano nella sottocategoria dei disturbi
elettromagnetici condotti a bassa frequenza, a cui vanno aggiunti i fenomeni transitori.
Con lo scopo di definire una strada comune per la quantificazione, oltre che per stabilire dei
vincoli da rispettare, diversi organismi tra loro in collaborazione, hanno lavorato in questo
settore, sia in ambito nazionale che internazionale.
Hanno preso parte:

Enti normativi e regolatori

Distributori di energia elettrica

Gestori delle reti di trasmissione nazionali

Costruttori di apparecchiature

Clienti

Progettisti

Installatori

Si possono citare alcuni degli enti normativi che hanno preso parte alliniziativa:

CEI

CENELEC

CIGRE

IEC

IEEE

UIE (Unione Internazionale di Elettrotermia)

UNIPEDE (Unione dei Produttori e dei Distributori di Energia Elettrica)

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Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Lo scopo della normativa in ambito di Power Quality riguarda diversi punti:

Descrivere e caratterizzare i fenomeni

Valutare le principali cause dei problemi di PQ

Considerare limpatto sugli altri utenti del sistema

Descrivere in forma matematica il fenomeno attraverso luso di indici e analisi

statistiche, al fine di valutarne limportanza

Specificare le linee guida e tecniche di misura

Imporre dei limiti sulle emissioni a seconda dei diversi tipi di apparecchiatura

Imporre dei livelli di immunit o tolleranza ai fenomeni per le diverse apparecchiature

Specificare i metodi e procedure per il rispetto dei limiti imposti

Attraverso il sotto-comitato tecnico TC77A, la IEC, nella serie normativa 61000, ha affrontato
il problema dei disturbi condotti a bassa frequenza, raccogliendo una serie di informazioni,
pi specifiche, contenute in norme di singoli paesi o organizzazioni.
La serie cos suddivisa:
1. (IEC 61000-1-x) Generale: questa sezione introduce i principi fondamentali sulla EMC e introduce
le varie definizioni e i termini utilizzati nella norma.
2. (IEC 61000-2-x) Contesto: descrive e classifica le caratteristiche del contesto di utilizzo e le
condizioni ambientali dove utilizzare lapparecchiatura.
3. (IEC 61000-3-x) Limiti: vengono definiti i livelli massimi di disturbo generati dalle apparecchiature
affinch siano tollerati dalla rete. Definisce inoltre il limiti di immunit delle apparecchiature
sensibili.
4. (IEC 61000-4-x) Tecniche di misura: questa sezione fornisce le linee guida per le apparecchiature
di misura e monitoraggio della power quality. Descrive anche le procedure di verifica al fine di
assicurare la conformit con le altre parti della norma.
5. (IEC 61000-5-x) Installazione e riduzione disturbi: vengono trattate le tecniche di installazione per
ridurre le emissioni e aumentare limmunit ai disturbi. Descrive inoltre luso di diverse
apparecchiature in grado di risolvere i problemi sulla power quality.
6. (IEC 61000-6-x) Norme generali: raccoglie delle norme specifiche a riguardo di determinate
apparecchiature o condizioni di utilizzo. Sono contenuti dei limiti di emissione ed immunit.

Una descrizione pi specifica di alcune sezioni della norma pu essere trovata nella tabella a
pagina seguente.
In ambito europeo da segnalare la norma EN 50160, che si riferisce alla qualit della
tensione nelle reti di distribuzione, con riferimento alle reti in media e bassa tensione.

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Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Non ci sono riferimenti alle apparecchiature o agli utenti, ma questa norma ha lo scopo di
identificare dei vincoli, che i distributori devono rispettare nei confronti dei clienti, con
riferimento a particolari disturbi di tensione.
I clienti sono, in questo modo, tutelati nella loro alimentazione, avendo garantito, che
determinati parametri rimangono al di sotto dei limiti imposti.

Serie normativa 61000-x-x

1.4.1

COORDINAMENTO DEI LIMITI

Nellambito della Compatibilit Elettromagnetica al fine di garantire la convivenza,


allinterno di una rete, di carichi disturbanti e carichi sensibili, necessario definire dei livelli
massimi di disturbo presenti.
Tali livelli, definiti come livelli di compatibilit, devono essere fissati in stretta relazione
con i valori di immunit ed emissione. In particolare, il livello di disturbo che
unapparecchiatura o un impianto deve essere in grado di sopportare superiore al livello di
compatibilit presente nel punto in cui allacciato. Al contrario il carico, inteso come
sorgente di disturbo, non deve emettere ad un livello superiore di quello di compatibilit.
Nelle reti AT e MT, i livelli fissati sono il frutto di un processo di coordinamento; bisogna
ricordare, infatti, che i limiti imposti, per quel che concerne le emissioni, devono riguardare

14

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

un singolo impianto e non la singola apparecchiatura, in quanto la contemporaneit nella


generazione del disturbo pu creare problemi, anche se ogni singola apparecchiatura rispetta
dei propri limiti di emissione.
Di fondamentale importanza anche il fatto che alcuni dei possibili disturbi generati, tra cui
le variazioni rapide di tensione, il flicker e la distorsione armonica, dipendono dalla potenza
di corto circuito al nodo in cui la sorgente connessa. Dipende quindi dalla posizione nella
rete ed in particolare da come la rete a monte costituita.
A causa di questa variabilit, difficile imporre dei limiti precisi alla generazione di disturbo
di un determinato impianto; nel caso di una rete debole o nel caso che altri carichi, in
contemporanea, generino disturbi, diventa ovvio che il limite di emissione deve essere molto
stringente. Al contrario, un singolo impianto, in una rete con elevata potenza di corto circuito,
potr avere dei limiti superiori.
Nelle reti sono quindi fissati dei limiti di pianificazione, che i carichi complessivamente
devono rispettare. La suddivisione in quote, da attribuire ad ogni singolo utente, come proprio
limite di emissione, in genere in proporzione alla potenza assorbita.
Esiste, ad ogni modo, un certa flessibilit, per consentire eventualmente al carico di adeguarsi
ai limiti imposti e al distributore di valutare le diverse soluzioni di allacciamento.
Molto spesso, limposizione dei limiti sulle emissioni diventa una sorta di compromesso tra il
cliente ed il distributore. Questultimo, avendo dei vincoli da rispettare dal punto di vista della
qualit dellenergia venduta, dovr regolamentare lallacciamento degli utenti disturbanti, per
la tutela degli altri clienti.
Nel caso delle utenza in bassa tensione o media tensione, di piccola potenza, questo tipo di
coordinamento non risulta facilmente ottenibile. Vengono in aiuto le cosiddette norme di
prodotto, per specifiche categorie di carichi, che fissano dei limiti di immunit ed emissione,
senza lulteriore necessit di verifiche di congruenza con i livelli di compatibilit.

15

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

1.5

DEFINIZIONI E ACRONIMI UTILIZZATI

Di seguito vengono riportate alcune definizioni di base comunemente adottate nella


compatibilit elettromagnetica (EMC) e alcuni acronimi utilizzati nel testo.

1.5.1

Definizioni EMC di base

Disturbo elettromagnetico: fenomeno elettromagnetico che pu degradare la prestazione di


un dispositivo, di unapparecchiatura o di un sistema.
Livello di disturbo: valore di un disturbo elettromagnetico misurato in modo specificato.
Ambiente elettromagnetico: insieme dei fenomeni elettromagnetici presenti in un
determinato ambiente.
Compatibilit elettromagnetica: capacit di un dispositivo o di unapparecchiatura o di un
sistema di funzionare correttamente nel relativo ambiente elettromagnetico, senza introdurre
disturbi intollerabili nellambiente stesso o provocarli agli altri apparecchi ivi presenti.
Livello

di

compatibilit

elettromagnetica:

valore

specificato

di

un

disturbo

elettromagnetico, che ha alta probabilit di non essere superato (95%, salvo diversa
indicazione) applicato ad un dispositivo, apparecchiatura o sistema.
Tale livello costituisce un valore di riferimento che consente di determinare sia i requisiti di
immunit di dispositivi, apparecchi e sistemi nell'impianto utilizzatore che le loro emissioni.
Sorgente: singolo dispositivo o apparecchiatura o sistema nel suo complesso.
Emissione: processo attraverso il quale viene emesso un determinato disturbo da una
sorgente.
Livello di emissione: livello di un determinato disturbo elettromagnetico emesso da una
sorgente, misurato in modo specificato.
Limite di emissione: livello massimo tollerabile di emissione di un disturbo elettromagnetico
da una sorgente.
Immunit: capacit di un dispositivo, apparecchiatura o sistema di funzionare senza degrado
delle prestazioni in presenza di un determinato disturbo elettromagnetico.
Livello di immunit: valore specificato di un disturbo elettromagnetico per il quale un
dispositivo, apparecchiatura o sistema capace di operare, con alta probabilit, al grado di
prestazione richiesta.
Il livello di immunit rappresenta il valore di prova al disturbo per ogni tipo di
apparecchiatura.

16

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Suscettibilit: degradazione delle prestazioni di un dispositivo, apparecchiatura o sistema

Densit di probabilit

causata da un determinato disturbo elettromagnetico.

(2) (3)

(1)

(A)
(C)
(B)

Livello di disturbo
(A) emissione singola apparecchiatura
(B) distribuzione totale in rete
(C) suscettibilit dellapparecchiatura

1) limite di emissione
2) livello di compatibilit
3) livello di immunit

1.5.2 Altre definizioni e acronomi utili


Punto di accoppiamento comune (PAC e PAI o dallinglese PCC e IPC)

Nellambito della problematica EMC nelle reti di trasporto e distribuzione dellenergia


elettrica utile la definizione di punto di accoppiamento comune, nel quale generalmente
necessario rispettare i livelli di disturbo attesi (compatibilit, emissione, ecc.); sono definiti
due differenti punti e precisamente:

17

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Punto di Accoppiamento Comune con la rete pubblica, PAC (o dallinglese Point of


Common Coupling, PCC): definito come il punto della rete di alimentazione pubblica
elettricamente pi prossimo allutente considerato, in cui sono o potranno essere
collegati altri utenti;

Punto di Accoppiamento comune Interno alla rete di distribuzione dellimpianto


utilizzatore, PAI (o dallinglese In-plant Point of Coupling IPC): definito come una
sbarra di particolare importanza, da cui sono derivati i carichi significativi.

18

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Nellambiente elettromagnetico industriale distinguiamo 3 classi:


Classe 1: si applica alle alimentazioni protette e quindi i livelli di compatibilit sono pi bassi
di quelli previsti per la rete pubblica
Classe 2: si applica al PAC e possibili PAI allinterno della rete industriale; i livelli di
compatibilit sono gli stessi di quelli previsti per la rete pubblica
Classe 3: si applica solo ad alcuni PAI allinterno della rete industriale; i livelli di
compatibilit sono, in genere, pi alti di quelli previsti per la rete pubblica

19

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

2 DISTURBI CONDOTTI: DESCRIZIONE,


ORIGINE E PROPAGAZIONE
2.1
INTRODUZIONE
I disturbi condotti nelle reti di trasporto e distribuzione dellenergia elettrica AAT, AT, MT e
BT sono alterazioni dellampiezza o della forma donda della tensione che, prodotti da una
sorgente, si propagano lungo una rete di alimentazione, viaggiando sui conduttori di linea e in
molti casi anche attraverso i trasformatori, per cui possono spesso trasferirsi tra reti a
differente livello di tensione.
V

Forme donda
ideale

Disturbo a bassa
frequenza

I disturbi considerati sono:

20

armoniche e inter-armoniche;

variazioni di tensione e flicker;

squilibrio di tensione;

buchi di tensione e brevi interruzioni;

sovratensioni;

variazioni della frequenza di rete;

componenti di corrente continua;

segnali intenzionalmente iniettati in rete.

Forma donda
reale

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali


Disturbi di tensione

Statistica di lamentele utenti

Buchi di tensione
Interruzioni

(32 %)
(23 %)

Tensioni fuori limite (20 %)


Sovratensioni

(12 %)

Armoniche e flicker (11 %)


Dissimmetrie

(1 %)
21

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

2.2

ARMONICHE E INTER-ARMONICHE
2.2.1 Armoniche
2.2.1.1 Descrizione del fenomeno
Le armoniche sono tensioni o correnti sinusoidali con frequenza pari ad un multiplo intero

(ordine) della frequenza fondamentale di funzionamento del sistema elettrico, la cui presenza
determina una distorsione della forma donda della tensione di alimentazione.

U
Un
1

Le armoniche in un sistema di distribuzione sono generate in piccola parte dal sistema stesso e
per la maggior parte da apparecchi utilizzatori e possono risultare costanti o variare nel tempo
(quasi stazionarie, fortemente variabili e transitorie) in base alle condizioni di funzionamento
dei singoli apparecchi che le generano e del numero di apparecchi disturbanti attivi in ogni
istante.
In un sistema di potenza ideale privo di carichi inquinanti, le forme donda di corrente e di
tensione sono sinusoidi. In pratica, le correnti non sinusoidali sono presenti quando la
corrente di carico non linearmente dipendente rispetto alla tensione applicata.
Qualsiasi forma donda periodica pu essere scomposta in una sinusoide alla frequenza
fondamentale pi un certo numero di componenti armoniche.
Le armoniche di corrente iniettate in rete dalle varie sorgenti, nel percorrere le impedenze
della rete, danno luogo a delle cadute che praticamente rappresentano le armoniche di
tensione; esse sorgono in relazione allimpedenza di rete e sono presenti in tutto limpianto.
Le armoniche sono valutate (con riferimento alla tensione):

individualmente mediante la loro ampiezza relativa (Uh) espressa in volt o in % / p.u.


della fondamentale (U1), dove h lordine dellarmonica;

22

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

globalmente attraverso il fattore di distorsione totale, calcolato mediante la seguente


espressione:

THDV =

40

Vh2

h=2
2

La stessa valutazione vale per le correnti espresse in Arms o in % / p.u. riferite ad una
corrente di riferimento.
La valutazione globale della corrente vale:

THDI =

40
h=2
2

I h2

2.2.1.2 Sorgenti di armoniche


Le principali sorgenti di correnti armoniche nelle reti sono:

carichi commutati elettronicamente: raddrizzatori, convertitori, regolatori in AC,


cicloconvertitori, ecc.;

carichi con caratteristiche non lineari: apparecchiature a saturazione magnetica,


lampade a scarica, forni ad arco, saldatrici ad arco, trasformatori, ecc.;

carichi inseriti e disinseriti da organi di manovra: condensatori, filtri e motori a


induzione.

Esiste nelle reti anche una modestissima generazione di tensione armonica dovuta a:
generatori, motori e trasformatori.

2.2.1.2.1 Raddrizzatori, convertitori, cicloconvertitori e regolatori


Queste apparecchiature sono le maggiori responsabili dell'inquinamento armonico nelle reti.
Le frequenze armoniche caratteristiche e la relativa ampiezza sono funzione di molti
parametri quali:

realizzazione monofase o trifase;

numero di impulsi lato rete di alimentazione;

tipo di spianamento sul lato DC (quando esiste lo stadio DC): induttivo alto, induttivo
medio, induttivo basso, induttivo-capacitivo, capacitivo;

angolo di accensione (in presenza di controllo);

rapporto di corto circuito (rapporto fra la potenza di corto circuito lato alimentazione e
la potenza nominale lato DC).

Queste apparecchiature possono essere suddivise in due grandi famiglie:


23

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

apparecchiatura di larga diffusione, piccola potenza (con corrente nominale fino a 16


A), generalmente di tipo monofase: queste apparecchiature rappresentano oggi una
delle maggiori cause di inquinamento armonico delle reti di distribuzione pubblica,
infatti, pur risultando quasi sempre di modesta potenza, il loro numero alquanto
elevato e pure alto il grado di contemporaneit;
apparecchiatura di limitata diffusione (usata da utenti MT e mediamente non pi da
circa un 5 % degli utenti BT), di potenza superiore alla decina di kW, generalmente di
tipo trifase: si riscontrano soprattutto in ambito industriale.
2.2.1.2.2 Forni ad arco in AC
A causa della caratteristica tensione-corrente dell'arco,
questo carico rappresenta anche una considerevole
sorgente di emissione armonica.
Dalla caratteristica tensione-corrente risultano evidenti la
saturazione, l'isteresi e l'assimmetria che giustificano la
presenza di tutti gli ordini armonici (va inoltre sottolineato
che il verificarsi di fenomeni stocastici all'interno del
forno comporta pure l'emissione di inter-armoniche). Per
il forno ad arco gli ordini armonici superiori a 14 sono

Fig.1: Caratteristica tensione-corrente


tipica di forni ad arco c.a.

praticamente trascurabili.

2.2.1.2.3 Altre sorgenti di armoniche


Altre sorgenti di armoniche sono rappresentate da:

lampade a fluorescenza lineari: comunemente denominate anche a scarica tradizionale,


distorcono a causa della non linearit dellarco. Lemissione armonica alquanto
contenuta e generalmente presentano un THDI 10%, con riferimento alla
fondamentale della corrente nominale;

lampade fluorescenti compatte: funzionano ad alta frequenza e pertanto presentano un


piccolo alimentatore a diodi con spianamento capacitivo; lemissione armonica
decisamente elevata. Limpatto armonico sulla rete in certi casi risulta rilevante,
dipendendo dalla marcata penetrazione in certe aree di questo tipo di illuminazione.
Attualmente si nota una tendenza a corredare questo tipo di lampade, data la loro
potenza modesta, di power factor corrector;

24

saldatrici ad arco:

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

di tipologia con alimentazione diretta dalla rete senza uno stadio in DC:
presentano una modesta emissione armonica; possono essere di tipo monofase
e trifase;

di tipologia con alimentazione attraverso uno stadio in DC: in relazione alle


caratteristiche costruttive presentano una emissione fortemente variabile; la
THDI pu variare da qualche % a circa l80 %, con riferimento alla
fondamentale della corrente nominale; possono essere di tipo monofase e
trifase;

manovre di trasformatori o altri elementi saturabili: possono presentare forti correnti di


inserzione con presenza di tutti gli ordini armonici compresa la componente continua;
ovviamente sono fenomeni transitori con durata della decina di secondi o qualche
minuto;

manovre di banchi di condensatori/filtri: sono transitori che possono essere interpretati


come armoniche transitorie; la loro durata generalmente inferiore al secondo.

2.2.1.3 Problemi causati dalle armoniche


Le armoniche di corrente causano problemi sia sul sistema di alimentazione sia allinterno

dellimpianto. Gli effetti e le soluzioni sono molto diversi e devono essere valutati
separatamente; le misure appropriate per limitare gli effetti delle armoniche entro limpianto
non necessariamente riducono la distorsione causata sulla rete e viceversa.
2.2.1.3.1 Problemi entro limpianto
Vi sono diversi ambiti causati dalle armoniche:

problemi causati da armoniche di corrente:

sovraccarico del neutro;

aumento delle perdite nei trasformatori;

interventi intempestivi degli interruttori automatici;

aumento delleffetto pelle;

problemi causati da armoniche di tensione:

deformazione della tensione;

disturbi nella coppia dei motori ad induzione;

rumore al passaggio per lo zero;

problemi causati quando le armoniche di corrente raggiungono lalimentazione.

25

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

2.2.1.3.2 Problemi causati da armoniche di corrente


Conduttore di neutro
In un sistema trifase a stella con neutro, la forma donda di ogni fase sfasata di 120
cosicch, quando le fasi sono ugualmente caricate, la corrente nel neutro nulla. Quando il
carico non equilibrato, nel neutro scorre solo la corrente di bilanciamento. Sebbene le
correnti fondamentali si elidano, le armoniche non lo fanno, infatti le multiple dispari della
terza armonica, ovvero le armoniche omeopolari, si sommano nel conduttore di neutro.
Effetti sui trasformatori
I trasformatori sono coinvolti in due modi dalle armoniche. Il primo effetto riguarda le perdite
per correnti parassite, che rappresentano normalmente circa il 10% della perdita totale a pieno
carico, aumentano col quadrato dellordine armonico. Questo porta ad una temperatura molto
pi alta e ad una vita molto pi breve.
Il secondo effetto riguarda le armoniche omopolari. Quando si richiudono su di un triangolo
sono tutte in fase, cos le terze armoniche circolano negli avvolgimenti. In effetti le armoniche
omopolari vengono assorbite dagli avvolgimenti a triangolo e non si propagano verso la rete,
cos i trasformatori dotati di un lato collegato in questo modo sono utili come trasformatori di
sbarramento.
Problemi generati da interventi di interruttori automatici
Gli interruttori differenziali agiscono sommando la corrente che scorre nelle fasi e nel neutro
e, se il risultato non entro un certo limite stabilito, interrompono lalimentazione al carico.
Possono insorgere problemi relativi alla presenza di armoniche. Innanzitutto i differenziali
elettromeccanici possono sommare non correttamente le componenti di frequenza pi elevata
e quindi comportarsi in modo errato. In secondo luogo un tipico carico distorcente viene
filtrato. I filtri normalmente usati a questo scopo hanno un condensatore connesso tra la linea
e neutro a terra, e cos viene deviata a terra una piccola corrente. Questa corrente limitata
dalle norme a meno di 3,5 mA ed di solito molto inferiore a questo limite, ma, quando
lapparecchiatura connessa allimpianto, tale corrente pu essere sufficiente a far scattare il
differenziale.
Lintervento intempestivo degli interruttori magnetotermici modulari (MCB) generalmente
dovuto ad una corrente maggiore di quella prevista dal calcolo o dalla semplice misurazione, a
causa della presenza di armoniche di corrente.
Sovraccarico dei condensatori di rifasamento
I condensatori di rifasamento sono utilizzati allo scopo di correggere langolo di fase della
corrente, ridotto a causa della presenza di carichi indutivi. Limpedenza del condensatore si
26

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

riduce man mano che la frequenza aumenta, mentre limpedenza della sorgente
generalmente induttiva ed aumenta con la frequenza. Il condensatore pu dunque essere
interessato da armoniche di corrente abbastanza elevate e, a meno che non sia stato progettato
specificatamente, pu risultarne danneggiato.
Un problema potenzialmente pi serio costituito dal fatto che il condensatore e linduttanza
del sistema possano entrare in risonanza in prossimit di una delle frequenze armoniche.
Quando ci accade si possono generare tensioni e correnti molto grandi, che spesso
conducono a guasti catastrofici nella batteria di condensatori.
La risonanza pu essere evitata aggiungendo uninduttanza in serie al condensatore in modo
tale che limpedenza totale sia di poco induttiva alla frequenza dellarmonica significativa pi
bassa. Questa soluzione limita anche la corrente armonica che pu fluire nel condensatore.
Effetto pelle
La corrente alternata tende a distribuirsi sulla superficie pi esterna di un conduttore. Leffetto
pelle normalmente ignorato perch ha scarso effetto a frequenza industriale, ma oltre i 350
Hz, cio la settima armonica, diventa significativo, causando perdite addizionali e
riscaldamento.
2.2.1.3.3 Problemi causati da armoniche di tensione
Poich la rete ha unimpedenza caratteristica, le armoniche di corrente del carico danno luogo
ad una distorsione armonica.
La corrente distorta prodotta dal carico non lineare causa una caduta di tensione parimenti
distorta sullimpedenza del cavo. La forma donda della tensione che ne risulta applicata a
tutti gli altri carichi connessi allo stesso circuito, facendovi transitare le correnti armoniche,
anche se sono carichi lineari.
Quando si considera lampiezza della distorsione della tensione armonica, si dovrebbe
ricordare che nel momento in cui interviene un UPS (Uninterruptible Power Supply) o un
gruppo elettrogeno, durante un guasto sullalimentazione, limpedenza di rete e la
conseguente distorsione della tensione saranno pi alte.
Motori ad induzione
La distorsione armonica della tensione causa maggiori perdite nei motori, allo stesso modo
visto per i trasformatori. Le perdite addizionali avvengono a causa della generazione di campi
armonici nello statore, ognuno dei quali cerca di far ruotare il motore ad una velocit
differente, sia in avanti sia indietro. Le correnti ad alta frequenza indotte nel rotore aumentano
ulteriormente le perdite.

27

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Rumore di zero crossing (passaggio per lo zero)


Molti convertitori elettronici individuano il punto in cui la tensione di alimentazione
attraversa lasse dei tempi per determinare listante di conduzione. Quando sono presenti
armoniche o transitori sullalimentazione, il passaggio per lo zero diventa pi difficile da
identificare, conducendo ad un'operazione errata. Infatti, in questi particolari casi, possono
esserci passaggi per lo zero per ogni semiperiodo.
2.2.1.3.4 Problemi armonici che riguardano lalimentazione
Quando lutenza interessata da una corrente armonica proveniente dallalimentazione ha
luogo una caduta di tensione armonica proporzionale allimpedenza di rete al punto di
consegna e alla corrente. Dal momento che la rete di alimentazione generalmente induttiva,
la sua impedenza caratteristica pi alta a frequenze elevate. Naturalmente la tensione al
punto di consegna gi distorta dalle armoniche di corrente iniettate da altri utenti e dalla
distorsione introdotta dai trasformatori ed ogni consumatore fornisce il proprio contributo
addizionale.
Chiaramente non si pu permettere agli utenti di aggiungere disturbi al sistema a discapito di
altri clienti, cos nella maggior parte degli stati lindustria elettrica ha stabilito delle regole che
limitano lampiezza della corrente armonica che si pu introdurre in rete.

2.2.1.4 Propagazione delle armoniche nelle reti


La distorsione armonica della tensione in un punto della rete elettrica principalmente la

conseguenza delle cadute di tensione prodotte dalle armoniche di corrente nel percorrere le
impedenze della rete.
Va evidenziato che le armoniche si propagano dai livelli di tensione superiori verso quelli
inferiori e viceversa.
I meccanismi di diffusione delle armoniche di corrente, nell'ambito di un medesimo livello di
tensione e fra livelli diversi, dipende dalle caratteristiche elettriche e strutturali del sistema in
esame. In alcuni casi necessario tenere in debito conto le componenti di sequenza delle
armoniche (diretta/inversa e omopolare).
Alcune armoniche possono subire un processo di amplificazione in determinati punti della
rete elettrica, dove si manifesta una condizione di risonanza dovuta alla presenza di banchi di
condensatori o cavi. Ci pu comportare amplificazioni della distorsione relativa ad
unarmonica, di un fattore pari a circa 3-4 volte per le reti pubbliche e circa 5-10 volte per le
reti industriali con basso carico ohmico.
La propagazione delle armoniche di tensione in qualsiasi rete governata dal rapporto fra
limpedenza di trasferimento del nodo monitorato rispetto al nodo iniettore e limpedenza
28

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

vista nel nodo iniettore; ovviamente le impedenze sono riferite allordine armonico
considerato.

2.2.1.5 Leggi di composizione delle armoniche


Il livello globale di disturbo armonico nelle reti fortemente influenzato dalla modalit di

composizione dei contributi provenienti dalle diverse sorgenti di disturbo esistenti in una rete.
Infatti va considerato che la singola iniezione armonica in rete sovente variabile nel tempo
sia in ampiezza che in fase, con la conseguenza che si presentano notevoli differenze di
ampiezza e fase fra le differenti iniezioni della rete appartenenti allo stesso ordine armonico.
Va inoltre osservato che agli sfasamenti di iniezione si aggiungono quelli originati dalle
impedenze che le correnti armoniche trovano lungo il loro percorso e che ovviamente
risultano differenti in relazione allubicazione dei singoli iniettori rispetto al nodo di rete in
cui si osservano gli effetti.
La differenza di fase fra le iniezioni armoniche dipende dalla tipologia delle apparecchiature
(per esempio trifasi o monofasi) e nellambito della stessa tipologia dalle caratteristiche
costruttive. In molti casi le iniezioni armoniche presentano fasi alquanto diverse che tendono
addirittura a cancellarsi (sfasamenti di circa 180 gradi), in altri casi praticamente tendono a
sommarsi aritmeticamente.
In ogni caso, nonostante la diversa natura delle armoniche, la distorsione armonica di tensione
(o corrente) in un qualsiasi punto del sistema di distribuzione il risultato della combinazione
vettoriale delle tensioni armoniche (o correnti) dovute alle sorgenti individuali.

2.2.2

Inter-armoniche

2.2.2.1 Descrizione del fenomeno


Le inter-armoniche sono tensioni o correnti sinusoidali con frequenza diversa da un multiplo

intero della fondamentale la cui presenza determina una distorsione (modulazione) della
forma d'onda della tensione di alimentazione.
Nella stragrande maggioranza dei casi esse sono generate dai carichi come correnti interarmoniche; le tensioni inter-armoniche si manifestano con lo stesso processo descritto per le
armoniche.
Concettualmente le inter-armoniche di corrente sono originate da due differenti processi e
precisamente:

variazione ciclica di carico che origina correnti inter-armoniche vicine alla


fondamentale e alle armoniche caratteristiche; queste inter-armoniche sono

29

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

generalmente chiamate bande laterali e generalmente la loro misura si effettua


assieme alla fondamentale o alle armoniche caratteristiche;

commutazione non sincrona di ponti convertitori di potenza; queste inter-armoniche


possono essere spalmate in corrispondenza di tutte le frequenze esistenti fra due
armoniche caratteristiche e pertanto possono essere misurate separatamente dalle
grandezze fondamentali o di ordine armonico caratteristico.

2.2.2.2 Sorgenti di inter-armoniche


Le principali sorgenti di inter-armoniche nelle reti sono:

carichi

commutati

elettronicamente:

convertitori,

cascata

subsincrona,

cicloconvertitori, regolatori con controllo a pacchetti di cicli, ecc.;

carichi con caratteristiche non lineari e/o non stazionarie: forni ad arco, saldatrici ad
arco, ecc..

2.3

VARIAZIONI DI TENSIONE E FLICKER

2.3.1

Descrizione del fenomeno

2.3.1.1 Variazione di tensione


Le variazioni di tensione possono essere classificate in due gruppi: lente e rapide.

Variazioni di tensione

U
Un
1

t
t

Fluttuazioni di tensione

U
Un

U
Un

U < 0,10
Un

30

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Le variazioni lente sono deviazioni medie dal valore nominale dellampiezza della
tensione di consegna entro una fascia predefinita (per esempio del 10%) rispetto alla
tensione dichiarata; esse sono determinate dalla variazione lenta dei carichi e dalla
corrispondente azione di regolazione effettuata dai variatori sotto carico dei trasformatori.
Il tempo in cui si verifica la variazione , come minimo, dellordine della decina di secondi.
Le variazioni rapide sono abbassamenti (o aumenti) bruschi di qualche percento della
tensione preesistente, generalmente seguiti, se abbassamenti, da un ritorno (a rampa o di altra
forma) ad un valore intermedio tra quello preesistente e tra il minimo raggiunto.
Tali variazioni sono generalmente causate dalla commutazione dei carichi (partenza motori in
particolare), dal funzionamento di carichi con ciclo operativo particolarmente variabile e in
qualche caso da manovre in rete (linee, trasformatori, condensatori, ecc.).
La variazione rapida quasi sempre raggiunge il suo massimo in qualche ciclo della frequenza
fondamentale.
Lentit della variazione rapida di tensione funzione dellimpedenza della rete di
alimentazione e della variazione di carico (impedenze valutate in regime subtransitorio).

2.3.1.2 Flicker
Il flicker originato dalla fluttuazione della tensione. Si definisce fluttuazione di tensione una

serie di variazioni rapide (uguali o diverse) della tensione.


Fluttuazioni di tensione che presentano frequenze di modulazione del 50 Hz, comprese tra 0.5
e 40 Hz, danno origine al fenomeno del flicker (sfarfallio), ovvero della sensazione visiva
provocata dalle fluttuazioni dellintensit di illuminazione delle lampade.
Il livello di sensazione istantanea di flicker una funzione quadratica dellampiezza della
variazione luminosa e quindi della fluttuazione di tensione che la genera.
Oltre una certa soglia il flicker diventa molesto e il fastidio cresce molto rapidamente con
lampiezza della fluttuazione.
In sede internazionale si posto il problema di misurare il flicker in modo oggettivo,
attraverso uno strumento che, collegato ad una rete soggetta a fluttuazioni di tensione, indichi
il livello della sensazione visiva che il soggetto umano avvertirebbe, se una lampada di
riferimento (230 V, 60 W) fosse alimentata dalla rete in questione; questo strumento detto
"flickermetro".
La definizione di flicker data dal vocabolario elettrotecnico internazionale (International
Electrotechnical Vocabulary: IEV 161-08-13) la seguente: impressione di instabilit della

31

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

sensazione visiva indotta da stimoli di luce la cui luminosit o distribuzione spettrale fluttua
con il tempo.
Le due grandezze dordine pratico, che di fatto sono le sole utilizzate nellesprimere i livelli di
flicker nelle reti, fornite dal flickermetro attraverso lelaborazione on line della sensazione
istantanea del flicker sono le seguenti:

indicatore della severit di flicker a breve termine, riferita ad un tempo di 10 minuti,


denominato Pst;

indicatore della severit di flicker a lungo termine, riferita ad un tempo di 2 ore,


denominato Plt.

Le quantit di base fornite dal flickermetro sono espresse nelle unit seguenti:
sensazione istantanea del flicker: in per unit (p.u.) della soglia di percettibilit del
flicker;
indici della severit del flicker: in per unit (p.u.) della soglia di irritabilit del flicker.
Sulla base del background fisiologico acquisito prima e durante la fase di sviluppo del
flickermetro, le soglie di percettibilit e irritabilit del flicker sono cos definite:

soglia di percettibilit: livello di flicker considerato percettibile da solo il 50 % delle


persone sottoposte ai tests;

soglia di irritabilit: livello di flicker considerato irritabile da una parte sostanziale


delle persone sottoposte ai tests.

2.3.2

Sorgenti di variazioni di tensione e flicker

Le fluttuazioni di tensione e il flicker sono prodotte dalla variazione dei carichi e in


particolare i carichi industriali sono la causa pi importante.
Il flicker pu essere originato anche dalleffetto combinato di una popolazione di carichi
connessi allo stesso sistema di distribuzione, anche se ogni singolo carico preso
individualmente non origina flicker.
E importante evidenziare che i carichi industriali con propensione a generare flicker
generalmente influenzano un numero alto di consumatori, mentre quelli domestici/terziari
influenzano un numero limitato di consumatori.
I principali carichi con propensione a originare flicker sono i seguenti:

reti AAT di trasmissione: forni ad arco AC e DC e laminatoi;

reti AT di trasmissione e distribuzione: forni ad arco AC e DC, laminatoi, grossi


cicloconvertitori, grossi impianti di saldatrici, manovra di: grossi carichi, banchi di
condensatori shunt, linee, trasformatori, ecc.;

32

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

reti MT di distribuzione: saldatrici, grossi motori con partenza a piena tensione di


linea (AC), grossi motori di azionamenti con partenza soft o a piena tensione di linea,
attrezzature per trattamento rottame, attrezzature di miniera, forni a resistenza,
manovra di: carichi relativamente grossi, banchi di condensatori shunt, ecc.;

reti BT di distribuzione: carichi domestici e assimilabili con controllo automatico del


ciclo di carico, motori con partenza a piena tensione di linea (AC), motori di
azionamenti con partenza soft o a piena tensione di linea, piccole saldatrici, piccoli
forni a resistenza, generiche piccole apparecchiature con controllo a treni di cicli,
manovra di: carichi relativamente grossi, banchi di condensatori shunt, ecc..

Fra tutti i carichi sopra elencati quelli pi critici sono sicuramente i forni ad arco e le grosse
saldatrici a resistenza in quanto possono influenzare estese aree di rete. La partenza di motori,
pur non risultando generalmente fra le sorgenti di flicker pi severe, merita particolare
attenzione in quanto si tratta di casi molto frequenti.
Lemissione di flicker di un generico carico fluttuante funzione della variazione di tensione
provocata e della sua frequenza di ripetizione.

2.3.3

Propagazione delle variazioni di tensione e del flicker

Le variazioni di tensione e il flicker si propagano nelle reti allo stesso modo, governati dalle
impedenze alla frequenza fondamentale della matrice di corto circuito.
Con riferimento al flicker, da un punto di vista concettuale, la propagazione in qualsiasi rete
determinata dal rapporto fra limpedenza di trasferimento del nodo monitorato rispetto al
nodo di emissione e limpedenza vista nel nodo di emissione; ovviamente le impedenze sono
riferite alla frequenza fondamentale.
Da un punto di vista pratico si pu affermare che le variazioni di tensione e il flicker si
propagano da punti della rete con potenza di corto circuito elevata a punti con potenza di
corto circuito bassa.
Fra differenti livelli di tensione il trasferimento avviene sempre dal livello di tensione
superiore a quello inferiore; trasferimenti in senso contrario sono praticamente trascurabili. Il
trasferimento influenzato dal carico dei motori e dalla eventuale generazione diffusa
collegata alla rete senza stadio in DC.

33

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

2.4

SQUILIBRIO DI TENSIONE

2.4.1 Descrizione del fenomeno


Lo squilibrio di tensione (o corrente) si verifica quando esiste una diversit delle ampiezze

delle tensioni di fase e/o del normale sfasamento di 120 gradi tra le fasi, per cui il sistema
trifase non risulta pi simmetrico.
Generalmente il grado di squilibrio definito usando il metodo delle componenti
simmetriche, attraverso il rapporto fra la componente di sequenza inversa (o omopolare) e
quella diretta.
Nelle reti in condizione di normale funzionamento laspetto della componente inversa di
maggior interesse, di conseguenza con squilibrio si intende quello di sequenza inversa a meno
che non sia diversamente specificato.
Le componenti di tensione inversa sono dovute alle cadute di tensione sulle impedenze
longitudinali delle reti quando sono percorse dalle componenti di corrente di sequenza inversa
iniettate dai carichi squilibrati; solo in misura marginale da asimmetrie delle impedenze di
rete.

2.4.2 Sorgenti di squilibrio di tensione


Le principali sorgenti di squilibrio sono la ripartizione non equilibrata dei carichi monofasi

sulla BT e i carichi monofasi alimentati fase-fase sulla MT e BT.


In un prossimo futuro anche il carico ferroviario dellalta velocit sar fonte non trascurabile
di squilibrio di tensione sulla rete di trasmissione AAT e AT.
Nel caso di carico monofase collegato fase-fase lo squilibrio di tensione dato con buona
approssimazione dal rapporto fra potenza del carico e potenza di corto circuito trifase della
rete nel punto di alimentazione.

2.4.3 Propagazione dello squilibrio di tensione


La propagazione dello squilibrio di tensione nelle reti praticamente uguale a quella del

flicker; lo squilibrio si trasferisce dai livelli di tensione superiori a quelli di tensione inferiori e
non viceversa.

34

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

2.5 BUCHI DI TENSIONE E BREVI INTERRUZIONI


Un buco di tensione una riduzione momentanea, o un crollo completo, del valore efficace
della tensione. E definito in termini di durata e di ampiezza, solitamente espressa come
percentuale della tensione nominale misurata nel punto di minimo durante un buco.
Buco di tensione significa che non viene fornita al carico lenergia richiesta e ci pu avere
serie conseguenze che dipendono dal tipo di carico coinvolto.
Le cause principali dei buchi di tensione sono due e precisamente: lavviamento di grossi
carichi sia sullutenza interessata sia da parte di un impianto sullo stesso circuito e guasti su
altri rami della rete.

2.5.1 Buchi causati da grossi carichi


Quando si avviano grossi carichi, la corrente di avviamento pu essere molto maggiore della

corrente assorbita a regime. Dal momento che la linea di alimentazione ed il cablaggio


dellimpianto sono dimensionati per una corrente di funzionamento a regime, lelevata
corrente iniziale causa una caduta di tensione sia sulla rete sia sullimpianto. Il contraccolpo
delleffetto dipende da quanto forte la rete, cio quanto bassa limpedenza al punto di
consegna e dallimpedenza equivalente dellinstallazione. I buchi causati dalle correnti di
spunto sono caratterizzati dal fatto di essere meno profondi e pi lunghi di quelli causati da
guasti di rete, normalmente da uno a diversi secondi o decine di secondi, anzich meno di un
secondo.

2.5.2 Buchi che hanno origine da guasti in rete


La rete di alimentazione molto complessa. Il coinvolgimento da parte di un buco di tensione

nei confronti di un impianto dovuto ad un difetto insorto in unaltra parte della rete dipende
dalla tipologia della rete stessa e dalle relative impedenze di guasto, del carico e dei
generatori.
La durata del buco dipende dal tempo necessario alle protezioni per rilevare ed isolare il
guasto ed di solito dellordine di poche centinaia di millisecondi. Dal momento che i guasti
possono essere transitori, per esempio quando sono causati da un ramo dalbero che cade su
una linea, possono estinguersi molto velocemente. Se il circuito dovesse essere privo di
organismi di protezione, allora gli utenti alimentati dalla stessa linea subirebbero un black-out
fino allintervento tecnico sulla linea. Gli interruttori a richiusura automatica possono aiutare
a migliorare la situazione, ma causano anche un aumento del numero di buchi. Un dispositivo
del genere tenta la richiusura del circuito in breve tempo (meno di un secondo) dopo
35

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

lintervento delle protezioni. Se il guasto si estinto, si ha la richiusura automatica del


circuito e il ripristino dellalimentazione. I carichi su quel circuito vedono un buco del 100%
tra lapertura e la richiusura mentre altri carichi vedono un buco meno profondo e di durata
inferiore tra il momento in cui si verificato il guasto e quello in cui stato eliminato. Se il
guasto non si estinto quando linterruttore automatico richiude, il dispositivo di protezione
scatter di nuovo, il ciclo pu ripetersi per il numero di volte programmate. Ogni volta che
linterruttore automatico richiude una linea guasta si genera un buco, cosicch altri utenti
possono subire leffetto di diversi buchi in successione.

2.5.3 Sensibilit dellimpianto


Il problema dei buchi di tensione stato messo in evidenza per la prima volta con

lintroduzione dei computer, i primi centri IT subivano guasti apparentemente aleatori che
comportavano un considerevole sforzo allassistenza. Il processo di apprendimento ha dato
origine allo sviluppo della curva del Computer and Business Equipment Manufacturers
Association (CBEMA).

Zona di suscettibilit

Zona di compatibilit
Zona di suscettibilit

Curva CBEMA

2.5.3.1 Caratteristiche di sensibilit delle apparecchiature


Gli alimentatori delle apparecchiature elettroniche, come quelli usati nei personal computer

(PC) e nei controllori logici programmabili (PLC), impiegano un condensatore di livellamento


per smorzare i picchi dei raddrizzatori a ponte, cos da essere relativamente insensibili ai
buchi di breve durata. Maggiore la capacit del condensatore maggiore la differenza tra la
tensione immagazzinata dal condensatore e quella minima richiesta affinch i convertitori
possano operare, migliore sar linsensibilit ai buchi.
Gli azionamenti a velocit variabile possono essere danneggiati di buchi di tensione e sono
solitamente provvisti di sensori di minima tensione che intervengono per riduzioni dal 15 al
30% rispetto alla tensione nominale.
36

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

I motori ad induzione hanno uninerzia tale da poter sostenere il carico durante un breve buco,
generando energia mentre rallentano. Questa energia deve essere ripristinata quando il motore
accelera di nuovo e, se la velocit si ridotta a meno del 95%, verr richiesta quasi lintera
corrente di spunto. Dal momento che tutti i motori si avviano contemporaneamente, ci pu
essere causa di ulteriori problemi.
Anche i rel ed i contattori sono sensibili ai buchi di tensione e spesso possono essere lanello
pi debole del sistema. Estato verificato che un dispositivo pu sganciarsi durante un buco
anche quando la tensione che permane pi alta della tensione minima di ritenuta in
condizioni di regime. Linsensibilit ai buchi di tensione di un contattore dipende non solo
dalla tensione misurata e dalla durata, ma anche dallistante in cui avviene il buco, rendendo
leffetto minore in prossimit del picco.
Le lampade a scarica in sodio necessitano di una tensione di accensione molto pi alta quando
sono calde che quando sono fredde, cos una lampada calda pu non riaccendersi dopo un
buco. La profondit di un buco in grado di causare lo spegnimento di una lampada pu essere
pari a solo il 2% al termine della sua vita o pari a ben il 45% quando la lampada nuova.
La maggior parte delle applicazioni e dei sistemi comprende uno o pi degli elementi descritti
sopra e quindi sar soggetta a problemi se sottoposta a buchi.
E pi conveniente e pi affidabile progettare un sistema insensibile ai buchi, piuttosto che
cercare di rendere tale tutto il processo, tutto limpianto o tutto il sistema di distribuzione
dellelettricit.

2.6

SOVRATENSIONI

2.6.1 Generalit
Le sovratensioni sono sopraelevazioni della tensione conseguenti a modificazioni dello stato

elettrico della rete elettrica. Sono generalmente classificate in relazione alla loro durata, ma
anche in relazione ad altri parametri quali: tempo di fronte (tempo necessario per raggiungere
circa il valore massimo), loro origine, contenuto energetico, modalit di impatto sul
componente di rete o apparecchiatura dellutente, ecc..
Le sovratensioni sono originate sia da eventi esterni al sistema elettrico, quali fulminazioni e
altre cause, che da eventi interni , come manovre e guasti intrinseci ai componenti. Nelle reti
AAT hanno pi peso le sovratensioni di origine interna, mentre il contrario si verifica per le
reti BT.
La loro propagazione soprattutto funzione delle frequenze presenti nella sovratensione, della
struttura di rete e delle caratteristiche dei componenti.

37

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

La loro limitazione funzione della natura della sovratensione: per esempio le sovratensioni
temporanee sono generalmente controllate agendo sulla struttura e/o operazione della rete
(reattori in parallelo, interblocchi fra organi di manovra, restrizioni operative, ecc.), mentre le
sovratensioni transitorie sono limitate ai livelli protettivi assicurati da scaricatori e
spinterometri. In certi casi, quelle transitorie sono limitate dalla tenuta degli isolamenti
autoripristinanti, per esempio distanze in aria di linea aerea, ecc..
Gli effetti delle sovratensioni consistono principalmente nelle sollecitazioni degli isolamenti:
cedimento dielettrico con guasto permanente, invecchiamento accelerato del dielettrico, guasti
ripetuti in presenza di isolamenti autoripristinanti. Non secondario, soprattutto per la BT,
leffetto di interferenza su apparecchiature sensibili causandone il degrado delle prestazioni
(trasferimento induttivo/capacitivo dovuto a fronti ripidi, alte frequenze, ecc.).

2.6.2

Sovratensioni temporanee

2.6.2.1 Reti AT e AAT


Sono sovratensioni di durata sempre superiore ai 5 - 10 cicli con ampiezza fino a 1.5 - 1.6

p.u.; talvolta in reti molto critiche sono accompagnate da fenomeni di ferrorisonanza.


Si manifestano soprattutto in presenza di perdita di carico, energizzazione di trasformatori e
guasti monofasi a terra; interessano prevalentemente le reti poco magliate, con lunghe linee e
bassa potenza di corto circuito.
Queste sovratensioni hanno una forte influenza sui livelli protettivi assicurati dagli scaricatori.

2.6.2.2 Reti MT
In reti a neutro isolato o a terra tramite resistenza/reattanza, possono durare tempi molto

lunghi (anche qualche ora) in relazione alla filosofia di protezione/operazione adottata. La


loro ampiezza raggiunge valori di circa 1.8 p.u. se originate da guasto monofase a terra e
valori fino a 2.5 - 3.5 p.u. se in presenza di ferrorisonanza (ferrorisonanza dovuta a conduttore
aperto o a trasformatori di tensione induttivi collegati fase terra lato MT).
2.6.2.3 Reti BT
Generalmente le reti BT presentano il neutro direttamente a terra e questo contribuisce a

contenere il rischio che si verifichino sovratensioni di questo tipo con ampiezza superiore a
1.2 p.u..
Per guasti a terra lato MT del trasformatore di alimentazione MT/BT, si possono verificare
sovratensioni dell'ordine di 1 - 1.5 kV per la durata di permanenza del guasto; ci a causa
della non separazione fra le reti di terra MT e BT.

38

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

2.6.3 Sovratensioni transitorie


2.6.3.1 Reti AT e AAT
Il transitorio connesso a queste sovratensioni presenta una durata inferiore a qualche ciclo con

tempi di fronte (Tf) della sovratensione variabili in relazione alla causa del fenomeno e alle
caratteristiche della rete interessata (fronti lenti: 20 s Tf 5000 s; fronti veloci: 0,1 s
Tf 20 s; fronti molto veloci: 0,003 s Tf 0,1 s). Lampiezza delle sovratensioni pu
raggiungere valori dellordine di 2-5 p.u. in relazione al livello di tensione, caratteristiche del
sistema, livelli protettivi assicurati da scaricatori e spinterometri, ecc..
Le maggiori ampiezze si presentano alla richiusura rapida trifase di linee e all'apertura di
piccole correnti induttive (strappamento di corrente). I fronti pi lenti si hanno per manovra di
interruttori tradizionali, quelli veloci in presenza di fulminazioni e quelli molto veloci per
applicazione di guasto e manovre di sezionatori.

2.6.3.2 Reti MT
Transitori di lunga durata (> 100 s)

Queste sovratensioni sono principalmente originate da: operazioni di fusibili, manovre


(aperture di carico induttivo con e senza strappamento virtuale, apertura e chiusura di banchi
di condensatori con e senza riadescamenti, ecc.), applicazione di guasto con e senza arco a
terra, trasferimenti da AT a MT attraverso l'accoppiamento magnetico dei trasformatori.
Nei punti pi importanti del sistema le sovratensioni sono generalmente limitate dai livelli
protettivi di scaricatori e spinterometri richiesti dal co-ordinamento dell'isolamento; la loro
ampiezza pu raggiungere 3 - 5 p.u. mentre la loro forma risulta di tipo oscillatorio con
frequenze comprese fra centinaia di Hz e centinaia di kHz.
Transitori di media durata (da > 1s a 100 s)
La loro origine principalmente dovuta a:

induzione elettromagnetica di fulminazioni che cadono nelle vicinanze delle linee (la
maggior parte) e fulminazioni dirette (piuttosto rare). Lungo le linee la loro ampiezza
limitata dalle distanze in aria mentre nelle cabine primarie e ai trasformatori MT/BT
sono limitate da scaricatori o spinterometri. La loro forma generalmente
unidirezionale, qualche volta oscillatoria con tempi di fronte nel campo 1 - 50 s e
tempi allemivalore di circa 100 s; presentano un alto contenuto energetico;

operazioni di interruttori con propensione allapertura per lo zero di corrente anche in


presenza di forte pendenza della corrente (dI/dt), per esempio interruttori nel vuoto che
operano in un contesto di rete che origina il virtual chopping. Lampiezza delle
sovratensioni generalmente limitata dai livelli protettivi di scaricatori e spinterometri
39

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

e in loro assenza pu raggiungere valori di 8 - 10 p.u.; la loro forma di tipo


oscillatorio con frequenze di alcuni MHz.
Transitori di breve durata (< 1s)
Hanno ampiezza di alcuni p.u. e forma oscillatoria con frequenze superiori ad alcuni MHz.

2.6.3.3 Reti BT
Transitori di lunga durata (> 100 s)

Sono originati principalmente da:

operazioni di fusibili limitatori (generalmente: ampiezza fino a 1 - 2 kV, forma donda


unidirezionale e alto contenuto energetico);

manovre di banchi di condensatori (generalmente presentano: ampiezze fino a 2 -3


p.u., forma oscillatoria con frequenze comprese fra la frazione e alcune decine di kHz
e alto contenuto energetico);

trasferimenti da MT a BT attraverso l'accoppiamento magnetico dei trasformatori


(generalmente presentano: ampiezze fino a 1 kV, forma oscillatoria con frequenze
comprese fra la frazione e alcune decine di kHz).

Transitori di media durata (da > 1s a 100 s)


La loro origine principalmente dovuta a:

induzione elettromagnetica di fulminazioni che cadono nelle vicinanze delle linee BT


(generalmente presentano: ampiezze fino a 20 kV, forma unidirezionale in qualche
caso unidirezionale/oscillatoria, alto contenuto energetico);

fulminazioni dirette sui conduttori ovviamente fuori da ogni controllo (comunque


molto rare);

accoppiamento resistivo che in presenza di correnti di fulminazioni in percorsi con


resistenza di terra comune origina sovratensioni (generalmente presentano: ampiezze
fino a 6 - 10 kV, forma unidirezionale in qualche caso unidirezionale/oscillatoria, alto
contenuto energetico);

trasferimento di transitori (dovuti a: fulminazioni dirette che interessano la MT,


operazioni di spinterometri o scaricatori a gap su MT, applicazioni di guasto su MT)
da MT a BT attraverso l'accoppiamento capacitivo dei trasformatori (generalmente
presentano: ampiezze fino a 4 - 6 kV, forma unidirezionale alcune volte oscillatoria);

manovre in BT con e senza riaccensioni e/o riadescamenti che generalmente eccitano


la frequenza naturale della porzione di rete coinvolta (generalmente presentano:

40

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

ampiezze di alcuni p.u., forma oscillatoria con frequenze da alcune decine di kHz a 1
MHz e a volte di forma molto complessa se in presenza di voltage escalations);

manovre di interruttori con tempi darco molto brevi < 2 s (generalmente presentano:
ampiezze di alcuni p.u., forma oscillatoria con frequenze da alcune decine di kHz a 1
MHz).

Transitori di breve durata (< 1 s)


La loro origine principalmente:

apertura di piccole correnti induttive o di modeste lunghezze di conduttori nella rete


BT (generalmente presentano: ampiezze fino a 1 - 2 kV, forma oscillatoria con
frequenze da alcuni MHz ad alcune decine MHz );

apertura e chiusura in BT di contatti con gap in aria (rel, contattori) che danno delle
successioni di aperture e riaccensioni (le sovratensioni si manifestano in treni di
impulsi molto rapidi, per esempio il singolo impulso pu presentare un fronte di 5 ns e
una durata di 50 ns).

2.7

VARIAZIONI DELLA FREQUENZA DI RETE

Le variazioni di frequenza sono scostamenti della frequenza di alimentazione da quella


nominale della rete e dipendono quasi sempre da eventi che riguardano essenzialmente il
sistema di generazione e trasmissione.
Per la rete nazionale interconnessa alla rete europea, le variazioni di frequenza transitorie
sono dovute principalmente a: distacco di grossi gruppi generatori, applicazione di guasti in
AAT e AT, apertura di interconnessioni importanti e commutazione di grossi carichi. Queste
variazioni transitorie sono compensate in tempi relativamente rapidi (qualche secondo) dalla
regolazione dei motori primi dei gruppi generatori. Successivamente le potenze di scambio tra
reti interconnesse vengono riequilibrate in tempi dell'ordine del minuto dalle centrali preposte
alla regolazione secondaria frequenza-potenza. La regolazione frequenza-potenza provvede
generalmente ad annullare il valor medio degli scarti di potenza trasferita tra reti
interconnesse a seguito delle variazioni di frequenza.
Variazioni di frequenza generalmente accettate nelle reti sono le seguenti:

reti in operazione con connessione sincrona con sistemi interconnessi: 1% il valore


nominale, per il 99.5 % dellanno e +4 % /-6 % per il 100 % del tempo;

41

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

reti in operazione ad isola, senza connessione sincrona con sistemi interconnessi: 2%


il valore nominale, per il 95 % della settimana e 15 % per il 100 % del tempo.

La variazione di frequenza praticamente si estende a tutta la rete, con modeste differenze fra
punto e punto. La frequenza di rete influenza principalmente: il comportamento dei motori,
che variano di velocit, le prestazioni dei dispositivi elettronici che la utilizzano per generare
la propria base dei tempi e l'efficacia dei filtri accordati impiegati per la soppressione delle
armoniche.

2.8 SEGNALI INTENZIONALMENTE INIETTATI IN RETE


Gli esercenti delle reti elettriche di trasmissione e distribuzione usano la rete preposta alla
distribuzione dellenergia elettrica anche per la trasmissione di informazioni. Per le reti BT e
MT ci avviene usando sistemi a treni donda con frequenze fino a 3 kHz e sistemi a onde
convogliate con banda di frequenza di 3-20 kHz e 20-150 kHz. Sulle linee AT generalmente
sono utilizzati sistemi ad onde convogliate con banda di frequenza tra 80 e 400 kHz.
L'uso delle reti di trasporto e distribuzione dellenergia elettrica per la trasmissione
dinformazioni riservato allesercente della rete.
La trasmissione di informazioni allinterno della rete utente avviene generalmente con bande
di frequenza superiori a 95 kHz.
La parte di maggior interesse dei segnali intenzionalmente iniettati in rete quella relativa al
controllo di certe categorie di carichi, denominata ripple control.
La rete prevalentemente interessata al ripple control quella BT. Allo scopo sono usati
segnali con possibili frequenze fino a 3 kHz, ma in pratica generalmente non superiori a 0.5
kHz. Da un punto di vista prettamente tecnico questi segnali intenzionalmente iniettati
corrispondono a delle inter-armoniche di tensione.
La loro ampiezza generalmente varia fra il 2 % e il 5 % della tensione nominale (valore
mediato su tre secondi), con valore massimo del 9 % (valore mediato su tre secondi, non
superato nel 99 % di un giorno).
Il segnale iniettato con treni di impulsi con durata di circa:

42

durata impulso: da 0.1 a 7 secondi (durata pi usata pari a 0.5 secondi);

durata treno: da 6 a 180 secondi (durata pi usata pari a 30 secondi).

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

3 INTERRUZIONI E BUCHI DI TENSIONE


3.1

FENOMENOLOGIA E RIFERIMENTI NORMATIVI


3.1.1 Documenti normativi
3.1.1.1 Definizioni
Buco di tensione

10 ms < t < 600 ms


U
Un

U
0,1 < U < 0,99
n

t
U
Un

Interruzione della tensione

U
Un

Interruzioni brevi
U
U n > 0,99
t < 3 min

Interruzioni lunghe
U
U n > 0,99
t > 3 min

Buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-4-30, draft): riduzione temporanea della
tensione in un punto della rete elettrica sotto una determinata soglia. Una riduzione di
tensione di lunga durata talvolta considerata una sottotensione, non un buco. Se durante un
buco la tensione scende sotto una soglia di interruzione, levento considerato essere sia un
buco che uninterruzione.
43

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): riduzione improvvisa della
tensione in un punto del sistema elettrico superiore ad una determinata soglia, seguita dal
ritorno della tensione al valore nominale dopo un breve intervallo di tempo. Generalmente la
soglia corrisponde al valore minimo della tensione nella banda di tolleranza. Un buco di
tensione un disturbo elettromagnetico bidimensionale, il cui livello determinato
dallampiezza della riduzione e dalla sua durata.
Buco di tensione nella fornitura (secondo le norme EN50160): riduzione improvvisa della
tensione di alimentazione ad un valore compreso tra 90 e 1% della tensione nominale, seguita
dal ritorno al valore nominale dopo un breve periodo di tempo.
Voltage sag (secondo le norme IEEE 1159): valutazione del valore r.m.s. di ampiezza tra il
10 e il 90% del valore nominale e di durata compresa tra 0,5 cicli e un minuto.
Tensione di riferimento di un buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft):
valore specificato rispetto al quale lampiezza, la soglia ed altri valori vengono espressi in
percentuali o p.u.. Come tensione di riferimento viene di solito usata la tensione nominale.
Soglia di inizio di un buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): valore
r.m.s. di tensione in un sistema elettrico per definire linizio di un buco. Tipicamente per
questa soglia utilizzato il valore 0,85 e 0,95 della tensione di riferimento.
Soglia di fine di un buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): valore r.m.s.
di tensione in un sistema elettrico per definire la fine di un buco. Tipicamente per questa
soglia utilizzato il valore 0 o 0,01 della tensione di riferimento sopra la soglia di inizio.
Tensione residua (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): valore minimo della tensione
r.m.s. registrata durante un buco o una breve interruzione. La tensione ritenuta pu essere
espressa in volt o in percentuale del valore p.u. della tensione di riferimento.
Tensione residua (secondo le norme IEC 61000-4-30, draft): valore minimo della tensione
r.m.s. registrata durante un buco o una breve interruzione. La tensione ritenuta pu essere
espressa in volt o in percentuale del valore p.u. della tensione dichiarata.
Ampiezza di un buco di tensione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): differenza tra la
tensione di riferimento e la tensione residua. Lampiezza pu essere espressa in volt o in
percentuale del valore p.u. della tensione di riferimento.
Durata di un buco di tensione ( secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): tempo tra listante
in cui la tensione in un punto della rete scende sotto la soglia dinizio e listante in cui sale
sopra la soglia di fine. Nellesercizio dei sistemi polifase varia in relazione allinizio e alla
fine del buco relativo alle varie fasi. In futuro la prassi per gli eventi polifase probabilmente
sar che un buco inzia quando la tensione di almeno una fase scende sotto a soglia di inizio e
termina quando la tensione di tutte le fasi uguale o superiore alla soglia di fine.
44

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Sliding reference voltage ( secondo le norme IEC 61000-2-8,draft): valore della tensione
r.m.s. in un punto della rete calcolata con continuit in uno specifico intervallo per
rappresentare il valore della tensione immediatamente precedente il buco, da usare come
valore di riferimento. Lo specifico intervallo molto pi lungo della durata di un buco.
Valore r.m.s. (secondo le norme IEC 61000-4-30, draft): radice quadrata della media dei
quadrati dei valori istantanei della quantit considerata su un determinato intervallo.
Interruzione breve (secondo le norme EN 50160): condizione in cui la tensione ad un
terminale della rete inferiore all1% della tensione nominale per una durata fino a tre minuti.
Interruzione (secondo le norme IEC 61000-4-30, draft): riduzione della tensione in un punto
della rete sotto un valore di soglia.
Interruzione breve (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): rapida riduzione della tensione
su tutte le fasi in un punto della rete sotto una soglia di interruzione seguita dal ripristino dopo
un breve intervallo. La breve interruzione un particolare tipo di buco di tensione.
Soglia di interruzione (secondo le norme IEC 61000-2-8, draft): valore di tensione r.m.s. in
una rete di alimentazione specificato come frontiera sicch un buco in cui la tensione su tutte
le fasi scende sotto di esso classificato come breve interruzione.

3.1.1.2 Normativa italiana


La norma CEI EN 50160 distingue fra:

interruzioni programmate: quando gli utenti sono stati preventivamente avvertiti, per
permettere lesecuzione dei lavori programmati sul sistema di distribuzione;

interruzioni accidentali causate da guasti transitori o permanenti: principalmente legati


ad eventi esterni, a guasti di apparecchiature o ad interferenze di terzi.

Uninterruzione accidentale classificata come:


transitoria (durata inferiore ad un secondo);
breve (durata fino a 3 minuti) causata da un guasto transitorio;
lunga (durata maggiore di 3 minuti) causata da guasto permanente.
La norma CEI EN 50160 3.5 non fissa un numero ammissibile di buchi di tensione ma
fornisce dei valori indicativi, che sono il numero atteso di buchi di tensione in un anno per la
media tensione (MT), che pu variare da qualche decina fino ad un migliaio.
Anche per quanto riguarda le interruzioni le indicazioni sono del tutto generali.
I fenomeni delle interruzioni e dei buchi di tensione vengono considerati anche dallAutorit
per lenergia elettrica e il gas che ha emanato le seguenti delibere in materia di qualit del
servizio elettrico:

45

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

delibera 128/99: definisce gli obblighi di registrazione delle interruzioni e gli


indicatori di continuit del servizio di distribuzione dellenergia elettrica, stabilendo
norme ai fini della misurazione della continuit del servizio e delluniformit e
verificabilit della registrazione delle interruzioni del servizio erogato ai clienti.
Le norme stabilite impongono allesercente del servizio di distribuzione di effettuare
la registrazione automatica di tutte le interruzioni senza preavviso lunghe, brevi e
transitorie.
Gli indicatori di continuit che devono essere ricavati dalle registrazioni sono:
o numero di interruzioni per utente, per le interruzioni con preavviso e per le
interruzioni senza preavviso lunghe, brevi e transitorie, definito per mezzo
dellespressione:
n

NUMERO DI INTERRUZIONI PER UTENTE =

U
i =1

U tot

dove la sommatoria estesa a tutte le interruzioni accadute nellanno solare e


dove Ui il numero di utenti coinvolti nella i-esima interruzione considerata e
Utot il numero totale di utenti serviti dallesercente alla fine dellanno solare;
o durata complessiva di interruzione per utente, solo per le interruzioni con
preavviso e per le interruzioni senza preavviso lunghe, definita per mezzo
dellespressione:
DURATA COMPLESSIVA
DI INTERRUZIONE PER
=
UTENTE

(U
n

i =1 j =1

i, j

t i, j )

U tot

dove la sommatoria estesa a tutte le n interruzioni accadute nellanno solare


e, per ciascuna di esse, a tutti gli m gruppi di utenti affetti dalla stessa durata
dellinterruzione e dove Uij il numero di utenti coinvolti nella i-esima
interruzione (con i = 1, , n) e appartenenti al j-esimo gruppo di utenti affetti
dalla stessa durata di interruzione (con j = 1, , m), tij la corrispondente
durata dellinterruzione per il gruppo di utenti Uij e Utot il numero di utenti
serviti dallesercente alla fine dellanno solare;

delibera 202/99: indica i valori di riferimento entro cui deve essere contenuta la durata
complessiva delle interruzioni senza preavviso lunghe per utente BT (30 45 60
minuti a seconda che lutente sia alimentato in unarea ad alta, media o bassa
concentrazione).

46

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

3.1.2

Buchi di tensione

3.1.2.1 Caratteristiche dei buchi di tensione


I buchi di tensione provocano degli effetti sui macchinari meno gravi rispetto a quelli causati

dalle interruzioni della tensione, per il loro numero pu essere in un anno molte volte
superiore. In un sistema radiale, un carico alimentato da un feeder sede di guasto subir una
caduta di tensione per lo scatto della protezione, seguita da uninterruzione di una certa
durata. Carichi connessi alla stessa sbarra su feeder adiacenti non saranno soggetti ad
interruzioni, ma sentiranno lo stesso abbassamento della tensione. Ci vale, in teoria, per ogni
guasto sulla rete anche se in punti molto distanti dal carico in esame.
Per tener conto dellandamento piuttosto irregolare della tensione durante il guasto,
lampiezza del buco definita come la radice della media quadratica dei valori di tensione
dopo che si verificato il buco di tensione, cio come la radice della media dei quadrati della
tensione residua durante il guasto. La misura dellampiezza di un buco di tensione
complicata in quanto il valor della tensione durante il guasto non rimane costante.
Per stimare lampiezza di un buco di tensione in un sistema radiale in seguito ad un guasto
trifase si pu utilizzare il modello semplificato seguente:
PCC (punto di comune
accoppiamento)
ZF
ES

fault
ZS

load

Vsag

Fig.3: Modello semplificato per stimare lampiezza di un buco di tensione

Limpedenza equivalente del sistema Zs include tutto ci che a monte del PCC e
limpedenza del guasto Zf quella equivalente della rete tra il punto di guasto ed il PCC.
La corrente nel carico prima e dopo il guasto viene trascurata; pertanto le due impedenze Zs e
Zf sono attraversate dalla stessa corrente di guasto e la tensione nel PCC data da:

V sag =

ZF
ZF +ZS

assumendo uguale a 1 p.u. la tensione prima del guasto.


Il buco pi profondo se il guasto elettricamente vicino al carico (piccolo Zf) e/o quando il
livello di guasto piccolo (grande Zs).
47

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Guasti in rete causano buchi di tensione profondi se si verificano nel sistema locale di
distribuzione (vicino ai carichi), poco profondi si verificano in punti distanti, mentre
lampiezza dei buchi dovuti a guasti sulla rete di trasmissione molto variabile.
I buchi di tensione sono dunque caratterizzati dalla durata, che, per buchi dovuti
alleliminazione di corto circuiti, dipende dal tempo di apertura delle protezioni. La misura
della durata pone problemi poich non vi cambiamento brusco della tensione, ma un
passaggio graduale; pertanto necessario definire una soglia oltre la quale misurare la durata
del buco.
Guasti sulla rete di trasmissione sono normalmente eliminati molto pi velocemente rispetto a
quelli sulla rete di distribuzione, per motivi di stabilit.
Inoltre la rete di trasmissione normalmente ben interconnessa ed opera come una maglia,
che richiede protezioni distanziometriche che agiscono molto velocemente.
Le reti di distribuzione operano invece solitamente come reti radiali, con molteplici
sottostazioni in cascata; il sistema di protezioni cos basato sui relais di alta corrente che
necessitano di essere scalati nel tempo per assicurare la giusta selettivit e che pertanto
impiegano tempi superiori per isolare il guasto.
E stato proposto a livello internazionale di raggruppare i buchi di tensione in 5 classi:

classe Y: ampiezza fra l80 e il 90%, durata fra 20 ms e 3 s;

classe X: ampiezza tra il 40 e l80%, durata fra 20 e 150 ms;

classe S: ampiezza fra il 40 e l80%, durata fra 150 e 600 ms;

classe T: ampiezza fra 1 e 40%, durata fra 20 e 600 ms;

classe Z: ampiezza fra 1e 80%, durata fra 600 ms e 3s.

Il numero di eventi per anno ottenuto per ognuna delle 5 classi.

Ampiezza

90
80

40

Z
T

150

600

Collocazione delle 5 classi di buchi di tensione

48

Durata

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

1
1

0.8

0.8

0.4

Voltage in pu

Voltage in pu

0.6
0.2
0
-0.2
-0.4

0.6

0.4

-0.6
0.2

-0.8
-1
0

3
4
5
6
Time in cycles
ELECTRIC POWER ENGINEERING

Andamento nel tempo del


valore istantaneo

0
0

3
4
5
6
Time in cycles
ELECTRIC POWER ENGINEERING

Andamento nel tempo del


valore efficace

3.1.2.2 Propagazione di buchi di tensione nelle reti di trasmissione e distribuzione


La conoscenza delle modalit di propagazione dei buchi di tensione nella rete necessaria per

poter valutare il numero atteso di eventi nei nodi della rete.


La propagazione dei buchi allinterno dello stesso livello di tensione governato
principalmente dallimpedenza fra due nodi della rete alla frequenza di lavoro. In generale i
buchi si propagano senza attenuazione nel verso del flusso della corrente, mentre si propagano
nella direzione inversa con una grande attenuazione.
3.1.2.2.1 Propagazione in reti di trasmissione AT
Allinterno dello stesso livello di tensione (AAT, AT) i buchi si propagano dalla sbarra sede
di guasto ad una differente sbarra monitorata con unattenuazione proporzionale al rapporto
tra limpedenza della sbarra sede di guasto e limpedenza di trasferimento della sbarra
monitorata.
Guasti che avvengono sulle reti AAT e AT si propagano per alcune centinaia di chilometri.
3.1.2.2.2 Propagazione in reti MT
Un guasto che avviene su un feeder MT causa lo scatto di numerosi dispositivi di
protezione. Gli utenti serviti dalla sbarra guasta subiscono, al minimo, una breve interruzione,
mentre gli utenti alimentati dagli altri feeders saranno soggetti ad uno o pi buchi di
tensione in funzione della natura del guasto.
La tensione residua vista dagli utenti dipende dalla loro posizione rispetto al punto dove si
verifica il guasto.

49

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

3.1.2.2.3 Propagazione attraverso trasformatori


La forma del buco di tensione ai capi del secondario dipende dal collegamento del
trasformatore e dalla natura del guasto sul primario.
Ad esempio in una rete di distribuzione MT operante con il neutro non a terra o con il neutro a
terra tramite bobina di Petersen o una resistenza, il tipico trasformatore con collegamenti
triangolo-stella praticamente cancella gli effetti dei guasti monofasi che si verificano lato MT.
Effetti di bilanciamento si ottengono con trasformatori con collegamento triangolo-stella,
stella-triangolo che trasformano un buco monofase in uno bifase di minor ampiezza in
dipendenza dallo stato del neutro della rete alimentata.
La propagazione di buchi di tensione dalla media allalta tensione apprezzabile solo quando
la potenza di corto circuito dellalta tensione molto bassa.

3.1.2.3 Classificazione dei buchi di tensione


Il carico spesso collegato ad un livello di tensione inferiore a quella del punto del guasto,

pertanto il collegamento degli avvolgimenti del trasformatore tra il PCC e i carichi


influenzano la forma del buco come vista al carico.
La classificazione riportata derivata sotto le seguenti assunzioni:

condizioni stazionarie consentono lanalisi mediante i fasori;

le componenti di sequenza 0 della tensione non si propagano ai terminali dei carichi;

si trascura la corrente nel carico prima, durante e dopo il guasto;

limpedenza Zs uguale per le sequenze positiva e negativa;

i guasti sono monofase, trifase e bifase non a terra; i guasti bifase a terra non sono
considerati perch molto rari.

Anche i trasformatori sono divisi in tre gruppi:


1. trasformatori che non modificano n ampiezza n fase della tensione tra il lato alta
tensione ed il lato bassa tensione. A questo gruppo appartengono solo i trasformatori
Yn/yn;
2. trasformatori che eliminano la sequenza zero, sicch la tensione lato secondario
uguale a quella lato primario meno la componente di sequenza zero. Tali trasformatori
sono Y/y, Y/yn, D/d, D/z;
3. trasformatori in cui la tensione lato secondario uguale alla differenza di due tensioni
dellavvolgimento primario. Tali trasformatori sono D/y, Y/d e Y/z.
La classificazione risultante individua 4 tipi di buchi, indicati con le lettere da A a D, e pu
essere cos riepilogata:

50

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Tipo A

Tipo A. E dovuto ad un guasto trifase: lampiezza della


tensione decresce ugualmente su tutte le fasi e non vi sono
sfasamenti. Questo tipo si mantiene invariato quando il buco si
propaga ad altri livelli di tensione.

Tipo B

Tipo B. Diminuisce la tensione di una sola fase, mentre le


altre due rimangono invariate. Questo si verifica per un carico
collegato a stella soggetto ad un guasto monofase, quando
non vi sia un trasformatore tra il carico e il guasto (o vi un

trasformatore di tipo 1 che non d luogo a variazione alcuna).

Tipo C

Tipo C. Questo il buco che viene sentito da un carico


connesso a stella in seguito ad un guasto bifase senza
trasformatori tra questi due punti: la tensione su una fase
rimane invariata, mentre i fasori delle altre due tensioni

V3

si muovono uno verso laltro. Se tra guasto e carico vi


un trasformatore di tipo 2 il risultato identico purch il
buco non contenga componenti di sequenza zero. Il buco
ancora lo stesso per un carico collegato a triangolo soggetto ad un guasto bifase
dietro un trasformatore di tipo 3.

Tipo D

Tipo D. Questo buco caratteristico di un carico


collegato a triangolo affetto da un guasto bifase. Tutte le
tensioni di fase variano rispetto a quelle che si hanno
prima del guasto. Questa situazione si ha per un carico

collegato a stella senza trasformatore tra il carico e il


guasto, ma anche con un trasformatore di tipo 2,
siccome questo buco non contiene componenti di
sequenza zero. Un carico collegato a stella soggetto ad

un guasto monofase che capita dietro un trasformatore di tipo 3 sente lo stesso buco.
Infine un carico collegato a stella soggetto ad un guasto monofase che capita dietro un
trasformatore di tipo 2 o un carico collegato a triangolo stella soggetto ad un guasto
monofase che capita dietro un trasformatore di tipo 3 sente un buco con queste
caratteristiche.
51

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

3.1.3

Fenomeni che danno origine a buchi di tensione

La principale causa dei buchi di tensione in una rete pubblica rappresentata dai guasti ed in
qualche caso dai sovraccarichi transitori dovuti allo spunto di grossi motori o inserzione di
grossi carichi in relazione alla potenza di cortocircuito della rete.
Le cause di guasto per una rete MT possono essere principalmente ricondotte a due grosse
categorie:

cause esterne dovute ad eventi naturali o accidentali (scariche atmosferiche,


inquinamento, fertirrigazione, contatto di fronde o rami, );

cause interne dovute a guasti interni ai componenti della rete o a manovre


intempestive nellimpianto.

I guasti possono essere classificati a loro volta in:

monofase;

polifase;

autoestinguenti (estinzione spontanea prima dellintervento delle protezioni);

transitori (estinzione a seguito della chiusura rapida 0,3 secondi);

semipermanenti (estinzione a seguito della richiusura lenta 30 secondi nei nuovi


dispositivi, 180 secondi nei vecchi);

permanenti (non si estinguono anche a seguito della richiusura lenta).

I buchi di tensione si propagano senza attenuazioni dai livelli superiori a quelli inferiori di
tensione soprattutto quando vi sono trasformatori abbassatori con lo stesso collegamento sul
primario e sul secondario.
Viceversa i buchi generati dalla bassa tensione non sono percepiti dalla media tensione.
Il disturbo viene in parte veicolato dalla rete ed in parte prodotto dallambiente industriale ed
il disturbo complessivo dato dalla somma dei due contributi.
Nel caso di buchi generati dallimpianto industriale, questi sono principalmente dovuti a
partenze di motori alimentati direttamente a 50 Hz oppure dallenergizzazione dei
trasformatori o grossi banchi di condensatori.
Anche se la maggior parte dei buchi di tensione ha origine sulla rete di distribuzione, una
sensibile percentuale di questi dipende dal sistema di trasmissione e dagli utenti.
La rete AT esercita con il neutro a terra ed dotata di protezioni distanziometriche che
isolano un tronco sede di guasto in tempi variabili tra 0,1 e 1 secondo, in base al gradino di
intervento, e di richiusura automatica tripolare o uni-tripolare. In alcuni casi la richiusura
tripolare effettuata manualmente dopo qualche minuto.

52

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Un guasto sulla rete AT produce un buco di tensione avvertibile su tutta la rete alimentata
dalle sbarre su cui attestata la linea affetta, che viene sezionata automaticamente dalle
protezioni poste agli estremi del tronco sede del guasto stesso, tra due cabine AT/MT
contigue.
Se la manovra di richiusura non ha successo, si origina un secondo buco di tensione, seguito
da uninterruzione per il tempo necessario ad effettuare la rialimentazione della cabina
rimasta isolata.
Le interazioni reciproche fra i disturbi e rete elettrica sono influenzate dalle diverse
caratteristiche della rete stessa.
Per influenzare la qualit del servizio elettrico da parte del distributore dunque possibile
agire su tali caratteristiche, intervenendo sia sui componenti che sulla struttura dellimpianto.
Difficilmente si riesce ad individuare un confine netto e pertanto raramente i due tipi di
intervento possono essere effettuati in maniera disgiunta.
Ogni azione comporta una serie di conseguenze e controindicazioni, stante la stretta
correlazione di tutte le caratteristiche della rete; quindi necessario valutare tutti gli aspetti
nella loro globalit per evitare, agendo su di un parametro, il peggioramento globale della
qualit quando si considerino tutti gli elementi che la definiscono.
Per quanto riguarda la struttura, per ridurre il numero e le conseguenze dei buchi di tensione,
la pi idonea caratterizzata da:

ridotta lunghezza media delle linee MT;

ridotto numero di linee alimentate da ciascuna cabina primaria;

esercizio a sbarre separate;

opportuna scelta delle linee attestate sulla stessa semisbarra di cabina primaria;

riduzione del numero di componenti isolanti;

elevata potenza di cortocircuito.

Le interazioni reciproche fra rete e disturbi possono essere influenzate integrando lintervento
strutturale con adeguate scelte di componentistica sia attiva che passiva; il ruolo dei
componenti passivi ed attivi installati in rete infatti determinante al fine di migliorare la
qualit del servizio reso.

53

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Esempio: Inserzione di trasformatore

11
15

10.9
R M S vo l ta g e in k V

10

Voltage in kV

-5

-10

10.7
10.6
10.5
10.4
10.3
10.2
10.1

-15
0

10.8

10

15
Time in cycles

20

25

Andamento nel tempo del


valore istantaneo

10

10

15
Time in Cycles

20

25

30

Andamento nel tempo del


valore efficace

Esempio: Avviamento motore


220

RMS voltage in V

215

210

205

200

195
0

Andamento nel tempo del


valore istantaneo
3.1.4

6
8
Time in Cycles

10

12

Andamento nel tempo del


valore efficace

Interruzioni di tensione

Possono essere brevi (durata inferiore a 3 minuti) o lunghe (durata superiore a 3 minuti).
In condizioni normali di esercizio il numero annuale di brevi interruzioni della tensione
fornita pu variare da qualche decina a parecchie centinaia. La durata di circa il 70% delle
brevi interruzioni inferiore al secondo.
Le interruzioni lunghe accidentali sono di solito originate da cause esterne o da eventi che non
possono essere previsti dal fornitore. Non possibile indicare i valori tipici per la frequenza
annuale e per la durata delle lunghe interruzioni.
Leffetto delle variazioni di tensione si fa sentire principalmente nei seguenti soggetti
industriali:

motori asincroni alimentati direttamente alla frequenza industriale (riduzione di coppia


e correnti di riaccelerazione a seguito del ritorno di corrente);

54

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

calcolatori, PLC processori, (possono venire meno le funzioni principali di tali


apparecchiature);

sistemi di controllo;

azionamenti elettrici;

illuminazione (particolarmente lampade a scarica);

apparecchiature elettroniche in generale;

rel di protezione e controllo.

3.1.5

Fenomeni che danno origine a interruzioni di tensione

Brevi interruzioni della tensione sono provocate da interventi di dispositivi di protezione


associati con una richiusura automatica in seguito a guasti sulle linee.
La principale causa delle interruzioni della fornitura di energia elettrica la perdita
dellisolamento dei dispositivi dei sistemi di potenza e dei cavi elettrici.
Nella maggior parte dei casi leffetto del guasto consiste nel provocare una corrente di corto
circuito che deve essere alimentata sconnettendo dal sistema il componente difettoso.
Le cause di guasto possono essere classificate in due categorie: esterne o interne. Nel primo
caso le cause di guasto sono naturali o accidentali e sono indipendenti dallimpianto di
generazione della potenza; nel secondo caso lorigine del guasto interno al sistema.
Tra le cause esterne si possono menzionare:

condizioni climatiche (fulminazioni, tempeste, nebbia, gelo o neve, ) che sono la


principale causa dei guasti delle linee aeree; la sola fulminazione responsabile del
30-50% dei guasti sulle linee;

cause varie ed accidentali: contatto temporaneo con corpi estranei (paglia, fieno, rami
di alberi, uccelli, ), collisione di veicoli contro interruttori di linee, danno di cavi
sotterranei provocati da scavatrici, . Si ritiene che il 40% dei guasti dei cavi sia
dovuto a danni meccanici.

Le cause interne di guasti sono principalmente dovute alla perdita dellisolamento di linee,
cavi,

trasformatori,

trasduttori,

sezionatori,

Altre

cause

sono

imputabili

malfunzionamenti delle protezioni o a errori umani.


La natura di un guasto importante nella gestione di un sistema per la fornitura di energia
elettrica. Un guasto si dice transitorio quando la parte di rete che ne affetta viene isolata per
un breve periodo dopo del quale rienergizzata e recuperata alla normale operativit (ad
esempio la perdita di isolamento di una linea aerea).
55

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Se si verifica un guasto ed necessario riparare o sostituire dei componenti prima di ridare


tensione, il guasto si dice permanente.
Un guasto pu essere del tipo indicato in seguito:

3.2

monofase: fase terra (o neutro);

bifase: fase fase, con o senza collegamento a terra;

trifase: fra le fasi con o senza collegamento a terra.

EFFETTI

DI

BUCHI

ED

INTERRUZIONI

DI

TENSIONE

SULLE

APPARECCHIATURE
I buchi di tensione e le interruzioni brevi possono comportare interventi intempestivi dei rel
di

minima

tensione,

dei

contatori,

irregolarit

nel

funzionamento

dei

motori,

malfunzionamenti di apparati elettronici digitali, spegnimento di lampade a scarica con ritardo


di riaccensione, .
Le conseguenze dei buchi di tensione e delle interruzioni brevi sono molto variabili, a seconda
della tipologia degli impianti elettrici e delle singole apparecchiature, nonch del processo
produttivo ed in particolare del grado di integrazione dellautomazione, oltre che delle
modalit di utilizzo degli altri vettori energetici (aria, vapore, acqua).
Nel caso di impianti dilluminazione con lampade a scarica, essi possono spegnersi anche per
buchi di tensione modesti (30-40%) e di breve durata (50 ms) e richiedono per riaccendersi
qualche minuto.
Per quanto riguarda i motori asincroni, un buco di tensione o uninterruzione breve producono
un rallentamento e, al ripristino della tensione, la coppia corrispondente al regime attuale di
rotazione pu risultare, nel caso pi sfavorevole, inferiore alla coppia resistente del carico
meccanico, per cui il motore si arresta.
Inoltre il rallentamento iniziale pu provocare difetti di lavorazione, nel caso di motori che
azionano macchine utensili.
I motori sincroni subiscono gli stessi effetti dei motori asincroni, tuttavia essi sono
generalmente di grossa taglia e quindi presentano uninerzia elevata. Il riavviamento di un
motore sincrono viene effettuato per in modo molto pi complesso.

56

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

4 VARIAZIONI E FLUTTUAZIONI DI TENSIONE


La tensione in un qualsiasi nodo della rete non rimane costante al suo valore nominale, in
quanto vi possono essere normali operazioni, dovute alla modifica del carico, che ne
provocano delle variazioni del valore efficace. La loro rapidit dipende della velocit con cui
il carico stesso modificato: vi possono essere delle variazioni progressive del carico
complessivo in rete oppure variazioni brusche, a seguito di rapidi transitori di un grosso carico
singolo connesso in un nodo.
fondamentale considerare il fatto che queste variazioni dipendono anche dallimpedenza di
rete in quanto, allaumentare di questa la loro entit assume una maggior importanza.
noto infatti che la tensione ai capi di un carico minore di quella a vuoto, a seguito della
caduta di tensione sullimpedenza della rete.
Consideriamo infatti un modello semplice in cui un carico, che assorbe una data potenza
attiva P e una potenza reattiva Q, sia connesso ad un sistema con tensione a vuoto Vs e una
impedenza di corto circuito R-X.
La tensione vista dal carico Vr rimane, durante il normale esercizio, ad un valore stabilito (es.
230 V) attraverso la regolazione effettuata da un regolatore automatico o un variatore sottocarico di un trasformatore a monte. Ci possibile solo per variazioni limitate ad una certa
rapidit in quanto la risposta di tali regolatori non in grado di coprire le variazioni troppo
veloci.
In questa condizione la tensione ai capi del carico ovviamente inferiore alla tensione a vuoto
a causa della caduta sullimpedenza vista dal nodo.

Schema semplificato di rete

~ ~(
V R I = P + jQ
~
~ ~
V S = V R + I ( R + jX )

57

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Espandendo la seconda equazione, scomponendo la corrente nelle due componenti in fase e in


quadratura:

Diagramma fasoriale delle tensioni

~
~
V S = V R + ( I d jI q )( R + jX )
= (V R + RI d + XI q ) + j ( XI d RI q )
e trascurando lo sfasamento tra VR e VS

V S = V R + RI d + XI q
Considerando ora VS insensibile alle variazioni della corrente assorbita, per cui pu essere
mantenuta costante, possiamo ricavare la variazione di tensione
0 = V R + RI d + X I q
V R = ( R I d + X I q )
V R =

V R
( RP + XQ )
( RP + XQ)

=
2
VR
VR
VR

nei sistemi AT la resistenza trascurabile rispetto a X per cui si ottiene:


V R
XQ Q
=
=
2
VR
S CC
VR

il risultato mostra che la variazione relativa della tensione dipende dallimpedenza di cortocircuito nel nodo in cui connesso il carico e dal flusso di potenza reattiva.
Nelle reti BT la semplificazione appena fatta non valida, per cui bisogna considerare anche
il flusso di potenza attiva.
Ad ogni modo leffetto dellassorbimento irregolare di potenza fa s che la caduta di tensione,
variabile, modifichi linviluppo della tensione di normale funzionamento, con un andamento
che dipende dalla causa che lha generata.
Un esempio rappresentato in figura con riferimento a variazioni rettangolari e a rampa:

58

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Esempio di variazioni di tensione

Si riprenda la classica suddivisione, le due categorie di variazioni di tensione sono:

Lente: scostamenti della tensione allinterno del 10% a seguito dellevoluzione della
richiesta di potenza in rete e dalleffetto della regolazione attuata dai variatori sotto
carico dei trasformatori. La durata di tali fenomeni , come ordine di grandezza,
superiore alla decina di minuti.

Rapide: sono variazioni brusche di tensione dellordine di qualche percento della


tensione nominale e con durata dellordine della decina di secondi. A seguito di una
variazione, la tensione tende a portarsi con un transitorio a rampa o di altra forma ad
un valore compreso tra la tensione preesistente e il livello minimo raggiunto. Le cause
sono spesso imputabili alla commutazione dei carichi. Una variazione rapida avente
ampiezza superiore al 10% rientra nella categoria dei buchi di tensione.

Una serie di variazioni rapide che si ripetono in maniera ciclica o casuale vengono definite
come fluttuazioni di tensione. Lampiezza di questi fenomeni non supera il 6-8%.

59

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

5
5.1

FLICKER
INTRODUZIONE

La presenza in rete di fluttuazioni di tensione non causa generalmente problemi alle


apparecchiature utilizzatrici, se non nel caso in cui la tensione iniziale sia gi ad un livello
relativamente basso; ci dovuto al fatto che la loro ampiezza sempre piccola.
Negli ambienti in cui sono presenti lampade si nota che, a causa di unalimentazione
irregolare, la luminosit o la componente spettrale della luce subisce variazioni tali da essere
percepite dallocchio umano. Tale fenomeno, descritto precedentemente, viene denominato
flicker o light flicker.
La sensazione della luce percepita dal sistema occhio-cervello diversa a seconda del tipo di
variazioni, in quanto dipende dalla velocit con cui la luminosit convertita in impulsi
nervosi da inviare al cervello.
In alcuni casi la velocit delle fluttuazioni luminose pu superare la velocit con cui
avvengono gli scambi di informazioni tra il sistema visivo e il cervello, per cui limmagine
percepita non subisce alterazioni. In molti casi pratici, questa propriet passa-banda
sfruttata per mostrare allocchio una immagine e quindi una luce fissa, in presenza di sorgenti
non costanti. il caso delle proiezioni cinematografiche e televisive, oltre ovviamente
allilluminazione artificiale con tensione monofase alternata.
A questo si aggiunge il fatto ovvio che la percezione dipende dallampiezza di tali modifiche.
Il flicker rappresenta un problema, invece, quando la qualit dellalimentazione non
debitamente tenuta sotto controllo, considerando che anche le fluttuazioni di modesta entit
possono essere rilevate. quindi importante considerarne leffetto e procedere alla loro
limitazione ed eliminazione.
Da studi in questo ambito, si visto che il sistema visivo umano maggiormente sensibile
alle variazione attorno a 800-1200 variazioni al minuto che corrispondono a circa 7-10 Hz.
In questo range la soglia di percettibilit al fenomeno pu scendere anche sotto il 0.3% di
variazione di tensione.
Bisogna per considerare il fatto che non semplice fissare dei parametri di valutazione in
quanto la percezione alla variazione luminosa dipende dalla sensibilit di ogni individuo. A
questo si aggiunge la considerazione della modalit con cui la tensione convertita in luce.
Si aggiungono anche fenomeni pi complessi rispetto alle fluttuazioni di tensione, connessi
con le frequenza sovrapposte alla fondamentale (interarmoniche e subarmoniche), dovute ad
esempio allutilizzo di forni ad arco, che danno il loro contributo complessivamente alla
formazione delle fluttuazioni luminose.
60

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

La definizione di flicker pu essere estesa anche a tutti quei fenomeni che comportano delle
variazioni luminose, anche se non connessi con la Power Quality, ma non verranno qui
considerati.
La valutazione effettuata attraverso indici, ricavati in modo statistico tenendo quindi in
considerazione la probabilit con cui avvengono e la sensibilit standardizzata del sistema
visivo umano al variare della frequenza.
Il termine deriva dalla traduzione inglese di sfarfallio, legato proprio alleffetto nelle
lampade, ma va valutato come fenomeno indipendente, grazie alla sua propriet di propagarsi
nella rete, anche a diversi livelli di tensione; ovvio che anche se a determinati livelli non
sono presenti sorgenti luminose artificiali, devono essere imposti dei limiti stringenti per
evitare di avere, nelle utenze in BT, problemi di alimentazione irregolare.

5.2

PRINCIPALI CAUSE

Le cause della formazione del flicker vanno ricercate in primo luogo nelle cause delle
fluttuazioni di tensione le quali, a loro volta, sono da attribuirsi principalmente alle utenze di
tipo industriale, specialmente se allacciate a livelli superiori di tensione, connesse con
lassorbimento di correnti elevate, in regime periodico o occasionale.
Le principali sorgenti di fluttuazione sono le seguenti:

Laminatoi

Grossi motori industriali con carichi variabili

Forni ad arco

Saldatrici ad arco

Mulini

Apparecchi per la correzione del fattore di potenza

Grosse caldaie o grossi carichi connessi in bassa tensione, utilizzati attivit produttive

Apparecchi elettromedicali quali, ad esempio, le macchine per i raggi-X

Laser

Grosse macchine fotocopiatrici

Motori di potenza, utilizzati nelle pompe di calore dei condizionatori o nelle celle
frigorifere

I carichi industriali sono quindi i maggiori responsabili della formazione del flicker,
considerando anche il fatto che il fenomeno si pu propagare in zone sensibilmente pi ampie
per lallacciamento specialmente in media o addirittura in alta tensione. Non sono comunque
61

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

escluse le utenze di tipo domestico e residenziale, specialmente in determinate ore del giorno
in cui si pu raggiungere un livello di contemporaneit anche importante.
Bisogna ribadire che la propagazione del flicker e la sua sensibilit da parte delle varie utenze
dipende dallimpedenza della rete e quindi dalla potenza di corto circuito, per cui leffetto
sicuramente diverso a seconda dei nodi di osservazione.
Si parlato, fino ad ora, principalmente di fluttuazioni di tensione come causa di flicker, in
realt se lentit delle fluttuazione supera il limite per cui si passa alla definizione di buchi di
tensione, il flicker prodotto in maniera pi severa. Nascono per, a questo punto, altri
problemi pi importanti e lo sfarfallio luminoso assume un ruolo marginale. Ad ogni modo,
durante il normale funzionamento, le variazioni di tensioni si considerano sempre allinterno
del range di 10%.

5.3

EFFETTI PRODOTTI

Il problema del flicker quindi connesso con la variazione della potenza luminosa, in seguito
alla modulazione in ampiezza della tensione e in particolare del valore efficace. noto infatti
il fenomeno dello sfarfallio luminoso negli ambienti domestici e commerciali dove sono
presenti lampade a filamento se nelle vicinanze vi sono alterazione del carico in rete.
In alcuni casi un effetto simile si ha anche con le lampade a fluorescenza, ma con queste
apparecchiature bisogna distinguere i flicker connessi con la tensione di alimentazione da
quelli causati da altri problemi che ora non verranno considerati.
In dosi elevate, la variazione ripetitiva della luminosit pu creare problemi acuti ad individui
affetti da particolari patologie, ma anche in tutti gli altri casi leffetto pu diventare fastidioso,
specie negli ambienti dediti ad attivit di lettura. A questi si aggiungono i luoghi dedicati al
tempo libero, in cui la variazione luminosa delle lampade interferisce con la percezione delle
altre immagini. Nel caso degli ambienti in cui ci sono dei televisori o computer, la visione
spesso modificata, in particolare se le sorgenti luminose sono situate alla periferia del campo
visivo.
Leffetto dipende essenzialmente dal tipo di variazioni della tensione e della potenza assorbita
dalla lampada, e ancora dalla loro ampiezza, ripetitivit, spettro e durata.
La sensibilit dellocchio riguarda essenzialmente il campo in frequenza inferiore ai 35 Hz,
oltre al quale la luminosit percepita in modo costante. Ad ogni modo possibile stabilire
una frequenza minima in cui il flicker notato, intorno ai 0.5 Hz, al di sotto della quale il
sistema visivo riesce ad adattarsi. Il valore massimo generalmente indicativo in quanto
dipende da innumerevoli fattori, quali la lampada e le condizioni ambientali.

62

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Per valutare in modo meno aleatorio il livello in cui il flicker percepito, sono stati condotti
diversi test su campioni, composti da individui di diverse et, variando lintensit
dellilluminazione artificiale. Le variazioni utilizzate molto spesso erano rappresentative del
funzionamento delle principali cause di flicker, quali i forni ad arco e i motori.
Ottenuto i risultati necessario correlare la variazione luminosa con leffetto percepito
dallocchio umano e questo stato fatto, definendo come unit di misura lunit di
percepibilit (PU). Si attribuisce una PU ad un disturbo osservato dal 50% del campione
considerato.
La sensazione percepita non per sufficiente a quantificare lentit del flicker in quanto
questa deve essere considerata in forma statistica, in modo da essere legata alla sua durata nel
tempo.
a questo proposito che sono stati introdotti degli indici quali il Pst e il Plt: il valore di Pst
uguale a 1 corrisponde alla soglia di tollerabilit. Come conseguenza il livello di Pst presente
in un impianto non deve mai superare questo valore.
possibile rappresentare lampiezza delle fluttuazioni di tensione in funzione della frequenza
con cui avvengono, tali da ottenere un valore di Pst unitario.
La figura sottostante si riferisce a fluttuazioni sinusoidali e rettangolari (onda quadra), con
riferimento a 3 tipi di lampade a filamento.

Curve di Pst=1 per variazioni sinusoidali e rettangolari

Si intuisce che le variazioni tollerate debbano essere inferiori a quelle rappresentate dalla
curva.
Se si volessero rappresentare negli stessi grafici le relative soglie di percepibilit (1 PU),
queste dovrebbero trovarsi al di sotto delle curve in figura, corrispondenti a valori dellindice
di flicker inferiori allunit.
63

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Come valore indicativo pu essere considerato il valore relativo di ampiezza di 0.28%,


corrispondente ad una modulazione rettangolare a 8.8 Hz tale da generare un Pst uguale a 1.
In tale punto la sensazione percepita unitaria si ottiene con 0.199% di variazione. Alla stessa
frequenza, ma con variazioni sinusoidali, 0.25% genera 1 P.U., mentre per avere Pst=1
necessaria una modulazione attorno a 0.35%.
La risposta dellocchio alle variazioni di tensioni dipende per anche dal tipo di lampada, in
quanto il diverso meccanismo con cui lenergia elettrica trasformata in energia luminosa
lega in maniera diversa la variazione luminosa con la variazione di alimentazione.
Le lampade a scarica in gas rispondono istantaneamente alla variazioni di tensione per
frequenze superiori a circa una decina di Hz, ma in questa categoria, ad esempio, le lampade a
fluorescenza, grazie allo strato di fosforo, riescono a limitarne leffetto in termini di
variazione luminosa. Per frequenze pi basse in generale sono comunque meno sensibili al
flicker rispetto alle lampade a filamento; anche le lampade a fluorescenza compatte risentono
meno delle variazioni in quanto lavorano ad alta frequenza. Ad ogni modo, se la variazione di
tensione che provoca il flicker supera una certa soglia, vi pu essere lestinzione dellarco e
quindi lo spegnimento della lampada.
Nelle lampade ad incandescenza, la risposta diversa e dipende dal modello, dalla potenza e
dalla tensione nominale: a parit di variazione in ingresso una lampada con potenza superiore
costruita con un filamento pi grosso e quindi dotato di una maggior inerzia termica, con la
conseguenza di essere meno sensibile alle variazioni alle pi alte frequenze. In questo caso la
potenza dipende dal quadrato della tensione di alimentazione con leffetto di produrre luce
con una componente costante e una a frequenza doppia, ovviamente non percepita.
Ad ogni modo, per la valutazione dellentit del flicker, preso come riferimento dalle norme
uno specifico tipo di lampada (230V~50Hz 60W); sono previste delle possibili varianti per il
funzionamento in altri sistemi quali quello a 110V~60Hz. Sono stati fatti, inoltre, studi diversi
che considerano il fenomeno in modo pi generale, valutando la rapida diffusione delle
lampade diverse da quelle a filamento.
Nelle altre apparecchiature il flicker ha leffetto di ridurre la durata di vita, ad esempio nel
tubi catodici (CRT), mentre si possono avere malfunzionamenti di apparecchi elettronici quali
i Phase Locked Loop, altri tipi di controllori e sistemi di protezione.

5.4

LIMITAZIONI DEL FLICKER

Si visto come leffetto del flicker sia un problema molto diffuso, che debba quindi essere
tenuto in considerazione in tutti gli ambiti.

64

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La sensibilit sia degli individui in relazione alla variazione di luminosit, sia delle
apparecchiature elettroniche un aspetto che deve essere considerato anche da un punto di
vista economico. Proteggere i sistemi sensibili contro le fluttuazioni della loro alimentazione
pu essere talvolta unottima soluzione; nel caso delle lampade, tale approccio non incontra
sicuramente la convenienza economica, in quanto vista la loro ampia diffusione,
lequipaggiamento con sistemi di filtraggio supererebbe il loro costo.
Tuttavia limpiego di sistemi di riduzione, provvisti di adeguata risposta a variazioni rapide di
tensione, risulta abbastanza difficile; invece possibile tentare di renderle minime. Vediamo
alcune strategie:

Aumentare la potenza di corto-circuito della rete: sarebbe possibile rinforzare le linee


di alimentazione oppure connettere quei carichi che sono ritenuti pi gravosi a livelli
di tensione pi elevata.

Diminuire il flusso di potenza reattiva introducendo sistemi di compensazione quali i


Static Var Compensator, i quali consentono anche una buona riduzione dei buchi di
tensione.

Migliorare la compensazione della potenza reattiva, attraverso la distribuzione in rete


di piccoli banchi di condensatori per una regolazione pi fine.

Inserzione di induttanze in serie al disturbo (forni ad arco)

Una considerazione importante va fatta a riguardo dei carichi costituiti da grossi motori,
specie se connessi a reti deboli, che sono molto diffusi, specialmente nel campo dei
condizionatori e refrigeratori. Essendo questi una delle principali cause delle variazioni di
tensione e quindi del flicker, una certa attenzione deve essere rivolta al miglioramento
dellavviamento.
possibile ridurre la corrente inizialmente assorbita attraverso i seguenti provvedimenti:

Avviamento stella-triangolo o resistenza-triangolo per i motori trifase

Inserzione di resistenze o induttanze serie allo statore che riducono la tensione


applicata

Utilizzo di autotrasformatori

Avviamento con sistemi softstart con lutilizzo dellelettronica di potenza

Controllo completo con inverter, il quale consente anche di avere il controllo sulla
velocit e sulla coppia con prestazioni migliori

Nel caso dei motori, un aspetto importante riguarda la frequenza con cui vengono avviati:
possibile indagare se effettivamente tutti gli avviamenti effettuati sono strettamente necessari.
Nel caso, ad esempio dei condizionatori e pompe di calore, pu essere utile provvedere un
opportuno controllo e un accumulo del calore.
65

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In generale esiste la possibilit di effettuare la cosiddetta compensazione del flicker, partendo


dalla considerazione che le fluttuazioni sono prodotte da variazioni di potenza ed in
particolare di potenza reattiva.
Si tratta quindi di sistemi ad anello di regolazione, con la produzione di variazioni di segno
opposto a quelle che hanno prodotto la fluttuazione, con tempi di risposta molto brevi.
Luso dei compensatori sincroni in sovreccitazione stato abbandonato, per lasciare posto a
tecniche pi moderne tra cui:

Reattori saturabili con controllo in corrente continua

Reattori a saturazione diretta in corrente alternata

Compensatori a induttanza lineare con controllo a tiristori

Compensatori a commutazione di condensatori comandata da tiristori

Compensatori a controllo misto induttanza-capacit

Molti di questi devono per essere accompagnati da opportuni filtri per la riduzione delle
armoniche da essi introdotte.
La compensazione del flicker non pu essere fatta completamente, in quanto ovvio che
impossibile effettuare una variazione di tipo continuo; risulta per un ottimo strumento per la
riduzione del disturbo, consentendo di migliorare la qualit dellalimentazione negli impianti.
5.5

SEVERITA DEL FLICKER

5.5.1

SIGNIFICATO

Prima di installare unapparecchiatura in un determinato punto della rete importante


conoscere lentit del flicker generato, specialmente se lutenza risulta sensibile al problema.
Si vedranno ora alcuni metodi che consentono di effettuare questa valutazione.
In prima analisi sarebbe possibile considerare una regola generale secondo cui leffetto del
flicker potrebbe essere trascurato se la potenza assorbita dal carico inferiore all1 % della
potenza di corto circuito vista dal nodo di alimentazione.
Quando sia necessaria una conoscenza effettiva del livello di flicker, bisogna far riferimento a
degli indici che ne quantifichino leffetto.
Lo strumento che rappresenta la base di riferimento standard il flickermetro, descritto nella
norma IEC 61000-4-15 di cui si fornir una descrizione nei capitoli successivi.
Tale strumento converte le variazioni di tensione in ingresso in un segnale che rappresenta la
percezione di un individuo alla variazione luminosa, espressa in unit di percepibilit PU, con
riferimento ad un modello standardizzato di lampada.

66

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

quindi importante poter valutare il grado di disturbo in presenza di generiche variazioni in


un periodo di tempo rappresentativo. A causa quindi dellimprevedibilit della variazione ci si
deve aspettare in uscita dal flickermetro una grandezza, in PU, variabile nel tempo.
importante, a questo punto, considerare non solo il valore massimo assunto, ma anche la
distribuzione nel tempo. Di conseguenza necessario adottare un metodo statistico che metta
in relazione la sensazione percepita del flicker e la durata con cui si manifesta.
Il metodo adottato si definisce time at level classification; stato proposto dalla UIE (Union
International of Electrothermie) ed stato in seguito adottato dalla IEC nella norma IEC 8680 e nellambito europeo dalla EN 60868-0.
Lampiezza della sensazione di flicker suddivisa in un opportuno numero di classi e la scala
dei tempi campionata a frequenza costante.
Ogni volta che si presenta un valore appropriato si incrementa il contatore della relativa classe
di 1, ottenendo cos la distribuzione della frequenza della sensazione del flicker. Scegliendo
una frequenza di campionamento sufficientemente pi elevata della massima frequenza del
flicker, si ottiene la distribuzione della durata del livello per ogni classe.
Si somma allora il contenuto dei contatori di ciascuna classe e si esprime il totale parziale in
rapporto al totale generale ottenendo cos la distribuzione della densit di probabilit del
flicker. E ancora si ricava la curva di probabilit cumulata (CPF), dove ai singoli livelli in PU
corrispondono le percentuali di tempo per cui sono stati superati.
Il coefficiente che si ottiene si definisce indice di severit del flicker di breve periodo, la cui
sigla Pst.
La figura seguente illustra tale principio riferendosi al caso di 7 classi.

Esempio di classificazione

Per incrementare la precisione con cui ricavare il modello di classificazione opportuno


ricorrere a tecniche di interpolazione.
67

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Lalgoritmo che consente poi di arrivare al calcolo dellindice di flicker il seguente:

Pst = K 1 P1 + K 2 P2 + ...K n Pn
dove:
Ki sono i coefficienti di pesatura
Pxi sono i livelli della curva CPF che sono superati per lx% del periodo
stata scelta una soluzione considerando i 5 percentili P0.1 P1 P3 P10 P10
Il livello 50% d una buona indicazione di massima del livello del flicker .
Il massimo livello non tenuto in considerazione in quanto un valore di picco con durata
molto limitata ha un effetto trascurabile nella considerazione dellentit del flicker.
Il tempo di osservazione del fenomeno deve essere scelto come compromesso tra la scelta di
un periodo lungo, per poter osservare anche variazioni isolate, e un periodo corto per poter
osservare in modo dettagliato il disturbo prodotto dalle apparecchiature. Il tempo scelto in via
standard tenendo conto dei problemi sopraelencati di 10 minuti.
La scelta dei coefficienti di peso deriva invece da stime che consentono di ottenere dei
risultati compatibili con quelli ottenuti da misure: ad essi sono stati attribuiti i seguenti valori:
K per il livello 0.1% =0.0314
K per il livello 1% =0.0525
K per il livello 3% =0.0657
K per il livello 10% =0.28
K per il livello 50% =0.08.
Nel riscontro pratico si notato che, nel caso di disturbi generati da apparecchiature che
durante il loro servizio svolgono operazioni di ON/OFF, la leggera modifica del duty cycle
pu portare, in uno dei cinque percentili, a variazioni rilevanti e di conseguenza ad un valore
di Pst anche molto diverso.
Un esempio presentato nella norma, con un carico che assorbe una potenza tale da generare
un disturbo sinusoidale a 4 Hz [15]. Il periodo di accensione dellapparecchiatura di 61 s sui
10 minuti di misura; unulteriore prova stata fatta con un periodo di ON ridotto di 2 s.
I risultati hanno portato a valori di Pst molto diversi: 0.62 e 0.39 rispettivamente, questo a
causa della variazione del P10 da 0.866 a 0.031.
Per risolvere il problema e consentire quindi di poter rendere la tecnica di misura pi stabile,
stato introdotto luso di smoothing percentiles, i quali sono derivati dagli stessi precedenti
secondo le seguenti relazioni:

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Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

P50 S = (P30 + P50 + P80 ) / 3

P10 S = (P6 + P8 + P10 + P13 + P17 ) / 5

P3 S = (P2.2 + P3 + P4 ) / 3

P1S = (P0.7 + P1 + P1.5 ) / 3

La tabella seguente mostra come lutilizzo di tale tecnica, nellesempio precedente, consenta
di ottenere una minor variazione di Pst al variare del tempo di accensione
dellapparecchiatura.

Esempio di variazione del Pst

Dalle considerazioni appena viste, applicando la formula generale, nella quale sono ora
esplicitati i vari coefficienti, si ottiene:
Pst = 0.0314P0.1 + 0.0525P1S + 0.0657 P3S + 0.28P10 S + 0.08P50 S

Fino a questo momento si affrontato il calcolo del flicker attraverso lanalisi statistica,
allinterno di un intervallo di 10 minuti. Tale valutazione consente di individuarne lentit se
causato da apparecchiature considerate come uniche sorgenti di disturbo.
Bisogna per tenere in considerazione anche leffetto combinato di varie sorgenti, con
funzionamenti casuali e non sincroni nel tempo, per cui diventa necessario un ulteriore
termine di valutazione che comprenda un periodo di osservazione pi lungo.
Un nuovo indice stato introdotto, analogamente per il Pst, ed definito come Plt (indice di
severit del flicker di lungo termine).
Tale valore permette inoltre di valutare il comportamento di utenze particolari con ciclo di
lavoro particolarmente lungo, difficilmente osservabili con il solo Pst, quali, ad esempio, i
forni ad arco.
Una tra le possibili soluzioni sarebbe quella di estendere la stessa tecnica, vista per il calcolo
nei 10 minuti, per tutto il periodo scelto per il lungo termine. Questa, pur essendo un metodo
valido sotto il punto di vista teorico, molto complessa nella pratica, a causa della mole di
valori da memorizzare.
69

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Altre tecniche permettono di valutare il flicker nel lungo termine attraverso alcuni punti
ricavati nella curva di probabilit cumulata, ma per fenomeni occasionali e sporadici tende a
non essere una valida alternativa al metodo precedente.
Quella pi diffusa quella che utilizza la media cubica degli indici di breve termine, calcolati
in tutti gli intervalli di breve durata, considerati allinterno del periodo di osservazione:

Plt =

3
st

i =1

La durata standardizzata di 2 ore, nella quale quindi sono misurati 12 valori di Pst come
sopra indicato
La risposta ottenuta con questo metodo simile a quella che, idealmente, si otterrebbe
attraverso lanalisi statistica in tutto lintervallo, pur consentendo di non ignorare i valori
infrequenti di Pst e quindi i disturbi occasionali.

5.6

METODI PER LA DETERMINAZIONE DEL FLICKER

Nel paragrafo precedente sono stati definiti gli indici di severit del flicker in modo tale da
garantire una quantificazione univoca del fenomeno.
Resta ora da definire come questi valori possano essere ottenuti quando si in presenza,
allinterno di un impianto, di carichi disturbanti. A seconda del tipo di carico e quindi del tipo
di fluttuazione generata esistono dei metodi pi o meno semplificati per il calcolo del Pst.
Il metodo pi generale, in grado di ottenere la quantit di disturbo in un determinato punto
dellimpianto la misura diretta, effettuata tramite lutilizzo del misuratore di flicker, detto
anche flickermetro. il metodo di riferimento per limposizione dei limiti.
Lutilizzo del flickermetro riguarda generalmente una funzione specifica di uno strumento pi
generale, utilizzato per lanalisi della power quality, in grado di effettuare misure diverse, tra
le quali il grado di distorsione armonica, la rilevazione dei transitori e altri tipi di
monitoraggio dei disturbi dellalimentazione.
Un altro metodo utilizzato, specie quando si debba misurare il livello di flicker prodotto da
carichi di piccola potenza, ad esempio nelle prove di conformit delle apparecchiature
domestiche, quello che viene definito come metodo analitico e si utilizza nel caso in cui le
caratteristiche della variazione di tensione rientrino nei gruppi descritti della norma.
Attraverso la determinazione delle caratteristiche di tensione, con misurazioni ogni mezzo

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Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

periodo della frequenza fondamentale (10 ms), ogni variazione relativa espressa in termini
di flicker impression time tf attraverso la formula seguente:

t f = 2.3( F d max ) 3.2


dove dmax la massima variazione relativa espressa in percentuale della tensione nominale.
La figura sottostante ne illustra un esempio, dove sono definite le varie grandezze.
F rappresenta il fattore di forma che mette in relazione la caratteristica ottenuta con quella di
una variazione a gradino ed ottenuto da opportune tabelle relative ai diversi tipi di variazioni
previste.

Esempio di caratteristica di tensione

Dalla determinazione dei diversi tf per ogni periodo compreso allinterno del periodo
complessivo di osservazione Tp possibile ottenere il valore dellindice di flicker (Pst).

Pst = (

/ TP )1 / 3.2

Altro metodo che pu essere utilizzato, solo nel caso in cui le variazioni siano rettangolari,
uguali fra loro e ad intervalli regolari (onda quadra), quello di confrontare, per una
determinata frequenza di ripetizione, lampiezza delle variazioni presenti con la curva
corrispondente a Pst unitario, vista precedentemente.
Stabilito che i punti di tale curva si riferiscono alle variazioni massime, dlim, il valore
corrispondente al Pst per la variazione d ottenuto in maniera semplice dalla relazione
seguente
71

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Pst = d / d lim
In presenza di flicker di forma generale, tale metodo non quindi utilizzabile, anche se pu
essere preso come riferimento in alcuni casi.
Per semplificare ulteriormente la valutazione, possibile determinare la variazione di tensione
attraverso il rapporto tra potenza massima dellapparecchiatura e la somma di questa con la
potenza di corto circuito al punto di accoppiamento comune.
Nel caso di pi sorgenti di flicker possibile effettuare la composizione dellindice Pst
attraverso la formula seguente:

PstT = (

Psti )1 / m

dove m un coefficiente compreso tra 1 e 4 che dipende dalla pi o meno accentuata


coincidenza nel tempo delle variazioni di tensione prodotte da ciascuna sorgente. Tale
coincidenza assoluta per m=1 e diminuisce al crescere di m.
Nella maggior parte dei casi, i carichi che generano flicker operano in modo non correlato e
quindi le fluttuazioni prodotte non sono coincidenti. Il coefficiente che spesso si utilizza 3.
Nel caso di applicazioni particolari, quali le saldatrici a resistenza e i forni ad arco, possibile
determinare il flicker attraverso delle procedure semplificate. Nel primo caso si correla la
variazione di tensione d al Pst attraverso i coefficienti di una look-up table, tenendo in
considerazione i tempi di saldatura e di riposo.
Nel caso dei forni ad arco, si fa uso di formule semplificate, che considerano sempre la
potenza massima assorbita riferita al PCC, comprese le impedenze di collegamento (Sct) e la
potenza di corto circuito al PCC (Scc):

Pst = 60 [1 /(1 + S cc / S ct )]
Plt = 40 [1 /(1 + S cc / S ct )]
Ad ogni modo, se si conoscono le variazioni di tensione indotte possibile ottenere gli indici
di riferimento attraverso simulazioni al calcolatore.
Nei casi generali, sapendo che il flicker un fenomeno complesso e difficilmente prevedibile,
la misurazione diretta attraverso il flickermetro rappresenta talvolta lunica soluzione
possibile. Al contrario per, la misura non pu essere sempre ottenuta facilmente in
condizioni particolari. il caso, ad esempio, delle misure sugli impianti e sulle reti in cui non
sempre possibile lutilizzo dello strumento, specie per tensioni elevate; spesso quindi,
magari con lintroduzione di ipotesi semplificative si utilizzano pi metodi consentendo di
ottenere della valutazioni del flicker in modo complessivo.

72

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

5.7
5.7.1

FLICKERMETRO
DESCRIZIONE

Quando si ravvisata per la prima volta la necessit della valutazione del livello di flicker
come indice di power quality, le uniche linee guida disponibili erano quelle che facevano
riferimento agli studi sulla percepibilit ad alcuni tipi di variazioni di tensione, e si potevano
porre dei vincoli, di carattere puramente indicativo, per diverse applicazioni.
Si faceva quindi riferimento alla percentuale, rispetto alla tensione di normale esercizio, e al
numero di variazioni per minuto.
Tale metodologia non era per sufficientemente valida nel caso generale, quando la frequenza
e il modulo non rimanevano costanti; inoltre sorgeva il dubbio su come fosse possibile
correlare tra loro le diverse forme del flicker, con grado di percepibilit diverso.
E ancora, non era possibile valutare in modo complessivo il flicker in presenza di diversi tipi
di sorgenti disturbanti con un effetto cumulato nella rete di alimentazione.
Con lo scopo di risolvere i problemi accennati e indirizzare le modalit di stima del fenomeno
verso una linea generale e standard, la IEC ha introdotto nel 1986 la norma IEC 868
Flickermeter functional and design application.
Questa norma definiva, in modo particolare, il metodo di misura del flicker attraverso
opportuna strumentazione, prendendo come riferimento il funzionamento del flickermetro
UIE (Unione Internazionale di Elettrotermia). stato questo, infatti, il primo sforzo in ambito
normativo per la definizione univoca del funzionamento del misuratore di flicker.
Successivamente, sempre la IEC pubblic nel 1991 un ulteriore norma IEC 868-0,
Flickermeter part. 0: Evaluation of flicker severity, definendo un criterio basato su approcci
statistici per la quantificazione del flicker a partire dalla grandezza in uscita dal flickermetro.
Nel 1994, una riorganizzazione del sistema normativo in ambito di Power Quality e della
Compatibilit elettromagnetica ha rivisto la numerazione, pubblicando la norma IEC 61000-415 in sostituzione della IEC 868, senza apportare sostanziali modifiche.
Ad ogni modo, il flickermetro descritto nella norma, in alcuni testi definito Flickermetro
IEC/UIE, rappresenta la base per il funzionamento delle apparecchiature atte alla misura del
flicker, oltre che il riferimento per la valutazione oggettiva del fenomeno.
Il fondamento su cui si basa quello di stimare lindice di severit, con riferimento alla soglia
di tolleranza, in base alla tensione applicata, attraverso una modellizzazione della conversione
tensione-luce e luce-sensazione percepita.
73

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Essendo per nota la dipendenza del flicker dal tipo di sorgente luminosa, presa in
considerazione una lampada da 60W frequentemente utilizzata nel sistema 230 V~50Hz.

Schema generale del flickermetro tratto dalla norma

74

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Il flickermetro ha la funzione di un vero e proprio analizzatore di modulazione di ampiezza,


come quelli utilizzati nelle telecomunicazioni, con la differenza che la portante costituita
dalla frequenza fondamentale a 50 Hz anzich dalla RF.
Lo schema dettagliato rappresentato in Figura 5-1, dove riportato ogni singolo blocco che
ora verr illustrato nel dettaglio, in quanto utile per la comprensione di quanto presentato nel
seguito. Per comprendere meglio le funzioni, possibile suddividere il flickermetro in due
parti aventi le funzioni principali:

Modellizzazione della catena lampada-occhio-cervello

Analisi statistica

La prima riguarda essenzialmente la trasformazione del segnale in tensione nella sensazione


istantanea percepita dallindividuo (Instantaneous Flicker Level), che verr da ora indicata
con IFL; la seconda svolge la funzione di legare tale grandezza con il tempo, al fine di
ottenere un indice in grado di quantificare il flicker percepito nellintervallo di tempo
considerato: ci si riferisce quindi al Pst e, con la composizione di questo, al Plt.
Nella descrizione dei vari passaggi verr considerata la natura analogica dei blocchi, trattata
nella norma; questi possono essere comunque sostituiti da blocchi digitali, ma ci non toglie
comunque validit a quanto di seguito descritto.

Schema semplificato dl flickermetro


Blocco1
La funzione di questo blocco quella di normalizzare il valore efficace della
tensione in ingresso rispetto al valore efficace medio, in modo tale da avere in
ingresso al blocco successivo un segnale espresso in p.u..
Questo consente di valutare il flicker indipendentemente dallampiezza della
portante, in termini relativi ed inoltre di seguire le variazioni lente dovute alla
regolazione di tensione a monte.
Da un punto di vista fisiologico, linterpretazione di questo pu trovarsi nel
comportamento del sistema visivo di fronte a variazioni che avvengono con una
certa lentezza e che quindi non vengono percepite.
Contiene inoltre un generatore di segnali utilizzato come calibratore. Nei moderni
strumenti digitali, in grado di mantenere maggiore stabilit in precisione, tale parte
pu non essere pi necessaria.
Nella figura inoltre rappresentato un trasformatore, che non rientra nei blocchi del flickermetro, ma
la sua funzione integrante allo strumento. Questo svolge il compito di adattare la tensione in ingresso

75

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali


ad un valore accessibile per il blocco 1; anche in questo caso, con lintroduzione di strumentazione
moderna digitale, la funzione del trasformatore pu essere sostituita da un amplificatore a guadagno
differenziale variabile.
Blocco 2
Il segnale adattato rappresenta quindi il valore istantaneo della tensione e deve essere
trasformato in modo tale da poter essere rappresentativo della conversione da parte
della lampada in energia luminosa. Come gi detto precedentemente, la potenza
convertita in luce da parte di una lampada ad incandescenza dipende dal quadrato della
tensione di alimentazione; non a caso la luminosit indipendente dal segno della
tensione applicata.
La lampada svolge quindi la funzione di un vero e proprio demodulatore, insieme al
blocco successivo, usando definizione tipica del campo delle telecomunicazioni.

Blocco 3
Questa parte costituita dalla serie di 3 filtri, con lo
scopo di rappresentare la risposta dellindividuo alle
variazioni luminose.
I primi due, che nello schema sono rappresentati da un
unico filtro passa banda, servono ad eliminare la
componente continua e quella legata alla frequenza
doppia della fondamentale che si vengono a creare nel
passaggio attraverso il demodulatore quadratico. Le
frequenze di taglio utilizzate sono di 0.05 Hz e 35 Hz,
che rappresentano allincirca il campo entro cui il
flicker causa fastidio.
Quel che si ottiene quindi il segnale di flicker (modulante) che serve ai fini dellanalisi.
Ci pu essere dedotto partendo dalla formula vista per un segnale modulato in ampiezza (AM):
v(t ) = A [1 + m(t )] cos( 2f 0 t )

attraverso lelevamento al quadrato effettuato dal demodulatore a legge quadratica:

A2
1 + m 2 (t ) + 2m(t ) [1 + cos(4ft )]
2
Il segnale desiderato quindi A2m(t), che pu quindi essere estratto tramite i filtri visti; ci che non si riesce ad
eliminare la componente legata al quadrato della modulante. In realt bisogna considerare che la modulazione
prodotta dal flicker in percentuale generalmente piccola rispetto al valore efficace della tensione in assenza di
disturbo, per cui leffetto del temine quadratico , nella maggior parte dei casi trascurabile.
v 2 (t ) = A 2 [1 + m(t )] cos 2 (2ft ) =
2

Nel caso particolare di modulazione sinusoidale dopo lelevamento al quadrato si ottiene:

A2
1 + m 2 cos 2 (2f m t ) + 2m cos(2f m t ) [1 + cos(4f 0 t )]
2

A2 m 2
=
1 +
(1 + cos(4f m t )) + 2m cos(2f m t ) [1 + cos(4f 0 t )]
2
2

dove si pu facilmente osservare la presenza della componente a frequenza doppia della fondamentale, il segnale
desiderato con una seconda armonica ridotta in ampiezza, una componente continua e le due bande laterali (2 per
la prima e 2 per la seconda armonica) simmetriche rispetto alla 2 f0 derivanti dal prodotto tra cos(4f 0 t ) ,
cos( 2f m t ) e cos( 4f m t ) .
Con i filtri, quindi, si ottiene il segnale modulante, accompagnato dalla sua seconda armonica, ma di ampiezza
ridotta tanto da poter essere trascurata.
Per la realizzazione del secondo filtro utilizzato generalmente un tipo Butterworth del 6 ordine con una
frequenza di taglio di 35 Hz.
v 2 (t ) =

76

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali


Il filtro successivo rappresenta la catena composta dalla lampada, dallocchio e dal cervello ed basato sulla
curva di percepibilit. Allinterno del range di 0.05 Hz e 35 Hz fornisce una risposta normalizzata centrata sugli
8.8 Hz, frequenza di massima sensibilit, in grado di pesare le varie componenti in frequenza in base alla
sensibilit con cui il sistema visivo reagisce alla luce della lampada.
Per una pi precisa rappresentazione dellultimo filtro descritto, la norma specifica una funzione di
trasferimento, sempre in ambito analogico, per il tipo di lampada standard, a cui poi successivamente aggiunge la
definizione dei coefficienti per la lampada alimentata a 120 V~ 60 Hz.
F (s) =

k1 s
s + 2s + 1
2

1 + s / 2
(1 + s / 3 )(1 + s / 4 )

In essa i coefficienti utilizzati hanno i seguenti valori (per lampade standard e 120 V):

Coefficienti standardizzati del filtro lamp-eye-brain


La F(s) ha la seguente rappresentazione grafica:
lamp-eye-brain
230V 50Hz
120 V 60 Hz

Modulo

0.8

0.6

0.4

0.2

0
-1
10

10

10

10

frequenza [Hz]

Andamento filtro lamp-eye-brain


Successivamente, si incontra il range selector, che ha la funzione di regolare la sensibilit in fase di
lettura e presenta diversi livelli in cui pu essere posizionato a questo scopo.
Blocco 4
Questultimo blocco, relativo alla prima parte del flickermetro, implementa
lultima parte del comportamento dellindividuo ed costituito da un
moltiplicatore quadratico e da un filtro passa-basso.
Lo scopo del primo quello di simulare il comportamento non lineare della
caratteristica occhio-cervello ed seguito da un filtro passa-basso per
rappresentare leffetto di immagazzinamento dellocchio di fronte alle variazioni

77

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali


rapide dellenergia luminosa. La norma non fornisce una descrizione precisa di tale filtro, ma
generalmente utilizzato un semplice filtro passa-basso del primo ordine con una costante di tempo di
0.3 secondi e una frequenza di taglio pari a 0.53 Hz.
Luscita da questo blocco definita come Instantaneous Flicker Level o semplicemente IFL. Anche
questa grandezza rappresenta un indice importante per la valutazione del flicker.
Blocco 5
Lultimo blocco, rappresentativo della seconda parte della catena di
misura, riguarda lelaborazione statistica dellIFL al fine di ottenere
gli indici di flicker. Ci fatto attraverso luso di un convertitore
A/D seguito da un classificatore statistico.
Negli strumenti pi moderni, la conversione analogico-digitale
realizzata nei passi precedenti della catena.
La classificazione e lanalisi statistica vengono effettuate attraverso
il metodo time at level, descritto precedentemente e seguendo il
procedimento della norma.

Nella descrizione dello strumento, nella norma, sono rappresentate alcune uscite intermedie che non
sono essenziali, ma che possono consentire una piena utilizzazione delle potenzialit dello strumento
stesso per la rilevazione delle fluttuazioni di tensione.

5.7.2

PERCEZIONE DELLE VARIE FREQUENZE

Un aspetto essenziale da analizzare in relazione al flickermetro quello che stato


ampliamente esposto e che riguarda la risposta di tale strumento ai vari tipi di variazioni.
In particolare, la norma fa riferimento alla lampada ad incandescenza da 60 W nel sistema a
230 V~ 50 Hz in quanto maggiormente diffusa.
Come gi osservato, per tali lampade e di conseguenza per il segnale considerato dal
flickermetro, i limiti in frequenza che si possono fissare sono di circa 35 Hz come massima
componente spettrale di una modulante in ampiezza e di circa 85 Hz per il caso di una singola
interarmonica sovrapposta alla tensione a frequenza fondamentale.
stato per inoltre osservato che gli altri tipi di lampade sono sensibili in modo diverso al
fenomeno del flicker ed in particolare le lampade a fluorescenza, suscettibili a interarmoniche
anche a frequenza sopra la seconda armonica. In presenza di tale disturbo, il flickermetro non
risulta adatto per una misurazione attendibile in quanto la risposta maschera le frequenza pi
elevate.
Unanalisi pi attenta del fenomeno pu essere fatta facendo riferimento ad un valore di Pst
equivalente, sulla base della conoscenza della variazione del flusso luminoso e col confronto
con la lampada ad incandescenza di riferimento.

78

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

6 SOLUZIONI PER I DISTURBI DELLA QUALITA


DEL SERVIZIO
6.1

I GRUPPI STATICI DI CONTINUITA

Un gruppo di continuit statico, dallinglese UPS Uninterruptible Power Supply, un


dispositivo elettrico atto a proteggere unutenza elettrica da disturbi ed eventi anomali che si
verificano sulla rete di distribuzione, quali buchi di tensione, microinterruzioni, sags, ma
anche tensioni impulsive e contenuti armonici della corrente. Infatti il suo scopo principale
quello di fornire unalimentazione autonoma alle apparecchiature collegate in modo che il
funzionamento di queste non debba risentire di casuali alterazioni e/o brevi o prolungate
assenze della rete. Lenergia necessaria al funzionamento in emergenza immagazzinata in
una serie di accumulatori.
In tal modo lUPS riesce a fornire agli utenti una tensione di qualit elevata in modo continuo
indipendentemente dalla qualit dellenergia elettrica in ingresso.
In presenza di un blackout lungo ed in assenza di generatore ausiliario, o comunque
nelleventualit che il generatore ausiliario non riesca ad avviarsi nei tempi di autonomia della
batteria, gli UPS permettono in ogni caso di portare a termine le procedure di arresto delle
macchine, riducendo le perdite economiche legate agli scarti di lavorazione e quantaltro.
La soluzione

I problemi di alimentazione

Carico

Interferenze

Picchi
Cadute

U
P
S
Variazioni di
frequenza

Micro
interruzioni

Fenomeni
transitori

Alimentazione sinusoidale
sicura e pulita

Rappresentazione della funzione di un UPS

Gli UPS possono dividersi in:

UPS per funzionamento in stand-by: sono utilizzati per lalimentazione di unutenza in


presenza di eccessive fluttuazioni di tensione e brevi disalimentazioni. In presenza di
79

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

rete questultima ad alimentare i carichi e a caricare le batterie mediante il


raddrizzatore. In presenza di unemergenza, switch statici provvederanno a trasferire il
carico dalla rete alla batteria o al set di batterie. In normale esercizio i carichi sono
esposti a tutte le anomalie relative allampiezza della tensione di rete e alla frequenza
di rete;

UPS per funzionamento continuo (on-line): il carico sempre connesso allUPS e


quindi c disaccoppiamento tra la rete di alimentazione ed il carico, e lUPS funziona
da filtro dei disturbi. Infatti il carico viene alimentato in continuo dalle batterie che,
a loro volta in presenza di rete, sono ricaricate dalla linea in ingresso.

Gli UPS possono avere architetture e funzionamenti differenti, ma sono generalmente sempre
presenti tre elementi:
raddrizzatore: se la rete di alimentazione presente, il ruolo del raddrizzatore di
convertire la tensione CA in tensione CC. Si tratta di un convertitore che porta
tensione e corrente a valori adatti a garantire la massima vita delle batterie. Inoltre le
moderne apparecchiature sono provviste di un dispositivo per la riduzione delle
armoniche dingresso e di uninduttanza di filtraggio dimensionata per eliminare il
ripple residuo;
batteria: lenergia necessaria al funzionamento dellinverter contenuta in una batteria
inserita in un armadio, oppure su scaffali in un locale separato dallUPS. Gli
accumulatori vengono ricaricati in modo assolutamente automatico. Inoltre lutilizzo
delle nuove batterie ermetiche al piombo agevolano linstallazione degli UPS in
quanto non richiesta alcuna aggiunta di acido durante la loro vita e le emissioni di
gas nocivo sono ridotte al minimo. Anche gli ingombri e i pesi si sono notevolmente
ridotti nel tempo;
inverter: converte la tensione continua in tensione sinusoidale stabilizzando ampiezza
e frequenza. La forma dellonda generata dallinverter un importante fattore di
distinzione tra gli UPS;
by-pass automatico: dispositivo che commuta luscita dellUPS sulla rete in ingresso
in caso di sovraccarico o guasto dellinverter. Il by-pass dotato di un interruttore
elettromeccanico sul lato inverter e di un tiristore sul lato rete; ne deriva che il tempo
di commutazione uguale a zero e i rendimenti sono molto elevati;
protezione back feed: serve a prevenire un eventuale ritorno di tensione da inverter a
rete tramite la linea di by-pass ed realizzata da un interruttore elettromeccanico posto
sulla linea di by-pass che si apre nel caso avvertito un ritorno di energia dalluscita
allingresso dellUPS.
80

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

By-pass
automatico

IN

Filtro di
alimenta
zione

Sezionatore
dingresso

By-pass
manuale

Sezionatore
duscita

Filtro di
uscita

OUT

Batterie

Schema a blocchi di un UPS

Le modalit di funzionamento di un UPS possono distinguersi in:

normale: la condizione di funzionamento pi frequente. Nel caso di UPS stand-by,


lenergia al carico viene fornita dalla rete e solo in caso di necessit interviene il
gruppo statico a sopperire gravi disturbi della PQ. Nel caso di UPS on line, lenergia
viene fornita dalla linea di distribuzione elettrica, convertita dal raddrizzatore e quindi
dallinverter per generare tensione in uscita. Il carico viene alimentato dallinverter e
le batterie sono mantenute in carica dal raddrizzatore;

batteria: in caso di disturbi sulla rete lUPS continua ad alimentare le utenze


prelevando lenergia dalle batterie;

by-pass: qualora si presenti un sovraccarico in uscita dallinverter o la tensione in


uscita dallUPS esce dalle tolleranze accettabili, lelettronica dellUPS provvede ad
alimentare il carico prelevando direttamente energia dalla rete, cortocircuitando
lUPS stesso. Ovviamente, in questo caso, il carico non pi protetto ne gestito
dallUPS e risentir di tutti i disfunzionamenti della rete di alimentazione. In caso di
manutenzione generalmente possibile attivare un by-pass manuale.

Nel caso di corto circuito, se c presenza di rete, il carico viene trasferito alla rete senza
interruzione e quindi le normali protezioni garantiranno la protezione della linea, in assenza di
rete i moderni UPS sono in grado di generare una corrente di corto circuito pari a 4In per 100
ms al fine di assicurare la selettivit dellimpianto stesso. Qualora le protezioni non
intervengano, gli inverter vengono spenti disalimentando il carico.
In alcuni casi necessario effettuare il parallelo di UPS per aumentare sia la potenza che
laffidabilit del sistema.
I costi degli UPS variano in funzione sia della potenza erogata che dellautonomia garantita
dalle batterie in assenza di rete.
81

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Costo UPS con autonomia di 10 min di alcune maggiori case costruttrici

Costo UPS con autonomia di 30 min di alcune maggiori case costruttrici

6.2

I GRUPPI DI CONTINUITA ROTANTI

Sono costituiti da un gruppo motore sincrono alternatore alimentato dalla rete e collegato in
serie ad un generatore di c.c. che pu funzionare anche da motore. In presenza di rete il
motore sincrono a far funzionare lalternatore e il generatore di c.c. che carica la batteria
tampone. Per interruzioni brevi (fino a poche centinaia di millisecondi), sono le inerzie dei
rotori a garantire la continuit di funzionamento del sistema. Per interruzioni di durata
maggiore, il generatore di c.c. comincer a funzionare da motore, alimentato dalla batteria. Il
tempo di autonomia della batteria sar sufficiente ad un motore diesel per avviarsi e far
funzionare un generatore di c.c. che continuer a caricare la batteria.

82

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Schema di gruppo di continuit rotante

6.3

I GRUPPI ELETTROGENI

Un gruppo elettrogeno un sistema che consiste di un motore a combustione interna,


accoppiato meccanicamente ad un generatore in corrente alternata; comunemente utilizzato
per far fronte, automaticamente, allassenza o anche solo allinsufficienza dellalimentazione
di rete.
In condizioni normali lutenza alimentata dalla rete. Al venir meno di unalimentazione
sufficiente, specie in termini di ampiezza di tensione, ad un corretto funzionamento
dellutenza, il gruppo elettrogeno si avvia e i carichi dellimpianto vengono commutati su
esso fino a quando non si ripristinano le condizioni di rete compatibili con lutenza e il carico
pu essere commutato nuovamente sulla rete.

Gruppo
elettrogeno
con
serbatoio
di
servizio integrato e
quadro
di
commutazione

Gli elementi costitutivi di un gruppo elettrogeno sono:

un motore a combustione interna: pu essere alimentato a benzina per i gruppi di


potenza inferiore ai 10 kVA, a gas metano o pi usualmente a gasolio, dato il
maggiore rendimento che il ciclo diesel offre;

83

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

un alternatore trifase: che trasforma lenergia meccanica del motore a combustione


interna in energia elettrica;

un serbatoio di carburante di servizio: generalmente integrato nel basamento e


contiene una quantit minima di combustibile (per i motori a benzina e a gasolio);

una batteria: per lavviamento del motore;

un quadro di commutazione: che pu essere manuale o automatico e consente


linterconnessione del gruppo con la rete;

una cofanatura di insonorizzazione (opzionale): per ridurre la rumorosit del gruppo.

I costi del GE variano in funzione della potenza erogata.

Costo di GE con quadro di avviamento automatico, diesel, non


insonorizzato delle maggiori case costruttrici

6.4

DISPOSITIVI DI PARALLELISMO, RIDONDANZA E SINCRONIZZAZIONE

In alcuni casi per aumentare laffidabilit del sistema e garantire una qualit di alimentazione
sempre esente da microinterruzioni necessario ricorrere a dispositivi atti a creare ridondanza
elettrica.
Infatti il parallelismo di 2 o pi UPS non garantisce la completa affidabilit, in quanto
generalmente le macchine parallelate sono di taglie tali da coprire lintero fabbisogno ma
qualora una macchina si danneggiasse non sarebbe in grado di reggere tutto il carico. Si parla
quindi di ridondanza elettrica, ovvero linserzione di un UPS in pi che ha il compito di
sopperire a guasti degli UPS normalmente usati.
Per fare questo necessario avere uno switch statico (STS Static Transfer Switch) che possa
verificare la funzionalit dei dispositivi che forniscono alimentazione e decidere su quale
ingresso commutare luscita, in tempo zero.
Un altro problema pu essere determinato dalla sincronizzazione delle sorgenti. Infatti quando
il dispositivo STS effettua la commutazione, se le sorgenti non sono sincrone, si potrebbero

84

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

avere, per assurdo, delle microinterruzioni dannose quanto quelle dovute ad una cattiva
alimentazione.

6.5

I FILTRI PASSIVI

I filtri passivi (tuned filter ovvero filtri accordati) sono unapparecchiatura elettrica e servono
per eliminare o comunque abbattere le armoniche presenti sulla rete causate da carichi non
lineari, come ad esempio gli stessi UPS. Il filtro passivo
realizzato accordando opportunamente in frequenza, una
batteria di condensatori ed una reattanza trifase. In questo
modo realizzato un circuito risonante che scelto come via
preferenziale dalla corrente armonica che si vuole ridurre:
infatti

il

filtro

presenta

un

valore

dimpedenza

sufficientemente basso solo in corrispondenza del valore di


frequenza a cui accordato.
Pu essere inserita anche uninduttanza di linea che, se

Esempio di filtro passivo

prevista, consente il disaccoppiamento del carico e del filtro


dalla rete, in modo da migliorare la ripartizione voluta delle correnti armoniche fra rete e
filtro. Inoltre garantisce il corretto funzionamento del filtro
in caso di variazioni della distorsione di rete.
Lapplicazione dei filtri comporta unanalisi approfondita
delle condizioni di funzionamento dellimpianto, in quanto
il dimensionamento dato dal tasso di distorsione armonica
totale della rete, al fine di identificare il valore di accordo
del circuito risonante, ed inoltre necessaria la conoscenza
se sulla rete esistono altri filtri o impianti di rifasamento
(automatico o fisso) in quanto si potrebbero creare circuiti
risonanti che determinerebbero lo scoppio delle capacit
Schema di collegamento di un
filtro passivo

delle batterie di rifasamento.

85

Corrente [A]

Corrente [A]

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Tempo [ms]

Tempo [ms]

Andamento della corrente prima e dopo linserzione del filtro passivo

6.6

I FILTRI ATTIVI

Il filtro attivo analogamente al filtro passivo serve per effettuare la compensazione delle
armoniche che sono presenti sulla rete a causa di carichi non lineari.
Il filtro attivo in grado di compensare le armoniche di corrente nel miglior modo attualmente
attuabile. In pratica consiste in un convertitore regolato e lo si pu considerare come se fosse
un generatore di corrente. Una volta inserito nella rete fornisce una corrente nel punto di
connessione corrispondente alla componente armonica totale causata dal carico non lineare,
ma con segno opposto. In tal modo le componenti armoniche si annullano vicendevolmente e
quindi a monte del punto di connessione del filtro la rete percorsa dalla sola componente
fondamentale. Inoltre la compensazione delle armoniche da parte del filtro controllata
istante per istante e la qualit della compensazione indipendente dallimpedenza di rete e
dalla distorsione della tensione causata da armoniche o buchi di tensione.
Inoltre il funzionamento di altri carichi collegati alla linea principale non influenzato dal
filtro. Dato il meccanismo di funzionamento del filtro attivo e le alte prestazioni dinamiche
che presenta, la compensazione della corrente distorta si manifesta senza ritardi e la si pu
considerare istantanea. Inoltre con i moderni filtri armonici si riescono a compensare fino al
50 ordine circa e con i modelli di filtri a 4 conduttori si riescono ad eliminare anche le
correnti di neutro.
Inoltre, date le caratteristiche di funzionamento del filtro attivo, lo stesso risulta indipendente
dal cos della rete, dalla direzione della potenza e dal tipo di carico, oltre che dallimpedenza
della rete, caratteristiche che lo rendono facilmente utilizzabile senza particolari precauzioni.
Il costo dei filtri attivi funzione della corrente efficace presente.

86

Qualit del servizio nelle reti di distribuzione e industriali

Esempio di filtro attivo

Corrente prima e dopo linserzione del filtro nella rete

Costo di filtri attivi

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