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Arianna Fermani
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3 Aristotele non si limita a sostenere una molteplicit metodica connessa alla
distinzione degli ambiti (un dato reale, ma relativamente importante), la sua posizione
molto pi radicale a fronte di uno specifico problema e di una specifica debolezza
critica, Aristotele non oppone la necessit di un metodo, ma ipotizza con assoluta
disinvoltura una molteplicit di vie possibili (M. Migliori, Lanima in Aristotele. Una
concezione polivalente e al contempo aporetica, in Fermani-Migliori, eds., Attivit e virt.
Anima e corpo in Aristotele, Milano, 2009, 229).
4 Questa breve riflessione si snoder, certamente in modo non usuale, lungo
tutte e tre le tre Etiche, invece di limitarsi allesame dellEtica Nicomachea e dellEtica
Eudemia escludendo la Grande Etica, o addirittura, come talvolta accade, invece di
concentrarsi esclusivamente sulla Nicomachea. Non si intende, in questa sede, entrare
nel merito della vasta e complessa questione dellautenticit di tali scritti e, pi in
particolare, dellautenticit della Grande Etica (di cui la maggior parte degli studiosi
sembra dubitare). Ci si limita, per, ad osservare come la semplice constatazione della
profonda affinit contenutistica e strutturale tra la Grande Etica e le altre due Etiche
aristoteliche possa, gi di per s, costituire un valido elemento a sostegno dellautenticit
dellopera. Per un esame della questione dellautenticit delle tre Etiche si rimanda al
Saggio introduttivo, in Aristotele, Le tre Etiche, a cura di A. Fermani, presentazione di M.
Migliori, Milano, 2008, XCVIII ss.
5 Il lemma ricorre, allinterno dellintero corpus del filosofo, 52 volte.
Di queste 52 occorrenze 10 si trovano nei Topici, come risulta evidente dalla tabella
seguente, tratta da R. Radice-R. Bombacigno, Aristoteles. Con CD-ROM (Lexicon 3),
Milano, 2005:
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1
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3
7
3
5
1
0.58 %
0.16 %
0.05 %
0.13 %
0.28 %
0.80 %
0.27 %
0.36 %
0.21 %
1.45 %
0.16 %
6
Allinterno del corpus aristotelicum sono riscontrabili 256 occorrenze del
lemma , di cui ben 69, come risulta dalla tabella che segue (tratta da RadiceBombacigno, Lexicon), sono concentrate negli Analitici primi:
Categoriae
De interpretazione
Analytica priora
Analytica posteriora
Topica
De sophisticis elenchis
Physica
De caelo
De generatione et corruptione
Meteorologica
De anima
De sensu et sensibili
De somniis
Historia animalium
De partibus animalium
De generatione animalium
Metaphysica
Ethica Nicomachea
Ethica Eudemea
Politica
Rhetorica
Poetica
6
8
69
12
22
14
9
9
3
1
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1
2
2
1
3
25
5
2
5
5
2
2.46 %
4.40 %
4.61 %
1.19 %
1.27 %
2.26 %
0.45 %
0.78 %
0.47 %
0.09 %
0.94 %
0.36 %
2.50 %
0.05 %
0.07 %
0.15 %
1.07 %
0.23 %
0.18 %
0.26 %
0.35 %
0.58 %
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ii. Lerrore
Per lesame di questa nozione pu essere utile partire da Etica
Nicomachea V, 8, 1135 b 11-25:
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7 Errore ha due significati (o due gruppi di significati) fondamentali: luno
concerne lambito morale, laltro lambito logico-gnoseologico. 1) Lerrore logicognoseologico, per i Greci, a partire dai Presocratici, connesso alla opinione, alla doxa
2) Per quanto concerne lerrore morale, esso coincide con quello che propriamente
definiamo peccato, e che i filosofi greci, a partire da Socrate, hanno per lo pi interpretato
in chiave intellettualistica come errore di ragione o come conseguenza di esso (G. Reale,
Storia della Filosofia Antica, vol. V: Lessico, Indici e Bibliografia, con la collaborazione di
R. Radice, Milano, 2000, 102).
8 In questa sede, per ovvi limiti di spazio, quasi del tutto assente la discussione
con la vasta letteratura critica sullargomento. Mi limito a segnalare, sul tema dellerrore
(sebbene esaminato in ambiti diversi da quello etico), gli articoli di I. Block, Truth
and Error in Aristotles Theory of Sense Perception, Philosophical Quarterly, (1961),
II: 1-9 e di L. Keeler, Aristotle on the Problem of Error, Gregorianum, 13 (1932):
241-260 (il quale, pur facendo emergere i vari sensi che la nozione di amartia riceve
nel pensiero dello Stagirita, conclude che tale polivocit sia fonte di ambiguit e di
scarsa chiarezza). Sul tema dellerrore e del falso nel pensiero greco in generale si
rimanda, invece, ai fondamentali studi di A. Levi (cfr., ad esempio, A. Levi, il problema
dellerrore nella metafisica e nella gnoseologia di Platone, opera postuma di G. Reale,
Padova 1970; seconda edizione ampliata 1971) e a N. Denyer, Language, thought and
falsehood in ancient Greek philosophy, London-New York, 1991. Sul tema del falso e sul
suo (imprescindibile) nesso con la nozione di verit cfr. P. Crivelli, Aristotle on truth,
Cambridge, 2004; K.J. Williams, Aristotles Theory of Truth, Prudentia, 10 (1978):
67-76; F. Fiorentino, Il problema della verit in Aristotele, Sapienza, 54 (2001): 257302; G. Negro, Alcune note sul vero in Aristotele. Laletheia come isomorfismo di
essere e conoscere, Atti dellIstituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Classi di Scienze
Morali (1996-1997), 155: 335-357.
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Nel lungo passo riportato si legge che esistono tre tipi di danni (
), che possiamo schematizzare (disponendoli in un
crescendo di gravit), mediante la tabella sottostante:
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9 Il termine viene qui usato in senso non tecnico, cio come sinonimo, in senso
generico, di sbaglio.
10 La traduzione di questa e delle altre Etiche aristoteliche di chi scrive, in
Aristotele, Le Tre Etiche, cit. Nel commentario cinquecentesco di Figliucci Senese, a
questo proposito, si legge: sono tre sorte di offese una delle quali quella che si fa
per ignoranza, e cotali offese sono dette peccati, ovvero errori pensando battere uno
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Disgrazie () Errori ()
Azioni ingiuste
Agente non colpevole
Agente colpevole ma non ()
vizioso
Agente colpevole ma non
vizioso
1) compiute contro
ogni aspettativa
()
1) compiuti in stato
dignoranza
( )
2) non contro laspettativa
( )
3) senza cattiveria (
).11
1) azioni compiute
consapevolmente
()
2) ma senza
premeditazione (
)12
3) azioni ingiuste ma non
viziose (
)
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Errori ()
Azioni ingiuste ()
1) Inaspettate
()
2) Non derivano da
cattiveria (
)
1) Non inaspettati
( )
2) Non derivano da
cattiveria (
)
1) Non inaspettate
( )
2) Derivano da cattiveria
( )
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Con ignoranza
( )
Con ingiustizia
( )
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17 Lerrore sempre un , cio un procedimento conoscitivo che
devia e cio non finisce in un atto di intelligenza o, pi propriamente,
non arriva allintelligenza del , di quel soggetto che era supposto come termine
della ricerca (C. Negro, La sillogistica di Aristotele, Bologna, 1967, 129). Si rinvia, in
particolare, al cap. 3: La mediazione dimostrativa nel suo significato psicologico: lerrore e
il falso, 124-130).
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III. Il falso
Questa ulteriore nozione, tanto vasta e quanto vastamente studiata,
per essere delineata nella sua complessit richiederebbe una trattazione
ben pi ampia di quella che possibile riservare ad essa in questa sede.
Laccezione pi immediata e pi nota di falso quella logico-ontologica.
La questione pu essere sintetizzata ricordando, con Reale, come dal
punto di vista logico, Aristotele definisce falso quel giudizio che congiunge
ci che non congiunto o che disgiunge ci che non disgiunto nella realt
Aristotele parla anche di falso in senso ontologico: essere come vero, e non
essere come falso, costituiscono uno dei quattro significati dellessere.28
Il tema del falso, infatti, si trova fondamentalmente polarizzato intorno
a due (diversi ma per molti versi intrecciati) ambiti della riflessione dello
Stagirita: quello logico e quello ontologico, che cercher di passare
rapidamente in rassegna nei due paragrafi che seguono.
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al livello comune, che, per qualche errore, passi dalla felicit allinfelicit. Lombra
inquietante della tragedia si posa anche sul capo del saggio. Ma anche il Platone delle
Leggi contempla la possibilit dellerrore del giusto o, per lo meno, di colui che non
ingiusto. Ed probabilmente questo che intende quando nel Sofista parla di deviazione
del pensiero, che ha individuato il giusto bersaglio ma fallisce nel perseguirlo (G.
Cupido, Lanima in conflitto, 165).
28 Reale, Storia della Filosofia Antica vol. V, 114.
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ogni frase possa essere detta vera o falsa. Ci sono infatti proposizioni che
non si configurano come giudizi, cio come affermazioni o negazioni,33
ma che sono, ad esempio, invocazioni o preghiere:
dichiarativi sono, per, non tutti i discorsi, ma quelli in cui sussiste
unenunciazione vera oppure falsa ( ). Tale
enunciazione non sussiste certo in tutti: la preghiera, ad esempio, un
discorso, ma non risulta n vera n falsa.34
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viene ad invertire. Qui, infatti, il falso, esaminato ancora una volta in coppia
con la nozione di vero, riceve una curvatura marcatamente ontologica.
L essere come vero e come falso, infatti, costituisce uno dei quattro
significati dellessere presentati dal Filosofo, che fa del principio della
originaria e strutturale molteplicit dei significati dellessere36 uno
degli assi portanti della sua riflessione ontologica, in antitesi al monismo
di matrice eleatica. Accanto all essere secondo le diverse figure delle
categorie, all essere come atto e potenza e all essere come accidente,
infatti, secondo Aristotele, c proprio lessere come vero e falso. Anzi,
per essere ancora pi precisi, il falso costituisce uno dei significati del
non-essere (in opposizione al vero, che, al contrario, rappresenta uno dei
quattro significati dellessere).
In Metafisica E, 4, 1027 b 18-20, le nozioni di falso e di vero vengono
descritte in termini pressoch identici a quelli delle opere logiche gi
richiamate:
Per quanto concerne lessere come vero e il non essere come falso
( , ), dobbiamo dire che essi riguardano
la connessione e la divisione di nozioni.
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Quindi:
1) pur inserendo il tema del falso (e del vero) allinterno della
distinzione di natura squisitamente ontologica dei vari significati
dellessere, viene ribadita la valenza eminentemente logica della
questione del falso;
2) il falso, infatti, non nelle cose ma solo nel pensiero e, in alcuni
casi, cio nel caso di realt considerate singolarmente, neanche nel
pensiero. Infatti, si ribadisce ulteriormente, esso si d solo nellunione
() e nella separazione (), compiuta dal pensiero (dato
che unione e separazione sono nella mente e non nelle cose.39
La valenza eminentemente logica della nozione di falso, ribadita
e riconfermata nella Metafisica (in cui, non a caso, questo significato
dellessere risulta essere uno dei pi deboli, accanto a quello dellessere
accidentale40), non toglie, per, ancora volta, il fondamentale ruolo
di banco di prova che la realt, cio lambito ontologico, riveste per
la costituzione stessa del concetto di falso. Emblematico di questa
fondamentale movenza della filosofia dello Stagirita, quanto si legge in
Metafisica , 10, 1051 b 6-9:
__________________
Metafisica , 4, 1027 b 27-28.
Metafisica , 4, 1027 b 29-30.
40 Lessere inteso in questo senso un essere diverso da quello dei significati
eminenti dellessere, quali sono, appunto, o lessenza o la qualit o la quantit o le altre
categorie che il pensiero separa o riunisce; e come lessere per accidente cos lessere come
vero va lasciato da parte: la causa del primo indeterminata, mentre il secondo consiste
in una affezione della mente, e ambedue poggiano sul restante genere dellessere e non
manifestano una realt sussistente fuori dalla mente e oggettivamente (Metafisica ,
4, 1027 b 30-1028 a 2).
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51 Si tratta delle trattazioni delle virt morali, presentate in forma pi o meno
schematica, in Etica Nicomachea II, 7, 1107 a-1108 b, Etica Eudemia II, 3, 1220 b-1221
a, e in Grande Etica I, 20 ss.
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Responsabilit,
Responsabilit piena Responsabilit massima
anche se limitata
Involontario
non imprevisto
Volontaria ma
non scelta
Volontario+scelto=vizio
Disgrazia
Falso
Errore
Ingiustizia
Falso
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si dice falso un uomo che fa sorgere in altri tali nozioni false, cos
come diciamo che sono false le cose che producono immagine falsa.
Perci largomentazione dellIppia, secondo la quale lo stesso uomo
insieme veridico e falso, fallace: essa, infatti, intende come falso colui
che capace di dire il falso, e questi colui che sa e che sapiente.
Inoltre essa dice migliore chi volontariamente falso; ma, questa,
la conclusione di una falsa induzione: chi zoppica volontariamente
() migliore di chi zoppica involontariamente ( ), se
si intende per zoppicare imitare chi zoppica; chi infatti fosse realmente
zoppo volontariamente, sarebbe certamente peggiore; e lo stesso vale
per ci che concerne il comportamento morale.
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sceglie delle nozioni e delle teorie false, che il motivo per cui luomo
viene considerato falso, come si visto.53
In seguito, dove scrive inoltre considera migliore chi fa il male
volontariamente, esclude la seconda tesi falsa. Si tratta di una teoria
per la quale luomo che volontariamente commette azioni disdicevoli
e perverse migliore di chi le commette senza volerlo: il che
falso. Infatti qualsiasi vizioso si definisce dal fatto che disposto a
commettere e sceglie cose cattive. Tuttavia, vuole intendere questo
falso tramite una certa induzione da un caso simile. Tuttavia, chi
zoppica volontariamente migliore e pi degno di colui che zoppica
non volontariamente: cos sostiene che chi commette cose perverse
imita lo zoppicare, in quanto, evidentemente, per entrambi valida la
stessa valutazione, il che, in un certo senso, vero. Infatti, chi zoppica
volontariamente peggiore per ci che concerne la moralit, anche se
migliore per ci che attiene alla capacit di camminare. Analogamente,
colui che commette azioni perverse, peggiore per ci che concerne la
moralit, bench forse non sia peggiore per ci che riguarda qualche
altra facolt. Cos, colui che dice il falso volontariamente, pur essendo
moralmente peggiore, tuttavia pi intelligente di chi crede di dire il
vero, dicendo involontariamente il falso.
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un altro, poi, consiste nell errare con
ignoranza, per esempio nella grammatica,
nellaritmetica e nelle scienze ()
di tal genere
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Anche in questo caso impossibile non solo misurarsi con lenorme mole di
studi prodotti su questo tema, ma perfino farvi riferimento. Per un approfondimento
della questione della metodologia scientifica aristotelica si rinvia al recente studio di F.
Mi, Dialctica y ciencia en Aristteles, Signos Filosficos, XI, 21 (2009): 9-42.
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V. Osservazioni conclusive
Da questo rapido attraversamento delle nozioni di errore e di falso
emerge, innanzi tutto, come tali termini non debbano essere intesi come
sinonimi.67
Lerrore, infatti, non pu essere commesso per scelta e quindi non
acquisire i caratteri del vizio. Uno scenario, questo, che non contrasta con
laffermazione secondo cui possono darsi errori volontari, dal momento
che, sebbene la scelta sia qualcosa di volontario, essa, per certi versi,
fuoriesce dellorizzonte della volontariet. Infatti, mentre tutto ci che
scelto certamente volontario, non tutto ci che volontario viene scelto.
Infatti Aristotele ricorda, ad esempio in Etica Nicomachea, V, 10, 1135
b 10, che tra le azioni compiute volontariamente, alcune sono valutate
e scelte, mentre altre, che pure sono volontarie, non sono per scelte,
come capita nel caso delle azioni compiute sulla scia della passione.
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67 Ora, se lerrore si riduce a una mancanza di pensiero, sembra che il falso
si debba ridurre a mancanza di pensato, cio di oggetto (Negro, La sillogistica di
Aristotele, 127).
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Testi antichi
Aristote, thique Nicomaque, introduction, traduction et commentaire par R.A.
Gauthier-J.Y. Jolif, Louvain-Paris, 1958; 19702, 4 voll.; deuxime dition
avec une introduction nouvelle, 4 voll., Louvain-la-Neuve-Paris 2002.
, Categorie, in Aristotele, Organon, a cura di G. Colli, Adelphi, Milano
2003.
, Dellespressione, in Aristotele, Organon, cit.
, Le Tre Etiche, a cura di A. Fermani, presentazione di M. Migliori,
Milano 2008.
, Metafisica, a cura di G. Reale, Appendice bibliografica di R. Radice,
Milano 2000.
, Poetica, a cura di D. Lanza, Milano 1987 (pi volte riedita).
, Politica, a cura di C.A. Viano, Milano 2002.
, Secondi Analitici, in Aristotele, Organon, cit.
Aristotele (e altri autori), Divisioni, a cura di C. Rossitto, presentazione di
E. Berti, Milano 2005.
Figliucci Senese, F., Della filosofia morale libri dieci. Sopra i dieci libri dellEtica
dAristotile, per Giouanmaria Bonelli, in Vinegia 1552.
Platone, Fedro, a cura di G. Reale, Milano 1998.
S. Tommaso Daquino, Commento alla Metafisica di Aristotele, 3 voll., Bologna
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Letteratura critica
Berti, E., Il valore epistemologico degli endoxa secondo Aristotele, in Nuovi
Studi Aristotelici, Brescia 2004, vol. I, 317-332.
, In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofia antica,
Roma-Bari 2007.
Bertrand, J.M., La rhtorique de livresse en Grce ancienne, in F. Lisi (ed.),
The Ways of Life in Classical Political Philosophy. Papers of the 3rd Meeting of
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Block, I., Truth and Error in Aristotles Theory of Sense Perception,
Philosophical Quarterly 11 (1961) 1-9.
Crivelli, P., Aristotle on truth, Cambridge, 2004.
Cupido, G., Lanima in conflitto. Platone tragico tra Euripide, Socrate e Aristotele,
introduzione di R. Bodei, Bologna 2002.
Denyer, N., Language, thought and falsehood in ancient Greek philosophy, LondonNew York 1991.
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