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VERONICA MELE
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della peste7; il passaggio per roma avrebbe dovuto prevedere che si celeonore. Lascianci governare!; riprendo la citazione della lettera, datata 5
luglio1465, da Castaldo, Ippolita Maria Sforza, IX.
6 La compagnia arriv a Siena il 29 giugno (Marrese, Marco Parenti, 82; Allegretti,
Diario delle cose sanesi, coll. 771-772) e ne ripart solo il 26 agosto (F. Sforza
a Ferrante, Milano 19.VIII.1465, ASM, Sforzesco, Napoli, 215, 90-91), intrattenuta da feste, danze e banchetti organizzati dalle Arti della citt. In occasione del
suo ingresso in citt la duchessa fu salutata con fuochi dartificio, fessi uno bello
apparato a pi il Palazzo [vescovile, dove alloggiava il gruppo napoletano] e fuvvi
200 giovane sanesi e molti giovani, e la Signoria di Siena e della Civilt e i
Signori forestieri, e l si f bellissimi balli e una bella e onorata colazione. e poi
si f uno bello apparato alla Casa [dei Pecci, dove alloggiava Ippolita con le sue
dame] in strada con balli, suoni, canti e collazioni e a tutti [si dettero] infinitissimi confetti e migliori vini (Cronache senesi di Tommaso Fecini, manoscritto
della biblioteca dellArchivio di Stato di Siena, cit. in Lisini, Le feste fatte in
Napoli nel 1465, 10, al quale rimandiamo per la ricostruzione dettagliata del
lungo soggiorno che Ippolita e la sua comitiva dovettero trascorrere a Siena e
delle feste organizzate dalla repubblica per la nobile e numerosa compagnia).
Nella sua cronaca, Allegretto Allegretti ricorda anche un bellissimo Apparato e
ballo, a piei el Palazzo de Signori, e furono convitate quante giovane da bene e
fanciulle aveva Siena, le quali andorono molto bene ornate di veste e gioie, e giovani da danzare, e fecesi una Lupa grande tutta dorata della quale usc una moresca di dodici persone molto bene e riccamente ornate e una vestita a monaca, e
ballavano a una canzona che dice: hora may che fora son/ non voglessere pi
monica/ arsa le sia la tonica/ chi se la veste pi (Allegretti, Diario delle cose
sanesi, col. 772). Il testo della canzone si trova nel manoscritto Escorial IV.a.24
con la designazione canzona napoletana (Atlas, Music at the Aragonese court,
144). Il significato immediato che ne ricaviamo che i senesi intendessero con
quelle performance onorare la nuova duchessa di Calabria e futura regina di
Napoli, la cui abilit ed eleganza nellarte della danza erano ben note; ma possiamo spingerci oltre nella lettura e suggerire che Ippolita inaugurava in quel
modo la sua immagine di ambasciatrice della cultura meridionale, giacch il
credito di cui godeva come donna colta e sensibile alle espressioni artistiche le
consent di svolgere un ruolo non secondario nella diffusione anche al settentrione della produzione artistica napoletana. La tappa senese non fu solo una
sosta forzata condizionata dagli eventi e dalle notizie che giungevano da Napoli:
Siena aveva rappresentato dai tempi di Alfonso il Magnanimo il tasto strategico
su cui pigiare per forzare gli equilibri interni della Signoria di Firenze nonch per
destabilizzare la politica estera della Chiesa, e anche negli anni successivi
Ippolita, ormai membro della casata regale, avrebbe continuato a coltivare una
cordiale amicizia con il reggimento senese, in particolare nei mesi in cui era viva
la crisi tra Napoli e Firenze apertasi con la fallita congiura dei Pazzi.
7 et perch dicto che a roma incomenzao la peste, volemo che a Firenza consultate molto ben con el prefato don Fedrico et soi deputati, et con chi altri ve
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brassero le nozze alla presenza del pontefice, in quanto signore feudale del
regno di Sicilia, ma Ferrante addusse dapprima una conveniente giustificazione di ordine politico-militare per glissare la proposta del papa, e cio che
la situazione in Calabria non era ancora pacificata, per cui nella Provincia
occorreva la presenza del duca Alfonso; in seguito, nonostante la replica del
duca di Milano al re a venire a pi ragionevoli conclusioni8, Alfonso rimase a Napoli ad attendere la sposa, questa volta giustificandosi appunto con
il pericolo della peste9.
Quella che doveva essere, dunque, unautentica marcia trionfale fu
invece puntellata di ritardi, intimidazioni di arresto e minacce di dietro
front. Il rischio che le nozze fossero rinviate era stato paventato dapprima
dalle notizie che erano giunte a Milano, in marzo, sulle gravi condizioni di
salute della regina Isabella di Chiaromonte10, per quanto il sovrano aragonese, con la dovuta cautela suggerita dalla situazione politica internazionale sempre incerta, rassicurava che sarebbero stati differiti solo i festeggiamenti, ma che le nozze si sarebbero celebrate regolarmente a Milano in
maggio che facendo el contrario dice se crederia per ogniuno che ce fosse
discordia tra la vostra signoria et sua maiest et che dicta parenteza may
parir, la via che havereti a tenere, o quella de Siena o quella de Perosa,
Instructione. Il tutto delucidato dal solito Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli
11.IV.1465, ASM, Sforzesco, Napoli, 214, 51.
8 Perch la sanctit de nostro signore desydera et insta molto che lo illustrissimo
signor duca de Calabria nostro genero venghi ad roma ad spoxare al suo conspetto hippolyta nostra figliola con quelle cerimonie et ordini che per altre
nostre haveray inteso, et credemo che hormay quelle cose de Calabria serano
assettate [] pregaray et supplicaray ad sua maeiest che la se degni compiacere ad questo desyderio dela prefata sanctit perch ad nuy per tutti li predicti
respecti ser gratissimo , F. Sforza a Antonio da Trezzo, Milano 5.V.1465, ASM,
Sforzesco, Ippolita, 1479, s. n.
9 Cos lo Sforza si preoccupava di avvisare i propri oratori a roma e a Firenze: lassarano de vegnire ad roma per schiffare li lochi dubiosi, sich ve ne habbiamo
voluto avisare aci che possiati informare la sanctit de nostro signore del tuto et
etiam quelli ano cura de provedere ali apparechii l, F. Sforza a Agostino rossi e
Nicodemo Tranchedini, Milano 8.VI.1465, ASM, Sforzesco, Ippolita, 1479, s. n.
10 Del che se havevano varie opinione, et che la maiest del re dice che se Dio
chiamasse la regina deliberaria prolungare la festa fino ad sectembre proximo, F.
Sforza a Antonio da Trezzo, Milano 6.III.1465, ASM, Sforzesco, Napoli, 214, 237238. Il duca comunque istruiva adeguatamente Cicinello per ogni eventualit: Se
accadesse quello caso ut supra, et sua maiest per questo deliberasse non solo de
non fare festa ma etiandio de prorogare la cosa, voriano le loro signorie essere avisate de tale deliberatione al mancho de doy mesi inanzi, Copia de capituli.
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dovesse havere effecto, che seria cosa molto scandalosa et perniciosa ali
comuni stati11; giungevano infatti gi preoccupanti insinuazioni dalla
Francia, da Firenze e dallinterno del regno su un presunto raffreddamento tra Milano e Napoli12. Invero, quando la regina decedette la sera del 30
marzo, lunica variazione sul programma fu che a Milano, come a Napoli,
lintera corte avrebbe indossato gli abiti listati a lutto fino al giorno dello
sposalizio et in quello mutarse li pani de leticia13.
Celebrate, dunque, le nozze per procura a Milano, con il beneplacito
regio ed il sollievo ducale, agli inizi di giugno limponente corteo congiunto dei fratelli Sforza e della scorta aragonese si mise in marcia verso Napoli,
ma lungo il cammino giunse la notizia, che rimbalz prontamente in tutti
gli stati italiani, dellarresto prima e poi della morte accidentale nelle carceri di Castelnuovo del conte giacomo Piccinino14, protagonista della
guerra di successione, ma nello schieramento angioino, oltre che genero di
Francesco Sforza per averne sposato la figlia naturale Drusiana. Levento
indusse lo Sforza a protestare formalmente nei confronti di Ferrante, disponendo larresto della compagnia di Ippolita a Siena; e la prima ad essere
informata dallo stesso duca della cattura di Piccinino e del dietro front della
comitiva era stata immancabilmente la Signoria di Firenze, che si affrett
ad inviare presso la duchessa di Calabria una delegazione capeggiata da
Dietisalvi Nerone, tradizionale partigiano filo-francese15. La risoluzione del
11 Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli 21.III.1465, ASM, Sforzesco, Napoli,
214, 9-10.
12 Che de qua sparsa fama che per niente essa vostra figliola ha ad venire ad
marito, perch vostra signoria non gli la vole dare, et fra laltri dice che el reverendissimo cardinale dAvignone ha havuto a dire questo medesmo cum multi,
et cos a me ha dicto el conte brocardo haverli dicto Juliano [gundi] noviter
venuto da Firenza, Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli 31.III.1465, ASM,
Sforzesco, Napoli, 214, 30-31.
13 F. Sforza ad Antonio da Trezzo, Milano 11.IV. 1465, ASM, Sforzesco, Napoli,
214, 47-50; le nuove disposizioni furono comunicate contemporaneamente al
primogenito galeazzo che doveva accogliere a Pavia la comitiva aragonese, F.
Sforza a galeazzo Maria, Milano 28.IV.1465, ASM, Sforzesco, Napoli, 214, 79.
La preoccupazione di Ferrante per la delicatezza della situazione tutta fermata
in una bella immagine dipinta dalloratore sforzesco: sua maiest immediate se
trasse sola in uno suo retrecto, loco molto solitario et quasi sotterraneo, Antonio
da Trezzo a F. Sforza, Napoli 31.III.1465, cit. nota precedente.
14 Su di lui si veda Ferente, La sfortuna di Jacopo Piccinino.
15 Firenze 11.VII.1465, ASF, Signori, registro 16, ff. 4v-6r.
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duca di Milano sollev inevitabilmente altrettante proteste da parte dellaragonese, cui si univa con pi veemenza la reazione del principe di Salerno,
roberto Sanseverino, che suggeriva addirittura al sovrano di abbandonare
Ippolita a Siena ed ordinare ai suoi di imbarcarsi per Napoli, tanto pi che
Ferrante sembra che non facesse mistero che ad suo figlio non mancar
moglie, probabilmente pensando gi a qualche unione con un potente
barone: la preoccupazione del re era infatti, a quel punto, pi ancora che
lequilibrio politico della Penisola, risanare le finanze del regno, esauste per
lo sforzo bellico, ed il ritardo di Ippolita comportava anche il differimento
del Parlamento generale, indispensabile per ordinare le nostre intrate con
consentimento de tucto lo regno16. Alla corte aragonese correvano poi
insistenti voci sulla tardit del duca Sforza perch quela voleva prima
vedere como se adaptaveno le cose de Franza17. La gravit della situazione
innesc una frenetica attivit epistolare tra gli Sforza e gli aragonesi, compresa una lettera manu propria che il re decise di inviare direttamente ad
Ippolita ferma a Siena, coinvolgendo la nuora nelle sue motivazioni e giustificazioni politiche sullopportunit della detenzione del Piccinino per il
bene e la pace di tutta lItalia, como per infinite vie se provano li soi perversi
studii et machinatione18.
Adempiute le formalit del caso, da una parte con proteste ufficiali e
dallaltra con linvio delle prove e delle deposizioni dei detenuti19,
Francesco Sforza, soddisfatto delle spiegazioni addotte da Ferrante, si persuase ad ordinare che la comitiva di Ippolita riprendesse il viaggio per
Napoli, constatato causticamente che oramai tale nostra rechiesta non
potere havere loco et el caso inrimediabile20; tuttavia, il duca raccomand
alla comitiva sforzesca di non fare la via di Perugia, poich era stato avver16 Instructio magnifico domino Tristano Sfortie, Napoli 11.VIII.1465, bNF, Italien,
1591, 121-125, ed. in app. n. 8.
17 Queste insinuazioni erano comunicate da Tristano Sforza al padre Francesco,
Napoli 7.VIII.1465, ASM, Sforzesco, Napoli, 215, 72.
18 Ippolita a bianca Maria, Siena 13.VIII.1465, ASM, Sforzesco, Napoli, 215, 8283, ed. in app. n. 9; si tratta della copia, prodotta dalla cancelleria sforzesca, sia
della lettera di Ippolita alla madre, sia di quella del re, che Ippolita ritenne di
inoltrare a bianca Maria, con la preghiera che le venisse restituita.
19 Contenute nel cosiddetto Dossier Piccinino, sono gli interrogatori cui furono sottoposti brocardo da Persico e Aluise da Terzago e inviate dalloratore sforzesco residente a Napoli, Antonio da Trezzo, al duca Francesco Sforza, Napoli
ottobre-novembre 1465, ASM, Sforzesco, Napoli, 215, 101-123.
20 F. Sforza a Ferrante, Milano 19.VIII.1465, cit. nota 6.
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tito dal papa che i cittadini perugini avrebbero potuto attentare alla vita di
Federico dAragona, come protesta e ritorsione di fronte allarresto e alla
morte del conte Piccinino21. Sembra che lo Sforza avesse anche accolto li
prudentissimi consigli et amorevoli recordi della Signoria fiorentina a consentire la ripresa del viaggio et perseverare in lamicitia et parentato contracti con el serenissimo signor re Ferrando22: si profilava evidentemente
gi fin da allora lavvicinamento fiorentino allasse aragonese-sforzesco che
avrebbe portato alla triplice alleanza del 1467. La figura di Ippolita cominciava, dunque, ad essere caricata di delicati significati politici, cos che quelli che vano nel reame in compagnia de la illustrissima Hippolita Maria, tutti
nomi eccellenti della nobilt lombarda e del notabilato milanese, costituivano una vera e propria ambasceria con la missione di rinforzare lalleanza
Napoli-Milano attraverso i duplici matrimoni Alfonso-Ippolita, eleonora
dAragona-Sforza Maria Sforza, sigillati dallinvestitura di Sforza Maria a
duca di bari23.
21 Marrese, Marco Parenti, 89; rosmini, Dellistoria di Milano IV, p.45
22 F. Sforza a Nicodemo Tranchedini, Milano 20.VIII.1465, ASM, Sforzesco,
Ippolita, 1479, s. n.
23 La minuta della lista della compagnia che il duca Sforza sped al proprio ambasciatore a Napoli, e che da Trezzo diligentemente present al re per gli opportuni preparativi degli alloggi, indicata tra le carte sforzesche come Superiores in
nuptiis illustris dominae Yppolite, Sforzesco, Ippolita, 1479, s. n. La lista conta ben
38 nomi, di cui solo tre indicati come superiores: Andreotto del Maino, conte
di borgofranco, Pietro Cotta, giureconsulto e consigliere segreto, e Tommaso
Tebaldi da bologna, consigliere segreto e utilizzato in numeroso ambascerie; i
restanti erano indicati come inferiores. La compagnia tuttavia era ben pi corposa e i nomi si possono facilmente ricavare innanzitutto dalla Instructione che il
duca consegn ai figli, integrata dal testo dellInstrumentum dotale registrato
dalla cancelleria sforzesca (Instrumentum dotale illustrissime Hippolyte Marie
Sfortie Vicecomitis uxoris legitime illustrissimi Alfonsi de Aragonia ducis Calabrie
etc. rogatum et traditum per Candidum de Porris sindicum et notarum illustrissimi
domini nostri domini ducis Mediolani, Napoli 14 settembre 1465, ASM,
Sforzesco, Ippolita, 1479, s. n.). Il gruppo fondamentale era costituito dai notai e
giudici: Candido Porri causidicus et notarius publicus, Iri da Venegono, bonifacio
Aliprando, cancelliere segreto, e Nicola Pizono, ufficiale ducale di Pavia, tutti
iudices ad contractus et notarii imperiali ac regia auctoritate; listruzione generale
e quelle particolari specificavano che Candido Porro e Iri da Venegono avevanola responsabilit di rogare tuti li instrumenti coss de la dote de la illustrissima
hipolita Maria, nostra figliola et de domina elionora con Sforza et de Drusiana
con el conte Jacomo (F. Sforza a Candido Porro, Pavia 10.VI.1465, ASM,
Sforzesco, Napoli, 214, 151). Andreotto del Maino, laulico Pietro da gallarate e
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Capua e in Aversa25, citt spesso scelte dal sovrano per andare incontro a
persone di riguardo26, e dove lingresso fu celebrato con lonore del baldacchino, como era facto nele altre terre doppo chella intr nel reame27. Tra
Aversa e Napoli poi avvenne la prima accoglienza di Ippolita da parte del
sovrano aragonese, e il rituale cos suggestivo e carico di valenze simboliche che necessario soffermarvisi per cogliere i significati di ciascun
gesto28. Laccoglienza anticipata ad un miglio fuori dalle mura di Napoli,
cos come il corteo di musici, di donne e di zenthilomini connotavano gi
lalto rango dellospite; la presenza congiunta del re e del legato pontificio
modernis superviventibus visum omnes perterriti dicebant et timebant Deum
contra nos iratum aut in brevi tempore aliquod magnum omnem in hoc mundo
ostensurum, De Tummulillis, Notabilia temporum, 133-135; scor lo sole et fo
incolore de azuro, Della Morte, Cronica di Napoli, 167; et in lairo fo quisto
signio quillo d che intrao scorao lo sole, che per quatto d di sole non parze
mai, Ferraiolo, Una Cronaca Napoletana, 32; et in questo d ei scurato lo sole
in colore azurro et oro et dur cos per tutta la domenica venente, Passero,
Giornali del regno di Napoli, 27; solo Loise de rosa ne d uninterpretazione propiziatoria: tuta la terra era cilestro []. No te pare grande signo de bene? []
Io non saccio mai per nulla scrittura che Dio facesse sinne in cielo de allegrezze,
se no quando nasso Cristo, e mo a la duchessa, De rosa, Ricordi, 217. Non
c invece alcuna traccia di questo evento nei dispacci dei corrispondenti milanesi, e solo gli oratori senesi giovanni bichi e Andrea Capacci riferiscono alla
repubblica: el sole si mut in colore azurro chiaro che ogni homo dice non
avere mai pi vista simile cosa, Lisini, Le feste fatte in Napoli nel 1465, 39. Il
fenomeno fu, al contrario, oggetto di una tenzone letteraria tra il Panormita e
Porcellio Pandoni, Coppini, uneclisse, una duchessa, due poeti, la quale riesce a spiegare lincongruenza delle fonti col fatto che uneclissi parziale di sole
avvenne in realt il giorno 20, ma che evidentemente i cronisti anticiparono al
14 settembre per enfatizzare lavvenimento con un prodigium astronomico.
25 Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli 13.IX.1465, ASM, Sforzesco, Napoli,
215, 138.
26 Senatore, Cerimonie regie e cerimonie civiche, 165. Anche a Milano era uso
accogliere gli ospiti illustri alle porte della citt o alcune miglia fuori, privilegiando Abbiategrasso, Vigevano e Pavia, dove sorgevano le amene residenze
ducali, e modulando i gesti e lo sfarzo secondo le occasioni e secondo la dignit
degli ospiti, Covini, Feste e cerimonie milanesi, 131 e 141.
27 Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli 13.IX.1465, cit. nota 25.
28 Filippo Maria e Sforza Maria a F. Sforza, Napoli 14.IX.1465, ASM, Sforzesco,
Napoli, 215, 141-142, la copia circolare che Francesco invi a Siena stata edita
in Lisini, Le feste fatte in Napoli nel 1465, 29-32.
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doveva poi ricordare il dominium eminens del papa sul regno29, ed in particolare la scorta di Alessandro Sforza, gran connestabile e vicer dAbruzzo,
con la spada, e di bartolomeo roverella, cardinale di ravenna e legato pontificio nel regno, con la croce, simboleggiavano la difesa militare e la protezione celeste che agivano sul regno di Sicilia, nonch naturalmente lintesa con il ducato sforzesco e lo stato della Chiesa30. Infine il tocco e il
bacio della mano del re da parte della duchessa erano comunque segno
inconfondibile di un onore tributato da un inferiore di grado rispetto ad
un superiore; immediatamente fuori Aversa, infatti, presso lAnnunziata,
Ippolita era stata accolta gi dalle cognate eleonora e Maria dAragona, e al
momento dellincontro ancora il rito del bacio della mano aveva scandito
la posizione gerarchica tra le principesse: in quelloccasione fu infatti
eleonora che toch et basi la mano ad Ippolita, mentre la duchessa
bas domina elionora per mezo la bocha31.
Il medesimo onore del pallio venne conferito ad Ippolita il giorno
seguente, sabato 14 settembre, quando entr trionfalmente in Napoli attraverso la Porta del Carmine sotto un baldechino de drappo doro, affiancata a
destra dal legato pontificio e a sinistra dal sovrano aragonese32, licet haves29 Senatore, Cerimonie regie e cerimonie civiche, 167.
30 Non avendo mai visto la giovane sposa, Ferrante se la fece indicare da
Alessandro Sforza, zio di Ippolita, il quale puose la bocha a lorechia del re.
interessante notare come, mentre il sovrano annullava le distanze gerarchiche nei
confronti della duchessa di Calabria e futura regina, smontando da cavallo e
abbracciando e baciando gli ospiti milanesi amorevolmente, specificavano i fratelli Sforza nel loro resoconto, il cardinale, restando sempre a cavallo, manteneva rigide quelle distanze, Filippo Maria e Sforza Maria a F. Sforza, Napoli
14.IX.1465, cit. nota 28; daltra parte tutti gli inviati milanesi erano soliti registrare linformalit che si respirava alla corte aragonese e che strideva con il costume lombardo.
31 Anche in questo passaggio i due fratelli Sforza non mancarono di notare le differenze tra i costumi lombardi e quelli napoletani: eleonora e Maria dAragona
infatti si presentarono vestite de bruna o berretino o morello, al habito napoletano e con el mantello ale spalle. Madonna elionora era la prima vestita de una
camora de drappo doro morello et una turcha de velluto morello de sopra et una
cathena doro a parecchie fille al collo, como quella che porta domino Antonio
Cincinello, ibidem. Il colore bruno o morello delle due sorelle aragonesi era
dovuto al lutto recente per la morte della regina madre.
32 Se seguirono li ordini presi, prima li trombetti et pifferi, dappoy XV copie delli
nostri gentilhomini cum li baroni del reame, dende XII vescovi, acobiati poy li
araldi et mazeri, poy alcuni principali signori et signore Alexandro con li imbassatori venetiani, fierentini et altri, dende nuy., ibidem e cfr. anche lOrdine ad
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VERONICA MELE
se scripto che non intraria cum baldechino per non acostumarse de fare
dove se trova la persona del re33. La duchessa, il re e il legato pontificio
erano scortati da otto baroni che reggevano le aste del pallio, un onore dal
profondo significato politico, poich se il baldacchino individuava lo spazio consacrato dellautorit sovrana, il controllo delle aste simboleggiava
esercizio di tutela su quei poteri34. Mentre i fratelli Filippo e Sforza Maria
sorvolarono su questo dettaglio, mostrando la loro estraneit a quel sistema di segni e la loro incapacit di comprenderli, Antonio da Trezzo, al con-
intrare, cit. nota 23. Lingresso attraverso la Porta del Carmine, allestremit sudorientale della citt, piuttosto che attraverso la Porta Capuana dove conduceva
direttamente la via Appia percorsa dalla comitiva proveniente da Capua e da
Aversa, era stata scelta dagli organizzatori napoletani perch richiamava espressamente lingresso trionfale di Alfonso il Magnanimo; i fratelli Filippo e Sforza
Maria annotarono, infatti, ma senza esplicitarne il significato, che la numerosa
comitiva pass sotto castello Capoano per deviare verso la Porta del Carmine.
33 Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli 16.IX.1465, cit. nota 23. Lepisodio ricalca esattamente quello narrato da bartolomeo Facio e poi da Angelo Di Costanzo,
a proposito dellingresso a Napoli, nel 1453, dellimperatore Federico III, il
quale si rifiut di incedere da solo sotto il baldacchino senza essere accompagnato dal re Alfonso, cit. in Vitale, Ritualit monarchica, pp. 68-69. Infatti, la
presenza del pallio lelemento essenziale che distingue lentrata dellautorit
sovrana (Senatore, Cerimonie regie e cerimonie civiche, 166), in quanto
delimitava al suo interno uno spazio consacrato (Vitale, Ritualit monarchica,
66). Per il collegamento del pallio regale con il baldacchino del Corpus Christi,
cfr. bertelli, Il corpo del re, 94-95. Il gesto di Ippolita probabilmente era, per,
una consapevole citazione del medesimo rifiuto espresso dal padre Francesco in
occasione del su ingresso trionfale in Milano il 22 marzo 1450 quando recus
il carro e lo balduchino secondo un preciso calcolo politico intendendo cos
presentarsi come campione della libert milanese (Covini, Feste e cerimonie
milanesi, 131, la citazione tratta da bernardino Corio, Storia di Milano, a cura
di A. Morisi guerra, Torino 1978, 2 voll, 1334): se la nostra ipotesi corretta,
il rifiuto, anche se non accolto, di Ippolita esprimerebbe immediatamente una
chiara volont di affermazione della propria identit dinastica.
34 Vitale, Ritualit monarchica, 66. Linevitabile confronto con il magnifico precedente di Alfonso V ci porta a sottolineare che Ippolita non fu fatta salire su un
carro evidentemente riservato alle celebrazioni strettamente militari per il suo
richiamo alla pompa triumphalis romana , ma rimase in sella al suo destriero
cos come Ferrante e bartolomeo roverella: non sappiamo se, oltre ad eleonora
e Maria, anche la lunga teoria di 90 donne che chiudeva il corteo era dotata di
cavalcatura, in omaggio al costume milanese (sulla presenza femminile a cavallo
nelle cerimonie milanesi cfr. Covini, Feste e cerimonie milanesi, 141).
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trario, ambasciatore sforzesco residente a Napoli da dieci anni e ormai esercitato a cogliere la valenza simbolica che connotava le cerimonie regie,
ritenne giustamente fondamentale specificare i nomi dei prescelti: gli otto
uomini rappresentavano luniversalit della Corona (cerano cinque dei
setti grandi ufficiali), del regno (oltre ad essere tutti condottieri, essi erano
anche baroni) e della citt (alcuni di essi erano ascritti ai Seggi nobiliari)35,
mentre tra essi non comparivano lombardi, che presero, invece, posto nel
corteo insieme agli ambasciatori stranieri convenuti per loccasione. Siamo
propensi a credere che lassenza di rappresentanti sforzeschi tra i reggitori
del baldacchino non volesse essere un misconoscimento della figura e dellautorit politica di Francesco Sforza, ma piuttosto che la cerimonia fosse
tutta tesa a mostrarsi come momento di proiezione pubblica dellimmagine della regalit di Ferrante.
Il rito dellincedere sotto il baldacchino fu seguito dalla cavalcata per
tuti li Seggi nobiliari, Porta Nuova, Porto, Nido, Montagna, Capuana, altro
momento pregno di significato, che sanciva il riconoscimento popolare
della nuova duchessa, che solo assimilandosi alla tradizione cittadina poteva ottenere una patente di napoletanit. Linstaurazione di un rapporto
del tutto nuovo tra i napoletani e la principessa milanese doveva essere
stretto innanzitutto fisicamente, nel senso che gli astanti dovevano adire la
persona fisica della duchessa, toccarle e baciarle le mani36. Anche questo
gesto, riferito dai fratelli Sforza probabilmente senza coglierne la portata,
venne in seguito spiegato, con non poca soddisfazione, da Antonio da
Trezzo: tuti li signori et duchesse et altre madone che vanno alla sua pre35 Questi i nomi dei prescelti: Da luna banda alla dextra lo principe de Salerno
[roberto Sanseverino, grande ammiraglio], lo conte camerlingo [Iigo dAvalos,
conte di Monteodorisio], lo conte de Nolla [orso orsini, gran cancelliere] et lo
conte de SanctAngello [Marino Caracciolo], da laltra, cio da la sinistra, cerano lo
signor conte de Fundi [onorato Caetani, protonotario], lo gran siniscalco [Pedro
de guevara, marchese del Vasto], lo conte Orso como conte de Tagliacozzo [probabilmente si tratta di una confusione con il cavalero Orsini, cio roberto orsini]
et lo signor Matheo de Capua [conte di Palena], Antonio da Trezzo a F. Sforza,
Napoli 16.IX.1465, cit. nota 23. Antonio beccadelli sottolineava che, quando
Alfonso il Magnanimo entr trionfalmente in Napoli, lonore di reggere le aste
fu concesso alla sola nobilt di Seggio, finanziatrice di una delle tre sezioni del
corteo, Vitale, Ritualit monarchica, 68; Pinelli, Fatti, parole, immagini, 39.
36 Incomenzarono a venire de molti zentilhomi et signori alincontro, quali
dismontavano et tochata et basiata la mano ad domina duchessa tutti remontavano et se mettevano inante, Filippo Maria e Sforza Maria a F. Sforza, Napoli
14.IX.1465, cit. nota 28.
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VERONICA MELE
sentia, tuti gli basano la mano in quello modo che se proprie fusse regina37, come a dire unapprovazione ufficiale e definitiva del ruolo istituzionale di Ippolita. La prospettiva che la Sforza sarebbe stata trattata come una
regina si era palesata gi allindomani della scomparsa di Isabella di
Chiaromonte: sua maiest vole et fermamente intende che la prefata
vostra figliola tenga lo loco, arbitrio et auctorit che haveva la prefata regina, et che dal titolo in fora che non se gli po dare, essa sia regina et honorata come regina, aveva annunciato da Trezzo38. Lattraversamento della
citt implicava, infine, anche il riconoscimento dellinsediamento della
nuova duchessa di Calabria: la cavalcata, infatti, iniziata dalla Porta del
Carmine, termin a Castel Capuano, la sede designata per gli eredi al trono
di Napoli39. La prima faticosa giornata si concluse nella Camera degli sposi
a Castel Capuano con la rogatio dellInstrumentum dotale in conspecto de
tutte le donne et de molti signori40: la fase pi delicata dal punto di vista
strettamente diplomatico, che vedeva finalmente lesito delle lunghe trattative condotte tra i due stati negli ultimi dieci anni.
Il programma delle cerimonie culmin la domenica 15 settembre, con
il rito religioso officiato dal cardinale roverella sul sagrato antistante il
Duomo41: bench il matrimonio fosse gi stato celebrato per procura a
Milano, il duca Francesco voleva infatti avere la assoluta sicurezza che si
celebrasse unaltra fiata a Napoli [] col prefato duca de Calabria per
verba de presente per annullare ogni possibile difetto di forma degli sponsalia per verba de futuro stipulati nel lontano 145542. Nella cattedrale
37 Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli 4.X.1465, ASM, Sforzesco, Napoli, 215,
198-199.
38 Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli 11.IV.1465, bNF, Italien, 1591, 31.
39 Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli 4.X.1465, cit. nota 37. Il rituale della
cavalcata venne ripetuto anche il giorno seguente, cio il giorno della celebrazione religiosa del matrimonio, con itinerario da Castel Capuano a Castelnuovo,
dove si diede inizio ai festeggiamenti, Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli
16.IX.1465, cit. nota 23.
40 Alle hore XXIII fu facto linstrumento de la dotte et la protexta de le cose donate de verbo ad verbum, como se contene in le minute portate da Milano,
Filippo Maria e Sforza Maria a F. Sforza, Napoli 14.IX.1465, cit. nota 28.
41 Il resoconto puntuale garantito dal solito Antonio da Trezzo a F. Sforza,
Napoli 16.IX.1465, cit. nota 23.
42 Listruzione del duca ai figli fu al riguardo perentoria perche l matrimonio
uno stretto sacramento et cosa ordinata da Dio et da Sancta Chiesa per conservatione et multiplicatione de la natura humana, Instructione.
40
Ippolita si rec vestita in habito regale, cio cum la corona in testa: labito da
sposa, secondo lInventarium bonorum parafrenalium, valeva 5600 ducati,
mentre la corona era una ghirlanda di 310 perle del valore di pi di 3000
ducati43. Ci che colpisce nel resoconto di Antonio da Trezzo per lestraneit milanese rispetto al rito celebrato a Napoli: lo reverendissimo
cardinale fece certa cerimonia assueta de farse qua in benedicere lo anello
de la fede.
Anche la funzione religiosa venne caricata di un duplice significato
politico: da un lato concerneva il rapporto, sempre teso, tra il regno e la
Chiesa di roma, dallaltro dava luogo ad una vera e propria spettacolarizzazione dellevento che la dinastia regia offriva di s stessa al popolo, con il
chiaro scopo di suscitare consenso corale e di rendere visibile a tutta la cittadinanza quella manifestazione in cui si dispiegavano insieme tutti quanti i simboli della regalit: il sovrano presente, il suo successore con la legittima consorte, che avrebbero a loro volta assicurato la continuazione della
dinastia, il delegato pontificio a porre il sigillo della consacrazione papale
su quella discendenza regale contestata, la tutela della nobilt regnicola ad
obliterare lipoteca dellillegittimit di nascita.
La benedizione papale, poich non era stata impartita a roma, venne
concessa tramite una bolla letta dallo stesso roverella, che consegn anche i
doni che Paolo II inviava agli sposi: tra gli altri preziosi doni il pontefice regalava ad Ippolita spiccavano certi Agnus Dei bene ornati doro et perle44 e unan43 In effetti la figura di Ippolita non doveva essere molto lontana dallimmagine
regale, considerato labito che indossava: madonna duchessa haveva in dosso el
vestito de dalmaschino brochato con le maniche strette, con il lavaro allistato,
haveva in testa la ghirlanda de perle, el ballasso grande in fronte, li duy da canto,
un altro in pecto et un altro suso la spalla, faceva un bel vedere, Filippo Maria
e Sforza Maria a F. Sforza, Napoli 14.IX.1465, cit. nota 28. Confrontando la
descrizione nella lettera con lelenco del corredo, possiamo identificare labito da
sposa di Ippolita con uno vestito de zetonino raso cremesino cum le maneche
ad ale foderate da broccato doro in damaschino verde et lo busto foderato de
sendale verde recamato de perle et de argentaria li suso perle VIIIIMDCCCCLXVI
estimato ducati IIIIMCCCCLXXXXII et in lo recamo gli onze LXX doro et dargente filato estimato cum lo drappo doro zetonino raso et sendale ducati MCVII
monta in tutto in somma: ducati VMDC, Inventarium bonorum parafrenalium
illustrissim domine Hippolyt Marie ducisse Calabrie, [Milano] 1 luglio 1465,
ASM, Registri ducali, registro 24, ff. 275-286, ed. Motta, Nozze principesche del
Quattrocento, 71-81.
44 gli Agnus Dei erano dischetti di cera, le cui dimensioni variavano a seconda
della posizione gerarchica di chi le riceveva; su entrambe le facce di quei dischi
era raffigurato lagnello giacente sul mistico libro chiuso da sette sigilli, e aven 41
VERONICA MELE
coneta raffigurante una Madonna col bambino, affinch la Vergine gli conceda gracia a ley anchora da havere un bel figliuolo in capo de lanno45.
Sia le cronache che i pi dettagliati resoconti degli ambasciatori presenti alla corte napoletana, che pure sono noti come accorti osservatori
delle consuetudini cerimoniali in uso presso gli altri principati, non riportano notizie relative a manifestazioni popolari di giubilo o carnascialate
allegoriche inscenate per le strade della citt, n arredi effimeri o addobbi
floreali, la cui memoria legata allingresso trionfale di Alfonso il
Magnanimo era ancora vivissima nei contemporanei, e non solo napoletani46. Il motivo risiede nel fatto che la corte e la citt tutta era ancora stretta nel lutto per la recente scomparsa dellamata regina Isabella di
Chiaromonte47, per cui i festeggiamenti per le strade cittadine furono
ridotti ai soli momenti cerimoniali essenziali e fortemente simbolici,
do nella zampa destra lo stendardo trionfale crociato. I dischi si ricavavano dal
Cero Pasquale dellanno precedente, e il loro dono simboleggiava la distribuzione eucaristica del Corpo di Cristo. Al solo pontefice erano riservate la loro distribuzione e fabbricazione, che richiedeva il crisma dellunzione, cio lo stesso utilizzato per le incoronazioni. Nella credenza comune, quei dischetti assunsero
valore apotropaico, ad esempio a protezione delle donne contro le complicanze
della gravidanza e del parto, bertelli, Il corpo del re, 124-129.
45 Il duca Alfonso riceveva invece in dono un Agnus Dei, una coppa e un salarolo
doro, unanconeta con un crocifisso, una bellissima spada lavorata con oro et
altre zoie, quale mand la maiest del re de ungaria a donare a sua beatitudine,
et se dice fe del gran Turco etc., scrivando alo reverendissimo legato ut supra
che lamonisca sua illustrissima signoria con quella spada essere prompta a defendere la fede de quel crucifixo che sta depincto ne lanchoneta donatagli: i doni
che Paolo II invi agli sposi erano stati descritti e spiegati nel loro valore simbolico dalloratore sforzesco residente a roma, Agostino rossi a F. Sforza, roma
15.IX.1465, bNF, Italien, 1591, 152-153, ed. parzialmente da Welch, Ippolita
Maria Sforza, 130-131 e 377-378, nota 8, la quale per erroneamente attribuisce a Ferrante i doni offerti dal pontefice. Si noti, al di l della ovvia e tradizionale simbologia dei doni papali offerti ad una coppia regale, linsistenza sul ruolo
e in un certo senso il destino di un sovrano cristiano in qualit di difensore della
fede, il che valeva come esplicita sollecitazione da parte del papa ad organizzare
finalmente la Crociata contro i Turchi.
46 A circa ventanni dalle magnifiche cerimonie, lingresso del Magnanimo veniva rappresentato sui due fronti di un cassone matrimoniale fiorentino, sulla cui
datazione e sul significato politico del richiamo al trionfo napoletano cfr. Alisio
et alii, Arte e Politica tra Napoli e Firenze.
47 Lo stesso Ferrante indossava un abito de velluto negro, Filippo Maria e Sforza
Maria a F. Sforza, Napoli 14.IX.1465, cit. nota 28.
42
desunti dalla tradizione delladventus piuttosto che dal repertorio delle cerimonie delle entrate regali e dellincoronazione di pi recente elaborazione;
le giostre secundo el modo qui e i banchetti a Castelnuovo che furono
ricordati dagli scriventi lombardi soprattutto per la smodatezza48 furono, invece, riservati alla sola nobilt regnicola convenuta, agli ambasciatori residenti e agli ospiti stranieri49. La citt fu, comunque, allietata da due
48 Cos racconta bonifacio Aliprandi a F. Sforza, Napoli 22.IX.1465, bNF,
Italien, 1591, 165: fu portata la collatione supretiosa al modo usato ma male
distribuita perch, antequam sia gionta, fo posta ad sacomano e ancora: fu portata la collatione bellissima, ma pur sachezata como heri (che in vero cosa vergognosa). Il comportamento rissoso e smodato dei convitati doveva essere una
costante nelle feste napoletane: a Napoli, spesso, lo spettacolo si riduce quasi
esclusivamente allesibizione di ricchezza e di abbondanza [] la smodatezza e
leccesso sono dati che saltano subito agli occhi, osserva Marzia Pieri, commentando le feste del 1473 in occasione del matrimonio di eleonora dAragona,
Pieri, Sumptuosissime pompe, 50-51.
49 Franchino Caimi a F. Sforza, Napoli 19.IX.1465, ASM, Sforzesco, Napoli, 215,
151; bonifacio Aliprandi a F. Sforza, Napoli 22.IX.1465, cit. nota precedente.
Negli Annales Ludovici de Raimo editi da Muratori (col. 233) specificato che le
giostre si tennero nellampia area tra Castel Nuovo e lIncoronata, uno dei nuovi
spazi, cio, che la Corona stava riorganizzando sia dal punto di vista strutturale
che funzionale (larea intorno alla chiesa dellIncoronata sarebbe stata, infatti,
scelta dal duca di Calabria Alfonso per riunirvi gli uffici del Tribunale: per le
prove archeologiche di questo progetto e per il programma politico di ristrutturazione dello spazio del re cfr. Mele-Senatore, Il regno di Napoli). Dato il
gusto prevalentemente equestre-cavalleresco della societ iberica, lAragona era
stata da tempo un luogo di produzione di giostre, tornei e passi darme: per i
significati politici connessi allautorappresentazione militare-cavalleresca della
monarchia aragonese, e realizzati in particolare nelle coreografie delle finte battaglie, il juego de caas, in occasione del trionfo del Magnanimo, cfr. bertelli, Il
corpo del re, 12-21, Pinelli, Fatti, parole, immagini, 48-49, Id. 1985, 325,Pieri,
Sumptuosissime pompe, 41-42. Daltra parte, nel trionfo del 1443 il
Magnanimo si richiam ad un proprio precedente, la magna et solemne giostra
tenutasi a Carbonara nel 1423, ricordata nei Diurnali del duca di Monteleone
per la magnificenza delle architetture effimere, Diurnali, 109. Le puntuali citazioni dallingresso trionfale di Alfonso V (lingresso attraverso la porta del
Carmine, il baldacchino coperto da drappo dorato, i reggitori delle aste del pallio, la cavalcata attraverso i Seggi napoletani conclusasi a Castel Capuano, le giostre) nellingresso in citt di Ippolita, che crediamo essere stato interamente organizzato dai napoletani, erano intese ad immettere non solo la novella sposa ma
la coppia ducale nel solco della discendenza legittima dei Trastmara, un intento tutto politico che fin per annullare al di l della sobriet dei festeggiamenti
43
VERONICA MELE
settimane di alegreza et festa de falledii50 che si conclusero con uno aconcio parlamento ad dicti vostri figlioli presente la duchessa et tuti altri zentilhomini vostri et signori et baroni del reame, con cui ufficialmente si
sanciva lingresso di Ippolita nella sfera politica degli aragonesi.
Dopo il primo impatto solenne della neo-duchessa di Calabria sul
suolo napoletano, Ferrante capitalizz quel momento di manifestazione
collettiva, fondendo il rito sacro con lo spettacolo profano: dapprima fu
organizzato uno facto darme sive torniamento per marcare le profonde radici cavalleresche catalane e il vero fondamento della legittimit del potere
richiesta sia dal lutto recente sia dalla difficile congiuntura politica da cui il regno
stava appena emergendo i momenti goliardici e teatrali, che sarebbero stati
invece ripresi per le nozze di eleonora e beatrice dAragona, per lasciare spazio
solo alla matrice classica dei trionfi allantica (sui trionfi allantica alla corte aragonese di Napoli cfr. Durso, Il Trionfo allantica; Pinelli, Il trionfo meticcio
di Alfonso dAragona; helas, Der Triumph von Alfonso dAragona; Iacono, Il
Trionfo di Alfonso il Magnanimo; Alisio et alii, Alisio et alii, Arte e Politica tra
Napoli e Firenze; Pinelli, Feste e Trionfi). Sia a Milano che a Napoli furono,
infatti, recitate orazioni in latino: il Carmen nuptilae in divam Hippolytam et
Alphonsum Brutiorum ducem di elisio Calenzio, unorazione composta dal vescovo di gaeta, Francesco Patrizi, lOratio in nuptiis illustrissimorum Alphonsi ducis
Calabriae et Hippolitae Sfortiae coniugis habita pronunciata il 20 settembre nella
cattedrale di Napoli da Francesco bertini, segretario del cardinale di ravenna
bartolomeo roverella, per il quale il bertini compose anche il breve discorso
tenuto in occasione della cerimonia nuziale; la tenzone letteraria tra Antonio
beccadelli e Porcellio Pandone. un ingresso, insomma, che, nonostante i chiari
calchi, fu alquanto diverso dal trionfo meticcio del Magnanimo, minuziosamente organizzato, in cui si erano avvicendate sequenze di trionfi allantica e di
royal entry, di pageants e tableaux vivants fiorentini e di entrems cathalan; un
ingresso, quello di Ippolita, che, al contrario, predilesse la componente classica,
forse anche per omaggiare la colta duchessa, la cui fama di oratrice si era diffusa
al tempo della sua orazione latina recitata alla dieta di Mantova al cospetto del
pontefice Pio II (poich lorazione circol in numerose copie, debitamente corredata del commento lusinghiero del papa, esistono negli archivi italiani e internazionali numerosi codici miscellanei che contengono il testo, rimandiamo pertanto soltanto alledizione di Angelo De Tummulillis, Oratio inclite ducisse Calabrie
filie illustrissimi Francesci ducis Mediolani facta coram S. D. papa Pio in Concistoro
cardinalium Mantue 1459 mense iunii. Notabilia temporum, 231-232).
50 Antonio da Trezzo a F. Sforza, Napoli 16.IX.1465, cit. nota 23; cfr. anche nce
foro facte iostre et feste per XV d, Della Morte, Cronica di Napoli, 112; e durao
undice d la festa, De rosa , Ricordi, 217. Le alegreze e i falledi o fallodii consistevano in genere in luminarie: fal per le strade, torce e candele a finestre e balconi o sulle fortificazioni, Senatore, Cerimonie regie e cerimonie civiche, 177.
44
VERONICA MELE
VERONICA MELE
VERONICA MELE
APPeNDICe DoCuMeNTArIA
1
MeMorIA MAgNIFICo DoMINo ANToNIo CICINeLLo regIo orATorI De hIS Que
Agere hAbeT CuM SereNISSIMo DoMINo Suo DoMINo regI FerDINANDo
SICILIe eTC. CIrCA NegoTIA DoTIS ILLuSTrISSIMA DoMINe IPPoLITe DuCISSe
CALAbrIe eTC.
Milano, 22 novembre 1464
bNF, Italien, 1590, 478. Minuta.
Primo dirite alla maiest del signor re che la dote de la prefata illustrissima
madona hyppolita de fiorini ducentomillia de Millano da soldi XXXII luno
secundo le conventione altre volte facte de le quale appare publici instrumenti, de
li quali fiorini CCm, el terzo vidilicet fiorini 66666 et duy terzi se degono spendere in iocalibus et altri ornamenti et gi sono spesi in le cose qui infrascripte:
primo per zoye ducati XIIm
item per paramenti et ornamenti de la camera ducati IIIIm
item per argento ducati IIIm
item per fornimento da altare ducati. Im
item per para XXIV de capse ducati Vc
item per vestiti XII mantelline X
camorre XII para X di maniche
di brocato de veluto panni ducati.Vm
item per libri ducati Vc
item per altri diversi fornimenti etc. deli quali non se pone summa
summa: duc. XXXVIm
Li altri duy terzi de dicta dote che sono fiorini 133333 et uno terzo che fano
ducati doro LIIm XXXII vel circa a soldi LXXXII per ducato como correno de presente in Milano, se scontarano in la summa deli denari li quali lo illustrissimo signor
duca de Milano ha spesi per la prefata maest del re nelli facti de genova como
appare per confessioni de mano propria de li agenti per sua maest.
et de tutta questa summa de fiorini ducento millia ut supra la prefata maest
del signore re et lo illustrissimo signore Alphonso duca de Calabria suo primogenito et marito de la prefata illustrissima madona hippolita se haverano ad obbligare et fare instrumenti de dote secundo la consuetudine del regno et la forma de
li dictati che de qua gli ser mandata, et che per la dicta dote sia la illustrissima
madonna Ypolita assecurata in el regno in genere et in spetie, secundo che ser
notato in la dicta forma et como sar de piacere de soa maest.
Item, ultra le predicte cose, perch la illustrissima madonna duchessa de
Milano intende donare alla predicta illustrissima madonna hyppolita sua figliola,
ultra la sua dote, tante gioye et altre cose che pigliaranno bona summa de dinari
con condicione che essa ilustrissima madonna hyppolita liberamente ne possa
50
disponere et fare como gli piacer, domanda essa illustrissima madonna duchessa
de Milano che la prefata maest del re et lo illustrissimo signor duca suo figliolo
gli faciano uno strumento et chiareza che delle predicte cose essa madonna
hyppolita ne possa disponere e donare et farne suo piacere senza altra licentia n
consentimento de la prefata maiest del re et de lo illustrissimo suo figliolo suddetto et secondo la forma et dictato che di qua se mander.
Item direte ala prefata che gli piacia ordinare che lillustrissimo don Federico
o altri che parer alla sua maest habia oportuna carta et procura in solenne forma
dal illustrissimo signor Alfons duca de Calabria et confermata et roborata per la
maest soa de potere quando sarano qua de potere sposare solennemente Ipolita
nostra figliola in nome et vice desso illustrissimo signore don Alfons suo marito,
intendendo ancora che quando Dio dante, essa Ipolita sar gionta ad Napoli, la
debia esso signore don Alfons personalmente sposare con solennit.
2
rICorDo FACTo AL MAgNIFICo DoMINo ANToNIo CINCINeLLo DeLe CoSe hA
AD reFerIre ALA MAIeST DeL SereNISSIMo SIgNor re FerrANDo Per PArTe DeLI
ILLuSTrISSIMI SIgNor DuCA De MILANo eT MADoNNA DuCheSSA Per Le CoSe
PerTINeNTI ALe Noze DeLA ILLuSTre MADoNNA hIPPoLYTA PrINCIPeSSA eT Per
Lo VeNIre eT reTorNAre De QueLLI hANNo AD VeNIre Per eSSA
VERONICA MELE
Quarto. Perch per lo suspecto dela peste stata questanno in molti lochi,
pur se dubita de lanno a venire, ricordano sue signorie che la sua maiest guardi
ad elegere quella via gli parer pi sana et con mancho suspecto de peste per conservatione de luno stato et de laltro, perch da Parma in l lassano il carcho a sua
maiest, et se per caso el morbo fusse de qua o de l o vero per camino, in modo
male se potesse caminare se non per lochi infecti, voriano essere avisati de quello
deliberer sua maiest de fare in questo caso. ben recordano non se facia la via per
mare.
Quinto. Voriano essere avisati duno pezo inanzi del d che delibera se partino de l quelli manda sua maiest, et coss del tempo se hanno ad partire de qua
per essere ad casa al designo de sua maiest, del qual tempo sue signorie non fanno
caso purch il matrimonio non se consumi in el mese di magio per contenteza
loro. Se fusse bene el primo d de iunio o il secondo o il terzo o come gli piace non
se ne curano. bene recordano che se habia advertentia al mancho al moverse de l
elegere uno bono d, perch similiter faranno loro signorie al moverse de qua et a
consumare el matrimonio.
Sexto. Le signorie loro hanno facto una lista de quelle persone gli piace siano
necessarie al servitio de madonna principessa, et lhanno facta un pocho scarsa per
non sapere el stilo se costuma de l: voriano sue signorie che voy monstransti dicta
lista a sua maiest subito come giongerite l et che sapiati se gli pare de agiongere
o de diminuire a quello ordine, et se sua maiest vole deputare lei queste persone
de soy o tutte o parte, et particulariter et distincte ad quali officii et servitii sua
maiest delibere mettere de soy et ad quali le loro signorie hanno ad fare provisione, et che volontissime et senza dilatione vogliati chiarire del tutto le loro signorie
perch possano providerse de quelli che gli mancassero. Similiter vogliati chiarire
que salario limitato per ordine a quelli officiali haveranno ad providere loro
signorie, et se sopra quello se hanno ad fare le spexe o glie saranno facte da corte
ultra el salario, et ci che se costuma de l.
3
CoPIA De CAPITuLI FACTI IN eL PrIMo rICorDo Se DoVeVA DAre AL MAgNIFICo
MISSer ANToNIo CINCINeLLo LI QuALI SoNo LASSATI gIoSo
IN Lo Suo rICorDo Per rISPeCTo Che LuY SA
4
QueSTo LorDINe DeLA FAMIgLIA QuALe Se hA AD DAre
ALA ILLuSTre MADoNNA PrINCIPeSSA
Madonna Petra dala Mirandola computati doy famigli et doe femine ___
cavalli V, boche V
unaltra gentildonna computata una femina ___ cavalli II, boche II
Donne dece ___ cavalli X, boche X
Caravaze quattro ___ cavalli IIII, boche IIII
Pagi quattro ___ cavalli 0, boche IIII
Provisionati sive staferi quattro ___ cavalli 0, boche IIII
Capellano uno con el cherico ___ cavalli II, boche II
Medico uno ___ cavalli III, boche III
gentilhomini doy de reputatione per compagnia de sua signoria ___ cavalli
VIII, boche VIII
Cancellero ___ cavalli III, boche III
uno che gli dia da bevere ___ cavalli II, boche II
uno che gli tagli in tavola ___ cavalli II, boche II
uno che porti el piatello ___ cavalli II, boche II
uno credenzero et sottocredenzero ___ cavalli III, boche III
uno apparechiatore da tavola per sua signoria ___ cavalli II, boche II
uno expenditore ___ cavalli II, boche II
Doy apparechiatori per le donne et per la credenza ___ cavalli II, boche II
Doy servitori per le donne ___ cavalli II, boche II
Tre portatori per piatelli et minestre per le donne ___ cavalli III, boche III
53
VERONICA MELE
5
INSTruCTIoNe De TuTI LI MoDI eT orDINI Se hANo A SerVAre Per QueLLI
Che VANo NeL reAMe IN CoMPAgNIA De LA ILLuSTrISSIMA
graciare la signoria soa de li honori haver facti a tuta la compagnia, nientedemeno volemo che anche vuy, Filippo et Sforza, con cordiale, dolce et affectionate
parolle rengraciati la signora soa, offerendoli de novo, per confortati con el parere del illustre don Fedrico et di soi deputati (b), quanto ve parir expediente etc.
Andando poi a bologna per primum sariti desmontati, intesa lhora commoda vuy, Filippo et Sforza, con la compagnia dicta de sopra, andareti a visitare lo
reverendissimo monsignore legato et reccomandandone a la signoria soa nuy,
madona vostra matre et vuy tuti fratelli, lavisareti del cordiale amore et affectione
gli portiamo et che faciamo stima et capitale de la signoria soa come de proprio
patre, offerendoli nuy et vuy altri a li honori, piaceri et commandamenti de la
signoria soa. et pregandola che la se degni commandarne, se gli pare che per vuy
se habia a fare pi una cosa che unaltra, perch gli sarite sempre obedienti come
boni figlioli et che de questo haveti speciale commissione da nuy. Certificandola
apresso che la tegna per fermo et constante, che la potr sempre disponere de nuy
et de tute le nostre facultate come de le soe proprie.
Facto questo, et in quello medesimo tempo, visitareti quelli magnifici signori
et regimenti et li salutereti et confortareti cordialmente per nostra parte et de la
prefata madona vostra matre, facendoli intendere quanto cordialmente nuy li
amamo et desyderamo el bene, tranquilit et quiete de quello stato per la conservatione del quale metteremo sempre zente darme, el stato et tuto quello sapemo
et possemo come per quella cit de la quale facemo pi stima et per lamore che
ne portano et per ogni altro respecto che de qualunchaltra cit sia fora del dominio nostro. et qui ve extendereti tanto largamente quanto porreti per farli certi del
sincero animo et perfecta dispositione nostra verso de loro, rengranciandoli poi de
li splendidi honori, quali per nostro amore fecero al illustre don Fedrico figliolo de
la maiest del re et a la compagnia in la loro venuta da nuy, et de quello haverano
facto a vuy tuti.
Volemo apresso faciati grata acoglientia a domino zohanne di bentivoglii et
a domina zenevra soa mogliere, et coss a Virgilio de Malvezo et ali fratelli et a
Camilla figliola de Marcheto di Attendoli, maritata in casa di Malvezi.
A bologna stareti uno d intero.
Se l accadesse che l prefato monsignore legato ve venesse al incontro (che
non credemo), per volemo che vuy Filippo et Sforza desmontate da cavallo, come
dicto de sopra al duca de Modena, et fargli con ogni honore et reverentia.
Quando sariti a Firenza vuy acompagnareti don Fedrico et la sposa ale soe
stantie, dapoi remontareti a cavallo et, prima che andagati al logiamneto vostro,
andareti a visitare quella excelsa Signoria, et vuy Filippo et Sforza direti queste
parolle ala prefata Signoria, cio: excelsi Signori, li nostri illustrissimi signore
patre et matre salutano et confortano le vostre excelse signorie etc.. Dapoi direti:
Perch ve notissimo la longa, antiqua et intrinseca benivolentia et amicitia quale
sempre ha havuta et ha (c) lo illustrissimo signore nostro patre, et anche la bona
memoria del signore Sforza nostro avo et tuti quelli de la casa nostra Sforzesca, con
questa excelsa comunit. Non ne pare necessario doverlo narrare, ma solamente
recordarlo, non ne pare ancora necesario fare altre offerte ale vostre excelse signo 55
VERONICA MELE
VERONICA MELE
coss facendo da sperare che dicto matrimonio sar sempre felice et (t) bon contentamento de luna parte et de laltra.
et coss siamo apparechiati de fare per satisfare ali comandamenti dessi signori nostri padre et madre. et poy vuy fratelli, facto el dicto sposamento, luno da
una parte et laltro da laltra consignarete dicta vostra sorella alla prefata maiest
del re coss al prefato signor duca, et direti queste parolle: Sacra maiest, ben che
siamo certi non bisogna reccomandare ala maiest vostra la illustrissima domina
hippolita Maria nostra sorella, perch (u) sapiamo lhaver carissima, nientedemeno perch l una et le pi care cose che habiano a questo mondo nostri padre et
matre, et per (v) obedire ai commandamenti de le illustrissime signorie soe (w), et
coss nuy et li altri illustri nostri fratelli et per satisfactione de la mente nostra, la
reccomendamo con quanta maiore efficacia possemo ala maiest vostra et coss al
prefato signore duca suo marito (x).
Intendereti da la maiest del re quando se debe fare el sposamento de domina elionora con Sforza et in che modo (y). et quando dicto sposamento se dovr
fare, volemo se facia in bon d et bona hora, come dicto de sopra de hipolita
Maria (z) deli quali d et hora bona et electi (aa) vuy, dominoAndrioto, haveti una
lista. et in lacto del sposamento vuy, domino Andrioto, dareti le tre anelle a Sforza
da mettere in ditto ala sposa, cio uno smerayldo, uno dyamante et uno robino
(bb). Le altre anelle et gioye et drapii (cc), de le quale vuy havesse una lista (dd), siano
presentate (ee) per quelli li quali ha ordinati la illustrissima madona biancha nostra
consorte.
Se la maiest del re vorr sapere quando menaremo a casa domino elionora,
respondereti che nuy la mandaremo a tore in primavera proxima che vene, ita che
la se possa retrovare qui del mese daprile o al principio de marzo.
Notareti bene tute le cerimonie et solemnit se observarano in creare Sforza
duca de bari.
Se la maiest del re vorr fare cavalleri Filipo et Sforza siamo contenti de quello piacer ala maiest soa.
Facte le feste a Napoli, volemo domandati licentia ala maiest del re, et vorriamo ve partiste da Napoli al manco circa l fine de Auosto, et se pur la maiest
del re volesse che gli stesa qualche d pi, havereti ad obedire la maiest soa.
Deinde andareti a bari a tore la posessione de la cit et forteza de bari et de li
altri lochi et terre de quello ducato, pregando la maiest del re che se degni essere
contento che le munitione che se trovano de presente in le roche gli siano lassate
(ff ). et in la retornata, se trovaste nel camino (gg) alcuno locho infecto, vedeti de
schivarlo o per via de terra o per via de mare doviente non ve alongati tanto in
mare che ogni d non prendiate porto. Item se per caso a bari o per la via de bari
fosse contagione (hh) de peste, per modo non la poreste schivare, volemo che non
gli andagati ma retornati a casa (ii) per la via pi secura de cit che se possa (jj).
Caso che Filippo o Sforza se amalasseno nel camino, che Idio non voglia,
volemo chel remanga con la compagnia soa in qualunche loco se retrovasse, et con
luy resti uno di medici.
58
VERONICA MELE
linter e al margine destro. (l) segue A Napoli vuy ve intendereti circa quanto sar
expediente con li illustri signori Alexandro et col conte Jacomo, et coss coli signori boso nostro fratello, sel sar a Napoli, et con Petro da Pusterla et con Antonio
da Trezo. et ve consigliareti con loro in quelle cose che parirano a vuy come con
quelli che soo meglio informati de le cose de l dep.
(m) segue vuy Filippo et
Sforza luno da uno canto et laltro da laltro havereti a consegnare dicta hippolita
Maria vostra sorella a la maiest del re et al duca de Calabria suo mariot dep. (n)
segue segondo lastrologia dep. (o) segue sono questi dep. (p) segue ve dep. (q)
con el duca agg. al margine sinistro con segno di richiamo. (r) et de nuy fratelli agg. al margine destro. (s) segue che dep. (t) segue conten dep. (u) agg.
nelinter. con segno di richiamo. (v) segue fare dep. (w) agg. nellinter. su nostri
padre et madre dep. (x) et coss siamo apparechiati suo marito agg. al margine destro e sotto.
(y) segue et se la maiest soa contenta se aspecti a fare dicto
sposamento fin a tanto che Sforza habia XIIII anni o prima. Avisando la maiest
soa che dicto Sforza haver XIIII anni a d XVIII delo mese de Auosto proximo
che vene dep. (z) agg. nellinter. (aa) segue sarano a d dep. (bb) segue et item
gli presentereti facto el sposamento le cose infrascritte: dui altri diamanti et duy
robini et certe verghete. Item uno fermalio dep. (cc) segue et drapii agg. nellinter. con segno di richiamo. (dd) segue volemo gli dep. (ee) segue per come sar
per nuy ordinato dep. (ff ) pregando lassate agg. al margine sinistro con segno
di richiamo. (gg) segue contagione dep. (hh) segue per dep. (ii) segue de retornare a casa ve gite per mare per la via de zenoa per casone de corsari dep. (jj)
per la via pi secura se possa agg. al margine sinistro con segno di richiamo. (kk)
nostra filgiola agg. nellinter. con segno di richiamo. (ll) segue dando bono ordine
dep. (mm) quale lintrate agg. nellinter. con segno di richiamo. (nn) segue
tra li altri dep. (oo) segue cu- dep. (pp) segue de dep. (qq) sariano sufficienti agg. nellinter. con segno di richiamo su vedereti che quale sar pi apto et sufficiente dep. (rr) agg. nellinter. (ss) segue de tute queste instructione coss de la
presente come de le private volemo quando ve partireti da Napoli ne lassati una
copia ad hippolita Maria duchessa de Calabria per maiore instructione sua dep.
(tt) segue de dep.
6
INSTruCTIo eoruM QuI uNA CuM ILLuSTrISSIMA DuCISSA CALAbrIe
ProFeCTI SuNT (a) regeM FerDNANDuM
Pavia, 10 giugno 1465
ASM, SPS, Ippolita, 1479, s. n. Minuta. Sul foglio di guardia: Papie X iunii 1465.
Instructio seperata pro particularibus personis
A Firenza debiate (b) recomandare (c) al apto nostro compare (d) Petro de
Cosmo Francesco de Ayello, conductero de la maiest del re (e), et pregarlo che gli
voglia essere favorevele in la consequutione de alcuni soi crediti.
60
VERONICA MELE
in questo facto per tal modo che l se satisfatia al nostro desyderio che ne sar gratissimo.
De Francesco Carazolo recordateve de etc.
De Angelo gatulo da gayeta
De Domicio Carbono.
Perch domino restayno, figliolo del conte Antonio Candola, debitore de
gabriolo et fratelli di Tanzi, nostri citadini et mercadanti milanese, de CCCC ducati per certe arme quale gli tolse tri anni passati, facendole condure ala Serra
Capriola con promessa de pagarle, et per robe de botega et fornimento gli tolse al
guasto in lanno passato contra la volunt del suo factore, et mai non ha possuto
conseguire el debito, quantunche habia scripto de mano dal dicto domino
restayno. Pur volemo recommendiati ala maiest del re queso nostro citadino,
supplicandoli che la se degni provedere ala satisfactione soa per quello modo che
sia pi presto et pi favorevele. Quando dicto scripto fo facto, domino restayno
fece el termino a suo modo contra la volunt del fratello desso gabriolo, sich
bisogna haverli degna consyderatione, maxime che a perdere questi dinari saria
desfactione dessi fratelli di Tanzi.
Domino zohanne Antonio Candola recommendareti ala maiest del re, et per
luy fati quella opera che ve parir opportuna et necessaria perch del facto suo ne
segua qualche bona conclusione, perch grandissimo piacere haveremo che questo
zentilhomi consegua qualche bona gratia et bono effecto per mezanit et opera
nostra, et in qesto non gli machati de opera n diligentia alcuna, perch qualche
bona conclusione et effecto ne segua come dicto che lhavemo molto pi caro che
se fosse facto (o) de nuy proprii (p).
Item volemo recommedati ala maiest del re Jacomo da Monteagano, pregandola che per nostro amore se degni fare in honore et beneficio desso come speramo in la maiest soa, et rigratiare la maiest soa de quanto per nostro rispecto gli
ha facto, che teneremo lhabia facto ala persona nostra propria (q).
el conte de Sancto Angelo volemo recommendiati a la maiest del re in tute
le soe facende, et coss domina Clara soa consorte nostra parente, pregando la
maiest soa se degni provedere non siano molostati da zanoto gentile et da li fratelli de quello loco quale la tene etc.
Vuy intendereti per la memoria quale havereti con vuy quello che domanda
el magnifico domino Ludovico Malvozo, perch desyderamo che gli sia compiaciuto, s per respecto de la virtute soe s etiam per respecto di fratelli che sono di
principali de bologna. et perch quella cit de tanta importantia al stato nostro
quanto sapeti, volemo lo debiati recommendare strettamente ala maiest soa et
pregarla che la se degna farli provisione che l habia a remanere contento, perch
tuto quello se far al dicto domino Ludovico per li rispecti alegati reputaremo facto
a nuy stessi: sforzative per ogni modo e con bona tanquam honestate sia esso
domino Ludovico expedito con bono effecto in quel che resti ben contento de la
maiest del re et de nuy, facendoli sempre grate acoglienze (r).
Domino Francesco Carrazolo sempre stato bono amico et benivolo de la
bona memoria de Sforza nostro patre et tuto nostro, et ben che sapiamo (s) che l
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grato et caro ala maiest del re, el che ha demonstrato in haverlo deputato ali servitii de la illustrissima hipolita Maria nostra figliola; nientedemeno volemo lo
recommendiati ala maiest del re, certificandola che ogni honore et beneficio che
gli far la maiest del re ne sar tanto caro et accepto quanto se l fosse facto ala
persona nostra propria.
Vuy trovareti a Napoli Angelo gatulo da gayeta, el quale antiquissimo
amico de la casa nostra, al quale la maiest del re ha usato clementia et benignit
grandissima, et molto se ne loda; pur, perch gli restino alcuni beni quali sono posseduti per altri, volemo lo debiati recommendare ala maiest del re et pregarla per
nostro amore (t) circa la restitutione deli beni soi, se degni farli tale demonstratione che l cognosca lamicitia nostra esserli giovata.
Volemo apresso recommendiati ala maiest soa Domicio Carbone, et pregarla (u) che in tute le soe facende se degni tractarlo bene et demonstrarli che le recommendatione nostre gle siano zovate.
Anchora volemo che recommendati a la maiest de re domino Nicol
branchazo secundo la instructione che da luy ve sar data.
Anchora volemo che pregati et supplicati alla maiest del re che se degni havere recommendato lo illustre duca de Melfi, secundo che a bocha ve havymo dicto
a compimento, et coss el magnifico suo fratello conte de Avellino; et se forse ala
maiest soa (v) gli fosse rimasto nel animo alcuno rancore per le cose passate (w), se
voglia dignare per nostra contemplatione levarlo in tuto via et acceptare dicti fratelli per soi boni vassalli et sevitori come desyderano essere et nuy li (x) cognoscemo, per quanto come [] de la volunt del dicto duca (y), benissimo desposti et
devotissimi de soa maiest; et se forse intendesse volesse essere securo, offeriteli per
securt el principe de Salerno et conte de Caiaza: se domandasse rocha o forteza (z)
alcuna de quelle del contato, farete ogni possibile instantia cum soa maiest che
per nostro amore la se degni essere contenta de le securtate offerte. Ma quando pur
perseverasse in proposito et non volesse condescendere ad questo nostro desiderio,
pregaretela che saltem non li voglia innovare cosa alcuna fin che non ne siamo avisati de la difficult che gli restasse, perch porria essere tale che nuy la traressemo
f[] stira (aa), et habiati da nuy resposta sopra ci. et coss subito per vostre lettere (bb) ne avisareti destinctamente del tuto, et de quanto exequireti ne conferirete
cum el prefato illustre duca de Melfi et fratello, et se da essi vi fosse ricordato pi
una cosa come unaltra per condure questa cosa al bisogno loro (cc), volemo la faciati et non gli manchati in cosa alcuna dal canto vostro. et tuto ve sforzareti de fare
cum bona gratia de la maiest del re (dd).
Cichus
(a) segue ad partes inferis dep. (b) agg. nellinter. su se dep. (c) -re agg. nellinter. (d) to nostro compare agg. nellinter. con segno di richiamo. (e) segue
per co- dep. (f ) vogliamo debiate agg. nellinter. su item dep. (g) -re agg. nellinter. (h) segue prefato signore dep. (i) macchia di inchiostro. (j) segue per
mandarla ad executione lo facto suo dep. (k) perch nostro ogni bene agg.
al margine destro con segno di richiamo.
(l) d(omino) agg. nellinter.
(m) -te
agg. nellinter. (n) -i- corr. su -e- e -te agg. nellinter. su -vele dep. (o) segue nostro
63
VERONICA MELE
proprio dep. (p) et in questo proprii agg. da altra mano con inchiostro diverso.
(q) et regratiare propria agg. da altra mano con inchiostro diverso.
(r)
perch tuto acoglienze agg. da altra mano con inchiostro diverso. (s) -o corr. su
lettera illegibile. (t) segue se degni dep. (u) agg. nellinter. su che la prefata maiest dep. (v) ala maiest soa agg. nellinter. (w) per le cose passate agg. al margine sinistro con segno di richiamo. (x) segue havemo cognosciuti dep. (y) cognoscemo duca agg. al margine destro. (z) nel testo forteza o rocha con le lettere b
e a sovrapposte come segni di inversione (aa) de la difficult fare agg. nellinter. e al margine destro con segno di richiamo. (bb) agg. nellinter. (cc) bisogno loro agg. nellinter. su desiderato fine dep. (dd) anchora volemo che recommendati la maiest del re agg. da altra mano con inchiostro diverso.
7
Cronaca delle cerimonie di accoglienza per Ippolita e Federico dAragona
da parte della Repubblica di Firenze
Firenze, giugno 1465
ASF, Carte di Corredo, registro 61, f. 8v. registrazione. [registro cartaceo di
ff. 46. Sul foglio di guardia: N. 413. Ceremoniale della repubblica fiorentina, e
memoria de trattamenti e rinfreschi facti dalla medesima, scritto per Francesco
Filarete, araldo della repubblica dallanno 1450 al 1522, e da Angelo Manfidio
araldo similmente originale. Del senatore Carlo di Tommaso Strozzi. 1670. cc. 121, Cronaca di cerimonie avvenute in Firenze, quali per esempio, passaggio dalla
citt di sovrani, arrivi di ambasciatori, cardinali, capi di stato, etc. Dal 1451 maggio 14 al 1492 maggio 20. cc. 22-29, elenco di personalit arrivate a Firenze o passate dalla citt, con indicazione della somma delle spese incontrate dal Comune, nei
festeggiamenti dati in tali occasioni. Dal 1457 novembre 18 al 1476 aprile 13.].
Yppolita duchessa. 1465
e qui delle cose pi da notare seguir Yppolita figluola dello illustrissimo
principe Francesco Sforza duca di Milano et donna del nobilissimo principe
Alfonso duca di Calabria primogenito di Ferdinando re di Sicilia. Mandassi incontra alla nobilissima donna e nuova sposa e duchessa al suo venne assai numero di
cittadini e assai giovani con bella famiglia in loro compagnia e concestori (a) Venne
in sabato a d 22 di giugno e visit alla ringhiera e nostro sommo magistrato e
and a sua posata a casa e Medici; era con seco in compagnia don Federigo suo
congnato e dui suoi fratelli e da trenta nobili done e molti altri principi e signori
e lombardi e del regno pi che 300 cavagli. Trovossi qui per la festa de Sancto
Johanni che fu e lluned seguente fulle facto grandissimo honore e part a d 27
detto mese. Fu la spesa di questa honoranza fiorini 32995.4.6 (b).
Don Federigo
non ho ffatto menzione in prima della venuta di don Federigo perch quando part da Napoli, per andare per la nuova sposa del fratello, ivi a pochi d di sua
mossa mor la reina madre e per ch a ccamino e alla venuta sua sendo in abito di
64
corrocto non si fece alcuna pompa; a sua venuta fu ricevuto a Sancta Maria
Novella, niente di meno mont la spesa a d 17 di aprile fiorini 15273.
(a) e concestori aggiunto al margine sinistro con segno di richiamo. (b) primo 9 corr. su 6.
8
INSTruCTIo MAgNIFICo DoMINo TrISTANo SForTIe VICeCoMITI, FILIo ILLuSTrISSIMI DoMINI DuCIS MeDIoLANI eTC., De IIS Que regIe MAIeSTATIS NoMINe
reFerre DICTo DoMINo DuCI.
Napoli, 11 agosto 1465
bNF, Italien, 1591, 121-125. originale. grafia di Antonello Petrucci.
Sottoscrizione autografa. Sul verso si legge il soprascritto Instructio magnifico
domino Tristano Sfortie Vicecomiti filio illustrissimi domini ducis Mediolani etc.
de iis que sunt dicto domino duci. Maiestatis nomine referenda.
Magnifico messer Tristano. havendome lo illustrissimo signor duca nostro
comune patre mandato ad nuy con commissione de instare, requedere et supplicarte per la liberatione del conte Jacobo, et essendo sequito el caso de la morte de
quillo prima la vostra venuta, de la quale, como havimo scripto et dicto, ne dolse
et dole grandemente, non per lo male de quillo, chi non ne haveria possuto havere mai tanto che multo qui non ne meritasse, ma per ch per sua propria confessione pubblicamente havissemo possuto tanto pi iustificare la causa nostra et fareli patere etiam publicamente la pena digna de le soe opere. Ne requidisteno de
volere videre lo corpo de ipso conte Jacobo, el che per satisfactione vostra et del
dicto signore duca fecimo et perci cessata la facult de satisfare a la instantia et
requesta de la sua signoria circa la dicta liberatione, et fo per nui scripto ad quella
et factoli intendere multe de le ragione et cagione ne indussero ad devere procedere a la dicta detentione, sencza volerene nen posserene consultare con sua signoria, che sa Dio non fo si non per salvetia del stato nostro et per la quiete de tucta
Italia, la quale, vivendo lo conte Jacobo, era impossibile fosse se non per tornare
in tribulatione et affanni, como non desiderasse altro che guerre, con le quale sperava devere consequire quello desiderava et satisfare al suo insaciabile appetito et
etiam per bene de la nostra sancta fede, la quale se intende multo bene in quanto
periculo versava si in questo tempo fusse sequita qualcuna novit o guerra in Italia,
essendo le cose del Turco lo essere che sono.
et a bench speramo et confidamo che la excellentia del signor duca, intesa
dicta nostra lettera et viste le nostre iustificatione, restar con lanimo quieto et
reposato, parendoli essere satisfacto al suo et nostro honore, como fin qui se assai
inteso per la sanctit de nostro signore, per la comunit de Sena, per quella de
Fiorencza et per tucte le altre, ad noticia de le quale so venute dicte nostre iustificatione, et persuademone sua signoria habbia ordinato che la illustrissima duchessa de Calabria nostra comune figliola, tornata indereto per questa causa, essendo
presertim cessata la principale cagione per ch sua signoria se mosse ad farla torna 65
VERONICA MELE
re, cio per obtenere la dicta liberatione del conte Jacobo, venga qua ad sua casa et
marito, como omne ragione et honest requede. Niente de meno, parendone che
da poi sentio la morte del conte Jacobo, la habbia facto suprastare pi che la honest et bisogno de luno et de laltro requide, et dubitando etiam de pi longa dimora, de la quale non videmo possa nascere alcuno bono fructo ma pi tosto scandalo, havimo deliberato darene carico confidentemente, como farriamo ad uno de
nostri figlioli, de referire al dicto signor duca alcune cose per nostra parte, le quale,
volendole la signoria sua intendere con quella directura et sincerit de animo che se
dicono, non dubitamo produceranno bon fructo ad luna parte et laltra.
Nui, per fareli intendere et possere monstrare ad omne homo la urgente causa
ne mosse ad detener lo conte Jacobo, mandamo de presente al dicto signore duca
la lettera originale chel conte Jacobo scrivea al conte de Iscla, de la quale mandaimo copia con la dicta nostra lettera: per quella sua signoria porr comprendere lanimo del dicto conte Jacobo quale era verso nui.
Mandamo etiam la depositione facta per Loise, cancellere del dicto conte
Jacobo, per la quale intender la signoria sua lo studio et desiderio del conte Jacobo
al bene et pace de Italia.
havimo ancora ordinato che venne portate copia de la dicta nostra lettera
contenente le dicte nostre iustificatione per la captura del dicto conte, le quale,
como havete visto, so de tal natura che se devino extimare non solum iuste ma
necessarie a moverene ala dicta detentione.
Tucte le predicte cose volimo communicate con lo illustrissimo signore duca
et con tucti quilli sua signoria voler et, havendo quella ordinato lo venire de la
dicta duchessa ad suo marito, como speramo, non bisognar fare altro; quando
per non lo havesse cuss ordinato, a bench laltro d li scrivessimo una lettera de
la quale ne donamo copia, et per quella intender con omne honest la nostra mala
contenteza de questa cosa, la quale ad nui incomportabile, ut pregamo li dicate
da nostra parte le cose infrascripte.
Che lo nostro amore et obedientia verso la signoria sua tale che quella non
porria dire nen fare cosa, per evidente che fusse, contraria ad nui che non credessimo fusse a bon fine per lo nostro stato, s per la sua infinita prudentia et sapientia, s per li continui faticosi affanni passati per nuy, s etiam per lo amore et affectione nuy li portamo et per la sua naturale bont. Niente de meno parlando con
quella reverentia parlariamo de la bona memoria del signor re nostro patre, ne pare
essere non necessaria nen conveniente questa tanta demonstratione de despiacere
pigliato per la captura del conte Jacobo, havendo nui scripto haverelo pigliato per
iusta cagione et necessit de nostro stato, che parlando con sua reverentia non
devea crederne lo contrario. et per ch li piacque ad satisfactione de sua volunt,
non per che fusse iusto nen conveniente fare suprasedere et tornare indereto la
duchessa, non contenti ma piacenti restaimo, sperando mediante la prudentia de
sua signoria et quilli primi moti et dolore presto deverenose sfocare et la duchessa
non devere tanto suprastare sencza sequirene utilit nen honore ad sua signoria,
ma pi presto ad nui grande carrico et ad sua excellentia non poco biasemo.
Per ch quale ragione volea che, essendo facta la celebratione de lo sposare
solennemente per don Federico, fratello et procuratore del illustre duca de
66
VERONICA MELE
darene la peiore, et presertim non venendo subito la dicta duchessa et tornandosende don Frederico con li altri nostri, como bisognar senne torneno s prestamente, lo signor duca non haver ordinato che la duchessa vegna ad lo marito, et
perci ne piace multo et volimo andare con la nostra armata, perch speramo
nostro signore Dio ne conceder felice et presto viagio. et quando serrite ala presentia del signore duca, da poi de la recommendatione debita, drerite ad sua signoria le cose predicte et la supplicarite voglia scrivere volando parteno incontinente
la duchessa con don Frederico, si primo non lo haver ordinato, che ne ser durissimo et molestissimo per li predicti et assay altri et digni respecti non necessari
referirli, che altramente ve certificamo nui per non possere pi con gravissimo
dolore et excessiva molestia et maiore che mai sentissemo, ordinarimo che don
Frederico senne torne che pensate quanto sia ad proposito dele cose del signor
duca et nostre, como ve havemo facto toccare con le mano.
Nui haveriamo assai disposta materia ad pi dire supra ci per farene intendere lo bisogno de luno et de laltro, et che non mandando la duchessa subito non
per sequirene alcuno bon fructo, ma havendono cuss diffusamente communicato
con vuy et essendo vuy de quella prudentia che site et cuss amatore del stato del
signore duca et nostro, non ne pare necessario allargarence pi, per remettimo
quello pi bisognasse ala prudentia vostra, che satisfar ad tucto quello nuy havessemo mancato. Datae in Castello nostro Novo Neapolis die XI augusti MCCCCLXV.
Indictione VIII. Dominus rex mandato mihi Antonello de Petrutiis.
9
Ippolita a bianca Maria
Siena, 13 agosto 1465
Sforzesco, Napoli, 215, 82-83. Copia eseguita dalla cancelleria sforzesca. In
alto al centro lintestazione: Copia litterarum illustrissime ducisse Calabrie ad
illustrissimam ducissam Mediolani genitricem suam. Segue la copia di una lettera inviata da Ferrante a Ippolita il 5 agosto; lintestazione che precede la lettera del
re : Copia litterarum serenissimi regis Ferdinandi ad illustrissimam ducissam
Calabrie.
heri misser raynaldo de lo Duce mi vene (a) ad visitare da parte del signore
don Federico et me disse da parte de soa signoria che l signore re gli haveva scripto che mi presentasse una lettera de soa maiest scripta de soa propria mano, ma
per che l camino un pocho troppo longho, mand esso miser raynaldo. La
quale tanto gratiosa et digna che m parso mandarla ad vostra signoria, et se
parir ad quella la potr monstrare al signore. Me ricommando sempre a vostra
illustrissima signoria. ex Sieno XIII augusti 1465. Prego vostra signoria se l ni pare
me la rimandi.
Duchessa figlia. Non ve porria scrivere quanta molestia habia havuto del
dispiacere haveti preso per lo soprasedimento de vostra venuta, secundo ho inteso
68
per don Federico mio figlio et vostro fratello, per lo conte de Cayaza et per tutti li
altri mei, et Dio sa, io non poria fare cosa pi me rincrescesse che quando alcune
de le mie facende non satisfacessero allanimo del duca vostro et mio patre, per ch
gi doveti sapere quanto tempo che, essendo morto la bona memoria del signor
re mio patre, messi luy in quello medesmo loco et coss lo servar mentre la vita
me dure. et se de li facti del conte Jacomo se ne havesse possuto fare de meno per
lo stato mio non sariano venute le cose dove sonno, ma havendo trovate tante captivitate de esso conte et tanta mala intentione contra di me et lo stato mio, me
stato forza provederli, acci ad uno tratto non havesse ricevuto damno insuportabile et anche grandissima vergogna et manchamento per havere tochato cum le
mane tante altre cose passate che sonno notorie ad tutto el mondo; et se per alcuni fosse pigliato a male che de una tanta novitate io non havesse communicato
cum lo nostro patre lo duca, questo fo facto ad bon fine, per ch, cognoscendo io
la natura del duca essere de quella directura et bont, quale era certissima, non se
li haveria mai possuto persuadere la mala intentione del (b) conte Jacobo, la quale
per processo et depositione de li soi medesimi et lettere proprie soe claramente se
demonstrar. Me delibera, vedento (c) un tanto periculo, mettere pi tosto la persona mia, lo stato et li figlioli in potere et volunt del duca che de uno tyranno de
mala natura come era quello. Per la quale cosa, essendo io de presente vero signore et re de questo reame, et havendo io gran tempo fa (d) deliberato de la persona
mia et de tuto questo stato non se ne havere ad fare altro se non quanto sia lo bisogno del duca et de tutti soi figlioli, non haver facto pocho aquisto de servo chio
era haverme libero, facendone certissima che non meno sar io de niuna altra
volunt et piacere del ducha nostro patre che lo conte galeazo, n niuno altro suo
figliolo lo pi obediente che habia. una sola cosa ad me rincressuta in questo
facto: la morte del conte Jacomo coss desastrosa, per ch, come per infinite vie se
provano li soi perversi studii et machinatione, coss anche per soa bocha fosse
publicamente dicto. Pregovi quanto so et posso per mio amore non pigliati nulla
malinchonia, per che cum lo adiuto de Dio la mia deliberatione in loco vostro
non havere altra figliola che vuy et coss sar; et son certo che, havendo visto lo
duca una bona parte de le cagione et ragione me indussero ad detenire lo conte
Jacomo, dar modo venga ad fine quello che tuti desideramo, et vuy sarite subito
qua dove, essendo per le guerre passate pigliate dele fatiche et affani assai, cum la
vostra felice venuta, de la quale gi havemo cominzato ad sentirne fructo de la
pigliata de Iscla et del Castello delovo, attenderemo ad darne festa, piacere et bon
tempo, et recuperare lo perduto. una sola cosa ve voglio ricordare, che in questa
delectatione non li dovessero intervenire alcuni fossero horamay de tempo, et chi
sarano questi de quelli di qua, io et don Ferrando de guivara ve ne darimo bona
informatione, de quelli havete in vostra compagnia ne lassaremo iudicare a vuy.
Non vi voglio pi fastidire de longa scriptura se non che unaltra volta vi prego,
per quanto amore portate ad chi pi amate in questo mondo, che uno minimo
pensiero non vi donate n malinconia, per ch tutte le cose verrano al vostro modo
et come vuy desiderati, et anchora che io non dubito del soprascripto. Me pariria
ne doveste scrivere anchora, che so lo havete facto altra volta, al ducha et alla
69
VERONICA MELE
duchessa mia matre che ve debiano subito levarvi de tanti periculi de moria et
infectione, et lassarvi venire a casa vostra dove, se non (d) sareti veduta in quello
modo che vuy meritassevo, serite pur quanto al mondo se p pensare et dire, et
cum tanto amore et affectione quanto porria essere al mondo. Scripta de mia propria mano in lo Castello Novo de Napoli a V del mese daugusto. Salutatemi assai
li fratelli. rex Ferdinandus.
(a) agg. nellinter. su man- dep. (b) segue duca dep.
cipiato e non dep. (e) segue fo- dep.
(c) sic.
10
Antonio da Trezzo a Francesco Sforza
Napoli, 16 settembre 1465
bNF, Italien, 1591, 154. originale autografa. In ASM, Sforzesco, Napoli, 215,
143-144, esiste una copia della versione circolare che Francesco Sforza invi a
diversi Stati italiani e che stata edita da Lisini 1898, 33-35.
Illustrissimo signore mio. Per le mie de d XIII del presente fo avisata la illustrissima signoria vostra del giungere de la illustrissima madona duchessa de
Calabria vostra figliola ad Aversa, et come la signoria sua a le XIIII che fu sabbato
passato doveva intrare in Napoli etc. Mo aviso vostra excellentia come al dicto d
sabbato la illustrissima madama elionora cum circa LXXXX done partete de qua ali
XII hore et and ad incontrarla ad Aversa, accompagnata da molti signori et zentilhomi; giunssero qua circa le XXI hora et intrarono per la porta del Carmeno, alias
del Mercato, honorata de baldechino, licet havesse scripto che non intraria cum
baldechino per non acostumarse de fare dove se trova la persona del re. Sotto el
baldechino intrarono la maiest del re et lo reverendissimo cardinale de ravenna
et la prefata vostra figliola in mezo che pareva una dea, et cavalcarono per tuti li
seggi de Napoli intervenendoli tuti ambassatori et signori, secundo lordine annotato in la cedula inclusa, et andarono nel castello de Capuana dove essa madona
stete quella nocte. La matina sequente, ci heri, la maiest prefata cum tuta la
corte et ambassatori venne ad dicto castello de Capuana et a pede acompagn la
prefata madama vostra figliola alla chiesa Archiepiscopale in habito regale, cio
cum la corona in testa, che certamente ad altri n ad me parse mai vedere la pi
digna et ornata madona, la quale tanto ha satisfacto ad la oppinione de tuti che
meglio non se poria dire. Alla porta de la chiesa se fermarono la prefata maiest del
re, el duca, duchessa et ogniuno et quivi, venuto lo reverendissimo cardinale, fece
certa cerimonia assueta de farse qua in benedicere lo anello de la fede et poi cum
esso el prefato duca la spos et basola alegramente et, facto questo, intrarono in la
chiesa et, posto ogniuno cum ordine a sedere denante laltare grande, el prefato
cardinale cant la messa stando li prefati consorti cum una torgia benedicta in
mano al basso de lo altare finch fo fornita la messa. Ma, dicto el Pater Noster, fo
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portato el baldechino et posto sopra li sposi finch per el prefato cardinale furono
sopra loro dicte alcune oratione secondo lordine de la Chiesa. el baldechino se
teneva, cio li bastoni, per li signori infrascripti: cio da luna banda alla dextra lo
principe de Salerno, lo conte camerlingo, lo conte de Nolla et lo conte de
SanctAngello, da laltra cio da la sinistra cerano lo signor conte de Fundi, lo gran
siniscalco, lo conte orso como conte de Tagliacozzo et lo signor Matheo de Capua.
Poi finita la messa se lexe una bolla papale venuta alhora, de la quale mando la
copia alligata, et per mano del prefato reverendissimo cardinale furono donati certi
Agnus Dei bene ornati doro et perle alli prefati vostri genero et figliola per parte
de la sanctit de nostro signore, due pace63 ornatissime, uno fermaglio de certi diamanti de pretio de circa mille ducati, et alcunaltre cose zentile pi che de precio.
Poi se and ad castello de Capuana come de prima, et disnato che se hebbe la
maiest del re, che haveva disnato in Castellonovo, venne ad Capuana et fece montare a cavallo la prefata vostra figliola cum la corona in testa et cavalcarono per tuti
li Seggi et andarono ad Castellonovo, che era hora assai tarda, dove se ball finch
se and a tavolla che erano pi de due hore et meza de nocte. Andarono poi, quando fo lhora ordinata, a lecto; quello che habiano facto insieme li prefati illustrissimi consorti non lo so ch non ce so stato presente, ma ben ve dico, illustrissimo
signore mio, che ogniuno de loro questa matina so comparse polliti, belli, alegri
et de bona voglia et talle che non se po indicare altramente se non che luno sia
ben ben contento de laltro. La maiest del re me dice chel non se poria trovare
pi contento de nora come fa de questa, per li honesti et alegri suoi gesti et deportamenti. De la venuta sua qua s facta alegreza et festa de falledii, et tuti li vostri
servitori se doglieno che non ve sia possibile ritrovarne qua insieme cum la illustrissima mia madona vostra consorte ad vedere cum quanta alegreza stata veduta questa vostra figliola. Questa matina el signor re ha mangiato al tribunale apparichiato per la festa, et ha convitato lo cardinale et in quelhora intendo che li
ambassatori et comunit fanno li doni loro, li quali non ho veduti altramente perch ne ritrovo in casa per expedire queste lettere, per le quale ho voluto succintamente avisare vostra signoria de quello seguito, remetendone il scrivere de questi altri vostri che ne scrivono pi difusamente. Alla vostra excellentia me recomando et conforto ad stare de bona voglia de questa sua figliola. Neapolis XVI septembris 1465.
Celsitudinis vestre servus Antonius de Tricio.
FoNTI MANoSCrITTe
ASF
Carte di Corredo
Signori
ASM
Sforzesco, Napoli
63 patena.
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VERONICA MELE
Napoli
Sforzesco, Ippolita
Ippolita
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bNF
Italien
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