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Rassegna e note
Pietro Camarda
1. INTERFACCIA
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La scrittura, infatti, massimo produttore di spettralit e mediatezza, tale per cui ogni annotazione risulterebbe postuma e a margine,
avendo il potere di disancorarsi dalla fattualit di un soggetto parlante, virtualizza la comunicazione e istituisce la storia della ragione attraverso la pratica della sua stessa deviazione. Essa mostra il motivo
delleteron nel logos, come impossibilit di un puro raccoglimento in
s, effettuando una sortita nel fuori che fa emergere, pur mantenendosi allinterno della stessa filosofia, loriginariet della mediazione,
del rapporto allaltro, della differenza. La diffrance postale, fatta di
relais che producono effetti frammentari e ripetibili, d vita a deviazioni (tradizioni, traduzioni e tradimenti) dal testo provocate dalla
ricerca del senso e della destinazione. Facendo giocare lirruzione
dellaltro e del radicalmente impossibile come origine, gli envois (del
pensiero) si espongono agli smarrimenti e alle perdite del sistema
delle poste.
Si impone una dinamica postale che, nel tentativo di dare conto
della vita del pensiero, e di quello della diffrance, si confronta con i
problemi interni ad un sistema di poste.
Presi nel vivo della realt e della possibilit della rete che si venuta a configurare, il gioco cui d luogo il movimento della differenza analogo al relais postale, alla dinamica dellinvio: invio, inteso
come la possibilit intrinseca di unorigine, nello stesso tempo autentica e ripetuta, che esprime il carattere differante della filosofia.
Nella rete della dinamica dellinvio, bisogna comprendere come
tale dinamismo funzioni in modo ritardato, il pi delle volte obliato.
necessaria uninterfaccia per entrare allinterno del pensiero di
Derrida: linterfaccia, per genesi e struttura, costituisce un meccanismo di esonero, una sorta di servosterzo. Possiamo fare funzionare la
macchina senza per questo conoscere come funziona10.
Avvalendosi, nellinterpretazione del volume in questione, della
metafora interattiva, nella fattispecie postale, si tratta di creare uno
ferenza che si configura come lorigine degli invii. Ma la differenza che, essendo allopera sotto forma di invii, si pluralizza, rispondendo cos ad una sovrabbondanza di
strade da potere percorrere che si moltiplicano differentemente fino a cos lintreccio che
sar la struttura del relais.
10 R. De Benedetti, Estetica dellinterfaccia, Aut Aut 289-290 (gennaio-aprile
1999); p. 38.
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Dal momento che hantise indica il carattere ossessivo (di un pensiero, di un ricordo), unidea fissa, ma anche la frequentazione di
certi luoghi da parte dei fantasmi, la mia hantise di Derrida sar
orientata dallinvio. Il gioco si complica ed esprimerlo significa seguire da vicino le possibili implicazioni, per comprendere quanto sia
serio. Non sottrarsi il modo migliore per sperimentarne gli effetti
e linquietudine delle direzioni.
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Ivi, p. 107.
R. Esposito, Comunit, immunit, biopolitica, in Spettri di Derrida, cit., p.
142.
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P. De Luca, Lo straniero che noi siamo. Etica ed estetica dellospitalit, in Spettri di Derrida, cit., p. 237.
22 Ivi, p. 239.
23 Ivi, p. 243.
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Un tale gioco rinvia ad una impostazione completamente differente dellorigine del pensare: da un lato c sempre stata limpostazione trascendentale che trova il suo fulcro nella domanda com
possibile lesperienza?, dallaltro Derrida propone una trasformazione funzionale, pi che sostanziale, infatti fa della diffrance il trascen31 Quel che ci costringe a pensare il segno. Il segno loggetto di un incontro,
G. Deleuze, Marcel Proust e i segni, Einaudi, Torino 1967, p. 92.
32 J. Derrida, Envois, cit., p. 72.
33 J. Derrida, La dissmination, ditions du Seuil, Paris 1972; trad. it. di S. Petrosino e M. Odorici, a cura di S. Petrosino, La disseminazione, Jaca Book, Milano 1989, p.
322.
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ma interrogata en retour.
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Ivi, p. 322.
G. Dalmasso, Niente altro che testo, in Spettri di Derrida, cit., p. 334.
37 M. Blanchot, Lo spazio letterario, con un saggio di J. Pfeiffer e una nota di G.
Neri, Einaudi, Torino 1967, pp. 213-214.
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Gli elementi di un archivio (nel caso di Derrida un archivio postale), non si piegano ad un dominio unitario ed unico, ma piuttosto, sfaccettandosi allinfinito, danno prova della sua naturale incompletezza.
Il soggetto, assalito da questi movimenti destabilizzanti, in ritardo su se stesso, non ha pi un suo luogo proprio e, soppiantato dal
meccanismo del ri-invio, dal rischio tragico della destinazione mancata, preso nella rete dello scritto.
Si impone, se c scrittura al di l del testo, un pensamento del
supporto, che
si configura come composizione di fogli-mondo: scritture che sono
immagini dellevento del mondo, registrazioni della vita in transito,
auto-bio-grafie genealogiche del soggetto, aperte al futuro della loro
dissoluzione41.
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Il soggetto si costituisce in virt della scrittura (con la quale Derrida intende fare la verit 45), in quanto responsabile di un pensiero
che lo descrive (e lo ricorda) non solo come individuo che nacque,
scrisse e mor46, definizione troppo povera per una vita e un pensiero, ma anche e soprattutto in quanto rinvio inarrestabile di relazioni
tessute e tenute assieme da condizioni di possibilit che operano
sempre come condizioni di impossibilit.
Ci che rende possibile rende impossibile, o pi precisamente compromette contemporaneamente la purezza rigorosa, lidentit a s, la
semplicit ontologica di ci che diventa cos possibile 47.
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Ecco apparire la diffrance ovvero una specie di dispositivo strategico aperto, sul suo proprio abisso, un insieme non chiuso, non
chiudibile e non totalmente formalizzabile50, che istituisce lo spazio
di un tra allinterno dellidentit mettendola in movimento. Derrida desedimenta cos la questione della differenza ontologica heideggeriana, facendone la tracciatura del suo stesso differire, fino a distruggere il toglimento hegeliano, disarticolando il movimento inglobante e rilevante della dialettica. In virt di questa operazione, il
(non) termine e il (non) concetto di diffrance non possono che ricadere allinterno dei termini/concetti che il filosofo francese qualifica
come indecidibili, in quanto possono essere intesi secondo modi
diversi, non per difetto, ma per limpossibilit di una loro determinazione certa. Si giunge cos al rilancio proprio della riflessione
derridiana: la decostruzione che non coincide mai con una distruzione, semmai con un processo di smontaggio finalizzato ad una
comprensione pi profonda e consapevole della costruzione stessa 51. Tale atteggiamento di pensiero implica sempre un doppio
gesto: da un lato la fase del rovesciamento e dallaltro quella dellirrompente emergenza di un nuovo concetto che non si lascia com49
Ivi, p. 52.
Ivi, pp. 55-56.
51 Ivi, p. 65.
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I fantasmi del pensiero di Derrida, Derrida stesso in quanto fantasma di se stesso e del suo pensiero, riportano alla luce tutti i resti
nascosti e tenuti in disparte che, facendo i conti con la realt, intaccano la verit sottoponendola a decostruzione.
Scendere fino agli inferi del pensiero di Derrida significa fare i
conti con una pratica di pensiero enigmatica che, in virt della sua
pluridimensionalit, elabora condizioni sempre (im)possibili dellavvenire.
La forma ibrida, dellindecidibile che la lettera, come esempio
provocatorio, di ci che, preso sempre in una frontiera mobile tra
orale e scritto, tra privato e pubblico, tra presenza e assenza, contatto
e lontananza (come lo spettro), scrive la storia, sempre a-venire, di
52 Con laccostamento di questi due termini si tenta di evidenziare lintreccio tra il
pensiero derridiano dellenvoi e quello heideggeriano del Geschick. Infatti secondo Derrida tra linvio e il destino, ma gi tra linvio e la destinazione, c uno scarto necessario.
Ed per evidenziare questo scarto che egli mette in gioco la sua interpretazione postale
del destino dellessere (P. Maratti-Gunoun, La gense et la trace. Derrida lecteur de
Husserl et Heidegger, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht 1998, p. 117). Il termine
destinerrance, se analizzato mette in relazione le sue due facce: destin (in tedesco Geschick, dove il prefisso ge-, corrispondente al prefisso latino con-, contrassegna nei sostantivi lessere raccolto) ed errance (che invece fa parte della catena semantica propria della
disseminazione). Destino ed erranza si legano differentemente tra loro (destino dellerranza oppure erranza del destino), ma rinviano al principio postale con cui Derrida sottolinea il gioco della lettera che travaglia la metafisica: il principio postale non pi un
principio, n una categoria trascendentale; ci che si annuncia o si invia sotto questo
nome (in mezzo ad altri nomi possibili, come per te) non appartengono pi allepoca
dellessere per sottomettersi a qualche trascendentalizzazione, al di l di ogni genere.
La posta non che una piccola piega, tutto sommato buona. Un relais, per marcare che
non c mai che relais, J. Derrida, Envois, cit., p. 206.
53 B. Sebaste, Il corpo del fantasma, in Spettri di Derrida, cit., p. 446.
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ze 57. Le poste del pensiero si muovono a partire dalla forza dirompente della diffrance che, producendo i suoi effetti, frammentari e
ripetibili, mette allopera deviazioni che aprono buchi, aperti da
sempre, tra la verit e la parola.
Nel gioco dellirruzione dellaltro e del radicalmente impossibile
come origine, la danza della penna mette in opera, nella scrittura
degli invii, gli enigmi del pensiero, facendo ripetere da un lato lo
stesso messaggio da Socrate a Derrida (e oltre): il messaggio della filosofia; dallaltro gioca di ambiguit, immagine e testo, recto e
verso. La scrittura di Envois espone gli smarrimenti e le perdite del
sistema delle poste58 e definisce la filosofia un dialogo tra fantasmi
[], la filosofia appare come una grande centrale telefonica, o meglio, una grande Posta Centrale 59.
Ma la tragedia, cos la chiama Derrida, della posta limpossibilit dellarrivo a destinazione che produce scarti molteplici (irradiazioni dello spettro), determinando leccedenza del destinatario unico
(effetti di rifrazione dellirradiazione spettrale). Si delinea una tragicit di fondo che, governata e connessa allimpossibilit di controllare la distanza, di prenderla o perderla, si impone a partire dalla stessa
natura del testo, assume levanescenza del fantasma.
Questa la tragedia (del fantasma) della metafisica, quella della
destinazione: testo o trama continuamente ritessuta di legami e nodi,
incessante circolazione di lettere, invii, riapertura senza fine del
relais, tensione al dirottamento.
La metafora della posta, cos insistente nei testi di Derrida, si impone definitivamente: inviare, affidare qualcosa alla rete delle poste,
significa abbandonarlo, rinunciare a controllarlo, consegnarlo a percorsi inconoscibili, a deviazioni e a ritardi, alla possibilit di alterarsi,
di perdersi.
La cartolina mi sembrata subito, come dire, oscena. Oscena, capisci,
in ogni suo tratto. Il tratto in se stesso indiscreto; qualunque cosa
esso tracci o rappresenti, indecente (amore mio, liberami dal tratto).
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E di questi tratti osceni ho subito avuto voglia dinnalzare un monumento, o un castello di carta, sontuoso e fragile, anche poco durevole,
anche leggero, tanto che mi stato necessario lasciarlo sovvenire talvolta per farti ridere (i migliori ricordi nostri, della mia vita cio, tra
le estasi, ci di cui sono stupidamente pi fiero, come di una grazia,
la sola, che avrei ben meritato). Lo spettacolo troppo sbalorditivo e
mi resta ancora inaccessibile. Non posso n guardare n non guardare, solamente speculare, tu diresti ancora delirare60.
La cornice che abbiamo usato per reintessere i links intra/ipertestuali della riflessione di Derrida, fagocitata da un pensiero che si
configura quindi come una rete di invii, cio come una serie di
frammenti di unesposizione ancora in corso, che consegna al lettore
la possibilit di ritesserli secondo differenti invii62.
Se la cartolina postale una sorta di lettera aperta (come tutte le lettere), si pu sempre, in tempo di pace e sotto un certo regime, tenta60
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DERRIDA. BROAD-SPECTRUM THOUGHT
Abstract
This note, starting from the text Derridas Spectra, interprets the
thought of Derrida, on the traces of the (postal) telematic network, in its
continuous and indefinable movement.
In the writing game, the telematic structure shows the movement of
search of thought in Derrida that, in its spectral working out, contemplates no destination but the articulation of its own dynamics.
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