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inasprita nel corso dellestate per le posizioni di ortodossia stalinista che i vertici
comunisti avevano assunto riguardo alla rivolta degli operai polacchi di Poznan
contro il regime di Varsavia. Calvino era entrato addirittura in aperto conflitto con
Alicata durante una riunione svoltasi il 24 luglio nella sede di Botteghe Oscure,
ed era arrivato ad affermare la necessit che si dimettano i dirigenti della politica
culturale, e anche i responsabili di quella economica per i gravi errori commessi
negli ultimi anni.9
In questo clima di disgelo nei rapporti che il partito comunista sovietico
intratteneva con lOccidente, di condanna degli errori del regime stalinista e
di tensione interna fra intellettuali italiani e partito comunista per la presunta
collusione fra i vertici del PCI e i fautori dellortodossia sovietica di tipo
stalinista, il parteggiare a favore delluna o dellaltra autorit in sede di estetica
marxista equivaleva a schierarsi con la fazione dei revisionisti o con quella degli
ortodossi.
Come portavoce dellestetica marxista ufficiale del rispecchiamento,
Lukcs poteva considerarsi un caposaldo dellortodossia anche se la recente
condanna dello stalinismo aveva spinto la sua ideologia, come afferma Calvino
nellarticolo su Brecht, al margine del mondo comunista ufficiale. A sua volta,
lestetica del drammaturgo tedesco, bollata dal dirigismo della politica culturale
sovietica di Stalin per il suo formalismo ed individualismo, era stata ostracizzata
fino al 1956 e non ancora riabilitata dai revisionisti. Nel clima di discussione e
tensione dellestate 1956, Calvino recupera la poetica di Brecht e prende cos le
distanze dalla critica marxista ufficiale e dai suoi fautori ortodossi, compreso il
compagno Alicata:
Io sono per Brecht. Pur sentendo tutto il fascino e lautorit che la classica
imperturbabile chiarezza dellintelligenza di Lukcs esercita, dal suo empireo
di valori, sono per Brecht, figlio del dramma dello svilimento della cultura
di massa, sono per la sua sensibilit moderna con cui vuol tener acceso
attraverso larte la soddisfazione tecnicoproduttiva, la passione scientifica
[] per linesauribile fantasia dimmagini e di significati del Cerchio di gesso
nel Caucaso. E quel primo, sbrigativo assioma della sua estetica; che il teatro
ha per fine il divertimento, che tutti gli assunti religiosi o didascalici o preziosi
o filosofici sono subordinati a quello di divertire la gente, suona come la
professione di fede non certo di un evasivo edonismo, ma della sua moralit
concreta, del suo umanesimo. (Calvino, Brecht, in Saggi, p.1302)
pur vero che Calvino non pubblic la sua commemorazione di Brecht
su una testata ufficiale come lUnit o Il Contemporaneo e che, dunque,
leco di queste sue dichiarazioni non dovette allontanarsi troppo dalle pagine
del Notiziario Einaudi. E tuttavia, non si pu far a meno di sottolineare che
lammirazione proclamata da Calvino per gli studi teorici e le opere di Brecht
dei personaggi rende poco credibile lodio contro i padroni, e quindi il passaggio
dallideologia anarchica allideologia socialista che matura nellanimo del
protagonista: Ma questo padrone, perch lhai voluto meno boja? A me i meno
boja non piacciono, non minteressano. [] Per me contano solo i pi boja:
come amici e come nemici. In Metello sono tutti un p troppo meno boja: da una
parte e dallaltra (Calvino, Lettera a Pratolini sul Metello, in Saggi, p.1241).
Calvino rimprovera dunque a Pratolini di aver rappresentato il tema politico
in maniera troppo tenue, priva di mordente, e di aver appiattito il protagonista
del romanzo nello stereotipo delluomo medio che non mette in gioco dei veri
sentimenti, non crea dei conflitti decisivi (Calvino, Lettera a Pratolini sul
Metello, in Saggi, p.1241). Lattacco allestetica lukcsiana che si nasconde
dietro le critiche rivolte da Calvino al Metello risulta evidente nel momento in
cui il Nostro si chiede se Metello possa considerarsi un personaggio tipico e
se, dunque, la sua caratterizzazione in termini di dottrina lukcsiana, abbia
avuto successo. La conclusione che, nel tentativo di creare il tipo, Pratolini
incappato nei pericoli che tale raffigurazione comporta, e cio quello di scadere
nella rappresentazione del personaggio medio. A tale appiattimento del discorso
narrativo, Calvino ammette di preferire una scrittura pi provocatoria:
Metello un uomo medio, bravo ma medio, cos in politica, come in amore:
non mediocre, medio, come ne esistono tanti. giusto continuare a un
secolo da Flaubert, a cantare gli uomini medi, gli uomini senza scintille, o
con scintille lontane, nascoste, remote? Io sogno sempre una letteratura che
dia pi mordente, pi scintilla agli uomini nuovi che ci stanno a cuore, che
combatta ladeguamento alla media, che trasmetta fantasia e senso della
complessit della vita a chi ne ha quotidianamente bisogno nella lotta che
conduce. (Calvino, Lettera a Pratolini sul Metello, in Saggi, p.1241)
Se il richiamo a Brecht e alla sua combattiva ideologia del realismo dialettico
non risultasse abbastanza evidente dallappassionato richiamo calviniano alla
complessit del reale presente nel brano citato, sar lo stesso Calvino a segnalare
la derivazione brechtiana delle proprie opinioni nellambito di una prefazione alla
stessa lettera pubblicata un anno pi tardi dalla rivista Societ. Nel febbraio del
1956, infatti, lo scrittore decise di partecipare alla diatriba che ancora infuriava
sul Metello e che vedeva contrapposti due blocchi di critici marxisti con a capo
Salinari e la redazione de Il Contemporaneo, da un lato, Muscetta e la redazione
di Societ, dallaltro. Nella prefazione alla lettera che Calvino aveva scritto
a Pratolini nel febbraio del 1955, e che faceva precedere al corpo della lettera
stessa, il Nostro affermava di aver ripensato i termini della questione e di non
essere pi tanto convinto di quella tipizzazione manichea suggerita a Pratolini
un anno prima. A questo proposito vien fuori il nome di Brecht: In fondo tutto
il discorso che mera venuto di fare, portato dalla mia impostazione generale, sul
fatto che minteressavano solo i padroni pi boja, era sballato: ne uscirebbe una
rappresentazione della realt meccanica e legnosa, buona in una stilizzazione
alla Brecht, non in una descrizione pi sensibile e attenta della realt (Calvino,
Lettera a Pratolini sul Metello in Saggi, p.1238).
interessante notare come lintervento pubblico di Calvino sul caso Metello
avvenga ad un anno di distanza dallo scoppio della polemica che era cominciata
con lintervento di Salinari nel gennaio del 1955 e che, pur schierandosi con
la fazione antimetelliana di Muscetta, Calvino ci tenga ad attenuare il tono
esplosivo di certe sue affermazioni, con la consueta ambivalenza diplomatica
che contrassegna i suoi rapporti con i fautori dellestetica marxista ortodossa.
Il dato importante che lo scrittore ammette linfluenza brechtiana sul tono e
sul contenuto di certe sue opinioni di poetica, in particolare su quellaccenno ai
padroni pi boja dal quale era scaturita la sua valutazione negativa del libro di
Pratolini. Abbiamo visto infatti che Brecht ammetteva luso della deformazione
caricaturale, del grottesco, della parodia, come strumento per ottenere una
rappresentazione pi veritiera della realt attraverso la sua visione straniata.
La contrapposizione del personaggio caricaturale, che altrove Calvino definisce
casolimite, al personaggio medio discendente dal tipo di matrice lukcsiana,
dunque un chiaro indizio della presenza di postulati brechtiani nella poetica
calviniana. Di certo i protagonisti della trilogia fantastica rappresentano dei
casilimite e, in particolare, il barone che vive sugli alberi incarna lesempio chiave
di una contrapposizione alla vita media portato alle estreme conseguenze.
Ci che a noi importa sottolineare a tale proposito che il richiamo alla
poetica di Brecht per giustificare il contenuto critico della lettera a Pratolini
scritta nel febbraio del 1955, avalla la nostra ipotesi che le riflessioni di Calvino
sullestetica del drammaturgo tedesco siano coeve alla composizione de La
panchina avvenuta nei primi mesi del 1955.
Le ragioni delladesione di Calvino allestetica di Brecht non possono
ricondursi unicamente al suo rinnovato interesse per il teatro e alla decisione di
inserirsi nel panorama teatrale italiano con unopera ispirata ai criteri di unestetica
teatrale marxista. Tanto pi che linterpretazione brechtiana del materialismo
dialettico era mal vista negli ambienti della critica marxista ortodossa. In realt,
le motivazioni profonde della scelta calviniana sono da ricercarsi nellestrema
libert espressiva in termini di sperimentazione formale e linguistica che il modello
brechtiano autorizzava nella prassi scrittoria, contro la rigidit prescrittiva del
canone lukcsiano. Per Brecht il realismo consentiva luso della forma oggettiva
e della forma fantastica:
Chiunque non sia irretito in pregiudizi formali sa che la verit pu essere
taciuta in molte maniere e in molte maniere dichiarata, e che lo sdegno
per le inumane condizioni pu esser destato in molte maniere attraverso
teatrale in cui lalternanza fra recitativo, cantato, e mimo costituisce uno dei tratti
distintivi dellopera.
Passando allanalisi del testo teatrale in s, dimostrer di seguito come
linflusso della poetica brechtiana sia presente nel testo a vari livelli: a) nella scelta
dellambientazione e dei personaggi come riproduzione del teatro di strada,
esempio di primitivo teatro epico; b) nelluso delleffetto di straniamento; c)
nelluso della parodia; d) nella subordinazione del messaggio filosoficopolitico
allidea del divertimento.
Partir dunque dallanalisi del contenuto realistico dellopera, che si concreta
innanzitutto nella scelta dei personaggi e dellambientazione, per portare alla luce
le motivazioni ideologiche della scelta calviniana e la sua derivazione da alcuni
concetti chiave della poetica brechtiana. Il tema de La panchina descritto da
Calvino in una presentazione per un programma di sala che stata ritrovata fra
le carte dello scrittore:
Il tema della panchina la disarmonia, il nervosismo della vita contemporanea.
[] Luomo che soffre dinsonnia e che vorrebbe ritrovare la pace di una
arcadica natura decide di passare una notte allaperto su una panchina.
Ma attorno alla panchina si succedono figure di nottambuli, tradizionali
personaggi che non trovano pi neppur essi nella notte il loro regno. Gli
innamorati i cui antichissimi bronci e battibecchi si caricano del nervosismo
dei tempi; lubriacone che pare quasi un sopravvissuto; le mondane che
rivolgono agli uomini, pieni di solitudine e di squallore, una patetica
invettivaninnananna; il poliziotto con la sua ventata di diffidente sospetto
verso tutti. E infine una squadra di operai che riparano la linea tranviaria
e per cui il senso dei giorni e delle notti capovolto. In questo susseguirsi
dincontri, luomo sulla panchina non ha potuto chiudere occhio. (Barenghi,
Note e notizie sui testi, in RR3, p.1279)
Tutte le scene de La panchina si svolgono dunque per la strada, in un piccolo
giardino pubblico, e i personaggi che si alternano nelle varie scene sono tutti
passanti, cittadini della notte, che il protagonista incontra nel suo vagabondare
alla ricerca del sonno e della solitudine. Lintento realistico che Calvino si
proponeva nella rappresentazione di questa tranche de vie risulta dunque chiaro
fin dalla scelta del luogo e dei personaggi che sono lavoratori come gli operai,
il poliziotto, e le stesse mondane , o figure archetipiche della notte insonne,
come gli innamorati e lubriaco, che acquistano qui valenza realistica per la
loro funzione di passanti. In particolare, la decisione di ambientare la storia in
strada si deve ricollegare alla teorizzazione brechtiana del teatro di strada come
esempio di teatro epico elementare.14 E infatti, Brecht spiega nel Breviario di
estetica teatrale che per comprendere la novit della scena nel teatro epico bisogna
immaginare il suo antecedente in una scena che pu accadere a un qualsiasi
angolo di strada (Brecht, Scritti teatrali, p.84), dove i passanti che partecipano
casualmente alla vicenda rappresentano degli attori spontanei ed involontari. Per
rendere pi esplicito il parallelismo fra la scena teatrale e la scena di strada, Brecht
immagina che la scena in questione sia un incidente e che il protagonista della
vicenda sia un testimone oculare che ha assistito alla dinamica degli eventi e la
riferisce ai passanti rappresentando il comportamento dellautista o del pedone
investito, o di entrambi, in modo tale che gli astanti possano formarsi unopinione
sullincidente (Brecht, Scritti teatrali, p.84).
Ebbene, ne La panchina di Calvino, ci troviamo di fronte ad un fenomeno
simile se consideriamo che il ruolo del protagonista, luomo che soffre dinsonnia,
essenzialmente quello di testimone oculare che assiste alle varie scene e in alcuni
casi addirittura si astiene dallinteragire con i personaggipassanti se non in funzione
mimica, come accade nella scena degli innamorati e in quella delle mondane.
Anche dove linterazione dialogica del protagonista si fa pi intensa, come nella
scena dellubriaco e in quella degli operai, le battute non servono ad altro che a fare
da contrappunto allazione dei personaggipassanti che sono i veri protagonisti
dellopera. Dunque luomo che soffre dinsonnia si comporta in tutto e per tutto
come il dimostratore brechtiano della scena di strada che, invece di raccontare
la vicenda cui ha assistito agli astanti il pubblico teatrale , la illustra con la
sua presenza che produce un effetto straniante e impedisce limmedesimazione
acritica del pubblico stesso nella rappresentazione. Non bisogna dimenticare,
infatti, che il teatro epico brechtiano ha, in ultima istanza, una finalit sociale e lo
scopo dellopera teatrale deve essere quello di indurre gli spettatori a partecipare
criticamente alla vicenda e di formarsi unopinione sugli eventi. Il dimostratore
della scena di strada e, per uscire fuor di metafora, lattore del teatro epico,
assolve a tale funzione attraverso luso delleffetto di straniamento che una
tecnica con la quale si pu dare ai rapporti umani rappresentati limpronta di cose
sorprendenti, che esigono spiegazioni non evidenti, non semplicemente naturali.
Questo effetto ha per scopo di permettere allo spettatore una critica efficace dal
punto di vista sociale (Brecht, Scritti teatrali, p.15).
Siamo dunque al secondo punto della nostra analisi riguardo ai rapporti di
affinit e di derivazione che legano La panchina calviniana ai concetti base del
teatro brechtiano. Leffetto di straniamento uno degli elementichiave del teatro
epico di Brecht, e Calvino se ne appropria non solo nel conferire al protagonista
dellopera il ruolo di contrappunto comico o lirico o semplicemente esplicativo
delle scene che si svolgono intorno alla panchina, ma anche nellalternanza di
registri espressivi parlato, cantato, parlato con la nota e suono di intonazione
approssimativa (Corti, p.203) che scandisce il cambiamento di umori da una
scena allaltra ed anche allinterno della stessa scena. Secondo Brecht, infatti, allo
straniamento della vicenda, e cio alla resa sorprendente di fatti naturali, devono
contribuire tutti gli espedienti scenici:
Tutta la vicenda, dal punto di vista del testimone oculare luomo che
soffre dinsonnia potrebbe configurarsi come un evento comico se la sua
preoccupazione principale non fosse quella di trovare la pace del sonno nella
solitudine del giardino pubblico. Questo elemento di dissonanza impedisce
limmedesimazione del pubblico nella scena degli innamorati e ostacola la
fruizione del tono liricomelodrammatico che, dopo lentrata in scena delluomo,
si corrompe e degenera nelluso di frasi stantie e sdolcinate, accentuando
leffetto comico.
Da quanto si detto finora si evince che Calvino abbia seguito linsegnamento
di Brecht nel realizzare leffetto di straniamento attraverso una collaborazione
di scenografia la scena di strada recitazione e musica, aggiungendo inoltre
loriginale tributo della contrapposizione fra registri stilistici e toni della recitazione
per creare un effetto parodico e demistificatore.
Lo stesso Brecht incoraggiava luso della parodia come mezzo per combattere
limmedesimazione ed incanalare lattenzione dello spettatore verso il fine sociale
della rappresentazione. La parodia, come imitazione trasfigurata degli stili del
passato, consente di enfatizzare la funzione dellarte come mimesi della mimesi,
smascherando dunque la natura fittizia della rappresentazione e valorizzando la
finalit gnoseologica insita nella commedia in senso lato. Come afferma Chiarini
a proposito delluso della parodia nel teatro di Brecht:
Linvito a soffermarsi sul medium della parodia dettato anche da una
considerazione che ulteriormente precisa e circoscrive lambito entro cui
prende concretamente corpo quellatteggiamento: dalla considerazione,
cio, che la citazione sostituita allinvenzione, la memoria come strumento
principale della creazione, insomma lanamnesi al posto dellentusiasmo
[] operano soprattutto entro la dimensione del comico. Non da oggi,
del resto, che le possibilit di unarte veramente moderna vengono spesso
ridotte nei limiti di una trascrizione ironica e giocosa di quei problemi ed
eventi che richiederebbero, secondo i precetti della trattatistica classica, la
scelta di strumenti formali diversi (drammaticotragici). (Chiarini, p.17)
Leffetto parodistico assolve dunque ad una funzione conoscitiva mediante la
demistificazione straniante di stili e registri della comunicazione divenuti obsoleti
e la conseguente ricerca, da parte dello spettatore dellopera rappresentata, di
quale sia il vero stile che veicola il vero significato dellopera. Nel caso de
La panchina la parodia si appunta sugli stilemi e sul registro della tradizione
liricomelodrammatica, come abbiamo visto nella scena degli innamorati, e la
fecondit del suo uso ai fini didascalici si pu esperire nella scena successiva, quella
dellubriaco. Nella transizione fra le due scene, luomo che soffre di insonnia riesce
finalmente a sdraiarsi sulla panchina nel tentativo di addormentarsi ma la sua pace
ha breve durata perch nel giardino irrompe la figura di un ubriaco. Questultimo
d sfogo a quella che luomo definisce sbornia filosofica perch dalla costatazione
che la panchina doppia, lubriaco si inoltra in una vaneggiante discussione sulla
duplicit o molteplicit delle cose, arrivando alla conclusione che soltanto luomo
uno, in opposizione a ogni altra cosa che pu esser doppia / tripla / quadrupla
/ quintupla (Calvino, La panchina, in RR3, p.662). I commenti delluomo che
soffre dinsonnia conferiscono a tutta la scena una valenza comica che accresciuta
dallimprovviso effetto parodico suscitato dalla decisione dellubriaco di mutare
la sbornia filosofica in sbornia lirica e di utilizzare in tal senso un brano del
Trovatore per dimostrare la sua abilit canora. Ne vien fuori un duetto lirico nel
quale sia luomo che lubriaco si dedicano alla storpiatura parodica della pi alta
tradizione liricomelodrammatica ai fini di preparare il pubblico allo spettacolo
di un altro tipo di lirismo che quello del monologo finale in cui lubriaco diviene
simbolo dellirrazionale contro cui invano cercano scampo le impotenti ragioni
della tecnologia (Corti, p.219). E infatti, dopo aver esaurito la sbornia lirica
e aver tentato inutilmente di smaltire la sbornia politica, prima di rassegnarsi
ad uscire di scena dietro le insistenze delluomo che rivendica il diritto al sonno,
lubriaco si esibisce in una rivendicazione del suo diritto ad abitare la notte e ad
incarnare il cosiddetto rovescio del mondo:
E che notte la notte
Senza lubriaco? Caccialo
E la notte rimane
Senza il suo pi fedele
Testimone. []
Caccialo,
caccia la rana, il grillo, caccia la luna
e lubriaco da strada, il sozzo
schiamazzatore solitario,
caccia noi che abitiamo
il rovescio del mondo!
E credi
Che il mondo non avr pi un rovescio?
Caccia il brivido di questa voce irragionevole
Che si perde sguaiata!
Altri brividi avrai, altre ragioni
Si perderanno
Per le tue strade senza luna! (Calvino, La panchina, in RR3, pp.66465)
Lacme della scena, e forse il centro lirico di tutta lopera, proprio nella rivelazione
dellubriaco che il mondo avr sempre e comunque un suo rovescio, e che la nevrosi
della vita moderna, il tentativo di controllare razionalmente tutti gli aspetti
della vita per mezzo della tecnologia, non riuscir ad eliminare lirrazionale,
momento in cui, dopo il distacco dal partito comunista e la fine delle polemiche
neorealiste, il parteggiare per Brecht doveva ormai perdere quella carica teoretica
eversiva che aveva rivestito per Calvino nella seconda met degli anni Cinquanta.
Sono questi soltanto alcuni dei percorsi ermeneutici che ci auguriamo possano
essere esplorati dalla critica calviniana e che si inquadrano nel pi ampio discorso
sul rapporto di Calvino con il teatro e con la teatralit che io stessa in altra sede
ho affrontato.15
Note
1
1983), p.61.
9
1997), p.395.
10
11
12
Lo chiamerei Giliberto.
14
15
(20032004), 17598.
Please address correspondence to: Enrica Maria Ferrara, 10 Maretimo Road, Blackrock,
Co. Dublin, Ireland
Department of Italian Studies, University of Reading and Department of Italian, University of Cambridge
10.1179/026143407X190355