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Prologo narrativo Settimana inaugurale - prima parte: Gv 1,19-51

Inizio della narrazione giovannea.


La settimana inaugurale della manifestazione di Ges
Prima parte: 1,19-51.
Bibliografia di riferimento.
J. BEUTLER, Il Verbo Divino entra nel mondo: Gv 1-4; per solo uso degli
studenti, PIB, Roma 2005-2006, 36-52.
G. FISCHER-M. HASITSCHKA, Sulla tua parola. Vocazione e sequela nella
Bibbia, Roma 1998, 135-139.
SCHEMA.
Introduzione
Lettura dinsieme dello sviluppo settimanale
1
I tre primi giorni
2
Il quarto giorno
3
Gli altri giorni
Appendice: comparazione fra la chiamata a Filippo e a Natanaele
INTRODUZIONE
Levangelista ci d una successione di episodi collocati nello schema
di una settimana. Ci sono indizi temporali ben precisi: 1,29.35.43.
Qual linterpretazione di questo dato letterario voluto da Gv.
allinizio del suo racconto? La settimana biblica a partire dellinizio della
rivelazione di Dio nel libro della Genesi composta di sette giorni. Dio crea
in sette giorni. Nel progredire del creare, c un crescendo e alla fine, al
compimento della sua opera creativa, Dio si riposa. In un vangelo cos
curato nel dettaglio e nella simbologia come il quarto vangelo la menzione
dei sette giorni, cio ununit completa cronologica, allinizio della
manifestazione di Ges al mondo indica un ciclo in se stesso di certa
completezza.
Dove si trova dunque questo senso di completezza? La manifestazione
che avviene in questa settimana raggiunge il massimo nel segno di Cana
dove risplende la gloria di Ges e i discepoli credettero a lui.
LETTURA DINSIEME DELLO SVILUPPO SETTIMANALE
1. I tre primi giorni
Primo giorno (Gv 1,19-28).
Gv. Battista nel momento della sua massima notoriet proclama
solennemente che in mezzo a voi c uno che voi non conoscete, uno che

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viene dopo di me ed io non sono degno di sciogliergli il legaccio del


sandalo (1,27-28). In questo modo il Battista scatena il desiderio di
conoscere Ges.
Secondo giorno (1,29-34).
Il Battista vede Ges venire (evrco,menon) verso di lui e lo presenta con le
parole: Ecco lAgnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo
(1,29). La predicazione di penitenza del Battista, caratteristica dei Sinottici,
viene sostituita con questo annuncio. Lazione escatologica di Dio, realizzata
nella venuta-missione del suo Servo quello decisivo per togliere il potere del
peccato.
In Marco e Matteo, Ges ha la visione della colomba come simbolo
dello Spirito Santo, in Lc la scena riferita dallevangelista. Nel IV vangelo,
invece, il Battista che ha la visione (1,31-34) come corrisponde al suo ruolo
di testimone. Lo Spirito Santo secondo la testimonianza del Battista - rimane
su Ges. la prima ricorrenza di un termine caratteristico del IV vangelo:
me,nein. Lo Spirito si mostra unito a Ges non solo in questa scena inaugurale
ma in modo permanente.
In sintesi, Ges, venuto storicamente dopo del Battista (1,27.29) prevale
radicalmente su di lui, per la sua origine (1,29-30; cf. 1,1), e per la sua
missione (1,32.33).
Terzo giorno (1,35-42).
Il Battista stava ancora l, con due dei suoi discepoli, cio in Betania
battezzando, e fissando lo sguardo su Ges che passava, disse per la
seconda volta: Ecco lAgnello di Dio. E i due discepoli ascoltano questo
messaggio e lo accettano: Seguirono Ges (vv. 35-37). Lo seguirono in
questo giorno. Seguire ha qui un significato ancora locale: andare dietro a
qualcuno in questo caso per conoscerlo.
Qual lo scopo della domanda di Ges, che cosa cercate? Tale
domanda non si trova nei racconti sinottici della chiamata. Si potrebbe
sviluppare una antropologia teologica sulla chiamata a credere in Gv.:
lincontro con Ges non conduce allaccettazione di un messaggio estraneo
alla persona umana, imposto da fuori e sopra, ma (corrisponde) alle
intenzioni pi intime del cuore.1 A sua volta i due pongono unaltra
domanda a Ges: dove abiti (rimani)? Risposta di Ges: venite e;rcesqe2 e
1

J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 46. La parentesi del professore.


Medio imperativo presente di e;rcomai evle,usomai h-lqon evle,luqa venire, giungere; limperativo presente
positivo, ordina di continuare unazione gi iniziata. Invito formale che interpreta il desiderio dei due;
G. NOLLI, Evangelo di Giovanni, Citt del Vaticano, 21986 ad hoc.

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vedrete o;yesqe3. Si tratta di un invito a camminare oltre. La menzione del


vedere corrisponde ai racconti sinottici delle chiamate dei discepoli
(Mc1,16//; 2,14). Levangelista ci narra laccettazione da parte dei due
discepoli del Battista dellinvito di Ges e riprende gli stessi verbi e;cromai e
o`ra,w: Andarono e videro dove abitava (rimaneva- e;meinan).
Il contenuto del verbo me,nein rimanere un tema teologico
fondamentale per Giovanni. Labbiamo gi trovato nella narrazione del
secondo giorno, nel quadro della visione-audizione del Battista al fiume
Giordano quando fece la testimonianza:
Ho visto (teqe,amai4) lo Spirito scendere come una colomba
e rimase su di lui (e,meinen evpV auvto,n).
Questo accade in consonanza con le parole promessegli in precedenza:
Colui sul quale vedrai

scendere lo Spirito
e rimanere su di lui kai. me,non evpV auvto,n(
lui che battezza con lo Spirito Santo.

Luso giovanneo di me,nein sorpassa il mero abitare in senso fisico


locale. Il movimento narrativo nella scena che ci occupa, la chiamata ai due
discepoli (vv.35-39), va dal vedere dove rimane Ges al rimanere dei
discepoli con lui. Vedendo, loro partecipano alla esperienza della comunit
cristiana di Giovanni5 (secondo livello di lettura):
messe la sua tenda (skh,nwsen) (cio dimor) fra noi
e abbiamo visto la gloria di lui (kai. evqeasa,meqa th,n do,xan auvtou/),
gloria di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verit (Gv 1,14).
Si tratta della prima manifestazione di Ges, in simbologia spaziale
col risultato di stare con lui, anzi, di rimanere con Lui, non solamente quel
giorno (v. 39), ma in constante comunione con Lui. un fatto
particolarmente importante, giacch va raccontato pure con la menzione
dellora senza specificare altro: era lora decima (le quattro del
pomeriggio). Nel IV vangelo, momenti importanti della vita di Ges sono
ricordati ora per ora. Per i due discepoli, questora significava listante
decisivo della loro vita. Uno dei due probabilmente Giovanni; non viene
per identificato col nome lasciando cos campo libero per presentarlo come
il tipo del credente.
3

Medio indicativo futuro 2pl di o`ra,w o;yomai ei=don e`w,raka.


Medio indic pf 1sing di qea,omai - qea,somai - evqea,samhn - teqe,amai.
5
J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 46.
4

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Il brano di questo terzo giorno di attivit pubblica di Ges ha una


seconda scena i vv. 40-42. Il nuovo quadro comincia dandoci il nome di
Andrea, uno dei due discepoli che avevano cercato e trovato Ges. Andrea
trova suo fratello6 Simone Pietro e lo conduce da Ges presentandolo come
Messia. Ges d un nome nuovo a Simone.
Comparazione con i sinottici:
I versetti 1,40s. sono caratterizzati da una duplice identificazione: Andrea
identifica Ges con il Messia, il Cristo, Ges identifica Simone con Cefa,
Pietro. La prima identificazione stupisce a questo punto della narrazione. Il
lettore si domanda come mai Andrea fosse arrivato alla conclusione che Ges
fosse il Messia dopo un primo incontro di poche ore, prima di ogni segno di
Ges. La risposta al problema si trova nel fatto che Giovanni scrive dal punto di
vista post-pasquale e non mostra grande interesse di descrivere un cammino lento
dei discepoli verso una tale professione di fede7. Sotto questo aspetto, il quarto
vangelo si distingue fortemente dai primi tre. Pietro arriva alla sua professione di
Ges come Messia solo alla fine della vita pubblica di Ges (Mc 8,27-30).
Secondo Matteo, egli riceve il suo nuovo nome in questo momento (cf. Mt 16,1719). In Marco menzionato leponimo di Simone nel racconto della chiamata dei
Dodici (Mc 3,16 par.). Un influsso della tradizione sinottica su Gv 1,42 sicuro.
Rimane una differenza notevole tra la scena di Gv 1,40-42 ed i paralleli sinottici.
In questi ultimi, il nuovo nome di Simone collegato con una sua nuova carica
(cf. in particolare Mt 16,17-19; Lc 5,1-1l, dove il nome duplice introdotto
insieme con la nuova carica di Pietro di essere pescatore duomini; anche Gv
21,1-17). In Gv l,40-41s., lidentificazione di Simone con Cefa, Pietro
corrisponde a quella di Ges con il Messia. Nei due casi si tratta della persona,
non dellopera. Accettando il messaggio su chi fosse Ges, Pietro da parte sua
riceve una nuova identit: agere sequitur esse. Questa visione corrisponde a
quella della scena di Gv 1,35-39: essere con Ges, vedere dove vive e stare con
lui viene prima di ogni attivit al suo servizio. Un parallelo a questa concezione
si trova gi in Mc 3,14: Quindi ne stabil dodici, che chiam apostoli, perch
stessero con lui e potesse inviarli a predicare col potere di scacciare i demoni.
Non si esclude un contatto letterario tra questi due testi8.

Interessante il fatto che nei vangeli, i primi chiamati appaiono come fratelli. Soprattutto in Giovanni, c
una continuit fra parentela, amicizia e discepolato. A. DESTRO M. PESCE, Kingship, Discipleship and
Movement: An Anthropological Study of Johns Gospel, Biblical Interpretation 3(1995) 266-284.
7
Si tratta di una comunit composta di credenti nella sua maggioranza con una certa maturit cristiana
(nota dal professore).
8
J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 47.

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Ci sono in questo brano 1,35-42 alcuni verbi tipici con un campo


semantico ampio e di rilievo per la teologia giovannea:
- Vedere: vv. 36.38.39 (due volte) e v. 42. Lautore impiega due verbi
diversi di visione:
emble,pw (guardare) e ~ora,w (vedere con penetrazione intelligente).
Per la visione-testimonianza del Battista il quarto evangelista
utilizza un terzo verbo di visione: qea,omai vedere un insieme,
contemplare (1,32). E per ribadire la testimonianza abbina il
verbo ~ora,w con marture,w (1,34):
E io ho visto e ho testimoniato che lui

kavgw. e`w,raka kai. memartu,rhka o[ti ou-to,j evstin

il Figlio di Dio.
o` ui`o.j tou/ qeou/

- Trovare: v. 41; vedi 43.45 (due volte). Implica essere in atteggiamento


di cercare (zhtei/n) qualcosa.
- Rimanere (me,nein): vv. 38.39.
Fermiamoci un po ancora su questo giorno. Notiamo come il quarto
vangelo approfondisce la tradizione sinottica sulla vocazione dei discepoli.
Questi non sono rappresentati qui come pescatori di Galilea che
abbandonano le loro barche per seguire Ges, ma come uomini che sono gi
in ricerca, occupati in quel Dio salvatore che attendono presso il Battista. Il
narratore inizia descrivendo il comportamento di Ges stesso. Egli stava
camminando ed ecco che si volge indietro e pronuncia le prime parole nel
quarto vangelo. Non sono un commando come in Marco: Seguitemi (1,17;
2,14). Ges interroga per rispettare la libert di quelli che gi fisicamente lo
seguivano, e per dare lopportunit di esprimere il proprio desiderio: che
cercate? Un secondo livello quello del lettore che viene per mezzo della
medesima domanda pure lui stimolato a chiedersi se lui stesso in ricerca e
di che cosa. I due discepoli rispondono con una domanda: dove abiti, nel
senso di dove rimani? E il proprio desiderio di fare un esperienza di vita. E
Ges: venite e vedrete. I discepoli e il lettore saranno gradualmente
condotti a vedere in Cana la gloria di Ges (2,11). Il progresso nella
manifestazione di Ges appare dunque cos:
Nel primo giorno Ges non c di persona. Viene per annunziato dal
Battista come uno pi grandi di lui, ed da scoprire.
Nel secondo giorno presentato come agnello di Dio che toglie il
peccato del mondo. colui che battezza immergendo nello Spirito (1,33).
Sono espressioni forti che trovano eco nel lettore della comunit giovannea.

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Levangelista ancora per non ci dice niente sulla reazione degli ascoltatori
del Battista.
Nel terzo giorno abbiamo ancora un di pi nella manifestazione di
Ges. lui stesso chi parla. Ci sono i discepoli che rimangono con lui e
capiscono che , infatti, il Messia che cercavano. Dunque c unintesa.
Addirittura Ges cambia il nome di Simone in Cefa in aramaico, Pietro in
greco, cio roccia su cui si costruisce. Dando un nuovo nome a Simone gli
conferisce una vocazione nuova (cf. il cambio di nome per Abramo, Genesi
11,21). Ma allora qual questa funzione che si attribuisce a Pietro? Restano
degli interrogativi che suscitano interesse. vero che noi possiamo gi dare
una risposta e forse la potevano dare pure i primi lettori del quarto vangelo,
membri della comunit giovannea, dopo anni di maturazione della loro fede.
Lautore per, nella presentazione del vangelo vuole che rifacciamo il
cammino, portati da questi punti di domanda che si muovono in avanti e che
ci porteranno a comprendere meglio soprattutto il libro dellOra, parte
culminante del IV vangelo. Dal punto di vista formale della narrazione,
dunque, a questo punto del terzo giorno della settimana inaugurale, Ges
emerge e manifesta se stesso, si fa conoscere.
Quarto giorno (1,43-51)
In questo giorno continua la manifestazione diretta di Ges (1,43-51)
attraverso due incontri.
Il primo lincontro con Filippo si svolge con tutta brevit con
limperativo di Ges: seguimi. Questa chiamata si distingue dagli altri
primi incontri di discepoli con Ges. Non un discepolo (cf. vv. 41-45), ma
Ges stesso trova il nuovo discepolo. Ges parla con la sua autorit e
chiama Filippo a seguirlo. Non riferita nemmeno la reazione di Filippo, ma
questa risulta dal suo comportamento. Filippo incontra Natanaele e fa un
invito simile a quello che Ges fece ai primi due discepoli: Vieni e vedi
(1,46).
Il secondo incontro, infatti, sempre lungo questo quarto giorno
avviene con Natanaele tramite Filippo. Le parole di Filippo poggiano sulle
aspettative dellepoca e una fede incipiente in Ges-Messia:
Abbiamo trovato
colui del quale hanno scritto Mos nella Legge e i Profeti,
Ges figlio di Giuseppe di Nazaret.
Natanaele non resta per niente impressionato con lorigine Galilea di Ges,
non soltanto perch Nazaret era una cittadina senza importanza, ma
soprattutto perch secondo la tradizione giudaica signorava da dove sarebbe

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venuto il Messia (cf. Gv 7,27)9. Filippo non cerca in questo momento di


dimostrare a Natanaele razionalmente nulla. Le sue parole riecheggiano per
quelle di Ges il giorno prima: e;rcou kai i;de. Natanaele quindi viene, ma
paradossalmente Ges che lo vede per primo venire a s. Le parole di Ges
sullonest di Natanaele danno la possibilit dunulteriore manifestazione di
Ges. Come mi conosci? domanda meravigliato Natanaele. La risposta di
Ges prima che Filippo ti chiamasse, mentre eri sotto il fico, io ti ho visto
(1,48). Il vedere di Ges manifesta una conoscenza precedente
sopranaturale. La spiegazione pi probabile della frase, mentre eri sotto il
fico riguarda lo studio della legge. Il fico - secondo rabb Aqiba - era
divenuto nel giudaismo lalbero della conoscenza della felicit e della
sventura. Le parole di Ges insinuerebbe dice Lon-Dufour che,
studiando la legge, Natanaele si preparato a incontrare Ges stesso.
La confessione di fede di Natanaele:
Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re dIsraele
(1,49)
rispecchia di nuovo un doppio livello. Natanaele verosimile che intendesse
un messianismo, ancora incompleto ma ben intenzionato, sulla regalit di
Ges, figlio di Dio secondo il salmo 2. Invece per il lettore della comunit
giovannea evoca la fede ormai acquistata in Ges come Logos del Padre.
E Ges termina dicendo a Natanaele: Perch ti ho detto: ti ho visto
sotto il fico credi? Interessante notare la prima ricorrenza del verbo
pisteu,w, credere. Vedrai cose maggiori di queste! (1,50). A Natanaele che
gi crede Ges gli promette di vedere cose maggiori! Questo vedere va
inteso nel senso di fa e capirai dopo10. In questo modo che c prima un
venire da Ges e poi un vedere, cio un capire di pi, abbiamo qui prima un
credere, poi un sviluppo nel vedere, cio si tratta di un capire di pi a partire
della fede. La frase credo ut intelligam o credi ut intelligas della
teologia posteriore ha qui suo punto di slancio.
E soggiunse, passa dal tu al voi per la prima volta nel vangelo: in
verit, in verit11 vi dico: vedrete il cielo aperto egli angeli di Dio salire e
scendere sul Figlio delluomo. Abbiamo unallusione al sogno di Giacobbe
a Betel: Ecco vi era una scala poggiata a terra la cui cima toccava il cielo e
gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa (Genesi 28,12). Nelle
parole rivelatrici di Ges non c una scala. Proprio Ges, figlio del uomo,
collega cielo e terra, cio la comunicazione fra la zona trascendente di Dio
e la terra. Dio nessuno lha mai visto, ma Ges dice che in Lui lo vedranno.
9

Cf. LON-DUFOUR, Lettura dellEvangelo I, 271.


Abramo, nostro padre nella fede, si mette in cammino verso la terra promessa senza aver visto ne capito
prima (Gen 12,1-4: chiamata ad Abramo).
11
Notiamo il solenne doppio amen, amen che come duplice tipico di Gv.
10

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Si tratta del ruolo mediatore di Ges che come Figlio delluomo porter a
Dio, e che porter Dio a loro.
Allora proprio il segno di Cana d inizio a queste cose maggiori
promesse da Ges. E inizia tre giorni dopo il quarto giorno, quello nel quale
c stato lincontro con Natanaele. Allinizio del brano (2,1) si dice Kai. th/|
h`me,ra| th/| tri,th| tre giorni dopo. C una possibile allusione ai tre giorni
della risurrezione, ma sono da legare soprattutto alla successione di giorni
che immediatamente precede nel contesto della settimana.
I tre restanti giorni
Tra il quarto e il settimo giorno, levangelista non ci racconta niente.
Questo intervallo di tempo non per un vuoto. Dopo la densit dei racconti
precedenti, che hanno mostrato una crescita quasi vertiginosa della
manifestazione messianica di Ges, come mostra appunto lo sviluppo dalla
non conoscenza di Ges alla confessione: Tu sei il Figlio di Dio12 nel
dialogo con Natanaele il quarto giorno. Poi levangelista suggerisce con i tre
giorni di cammino verso Cana di Galilea, nei quali non ci racconta niente,
uno spazio di tempo di assimilazione degli elementi considerati prima e cio
13
sulla identit di Ges, e che sboccano nella completezza della settimana, a
Cana, dove Ges manifester col suo agire qualcosa di quello che la sua
gloria e che porter alla fede dei discepoli, cio dar inizio propriamente la
rivelazione divina e in tal modo che i discepoli crederanno.
In questo settimo giorno, il terzo dopo lincontro con Filippo e
Natanaele, a conclusione della settimana, troviamo una certa pienezza, un
punto di arrivo che allo stesso modo apre ad un inizio: comincia il Messia a
manifestare la sua gloria.

12

La tecnica adoperata dallevangelista nel presentare al lettore il mistero di Ges in questa sezione 1,29-51
appare abbastanza chiara. C un crescendo dei titoli cristologici dallAgnello di Dio (1,29.36), passando
per il Rabbi (Maestro) [v.39] al Messia (v. 41), a colui sul quale hanno scritto Mos ed i profeti (v. 45),
al Figlio di Dio, re di Israele (Natanaele: v. 51). Con i discepoli pure i lettori, siano questi catecumeni o
fedeli battezzati, sono introdotti al mistero di Ges. Cf. J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 45 con bibliografia
aggiornata sui titoli cristologici giovannei a pp. 48-50.
13
Nel racconto del libro della Genesi nel settimo giorno, il sabato, una volta portati a compimento cielo e
terra (2,1) Dio si riposa (2,1-4). Invece Ges e il Padre operano sempre, come fin dallinizio in realt lo
hanno fatto, a beneficio dellessere umano (Gv 5,17-18).

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APPENDICE: COMPARAZIONE FRA LE CHIAMATE DI FILIPPO E NATANAELE14.


Il racconto della chiamata di Filippo e Natanaele pu essere visto sotto laspetto
dellattivit divina in Ges e lattivit umana. Nella chiamata di Filippo prevale laspetto
della sovranit di Ges, in quella di Natanaele invece quello del cammino umano da fare.
a) La chiamata di Filippo e la sovranit di Ges (Gv 1,43)
Nella prima chiamata del nostro brano vediamo come Ges stesso chiama Filippo
senza mediazione umana (di altri personaggi). Il racconto si ispira alle storie di vocazione
nei vangeli sinottici (cf. Mc 1,16-20 //; 2,14; 3,13-19; Lc 5,1-11; Gv 21,22). La formula
seguimi si trova anche in 2 Re 6,19, lidea della chiamata sovrana in 1 Re 19,19-21 (la
chiamata di Eliseo da parte di Elia). Lesecuzione della chiamata da parte di Ges non
riferita in Gv 1,43 ma supposta nei versetti seguenti. Per i lettori questo racconto significa
il messaggio che una chiamata da Ges , in ultima istanza, un atto sovrano di Dio,
presente in Ges Cristo, che richiede lascolto e laccettazione.
b) La chiamata di Natanaele ed il suo cammino di fede (Gv 1,44-51)
Nel secondo racconto si riflette pi fortemente lelemento umano ed il cammino
di fede. Allinizio sta la partecipazione di Filippo alla conversione e chiamata di
Natanaele. Egli connesso con Andrea e Pietro per provenienza dalla stessa cittadina e si
pu supporre che anche Natanaele provenga da questo ambiente. Un mondo culturale e la
parentela entrano positivamente nella preistoria delle chiamate di Gv 1. In questa
prospettiva si inquadra anche la descrizione di Ges come colui sul quale hanno scritto
Mos e i profeti e la caratterizzazione di Ges come uno che viene da Nazaret (v. 45). A
Natanaele sono permessi i pregiudizi verso persone che vengono da Nazaret ed egli
invitato a superarli sulla base di un incontro personale con Ges (v. 46). Questo incontro
ha la forma di un dialogo. Alla lode dalla bocca di Ges, che Natanaele fosse un vero
Israelita senza ambiguit, Natanaele risponde con un certo scetticismo: Da dove mi
conosci? La risposta di Ges mostra la sua conoscenza del cuore umano (come anche
nel dialogo con la Samaritana, 4,16-18). Questo fatto conduce Natanaele ad un
professione di fede cristiana che corrisponde al Credo della comunit: Ges come Figlio
di Dio e Messia dIsraele. Qui la storia potrebbe finire, continua, per, con una promessa
di Ges d vedere ben altre cose: il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul
Figlio dellUomo. Qui, il cammino di Natanaele trova il suo termine. Nel segno di Cana
Gv 2,1-11 e nella continuazione del quarto vangelo sino allOra di Ges egli si riveler
come colui che viene da Dio e nella sua esaltazione e glorificazione ritorna a Dio per la
salvezza degli uomini. Si pu notare uninclusione tra il v. 43 la sovranit di Ges
ed il v. 51: leccellenza di Ges. Il cerchio si chiude e cos anche il cammino di fede dei
discepoli.

14

Da J. BEUTLER, Il Verbo Divino, 52.

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