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I testi pubblicati dalla casa editrice IngeniumEdizioni raccolgono lesigenza

di tanti professionisti, operanti nel settore geotecnico e geologico, di avere, a


propria disposizione, un testo di riferimento teorico-pratico semplice ed
immediato, in linea con gli standard normativi italiani ed esteri.
Le qualit che descrivono la nostra attivit editoriale sono unadeguata
attenzione ai contenuti, la cura nei dettagli tecnici e grafici, e gli
approfondimenti tematici derivati dal know-how acquisito negli anni con lo
sviluppo di software tecnico.
La struttura di ogni testo comprende una parte iniziale con contenuti teoricoscientifici e normativi, ed una parte conclusiva con numerosi esempi pratici
ripresi da casi reali di progettazione. Particolare attenzione stata posta negli
aspetti normativi e nello sviluppo dettagliato delle applicazioni numeriche.
La collana di testi prodotti disponibile in tre formati:
- e-book, scaricabile in formato PDF (Gratuito) (1);
- Editoriale (Rilegatura Brossura, Stampa a colori);
- Editoriale + Software Lite (2).
(1) La versione gratuita priva degli esempi di progettazione e di
verifica.
(2) La versione Lite non presenta limitazioni tali da impedire un uso
professionale del software.
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GEOSTRU

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PORTANZA CEDIMENTI E
CONSOLIDAZIONE DI
FONDAZIONI SUPERFICIALI

INGENIUM EDIZIONI
www.ingeniumedizioni.it

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TABLE OF CONTENTS

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1.1 Importanza e funzione delle fondazioni


1.2 Classificazione e nomenclatura
1.3 Requisiti fondamentali
1.4 La normativa di rifermento
1.4.1 Le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC)
1.4.2 EuroCodice 7 ENV UNI 1997-1
1.5 I parametri caratteristici
1.5.1 Approccio probabilistico
1.5.2 Approccio geotecnico

1 INTRODUZIONE

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2 CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI

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3 CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI

32

SU ROCCIA
3.1 Metodo di Terzaghi
3.2 Metodo di Stagg-Zienkiewicz
3.3 Metodo di Hoek-Brown

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SUPERFICIALI SU TERRENI SCIOLTI


Premessa
2.1 Stima della capacit portante
2.1.1 Metodo di Terzaghi (1955)
2.1.2 Metodo di Meyerhof (1963)
2.1.3 Metodo di Hansen (1970)
2.1.4 Metodo di Vesic (1975)
2.1.5 Metodo Brinch-Hansen (EC 7 EC 8)
2.2 La capacit portante in presenza di falda
2.3 La capacit portante di fondazioni poste su pendii
2.4 La capacit portante in presenza di terreni stratificati

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SISMICHE
4.1 Metodo di Richards et alii (1993)
4.2 Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC)
4.2.1 Lazione simica
4.3 EuroCodice8-EN1997-1
4.4 Metodo per il calcolo della portanza di fondazioni
superficiali da prove penetrometriche dinamiche
4.5 Metodo per il calcolo della portanza di fondazioni
superficiali da prove penetrometriche statiche
4.5.1 La formula di Meyerhof
4.5.2 La formula di Schmertmann
4.5.3 La formula di Terzaghi

40

4 STIMA DEL CARICO LIMITE IN CONDIZIONI

5 ANALISI DEI CARICHI

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6 VERIFICHE GLOBALI

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5.1 Caratterizzazione delle azioni elementari


5.2 Combinazione delle azioni
5.3 Stati Limite Ultimi (SLU) e Stati Limite dEsercizio (SLE)
5.4 Azione sismica
5.4.1 Taglio sismico

61

6.1 Verifica allo scorrimento


6.2 Verifica al punzonamento
6.3 Stabilit alla rotazione

7.1 Stima dei coefficienti di sottofondazione


7.1.1 Metodo di Bowles
7.1.2 Metodo di Vesic
7.1.3 Metodo di Terzaghi

61
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62

8 DISTRIBUZIONE DEI CARICHI NEL SOTTOSUOLO

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7 COEFFICIENTI DI SOTTOFONDAZIONE

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8.1 Il metodo semplificato di diffusione imposta


8.2 Il metodo di Boussinesq
8.3 Il metodo di Westergaard
8.4 Interferenza delle fondazioni

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9 I CEDIMENTI

69

10 CEDIMENTI POST-SISMICI

82

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10.1 Valutazione della possibilit di fenomeni


di liquefazione
10.2 Stima dei cedimenti permanenti dei terreni
saturi liquefacibili
10.3 Criteri di identificazione dei pendii
potenzialmente instabili
10.4 Stima dei cedimenti post-sismici in terreni
granulari non saturi
10.5 Stima dei cedimenti post-sismici in terreni coesivi

11 VERIFICA A LIQUEFAZIONE

11.1 Il metodo di Seed e Idriss (1982)

12 CONSOLIDAMENTO DELLE FONDAZIONI

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12.1 Addensamento
12.1.1 Compattazione superficiale
12.1.2 Compattazione profonda
12.2 Consolidamento
12.2.1 Tecnica di consolidamento con luso di resine

13 ESEMPI DI CALCOLO

13.1 Verifica a capacit portante e a scorrimento di una


fondazione superficiale, tipologia: plinto
13.2 Verifica a capacit portante e a scorrimento di un
muro di sostegno
13.3 Cedimenti edometrici e di Schmertmann
13.4 Consolidamento di una fondazione con micropali tubifix
13.5Verifica della fondazione di una pila da ponte rispetto alla
rottura per capacit portante (Appendice F - EN 1198-5)

14 BIBLIOGRAFIA

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9.1 I cedimenti in presenza di terreni incoerenti


9.1.1 La teoria dellelasticit
9.1.2 La formula di Burland e Burbridge
9.1.3 La formula di Schmertmann (1970)
9.2 I cedimenti in presenza di terreni coesivi
9.2.1 Cedimenti di consolidazione, immediati e secondari
9.3 Cedimenti ammissibili

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Abstract

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Nellambito dellingegneria civile, e pi in generale delle costruzioni, lo


studio delle fondazioni superficiali rappresenta un passaggio risolutivo per
il successo e la buona riuscita della progettazione prima, e della
realizzazione poi, di una qualsiasi opera strutturale.
Lapproccio alla progettazione e verifica delle opere di fondazione
superficiale richiede sia una buona conoscenza delle caratteristiche
geotecniche dei terreni a cui connessa, sia una progettazione adeguata
rispetto ai carichi trasmessi dalla struttura in elevazione.
Il testo, nella prima parte, si propone di guidare i preposti alla valutazione
della capacit portante dei terreni di fondazione considerando,
compatibilmente con le normative in materia, i metodi di stima attualmente
pi in uso.
Fino agli anni 70 gli studi relativi alle fondazioni superficiali si fermavano
al calcolo della capacit portante in condizioni statiche: successivamente al
verificarsi di eventi sismici disastrosi, matura una maggiore consapevolezza
nel campo della mitigazione del rischio sismico che porta al nascere delle
normative in materia di progettazione di opere in zona sismica. I criteri sulle
verifiche delle fondazioni, in tali casi, diventano essenziali e sono sviluppati
metodi specifici che tengono conto delle forze dinerzia generate dallevento
sismico sul sistema fondazione-terreno.
Nei paragrafi successivi si stima lazione trasmessa dalla sovrastruttura alla
fondazione e, a seguire, le verifiche globali e lanalisi dei cedimenti (per
terreni coesivi e incoerenti) in condizione desercizio. Rimanendo
nellambito dei cedimenti, in un capitolo dedicato, trovano spazio le
trattazioni sui cedimenti post-sismici e le verifiche a liquefazione dei terreni
con il metodo di Seed-Idriss. Le norme tecniche di costruzione attualmente
in vigore ripongono particolare attenzione al problema della liquefazione
richiedendo, esplicitamente, la verifica di suscettibilit a tale fenomeno nei
terreni su cui insistono le fondazioni, di cui pu inficiare la stabilit.
Il testo si conclude con le tecniche di consolidamento delle fondazioni
attraverso sistemi classici e consolidati da letteratura, ma lasciando spazio
anche alle soluzioni pi recenti ed innovative.
Come tutti i testi tecnici redatti da IngeniumEdizioni, anche questo, nella
parte finale, dedica ampio spazio agli esempi pratici sviluppati sia
manualmente che con luso di software sviluppati dalla GeoStru.

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1.1 Importanza e funzione delle fondazioni

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La fondazione rappresenta la parte di un sistema strutturale che trasmette


al suolo oppure alla roccia sottostante e al loro interno, i carichi che essa
porta ed il suo peso proprio. Gli sforzi che si originano nel suolo, fatta
eccezione per la parte superficiale, si aggiungono a quelli gi presenti nella
massa di terreno, dovuti al peso proprio del materiale e alla storia geologica.
Dunque, corretto definire la fondazione come quella parte di un sistema
strutturale che fa da interfaccia tra gli elementi che hanno funzione portante
ed il terreno.

1.2 Classificazione e nomenclatura

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Le fondazioni si possono classificare in funzione del modo in cui il terreno


sopporta il carico. In tal caso si hanno:

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- fondazioni superficiali, di cui fanno parte travi, plinti, fondazioni


diffuse (platee e graticci). In questo caso si ha un rapporto D/B minore
o prossimo allunit;
- fondazioni profonde, come pali infissi, trivellati e pozzi trivellati,
caratterizzati da un rapporto D/B4 ed oltre.

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Le fondazioni superficiali, assolvono la loro funzione diffondendo i


carichi lateralmente. Mentre un plinto superficiale regge una singola
colonna, una fondazione a graticcio oppure a platea regge pi ordini di
colonne parallele e pu essere sovrastata da una porzione o dallintera pianta
delledificio.
Le fondazioni profonde sono del tutto simili a quelle superficiali o dette
anche diffuse, ma distribuiscono il carico verticalmente anzich
orizzontalmente. I pali o pozzi trivellati sono utilizzati solitamente per
indicare elementi strutturali costruiti eseguendo un foro di diametro
superiore ai 76 cm inserendo larmatura e riempiendo la cavit di
calcestruzzo.
Il problema pi importante, legato alle fondazioni superficiali, alle platee e ai
pali la distribuzione degli sforzi nellarea di influenza al di sotto della
fondazione. La distribuzione teorica degli sforzi lungo la verticale al di sotto
di un plinto quadrato rappresentata nella Figura 1.1. Si nota come al di
sotto di una profondit superiore a 5B, lincremento dello sforzo, indotto nel
terreno dallazione della fondazione, risulta trascurabile.
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CAPITOLO 1

1 INTRODUZIONE

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Figura 1.1(a) Fondazione diffusa (q0=P/BL [kPa])

Figura 1.1(b) Palo di fondazione

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1.3 Requisiti fondamentali

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Le fondazioni devono essere dimensionate in modo da trasmettere al


suolo gli sforzi ammissibili e da contenere i cedimenti entro livelli
tollerabili. La variabilit dei terreni, in aggiunta ai carichi imprevisti o ai
successivi movimenti di terreno (es. terremoti), pu causare problemi di
cedimenti su cui il progettista pu difficilmente avere il controllo.
Lincertezza quindi legata allentit dei carichi e alla variabilit della
stratigrafia del terreno fanno s che sia usuale progettare questa parte del
sistema strutturale a vantaggio di sicurezza.

1.4 La normativa di rifermento

1.4.1 Le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC)

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Il comportamento delle fondazioni condizionato da numerosi fattori, tra


cui:
- Terreni di fondazione: successione stratigrafica, propriet fisiche e
meccaniche dei terreni, regime delle pressioni interstiziali. Tutti questi
elementi devono essere definiti mediante specifiche indagini geotecniche.
- Opere in progetto: dimensioni dellinsieme dellopera, caratteristiche
della struttura in elevazione, con particolare riferimento alla sua attitudine
a indurre o a subire cedimenti differenziali, sequenza cronologica con la
quale vengono costruite le varie parti dellopera, distribuzione, intensit o
variazione nel tempo dei carichi trasmessi in fondazione, distinguendo i
carichi permanenti da quelli variabili, e questi, a loro volta, in statici e
dinamici.
- Fattori ambientali: caratteri morfologici del sito, deflusso delle acque
superficiali, presenza o caratteristiche di altri manufatti (edifici, canali,
acquedotti, strade, muri di sostegno, gallerie, ponti, ecc.) esistenti nelle
vicinanze o dei quali prevista la costruzione.

Attualmente, la normativa di riferimento in Italia rappresentata dalle


Norme Tecniche di Costruzione, secondo cui le scelte progettuali per le
opere di fondazione devono essere effettuate contestualmente e
congruentemente con quelle delle strutture in elevazione. Le strutture di
fondazione devono rispettare le verifiche agli stati limite ultimi e di esercizio
e le verifiche di durabilit. Per le verifiche agli stati limite ultimi delle
fondazioni sono ammessi i due approcci progettuali riportati nel C6.2.3 della
Circolare del 2 Febbraio 2009, n. 617. Gli stati limite ultimi delle fondazioni
si riferiscono allo sviluppo di meccanismi di collasso determinati dalla
mobilitazione della resistenza del terreno interagente con le fondazioni
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(GEO) e al raggiungimento della resistenza degli elementi che compongono


la fondazione stessa (STR). In presenza di opere situate su pendii o in
prossimit di pendii naturali o artificiali necessario che si verifichi anche la
stabilit globale del pendio in assenza e in presenza dellopera e di eventuali
scavi, riporti o interventi di altra natura, necessari alla sua realizzazione. Nel
caso di fondazioni su pali, le indagini devono essere dirette anche ad
accertare la fattibilit e lidoneit del tipo di palo in relazione alle
caratteristiche dei terreni e delle acque del sottosuolo.
Per quanto riguarda il progetto di una fondazione su pali (C6.4.3) questo
deve comprendere la scelta del tipo di palo e delle relative tecnologie e
modalit di esecuzione, il dimensionamento dei pali e delle relative strutture
di collegamento, tenendo conto degli effetti di gruppo tanto nelle verifiche
SLU quanto nelle verifiche SLE. In generale, le verifiche dovrebbero essere
condotte partendo dai risultati di analisi di interazione tra il terreno e la
fondazione costituita dai pali e dalla struttura di collegamento (fondazione
mista a platea su pali) che porti alla determinazione dellaliquota dellazione
di progetto trasferita al terreno direttamente dalla struttura di collegamento e
di quella trasmessa dai pali. Nella fase progettuale di una fondazione su pali
si deve tenere conto dei vari aspetti che possono influire sullintegrit e sul
comportamento dei pali, quali la distanza relativa, la sequenza di
installazione, i problemi di rifluimento e sifonamento nel caso di pali
trivellati, laddensamento del terreno con pali battuti, lazione del moto di
una falda idrica o di sostanze chimiche presenti nellacqua o nel terreno sul
conglomerato dei pali gettati in opera, la connessione dei pali alla struttura di
collegamento. In tutti i casi in cui la qualit dei pali dipenda in misura
significativa dai procedimenti esecutivi e dalle caratteristiche geotecniche
dei terreni di fondazione, devono essere effettuati controlli di integrit da
eseguire su almeno il 5% dei pali di fondazione con un minimo di 2 e su tutti
i pali di ciascun gruppo (se in numero inferiore o uguale a 4, nel caso di
fondazione con gruppi di pali di grande diametro (superiore agli 80 cm).
Le NTC prescrivono ladozione di un criterio semiprobabilistico (o di primo
livello), in cui gli stati limite possono essere sia di natura statica sia dinamica
per definire il grado di sicurezza di una struttura, portando quindi
alladozione del concetto dello stato limite. Per stato limite sintende la
condizione superata la quale lopera non soddisfa pi le esigenze per le
quali stata progettata(NTC-C.2.1).

Le opere e le varie tipologie strutturali devono possedere i seguenti requisiti:


- sicurezza nei confronti di stati limite ultimi (SLU): capacit di evitare
crolli, perdite di equilibrio e dissesti gravi, totali o parziali, che possano
compromettere lincolumit delle persone ovvero comportare la perdita di
beni, ovvero provocare gravi danni ambientali e sociali, ovvero mettere
fuori servizio lopera;

10

| 10

- sicurezza nei confronti di stati limite di esercizio (SLE): capacit di


garantire le prestazioni previste per le condizioni di esercizio;
- robustezza nei confronti di azioni eccezionali: capacit di evitare danni
sproporzionati rispetto allentit delle cause innescanti quali incendio,
esplosioni, urti.

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Il superamento di uno stato limite ultimo ha carattere irreversibile e si


definisce collasso, mentre il superamento di uno stato limite di esercizio pu
avere carattere reversibile o irreversibile. Nel caso specifico di unopera di
fondazione, il superamento dello stato limite ultimo si pu manifestare, ad
esempio, quando il carico applicato supera la portanza del terreno di
fondazione; mentre il superamento dello stato limite desercizio, che non
comporta il collasso dellopera (come per lo SLU) ma comunque pregiudica
lutilizzo della stessa a causa di lesioni, pu verificarsi quando i cedimenti
del terreno superano una certa soglia critica, provocando delle distorsioni
angolari non accettabili negli elementi della sovrastruttura. Si parla, quindi,
di criterio semiprobabilistico in quanto si fa riferimento al coefficiente di
sicurezza differenziato a seconda del parametro considerato.
Lapproccio si definisce semiprobabilistico perch introduce delle
semplificazioni al vero approccio probabilistico, ovvero il raggiungimento di
predeterminate probabilit di collasso garantito dallapplicazione di
coefficienti parziali di sicurezza (CP). Questi amplificano i valori
caratteristici delle azioni e diminuiscono i parametri di resistenza dei
materiali (oppure operano globalmente sul valore totale della resistenza).
Di seguito sono riportati i coefficienti parziali di amplificazione delle azioni
(A), di riduzione dei parametri di resistenza dei materiali (M) e i coefficienti
globali i riduzione delle resistenze (R) (Tabelle 1.1, 1.2 e 1.3): mentre A ed
M hanno valenza generale, i coefficienti R sono specifici delle fondazioni
superficiali. Proprio per tener conto delle diverse combinazioni adottabili, le
NTC definiscono due differenti approcci progettuali possibili (riprende ci
che definito nellEC7, in cui per gli approcci possibili sono 3).

Tabella 1.1 Coefficienti parziali per le azioni (NTC)


COEFFICIENTE
CARICHI
EFFETTO
PARZIALE
F o E
FAVOREVOLE
G1
PERMANENTI
SFAVOREVOLE
PERMANENTI NON FAVOREVOLE
G2
STRUTTURALI
SFAVOREVOLE
FAVOREVOLE
Qi
VARIABILI
SFAVOREVOLE

EQU

A1
(STR)

A2
(GEO)

0.9
1.1
0.0
1.5
0.0
1.5

1.0
1.3
0.0
1.5
0.0
1.5

1.0
1.0
0.0
1.3
0.0
1.3

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11

Tabella 1.2 Coefficienti parziali per i parametri geotecnici (NTC)


GRANDEZZA A CUI
COEFFICIENTE
PARAMETRO
APPLICARE IL
PARZIALE

COEFFICIENTE PARZIALE

EFFICACE
RESISTENZA NON
DRENATA

PESO DELLUNIT
DI VOLUME

tank

1.0

1.25

ck

1.0

1.25

cuk

cu

1.0

1.4

1.0

COESIONE

M2

1.0

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TANGENTE
DELLANGOLO
DATTRITO

M1

Tabella 1.3 Coefficienti parziali resistenze di fondazioni superficiali (NTC)


COEFFICIENTE
COEFFICIENTE
COEFFICIENTE
PARAMETRO
PARZIALE (R1)
PARZIALE (R1)
PARZIALE (R1)
R=1.0

R=1.8

R=2.3

SCORRIMENTO

R=1.0

R=1.1

R=1.1

ed

CAPACIT
PORTANTE

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La verifica della sicurezza allo stato limite desercizio (SLE) si esprime


controllando gli aspetti di funzionalit e stato tensionale. In tal caso
indispensabile tener conto di:
- tipologia di costruzione (Tabella 1.4) e vita nominale (numeri di anni
in uso della struttura);
Tabella 1.4 Tipologie di costruzioni e vita nominale (NTC)

ge

TIPI DI COSTRUZIONI

10

Opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali e dighe di


dimensioni contenute o di importanza normale

50

Opere provvisorie, provvisionali, strutture in fase


costruttiva

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VITA NOMINALE
VN (ANNI)

Grandi opere, ponti, opere infrastrutturali e dighe di


grandi dimensioni o di importanza strategica

100

- 4 classi duso (in presenza di sisma);


- coefficienti duso Cu (0.7 1.0 1.5 2.0);
- periodo di riferimento per lazione sismica dato dalla relazione
VR=VNCu (se VR 35anni, si pone VR=35 anni)

| 12

La normativa prevede che le verifiche siano eseguite con il metodo agli Stati
limiti in condizioni statiche e dinamiche con le pi gravose condizioni di
carico e valutando gli effetti delle combinazioni delle azioni. A fare
eccezione sono le costruzioni di tipo 1 e 2 poste in zona sismica 4 e classe
duso I e II, per cui ammessa la verifica alle tensioni ammissibili
(assumendo S, grado di sismicit, pari a 5 - D.M. di riferimento 11.03.1988).

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Nella Circolare n.617 del 2.02.2009 (Gazzetta Ufficiale n.47 del febbraio
2009-Suppl. Ordinario n.27) Istruzioni per lapplicazione delle NTC di cui
al D.M. 14 gennaio 2008si precisa che: in situazioni si pericolosit sismica
molto bassa (zona 4) sono ammessi metodi di progetto-verifica semplificati
tra cui:
- metodo 1: per le costruzioni di tipo 1 e 2 e classe dsuo I e II, le
verifiche di sicurezza si possono condurre alle tensioni ammissibili
(punto 2.7 NTC);
- metodo 2: per tutti i tipi di costruzione e le classi duso (sempre in
zona 4) le verifiche di sicurezza nei confronti dello SLV si possono
condurre per una forza di progetto calcolata assumendo uno spettro di
progetto costante e pari a 0.07 g, ammettendo in maniera implicita un
possibile danneggiamento delle strutture (Capitoli 4, 5 e 6 delle NTC).

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Per le costruzioni in muratura, invece, sono previste regole di progetto


semplificare come dettagliato al Capitolo 7 delle NTC.

1.4.2 EuroCodice 7 ENV UNI 1997-1

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A livello europeo, la progettazione e la verifica delle opere di fondazione


sono regolate dalle norme riportate negli Eurocodici (EC7 ed EC8,
questultimo in presenza di sollecitazioni di natura sismica).
Nel Capitolo 6 dellEC7 sono definite le opere di fondazione superficiale
(plinti, travi di fondazioni e platee), gli stati limite da considerare (instabilit
globale, rottura per carico limite, per scorrimento, rottura nel terreno e nella
struttura, rottura strutturale dovuta al movimento delle fondazione, cedimenti
e sollevamenti eccessivi, vibrazioni inaccettabili), le azioni di cui tener conto
nella verifica agli stati limite e, inoltre, considerazioni progettuali e
costruttive.
In particolare, per il progetto di una fondazione superficiale si consiglia di
utilizzare uno dei seguenti metodi:
- metodo diretto: si eseguono analisi separate per ciascuno stato limite
utilizzando modelli di calcolo ed i valori di progetto per le azioni e per i
parametri del terreno. Nella verifica di uno stato limite ultimo, il calcolo
deve riprodurre quanto pi fedelmente possibile il meccanismo di rottura
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13

previsto. Nell'esame di uno stato limite di servizio, si deve ricorrere ad


un'analisi delle deformazioni;
- assunzione di un valore di carico limite di progetto, determinato in
maniera empirica, sulla base dellesperienza comparabile e di risultati di
misure in sito o di laboratorio, e scelto con riferimento ai carichi allo
stato limite di servizio in modo da soddisfare i requisiti di tutti gli stati
limite significativi.

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I modelli di calcolo per il progetto agli stati limite ultimo e di servizio delle
fondazioni superficiali su terreno sono illustrati ai punti 6.5 e 6.6; per il
progetto di fondazioni superficiali su roccia, i valori della portanza presunta
sono riportate nel punto 6.7 dellEC7.
Nel Capitolo 7 si definiscono, invece, le fondazioni su pali: pali portanti
alla base, per attrito laterale, pali soggetti a trazione e pali soggetti a carichi
trasversali, installati per battitura, infissione a pressione, trivellazione o
avvitamento nel terreno, con o senza iniezione. Gli stati limite da considerare
sono: instabilit globale, rottura per carico limite della fondazione su pali,
sollevamento o insufficiente resistenza a trazione della fondazione su pali,
rottura del terreno per carico trasversale della fondazione su pali, rottura
strutturale del palo per compressione, trazione, flessione, taglio o carico di
punta, rottura del terreno e della fondazione su pali, rottura del terreno e
della struttura, cedimenti e sollevamenti eccessivi e vibrazioni inaccettabili.

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Per quanto concerne la fase progettuale, questa deve considerare uno dei
seguenti approcci:
- risultati di prove di carico statiche o di prove di carico dinamiche di cui
dimostrata la validit;
- metodi di calcolo empirici o analitici la cui validit dimostrata.

In tutti i casi, si deve sempre considerare il comportamento non solo dei


singoli pali ma anche dei pali in gruppo, nonch la rigidezza e resistenza
della struttura che li collega. La scelta dei pali (dei materiali e dei metodi di
installazione) funzione delle condizioni del sottosuolo, delle tensioni
generate nei pali durante la fase di installazione, della possibilit di
preservare e verificare lintegrit del palo, delleffetto del metodo e della
sequenza di installazione sui pali gi installati e su strutture e degli effetti
dannosi di sostanze chimiche presenti nel sottosuolo. Pertanto, si avr
particolare cura nel definire la distanza tra i pali (di una palificata), gli
spostamenti o vibrazioni delle strutture adiacenti, tipo di battipalo o vibratore
utilizzato per linfissione, le tensioni dinamiche agenti nel palo durante
linstallazione, la pulizia del fondo ed a volte anche delle pareti del foro,
sopratutto in presenza di fanghi bentonitici, linstabilit locale del foro
durante la fase di getto del calcestruzzo, limpoverimento del calcestruzzo

14

| 14

prima della presa per lazione del moto della falda idrica, leffetto prodotto
da strati sabbiosi non saturi intorno a un palo, che assorbono l'acqua del
calcestruzzo, leffetto ritardante di sostanze chimiche presenti nel terreno o
leffetto del moto della falda idrica sul calcestruzzo fresco nei pali gettati in
opera non dotati di rivestimento permanente, laddensamento del terreno
conseguente all'infissione senza asportazione di terreno e il disturbo del
terreno conseguente alla trivellazione.

SYMBOL

BEARING

R,v

SIDING

SET

R1
1.0

R2
1.4

R3
1.0

1.0

1.1

1.0

ni
um

RESISTANCE

ed

Tabella 1.5 Coefficienti parziali secondo lEC7

iz
io
ni
.i

Per quanto riguarda i coefficienti di sicurezza geotecnici relativi alle


azioni ed ai materiali non differiscono da quelli riportati nelle NTC, mentre
quelli globali, e cio che agiscono sensibilmente sul risultato finale, sono
sensibilmente diversi. E negli eurocodici che si inizia a parlare di approccio
semiprobabilistico agli Stati Limite e di coefficienti di sicurezza parziali. La
filosofia dellEC7 quella di fornire dei coefficienti tarati secondo precisi
studi statistici, ed per questo motivo che i coefficienti riportati nella tabella
seguente (Tabella 1.5) risultano differenti da quelli riportati in Tabella 1.3:

R,h

ge

1.5 I parametri caratteristici

.in

Come detto nei paragrafi precedenti, lEurocodice7 e le Norme Tecniche


di Costruzione, prevedono un approccio di tipo semiprobabilistico (o di
livello1) per definire il grado di sicurezza di una struttura, portando quindi
alladozione del concetto dello stato limite. Per stato limite si intende la
condizione superata la quale lopera non soddisfa pi le esigenze per le
quali stata progettata(NTC-C.2.1).
Il valore caratteristico, inteso come una stima cautelativa del parametro
che influenza linsorgere dello stato limite in considerazione, dovr essere
utilizzato in qualsiasi tipo di verifica geotecnica: le opere dovranno essere
verificate per gli stati limite ultimi che possono presentarsi, in conseguenza
alle diverse combinazioni delle azioni e per gli stati limite di esercizio
definiti in relazione alle prestazioni attese. Definire il valore caratteristico
significa, pertanto, scegliere il parametro geotecnico che influenza il
comportamento del terreno in quel determinato stato limite, ed adottarne un
valore, o stima, a favore della sicurezza. Ai valori caratteristici trovati si
applicano dei coefficienti di sicurezza parziali in funzione dello stato limite
considerato.
| 15

15

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

I parametri geotecnici vengono trattati come variabili casuali, e linsieme


dei valori assunti dai parametri come una popolazione statistica. Si assume
che le grandezze indagate (, cu, ecc.) varino in modo casuale allinterno del
volume di terreno significativo, ossia del volume interessato dagli effetti
prodotti dalla realizzazione dellopera in progetto. La derivazione del valore
caratteristico deve essere tale che la probabilit calcolata di un valore
peggiore (pi sfavorevole) che governa linsorgere dello stato limite in
considerazione non sia maggiore del 5%. Si tratta pertanto di un margine
conservativo del 5% (che pu coincidere con un 5 percentile od un 95
percentile della distribuzione statistica in considerazione), il quale ci
garantisce probabilisticamente di avere un 95% dei casi per i quali il valore
caratteristico ci cautela.
Esistono indicazioni in letteratura sul fatto che langolo di resistenza al
taglio non segua una distribuzione normale, ma la sua tangente s, quindi,
la variabile da inserire nelle formule non ma tan(). Inoltre, la coesione
non drenata cu sembra che segua una distribuzione log-normale, perci la
variabile da utilizzare per le stime non dovr essere direttamente la c u, ma il
suo logaritmo naturale ln(cu).
Il valore di e il cu caratteristici si ottengono calcolando, rispettivamente,
larcotangente e lesponenziale della variabile xk ottenuta come risultato.

.in

ge

I criteri in base ai quali scegliere la procedura di calcolo dei parametri


caratteristici allinterno di uno strato omogeneo di terreno sono due:
1) in base al numero di misure effettuate: con laumentare delle
dimensioni del campione migliora la stima della media e della
deviazione standard della popolazione che servono per costruire la
curva della densit di probabilit e quindi stimare il valore
corrispondente alla probabilit di non superamento del 5%;
2) in base alla presenza o meno di compensazione delle resistenze del
terreno (Circolare del 02.02.2009).

Con la Circolare del 02.02.2009 si specifica come la scelta dei valori


caratteristici dei parametri geotecnici deve avvenire in due fasi. La prima
fase comporta lidentificazione dei parametri geotecnici appropriati ai fini
progettuali. Tale scelta richiede una valutazione specifica da parte del
progettista, per il necessario riferimento ai diversi tipi di verifica.
Identificati i parametri geotecnici appropriati, la seconda fase del
processo decisionale riguarda la valutazione dei valori caratteristici degli
stessi parametri. Nelle valutazioni che il progettista deve svolgere per
pervenire ad una scelta corretta dei valori caratteristici, appare giustificato il
riferimento a valori prossimi a quelli medi quando nello stato limite
considerato coinvolto un elevato volume di terreno, con possibile
compensazione delle eterogeneit, o quando la struttura a contatto con il
terreno dotata di rigidezza sufficiente a trasferire le azioni dalle zone meno

16

| 16

.in

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

resistenti a quelle pi resistenti. Al contrario, valori caratteristici prossimi ai


valori minimi dei parametri geotecnici appaiono pi giustificati nel caso in
cui siano coinvolti modesti volumi di terreno, con concentrazione delle
deformazioni fino alla formazione di superfici di rottura nelle porzioni di
terreno meno resistenti del volume significativo, o nel caso in cui la struttura
a contatto con il terreno non sia in grado di trasferire forze dalle zone meno
resistenti a quelle pi resistenti a causa della sua insufficiente rigidezza. Una
migliore approssimazione nella valutazione dei valori caratteristici pu
essere ottenuta operando le opportune medie dei valori dei parametri
geotecnici nellambito di piccoli volumi di terreno, quando questi assumano
importanza per lo stato limite considerato.
In particolare, le opere che coinvolgono grandi volumi di terreno sono
quelle che portano a variazioni tensionali, allinterno di una porzione
abbastanza elevata di sottosuolo, tali da dare origine a una compensazione
delle resistenze: le zone di terreno a resistenza minima e massima vengono
sollecitate contemporaneamente e, quello che emerge, un comportamento
meccanico intermedio fra i due estremi. Per questo motivo, per ogni verticale
dindagine eseguita allinterno del volume significativo si effettua una stima
cautelativa del valore medio dei parametri geotecnici. Nel caso di opere che
coinvolgono modesti volumi di terreno a essere sollecitate sono piccole
porzioni di terreno in cui prevalgono le resistenze locali. Nel caso vengano
eseguite misure dirette allesterno del volume significativo si parla di
resistenze non compensate da misure estrapolate e il valore caratteristico si
seleziona prendendo come riferimento un valore prossimo al minimo
misurato, a vantaggio di sicurezza. Nel caso, invece, in cui vengano eseguite
misure dirette allinterno del volume significativo si parla di resistenze non
compensate da misure dirette: in tal caso i valori caratteristici del terreno si
stimano effettuando una valutazione cautelativa dei valori medi misurati.

1.5.1 Approccio probabilistico

Volendo calcolare il valore caratteristico, ad esempio, dellangolo di


resistenza al taglio del terreno , seguendo lapproccio probabilistico, si ha:
(1)

in cui k e k rappresentano rispettivamente il valore caratteristico ed il


valore medio dellangolo di resistenza al taglio, V il coefficiente di
variazione di (rapporto tra lo scarto quadratico medio e la media dei valori
assunti da ) e un parametro che dipende dalla legge di distribuzione
della probabilit e dalla probabilit di non superamento che si assume.
Fissando la probabilit di non superamento al 5% (come consigliato
| 17

17

dallEC7), a cui corrisponde, assumendo una distribuzione di tipo gaussiana,


un valore del parametro pari a -1.645, la legge (1) diventa:
(2)

iz
io
ni
.i

Quindi, per ciascuno strato di terreno, si determina (tramite, ad esempio,


prove penetrometriche) il parametro , da cui si ricava:
- il valore medio di del campione costituito dai singoli strati (m);
- lo scarto quadratico medio ();
- il coefficiente di variazione V, valutato come V = / m ;
- il valore caratteristico dellangolo di resistenza al taglio (k).

Chiaramente se il numero di misure non sufficiente, possibile fare


riferimento, per il valore di V a dei coefficienti ricavati da letteratura come
quelli riportati nella Tabella 1.6.

ni
um

ed

Tabella 1.6 Coefficienti di variazione V (Cherubini, Giasi, Rethati-1993)


Parametro
V medio
Deviazione standard di V
0.1219
0.0615

0.4324
0.2328
cu
0.0685
0.0359

0.3551
0.1269
Cc

ge

1.5.2 Approccio geotecnico

.in

Un approccio alternativo a quello probabilistico rappresentato da quello


di natura geotecnica, secondo cui i valori caratteristici dei parametri dei
terreni devono essere determinati in base al livello di deformazione previsto
dallo stato limite considerato.
Nel caso del calcolo allo stato limite ultimo dellangolo di resistenza al
taglio si considera il valore di post picco (o a volume costante cv), cio
corrispondente ad un elevato livello di deformazione immediatamente
successivo alla rottura del terreno. Tale valore sar fornito dallEquazione
(3):

in cui si tiene conto sia della densit relativa


efficace .

18

(3)
sia della pressione verticale

| 18

PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI


SU TERRENI SCIOLTI
Premessa

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

Il carico limite di una fondazione superficiale pu essere definito come


quel valore massimo di carico per il quale, in nessun punto del sottosuolo, si
raggiunge la condizione di rottura (metodo di Frolich), oppure come quel
valore di carico, maggiore del precedente, per il quale il fenomeno di rottura
si estende ad un ampio volume del suolo (metodo di Prandtl e successivi).
Prandtl studi il problema della rottura di un semispazio elastico per effetto
di un carico applicato sulla sua superficie con riferimento all'acciaio,
caratterizzando la resistenza a rottura con una legge del tipo:
valida anche per i terreni.
Le ipotesi e le condizioni introdotte dal Prandtl furono le seguenti:
materiale privo di peso e, quindi, =0;
comportamento rigido-plastico;
resistenza a rottura del materiale esprimibile con la relazione
;
carico uniforme, verticale ed applicato su una striscia di lunghezza
infinita e di larghezza 2b (stato di deformazione piana);
tensioni tangenziali nulle al contatto fra la striscia di carico e la
superficie limite del semispazio.

.in

ge

Come mostra la Figura 2.1, riportata di seguito, al momento della rottura si


verifica la plasticizzazione del materiale racchiuso fra la superficie limite del
semispazio e la superficie GFBCD. Nel triangolo AEB la rottura avviene
secondo due famiglie di segmenti rettilinei ed inclinati di 45+ /2 rispetto
all'orizzontale. Nelle zone ABF e EBC la rottura si produce lungo due
famiglie di linee, l'una costituita da segmenti rettilinei passanti
rispettivamente per i punti A ed E, e l'altra da archi di famiglie di spirali
logaritmiche. I poli di queste sono rappresentati dai punti A ed E. Nei
triangoli AFG e ECD la rottura avviene su segmenti inclinati di (45+ /2 )
rispetto alla verticale.

Figura 2.1 Meccanismo di rottura di Prandtl


| 19

19

CAPITOLO 2

2 CAPACIT

Individuato cos il volume di terreno portato a rottura dal carico limite,


questo pu essere calcolato scrivendo la condizione di equilibrio fra le forze
agenti valida per qualsiasi volume di terreno delimitato in basso da una
qualunque delle superfici di scorrimento. Si arriva, quindi, ad una equazione
del tipo q=Bc, dove il coefficiente B dipende soltanto dall'angolo di attrito
del terreno (Equazione 4).

(4)

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

Per =0, il coefficiente B risulta pari a 5.14, quindi q=5.14c.


Nel caso si in presenza di terreno privo di coesione (c=0, 0) risulta
q=0, secondo la teoria di Prandtl, e non sarebbe, dunque, possibile applicare
nessun carico sulla superficie limite di un terreno incoerente. Da questa
teoria, anche se non applicabile praticamente, si sono scaturite tutte le
ricerche ed i metodi di calcolo successivi. Infatti, Caquot si pone nelle stesse
condizioni di Prandtl ad eccezione del fatto che la striscia di carico non
applicata sulla superficie limite del semispazio, ma ad una profondit h, con
h 2b. Il terreno compreso tra la superficie e la profondit h ha le seguenti
caratteristiche: 0, =0, c=0. Ci significa che si in presenza di un mezzo
dotato di peso ma privo di resistenza. Risolvendo le equazioni di equilibrio si
arriva all'espressione (Equazione 5):
(5)

.in

ge

che sicuramente rappresenta una formulazione avanzata rispetto a Prandtl,


ma che, ancora, non riproduce la realt.

2.1 Stima della capacit portante

2.1.1 Metodo di Terzaghi (1955)

Terzaghi, proseguendo lo studio di Caquot, apporta alcune modifiche per


tener conto delle effettive caratteristiche dell'insieme opera di fondazioneterreno. Sotto l'azione del carico trasmesso dalla fondazione il terreno, che si
trova a contatto con la fondazione stessa, tende a refluire lateralmente, ma il
movimento impedito dalle resistenze tangenziali che si sviluppano fra la
fondazione ed il terreno: ci comporta una variazione dello stato tensionale
nel terreno posto direttamente al di sotto della fondazione. Per tenerne conto
Terzaghi assegna ai lati AB ed EB del cuneo di Prandtl una inclinazione
rispetto all'orizzontale, scegliendo il valore di in funzione delle
caratteristiche meccaniche del terreno al contatto terreno-opera di
fondazione. L'ipotesi 2=0 per il terreno sotto la fondazione viene cos

20

| 20

superata ammettendo che le superfici di rottura restino inalterate.


L'espressione del carico limite quindi (Equazione 6):
(6)

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

in cui C un coefficiente che varia in funzione dell'angolo di attrito del


terreno posto al di sotto del piano di posa e dell'angolo prima definito; b
la semilarghezza della striscia. Inoltre, basandosi su dati sperimentali,
Terzaghi passa dal un problema piano ad un problema spaziale introducendo
dei fattori di forma.
Un ulteriore contributo apportato da Terzaghi sulla valutazione
delleffettivo comportamento del terreno. Nel metodo di Prandtl si ipotizza
un comportamento del terreno rigido-plastico, Terzaghi, invece, ammette
questo comportamento nei terreni molto compatti. In essi, infatti, la curva
carichi-cedimenti presenta un primo tratto rettilineo, seguito da un breve
tratto curvilineo (comportamento elasto-plastico); la rottura istantanea ed il
valore del carico limite risulta chiaramente individuato (rottura generale). In
un terreno molto sciolto la relazione carichi-cedimenti presenta un tratto
curvilineo accentuato fin dai carichi pi bassi per effetto di una rottura
progressiva del terreno (rottura locale); di conseguenza, l'individuazione del
carico limite non cos chiara ed evidente come nel caso dei terreni
compatti.
Per i terreni molto sciolti, Terzaghi consiglia di prendere in
considerazione il carico limite il valore che si calcola con la formula
precedente introducendo, per, dei valori ridotti delle caratteristiche
meccaniche del terreno, e precisamente (Equazioni 7 ed 8):

.in

(7)
(8)

Esplicitando i coefficienti della formula precedente, la formula di Terzaghi


pu essere scritta come (Equazione 9):

(9)

dove:

(10)
)
| 21

21

I fattori di forma, proposti da Terzaghi, che intervengono nel calcolo del


carico limite sono riportati in Tabella 2.1, mentre i valori assunti dal
coefficiente KP utilizzato per il calcolo di N si riportano in Tabella 2.2.
Tabella 2.1 Fattori di forma della fondazione
Fondazione
Nastriforme
sc
1.0
1.0
s

iz
io
ni
.i

Tabella 2.2 Sintesi dei valori assunti da Kp al variare di


0
5
10
15
20
25
30
35
10.8 12.2 14.7 18.6 25.0 35.0 52.0 82.0
Kp

Fondazione
Quadrata
1.3
0.8

Fondazione
Circolare
1.3
0.6

2.1.2 Metodo di Meyerhof (1963)

40
141.0

45
298.0

50
800.0

ge

ni
um

ed

Meyerhof propone una formula per il calcolo del carico limite simile a
quella di Terzaghi, in cui introduce ulteriori coefficienti di forma. In
particolare, un coefficiente sq, che moltiplica il fattore Nq, ed i fattori di
profondit di e di pendenza ii, nel caso in cui il carico trasmesso dalla
fondazione inclinato rispetto alla verticale.
I valori dei coefficienti N sono stati ottenuti da Meyerhof ipotizzando vari
archi di prova BF (vedi meccanismo di Prandtl), attribuendo al taglio lungo i
piani AF dei valori approssimati.
I fattori di forma tratti da Meyerhof sono di seguito riportati, insieme
all'espressione della formula (Equazioni 11 e 12).

.in

Carico verticale

(11)

Carico inclinato

(12)

(
(

(13)

| 22

22

Fattori di forma
per >10

(14)

per =0
Fattori di profondit

(15)

per >0

(16)

per =0

e linclinazione della risultante sulla

.in

ge

in cui
verticale.

ni
um

ed

Fattori dinclinazione

per >10
per =0

iz
io
ni
.i

| 23

23

2.1.3 Metodo di Hansen (1970)

iz
io
ni
.i

Il metodo di Hansen rappresenta unulteriore estensione della formula di


Meyerhof. In particolare, sintroduce il fattore bi che tiene conto della
eventuale inclinazione rispetto allorizzontale del piano di posa della
fondazione e un fattore gi nel caso in cui il piano di campagna inclinato. La
formula di Hansen valida per qualsiasi rapporto D/B, quindi, sia per
fondazioni superficiali sia profonde. lo stesso autore che introduce dei
coefficienti utili ad interpretare meglio il reale comportamento della
fondazione: senza di essi, infatti, si avrebbe un aumento troppo accentuato
del carico limite con la profondit.
Per valori di D/B <1, si ha:

ed

(17)

0
0

1
0.40

.in

D/B
d'c

ge

Nel caso in cui =0

ni
um

Per valori D/B>1, si ha:

1.1
0.33

2
0.44

(18)

5
0.55

10
0.59

20
0.61

100
0.62

Nei fattori seguenti le espressioni con apici (') valgono quando =0.

Fattore di forma

(19)

24

| 24

Fattori di inclinazione del carico

(20)

) (=0)

iz
io
ni
.i

) (>0)

ni
um

ed

Fattori di inclinazione del terreno (fondazione su pendio):

(21)

Fattori di inclinazione del piano di fondazione (base inclinata):

(22)

.in

ge

2.1.4 Metodo di Vesic (1975)

La formula di Vesic analoga alla formula di Hansen: si utilizzano per Nq


ed Nc le formule proposte da Meyerhof, e per N lespressione riportata di
seguito (Equazione 23):

(23)

I fattori di forma e di profondit che compaiono nelle formule per il calcolo


della capacit portante sono uguali a quelli proposti da Hansen. Alcune
differenze si riscontrano invece nella formulazione dei fattori di inclinazione
del carico del terreno (fondazione su pendio) e del piano di fondazione (base
inclinata).
| 25

25

2.1.5 Metodo Brich-Hansen (EC7EC8)


Affinch una fondazione sia in grado di resistere, il carico di progetto
nella verifica a rottura generale, per tutte le combinazioni di carico relative
allo SLU (Stato Limite Ultimo), deve soddisfare la seguente disuguaglianza
(24):
Vd Rd

(24)

ed

iz
io
ni
.i

in cui Vd il carico di progetto allo SLU, normale alla base della fondazione,
comprendente anche il peso della fondazione stessa; mentre Rd il carico
limite di progetto della fondazione nei confronti di carichi normali, tenendo
conto anche
delleffetto di carichi inclinati
o eccentrici.
Nella valutazione analitica del carico limite di progetto Rd si devono
considerare le situazioni a breve e a lungo termine nei terreni a grana fine.
Il carico limite di progetto in condizioni non drenate si calcola come
(Equazione 25):
(25)

.in

ge

ni
um

in cui:
A=BL area della fondazione efficace di progetto, intesa, in caso di carico
eccentrico, come larea ridotta al cui centro applicata la risultante del
carico.
cu, coesione non drenata;
q, pressione litostatica totale sul piano di posa;
sc, fattore di forma:
sc = 1 + 0.2 (B/L)
per fondazioni rettangolari;
sc = 1.2
per fondazioni quadrate o circolari;
ic, fattore correttivo dovuto allinclinazione del carico (H, carico orizzontale)
(
)

In condizioni drenate il carico limite di progetto calcolato come segue


(Equazione 26):
(26)


Dove:
(
26

(27)
)
| 26

Fattori di forma:
per forma rettangolare
per forma quadrata o circolare

) (

(28)

iz
io
ni
.i

per forma rettangolare


per forma quadrata o circolare
per forma rettangolare,
quadrata o circolare

Fattori inclinazione risultante dovuta ad un carico orizzontale H:

in cui:

) (

(29)

con H//B

(30)

con H//L

(31)

ni
um

]
]

ed

[
[
(

(32)

.in

ge

Se H forma un angolo con la direzione di L, lesponente m viene


calcolato con la seguente espressione (Equazione 32):

| 27

27

2.2 La capacit portante in presenza di falda

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

Il calcolo della capacit portante ultima eseguito utilizzando, nella


formula trinomia, il peso specifico efficace del terreno, che compare sia nel
termine di sovraccarico (cio nel coefficiente ) sia nel termine dovuto al
peso proprio 0.5 B N .

ge

Figura 2.2 Configurazioni possibili della posizione di falda

.in

Nel caso in cui la quota della falda si trova al di sopra della base della
fondazione (Figura 2.2 (a)), il termine andrebbe modificato in modo da
tener conto del valore efficace della pressione di sovraccarico. Questo valore
calcolato determinando lo sforzo alla quota della falda, ottenuto sommando
allaltezza dello strato compreso fra la superficie libera e la falda stessa,
moltiplicata per il peso specifico umido del terreno, laltezza compresa tra la
quota della falda e la base della fondazione, moltiplicata per il peso specifico
efficace .

Se la superficie della falda coincide con quella del terreno (Figura 2.2 (b)), la
pressione efficace pari a circa la met di quella che si avrebbe a parit di
condizioni quando la falda si trova al si sotto della base della fondazione, in
quanto il peso specifico efficace pari a circa la met del peso specifico
saturo.

28

| 28

Quando la falda si trova al di sotto del cuneo (la cui altezza circa pari a
0.5 B tan(45+/2)), la presenza della falda non influenza il calcolo della
capacit portante e, quindi, pu essere trascurata (Figura 2.2 (c)).
Quando la linea di falda cade allinterno del cuneo (Figura 2.2 (d)), il calcolo
del peso specifico efficace da utilizzare nel termine 0.5 B N pu risultare
pi complesso. Se il valore di B noto, il peso specifico medio efficace del
terreno nel cuneo di fondazione dato dallEquazione 33:

iz
io
ni
.i

(33)

in cui:

.in

ge

ni
um

ed

(
);
dw rappresenta il dislivello tra la base della fondazione e la linea di falda;
wet il peso specifico umido del terreno nel tratto dw;
il peso specifico sommerso in falda ( = sat- w).

| 29

29

2.3 La capacit portante di fondazioni poste su pendii

iz
io
ni
.i

Un problema che pu presentarsi nella pratica quello delle fondazioni


situate su un pendio o sua prossimit (Figure 2.3 e 2.4): lassenza del terreno
dal lato in pendenza della fondazione tende a ridurne la stabilit.

ni
um

ed

Figura 2.3 Fondazione situata su un pendio

ge

Figura 2.4 Fondazione situata in prossimit di un pendio

.in

La capacit portante in questo caso si valuta con lEquazione 34 riportata di


seguito:

(34)

in cui i coefficienti
e
sono i coefficienti ridotti.
ridotto considerando come superficie di rottura la
In particolare,
superficie ade=L0 e la superficie adE=L1, ottenendo:
(35)

ridotto invece mediante rapporto delle aree D(ce)=A0 ed


Il coefficiente
Efgh=A1, ottenendo (Equazione 36):
(36)
30

| 30

Il coefficiente N , che dipende dal peso del terreno, non viene corretto.
Quando =0, i valori assunti dai coefficienti Nc ed Nq coincidono con quelli
non ridotti per ogni valore di indipendentemente dai rapporti D/B e b/B.
Quando il rapporto D/B>0, non si dovrebbero utilizzare i coefficienti di in
quanto si tiene conto delleffetto della profondit gi nei coefficienti
ed
.

2.4 La capacit portante in presenza di terreni stratificati

iz
io
ni
.i

Un altro caso particolare rappresentato da una fondazione posta su di un


terreno stratificato, in cui laltezza dello strato superiore, calcolata a partire
dalla base della fondazione, d1, minore dellaltezza H. In tal caso la zona di
rottura pu interessare uno o pi strati inferiori e, dunque, il calcolo di qult
subisce delle variazioni.

ge

ni
um

ed

Si possono verificare tre casi:


- fondazione su argille stratificate (strato superiore pi debole di
quello inferiore oppure strato superiore pi resistente di quello
inferiore);
- fondazione su terreno dotato di attrito e coesione (strato superiore
pi debole di quello inferiore oppure strato superiore pi resistente
di quello inferiore);
- fondazione su terreni formati da strati di sabbia ed argilla (sabbia
sovrastante largilla oppure argilla sovrastante la sabbia).

.in

In questi casi, nel calcolo della capacit portate, necessario utilizzare i


valori di attrito e coesione medi, come mostrano le equazioni di seguito
riportate (37 e 38):

(38)

in cui:
ci la coesione dello strato di altezza Hi;
i langolo dattrito dello strato di altezza Hi .

(37)

| 31

31

Per la valutazione della capacit portante delle rocce si deve tener conto di
alcuni parametri significativi quali le caratteristiche geologiche, il tipo di
roccia e la sua qualit, misurata con l'indice RQD (Rock Quality
Designation). Tale indice, che pu variare da un valore minimo di 0 (caso in
cui la lunghezza dei pezzi di roccia estratti dal carotiere inferiore a 100
mm) ad un valore massimo di 1 (caso in cui la carota risulta integra), pu
essere calcolato nel seguente modo (Equazione 39):

iz
io
ni
.i

CAPITOLO 3

3 CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SU ROCCIA

(39)

.in

ge

ni
um

ed

in cui:
Lc = somma delle lunghezze degli spezzoni di carota > 100mm;
Lt = lunghezza totale del tratto in cui si misurata Lc.
Gli spezzoni di carota da considerarsi nel conteggio devono essere il pi
possibile sani scartando, quindi, quelli decisamente alterati (Figura 3.1).

Figura 3.1 Determinazione di RQD e della


percentuale di recupero in carote di sondaggio

Se il valore dellRQD molto basso, tendente a 0 (roccia molto fratturata), il


calcolo della capacit portante dellammasso roccioso va condotto alla
stregua di un terreno sciolto, utilizzando le relazioni riportate nel Cap. 1 e
stimando al meglio i parametri c e . Per calcolare la capacit portante di
rocce, non equiparabili a terreni sciolti, sono state sviluppate diverse
32

| 32

formulazioni, quella di Terzaghi (1943), quella di Stagg-Zienkiewicz (1968)


e i metodi che sfruttano il criterio di rottura di Hoek-Brown.
La capacit portante ultima calcolata con i primi due metodi funzione
del coefficiente RQD secondo la seguente espressione (40):
(40)

iz
io
ni
.i

in cui:
qult il carico limite calcolato dellammasso roccioso;
qult il carico limite calcolato con i metodi di Terzaghi oppure di StaggZienkiewicz.
Lequazione trinomia in tal caso assumerebbe la seguente formulazione (41):
(41)

ni
um

ed

dove:
1 il peso per unit di volume del terreno sovrastante il piano di posa;
2 il peso per unit di volume del terreno sottostante il piano di posa;
D la profondit del piano di posa della fondazione dal piano di campagna;
B la larghezza della fondazione;
Nq, Nc, N sono fattori adimensionali di portanza funzione dellangolo di
resistenza a taglio del terreno.

ge

sc= s = 1.0 per fondazioni di tipo nastriforme;


sc= 1.3 per fondazioni di tipo quadrato;
s = 0.8 per fondazioni di tipo quadrato.

.in

3.1 Metodo di Terzaghi

Per la determinazione della capacit portante di una roccia si possono


usare le formule di Terzaghi di seguito riportate utilizzando langolo d'attrito
e la coesione della roccia ottenute da prove triassiali ad alta pressione.

Se =0 si avr che Nc=1.5 +1

Tabella 3.1 Sintesi dei valori assunti da Kp al variare di

0
5
10
15
20
25
30
10.8 12.2 14.7 18.6 25.0 35.0 52.0
Kp

(42)

35
82.0

40
141.0

45
298.0

50
800.0
| 33

33

3.2 Metodo di Stagg Zienkiewicz


Secondo Stagg e Zienkiewicz i fattori di capacit portante possono essere
calcolati come (Equazione 43):

(43)

iz
io
ni
.i

Con tali fattori di capacit portante vanno usati i fattori di forma impiegati
nella formula di Terzaghi.

3.3 Metodo di Hoek-Brown (1980)

.in

ge

ni
um

ed

Hoek e Brown hanno introdotto il loro criterio di rottura nel tentativo di


fornire dei dati per le analisi necessarie alla progettazione di scavi sotterranei
in roccia dura. Il criterio stato derivato dai risultati della ricerca, sulla
rottura fragile della roccia intatta, di Hoek e, su studi del modello del
comportamento dellammasso roccioso giuntato, di Brown.
Il criterio nato facendo riferimento alle propriet della roccia intatta ed
stato successivamente modificato, introducendo altri fattori, per ridurre
queste propriet sulla base delle caratteristiche dei giunti in un ammasso
roccioso. Gli autori hanno cercato di collegare il criterio empirico ad
osservazioni geologiche per mezzo di uno degli schemi di classificazione
disponibili dellammasso roccioso e, a tal fine, hanno scelto la
classificazione proposta da Bieniawski.
A causa della mancanza di alternative adeguate, il criterio stato presto
adottato dalla comunit della meccanica delle rocce ed il suo utilizzo si
diffuse rapidamente al di l dei limiti originali usati nel derivare le relazioni
per la riduzione della resistenza. Di conseguenza, si reso necessario
riesaminare queste relazioni ed introdurre di volta in volta nuovi elementi in
ragione della vasta gamma di problemi pratici a cui il criterio stato
applicato. Alcuni di questi miglioramenti sono stati l'introduzione del
concetto di ammassi rocciosi 'indisturbati' e 'disturbati' di Hoek e Brown, e
l'introduzione di un criterio modificato per imporre a zero la resistenza a
trazione dellammasso roccioso per gli ammassi di qualit molto scarsa
(Hoek, Wood and Shah). Una delle prime difficolt derivava dal fatto che
molti problemi geotecnici, in particolare problemi di stabilit dei pendii,
sono pi convenientemente affrontati in termini di tensioni tangenziali e
normali piuttosto che con le relazioni della tensione principale del criterio
originale di Hoek-Brown, definita con l'Equazione (44).

34

| 34

(44)

dove 1 e 3 sono le tensioni principali maggiore e minore a rottura, c la


resistenza a compressione uniassiale della roccia intatta ed mb ed s sono
costanti empiriche adimensionali legate al suo assetto geologico e strutturale.

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

Per una roccia intatta s = 1.

ge

Figura 3.2 Relazione fra le tensioni principali a rottura


Criterio di rottura di Hoek-Brown

.in

Una relazione esatta tra lEquazione 39 e le tensioni a rottura normali e


tangenziali stata ricavata da J. W. Bray e successivamente da Ucar e
Londe. Hoek ha derivato angoli di attrito equivalenti e forze coesive per
varie situazioni pratiche. Queste derivazioni si basavano sulle tangenti
allinviluppo di Mohr ottenuto da Bray. Hoek ha suggerito che la forza
coesiva determinata inserendo una tangente all' inviluppo curvilineo di Mohr
un valore limite superiore e pu dare risultati ottimistici nei calcoli di
stabilit. Di conseguenza, un valore medio, determinato dallinserimento di
una relazione lineare di Mohr-Coulomb con il metodo dei minimi quadrati,
potrebbe essere pi appropriato. In questo lavoro Hoek ha introdotto anche il
concetto del Criterio Generalizzato di Hoek-Brown nel quale la forma del
piano della tensione principale o dellinviluppo di Mohr poteva essere
modificata per mezzo di un coefficiente variabile a in luogo del termine della
radice quadrata nell Equazione 39.
Hoek e Brown hanno cercato di consolidare tutti i precedenti
miglioramenti in una presentazione completa del criterio di rottura e hanno
| 35

35

iz
io
ni
.i

dato un certo numero di esempi concreti per illustrare la sua applicazione


pratica. In aggiunta ai cambiamenti nelle equazioni, stato anche
riconosciuto che la classificazione dellammasso roccioso di Bieniawski non
era pi adeguata come veicolo di relazione tra il criterio di rottura e le
osservazioni geologiche nel settore, in particolare per gli ammassi rocciosi
molto deboli. Ci ha comportato lintroduzione dellindice GSI di Hoek,
Wood e Shah, Hoek e Hoek, Kaiser e Bawden. Questo indice fu
successivamente esteso per gli ammassi rocciosi deboli in una serie di
articoli da Hoek, Marinos e Benissi, Hoek e Marinos e Marinos e Hoek.
Dunque lespressione generalizzata del modello di Hoek e Brown sul piano
1 - 3 la seguente (Equazione 45):
)

(45)

ni
um

ed

in cui:
1 tensione principale massima a rottura
3 tensione principale minima a rottura
ci resistenza a compressione uniassiale della roccia
mb parametro dellammasso, per roccia intatta mb= mi
(

(46)

.in

ge

parametro dellammasso, per roccia intatta =0.5

s parametro dellammasso

(
(

)
)

(47)

(48)

Applicando unapprossimazione lineare (Figura 3.3) allinviluppo di rottura


curvilineo, proprio del criterio di Hoek-Brown nel campo della tensione
principale minore definito da t< 3 <3max, si possono ricavare i parametri di
Mohr-Coulomb bilanciando le aree sopra e sotto la retta di Mohr-Coulomb e
applicando le Equazioni 49 e 50.

36

| 36

t
iz
io
ni
.i

ni
um

ed

Figura 3.3 Approssimazione lineare allinviluppo di rottura curvilineo,


proprio del criterio di Hoek-Brown nel campo della tensione principale
(Linea nera Hoek e Brown, linea blu Mohr-Coulomb)

(50)

(51)

.in

ge

dove:

(49)

Il valore di 3max va determinato caso per caso in funzione del problema da


analizzare.

Il metodo proposto da Carter e Kulhawy per il calcolo della portanza ultima


di un ammasso roccioso fa riferimento al teorema del limite inferiore, il
quale stabilisce che se esiste una configurazione di forze esterne Fl in
equilibrio con uno stato tensionale interno l che non viola in nessun punto
il criterio di rottura del materiale, il collasso non pu verificarsi e la
configurazione dei carichi corrisponde ad un limite inferiore di quella di
rottura (Figura 3.4).

| 37

37

t
iz
io
ni
.i

Figura 3.4 Schema di calcolo del carico ultimo Metodo di Carter e Kulhawy

ni
um

ed

Si consideri una configurazione di carichi come quella rappresentata in


Figura 3.4, lammasso roccioso considerato privo di peso (=0) ed
suddiviso in due zone. Nella zona I, essendo la roccia priva di peso, la
tensione principale minore coincide con la 3 verticale, mentre la tensione
principale maggiore 1 coincide con la direzione orizzontale. In questa zona
il valore della tensione principale maggiore 1 si ricava dallEquazione (52)
che esprime il criterio generalizzato di rottura di Hoek e Brown e ponendo
3=0 si ricava:
(52)

.in

ge

Nella zona II, ovvero al di sotto della struttura di fondazione, la 1 verticale


ed uguale a qu (portanza ultima), mentre 3 assume lo stesso valore
dellequazione (52). La zona II deve essere in equilibrio con la zona I
attraverso la discontinuit di tensioni e non vi sono tensioni tangenziali sul
piano verticale.

Sostituendo le due tensioni principali 1 e 3 in corrispondenza della zona II


si ottiene (53):
(

in cui N definito come fattore di capacit portante. Secondo tale criterio,


la portanza ultima di un ammasso viene considerata come una frazione
della resistenza a compressione uniassiale della roccia intatta.

| 38

38

Serrano e Olalla (1998) e Serrano et alii (2000) hanno proposto un metodo


per la stima della capacit portante ultima di fondazioni superficiali su
ammassi rocciosi. Il metodo basato sulla teoria della linea di scivolamento
sviluppata da Sokolowsky e utilizza anchesso il criterio messo a punto da
Hoek e Brown. Lespressione che permette il computo della portanza ultima
la seguente:
)

(53)

iz
io
ni
.i

ed

Dove n e n sono costanti dellammasso roccioso che dipendono da mb, , s


e ci secondo le seguenti espressioni (54, 55 e 56):
(54)

(55)

(56)

.in

ge

ni
um

Il fattore N pu essere ricavato graficamente dallabaco riportato in Figura


3.5.

Figura 3.5 Fattore N

| 39

39

ed

iz
io
ni
.i

Le opere di fondazione superficiali assumono da sempre un ruolo


importante nellambito delle opere civili, nelle quali risultano ampiamente
utilizzate per la loro semplicit di esecuzione, laddove le caratteristiche dei
terreni presenti in situ lo consentono. Fino agli anni 90 gli studi relativi alle
fondazioni si fermavano al calcolo della capacit portante in condizioni
statiche: con il nascere delle normative in materia di progettazione di opere
in zona sismica, i criteri sulle verifiche delle fondazioni nei confronti delle
azioni sismiche sono diventati essenziali. Si sono pertanto sviluppati una
serie di metodi specifici che tengono conto delle forze dinerzia generate
dallevento sismico: alcuni di essi si propongono di valutare la capacit
portante mantenendo inalterata la formulazione trinomia (utilizzata
nellanalisi statica) modificando i fattori di capacit portante, mentre altri
sono stati elaborati a partire da approcci diversi.

4.1 Metodo di Richards et alii (1993)

ge

ni
um

Il metodo divulgato da Richards, Helm e Budhu (1993) consente, in


condizioni sismiche, di determinare sia il carico limite sia i cedimenti indotti
e, quindi, di consentire le verifiche sia allo stato limite ultimo e di danno.
Per determinare il carico limite gli autori hanno esteso la procedura di
calcolo utilizzata per il problema del carico limite statico di una fondazione
superficiale al caso sismico, mentre la stima dei cedimenti si ottiene
seguendo un approccio alla Newmark.

.in

La formula trinomia per il calcolo del carico limite data dallequazione:

I coefficienti di capacit portante in caso di sisma da utilizzare sono


calcolabili con la relazione (57):

CAPITOLO 4

4 STIMA DEL CARICO LIMITE IN CONDIZIONI SISMICHE

(57)
.

Gli autori hanno ricavato, per il caso sismico, le espressioni degli angoli AE
ed PE (Equazioni 58 e 59) che definiscono le zone di spinta attiva e passiva
nel meccanismo di Prandtl (Figura 4.1), ed i coefficienti di spinta attiva e
| 40

40

passiva KAE e KPE (Equazioni 60 e 61) valutati in funzione dellangolo di


attrito del terreno, dellangolo dattrito terreno-parete ideale e delle
accelerazioni kv e kh agenti rispettivamente in direzione verticale ed
orizzontale.

]
]

(58)
}

(59)

iz
io
ni
.i

(60)

ed

(61)

ni
um

In tali espressioni compare langolo , che definito come:


(62)

ge

Nella Tabella 4.1 che segue sono riportati i fattori di capacit portante
calcolati per i seguenti valori dei parametri:
- = 30 = 15

.in

Per diversi valori dei coefficienti di spinta sismica si ricavano i valori


sintetizzati in Tabella 4.1 di Nq, N ed Nc

Tabella 4.1 Fattori di capacit portante per =30


N
kh/(1-kv)
Nq
16.51037
23.75643
0
13.11944
15.88906
0.087
9.851541
9.465466
0.176
7.297657
5.357472
0.268
5.122904
2.604404
0.364
3.216145
0.879102
0.466
1.066982
1.103E-03
0.577

Nc
26.86476
20.9915
15.33132
10.90786
7.141079
3.838476
0.1160159

| 41

41

iz
io
ni
.i

Figura 4.1 Schema di calcolo del carico limite qL

4.2 Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC)

ed

Gli aspetti innovativi nelle Norme Tecniche sulla progettazione sismica


riguardano sia le azioni sismiche sia i metodi di analisi.

.in

ge

ni
um

Per quanto riguarda le azioni sismiche si hanno:


- coefficienti sulle azioni F=1 e coefficienti di combinazione 2 ridotti;
- azioni di riferimento differenziate per le SLU (SLV) e SLE (SLD);
- accelerazioni massime attese in termini probabilistici (azioni pseudo
statiche);
- accelerogrammi registrati (non artificiali) per le azioni dinamiche;
- spettri di risposta di sito significativi solo per il calcolo delle azioni
inerziali sulle strutture in elevazione (trasmissione in fondazione).
Per quanto concerne i metodi danalisi si introducono i seguenti aspetti:
- SLU e coefficienti parziali su parametri e resistenze identici a quelli
utilizzati nelle analisi di tipo statico;
- introduzione dei concetti di interazione cinematica ed interazione
nella fase progettuale delle fondazioni;
-adozione dei metodi pseudo statici tradizionali con luso dei
coefficienti riduttivi ( e ) tramite cui tener conto della duttilit e
della deformabilit;
- apertura ad analisi dinamiche scegliendo preventivamente gli input
sismici rappresentativi ed in presenza di caratterizzazione geotecnica
adeguata.

Lanalisi pseudo-statica delle fondazioni si esegue con lApproccio 1 o con


lApproccio 2. NellApproccio 1, per quanto concerne lanalisi agli stati
limite ultimi per raggiungimento della resistenza del terreno si utilizza la
Combinazione 2 ponendo i coefficienti parziali A2 della combinazione pari
allunit. Lazione del sisma si traduce in accelerazioni nel sottosuolo
42

| 42

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

(effetto cinematico) e nella fondazione, per lazione delle forze dinerzia


generate nella struttura in elevazione (effetto inerziale). Nellanalisi pseudostatica, modellando lazione sismica attraverso la sola componente
orizzontale, tali effetti possono essere considerati tramite lintroduzione dei
coefficienti sismici khi e khk: il primo definito dal rapporto tra le
componenti orizzontale e verticale dei carichi trasmessi in fondazione, il
secondo funzione dellaccelerazione massima attesa al sito. I valori assunti
da khk possono essere determinati facendo riferimento ai valori suggeriti
dalla normativa per i pendii ( 7.11.3.5.2).
Leffetto inerziale causa delle variazioni in tutti i coefficienti di capacit
portante del carico limite in funzione del coefficiente sismico khi. Leffetto
in funzione del coefficiente
cinematico modifica solo il coefficiente
sismico khk: il fattore
, dunque, moltiplicato sia per il coefficiente
correttivo delleffetto inerziale, sia per il coefficiente correttivo delleffetto
cinematico.
Per lanalisi di stato limite per raggiungimento della resistenza negli
elementi strutturali, si utilizza la Combinazione 1 dellApproccio 1 in cui ai
coefficienti A1 assegnato un valore unitario.
Per le verifiche allo scorrimento sul piano di fondazione, lApproccio 2
fornirebbe risultati meno conservativi rispetto a quelli a cui condurrebbe
lApproccio 1.
Lanalisi sismica delle fondazioni con il metodo degli spostamenti si esegue
utilizzando i valori caratteristici delle azioni statiche e dei parametri di
resistenza. La sicurezza si determina confrontando lo spostamento calcolato
con uno spostamento limite scelto dal progettista per lopera in esame.

.in

4.2.1 Lazione sismica

Le azioni sismiche di progetto si definiscono a partire dalla pericolosit


sismica di base del sito di costruzione ed descritta dalla probabilit che, in
un fissato lasso di tempo (periodo di riferimento VR), in detto sito, si
verifichi un evento sismico di entit almeno pari ad un valore prefissato.
Tale probabilit detta Probabilit di eccedenza o di superamento nel
periodo di riferimento PVR.
La pericolosit sismica definita da:
- accelerazione orizzontale massima attesa ag in condizioni di campo libero
su sito di riferimento rigido (categoria A), con superficie topografica
orizzontale (categoria T1);
- ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa
corrispondente Se(T) con riferimento a prefissate probabilit di
eccedenza PVR nel periodo di riferimento VR.
| 43

43

Le forme spettrali sono definite a partire dai valori dei seguenti parametri su
sito di riferimento rigido orizzontale:
- ag, ovvero laccelerazione orizzontale massima al sito;
- Fo, valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in
accelerazione orizzontale;
- TC, periodo di inizio del tratto a velocit costante dello spettro in
accelerazione orizzontale.

iz
io
ni
.i

Una delle novit introdotte dalle NTC la stima della pericolosit sismica
basata su una griglia di 10751 punti su cui fornita la terna di valori ag, Fo e
TC per nove distinti periodi di ritorno TR.
Il periodo di ritorno TR (periodo medio intercorrente fra un sisma ed il
successivo di eguale intensit), per ciascuno stato limite e relativa probabilit
di eccedenza PVR nel periodo di riferimento VR, calcolabile come
(Equazione 63):

ed

(63)

ni
um

Per la definire lazione sismica di progetto si individua innanzitutto la


categoria di sottosuolo di riferimento secondo i parametri definiti nella
Tabella 4.2 e 4.3:

.in

ge

Tabella 4.2 Categorie di sottosuolo


Categoria
Descrizione
Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi (V s,30* superiore a 800m/s)
eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con
A
spessore massimo pari a 3 m
Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a
grana fina molto consistenti con spessori superiori a 30 m caratterizzati da un
graduale miglioramento delle propriet meccaniche con la profondit e da
B
valori Vs,30* compresi fra 360 e 800 m/s (NSPT,30>50 per terreni a grana
grossa e cu,30>250kPa per terreni a grana fina)
Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina
mediamente consistenti con spessori superiori a 30 m caratterizzati da un
graduale miglioramento delle propriet meccaniche con la profondit e da
C
valori Vs,30* compresi fra 180 e 360 m/s (15<NSPT,30<50 per terreni a grana
grossa e 70<cu,30<250kPa per terreni a grana fina)
Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o terreni a grana fina
scarsamente consistenti con spessori superiori a 30 m caratterizzati da un
graduale miglioramento delle propriet meccaniche con la profondit e da
D
valori Vs,30* inferiori a 180 m/s (NSPT,30<15 per terreni a grana grossa e
cu,30<70kPa per terreni a grana fina)
Terreni dei sottosuoli di tipo C e D per spessori non superiori a 20 m, posti
E
sul substrato di riferimento (con Vs,30*>800 m/s)

*
Vs,30 rappresenta la velocit equivalente di propagazione delle onde di taglio entro i primi 30 m di
profondit

44

| 44

Tabella 4.3 Categorie aggiuntive di sottosuolo


Categoria
Descrizione
Depositi di terreni caratterizzati da valori Vs,30* inferiori a 100 m/s
(10<cu,30<20kPa) che includono uno strato di almeno 8 m di terreni a grana
S1
fina di bassa consistenza, oppure che includono almeno 3 m di torba o di
argille altamente organiche
Depositi di terreni suscettibili alla liquefazione, di argille sensitive o
S2
qualsiasi altra categoria di sottosuolo non classificabile nei tipi precedenti

Per quanto riguarda le categorie topografiche si distinguono (Tabella 4.4):

iz
io
ni
.i

Tabella 4.4 Categorie topografiche


Categoria
Caratteristiche superficie topografica
Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media
T1
i<15
Pendii con inclinazione media i>15
T2
Rilievi con larghezza di cresta molto minore che alla base ed
T3
inclinazione media 15i30
Rilievi con i>30
T4

ST

1.0
1.2
1.2

ed

1.4

ni
um

Si pu quindi valutare S, coefficiente che tiene conto sia della categoria di


sottosuolo sia delle condizioni topografiche, come (Equazione 64):
(64)

(65)

.in

ge

In cui ed
rappresentano rispettivamente i coefficienti di amplificazione
stratigrafica e topografica.
Il moto sismico alla superficie di un sito quindi rappresentato
dallaccelerazione massima attesa in superficie ed una forma spettrale
ancorata ad essa. Il valore dellaccelerazione massima data da (Equazione
65):

| 45

45

4.3 EuroCodice7-EN1997-1

[(

(66)

[(

ed

In cui:

iz
io
ni
.i

Le NTC recepiscono i principi fondamentali introdotti, nel caso specifico


dallEurocodice8 per la parte sismica. NellAnnex F si presenta la verifica di
sicurezza alla rottura di una fondazione superficiale in zona sismica
impiegando un dominio di rottura. Il metodo deriva dallanalisi limite si
basa sulla teoria rigido-plastica. Nel testo quindi definito il dominio di
resistenza spaziale dalla relazione (Equazione 66):

con:

ni
um

:capacit portante limite della fondazione superficiale sotto un


carico verticale concentrato;
: forza normale di progetto sulla base orizzontale;
: forza orizzontale di progetto;
: azione di progetto in termini di momento;
: base della fondazione;
: forza adimensionale dinerzia;
: fattore del modello parziale, funzione del tipo di terreno e del
grado di saturazione. In particolare si ha che:

.in

ge

B
F

in cui:
g laccelerazione di gravit;
laccelerazione massima verticale sul suolo;
il fattore di capacit portante funzione dellangolo di resistenza al taglio
del terreno.
Come si pu vedere dallequazione (66), non sono presenti i coefficienti R
introdotti nelle NTC ma posso essere individuati nellEC8 nei coefficienti in
funzione della litologia.

46

| 46

4.4 Metodo per il calcolo della portanza di fondazioni superficiali da


prove penetrometriche dinamiche
La prova penetrometrica standard ampiamente utilizzata nella
determinazione della capacit portante dei terreni. Tra le relazioni utilizzate
si ha innanzitutto quella proposta da Terzaghi e Peck del 1967, definita negli
anni eccessivamente conservativa, e quella definita da Meyerhof (1956 e
1974) in cui si accetta un cedimento di 25 cm.

con
)

(67)

con

(68)

ed

iz
io
ni
.i

Le formule di Meyerhof, comunque molto conservative, sono state negli


anni modificate dallo stesso autore per aumentare del 50% allincirca la
capacit portante ammissibile (Equazioni 67, 68).

(69)

ge

ni
um

[kPa] rappresenta la pressione ammissibile


Nelle formule sopra riportare
per un cedimento S0=25 mm, Nspt il numero di colpi di punta medio dello
strato, D la profondit di posa della fondazione e B la larghezza della
fondazione. Il valore di Kd, proposto da Meyerhof, definito come
(Equazione 69):

.in

Questa formulazione lega, dunque, il valore della capacit portante alle


caratteristiche sia del terreno sia della geometria della fondazione. Si nota
infatti come la larghezza della fondazione rappresenti un parametro
importante nella valutazione della capacit portante ammissibile:
chiaramente, essendo la zona dinfluenza profonda circa 2B, quanto pi
larga la fondazione tanto maggiore risulter la profondit del terreno
interessato.

| 47

47

4.5 Metodo per il calcolo della portanza di fondazioni superficiali da


prove penetrometriche statiche
4.5.1 La formula di Meyerhof
La formulazione di Meyerhof per la stima della capacit portante da prove
penetrometriche statiche si pu riassumere nelle due equazioni seguenti (70
e 71):

(70)

iz
io
ni
.i

con B>1.2 m
con B 1.2 m

(71)

ed

, Rp la resistenza di punta media nello


In cui
strato e D e B sono rispettivamente la profondit di posa e la larghezza della
fondazione.

ni
um

Nelle equazioni sopra riportate qc la media dei valori che si ottengono


dalle prove a profondit comprese tra B/2 sopra la base della fondazione fino
ad 1.1 B sotto di essa (accettabile per D/B1.5)

ge

4.5.2 La formula di Schmertmann

per fondazioni nastriformi


per fondazioni rettangolari

(72)

.in

Lautore distingue due casi: il primo rappresentato da strato costituito da


terreno incoerente ed il secondo da terreno coesivo.
Per il primo, la formulazione per la stima del carico limite dello strato data
dalle Equazioni 72 e 73:

In presenza di strati coesivi, la formulazione da utilizzare data dalle


seguenti equazioni:
per fondazioni nastriformi
per fondazioni rettangolari

(73)
(74)

Ovviamente, per ricavare il valore della portanza desercizio, il valore del


carico limite deve essere diviso per un opportuno coefficiente di sicurezza.
48

| 48

4.5.3 La formula di Terzaghi


Anche in questo caso si suddividono due casi principali, rappresentati dalla
presenza di strati costituiti da terreni incoerenti e da terreni coesivi. Per
quanto riguarda il primo il carico limite dello strato si stima con lequazione
75:
(75)

Nel secondo caso si ha:

iz
io
ni
.i

In cui:

( )+

(76)

ni
um

ed

In cui
e B ed L sono, rispettivamente, la larghezza e la
lunghezza della fondazione.

.in

ge

Il valore di
ricavato dalle formule di Terzaghi, espresso in Kg/cmq,
deve essere opportunamente diviso per un coefficiente di sicurezza per
ricavare il valore della capacit portante desercizio.

| 49

49

La verifica della sicurezza nei confronti degli stati limite ultimi (SLU) di
resistenza si ottiene quindi con il metodo semiprobabilistico dei Coefficienti
parziali di sicurezza tramite lEquazione (77):

(78)

(79)

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

(77)
in cui:
- Ed il valore di progetto delleffetto delle azioni, valutato in base ai valori
di progetto delle varie combinazioni di carico (Ed=EkE);
- Rd la resistenza di progetto, valutata in base ai valori di progetto della
resistenza dei materiali e ai valori nominali delle grandezze geometriche
interessate (Rd=Rk/M).

5.1 Caratterizzazione delle azioni elementari

.in

ge

Si definisce azione qualunque causa o insieme di cause che induce stati


limite in una struttura. Possono generare azioni dirette le forze concentrate e
i carichi distribuiti, indirette le variazioni di umidit e temperatura, il ritiro, i
cedimenti di vincolo e gli spostamenti, e degrado endogeno ed esogeno
rispettivamente le alterazioni naturali ed agenti esterni. A tali azioni, la
risposta strutturale corrispondente pu essere una risposta di tipo statico,
cio che non provoca accelerazioni significative della struttura o di sue parti,
di tipo pseudo statiche, cio che causa azioni dinamiche rappresentabili
mediante unazione statica equivalente e dinamica ovvero che provoca
accelerazioni significative della struttura o delle sue parti.

CAPITOLO 5

5 ANALISI DEI CARICHI

La variazione dellintensit delle azioni nel tempo pu essere, dunque,


sintetizzata come:
G-Azioni permanenti, ovvero azioni che agiscono durante tutta la vita
nominale VN dellopera in maniera costante. In tale categoria rientrano le
azioni di tipo G1, funzioni del peso proprio degli elementi strutturali, del
terreno, delle forze indotte dal terreno, dalla pressione dellacqua se
costante nel tempo, azioni di tipo G2 fornite dal peso proprio degli
elementi non strutturali e dagli spostamenti e deformazioni imposti nella

50

| 50

iz
io
ni
.i

fase progettuale ed azioni di tipo P, cio di pretensione e


precompressione, ritiro e viscosit e spostamenti differenziali.
Q-Azioni variabili, ovvero azioni che assumono valori istantanei diversi
nel tempo (lunga o breve durata rispetto alla vita nominale V N
dellopera). Rientrano in questa categoria le azioni di tipo Qk1 (azione
variabile principale) e di tipo Qk2 e Qk3 (azioni variabili che possono
agire contemporaneamente alla principale). Tali azioni si combinano,
attraverso i coefficienti di combinazione 0j, 1j, 2j come definito dalla
normativa vigente.
A- Azioni eccezionali, di cui fanno parte gli incendi, le esplosioni, gli urti
e gli impatti.
E-Azioni sismiche.

ed

Per caratterizzare le azioni elementari si deve quindi introdurre il concetto di


valore caratteristico Qk di unazione variabile, cio il valore corrispondente
ad un frattile pari al 95% della popolazione dei massimi nel periodo di
riferimento dellazione stessa.

.in

ge

ni
um

Si possono allora definire i seguenti livelli di intensit delle azioni variabili:


- valore quasi permanente (2j)x(Qkj): media della distribuzione
temporale dellintensit;
- valore frequente (1j)x(Qkj): valore corrispondente al frattile del 95%
della distribuzione temporale dellintensit
- valore raro (o di combinazione) (0j)x(Qkj): valore di breve durata ma
comunque significativa se in concomitanza con altre azioni variabili.

5.2 Combinazione delle azioni

Nellambito delle verifiche agli stati limite si definiscono le seguenti


combinazioni delle azioni:

- Combinazione fondamentale stocastica (generalmente impiegata per gli


SLU):
(80)

- Combinazione caratteristica (rara e generalmente impiegata per gli SLE


irreversibili):
(81)
| 51

51

Questo tipo di combinazione da utilizzarsi nelle verifiche alle tensioni


ammissibili in zona sismica 4, per costruzioni di tipo 1 e 2 e classe duso I e
II.
- Combinazione frequente (generalmente utilizzata per gli SLE reversibili
cedimenti immediati):
(82)

iz
io
ni
.i

- Combinazione quasi permanente per SLE in condizioni statiche


(generalmente utilizzata per effetti a lungo termine cedimenti a lungo
termine)
(83)

ni
um

ed

- Combinazione sismica per SLV e SLD (solitamente impiegata per stati


limite ultimi qlim sismica - e di esercizio cedimenti sismici) connessi
allazione sismica E:
(84)

ge

Nellequazione 84 E rappresenta lazione sismica da valutare come


(Equazione 95):
[

(85)

.in

in cui Kv si ricava dallo spettro di progetto verticale in base al livello


prestazionale (SLV e SLD).
- Combinazione eccezionale (generalmente utilizzata per gli SLU connessi
alle azioni eccezionali di progetto Ad:
(86)

Nella Tabella 5.1 si riportano i valori dei coefficienti parziali per le azioni o
per leffetto delle azioni da utilizzare, mentre nella Tabella 5.2 i valori dei
coefficienti di combinazione.

52

| 52

CARICHI
PERMANENTI
PERMANENTI
NON STRUTTURALI
VARIABILI

EFFETTO
FAVOREVOLE
SFAVOREVOLE
FAVOREVOLE
SFAVOREVOLE
FAVOREVOLE
SFAVOREVOLE

COEFFICIENTE
PARZIALE
G1
G2
Qi

0.9
1.1
0.0
1.5
0.0
1.5

ed

ni
um

GEO
(A2)
1.0
1.0
0.0
1.3
0.0
1.3

iz
io
ni
.i

Tabella 5.2 Coefficienti di combinazione (NTC)


CATEGORIA/AZIONI VARIABILI
CAT. A: AMBIENTI AD USO RESIDENZIALE
CAT. B: UFFICI
CAT. C: AMBIENTI SUSCETTIBILI DI AFFOLLAMENTO
CAT. D: AMBIENTI AD USO COMMERCIALE
CAT. E: BIBLIOTECHE, ARCHIVI, MAGAZZINI ED AMBIENTI AD USO
INDUSTRIALE
CAT. F: RIMESSE E PARCHEGGI (VEICOLI DI PESO 30KN)
CAT. G: RIMESSE E PARCHEGGI (VEICOLI DI PESO >30KN)
CAT. H: COPERTURE
VENTO
NEVE (QUOTA 1000 m s.l.m.)
NEVE (QUOTA > 1000 m s.l.m.)
VARIAZIONI TERMICHE

STR
(A1)
1.0
1.3
0.0
1.5
0.0
1.5

EQU

Tabella 5.1 Coefficienti parziali (NTC)

0.7
0.7
0.7
0.7

0.5
0.5
0.7
0.7

0.3
0.3
0.6
0.6

1.0

0.9

0.8

0.7
0.7
0.0
0.6
0.5
0.7
0.6

0.7
0.5
0.0
0.2
0.2
0.5
0.5

0.6
0.3
0.0
0.0
0.0
0.2
0.0

ge

5.3 Stati Limite Ultimi (SLU) e Stati Limite dEsercizio (SLE)

.in

Nelle verifiche agli stati limite ultimi (SLU) necessario distinguere:


- EQU (Stato limite di Equilibrio), in cui si considera la struttura, il
terreno o il sistema terreno-struttura come un corpo rigido (solitamente
utilizzata per le verifiche al ribaltamento dei muri di sostegno);
- STR (Stato limite di resistenza della Struttura), in cui si tiene conto
degli elementi di fondazione e di sostegno del terreno (solitamente
impiegata per dimensionamenti strutturali). Nel caso in cui le azioni sulle
strutture sono esercitate dal terreno, si assumeranno i valori caratteristici
dei parametri geotecnici;
- GEO (Stati limite di resistenza del Terreno), utilizzata per il
dimensionamento di tipo geotecnico di opere di fondazione e di sostegno
e comunque di qualunque opera che interagisca con il terreno a cui
connessa (anche per le verifiche di stabilit globale del complesso
terreno-struttura).

| 53

53

La normativa indica inoltre gli stati limite ultimi di tipo idraulico come:
- UPL, ovvero perdita di equilibrio del terreno o della struttura in seguito
allazione della sottospinta idraulica;
- HYD (Erosione e sifonamento) causata nel terreno dallinstaurarsi di
gradienti idraulici.

iz
io
ni
.i

Nelle verifiche agli stati limite ultimi strutturali (STR) o di tipo geotecnico
(GEO), possono essere adottati due approcci progettuali: lapproccio di tipo
1 prevede due possibili combinazioni (GEO e STR) e lapproccio 1 che
invece ne prevede ununica di tipo (STR+GEO). Nel dettaglio si ha:
Approccio 1: Combinazione 1 (STR) A1+M1+R1;
Approccio 1: Combinazione 2 (GEO) A2+M2+R2;

Approccio 2: Combinazione 1 o Unica (STR+GEO) A1+M1+R3.

ni
um

ed

In tali combinazioni i coefficienti A rappresentano le azioni ( F), M le


resistenze dei materiali terreno ( M) ed R le resistenze globali del sistema
( R).

5.4 Azione sismica


5.4.1 Taglio sismico

.in

ge

Nellapplicazione del metodo pseudostatico, lazione sismica viene tradotta


in accelerazioni nel sottosuolo (effetto cinematico) e nelle fondazioni (effetto
inerziale) per le azioni delle forze di inerzia prodotte nelle strutture in
elevazione. Leffetto inerziale causa la variazione di tutti i coefficienti di
carico limite (Nc, Nq ed N ) in funzione del coefficiente sismico khi, che
interviene nella formula trinomia influenzando direttamente i coefficienti di
inclinazione del carico. Leffetto cinematico agisce modificando solo il
valore del coefficiente N in funzione del coefficiente sismico khk. Per
considerare separatamente gli effetti inerziali e cinematici, necessario
introdurre due coefficienti correttivi (Equazioni 87 e 88) che agiscono sul
valore assunto dal parametro N :
(87)
(88)
Il coefficiente sismico inerziale dato dallEquazione 89:
(89)

54

| 54

iz
io
ni
.i

in cui Sd(T) rappresenta lordinata dello spettro sismico di progetto, funzione


di q (fattore di struttura), che consente di risalire dallo spettro elastico a
quello di progetto, e T1 che rappresenta il periodo fondamentale.

Figura 5.1 Spettri elastico (linea verde) e di progetto (linea viola)

ni
um

o anche in maniera pi approssimata:

ed

La normativa attualmente in vigore pone:

(90)

(91)

.in

ge

Dallultima relazione si evince che il coefficiente sismico inerziale dato dal


rapporto tra la componente orizzontale (rappresentata da H o Vd o T) e la
componente verticale del carico trasmesso in fondazione (Nd o W). H
rappresenta il taglio sismico agente alla base della fondazione che si ottiene
dalla relazione (Equazione 102):
(92)

in cui con Nd (o W) si indica il carico verticale e Sd(T1) lordinata dello


spettro di progetto (SLU o SLE) in corrispondenza di T 1 (periodo
fondamentale) corrispondente a khi. In caso non si disponga del valore di T1,
possibile ricavarlo con la relazione (Equazione 103):
(93)

assumendo h pari allaltezza delledificio e C1 pari a 0.085 per strutture a


telaio in acciaio, 0.075 per strutture in c.a. e 0.05 per tutti gli altri tipi di
struttura. I valori di khk si possono desumere dai valori di normativa specifici
per fondazioni e pendii.

| 55

55

Nelle verifiche che generalmente si eseguono sulle fondazioni superficiali come


detto nel capitolo precedente fondamentale la valutazione delle azioni (che
vengono applicate dalla struttura in elevazione al sistema di fondazione) e delle
resistenze, ovvero della capacit di sopportare le azioni senza che si giunga a rottura.
Nellambito delle verifiche di sicurezza si deve tener conto di tutti i meccanismi di
stato limite ultimo, sia a breve sia a lungo termine. Come gi ribadito, gli stati limite
ultimi delle fondazioni superficiali si riferiscono allo sviluppo di meccanismi di
collasso determinati dalla mobilitazione della resistenza del terreno e al
raggiungimento della resistenza degli elementi strutturali che compongono la
fondazione stessa (Figure 6.1, 6.2 e 6.3). Si precisa che nel caso di fondazioni
superficiali poste su o in prossimit di pendii dunque importante eseguire le
verifiche anche con riferimento alle condizioni di stabilit globale del pendio
includendo nelle verifiche le azioni che vengono trasmesse dalle fondazioni.

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

CAPITOLO 6

6 VERIFICHE GLOBALI

.in

ge

Figura 6.1 Rottura generale

56

Figura 6.2 Rottura locale

| 56

t
iz
io
ni
.i

Figura 6.3 Rottura per punzonamento

6.1 Verifica allo scorrimento

ni
um

ed

La verifica allo scorrimento ha lo scopo di escludere che la fondazione sviluppi uno


spostamento relativo rispetto al suo piano di posa. Lazione di progetto data dalla
componente della risultante delle forze in direzione parallela al piano di scorrimento
della fondazione, mentre la resistenza di progetto data dal valore della forza
parallela allo stesso piano cui corrisponde lo scorrimento della fondazione (funzione
del tipo di litologia presente).

ge

In presenza di terreni coesivi, la resistenza definita dal prodotto della coesione non
drenata per larea della sezione parzializzata; per terreni granulari invece la forza
resistente puramente attritiva e data dal valore dello sforzo normale (minimizzato)
moltiplicato per la tangente dellangolo dattrito del complesso terreno-fondazione.

.in

La resistenza di calcolo per attrito ed adesione valutata secondo lespressione:


(94)

Nella quale Nsd il valore di calcolo della forza verticale, tan il coefficiente di
attrito alla base del plinto, ca ladesione plinto-terreno e A larea della
fondazione efficace, intesa, in caso di carichi eccentrici, come area ridotta al centro
della quale applicata la risultante.
La verifica a scorrimento, cos come quella a capacit portante, pu essere eseguita
sia in campo statico (con Approccio 1 o 2) sia in campo sismico (Approccio 1, come
previsto dalle NTC, ponendo pari ad uno tutti i coefficienti parziali A relativi alle
azioni).

| 57

57

6.2 Verifica al punzonamento


Il fenomeno della rottura per punzonamento stato studiato da Vesic
assimilando il terreno ad un mezzo elasto-plastico e la rottura per carico
limite allespansione di una cavit cilindrica.
Si determina lindice di rigidezza come:

(95)

iz
io
ni
.i

in cui G il modulo di elasticit trasversale del terreno e una tensione


normale media solitamente da considerarsi pari alla tensione effettiva
litostatica a profondit (D+B/2). Il valore di G dato da:
(96)

ni
um

ed

E rappresenta il modulo di Young e il coefficiente di Poisson.


Da ci si ricava unespressione del carico limite che ha ancora una forma
trinomia, ma in essa i termini presenti al secondo membro sono moltiplicati
per i coefficienti di punzonamento q, c e il cui valore varia in funzione
di Ir, e di B/L (Tabella 6.1).
Tabella 6.1 Coefficienti di punzonamento
TIPO DI
TERRENO CON ATTRITO O CON ATTRITO E
TERRENO

COESIVO

.in

{(

ge

TERRENO PURAMENTE

COESIONE

La rottura per punzonamento si verificher quando i coefficienti di


punzonamento assumono valori minori o uguali allunit, ovvero quando
lindice di rigidezza minore del valore critico calcolato come:
[(

(97)

Nella tabella seguente (Tabella 6.2) sono riportati i valori dellindice di


rigidezza critico per B/L=0 (fondazione a striscia indefinita) e per B/L=1
(fondazione di forma circolare).

58

| 58

0
5
10
15
20
25
30
35
40
45

(B/L=0)
13
18
25
37
55
89
152
283
592
1442

(B/L=1)
8
11
15
20
30
44
70
120
225
486

iz
io
ni
.i

Tabella 6.2 Indice di rigidezza critico

6.3 Stabilit alla rotazione

.in

ge

ni
um

ed

Un problema di notevole importanza nellambito delle verifiche globali delle


fondazioni superficiali la stima dellentit delle rotazioni statiche di
fondazioni flessibili soggette a momento. Lapproccio ideale da seguire
quello che utilizza i modelli alle differenze finite: in tal caso, il momento
ribaltante pu essere modellato, in condizioni statiche, in modo da
incrementare le forze nodali sulla parte compressa e ridurle nella parte tesa.
Il profilo dello spostamento medio calcolato lungo la base della fondazione
nella direzione dellazione ribaltante pu essere utilizzato per ricavare
langolo di rotazione (Figura 6.1).

Figura 6.1 Rotazione di una fondazione su un mezzo elastico


| 59

59

La rotazione della fondazione (Figura 6.1) si pu anche ricavare come:


(98)

Flessibile
1.045
1.60
2.51
2.91
3.15 (3.00)
3.43
3.57
3.70
3.77
3.81
3.82

iz
io
ni
.i

(Taylor, 1967)

Rigida
1.59
2.42
3.54
3.94
4.17 (5.53)
4.44
4.59
4.74
4.87
4.98
5.06

.in

ge

ni
um

L/B
0.1
0.2
0.5
0.75
1.00
1.50
2.00
3.00
5.00
10.00
100.00

ed

Tabella 6.1 Coefficiente dinfluenza

In cui M rappresenta il momento ribaltante che agisce su B (lato corto della


fondazione) ed il coefficiente di influenza che pu essere assunto come
riportato nella Tabella 6.1:

60

| 60

7.1 Stima dei coefficienti di sottofondazione


Si definisce pressione di contatto la pressione unitaria che la fondazione
esercita in ciascun punto dappoggio sul terreno di fondazione.

iz
io
ni
.i

Con coefficiente di sottofondazione o di reazione del terreno si indica,


dunque, la relazione che intercorre fra la pressione di contatto in ciascun
punto della fondazione e la relativa deformazione del terreno (Equazione
99):
(99)

ed

Solitamente si ipotizza che il modulo k sia costante sotto ogni punto della
fondazione, come proposto da Winkler e da Westergaard, ma in presenza di
fondazioni elastiche, tale assunzione non accettabile.

ni
um

Tra le relazioni proposte in letteratura per il calcolo del coefficiente k si


soliti fare riferimento a quelle di Bowles, Vesic e Terzaghi.

7.1.1 Metodo di Bowles (1991)

.in

ge

La formulazione proposta da Bowles per il calcolo del coefficiente di


sottofondazione data dallEquazione (100):
(100)

in cui pari a 2.54/cedimento della fondazione (cm) e Q il carico per il


quale stato calcolato il cedimento espresso in kPa.

| 61

61

CAPITOLO 7

7 COEFFICIENTI DI SOTTOFONDAZIONE

7.1.2 Metodo di Vesic


Per la stima del coefficiente di sottofondazione k, Vesic propose la seguente
formulazione:
( )

( )

(101)

( )

( )

(102)

assume valori prossimi allunit.

ni
um

in quanto il prodotto

ed

iz
io
ni
.i

in cui:
il modulo di deformazione dello strato di fondazione espresso in
kg/cmq;
il modulo elastico della fondazione espresso in kg/cmq;
il momento dinerzia della fondazione espresso in cm4;
B il lato corto della fondazione espresso in cm;
p il rapporto di Poisson.
Solitamente la formulazione pu essere riscritta come:

ge

7.1.3 Metodo di Terzaghi

.in

Il coefficiente di sottofondazione k, secondo la formulazione di Terzaghi,


pu essere calcolato come:

] valida per terreni incoerenti


valida per terreni coesivi

(103)
(104)

Nelle due espressioni compare il coefficiente kp detto modulo di reazione da


stimare con la seguente correlazione:
(105)

in cui N il numero di colpi SPT medio nello strato di fondazione. Pertanto


k si pu facilmente (e direttamente) calcolare dai dati provenienti dalle prove
penetrometriche dinamiche.

62

| 62

iz
io
ni
.i

La previsione e la valutazione dellentit dei cedimenti, che si determinano


nel terreno in seguito allapplicazione di un sistema di carichi, richiedono
una serie di ipotesi sulla distribuzione delle tensioni indotte dallapplicazione
dei carichi stessi.
I carichi applicati tendono a diffondersi fino al loro completo assorbimento.
Si soliti ammettere comunque che il sovraccarico si annulli ad una
profondit variabile tra 1 e 4 volte B (lato corto della fondazione).
La valutazione della modalit con cui i carichi si diffondono negli strati di
fondazione rappresenta uno passo indispensabile per la stima dei cedimenti.
Le metodologie solitamente seguite sono rappresentate dal metodo
semplificato, il metodo di Boussinesq e il metodo di Westergaard.

ed

8.1 Il metodo semplificato di diffusione imposta

ni
um

La pressione indotta dalla fondazione a quota z al di sotto del piano di


fondazione data dalla relazione (106):
[

(106)

.in

ge

in cui Q il carico netto applicato e B ed L sono rispettivamente il lato corto


e lungo della fondazione. Il metodo pi semplice consiste nel diffondere il
carico in profondit secondo linee di pendenza 2:1 come mostra la Figura
8.1, cio la zona di diffusione definita da un angolo di circa 26 rispetto
alla verticale.

In caso di fondazione quadrata, la formula (106) si pu riscrivere come:


(107)

Tale metodo fornisce risultati adeguati per profondit comprese fra z=B e
z=4B, mentre sconsigliato nella zona che va da z=0 e z=B.

| 63

63

CAPITOLO 8

8 DISTRIBUZIONE DEI CARICHI NEL SOTTOSUOLO

t
iz
io
ni
.i

ni
um

8.2 Il metodo di Boussinesq

ed

Figura 8.1 Metodo semplificato di diffusione del carico


nel terreno a profondit z al di sotto della fondazione

.in

ge

Il metodo comunemente pi utilizzato quello di Boussinesq che si fonda


sulla teoria dellelasticit. Il terreno di fondazione assimilato ad semispazio
caratterizzato da un comportamento perfettamente elastico, omogeneo ed
isotropo, di dimensione illimitata e privo di peso, su cui agisce un carico
puntiforme. La formulazione dellincremento di pressione indotta dal carico
applicato dalla fondazione alla quota z al di sotto del piano di posa
rappresentato in Figura 8.2:

Figura 8.2 Intensit di pressione q in base al metodo di Boussinesq (a) e pressione in un


punto a profondit z al di sotto del centro di unarea circolare soggetta ad una distribuzione
di pressione di intensit q0 (b)

64

| 64

(108)
,

(109)

( )

varia in funzione del rapporto r/z come

in cui il valore del parametro


mostra la Tabella 8.1:

si ottiene:

Tabella 8.1 Valori tabulati di Ab al variare di r/z


r/z
0.000 0.100 0.200 0.300 0.400
Ab
0.477 0.466 0.433 0.385 0.329

0.500
0.273

iz
io
ni
.i

Ponendo

0.750
0.156

1.000
0.084

1.500
0.025

2.000
0.008

ni
um

ed

Lipotesi di Boussinesq di carico puntiforme rende poco pratica


lapplicazione di tale metodo, ma comunque utilizzabile fintanto che la
profondit z tale che gli sforzi prodotti da carichi puntiformi e carichi
distribuiti convergano. Per ovviare a tale inconveniente si pu assumere che
la pressione di contatto sia applicata ad unarea circolare infinita, in modo da
poter scrivere:
(110)

.in

ge

Risolvendo lintegrale con i limiti dintegrazione adeguati in riferimento alla


Figura 8.2b, si ottiene la seguente formulazione:
{

( ) ]

(112)

adatta al caso di fondazioni circolari di raggio r. Per fondazioni quadrate o


rettangolari utile introdurre il concetto di bulbo di pressione: linee isobare
ottenute costruendo profili verticali della pressione scelti in funzione del lato
B della fondazione e interpolando i punti caratterizzati da uguale valore di
pressione. La formula di Boussinesq pu essere facilmente utilizzata per
fondazioni rettangolari, quadrate e circolari (se trasformate in quadrate
equivalenti) se integrata su un rettangolo di dimensioni BxL: si ha
lequazione di Newmark applicabile al di sotto di uno spigolo dellarea BxL
(Equazione 113):
*

in cui M=B/z, N=L/z, V=M2+N2+1, V1=(MN)2.

)+

(113)

| 65

65

8.3 Il metodo di Westergaard


In presenza di terreno costituito da strati sovrapposti di materiali fini e a
granulometria grossa (ad esempio al di sotto di una pavimentazione
stradale), oppure strati alternati di sabbia e argilla, consigliabile luso del
metodo di Westergaard per la stima dello sforzo qv, definito dallequazione
(114) riportata di seguito:

(114 )

iz
io
ni
.i

( )

in cui
, con coefficiente di Poisson.
In modo del tutto analogo alla formulazione di Boussinesq, lequazione
(115) pu essere riscritta come:

ed

(115)

Per =0.30 si hanno i seguenti valori (Tabella 8.2):

ni
um

Tabella 8.2 Valori assunti da Aw al variare del rapporo r/z


r/z
0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 0.750
Aw
0.557 0.529 0.458 0.369 0.286 0.217 0.109

1.000
0.058

1.500
0.021

2.000
0.010

.in

ge

Anche lequazione 115, come visto per lequazione di Boussinesq, pu


essere integrata e risolta, ottenendo, in riferimento alla Figura 8.2b:

e quindi:

(116)

( ) ]

(117)

Lintegrazione della pressione di contatto fornisce la seguente equazione se


applicata al di sotto dello spigolo di unarea rettangolare di dimensioni BxL:
(

(118)

in cui M=B/z ed N=L/z. Tale formulazione pu essere utilizzata per


fondazioni rettangolari, quadrate e circolari (se trasformate in quadrate
equivalenti).
66

| 66

8.4 Interferenza delle fondazioni

.in

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

La seguente procedura iterativa si applica per determinare i bulbi di


pressione generati dall'interferenza di pi fondazioni.
Per poter disegnare i bulbi occorre calcolare la pressione verticale indotta dal
carico, in opportuni punti significativi allinterno del dominio di analisi, in
numero sufficiente nel senso della larghezza B della fondazione in modo da
poter derivare tramite interpolazione tutti i punti di uguale pressione o di
passo assegnato
.

Figura 8.3 Andamento degli sforzi nel terreno in alcuni punti significativi indotti dalle
pressioni di contatto delle fondazioni. In blu gli sforzi generati dalla fondazione con B= 2.00
m. Landamento degli sforzi totali si ottiene attraverso la sovrapposizione dei singoli effetti.

Procedura
Si fissa un sistema di riferimento (x, y, z).
Se la fondazione ha base quadrata o rettangolare viene suddivisa in piccole
aree quadrate di lato a (dell'ordine di 0.3 m o minore) cos da ottenere una
serie di carichi "puntiformi".
Se si tratta invece di una fondazione circolare la si converte in una
fondazione quadrata equivalente di lato

in modo da considerare
valide le indicazioni al punto precedente.
Si inseriscono le coordinate x, y, z del primo punto sulla verticale per la
quale si vuole costruire il profilo di pressione e l'incremento dz di profondit.
| 67

67

Si inseriscono le coordinate dei vertici della base della fondazione e il


numero di quadrati paralleli e perpendicolari agli assi x e y.
Si calcolano le coordinate del centro di ciascuna areola quadrata e
utilizzando la seguente equazione:
(119)

.in

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

della generica areola allo


si ricava il contributo concentrato
sforzo nel punto considerato. Lo sforzo complessivo qv si ottiene sommando
i contributi di tutti i quadratini in cui la base della fondazione risulta
suddivisa.
La coordinata z viene incrementata di dz e la procedura si ripete fin quando
necessario per produrre il profilo verticale.
Ripetendo la procedura per ogni fondazione che interferisce si ricavano tanti
valori di qv nel punto considerato. Per determinare il valore dello sforzo
complessivo occorre applicare il principio di sovrapposizione degli effetti.

68

| 68

.in

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

Lapplicazione di un carico di dimensioni finite su un terreno genera una


transizione dallo stato di sforzo corrente (dovuto alle forze di volume) a un
nuovo stato causato dal carico addizionale applicato. Tale fenomeno risulta
fortemente influenzato dal tipo di terreno e dalla sua storia tensionale,
dallentit e dalla velocit di applicazione del carico e dalle dimensioni
dellarea di carico in rapporto alla profondit dello stato compressibile.
Questa variazione dello stato di sforzo q produce un accumulo, in funzione
del tempo, dei movimenti di rotolamento e scorrimento relativo fra granuli,
della rottura di particelle e di deformazioni elastiche localizzate in una zona
limitata di influenza posta al di sotto dellarea caricata. Questa
accumulazione statica di movimenti elementari nella direzione di interesse
costituisce il cedimento, che in direzione verticale indicato come H.
I cedimenti sono quindi dovuti alla deformazione elastica e plastica dei
terreni e, nel caso di terreni poco permeabili, al processo lento di espulsione
dellacqua contenuto al loro interno. Il cedimento dunque costituito
dalleffetto di rotolamento e scorrimento fra particelle, che fa variare lindice
dei vuoti, e dalla rottura dei granuli che modificano la struttura del materiale.
Solo una piccola aliquota da imputare alla deformazione elastica dei
granuli del terreno.
Il cedimento assoluto totale la somma del cedimento immediato, dovuto
alla deformazione iniziale (senza variazione di volume) del terreno caricato
(prevalente nei terreni incoerenti), del cedimento di consolidazione, legato
alla variazione del volume del terreno saturo dovuto alla lenta espulsione
dellacqua contenuta al suo interno (prevalente nei terreni coesivi poco
permeabili) e del cedimento secondario imputabile alla deformazione
viscosa dello scheletro solido del terreno.

9.1 I cedimenti in presenza di terreni incoerenti

9.1.1 La teoria dellelasticit

I cedimenti di una fondazione rettangolare di dimensioni BxL posta sulla


superficie di un semispazio elastico si possono calcolare in base ad una
equazione basata sulla teoria dell'elasticit (Timoshenko e Goodier , 1951):

in cui:
q0 lintensit della pressione di contatto;

(120)

| 69

69

CAPITOLO 9

9 I CEDIMENTI

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

B' la minima dimensione dell'area reagente;


E e sono i parametri elastici del terreno;
ed
sono i coefficienti di influenza dipendenti da: L'/B', spessore
dello strato H, coefficiente di Poisson , profondit del piano di posa D.

Figura 9.1 Coefficiente dinfluenza IF per una fondazione collocata a profondit D

.in

ge

In particolare, i coefficienti I1 e I2 si possono calcolare utilizzando le


equazioni fornite da Steinbrenner (1934), in funzione del rapporto L'/B' ed
H/B, utilizzando B'=B/2 e L'=L/2 per i coefficienti relativi al centro e B'=B e
L'=L per i coefficienti relativi al bordo. Il coefficiente di influenza IF
proviene invece dalle equazioni di Fox (1948), che indicano che il cedimento
si riduce con la profondit in funzione del coefficiente di Poisson e del
rapporto L/B.
Al fine di semplificare la relazione (120) si introduce il coefficiente IS:
(121)

Lequazione trova applicazione su fondazioni flessibili o rigide con


opportune modifiche del coefficiente Is.
La formula per la stima dei cedimenti quindi diventa:
(122)

70

| 70

9.1.2 La formula di Burland e Burbridge

iz
io
ni
.i

Per meglio approssimare i cedimenti si suddivide la base di appoggio in


modo che il punto si trovi in corrispondenza di uno spigolo esterno comune a
pi rettangoli. In pratica si moltiplica per un fattore pari a 4 per il calcolo dei
cedimenti al centro e per un fattore pari a 1 per i cedimenti al bordo. Nel
calcolo dei cedimenti si considera una profondit del bulbo delle tensioni
pari a 5B, se il substrato roccioso si trova ad una profondit maggiore. A tal
proposito viene considerato substrato roccioso lo strato che ha un valore di E
pari a 10 volte dello strato soprastante. Il modulo elastico per terreni
stratificati viene calcolato come media pesata dei moduli elastici degli strati
interessati dal cedimento immediato.

ni
um

ed

Il metodo proposto da Burland e Burbridge consente di stimare i cedimenti


immediati e secondari di una fondazione a partire dai dati provenienti dalle
prove penetrometriche dinamiche. La formulazione si basa su unanalisi di
tipo statistico condotta su un campione di oltre 200 casi reali per lo pi
rappresentati da fondazioni di dimensioni variabili tra 0.80 m e i 135 m.
Lespressione generale :
] [mm]

(123)

.in

ge

in cui:
rappresenta la pressione efficace lorda [kPa];
la tensione verticale efficace agente alla quota dimposta della
fondazione [kPa];
B la larghezza della fondazione [m];
Ic lindice di compressibilit;
rappresentano dei fattori correttivi attraverso cui si tiene conto
rispettivamente della forma, dello spessore dello strato compressibile e della
componente viscosa dei cedimenti.

Il termine
definisce il contributo offerto dal fenomeno di
e
ricompressione del terreno fino al raggiungimento della tensione
assume valore nullo per fondazioni superficiali (
. Il secondo
invece esprime la compressione dovuta
termine
allaliquota di pressione eccedente la
preesistente.
Il fattore di compressione definito in funzione dei valori di NSPT come
mostra la relazione (124):
(124)
| 71

71

Il valore
rappresenta il valore medio,
il valore dello scarto
quadratico medio e
la media dei valori di NSPT allinterno di una
profondit significativa zi (Tabella 9.1). Quindi, il valore dellindice di
compressibilit dato da:
(125)
Tabella 9.1 Valori significativi di zi in funzione di B

B (m)
2
3
5
10
30
50
100

.in

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

zi (m)
1.63
2.19
3.24
5.56
13.00
19.86
34.00

Figura 9.2 Andamento della Profondit significativa in funzione della base della fondazione

Se lo strato compressibile ha uno spessore H inferiore ai valori zi riportati


nella tabella, se ne terr comunque conto nel coefficiente .
I fattori correttivi possono essere stimati con le seguenti formule:
(
(

72

(126)
)

| 72

una costante pari a 0.3 in caso di


dove t il tempo espresso in anni (3),
carichi statici oppure pari a 0.7 nel caso di carichi pulsanti ed R=0.2 per
carichi statici e 0.8 per carichi pulsanti.

9.1.2 La formula di Schmertmann (1970)

(127)

ed

iz
io
ni
.i

Un metodo per il calcolo dei cedimenti in caso di terreni incoerenti quello


proposto da Schmertmann da cui si evince che la variazione del bulbo delle
pressioni di Boussinesq correlata alla deformazione rappresentabile con un
diagramma di tipo triangolare: poich il bulbo varia pi rapidamente da circa
0.4B a 0.6B lautore ritiene che a questa profondit si registrino le massime
deformazioni. Quanto detto si riassume nella formula (127):

.in

ge

ni
um

In cui:
la pressione efficace netta pari a (
;
la tensione verticale efficace agente alla quota dimposta della
fondazione;
E il modulo di deformazione da stimare in base ai risultati conseguiti da
prove penetrometriche statiche come 2.5qc 1 per fondazioni quadrate o
circolari e 3.5qc per fondazioni nastriformi;
il coefficiente dinfluenza che varia con la profondit in funzione della
geometria della fondazione e dellentit della pressione applicata q come
mostra il grafico riportato in Figura 9.3. Il valore massimo di si verifica ad
una profondit pari a B/2 per fondazioni circolari o quadrate e a B per
fondazioni nastriformi, e pu essere calcolato come:
(

(128)

rappresenta la tensione verticale efficace a profondit B/2 e a


in cui
profondit B. Tenendo conto delle variazioni di e della resistenza alla
punta qc lapplicazione di tale metodo richiede la suddivisione della
profondit significativa H in una serie di strati di spessore
nellambito dei
quali lindice di compressione Ic e del modulo E possono ritenersi pressoch
costanti.

qc rappresenta la resistenza alla punta media dello strato stimata con il penetrometro statico.
| 73

73

t
iz
io
ni
.i
ed

Figura 9.3 Variazione del fattore dinfluenza con la profondit

ni
um

Nella formulazione sopra riportata lautore aggiunge due coefficienti


correttivi C1 e C2 per tener conto dellapprofondimento della fondazione
(interramento) e delle deformazioni differite nel tempo per effetto del
cedimento secondario, in cui il tempo t espresso in anni. I due coefficienti
possono essere stimati con le espressioni (129 e 130):

.in

ge

, per linterramento

, per il tempo

(129)
(130)

Dalla Figura 9.3 si pu notare come per fondazione nastriformi la profondit


significativa in cui si registrano le deformazioni massime di circa 4B,
mentre per fondazioni quadrate o circolari pari a 2B.

74

| 74

iz
io
ni
.i

9.2 I cedimenti in presenza di terreni coesivi

Figure 9.4 - 9.5 Tipi di cedimento

.in

ge

ni
um

ed

Durante la fase di carico si sviluppano nel terreno delle sovrappressioni


dellacqua interstiziale u. In caso di terreni con bassa permeabilit si pu
quindi assumere che ci si trovi in condizioni non drenate. Lo strato, ad
esempio dargilla, in questa fase, si deforma a volume pressoch costante ed
il cedimento che ne consegue indicato come cedimento immediato.
Linstaurarsi del drenaggio genera ulteriori cedimenti, le cui velocit sono
ricollegate alle condizioni di drenaggio. Tale processo noto come
consolidazione primaria ed il cedimento conseguente a tale processo di
espulsione dellacqua dai vuoti interstiziali indicato come cedimento di
consolidazione.
In ultimo, quando ormai le sovrappressioni interstiziali sono state dissipate si
registrano nel tempo fenomeni di assestamento dovuti alle deformazioni
viscose in condizioni drenate ed il cedimento noto come cedimento
secondario.

9.2.1 Cedimento di consolidazione, immediati e secondari

Lapproccio convenzionale solitamente utilizzato per la stima dei cedimenti


in presenza di terreni coesivi quello introdotto da Terzaghi nel 1943 che
raggruppa due fasi:
- valutazione delle tensioni verticali indotte alle varie profondit secondo
la teoria dellelasticit;
- calcolo del cedimento della fondazione in funzione dei parametri di
compressibilit provenienti dalle prove edometriche.
Si stima cos il cedimento monodimensionale della fondazione prodotto da
tensioni indotte da un carico con dimensioni limitate.

| 75

75

Il cedimento H di uno strato con spessore iniziale H0 risulta essere:


[

oppure:

(131)

(132)

iz
io
ni
.i

, le deformazioni sono limitate al tratto di ricompressione


Se
e la relazione si semplifica come:
(133)

ed

che in caso di terreni normalconsolidati diventa:

(134)

.in

ge

ni
um

dove:
il rapporto di ricompressione;
il rapporto di compressione;
cr lindice di ricompressione vergine;
cc lindice di compressione vergine;
H0 lo spessore iniziale dello strato;
la tensione verticale efficace prima dellapplicazione del carico;
lincremento di tensione verticale dovuto allapplicazione del carico.

Figura 9.6 Cedimento edometrico

76

| 76

ed

iz
io
ni
.i

In alternativa ai parametri RR e CR si fa riferimento al modulo edometrico


M: in tal caso per occorre scegliere opportunamente il valore del modulo da
) significativo
utilizzare, tenendo conto dellintervallo tensionale (
per il problema in esame.
Lapplicazione corretta di questo tipo di approccio richiede:
- la suddivisione degli strati compressibili in una serie di strati di
modesto spessore (< 2.00 m);
- la stima del modulo edometrico nellambito di ciascuno strato;
- il calcolo del cedimento come somma dei contributi valutati per ogni
piccolo strato in cui stato suddiviso il banco compressibile. Molti
usano le espressioni sopra riportate per il calcolo del cedimento di
consolidazione tanto per le argille quanto per le sabbie di
granulometria da fina a media, perch il modulo di elasticit
impiegato ricavato direttamente da prove di consolidazione.
Tuttavia, per terreni a grana pi grossa le dimensioni dei provini
edometrici sono poco significative del comportamento globale dello
strato e, per le sabbie, risulta preferibile impiegare prove
penetrometriche statiche e dinamiche.

ni
um

La formulazione pi utilizzata per la stima dei cedimenti immediati quella


data da Janbu et al. (1956), per cui si ha:
(135)

.in

ge

in cui:
il cedimento medio di una fondazione flessibile;
il modulo di deformazione in condizione non drenata;
e
sono i coefficienti correttivi che dipendono dalla forma e dalla
profondit del piano di posa della fondazione e dallo spessore dello strato
compressibile. Per maggiore attendibilit necessario utilizzare per
i
valori proposti da Christian e Carrier (1976) riportati in Figura 9.7.

| 77

77

t
iz
io
ni
.i
ed

ni
um

Figura 9.7 Fattori correttivi per il calcolo del cedimento immediato


(Janbu et al., 1956 Cristian e Carrier, 1976)

Il cedimento secondario calcolato facendo riferimento alla relazione:


(136)

.in

ge

in cui:
laltezza dello strato in fase di consolidazione;
il coefficiente di consolidazione secondaria come pendenza nel tratto
secondario della curva cedimento-logaritmo tempo;
T il tempo in cui si vuole calcolare il cedimento secondario;
T100 il tempo necessario allesaurimento del processo di consolidazione
primaria.

78

| 78

9.3 Cedimenti ammissibili

.in

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

Le grandezze che caratterizzano la deformata di una fondazione sono:


il cedimento w;
il cedimento differenziale ;
la rotazione relativa (o distorsione angolare);
linflessione ,
il rapporto dinflessione o curvatura /L.

Figura 9.8 Movimenti di una struttura. Definizione secondo Burland et al. (1977)

Alcuni autori hanno proposto, su base statistica, i limiti di accettabilit dei


cedimenti assoluti e differenziali con varie tipologie di opere.
Le prime indicazioni, per strutture intelaiate sono quelle di Skempton e
McDonald (1956), si basano sullosservazione di 98 edifici ( lo studio stato
integrato successivamente da Ricceri e Soranzo (1985) su 25 strutture
realizzate in Italia). Levidenza sperimentale ha dimostrato che non si ha
comparsa di fessure nelle strutture di tamponamento finch 1/300 e per
produrre danni alle strutture portanti in calcestruzzo occorre che la
distorsione angolare sia pari a 1/150.
| 79

79

Polshin e Tokar (1957) indicarono dei valori ammissibili pi cautelativi (ma


in sostanziale accordo con i precedenti).Per strutture intelaiate in c.a. con
tamponature = 1/500 mentre per telai aperti viene indicato un valore di =
1/200.
Tabella 9.2 Valori ammissibili della rotazione relativa e del rapporto di inflessione /L
delle strutture
Valori ammissibili

Murature
portanti
non armate

Lesioni nei
tompagni

Fessure
per
deformata
con concavit
verso lalto

Meyerhof
(1974)
0,4x10-3

Valori di /L
Polshir e
Burland,
Tokar (1958)
Wroth (1975)
0,4x10-3
(L/H=1)
0,3 0,4x10-3
(L/H=3)
0,8x10-3
(L/H=5)

0,2x10-3
(L/H=1)

0,4x10-3
(L/H=5)

ge

Fessure per
deformata
con concavit
verso il basso

Bjerrum
(1963)

Valori di
Meyerhof
Polshir e
(1974)
Tokar

iz
io
ni
.i

Danni
strutturali

Skempton
e
McDonald

ed

Strutture
intelaiate
e murature
armate

Tipo di
danno

ni
um

Struttura

.in

Nella Tabella 9.2 i valori ritenuti ammissibili sono molto variabili, ci


dipende dalla soggettivit del concetto stesso di danno accettabile.
In genere prevalgono criteri di carattere estetico negli edifici nuovi o di una
certa valenza storica-artistica. Si tende a considerare valori pi restrittivi per
gli edifici per civile abitazione e per uso pubblico. I valori pi elevati invece
riguardano gli edifici industriali. Sono state proposte da diversi autori delle
correlazioni che legano la distorsione angolare al cedimento massimo:

Per fondazioni isolate su sabbie


Per fondazioni continue su sabbie
Per fondazioni isolate su argille

80

[cm]
[cm]
[cm]
| 80

Per fondazioni continue su argille

[cm]

iz
io
ni
.i

Tabella 9.3 Valori ammissibili dei movimenti delle strutture


Tipo di
Fattore di
movimento
limitazione
Collegamento a reti
di servizi
Accessibilit
Probabilit di
Cedimento massimo
cedimenti differenziali in:
Wmax [cm]
a) murature portanti
b) strutture intelaiate
c) ciminiere, silos

Se nelle espressioni precedenti si assume 1/500 si ricava che per


fondazioni su terreni incoerenti i valori dei cedimeti ammissibili non
possono essere maggiori di 3 cm per fondazioni isolate, 4 cm per fondazioni
continue.
Si riportano in Tabella 9.3 delle indicazioni di carattere generale (Holtz,
1991).
Valore
ammissibile
1530
3060

ed

2.55
510
7.530
Dipende dalla posizione
del baricentro

Operativit di macchine:
a) macchine tessili
b) turbogeneratori
c) gru a ponte
Drenaggio di superfici pavimentate
Murature
portanti multipiano
Murature portanti ad un piano
Lesioni di intonaci
Telai in c.a.
Pareti di strutture
a telaio in c.a.
Telai in acciaio
Strutture semplici in acciaio

.in

ge

Rotazione rigida
[]

ni
um

Stabilit al ribaltamento

0.00050.001
0.0010.02
0.001
0.00250.004
0.003
0.002
0.005

Rotazione relativa
[]

0.003
0.0002
0.003
0.010.02

| 81

81

10.1 Valutazione della possibilit di fenomeni di liquefazione

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

La valutazione del rischio di liquefazione si accerta in base alla possibilit di


occorrenza in concomitanza di fattori scatenanti (caratteristiche dei terremoti
attesi) e predisponenti (suscettibilit dei terreni).
La suscettibilit di un terreno si definisce sulla base di prove in sito (SPT e/o
CPT e/o prove geofisiche in foro del tipo DH, CH e/o SCPT) esplorando un
numero di verticali adeguato allimportanza dellopera e allestensione
dellarea di indagine e sufficiente ad accertare la variabilit spaziale delle
caratteristiche stratigrafiche e geotecniche del deposito. Si determina,
attraverso appropriate rilevazioni, lentit delle fluttuazioni dei livelli di
falda, avendo cura di considerare nelle analisi la condizione meno
cautelativa.
La stima del potenziale di liquefazione si esegue in genere con i metodi
semplificati di seguito specificati, e a tal fine, in ogni verticale, dovr essere
valutato il picco di accelerazione amax s alla superficie del deposito mediante
analisi della risposta sismica locale.
Per ciascuna verticale considerata si deve valutare lindice del potenziale di
liquefazione IL definito come:
0 < IL 5
5 < IL 15
IL > 15

il rischio di liquefazione basso


il rischio di liquefazione elevato
il rischio di liquefazione estremamente elevato

.in

ge

I risultati devono essere riportati in una carta su cui, oltre alla perimetrazione
dellarea indagata, si devono indicare la localizzazione delle verticali
esplorate e il valore dellindice del potenziale di liquefazione IL. Nel caso
che i terreni risultino liquefacibili o suscettibili di significativi incrementi
delle pressioni interstiziali durante levento sismico di riferimento, devono
esserne valutati gli effetti in termini di cedimenti permanenti post-sismici. I
cedimenti del terreno sono legati allincremento e allaccumulo di pressioni
interstiziali durante il terremoto e alla loro dissipazione post-sismica; perci
si possono avere cedimenti permanenti anche se non si raggiunge la
condizione di liquefazione.

CAPITOLO 10

10 CEDIMENTI POST-SISMICI

82

| 82

La probabilit che nei terreni sabbiosi saturi si verifichino fenomeni di


liquefazione risulta bassa o nulla se si verifica almeno una delle seguenti
condizioni:
1. eventi sismici attesi di magnitudo M inferiore a 5;
2. accelerazione massima attesa in superficie in condizioni free-field
minore di 0.1g;

iz
io
ni
.i

3. Accelerazione massima attesa in superficie in condizioni free-field


minore di 0.15g e terreni con caratteristiche ricadenti in una delle tre
seguenti categorie:
frazione di fine FC superiore al 20%, con indice di plasticit
PI > 10;
FC 35% e resistenza (N1)60 > 20;
FC 5% e resistenza (N1)60 > 25

ni
um

ed

dove (N1)60 il valore normalizzato della resistenza penetrometrica della


prova SPT, definito dalla relazione:


ge

in cui il coefficiente CN ricavabile dallespressione


(

.in

essendo pa la pressione atmosferica e v la pressione efficace verticale.

4. Distribuzione granulometrica esterna alle zone indicate nella Figura


10.1 (a) nel caso di materiale con coefficiente di uniformit Uc < 3.5 ed in
Figura 10.2 (b) per coefficienti di uniformit Uc > 3.5.

5. Profondit media stagionale della falda superiore ai 15 m dal piano


campagna. Lindicatore valido solo nel caso di piano campagna
orizzontale, in presenza di edifici con fondazioni superficiali. Nel caso di
pendii e/o in presenza di fondazioni profonde, le analisi di liquefazione
devono essere estese a profondit maggiori.

| 83

83

t
iz
io
ni
.i
ed
ni
um

Figura 10.1 Fasce granulometriche per la valutazione preliminare della suscettibilit


alla liquefazione di un terreno per i terreni con granulometria uniforme (s) ed estesa (b)
(da AGI, 2005)

.in

ge

Per verificare la possibilit di occorrenza dei fenomeni di liquefazione si


soliti seguire procedure che nellIngegneria Geotecnica Sismica vengono
denominate metodi semplificati. Tali metodi sono basati su prove
geotecniche di tipo corrente e sulla valutazione, ad ogni quota z del deposito
compresa nei primi 20 m, del coefficiente di sicurezza
in
cui:
la resistenza normalizzata rispetto alla pressione efficace

verticale iniziale v0, che pu essere stimata utilizzando abachi a partire dai
parametri desunti da prove SPT, CPT e da misure della velocit delle onde di
taglio Vs;

la tensione indotta dal terremoto e

il picco di accelerazione al piano campagna del terremoto di


dove
riferimento; g laccelerazione di gravit; v e v sono rispettivamente la
tensione totale ed efficace verticale alla profondit considerata; rd un
coefficiente riduttivo dell'azione sismica che porta in conto la deformabilit
84

| 84

del sottosuolo e che pu essere determinato con la relazione semplificata


;
un fattore di scala che pu essere valutato mediante la Tabella 10.1
in funzione della magnitudo dei terremoti attesi.
MSF

5.5
6.0
6.5

1.43
1.32
1.19

iz
io
ni
.i

Magnitudo

Tabella 10.1 Fattore di correzione MSF (Seed Idris, 1982)

Se il fattore FL > 1 la liquefazione da escludere; se FL < 1 possibile che


avvengano fenomeni di liquefazione.
E da osservare che anche quando FL > 1 si possono avere dopo il terremoto
cedimenti permanenti del terreno.

ni
um

(137)

ge

la profondit a partire dal piano campagna espressa in metri e


. Ad una certa quota , il fattore
vale:
se
se

detto Fattore di Sicurezza alla liquefazione alla quota considerata.

in cui

.in

in cui

ed

Lindice del potenziale di liquefazione si determina risolvendo il seguente


integrale:

| 85

85

10.2 Stima dei cedimenti permanenti dei terreni saturi liquefacibili


Il cedimento permanente post-sismico
pu essere stimato con lespressione:

dei terreni liquefacibili


(137)

in cui H laltezza dello strato liquefacibile ed


volumetrica, definita come:

iz
io
ni
.i

(%) la deformazione

(138)

ed

in cui una costante sperimentale che, in prima approssimazione, pu


essere posta uguale a 1,
lindice dei vuoti iniziale,
lindice di
riconsolidazione postciclica; il rapporto di pressione interstiziale.

ni
um

In prima battuta:
- lindice di riconsolidazione postciclica pu essere posto pari a
(in cui
lindice di compressione ottenuto in prove
edometriche)
- il rapporto di pressione interstiziale pu essere valutato con il grafico

.in

ge

di Figura 10.2 con la Tabella 10.2, in funzione della ampiezza della


indotta dal terremoto;
deformazione di taglio massima

Figura 10.2 Valori del rapporto di pressione interstiziale in funzione della deformazione
di taglio massima indotta

86

| 86

Tabella 10.2 Valori del rapporto interstiziale in funzione di della deformazione di taglio
massima indotta
[%]
510-2
110-1
210-1
410-1
5

0.2
0.4
0.6
0.8
0.95

iz
io
ni
.i

- lampiezza della deformazione di taglio massima max pu essere


valutata con lespressione
(139)

ni
um

ed

in cui
il picco di accelerazione al piano campagna del terremoto
di riferimento; laccelerazione di gravit;
la tensione totale
verticale; un coefficiente riduttivo dell'azione sismica che mette in
conto la deformabilit del sottosuolo e che pu essere determinato con la
relazione semplificata
;
il modulo di taglio
corrispondente al livello deformativo
, che pu essere determinato o
utilizzando le leggi di variazione
ottenute con prove dinamiche in
laboratorio o mediante la Tabella 10.3 applicando un fattore riduttivo al
modulo di taglio
il rapporto

pu essere ricavato con la

.in

relazione:

ge

Nel caso in cui sia

I risultati devono essere riportati in una carta dove, oltre alla perimetrazione
dellarea indagata, devono essere indicati la localizzazione delle verticali
esplorate e il valore del cedimento cumulato.
Nel caso che al di sopra della falda vi siano terreni granulari non saturi e/o
terreni coesivi molli, nella carta in corrispondenza di ogni verticale dovr
essere riportato il valore del cedimento totale relativo agli strati non saturi
e/o coesivi e agli strati liquefacibili sotto falda.

| 87

87

10.3 Criteri di identificazione dei pendii potenzialmente instabili

ed

iz
io
ni
.i

La scelta dei metodi di controllo della stabilit dei pendii funzione


dellimportanza dellopera e della gravit delle conseguenze di un eventuale
collasso: in generale, indispensabile condurre prove dinamiche in sito e in
laboratorio, che consentano una accurata caratterizzazione dei terreni in
campo dinamico e lidentificazione dei fenomeni associati al terremoto
(amplificazione della risposta sismica, liquefazione, decadimento della
resistenza) che possono aggravare, in aggiunta alle forze inerziali, le
condizioni di stabilit del pendio.
Nel caso di frane attive, particolare attenzione dovr essere data alla
perimetrazione dellarea in frana, allidentificazione dei volumi
potenzialmente instabili in condizioni sismiche, al controllo dellentit e
della velocit dei movimenti, alla distribuzione delle pressioni interstiziali,
alla valutazione dei parametri di resistenza residui e agli effetti conseguenti
ad una accelerazione dei movimenti in condizioni sismiche.
Ai fini del controllo della stabilit si distinguono le seguenti situazioni:
a) il caso in cui nellammasso siano presenti materiali liquefacibili;
b) il caso in cui lo scorrimento avvenga lungo una superficie definita.

ge

ni
um

Caso a. Si valuta il fattore di sicurezza nei confronti della liquefazione negli


strati liquefacibili. Il valore che si ottiene si corregge tramite un fattore
, in cui
funzione del rapporto
lo sforzo di taglio in
la pressione efficace verticale. Il fattore
condizioni statiche e
assume i valori riportati in Tabella 10.3.
al variare di

.in

Tabella 10.3 Fattore

Nel caso in cui vi siano strati con


occorre valutare lo spostamento
orizzontale del pendio (lateral spreading) . In prima approssimazione si pu
utilizzare lespressione:

dove D lo spostamento orizzontale (m); M la magnitudo del terremoto di


riferimento; R la distanza ipocentrale del sito dallipocentro del terremoto
atteso (km); S la pendenza del pendio (%); T L lo spessore complessivo
degli strati liquefacibili (m).
88

| 88

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

Caso b. Il controllo della stabilit si effettua in tutti quei casi in cui eventuali
movimenti del pendio e/o il superamento di una certa soglia di deformazione
in condizioni sismiche possono produrre effetti critici sulle sovrastanti
costruzioni o nellarea circostante.
Lanalisi in questo caso deve essere condotta con metodi pseudostatici e, nei
pendii coesivi a comportamento duttile (indice di consistenza Ic < 0.5, grado
di sovraconsolidazione OCR< 5, indice di plasticit > 26%), anche con
metodi dinamici semplificati.
In maniera preliminare, si identificano la geometria del pendio, la profondit
del substrato, la stratigrafia, il regime delle pressioni interstiziali, le propriet
geotecniche dei terreni costituenti i vari strati, lentit e la posizione di
eventuali carichi esterni. Nel caso di frane attive o quiescenti si devono
individuare il tipo di cinematismo e la forma della superficie di potenziale
scorrimento. A tal proposito devono essere condotti accurati rilievi geologici
di superficie, indagini geotecniche in sito e in laboratorio e installati
strumenti per il monitoraggio delle pressioni interstiziali e degli spostamenti.
Dovranno essere effettuate analisi del pendio in condizioni statiche, sismiche
e post-sismiche. Particolare attenzione deve essere data alla determinazione
della resistenza di picco e residua, in condizioni drenate e non drenate. Si
assumeranno:
- condizioni drenate nella situazione pre-sisma,
- condizioni non drenate durante il sisma
- condizioni drenate in condizioni post-sisma.

.in

ge

Nei pendii saturi si deve effettuare una stima iniziale delle pressioni
interstiziali durante il terremoto in corrispondenza di alcune verticali
significative e a varie profondit. Lincremento del rapporto interstiziale pu
essere valutato in modo approssimato sia per terreni incoerenti sia per terreni
coesivi. In questultimo caso si utilizza lespressione:
*

(140)

in cui il valore iniziale della pressione media efficace alla profondit


considerata,
lampiezza della deformazione di taglio massima
raggiunta al termine del terremoto,
un parametro sperimentale,
la soglia di deformazione volumetrica, che pu essere determinata o con
prove dinamiche cicliche o con lespressione
in cui
A e B sono coefficienti sperimentali che dipendono dallindice di plasticit Ip
(Tabella 10.4).

| 89

89

Tabella 10.4 Valori generalmente utilizzati per i coefficienti A e B

Ip [%]

B
-3

0.410
1.210-3
2.510-3

20
40
55

0.610-3
1.110-3
1.210-3

drenata utilizzando lequazione (141):

iz
io
ni
.i

Per i terreni coesivi saturi, se il rapporto di pressione interstiziale al termine


del sisma
si deve valutare il decremento della resistenza non

(141)
la

ed

rappresenta la coesione non drenata in condizioni statiche e


in cui
pressione efficace verticale.

ni
um

In presenza di terreni asciutti o nel caso in cui


il decremento della
resistenza legato prevalentemente alla fatica del materiale per effetto delle
azioni cicliche indotte dal terremoto e pu essere stimato con lequazione
(142):
(142)

.in

ge

in cui rappresenta il coefficiente di degradazione ciclica ed N il numero


dei cicli equivalenti del terremoto. Il parametro di degradazione t funzione
della deformazione di taglio, dellindice di plasticit e del grado di
sovraconsolidazione.
La degradazione della resistenza pu essere determinata utilizzando le
Tabelle 10.5 e 10.6.

Tabella 10.5 Valori assunti dal parametri di degradazione t per i terreni coesivi (espresso in
funzione dellampiezza della deformazione di taglio, dellindice di plasticit e del grado di
sovra consolidazione OCR)
[%]
Ip [%]
OCR=1 OCR=2 OCR=4

90

1
1
2
2

1024
2560
1024
2560

0.25
0.07
0.30.35
0.09

0.12
0.06
0.20
0.08

0.03
0.02
0.15
0.07

| 90

Tabella 10.6 Valori del numero di cicli equivalenti corrispondenti ad unampiezza dello
sforzo di taglio pari a
Numero
Accelerazione
Magnitudo
dei cicli
[g]
equivalenti
2-3
5
8
12

0.15
0.25
0.30
0.35

7.5

15

0.45

iz
io
ni
.i

5.25
6.00
6.50
7.0

ed

Metodi pseudo statici. Dovranno essere applicati metodi pseudostatici


globali o per conci, applicando alla massa potenzialmente in frana o ad ogni
concio unazione sismica proporzionale al relativo peso
pari a
e
, con
e
rispettivamente pari ai coefficienti sismici
orizzontale e verticale.
Si assumono i seguenti valori:

ni
um

in direzione orizzontale
in direzione verticale

.in

ge

essendo
laccelerazione orizzontale di picco su roccia o su terreno rigido
di riferimento, un coefficiente di importanza della eventuale sovrastante
struttura, laccelerazione di gravit.
Nei pendii coesivi a comportamento duttile (indice di consistenza Ic < 0.5,
grado di sovraconsolidazione OCR< 5, indice di plasticit > 0.26) dovranno
essere effettuate stime approssimate degli spostamenti o con metodi di
analisi dinamica degli spostamenti a partire da un accelerogramma o
ricorrendo a espressioni empiriche di letteratura.

| 91

91

10.4 Stima dei cedimenti post-sismici in terreni granulari non saturi

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

La compressione volumetrica dei terreni granulari non saturi in condizioni


sismiche si valuta sulla base di prove in sito e in laboratorio, esplorando un
numero di verticali adeguato allimportanza dellopera e allestensione
dellarea di indagine e sufficiente ad accertare la variabilit spaziale delle
caratteristiche stratigrafiche e geotecniche del deposito. Si deve determinare,
con appropriate rilevazioni, lentit delle fluttuazioni dei livelli di falda e
nelle analisi considerare la condizione meno cautelativa.
Lentit dei cedimenti per densificazione deve essere valutata in ognuna
delle verticali esplorate, tenendo conto dellamplificazione locale della
risposta sismica.
Al fine di stimare il profilo dell
con la profondit z dovranno essere
effettuate prove dinamiche in sito per la misura di Vs (del tipo DH o CH o
SCPT o SDMT) e in laboratorio per la determinazione della curva di
variazione del modulo di taglio G e del rapporto di smorzamento D con la
deformazione di taglio .
Lanalisi della risposta sismica locale pu essere omessa se nellarea sono
stati gi eseguiti studi di microzonazione di II livello che forniscano nel sito i
valori di amax s alla superficie del deposito. In tal caso i valori
dellaccelerazione massima alle diverse quote possono essere ottenuti con
lespressione (143):
(143)

.in

ge

con
.
Per il calcolo dei cedimenti si utilizzano metodi che tengano conto delle
azioni indotte dal terremoto (in termini di accelerazione o di deformazioni
tangenziali) e delle caratteristiche di addensamento del terreno (numero dei
colpi NSPT, Dr). In prima approssimazione, per la valutazione del cedimento
H in un generico strato di altezza H pu essere utilizzata la Tabella 10.7,
in
che fornisce i valori del rapporto di compressione volumetrica
funzione dellaccelerazione
e del numero dei colpi corretto
con

( )

essendo

la pressione atmosferica e

la pressione efficace verticale.

I risultati devono essere riportati in una carta dove, oltre alla perimetrazione
dellarea indagata, devono essere indicati la localizzazione delle verticali
esplorate e per ogni verticale il valore del cedimento totale cumulato. Nel
caso in cui al di sotto della falda vi siano terreni liquefacibili o suscettibili di
significativi incrementi delle pressioni interstiziali durante levento sismico
di riferimento, nella carta, in corrispondenza di ogni verticale, dovr essere

| 92

92

riportato il valore del cedimento totale relativo agli strati non saturi e agli
strati sotto falda.
Tabella 10.7 Valori del rapporto di compressione volumetrica
e del numero di colpi corretto
dellaccelerazione

0.010
0.015
0.020
0.030
0.040
0.050
0.060
0.075

0.005
0.007
0.010
0.015
0.020

0.02
0.03
0.05
0.07
0.12
0.15
0.18
0.25

iz
io
ni
.i

0.05
0.10
0.15
0.20
0.25
0.30
0.35
0.40

in funzione

ed

10.5 Stima dei cedimenti post-sismici in terreni in terreni coesivi

ni
um

Nei depositi di tipo coesivo molto soffici (

e plastici (

in cui si prevede un incremento delle pressioni interstiziali

.in

ge

durante il terremoto di riferimento si deve valutare lentit del cedimento di


riconsolidazione conseguente alla dissipazione delle pressioni interstiziali
accumulatesi durante il terremoto.
A tal fine, dovranno essere condotte prove in sito e in laboratorio per la
caratterizzazione geotecnica dei vari strati (in particolare attraverso prove
indici e prove edometriche) esplorando un numero di verticali adeguato
allimportanza dellopera e alla estensione dellarea di indagine e sufficiente
ad accertare la variabilit spaziale delle caratteristiche stratigrafiche e
geotecniche del deposito.

Si determina, con appropriate rilevazioni, lentit delle fluttuazioni dei livelli


di falda e nelle analisi dovr considerarsi la condizione meno cautelativa.
Lentit dei cedimenti di riconsolidazione post-ciclica deve essere valutata in
ognuna delle verticali esplorate.
In un generico strato di spessore H il cedimento di riconsolidazione pu
essere valutato con lespressione (144):
(144)
in cui laltezza dello strato e
ciclica data da (Equazione 145):

[%] la deformazione volumetrica post| 93

93

(145)

dove una costante sperimentale compresa tra 1 e 1.5, lindice dei


lindice di riconsolidazione post-ciclica che, in prima
vuoti iniziale,
approssimazione, pu essere posto pari a
dove lindice di
il rapporto di pressione interstiziale.
pu essere
compressione e
stimato con la relazione empirica (146):

iz
io
ni
.i

(146)

.in

ge

ni
um

ed

Se lo studio di microzonazione finalizzato alla realizzazione di un


importante manufatto il calcolo dei cedimenti deve essere condotto tenendo
conto della presenza dellopera.
In tal caso deve essere considerato anche il cedimento immediato (che pu
ritenersi trascurabile in assenza di strutture).

| 94

94

iz
io
ni
.i

I metodi semplificati si basano sul rapporto che intercorre fra le


sollecitazioni di taglio che producono liquefazione e quelle indotte dal
terremoto; hanno perci bisogno di valutare i parametri relativi sia all'evento
sismico sia al deposito, determinati questi ultimi privilegiando metodi basati
su correlazioni della resistenza alla liquefazione con parametri desunti da
prove in situ. La resistenza del deposito alla liquefazione viene quindi
valutata in termini di fattore di resistenza alla liquefazione con la formula
147:
(147)

ni
um

ed

dove CRR (Cyclic Resistance Ratio) indica la resistenza del terreno agli
sforzi di taglio ciclico e CSR (Cyclic Stress Ratio) la sollecitazione di taglio
massima indotta dal sisma.
I metodi semplificati proposti differiscono fra loro soprattutto per il modo
con cui viene ricavata CRR, la resistenza alla liquefazione. Il parametro
maggiormente utilizzato il numero dei colpi nella prova SPT anche se oggi,
con il progredire delle conoscenze, si preferisce valutare il potenziale di
liquefazione utilizzando prove statiche (CPT) o prove di misurazione delle
onde di taglio Vs. Questi che seguono sono i metodi che in genere sono
utilizzati per la progettazione di opere di media importanza.

.in

ge

Metodo di Seed e Idriss (1982);


Metodo di Iwasaki et al. (1978, 1984);
Metodo di Tokimatsu e Yoshimi (1983);
Metodo di Finn (1985);
Metodo di Cort (1985);
Metodo di Robertson e Wride modificato (1997);
Metodo di Idriss e Boulanger (2008);
Metodo di Andrus e Stokoe (1998);
Metodi basati sull'Eurocodice 8 (ENV 1998-5);
Metodo basato sulle norme NTC 2008.

| 95

95

CAPITOLO 11

11 VERIFICA A LIQUEFAZIONE

11.1 Il metodo di Seed e Idriss (1982)


Per poter determinare gli sforzi di taglio indotti dal sisma, gli autori
propongono una semplice procedura basata sull' ipotesi di terreno omogeneo.
Ipotizzando la propagazione verticale di onde sismiche di taglio, una colonna
di terreno di altezza z (Figura 11.1) si muove rigidamente in direzione
orizzontale e pertanto lo sforzo di taglio massimo alla profondit z dato da:

iz
io
ni
.i

(148)

ge

ni
um

ed

in cui
l'accelerazione massima in superficie che tiene conto degli
effetti amplificativi di sito, l'accelerazione di gravit e il peso di volume
secco del terreno.

.in

Figura 11.1 Sforzo di taglio indotto dal terremoto ad una determinata quota

Poich nella realt il terreno deformabile, lo sforzo di taglio minore che


nell'ipotesi di corpo rigido e quindi bisogna introdurre un coefficiente
riduttivo . Normalizzando con la pressione verticale effettiva e riferendosi
anzich ad un valore massimo
si ottiene
ad un valore medio
(Equazione 149):
(149)

lespressione valida per eventi sismici di magnitudo 7,5. Per magnitudo


diverse bisogna dividere il Rapporto di Tensione Ciclica per il fattore
correttivo MSF (Magnitudo Scaling Factor):
(150)
96

| 96

Per determinare il valore del coefficiente riduttivo rd viene utilizzata la


formula empirica proposta da Iwasaki et alii (1978):
(151)
mentre per il fattore correttivo MSF si fa riferimento ai valori riportati nella
Tabella 11.1. ricavati da diversi autori tra cui Seed H. B. e Idriss I. M (1982).
Seed H. B. & Idriss I. M.
(1982)

Ambraseys N. N.
(1988)

5.5
6.0
6.5
7.0
7.5
8.0
8.5

1.43
1.32
1.19
1.08
1.00
0.94
0.89

2.86
2.20
1.69
1.30
1.00
0.67
0.44

NCEER
(Seed R. B. et al.)
(1997, 2003)
2,21
1,77
1,44
1,19
1,00
0,84
0,73

ed

iz
io
ni
.i

Magnitudo

Tabella 11.1 Magnitudo Scaling Factor

ge

ni
um

Il termine a numeratore dellEquazione 147, cio la resistenza alla


liquefazione CRR, viene calcolato in funzione della magnitudo, del numero
di colpi, della pressione verticale effettiva, della densit relativa. Si calcola
inizialmente il numero dei colpi corretto alla quota desiderata per tenere
conto della pressione litostatica mediante la seguente espressione:
(

(152)

.in

dove
il numero medio dei colpi nella prova penetrometrica standard
un coefficiente correttivo che si calcola mediante la seguente
SPT e
espressione:
(

(153)

la pressione verticale effettiva, Pa la pressione atmosferica (~ 100


dove
ed n un'esponente che dipende dalla
kPa) espressa nelle stesse unit di
densit relativa del terreno (Fig. 11.3).
Si valuta il rapporto di resistenza ciclica CRR dallabaco riportato in Figura
11.2 che rappresenta linsieme dei valori di soglia (separazione tra
liquefazione e non liquefazione) per fissato valore della magnitudo.

| 97

97

t
iz
io
ni
.i

.in

ge

ni
um

ed

Figura 11.2 Correlazione fra CSR e N1,60

Figura 11.3 Coefficiente correttivo CN

E' stato dimostrato che per un terremoto di magnitudo pari a 7.5 CRR pu
essere espresso da:

Si applica quindi la relazione seguente e si ricava il fattore di sicurezza FS:

se FS > 1.3 il deposito non liquefacibile.

98

| 98

Gli Autori hanno precisato che questa procedura valida per sabbie con
D50>0.25 mm; per sabbie limose e limi suggeriscono di correggere
ulteriormente il valore di N1,60 come:
(154)

.in

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

| 99

99

Consolidazione
STABILIZZAZIONE

Densit e portanza

Suoli non coesivi

Densit

Argille

Densit e portanza

Tutti

Well-point e pozzi

Sabbie e ghiaie

Malte cementizie,
bentoniche e chimiche

Ghiaie, sabbie e
rocce porose

Malte cementizie,
bentoniche e chimiche

Rocce fratturate
sabbie fini e limi

Elettro-osmosi

Argille a bassa
permeabilit

Miscele di calce

Argille

Refrigerazione

Suoli saturi

Essiccamento

Argille

Ancoraggi

Tiranti
Chiodature

Tutti
Rocce fratturate

Jet grouting

Jetting

Tutti

ge

.in

w
w

Elettro-chimica

Termica

Densit

Tutti

Sub-orizzontali

Cementazione di
fratture e
discontinuit

Densit
Densit

Tutti

Iniezioni

Propriet migliorata

Coesivo

Superficiali

Drenaggi

100

Non coesivo e
misto
Misto e coesivo

ed

Compattazione
Profonda

Mezzo gommato
Rullo a piedi di
montone
Vibroflottazione
Mezzi dinamici e
esplosivi
Precarico e dreni di
sabbia

ni
um

Compattazione
superficiale

Rullo vibrante

Tipo di terreno

iz
io
ni
.i

Tabella 12.1 Principali metodi di consolidazione


Processo
Metodo
ADDENSAMENTO

Per consolidamento del terreno sintende linsieme dei processi per i


quali i terreni subiscono delle modificazioni fisiche e chimiche di alcune
caratteristiche geotecniche, quali: compressibilit, resistenza a taglio,
permeabilit. I processi di consolidamento del terreno sono suddivisibili in
due principali categorie: processi di addensamento e processi di
stabilizzazione (Tabella 12.1).

CAPITOLO 12

12 CONSOLIDAMENTO DELLE FONDAZIONI

Resistenza alla
compressione
Resistenza alla
compressione
Resistenza alla
compressione e
densit
Permeabilit e
resistenza alla
compressione
Permeabilit e
resistenza alla
compressione
Resistenza alla
compressione
Resistenza alla
compressione
Resistenza alla
compressione e
impermeabilit
Resistenza alla
compressione
Stabilit
Stabilit
Resistenza alla
compressione e
impermeabilit
| 100

12.1 Addensamento
12.1.1 Compattazione superficiale

iz
io
ni
.i

I principali fattori che influenzano la compattazione sono:


Spessore dello strato da compattare;
Tipo e granulometria del terreno;
Contenuto in acqua;
Energia applicata.

La compattazione superficiale il metodo pi semplice per aumentare la


densit di un suolo con conseguente riduzione dei cedimenti qualora il
terreno sia soggetto al carico di una struttura.

.in

ge

ni
um

ed

Leffetto dello spessore dello strato sulla compattazione significativo


dato il rapido decremento degli spazi verticali al di sotto dellarea caricata.
Anche in questo caso consigliabile una verifica della compattazione sul
posto per valutare lo spessore ottimale a parit di energia applicata. I suoli
meglio compattabili sono a granulometria mista e ben gradata; nella Figura
12.1 sono mostrati alcuni tipi di terreno e la loro compattabilit relativa. Le
terre hanno un valore di umidit ottimale al quale si raggiunge la massima
compattazione; infatti aumentando lumidit aumentano le forze repulsive
tra particelle e ci permette una migliore risistemazione delle stesse.
Approssimandosi alla saturazione, laumento delle pressioni dei pori
contraster lenergia di compattazione con conseguente diminuzione della
densit. La densit ottimale si pu misurare in laboratorio utilizzando la
prova Proctor. I valori ricavati da tale prova vanno per sempre verificate in
situ, in quanto dipendono dallenergia di compattazione applicata.

Figura 12.1 Tipi di terreno e relativa compattabilit

| 101

101

Per la compattazione superficiale di un terreno si usano generalmente i rulli


compressori: essi appartengono principalmente ai seguenti tipi:
Rulli vibranti
Rulli statici
Rulli gommati
Rulli a piede di montone.

ni
um

12.1.2 Compattazione profonda

ed

iz
io
ni
.i

I rulli vibranti sono utilizzati in terreni non coesivi e misti; nei terreni non
coesivi un rullo leggero vibrante ad alta frequenza e bassa ampiezza produce
una liquefazione del suolo con conseguente forte compattazione utilizzando
unenergia relativamente bassa.
I rulli statici sono efficaci su terre miste, ma sono di scarsa validit su
superfici irregolari; pi pratici sono i rulli gommati, il cui effetto pu essere
paragonato a quello di una fondazione nastriforme.
I rulli a piede di montone (rulli vibranti dotati di punte tronco-coniche che si
infiggono nel terreno) consentono in terre coesive di applicare alte energie su
superfici limitate.

I metodi pi utilizzati per la compattazione del terreno in profondit sono:

.in

ge

Vibroflottazione: nel quale una macchina spinge unasta vibrante nel terreno
compattandolo per liquefazione (terreni non coesivi) e per spostamento (
terreni coesivi). Linfissione avviene sotto lazione del peso proprio aiutato
dalla vibrazione e dalla uscita di acqua da ugelli posti nella parte inferiore
dellasta; si raggiungono profondit anche di 20 m.
I fori, di diametro 30-40 cm, vengono riempiti con sabbia che viene poi
compattata per formare una colonna anche di 1 m di diametro.
Pali compattati: metodo simile al precedente ma meno costoso, si avvale di
una attrezzatura che spinge nel terreno un cilindro cavo mediante caduta di
un maglio; il terreno si addensa per spostamento mentre nel foro,
direttamente dallinterno del cilindro, viene inserita sabbia o cemento.
Vengono realizzate reti di pali a maglia di circa 1-2 m. La profondit
dintervento non supera i 10 m.
Compattazione dinamica: consiste nel far cadere da unaltezza di circa 5-10
m un maglio a forma allungata del peso di 10-20 t; leffetto costipante pu
raggiungere nel terreno la profondit di 5-15 m a seconda del tipo di terreno
e della presenza o meno di falda. Produce buoni effetti in tutti i terreni dotati
di buona permeabilit, ma anche in quelli a bassa permeabilit pu essere
efficace: infatti lo shock indotto sullacqua interstiziale produce delle
idrofratture le quali diventano vie preferenziali di drenaggio.

102

| 102

.in

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

Esplosivi: sono a volte usati in terreni non coesivi, preferibilmente saturi,


valutando con precisione la profondit e la distanza di ogni carica per evitare
la craterizzazione dellarea.
Compaction grouting: il metodo consiste nelliniezione di malte dense ad
alta pressione allinterno dei fori di sondaggio producendo la compattazione
del terreno prevalentemente per spostamento. Sono adatte per consolidare
terreni limosi e sabbiosi in profondit; il limite di tale metodo quello di
dovere operare sempre con un adeguato carico litostatico di contrasto per
non causare sollevamento o rottura del terreno.
Se infatti consideriamo, come interessata al sollevamento, la parte di terreno
di forma tronco conica sovrastante il bulbo di iniezione sferico di raggio r
alla profondit z come mostrato in Figura 12.2, la relazione che soddisfa
lequilibrio la seguente (Wong, 1971) dove il contributo dovuto alla
coesione trascurato:

Figura 12.2 Schema delle forze agenti nel Compaction grouting

(155)

dove:

(156)
= peso di volume del terreno
= inclinazione superficie cono pari a 45+/2

| 103

103

12.2 Consolidamento
I metodi pi convenzionali per accelerare il consolidamento di terreni
prevalentemente argillosi sono:

.in

ge

ni
um

ed

iz
io
ni
.i

Precarico: il terreno viene sottoposto ad un carico superficiale che produrr


nel sottosuolo un riaggiustamento dei granuli con conseguente aumento della
densit in funzione del tipo di drenaggio e del carico applicato. Il carico
applicato deve comunque indurre nel sottosuolo una pressione inferiore a
quella di rottura: verranno perci applicati gradualmente piccoli aumenti di
carico in funzione della progressiva densificazione del terreno.
Il valore della pressione interstiziale, in terreni saturi, verr controllata ad
ogni incremento di carico tramite piezometri, mentre inclinometri possono
essere collocati nel perimetro dellarea caricata per controllare eventuali
rifluimenti plastici o rotture del terreno.
I terreni pi adatti sono di tipo argilloso fittamente stratificati con sottili
livelli di sabbia o silt. Per accelerare il drenaggio sono installati spesso dreni
verticali (Figura 12.3).

Figura 12.3 Consolidamento mediante installazione di dreni verticali a breve spaziatura

Dreni di sabbia: la tecnica quella di eseguire nello strato compressibile una


serie di fori verticali equidistanti riempiti con sabbia (vedi Figura 12.3).
Questa operazione induce verso il dreno un flusso radiale orizzontale, e
siccome generalmente i terreni sono maggiormente permeabili nella
direzione orizzontale, ne consegue un aumento della velocit di
consolidazione. I diametri dei dreni sono compresi tra i 150 e 220 mm, ma se
i fori vengono rivestiti con tessuto-non tessuto possono essere di diametro
minore. Sono utilizzati con successo in terreni argillosi.

104

| 104

12.2.1 Tecnica di consolidamento con luso di resine

iz
io
ni
.i

Attualmente nella pratica ingegneristica risulta sempre pi frequente la


necessit di consolidare i terreni con luso delle pi svariate tecniche: nella
maggior parte dei casi, infatti, i fenomeni fessurativi che si evidenziano negli
edifici, sono da imputare al manifestarsi di cedimenti differenziali indotti da
ampliamenti, da modifiche apportate al corpo delledificio e dalla variazione
della distribuzione dei carichi permanenti applicati, ma in tanti altri casi la
causa dei cedimenti da ricercare nella variazione delle propriet
geotecniche dei terreni di fondazione. Loscillazione della falda, la
degradazione chimica dei litotipi presenti o perdite localizzate per rotture di
impianti igienico-sanitari sono le possibili cause di tale variazione.

.in

ge

ni
um

ed

Un caso particolare rappresentato dal consolidamento dei terreni per mezzo


di resine poliuretaniche ad alta pressione despansione iniettata direttamente
nei terreni. Il comportamento delle resine adoperate nel trattamento di
consolidazione funzione delle caratteristiche granulometriche dei terreni e,
in altre parole, dalla loro permeabilit alla resina. Infatti, la resina nella sua
fase liquida, espande nei terreni coesivi in un corpo monolitico, penetrando
molto poco nel terreno che si rompe secondo microfessure. Al contrario, in
presenza di terreni granulari, la resina riempie i vuoti presenti generando un
materiale composito solido rigido dotato di resistenza a compressione molto
simile a quella offerta dal calcestruzzo.
Il processo di espansione della resina pu essere assimilato alla teoria di
espansione di una cavit di forma sferica o cilindrica in condizioni quasi
statiche.
Il terreno si caratterizza come un mezzo elastico-perfettamente plastico con
criterio di rottura non associato alla Mohr-Coulomb. Inizialmente si ipotizza
che il terreno sia soggetto ad uno stato di tensione isotropo con un valore di
pressione radiale p0 determinato come (Equazione 157):
(157)

in cui:
rappresenta il coefficiente di spinta laterale a riposo,
[( ) ]
indica lincremento della pressione dovuta alla fondazione di dimensioni
e calcolato a profondit diniezione ,
BxL e con fattore dinfluenza
secondo la teoria di Boussinesq. La pressione verticale
calcolata alla
profondit di iniezione uguale alla pressione totale in caso di terreni
coesivi e alla pressione efficace in caso di terreni granulari.
I parametri caratteristici del terreno di cui si tiene conto nel modello sono: il
modulo di Young (E), il coefficiente di Poisson ( ), la coesione (c) o la
| 105

105

resistenza al taglio non drenata (


langolo di dilatanza ( ) nullo.

, langolo di resistenza al taglio ( ) e

iz
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.i

Le propriet geometriche della cavit considerata e delle regioni elastica e


plastica sono (Figura 12.4):
- rappresenta il raggio della cavit, inizialmente assunto pari a 0.006 m
;
- il raggio della zona plastica che definisce il confine tra le regioni
plastica ed elastica;
- il raggio della zona elastica oltre il quale lo stato tensionale agente
(volume dinfluenza delliniezione).
tale per cui

.in

ge

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um

ed

Nella prima fase di espansione, allaumentare della pressione allinterno


della cavit, il comportamento del terreno, inizialmente, rimane in campo
elastico.
Una volta raggiunto un determinato valore della pressione interna, si
manifestano le deformazioni plastiche, che con il progredire del processo,
causano lespansione della zona plastica e della zona elastica fintanto che
non si giunge ad un valore di pressione limite
. Tale processo di
espansione trattato teoricamente dagli autori Yu e Holusby che adottano
unanalisi alle grandi e piccole deformazioni rispettivamente per la zona
plastica e per quella elastica.

Figura 12.4 Schematizzazione delle zone plastica ed elastica intorno alla cavit

Secondo tale approccio, il rapporto /


tra il raggio della cavit sotto
lazione della generica pressione p e il raggio iniziale della cavit pu essere
espresso attraverso la seguente Equazione (158):
{
106

( )

(158)
| 106

in cui R indica il rapporto di pressione della cavit pari a (Equazione 159):


[

(159)

ge

][

ed

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um

iz
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Il coefficiente pari ad 1 nel caso di cavit espandente di forma cilindrica


ed a 2 nel caso di forma sferica.
Gli autori Yu e Holusby (1991) propongono:

.in

Il valore della pressione limite (lim) si ottiene ponendo (ra/rao) e quindi


eguagliando a zero il termine al denominatore della 157. Nellanalisi
sipotizza che lespansione della resina provochi in ogni caso il
raggiungimento della pressione limite, quindi si procede alla determinazione
del volume di resina da iniettare, in relazione al raggio dinfluenza (rc)
delliniezione che si desidera ottenere.
Di conseguenza, imponendo un determinato valore di rc possibile
determinare il raggio della cavit (ra), il raggio della zona plastica (rb) e la
tensione radiale allinterfaccia plastica-elastica (b).
Nel calcolo del volume da iniettare (Vri), si considera che parte del volume
della resina post-espansione o finale (Vrf) occupi la cavit, mentre la restante
penetri nella zona plastica, secondo una percentuale volumetrica dipendente
dalla tipologia del terreno. Calcolato quindi il volume della resina
postespansione, il volume iniettato pu essere determinato sperimentalmente
come una funzione di Vrf e lim.
| 107

107

Si possono valutare le modifiche indotte dallespansione, sui parametri di


resistenza del terreno, alla profondit diniezione. Tali parametri si
riferiscono alla resistenza penetrometrica statica (qc) ed alla resistenza al
taglio non drenata (cu) ottenute da una prova CPT.
Nel caso di materiale granulare si considera solamente il valore qc, in quanto
si assume che la sola espansione non sia in grado di modificare
sostanzialmente langolo di resistenza al taglio del materiale.
Le modifiche di resistenza sono valutate con riferimento alla variazione di
pressione indotta dalliniezione, secondo le espressioni sotto riportate.
per terreni granulari:

iz
io
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.i

per terreni coesivi:

ni
um

ed

Il valore v calcolato ad una distanza dal centro della cavit pari alla
distanza tra lasse della fondazione e la verticale di prova, ed alla profondit
delliniezione.

.in

ge

Questo documento stato concesso in uso gratuito privo delle applicazioni


numeriche. Per la versione completa visita il sito www.ingeniumedizioni.it.

108

| 108

13.1 Verifica a capacit portante e a scorrimento di una fondazione


superficiale, tipologia: plinto

iz
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.i

La verifica di resistenza a capacit portante di un plinto di fondazione si


effettua con il metodo dei coefficienti parziali di sicurezza espresso dalla
disuguaglianza:

in cui Ed rappresenta lazione di progetto (azione normale agente al piano di


contatto terreno-fondazione), e Rd la resistenza di progetto (capacit portante
opportunamente modificata dai coefficienti riduttivi sulle resistenze).

Figura 13.1 Schema di calcolo

.in

ge

ni
um

ed

Le dimensioni geometriche ed i carichi agenti sul plinto di base quadrata


sono schematizzati in Figura 13.1.

| 109

109

CAPITOLO 13

13 ESEMPI DI CALCOLO

I dati generali del problema sono:

Carichi:
Permanente
Variabile
Permanente orizzontale
Variabile orizzontale

18.5 KN/m3
21
20 KPa
105 Kpa

=
k =
ck =
cuk =

G1 = 820 KN
Qk1= 120 KN
HG2= 3.5 KN
HQk2=1.8 KN

ed

Parametri geotecnici:
Litotipo: limo-argilloso
Spessore > 20 m
Peso dellunit di volume
Angolo di resistenza a taglio
Coesione efficace caratteristica
Coesione non drenata caratteristica

B = 3.00 m
D = 1.50 m

iz
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.i

Geometria:
Base della fondazione,
Profondit di ammorsamento della fondazione

ni
um

Il sito su cui dovr essere realizzata la fondazione definito dalle seguenti


coordinate espresse nel sistema ED50:
Latitudine: 39.332791
Longitudine: 16.184712

.in

ge

Gli altri dati sono:


Tipo di opera: Opera ordinaria
Classe duso: II
Vita nominale: 50 anni
Vita di riferimento: 50 anni

Il valore ricavato da indagini in situ della Vs,30 ha permesso di classificare il


sottosuolo di categoria C (Tab.3.2.II-NTC). Dalle caratteristiche della
superficie topografica si assegna al sito di analisi Categoria T1 (Tab. 3.2.IV
NTC).
Per lo stato limite considerato (SLV) si determinano i coefficienti sismici,
ottenendo:
amax = 3.360 m/s2
kv = 0.048
kh = 0.096
= 0.260

110

| 110

La forza dinerzia adimensionale fornita dallequazione F.2 della EN 19985:

Il valore soddisfa la disuguaglianza (F.8) richiesta nellAppendice F:

iz
io
ni
.i

Si possono determinare gli altri due parametri:

ni
um

*(

ge

ed

Sostituendo tutti i valori ricavati allespressione generale di verifica


(disuguaglianza F.1, Appendice F EN 1998-5) si ricava:

*(

.in

Poich il primo membro della disuguaglianza -0.57 lespressione generale


di verifica al collasso per perdita di capacit portante soddisfatta.

128

| 128

129

ge

.in

ed

ni
um
iz
io
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.i

130

ge

.in

ed

ni
um
iz
io
ni
.i

14
10 BIBLIOGRAFIA
Aiello E., Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC), Teoria ed
applicazioni pratiche, Ottobre 2009.

Associazione Geotecnica Italiana, Linee guida-Aspetti geotecnici della


progettazione in zona sismica: Procedure di riferimento per le analisi di
terzo livello di approfondimento, Allegato A3, Ptron Editore, 2005.

iz
io
ni
.i

Barbagallo Orazio, Determinazione della portanza di fondazioni


superficiali su di un ammasso roccioso applicando metodi basati sul criterio
di rottura di Hoek e Brown, Boll. Ord. Reg. Geologi di Sicilia, 2010.
Bowles Joseph E., Fondazioni Progetto e analisi, McGraw-Hill, 1991.

ed

Eurocodice 7, Progettazione Geotecnica, EN 1997-1

ni
um

Eurocodice 8, Progettazione delle strutture per la resistenza sismica, EN


1998-1, EN 1998-5.
Franceschini F. et alii, Calcolo della capacit portante in zona sismica di
fondazioni superficiali in terreni sabbiosi: analisi dei principali metodi di
calcolo, risvolti normativi ed applicazioni numeriche, GT&A, 1/2012.

ge

Lancellotta R., Calabera J., Fondazioni, McGraw-Hill, 1999.

.in

Lancellotta R., Geotecnica, Zanichelli, 1991.

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Circolare 2 febbraio 2009,


n. 617, Istruzioni per lapplicazione delle Nuove norme tecniche per le
costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008, GU n. 47 del 262-2009 Suppl. Ordinario n. 27).

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di concerto con il Ministero


dellInterno e con il Capo del dipartimento della Protezione Civile, Nuove
norme tecniche per le costruzioni, 14 gennaio 2008.

Uretek Italia SPA.


YU H. S., Houlsby G. T., Finite cavity expansion in dilatant soils:
loading analysis, Gotechnique 41, N. 2 1991.

131

t
iz
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ni
.i
ed
ni
um
ge
.in
w
w
w
Ingenium Edizioni
Maggio 2014
1a edizione

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