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PARTE PRIMA
SERGE MOURAVIEV
IPOTESI DI RICOSTRUZIONE
DELLOPERA DI ERACLITO
Traduzione italiana di Giuseppe Fornari
SPERARE LINSPERABILE
Dialogo del traduttore con Serge Mouraviev
G.F. Nel ringraziarla per aver messo a disposizione del lettore italiano unanteprima della sua ipotesi di ricostruzione del testo eracliteo, un evento di grande
importanza nella storia delleraclitologia odierna, vorrei trattare con lei alcune
questioni relative alla traduzione che viene presentata in questo volume. La
ben nota difficolta` per qualunque traduttore di Eraclito e` riuscire a rendere le
figure retoriche e combinatorie, i giochi di parole, le assonanze, le ambivalenze
sintattiche e semantiche con cui questo autentico maestro della lingua greca ha
espresso la ricchezza del suo pensiero. E` ovvio che e` impossibile trovare espressioni equivalenti a un linguaggio di 2500 anni fa, che oltre tutto si collocava agli
albori del sapere filosofico. Nello stesso tempo, ritengo sarebbe un grave danno
interpretativo darsi per vinti ed effettuare una mera trasposizione verbale, rinunciando perlomeno allo sforzo di rendere qualcosa, anche solo unombra, della
bellezza e densita` delloriginale; tutte le traduzioni italiane a me note, del resto,
hanno cercato di tradurre al lettore moderno, e non solo tradire, lo spirito del
testo eracliteo, questa sua linea di tensione alla ricerca della parola-forza che
veicoli potentemente un pensiero-realta`, un logos-legge. Non importa quanto
felici siano i risultati, basta almeno restituire il senso di una ricerca espressiva mirante a esprimere un mondo, il mondo. Certo, la polisemia dei termini eraclitei
rende inevitabile in molti casi riportarli tra parentesi in greco, o addirittura lasciarli nel testo traslitterati. Quali sono le sue indicazioni e riflessioni al riguardo?
S.M. Lei solleva una questione essenziale, a cui non si puo` trovare una soluzione pienamente soddisfacente. Possiamo suddividerla in tre questioni piu`
circoscritte: 1. Esistevano termini tecnici nel pensiero greco ai tempi di Eraclito? 2. Eraclito ha creato termini tecnici o una qualche forma di terminologia? 3. Se e quando lo ha fatto, come possiamo rendere in una lingua moderna
questi termini ancora in statu nascendi?
Le risposte che potrei dare in via provvisoria sono le seguenti:
1. In pratica non esistevano veri e propri termini tecnici stabiliti nella
sapienza greca prima di Eraclito; forse cerano solamente usi peculiari di pa 5
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role comuni che caratterizzavano un pensatore, una scuola o una setta, e il cui
significato specifico poteva essere colto dai parlanti di madrelingua a seconda
del contesto (scritto, orale, mitico, rituale, ecc.).
2. Non esiste una terminologia eraclitea propriamente detta, intendendo con questo che Eraclito non disponeva di parole specifiche per esprimere
le sue specifiche idee; egli aveva idee estremamente personali e originali e ha
scelto di esprimerle nella forma dellunico linguaggio letterario e non poetico
(non epico e non lirico, non strettamente metrico) a lui noto, forse quello dei
misteri di Demetra a cui puo` essere stato iniziato nella sua giovinezza. Cio` significa prendere in prestito un modo di parlare (di scrivere) piuttosto che una
terminologia, ed egli lo ha fatto cos` magistralmente da mettere completamente in ombra tutti i suoi modelli.
Le faccio un esempio. Normalmente attribuiamo a Eraclito un concetto di
logos, e a ragione. Egli sembra effettivamente aver sviluppato la nozione di una
divinita` pancosmica (o un mondo panteistico) dotata di unanima cosmica e
capace di parlarci e di insegnarci la verita`. Tuttavia, egli lo chiama con molti
nomi diversi, nessuno dei quali e` esaustivo: logos, ethos divino, lUno sapiente,
il Comune, lAmbiente, il Prester, daimon, theos, e via dicendo (si potrebbe
fare il confronto con le numerose parole e forme verbali usate da Parmenide
per esprimere la sua nozione di Essere). Egli non ha mai tentato di raggiungere lunivocita` o una corrispondenza biunivoca tra il suo linguaggio e il mondo esterno: piu` che descriverlo more geometrico, lo ha raffigurato, dipinto,
rappresentato. E, last but not least, ha fatto ricorso a due mezzi di generalizzazione: la sostantivazione di aggettivi neutri singolari (to; sofovn, to; e{n) e la personificazione di tipo mitologico (Divkh, Keraunov", Zeuv" ecc.) o concettuale (lovgo", h\qo", ecc.).
3. Se pertanto tradurre e` necessario, e` necessario pero` farlo evitando
ogni uniformazione. I soli casi in cui non ce` altra scelta che trascrivere le parole originali sono quelli in cui e` proprio la nozione originale a non avere un
equivalente moderno (ad esempio lh\qo" come sede dellanima). Le traduzioni
che suggerirei sono percio` sperimentali e guidate dal contesto ricostruibile.
G.F. Ho solo due altre brevi domande da rivolgerle riguardo alla sua ricostruzione.1 Comincio dalla prima. Vi e` qualche rischio che una particolare
precomprensione sul ruolo della religione e della sapienza religiosa nel mondo
e nel pensiero di Eraclito possa aver avuto una qualche influenza in alcune
scelte testuali da lei fatte? Sto ad esempio pensando alla polemica contro i
1 Per gli aspetti poetici e metrici da rendere nella traduzione italiana, e che avrebbero richiesto
un discorso a parte, si rinvia alla premessa esplicativa posta subito prima del testo della ricostruzione.
baccanti e gli aderenti ai culti misterici, che diventa molto forte secondo la sua
ricostruzione: mi spiego, essa suona convincente, solo mi chiedo se non potrebbero esserci possibili cambiamenti in futuro o nuove sfumature.
S.M. Come regola, ho ricostruito il testo prima di tutto su basi formali e
linguistiche, scartando ogni interpretazione preconcetta di qualsivoglia natura
religiosa o filosofica. Essendo personalmente un agnostico, rimango aperto a
qualunque interpretazione che il testo possa suggerire. Non mi identifico certo con Eraclito ne sono incline a giustificare le mie personali convinzioni richiamandomi alla sua autorita`. Ma ammiro luomo con le sue formidabili capacita` linguistiche e la sua sofisticata dottrina, ancora in parte da svelare.
G.F. La seconda domanda riguarda la conclusione del libro, che risulta un
po abrupta e deludente, rispetto ai frammenti di tenore piu` sapienziale, che
nella sua ricostruzione si dispongono in sequenze concatenate ed affascinanti,
finalmente diverse dallesasperante frammentismo di cui finora le interpretazioni eraclitee sono rimaste prigioniere. Alla fine pero` il lettore rimane con la
sensazione di una teoria fisica interessante ma piu` minuziosa, senza qualcosa
di piu` forte che ci si potrebbe aspettare. Verosimilmente si tratta di unaspettativa moderna e in qualche misura anacronistica, cio` nonostante un dubbio
rimane. Potrebbe essere che unipotetica conclusione piu` memorabile fosse riportata in una fonte malauguratamente persa, anche se forse in tal caso avrebbe lasciato qualche risonanza da altre parti. O potrebbe trattarsi di uno dei
frammenti che lei ha inserito altrove? Penso ad esempio al frammento sullAion che inaugura lultima parte della sua ricostruzione.
S.M. Habent sua fata libelli. Ho raccolto tutti i resti a me accessibili anche
di questultima parte, e sicuramente mi e` sfuggito qualcosa. La circostanza piu`
spiacevole, che spiega meglio la sua delusione, e` che la parte fisica della dottrina ci e` pervenuta quasi esclusivamente attraverso le testimonianze dossografiche, vale a dire tramite testi che non hanno preservato nulla della qualita` letteraria, anzi poetica, del linguaggio del filosofo di cui lei ha sottolineato cos`
bene limportanza. Altri potranno trovarli e correggere il mio lavoro. Forse ci
sara` qualche nuovo ritrovamento papiraceo (ce ne sono stati alcuni nellultimo
mezzo secolo). Ma e` piu` che naturale che lultima parte del libro, scientificamente e filosoficamente piu` vulnerabile, e inoltre piu` difficile da raggiungere
materialmente dal momento che per leggerla bisognava svolgere quasi tutto il
rotolo del manoscritto, abbia suscitato assai meno interesse e sia stata raramente citata. Malgrado questo, ci troviamo in una situazione molto migliore
che nel caso della Doxa di Parmenide.
Approfitto delloccasione per ringraziarla della cura e della caparbieta` con
cui lei ha eseguito, facendo un duplice lavoro dal greco e dal francese, questa
bellissima traduzione.
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SERGE MOURAVIEV
AVVERTENZE SULLA TRADUZIONE
Questo e` un estratto del volume appena uscito (IV.A) dei miei Heraclitea
che contiene, in greco e in francese, il commentario e tutta la documentazione
opportuna, unitamente allo stato finale della ricostruzione integrale del trattato di Eraclito intrapresa ormai piu` di quarantanni fa.2 Il presente estratto ha
lo scopo di sottoporre al lettore italiano un antipasto di questo volume, cos`
da fargli venire lacquolina in bocca, se cos` posso dire, spingendolo alla lettura o allo studio del libro completo; ma lo scopo piu` immediato e importante
e` di agevolare comunque al lettore italiano interessato lutilizzo del volume appena uscito.
Dopo aver presentato la mia ricostruzione in francese il 30 settembre 2009
al convegno La luce dellOscuro organizzato da Giuseppe Fornari presso lUniversita` di Bergamo, sono adesso in grado di proporlo in questa sede nella
splendida traduzione italiana fatta dallo stesso, che ne riflette lo stato attuale
(marzo 2011), pressoche definitivo. Peraltro il lettore non trovera` il testo greco (salvo qualche termine), ne la traduzione francese, ne il commentario particolareggiato in cui argomento le mie scelte ricorrenza per ricorrenza. Mi sono semplicemente limitato a qualche nota a pie di pagina. Tutti i testi letterali
utilizzati figurano gia` nella mia edizione dei frammenti (Heraclitea III.3.B/iiii), mentre le testimonianze dossografiche erano gia` apparse nella relativa edizione (III.2).
Dal 1970 ho gia` pubblicato, in forme diverse, cinque versioni di questo
lavoro. Dal momento che ciascuna e` dotata della sua propria numerazione,
sconsiglierei vivamente di far riferimento a queste precedenti edizioni. A tale
scopo ci sono i numeri standard degli Heraclitea preceduti dalle abbreviazioni
F (frammenti), D (opinioni dossografiche), T (fonti testuali), M (testimonianze sulla vita e sul libro) e cos` via. Si veda qui sotto il Quadro sinottico del mio
lavoro.
Infine, vorrei ricordare al lettore che una ricostruzione e` un esercizio di
filologia sperimentale, e che nel presente caso si tratta di unesperienza in fieri.
La mia ricostruzione non intende ricostruire il pensiero del filosofo, ne anticipare lidea che se ne puo` fare lo storico della filosofia, quanto piuttosto of2 Heraclitea, IV. Refectio, A. Le livre Les Muses ou De la Nature, Reconstruction, texte et
traduction, Commentaire, Sankt Augustin, Academia Verlag 2011.
frire un testo, quello del trattato scritto dal pensatore. Lermeneutica di tale
testo viene dopo, checche ne dicano i sostenitori del famoso circolo, e ci potra`
sicuramente aiutare a migliorarlo e comprenderlo, ma solo dopo che il testo
sara` stato ricostituito a grandi linee a partire dai suoi resti, altrimenti, essa
lo ricostruirebbe a sua immagine.
Tutte le aggiunte non supportate dalle fonti (incluse le parole elise ma con
leccezione dei sottotitoli) sono riportate fra le diple. Quelle che fungono da
raccordo sono inoltre in corsivo. I sottotitoli aggiunti da me sono anche in
corsivo, ma senza diple. I testi non letterali o ricostruiti sono tra parentesi
graffe quando possono avere un rapporto assai stretto con la lettera del testo,
e sono riportati in caratteri piu` piccoli quando ricorrono chiaramente a un linguaggio che non ha rapporto con loriginale eracliteo. Le parole e le parti riportate tra parentesi quadre sono certamente superflue (da sopprimere o
ignorare); i testi indicati da numeri che iniziano con uno zero non possono
essere attribuiti a Eraclito, ma esprimono delle opinioni che egli doveva o poteva condividere. I testi fra gli asterischi hanno forti probabilita` di non appartenere ad Eraclito, ma vengono accettati ogni qualvolta possono rivendicare
una posizione concreta allinterno di un contesto autentico. Le parole tutte
in maiuscolo evidenziano alcuni dei giochi di parole e degli effetti sonori presenti nel testo originale.
QUADRO
SINOTTICO DEGLI
HERACLITEA
Titolo generale:
Heraclitea. Edition critique comple`te des temoignages sur la vie et luvre dHeraclite
dEphe`se et des vestiges de son livre, Sankt Augustin, Academia Verlag 1999Parti:
I. Prolegomena (in preparazione)
II. Traditio, La tradition antique et medievale: A. Temoignages et citations, B. Allusions et imitations, C. Commentaire
III. Recensio, Les vestiges: 1. Memoria, 2. Placita, 3. Fragmenta
IV. Refectio, A. Liber, B. Doctrina
V. Indices (in preparazione)
Volumi pubblicati finora:
II.A.1-4 DEpicharme a`... Petrarque. Textes et traductions (1999-2003). [Temoignages T 1 a` T 1290]
III.1
La vie, la mort et le livre dHeraclite. Textes, traductions et commentaire
(2003). [Temoignages M 1 a` M 56]
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III.2
GIUSEPPE FORNARI
BREVE (AS)SAGGIO DI STORIA CRITICA
DELLE EDIZIONI ERACLITEE
Per dare altri strumenti di corretta lettura della ricostruzione ipotetica dellopera eraclitea proposta da Serge Mouraviev mi sembra il caso di aggiungere, alle spiegazioni che lo stesso studioso ha fornito, un accenno puramente
indicativo di storia della critica del testo eracliteo relativa al problema delle
sue condizioni di ricostruibilita` o non ricostruibilita`, e con particolare attenzione alle edizioni scientificamente piu` in uso. Il lettore potra` poi trovare informazioni piu` circostanziate sulle principali edizioni moderne del testo nel
ricco saggio conclusivo di Elena Gritti.
Non e` difficile immaginare le resistenze che puo` avere, nel recepire unoperazione come quella di Mouraviev, lo studioso o appassionato odierno, abituato comegli e` al solito puzzle di frammenti vagamente o esteriormente correlati, o allinesorabile ordinamento alfabetico delle fonti con cui Hermann
Diels ha a suo tempo troncato positivisticamente ogni indugio, fornendo
una solida base testuale per gli studi successivi, ma conseguendo un risultato
di per se semplicemente illeggibile. Questo minimo saggio (assaggio) di storia della ricostruibilita` testuale del libro di Eraclito, che richiederebbe da sola
un intero volume, vorrebbe sopperire a queste difficolta` ricordando una vicenda di difficolta` e sofferenze, prima di tutto di generazioni di ricercatori
che si sono scontrati con una situazione frustrante di frammentazione e dispersione testuale, e poi di una piu` vasta cerchia di lettori, costretti ad ammirare alcune gemme letterarie e speculative restando pero` a bocca asciutta riguardo allassieme a cui appartenevano e al loro significato piu` autentico,
sicche il dispiacere di quanto si era perso diventava facilmente maggiore del
piacere di recuperarne dei preziosi lacerti.
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La filologia eraclitea del XIX secolo si e` da subito scontrata con la difficolta` di capire quale fosse linsieme e lorganizzazione interna del libro eracliteo, compito arduo che si e` potuto affrontare facendo leva sulle uniche due
risorse disponibili, le indicazioni esterne provenienti dalle fonti (come Diogene Laerzio) e quelle interne provenienti dallintuibile sviluppo del pensiero di
Eraclito e dalle scarne indicazioni autodescrittive ravvisabili nei suoi frammenti (come in alcuni testi relativi al suo logos). I tentativi intrapresi nellOttocento si possono grosso modo raggruppare in due tendenze, quella piu` ambiziosa di una ricostituzione testuale e quella piu` contenutistica, ma anche piu`
classificatoria, della suddivisione per argomenti, con linteressante compromesso seguito nella fondamentale edizione di Ingram Bywater di abbinare
la suddivisione del libro riportata in Diogene Laerzio con una successione
di tipo tematico.3 La difficolta` immensa del compito non ha mancato di suscitare interrogativi sulla natura e la consistenza stessa del libro di Eraclito, e
avrebbe rapidamente portato nellepoca del positivismo a un drastico non liquet testuale. E` precisamente quel che e` avvenuto con ledizione dei frammenti eraclitei di Diels,4 poi confluita nella sua fondamentale raccolta di testi relativi ai presocratici che Walther Kranz avrebbe anni dopo rivisto, i Fragmente
der Vorsokratiker divenuti per generazioni lincunabolo di chiunque volesse
studiare il pensiero greco arcaico e preclassico.
Non potrebbe essere piu` lontana da me lintenzione di fare uningiusta critica a una monumentale raccolta come il Diels-Kranz, i cui meriti difficilmente
possono essere sopravvalutati. E tuttavia, non bisogna dimenticare che la scelta testualmente rigoristica e rigorosamente anticontenutistica di limitarsi a seguire quasi solo lordine alfabetico delle fonti si e` accompagnata in Diels alla
svalutazione dellorganicita` letteraria dellopera di Eraclito, assimilata a una
raccolta di aforismi sullesempio dei detti oracolari e di quelli attribuiti ai Sette
Sapienti.5 Ma la mia critica principale e` rivolta allinerzia mentale con cui si e`
recepita la scelta dello studioso tedesco, che si direbbe aver tratto autorevolezza dalla sua stessa secca meccanicita`, quasi questa fosse di per se garanzia
di rigore scientifico.6 Il risultato dellegemonia esercitata dalla soluzione
I. BYWATER, Heracliti Ephesii Reliquiae, Oxford, Clarendon Press 1877.
A partire dalla prima edizione del suo Herakleitos von Ephesos, Berlin, Weidmann 1901.
5 Cfr. su questo C.H. KAHN, The Art and Thought of Heraclitus, Cambridge, Cambridge UP
1979, p. 6.
6 Allimpostazione di Diels avevano risposto a suo tempo le sia pur prudenziali riserve di John
Burnet, che preferisce seguire lordinamento di Bywater (Early Greek Philosophy, London, A. & C.
Black 1971, p. 132, nota 5, risalente alla II ed. del 1908), come avrebbero in seguito fatto anche altre
pubblicazioni di lingua inglese. Negli altri paesi le migliori edizioni di Eraclito cercheranno di aggirare cautamente lo scoglio della presentazione del Diels-Kranz ed esprimeranno riserve, ma non ne
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