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INTRODUZIONE
Nella XXII rapsodia dellOdissea, in una scena di grande pathos in cui Odisseo sta per ucciderlo,
laedo Femio fa ricorso ad unimmagine icastica per definire la propria essenza creativa e indurre
cos leroe a risparmiarlo, esclamando: 1 (io sono autoddaktos). Nella cultura
orale della Grecia arcaica Femio rappresenta cos il simbolo di quei valori di creativit
estemporanea e spontanea che tuttora annettiamo alle prassi improvvisative, alla
ideazione/realizzazione ex tempore: egli si riferisce quindi alla propria competenza di creatore di
canti, verosimilmente estemporanei, come . La finezza critica del filologo Walter
Belardi ci ha mostrato come tale termine non corrisponda assolutamente alla nozione
contemporanea del nostro autodidatta, e nemmeno sottintenda la lezione classica, pi tarda, per
cui questi canti estemporanei sarebbero infusi da una divinit, una Musa.
Ci, dunque, che Femio sottolinea di s stesso, come cosa singolare che ha del prodigioso, il suo
sapere spontaneo, che immediatamente colloca chi lo possiede fuori dellordine comune dei mortali, il
sapere dei quali, invece, mediato (Belardi 1990: 228).
Intendo forse sostenere con ci che le prassi improvvisative non possano essere insegnate?
Sgombro il campo da possibili equivoci, negando recisamente questa posizione. Alla luce delle
indicazioni e suggestioni precedenti si tratterebbe, invece, di ricostituire in una pedagogia
dellimprovvisazione quella prescienza incorporata,2 di far riaffiorare maieuticamente quelle
comuni predisposizioni alle facolt creative in tempo reale che rischiano lobsolescenza nella
maturazione personale e/o lobnubilamento nel percorso educativo.
UNA PEDAGOGIA DELLIMPROVVISAZIONE?
Ma quali strategie adottare, e a quali criteri epistemologici riferirsi, per un orientamento
pedagogico volto alla promozione e al fecondo utilizzo di abilit improvvisative? Innanzitutto,
occorre chiarire il quadro metodologico in cui impostare la problematica della pedagogia e didattica
dei processi improvvisativi (in relazione allinfanzia, ma non solo). Si possono distinguere almeno
tre prospettive di ricerca:
1. prassi creative in tempo reale intese come fine pedagogico/didattico (apprendere, cio, la
cosiddetta improvvisazione musicale) in funzione di determinati stili e generi in cui
costituente formativo preponderante (penso al jazz, al rock, a tradizioni musicali non
occidentali: lo studio dellimprovvisazione musicale cos come condotto nei
conservatori di musica e nelle scuole di jazz);
2. prassi creative in tempo reale intese come mezzo (improvvisare per acquisire abilit e
competenze musicali o di ordine formativo pi generale: questo ambito si attaglia pi
propriamente alla didattica della scuola dellobbligo);
1
In realt, in questo articolo non descriver nel dettaglio questa riformulazione di paradigma, in quanto essa stata
oggetto di trattazione specifica in Caporaletti 2005, cui, ovviamente, rimando; in questa sede fornir piuttosto delle
indicazioni di massima, in modo da orientare opportunamente largomentazione ai fini diattico-pedagogici.
1.
2.
.
La metodologia che prender in considerazione, IBIS (Insegnare ai Bambini ad Improvvisare
con gli Strumenti), stata proposta da Johannella Tafuri e Gabriella Baldi (Tafuri 2006). Una
finalit significativa di tale progetto si configura nella verifica del grado di congruenza tra
consegne, ossia lassegnazione di compiti da parte del docente, e realizzazioni improvvisate. Tali
consegne sono impostate in base a tre diverse tipologie.
a) Consegna semantica (vincolo descrittivo: si invita ad improvvisare ispirandosi ad un
racconto, unimmagine)
b) Consegna sintattica (vincolo formale) (basato su principi gestaltici generali (ripetizione;
contrasto; alternanza; intensificazione; intensificazione/diminuzione; frasi; variazioni;
simmetria)
c) Consegna ad libitum
Una valutazione critica di questa metodologia non pu esimersi dal prendere atto della rigorosa
collezione dei dati e della loro elaborazione in chiave statistica, con verificate procedure che danno
luogo a risultati di indubbio interesse. Ci che solleva, per, perplessit, lincongruenza di questo
agguerrito apparato operativo con lobiettivo dichiarato nella denominazione stessa del progetto
(insegnare, cio, ai bambini ad improvvisare con gli strumenti). Infatti, un nodo problematico
piuttosto serio dato dal fatto che in IBIS si presuppone labilit improvvisativa come una facolt
gi in vario modo acquisita, come una competenza di cui si predispone e della quale si possono
valutare gli investimenti concreti in relazione alle consegne indicate. Ma tralasciando in questa sede
una disamina obiettiva della metodologia e i problemi specifici di trasposizione didattica che
solleva, vale evidenziare la criticit nellorientamento di fondo che la sottende alla luce
dellorizzonte di riferimento epistemologico in cui intesa la nozione di improvvisazione
musicale (abbiamo visto come esplicitare criticamente questa categoria sia di fondamentale
importanza, poich ci indirizza verso alternativi modelli teorici e diversificati orientamenti
didattico-operativi, fondati su nuovi presupposti).
In questo senso, il modello IBIS basato su una concezione della prassi improvvisativa
fondamentalmente intesa come implementazione/articolazione di strutture astratte di tipo descrittivo
o formale ( in base a queste, infatti, che limprovvisazione valutata in termini di originalit
creativa e classificata in ordine alle tipologie operative adottate). In questo senso, pertanto, non
rivela una specificit metodologica in funzione della creazione in tempo reale, tanto che
ugualmente fungibile per lo studio della composizione musicale, non rivelando tratti differenziali
(per inciso lattivit prefigurata, di elaborazione di un artefatto improvvisato, non rappresenta il
modo in cui il 99% delle culture musicali mondiali opera in tal senso).
Questo, per quanto concerne linsegnamento di prassi creative in tempo reale per i bambini. E
per quanto invece attiene alle finalit specialistiche, nei corsi di tecnica di improvvisazione anche
conservatoriali? Ebbene, ritengo che in molti casi gli aspetti problematici gi rilevati, curiosamente,
si ripropongano immutati, attraverso la mediazione teorica di complesse serie di norme che
riconducono limprovvisazione ad una questione di elaborazione di strutture astratte, n pi n
meno della composizione scritta. Spesso chi affronta limprovvisazione jazz partendo dalla teoria,
cos come avviene normalmente con lo studio dellarmonia o della composizione nella
formalizzazione pedagogico-didattica tradizionale quindi attraverso strategie, poniamo, finalizzate
allapprendimento di strutture scalari va ad ingenerare inconsapevolmente un altro sfortunato
topos, corollario di quanto gi osservato per la scala blues. In questo frangente, il diligente discente,
dopo un congruo periodo di studi, si ritrova suo malgrado esponente della paventata casistica di chi,
sempre nel gergo didattico, sa fare centinaia di scale ma nemmeno una frase jazzistica. Ben che
vada, il volenteroso apprendista con sforzi inenarrabili pu riposizionarsi nella casistica, andando ad
occupare almeno la posizione di quello che riesce a ripetere qualche fraseggio a memoria, ma
senza il minimo swing. Laspetto forse pi amaro di questo iter didattico che lo stesso studente si
rende conto, spesso solo dopo anni, della incolmabile distanza tra intenzioni e risultati nella proprie
abilit performative, sperimentando sulla propria pelle linanit di uno studio matto e disperatissimo
su scale e accordi.
Si torna sempre al punto centrale: lutilizzo dei criteri improvvisativi in funzione creativolinguistica. Sia nel metodo IBIS, destinato ai bambini delle primarie, sia nei corsi di
improvvisazione per musicisti esperti vi (linconscia?) assunzione per cui le strutture astratte
debbano costituire la (unica? fondamentale?) ossatura portante del processo didattico.
ALCUNE QUESTIONI EPISTEMOLOGICHE
Queste osservazioni sollevano almeno due ordini di problemi sul piano epistemologico che
occorre immediatamente chiarire:
1. che significa in questo contesto la nozione di struttura astratta?
2. in che senso si contrappone il concetto di composizione a quello di improvvisazione?
Per quanto concerne la questione delle strutture astratte, si pu applicare alla metodologia IBIS
(e, per altri versi, ai manuali di tecnica di improvvisazione) la critica che Michel Imberty (2003)
indirizza alla teoria generativa di Lehrdal e Jackendoff 1983.
[Avec ce generativisme] il sagit en gros de savoir comment se produisent des structures, et non comme
lenfant, voire ladulte, produit de la musique qui peut avoir son originalit propre, qui possde son
dynamisme plus essentiel que les combinaisons de sons et de dures dcrites par les rgles des
grammaires (Imberty 2003: 101).4
[Con questo generativismo] si tratta in linea di massima di sapere come si producono delle strutture, e non come il
bambino, e perfino ladulto, produce musica che posa avere una propria originalit, che possegga un suo dinamismo pi
essenziale delle combinazioni di suoni e durate descritte dalle regole delle grammatiche [T.d.A.].
5
Per la distinzione tra musiche propriamente audiotattili e musiche fondate sulla formativit audiotattile, cfr.
Caporaletti 2004.
6
Ovviamente qui ci stiamo riferendo a specifici codici improvvisativi fondati su stili, come il bop o il jazz modale, che
costituiscono il pi condiviso canone di referenza dei corsi di improvvisazione jazz. Per le problematiche legate alle
pratiche alternative a questi stili, come, ad esempio, la free music europea, il neo-tonalismo o limprovvisazione nel
contesto dalla Nuova Musica di tradizione accademica, cfr. Caporaletti 2005.
ontologia degli avvenimenti (dicotomia che, per inciso, presenta analogie precise con quella tra
funzioni cognitive visive e audiotattili da me proposta). In particolare, con riferimento
allapplicazione di questa coppia oppositiva alla musica, Molino afferma:
La musique ce nest pas seulement du sonore, cest du sonore transform par lexprience humaine La
musique ne se fonde pas sur des notes, des chelles ou des rgles de succession harmonique mais sur des
schmes qui mlent au sonore le perceptif, le moteur, laffectif (Molino 1998: 264).7
Ecco che ci si presentano degli elementi pi precisi per inquadrare il paradosso della scala
blues cui ho fatto riferimento. Limpossibilit a formulare improvvisativamente una frase
musicale, stilisticamente connotata, a partire da una struttura astratta (la scala blues) non
imputabile necessariamente a carenze individuali, ma ad un fattore intrinseco e ineludibile. Ossia, in
quanto quella frase, nel contesto improvvisativo, si implementa e vivifica proprio in ragione di
quegli schemi motori e affettivi di cui parla Molino, o in altri termini del dinamismo di
Imberty, oppure del suono (umanamente) organizzato secondo gli indirizzi audiotattili di tipo sensomotorio che ho enucleato: tutti fattori processuali che la struttura astratta, semplicemente, non
pu veicolare. Il problema acquisisce un rilievo esiziale nelle musiche improvvisate proprio per il
fatto che in esse tali fattori sono, come ho gi detto, altamente pertinenti, e che, se li si sopprime, si
perde in toto il senso del fare musica assieme alla sua riconoscibilit e legittimazione culturale.
I suoni non sono, quindi, delle sostanze, ma degli avvenimenti caratterizzati da continuit.8
Allascolto di un suono noi non ci troviamo di fronte ad una res circoscritta, visibile e delimitata
(Heidegger direbbe semplice-presenza: Vorhandenheit) ma siamo indirizzati dalla percezione ad
interrogarci sulla causa di tale processo sonoro, sullesser-ci che lo determina. Questo fenomeno si
rivela denso di implicazioni simboliche nella particolare sintesi cognitiva promossa dalla
mediazione conoscitiva psico-somatica che definisco audiotattile, in s costituita nella pura
processualit della continuit. Il discreto, lelemento strutturale costitutivo, in musica, non invece
che lartefatto astrattivo del pensiero umano che separa e analizza sulla base di realt oggettive e
non evenemenziali, al di fuori del contesto soggettivo e vissuto nel decorso temporale. Questo
processo di segmentazione e di obiettivazione secondo codici teorico-musicali che a loro volta
derivano, nella musica scritta occidentale, da una concezione cartesiana, razionalizzante e
geometrizzante della percezione e della sensazione si pu ricondurre alla nozione di theory
ladenness of observation del filosofo Norwood Russell Hanson (cfr. Caporaletti 2005: 2008;
2011b). Il carico teorico, in questo caso, il medium che ci fa articolare la forma sonora secondo
concetti e modelli (accordi, tonalit, scale, criteri formali, di conduzione contrappuntistica, ecc.) del
tutto assenti in altre modalit percettive della musica non caricate teoricamente, quali quelle dei
bambini o del pubblico non musicalmente alfabetizzato, o delle culture altre (che, appunto, hanno
alternativi modi audiotattili di percepire e organizzare la forma sonora).
La prospettiva audiotattile intende, quindi, reintrodurre la temporalit della soggettivit
esistenziale nelle strutture, che non rinnega, in ogni caso, aprioristicamente. Tutta la storia del jazz,
infatti, testimonia della copiosit di investimenti strutturali da parte dei musicisti improvvisatori
in particolare definiti da complessi criteri armonici e scalari e di elaborazione motivico-tematica
allinterno di un ordine processuale, per, idiomaticamente impiantato sulla fenomenologia dello
swing e del groove.
Questo discorso ci conduce direttamente allaltro grande problema epistemologico, alla relazione
tra composizione e improvvisazione: per impostare correttamente questa problematica dobbiamo
verificare come rappresentato il processo improvvisativo nella letteratura scientifica corrente.
7
La musica non attiene soltanto al sonoro, si tratta piuttosto del sonoro trasformato dallesperienza umanaLa musica
non si fonda su note, scale o regole di successione armonica, ma su schemi che mescolano al sonoro il percettivo, il
motorio, laffettivo [T.d.A.].
8
Questa concezione ben presente in Meyer 1973, laddove la struttura melodica concepita, allo stesso tempo che
contorno, profilatura, come dinamismo, forza orientata.
Bruno Nettl (1974) ha proposto una modellizzazione dellimprovvisazione musicale come rapid
composition. In questa rappresentazione epistemologica dei processi improvvisativi, essi sono
trattati, possiamo dire, come complanari a quelli compositivi. I due processi sono visti come due
facce della stessa modalit fenomenologica compositiva, e si differenzierebbero soltanto in
funzione del parametro temporale, a seconda se latto compositivo lento (slow composition =
composizione scritta) o veloce (rapid composition, nellimprovvisazione, nellazione in tempo
reale che non consente reversibilit temporale) (cfr. Fig. 1).
Figura 2. La proiezione della formativit audiotattile sulla larga scala temporale induce la processualit improvvisativa
Veniamo adesso alla seconda obiezione, che riguarda le funzionalit sul piano psico-cognitivo
che diversificano i due modelli di creativit, compositiva e improvvisativa. Bisogna innanzitutto
notare come la composizione della tradizione musicale scritta occidentale si situi geneticamente ed
epistemologicamente allinterno di ci che Molino 1998 definisce ontologia oggettuale, e si avvale
di strutture (concetti, tecniche, procedure compositive) poste in un ordine temporale congelato,
spazializzato, di matrice epistemologica visiva. Ai fini del nostro discorso, stabilire la possibilit di
differenti facolt psico-cognitive che presiederebbero, caratterizzandole, da una parte allesperienza
visiva, dellontologia oggettuale e dallaltra a quella audiotattile ed evenemenziale, si rivela quindi
una questione di cruciale rilevanza.
Sul piano psicologico/cognitivo Imberty 2003 distingue gli schmes dordre e schmes de
relation dordre, assetti psico-cognitivi che riferisce ad esperienze musicali generali ma che invece
ritengo illuminanti proprio per la dicotomia tra categorie visive e audiotattili. Si pu asserire, infatti,
che allesperienza visiva della composizione scritta della tradizione classico/romantico/modernista
siano fondamentalmente estranei gli schmes dordre, e che la formativit audiotattile, pur
basandosi elettivamente su questi ultimi, preveda lutilizzo di entrambi gli schemi.
Ma vediamo in cosa consistono questi diversi schemi psico-cognitivi.
Les schmes d'ordre constituent l'ensemble des intuitions que le sujet a des successions temporelles sans
qu'il ait conscience des lments constitutifs de ces successions. Il s'agit donc d'intuitions de nature
sensorimotrices ou reprsentationnelles dont les contenus sont indissociables des squences ordonnes
elles-mmes (Imberty 2003: 103).12
A questo punto possiamo a ragione sostenere che sono gli schmes dordre a fondamento psicocognitivo di quei plessi formali processuali, altamente pertinenti in determinati repertori, cui facevo
riferimento (il fenomeno dello swing, del groove, ecc., cfr. supra).
Les schmes de relation d'ordre organisent la logique de la succession dans un temps contenant
indpendant des vnements contenus. Chaque vnement, chaque note ou accord par exemple, voit sa
place dfinie par rapport l'ensemble des autres vnements, c'est--dire par une syntaxe. (Imberty 2003:
103).13
Queste distinte facolt degli schmes de relation dordre presiedono, invece, in maniera
preminente alla funzionalit visiva che si elettivamente esplicata nella composizione scritta della
tradizione culta occidentale.
Sempre in relazione alle neuroscienze, a queste facolt occorre, poi, affiancare lorizzonte
epistemologico inaugurato dalle ricerche sul cosiddetto senso dellazione, a seguito delle scoperte
sui mirror neurons, che riformulano i rapporti tra percezione, cognizione e motricit, prefigurando
uno statuto psico-motorio dellesperienza sonora (cfr. Caporaletti 2005: 84 e bibliografia).
Assieme alla rappresentazione epistemologica dei processi improvvisativi come proiezione della
formativit audiotattile nella larga scala formale/temporale, e alla funzione psico-cognitiva degli
schmes dordre e degli schmes de relation dordre (e dei mirror neurons), vi , infine, un
ulteriore aspetto che concorre alla modellizzazione teorica dei processi improvvisativi. Mi riferisco
allinnovativa categoria di estemporizzazione, introdotta in Caporaletti 2005: 98 e sgg., cui
accenner brevemente, proprio per la cruciale rilevanza che essa assume, in questa sede, ai fini della
trasposizione didattica del modello teorico.
12
Gli schemi dordine costituiscono linsieme delle intuizioni che il soggetto ha delle successioni temporali senza che
egli abbia coscienza degli elementi costitutivi di queste successioni. Si tratta dunque di intuizioni di natura sensomotoria o rappresentazionale i cui contenuti sono indissociabili delle sequenze ordinate stesse (T.d.A).
13
Gli schemi di relazione dordine organizzano la logica della successione in un tempo contenitore indipendente dagli
eventi contenuti. Ogni evento, ad esempio ogni nota o accordo, vede la propria posizione definita in rapporto
allinsieme degli altri eventi, ossia attraverso una sintassi (T.d.A.).
Nel quadro della mia rappresentazione dei processi improvvisativi nella musica questa nozione
identifica una classe di pratiche di creazione in tempo reale che si differenziano
dallimprovvisazione propriamente detta (da questo punto di vista, quindi, i processi improvvisativi,
o meglio, le procedure di creazione in tempo reale, comprendono sia criteri estemporizzativi sia
improvvisativi). Per brevit, e a titolo citazionale, ne fornisco di seguito una breve descrizione,
sempre rimandando per approfondimento al testo di referenza e alle dettagliate argomentazioni ivi
svolte.
In questo senso, concordo con le posizioni di Fabrizio Della Seta (2011), nella ipostatizzazione, allargamento e
fungibilit della nozione di testo allinterno di una sistematica generale dei fenomeni musicali.
quanto il testo fenomenologico, sulla base di codici culturali, di fatto, non le preesiste, ma si
configura appunto in base alla sua azione.15 Lambito elettivo dellestemporizzazione nella
produzione di un enunciato musicale che non ha referente scritto, o con referente scritto da cui sia
possibile, per convenzione culturale, allontanarsi performativamente andando ad incidere sulla
stessa struttura ritmo-diastematica, armonica o modale, ecc. senza perdere lidentit testuale di unit
di concettualizzazione musicale e sfociare in unintenzionale e culturalmente riconosciuta procedura
variazionale-elaborativa. Ricordo che in queste dinamiche creative cruciale la presenza di criteri
afferenti alle concezioni dellestetica moderna occidentale cui ho sopra accennato, per cui anche i
casi di variazioni in repertori e pratiche di culture tradizionali rientrerebbero in tale categoria.
In termini della teoria dellinformazione, lestemporizzazione si pu quindi definire in base al
tasso dinformativit presente nel processo esecutivo, ossia al grado potenziale di scelte possibili.
Questinsieme di possibilit differente nel grado e nella sostanza (quantit e qualit) rispetto a
quello condizionato dalladesione al control object compositivo nella musica di tradizione scritta
occidentale classico/romantica/modernista.
Va da s che limprovvisazione propriamente detta in prima approssimazione, ma qui rimando
ancor pi a Caporaletti 2005: 116 e sgg. si manifesta attraverso unelaborazione costruttiva di
secondo livello che si distanzia da questo sostrato estemporizzativo, soggetta a convenzioni
culturali sia nellarticolazione formale sia negli stessi valori estetici geneticamente, della
modernit occidentale che la individuano.
TRASPOSIZIONI DIDATTICHE
Alla luce delle argomentazioni sin qui svolte sul piano epistemologico, ci dobbiamo porre adesso
il problema delle concrete strategie (o, seguendo Chevallard, trasposizioni) didattiche in relazione
allinsegnamento delle prassi improvvisative, cos da passare dal savoir savant al savoir enseign.
Esula dai fini della presente trattazione la redazione di un manale di tecnica improvvisativa:
piuttosto, si daranno indicazioni generali cos da costituire le linee guida di un possibile curricolo.
Linsieme di questi criteri metodologici, che denomino approccio audiotattile, si orienter
prioritariamente nella direzione dellimplementazione delle valenze processuali (di contro ai valori
strutturali, che comunque saranno reinseriti solo in un secondo tempo) che abbiamo visto
caratterizzare gli schmes dordre cognitivi, cos importanti nellesperienza improvvisativa. Tale
fattore processuale deve rivestire un ruolo fondamentale sin dalle prime fasi della didattica
dellimprovvisazione: esso imprescindibile se lobiettivo quello di far esperire originariamente
al discente il senso profondo e il significato del tutto specifico della creativit in tempo reale, cos
da parteciparne anche ai livelli pi elementari gli esiti e valori che marcano tali esperienze nella
matura ricerca artistica. E questo, lo ripeto, indipendentemente da abilit basate sullacquisizione di
elaborati contenuti teorici, di strutture astratte: quindi, con mezzi e procedure del tutto elementari.
Il primo elemento da considerare, in questa comunicazione e rivelazione della processualit
linterattivit creativa. Bisogna evitare che le esperienze creative in tempo reale si risolvano in una
pratica solipsistica, che richiama altri modelli poietici, pi vicini alla composizione della tradizione
15
Anche lautore della pi semplice canzone pop attende col fiato sospeso il momento dellascolto della registrazione
del proprio pezzo per conoscere la vera forma della sua composizione, che altra cosa rispetto alla rivelazione che
discende dallinterpretazione, dalla Reproduktion (Adorno) della composizione di tradizione culta. Il processo di
costituzione di tale forma, che coinvolge concreti livelli operazionali sintattici del materiale, conferito propriamente
dai processi estemporizzativi attraverso la inscrizione della formativit audiotattile dei vari attori musicali nel
dispositivo di registrazione (cosa ha veramente cantato il cantante, quali arpeggi avr suonato il chitarrista, quali rivolti
di accordi avr usato il pianista e con quale articolazione ritmica, la relazione tra rullante e gran cassa, ecc. ecc., oltre
alla interazione senso-motoria di tutti questi fattori e la loro proiezione nel design sonoro in post-produzione). Tutti
questi aspetti di elaborazione formale non preesistono alla proiezione estemporizzativa, non sono predeterminati, e
nella misura in cui sono dipendenti dallidiosincratica formativit dei singoli attori (compreso il sound engineer) non
predeterminabili (nella fattispecie della registrazione sonora sono attivi i fondamentali processi estetici che definisco
neo-auratici, cfr. Caporaletti 2005: 121 e sgg.).
Bisogna per questo seguire le indicazioni seminali di mile Jacques-Dalcroze (1932; 1933) sul valore di orientamento
ritmo-metrico della motricit fisica, pur evitando le strettoie di una metodologia eccessivamente theory-laden,
sovraccarica di valori visivi come quella proposta dal musicista e pedagogista svizzero.
18
Un elenco di queste strutture teoriche e tecniche poietiche ben delineato in Damiani 2011; cfr. in particolare p. 121
e sgg.
pertinenti percettivi nellatto comunicativo. Si generano soltanto come costruzioni della nostra
mente che cerca di segmentare la totalit dellenergia vitale.
Questa consapevolezza spesso disattesa o addirittura implicitamente negata dalla stessa
strutturazione teorica nella manualistica corrente. Ad esempio, si ipostatizza in genere la presenza
di strutture astratte scalari/modali: ma qui il problema non pi soltanto quello della fungibilit di
tali strutture rispetto allesperienza improvvisativa, come abbiamo gi discusso. La questione
ulteriore, forse ben pi grave, che sul piano epistemologico tali strutture ad esempio la
concezione scalare/modale che conduce alla teorizzazione di costrutti come la scala blues o la
cosiddetta scala bop non sono sottoposte, in ambito di teoria del jazz, a preventiva critica circa
la loro effettiva valenza, che ad attenta analisi le rivelerebbe frutto di una sistemazione teorica a
posteriori di prassi consolidate, nate dallesperienza improvvisativa vivente.19 Che poi si siano
ingenerate pratiche che dipendono a loro volta da queste teorie a giurisdizione limitata, da queste
verit locali come si dice in epistemologia (per un esempio nelle scienze umane, le si potrebbe
equiparare al modello dellinvenzione della tradizione di Hobsbawm),20 un altro discorso; ma su
tutta questa materia, e in particolare sul fraintendimento modale rimando alla discussione in
Caporaletti 2010.
Voglio citare soltanto uno tra gli esempi pi fuorvianti, ossia la ricaduta didattica delle idee
(spesso malintese) di George Russell,21 che ha prodotto una pletora di manuali il pi delle volte
improntati al fai-da-te musicale, fondati sullassunto di una meccanicistica corrispondenza tra scala
e accordo. Dopo un congruo periodo di condizionamento normativo a questa precettistica, gli
studenti hanno lillusione di fraseggiare con articolazioni melodiche che riecheggiano vagamente
moduli stilistici accreditati. Ma il senso di queste improvvisazioni il cosa veramente si
dice22 rimanda sempre pi spesso, purtroppo, univocamente al mondo delle sensazioni
prefabbricate e omologate della societ del consumo coattivo e della spersonalizzazione, imposti dal
tecnicismo antiumanistico, dalla dittatura del mercato e dai rapporti di potere.23 Spero, invece che
un consapevole utilizzo dellapproccio audiotattile, volto non solo a formare future generazioni di
musicisti improvvisatori, possa contribuire a delineare un rinnovato modello di integrit
dellindividuo, fondato sullo spirito critico e sulla ricerca costante e rigorosa, sullautenticit
esistenziale di cui, oggi pi che mai, si avverte limprocrastinabile necessit.
19
Osservare che questa sistemazione a posteriori un processo che ha sempre riguardato tutta la teoria musicale
(almeno) occidentale non sposta il problema: qui si tratta di esperienze audiotattili, e tale processo, nello specifico
improvvisativo, si qualifica problematicamente.
20
Cfr. Hobsbawm e Ranger 1983.
21
Cfr. Russell 1959.
22
Cfr. Monson 1996.
23
Cfr. Marcuse 1964.
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