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VERBALE

DI ISTRUZIONE SOMMARIA

PROCURA DELLA REPUBBLICA DI


FIRENZE



Lanno millenovecento 68 il giorno 7 del mese di ottobre
alle ore 9,30 in Firenze
Avanti di Noi dott. Giovangualberto Alessandri
Consigliere Istruttore
assistiti dal sottoscritto
comparso il testimonio seguente cui rammentiamo
anzitutto a mente dellarticolo 357 del Codice di procedura
penale, lobbligo di dire tutta la verit nullaltro che la
verit, e le pene stabilite, contro i colpevoli di falsa
testimonianza.
Interrogato quindi sulle sue generalit, esso risponde: sono
e mi chiamo:
Giacomini Mario, nato a Vico nel Lazio il 11/3/1941, res.
a Signa, Piero a Ponti, Stazione dei CC..
D.R. Confermo per la parte che mi riguarda il rapporto
relativo allomicidio di Lo Bianco Antonio e Locri Barbara:
fui io che trovandomi di piantone in servizio alla stazione dei
CC di S. Piero a Ponti fui avvertito dal De Felice Francesco
che poco prima si era presentato alla sua abitazione un

bambino il quale riferiva che la mamma e lo zio erano morti.


Quando il De Felice, che era accompagnato dal Manetti
Marcello, si presentarono in caserma, verso le 3,15 di notte,
essi erano giunti in caserma in automobile. Salii in auto con
loro e mi recai allabitazione del De Felice per sentire il
bambino. Questi era scalzo con i calzini strappati, ed alle
mie insistenti richieste si limitava a dire che la mamma e lo
zio erano morti: non seppe dirmi nemmeno il nome dello zio.
Per la verit non gli domandai quale fosse il suo nome e
quale quello di suo padre e di sua madre. Invitai il ragazzo
ad accompagnarmi sul luogo dove lo zio e la mamma si
trovavano morti.
D.R. Strada facendo in automobile il ragazzo disse che era
stato al cinema colla madre e collo zio e poi era andato in
automobile con loro, e ricordava di essere passato vicino al
cimitero.
D.R. Non dava altre spiegazioni. Chiesto del babbo, disse
che si trovava a letto ammalato. Ritrovammo infine la
macchina nella quale appunto giacevano i due cadaveri
proprio nelle posizioni in cui furono poi trovati e fotografati
prima di essere rimossi. Siccome i due cadaveri si trovavano
nel territorio della stazione di Signa, avvertii il comandante
di quella stazione dei CC.. Io poi non ho compiuto altri atti.
L.C.S.

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PROCURA DELLA REPUBBLICA DI


FIRENZE



Lanno millenovecento 68 il giorno 7 del mese di ottobre
alle ore 9,55 in Firenze
Avanti di Noi dott. Giovangualberto Alessandri
Consigliere Istruttore
assistiti dal sottoscritto
comparso il testimonio seguente cui rammentiamo
anzitutto a mente dellarticolo 357 del Codice di procedura
penale, lobbligo di dire tutta la verit nullaltro che la
verit, e le pene stabilite, contro i colpevoli di falsa
testimonianza.
Interrogato quindi sulle sue generalit, esso risponde: sono
e mi chiamo:
De Felice Francesco, nato a Poggiomarino (NA) il 29
ottobre 1942, res. S. Angelo a Lecore (Campi Bisenzio) via
Vingone N 154.
D.R. Confermo la dichiarazione da me resa ai CC. Il 31
agosto u.s.. Ripeto che quando si present a casa il bambino
erano le due perch ebbi modo di guardare lorologio
essendo sveglio perch mia moglie dava da bere ai bambini.

Il bambino, ripeto, sembrava spaventato; si limitava a dire


che il babbo era a letto ammalato e che la mamma e lo zio
erano morti in macchina e che voleva essere accompagnato a
casa perch aveva sonno. Chiamai il sig. Manetti ed anche a
lui ripet le stesse cose. Aggiunse per che era di Lastra a
Signa, che aveva sei anni, che la macchina era rimasta ferma
con un faro acceso ed uno spento, ed a precisa domanda di
come si fosse accorto che la mamma era morta, dichiar che
le aveva preso la mano ma che questa era ricaduta inerte.
Non sapeva dare notizie su come la madre fosse morta. Non
seppe dire il nome dello zio. Non gli chiedemmo il nome suo
e del babbo. Provammo a telefonare ai CC. di S. Piero a
Ponti e di Signa, senza avere risposta. Allora insieme al sig.
Manetti e colla sua macchina andammo ad avvertire i CC. di
San Piero a Ponti; ritornando poi a casa a prendere il
bambino. Faccio presente che mia moglie mi ha riferito che
quando siamo usciti il bambino le domand se per caso si
fosse andati ad avvertire i CC. e mia moglie lo rassicur
dicendo di no. Per quando tornammo ed era con noi il
carabiniere, il bambino si mise a piangere e non volle pi
parlare. Solo dopo, quando si fu in macchina, dette le
indicazioni per rintracciare la macchina dove si trovavano i
due cadaveri. Quando []

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FIRENZE



Lanno millenovecento 68 il giorno 7 del mese di ottobre
alle ore 10,20 in Firenze
Avanti di Noi dott. Giovangualberto Alessandri
Consigliere Istruttore
assistiti dal sottoscritto
comparso il testimonio seguente cui rammentiamo
anzitutto a mente dellarticolo 357 del Codice di procedura
penale, lobbligo di dire tutta la verit nullaltro che la
verit, e le pene stabilite, contro i colpevoli di falsa
testimonianza.
Interrogato quindi sulle sue generalit, esso risponde: sono
e mi chiamo:
Manetti Marcello, nato a Campi Bisenzio il 17/11/1926
ivi res. via Vingone 154.
D.R. Sentii suonare il campanello, erano circa le due di
notte, mi affacciai alla finestra e vidi il De Felice che mi
chiamava, dicendomi che si era presentato a lui un bambino
che diceva cose strane circa la morte della madre. Scesi ed
entrai in casa del De Felice ove si trovava il bambino e gli

feci delle domande. Il bambino disse che il suo babbo era a


casa a letto ammalato e che vi erano poco distante sua
mamma e suo zio morti in macchina. Gli chiesi come faceva
a sapere che erano morti, ed egli rispose che li aveva toccati,
mentre in un primo tempo non rispondeva alzando le spalle.
Il bambino non sembrava particolarmente impressionato.
Andammo, dopo avere invano telefonato, dai CC. di San
Piero a Ponti e tornammo poco dopo con un carabiniere. Alla
sua vista il bambino si mise a piangere un po, ma poi si
calm, forse perch gli fu dato un biscotto e poi era insieme
ai bambini del De Felice. Il bambino continu a dire soltanto
che la mamma e lo zio erano morti in macchina. Quando ci
recammo col bambino sul luogo del delitto, il Carabiniere si
rec a vedere allinterno della macchina. Tornando disse che
i due erano morti davvero; ed il bambino disse: ha visto se
sono morti? ha visto se sono morti?. Non fu toccato nulla,
cio fu lasciato tutto come era.
D.R. Il bambino diceva di essere stato al cinema colla
mamma e collo zio senza dire lora. Il bambino diceva di
essersi recato da solo fino a casa mia. Il bambino aveva una
maglietta un po sporca e i calzini, senza scarpe, rotti e
polverosi.
L.C.S.

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FIRENZE



Lanno millenovecento 68 il giorno 8 del mese di ottobre
alle ore 9,35 in Firenze
Avanti di Noi dott. Giovangualberto Alessandri
Consigliere Istruttore
assistiti dal sottoscritto
comparso il testimonio seguente cui rammentiamo
anzitutto a mente dellarticolo 357 del Codice di procedura
penale, lobbligo di dire tutta la verit nullaltro che la
verit, e le pene stabilite, contro i colpevoli di falsa
testimonianza.
Interrogato quindi sulle sue generalit, esso risponde: sono
e mi chiamo:
SORRENTINO Maria nei De Felice, nata a
Poggiomarina (Napoli) il 16/5/1942, residente a S. Angelo a
Lecore di Campi Bisenzio, Via Vingone N 154.
D.R. Come ha gi detto mio marito quella notte mentre
stavo dando da bere ai miei bambini che si erano svegliati ed
erano le due, suon il campanello.
Mio marito si affacci alla finestra e vide un bambino il

quale chiedeva di essere accompagnato a casa perch aveva


sonno e che la mamma era morta con lo zio nella macchina.
Lo fece entrare in casa: il bambino era spaurito ed aveva
gli occhi rossi, era senza scarpe ed i calzini strappati ed
impolverati.
Ripet quanto aveva gi detto prima; accenn che il babbo
era a casa ammalato, che lui era uscito con la mamma e lo
zio ed era andato al cinematografo.
Non seppe dire il nome dello zio che diceva di conoscere
da soli due giorni.
Spieg che la macchina era sulla strada e non era finita in
un fosso e che aveva anche le luci accese.
Chiestogli come mai diceva che la mamma era morta
spiegava che le aveva preso la sua mani in mano, e si era
accorto che era deceduta.
Mio marito allora avvert il sig. Manetti, che abita sotto di
noi, per decidere per quello che si doveva fare ed insieme
con lui, con la sua macchina, si rec ad avvertire i
Carabinieri.
Intanto il bambino rimase in casa con noi e si mise a
giocare con mio figlio.
Ricordo che, tutte le volte che sentiva passare
unautomobile per la strada, domandava se per caso fossero i
Carabinieri ed io cercavo sempre di rassicurare.
Quando torn mio marito col Carabiniere allora il
bambino si mise a piangere e cercai di calmarlo dicendogli
che i Carabiniere era un suo zio. Era evidente che il bambino
era insospettito. Tanto vero che anche al Carabiniere dette
solo le informazioni che aveva detto a noi e fu lui che li
accompagn nel posto.
A.D.R. Il bambino diceva che era venuto a casa nostra a

piedi e dichiarava di non sapere come la mamma e lo zio


fossero morti. Diceva solo che si era addormentato nella
macchina.
Io non mi recai sul posto.
L.C.S.

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