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http://www.4pt.su/it/node/649
http://www.4pt.su/it/search/node/Dragos%20Kalajic
come vero obiettivo la Russia e non il sistema comunista. Oggi un eventuale alleanza
alle elezioni di marzo tra i nazionalcomunisti e un autorevole Putin liberatosi dai
parassiti di corte potr rappresentare linizio di un processo di liberazione
dellEuropa".Fe. P.
Tiberio Graziani
SERBIA, TRINCEA D'EUROPA
massimo, nel continente euroasiatico, i propri spazi economici - in nome del cosiddetto
libero mercato. E questa una tendenza sostenuta militarmente e politicamente, passo
dopo passo, da strategie geopolitiche ben definite e mirate, come evidenziato peraltro
dalle acute e ponderate considerazioni di Kalajic. Analizzando gli ultimi dieci anni di
storia europea anche dal solo, e pertanto riduttivo, punto di vista dei rapporti economici,
interessante notare come, a partire dal collasso dellex-impero sovietico, sia le Nazioni
europee ad economia socialista che quelle dellEuropa occidentale con economia a forte
partecipazione statale abbiano subito veri e propri cataclismi politici nonch la veloce
disintegrazione di intere classi dirigenti e spesso una perdita e/o ridefinizione dei propri
territori e confini. Nellest europeo la nascita della Confederazione degli Stati
Indipendenti ha tentato di mantenere, per certi versi, peraltro limitati, alcune posizioni
di autonomia dalla politica mondialista, ma di fatto ha svolto il ruolo di pompiere dei
reali interessi popolari e statuali dei Paesi appartenenti allex-blocco sovietico; tale
ruolo, ben compreso e stigmatizzato dallopposizione nazional-comunista russa, ha
posto in essere le premesse - tutte ancora da valutare - di un processo di transizione al
mondo liberista che le incomprensioni, dordine esclusivamente mercantile che talvolta
sembrano emergere, tra loligarchia che fa capo ad Elcin e i diktat del Fondo Monetario
Internazionale (FMI) non fanno altro che accelerare. Altre due Nazioni, sempre dellest
europeo, hanno pagato pesantemente il loro obolo agli imperativi del nuovo corso
liberista: la Cecoslovacchia, che ha perduto la sua unitariet politico-amministrativa
scindendosi in due repubbliche e divenendo quindi facile preda di investimenti
usurocratici da parte della finanza internazionale, e la Romania che, appena saldato il
debito contratto col FMI, ha dovuto sacrificare Ceausescu e cedere nuovamente ai ricatti
della Banca Mondiale. Ma se Atene piange, Sparta di certo non ride. Infatti nella parte
occidentale del nostro continente abbiamo assistito, e tuttora assistiamo, allo
sgretolamento progressivo dello stato sociale (baluardo residuale, quantunque
degenerato e putrescente, di una economia e di una solidariet sociale ancora connessa a
interessi nazionali e di questi purtroppo il solo collante) dei principali Paesi (Italia,
Francia, Germania), ed alla estromissione di intere classi dirigenti, politiche ed
economiche (Italia)(5) . A tutto ci si accompagna la crescente ondata migratoria che da
oltre una quindicina di anni imperversa sullintera Europa occidentale. La disgregazione
economico-sociale e la scarsa attenzione dei governi europei al problema
dellimmigrazione favoriscono i flussi migratori, aumentandone il grado dintensit e di
pervasivit, fino a determinare, da un lato, episodi incontrollabili di intolleranza - finora
limitati e sporadici, e comunque confinati nellambito di epidermica reazione a
fenomeni di microcriminalit -, e, dallaltro, la crescita macroscopica di organizzazioni
criminali transnazionali di stampo mafioso a base etnica, che compromettono,
drammaticamente, il controllo di ampi spazi territoriali (nazionali ed extranazionale,
come nel caso dellarea adriatica) da parte delle normali forze di polizia ed alimentano,
con i loro illeciti ricavati, quote sempre pi crescenti e costitutive della finanza
internazionale, che, poich pecunia non olet, le tollera e pertanto le legittima.
L'immigrazione, fenomeno naturale e ricorrente nella storia dei popoli, assumendo sul
finire del secolo proporzioni vieppi gigantesche, date le condizioni storiche di sviluppo
industriale del Nord del pianeta - per cui si pu parlare di un vero e proprio
urbanesimo planetario - diviene, oggettivamente, nel quadro delle strategie messe in
atto dai governi degli USA e dagli organismi internazionali che fanno capo alle Nazioni
Unite, un non trascurabile elemento aggiuntivo alla destabilizzazione e ridefinizione
delle politiche economico-sociali dei Paesi dellEuropa occidentale (6), ove la presenza
di residuali meccanismi economici ancora vincolati a interessi nazionali e statali
limitano la completa globalizzazione dei mercati interni. I fenomeni secessionisti, come
quello del Kosovo e Metohija o del Daghestan, che esplodono apparentemente in nome
del principio di autodeterminazione dei popoli o di una specificit religiosa, nella
generalit dei casi (a causa della loro posizione geostrategica) sono pretesti, che danno
un senso agli interventi umanitari ed al presidio militare dei governi di Washington e di
Londra e pongono inoltre le premesse per la definizione di un nuovo diritto
internazionale, una sorta di un parodistico Jus planetario. Tale diritto determinato
anche dall'attuale fase del complesso processo di globalizzazione, che, superato lo
stadio che potremmo definire dei Trattati (GATT, ASEAN, NAFTA etc.), esige, in
particolare in Europa, la eliminazione formale di qualunque entit geopolitica sovrana,
che si frappone al suo sviluppo. Oggi i micronazionalismi europei, lungi dal
rappresentare una sana e giusta rivendicazione delle proprie particolarit e dignit, sono
mine vaganti lanciate contro il nostro continente che potr essere libero e sovrano solo
se sar unito, forte ed economicamente indipendente. E' proprio nella prospettiva
dell'auspicata unit politica euroasiatica che la Serbia di Milosevic rappresenta, con il
fermo e deciso no alle pretese dell'imperialismo atlantico, un primo e reale presidio
della coscienza europea in lotta contro la crescente
occidentalizzazione/omogeneizzazione delle proprie e multiformi peculiarit. Le
incursione anglo-americane e le conseguenti distruzioni arrecate al popolo serbo ci
ricordano che il nemico principale l'Occidente, quello stesso Occidente che bombarda
quotidianamente l'Iraq, si appropria con rapacit delle risorse dell'intero pianeta, mette
ipoteche sul lavoro degli europei, specula sulle economie del cosiddetto Terzo mondo,
determina crisi generalizzate ed endemiche in larghi settori dell'economia mondiale.
L'unica e necessaria risposta alle tendenze totalizzanti del nuovo ordine mondiale
risiede pertanto nella organizzazione politica di un blocco continentale europeo. Dalle
considerazioni di Kalajic emerge che l'unit geopolitica euroasiatica potrebbe enuclearsi
(e realizzarsi con successo se l'opposizione nazional-comunista russa riesce a prevalere
sull'oligarchia el'ciniana) a partire dall'asse prioritario Roma-Berlino-Mosca; noi a
questa terna aggiungeremmo anche Istanbul. La Turchia - attuale e determinante testa di
ponte per l'attacco militare che i neocartaginesi muovono contro il nostro continente -
infatti costitutiva sia di qualunque ipotesi euroasiatista che di qualunque azione
finalizzata al riscatto continentale. Nel quadro della prospettiva proeuropea, occorre
superare per tutte le incomprensioni e le diffidenze che, alimentate ad arte dagli
strateghi di Washington e Londra, provocherebbero quelle "fratture culturali" gi
analizzate dai think tank mondialisti e compiutamente espresse da Samuel Huntington
nel suo The clash of Civilizations? Se tali fratture si realizzassero all'interno del nostro
continente esse innescherebbero un sicuro processo di disintegrazione politica
dell'Europa intera, facilitando cos l'egemonia anglo-americana.
Note
(1) Il cosiddetto management of crises, cio il mantenimento strategico di situazioni
critiche, stato recentemente messo in discussione, nei suoi risvolti militari ed
economici, da Edward N. Luttwak nel saggio Give war a chance ("Foreign Affairs", 78,
4, 1999). Secondo Luttwak le continue interferenze delle Nazioni Unite nei conflitti
ritardano le reali soluzioni di pace ed alimentano, sine die, il risentimento dei
belligeranti che invece paradossalmente la guerra esaurirebbe. E.N. Luttwak (1942),
specializzato in problemi militari, ha esteso l'applicazione della strategia ai fenomeni
economici ed alle problematiche sociali. E' senior fellow presso il CSIS (Centro di studi
strategici e internazionali) di Washington.
(2) Fino al 1928 esistevano (in Daghestan) circa 2000 moschee e circa 800 scuole
islamiche. Le seconde furono chiuse e le prime ridotte a 17 dalle offensive ateiste di
Stalin e di Kruscev. Furono chiusi gli oltre settanta luoghi sacri del Paese e i
pellegrinaggi proibiti. Il Daghestan stato il primo Paese dellarea Caucasia - Asia
Centrale a essere islamizzato: per giunta, direttamente, dagli arabi, nellVIII secolo. Ma
non basta: al pari della Cecenia stato centro delle due grandi guerre antirusse nel
Caucaso di fine 700 e degli anni 1829 -1859 (Piero Sinatti, Un Paese esplosivo dove
lIslam si radicalizzato, Il Sole 24 ore, mercoled 11 agosto 1999).
(3) Piero Sinatti, art. cit.
(4) Gi espresso, programmaticamente, da alcuni guru della finanza internazionale come
G. Soros di cui vale la pena riportare quanto segue a titolo esemplificativo di un
protocollo standard di pianificazione economico-politica incurante della libert dei
popoli e della dignit nazionale e sovranit degli stessi: Non dobbiamo ripetere gli
errori commessi in Bosnia. Gli sforzi di ricostruzione in Bosnia fallirono in quanto il
territorio era troppo piccolo e le diverse entit di governo, da quella federale a quella
locale, fecero pressioni per avere le mani in pasta. Questa volta il nostro impegno deve
estendersi allintera regione. Il punto ben compreso dagli uomini politici. Il patto di
stabilit per il sud-est europeo firmato in Germania a Colonia il 10 giugno
rappresenta un eccellente punto di partenza. Esso stabilisce tre gruppi di lavoro: per la
democratizzazione e i diritti umani; per la ricostruzione economica, lo sviluppo e la
cooperazione; e per la sicurezza. Ecco quindi un quadro di riferimento che aspetta di
essere utilizzato. Il nucleo essenziale del piano si basa su quattro passaggi: 1) lUnione
europea prende il controllo dei servizi doganali dei Paesi aderenti; 2) la Ue rimborsa i
Paesi per la perdita delle entrate doganali tramite il budget dellUnione. Lammontare
dei sussidi dovrebbe essere in ragione di cinque miliardi di euro allanno. Ci rientra
perfettamente nellAgenda 2000, approvata a Berlino. 3) La compensazione potrebbe
riflettere la potenziale, piuttosto che leffettiva perdita di introiti, ma la condizione per il
sussidio dovrebbe essere strettamente legata ai risultati. Per esempio, in Serbia
dovrebbero tenersi elezioni sotto legida dellOsce come condizione per lottenimento
dei sussidi. Questo costringerebbe alla resa Milosevic pi delle bombe. 4) Con questo
finanziamento della Ue, i Paesi dovrebbero muoversi verso leuro (o verso il marco
tedesco fino allentrata in vigore della valuta unica europea) come moneta comune. La
Bulgaria ha gi introdotto un currency board basato sul marco tedesco; le altre nazioni
non avrebbero neppure bisogno di un tale strumento. Insieme queste quattro misure
creerebbero, in un primo momento, unarea di libro scambio simile al Benelux. Non
appena lUnione europea sar soddisfatta dei controlli sulle dogane, potrebbe ammettere
questarea al mercato comune europeo. Il commercio di prodotti agricoli il settore
principale della regione potrebbe rimanere soggetto a restrizioni, ma la Ue dovrebbe
dimostrare una certa generosit perch il piano abbia successo. Il secondo passo
dovrebbe avvenire entro un futuro ragionevole, diciamo due anni. In un futuro pi
lontano, i Paesi dovrebbero essere ammessi come candidati a Stati membri. Ulteriori
passaggi saranno necessari: facilitazioni creditizie per la ricostruzione e gli investimenti;
assistenza tecnica per stabilire le condizioni di legalit; sostegni alleducazione,
formazione manageriale, mezzi di comunicazione indipendenti e societ civile. (G.
Soros, Per una comunit dei Balcani, Il Sole 24 Ore, marted 6 luglio 1999; cfr. anche
Reconstruction, Soros sees a solution, intervista a Soros, Newsweek, 12 luglio 1999).
(5) Per quanto attiene ridefinizioni d'ordine territoriale avvenute in Europa occidentale,
si ricorda la riunificazione delle due Germanie. E' inoltre da tener presente il
consolidamento di fenomeni localistici come quello rappresentato, in Italia, dalla Lega
Nord le cui tesi separazioniste e strategie secessioniste mettono continuamente in
discussione l'autorit dello stato nazionale italiano.
(6) In Italia si prevede che nel 2004, su una popolazione complessiva di 54 milioni, oltre
il 16% (circa 9 milioni) sar costituita da immigrati. Questi dati suffragherebbero le tesi
del ragioniere generale dello Stato italiano, Andrea Monorchio, che in un saggio di
imminente pubblicazione, Dove va lItalia, provocatoriamente, secondo lopinion maker
ed ex-ministro Alberto Ronchey, e demagogicamente (data limportanza della funzione
rivestita da Monorchio) per chi scrive, risolverebbe il problema della previdenza sociale
demandandolo agli introiti che lo Stato acquisirebbe dalla forza lavoro degli immigrati.
Cfr. Alberto Ronchey, Limmigrato pagher la nostra pensione? La previdenza del
ragioniere, Il Corriere della sera, mercoled 18 agosto 1999. Tali tesi sono state
condivise dal Governatore della Banca dItalia Antonio Fazio, vedi U. Gaudenzi, Fazio
nuovo prosseneta dell'immigrazione selvaggia, "Rinascita", sabato 31 luglio 1999.
Agosto 1999
Dragos, presente
| Lunedi 25 Luglio 2005 - 9:13 | Ugo Gaudenzi |
Dragos Kalajic, il nostro amico, una potente voce di rinascita dellEuropa, un
intellettuale-combattente senza macchia e senza genuflessioni verso il dominante
pensiero unico liberaldemocratico che inquina il mondo, se n andato via ieri, allo
scoccare della prima ora della notte di venerd.
Senatore della Repubblica Serba bosniaca martirizzata dagli atlantici, autore di saggi e
libri di spessore storico e culturale, esteta onirico e realista nelle sue opere figurative,
testimone e alfiere della volont di riscossa degli ultimi europei che non si sono arresi al
declino forzato della loro pi grande patria, indossato il suo vestito bianco, ha sorriso ai
suoi cari, alla sua Veriza e alla sua Sonia, alla famiglia ed agli amici tutti, ed ha lasciato
le sue ceneri nella sua amata Belgrado.
Ma non ha certo abbandonato il nostro mondo. La sua vita, la sua missione, non si
conclusa. Resta indelebile nei cuori di chi gli stato vicino, di sprone ad una nuova
stagione di battaglie e di vittoria.
L ultimo impegno del suo essere, della sua visione geopolitica nazional-europea, stato
quello di varare il ponte slavo, la rivista Europa Nazjia, Europa Nazione, di un nuovo
asse di riscossa della nostra pi grande patria: da Roma a Belgrado, da Belgrado a
Mosca. Che resta anche il nostro, di Rinascita, di impegno.
Sappiamo che lui sa di poter contare su di noi.
Sappiamo di essere depositari e partecipi dei suoi desideri, della sua volont di
rappresentare valori immutabili, eterni.
Sappiamo che non utopia vedere, costruire, la rinascita della nostra Europa.
Onore a Dragos Kalajic, intellettuale militante della causa etno-nazionalista.
https://forum.termometropolitico.it/29630-stupida-europa-di-dragos-kalajic.html
Stupida Europa
| Lunedi 25 Luglio 2005 - 9:19 | Dragos Kalajic |
La nostra analisi volta ad individuare e precisare quelle che sono le strutture essenziali
sulle quali si fonda lattuale lEuropa legale, ossia quella soggetta al potere delle sue
(pseudo) lites e dei suoi forti centri di pressione economici, politici, culturali e
mediatici.
In particolare, per la nostra disamina, la trattazione-chiave verte sullargomento chi ci
appare di maggiore rilevanza e che pi permette di svelare quelle che sono le linee
portanti della destrutturazione culturale, sociale, politica in atto nel nostro continente: le
politiche demografiche e immigratorie che condizionano il futuro del nostro continente.
Le ondate di immigrazione dal Terzo e dal Quarto mondo, sempre pi frequenti, alte e
minacciose, sono il risultato dellultima e peggiore forma di colonialismo,
sostanzialmente usuraia, quell economia del debito che ovunque provoca miseria e
fame. Un economia del debito che provoca ad arte la fuga di masse di disperati
convogliandole verso illusori mercati del benessere.
Si tratta di una sfida che assume oramai la magnitudine di una vera e propria, sebbene
non dichiarata, invasione d Europa.
Se un tale processo non perder nel breve-medio termine forza e consistenza, e se
questo, anzi, verr aggravato da un ingresso della Turchia nellUnione europea, tutti i
dati indicano che gi durante questo secolo gli Europei perderebbero la propria patria e
diventerebbero una minoranza etnica, votata alla decomposizione e alla sua scomparsa
nelloceano grigio-nero dei diversi (1).
Se tale moto degenerativo non verr arrestato, si confermer la prognosi
dellosservatore turco Nazmi Arifi sulle conseguenze demografiche dellentrata della
Turchia nellUnione europea, esposta una quindicina anni fa sulle pagine del Preporod
(2), portavoce dei musulmani di Bosnia ed Herzegovina:
LEuropa cosciente del potenziale turco, lEuropa cosciente della moltitudine turca.
LEuropa guarda alla Turchia come ad un paese che ha potenzialmente duecento milioni
dabitanti. (Sono calcolati anche un centinaio di milioni di turcofoni dellAsia centrale,
ai quali il governo di Ankara, fedele al panturchismo, offre la cittadinanza turca oggi e
offrir quella europea domani, nota di D.K.) logico che lEuropa non ostacoler la
Turchia. E prevedibile che, dopo dieci anni (dallingresso della Turchia nellUnione
europea, nota di D.K.) met degli abitanti dellattuale Europa occidentale saranno
musulmani per una serie di cause quali: lalta natalit dei popoli musulmani, la
consistente immigrazione proveniente da paesi di religione musulmana, la caduta
verticale delle natalit dei popoli europei, le conversioni allIslam. Tutti questi sono fatti
che lEuropa, volendo o non volendo, deve accettare.
E dunque chiaro e lo deve essere anche agli occhi pi semplici e ingenui - che sono
false ed ingannevoli quelle formule di soluzione del problema immigratorio fin qui
instancabilmente prodotte dalle (pseudo) lites politiche europee - spacciate negli Anni
sopravvivere e non scomparire nelloceano degli altri che inonda e sta per affondare la
loro patria.
Ma, invece di opporsi ai processi che minacciano la cultura e la civilt degli Europei, le
forze dominanti nellUnione europea fanno tutto il possibile per mantenere ed anche
rafforzare linvasione degli immigrati, sostenendone pubblicamente la cosiddetta
necessit. E anche quando le (pseudo) lites politiche si sforzano di contenere almeno
limpatto caotico dellimmigrazione - con le leggi, le regole e le misure restrittive
tutto questo si dimostra, prima o poi, non solo vano, ma anche controproducente.
Il sistema di potere di questEuropa legale, che agisce contro lEuropa reale,
composto, grosso modo, da quattro campi di forze dai corrispondenti interessi.
Complice o sicario - un Unione europea che sta abbandonando celermente il sistema
di economia sociale proprio della storia, della cultura e della tradizione europea, per il
desiderio di dissolversi nel magma angloamericano, ossia liberalcapitalista, le potenze
sopranazionali e sovraeuropee del mondo finanziario ed industriale sono diventate la
forza-guida dellalto tradimento. Le (pseudo) lites nazionali servono gli interessi di
questa centrale di dominio che oramai, da molto tempo, ha espulso la politica vera ed
autentica dalla scena pubblica, riducendola ad uno dei propri servizi ausiliari.
E cosa manifesta come queste (pseudo) lites politiche siano sottomesse ai
condizionamenti e ai voleri del Leviatano atlantico (per usare unallegoria schmittiana):
una centrale di dominio che fa di tutto per far entrare la Turchia nellUnione europea e
per rafforzare linvasione degli immigrati, e reagisce con rabbia contro ogni
contromisura europea.
La Chiesa Cattolica, con i propri ordini monastici e le organizzazioni caritatevoli un
magnete particolarmente attraente per la massa degli immigrati, che, a priori, sanno che
saranno ben accolti e tutelati, malgrado la propria clandestinit e illegalit.
Last but not least, particolarmente influenti fautori dellinvasione dellEuropa sono le
grandi fabbriche della cosiddetta opinione pubblica, che cercano ostinatamente di
convincere gli Europei - con le buone, attraverso promesse fallaci, e con le cattive,
attraverso ricatti morali - che limmigrazione porta solo il bene (economico, culturale ed
umano) e che ogni resistenza un male, una specie di peccato mortale nellepoca della
secolarizzazione. Segue il latrato dei branchi al servizio del tradimento, liberati dai
guinzagli. Cos vengono continuamente demonizzate o criminalizzate le rare voci di
coraggio che si alzano in difesa della patria europea.
La nostra ricognizione vaglier ora rapidamente - escludendo scientemente ogni presa di
posizione ideologica, e dunque con un esame logico elementare - le principali e pi
frequenti giustificazioni sul bisogno o sulla necessit che lEuropa resti aperta alle
invasioni immigratorie, addotte dalle (pseudo) lites dominanti.
Idolatria
del profitto
I portavoce delle forze finanziarie ed industriali giustificano sempre lapertura verso
limmigrazione in massa con motivazioni che derivano da contingenze effimere: dalla
necessit di superare la crisi provocata dallo shock energetico degli anni settanta, fino a
quella specie di imperativo categorico che viene spacciato come globalizzazione, un
modello dicono ineluttabile che impone a tutti popoli - privati del diritto di
decidere sulla propria sovranit economica - il libero flusso delle merci, dei capitali, dei
servizi e degli uomini. Tutte queste ragioni sono riducibili ad una causa comune, alla
demonia economica, ossia allidolatria del profitto per il profitto.
Siamo ormai di fronte ad un immenso complesso-guida di idiotismo attivo, nel senso
originario del termine che gli antici Greci usavano per designare una forma estrema
dindividualismo e degoismo antisociale.
Pervase e guidate da questo idiotismo, le forze finanziarie ed industriali dEuropa non si
sentono parte di una comunit e di una realt culturale e storica, molto pi ampia e alta.
Nei centri di potere assoggettati alla globalizzazione, non esiste nemmeno la coscienza,
immanente ad ogni cultura e civilt normale, in tutti i tempi, che leconomia, perch
semplice parte e semplice mezzo, deve servire per fini del tutto sociali, e non il
contrario. Gi il fatto stesso che la cosiddetta necessit delle porte spalancate verso le
onde immigratorie viene giustificata con il bisogno impellente di manodopera - mentre
dallaltra parte la disoccupazione dei propri concittadini assume oramai le proporzioni
di un male cronico - ci dimostra quanto le forze in questione siano indifferenti dei
destini del proprio contesto sociale. In questa visione di mondo alla rovescia il profitto
ueber alles.
Forse inutile illuminare qui la perniciosit di questa patologia e lorizzonte enorme
delle sue conseguenze catastrofiche, cominciando dai prezzi esistenziali e sanitari,
sociali e culturali, ecologici e demografici che anche sul piano delle cifre trascendono
diverse volte i profitti. In molti casi ci troviamo davanti ad un circulus vitiosus. Per
esempio, limmigrazione di massa viene solitamente giustificata come una manna che
compensa il calo demografico degli Europei, mentre proprio limposizione del sistema
liberalcapitalista - rendendo la vita estremamente incerta e precaria - una delle cause
maggiori di questo declino. Questo fatto viene tuttavia notato anche da certi politici, non
ancora addomesticati. Cos si esprime Vladimir Spidl, presidente del Consiglio della
Repubblica Ceca, dubitando apertamente che limmigrazione possa risolvere il
problema demografico:
La gente scoraggiata ad avere pi figli a causa delle difficolt a trovare la casa, della
lunga attesa per limpiego, dellambiente ostile alla famiglia, e dallinstabilit del
lavoro. (5).
Lidiozia in questione si manifesta anche nella cecit verso gli effetti disastrosi che
prima o poi subiranno le stesse centrali che attivano e speculano sul fenomeno. E certo
che limportazione delle masse degli immigrati pronti a svendere le loro braccia, porti
agli importatori un profitto a breve termine, grazie alla diminuzione o, almeno, al
contenimento del prezzo del lavoro nonch la conseguente repressione delle proteste
sindacali dei lavoratori indigeni, a difesa dei loro diritti. Dallaltra parte, in una
prospettiva a lungo termine, questa strategia dello sfruttamento spietato porter ad una
specie di suicidio economico perch provoca una serie di conseguenze nefaste e
autodistruttive. Un effetto primario sar, per le aziende, il blocco del perfezionamento
tecnologico ed organizzativo della produzione e il fermo della ricerca di alternative,
perch tutto questo molto pi caro della manodopera a basso prezzo.
In fin dei conti, lasserzione che limmigrazione necessaria allo sviluppo economico e
al mantenimento almeno del volume di produzione contraddetta dallattuale main
stream industriale, che sottoposto ad unaltrettanto spietata regola: quella per cui i
profitti maggiori vengano ottenuti non soltanto con il perfezionamento tecnologico ed
organizzativo, ma sopratutto l dove sono maggiori le riduzioni dei posti di lavoro. In
questa prospettiva cade il ricatto, molto frequente, che limportazione della giovane
manodopera straniera sia necessaria per rimediare la caduta verticale della natalit ed il
generale invecchiamento della societ europea. Le tecnologie nuove, collegate alle
nuove tecniche di organizzazione sociale, offrono buone possibilit di superamento dei
problemi in questione (6).
Limportazione avida di masse di manodopera straniera allarga daltra parte il popolo
dei disoccupati e provoca, conseguentemente, con la riduzione del potere dacquisto dei
cittadini, limplosione del mercato europeo. Se con sguardo attento seguiamo le lineeforza dei processi di globalizzazione, inevitabilmente individueremo un orizzonte
prossimo venturo dove i prezzi e le condizioni di lavoro - sotto limperativo della
concorrenza mondiale - dovranno essere omogeneizzati o addirittura parificati.
Dunque, a causa del tradimento dellEuropa legale, lEuropa reale dovr rinunciare
anche alle ultime briciole del welfare e del proprio standard of life, di uno stile di vita
europeo. Sotto il peso di una concorrenza globale, gli Europei dovranno ridursi a massa
planetaria che patisce miseria e privazioni, accettando di vivere, per esempio, come i
Cinesi. Si tratta di un orizzonte che disegna una nuova forma di morte, peraltro prevista
dalla Seconda legge di termodinamica, dove un determinato sistema perde la vita per via
della parificazione della temperatura delle singole molecole che lo compongono.
La politica
delle contraddizioni
Latteggiamento generale delle (pseudo) lites nazionali ed burocratiche davanti alle
sfide dellimmigrazione si propone sotto il segno delle contraddizioni intellettuali (7) e
delle doppiezze morali. Tra la crescente inquietudine dellEuropa reale e le direttive
delle forze che oramai da molto tempo hanno evacuato la politica vera dalla scena
pubblica, le (pseudo) lites producono solo finte resistenze alle ondate immigratorie.
Queste resistenze apparenti hanno le forme delle leggi, dei regolamenti, delle misure
protettive Ma rimangono sempre lettera morta sulla carta, che in seguito viene pure
cancellata attraverso periodiche, ma regolari sanatorie. In sostanza, salvo rare eccezioni,
le (psuedo) lites fanno di tutto per giustificare, sostenere e realizzare la tesi assurda che
linvasione dEuropa degli allogeni una necessit economica, sociale e perfino
biologica.
Inoltre, sebbene queste (pseudo) lites in questione abbiano accettato in pieno i principi
del liberalismo angloamericano e del corrispondente individualismo egoista ed avido,
tale ideologia viene applicata soltanto nei confronti degli indigeni europei e non certo
agli immigrati (8). E evidente che si tratta di una presa di posizione molto pi profonda
e non di una semplice deviazione dalla logica aristotelica.
O si tratta di un moralismo ipocrita, che maschera la brama dei profitti, o uno dei
molti sintomi dellautorazzismo degli Europei.
Durante lultimo decennio del XX secolo, i governi cosiddetti di centro sinistra hanno
tradito e distrutto tutto il patrimonio conquistato nelle lotte sindacali imprigionando il
lavoro ed il popolo dei lavoratori nelle misere condizioni di un secolo fa. Tutte le
novit sono state presentate sotto le designazioni cinicamente false e svianti: le
riforme, la deregolamentazione, la liberalizzazione del lavoro, la flessibilit
Cercando esclusivamente il bene degli immigrati - per attrarre le nuove ondate
dinvasione - la politica pro-immigratoria fa del male a tutti. Un buon esempio lo offre
la legge sul ricongiungimento familiare - introdotta prima in Germania e ora applicata
generalmente in Europa dellovest - che gli immigrati usano per non lasciare il paese
dove vendono la propria manodopera, per non rischiare, andando a visitare la famiglia
in patria, di non ottenere pi il visto di reingresso. Lapplicazione generalizzata di
questa legge - solo formalmente umanitaria - altera completamente la ragione primaria,
puramente economica, dellimmigrazione. In questo modo uno stanziamento
temporaneo diventa permanente. Il venditore di manodopera e tutta la sua famiglia
vengono cos, forzosamente e indissolubilmente legati al mondo dellesilio ed indotti a
recidere tutti i vincoli con il mondo e la comunit dalle quali provengono. Cos la massa
di immigrati diventa una massa di alienati, infelici e nemici del mondo che li circonda
(9).
Le famiglie cos attratte in esilio, richiedono, per il puro mantenimento, molto di pi che
nel paese dorigine. Questa spesa, moltiplicata per la prole e le parentele cos
stanzialmente immigrate, annulla il teorico risparmio economico vantato da chi indica
nellimmigrazione una risorsa e vanifica ogni speranza di un lavoro a tempo e di un
rientro di tali lavoratori-schiavi in patria. I figli delle famiglie congiunte non
desiderano tornare perch non ricordano pi la terra natale o perch sono consci che l
saranno molto pi estranei. Nel nuovo ambiente sono costretti a vivere in condizioni
indecenti, nei ghetti della criminalit cronica, dove viene prodotto e plasmato il nuovo
Lumpenproletariat che, oltre lodio di classe, nutre verso lambiente europeo che lo
circonda e soprattutto verso i visi pallidi anche un profondo odio razziale (10).
Cos, oramai da molti anni, nelle metropoli e nelle grandi citt europee - da Londra fino
a Parigi e Marsiglia, abbiamo una guerriglia permanente - con saccheggi, distruzioni,
incendi dolosi, violenze e stupri - che i media coprono con il proprio silenzio, per non
turbare lillusione di un ordine pubblico.
La Chiesa Cattolica
ha perso il senno
Per affrontare le sfide dellimmigrazione la Chiesa Cattolica dispone di un mezzo molto
potente e sviluppato: la propria dottrina sociale. Si tratta di un frutto prodotto e maturato
con il lavoro di una serie di generazioni dei teologi, cominciato con lenciclica Rerum
Novarum di Papa Leone XIII che, alla lotta di classe e al presunto dualismo tra il lavoro
ed il capitale, opponeva lidea di collaborazione e della loro complementariet naturale
ed organica. Il contenuto dottrinario della Rerum Novarum era confermato ed arricchito
con lenciclica Quadragesimo anno (1929) di Papa Pio XI, che si rivolgeva direttamente
allo Stato per invitarlo a riprendere le funzioni che gli nega o, addirittura, proibisce di
svolgere lideologia del capitalismo liberale; per incitarlo ad aiutare o sostenere gli
elementi portanti della comunit e del mondo di lavoro.
Questi elementi erano individuati secondo lottica tradizionale ed europea, applicata
anche da Hegel per la definizione della comunit, dove lindividuo riconosciuto come
essere politico solo in virt della propria partecipazione negli ordini, nelle istituzioni
sociali, da quello della famiglia, fino alle associazioni corporative. Questa dottrina della
Chiesa era stata confermata ulteriormente da molte altre encicliche, fino al Laborem
excercens (1981), Sollecitutudo rei socialis (1988) e Centesimus annus (1993) di Papa
Giovanni Paolo II.
Basato sullinsegnamento evangelico, lasse della dottrina sociale della Chiesa Cattolica
composto dal principio di bene comune che raccomanda la creazione delle condizioni
che permettono alluomo e alla comunit di realizzarsi compiutamente, dunque non solo
economicamente, ma anche esistenzialmente, socialmente e spiritualmente. Altrettanto
sono importanti il dovere della sussidiariet - messo in rilievo particolarmente con
lenciclica Quadragesimo anno - e della solidariet, compresi anche come i principi
formativi ed informativi della comunit, dunque molto al di sopra della pura
compassione moralistica e sentimentale.
E importante far notare che il generale De Gaulle - proprio lo statista che pi
risolutamente si opponeva allinvadenza del Leviatano atlantico, difendendo fieramente
lindipendenza della Francia ed impegnandosi per lunit europea dallAtlantico fino
agli Urali - ha accolto pienamente questa dottrina, insieme con il sistema della
partecipazione degli operai agli utili e nella gestione delle imprese. Aveva lintenzione
di realizzare queste idee e questa tradizione in alternativa al liberalismo capitalista, per
superare i mali immanenti a quellideologia angloamericana, profondamente estranea
allanima europea. Purtroppo, al referendum del 1969, che conteneva troppi quesiti,
questa rivoluzione dallalto era respinta, insieme ad altre proposte, con una maggioranza
di no ed appena il due o tre per cento in pi di s.
Le ondate immigratorie offrono, oggi, alla Chiesa Cattolica unoccasione unica di
passare dalle parole ai fatti, per applicare concretamente la propria dottrina sociale. Le
stesse dimensioni intercontinentali e sovrastatali del fenomeno immigratorio
corrispondono idealmente alla pretesa universalit delloperare della Chiesa: nessuno
potrebbe accusare la Chiesa di interferire negli affari dello Stato se si impegna,
impugnando la propria dottrina sociale, nella lotta aperta contro le cause neocolonialiste
ed usuraie che producono le immigrazioni di massa dei disperati del Sud verso il Nord.
Purtroppo, e molto stranamente, linasprirsi dellinvasione pacifica degli immigrati
coincide con un anomalo silenzio della Chiesa Cattolica sulla propria dottrina sociale.
Invece di rilevare le catastrofi ed accusare i primi responsabili, ossia leconomia del
debito e le compagnie sopranazionali, che con lo sfruttamento totalitario e la distruzione
delle rimanenti strutture comunitarie, tradizionali e culturali causano la disgregazione
sociale, la fame a la miseria, spingendo i milioni di vittime verso lesilio e il presunto
benessere, la Chiesa Cattolica , attraverso le proprie istituzioni, in primo luogo
caritatevoli, accoglie le masse, asseconda i bisogni economici e strategici del Leviatano
atlantico ed aiuta linvasione dEuropa. Agli occhi di quelli che si preparano per
limmigrazione, la Chiesa Cattolica con le proprie istituzioni caritatevoli diventata un
magnete, una garanzia che saranno non solo accolti, ma anche nascosti, protetti,
illegalmente. Cos la Chiesa Cattolica non solo tace sulla propria dottrina sociale, ma
contraddice anche ai suoi principi, diventando la serva peggiore del neocolonialismo.
Sotto la luce di quello che abbiamo esposto, qualche cinico potrebbe osservare che nel
Preambolo della (cosiddetta) Costituzione dellUnione europea assolutamente
giustificata lomissione di ogni cenno sul cristianesimo, sebbene per secoli cera un
segno di equazione tra lEuropa ed il mondo cristiano.
Rimane una domanda fondamentale: perch la Chiesa Cattolica oggi fa di tutto per
rovesciare il quadro demografico e religioso dEuropa? Le risposte a questo quesito
sono diverse: dal sospetto che per gli elementi corrotti della Chiesa le attivit
caritatevoli servono per lucro ed arricchimento personale - fino allopinione che, in
fondo, si tratta di unaspettativa ingenua che gli immigrati riconoscenti chiederanno la
propria conversione, ingrandendo cos il gregge cattolico, oramai divenuto misero come
quello protestante, dopo lautoeviramento commesso con il nefasto aggiornamento,
che implicava, non solo la proscrizione delle tradizioni, ma anche le censure dei testi
sacri.
Le spiegazioni ufficiali ad esempio quella offerta dal Presidente della Conferenza dei
vescovi, il cardinale Camillo Ruini, accompagnata con la raccomandazione che bisogna
scoraggiare limmigrazione illegale - riducono tutto ad un imperativo morale, prima
che giuridico, accogliere chi si trova effettivamente nelle condizioni del profugo in
cerca di rifugio (11). Dunque, qui siamo molto al di sotto del principio di solidariet,
immanente alla dottrina sociale della Chiesa; siamo a livello di un moralismo
piagnucoloso ed impotente.
Sebbene tale limperativo morale sia perfettamente conforme al principio evangelico,
bisogna notare che la sua applicazione nellambito del bene pubblico, provoca molti
danni e pochissimi benefici.
Non la prima volta nella storia del Cristianesimo che la Chiesa affronta paradossi del
genere. E daltra parte evidente che la letterale realizzazione dei principi evangelici pu
produrre degli orrori molto pi grandi di quelli combattuti.
Gi il Concilio di Arles, dal 315, ha limitato drasticamente il comandamento non
uccidere con la distinzione tra la guerra giusta ed ingiusta. Seguendo linsegnamento di
Cicerone, nella lettera ad Amon, dal 356, sant Ambrogio offre una pi sottile
limitazione dello stesso comandamento (che, in origine valeva solo per i rapporti tra gli
Ebrei). Il grande esegeta insegna che esistono due forme elementari della ingiustizia:
fare lingiustizia e permettere che gli altri la commettono, non prestando la difesa a
quelli che sono minacciati.
La Chiesa Cattolica sembra aver completamente perso il senno, lacume ed il coraggio
del proprio intelletto, che per secoli era stata la sua pi famosa e rispettata propriet.
I servi intellettuali
del Leviatano atlantico
molto basso, per via della loro emarginazione forzata, sotto la censura ufficiale del
politically uncorrect.
Molto pi nefasto il potere di persuasione dei media pi forti, al servizio delle forze
dominanti, con le corrispondenti truppe dlite, composte da maitre--penser,
opinionisti, esperti e cos via. Molto spesso cos assidui e zelanti nelleseguire i compiti
loro affidati dalle pseudo-elites al potere, che esagerano e cos trasmettono suggestioni
prive di ogni senso.
Un buon esempio di questo ci viene offerto dallo sviluppo opinionistico del tema
necessit dellaccettazione della Turchia nellUnione europea, proposto da Zbigniew
Brzezinski: LAmerica deve sfruttare la propria influenza sullEuropa per sostenere
uneventuale accettazione di Turchia nellUnione europea e che (la Turchia) sia trattata
onorevolmente, come uno stato europeo Se la Turchia si sentir esclusa dallEuropa sar proclive alla marea islamica (Brzezinski, 1997).
Alla vigila della recente decisione degli eurocrati ad aprire tutte le vie per lentrata della
Turchia nellUnione europea, i cori dei presunti maitre--penser, opinionisti ed esperti
erano stati mobilitati per convincere gli Europei - rimasti in gran parte scettici, anzi:
contrari - che questa apertura fermer la marea islamica non solamente in questo paese,
ma ovunque, perch cos sar premiato un islam moderato, anzi un islam laico
(sic!).
Cos premiato questo luminoso esempio turco, sar la volta di altri paesi islamici e
lincubo dellislamismo radicale sar per sempre allontanato
In questo modo i buoni scolari nostrani di Brzezinski hanno trasformato una crepa nel
suo tema in una fossa dellassurdo per il proprio pensiero, suscitando nuove domande e
ipotesi.
Quanto enunciato deve essere forse interpretato come unavvisaglia delle intenzioni
eurocratiche di invitare anche altri paesi mussulmani a divenire membri dellUnione
europea?
Altrimenti, se le porte dellUnione europea, dopo lingresso della Turchia, rimanessero
chiuse per gli altri paesi mussulmani, almeno dellarea mediterranea, questi resterebbero
privi degli incentivi per seguire lesempio turco nella via verso un islam moderato o
perfino lislam laico
Pi probabilmente lentrata della sola Turchia nellUnione europea sar vista in questi
paesi come un modo subdolo degli occidentali di rottura dellumma (la comunit) e cio
dellunit del mondo musulmano.
Non c bisogno di sottolineare come questi sentimenti possano inasprire le
idiosincrasie e la marea islamista.
La saggezza
nei miti
Malgrado le differenze notevoli di moventi e di ragioni pro-immigratorie tra i principali
centri di potere - e che abbiamo toccato in veloce rassegna - esiste un elemento in
comune a tutti. Se questo elemento deve essere designato con una sola parola, questa
indubbiamente la stupidit.
E evidente che al tradimento dellEuropa partecipano anche molti altri moventi e
interessi, spesso nascosti sotto quelli falsi, moralistici ed ufficiali. Ma anche molti di
questi sono collegati - direttamente o indirettamente con la stupidit. Bisogna
ricordare che la luce della cattedra di Platone ci ha illuminato per sempre sulla relazione
e sullinterdipendenza tra letica e la logica, ossia lintelligenza, e che questo
insegnamento, dopo secoli di oblio stato riabilitato da Kant, Fichte e Weininger,
proprio quale unico antidoto alla marea dilagante della stupidit moderna, mercantile e
borghese (15). Eccoci dinanzi ad una domanda fondamentale che di importanza
essenziale per il destino degli Europei: che cosa ha provocato una cos profonda,
cinico Guglielmo Tell, che pure li sollecita ad essere ancora pi stupidi, per il proprio
divertimento.
Per esempio, i cittadini hanno costruito la casa comunale dimenticando le finestre; per
rimediare, hanno tentato di raccogliere e portare la luce, raccolta dentro dei secchi, dei
vassoi e dei sacchi. Tagliando gli alberi alla cima del monte faticosamente hanno
cercato di portare a mano dei tronchi, fino alla pianura. Solo lultimo tronco scivolato
dalle loro mani stanche e solo questo, rotolando, arrivato alla destinazione. Questo
fatto li ha illuminati: cos hanno riportato tutti i tronchi in cima, per poi spingerli a
rotolarsi, e cos si sono liberati dalla fatica.
E opportuno precisare che gli abitanti della Citt degli stupidi non erano sempre
stupidi. Anzi, una volta godevano della fama di pi intelligenti ed addirittura saggi. I
sovrani di molti paesi si contendevano i loro servizi e consigli. Questa offerta del
proprio acume durata per finch le loro mogli non si sono stancate imponendo ai
mariti un ordine ultimativo di tornare a casa. A questo punto un sovrano ha deciso di
conquistare con la forza la citt dei saggi per ottenere i loro servizi solo per s. Consci
che le loro forze erano troppo deboli per resistere allarmata che si avvicinava, i saggi
cittadini hanno deciso di capitolare, ma anche di simulare la stupidit davanti al
conquistatore, sicuri che alla fine, deluso, il nemico li avrebbe lasciati in pace. Infatti,
entrando in citt e vedendo intorno a s solo gli spettacoli di incredibile stupidit, che
potevano servire solo per un suo divertimento negativo, il sovrano decise di ritirarsi.
Purtroppo, mossi dalla paura che il nemico sarebbe tornato a verificare il loro stato di
intelligenza, a forza di simulare sempre ed ovunque la propria stupidit, i cittadini
hanno dimenticato il perch del loro trucco e sono diventati veramente tutti stupidi. Cos
sono diventati famosi per le loro scemenze.
Dunque, la paura il movente di unimitazione mimetica della stupidit che con il
tempo, a forza di perdurare, pu trasformarsi in uno stato reale?
La leggenda popolare sulla Citt degli stupidi, su come i saggi siano diventati scemi,
confermata con un fenomeno della nuova storia dEuropa, che dopo la sconfitta nella
Seconda guerra mondiale stata divisa in due zone doccupazione, con le
corrispondenti ideologie, i sistemi di indottrinamento forzato e i guardiani del politically
correct. Non sono mancate nemmeno le eliminazioni fisiche dei non correct e nei primi
anni del dopo guerra sono stati eliminati almeno due milioni di colpevoli o
potenzialmente nemici. Per sopravvivere gli Europei dovevano far finta di conformarsi
alle ideologie imposte, di accettare gli occupanti come se fossero i liberatori, ossia
dovevano far finta di essere stupidi.
Come ci insegnano i racconti sulla Citt degli stupidi, questo trasformismo mimetico,
con il tempo, a forza di perdurare, ha soppiantato lintelligenza nascosta ed diventato
la vera natura, la propriet richiesta, obbligatoria ed essenziale per le (pseudo) lites al
potere.
Una cena alla Casa bianca: linizio formale dellistupidimento
Se necessario fissare una data dinizio dellistupidimento degli Europei, da fissare al
3 aprile del 1949. Quel giorno a Washington era stata firmata lAlleanza atlantica, ed il
presidente degli Stati Uniti Harry Truman, con i segretari di Stato alla Difesa (Louis
Johnson) e alla politica estera (Dean Acheson) aveva offerto una cena alla Casa bianca,
per i ministri degli Esteri dei paesi membri. Come ci testimonia un fonogramma (16)
delle conversazioni a tavola, il presidente degli Stati Uniti aveva aperto il conclave con
una minaccia falsa, dicendo agli ospiti europei che era ormai imminente linvasione
sovietica sullEuropa occidentale: Dobbiamo, infatti, avere ben presente che, a dispetto
dellenorme potenziale di guerra americano, le nazioni occidentali sono praticamente
disarmate e non hanno nessuna possibilit di impedire che le cinquecento divisioni
(sic!) sovietiche schiaccino lEuropa occidentale Per ridurre al silenzio a priori ogni
richiamo alla superiorit militare degli Occidentali, basata sul possesso allora esclusivo
delle bombe atomiche, il presidente Truman aveva detto gli ospiti europei di non
illudersi: per non parlare poi della necessit di doverla eventualmente usare contro i
nostri alleati dellEuropa occidentale quando fossero occupati.
Nessuno dei ministri europei presenti ebbe lintelligenza o il coraggio di chiedere
perch le bombe atomiche non potessero essere usate contro i centri militari del nemico
nel primo giorno dellinvasione piuttosto che dopo la disfatta, ad occupazione conclusa,
contro le citt degli alleati.
In verit, una possibilit di aiuto militare americano, il presidente Truman laveva fatta
balenare dopo, ma sotto certe condizioni: il sacrificio di alcuni tradizionali obiettivi
economici e di sicurezza: ci potrebbe rendere laccettazione non particolarmente
auspicabile da parte vostra.
Dopo di lui avevano preso la parola i segretari di Stato per chiarire agli ospiti europei
che i loro Stati dovevano sacrificare le colonie.
Il ministro degli esteri dellOlanda Dirk Stikker fu lunico ad avere il coraggio di
esprimere ad alta voce ci che pensava: Siamo preoccupati che gli Stati Uniti
subentrino agli interessi olandesi nelle Indie per lo sfruttamento della ricchezza
economica dellarea.
Gli altri rappresentanti dellEuropa occidentale pensavano probabilmente le stesse
identiche cose sul ricatto atlantico, ma non avevano la forza di contraddire i loro
padroni: facevano finta di non capire, di essere stupidi.
Cos cominciato - ufficialmente e storicamente il processo di istupidimento degli
Europei, dalla recitazione mimetica fino al completo immedesimarsi con lidiota.
Ci rimane almeno la consolazione che poteva andare anche peggio. Il male che le
(pseudo) lites al potere, a servizio del Leviatano atlantico, hanno fatto agli Europei
poteva essere ben maggiore se fossero stati in possesso di unalta intelligenza.
E una consolazione che ci tramanda Donoso Cortes: Se Dio non avesse condannato
gli ingannatori di professione ad essere perennemente stupidi, o se non avesse messo
nella loro propria virt un freno per quelli che hanno una prodigiosa sagacia, le societ
umane non avrebbero potuto resistere n alla sagacia degli uni, n alla malizia degli
altri. (Donoso Cortes, 1946).
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chetrattalaquestionedeiBalcanidalpuntodivistadeisoggettisociali
oppressi.
peggiore specie, che da anni aperto fautore di idee razziste, antisemite, omofobe
e fondamentaliste, oltre a essere stato strettamente legato a criminali di guerra
serbo-bosniaci e al regime di Belgrado. Sebbene Kalajic non sia, a livello politico, un
personaggio di primo piano, vi sono due motivi che rendono importante analizzarne
nei dettagli la figura e il modo di agire, come faremo qui sotto. In primo luogo, egli
riassume in s tutte le caratteristiche fondamentali dell'estrema destra "slavoortodossa" (Kalajic ha intensi rapporti con l'estrema destra russa), in secondo luogo
la sua collaborazione in Italia da una parte con la Lega Nord e dall'altra con alcuni
soggetti della sinistra internazionalista costituisce un precedente pericoloso che
importante documentare e denunciare.
CHI E' DRAGOS KALAJIC
Dragos Kalajic nato a Belgrado nel 1943 e ha portato a termine i propri studi in
Italia nel 1966 diplomandosi presso l'Accademia di Belle Arti di Roma. Autore di
alcuni libri di carattere "culturologico" e "cospirazionista" nella Jugoslavia degli anni
'70, sotto Tito, Kalajic ha trovato il proprio momento d'oro nel 1987, con l'ascesa al
potere di Milosevic e il lancio della sua politica di "risveglio nazionale". Proprio in
quell'anno egli infatti diventato redattore e collaboratore regolare del settimanale
"Duga", una delle principali voci del nuovo nazionalismo serbo, noto per avere
ospitato regolarmente articoli della moglie di Milosevic, Mira Markovic, e del suo
entourage. Nei primi anni '90 Kalajic diventato uno degli esponenti di punta di un
gruppo di intellettuali belgradesi, i cosiddetti "nuovi fascisti", che riaffermavano le
idee di uno dei principali fascisti e squadristi serbi degli anni '30, Dimitrije Ljotic. Pi
precisamente, come scrive a proposito Ognjen Pribicevic, "simile ai fascisti serbi di
tale periodo, questo gruppo di intellettuali favorevole all'abolizione del parlamento
e all'introduzione di una monarchia autoritaria, nonch di uno stato corporativo
molto forte, invece del capitalismo liberale. [...] Questo gruppo propone la
cristianit ortodossa come il fondamento spirituale per costruire la 'nuova vita' della
societ" (Ramet, 199; pag. 202). Del gruppo dei "nuovi fascisti" faceva parte anche
Dragoslav Bokan, capo delle "Aquile Bianche", una formazione paramilitare che ha
commesso crimini in Bosnia e che considerava Kalajic il proprio padre spirituale
(Bokan: "Dragos per noi come un padre" [Kalajic, 2000; introduzione di I. Cislov,
pag. 12]). Ed proprio con la guerra in Bosnia che Kalajic ha fatto un nuovo salto
di qualit: lui, serbo di Belgrado, diventato amico e consigliere di Radovan
Karadzic e di Ratko Mladic, ottenendo il posto di deputato del parlamento serbobosniaco e di rappresentante plenipotenziario del governo di Pale all'estero (Kalajic,
2000; introduzione di I. Cislov, pag. 8). Con la rottura, a livello ufficiale, dei rapporti
tra Belgrado e Pale, alla fine del 1994 Kalajic ha cercato di darsi un'aura di
dissidente nei confronti del regime di Milosevic. In realt, molti elementi provano il
contrario, come per esempio il fatto che negli anni successivi egli abbia continuato a
partecipare a trasmissioni televisive dell'irregimentata televisione di stato serba o
che alla presentazione di un suo libro a Mosca abbia partecipato ufficialmente la
locale ambasciata jugoslava. Nel 1997 Kalajic ha
fondato a Belgrado, con alti ufficiali dell'esercito jugoslavo, l'Istituto di Studi
Geopolitici, fatto che consentir successivamente a questo personaggio, diplomatosi
all'Accademia di Belle Arti e dedicatosi per tutta la vita unicamente alla
propogazione di idee di estrema destra, di presentarsi all'estero come "esperto di
geopolitica". In tutti questi anni Kalajic ha continuato tra le altre cose a mantenere
intensi contatti con intellettuali dell'estrema destra russa (Glazunov, Dugin,
Rasputin, Safarevic). Nel 1999, con la guerra in Kosovo, Kalajic riuscito infine a
cogliere una nuova occasione di rilancio sulla scena. Poco prima dell'inizio dei
bombardamenti, e pi precisamente nel febbraio di quell'anno, stato nominato
corrispondente in Italia dell'agenzia di stampa di regime Tanjug, secondo alcune
fonti su raccomandazione della JUL di Mira Markovic (AIM Podgorica, 9 marzo 1999;
"Republika", 1-15 aprile 2000 e "Reporter", 8 maggio 1999). Del suo recente
"periodo italiano" riferiremo nei dettagli pi avanti, ma prima di andare oltre vale la
pena citare l'efficace profilo che di lui ha tracciato recentemente uno dei pi noti
giornalisti serbi, Teofil Pancic: "Dragos Kalajic [ un] noto dandy belgradese, snob e
cui hanno avuto un ruolo di gran lunga pi importante (e cruento) altri esponenti
dell'estrema destra, come Seselj o Arkan. Da questo punto di vista stato solo uno
dei tanti "manovali" di Milosevic. La sua figura ci pare tuttavia emblematica della
degenerazione di certi settori politici (la coalizione "rosso-nera" di Milosevic, Seselj
e Markovic) in un paese che ha invece una storia e un presente ricchi di figure
democratiche. L'armamentario ideologico di Kalajic, inoltre, utile a capire i
concetti su cui si basa la nuova estrema destra "slavo-ortodossa" e a individuare
quale base essi possono costituire per collegamenti con altri soggetti della destra
radicale europea, dal Fronte Nazionale di Le Pen alla Lega Nord di Bossi. Per quanto
riguarda l'Italia, se i legami con la Lega ci sembrano scontati e "naturali", la
presenza di Kalajic in iniziative della sinistra internazionalista o, seppure per
interposta persona, su organi di stampa di quest'ultima sono sicuramente
"innaturali" e deleteri, perch rischiano di screditare il lavoro di molte realt
impegnatesi positivamente contro la guerra della NATO e del tutto ignare del fatto
che un estremista di destra stia cercando di intrufolarsi indebitamente tra le loro
fila. Una chiave di lettura del perch Kalajic sia in parte riuscito a trovare
accoglienza in questo ambito la si pu trovare, a mio parere, proprio nel fatto che
egli venga presentato regolarmente come "esperto di geopolitica". E' proprio
l'interpretazione di quanto avviene nei Balcani in chiave esclusivamente o
prevalentemente geopolitica, incentrata cio sugli stati e i loro "spazi vitali", che
costituisce il terreno di coltura ideale per collaborazioni altrimenti impensabili, quali
per esempio quella tra gli editorialisti della rivista "nazional-ministeriale" "Limes" e
un quotidiano comunista come il "Manifesto" o, in casi ancora peggiori, per un
nesso, diretto o indiretto, tra leghisti, estremisti di destra serbi e soggetti della
"sinistra internazionale". Ma questo un argomento che meriterebbe di essere
affrontato pi nei particolari in altra sede.
**Oltre alle fonti della stampa, citate nel testo, sono stati utilizzati:
*Kalajic, Dragos, "Amerikanskoe zlo", Mosca, 2000
*Pribicevic, Ognjen, "Changing Fortunes of the Serbian Radical Right", in Ramet,
Sabrina P. (ed.), "The Radical Right In Central and Eastern Europe Since 1989",
Pennsylvania, 1999
http://www.atuttadestra.net/index.php/archives/20338
Ieri stato il giorno in cui la Corte di giustizia dellAja si apprestava a pronunciarsi sulla legittimit
dellindipendenza della provincia serba di Kosovo e Metohija, strappata alla Madre Patria, con la vergognosa
complicit dellItalia di DAlema, dalla barbara aggressione NATO del 1999 alla Serbia di Miloevi, ricorreva il
quinto anniversario della scomparsa di quello che per me stato un caro amico che non mi stancher mai di
ricordare e rimpiangere: Dragos Kalajic. S, il 22 Luglio di cinque anni fa lasciava questa vita terrena, stroncato
da una grave malattia, uno dei pi brillanti e intelligenti esponenti della cultura europea, la cultura di
quellEuropa dei popoli e delle nazioni che, come Entit Suprema immanente nella Storia, pulsa ancora
palpitante nei cuori e nelle menti di ogni Uomo libero; la cultura di unEuropa che resiste, che non si piega ai
diktat dei propri nemici, di una globalizzazione strisciante che vorrebbe divorarla e annientarla.
Nato a Belgrado nel 1943, Dragos comp i propri studi in Italia, diplomandosi allAccademia di Belle Arti di
Roma, e con il nostro Paese ha sempre mantenuto un rapporto privilegiato. Giornalista, fu fin dal 1987 redattore
dellautorevole settimanale Duga ed in breve divenne uno dei pi stimati intellettuali belgradesi, sullonda
della politica di risveglio nazionale di Slobodan Miloevi.
Durante tutto il corso della guerra civile jugoslava, ed in particolare durante gli anni delle operazioni in Bosnia,
Kalajic seppe farsi autorevole portavoce delle ragioni nazionali dei Serbi, adoperandosi attivamente per questa
causa e facendone una ragione di vita.
Amico e consigliere dellallora Presidente della Repubblica Serba di Bosnia-Herzegovina, Radovan Karadzic,
Kalajic ebbe un seggio di Deputato al Parlamento Serbo-Bosniaco e la qualifica di rappresentante
plenipotenziario del Governo di Pale allestero. Fu a quel tempo che ebbi lonore di fare la sua conoscenza.
Passavamo a volte ore intere a discutere, trovandoci sorprendentemente daccordo su tutto, sia spiritualmente
che politicamente. Ne nacque unamicizia fraterna, a cui soltanto la sua prematura dipartita ha posto fine.
Conservo di lui splendidi ricordi, in particolare dei suoi quadri (fu anche un artista di talento) e delle iniziative
culturali e delle conferenze che organizzammo insieme in Italia nel 1999, nei giorni dei bombardamenti della
NATO sulla Serbia, per sensibilizzare lopinione pubblica sulla cappa di vergogna che era in quel momento
calata sullItalia e sullEuropa intera: si aggrediva una Nazione europea soltanto perch colpevole di difendere
la propria sovranit nazionale e la propria indipendenza, nellindifferenza generale di una societ ottenebrata
dalla propaganda a stelle e strisce che voleva imporci la versione ufficiale dei Serbi cattivi e degli Albanesi
povere vittime.
Oggi che il Kosovo, la terra che fu culla della civilt serba, stato consegnato nelle mani delle peggiori
organizzazioni malavitose albanesi, ho appreso con soddisfazione che il Tribunale Penale Internazionale dellAja
ha emesso un mandato di arresto nei confronti del mafioso (s, sottolineo mafioso e non temo le querele di
chicchessia!) Ramush Haradinaj, ex leader di quella formazione terroristica denominata U.C.K. a suo tempo
appoggiata da Bill Clinton e da Emma Bonino, ed ex primo ministro (autoproclamatosi tale) del Kosovo, con
laccusa di crimini di guerra e crimini contro lumanit.
Insieme a lui sono stati incriminati il suo ex braccio destro, Idriz Balaj, e Lahi Brahimaj. Haradinaj era stato
assolto dallo stesso Tribunale dellAja un paio di anni fa da accuse simili poich era riuscito molto abilmente a
intimidire i teste daccusa a suo carico. Pur non riconoscendo, personalmente, lautorit morale di un Tribunale
quale quello dellAja, poich a mio parere illegittimo e fautore di indebite ingerenze nella politica di stati
sovrani, non posso che plaudere allarresto di Haradinaj e dei suoi sodali, cosa che avrebbe fatto anche lamico
Dragos Kalajic.
Oggi, quando mi reco di tanto in tanto a Belgrado, la citt che ho imparato a conoscere e ad amare negli anni
90, la citt con la quale ho condiviso undici anni fa la paura dei bombardamenti, ma anche il senso di orgoglio
patriottico dei suoi fieri abitanti, devo ammettere che sono pervaso da un senso di tristezza e di malinconia.
Passeggiando fra strade ancora segnate e straziate dalle bombe della NATO e sostando davanti a quei palazzi
distrutti che ancora si ergono (nonostante la pronta opera di ricostruzione) qua e l come muti testimoni di quei
giorni terribili, quasi come solenni sacrari di qualcosa che non si pu dimenticare, mi fermo a volte a riflettere
sul fatto che Miloevi non c pi, che il Kosovo ancora nelle mani sporche di sangue a cui lhanno consegnato
gli Americani, e che molti giovani preferiscono oggi dimenticare quanto la loro Patria ha saputo insegnare a quel
tempo al mondo intero, divenendo la Trincea dEuropa.
Ma io non posso dimenticare, ed per questo che scrivo oggi queste righe in onore dellamico Dragos Kalajic.
Potr far sorridere molti, ma, a cinque anni dalla sua scomparsa, forse in segno di rispetto, non ho mai
cancellato dalla memoria del mio cellulare il suo numero di telefono.
Auspico che presto un circolo del partito politico che rappresento, Nuova Destra Sociale, venga a lui dedicato, e
mi impegner affinch la rivista che ho fondato, Novum Imperium dedichi alla sua memoria un numero
speciale.
Arrivederci Dragos, figlio dellEuropa! Samo Sloga Srbina Spasava!
Nicola Bizzi
http://etleboro.blogspot.it/2008/08/leuropa-degli-idioti.html
Un'analisi di Dragos Kalajic, intellettuale e politico serbo (nella foto), del presente e del futuro
dell'Unione Europea e dei sistemi macchinosi che hanno ormai incatenato il suo popolo in una
concezione "democratica" che non appartiene alla sua storia.
Loggetto principale di questa nostra analisi il carattere che conforma la nostra Europa legale,
ossia le sue (pseudo) lites e i suoi forti poteri economici, politici, culturali e mediatici. Lo
spaccato su cui si indirizza questo esame proprio quello che permette la pi completa
conoscenza di questo carattere: la questione dellimmigrazione. E un fatto che le ondate di
immigrati dal Terzo e dal Quarto mondo che si abbattono sullEuropa siano sempre pi frequenti,
alte e minacciose. Di queste ondate sono vittime i disperati sudditi dellultima e peggiore forma di
colonialismo e di usura: la cosiddetta economia del debito, che ovunque provoca miseria e fame.
Questi flussi migratori assumono le magnitudini di una vera e propria invasione dEuropa. Se un
tale processo non perder forza e consistenza, e se la Turchia entrer nellarea mercantile
chiamata Unione europea, tutto indica e fa prevedere che gi entro questo secolo gli Europei
perderanno la propria patria e diventeranno una minoranza etnica nella loro propria terra,
decomponendosi
e
scomparendo
nelloceano
grigio-nero
dei
diversi.
Dunque, se tutto andr avanti come oggi, si confermeranno le previsioni dellosservatore
turco Nazmi Arifi sulle conseguenze demografiche dellentrata della Turchia nellUnione europea,
esposte una quindicina anni fa, sulle pagine del Preporod, la stampa portavoce dei musulmani di
Bosnia ed Herzegovina: LEuropa cosciente del potenziale turco, lEuropa cosciente della
moltitudine turca. LEuropa guarda alla Turchia come ad un paese che ha potenzialmente
duecento milioni dabitanti. (Sono calcolati anche un centinaio di milioni di turcofoni dellAsia
centrale, ai quali il governo di Ankara, fedele al panturchismo, offre la cittadinanza turca oggi e
offrir quella europea domani, nota di D.K.) logico che lEuropa non ostacoler la Turchia. E
prevedibile che, dopo dieci anni (dallingresso della Turchia nellUnione europea, nota di D.K.)
met degli abitanti dellattuale Europa occidentale saranno musulmani per una serie di cause
quali: lalta natalit dei popoli musulmani, la consistente immigrazione proveniente da paesi di
religione musulmana, la caduta verticale delle natalit dei popoli europei, le conversioni allIslam.
Tutti questi sono fatti che lEuropa, volendo o non volendo, deve accettare.
Adesso chiaro anche agli occhi pi semplici e creduli che si sono dimostrate false ed ingannevoli
le formule di soluzione del problema immigratorio - instancabilmente prodotte dalle (pseudo)
lites politiche - a cominciare dal progetto paternalistico di assimilazione, degli anni settanta,
per passare poi al modello non meno ottimista e fallace dellintegrazione, fino ai recenti ideali
mondialisti di una societ multirazziale e multiculturale. In questo caso le (pseudo) lites che
dominano lEuropa hanno dimostrato la propria debolezza fondamentale, la tendenza ad
abbandonarsi alle superstizioni del razionalismo liberale, particolarmente alla convinzione che con
luso delle sole parole possibile non solo spiegare, ma anche domare la realt, con tutte le
minacce che contiene. In realt di assimilazione, integrazione e societ multiculturale - che
ci arricchisce - possibile discutere solo l dove in questione una minoranza razziale o etnica
che non minaccia la maggioranza. Lesperienza storica ci dimostra che questi rapporti pacifici
vengono stravolti l dove la minoranza cresce in modo tale di minacciare il predominio della
maggioranza, anche nel senso della legge di selezione naturale.
La specie pi forte sospinge e alla fine elimina la specie pi debole. E per questo motivo, allinizio
del periodo neolitico, che la massa del tipo duomo detto mediterraneo gracile, basso,
brachicefalo, con scheletro fragile e pelle olivastra - che aveva conquistato il Rimlend
mackinderiano, dallIndia fino alle Isole britanniche, dedicato allagricoltura ed ai culti della Madre
Terra - era riuscita completamente ad assorbire o eliminare gli indigeni europei, luomo di
Cromagnon, alto, forte e robusto cacciatore. Solo alcuni millenni dopo i discendenti delluomo di
Cromagnon, i nostri progenitori, sono ridiscesi dagli altipiani caucasici dove si erano rifugiati,
nellEuropa per riconquistare la patria perduta. Furono quelle ondate di popoli indoeuropei ad
emergere
vittoriosi
grazie
allarte
della
guerra.
LEuropa
diventer
islamica?
Le industrie mediatiche, produttrici dellopinione pubblica, che fino a ieri diffondevano un
ottimismo roseo nei confronti dei modelli di coesistenza tra gli indigeni europei e gli immigrati,
oggi cercano di nascondere la realt dellinvasione dEuropa e dei processi di un rovesciamento
dei rapporti demografici e di ridurre tutto unicamente al problema di opzione religiosa: LEuropa
cristiana o islamica? Forse mirano alla sempre pi diffusa irreligiosit degli Europei e alla
corrispondente indifferenza nei confronti del dilemma proposto... Una cosa certa: tale dilemma
non esiste perch il predominio dellIslam sugli Europei sicuro. Secondo una nuova
formulazione del quesito che agli Europei - mediante i media pi influenti, da Welt und Sontag e
Welt, fino al Corriere della Sera - propongono le guide intellettuali dei musulmani perfino
moderati, ad esempio, Bassam Tibi, il problema non se la maggioranza degli Europei diventa
musulmana, ma piuttosto quale forma di islam destinata a dominare in Europa: lislam della
sharia o leuroislam.
Per cacciare via dalle teste degli Europei ogni pensiero o ogni speranza di difesa della natura
europea della patria comune, il messaggio citato viene abilmente accompagnato con il sostegno
di uno dei pi grandi esperti mondiali del Medio Oriente, Bernard Lewis: Entro la fine di questo
secolo il nostro continente diverr islamico. Davanti a questa prospettiva della trasformazione
degli Europei in una minoranza religiosa (ma in realt etnica), il rapporto verso linvasione degli
immigrati deve essere radicalmente cambiato. Se alla fine di questa prospettiva temporale - nel
segno di un rovesciamento demografico - sar ancora possibile parlare di assimilazione,
integrazione o societ multiculturale, lo potranno fare solo gli immigrati nei confronti della
minoranza degli indigeni europei, a patto di avere la misericordia per le loro debolezze e non un
giustificato disprezzo, perch, tra laltro, hanno capitolato e concesso la propria patria agli
invasori senza la minima resistenza. In questa prospettiva, per gli europei si pone un problema
essenziale: come sopravvivere e non scomparire nelloceano degli altri che inonda e sta per
affondare la loro patria. Invece di opporsi ai processi che minacciano la cultura e la civilt degli
Europei, le forze dominanti nellUnione europea fanno tutto il possibile per mantenere ed anche
rendere pi potente linvasione degli immigrati, sostenendone pubblicamente la necessit. Anche
nei casi quando le (pseudo) lites politiche si sforzano di contenere almeno limpatto caotico
dellimmigrazione, con le leggi, le regole e le misure restrittive tutto questo si dimostra, prima o
poi, non solo vano, ma anche controproducente.
Questo complesso dellEuropa legale, che agisce contro lEuropa reale, composto, grosso modo,
pronti a svendere le loro braccia, porti agli importatori buoni profitti a breve termine,
cominciando dallabbassamento o almeno dal contenimento del prezzo del lavoro e la
conseguente repressione delle proteste sindacali dei lavoratori indigeni, desiderosi di difendere i
loro diritti.
Dallaltra parte, in una prospettiva a lungo termine, questa strategia dello sfruttamento spietato
porter ad una specie di suicidio economico perch provoca una serie di conseguenze nefaste e
autodistruttive. Una prima conseguenza evidentemente il fermo di ogni perfezionamento
tecnologico ed organizzativo della produzione. La ricerca, si sa, molto pi cara della
manodopera a basso prezzo... In fine dei conti, asserire che limmigrazione necessaria allo
sviluppo economico e al mantenimento almeno del volume di produzione, contraddetto
dallattuale main stream industriale. Esiste infatti una ben altra e spietata regola che i profitti
maggiori vengano ottenuti non solo con il perfezionamento tecnologico ed organizzativo, ma
sopratutto laddove sono maggiori le riduzioni dei posti di lavoro. Ecco smascherato il ricatto,
molto frequente, che dichiara limportazione della giovane manodopera straniera come
necessaria per rimediare la caduta verticale della natalit ed il generale invecchiamento della
societ europea. Le tecnologie nuove, collegate alle nuove tecniche di organizzazione sociale,
offrono buone possibilit di superamento dei problemi in questione. Ma costano e riducono i
profitti. Limportazione avida delle masse di manodopera straniera aumenta il popolo indigeno dei
disoccupati e causa, riducendo le loro capacit dacquisto degli europei, limplosione del mercato
europeo. Se con lo sguardo attento seguiamo le linee-forza dei processi di globalizzazione,
inevitabilmente giungiamo a scorgere un futuro dove i prezzi e le condizioni di lavoro - sotto
limperativo della concorrenza mondiale - dovranno essere omogeneizzati o addirittura parificati a
quelli del Terzo o Quarto Mondo.
Dunque, a causa di un tradimento dellEuropa legale, lEuropa reale dovr rinunciare anche alle
ultime briciole del benessere sociale e della propria qualit della vita, di stile europeo. Sotto il
peso di una concorrenza globale, gli europei dovranno ridursi allo stesso livello delle masse
planetarie che patiscono la miseria e le privazioni, accettando di vivere, per esempio, come i
cinesi. Si tratta di un orizzonte futuro nel segno della realizzazione di una forma di morte,
prevista dalla Seconda legge di termodinamica, dove un determinato sistema perde la vita per via
della parificazione della temperatura delle singole molecole che lo compongono. La politica delle
contraddizioni Latteggiamento generale delle (pseudo) lites nazionali ed eurocratiche davanti
alle sfide dellimmigrazione anche nel segno delle contraddizioni intellettuali e delle doppiezze
morali. Tra linquietudine dellEuropa reale e le direttive delle forze che oramai da molto tempo
hanno espulso la politica vera dalla scena pubblica, le (pseudo) lites producono solo le finte
resistenze alle ondate immigratorie. Queste resistenze apparenti hanno le forme delle leggi, dei
regolamenti, delle misure protettive Ma rimangono sempre le lettere morte, parole sulla carta,
poi pure cancellate con le periodiche, ma regolari, sanatorie. In sostanza, salvo rare eccezioni, le
(psuedo) lites fanno di tutto per giustificare, sostenere e realizzare la tesi assurda che
linvasione dEuropa degli allogeni una necessit economica, sociale e perfino biologica.
Sebbene le (pseudo) lites in questione abbiano accettato in pieno i principi del liberalismo
angloamericano e del corrispondente individualismo egoista ed avido - questa ideologia la
applicano solo nei confronti degli indigeni europei e non anche agli immigrati. E evidente che si
tratta di una presa di posizione molto pi profonda di una pura sregolatezza nei confronti della
logica aristotelica. Se non si tratta di un moralismo ipocrita, che maschera la brama dei profitti uno dei molti sintomi dellautorazzismo degli Europei.
Durante lultimo decennio del XX secolo, i governi del centro sinistra hanno tradito e distrutto
tutto il patrimonio delle lotte sindacali per far ricadere il lavoro ed il popolo dei lavoratori nelle
condizioni di un secolo fa. Tutte le novit erano presentate sotto le designazioni cinicamente
false e svianti: le riforme, la deregolamentazione, la liberalizzazione del lavoro, la
flessibilit Cercando di fare tutto il bene per gli immigrati e di migliorare le loro condizioni di
vita - per attrarre le nuove ondate dinvasione - troppo spesso la politica proimmigratoria fa del
male a tutti. Un buon esempio lo offre la generale legge sul congiungimento famigliare -
introdotta prima in Germania - che gli immigrati usano per non lasciare il paese dove vendono la
propria manodopera, altrimenti sarebbero terrorizzati dallidea che, andando a visitare la
famiglia, in patria, non otterrebbero pi il visto di reingresso. Lapplicazione in massa di questa
legge - solo formalmente umanitaria - altera completamente la ragione primaria, puramente
economica dellimmigrazione. In questo modo uno stanziamento temporaneo diventa
permanente. Non solo il venditore di manodopera, ma anche tutta la sua famiglia vengono legati
indissolubilmente al mondo dellesilio ed indotti a recidere tutti i legami con il mondo e la
comunit dalle quali provengono. Cos la massa di immigrati diventa la massa degli alienati,
infelici e nemici del mondo che li circonda. Spesso numerosissime, le famiglie cos portate
allesilio richiedono, per il puro mantenimento, molto di pi che nel paese dorigine. Questa spesa
annulla il risparmio e vanifica la speranza di tornare in patria. I figli delle famiglie congiunte non
desiderano tornare perch non ricordano pi la terra natale o perch sono consci che l saranno
molto pi estranei. Nel nuovo ambiente sono costretti di vivere in condizioni indecenti, nei getti
della criminalit cronica, dove viene prodotto e plasmato il nuovo Lumenproletariat che, oltre
lodio di classe, nutre verso lambiente europeo che lo circonda e soprattutto verso i visi pallidi
anche un profondo odio razziale. Cos, oramai da molti anni, nelle metropoli e nelle grandi citt
europee - da Londra fino a Parigi e Marsiglia, abbiamo una guerriglia permanente - con
saccheggi, distruzioni, incendi dolosi, violenze e stupri - che i media coprono con il proprio
silenzio, per non turbare lillusione di un ordine pubblico.
Per affrontare le sfide dellimmigrazione la Chiesa cattolica dispone di un mezzo molto potente e
sviluppato: la propria dottrina sociale. Si tratta di un frutto prodotto e maturato con il lavoro di
una serie di generazioni dei teologi, cominciando con lenciclica Rerum Novarum di Papa Leone
XIII che, alla lotta di classe e al presunto dualismo tra il lavoro ed il capitale, opponeva lidea di
collaborazione e della loro complementariet naturale ed organica. Il contenuto dottrinario della
Rerum Novarum era confermato ed arricchito con lenciclica Quadragesimo anno (1929) di Papa
Pio XI, che si rivolge direttamente allo Stato per invitarlo a riprendere le funzioni che gli nega o,
addirittura, proibisce di svolgere lideologia del capitalismo liberale; per incitarlo ad aiutare o
sostenere gli elementi portanti della comunit e del mondo di lavoro. Questi elementi erano
individuati secondo lottica tradizionale ed europea, applicata anche da Hegel per la definizione
della comunit, dove lindividuo riconosciuto come essere politico solo in virt della propria
partecipazione negli ordini, da quello della famiglia, fino alle associazioni corporative. Questa
dottrina della Chiesa era confermata ulteriormente da molte altre encicliche, fino al Laborem
excercens (1981), Sollecitutudo rei socialis (1988) e Centesimus annus (1993) di Papa Giovanni
Paolo II. Basato sullinsegnamento evangelico, lasse della dottrina sociale della Chiesa cattolica
composto dal principio di bene comune che raccomanda la creazione delle condizioni che
permettono alluomo e alla comunit di realizzarsi compiutamente, dunque non solo
economicamente, ma anche esistenzialmente, socialmente e spiritualmente. Altrettanto sono
importanti il dovere della sussidiariet - messo in rilievo particolarmente con lenciclica
Quadragesimo anno - e della solidariet, compresi anche come i principi formativi ed informativi
della comunit, dunque molto al di sopra della pura compassione moralistica e sentimentale.
E importante far notare che il generale De Gaulle - proprio lo statista che pi risolutamente si
opponeva allinvadenza del Leviatano atlantico, difendendo fieramente lindipendenza della
Francia ed impegnandosi per lunit europea dallAtlantico fino agli Urali - ha accolto pienamente
questa dottrina, insieme con il sistema della partecipazione degli operai agli utili e nella gestione
delle imprese. Aveva lintenzione di realizzare queste idee e questa tradizione in alternativa al
liberalismo capitalista, per superare i mali immanenti a quellideologia angloamericana,
profondamente estranea allanima europea. Purtroppo, al referendum del 1969, che conteneva
troppi quesiti, questa rivoluzione dallalto fu respinta, insieme ad altre proposte, con una
maggioranza di no di appena il due o tre per cento in pi rispetto ai s. Detto ci, per, rimane
una domanda fondamentale: perch la Chiesa cattolica oggi fa di tutto per rovesciare il quadro
demografico e religioso dEuropa? Le risposte a questo quesito sono diverse: dal sospetto che per
gli elementi corrotti della Chiesa le attivit caritative servono per lucro ed arricchimento
personale fino allopinione che, in fondo, si tratta di unaspettativa ingenua che gli immigrati
riconoscenti chiederanno la propria conversione, ingrandendo cos il gregge dei cattolici, oramai
divenuto misero come quello protestante, dopo lautoeviramento commesso con il nefasto
aggiornamento, che implicava, non solo le proscrizioni delle tradizioni, ma anche le censure dei
testi sacri. Le spiegazioni ufficiali - ad esempio quella offerta dal (lex, n.d.R.) presidente della
Conferenza dei vescovi, il cardinale Camillo Ruini, accompagnata con la raccomandazione che
bisogna scoraggiare limmigrazione illegale - riducono tutto ad un imperativo morale, prima
che giuridico, accogliere chi si trova effettivamente nelle condizioni del profugo in cerca di rifugio
.
Dunque, qui siamo molto al di sotto del principio di solidariet, immanente alla dottrina sociale
della Chiesa; siamo a livello di un moralismo piagnucoloso ed impotente. Sebbene detto
limperativo morale sia perfettamente conforme al principio evangelico, bisogna notare il fatto
che lapplicazione, nellambito del bene pubblico, provoca molti danni e pochissimi beni. Non la
prima volta nella storia del Cristianesimo che la Chiesa affronta i paradossi del genere, trovandosi
davanti allevidenza che la letterale realizzazione dei principi evangelici pu produrre degli orrori
molto pi grandi di quelli combattuti. Gi il Concilio di Nicea, nel quarto secolo, sapeva di dover
precisare, per cos dire, i comandamenti sacri. Per esempio, era stato notato che chi non offriva
la difesa armata alle vittime degli attacchi dei malvagi - anche se rispettava letteralmente il
comandamento non uccidere! - si rendeva corresponsabile per i delitti e gli assassinii. Cos agli
albori del Cristianesimo. Ma oggi la Chiesa cattolica sembra aver completamente perso il senno,
lacume ed il coraggio del proprio intelletto, che per secoli erano stati la sua pi famosa e
rispettata propriet. In Italia, nellItalia legale, quella della politica, i sostegni intellettuali, diretti
o indiretti, allinvasione pacifica dellEuropa si sono stesi lungo lintero arco pseudopolitico,
dallestrema sinistra (dove i nipotini del (falso) 1968 sono diventati no-global), fino alla destra
radicale. Davanti alla sfida in questione lopposizione no-global conferma i sospetti che si tratta
di un movimento finanziato artificialmente come quello del 1968 a Parigi, per rovesciare la
politica antiatlantica del generale De Gaulle. Il fine dei creatori e dei manipolatori del movimento
no-global di avere un sostegno e di diffondere limpressione che alla globalizzazione non c
alternativa oltre questo manipolo degli spostati che fanno discorsi fumosi e si abbandonano ai
vandalismi. Cos scopriamo che alla globalizzazione del capitale delle multinazionali (che) non
conosce frontiere bisogna rispondere con una sfida uguale e contraria: fare in modo che
nessuna frontiera fermi la nostra solidariet. Forse inutile qui far notare che la citata e
presunta sfida dei no-global in verit si impegna per gli stessi fini ai quali mirano gli strateghi
della globalizzazione, imponendo apertamente allUnione europea - attraverso le proprie filiali ed i
medium, dal dipartimento di demografia delle Nazioni unite, fino alle pagine di New York Times di aprire completamente le porte alle invasione immigratorie dal Sud.
Daltra parte, ai neomarxisti, profondamente delusi per il crollo del sistema del socialismo reale e
per il tradimento degli ex-compagni, postcomunisti - che per il potere hanno svenduto tutte le
conquiste sociali delle sinistre - le immigrazioni in massa incutono la grande speranza per la
nascita di un nuovo proletariato, il materiale umano necessario per la Rivoluzione. Anche tra le
voci della destra tradizionale e radicale non sono rare le voci sostanzialmente proimmigratorie,
mosse dai pensieri e anche dai sentimenti filoislamici e turcofili, con le motivazioni pi variegate,
ma tutte inconsistenti. La ricognizione di questo fronte del tradimento pu partire molto dallalto,
dalla cattedra dellaltrimenti illustrissimo medievalista Franco Cardini, che per suscitare i
sentimenti filoislamici solito usare un puerile ricatto morale, ossia un luogo comune, ma falso
storico - simile alle leggende metropolitane - e cio che gli Europei debbono la riscoperta della
filosofia greca ai mussulmani. Per meglio dire: ai mercanti arabi che effettivamente vendevano le
traduzioni dei testi antichi. In prossimit della decisione degli eurocrati per lapertura - voluta da
Madre America - di tutte le vie per lentrata della Turchia nellUnione europea, i cori dei presunti
maitre--penser, opinionisti ed esperti sono stati mobilitati per convincere gli Europei - rimasti
non convinti, anzi contrari - che questa apertura fermer la marea islamista non solo in questo
paese, ma ovunque, perch con questo sar premiato un islam moderato, anzi un islam laico
(sic!). Cos premiato... a questo luminoso esempio turco seguiranno altri paesi islamici (e anche
della stessa Israele...) e lincubo dellislamismo radicale sar per sempre allontanato. Cos i buoni
scolari nostrani di Brzezinski hanno trasformato una crepa nel suo tema in una fossa dellassurdo
per il proprio pensiero.
Chiss se questo enunciato lo dobbiamo interpretare come lavvisaglia delle intenzione
eurocratiche di invitare anche altri paesi mussulmani a divenire membri dellUnione europea.
Altrimenti, se le porte dellUnione europea, dopo entrata della Turchia, rimanessero chiuse per gli
altri paesi mussulmani, almeno dellarea mediterranea, questi resterebbero privi degli incentivi
per seguire lesempio turco nella via verso un islam moderato o perfino lislam laico...
Probabilmente lentrata della sola Turchia nellUnione europea sar vista in questi paesi come un
modo subdolo degli occidentali per rompere lumma (la comunit) e lunit degli musulmani. Non
c bisogno di sottolineare che questi sentimenti possano inasprire le idiosincrasie e la marea
islamista. Malgrado le differenze notevoli tra i moventi e le ragioni proimmigratorie che
caratterizzano i principali centri dei poteri forti e decisionali - che abbiamo indicato in una
rassegna veloce - un elemento in comune li associa tutti. Se questo elemento deve essere
designato con una sola parola, questa indubbiamente la stupidit. E evidente che nel
tradimento dellEuropa partecipano anche molti altri elementi, i moventi e gli interessi, spesso
nascosti sotto quelli falsi, moralistici ed ufficiali, ma anche molti di questi sono collegati direttamente o indirettamente - con la stupidit. Bisogna ricordare che la luce della cattedra di
Platone ci ha illuminato per sempre sullinterdipendenza tra letica e la logica, ossia lintelligenza,
e che questo insegnamento, dopo secoli di oblio stato riabilitato da Kant, Fichte e Weininger,
forse sotto la spinta di una marea dilagante della stupidit moderna, borghese. Il tesoro
mitologico degli europei ci offre unalternativa, una prospettiva cognitiva molto pi veloce e
sicura. Il vero mito una cristallizzazione delle esperienze della comunit raccolte e verificate nel
corso di lunghi secoli ed anche millenni. E quale mito europeo ci pu aiutare almeno per una tesi
di lavoro se non proprio come lindicatore diretto della verit? Il mito pi antico sulla stupidit
quello sul fratello di Prometeo, Epimeteo, il cui nome significa colui che comprende tardi. A
differenza di Eschilo, che nella tragedia Prometeo incatenato sostiene che lunica causa del
martirio di Prometeo il suo amore sconfinato per il genere umano - Platone ci informa, nel
Protagora, che il fuoco regalato agli uomini era una specie di compensazione dellerrore di
Epimeteo. Avendo avuto dagli dei il compito di distribuire ai generi animali i mezzi di autodifesa Epimeteo aveva economizzato il male e cos era arrivato agli uomini con le mani vuote. Ad un
certo punto della tragedia eschiliana, Kratos, lincarnazione del potere supremo, alludendo al
nome dellincatenato - che letteralmente significa quello che prevede - gli dice: A torto i divini
ti chiamano Prometeo!.
Solo in questa epoca, nellassedio delle catastrofi planetarie di una civilizzazione tutta fondata sul
fuoco, lesplosione e la consumazione ignea, possiamo capire la lungimiranza di Zeus e la
giustezza del castigo inflitto a Prometeo. Con una serie di indicazioni ed allusioni dirette e
indirette, questo complesso di miti accusa hybris, la civilizzazione, come la prima causa
dellistupidimento. Allora in questione era la civilizzazione dei popoli vinti e sottomessi dalle
invasioni dei popoli indoeuropei, ossia euroariani, alla fine del secondo millennio. Sia nel
Prometeo incatenato, sia nelle Eumenidi, dando la voce alle divinit vecchie, spodestate ed
orrende, Eschilo ci trasmette la memoria della conquista e della vittoria euroariana, che ha
portato il trionfo degli dei celesti sulle divinit sotterranee degli indigeni. LAtlantide la pi
compiuta immagine mitizzata di questa civilizzazione dei Titani che Prometeo ha tradito. Anche lui
un Titano, il Prometeo eschiliano li ha traditi perch spregiarono i mezzi di astuzia: le loro menti
dure si figurarono un dominio senza fatica, grazie alla violenza. Un altro importante complesso
delle esperienze di stupidit cristallizzate fa parte del ciclo dei racconti popolari sulle avventure di
Guglielmo Tell. Si tratta di racconti popolari tedeschi sulla Citt degli stupidi. In questa citt gli
abitanti fanno tutto il contrario al buon senso, rallegrando il cinico Guglielmo Tell, che pure li
sollecita ad essere ancora pi stupidi, per il proprio divertimento. Per esempio, i cittadini hanno
costruito la casa comunale, dimenticando le finestre; per rimediare, hanno tentato di raccogliere
e portare la luce raccolta dentro nei secchi, vassoi e sacchi. Tagliando gli alberi alla cima del
monte, faticosamente hanno portato a mano dei tronchi, fino alla pianura. Solo lultimo tronco
scivolato dalle loro mani stanche e da solo, rotolandosi, arrivato alla destinazione. Questo fatto
li ha illuminati: cos hanno riportato tutti i tronchi in cima, per poi spingerli a rotolarsi, liberati
dalla fatica Bisogna rilevare che gli abitanti della Citt degli stupidi non erano sempre stupidi.
Anzi, una volta godevano della fama dei pi intelligenti ed addirittura saggi.
I sovrani di molti paesi si contendevano i loro servizi e consigli. Questo vendere il proprio acume
durava finch le loro mogli non si sono stancate e perci hanno spedito ai mariti un ordine
ultimativo di tornare a casa. A questo punto un sovrano ha deciso di conquistare con la forza la
citt dei saggi per avere i loro servizi solo per s. Consci che le loro forze erano troppo deboli per
resistere alla armata che si avvicinava, i saggi cittadini hanno deciso di capitolare, ma anche di
simulare la stupidit davanti al conquistatore, sicuri che alla fine, deluso, il nemico li lascer in
pace. Infatti, entrando in citt e vedendo intorno a s solo gli spettacoli di incredibile stupidit,
che potevano servire solo per il divertimento negativo, il sovrano ha deciso di ritirarsi. Purtroppo,
mossi dalla paura che il nemico torner a verificare il loro stato di intelligenza, a forza di simulare
sempre ed ovunque la stupidit, i cittadini hanno dimenticato la ragione e sono diventati
veramente tutti stupidi. Dunque, la paura il movente dellimitazione mimetica di stupidit, che
con il tempo, a forza di perdurare, pu trasformarsi in uno stato reale? La leggenda popolare
sulla Citt degli stupidi, su come i saggi siano diventati scemi, confermata con un fenomeno
della nuova storia dEuropa, che dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale stata divisa in
due zone doccupazione, con le corrispondenti ideologie, i sistemi di indottrinamento forzato e i
guardiani del politically correct. Come ci insegnano i racconti sulla Citt degli stupidi, questo
trasformismo mimetico, con il tempo, a forza di perdurare, ha soppiantato lintelligenza nascosta
ed diventato la vera natura, la propriet richiesta, obbligatoria ed essenziale per le (pseudo)
lites al potere. Se necessario fissare una data dinizio dellistupidimento degli Europei - questo
il 3 aprile del 1949. Quel giorno a Washington era stata pattuita lAlleanza atlantica, ed il
presidente degli Stati Uniti Harry Truman, con i segretari dello Stato per la difesa (Louis Johnson)
e per la politica estera (Dean Acheson) aveva offerto una cena, alla Casa Bianca, per i ministri
degli esteri dei paesi membri. Come ci testimonia un fonogramma delle conversazioni a tavola, il
presidente degli Stati Uniti aveva aperto il conclave con una minaccia falsa, dicendo agli ospiti
europei che imminente linvasione sovietica sullEuropa occidentale: Dobbiamo, infatti, avere
ben presente che, a dispetto dellenorme potenziale di guerra americano, le nazioni occidentali
sono praticamente disarmate e non hanno nessuna possibilit di impedire che le cinquecento
divisioni (sic!) sovietiche schiaccino lEuropa occidentale
Dragos Kalajic
NO NAME
Sulla recente guerra nei Balcani sono state avanzate molte analisi, alcune convincenti
altre meno. Il problema che resta insoluto quello dei dettagli, degli aspetti meno
risaltanti di un conflitto che - dopo cinquanta anni di guerra minacciata tramite la guerra
fredda - ha visto per la prima volta una guerra convenzionale tra Est e Ovest che ha
coinvolto ufficialmente e materialmente la NATO e dietro di questa i principali stati a
capitalismo avanzato dell'area euroatlantica.
Un commentatore de "La Repubblica", Sandro Polito, ha recentemente classificato
questi Stati e le loro ambizioni internazionali (in questo caso la NATO) come "portatori
della medesima cultura guidaico-cristiana" (La Repubblica del 5 agosto 1999). Questo
passaggio, per molti aspetti inquietante anche se non determinante ai fini dell'analisi, ha
fatto scattare un campanello d'allarme. Non avevamo forse ritenuto che le "guerre di
religione" appartenessero al passato ? Perch mai un commentatore del secondo
quotidiano italiano (e uno dei maggiori in Europa) ha sentito l'esigenza di marcare la
supremazia di diritto di questa "specificit" del modello politico-culturale dei maggiori
paesi occidentali ?
L'affermazione gettata con nonchalance da Polito nel suo articolo, ha cos stimolato
l'avvio di una ricerca su "dettagli analoghi" emersi prima, durante e dopo la recente
guerra tra la NATO e la Repubblica Federale di Jugoslavia. Pi volte sui principali
quotidiani di quelle settimane, abbiamo visto dare notevole risalto alle origini
"ebraiche" di molti dei protagonisti delle scelte che hanno portato alla guerra. In alcuni
casi la sottolineatura era visibile solo agli osservatori pi attenti, in altri il richiamo delle
radici razziali o religiose era pi smaccato e non si comprende a quale scopo.Il
problema sono le singolari coincidenze che prese una per una non dicono nulla ma
collegate tra loro destano sicuramente una certa impressione che dovrebbe essere
smentita.....ma non sembrano riuscirci.
La guerra contro la Jugoslavia piena di questa coincidenze.
1) Mesi addietro la stampa italiana diede ampio risalto al fatto che Madeleine Albright
(il Segretario di Stato USA che ha voluto fortemente questa guerra) aveva scoperto le
sue origine ebraiche. Il fatto che l'altro "falco" dell'amministrazione Clinton nella guerra
sia stato il Segretario alla Difesa Stephen Cohen o che il teorico della supremazia
statunitense su tutta l'Eurasia (Europa, Balcani, ex URSS) sia Zbignew Brzezisnki, pu
apparire come una prima singolare coincidenza.
2) "Spunta il nome di Soros tra gli "amici" dei ribelli". E' il titolo di un articolo del
principale quotidiano italiano sulla diplomazia parallela degli USA nei Balcani. Pi
avanti l'articolo precisa che esistono dei consiglieri americani sul campo a fianco
dell'UCK e non sono neppure tanto misteriorsi. Scrive testualmente: " Il pi famoso
Morton Abramowitz, ex ambasciatore (tra l'altro stato in due punti caldi come Turchia
e Thailandia) che ora rappresenta una istituzione privata chiamata "Industrial Crisis
group" legata alla fondazione Soros"....."(Soros). Ebreo, di origine ungherese che ha
fatto fortuna negli Stati Uniti, colto, uomo politico prima ancora che tycoon di Wall
Street sostiene i movimenti di liberazione che stanno cambiando i connotati dell'area
balcanica". (Corriere della Sera del 15 febbraio).
3) "Lo spettro dei "pogrom" guida il generale". Questo il titolo di un lungo articolo
con cui si viene informati che anche il generale della NATO Weseley Clark analogamente alla Albright e come lei protagonista guerrafondaio di questo conflitto ha scoperto le sue origini ebraiche. L'articolo in questione riporta un articolo del New
York Times, il quale si preso la briga di segnalare che il vero padre del generale Clark
si chiamava B.J Kanne e il nonno Jacob Nemerowski era scappato in America per
sottrarsi ai progrom. anti-ebrei in Russia. Ci serve alla giornalista per riprendere la tesi
secondo cui la Albright e Clark sono cos oltranzisti contro Milosevic in memoria delle
persecuzioni subite dai loro antenati. Ma serve anche per far sapere che la moglie del
mediatore statunitense nei Balcani - Holbrooke - ha scoperto a 30 anni di essere di
origine ebraiche. (Corriere della Sera del 4 maggio 1999).
4) Un noto conduttore televisivo come noto di origine ebraica,- Gad Lerner - ha
sorpreso molti (sia tra coloro che lo conoscevano ai tempi di Lotta Continua sia coloro
che lo hanno scoperto con le trasmissioni televisive Milano-Italia prima e con Pinocchio
poi) per l'acrimonia e l'aggressivit con cui ha condotto le trasmissioni televisive sulla
guerra contro la Jugoslavia. Ma il colpo da maestro - che conferma la regola e non
l'eccezione - stata la vera e propria campagna da lui condotta contro uno studioso
serbo - Dragos Kalajic - che era diventato un p la voce "controcorrente" nelle
trasmissioni di Pinocchio. Dalle polemiche in diretta nelle trasmissioni, Lerner passato
alle campagne stampa con un articolo pregno di razzismo comparso su "La Repubblica"
del 19 aprile ("Le parole avvelenate della Serbia in TV"). Il tono di Lerner inquietante
e nauseante allo stesso tempo ("In lui (Kalajic) abbiamo creduto di vedere un
rappresentante autentico della metastasi europea con cui dobbiamo fare i conti, e
abbiamo deciso di esibire come in provetta davanti alla telecamera, un piccolo
quantitativo della materia prima costitutiva della guerra"). Ma non solo questo articolo
a porre Gad Lerner in una posizione moralmente indefinibile, infatti le trasmissioni
successive (quelle senza la "metastasi Kalajic") sono state impostate all'insegna di una
nuova "guerra di religione" in cui il mondo ortodosso (che a noi materialisti piace n pi
n meno di quello cattolico, islamico, ebraico, confuciano, taoista etc. etc.) veniva
rappresentato come medioevo incombente anche sull'Europa occidentale se non si
interveniva a bloccarlo e indebolirlo in quella orientale.
5) Le cose peggiori le abbiamo per dovute leggere ancora sul principale quotidiano
italiano che ha sentito l'esigenza di pubblicare in prima pagina un inquietante intervento
dello storico Daniel Goldhagen docente ad Harvard. Questo storico ebreo- autore de "I
volonterosi carnefici di Hitler" - sostiene nel suo libro e nell'intervento pubblicato dal
quotidiano italiano una tesi aberrante: i popoli vanno puniti quanto i loro governi. La
sua tesi che le popolazioni hanno avallato ieri gli orrori del nazismo ed oggi la
repressione serba, per cui tedeschi e serbi possono essere bombardati senza piet. La
tesi di Goldhagen rasenta il razzismo "La stragrande maggioranza dei serbi animata da
una variante particolarmente virulenta del carattere nazionalista della civilt occidentale.
La conseguenza raccapricciante rappresentata da tutti i civili bosniaci e albanesi morti
alla stessa stregua degli ebrei, dei polacchi, degli omosessuali e di altri (e qui Goldahen
omette gli stessi serbi) uccisi durante il periodo hitleriano.....La maggior parte del
popolo serbo, sostenendo o perdonando le politiche di eliminazione di Milosevic si
resa sia legalmente sia moralmente incompetente a condurre i propri affari interni. Il
loro paese deve avere essenzialmente una amministrazione controllata...Il popolo serbo
dovrebbe riprendere la piena sovranit soltanto quanto potr dimostrare di essere una
vera democrazia". (Corriere della sera del 5 maggio) Una domanda: Se le tesi di
Goldhagen non sono condivisibili per il loro estremismo perch hanno trovato ampio
spazio sulla prima pagina del pi venduto quotidiano italiano? 6
6) I paesi della NATO dopo la guerra vogliono non solo "protettorare" il Kossovo ma
decidere anche le sorti della vita politica interna della Serbia. Si parla di escludere dalla
ricostruzione la Serbia se Milosevic non viene allontanato dal potere. Si d spazio e
A nessuno sfugge che in queste due aree (Iraq e Balcani) si sono prodotti i due conflitti
pi estesi e pi gravi degli anni '90 ed altri se ne stanno innescando in funzione
apertamente anti-russa nelle aree definite strategiche da Brzezisnki (vedi il Caucaso e la
nuova frontiera petrolifera del Mar Caspio). Quelli che abbiamo indicato, sono solo
alcune notizie comparse in questi mesi e che hanno in qualche modo colpito l'attenzione
per lo sforzo di mettere in evidenza dettagli e fattori spesso secondari e non rilevanti.
Sorge un primo dubbio: chi ha scelto di dare evidenza a questa "specificit ebraica"
nella guerra dei Balcani lo ha fatto per mettere in luce il ruolo da protagonisti dei suoi
membri? Oppure un messaggio che lascia trapelare una sorta di allarme per
l'invandenza e la potenza della cosiddetta "lobby sionista"? (Ad esempio perch il
CorrierEconomia del 7 giugno mette in evidenza il potere crescente di un nuovo
oligarca in Russia, tal Roman Abramovich ex braccio destro del finanziere ebreo
Berezovskij alla luce delle recenti polemiche sul potere della finanza ebraica in
Russia?)
Se queste due domande - anche se tra loro in contraddizione - risultassero per
pertinenti, ci sarebbe da chiedersi in modo estremamente serio se non sia il sionismo
contro cui dovremo combattere in Europa o quantomeno nell'Europa dell'Est nel
prossimo secolo ormai alle porte.
Il "popolo di sinistra" si trova cos di fronte ad un orribile dubbio che le pretestuose e
potenti campagne stampa su un presunto "antisemitismo della sinistra" non possono
dirimere.
http://euro-synergies.hautetfort.com/archive/2009/02/11/entretien-avec-dragos-kalajic-1997.html
Archives de SYNERGIES EUROPEENNES - 1997
Tandis que l'on vote en Serbie, le vent de la guerre souffle nouveau sur les Balkans et
les accords de Dayton risquent d'tre balays par les tensions provoques par
l'intransigence des Etats-Unis qui viennent de se ranger du ct de la Dame de fer de
la Rpublique Serbe, la Prsidente Plavsic.
Les principaux observateurs internationaux sont d'accord pour dire qu'une simple
tincelle suffirait embraser une situation dj bien critique. Ils nous rappellent
galement que l'avenir de l'aire balkanique proccupe non seulement les Serbes, les
Bosniaques et les Croates mais aussi les Europens, les Russes et les Amricains. C'est
dans ce contexte que le nouveau quotidien milanais La Padania a recueilli les propos du
Snateur serbe Dragos Kalajic, co-directeur de l'Institut des Etudes gopolitiques de
Belgrade. Kalajic nous a expliqu l'actuelle crise balkanique avec le regard d'un
(go)politologue serbe qui connat bien la situation italienne.
DK: Les sanctions et l'embargo subis par la Serbie depuis plusieurs annes ont appauvri
l'conomie du pays et provoqu un fort taux de chmage. Aujourd'hui encore la Serbie
est isole de la communaut internationale et le FMI dconseille d'investir chez nous,
tandis qu'une caste de nouveaux riches, authentiques requins de la finance, spcule sur
cette situation tragique. Ceux qui hier faisaient chez nous l'apologie du communisme se
sont transforms aujourd'hui en thurifraires de la dmocratie capitaliste librale.
C'est un peu ce qui s'est pass en Italie aprs la chute du fascisme, le 25 juillet 1943...
DK: Absolument pas! Il me dplait que l'Europe ait utilis deux poids deux mesures, en
reconnaissant arbitrairement le droit la scession de la Croatie et de la Slovnie, et,
en mme temps, ait avalis les frontires entre les diverses rpubliques yougoslaves
que le rgime communiste avait traces.
DK: Exactement. Durant la guerre entre nous, les Serbes, et les Croates, j'ai rencontr
un soldat ennemi que nous avions fait prisonnier et qui m'a dit: Dans le futur, la Croix
ne combattra plus, parce que le danger, c'est le Croissant. L'Europe de Bruxelles et les
Amricains font semblant de ne pas comprendre que l'Islam vise l'arabisation du
monde. Nous nous trouvons en tant qu'Europens en face d'une religion qui propage un
totalitarisme implaccable, mais, cause de sordides intrts d'argent, personne n'ose
le dire. Je voudrais vous rappeler qu'en mars 1992, un projet intressant a t propos
aux parties belligrantes: la cration d'une fdration de cantons ethniques en BosnieHerzgovine. Si ce projet avait t accept, des flots de sang auraient t pargns au
pays. Mais c'est le leader bosniaque Izetbegovic qui a fait pression sur l'ambassadeur
amricain Zimmermann pour que celui-ci fasse marche arrire et retire sa signature. Ce
petit jeu cynique de la superpuissance amricaine, en paroles adversaire tenace de
l'Islam, mais en fait grande financire et protectrice des Musulmans quand ceux-ci
reprsentent un danger pour l'Europe.
DK: En disant cela, je me base sur des donnes et des rapports internationaux qui n'ont
jamais t dmentis. Saviez-vous que les politologues turcs les plus influents annoncent
l'islamisation de l'Europe dans les prochaines dcennies? En 1991, la revue de
gopolitique des musulmans bosniaques, Preporod (Sarajevo), donnait la parole au
professeur turc Nazmi Arifi qui y prconisait l'islamisation de l'Europe par l'explosion
dmographique des rsidents musulmans dans notre continent.
GS: En Italie, le gouvernement de l'Olivier (gauche) veut donner le droit de vote tous
les extra-communautaires, alors que l'immigration clandestine demeure un problme
irrsolu. Que pourrait-on bien faire, selon vous, pour viter toutes tensions futures?
DK: C'est Umberto Bossi qui a raison quand il prvoit une vritable invasion
d'immigrants dans les prochaines dcennies. Or vos jeunes, en Italie, ne bnficient
plus d'aucune protection sociale. Pire, les groupes de la criminalit organise pourront
recruter partout, chez vos jeunes comme chez les immigrants, des hommes dsesprs
et dracins prts tout. Ce problme de l'exclusion et de l'immigration n'est pas
l'affaire de chaque Etat en particulier, c'est un problme qui est dsormais
international. Hlas, les dsquilibres gopolitiques d'aujourd'hui ne laissent rien
prsager de bon, vu la prpondrance de l'idologie mondialiste dans tous les
gouvernements d'Europe.
GS: Depuis longtemps, vous suivez les vnements d'Italie. Que pensez-vous de
l'mergence d'une Padanie indpendante?
http://www.eurasia-rivista.org/con-i-serbi-incontro-con-yves-bataille/13317/
Yves Bataille una attivista impegnato da decenni nella lotta per la liberazione
dellEuropa contro loccupante atlantista. Ora sul fronte di Kosovska
Mitrovica, dove i Serbi del Kosovo resistono alle truppe di occupazione della
NATO.
porte di una Pristina ripulita dai Serbi, hanno dato i nomi delle loro strade a
Clinton, Albright e Clark. A titolo di aiuto per la ricostruzione, lUnione Europea,
gli Stati Uniti e le monarchie petrolifere arabe hanno versato milioni di euro e
dollari in parte stornati dalla mafia. LArabia Saudita ha riversato un fiume di
denaro per creare moschee conformi alleterodossia wahhabita. In Bosnia ci
sono
gruppi
islamici,
ma
sono
una
minoranza.
Ne approfitto anche fare una osservazione. Gli Albanesi sono meno di quanto
affermino: dal 1999, 250.000 Serbi se ne sono andati o sono stati espulsi. Un
piccolo numero riuscito a tornare. Vi sono oggi 170.000 Serbi. I due milioni di
albanesi dichiarati nel 1999 per giustificare lattacco della NATO, sono una
bugia, in quanto il censimento albanese ha identificato 1.700.000 abitanti
nellaprile 2011 (il nord serbo ha rifiutato il censimento). Sappiamo che dal
1999 una parte della popolazione dellAlbania si riversata nella provincia per
avere sovvenzioni e contributi dalla comunit internazionale, aggiungendosi
a quelli che gi avevano fatto tale passo a nord, durante la colonizzazione
precedente, sapendo anche che ben pochi albanesi del Kosovo sono emigrati in
Occidente per ragioni di passaporto e visto, si deve concludere che le cifre
erano false. Questa gigantesca menzogna, largamente ripresa dalla stampa
occidentale, ha facilitato la nuova pulizia etnica a danno dei Serbi e delle
minoranze etniche non albanesi. Quindi ricostruire la Jugoslavia con gli emuli di
questi albanesi forieri di invasioni e occupazioni, non allordine del giorno.
Le cose potranno sistemarsi un giorno con le altre nazionalit, ma per il gruppo
albanese in quanto tale, etnocentrico, gregario e americanolatra non vedo
come. Lo sguardo degli Shqipetar (4) rivolto agli Stati Uniti, non allEurasia.
Gli statunitensi hanno fatto loro credere che avrebbero diritto ad una Grande
Albania a scapito di Serbi, Montenegrini, Macedoni e Greci a spese di tutti i
vicini dellAlbania ed essi ne approfittano, perch tutto loro permesso.
6) Cosa succede nelle altre enclavi serbe in Kosovo?
YB Il Nord non un enclave. Si appoggia sulla Serbia. Le enclavi serbe sono
isole e isolotti a sud del fiume Ibar che divide la citt di Kosovska Mitrovica.
Lentit principale, quella di Strpce, 10.000 abitanti, si trova sulle pendici della
montagna Sar Planina, che confina con la Macedonia. Strpce formata
prevalentemente da una dozzina di villaggi serbi che sono sopravvissuti ai
bombardamenti del 1999 e alle pulizie etniche del 1999 e 2004. Nelle
vicinanze, ma fuori, c lenclave di Velika Hoca, un grazioso borgo medievale
conservato, con 14 chiese ortodosse e una specialit che risale al Medioevo, la
produzione di vino. Il paese circondato da vigneti. Nel Kosovo centroorientale, a pochi chilometri da Pristina, c anche Gracanica, centro
dellortodossia serba, un enclave grande ma porosa, con circa 30.000 abitanti.
Le altre enclavi sono sparse. Sono dei villaggi completamente isolati come
Gorazhdevac, 1000 abitanti a 6 km da Pec, pezzi di enclavi, ghetti, quartieri
come la Collina di Orahovac, dove la maggior parte se ne andata nel 2004, e
rimanendo in condizioni di estrema precariet che 400 serbi. Poi un serbo mi ha
mostrato la strada a 40 metri, e mi ha detto: vedete questo angolo, mio
fratello andato l due anni fa e non mai tornato.
Grazie e coraggio, compagno
Traduzione di Alessandro Lattanzio
Fonte: http://corsicapatrianostra.over-blog.com/article-avec-les-serbes-rencontre-avec-yves-bataille-97160403.html
Note:
(1)
EULEX:
missione
di
polizia
e
giustizia
dell'UE.
(2)
KFOR:
Kosovo
Force
(NATO
e
partner)
(3) NED: National Endowment for Democracy. Principale strumento di ingerenza degli Stati
Uniti, uno schermo della CIA. La NED crea e finanzia in tutto il mondo organizzazioni non
governative (ONG) che fungono da operazioni da rel per le operazioni politico-militari anglostatunitensi nei paesi presi di mira.
http://www.avatareditions.com/italia/255/quaderni-di-geopolitica-n-3-italia-e-serbia-passatopresente-e-futuro-di-unamicizia
politique qui irrite fort la dite communaut internationale et ses clones de Belgrade: la tenue le 14 fvrier dun
rfrendum posant cette question: tes-vous pour les institutions de la Rpublique du Kossovo au nord
du Kossovo et Mtochie? . Le Nord va se retrouver sa faon dans la position du Pridniestrovie (
Transnistrie) lest de la Moldavie avec une territoire, un drapeau, un hymne national, une monnaie, des
institutions, une administration. Il manquera une arme mais peut-tre que lembryon darme populaire se
trouve au sein du Mouvement des Barricades En tout cas il incarne la Rsistance.
de la nation. Mihailo a jou un rle important dans la manire darticuler le discours et dargumenter.
Dautre part des journaux comme Ogledalo (aujourdhui disparu) et Geopolitika de Slobodan Eri, des sites
internet dinformation ou de groupes militants comme Srpska Politika, Apisgroup, Vidovdan,Dveri, 1389, Nasi
-1389, Obraz, Nova Srpska Politika Misao, Pokret za Srbiju etc ont jou un rle indniable dans linformation
et la diffusion darguments novateurs. On notera aussi en ce moment limportance des rseaux sociaux
comme Facebook pour lessaimage des ides.
Je peux ajouter que par mes frquentes interventions politico-mdiatique, de 1993 aujourdhui, jai introduit
dans le Mouvement national serbe lapproche gopolitique et sorlienne des faits. Le russe Alexandre
Douguine est venu Belgrade o ses principaux livres ont t traduits. Il a tenu des confrences, rencontr
du monde. Les changes avec des Russes, des Franais et des Italiens, en particulier ceux du
groupe Eurasia, se sont dvelopps avec bnfice mutuel. Ce travail politique en amont ainsi que la
prennit de la crise (un pays sans frontires et un peuple qui se voit en permanence accus et attaqu)
expliquent la vigueur de la pense nationale et lessor des blogues se rclamant du nouveau nationalisme et
de lEurasisme.
Le thme et les perspectives de lEurasisme sont donc en ce moment largement discuts. LEurasisme est
vu comme un projet fondamentalement anti-occidental et non align reliant la Serbie la Russie et une
autre Europe. Un mouvement de libration nationale.
Le Mouvement national serbe a un avantage sur ceux dItalie et
surtout de France, il bnficie du soutien de nombreux
intellectuels. Un domaine o les Amricains ont chou ici cest
le Front culturel. Cela ne veut pas dire que les nuisances
amricano-occidentales ne sont pas vhicules. Elles le sont via
les mdias audio-visuels libres et dmocratiques aux
mains de socits capitalistes anglo-saxonnes et allemandes.
Mais en dehors de ce placage artificiel il y a dans les lites
relles et dans le peuple un rflexe de rejet de la sous-culture
occidentale. Ainsi la conscience verticale, la mmoire la plus
longue et la projection vers le futur sharmonisent. La posie,
les chansons traditionnelles et le folklore vivant sont des armes de destruction massives que limprialisme
amricano-occidental ne peut bombarder. LUsaid (ambassade amricaine), Ned (3) et la Fondation
Soros ont dpens beaucoup dargent pour corrompre le secteur culturel comme ils avaient corrompu le
secteur politique (politicien) et financier mais leurs reprsentants ont fini par avouer en priv un chec sur la
cible.
Il faut ajouter que si les nationalistes sont reprsents au parlement avec le Parti radical serbe (Srs) affaibli
par une scission de droite nationale, le cur du Mouvement est extra-parlementaire. On le retrouve
dans une foule dassociations et de groupes effervescents. Le Mouvement des Barricades du Kossovo, pour
ce qui le concerne, est un mouvement basiste et autonome impuls par des hommes et des femmes du
peuple en-dehors et au-dessus des partis. Apparent la rsistance sans chefs , il ne se rduit pas
de petites cellules sans lien entre elles mais articule sur le terrain des groupes solidaires et autogrs. Dans
la situation de dtresse o il se trouve, le peuple a pris en main lui-mme son destin. Ceux qui dans les
partis refusent lirrdentisme albanais, lOtan et lUe lappuient mais ils nen sont pas le moteur.
5) Existe-t-il au sein de la population albanaise des courants eurasistes favorables au rtablissement de la
Yougoslavie?
YB - Je nen connais pas. La position de ceux que lon pourrait prsenter comme des nationalistes
albanais est intenable et dans tous les cas inacceptable: ces nationalistes sont aujourdhui les
seuls au monde, si lon excepte les Israliens, applaudir les Amricains, brandir des drapeaux yankees.
Leur identit ethnique, plus que la religieuse, les spare des Slaves de lex Yougoslavie. Comme hier les
bandits de Lucky Luciano en Sicile, ils ont servi de cheval de Troie lenvahisseur; ils baignent dans une
socit criminelle o la seule industrie est celle de la prostitution et de la drogue; ils ont rig une copie en
plastic de la statue de la Libert de New York lentre de Pritina nettoye des Serbes; ils ont donn les
noms de Clinton, dAlbright et de Clark leurs rues. Au titre de laide la reconstruction lUnion europenne,
les Etats-Unis et les Ptromonarchies arabes ont dvers des millions deuros et de dollars en partie
dtourns par la Mafia. LArabie Soudite a rpandu un flot dargent pour crer des mosques selon la
normewahhabite. Des groupes islamiques existent comme en Bosnie mais ils sont minoritaires.
Jen profite pour faire une remarque. Les Albanais sont moins nombreux quils ne le prtendaient: depuis
1999, 250.000 Serbes sont partis ou ont t chasss. Un nombre infime a pu revenir ( Povratak, le
retour) Il reste aujourdhui 170.000 Serbes. Les 2 millions dAlbanais annoncs en 1999 pour justifier
lattaque de lOtan taient un mensonge puisquun recensement albanais a relev en avril 2011 1.700.000
habitants (le Nord serbe a refus le recensement). Comme on sait que depuis 1999 une partie de la
population de lAlbanie dverse dans la province pour toucher subsides et subventions de la
communaut internationale sest ajoute ceux qui avaient dj fait le saut vers le nord lors des
colonisations de peuplement antrieures, comme on sait aussi que trs peu dAlbanais du Kossovo ont pu
migrer en Occident pour des raisons de passeport et de visa, on doit en conclure que les chiffres taient
faux. Ce mensonge de taille, largement repris par la presse occidentale, a facilit le nouveau nettoyage
ethnique des Serbes et des minorits ethniques non albanaises. Nouveau nettoyage car, constantes de
lHistoire, les nationalistes albanais sont les continuateurs de ceux qui ont toujours essay dtendre
leur domaine vers le nord par limmigration et lexpulsion des Serbes. Mme sils se sont rvolts de courts
moments contre les envahisseurs de la rgion (contre les Ottomans, les communistes albanais dEnver
Hodja aids par les partisans yougoslaves de Tito furent eux trs minoritaires contre les forces de laxe qui
sappuyaient sur lesBallistes). Alors refaire la Yougoslavie avec les mules de ces Albanais fourriers des
invasions et des occupations nest pas lordre du jour.
Les choses pourront un jour sarranger avec les autres nationalits mais pour le groupe albanais tel quil se
prsente, ethnocentriste, grgaire et amricanoltre je ne vois pas comment. Le regard
des Shiptars (4) est tourn vers les Etats-Unis, pas vers lEurasie. Les Amricains leur ont fait croire quils
auraient droit une Grande Albanie au dtriment des Serbes, des Montngrins, des Macdoniens et des
Grecs - au dtriment de tous les voisins de lAlbanie - et ils en profitent puisque tout leur est permis.
servent de relais aux oprations politico-militaires anglo-amricaines dans les pays cibles.(4) Shiptars: les Aigles. Nom donn aux
Albanais du Kossovo par eux-mmes.
Lors de l'agression terroriste de la Serbie par l'O.T.A.N. en 1999 ,comme pour celle de la Libye rcement ,les raids
meurtriers partirent entre autres de la base de Sulinzara , en Corse . Le peuple Corse , colonis , dont les droits sont
nis ,a condamn cette politique imprialiste et raffirme sa solidarit avec la rsistance hroique du peuple serbe .
A SQUADRA