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Incipit

Francois Thual? Attacco a Charlie-hebdo?

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La tesi di Dragos Kalajic ad Alfonsine (Ra)


"Lautentico nemico dellEuropa non la Russia, ma lIslam"
Si svolta ad opera della sezione leghista di Alfonsine (Ra) la presentazione del libro
Stato e Potenza del leader comunista Gennadij Zjuganov cui seguto un pubblico
dibattito sul nazional-comunismo russo e il rapporto America-Eurasia. A Marco
Montanari dellUniversit di Bologna che ha contestato la definizione di nazionalcomunismo assegnata a Zjuganov, sottolineando come il comunismo russo abbia ancora
come faro lo stalinismo centralista, ha risposto Carlo Terraciano della rivista "Rosso
nero" che in Russia, nel 93, fu testimone diretto della nascita di un fronte nazionalcomunista denominato "Fronte di Salvezza Nazionale". "Oggi - ha detto - lo scenario
politico russo non si divide pi tra destra e sinistra: il vero scontro tra gli
internazionalisti filoamericani e i patrioti russi di ogni colore. Dalla fine della guerra
mondiale in poi, tutte le alleanze militari filo-Usa hanno come obiettivo
laccerchiamento della Russia e la sua riduzione a suddito politico ed economico. Ma
non si considerato che lex Urss ha sempre avuto una coscienza imperiale e la guerra
di Cecenia suona da avvertimento a coloro che danno gi per morta la Russia
ortodossa". Di Caucaso e Balcani ha poi parlato il giornalista Massimiliano Ferrari che
ha ricordato la grande simpatia che la Lega prova per il mondo cristiano-slavo che in
Serbia e nel Caucaso combatte e fa da argine allavanzata dellIslam. "Lala pura e non
mercantilista della Lega - ha detto - mette linteresse della comunit di sangue al di
sopra del benessere del singolo egoista e simpatizza per i fratelli slavi che si sacrificano
in nome della comune patria europea e rifiuta la visione di coloro che straparlano di una
ricca Europa occidentale da chiudersi ad est e da aprirsi a milioni di lavoratori
musulmani "purch in regola col permesso di soggiorno". La rivolta cecena non
classificabile come autonomista: i ceceni, gi autonomi, avrebbero potuto ottenere la
piena indipendenza con il famoso referendum deciso per il 2001. Invece hanno dato il
via ad una nuova fase di espansionismo islamico ai danni dellEuropa. Inoltre la Russia
che perde i giacimenti del Cacauso equivale alla definitiva sudditanza energetica
dellEuropa nei confronti dellaccoppiata amero-islamica che avr il totale controllo
delle aree gas-petrolifere e degli oledotti". Lultimo intervento stato quello del Prof.
Kalajic, dellistituto geopolitico di Belgrado, che ha ricordato come il futuro della
Padania dipenda in maniera vitale dai processi incorso in Russia. "Lalleanza russoeuropea - ha detto - stata osteggiata per secoli dallInghilterra e oggi dagli americani
che mirano al controllo del nostro continente e creano conflitti che oppongono europei
ad europei. A giovare di questa situazione sar la Turchia che si vuole fare entrare nella
Ue consentendo cos a 70 milioni di turchi e ad altri 100 milioni di turcofoni islamici di
insediarsi nel cuore dellEuropa. La politica anticomunista della guerra fredda aveva

come vero obiettivo la Russia e non il sistema comunista. Oggi un eventuale alleanza
alle elezioni di marzo tra i nazionalcomunisti e un autorevole Putin liberatosi dai
parassiti di corte potr rappresentare linizio di un processo di liberazione
dellEuropa".Fe. P.

Tiberio Graziani
SERBIA, TRINCEA D'EUROPA

Postfazione a "Serbia, trincea d'Europa", di Dragos Kalajic


"L'Europa, una volont unica, formidabile, capace di perseguire uno scopo per migliaia
di anni" - F. Nietzsche
Mentre mi accingo a scrivere questa postfazione - richiestami dallamico Drago Kalajic
per ledizione serba del suo Serbia, trincea dEuropa -, il telegiornale passa la notizia di
altri due omicidi compiuti ai danni del popolo serbo da parte di alcuni terroristi
albanesi: seguita dunque la mattanza, iniziata, giova ricordarlo, ben prima
dellaggressione NATO al popolo jugoslavo. Ora per, dopo il cessate il fuoco, il
massacro seguita col benestare, perfidamente occulto, della KFOR: lintera zona non
deve essere affatto pacificata, devono rimanere tutte le tensioni possibili (1),
immaginabili ed inimmaginabili, affinch sia necessaria e pertanto umanitariamente
legittimata, agli occhi dellopinione pubblica, la forza doccupazione di una parte
consistente del territorio federale. Sotto questo aspetto persino la presenza militare
russa, importante elemento di bilanciamento nei confronti delle forze alleate e, per
alcuni versi, di garanzia nei riguardi dei Serbi, sembra rappresentare, nel gioco delle
parti architettato dai politici di Washington, un alibi bello e buono, giocato anchesso
sulla pelle dei popoli jugoslavi: occorre tuttavia fare sempre i conti con i reali rapporti
di forza, e constatare che la Federazione Russa , nonostante lattuale dirigenza,
lobiettivo geopolitico che a medio termine le forze NATO si sono poste di contenere ed
influenzare, sul piano militare, attraverso una serie di partenariati con i Paesi dellexblocco sovietico. In tale prospettiva, gli ultimi episodi secessionisti avvenuti in
Daghestan, nonostante le pur presenti motivazioni endogene, dordine storico e
religioso (2), non possono essere considerati disgiunti dalla ampia e complessa strategia
antirussa che prevede da una parte il contenimento NATO, cui gi abbiamo accennato, e
dall'altro la costituzione di quella che Claudio Mutti, nella presentazione di questo
volume, definisce "una dorsale pseudoislamica tale da imprigionare la Russia e tutta
quanta l'area ortodossa", alimentata e finanziata dallIslam rigido dei sunniti wahhabiti,
il cui centro lArabia saudita (3). La presenza militare, oltre a limitare di fatto la
legittima sovranit del governo di Slobodan Milosevic prelude, dietro i fantomatici aiuti
per la ricostruzione, al condizionamento economico-produttivo (4) della ormai ridotta
Repubblica Federale Jugoslava; questo un copione gi visto e recitato, sovente a
malincuore, in primo luogo dallItalia e dalla Germania, nellambito della pianificazione
economica del Piano Marshall allindomani della fine del secondo conflitto mondiale. Il
dramma che, in questi anni, ha come protagonisti/vittime i popoli della ex-Jugoslavia,
trova la sua immediata ragione dessere nella tendenza mondialista ad allargare al

massimo, nel continente euroasiatico, i propri spazi economici - in nome del cosiddetto
libero mercato. E questa una tendenza sostenuta militarmente e politicamente, passo
dopo passo, da strategie geopolitiche ben definite e mirate, come evidenziato peraltro
dalle acute e ponderate considerazioni di Kalajic. Analizzando gli ultimi dieci anni di
storia europea anche dal solo, e pertanto riduttivo, punto di vista dei rapporti economici,
interessante notare come, a partire dal collasso dellex-impero sovietico, sia le Nazioni
europee ad economia socialista che quelle dellEuropa occidentale con economia a forte
partecipazione statale abbiano subito veri e propri cataclismi politici nonch la veloce
disintegrazione di intere classi dirigenti e spesso una perdita e/o ridefinizione dei propri
territori e confini. Nellest europeo la nascita della Confederazione degli Stati
Indipendenti ha tentato di mantenere, per certi versi, peraltro limitati, alcune posizioni
di autonomia dalla politica mondialista, ma di fatto ha svolto il ruolo di pompiere dei
reali interessi popolari e statuali dei Paesi appartenenti allex-blocco sovietico; tale
ruolo, ben compreso e stigmatizzato dallopposizione nazional-comunista russa, ha
posto in essere le premesse - tutte ancora da valutare - di un processo di transizione al
mondo liberista che le incomprensioni, dordine esclusivamente mercantile che talvolta
sembrano emergere, tra loligarchia che fa capo ad Elcin e i diktat del Fondo Monetario
Internazionale (FMI) non fanno altro che accelerare. Altre due Nazioni, sempre dellest
europeo, hanno pagato pesantemente il loro obolo agli imperativi del nuovo corso
liberista: la Cecoslovacchia, che ha perduto la sua unitariet politico-amministrativa
scindendosi in due repubbliche e divenendo quindi facile preda di investimenti
usurocratici da parte della finanza internazionale, e la Romania che, appena saldato il
debito contratto col FMI, ha dovuto sacrificare Ceausescu e cedere nuovamente ai ricatti
della Banca Mondiale. Ma se Atene piange, Sparta di certo non ride. Infatti nella parte
occidentale del nostro continente abbiamo assistito, e tuttora assistiamo, allo
sgretolamento progressivo dello stato sociale (baluardo residuale, quantunque
degenerato e putrescente, di una economia e di una solidariet sociale ancora connessa a
interessi nazionali e di questi purtroppo il solo collante) dei principali Paesi (Italia,
Francia, Germania), ed alla estromissione di intere classi dirigenti, politiche ed
economiche (Italia)(5) . A tutto ci si accompagna la crescente ondata migratoria che da
oltre una quindicina di anni imperversa sullintera Europa occidentale. La disgregazione
economico-sociale e la scarsa attenzione dei governi europei al problema
dellimmigrazione favoriscono i flussi migratori, aumentandone il grado dintensit e di
pervasivit, fino a determinare, da un lato, episodi incontrollabili di intolleranza - finora
limitati e sporadici, e comunque confinati nellambito di epidermica reazione a
fenomeni di microcriminalit -, e, dallaltro, la crescita macroscopica di organizzazioni
criminali transnazionali di stampo mafioso a base etnica, che compromettono,
drammaticamente, il controllo di ampi spazi territoriali (nazionali ed extranazionale,
come nel caso dellarea adriatica) da parte delle normali forze di polizia ed alimentano,
con i loro illeciti ricavati, quote sempre pi crescenti e costitutive della finanza
internazionale, che, poich pecunia non olet, le tollera e pertanto le legittima.
L'immigrazione, fenomeno naturale e ricorrente nella storia dei popoli, assumendo sul
finire del secolo proporzioni vieppi gigantesche, date le condizioni storiche di sviluppo
industriale del Nord del pianeta - per cui si pu parlare di un vero e proprio
urbanesimo planetario - diviene, oggettivamente, nel quadro delle strategie messe in
atto dai governi degli USA e dagli organismi internazionali che fanno capo alle Nazioni
Unite, un non trascurabile elemento aggiuntivo alla destabilizzazione e ridefinizione
delle politiche economico-sociali dei Paesi dellEuropa occidentale (6), ove la presenza
di residuali meccanismi economici ancora vincolati a interessi nazionali e statali
limitano la completa globalizzazione dei mercati interni. I fenomeni secessionisti, come
quello del Kosovo e Metohija o del Daghestan, che esplodono apparentemente in nome
del principio di autodeterminazione dei popoli o di una specificit religiosa, nella

generalit dei casi (a causa della loro posizione geostrategica) sono pretesti, che danno
un senso agli interventi umanitari ed al presidio militare dei governi di Washington e di
Londra e pongono inoltre le premesse per la definizione di un nuovo diritto
internazionale, una sorta di un parodistico Jus planetario. Tale diritto determinato
anche dall'attuale fase del complesso processo di globalizzazione, che, superato lo
stadio che potremmo definire dei Trattati (GATT, ASEAN, NAFTA etc.), esige, in
particolare in Europa, la eliminazione formale di qualunque entit geopolitica sovrana,
che si frappone al suo sviluppo. Oggi i micronazionalismi europei, lungi dal
rappresentare una sana e giusta rivendicazione delle proprie particolarit e dignit, sono
mine vaganti lanciate contro il nostro continente che potr essere libero e sovrano solo
se sar unito, forte ed economicamente indipendente. E' proprio nella prospettiva
dell'auspicata unit politica euroasiatica che la Serbia di Milosevic rappresenta, con il
fermo e deciso no alle pretese dell'imperialismo atlantico, un primo e reale presidio
della coscienza europea in lotta contro la crescente
occidentalizzazione/omogeneizzazione delle proprie e multiformi peculiarit. Le
incursione anglo-americane e le conseguenti distruzioni arrecate al popolo serbo ci
ricordano che il nemico principale l'Occidente, quello stesso Occidente che bombarda
quotidianamente l'Iraq, si appropria con rapacit delle risorse dell'intero pianeta, mette
ipoteche sul lavoro degli europei, specula sulle economie del cosiddetto Terzo mondo,
determina crisi generalizzate ed endemiche in larghi settori dell'economia mondiale.
L'unica e necessaria risposta alle tendenze totalizzanti del nuovo ordine mondiale
risiede pertanto nella organizzazione politica di un blocco continentale europeo. Dalle
considerazioni di Kalajic emerge che l'unit geopolitica euroasiatica potrebbe enuclearsi
(e realizzarsi con successo se l'opposizione nazional-comunista russa riesce a prevalere
sull'oligarchia el'ciniana) a partire dall'asse prioritario Roma-Berlino-Mosca; noi a
questa terna aggiungeremmo anche Istanbul. La Turchia - attuale e determinante testa di
ponte per l'attacco militare che i neocartaginesi muovono contro il nostro continente -
infatti costitutiva sia di qualunque ipotesi euroasiatista che di qualunque azione
finalizzata al riscatto continentale. Nel quadro della prospettiva proeuropea, occorre
superare per tutte le incomprensioni e le diffidenze che, alimentate ad arte dagli
strateghi di Washington e Londra, provocherebbero quelle "fratture culturali" gi
analizzate dai think tank mondialisti e compiutamente espresse da Samuel Huntington
nel suo The clash of Civilizations? Se tali fratture si realizzassero all'interno del nostro
continente esse innescherebbero un sicuro processo di disintegrazione politica
dell'Europa intera, facilitando cos l'egemonia anglo-americana.
Note
(1) Il cosiddetto management of crises, cio il mantenimento strategico di situazioni
critiche, stato recentemente messo in discussione, nei suoi risvolti militari ed
economici, da Edward N. Luttwak nel saggio Give war a chance ("Foreign Affairs", 78,
4, 1999). Secondo Luttwak le continue interferenze delle Nazioni Unite nei conflitti
ritardano le reali soluzioni di pace ed alimentano, sine die, il risentimento dei
belligeranti che invece paradossalmente la guerra esaurirebbe. E.N. Luttwak (1942),
specializzato in problemi militari, ha esteso l'applicazione della strategia ai fenomeni
economici ed alle problematiche sociali. E' senior fellow presso il CSIS (Centro di studi
strategici e internazionali) di Washington.
(2) Fino al 1928 esistevano (in Daghestan) circa 2000 moschee e circa 800 scuole
islamiche. Le seconde furono chiuse e le prime ridotte a 17 dalle offensive ateiste di
Stalin e di Kruscev. Furono chiusi gli oltre settanta luoghi sacri del Paese e i
pellegrinaggi proibiti. Il Daghestan stato il primo Paese dellarea Caucasia - Asia

Centrale a essere islamizzato: per giunta, direttamente, dagli arabi, nellVIII secolo. Ma
non basta: al pari della Cecenia stato centro delle due grandi guerre antirusse nel
Caucaso di fine 700 e degli anni 1829 -1859 (Piero Sinatti, Un Paese esplosivo dove
lIslam si radicalizzato, Il Sole 24 ore, mercoled 11 agosto 1999).
(3) Piero Sinatti, art. cit.
(4) Gi espresso, programmaticamente, da alcuni guru della finanza internazionale come
G. Soros di cui vale la pena riportare quanto segue a titolo esemplificativo di un
protocollo standard di pianificazione economico-politica incurante della libert dei
popoli e della dignit nazionale e sovranit degli stessi: Non dobbiamo ripetere gli
errori commessi in Bosnia. Gli sforzi di ricostruzione in Bosnia fallirono in quanto il
territorio era troppo piccolo e le diverse entit di governo, da quella federale a quella
locale, fecero pressioni per avere le mani in pasta. Questa volta il nostro impegno deve
estendersi allintera regione. Il punto ben compreso dagli uomini politici. Il patto di
stabilit per il sud-est europeo firmato in Germania a Colonia il 10 giugno
rappresenta un eccellente punto di partenza. Esso stabilisce tre gruppi di lavoro: per la
democratizzazione e i diritti umani; per la ricostruzione economica, lo sviluppo e la
cooperazione; e per la sicurezza. Ecco quindi un quadro di riferimento che aspetta di
essere utilizzato. Il nucleo essenziale del piano si basa su quattro passaggi: 1) lUnione
europea prende il controllo dei servizi doganali dei Paesi aderenti; 2) la Ue rimborsa i
Paesi per la perdita delle entrate doganali tramite il budget dellUnione. Lammontare
dei sussidi dovrebbe essere in ragione di cinque miliardi di euro allanno. Ci rientra
perfettamente nellAgenda 2000, approvata a Berlino. 3) La compensazione potrebbe
riflettere la potenziale, piuttosto che leffettiva perdita di introiti, ma la condizione per il
sussidio dovrebbe essere strettamente legata ai risultati. Per esempio, in Serbia
dovrebbero tenersi elezioni sotto legida dellOsce come condizione per lottenimento
dei sussidi. Questo costringerebbe alla resa Milosevic pi delle bombe. 4) Con questo
finanziamento della Ue, i Paesi dovrebbero muoversi verso leuro (o verso il marco
tedesco fino allentrata in vigore della valuta unica europea) come moneta comune. La
Bulgaria ha gi introdotto un currency board basato sul marco tedesco; le altre nazioni
non avrebbero neppure bisogno di un tale strumento. Insieme queste quattro misure
creerebbero, in un primo momento, unarea di libro scambio simile al Benelux. Non
appena lUnione europea sar soddisfatta dei controlli sulle dogane, potrebbe ammettere
questarea al mercato comune europeo. Il commercio di prodotti agricoli il settore
principale della regione potrebbe rimanere soggetto a restrizioni, ma la Ue dovrebbe
dimostrare una certa generosit perch il piano abbia successo. Il secondo passo
dovrebbe avvenire entro un futuro ragionevole, diciamo due anni. In un futuro pi
lontano, i Paesi dovrebbero essere ammessi come candidati a Stati membri. Ulteriori
passaggi saranno necessari: facilitazioni creditizie per la ricostruzione e gli investimenti;
assistenza tecnica per stabilire le condizioni di legalit; sostegni alleducazione,
formazione manageriale, mezzi di comunicazione indipendenti e societ civile. (G.
Soros, Per una comunit dei Balcani, Il Sole 24 Ore, marted 6 luglio 1999; cfr. anche
Reconstruction, Soros sees a solution, intervista a Soros, Newsweek, 12 luglio 1999).
(5) Per quanto attiene ridefinizioni d'ordine territoriale avvenute in Europa occidentale,
si ricorda la riunificazione delle due Germanie. E' inoltre da tener presente il
consolidamento di fenomeni localistici come quello rappresentato, in Italia, dalla Lega
Nord le cui tesi separazioniste e strategie secessioniste mettono continuamente in
discussione l'autorit dello stato nazionale italiano.
(6) In Italia si prevede che nel 2004, su una popolazione complessiva di 54 milioni, oltre

il 16% (circa 9 milioni) sar costituita da immigrati. Questi dati suffragherebbero le tesi
del ragioniere generale dello Stato italiano, Andrea Monorchio, che in un saggio di
imminente pubblicazione, Dove va lItalia, provocatoriamente, secondo lopinion maker
ed ex-ministro Alberto Ronchey, e demagogicamente (data limportanza della funzione
rivestita da Monorchio) per chi scrive, risolverebbe il problema della previdenza sociale
demandandolo agli introiti che lo Stato acquisirebbe dalla forza lavoro degli immigrati.
Cfr. Alberto Ronchey, Limmigrato pagher la nostra pensione? La previdenza del
ragioniere, Il Corriere della sera, mercoled 18 agosto 1999. Tali tesi sono state
condivise dal Governatore della Banca dItalia Antonio Fazio, vedi U. Gaudenzi, Fazio
nuovo prosseneta dell'immigrazione selvaggia, "Rinascita", sabato 31 luglio 1999.
Agosto 1999

Dragos, presente
| Lunedi 25 Luglio 2005 - 9:13 | Ugo Gaudenzi |
Dragos Kalajic, il nostro amico, una potente voce di rinascita dellEuropa, un
intellettuale-combattente senza macchia e senza genuflessioni verso il dominante
pensiero unico liberaldemocratico che inquina il mondo, se n andato via ieri, allo
scoccare della prima ora della notte di venerd.
Senatore della Repubblica Serba bosniaca martirizzata dagli atlantici, autore di saggi e
libri di spessore storico e culturale, esteta onirico e realista nelle sue opere figurative,
testimone e alfiere della volont di riscossa degli ultimi europei che non si sono arresi al
declino forzato della loro pi grande patria, indossato il suo vestito bianco, ha sorriso ai
suoi cari, alla sua Veriza e alla sua Sonia, alla famiglia ed agli amici tutti, ed ha lasciato
le sue ceneri nella sua amata Belgrado.
Ma non ha certo abbandonato il nostro mondo. La sua vita, la sua missione, non si
conclusa. Resta indelebile nei cuori di chi gli stato vicino, di sprone ad una nuova
stagione di battaglie e di vittoria.
L ultimo impegno del suo essere, della sua visione geopolitica nazional-europea, stato
quello di varare il ponte slavo, la rivista Europa Nazjia, Europa Nazione, di un nuovo
asse di riscossa della nostra pi grande patria: da Roma a Belgrado, da Belgrado a
Mosca. Che resta anche il nostro, di Rinascita, di impegno.
Sappiamo che lui sa di poter contare su di noi.
Sappiamo di essere depositari e partecipi dei suoi desideri, della sua volont di
rappresentare valori immutabili, eterni.
Sappiamo che non utopia vedere, costruire, la rinascita della nostra Europa.
Onore a Dragos Kalajic, intellettuale militante della causa etno-nazionalista.

Lo sporco conflitto del Patto Atlantico


deciso da New York
di Gianluca Savoini
Quella nei Balcani una guerra voluta da Washington e dai potentati finanziari
mondialisti che vogliono impedire allEuropa di crescere senza alcun tipo di tutela o di
controllo. Erano tutti daccordo i relatori dellincontro organizzato ieri presso lHotel
Cavalieri di Milano dallAssociazione "Sinergie Europee" e da "Contropinione":
lattacco Nato alla Serbia maschera, dietro una fittizia motivazione umanitaria
("salvare" gli albanesi del Kosovo dalla repressione di Milosevic), la secolare volont di
dominio a stelle e strisce sul nostro continente. Moderati da Alessandra Colla,
responsabile di "Sinergie Europee", gli interventi di Dragos Kalajic (direttore
dellIstituto di Geopolitica di Belgrado), Tomaso Staiti (responsabile di
"Contropinione"), Archimede Bontempi (in rappresentanza del settore Esteri della Lega
Nord) e il giornalista del "Giornale" Maurizio Cabona, hanno evidenziato come la
"questione balcanica" non possa essere risolta bombardando la Serbia n dipingendo
Milosevic come novello Hitler. "Oggi i serbi devono subire un attacco increscioso ed
illegittimo da parte del Patto Atlantico - ha cominciato Colla - e i veri motivi sono di
natura geopolitica". Bontempi ha sottolineato che "in questo momento in gioco non
solo lindipendenza della Federazione Jugoslava, ma quella di tutti i popoli che
rischiano di avere un tutore americano e un cane da guardia come la Nato, entrambi
usciti dagli schemi di alleanza difensiva e divenuta un potente aggressore del popolo
serbo. La Lega Nord - ha precisato Bontempi - si batte coerentemente per difendere
tutte le identit e le tradizioni delle genti europee, minacciate da ondate migratorie
pilotate dai quei potentati economici e militari che si ergono a gendarmi del
mondo".Durissimo Tomaso Staiti. "Sono un antianmericano viscerale - ha esordito lex
deputato missino -, a differenza di Gianfranco Fini e la sua Alleanza... atlantica, pardon:
nazionale...Non scambierei un mattone del Duomo di Firenze con tutta Miami, in
quanto la nostra Europa intrisa di storia e di arte millenaria che probabilmente gli
usurai dellAlta Finanza disprezzano profondamente". Staiti, storico emblema della
destra milanese, ha poi elogiato il Carroccio, sia per la presa di posizione sullattacco
Nato, sia per il referendum proposto per abolire la Turco-Napolitano. E anche Dragos
Kalajic ha ringraziato Bossi e tutta la Lega per la solidariet espressa al popolo serbo. In
sala la signora Augusta Formentini ha raccolto il ringraziamento e il pensiero di tutti
andato a suo marito, Marco Formentini, e agli altri tre deputati della delegazione del
Carroccio attualmente a Belgrado (Comino, Maroni e Caparini).La guerra continua, ma
il fronte filo-americano, anche da noi, comincia ad incrinarsi grazie ad iniziative come
quella di ieri".

https://forum.termometropolitico.it/29630-stupida-europa-di-dragos-kalajic.html
Stupida Europa
| Lunedi 25 Luglio 2005 - 9:19 | Dragos Kalajic |
La nostra analisi volta ad individuare e precisare quelle che sono le strutture essenziali
sulle quali si fonda lattuale lEuropa legale, ossia quella soggetta al potere delle sue
(pseudo) lites e dei suoi forti centri di pressione economici, politici, culturali e
mediatici.
In particolare, per la nostra disamina, la trattazione-chiave verte sullargomento chi ci
appare di maggiore rilevanza e che pi permette di svelare quelle che sono le linee
portanti della destrutturazione culturale, sociale, politica in atto nel nostro continente: le
politiche demografiche e immigratorie che condizionano il futuro del nostro continente.
Le ondate di immigrazione dal Terzo e dal Quarto mondo, sempre pi frequenti, alte e
minacciose, sono il risultato dellultima e peggiore forma di colonialismo,
sostanzialmente usuraia, quell economia del debito che ovunque provoca miseria e
fame. Un economia del debito che provoca ad arte la fuga di masse di disperati
convogliandole verso illusori mercati del benessere.
Si tratta di una sfida che assume oramai la magnitudine di una vera e propria, sebbene
non dichiarata, invasione d Europa.
Se un tale processo non perder nel breve-medio termine forza e consistenza, e se
questo, anzi, verr aggravato da un ingresso della Turchia nellUnione europea, tutti i
dati indicano che gi durante questo secolo gli Europei perderebbero la propria patria e
diventerebbero una minoranza etnica, votata alla decomposizione e alla sua scomparsa
nelloceano grigio-nero dei diversi (1).
Se tale moto degenerativo non verr arrestato, si confermer la prognosi
dellosservatore turco Nazmi Arifi sulle conseguenze demografiche dellentrata della
Turchia nellUnione europea, esposta una quindicina anni fa sulle pagine del Preporod
(2), portavoce dei musulmani di Bosnia ed Herzegovina:
LEuropa cosciente del potenziale turco, lEuropa cosciente della moltitudine turca.
LEuropa guarda alla Turchia come ad un paese che ha potenzialmente duecento milioni
dabitanti. (Sono calcolati anche un centinaio di milioni di turcofoni dellAsia centrale,
ai quali il governo di Ankara, fedele al panturchismo, offre la cittadinanza turca oggi e
offrir quella europea domani, nota di D.K.) logico che lEuropa non ostacoler la
Turchia. E prevedibile che, dopo dieci anni (dallingresso della Turchia nellUnione
europea, nota di D.K.) met degli abitanti dellattuale Europa occidentale saranno
musulmani per una serie di cause quali: lalta natalit dei popoli musulmani, la
consistente immigrazione proveniente da paesi di religione musulmana, la caduta
verticale delle natalit dei popoli europei, le conversioni allIslam. Tutti questi sono fatti
che lEuropa, volendo o non volendo, deve accettare.
E dunque chiaro e lo deve essere anche agli occhi pi semplici e ingenui - che sono
false ed ingannevoli quelle formule di soluzione del problema immigratorio fin qui
instancabilmente prodotte dalle (pseudo) lites politiche europee - spacciate negli Anni

settanta come progetto paternalistico di assimilazione che propagandano il modello


fallace dellintegrazione o i recenti ideali sentimentalisti di una societ
multirazziale e multiculturale.
In questo modo le (pseudo) lites che dominano lEuropa hanno dimostrato la propria
debolezza fondamentale, la tendenza ad abbandonarsi alle superstizioni del
razionalismo, particolarmente alla convinzione che con le sole parole - prodotte per
interpretare a priori le incognite dello sviluppo sociale - possibile non solo spiegare,
ma anche domare la realt, con tutte le minacce che contiene.
Su lassimilazione, lintegrazione e la societ multiculturale - che ci arricchisce
- possibile discutere solo l dove in questione una minoranza razziale o etnica che
non minaccia la maggioranza.
Lesperienza storica dimostra come ogni rapporto pacifico venga stravolto l dove la
minoranza cresce in modo tale di minacciare il predominio della maggioranza, anche
nel senso della legge di selezione naturale. La specie pi forte sospinge e alla fine
elimina la specie pi debole. Per questo motivo, allinizio del periodo neolitico, la
massa del tipo duomo detto mediterraneo gracile, basso, brachicefalo, con scheletro
fragile e pelle olivastra - che ha conquistato il Rimlend mackinderiano, dallIndia fino
alle Isole britanniche, dedicato allagricoltura ed ai culti della Madre Terra (3) - ha
completamente riassorbito o eliminato gli indigeni europei, luomo di Cro Magnon,
alto, forte e robusto cacciatore. Solo alcuni millenni dopo i discendenti delluomo di
Cro Magnon, i nostri progenitori indoeuropei, scesi dagli altipiani caucasici nellEuropa
per riconquistare la patria perduta riuscirono nel loro intento, vincendo le culture ed
etnie qui gi inseditesi grazie alletica aristocratica e allarte della guerra.
LEuropa diventer islamica?
Le industrie mediatiche, produttrici dell opinione pubblica, che fino a ieri diffondevano
un ottimismo roseo nei confronti dei modelli di coesistenza tra gli indigeni europei e gli
immigrati, oggi cercano di nascondere la realt dellinvasione dEuropa e dei processi di
rovesciamento dei rapporti demografici, cercando di ridurre tutto unicamente al
problema di opzione religiosa: LEuropa cristiana o islamica?
Quasi mirassero a stabilizzare la sempre pi diffusa irreligiosit degli Europei e la
corrispondente indifferenza nei confronti del dilemma
Una cosa certa: questo aut-aut non esiste perch il predominio dellIslam sugli
Europei sicuro. Secondo una nuova formulazione del quesito che agli Europei mediante i media pi influenti, da Welt und Sontag e Welt, fino al Corriere della Sera propongono le guide intellettuali dei musulmani perfino moderati, (ad esempio:
Bassam Tibi) il problema non se la maggioranza degli Europei diventer musulmana,
ma piuttosto quale forma di islam destinata a dominare in Europa: lislam della sharia
o leuroislam (4).
Per rimuovere dalle teste degli Europei ogni pensiero o speranza di difesa della natura
europea della patria comune, il messaggio citato viene abilmente accompagnato con il
sostegno di uno dei pi grandi esperti mondiali del Medio Oriente, Bernard Lewis:
Entro la fine di questo secolo il nostro continente diverr islamico.
Davanti a questa prospettiva di trasformazione degli Europei in una minoranza etnica, il
rapporto verso linvasione degli immigrati deve essere radicalmente cambiato.
Se alla fine di questo scenario temporale - attuato il rovesciamento demografico - sar
ancora possibile parlare di assimilazione, integrazione o societ multiculturale,
lo potranno fare solo gli immigrati nei confronti della minoranza degli indigeni europei,
a patto di avere misericordia per le loro debolezze e non un giustificato disprezzo,
perch, tra laltro, hanno capitolato e concesso la propria patria agli invasori senza la
minima resistenza.
In questa prospettiva, per gli Europei si pone un problema essenziale: come

sopravvivere e non scomparire nelloceano degli altri che inonda e sta per affondare la
loro patria.
Ma, invece di opporsi ai processi che minacciano la cultura e la civilt degli Europei, le
forze dominanti nellUnione europea fanno tutto il possibile per mantenere ed anche
rafforzare linvasione degli immigrati, sostenendone pubblicamente la cosiddetta
necessit. E anche quando le (pseudo) lites politiche si sforzano di contenere almeno
limpatto caotico dellimmigrazione - con le leggi, le regole e le misure restrittive
tutto questo si dimostra, prima o poi, non solo vano, ma anche controproducente.
Il sistema di potere di questEuropa legale, che agisce contro lEuropa reale,
composto, grosso modo, da quattro campi di forze dai corrispondenti interessi.
Complice o sicario - un Unione europea che sta abbandonando celermente il sistema
di economia sociale proprio della storia, della cultura e della tradizione europea, per il
desiderio di dissolversi nel magma angloamericano, ossia liberalcapitalista, le potenze
sopranazionali e sovraeuropee del mondo finanziario ed industriale sono diventate la
forza-guida dellalto tradimento. Le (pseudo) lites nazionali servono gli interessi di
questa centrale di dominio che oramai, da molto tempo, ha espulso la politica vera ed
autentica dalla scena pubblica, riducendola ad uno dei propri servizi ausiliari.
E cosa manifesta come queste (pseudo) lites politiche siano sottomesse ai
condizionamenti e ai voleri del Leviatano atlantico (per usare unallegoria schmittiana):
una centrale di dominio che fa di tutto per far entrare la Turchia nellUnione europea e
per rafforzare linvasione degli immigrati, e reagisce con rabbia contro ogni
contromisura europea.
La Chiesa Cattolica, con i propri ordini monastici e le organizzazioni caritatevoli un
magnete particolarmente attraente per la massa degli immigrati, che, a priori, sanno che
saranno ben accolti e tutelati, malgrado la propria clandestinit e illegalit.
Last but not least, particolarmente influenti fautori dellinvasione dellEuropa sono le
grandi fabbriche della cosiddetta opinione pubblica, che cercano ostinatamente di
convincere gli Europei - con le buone, attraverso promesse fallaci, e con le cattive,
attraverso ricatti morali - che limmigrazione porta solo il bene (economico, culturale ed
umano) e che ogni resistenza un male, una specie di peccato mortale nellepoca della
secolarizzazione. Segue il latrato dei branchi al servizio del tradimento, liberati dai
guinzagli. Cos vengono continuamente demonizzate o criminalizzate le rare voci di
coraggio che si alzano in difesa della patria europea.
La nostra ricognizione vaglier ora rapidamente - escludendo scientemente ogni presa di
posizione ideologica, e dunque con un esame logico elementare - le principali e pi
frequenti giustificazioni sul bisogno o sulla necessit che lEuropa resti aperta alle
invasioni immigratorie, addotte dalle (pseudo) lites dominanti.
Idolatria
del profitto
I portavoce delle forze finanziarie ed industriali giustificano sempre lapertura verso
limmigrazione in massa con motivazioni che derivano da contingenze effimere: dalla
necessit di superare la crisi provocata dallo shock energetico degli anni settanta, fino a
quella specie di imperativo categorico che viene spacciato come globalizzazione, un
modello dicono ineluttabile che impone a tutti popoli - privati del diritto di
decidere sulla propria sovranit economica - il libero flusso delle merci, dei capitali, dei
servizi e degli uomini. Tutte queste ragioni sono riducibili ad una causa comune, alla
demonia economica, ossia allidolatria del profitto per il profitto.
Siamo ormai di fronte ad un immenso complesso-guida di idiotismo attivo, nel senso
originario del termine che gli antici Greci usavano per designare una forma estrema
dindividualismo e degoismo antisociale.
Pervase e guidate da questo idiotismo, le forze finanziarie ed industriali dEuropa non si

sentono parte di una comunit e di una realt culturale e storica, molto pi ampia e alta.
Nei centri di potere assoggettati alla globalizzazione, non esiste nemmeno la coscienza,
immanente ad ogni cultura e civilt normale, in tutti i tempi, che leconomia, perch
semplice parte e semplice mezzo, deve servire per fini del tutto sociali, e non il
contrario. Gi il fatto stesso che la cosiddetta necessit delle porte spalancate verso le
onde immigratorie viene giustificata con il bisogno impellente di manodopera - mentre
dallaltra parte la disoccupazione dei propri concittadini assume oramai le proporzioni
di un male cronico - ci dimostra quanto le forze in questione siano indifferenti dei
destini del proprio contesto sociale. In questa visione di mondo alla rovescia il profitto
ueber alles.
Forse inutile illuminare qui la perniciosit di questa patologia e lorizzonte enorme
delle sue conseguenze catastrofiche, cominciando dai prezzi esistenziali e sanitari,
sociali e culturali, ecologici e demografici che anche sul piano delle cifre trascendono
diverse volte i profitti. In molti casi ci troviamo davanti ad un circulus vitiosus. Per
esempio, limmigrazione di massa viene solitamente giustificata come una manna che
compensa il calo demografico degli Europei, mentre proprio limposizione del sistema
liberalcapitalista - rendendo la vita estremamente incerta e precaria - una delle cause
maggiori di questo declino. Questo fatto viene tuttavia notato anche da certi politici, non
ancora addomesticati. Cos si esprime Vladimir Spidl, presidente del Consiglio della
Repubblica Ceca, dubitando apertamente che limmigrazione possa risolvere il
problema demografico:
La gente scoraggiata ad avere pi figli a causa delle difficolt a trovare la casa, della
lunga attesa per limpiego, dellambiente ostile alla famiglia, e dallinstabilit del
lavoro. (5).
Lidiozia in questione si manifesta anche nella cecit verso gli effetti disastrosi che
prima o poi subiranno le stesse centrali che attivano e speculano sul fenomeno. E certo
che limportazione delle masse degli immigrati pronti a svendere le loro braccia, porti
agli importatori un profitto a breve termine, grazie alla diminuzione o, almeno, al
contenimento del prezzo del lavoro nonch la conseguente repressione delle proteste
sindacali dei lavoratori indigeni, a difesa dei loro diritti. Dallaltra parte, in una
prospettiva a lungo termine, questa strategia dello sfruttamento spietato porter ad una
specie di suicidio economico perch provoca una serie di conseguenze nefaste e
autodistruttive. Un effetto primario sar, per le aziende, il blocco del perfezionamento
tecnologico ed organizzativo della produzione e il fermo della ricerca di alternative,
perch tutto questo molto pi caro della manodopera a basso prezzo.
In fin dei conti, lasserzione che limmigrazione necessaria allo sviluppo economico e
al mantenimento almeno del volume di produzione contraddetta dallattuale main
stream industriale, che sottoposto ad unaltrettanto spietata regola: quella per cui i
profitti maggiori vengano ottenuti non soltanto con il perfezionamento tecnologico ed
organizzativo, ma sopratutto l dove sono maggiori le riduzioni dei posti di lavoro. In
questa prospettiva cade il ricatto, molto frequente, che limportazione della giovane
manodopera straniera sia necessaria per rimediare la caduta verticale della natalit ed il
generale invecchiamento della societ europea. Le tecnologie nuove, collegate alle
nuove tecniche di organizzazione sociale, offrono buone possibilit di superamento dei
problemi in questione (6).
Limportazione avida di masse di manodopera straniera allarga daltra parte il popolo
dei disoccupati e provoca, conseguentemente, con la riduzione del potere dacquisto dei
cittadini, limplosione del mercato europeo. Se con sguardo attento seguiamo le lineeforza dei processi di globalizzazione, inevitabilmente individueremo un orizzonte
prossimo venturo dove i prezzi e le condizioni di lavoro - sotto limperativo della
concorrenza mondiale - dovranno essere omogeneizzati o addirittura parificati.

Dunque, a causa del tradimento dellEuropa legale, lEuropa reale dovr rinunciare
anche alle ultime briciole del welfare e del proprio standard of life, di uno stile di vita
europeo. Sotto il peso di una concorrenza globale, gli Europei dovranno ridursi a massa
planetaria che patisce miseria e privazioni, accettando di vivere, per esempio, come i
Cinesi. Si tratta di un orizzonte che disegna una nuova forma di morte, peraltro prevista
dalla Seconda legge di termodinamica, dove un determinato sistema perde la vita per via
della parificazione della temperatura delle singole molecole che lo compongono.
La politica
delle contraddizioni
Latteggiamento generale delle (pseudo) lites nazionali ed burocratiche davanti alle
sfide dellimmigrazione si propone sotto il segno delle contraddizioni intellettuali (7) e
delle doppiezze morali. Tra la crescente inquietudine dellEuropa reale e le direttive
delle forze che oramai da molto tempo hanno evacuato la politica vera dalla scena
pubblica, le (pseudo) lites producono solo finte resistenze alle ondate immigratorie.
Queste resistenze apparenti hanno le forme delle leggi, dei regolamenti, delle misure
protettive Ma rimangono sempre lettera morta sulla carta, che in seguito viene pure
cancellata attraverso periodiche, ma regolari sanatorie. In sostanza, salvo rare eccezioni,
le (psuedo) lites fanno di tutto per giustificare, sostenere e realizzare la tesi assurda che
linvasione dEuropa degli allogeni una necessit economica, sociale e perfino
biologica.
Inoltre, sebbene queste (pseudo) lites in questione abbiano accettato in pieno i principi
del liberalismo angloamericano e del corrispondente individualismo egoista ed avido,
tale ideologia viene applicata soltanto nei confronti degli indigeni europei e non certo
agli immigrati (8). E evidente che si tratta di una presa di posizione molto pi profonda
e non di una semplice deviazione dalla logica aristotelica.
O si tratta di un moralismo ipocrita, che maschera la brama dei profitti, o uno dei
molti sintomi dellautorazzismo degli Europei.
Durante lultimo decennio del XX secolo, i governi cosiddetti di centro sinistra hanno
tradito e distrutto tutto il patrimonio conquistato nelle lotte sindacali imprigionando il
lavoro ed il popolo dei lavoratori nelle misere condizioni di un secolo fa. Tutte le
novit sono state presentate sotto le designazioni cinicamente false e svianti: le
riforme, la deregolamentazione, la liberalizzazione del lavoro, la flessibilit
Cercando esclusivamente il bene degli immigrati - per attrarre le nuove ondate
dinvasione - la politica pro-immigratoria fa del male a tutti. Un buon esempio lo offre
la legge sul ricongiungimento familiare - introdotta prima in Germania e ora applicata
generalmente in Europa dellovest - che gli immigrati usano per non lasciare il paese
dove vendono la propria manodopera, per non rischiare, andando a visitare la famiglia
in patria, di non ottenere pi il visto di reingresso. Lapplicazione generalizzata di
questa legge - solo formalmente umanitaria - altera completamente la ragione primaria,
puramente economica, dellimmigrazione. In questo modo uno stanziamento
temporaneo diventa permanente. Il venditore di manodopera e tutta la sua famiglia
vengono cos, forzosamente e indissolubilmente legati al mondo dellesilio ed indotti a
recidere tutti i vincoli con il mondo e la comunit dalle quali provengono. Cos la massa
di immigrati diventa una massa di alienati, infelici e nemici del mondo che li circonda
(9).
Le famiglie cos attratte in esilio, richiedono, per il puro mantenimento, molto di pi che
nel paese dorigine. Questa spesa, moltiplicata per la prole e le parentele cos
stanzialmente immigrate, annulla il teorico risparmio economico vantato da chi indica
nellimmigrazione una risorsa e vanifica ogni speranza di un lavoro a tempo e di un
rientro di tali lavoratori-schiavi in patria. I figli delle famiglie congiunte non
desiderano tornare perch non ricordano pi la terra natale o perch sono consci che l

saranno molto pi estranei. Nel nuovo ambiente sono costretti a vivere in condizioni
indecenti, nei ghetti della criminalit cronica, dove viene prodotto e plasmato il nuovo
Lumpenproletariat che, oltre lodio di classe, nutre verso lambiente europeo che lo
circonda e soprattutto verso i visi pallidi anche un profondo odio razziale (10).
Cos, oramai da molti anni, nelle metropoli e nelle grandi citt europee - da Londra fino
a Parigi e Marsiglia, abbiamo una guerriglia permanente - con saccheggi, distruzioni,
incendi dolosi, violenze e stupri - che i media coprono con il proprio silenzio, per non
turbare lillusione di un ordine pubblico.
La Chiesa Cattolica
ha perso il senno
Per affrontare le sfide dellimmigrazione la Chiesa Cattolica dispone di un mezzo molto
potente e sviluppato: la propria dottrina sociale. Si tratta di un frutto prodotto e maturato
con il lavoro di una serie di generazioni dei teologi, cominciato con lenciclica Rerum
Novarum di Papa Leone XIII che, alla lotta di classe e al presunto dualismo tra il lavoro
ed il capitale, opponeva lidea di collaborazione e della loro complementariet naturale
ed organica. Il contenuto dottrinario della Rerum Novarum era confermato ed arricchito
con lenciclica Quadragesimo anno (1929) di Papa Pio XI, che si rivolgeva direttamente
allo Stato per invitarlo a riprendere le funzioni che gli nega o, addirittura, proibisce di
svolgere lideologia del capitalismo liberale; per incitarlo ad aiutare o sostenere gli
elementi portanti della comunit e del mondo di lavoro.
Questi elementi erano individuati secondo lottica tradizionale ed europea, applicata
anche da Hegel per la definizione della comunit, dove lindividuo riconosciuto come
essere politico solo in virt della propria partecipazione negli ordini, nelle istituzioni
sociali, da quello della famiglia, fino alle associazioni corporative. Questa dottrina della
Chiesa era stata confermata ulteriormente da molte altre encicliche, fino al Laborem
excercens (1981), Sollecitutudo rei socialis (1988) e Centesimus annus (1993) di Papa
Giovanni Paolo II.
Basato sullinsegnamento evangelico, lasse della dottrina sociale della Chiesa Cattolica
composto dal principio di bene comune che raccomanda la creazione delle condizioni
che permettono alluomo e alla comunit di realizzarsi compiutamente, dunque non solo
economicamente, ma anche esistenzialmente, socialmente e spiritualmente. Altrettanto
sono importanti il dovere della sussidiariet - messo in rilievo particolarmente con
lenciclica Quadragesimo anno - e della solidariet, compresi anche come i principi
formativi ed informativi della comunit, dunque molto al di sopra della pura
compassione moralistica e sentimentale.
E importante far notare che il generale De Gaulle - proprio lo statista che pi
risolutamente si opponeva allinvadenza del Leviatano atlantico, difendendo fieramente
lindipendenza della Francia ed impegnandosi per lunit europea dallAtlantico fino
agli Urali - ha accolto pienamente questa dottrina, insieme con il sistema della
partecipazione degli operai agli utili e nella gestione delle imprese. Aveva lintenzione
di realizzare queste idee e questa tradizione in alternativa al liberalismo capitalista, per
superare i mali immanenti a quellideologia angloamericana, profondamente estranea
allanima europea. Purtroppo, al referendum del 1969, che conteneva troppi quesiti,
questa rivoluzione dallalto era respinta, insieme ad altre proposte, con una maggioranza
di no ed appena il due o tre per cento in pi di s.
Le ondate immigratorie offrono, oggi, alla Chiesa Cattolica unoccasione unica di
passare dalle parole ai fatti, per applicare concretamente la propria dottrina sociale. Le
stesse dimensioni intercontinentali e sovrastatali del fenomeno immigratorio
corrispondono idealmente alla pretesa universalit delloperare della Chiesa: nessuno
potrebbe accusare la Chiesa di interferire negli affari dello Stato se si impegna,
impugnando la propria dottrina sociale, nella lotta aperta contro le cause neocolonialiste

ed usuraie che producono le immigrazioni di massa dei disperati del Sud verso il Nord.
Purtroppo, e molto stranamente, linasprirsi dellinvasione pacifica degli immigrati
coincide con un anomalo silenzio della Chiesa Cattolica sulla propria dottrina sociale.
Invece di rilevare le catastrofi ed accusare i primi responsabili, ossia leconomia del
debito e le compagnie sopranazionali, che con lo sfruttamento totalitario e la distruzione
delle rimanenti strutture comunitarie, tradizionali e culturali causano la disgregazione
sociale, la fame a la miseria, spingendo i milioni di vittime verso lesilio e il presunto
benessere, la Chiesa Cattolica , attraverso le proprie istituzioni, in primo luogo
caritatevoli, accoglie le masse, asseconda i bisogni economici e strategici del Leviatano
atlantico ed aiuta linvasione dEuropa. Agli occhi di quelli che si preparano per
limmigrazione, la Chiesa Cattolica con le proprie istituzioni caritatevoli diventata un
magnete, una garanzia che saranno non solo accolti, ma anche nascosti, protetti,
illegalmente. Cos la Chiesa Cattolica non solo tace sulla propria dottrina sociale, ma
contraddice anche ai suoi principi, diventando la serva peggiore del neocolonialismo.
Sotto la luce di quello che abbiamo esposto, qualche cinico potrebbe osservare che nel
Preambolo della (cosiddetta) Costituzione dellUnione europea assolutamente
giustificata lomissione di ogni cenno sul cristianesimo, sebbene per secoli cera un
segno di equazione tra lEuropa ed il mondo cristiano.
Rimane una domanda fondamentale: perch la Chiesa Cattolica oggi fa di tutto per
rovesciare il quadro demografico e religioso dEuropa? Le risposte a questo quesito
sono diverse: dal sospetto che per gli elementi corrotti della Chiesa le attivit
caritatevoli servono per lucro ed arricchimento personale - fino allopinione che, in
fondo, si tratta di unaspettativa ingenua che gli immigrati riconoscenti chiederanno la
propria conversione, ingrandendo cos il gregge cattolico, oramai divenuto misero come
quello protestante, dopo lautoeviramento commesso con il nefasto aggiornamento,
che implicava, non solo la proscrizione delle tradizioni, ma anche le censure dei testi
sacri.
Le spiegazioni ufficiali ad esempio quella offerta dal Presidente della Conferenza dei
vescovi, il cardinale Camillo Ruini, accompagnata con la raccomandazione che bisogna
scoraggiare limmigrazione illegale - riducono tutto ad un imperativo morale, prima
che giuridico, accogliere chi si trova effettivamente nelle condizioni del profugo in
cerca di rifugio (11). Dunque, qui siamo molto al di sotto del principio di solidariet,
immanente alla dottrina sociale della Chiesa; siamo a livello di un moralismo
piagnucoloso ed impotente.
Sebbene tale limperativo morale sia perfettamente conforme al principio evangelico,
bisogna notare che la sua applicazione nellambito del bene pubblico, provoca molti
danni e pochissimi benefici.
Non la prima volta nella storia del Cristianesimo che la Chiesa affronta paradossi del
genere. E daltra parte evidente che la letterale realizzazione dei principi evangelici pu
produrre degli orrori molto pi grandi di quelli combattuti.
Gi il Concilio di Arles, dal 315, ha limitato drasticamente il comandamento non
uccidere con la distinzione tra la guerra giusta ed ingiusta. Seguendo linsegnamento di
Cicerone, nella lettera ad Amon, dal 356, sant Ambrogio offre una pi sottile
limitazione dello stesso comandamento (che, in origine valeva solo per i rapporti tra gli
Ebrei). Il grande esegeta insegna che esistono due forme elementari della ingiustizia:
fare lingiustizia e permettere che gli altri la commettono, non prestando la difesa a
quelli che sono minacciati.
La Chiesa Cattolica sembra aver completamente perso il senno, lacume ed il coraggio
del proprio intelletto, che per secoli era stata la sua pi famosa e rispettata propriet.
I servi intellettuali
del Leviatano atlantico

I sostegni intellettuali, diretti o indiretti, allinvasione pacifica dellEuropa si stendono


lungo lintero arco pseudopolitico, dallestrema sinistra (dove i figli del 1968 sono
diventati no-global), fino alla destra radicale. Davanti alla sfida in questione i noglobal confermano i sospetti che si tratta di un movimento creato altrettanto
artificialmente come quello del 1968 francese utilizzato a Parigi per rovesciare la
politica antiatlantica del generale De Gaulle. Il fine dei creatori e dei manipolatori del
movimento no-global di avere un sostegno e di diffondere limpressione che alla
globalizzazione non c alternativa oltre questo manipolo degli spostati che fanno
discorsi fumosi e si abbandonano ai vandalismi.
E si tratta di globalizzatori alla rovescia: scopriamo infatti che contro la
globalizzazione del capitale delle multinazionali (che) non conosce frontiere questi
no-new global rispondono con una sfida uguale e contraria: fare in modo che
nessuna frontiera fermi la nostra solidariet (12).
Forse inutile qui far notare che la citata e presunta sfida dei no-global in verit si
impegna per gli stessi fini ai quali mirano gli strateghi della globalizzazione, imponendo
apertamente allUnione europea - attraverso le proprie filiali ed i media, dal
dipartimento di demografia delle Nazioni unite, fino alle pagine di New York Times - di
aprire completamente le porte alle invasione immigratorie dal Sud (13).
Daltra parte, ai neomarxisti, profondamente delusi per il crollo del sistema del
socialismo reale e per il tradimento degli ex-compagni, postcomunisti - che per il potere
hanno svenduto tutte le conquiste sociali delle sinistre - le immigrazioni in massa
incutono la grande speranza per la nascita di un nuovo proletariato, il materiale umano
necessario per la Rivoluzione (14).
Tra le voci della destra tradizionale e radicale non sono rare le voci sostanzialmente
proimmigratorie, mosse dai pensieri e anche dai sentimenti filoislamici e turcofili, con
le motivazioni variegate, ma tutte inconsistenti. La ricognizione di questo fronte del
tradimento pu partire molto dallalto, dalla cattedra dellaltrimenti illustre
medioevalista Franco Cardini, che per suscitare sentimenti filoislamici solito usare un
puerile ricatto morale.
Ma non c nessun debito europeo verso lislam. Gli acquisti erano regolarmente pagati.
Per coltivare la propria scienza molti Europei di quellepoca non avevano il bisogno
della mediazione araba o persiana o comunque islamica: da generazioni senza soluzione
di continuit, leggevano i testi antichi in originale.
Accettando acriticamente la teoria di Huntington sullo scontro tra le civilt (religiose) e
giudicando lespansione militare delle forze atlantiche per la conquista delle risorse
energetiche del continente euroasiatico come una guerra dellAmerica giudeoprotestante
contro il mondo islamico - ma completamente cieca davanti al fatto che proprio la
strategia atlantica produce i pi famigerati movimenti islamisti per i propri bisogni (Del
Valle, 1997) - una certa destra radicale saluta linvasione immigratoria e, soprattutto, la
futura entrata della Turchia nellUnione europea, aspettando da questi un rafforzamento
del debolissimo fronte antiatlantico, secondo la formula il nemico del mio nemico
mio amico.
Qui non c neppure il minimo sospetto che il prezzo di questa strategia disinvolta della
liberazione degli Europei dalla occupazione atlantica dovr essere pagato con il loro
assoggettamento ad un altro, forse anche peggiore occupante.
Una visuale politico-storica ristrettissima, che scorge la realt odierna da una sorta di
retrovisore della storia, fantasticando che oggi si ripeta il rapporto di forze che cera
nella Seconda guerra mondiale, quando il mondo mussulmano era alleato delle forze
dAsse. Si dimentica che questa alleanza, per i musulmani non era mossa da motivi
ideali o ideologici, ma puramente pragmatici: Hitler e Mussolini erano visti come
liberatori dal giogo colonialista britannico.
In ogni caso, i grado di influenza di queste opinioni che circolano nella destra radicale

molto basso, per via della loro emarginazione forzata, sotto la censura ufficiale del
politically uncorrect.
Molto pi nefasto il potere di persuasione dei media pi forti, al servizio delle forze
dominanti, con le corrispondenti truppe dlite, composte da maitre--penser,
opinionisti, esperti e cos via. Molto spesso cos assidui e zelanti nelleseguire i compiti
loro affidati dalle pseudo-elites al potere, che esagerano e cos trasmettono suggestioni
prive di ogni senso.
Un buon esempio di questo ci viene offerto dallo sviluppo opinionistico del tema
necessit dellaccettazione della Turchia nellUnione europea, proposto da Zbigniew
Brzezinski: LAmerica deve sfruttare la propria influenza sullEuropa per sostenere
uneventuale accettazione di Turchia nellUnione europea e che (la Turchia) sia trattata
onorevolmente, come uno stato europeo Se la Turchia si sentir esclusa dallEuropa sar proclive alla marea islamica (Brzezinski, 1997).
Alla vigila della recente decisione degli eurocrati ad aprire tutte le vie per lentrata della
Turchia nellUnione europea, i cori dei presunti maitre--penser, opinionisti ed esperti
erano stati mobilitati per convincere gli Europei - rimasti in gran parte scettici, anzi:
contrari - che questa apertura fermer la marea islamica non solamente in questo paese,
ma ovunque, perch cos sar premiato un islam moderato, anzi un islam laico
(sic!).
Cos premiato questo luminoso esempio turco, sar la volta di altri paesi islamici e
lincubo dellislamismo radicale sar per sempre allontanato
In questo modo i buoni scolari nostrani di Brzezinski hanno trasformato una crepa nel
suo tema in una fossa dellassurdo per il proprio pensiero, suscitando nuove domande e
ipotesi.
Quanto enunciato deve essere forse interpretato come unavvisaglia delle intenzioni
eurocratiche di invitare anche altri paesi mussulmani a divenire membri dellUnione
europea?
Altrimenti, se le porte dellUnione europea, dopo lingresso della Turchia, rimanessero
chiuse per gli altri paesi mussulmani, almeno dellarea mediterranea, questi resterebbero
privi degli incentivi per seguire lesempio turco nella via verso un islam moderato o
perfino lislam laico
Pi probabilmente lentrata della sola Turchia nellUnione europea sar vista in questi
paesi come un modo subdolo degli occidentali di rottura dellumma (la comunit) e cio
dellunit del mondo musulmano.
Non c bisogno di sottolineare come questi sentimenti possano inasprire le
idiosincrasie e la marea islamista.
La saggezza
nei miti
Malgrado le differenze notevoli di moventi e di ragioni pro-immigratorie tra i principali
centri di potere - e che abbiamo toccato in veloce rassegna - esiste un elemento in
comune a tutti. Se questo elemento deve essere designato con una sola parola, questa
indubbiamente la stupidit.
E evidente che al tradimento dellEuropa partecipano anche molti altri moventi e
interessi, spesso nascosti sotto quelli falsi, moralistici ed ufficiali. Ma anche molti di
questi sono collegati - direttamente o indirettamente con la stupidit. Bisogna
ricordare che la luce della cattedra di Platone ci ha illuminato per sempre sulla relazione
e sullinterdipendenza tra letica e la logica, ossia lintelligenza, e che questo
insegnamento, dopo secoli di oblio stato riabilitato da Kant, Fichte e Weininger,
proprio quale unico antidoto alla marea dilagante della stupidit moderna, mercantile e
borghese (15). Eccoci dinanzi ad una domanda fondamentale che di importanza
essenziale per il destino degli Europei: che cosa ha provocato una cos profonda,

dilagante, ostinata e soprattutto dominante ed aggressiva stupidit? Come stato


possibile che proprio nel cuore dellEuropa - che per millenni era stato il centro del
pensiero umano pi avanzato, coraggioso e alto - la stupidit sia diventata la padrona?
Forse si tratta di uno dei quesiti pi difficili cui rispondere.
Finora un tale quesito sullorigine e lavanzare del predominio della stupidit - per
quanto ne sappiamo - non era stato mai posto sul tavolo delle riflessioni sullEuropa.
Per rispondere a questo interrogativo, secondo le regole delle scienze moderne,
necessario intraprendere una notevole ricerca retrospettiva, lungo le molte vie e le molte
dimensioni assunte dalluomo europeo e dalla sua comunit.
E una ricerca cos ampia e pluridisciplinare, oltre a richiedere lopera di una massa di
ricercatori e lunghi anni di lavoro, potrebbe avere un esito incerto, si potrebbe cio
perdere completamente nella giungla sempre fiorente di nuovi fatti e fenomeni.
Perci anche in questo caso il tesoro mitologico degli Europei ci offre unalternativa,
una prospettiva cognitiva molto pi veloce e sicura.
Il vero mito una cristallizzazione delle esperienze della comunit che sono state
raccolte e verificate nel corso di lunghi secoli ed anche millenni.
Allora, quale mito conservato nel tesoro europeo ci pu aiutare almeno per una tesi di
lavoro se non proprio come lindicatore diretto della verit?
Il mito pi antico sulla stupidit quello sul fratello di Prometeo, Epimeteo, il cui nome
significa colui che comprende tardi.
A differenza di Eschilo, che nella tragedie Prometeo incatenato sostiene che lunica
causa del martirio di Prometeo il suo amore sconfinato per il genere umano - Platone
ci informa, nel Protagora, che il fuoco regalato agli uomini era una specie di
compensazione di un errore di Epimeteo.
Avendo avuto dagli dei il compito di distribuire al genere animale i mezzi per la sua
autodifesa, Epimeteo aveva per tanto risparmiato il male e cos era arrivato agli
uomini con le mani vuote.
Ad un certo punto della tragedia eschiliana, Kratos, lincarnazione del potere supremo,
alludendo al nome dellincatenato - che letteralmente significa quello che prevede gli dice: A torto i divini ti chiamano Prometeo!.
Solo in questa epoca, assediati dalla catastrofe planetaria di una civilizzazione tutta
fondata sul fuoco, sullesplosione e sulla consumazione ignea, possiamo capire la
lungimiranza di Zeus e la giustezza del castigo inflitto a Prometeo.
Con una serie di indicazioni ed allusioni dirette e indirette, questo complesso di miti
accusa hybris, la civilizzazione, come la prima causa dellistupidimento.
Sia nel Prometeo incatenato, sia nelle Eumenidi, dando la voce alle divinit vecchie,
spodestate ed orrende, Eschilo ci trasmette la memoria della conquista e della vittoria
euroariana, che ha portato il trionfo degli dei celesti sulle divinit sotterranee degli
indigeni. LAtlantide la pi compiuta immagine mitizzata di questa civilizzazione dei
Titani che Prometeo ha tradito.
Anche lui un Titano, il Prometeo eschiliano li ha traditi perch spregiarono i mezzi di
astuzia: le loro menti dure si figurarono un dominio senza fatica, grazie alla violenza.
Siamo liberi di concludere che la civilizzazione - alienando luomo dalla vita naturale sia la principale causa dellistupidimento?
S, per questa indicazione generale non ci pu essere di grande aiuto perch nel
contesto della civilizzazione occidentale il processo di istupidimento delle (psuedo)
lites europee molto pi avanzato perch ha cause particolari e diverse.
Unaltra importante trattazione delle esperienze di stupidit cristallizzate rintracciabile
nel ciclo dei racconti popolari sulle avventure di Guglielmo Tell. Si tratta dei racconti
popolari tedeschi sulla Citt degli stupidi.
In questa citt gli abitanti fanno tutto il contrario rispetto al buon senso, rallegrando il

cinico Guglielmo Tell, che pure li sollecita ad essere ancora pi stupidi, per il proprio
divertimento.
Per esempio, i cittadini hanno costruito la casa comunale dimenticando le finestre; per
rimediare, hanno tentato di raccogliere e portare la luce, raccolta dentro dei secchi, dei
vassoi e dei sacchi. Tagliando gli alberi alla cima del monte faticosamente hanno
cercato di portare a mano dei tronchi, fino alla pianura. Solo lultimo tronco scivolato
dalle loro mani stanche e solo questo, rotolando, arrivato alla destinazione. Questo
fatto li ha illuminati: cos hanno riportato tutti i tronchi in cima, per poi spingerli a
rotolarsi, e cos si sono liberati dalla fatica.
E opportuno precisare che gli abitanti della Citt degli stupidi non erano sempre
stupidi. Anzi, una volta godevano della fama di pi intelligenti ed addirittura saggi. I
sovrani di molti paesi si contendevano i loro servizi e consigli. Questa offerta del
proprio acume durata per finch le loro mogli non si sono stancate imponendo ai
mariti un ordine ultimativo di tornare a casa. A questo punto un sovrano ha deciso di
conquistare con la forza la citt dei saggi per ottenere i loro servizi solo per s. Consci
che le loro forze erano troppo deboli per resistere allarmata che si avvicinava, i saggi
cittadini hanno deciso di capitolare, ma anche di simulare la stupidit davanti al
conquistatore, sicuri che alla fine, deluso, il nemico li avrebbe lasciati in pace. Infatti,
entrando in citt e vedendo intorno a s solo gli spettacoli di incredibile stupidit, che
potevano servire solo per un suo divertimento negativo, il sovrano decise di ritirarsi.
Purtroppo, mossi dalla paura che il nemico sarebbe tornato a verificare il loro stato di
intelligenza, a forza di simulare sempre ed ovunque la propria stupidit, i cittadini
hanno dimenticato il perch del loro trucco e sono diventati veramente tutti stupidi. Cos
sono diventati famosi per le loro scemenze.
Dunque, la paura il movente di unimitazione mimetica della stupidit che con il
tempo, a forza di perdurare, pu trasformarsi in uno stato reale?
La leggenda popolare sulla Citt degli stupidi, su come i saggi siano diventati scemi,
confermata con un fenomeno della nuova storia dEuropa, che dopo la sconfitta nella
Seconda guerra mondiale stata divisa in due zone doccupazione, con le
corrispondenti ideologie, i sistemi di indottrinamento forzato e i guardiani del politically
correct. Non sono mancate nemmeno le eliminazioni fisiche dei non correct e nei primi
anni del dopo guerra sono stati eliminati almeno due milioni di colpevoli o
potenzialmente nemici. Per sopravvivere gli Europei dovevano far finta di conformarsi
alle ideologie imposte, di accettare gli occupanti come se fossero i liberatori, ossia
dovevano far finta di essere stupidi.
Come ci insegnano i racconti sulla Citt degli stupidi, questo trasformismo mimetico,
con il tempo, a forza di perdurare, ha soppiantato lintelligenza nascosta ed diventato
la vera natura, la propriet richiesta, obbligatoria ed essenziale per le (pseudo) lites al
potere.
Una cena alla Casa bianca: linizio formale dellistupidimento
Se necessario fissare una data dinizio dellistupidimento degli Europei, da fissare al
3 aprile del 1949. Quel giorno a Washington era stata firmata lAlleanza atlantica, ed il
presidente degli Stati Uniti Harry Truman, con i segretari di Stato alla Difesa (Louis
Johnson) e alla politica estera (Dean Acheson) aveva offerto una cena alla Casa bianca,
per i ministri degli Esteri dei paesi membri. Come ci testimonia un fonogramma (16)
delle conversazioni a tavola, il presidente degli Stati Uniti aveva aperto il conclave con
una minaccia falsa, dicendo agli ospiti europei che era ormai imminente linvasione
sovietica sullEuropa occidentale: Dobbiamo, infatti, avere ben presente che, a dispetto
dellenorme potenziale di guerra americano, le nazioni occidentali sono praticamente
disarmate e non hanno nessuna possibilit di impedire che le cinquecento divisioni
(sic!) sovietiche schiaccino lEuropa occidentale Per ridurre al silenzio a priori ogni

richiamo alla superiorit militare degli Occidentali, basata sul possesso allora esclusivo
delle bombe atomiche, il presidente Truman aveva detto gli ospiti europei di non
illudersi: per non parlare poi della necessit di doverla eventualmente usare contro i
nostri alleati dellEuropa occidentale quando fossero occupati.
Nessuno dei ministri europei presenti ebbe lintelligenza o il coraggio di chiedere
perch le bombe atomiche non potessero essere usate contro i centri militari del nemico
nel primo giorno dellinvasione piuttosto che dopo la disfatta, ad occupazione conclusa,
contro le citt degli alleati.
In verit, una possibilit di aiuto militare americano, il presidente Truman laveva fatta
balenare dopo, ma sotto certe condizioni: il sacrificio di alcuni tradizionali obiettivi
economici e di sicurezza: ci potrebbe rendere laccettazione non particolarmente
auspicabile da parte vostra.
Dopo di lui avevano preso la parola i segretari di Stato per chiarire agli ospiti europei
che i loro Stati dovevano sacrificare le colonie.
Il ministro degli esteri dellOlanda Dirk Stikker fu lunico ad avere il coraggio di
esprimere ad alta voce ci che pensava: Siamo preoccupati che gli Stati Uniti
subentrino agli interessi olandesi nelle Indie per lo sfruttamento della ricchezza
economica dellarea.
Gli altri rappresentanti dellEuropa occidentale pensavano probabilmente le stesse
identiche cose sul ricatto atlantico, ma non avevano la forza di contraddire i loro
padroni: facevano finta di non capire, di essere stupidi.
Cos cominciato - ufficialmente e storicamente il processo di istupidimento degli
Europei, dalla recitazione mimetica fino al completo immedesimarsi con lidiota.
Ci rimane almeno la consolazione che poteva andare anche peggio. Il male che le
(pseudo) lites al potere, a servizio del Leviatano atlantico, hanno fatto agli Europei
poteva essere ben maggiore se fossero stati in possesso di unalta intelligenza.
E una consolazione che ci tramanda Donoso Cortes: Se Dio non avesse condannato
gli ingannatori di professione ad essere perennemente stupidi, o se non avesse messo
nella loro propria virt un freno per quelli che hanno una prodigiosa sagacia, le societ
umane non avrebbero potuto resistere n alla sagacia degli uni, n alla malizia degli
altri. (Donoso Cortes, 1946).

http://www.ecn.org/reds/mondo/europa/balcani/jugoslavia/balcani0102destraserba.html

DRAGOS KALAJIC: NERO PROFONDO,


OCCASIONALMENTE ROSSO
IMPRESE E FREQUENTAZIONI ITALIANE DI UN ESPONENTE DELL'ESTREMA DESTRA SERBA

febbraio 2001, di Andrea Ferrario. Questo articolo viene pubblicato in contemporanea


anche su Notizie Est.

"NotizieEst"e'unamailinglistdinotiziesuiBalcani,pubblicatadalsito
web"IBalcani"earchiviatasuweb
all'indirizzo:http://www.ecn.org/est/balcani.Sedesiderateabbonarvi
(gratuitamente)oessererimossidaquestalistae'sufficientechelo
comunichiatea:est@ecn.org.Consigliamocaldamentediabbonarsiaquesta
fontediinformazioni,traduzioniedanalisi,unicanelsuogenereinItalia,
chetrattalaquestionedeiBalcanidalpuntodivistadeisoggettisociali
oppressi.

Probabilmente molti di coloro che hanno seguito le trasmissioni della RAI, la


televisione di stato italiana, nel corso dei bombardamenti della NATO sulla
Jugoslavia e sul Kosovo nel 1999 si ricordano un signore serbo, ospite pressoch
regolare della trasmissione "Pinocchio", allora quasi quotidiana, che con fare
distinto e una buona padronanza della lingua italiana difendeva le ragioni della
"parte serba". Alcuni forse si ricordano che, dopo avere partecipato a quasi tutte le
trasmissioni, tale signore stato accusato dal conduttore Gad Lerner, senza ulteriori
particolari, di avere pubblicato uno scritto dai toni antisemiti e per tale motivo non
pi stato invitato alla trasmissione, anche se ormai la cosa era irrilevante visto che
"Pinocchio" stava chiudendo il suo ciclo. Tale distinto signore si chiama Dragos
Kalajic ed stato allora presentato a milioni di telespettatori come "esperto di
geopolitica". Dopo i bombardamenti, Kalajic ha continuato a essere attivo in Italia,
dividendo le sue attivit tra le collaborazioni con la Lega Nord e la partecipazione a
varie iniziative della sinistra internazionalista, in particolare quelle organizzate da
esponenti della sezione italiana del Tribunale di Ramsey Clark. A tali iniziative
Kalajic ha il pi delle volte partecipato a fianco di Fulvio Grimaldi, editorialista di
"Liberazione", organo di Rifondazione Comunista, con il quale in rapporto di
amicizia. Presentato anche dai leghisti e dai soggetti della sinistra internazionale
come esperto di geopolitica, Kalajic in realt un estremista di destra della

peggiore specie, che da anni aperto fautore di idee razziste, antisemite, omofobe
e fondamentaliste, oltre a essere stato strettamente legato a criminali di guerra
serbo-bosniaci e al regime di Belgrado. Sebbene Kalajic non sia, a livello politico, un
personaggio di primo piano, vi sono due motivi che rendono importante analizzarne
nei dettagli la figura e il modo di agire, come faremo qui sotto. In primo luogo, egli
riassume in s tutte le caratteristiche fondamentali dell'estrema destra "slavoortodossa" (Kalajic ha intensi rapporti con l'estrema destra russa), in secondo luogo
la sua collaborazione in Italia da una parte con la Lega Nord e dall'altra con alcuni
soggetti della sinistra internazionalista costituisce un precedente pericoloso che
importante documentare e denunciare.
CHI E' DRAGOS KALAJIC
Dragos Kalajic nato a Belgrado nel 1943 e ha portato a termine i propri studi in
Italia nel 1966 diplomandosi presso l'Accademia di Belle Arti di Roma. Autore di
alcuni libri di carattere "culturologico" e "cospirazionista" nella Jugoslavia degli anni
'70, sotto Tito, Kalajic ha trovato il proprio momento d'oro nel 1987, con l'ascesa al
potere di Milosevic e il lancio della sua politica di "risveglio nazionale". Proprio in
quell'anno egli infatti diventato redattore e collaboratore regolare del settimanale
"Duga", una delle principali voci del nuovo nazionalismo serbo, noto per avere
ospitato regolarmente articoli della moglie di Milosevic, Mira Markovic, e del suo
entourage. Nei primi anni '90 Kalajic diventato uno degli esponenti di punta di un
gruppo di intellettuali belgradesi, i cosiddetti "nuovi fascisti", che riaffermavano le
idee di uno dei principali fascisti e squadristi serbi degli anni '30, Dimitrije Ljotic. Pi
precisamente, come scrive a proposito Ognjen Pribicevic, "simile ai fascisti serbi di
tale periodo, questo gruppo di intellettuali favorevole all'abolizione del parlamento
e all'introduzione di una monarchia autoritaria, nonch di uno stato corporativo
molto forte, invece del capitalismo liberale. [...] Questo gruppo propone la
cristianit ortodossa come il fondamento spirituale per costruire la 'nuova vita' della
societ" (Ramet, 199; pag. 202). Del gruppo dei "nuovi fascisti" faceva parte anche
Dragoslav Bokan, capo delle "Aquile Bianche", una formazione paramilitare che ha
commesso crimini in Bosnia e che considerava Kalajic il proprio padre spirituale
(Bokan: "Dragos per noi come un padre" [Kalajic, 2000; introduzione di I. Cislov,
pag. 12]). Ed proprio con la guerra in Bosnia che Kalajic ha fatto un nuovo salto
di qualit: lui, serbo di Belgrado, diventato amico e consigliere di Radovan
Karadzic e di Ratko Mladic, ottenendo il posto di deputato del parlamento serbobosniaco e di rappresentante plenipotenziario del governo di Pale all'estero (Kalajic,
2000; introduzione di I. Cislov, pag. 8). Con la rottura, a livello ufficiale, dei rapporti
tra Belgrado e Pale, alla fine del 1994 Kalajic ha cercato di darsi un'aura di
dissidente nei confronti del regime di Milosevic. In realt, molti elementi provano il
contrario, come per esempio il fatto che negli anni successivi egli abbia continuato a
partecipare a trasmissioni televisive dell'irregimentata televisione di stato serba o
che alla presentazione di un suo libro a Mosca abbia partecipato ufficialmente la
locale ambasciata jugoslava. Nel 1997 Kalajic ha
fondato a Belgrado, con alti ufficiali dell'esercito jugoslavo, l'Istituto di Studi
Geopolitici, fatto che consentir successivamente a questo personaggio, diplomatosi
all'Accademia di Belle Arti e dedicatosi per tutta la vita unicamente alla
propogazione di idee di estrema destra, di presentarsi all'estero come "esperto di
geopolitica". In tutti questi anni Kalajic ha continuato tra le altre cose a mantenere
intensi contatti con intellettuali dell'estrema destra russa (Glazunov, Dugin,
Rasputin, Safarevic). Nel 1999, con la guerra in Kosovo, Kalajic riuscito infine a
cogliere una nuova occasione di rilancio sulla scena. Poco prima dell'inizio dei
bombardamenti, e pi precisamente nel febbraio di quell'anno, stato nominato
corrispondente in Italia dell'agenzia di stampa di regime Tanjug, secondo alcune
fonti su raccomandazione della JUL di Mira Markovic (AIM Podgorica, 9 marzo 1999;
"Republika", 1-15 aprile 2000 e "Reporter", 8 maggio 1999). Del suo recente
"periodo italiano" riferiremo nei dettagli pi avanti, ma prima di andare oltre vale la
pena citare l'efficace profilo che di lui ha tracciato recentemente uno dei pi noti
giornalisti serbi, Teofil Pancic: "Dragos Kalajic [ un] noto dandy belgradese, snob e

fascista da salotto, adoratore della 'societ corporativa' di Mussolini, simpatizzante


delle famigerate 'teorie sulla razza' e dei movimenti dell'estrema destra in tutta
Europa, estimatore della letteratura 'revisionista' sulla Seconda guerra mondiale, di
Radovan Karadzic, di Le Pen" (AIM Podgorica, 9 marzo 1999). Parole che vengono
pienamente confermate alla lettura degli scritti di Kalajic.
L'ESTREMA DESTRA IN VERSIONE SLAVO-ORTODOSSA
Kalajic un personaggio camaleontico, nel senso che molto abile a sintonizzare il
proprio linguaggio e il proprio bagaglio concettuale sull'onda del contesto in cui si
trova nel dato momento. Cos, alla RAI riuscito a fare passare certi concetti con
toni moderati adatti al grande pubblico (sulle sue tecniche vedremo pi avanti
un'illuminante spiegazione). Nella sua produzione scritta, e in particolare quella
dedicata direttamente al pubblico serbo e/o russo, Kalajic si esprime invece in
maniera molto pi chiara. Prenderemo qui come campione una sua vasta raccolta di
scritti intitolata "Amerikanskoe zlo", uscita in russo a Mosca nel 1999 a cura di un
suo amico, I. M. Cislov. Gi una lettura dei titoli dei capitoli abbastanza eloquente:
dall'introduzione "L'ultimo ariano", ai brani intitolati "Francesi? No, stelle a sei
punte", "Per un'unit indoeuropea dei popoli", "Il grande bluff dei froci", "Il
pacifismo contro il cristianesimo", "Il capitale sovranazionale finanzia la sinistra", "Il
futuro appartiene all'ortodossia" ecc. I capisaldi del "Kalajic-pensiero" sono quelli
tipici dell'estrema destra: esiste una cospirazione "mondialista" contro l'umanit i
cui agenti sono il capitale "sovranazionale" (quello nazionale invece "buono"), gli
ebrei, i massoni e i "froci"; questa cospirazione stata organizzata nel corso degli
anni dal capitale sovranazionale e dai comunisti, che sono i due grandi nemici (con
qualche eccezione per i secondi quando sono nazional-comunisti - si veda nei
dettagli pi sotto); l'umanit pu salvarsi da questa minaccia incombente solo
facendo riferimento a valori tradizionali e ancestrali, alla famiglia procreatrice, al
pugno di ferro autoritario, alla cultura tradizionale indoeuropea, ariana e bianca, al
ritorno a prima della rivoluzione francese. Nella variante slavo-ortodossa di Kalajic
questa salvezza verr garantita da una Santa Russia liberatasi dagli ebrei e dalle
minoranze musulmane. In questo momento per, secondo la variante slavoortodossa, sono i serbi che stanno guidando la lotta degli slavi e degli europei con la
propria guerra di difesa dalla congiura mondiale, cercando di salvare l'Europa dal
dominio degli ebrei-massoni americani e dall'invasione musulmana, i cui
presupposti agenti sarebbero sia le minoranze islamiche dei Balcani, sia gli
emigranti che "invadono" il continente dal Terzo Mondo. Il neofascismo slavoortodosso ha, fatte salve rare eccezioni, una sua peculiarit rispetto al neofascismo
classico: non rivendica l'eredit del nazismo come propria, e questo logico, visto
che il nazismo non prevedeva per i popoli slavi altro che la schiavit e lo sterminio.
Solo occasionalmente si trovano accenni vaghi alla "tradizione germanica". E ora,
tenendoci forte lo stomaco, andiamo a esaminare pi direttamente il campionario
ideologico di Kalajic.
RAZZISMO: Il curatore russo Cislov, amico personale di Kalajic, ci fornisce subito
nell'introduzione al volume un'informazione illuminante sulle tecniche mediatiche
dell'estremista di destra serbo. Nel 1998, prima di entrare in studio per una
trasmissione della televisione serba, Kalajic ammonisce l'amico russo: "Saremo in
diretta. Non pronunci la parola 'ebrei', ma dica semplicemente 'gente di altra stirpe'
[inorodcy, traducibile anche come 'allogeni']. La gente capir di cosa si tratta" (pag.
10). Un'altra tecnica tipica di Kalajic quella di citare con ammirazione le frasi
razziste di altri, facendone cos passare il contenuto come proprio, senza tuttavia
assumersene una responsabilit diretta. Per esempio, egli dedica un intero capitolo
apologetico al pittore russo, ed estremista di destra, Glazunov, narrando tra le altre
cose come quest'ultimo, mentre era in compagnia dello stesso Kalajic, sia stato
riconosciuto in un taxi dall'anziano conducente, il quale con entusiasmo gli si
confessa: "Con lei io andrei fino all'inferno, se fosse necessario. Lei non ha paura di
dire la verit [...]. Ci hanno di nuovo sottratto il potere, come nel 1917. [Il suo
amico serbo] sa che oggi qui sono tornati nuovamente al potere loro, gli ebrei? Tutti

questi premier e vicepremier, ministri, economisti, consiglieri, sindaci e prefetti...


perfino il mio vicino. Sentendo che venuto nuovamente il suo tempo, tutto questo
pattume tornato da dove si trovava, nell'emigrazione. [...] Ci vogliono ridurre a
bestiame che non pu pi fare nulla". Kalajic si commuove, ma incapace di
spiegare con parole semplici all'anziano taxista come tutto questo sia frutto di un
"nichilismo plurisecolare". Ci pensa l'adorato (da Kalajic) Glazunov che risponde
come segue: "Lei esagera... Io sono solo un piccolo soldato della grande Russia.
Oggi ognuno deve stare al suo posto e fare tutto quello che pu per la salvezza e la
rinascita della Russia" (pagg. 46-47). Pi avanti lo stesso Kalajic ad affermare che
"un gruppo di gente "di altra stirpe" (inorodcy) e di russofobi ha conquistato e
mantiene il potere con metodi dittatoriali sul grande popolo russo". Poco pi sotto,
sempre di fronte all'amico serbo entusiasticamente conseziente, Glazunov se la
prende con gli immigrati islamici, che "diffondono l'AIDS in Russia" e conducono
"una guerra genocida" per "distruggere il nostro patrimonio genetico" (pag. 50).
Kalajic, di suo pugno, si lamenta del fatto che su tutto questo "la Tel Avisione" russa
non dice nulla, notando che una delle sue pi note annunciatrici ha ributtanti tratti
"mediorientali" (pag. 51-52) e che la "Tel Avisione" conduce "un'azione
anticristiana" (pag. 53). Kalajic inoltre ci spiega che "le persone di altra stirpe
hanno imposto un sistema genocida al fine di distruggere l'lite russa" (pag. 57).
Ma la congiura ebrea non una novit, spiega il neofascista, perch gi "il partito
comunista [sovietico] era un partito di gente di altra stirpe e di russofobi (quasi
tutti i suoi dirigenti, come noto, erano ebrei)" (pag. 64). Le allusioni a "gente
d'altra stirpe" ricorrono in decine di punti del libro e, a livello pi "teorico", Kalajic
dedica l'intero capitolo di apertura a spiegarci come gran parte dei mali del mondo
vengano da chi ha rifiutato il Nuovo testamento e continua a fare riferimento al
Vecchio testamento. L'alternativa a questa degenerazione costituita dalla "visione
del mondo slava", e in particolare da quella russa e serba, superiore alle altre
perch in essa l'individuo ha un "legame indissolubile e organico con la comunit
spirituale, nazionale, etnica e culturale" (pag. 120). Gli slavi, inoltre, sono un
popolo "dall'impulso creatore di stati [...] che per la sua potenza suscita analogie
con l'impeto dei popoli germanici". Tale "impulso statale prende origine dalle radici
metafisiche della quintessenza slava", la cui forza "si manifesta nelle aspirazioni
transnazionali e imperiali - nel miglior senso di questa parola - dei russi e dei serbi"
(pag. 121). Questi slavi spiritualmente superiori non vivono per in uno spazio
nazionalmente omogeneo; in particolare, si trovano nella spiacevole situazione di
dovere convivere con gli albanesi e altre minoranze islamiche. Da questo punto di
vista, scrive Kalajic, le sanzioni economiche contro la Serbia hanno per avuto un
effetto paradossalmente positivo: hanno costretto all'emigrazione una "massa di
potenziali partecipanti a movimenti separatisti [...] togliendo in tal modo molto
sangue alle loro forze e alle loro ambizioni". Secondo i "nazionalisti schipetari",
spiega Kalajic, negli ultimi due-tre anni emigrato all'estero circa "mezzo milione di
schipetari". La cifra sembra gonfiata, prosegue Kalajic, "nel tipico stile delle
esagerazioni islamiche, caratteristiche in genere del folklore arabo-semita", ma
comunque "in questo caso vi sono tutti i presupposti per una grande felicit da
parte di tutti coloro ai quali sta a cuore l'integrit territoriale della Serbia" (pag.
194). Pi in generale, secondo Kalajic, tutta l'Europa a essere minacciata da orde
di islamici e di immigrati. A tale proposito cita l'esempio della Francia, oggetto degli
attacchi del capitale sovranazionale che ha messo a punto un piano per "colonizzare
il paese" con un "afflusso massiccio di immigranti". Questo possibile perch
"manca qualsiasi azione da parte delle autorit che sia in grado di interrompere o
modificare i processi migratori" e quindi "i francesi devono adottare da soli misure
immediate e dure per difendersi dall'immigrazione". Invece di sradicare il male
dell'immigrazione, osserva Kalajic, le autorit francesi se la prendono con l'unica
forza sana, il Fronte Nazionale di Le Pen, che propone giustamente "la deportazione
degli immigrati". Si tratta "di un razzismo al contrario", perch "bolla [di razzismo] i
francesi che si oppongono alla distruzione della propria identit e della propria
sovranit nazionale", si tratta di "un'operazione per trasformare la Francia in un
paese che non apparterr ai francesi, bens a qualche 'societ multietnica' " e che
ha gi causato la "babilonizzazione di Parigi" (pag. 40-44). "I francesi si stanno

trasformando in una minoranza nazionale a causa del continuo afflusso di immigrati


dai paesi del Terzo mondo" e, aggiunge Kalajic, "non mi sorprende affatto che il
presidente francese Chirac minacci i serbi di intervento armato, per consegnarli a
un destino analogo a quello dei francesi" (pag. 230-231). Sullo stesso tema Kalajic,
pur essendo un convinto anticomunista, deve ammettere di riconoscere un unico
merito al socialismo reale: "ha salvato a suo tempo la Russia (e l'Europa Orientale)
dall'invasione degli immigranti dai paesi del Terzo mondo" (pag. 102).
OMOSESSUALI, FAMIGLIA: Oltre agli ebrei, dietro alla cospirazione "mondialista"
vi sono anche gli omosessuali, che Kalajic definisce con disprezzo "pederasty" [il
termine, nelle lingue slave, ha un significato molto pi volgare e offensivo della
voce dotta italiana "pederasti", e va tradotto come "froci" o "finocchi"]. Nel
capitoletto "Il grande bluff dei froci" Kalajic spiega come il capitale sovranazionale si
basi sulle teorie del "cervello omosessuale di John M. Keynes" e giunge alle seguenti
conclusioni: "Il sistema di Keynes e l'egemonia del dollaro sono fenomeni che vanno
contro natura, cos come va contro natura qualsiasi rapporto omosessuale, con il
quale i partner non arricchiscono l'amore con nuove forme, ma si limitano a imitare
pateticamente i rapporti tra uomo e donna consacrati dalla natura" (pag. 30).
L'Occidente corrompe gli slavi anche con altri mezzi, per esempio con "l' 'arte' frocia
di diversi degenarati in stile Andy Warhol" o con la televisione nella quale oggi
"dominano le illusioni e le mistificazioni della pseudocultura occidentale, dalla
psicoanalisi freudiano-cabalistica fino alla 'rivoluzione sessuale' e non a caso nel
vocabolario della resistenza patriottica russa la televisione viene chiamata 'golubyj
ekran' ('schermo azzurro')", termine che ha "una particolare sfumatura perch
golubyi vengono definiti in russo anche gli omosessuali" e viene utilizzato per
riferirsi alle trasmissioni "che attaccano il patriottismo russo e la Chiesa Ortodossa
Russa [...] difendendo i diritti di determinate minoranze nazionali e quelli delle
'minoranze sessuali' e dei drogati" (pag. 51). Kalajic non esita a cadere ancora pi
nel ridicolo, come quando tesse una lode del "valzer, ultimo ballo dell'Europa
monarchica" per prendersela poi subito dopo con il "ballo degli infrolliti barbari
afroamericani" il cui nome " un riassunto ideologico del programma nichilistico di
distruzione dell'uomo: il rock'n'roll" e il cui "dum-dum un invito
all'autodistruzione, una reclame alla perversione, al satanismo e alle droghe
sintetiche" (pag. 125), righe, si prega di notare, che sono state scritte da Kalajic
non nei lontani anni '50, bens nel recente anno 1992! Il neofascista anche un
gran bacchettone, come dimostra la sua affermazione che questa cultura
degenerata "ha lasciato all'uomo solo la tecnica del sesso, distruggendo l'istituto
eroico e metafisico del matrimonio e della fedelt coniugale e imponendo al suo
posto, come modello, la promiscuit collettiva" (pag. 126). Tutto ci la
conseguenza funesta "della rivoluzione studentesca del 1968, dalle cui conseguenze
distruttrici le universit europee non riescono ancora oggi a riprendersi" (pag. 127).
ANTICOMUNISMO: Kalajic, in quanto tipico estremista di destra, un convinto
anticomunista. Secondo i suoi ragionamenti, comunismo e capitale sovranazionale
sono figli gemelli degli stessi genitori: la massoneria e l'ebraismo. La minaccia
"mondialista" sarebbe nata negli anni della prima guerra mondiale, come spiega
Kalajic: "Con l'aiuto operativo e il sostegno ideologico della massoneria speculativa
il capitale usuraio ha infine provocato la Prima guerra mondiale e, dopo di essa, le
rivoluzioni di Febbraio e di Ottobre, al fine di distruggere i tre imperi cristiani che
fino a quel momento avevano resistito ostinatamente, in una certa misura con
successo, a ogni tentativo di conquista" (pag. 112). "Nella seconda met del XX
secolo", prosegue Kalajic, "negli stati slavi sono giunti al potere dei criminali di altra
stirpe e pseudolite orientate internazionalmente. [...] Oggi anche agli scemi
chiaro che l''internazionalismo' di ieri era solo una variante del mondialismo" (pag.
118), infatti, "cacciato dall'Europa, Karl Marx, con il suo odio scatenato contro i
valori e le tradizioni autenticamente europei si ritirato negli USA, dove ha trovato
nuovi adepti. In sostanza [...] il marxismo tornato proprio l da dove era stato
lanciato in Europa, e in primo luogo in Russia, con l'aiuto dei capitali investiti dalla

'internazionale' usuraia nella Rivoluzione d'Ottobre" (pag. 127). I serbi in


particolare hanno dovuto subire "la politica serbofoba del regime antislavo di Tito"
(pag. 190) e in Serbia "tutte le sventure, le tragedie, le privazioni, le sofferenze, i
genocidi sono venuti sempre da sinistra, provocati da ideologie orientate a sinistra:
dalla massoneria al comunismo" (pag. 179). Le frontiere interne alla Jugoslavia
sono state tracciate a tutto danno dei serbi "dal massone Josip 'Ambroz' Tito", del
quale ci viene spiegato in una nota che era di origini ebree (pag. 218). Nonostante
il suo anticomunismo, tuttavia, Kalajic ritiene che tra i comunisti vi sia una
sensibilit per i valori tradizionali e patriottici e pertanto ritiene "artificiosa" la
separazione tra destra e sinistra, strumento del capitale "sovranazionale" che la
utilizza per "dividere e comandare" (pagg. 64, 227 e 228). I comunisti, insomma,
sono ricuperabili alla destra, come il neofascista argomenta pi precisamente in un
dialogo con l'estremista di destra russo Dugin contenuto nel volume collettivo, "Il
segreto dei Balcani", pubblicato a Belgrado nel 1996 con finanziamenti del locale
Ministero dell'educazione: "Noi, uomini di destra, dovremmo oggi smettere di
attaccare i comunisti, tenendo presente che queste forze hanno subito una
profonda trasformazione, in senso positivo, vale a dire che oggi i comunisti sono
nostri alleati potenziali o effettivi". Alla sua osservazione risponde consenziente
Dugin: "Gli attuali nazional-comunisti sono una realt politica recente e nuova.
Sono per loro natura pi simili ai rivoluzionari conservatori del 'movimento
germanico' che ai bolscevichi" (citato in "Feral Tribune", 26 febbraio 1996). Frasi da
tenere presenti quando pi sotto andremo ad affrontare i rapporti tra Kalajic e
alcuni soggetti della sinistra italiana.
AUTORITARISMO, TUDJMAN, KOSTUNICA...: Per completare il quadro di questo
personaggio emblematico dell'estrema destra "slavo-ortodossa", aggiungiamo
alcuni ultimi particolari curiosi. In campo economico Kalajic ha come propri stati
modello il Cile, il Giappone e la Corea del Sud. Il problema di questi stati per
evidentemente che sono troppo "morbidi". Nello stato "slavo" che piacerebbe a
Kalajic ci sarebbe s il capitale, ma con un governo dal pugno di ferro: "Le
dimensioni enormi del potenziale mercato degli stati slavi, nel caso di una loro
unione, [verranno garantite] se necessario, anche da un assolutismo estremo"
(pag. 130). Abbiamo inoltre notato come Kalajic se la prenda costantemente con le
minoranze islamiche e gli immigrati dal terzo mondo - trattandosi di un
ultranazionalista serbo, sembrerebbe naturale attendersi da lui anche una posizione
anticroata, tanto pi che alcuni dei capitoli del volume "Amerikanskoe zlo" sono
stati scritti proprio negli anni della guerra in Croazia o immediatamente successivi a
essa. Invece nei suoi scritti non siamo riusciti a trovare nulla contro i croati. Anzi,
alcune fonti parlano di suoi legami con l'estrema destra croata, come Petar Lukovic,
corrispondente da Belgrado della rivista croata "Feral Tribune", nel suo articolo per
quest'ultima pubblicato il 14 ottobre 2000, o l'agenzia bosniaca TWRA, la quale
segnalava in un suo articolo del 27 settembre 1995 che a cavallo tra gli anni '80 e
gli anni '90 "Kalajic avrebbe scritto lodi al presidente Tudjman, descrivendolo come
'un vero europeo' ". Infine, Kalajic ultimamente ha espresso valutazioni positive sul
neoeletto presidente jugoslavo Kostunica ("Liberazione", 7 ottobre 2000). E'
interessante notare a questo proposito che l'8 settembre 1997 era stata organizzata
dal SDS a Banja Luka, in Bosnia, una riunione pan-serba alla quale erano invitati a
partecipare, tra gli altri, Momcilo Krajisnik, Radovan Karadzic, il vescovo Artemije
e... Dragos Kalajic e Vojislav Kostunica (Republic of Srpska Radio Station, 8
settembre 1997). Chiss se i due si sono poi effettivamente incontrati, visto che tra
l'altro sono stati entrambi per anni sostenitori del SDS, il partito di Radovan
Karadzic.
KALAJIC IN ITALIA
Il "grande lancio" di Kalajic in Italia lo si avuto con la gi menzionata trasmissione
RAI "Pinocchio". Presentato come esperto di geopolitica, questo estremista di destra
e fedele servitore di Milosevic, portatore di una posizione in fin dei conti
assolutamente minoritaria in Serbia, stato chiamato a pi riprese a rappresentare

davanti a milioni di telespettatori la "parte serba". Ci si chiede cosa abbia portato i


responsabili della trasmissione a scegliere un tale personaggio. Certo, Kalajic parla
bene l'italiano e in questo senso "telegenico", ma non ci sembra che sia un
requisito sufficiente. In Italia, l' "esperto di geopolitica" si comunque dato in
genere molto da fare: cercando un po' in Internet lo troviamo per esempio come
relatore a un convegno su informazione e guerra organizzato nell'ambito del
prestigioso Prix Italia (RAI) 1999 "sotto il patrocinio delle Nazioni Unite e in
collaborazione con la rivista 'Limes' ", ma anche in compagnia di Pino Rauti in una
meno prestigiosa manifestazione organizzata il 10 maggio 1999 a Roma dai
neofascisti del M.S.I. - Fiamma Tricolore. I punti di riferimento regolari di Kalajic in
Italia sono tuttavia stati da una parte la Lega Nord e dall'altra alcuni esponenti della
sinistra internazionalista. Vista la sua lunga esperienza nella destra estrema, Kalajic
ha correttamente compreso che l'estrema destra attualmente "pi autentica e di
massa" in Italia, al di fuori della galassia dei gruppuscoli neofascisti, proprio la
Lega. Con quest'ultima egli ha in comune molti punti: il razzismo nei confronti degli
immigrati, in particolare quelli albanesi; la difesa dell'identit europea minacciata
dagli islamici e dagli americani; la visione della Serbia come bastione contro questi
nemici. Illuminante a tale proposito la dichiarazione di un giornalista della
"Padania" (organo della Lega Nord) fatta a un convegno di presentazione di un libro
di Gennadi Zjuganov, organizzato dalla stessa Lega e al quale prendeva parte anche
Kalajic: "[era presente] il giornalista Massimiliano Ferrari che ha ricordato la grande
simpatia che la Lega prova per il mondo cristiano-slavo che in Serbia e nel Caucaso
combatte e fa da argine all'avanzata dell'Islam. 'L'ala pura e non mercantilista della
Lega - ha detto - mette l'interesse della comunit di sangue al di sopra del
benessere del singolo egoista e simpatizza per i fratelli slavi che si sacrificano in
nome della comune patria europea e rifiuta la visione di coloro che straparlano di
una ricca Europa occidentale da chiudersi ad est e da aprirsi a milioni di lavoratori
musulmani 'purch in regola col permesso di soggiorno' " ("La Padania", 23 gennaio
2000). A tale convegno, va tra l'altro notato, partecipava anche il nazionalcomunista italiano Carlo Terraciano, direttore della rivista dal nome emblematico
"Rosso e nero". L'entusiasmo di Kalajic per la Lega Nord esplicito, come si rileva
da quanto egli ha dichiarato a "La Padania" in occasione della sua partecipazione a
un "Padania Day": "Presente alla manifestazione milanese c'era anche, mescolato
tra la folla, il professor Dragos Kalajic, dell'Istituto di Studi geopolitici di Belgrado.
'Mi trovo a Milano di passaggio - ha spiegato Kalajic - e ne ho approfittato per
assistere di persona al mio primo Padania Day'. Le impressioni riportate dal
professore serbo sono state molto positive. 'Questa giornata ha ulteriormente
rafforzato la mia convinzione che soltanto negli ambienti leghisti e padanisti si pu
avvertire ancora un grande calore umano' - ha raccontato Kalajic -. 'I leader del
Carroccio e del governo padano amano stare a contatto con il popolo, non fanno
come altri che del popolo si servono soltanto quando si tratta di chiedere voti'. Il
professore di geopolitica ha inoltre precisato di condividere la battaglia leghista
contro l'invasione extracomunitaria e contro la globalizzazione. 'Le cupole della
grande finanza mondialista vogliono distruggere le radici identitarie dei popoli
europei - ha concluso -. Chi non si adegua, e noi serbi lo sappiamo bene, viene
bastonato' " ("La Padania", 12 dicembre 1999). Kalajic stato a pi riprese ospite
del giornale "La Padania" nel corso del 1999 e ha scritto "con entusiasmo e grande
disponibilit" la postfazione a "Good Morning Belgrado", il diario di guerra del
giornalista della Padania Mauro Bottarelli, pubblicato nel 2000 ("La Padania", 24
marzo 2000).
A sinistra il punto di riferimento principale di Kalajic sono stati alcuni gruppi che
hanno promosso in Italia il Tribunale Internazionale per i crimini di guerra della
NATO di Ramsey Clark. Di questo giro fa parte tra gli altri il giornalista Fulvio
Grimaldi che, come accennavamo, ha stretto legami di amicizia con Kalajic, fino a
portarlo sulle pagine di "Liberazione". Il nesso tra il Tribunale Clark e Kalajic non
cos strano: Clark, ex ministro della giustizia degli Stati Uniti, stato recentemente
avvocato del criminale di guerra Radovan Karadzic (amico e compagno di
"avventure" di Kalajic) in un processo che negli Stati Uniti vedeva l'ex leader serbo-

bosniaco difendersi da accuse di crimini contro l'umanit mosse da donne bosniache


vittime di violenze nel corso della guerra in Bosnia, appoggiate da organizzazioni
della sinistra statunitense ("Slobodna BiH", 16 agosto 1999; "The Shadow",
http://shadow.autono.net/sin001/clark.htm). Inoltre Clark stato pi volte in visita
ufficiale in Jugoslavia, dove ha tenuto cordiali colloqui con Milosevic e altri esponenti
del regime ("Politika", 31 marzo 1999 e 29 ottobre 1999), grazie anche al fatto che
il suo Tribunale e il suo International Action Center hanno sempre giustificato i
crimini commessi dal regime di Belgrado in Kosovo come normali operazioni di
polizia. Kalajic stato cos tra il 1999 e il 2000 relatore in incontri organizzati dalla
rivista marxista italiana Praxis (il 10 ottobre 1999, con la partecipazione tra gli altri
dell'ambasciatore jugoslavo in Vaticano, Dojcilo Maslovaric), dall'Associazione
d'Amicizia Italo-Jugoslava (il 29 gennaio 2000), presso l'Universit di Teramo
(iniziativa promossa il 29 marzo 2000 da membri della sezione italiana del Tribunale
Clark e in particolare dal docente della stessa universit Aldo Bernardini) e ha preso
parte al convegno Il mondo neoNATO (svoltosi l'8-9 ottobre 1999, sempre con altri
promotori del Tribunale Clark). Particolarmente grave stata la partecipazione di un
estremista di destra come Kalajic all'importante assemblea del Tribunale Clark
tenutasi a Roma il 1 novembre 1999 (Tanjug, 2 novembre 1999), alla quale ha
preso parte lo stesso Ramsey Clark, che arrivava direttamente da Belgrado dove
aveva appena avuto un amichevole colloquio con Milosevic. Pur essendo promosso
in Italia perlopi da piccole formazioni che hanno negato o giustificato i crimini del
regime di Milosevic in Kosovo, il Tribunale riceve l'adesione di molte altre realt che
si sono impegnate positivamente contro la guerra della NATO, anche se va detto
che se per Kalajic pu valere la scusa che non a tutti noto chi sia (scusa un po'
fragile, comunque, visto il suo attivismo pubblico in Italia), ci non vale per il
rappresentante della Jugoslavia in Italia (nei fatti ambasciatore dopo il richiamo di
Miodrag Lekic), che ha preso anch'egli parte alla riunione nella sua qualit ufficiale.
Kalajic riuscito cos ad associare il suo nome, in tale occasione, anche a
personaggi dal ruolo importante nella sinistra internazionalista italiana come il
senatore di Rifondazione Comunista Giovanni Russo Spena e il redattore del
"Manifesto" Tommaso Di Francesco. Per Fulvio Grimaldi, ex giornalista RAI ed
editorialista di "Liberazione", la partecipazione a iniziative con Kalajic stata invece
non un'eccezione, bens quasi una regola. Grimaldi ha inoltre instaurato rapporti
stretti con l'estremista di destra serbo e lo ha portato direttamente sulle pagine
dell'organo di Rifondazione Comunista in un suo articolo del 7 ottobre scorso, in cui
descrive il suo peregrinare per le strade della Belgrado del dopo-Milosevic proprio in
compagnia di Kalajic, che anche Grimaldi si limita a definire docente di geopolitica
tacendo il suo ben pi lungo e rilevante curriculum nella destra radicale, fatto salvo
un accenno di sfuggita ai "suoi pluralistici e un po' fantasiosi [sic!] legami con la Jul
da un lato e i radicali di Seselj dall'altra". Nell'articolo, teso a criminalizzare le
manifestazioni allora appena terminate nella capitale serba, Grimaldi definisce
Kalajic l' "amico analista". L'editorialista di Liberazione riconosce che Kalajic un
nazionalista, ma dal ruolo positivo e ingiustamente "stigmatizzato": "Nazionalista
serbo anche Kalajic, se si usa il termine per stigmatizzare quelli che si oppongono
alla diasporizzazione di quel popolo e alla sua cacciata dalle terre d'origine". I due
concordano su quasi tutto, nelle valutazioni che esprimono, fino a paventare un
ritorno di Milosevic e dei suoi: "il momento dei socialisti torner non appena il
liberismo incomincer a mordere, la mafia ad arrivare, il divario tra pochi ricchissimi
e molti poverissimi a crescere". L'amicizia e la comunit di vedute tra Kalajic e
Grimaldi non devono meravigliare: Grimaldi ha apertamente simpatizzato per la
Serbia di Slobodan Milosevic e di Mira Markovic; inoltre, proprio nello stesso modo
in cui Kalajic riesce a fare capire benissimo che sta parlando di ebrei utilizzando il
termine pi vago di "gente di altra stirpe", Grimaldi riuscito a fare passare in Italia
un discorso che criminalizza l'intero popolo albanese (altra posizione che condivide
con Kalajic) senza mai giungere a formulazioni esplicitamente razziste.
CONCLUSIONE
Kalajic rimane una figura secondaria sulla scena di un panorama politico serbo in

cui hanno avuto un ruolo di gran lunga pi importante (e cruento) altri esponenti
dell'estrema destra, come Seselj o Arkan. Da questo punto di vista stato solo uno
dei tanti "manovali" di Milosevic. La sua figura ci pare tuttavia emblematica della
degenerazione di certi settori politici (la coalizione "rosso-nera" di Milosevic, Seselj
e Markovic) in un paese che ha invece una storia e un presente ricchi di figure
democratiche. L'armamentario ideologico di Kalajic, inoltre, utile a capire i
concetti su cui si basa la nuova estrema destra "slavo-ortodossa" e a individuare
quale base essi possono costituire per collegamenti con altri soggetti della destra
radicale europea, dal Fronte Nazionale di Le Pen alla Lega Nord di Bossi. Per quanto
riguarda l'Italia, se i legami con la Lega ci sembrano scontati e "naturali", la
presenza di Kalajic in iniziative della sinistra internazionalista o, seppure per
interposta persona, su organi di stampa di quest'ultima sono sicuramente
"innaturali" e deleteri, perch rischiano di screditare il lavoro di molte realt
impegnatesi positivamente contro la guerra della NATO e del tutto ignare del fatto
che un estremista di destra stia cercando di intrufolarsi indebitamente tra le loro
fila. Una chiave di lettura del perch Kalajic sia in parte riuscito a trovare
accoglienza in questo ambito la si pu trovare, a mio parere, proprio nel fatto che
egli venga presentato regolarmente come "esperto di geopolitica". E' proprio
l'interpretazione di quanto avviene nei Balcani in chiave esclusivamente o
prevalentemente geopolitica, incentrata cio sugli stati e i loro "spazi vitali", che
costituisce il terreno di coltura ideale per collaborazioni altrimenti impensabili, quali
per esempio quella tra gli editorialisti della rivista "nazional-ministeriale" "Limes" e
un quotidiano comunista come il "Manifesto" o, in casi ancora peggiori, per un
nesso, diretto o indiretto, tra leghisti, estremisti di destra serbi e soggetti della
"sinistra internazionale". Ma questo un argomento che meriterebbe di essere
affrontato pi nei particolari in altra sede.

**Oltre alle fonti della stampa, citate nel testo, sono stati utilizzati:
*Kalajic, Dragos, "Amerikanskoe zlo", Mosca, 2000
*Pribicevic, Ognjen, "Changing Fortunes of the Serbian Radical Right", in Ramet,
Sabrina P. (ed.), "The Radical Right In Central and Eastern Europe Since 1989",
Pennsylvania, 1999

http://www.atuttadestra.net/index.php/archives/20338

Ieri stato il giorno in cui la Corte di giustizia dellAja si apprestava a pronunciarsi sulla legittimit
dellindipendenza della provincia serba di Kosovo e Metohija, strappata alla Madre Patria, con la vergognosa
complicit dellItalia di DAlema, dalla barbara aggressione NATO del 1999 alla Serbia di Miloevi, ricorreva il
quinto anniversario della scomparsa di quello che per me stato un caro amico che non mi stancher mai di
ricordare e rimpiangere: Dragos Kalajic. S, il 22 Luglio di cinque anni fa lasciava questa vita terrena, stroncato
da una grave malattia, uno dei pi brillanti e intelligenti esponenti della cultura europea, la cultura di
quellEuropa dei popoli e delle nazioni che, come Entit Suprema immanente nella Storia, pulsa ancora
palpitante nei cuori e nelle menti di ogni Uomo libero; la cultura di unEuropa che resiste, che non si piega ai
diktat dei propri nemici, di una globalizzazione strisciante che vorrebbe divorarla e annientarla.
Nato a Belgrado nel 1943, Dragos comp i propri studi in Italia, diplomandosi allAccademia di Belle Arti di
Roma, e con il nostro Paese ha sempre mantenuto un rapporto privilegiato. Giornalista, fu fin dal 1987 redattore
dellautorevole settimanale Duga ed in breve divenne uno dei pi stimati intellettuali belgradesi, sullonda
della politica di risveglio nazionale di Slobodan Miloevi.
Durante tutto il corso della guerra civile jugoslava, ed in particolare durante gli anni delle operazioni in Bosnia,
Kalajic seppe farsi autorevole portavoce delle ragioni nazionali dei Serbi, adoperandosi attivamente per questa
causa e facendone una ragione di vita.
Amico e consigliere dellallora Presidente della Repubblica Serba di Bosnia-Herzegovina, Radovan Karadzic,
Kalajic ebbe un seggio di Deputato al Parlamento Serbo-Bosniaco e la qualifica di rappresentante
plenipotenziario del Governo di Pale allestero. Fu a quel tempo che ebbi lonore di fare la sua conoscenza.
Passavamo a volte ore intere a discutere, trovandoci sorprendentemente daccordo su tutto, sia spiritualmente
che politicamente. Ne nacque unamicizia fraterna, a cui soltanto la sua prematura dipartita ha posto fine.
Conservo di lui splendidi ricordi, in particolare dei suoi quadri (fu anche un artista di talento) e delle iniziative
culturali e delle conferenze che organizzammo insieme in Italia nel 1999, nei giorni dei bombardamenti della
NATO sulla Serbia, per sensibilizzare lopinione pubblica sulla cappa di vergogna che era in quel momento
calata sullItalia e sullEuropa intera: si aggrediva una Nazione europea soltanto perch colpevole di difendere
la propria sovranit nazionale e la propria indipendenza, nellindifferenza generale di una societ ottenebrata
dalla propaganda a stelle e strisce che voleva imporci la versione ufficiale dei Serbi cattivi e degli Albanesi
povere vittime.
Oggi che il Kosovo, la terra che fu culla della civilt serba, stato consegnato nelle mani delle peggiori
organizzazioni malavitose albanesi, ho appreso con soddisfazione che il Tribunale Penale Internazionale dellAja
ha emesso un mandato di arresto nei confronti del mafioso (s, sottolineo mafioso e non temo le querele di
chicchessia!) Ramush Haradinaj, ex leader di quella formazione terroristica denominata U.C.K. a suo tempo
appoggiata da Bill Clinton e da Emma Bonino, ed ex primo ministro (autoproclamatosi tale) del Kosovo, con
laccusa di crimini di guerra e crimini contro lumanit.
Insieme a lui sono stati incriminati il suo ex braccio destro, Idriz Balaj, e Lahi Brahimaj. Haradinaj era stato

assolto dallo stesso Tribunale dellAja un paio di anni fa da accuse simili poich era riuscito molto abilmente a
intimidire i teste daccusa a suo carico. Pur non riconoscendo, personalmente, lautorit morale di un Tribunale
quale quello dellAja, poich a mio parere illegittimo e fautore di indebite ingerenze nella politica di stati
sovrani, non posso che plaudere allarresto di Haradinaj e dei suoi sodali, cosa che avrebbe fatto anche lamico
Dragos Kalajic.
Oggi, quando mi reco di tanto in tanto a Belgrado, la citt che ho imparato a conoscere e ad amare negli anni
90, la citt con la quale ho condiviso undici anni fa la paura dei bombardamenti, ma anche il senso di orgoglio
patriottico dei suoi fieri abitanti, devo ammettere che sono pervaso da un senso di tristezza e di malinconia.
Passeggiando fra strade ancora segnate e straziate dalle bombe della NATO e sostando davanti a quei palazzi
distrutti che ancora si ergono (nonostante la pronta opera di ricostruzione) qua e l come muti testimoni di quei
giorni terribili, quasi come solenni sacrari di qualcosa che non si pu dimenticare, mi fermo a volte a riflettere
sul fatto che Miloevi non c pi, che il Kosovo ancora nelle mani sporche di sangue a cui lhanno consegnato
gli Americani, e che molti giovani preferiscono oggi dimenticare quanto la loro Patria ha saputo insegnare a quel
tempo al mondo intero, divenendo la Trincea dEuropa.
Ma io non posso dimenticare, ed per questo che scrivo oggi queste righe in onore dellamico Dragos Kalajic.
Potr far sorridere molti, ma, a cinque anni dalla sua scomparsa, forse in segno di rispetto, non ho mai
cancellato dalla memoria del mio cellulare il suo numero di telefono.
Auspico che presto un circolo del partito politico che rappresento, Nuova Destra Sociale, venga a lui dedicato, e
mi impegner affinch la rivista che ho fondato, Novum Imperium dedichi alla sua memoria un numero
speciale.
Arrivederci Dragos, figlio dellEuropa! Samo Sloga Srbina Spasava!
Nicola Bizzi

http://etleboro.blogspot.it/2008/08/leuropa-degli-idioti.html

L'Europa degli idioti

Un'analisi di Dragos Kalajic, intellettuale e politico serbo (nella foto), del presente e del futuro
dell'Unione Europea e dei sistemi macchinosi che hanno ormai incatenato il suo popolo in una
concezione "democratica" che non appartiene alla sua storia.
Loggetto principale di questa nostra analisi il carattere che conforma la nostra Europa legale,
ossia le sue (pseudo) lites e i suoi forti poteri economici, politici, culturali e mediatici. Lo
spaccato su cui si indirizza questo esame proprio quello che permette la pi completa
conoscenza di questo carattere: la questione dellimmigrazione. E un fatto che le ondate di
immigrati dal Terzo e dal Quarto mondo che si abbattono sullEuropa siano sempre pi frequenti,
alte e minacciose. Di queste ondate sono vittime i disperati sudditi dellultima e peggiore forma di
colonialismo e di usura: la cosiddetta economia del debito, che ovunque provoca miseria e fame.
Questi flussi migratori assumono le magnitudini di una vera e propria invasione dEuropa. Se un
tale processo non perder forza e consistenza, e se la Turchia entrer nellarea mercantile
chiamata Unione europea, tutto indica e fa prevedere che gi entro questo secolo gli Europei
perderanno la propria patria e diventeranno una minoranza etnica nella loro propria terra,
decomponendosi
e
scomparendo
nelloceano
grigio-nero
dei
diversi.
Dunque, se tutto andr avanti come oggi, si confermeranno le previsioni dellosservatore
turco Nazmi Arifi sulle conseguenze demografiche dellentrata della Turchia nellUnione europea,
esposte una quindicina anni fa, sulle pagine del Preporod, la stampa portavoce dei musulmani di
Bosnia ed Herzegovina: LEuropa cosciente del potenziale turco, lEuropa cosciente della
moltitudine turca. LEuropa guarda alla Turchia come ad un paese che ha potenzialmente
duecento milioni dabitanti. (Sono calcolati anche un centinaio di milioni di turcofoni dellAsia
centrale, ai quali il governo di Ankara, fedele al panturchismo, offre la cittadinanza turca oggi e
offrir quella europea domani, nota di D.K.) logico che lEuropa non ostacoler la Turchia. E
prevedibile che, dopo dieci anni (dallingresso della Turchia nellUnione europea, nota di D.K.)
met degli abitanti dellattuale Europa occidentale saranno musulmani per una serie di cause
quali: lalta natalit dei popoli musulmani, la consistente immigrazione proveniente da paesi di
religione musulmana, la caduta verticale delle natalit dei popoli europei, le conversioni allIslam.
Tutti questi sono fatti che lEuropa, volendo o non volendo, deve accettare.
Adesso chiaro anche agli occhi pi semplici e creduli che si sono dimostrate false ed ingannevoli
le formule di soluzione del problema immigratorio - instancabilmente prodotte dalle (pseudo)
lites politiche - a cominciare dal progetto paternalistico di assimilazione, degli anni settanta,

per passare poi al modello non meno ottimista e fallace dellintegrazione, fino ai recenti ideali
mondialisti di una societ multirazziale e multiculturale. In questo caso le (pseudo) lites che
dominano lEuropa hanno dimostrato la propria debolezza fondamentale, la tendenza ad
abbandonarsi alle superstizioni del razionalismo liberale, particolarmente alla convinzione che con
luso delle sole parole possibile non solo spiegare, ma anche domare la realt, con tutte le
minacce che contiene. In realt di assimilazione, integrazione e societ multiculturale - che
ci arricchisce - possibile discutere solo l dove in questione una minoranza razziale o etnica
che non minaccia la maggioranza. Lesperienza storica ci dimostra che questi rapporti pacifici
vengono stravolti l dove la minoranza cresce in modo tale di minacciare il predominio della
maggioranza, anche nel senso della legge di selezione naturale.
La specie pi forte sospinge e alla fine elimina la specie pi debole. E per questo motivo, allinizio
del periodo neolitico, che la massa del tipo duomo detto mediterraneo gracile, basso,
brachicefalo, con scheletro fragile e pelle olivastra - che aveva conquistato il Rimlend
mackinderiano, dallIndia fino alle Isole britanniche, dedicato allagricoltura ed ai culti della Madre
Terra - era riuscita completamente ad assorbire o eliminare gli indigeni europei, luomo di
Cromagnon, alto, forte e robusto cacciatore. Solo alcuni millenni dopo i discendenti delluomo di
Cromagnon, i nostri progenitori, sono ridiscesi dagli altipiani caucasici dove si erano rifugiati,
nellEuropa per riconquistare la patria perduta. Furono quelle ondate di popoli indoeuropei ad
emergere
vittoriosi
grazie
allarte
della
guerra.
LEuropa
diventer
islamica?
Le industrie mediatiche, produttrici dellopinione pubblica, che fino a ieri diffondevano un
ottimismo roseo nei confronti dei modelli di coesistenza tra gli indigeni europei e gli immigrati,
oggi cercano di nascondere la realt dellinvasione dEuropa e dei processi di un rovesciamento
dei rapporti demografici e di ridurre tutto unicamente al problema di opzione religiosa: LEuropa
cristiana o islamica? Forse mirano alla sempre pi diffusa irreligiosit degli Europei e alla
corrispondente indifferenza nei confronti del dilemma proposto... Una cosa certa: tale dilemma
non esiste perch il predominio dellIslam sugli Europei sicuro. Secondo una nuova
formulazione del quesito che agli Europei - mediante i media pi influenti, da Welt und Sontag e
Welt, fino al Corriere della Sera - propongono le guide intellettuali dei musulmani perfino
moderati, ad esempio, Bassam Tibi, il problema non se la maggioranza degli Europei diventa
musulmana, ma piuttosto quale forma di islam destinata a dominare in Europa: lislam della
sharia o leuroislam.
Per cacciare via dalle teste degli Europei ogni pensiero o ogni speranza di difesa della natura
europea della patria comune, il messaggio citato viene abilmente accompagnato con il sostegno
di uno dei pi grandi esperti mondiali del Medio Oriente, Bernard Lewis: Entro la fine di questo
secolo il nostro continente diverr islamico. Davanti a questa prospettiva della trasformazione
degli Europei in una minoranza religiosa (ma in realt etnica), il rapporto verso linvasione degli
immigrati deve essere radicalmente cambiato. Se alla fine di questa prospettiva temporale - nel
segno di un rovesciamento demografico - sar ancora possibile parlare di assimilazione,
integrazione o societ multiculturale, lo potranno fare solo gli immigrati nei confronti della
minoranza degli indigeni europei, a patto di avere la misericordia per le loro debolezze e non un
giustificato disprezzo, perch, tra laltro, hanno capitolato e concesso la propria patria agli
invasori senza la minima resistenza. In questa prospettiva, per gli europei si pone un problema
essenziale: come sopravvivere e non scomparire nelloceano degli altri che inonda e sta per
affondare la loro patria. Invece di opporsi ai processi che minacciano la cultura e la civilt degli
Europei, le forze dominanti nellUnione europea fanno tutto il possibile per mantenere ed anche
rendere pi potente linvasione degli immigrati, sostenendone pubblicamente la necessit. Anche
nei casi quando le (pseudo) lites politiche si sforzano di contenere almeno limpatto caotico
dellimmigrazione, con le leggi, le regole e le misure restrittive tutto questo si dimostra, prima o
poi, non solo vano, ma anche controproducente.
Questo complesso dellEuropa legale, che agisce contro lEuropa reale, composto, grosso modo,

da quattro campi di forze e da interessi corrispondenti. Poich lUnione europea sta


abbandonando celermente un sistema economico che proprio della storia, della cultura e della
tradizione europea, assoggettandosi al sistema angloamericano, ossia liberalcapitalista, le
potenze sopranazionali e sovraeuropee del mondo finanziario ed industriale sono la forza-guida
nellalto tradimento. Le (pseudo) lites politiche servono gli interessi di questa forza-guida che
oramai, da molto tempo, ha espulso la politica autentica dalla scena pubblica, riducendola ad uno
dei propri servizi ausiliari. In unottica pi larga, schmittiana, evidente che queste (pseudo)
lites politiche sono sottomese ai condizionamenti e ai voleri del Leviatano atlantico (per usare
unallegoria schmittiana), che fa di tutto per far entrare la Turchia nellUnione europea e per
ingrandire linvasione degli immigrati, reagendo con rabbia contro ogni contromisura europea. La
Chiesa Cattolica, con i propri ordini monastici e le organizzazioni caritative un magnete
particolarmente attraente per la massa degli immigrati, che, a priori sanno dove saranno ben
accolti e difesi, malgrado la propria clandestinit e illegalit. Last but not least, particolarmente
influenti fautori dellinvasione dellEuropa sono i maggiori produttori dopinione pubblica che
cercano ostinatamente di convincere gli Europei - con le buone, attraverso promesse fallaci e con
le cattive, con i ricatti morali - che limmigrazione porta solo il bene (economico, culturale ed
umano) e che ogni resistenza un male, una specie di peccato mortale nellepoca della
secolarizzazione. Segue il latrato dei branchi a servizio del tradimento, liberati dai guinzagli. Cos
vengono continuamente demonizzate o criminalizzate le rare voci di coraggio alzate per la difesa
della patria europea.
Ora occorre esaminare - a grandi linee e senza alcun ideologismo - le principali e pi frequenti
giustificazioni sul bisogno che lEuropa resti aperta alle invasioni immigratorie, offerte dalle
(pseudo) lites dominanti. I portavoce delle forze finanziarie ed industriali giustificano sempre
lapertura verso limmigrazione di massa con ragioni dedotte da contingenze effimere: dalla
necessit di superare la crisi provocata con lo shock energetico, degli anni settanta, fino ad una
specie di imperativo categorico della globalizzazione, che impone a tutti popoli -privati del diritto
di decidere sulla questione - il libero flusso delle merci, dei capitali, dei servizi e degli uomini.
Tutte queste ragioni sono riducibili alla causa comune, alla demonia economica, ossia allidolatria
del profitto per il profitto. E, questa, la prova di un immenso complesso psichico di idiotismo
attivo: questo il termine che gli antici Greci usavano per designare una forma estrema
dindividualismo e degoismo antisociale. Pervase e guidate da questo idiotismo, le forze
finanziarie ed industriali dEuropa non si sentono parte di una comunit e di una realt culturale e
storica. Anzi. Le forze in questione - assoggettate alla globalizzazione - non posseggono
nemmeno la coscienza - immanente ad ogni cultura e civilt normale, in tutti i tempi - di
considerare leconomia, come una parte ed un mezzo che debba servire per fini del tutto sociali, e
non il contrario. Gi il fatto stesso che la cosiddetta necessit dellapertura verso le onde
immigratorie venga giustificata con il bisogno impellente di manodopera - mentre la
disoccupazione degli indigeni assume oramai le proporzioni di un male cronico - ci dimostra
quanto le forze in questione siano indifferenti verso i destini del proprio contesto sociale.
Per questa visione di mondo alla rovescia il profitto ueber alles. Forse inutile illuminare qui la
perniciosit di questa patologia e lorizzonte enorme delle conseguenze catastrofiche,
cominciando dalla crescita esponenziale dei prezzi assistenziali e sanitari, sociali e culturali,
ecologici e demografici. Per di pi in molti casi ci troviamo davanti ad un circulus vitiosus. Per
esempio, limmigrazione in massa viene solitamente giustificata come una manna che compensa
il calo demografico degli europei, mentre proprio limposizione del sistema liberalcapitalista rendendo la vita estremamente incerta e precaria - una delle cause maggiori di questo declino.
Questa evidenza viene notata anche da certi politici non ancora addomesticati. Ecco come si
esprime Vladimir Spidl, nel suo ruolo di presidente del Consiglio della Repubblica Ceca, dubitando
apertamente che limmigrazione possa risolvere il problema demografico: La gente scoraggiata
ad avere pi figli a causa delle difficolt a trovare la casa, della lunga attesa per limpiego,
dellambiente ostile alla famiglia, e dallinstabilit del lavoro. . Lidiotismo di cui stiamo trattando
si manifesta anche nella cecit verso le conseguenze disastrose che prima o poi subiranno gli
stessi complessi di interessi e di profitti. E certo che limportazione delle masse degli immigrati,

pronti a svendere le loro braccia, porti agli importatori buoni profitti a breve termine,
cominciando dallabbassamento o almeno dal contenimento del prezzo del lavoro e la
conseguente repressione delle proteste sindacali dei lavoratori indigeni, desiderosi di difendere i
loro diritti.
Dallaltra parte, in una prospettiva a lungo termine, questa strategia dello sfruttamento spietato
porter ad una specie di suicidio economico perch provoca una serie di conseguenze nefaste e
autodistruttive. Una prima conseguenza evidentemente il fermo di ogni perfezionamento
tecnologico ed organizzativo della produzione. La ricerca, si sa, molto pi cara della
manodopera a basso prezzo... In fine dei conti, asserire che limmigrazione necessaria allo
sviluppo economico e al mantenimento almeno del volume di produzione, contraddetto
dallattuale main stream industriale. Esiste infatti una ben altra e spietata regola che i profitti
maggiori vengano ottenuti non solo con il perfezionamento tecnologico ed organizzativo, ma
sopratutto laddove sono maggiori le riduzioni dei posti di lavoro. Ecco smascherato il ricatto,
molto frequente, che dichiara limportazione della giovane manodopera straniera come
necessaria per rimediare la caduta verticale della natalit ed il generale invecchiamento della
societ europea. Le tecnologie nuove, collegate alle nuove tecniche di organizzazione sociale,
offrono buone possibilit di superamento dei problemi in questione. Ma costano e riducono i
profitti. Limportazione avida delle masse di manodopera straniera aumenta il popolo indigeno dei
disoccupati e causa, riducendo le loro capacit dacquisto degli europei, limplosione del mercato
europeo. Se con lo sguardo attento seguiamo le linee-forza dei processi di globalizzazione,
inevitabilmente giungiamo a scorgere un futuro dove i prezzi e le condizioni di lavoro - sotto
limperativo della concorrenza mondiale - dovranno essere omogeneizzati o addirittura parificati a
quelli del Terzo o Quarto Mondo.
Dunque, a causa di un tradimento dellEuropa legale, lEuropa reale dovr rinunciare anche alle
ultime briciole del benessere sociale e della propria qualit della vita, di stile europeo. Sotto il
peso di una concorrenza globale, gli europei dovranno ridursi allo stesso livello delle masse
planetarie che patiscono la miseria e le privazioni, accettando di vivere, per esempio, come i
cinesi. Si tratta di un orizzonte futuro nel segno della realizzazione di una forma di morte,
prevista dalla Seconda legge di termodinamica, dove un determinato sistema perde la vita per via
della parificazione della temperatura delle singole molecole che lo compongono. La politica delle
contraddizioni Latteggiamento generale delle (pseudo) lites nazionali ed eurocratiche davanti
alle sfide dellimmigrazione anche nel segno delle contraddizioni intellettuali e delle doppiezze
morali. Tra linquietudine dellEuropa reale e le direttive delle forze che oramai da molto tempo
hanno espulso la politica vera dalla scena pubblica, le (pseudo) lites producono solo le finte
resistenze alle ondate immigratorie. Queste resistenze apparenti hanno le forme delle leggi, dei
regolamenti, delle misure protettive Ma rimangono sempre le lettere morte, parole sulla carta,
poi pure cancellate con le periodiche, ma regolari, sanatorie. In sostanza, salvo rare eccezioni, le
(psuedo) lites fanno di tutto per giustificare, sostenere e realizzare la tesi assurda che
linvasione dEuropa degli allogeni una necessit economica, sociale e perfino biologica.
Sebbene le (pseudo) lites in questione abbiano accettato in pieno i principi del liberalismo
angloamericano e del corrispondente individualismo egoista ed avido - questa ideologia la
applicano solo nei confronti degli indigeni europei e non anche agli immigrati. E evidente che si
tratta di una presa di posizione molto pi profonda di una pura sregolatezza nei confronti della
logica aristotelica. Se non si tratta di un moralismo ipocrita, che maschera la brama dei profitti uno dei molti sintomi dellautorazzismo degli Europei.
Durante lultimo decennio del XX secolo, i governi del centro sinistra hanno tradito e distrutto
tutto il patrimonio delle lotte sindacali per far ricadere il lavoro ed il popolo dei lavoratori nelle
condizioni di un secolo fa. Tutte le novit erano presentate sotto le designazioni cinicamente
false e svianti: le riforme, la deregolamentazione, la liberalizzazione del lavoro, la
flessibilit Cercando di fare tutto il bene per gli immigrati e di migliorare le loro condizioni di
vita - per attrarre le nuove ondate dinvasione - troppo spesso la politica proimmigratoria fa del
male a tutti. Un buon esempio lo offre la generale legge sul congiungimento famigliare -

introdotta prima in Germania - che gli immigrati usano per non lasciare il paese dove vendono la
propria manodopera, altrimenti sarebbero terrorizzati dallidea che, andando a visitare la
famiglia, in patria, non otterrebbero pi il visto di reingresso. Lapplicazione in massa di questa
legge - solo formalmente umanitaria - altera completamente la ragione primaria, puramente
economica dellimmigrazione. In questo modo uno stanziamento temporaneo diventa
permanente. Non solo il venditore di manodopera, ma anche tutta la sua famiglia vengono legati
indissolubilmente al mondo dellesilio ed indotti a recidere tutti i legami con il mondo e la
comunit dalle quali provengono. Cos la massa di immigrati diventa la massa degli alienati,
infelici e nemici del mondo che li circonda. Spesso numerosissime, le famiglie cos portate
allesilio richiedono, per il puro mantenimento, molto di pi che nel paese dorigine. Questa spesa
annulla il risparmio e vanifica la speranza di tornare in patria. I figli delle famiglie congiunte non
desiderano tornare perch non ricordano pi la terra natale o perch sono consci che l saranno
molto pi estranei. Nel nuovo ambiente sono costretti di vivere in condizioni indecenti, nei getti
della criminalit cronica, dove viene prodotto e plasmato il nuovo Lumenproletariat che, oltre
lodio di classe, nutre verso lambiente europeo che lo circonda e soprattutto verso i visi pallidi
anche un profondo odio razziale. Cos, oramai da molti anni, nelle metropoli e nelle grandi citt
europee - da Londra fino a Parigi e Marsiglia, abbiamo una guerriglia permanente - con
saccheggi, distruzioni, incendi dolosi, violenze e stupri - che i media coprono con il proprio
silenzio, per non turbare lillusione di un ordine pubblico.
Per affrontare le sfide dellimmigrazione la Chiesa cattolica dispone di un mezzo molto potente e
sviluppato: la propria dottrina sociale. Si tratta di un frutto prodotto e maturato con il lavoro di
una serie di generazioni dei teologi, cominciando con lenciclica Rerum Novarum di Papa Leone
XIII che, alla lotta di classe e al presunto dualismo tra il lavoro ed il capitale, opponeva lidea di
collaborazione e della loro complementariet naturale ed organica. Il contenuto dottrinario della
Rerum Novarum era confermato ed arricchito con lenciclica Quadragesimo anno (1929) di Papa
Pio XI, che si rivolge direttamente allo Stato per invitarlo a riprendere le funzioni che gli nega o,
addirittura, proibisce di svolgere lideologia del capitalismo liberale; per incitarlo ad aiutare o
sostenere gli elementi portanti della comunit e del mondo di lavoro. Questi elementi erano
individuati secondo lottica tradizionale ed europea, applicata anche da Hegel per la definizione
della comunit, dove lindividuo riconosciuto come essere politico solo in virt della propria
partecipazione negli ordini, da quello della famiglia, fino alle associazioni corporative. Questa
dottrina della Chiesa era confermata ulteriormente da molte altre encicliche, fino al Laborem
excercens (1981), Sollecitutudo rei socialis (1988) e Centesimus annus (1993) di Papa Giovanni
Paolo II. Basato sullinsegnamento evangelico, lasse della dottrina sociale della Chiesa cattolica
composto dal principio di bene comune che raccomanda la creazione delle condizioni che
permettono alluomo e alla comunit di realizzarsi compiutamente, dunque non solo
economicamente, ma anche esistenzialmente, socialmente e spiritualmente. Altrettanto sono
importanti il dovere della sussidiariet - messo in rilievo particolarmente con lenciclica
Quadragesimo anno - e della solidariet, compresi anche come i principi formativi ed informativi
della comunit, dunque molto al di sopra della pura compassione moralistica e sentimentale.
E importante far notare che il generale De Gaulle - proprio lo statista che pi risolutamente si
opponeva allinvadenza del Leviatano atlantico, difendendo fieramente lindipendenza della
Francia ed impegnandosi per lunit europea dallAtlantico fino agli Urali - ha accolto pienamente
questa dottrina, insieme con il sistema della partecipazione degli operai agli utili e nella gestione
delle imprese. Aveva lintenzione di realizzare queste idee e questa tradizione in alternativa al
liberalismo capitalista, per superare i mali immanenti a quellideologia angloamericana,
profondamente estranea allanima europea. Purtroppo, al referendum del 1969, che conteneva
troppi quesiti, questa rivoluzione dallalto fu respinta, insieme ad altre proposte, con una
maggioranza di no di appena il due o tre per cento in pi rispetto ai s. Detto ci, per, rimane
una domanda fondamentale: perch la Chiesa cattolica oggi fa di tutto per rovesciare il quadro
demografico e religioso dEuropa? Le risposte a questo quesito sono diverse: dal sospetto che per
gli elementi corrotti della Chiesa le attivit caritative servono per lucro ed arricchimento
personale fino allopinione che, in fondo, si tratta di unaspettativa ingenua che gli immigrati

riconoscenti chiederanno la propria conversione, ingrandendo cos il gregge dei cattolici, oramai
divenuto misero come quello protestante, dopo lautoeviramento commesso con il nefasto
aggiornamento, che implicava, non solo le proscrizioni delle tradizioni, ma anche le censure dei
testi sacri. Le spiegazioni ufficiali - ad esempio quella offerta dal (lex, n.d.R.) presidente della
Conferenza dei vescovi, il cardinale Camillo Ruini, accompagnata con la raccomandazione che
bisogna scoraggiare limmigrazione illegale - riducono tutto ad un imperativo morale, prima
che giuridico, accogliere chi si trova effettivamente nelle condizioni del profugo in cerca di rifugio
.
Dunque, qui siamo molto al di sotto del principio di solidariet, immanente alla dottrina sociale
della Chiesa; siamo a livello di un moralismo piagnucoloso ed impotente. Sebbene detto
limperativo morale sia perfettamente conforme al principio evangelico, bisogna notare il fatto
che lapplicazione, nellambito del bene pubblico, provoca molti danni e pochissimi beni. Non la
prima volta nella storia del Cristianesimo che la Chiesa affronta i paradossi del genere, trovandosi
davanti allevidenza che la letterale realizzazione dei principi evangelici pu produrre degli orrori
molto pi grandi di quelli combattuti. Gi il Concilio di Nicea, nel quarto secolo, sapeva di dover
precisare, per cos dire, i comandamenti sacri. Per esempio, era stato notato che chi non offriva
la difesa armata alle vittime degli attacchi dei malvagi - anche se rispettava letteralmente il
comandamento non uccidere! - si rendeva corresponsabile per i delitti e gli assassinii. Cos agli
albori del Cristianesimo. Ma oggi la Chiesa cattolica sembra aver completamente perso il senno,
lacume ed il coraggio del proprio intelletto, che per secoli erano stati la sua pi famosa e
rispettata propriet. In Italia, nellItalia legale, quella della politica, i sostegni intellettuali, diretti
o indiretti, allinvasione pacifica dellEuropa si sono stesi lungo lintero arco pseudopolitico,
dallestrema sinistra (dove i nipotini del (falso) 1968 sono diventati no-global), fino alla destra
radicale. Davanti alla sfida in questione lopposizione no-global conferma i sospetti che si tratta
di un movimento finanziato artificialmente come quello del 1968 a Parigi, per rovesciare la
politica antiatlantica del generale De Gaulle. Il fine dei creatori e dei manipolatori del movimento
no-global di avere un sostegno e di diffondere limpressione che alla globalizzazione non c
alternativa oltre questo manipolo degli spostati che fanno discorsi fumosi e si abbandonano ai
vandalismi. Cos scopriamo che alla globalizzazione del capitale delle multinazionali (che) non
conosce frontiere bisogna rispondere con una sfida uguale e contraria: fare in modo che
nessuna frontiera fermi la nostra solidariet. Forse inutile qui far notare che la citata e
presunta sfida dei no-global in verit si impegna per gli stessi fini ai quali mirano gli strateghi
della globalizzazione, imponendo apertamente allUnione europea - attraverso le proprie filiali ed i
medium, dal dipartimento di demografia delle Nazioni unite, fino alle pagine di New York Times di aprire completamente le porte alle invasione immigratorie dal Sud.
Daltra parte, ai neomarxisti, profondamente delusi per il crollo del sistema del socialismo reale e
per il tradimento degli ex-compagni, postcomunisti - che per il potere hanno svenduto tutte le
conquiste sociali delle sinistre - le immigrazioni in massa incutono la grande speranza per la
nascita di un nuovo proletariato, il materiale umano necessario per la Rivoluzione. Anche tra le
voci della destra tradizionale e radicale non sono rare le voci sostanzialmente proimmigratorie,
mosse dai pensieri e anche dai sentimenti filoislamici e turcofili, con le motivazioni pi variegate,
ma tutte inconsistenti. La ricognizione di questo fronte del tradimento pu partire molto dallalto,
dalla cattedra dellaltrimenti illustrissimo medievalista Franco Cardini, che per suscitare i
sentimenti filoislamici solito usare un puerile ricatto morale, ossia un luogo comune, ma falso
storico - simile alle leggende metropolitane - e cio che gli Europei debbono la riscoperta della
filosofia greca ai mussulmani. Per meglio dire: ai mercanti arabi che effettivamente vendevano le
traduzioni dei testi antichi. In prossimit della decisione degli eurocrati per lapertura - voluta da
Madre America - di tutte le vie per lentrata della Turchia nellUnione europea, i cori dei presunti
maitre--penser, opinionisti ed esperti sono stati mobilitati per convincere gli Europei - rimasti
non convinti, anzi contrari - che questa apertura fermer la marea islamista non solo in questo
paese, ma ovunque, perch con questo sar premiato un islam moderato, anzi un islam laico
(sic!). Cos premiato... a questo luminoso esempio turco seguiranno altri paesi islamici (e anche
della stessa Israele...) e lincubo dellislamismo radicale sar per sempre allontanato. Cos i buoni

scolari nostrani di Brzezinski hanno trasformato una crepa nel suo tema in una fossa dellassurdo
per il proprio pensiero.
Chiss se questo enunciato lo dobbiamo interpretare come lavvisaglia delle intenzione
eurocratiche di invitare anche altri paesi mussulmani a divenire membri dellUnione europea.
Altrimenti, se le porte dellUnione europea, dopo entrata della Turchia, rimanessero chiuse per gli
altri paesi mussulmani, almeno dellarea mediterranea, questi resterebbero privi degli incentivi
per seguire lesempio turco nella via verso un islam moderato o perfino lislam laico...
Probabilmente lentrata della sola Turchia nellUnione europea sar vista in questi paesi come un
modo subdolo degli occidentali per rompere lumma (la comunit) e lunit degli musulmani. Non
c bisogno di sottolineare che questi sentimenti possano inasprire le idiosincrasie e la marea
islamista. Malgrado le differenze notevoli tra i moventi e le ragioni proimmigratorie che
caratterizzano i principali centri dei poteri forti e decisionali - che abbiamo indicato in una
rassegna veloce - un elemento in comune li associa tutti. Se questo elemento deve essere
designato con una sola parola, questa indubbiamente la stupidit. E evidente che nel
tradimento dellEuropa partecipano anche molti altri elementi, i moventi e gli interessi, spesso
nascosti sotto quelli falsi, moralistici ed ufficiali, ma anche molti di questi sono collegati direttamente o indirettamente - con la stupidit. Bisogna ricordare che la luce della cattedra di
Platone ci ha illuminato per sempre sullinterdipendenza tra letica e la logica, ossia lintelligenza,
e che questo insegnamento, dopo secoli di oblio stato riabilitato da Kant, Fichte e Weininger,
forse sotto la spinta di una marea dilagante della stupidit moderna, borghese. Il tesoro
mitologico degli europei ci offre unalternativa, una prospettiva cognitiva molto pi veloce e
sicura. Il vero mito una cristallizzazione delle esperienze della comunit raccolte e verificate nel
corso di lunghi secoli ed anche millenni. E quale mito europeo ci pu aiutare almeno per una tesi
di lavoro se non proprio come lindicatore diretto della verit? Il mito pi antico sulla stupidit
quello sul fratello di Prometeo, Epimeteo, il cui nome significa colui che comprende tardi. A
differenza di Eschilo, che nella tragedia Prometeo incatenato sostiene che lunica causa del
martirio di Prometeo il suo amore sconfinato per il genere umano - Platone ci informa, nel
Protagora, che il fuoco regalato agli uomini era una specie di compensazione dellerrore di
Epimeteo. Avendo avuto dagli dei il compito di distribuire ai generi animali i mezzi di autodifesa Epimeteo aveva economizzato il male e cos era arrivato agli uomini con le mani vuote. Ad un
certo punto della tragedia eschiliana, Kratos, lincarnazione del potere supremo, alludendo al
nome dellincatenato - che letteralmente significa quello che prevede - gli dice: A torto i divini
ti chiamano Prometeo!.
Solo in questa epoca, nellassedio delle catastrofi planetarie di una civilizzazione tutta fondata sul
fuoco, lesplosione e la consumazione ignea, possiamo capire la lungimiranza di Zeus e la
giustezza del castigo inflitto a Prometeo. Con una serie di indicazioni ed allusioni dirette e
indirette, questo complesso di miti accusa hybris, la civilizzazione, come la prima causa
dellistupidimento. Allora in questione era la civilizzazione dei popoli vinti e sottomessi dalle
invasioni dei popoli indoeuropei, ossia euroariani, alla fine del secondo millennio. Sia nel
Prometeo incatenato, sia nelle Eumenidi, dando la voce alle divinit vecchie, spodestate ed
orrende, Eschilo ci trasmette la memoria della conquista e della vittoria euroariana, che ha
portato il trionfo degli dei celesti sulle divinit sotterranee degli indigeni. LAtlantide la pi
compiuta immagine mitizzata di questa civilizzazione dei Titani che Prometeo ha tradito. Anche lui
un Titano, il Prometeo eschiliano li ha traditi perch spregiarono i mezzi di astuzia: le loro menti
dure si figurarono un dominio senza fatica, grazie alla violenza. Un altro importante complesso
delle esperienze di stupidit cristallizzate fa parte del ciclo dei racconti popolari sulle avventure di
Guglielmo Tell. Si tratta di racconti popolari tedeschi sulla Citt degli stupidi. In questa citt gli
abitanti fanno tutto il contrario al buon senso, rallegrando il cinico Guglielmo Tell, che pure li
sollecita ad essere ancora pi stupidi, per il proprio divertimento. Per esempio, i cittadini hanno
costruito la casa comunale, dimenticando le finestre; per rimediare, hanno tentato di raccogliere
e portare la luce raccolta dentro nei secchi, vassoi e sacchi. Tagliando gli alberi alla cima del
monte, faticosamente hanno portato a mano dei tronchi, fino alla pianura. Solo lultimo tronco
scivolato dalle loro mani stanche e da solo, rotolandosi, arrivato alla destinazione. Questo fatto

li ha illuminati: cos hanno riportato tutti i tronchi in cima, per poi spingerli a rotolarsi, liberati
dalla fatica Bisogna rilevare che gli abitanti della Citt degli stupidi non erano sempre stupidi.
Anzi, una volta godevano della fama dei pi intelligenti ed addirittura saggi.
I sovrani di molti paesi si contendevano i loro servizi e consigli. Questo vendere il proprio acume
durava finch le loro mogli non si sono stancate e perci hanno spedito ai mariti un ordine
ultimativo di tornare a casa. A questo punto un sovrano ha deciso di conquistare con la forza la
citt dei saggi per avere i loro servizi solo per s. Consci che le loro forze erano troppo deboli per
resistere alla armata che si avvicinava, i saggi cittadini hanno deciso di capitolare, ma anche di
simulare la stupidit davanti al conquistatore, sicuri che alla fine, deluso, il nemico li lascer in
pace. Infatti, entrando in citt e vedendo intorno a s solo gli spettacoli di incredibile stupidit,
che potevano servire solo per il divertimento negativo, il sovrano ha deciso di ritirarsi. Purtroppo,
mossi dalla paura che il nemico torner a verificare il loro stato di intelligenza, a forza di simulare
sempre ed ovunque la stupidit, i cittadini hanno dimenticato la ragione e sono diventati
veramente tutti stupidi. Dunque, la paura il movente dellimitazione mimetica di stupidit, che
con il tempo, a forza di perdurare, pu trasformarsi in uno stato reale? La leggenda popolare
sulla Citt degli stupidi, su come i saggi siano diventati scemi, confermata con un fenomeno
della nuova storia dEuropa, che dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale stata divisa in
due zone doccupazione, con le corrispondenti ideologie, i sistemi di indottrinamento forzato e i
guardiani del politically correct. Come ci insegnano i racconti sulla Citt degli stupidi, questo
trasformismo mimetico, con il tempo, a forza di perdurare, ha soppiantato lintelligenza nascosta
ed diventato la vera natura, la propriet richiesta, obbligatoria ed essenziale per le (pseudo)
lites al potere. Se necessario fissare una data dinizio dellistupidimento degli Europei - questo
il 3 aprile del 1949. Quel giorno a Washington era stata pattuita lAlleanza atlantica, ed il
presidente degli Stati Uniti Harry Truman, con i segretari dello Stato per la difesa (Louis Johnson)
e per la politica estera (Dean Acheson) aveva offerto una cena, alla Casa Bianca, per i ministri
degli esteri dei paesi membri. Come ci testimonia un fonogramma delle conversazioni a tavola, il
presidente degli Stati Uniti aveva aperto il conclave con una minaccia falsa, dicendo agli ospiti
europei che imminente linvasione sovietica sullEuropa occidentale: Dobbiamo, infatti, avere
ben presente che, a dispetto dellenorme potenziale di guerra americano, le nazioni occidentali
sono praticamente disarmate e non hanno nessuna possibilit di impedire che le cinquecento
divisioni (sic!) sovietiche schiaccino lEuropa occidentale
Dragos Kalajic

NO NAME
Sulla recente guerra nei Balcani sono state avanzate molte analisi, alcune convincenti
altre meno. Il problema che resta insoluto quello dei dettagli, degli aspetti meno
risaltanti di un conflitto che - dopo cinquanta anni di guerra minacciata tramite la guerra
fredda - ha visto per la prima volta una guerra convenzionale tra Est e Ovest che ha
coinvolto ufficialmente e materialmente la NATO e dietro di questa i principali stati a
capitalismo avanzato dell'area euroatlantica.
Un commentatore de "La Repubblica", Sandro Polito, ha recentemente classificato
questi Stati e le loro ambizioni internazionali (in questo caso la NATO) come "portatori
della medesima cultura guidaico-cristiana" (La Repubblica del 5 agosto 1999). Questo
passaggio, per molti aspetti inquietante anche se non determinante ai fini dell'analisi, ha
fatto scattare un campanello d'allarme. Non avevamo forse ritenuto che le "guerre di
religione" appartenessero al passato ? Perch mai un commentatore del secondo
quotidiano italiano (e uno dei maggiori in Europa) ha sentito l'esigenza di marcare la
supremazia di diritto di questa "specificit" del modello politico-culturale dei maggiori
paesi occidentali ?
L'affermazione gettata con nonchalance da Polito nel suo articolo, ha cos stimolato
l'avvio di una ricerca su "dettagli analoghi" emersi prima, durante e dopo la recente
guerra tra la NATO e la Repubblica Federale di Jugoslavia. Pi volte sui principali
quotidiani di quelle settimane, abbiamo visto dare notevole risalto alle origini
"ebraiche" di molti dei protagonisti delle scelte che hanno portato alla guerra. In alcuni
casi la sottolineatura era visibile solo agli osservatori pi attenti, in altri il richiamo delle
radici razziali o religiose era pi smaccato e non si comprende a quale scopo.Il
problema sono le singolari coincidenze che prese una per una non dicono nulla ma
collegate tra loro destano sicuramente una certa impressione che dovrebbe essere
smentita.....ma non sembrano riuscirci.
La guerra contro la Jugoslavia piena di questa coincidenze.
1) Mesi addietro la stampa italiana diede ampio risalto al fatto che Madeleine Albright
(il Segretario di Stato USA che ha voluto fortemente questa guerra) aveva scoperto le
sue origine ebraiche. Il fatto che l'altro "falco" dell'amministrazione Clinton nella guerra
sia stato il Segretario alla Difesa Stephen Cohen o che il teorico della supremazia
statunitense su tutta l'Eurasia (Europa, Balcani, ex URSS) sia Zbignew Brzezisnki, pu
apparire come una prima singolare coincidenza.
2) "Spunta il nome di Soros tra gli "amici" dei ribelli". E' il titolo di un articolo del
principale quotidiano italiano sulla diplomazia parallela degli USA nei Balcani. Pi
avanti l'articolo precisa che esistono dei consiglieri americani sul campo a fianco
dell'UCK e non sono neppure tanto misteriorsi. Scrive testualmente: " Il pi famoso
Morton Abramowitz, ex ambasciatore (tra l'altro stato in due punti caldi come Turchia
e Thailandia) che ora rappresenta una istituzione privata chiamata "Industrial Crisis
group" legata alla fondazione Soros"....."(Soros). Ebreo, di origine ungherese che ha
fatto fortuna negli Stati Uniti, colto, uomo politico prima ancora che tycoon di Wall
Street sostiene i movimenti di liberazione che stanno cambiando i connotati dell'area
balcanica". (Corriere della Sera del 15 febbraio).
3) "Lo spettro dei "pogrom" guida il generale". Questo il titolo di un lungo articolo

con cui si viene informati che anche il generale della NATO Weseley Clark analogamente alla Albright e come lei protagonista guerrafondaio di questo conflitto ha scoperto le sue origini ebraiche. L'articolo in questione riporta un articolo del New
York Times, il quale si preso la briga di segnalare che il vero padre del generale Clark
si chiamava B.J Kanne e il nonno Jacob Nemerowski era scappato in America per
sottrarsi ai progrom. anti-ebrei in Russia. Ci serve alla giornalista per riprendere la tesi
secondo cui la Albright e Clark sono cos oltranzisti contro Milosevic in memoria delle
persecuzioni subite dai loro antenati. Ma serve anche per far sapere che la moglie del
mediatore statunitense nei Balcani - Holbrooke - ha scoperto a 30 anni di essere di
origine ebraiche. (Corriere della Sera del 4 maggio 1999).
4) Un noto conduttore televisivo come noto di origine ebraica,- Gad Lerner - ha
sorpreso molti (sia tra coloro che lo conoscevano ai tempi di Lotta Continua sia coloro
che lo hanno scoperto con le trasmissioni televisive Milano-Italia prima e con Pinocchio
poi) per l'acrimonia e l'aggressivit con cui ha condotto le trasmissioni televisive sulla
guerra contro la Jugoslavia. Ma il colpo da maestro - che conferma la regola e non
l'eccezione - stata la vera e propria campagna da lui condotta contro uno studioso
serbo - Dragos Kalajic - che era diventato un p la voce "controcorrente" nelle
trasmissioni di Pinocchio. Dalle polemiche in diretta nelle trasmissioni, Lerner passato
alle campagne stampa con un articolo pregno di razzismo comparso su "La Repubblica"
del 19 aprile ("Le parole avvelenate della Serbia in TV"). Il tono di Lerner inquietante
e nauseante allo stesso tempo ("In lui (Kalajic) abbiamo creduto di vedere un
rappresentante autentico della metastasi europea con cui dobbiamo fare i conti, e
abbiamo deciso di esibire come in provetta davanti alla telecamera, un piccolo
quantitativo della materia prima costitutiva della guerra"). Ma non solo questo articolo
a porre Gad Lerner in una posizione moralmente indefinibile, infatti le trasmissioni
successive (quelle senza la "metastasi Kalajic") sono state impostate all'insegna di una
nuova "guerra di religione" in cui il mondo ortodosso (che a noi materialisti piace n pi
n meno di quello cattolico, islamico, ebraico, confuciano, taoista etc. etc.) veniva
rappresentato come medioevo incombente anche sull'Europa occidentale se non si
interveniva a bloccarlo e indebolirlo in quella orientale.
5) Le cose peggiori le abbiamo per dovute leggere ancora sul principale quotidiano
italiano che ha sentito l'esigenza di pubblicare in prima pagina un inquietante intervento
dello storico Daniel Goldhagen docente ad Harvard. Questo storico ebreo- autore de "I
volonterosi carnefici di Hitler" - sostiene nel suo libro e nell'intervento pubblicato dal
quotidiano italiano una tesi aberrante: i popoli vanno puniti quanto i loro governi. La
sua tesi che le popolazioni hanno avallato ieri gli orrori del nazismo ed oggi la
repressione serba, per cui tedeschi e serbi possono essere bombardati senza piet. La
tesi di Goldhagen rasenta il razzismo "La stragrande maggioranza dei serbi animata da
una variante particolarmente virulenta del carattere nazionalista della civilt occidentale.
La conseguenza raccapricciante rappresentata da tutti i civili bosniaci e albanesi morti
alla stessa stregua degli ebrei, dei polacchi, degli omosessuali e di altri (e qui Goldahen
omette gli stessi serbi) uccisi durante il periodo hitleriano.....La maggior parte del
popolo serbo, sostenendo o perdonando le politiche di eliminazione di Milosevic si
resa sia legalmente sia moralmente incompetente a condurre i propri affari interni. Il
loro paese deve avere essenzialmente una amministrazione controllata...Il popolo serbo
dovrebbe riprendere la piena sovranit soltanto quanto potr dimostrare di essere una
vera democrazia". (Corriere della sera del 5 maggio) Una domanda: Se le tesi di
Goldhagen non sono condivisibili per il loro estremismo perch hanno trovato ampio
spazio sulla prima pagina del pi venduto quotidiano italiano? 6
6) I paesi della NATO dopo la guerra vogliono non solo "protettorare" il Kossovo ma
decidere anche le sorti della vita politica interna della Serbia. Si parla di escludere dalla
ricostruzione la Serbia se Milosevic non viene allontanato dal potere. Si d spazio e

legittimit ad un governo mafioso come quello del Montenegro e si d spazio ai partiti


dell'opposizione a Milosevic. Ma tra tutti i leader dell'opposizione - inclusi quelli pi
noti anche da noi - i paesi della NATO nella conferenza di Sarajevo sulla ricostruzione
dei Balcani hanno gi deciso che sar uno quello su cui punter le sue carte e lo ha
nominato (senza nemmeno attendere le consultazioni elettorali) capo dell'opposizione e
successore di Milosevic : Dragomir Avramovic, ex banchiere centrale della Repubblica
Jugoslava sulle cui origini fin troppo semplice indagare. Altra singolare coincidenza:
due settimane dopo la sua "nomina" a capo dell'opposizione, Avramovic partito per un
viaggio di venti giorni negli Stati Uniti.
7) Un navigatore internettista americano - Jared Israel, ebreo di sinistra - ha inviato in
rete la sua lettera di replica all'editoriale del Jewish Bulletin della California curato da
Brad Blitz (professore universitario e autore di un libro sulla politica estera degli USA
nell'Europa del Sudest). La tesi di Blitz piuttosto sballata e pericolosa: la Serbia stata
sostenuta in America da organizzazioni di destra per cui la Serbia rappresenta un
focolaio di neo-nazismo e dunque nemica degli ebrei. Il nostro amico americano
accusa apertamente il prof. Blitz di usare contro i serbi concetti e categorie di carattere
anti-semita e di esprimere uno spirito serbofobo. Il fatto che questi concetti, categorie e
spirito segnino l'editoriale della pubblicazione della comunit ebraica della California
un brutto, bruttissimo segno dei tempi ed un'altra, ulteriore, coincidenza.
Dagli anni '80 in poi, la sinistra italiana stata spesso messa sulla difensiva dalle accuse
- totalmente pretestuose ma estremamente puntuali - di antisemitismo. La solidariet
con la causa del popolo palestinese - soprattutto negli anni dell'Intifadah stata oggetto
di attacchi strumentali da parte di commentatori e opinionisti di origine ebraica ogni
qualvolta che il sionismo (e la sua ideologia ipernazionalista e razzista) e la politica
israeliana (dunque del suo governo e delle sue istituzioni e non della sua popolazione)
venivano accusati per la loro azione repressiva e per la legislazione sostanzialmente
razzista adottata contro la popolazione palestinese.
Nel 1988 la campagna di boicottaggio dei prodotti provenienti da Israele e Sudafrica
lanciata da una cartello di associazioni di solidariet con il popolo palestinese, fu
oggetto di un fuoco di fila - che penetr anche dentro la sinistra - per aver ardito un
accostamento tra la politica di Israele e quella dell'allora Sudafrica dell'apartheid cio
l'esempio pi classico di un paese retto su una legislazione razzista. Eppure i legami
economici, militari, tecnologici e politici tra Israele e Sudafrica erano materiali noti a
tutti. Allo stesso modo il modello dei "bantustan" sudafricani non era affatto dissimile
da quello adottato dallo stato israeliano verso la popolazione palestinese.
Nonostante questo - all'epoca abbiamo dovuto combattere una aspra ma efficace
battaglia politica per sostenere un accostamento che era nei fatti ancora pi che nelle
ideologie. Anni pi tardi, allo stesso "processo accusatorio" fu sottoposto il dossier di
una rivista marxista ("La Lente di Marx") sugli "ebrei brava gente" che contestava una
serie di luoghi comuni presentando (anche se in maniera disordinata) una tesi in larga
parte condivisibile e cio che i cittadini di origine ebraica non si dividevano mai di
fronte agli "altri", ai non ebrei, muovendosi compattamente e aggressivamente verso
tutti coloro che non fanno parte di "loro" realizzando cos una forma di razzismo
culturale e politico che - nonostante i cambiamenti che intervengono nella cultura
politica e sociale di ogni societ o gruppo sociale - sembra destinato a rafforzarsi ed a
diffondersi sul piano internazionale.
In questo senso il legame -ad esempio - tra le comunit ebraiche nel mondo
(indipendentemente dalla loro nazionalit) e lo Stato di Israele venuto ad assumere un
carattere di identificazione inesistente in tutte le altre comunit, anche tra quelle pi
radicalizzate e tormentate dalle diaspore (es : gli armeni). Ma la questione pi
inquietante la coincidenza tra i personaggi che muovono pedine decisive sullo
scacchiere euroasiatico e mediorientale e la loro comune identit religiosa e razziale.

A nessuno sfugge che in queste due aree (Iraq e Balcani) si sono prodotti i due conflitti
pi estesi e pi gravi degli anni '90 ed altri se ne stanno innescando in funzione
apertamente anti-russa nelle aree definite strategiche da Brzezisnki (vedi il Caucaso e la
nuova frontiera petrolifera del Mar Caspio). Quelli che abbiamo indicato, sono solo
alcune notizie comparse in questi mesi e che hanno in qualche modo colpito l'attenzione
per lo sforzo di mettere in evidenza dettagli e fattori spesso secondari e non rilevanti.
Sorge un primo dubbio: chi ha scelto di dare evidenza a questa "specificit ebraica"
nella guerra dei Balcani lo ha fatto per mettere in luce il ruolo da protagonisti dei suoi
membri? Oppure un messaggio che lascia trapelare una sorta di allarme per
l'invandenza e la potenza della cosiddetta "lobby sionista"? (Ad esempio perch il
CorrierEconomia del 7 giugno mette in evidenza il potere crescente di un nuovo
oligarca in Russia, tal Roman Abramovich ex braccio destro del finanziere ebreo
Berezovskij alla luce delle recenti polemiche sul potere della finanza ebraica in
Russia?)
Se queste due domande - anche se tra loro in contraddizione - risultassero per
pertinenti, ci sarebbe da chiedersi in modo estremamente serio se non sia il sionismo
contro cui dovremo combattere in Europa o quantomeno nell'Europa dell'Est nel
prossimo secolo ormai alle porte.
Il "popolo di sinistra" si trova cos di fronte ad un orribile dubbio che le pretestuose e
potenti campagne stampa su un presunto "antisemitismo della sinistra" non possono
dirimere.

http://euro-synergies.hautetfort.com/archive/2009/02/11/entretien-avec-dragos-kalajic-1997.html
Archives de SYNERGIES EUROPEENNES - 1997

Entretien avec Dragos Kalajic

Tandis que l'on vote en Serbie, le vent de la guerre souffle nouveau sur les Balkans et
les accords de Dayton risquent d'tre balays par les tensions provoques par
l'intransigence des Etats-Unis qui viennent de se ranger du ct de la Dame de fer de
la Rpublique Serbe, la Prsidente Plavsic.

Les principaux observateurs internationaux sont d'accord pour dire qu'une simple
tincelle suffirait embraser une situation dj bien critique. Ils nous rappellent
galement que l'avenir de l'aire balkanique proccupe non seulement les Serbes, les
Bosniaques et les Croates mais aussi les Europens, les Russes et les Amricains. C'est
dans ce contexte que le nouveau quotidien milanais La Padania a recueilli les propos du
Snateur serbe Dragos Kalajic, co-directeur de l'Institut des Etudes gopolitiques de
Belgrade. Kalajic nous a expliqu l'actuelle crise balkanique avec le regard d'un
(go)politologue serbe qui connat bien la situation italienne.

DK: Les sanctions et l'embargo subis par la Serbie depuis plusieurs annes ont appauvri
l'conomie du pays et provoqu un fort taux de chmage. Aujourd'hui encore la Serbie
est isole de la communaut internationale et le FMI dconseille d'investir chez nous,
tandis qu'une caste de nouveaux riches, authentiques requins de la finance, spcule sur
cette situation tragique. Ceux qui hier faisaient chez nous l'apologie du communisme se
sont transforms aujourd'hui en thurifraires de la dmocratie capitaliste librale.
C'est un peu ce qui s'est pass en Italie aprs la chute du fascisme, le 25 juillet 1943...

GS: Monsieur le Snateur, regrettez-vous le rgime communiste?

DK: Absolument pas! Il me dplait que l'Europe ait utilis deux poids deux mesures, en
reconnaissant arbitrairement le droit la scession de la Croatie et de la Slovnie, et,
en mme temps, ait avalis les frontires entre les diverses rpubliques yougoslaves
que le rgime communiste avait traces.

GS: Mais le rfrendum sur la scession en Yougoslavie a t propos


dmocratiquement par Zagreb, tandis que la Serbie ne l'a pas accepte et a envoy des
troupes...

DK: Ce rfrendum a t impos par la coalition croato-musulmane la suite d'une


suggestion amricaine; les Serbes, eux, voulaient suivre la lettre la Constitution de la
Rpublique de Yougoslavie. C'est la raison pour laquelle ils n'ont pas accept la
scession: elle tait contre la loi constitutionnelle. Mais parlons d'autre chose que de la
guerre entre Serbes et Croates, voquons plutt du gros problme que pose
l'mergence d'un Etat musulman en plein cur de l'Europe.

GS: Vous voulez que nous parlions de la Bosnie?

DK: Exactement. Durant la guerre entre nous, les Serbes, et les Croates, j'ai rencontr
un soldat ennemi que nous avions fait prisonnier et qui m'a dit: Dans le futur, la Croix
ne combattra plus, parce que le danger, c'est le Croissant. L'Europe de Bruxelles et les
Amricains font semblant de ne pas comprendre que l'Islam vise l'arabisation du
monde. Nous nous trouvons en tant qu'Europens en face d'une religion qui propage un
totalitarisme implaccable, mais, cause de sordides intrts d'argent, personne n'ose
le dire. Je voudrais vous rappeler qu'en mars 1992, un projet intressant a t propos
aux parties belligrantes: la cration d'une fdration de cantons ethniques en BosnieHerzgovine. Si ce projet avait t accept, des flots de sang auraient t pargns au
pays. Mais c'est le leader bosniaque Izetbegovic qui a fait pression sur l'ambassadeur
amricain Zimmermann pour que celui-ci fasse marche arrire et retire sa signature. Ce
petit jeu cynique de la superpuissance amricaine, en paroles adversaire tenace de
l'Islam, mais en fait grande financire et protectrice des Musulmans quand ceux-ci
reprsentent un danger pour l'Europe.

GS: N'tes-vous pas en train d'exagrer?

DK: En disant cela, je me base sur des donnes et des rapports internationaux qui n'ont
jamais t dmentis. Saviez-vous que les politologues turcs les plus influents annoncent
l'islamisation de l'Europe dans les prochaines dcennies? En 1991, la revue de
gopolitique des musulmans bosniaques, Preporod (Sarajevo), donnait la parole au
professeur turc Nazmi Arifi qui y prconisait l'islamisation de l'Europe par l'explosion
dmographique des rsidents musulmans dans notre continent.

GS: En Italie, le gouvernement de l'Olivier (gauche) veut donner le droit de vote tous
les extra-communautaires, alors que l'immigration clandestine demeure un problme
irrsolu. Que pourrait-on bien faire, selon vous, pour viter toutes tensions futures?

DK: C'est Umberto Bossi qui a raison quand il prvoit une vritable invasion
d'immigrants dans les prochaines dcennies. Or vos jeunes, en Italie, ne bnficient
plus d'aucune protection sociale. Pire, les groupes de la criminalit organise pourront
recruter partout, chez vos jeunes comme chez les immigrants, des hommes dsesprs
et dracins prts tout. Ce problme de l'exclusion et de l'immigration n'est pas
l'affaire de chaque Etat en particulier, c'est un problme qui est dsormais
international. Hlas, les dsquilibres gopolitiques d'aujourd'hui ne laissent rien
prsager de bon, vu la prpondrance de l'idologie mondialiste dans tous les
gouvernements d'Europe.

GS: Depuis longtemps, vous suivez les vnements d'Italie. Que pensez-vous de
l'mergence d'une Padanie indpendante?

DK: Ce phnomne interpelle, mon avis, deux dimensions politiques diffrentes:


premirement, la volont relle du peuple de se dbarrasser de la fiscalit touffante
impose par Rome et, deuximement, les retombes possibles de cet tat d'esprit
rvolutionnaire. L'histoire nous enseigne que la route de l'enfer est pave de bonnes
intentions. En tant qu'observateur tranger, je ne peux qu'enregistrer les normes
diffrences qui existent en tous domaines entre Lombards et Siciliens, entre Vntiens
et Campagnols, etc. Ensuite, force est de constater que la carte de l'Europe se modifie
sur base des ethnies et se recompose de faon telle que nous retrouverons bientt une
situation comme avant la rvolution franaise, c'est--dire, pour l'Italie, une situation
d'avant le Risorgimento. A mon avis, c'est une volution positive, qui dmontrer que
l'unit politique de votre pninsule est artificielle, qu'elle a t voulue par les intrts
idologiques de la franc-maonnerie et les intrts matriels de la finance, mais qu'elle
n'a jamais reflt la volont populaire. Mais cette volution, bien que positive dans bon
nombre de ses aspects, recle galement un grave danger: la dsagrgation des Etats
nationaux pourrait aussi apporter de l'eau au moulin du mondialisme des financiers et
de leurs hommes de main dans la sphre politique. Il faut donc que les peuples qui sont
rellement anims du dsir de libert et de paix trouvent une voie conjugant le rveil
des nations authentiques et l'mergence d'une Europe forte, non seulement sur le plan
conomique, mais aussi sur les plans militaire et politique. Mais si vous voulez entendre
l'avis d'un homme qui vient de faire la guerre, je vous dirai que je ne crois pas que la
scession ventuelle de la Padanie provoquera un affrontement arm. En Yougoslavie,
la situation tait beaucoup plus complique, mais, vous Italiens, possdez une
conscience historique qui s'tend sur trois millnaires.

(propos recueillis par Gianluca Savoini lors de l'Universit d't de Synergies


Europennes et parus dans le quotidien La Padania, dition du 21/22 septembre 1997).

http://www.eurasia-rivista.org/la-russia-e-i-suoi-vicini/524/ RAZZISMO ANTIEUROPE

http://www.eurasia-rivista.org/con-i-serbi-incontro-con-yves-bataille/13317/

Con i Serbi: incontro con Yves Bataille


Serbia :::: Yves Bataille :::: 24 gennaio, 2012 ::::

Yves Bataille una attivista impegnato da decenni nella lotta per la liberazione
dellEuropa contro loccupante atlantista. Ora sul fronte di Kosovska
Mitrovica, dove i Serbi del Kosovo resistono alle truppe di occupazione della
NATO.

1) Come nato il Movimento delle barricate?


Yves Bataille Il movimento nasce a fine luglio, dopo la distruzione del posto di
blocco di Jarinje sul confine tra Serbia e Kosovo. la seconda volta stato
presa dassalto e incendiata tale postazione. La prima volta fu nel febbraio
2008, dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza della provincia
occupata. Questa volta i fantocci albanesi installati dalla NATO hanno inviato la
loro forza speciale Rosa, creata dagli statunitensi per controllare quello che
chiamano confine. In risposta, i serbi hanno eretto barricate e vietato le
pattuglie di EULEX (1), la struttura di tutela statunitense-occidentale della
colonia. Contrariamente a quanto implica il suo acronimo, EULEX una
macchina statunitense.
2) Qual la natura di questo movimento? E sostenuto nel resto della Serbia?
YB Non unazione marginale. Se loperazione ha un massiccio sostegno nel
nord del Kosovo, ha anche un ampio consenso nel resto della Serbia. A
Belgrado il potere filoccidentale di Boris Tadic ha prima cercato di controllare le
informazioni e poi, appena le barricate sono state erette, ha imposto un
oscuramento totale sullazione ed ha arrestato diverse persone. I media liberi,
soprattutto via Internet, cercavano di spezzare la censura. Le decine di
barricate del Nord hanno questo significato: voi ci bloccate, noi vi blocchiamo.
Noi non vogliamo dipendere dalle autorit criminali di Pristina. Ci sono diversi
tipi di barricate. Le grandi barricate erette nei punti caldi, come quelle delle
due postazioni di frontiera, Jarinje e Brnjak, e quello sul Ponte Austerlitz sul
fiume Ibar, quella di Dudin Krs sulla strada per Pristina, e alcuni altri sono
grandi cumuli di blocchi di cemento e di ghiaia o di tronchi di legno, che
impediscono la circolazione. Vecchi camion, autobus e macchine per il
movimento terra, in genere vengono aggiunti al dispositivo. Le altre barricate
sono dei posti di blocco che filtrano il traffico. Le barricate impediscono ad
EULEX di muoversi, in modo che le postazioni di frontiera devono essere
rifornite da elicotteri. Il traffico in uscita dalla frontiera serba passa attraverso i
percorsi alternativi dei sentieri di montagna attrezzati, che sono problematici
per i camion quando il tempo cattivo. Ma funziona. Le barricate non si
limitano alle barricate. Sono integrate da una sistema di guardia e vigilanza
costante, giorno e notte, con una rotazione dei volontari e un sistema di
allarme in grado di mobilitare migliaia di volontari nei punti caldi in pochi
minuti, se lallarme viene dato. Nelle chiese i sacerdoti sono incaricati di far
suonare le campane. Caratteristica, se la NATO (la KFOR) (2) smantella una
barricata, una nuova barricata viene eretta velocemente vicino e delle bandiere
vengono piantate su di essa. Cos attaccare le barricate inutile. Solidi
striscioni idrorepellenti con slogan semplici e leggibili come Fuori la Nato!,
Stop KFOR! Stop Eulex!, Risoluzione 1244, o Referendum, tutti con i colori
della Serbia sono piantati nei dintorni. Il movimento si basa sul metodo della
difesa con lazione civile, la Dac, con strumenti come le tende, che permettono
di riposare, riscaldarsi e se necessario curarsi. Una eesistenza con lazione
civile, che non dissimile dalle teorie della guerra civile dello statunitense
Gene Sharp, il padre delle rivoluzioni colorate, ma che il movimento usa
contro i suoi amici. Tutte i professionisti sono mobilitati, in primo luogo medici e
vigili del fuoco. Il Movimento delle Barricate non fine a se stesso. Al suo
settimo mese sfocer in una forte iniziativa politica che irrita la cosiddetta
comunit internazionale e i suoi cloni di Belgrado, si terr il 14 febbraio con un
referendum: Sei per listituzione della Repubblica del Kosovo nel nord del
Kosovo e Metohija?. Il Nord trover la sua via alla posizione del Pridniestrovie
(Transnistria) a est della Moldova, con un territorio, una bandiera, un inno,

una moneta, istituzioni e unamministrazione. Non ci sar un esercito, ma forse


lembrione dellesercito popolare nel Movimento delle Barricate In ogni
caso, rappresenta la resistenza.
3) Qual la posizione del potere a Belgrado?
YB Il potere di Tadic non riconosce lindipendenza del Kosovo, perch sa che
se lo facesse verrebbe spazzato via nelle prossime elezioni, che si terranno
questanno. Il governo sotto una duplice pressione, degli Stati Uniti e dei loro
seguaci, e quello dellopinione pubblica serba. Quindi temporeggia. E negozia
a Bruxelles con i trafficanti di organi albanesi. Prodotto da mani straniere e da
combinazioni parlamentari, il governo Tadic ha ottenuto una maggioranza
risicata con lallineamento dei socialisti comprati e corrotti dellSPS, il partito
fondato da Slobodan Milosevic. I tutori statunitensi-occidentali non volevano un
governo socialista nazionale con i Radicali. Hanno lavorato affinch i socialisti
fossero premiati (soldi e ministeri) e per distruggere il Partito Radicale. Hanno
indotto una scissione di destra al suo interno e creando il Partito Progressista
(SNS) del tandem Nikolic Vucic, sulla falsariga di Alleanza Nazionale in Italia.
4) Qual lo stato attuale della corrente nazionale in Serbia?
YB Il Movimento nazionale serbo ha le proprie caratteristiche, ma di recente
subisce linfluenza benefica di idee esterne, in particolare dalla Russia e dai
settori nazionali rivoluzionari dItalia e di Francia. Levoluzione notevole; fino
ai bombardamenti della NATO nel 1999, il movimento nazionalista era
dominato dal culto del passato, leroica resistenza ai Turchi e agli Austrotedeschi, i cetnici di Draza Mihailovic, il rifugio nellOrtodossia. Ma i settori
patriottici della vecchia sinistra e dei nazionalisti illuminati alla fine hanno
riflettuto sulla geopolitica, rivelando una nuova prospettiva. Cos, il Movimento
nazionale serbo si reso conto che il movimento dei Paesi Non Allineati del
periodo di Tito non era privo di interesse. E i socialisti hanno (ri)scoperto il
nazionalismo. Le guerre di aggressione contro Iraq, Libia e Siria hanno
provocato una ondata di solidariet che si collegata ad esso. La Libia di
Gheddafi ha mobilitato un numero di militanti maggiore che altrove. Lo si pu
vedere sulle pareti affrescate di Kosovska Mitrovica, alla gloria della Jamahirya.
Penso che dovremmo rendere omaggio a un uomo che era una sorta di
precursore, intendo Dragos Kalajic. Dragos ha introdotto in Serbia, negli anni
90, una nuova dottrina dellessenza nazionale europea, in un momento in cui il
nazionalismo era limitato alla rievocazione delle battaglie del passato e al
sostegno a Milosevic. Un sostegno forzato e costretto, perch lattacco USAoccidentale rendeva obbligatorio difenderlo. Ma il regime statico di Slobodan
Milosevic non aveva nessuna visione del mondo, n un qualsiasi progetto
politico. Allo stesso tempo, un combattente della Milizia delle Aquile Bianche,
Dragoslav Bokan, svolse un ruolo importante nel combinare arte e politica,
nazionalismo e bolscevismo in riviste sperimentali. Un ex consigliere di
Milosevic, Smilja Abramov, da parte sua ha svolto un lavoro essenziale di
documentazione su circoli globalisti e opachi come Bilderberg, Trilateral, Opus
Dei, producendo libri. Un Istituto di Studi Geopolitici stato fondato nellanno
della guerra, ma stato sabotato dopo i bombardamenti (1999). Il fondatore
del gruppo di studio marxista rivoluzionario Praxis (ai tempi di Tito), Mihailo
Markovic, con il quale ho avuto per molti anni interessanti conversazioni, era
passato, grazie alla crisi (crollo della Jugoslavia, embargo, guerre separatiste
dellOccidente) verso una interessante sintesi del socialismo e del
nazionalismo. Mihailo ha svolto un ruolo importante nellarticolare discussioni e
argomentazioni.
Daltra parte dei giornali come Ogledalo (ora scomparso) e Geopolitika di

Slobodan Eric, siti informatici dinformazione o di gruppi militanti come Srpska


Politika, Apisgroup, Vidovdan, Dveri, 1389, Nasi-1389, Obraz, Nova Srpska
Politika Misao, Pokret za Srbiju, ecc. hanno svolto un ruolo innegabile nella
diffusione di argomenti innovativi. Si noti anche, adesso, limportanza delle reti
sociali come Facebook per diffondere le idee. Posso aggiungere che nei miei
frequenti interventi politico-mediatici dal 1993 ad oggi, ho introdotto nel
Movimento nazionale serbo lapproccio geopolitico e soreliano dei fatti. Il russo
Aleksandr Dugin venuto a Belgrado, dove i suoi principali libri sono stato
tradotti. Ha tenuto conferenze, ha incontrato tutti. Gli scambi con russi,
francesi e italiani, soprattutto quelli del Coordinamento Progetto Eurasia, si
sono sviluppati con reciproco vantaggio. Questo lavoro politico opera a monte,
cosicch la continuit della crisi (un paese senza frontiere, un popolo che si
vede costantemente accusato e attaccato) spiega la forza del pensiero
nazionale e la nascita dei blog che rivendicano la prospettiva eurasiatista. Temi
e prospettive eurasiatiste sono ora ampiamente discusse. LEurasia vista
come un progetto fondamentalmente antioccidentale e non-allineato, che
collega
la
Serbia
alla
Russia
e
ad
unaltra
Europa.
Il Movimento nazionale serbo ha un vantaggio su quelli dItalia e soprattutto
della Francia: sostenuto da molti intellettuali. Un settore in cui gli statunitensi
hanno fallito, qui, il fronte culturale. Questo non significa che i fastidi USAoccidentali non vengano trasmessi. Usano i media audiovisivi liberi e
democratici nelle mani delle societ capitalistiche anglosassoni e tedesche.
Ma fuori di questo paravento artificiale, c nelle lite reali e nei popoli un
riflesso del rifiuto della sottocultura occidentale. Cos la coscienza verticale, la
memoria pi lunga e la proiezione nel futuro si armonizzano. La poesia e i
canti popolari e folclorici vivi sono armi di distruzione di massa che
limperialismo statunitense-occidentale non pu bombardare. LUSAID
(ambasciata USA), NED (3) e la Fondazione Soros hanno speso parecchio
denaro per corrompere il settore culturale, come avevano corrotto il settore
politico (politicante) e finanziario, ma i loro rappresentanti hanno finalmente
ammesso
la
sconfitta,
in
privato.
Va aggiunto che, se i nazionalisti sono rappresentati in parlamento dal Partito
Radicale serbo (SRS), indebolito da una scissione della destra nazionale, il
cuore del movimento extraparlamentare. Lo si ritrova in una variet
effervescente di associazioni e gruppi. Il Movimento Barricate del Kosovo, per
quanto lo concerne, un movimento di base e autonomo, guidato da uomini e
donne del popolo, al di fuori e al di sopra dei partiti. Legato alla resistenza
senza dirigenti, non limitato a piccole cellule non collegate, ma si articola sul
campo dei gruppi autogestiti e di solidariet. Nella situazione di disagio in cui si
trova, il popolo ha preso in mano il proprio destino. Coloro che nei partiti
rifiutano lirredentismo albanese, la NATO e lUE, lappoggiano, ma non ne sono
il motore.
5) Ci sono tra la popolazione albanese delle correnti eurasiatiste favorevoli alla
restaurazione della Jugoslavia?
YB Non lo so. La posizione di coloro che potrebbero essere presentati come
nazionalisti albanesi insostenibile e inaccettabile: i nazionalisti sono ora i
soli al mondo, oltre agli israeliani, ad applaudire gli statunitensi, a sventolare le
bandiere yankee. La loro identit (etnica, piuttosto che religiosa) li separa dagli
Slavi dellex Jugoslavia. Come ieri i banditi di Lucky Luciano in Sicilia, essi sono
utilizzati come cavallo di Troia dallinvasore, sono immersi in una societ
criminale dove lunica industria quella della prostituzione e della droga;
hanno eretto una copia in plastica della Statua della Libert di New York, alle

porte di una Pristina ripulita dai Serbi, hanno dato i nomi delle loro strade a
Clinton, Albright e Clark. A titolo di aiuto per la ricostruzione, lUnione Europea,
gli Stati Uniti e le monarchie petrolifere arabe hanno versato milioni di euro e
dollari in parte stornati dalla mafia. LArabia Saudita ha riversato un fiume di
denaro per creare moschee conformi alleterodossia wahhabita. In Bosnia ci
sono
gruppi
islamici,
ma
sono
una
minoranza.
Ne approfitto anche fare una osservazione. Gli Albanesi sono meno di quanto
affermino: dal 1999, 250.000 Serbi se ne sono andati o sono stati espulsi. Un
piccolo numero riuscito a tornare. Vi sono oggi 170.000 Serbi. I due milioni di
albanesi dichiarati nel 1999 per giustificare lattacco della NATO, sono una
bugia, in quanto il censimento albanese ha identificato 1.700.000 abitanti
nellaprile 2011 (il nord serbo ha rifiutato il censimento). Sappiamo che dal
1999 una parte della popolazione dellAlbania si riversata nella provincia per
avere sovvenzioni e contributi dalla comunit internazionale, aggiungendosi
a quelli che gi avevano fatto tale passo a nord, durante la colonizzazione
precedente, sapendo anche che ben pochi albanesi del Kosovo sono emigrati in
Occidente per ragioni di passaporto e visto, si deve concludere che le cifre
erano false. Questa gigantesca menzogna, largamente ripresa dalla stampa
occidentale, ha facilitato la nuova pulizia etnica a danno dei Serbi e delle
minoranze etniche non albanesi. Quindi ricostruire la Jugoslavia con gli emuli di
questi albanesi forieri di invasioni e occupazioni, non allordine del giorno.
Le cose potranno sistemarsi un giorno con le altre nazionalit, ma per il gruppo
albanese in quanto tale, etnocentrico, gregario e americanolatra non vedo
come. Lo sguardo degli Shqipetar (4) rivolto agli Stati Uniti, non allEurasia.
Gli statunitensi hanno fatto loro credere che avrebbero diritto ad una Grande
Albania a scapito di Serbi, Montenegrini, Macedoni e Greci a spese di tutti i
vicini dellAlbania ed essi ne approfittano, perch tutto loro permesso.
6) Cosa succede nelle altre enclavi serbe in Kosovo?
YB Il Nord non un enclave. Si appoggia sulla Serbia. Le enclavi serbe sono
isole e isolotti a sud del fiume Ibar che divide la citt di Kosovska Mitrovica.
Lentit principale, quella di Strpce, 10.000 abitanti, si trova sulle pendici della
montagna Sar Planina, che confina con la Macedonia. Strpce formata
prevalentemente da una dozzina di villaggi serbi che sono sopravvissuti ai
bombardamenti del 1999 e alle pulizie etniche del 1999 e 2004. Nelle
vicinanze, ma fuori, c lenclave di Velika Hoca, un grazioso borgo medievale
conservato, con 14 chiese ortodosse e una specialit che risale al Medioevo, la
produzione di vino. Il paese circondato da vigneti. Nel Kosovo centroorientale, a pochi chilometri da Pristina, c anche Gracanica, centro
dellortodossia serba, un enclave grande ma porosa, con circa 30.000 abitanti.
Le altre enclavi sono sparse. Sono dei villaggi completamente isolati come
Gorazhdevac, 1000 abitanti a 6 km da Pec, pezzi di enclavi, ghetti, quartieri
come la Collina di Orahovac, dove la maggior parte se ne andata nel 2004, e
rimanendo in condizioni di estrema precariet che 400 serbi. Poi un serbo mi ha
mostrato la strada a 40 metri, e mi ha detto: vedete questo angolo, mio
fratello andato l due anni fa e non mai tornato.
Grazie e coraggio, compagno
Traduzione di Alessandro Lattanzio
Fonte: http://corsicapatrianostra.over-blog.com/article-avec-les-serbes-rencontre-avec-yves-bataille-97160403.html

Note:
(1)
EULEX:
missione
di
polizia
e
giustizia
dell'UE.
(2)
KFOR:
Kosovo
Force
(NATO
e
partner)
(3) NED: National Endowment for Democracy. Principale strumento di ingerenza degli Stati
Uniti, uno schermo della CIA. La NED crea e finanzia in tutto il mondo organizzazioni non

governative (ONG) che fungono da operazioni da rel per le operazioni politico-militari anglostatunitensi nei paesi presi di mira.

http://www.avatareditions.com/italia/255/quaderni-di-geopolitica-n-3-italia-e-serbia-passatopresente-e-futuro-di-unamicizia

Ahttp://corsicapatrianostra.over-blog.com/article-avec-les-serbesrencontre-avec-yves-bataille-97160403.htmlvec Les Serbes : Rencontre


Avec Yves Bataille .
Notre camarade Yves Bataille( Iv Bataj ) est un militant engag
depuis des dcennies dans la lutte pour la libration de
l'Europe contre l'occupant atlantiste .Il se trouve aujourd'hui sur
une ligne de front , Kosovska Mitrovica ou les serbes du
Kosovo rsistent aux troupes d'occupation de l'OT.A.N.

1) Comment est n le Mouvement des Barricades ?


Yves Bataille - Le mouvement est n fin juillet aprs la
destruction du poste de Jarinje sur laligne de
dmarcation Serbie-Kossovo. Cest la deuxime fois que
ce poste est pris dassaut et incendi. La premire fois
ctait en fvrier 2008 aprs la dclaration unilatrale
dindpendance de la province occupe. Cette fois-ci les fantoches albanais installs par lOtan ont envoy
leur force spciale Rosa fabrique par les Amricains pour garder ce quils appellent une frontire.
En riposte, les Serbes ont rig des barricades et interdit les patrouilles dEulex (1), la structure de tutelle
amricano-occidentale de la colonie. Contrairement ce que supposerait son acronyme, Eulex est aussi un
machin amricain.

2) Quelle est la nature de ce mouvement et est-il soutenu dans le reste de la Serbie?


YB - Il ne sagit pas dune action marginale. Si lopration a un soutien massif dans le nord du Kossovo elle
dispose aussi dun large soutien dans le reste de la Serbie. A Belgrade le pouvoir pro occidental de
Boris Tadi a dabord essay de contrler linformation puis comme les barricades taient maintenues il a
impos un blackout total sur laction et arrt quelques personnes. Des mdias libres, notamment via
Internet, essaient de briser la censure. Les dizaines de barricades du Nord ont la signification suivante: vous
nous bloquez, nous vous bloquons. Nous ne voulons pas dpendre des autorits criminelles de Pristina. Il y
a plusieurs types de barricades. Les grandes barricades places aux points chauds comme celles des deux
postes de la ligne de dmarcation, Jarinje et Brnjak, celle du pont Austerlitz sur la rivire Ibar, celle
de Dudin kr sur la route de Pritina et quelques autres sont de volumineux monticules de gravier et de
parpaings btonns ou truffs de coupe de bois qui empchent la circulation. De vieux camions, autobus et
engins de terrassement sajoutent gnralement au dispositif. Les autres barricades sont des points de
contrle qui filtrent les alles et venues. Les barricades interdisent Eulex de passer, ce qui fait que les
postes de la ligne de dmarcation doivent tre ravitaills par hlicoptre. La circulation serbe hors de la ligne
de dmarcation se fait par les routes alternatives , des sentiers de montagne amnags qui posent
problme aux poids lourds quand le temps est mauvais. Mais a marche. Les barricades ne se limitent pas
des barricades. Elles sont appuyes par un systme de garde et de veille permanente, jour et nuit, avec une
rotation des volontaires et un systme dalarme qui permet de mobiliser des milliers de volontaires sur les
points chauds en quelques minutes si lalerte est donne. Dans les glises les popes sont chargs de faire
sonner les cloches. Particularit, si lOtan (la Kfor )(2) dmantle une barricade, une nouvelle
barricade est rapidement rige proximit et des drapeaux plants dessus. Ainsi sen prendre aux
barricades ne sert rien. De solides banderoles hydrophobes avec des slogans simples et lisibles comme
Otan Dgage! , Stop Kfor! Stop Eulex! Rsolution 1244! ou Rfrendum! toutes aux
couleurs de la Serbie sont accroches aux alentours. Le Mouvement repose sur la mthode de la Dfense
par action civile, la Dac, avec ses outils comme les tentes qui permettent de se reposer, se rchauffer et au
besoin se soigner. Une rsistance par action civile qui nest pas sans rappeler les thories de la guerre
civilise de lamricain Gene Sharp, le pre des rvolutions de couleur mais l le mouvement se
dploie contre ses amis. Toutes les professions sont mobilises, et en premier les mdecins et les pompiers.
Le Mouvement des Barricades nest pas une fin en soi. A son septime mois il dbouchera sur une initiative

politique qui irrite fort la dite communaut internationale et ses clones de Belgrade: la tenue le 14 fvrier dun
rfrendum posant cette question: tes-vous pour les institutions de la Rpublique du Kossovo au nord
du Kossovo et Mtochie? . Le Nord va se retrouver sa faon dans la position du Pridniestrovie (
Transnistrie) lest de la Moldavie avec une territoire, un drapeau, un hymne national, une monnaie, des
institutions, une administration. Il manquera une arme mais peut-tre que lembryon darme populaire se
trouve au sein du Mouvement des Barricades En tout cas il incarne la Rsistance.

3) Quelle est la position du pouvoir de Belgrade?


YB - Le pouvoir de Tadi ne reconnait pas lindpendance du Kossovo parce quil sait que sil le faisait il
serait balay aux prochaines lections qui auront lieu cette anne. Le gouvernement est soumis une
double pression, celle des Etats-Unis et de leur suite et celle de lopinion serbe. Alors il temporise. Il
ngocie Bruxelles avec les trafiquants dorganes albanais. Produit de la main trangre et de
combinaisons parlementaires, le gouvernement Tadi na obtenu une courte majorit quavec le ralliement
des socialistes achets et corrompus du SPS, le parti fond par Slobodan Milosevi. Les tuteurs amricanooccidentaux ne voulaient surtout pas dun gouvernement socialiste national avec les Radicaux. Ils ont uvr
pour que les socialistes soient rcompenss (argent et ministres) et pour dtruire le Parti radical. Ils
ont provoqu en son sein une scission de droite et cela a donn le Parti progressiste (SNS) du
tandem Nikolic - Vucic, sur le modle de lAlliance Nationale en Italie.
4) Quelle est l'tat du courant national en Serbie ?
YB - Le Mouvement national serbe a ses propres
caractristiques mais depuis peu il subit linfluence bnfique
des ides venues dailleurs, en particulier de Russie et du
secteur national rvolutionnaire dItalie et de France.
Lvolution est notable: jusquaux bombardements de lOtan
en 1999, le mouvement nationaliste tait domin par le culte
du pass, la geste hroque de la rsistance aux Turcs et aux
Austro-Allemands, les Tchetniks de Draza Mihailovi, le
refuge dans lOrthodoxie. Mais les secteurs patriotiques de
lancienne gauche et les nationalistes clairs ont fini par se
rejoindre et mener une rflexion gopolitique qui dvoile un nouveau champ de vision ouvert aux grands
espaces et lunivers. Cest ainsi que le Mouvement national serbe sest aperu que le Mouvement des non
aligns de la priode titiste ntait pas dpourvu dintrt. Et les socialiste ont (re)dcouvert le nationalisme.
Les guerres dagression contre lIrak, la Libye et maintenant la Syrie ont provoqu un lan de solidarit qui
sest branch l-dessus. La Libye de Kadhafi a mobilis un nombre de militants plus important quailleurs.
On peut voir sur les murs de Kosovska Mitrovica des fresques murales la gloire de la Jamahirya.
Je crois quil faut rendre hommage un homme qui a t une sorte de prcurseur, je veux parler deDrago
Kalaji. Drago a introduit en Serbie dans les annes 1990 une matire doctrinale nouvelle dessence
nationale europenne un moment o le nationalisme se rduisait lvocation des batailles du pass et au
soutien Milosevi. Un soutien contraint et forc car lattaque amricano-occidentale obligeait le dfendre.
Mais le rgime statique de Slobodan Milosevi ntait porteur daucune vue du monde, daucun projet
politique. Dans le mme temps, un combattant issu de la Milice des Aigles Blancs, Dragoslav Bokan, a jou
un rle important en conjuguant art et politique, nationalisme et bolchvisme dans des revues
exprimentales. Une ancienne conseillre de Milosevi, Smilja Abramov, a fait pour sa part un travail
essentiel de documentation sur les cercles mondialistes et opaques comme Bilderberg, Trilatrale, Opus
Dei. Cela sest traduit par des livres. Un Institut dEtudes Gopolitique a vu le jour dans les annes de la
guerre mais il devait se saborder aprs les bombardements (1999). Le fondateur du groupe dtudes
marxiste rvolutionnaire Praxis (poque de Tito), Mihailo Markovi, avec lequel jai pu avoir pendant des
annes de nombreuses et intressantes conversations, avait volu la faveur de la crise (clatement de la
Yougoslavie, embargo, guerres sparatistes de lOccident) vers une intressante synthse du socialisme et

de la nation. Mihailo a jou un rle important dans la manire darticuler le discours et dargumenter.
Dautre part des journaux comme Ogledalo (aujourdhui disparu) et Geopolitika de Slobodan Eri, des sites
internet dinformation ou de groupes militants comme Srpska Politika, Apisgroup, Vidovdan,Dveri, 1389, Nasi
-1389, Obraz, Nova Srpska Politika Misao, Pokret za Srbiju etc ont jou un rle indniable dans linformation
et la diffusion darguments novateurs. On notera aussi en ce moment limportance des rseaux sociaux
comme Facebook pour lessaimage des ides.
Je peux ajouter que par mes frquentes interventions politico-mdiatique, de 1993 aujourdhui, jai introduit
dans le Mouvement national serbe lapproche gopolitique et sorlienne des faits. Le russe Alexandre
Douguine est venu Belgrade o ses principaux livres ont t traduits. Il a tenu des confrences, rencontr
du monde. Les changes avec des Russes, des Franais et des Italiens, en particulier ceux du
groupe Eurasia, se sont dvelopps avec bnfice mutuel. Ce travail politique en amont ainsi que la
prennit de la crise (un pays sans frontires et un peuple qui se voit en permanence accus et attaqu)
expliquent la vigueur de la pense nationale et lessor des blogues se rclamant du nouveau nationalisme et
de lEurasisme.
Le thme et les perspectives de lEurasisme sont donc en ce moment largement discuts. LEurasisme est
vu comme un projet fondamentalement anti-occidental et non align reliant la Serbie la Russie et une
autre Europe. Un mouvement de libration nationale.
Le Mouvement national serbe a un avantage sur ceux dItalie et
surtout de France, il bnficie du soutien de nombreux
intellectuels. Un domaine o les Amricains ont chou ici cest
le Front culturel. Cela ne veut pas dire que les nuisances
amricano-occidentales ne sont pas vhicules. Elles le sont via
les mdias audio-visuels libres et dmocratiques aux
mains de socits capitalistes anglo-saxonnes et allemandes.
Mais en dehors de ce placage artificiel il y a dans les lites
relles et dans le peuple un rflexe de rejet de la sous-culture
occidentale. Ainsi la conscience verticale, la mmoire la plus
longue et la projection vers le futur sharmonisent. La posie,
les chansons traditionnelles et le folklore vivant sont des armes de destruction massives que limprialisme
amricano-occidental ne peut bombarder. LUsaid (ambassade amricaine), Ned (3) et la Fondation
Soros ont dpens beaucoup dargent pour corrompre le secteur culturel comme ils avaient corrompu le
secteur politique (politicien) et financier mais leurs reprsentants ont fini par avouer en priv un chec sur la
cible.
Il faut ajouter que si les nationalistes sont reprsents au parlement avec le Parti radical serbe (Srs) affaibli
par une scission de droite nationale, le cur du Mouvement est extra-parlementaire. On le retrouve
dans une foule dassociations et de groupes effervescents. Le Mouvement des Barricades du Kossovo, pour
ce qui le concerne, est un mouvement basiste et autonome impuls par des hommes et des femmes du
peuple en-dehors et au-dessus des partis. Apparent la rsistance sans chefs , il ne se rduit pas
de petites cellules sans lien entre elles mais articule sur le terrain des groupes solidaires et autogrs. Dans
la situation de dtresse o il se trouve, le peuple a pris en main lui-mme son destin. Ceux qui dans les
partis refusent lirrdentisme albanais, lOtan et lUe lappuient mais ils nen sont pas le moteur.
5) Existe-t-il au sein de la population albanaise des courants eurasistes favorables au rtablissement de la
Yougoslavie?
YB - Je nen connais pas. La position de ceux que lon pourrait prsenter comme des nationalistes
albanais est intenable et dans tous les cas inacceptable: ces nationalistes sont aujourdhui les
seuls au monde, si lon excepte les Israliens, applaudir les Amricains, brandir des drapeaux yankees.
Leur identit ethnique, plus que la religieuse, les spare des Slaves de lex Yougoslavie. Comme hier les

bandits de Lucky Luciano en Sicile, ils ont servi de cheval de Troie lenvahisseur; ils baignent dans une
socit criminelle o la seule industrie est celle de la prostitution et de la drogue; ils ont rig une copie en
plastic de la statue de la Libert de New York lentre de Pritina nettoye des Serbes; ils ont donn les
noms de Clinton, dAlbright et de Clark leurs rues. Au titre de laide la reconstruction lUnion europenne,
les Etats-Unis et les Ptromonarchies arabes ont dvers des millions deuros et de dollars en partie
dtourns par la Mafia. LArabie Soudite a rpandu un flot dargent pour crer des mosques selon la
normewahhabite. Des groupes islamiques existent comme en Bosnie mais ils sont minoritaires.
Jen profite pour faire une remarque. Les Albanais sont moins nombreux quils ne le prtendaient: depuis
1999, 250.000 Serbes sont partis ou ont t chasss. Un nombre infime a pu revenir ( Povratak, le
retour) Il reste aujourdhui 170.000 Serbes. Les 2 millions dAlbanais annoncs en 1999 pour justifier
lattaque de lOtan taient un mensonge puisquun recensement albanais a relev en avril 2011 1.700.000
habitants (le Nord serbe a refus le recensement). Comme on sait que depuis 1999 une partie de la
population de lAlbanie dverse dans la province pour toucher subsides et subventions de la
communaut internationale sest ajoute ceux qui avaient dj fait le saut vers le nord lors des
colonisations de peuplement antrieures, comme on sait aussi que trs peu dAlbanais du Kossovo ont pu
migrer en Occident pour des raisons de passeport et de visa, on doit en conclure que les chiffres taient
faux. Ce mensonge de taille, largement repris par la presse occidentale, a facilit le nouveau nettoyage
ethnique des Serbes et des minorits ethniques non albanaises. Nouveau nettoyage car, constantes de
lHistoire, les nationalistes albanais sont les continuateurs de ceux qui ont toujours essay dtendre
leur domaine vers le nord par limmigration et lexpulsion des Serbes. Mme sils se sont rvolts de courts
moments contre les envahisseurs de la rgion (contre les Ottomans, les communistes albanais dEnver
Hodja aids par les partisans yougoslaves de Tito furent eux trs minoritaires contre les forces de laxe qui
sappuyaient sur lesBallistes). Alors refaire la Yougoslavie avec les mules de ces Albanais fourriers des
invasions et des occupations nest pas lordre du jour.
Les choses pourront un jour sarranger avec les autres nationalits mais pour le groupe albanais tel quil se
prsente, ethnocentriste, grgaire et amricanoltre je ne vois pas comment. Le regard
des Shiptars (4) est tourn vers les Etats-Unis, pas vers lEurasie. Les Amricains leur ont fait croire quils
auraient droit une Grande Albanie au dtriment des Serbes, des Montngrins, des Macdoniens et des
Grecs - au dtriment de tous les voisins de lAlbanie - et ils en profitent puisque tout leur est permis.

6) Que deviennent les autres enclaves serbes au Kossovo ?


YB - Le Nord nest pas une enclave. Il jouxte la Serbie. Les enclaves serbes, ce sont des les et des lots au
sud de la rivire Ibar qui partage en deux la ville de Kosovska Mitrovica. La principale en tendue, celle de
Strpce, 10.000 habitants, se situe au flanc de la montagne Sar Planina qui fait frontire avec la Macdoine.
Strpce cest une douzaine de villages majoritairement serbes qui ont survcu aux bombardements de de
1999 et aux nettoyages ethniques de 1999 et de 2004. Non loin de l mais en dehors on trouve lenclave de
Velika Hoa, un joli village mdival prserv, avec 14 glises orthodoxes et une spcialit qui remonte au
Moyen ge, la fabrication du vin. Le village est entour de vignes. Au centre-est du Kossovo quelques
kilomtres de Pristina, il y a aussi Graanica, haut lieu de lOrthodoxe serbe, enclave tendue mais poreuse,
quelques 30.000 habitants. Les autres enclaves sont parses. Ce sont soit des villages compltement isols,
comme Goradevac, 1000 habitants 6 kilomtres dePe, soit des morceaux denclaves, des quartiersghettos comme celui de la colline d Orahovac o ne survivent plus depuis 2004, dans des conditions
extrmement prcaires, que 400 Serbes. L un Serbe ma montr la rue 40 mtres et ma dit: tu vois ce
coin, mon frre est all l il y a deux ans et il nen est jamais revenu.
Merci et courage , camarade ...
.(1) Eulex: Mission europenne de police et de justice.
(2) Kfor: Kosovo force (Otan et associs).(3) Ned: National Endowment for
Democracy. Principal instrument dingrence des Etats-Unis, paravent de la CIA. Ned
cre et finance de par le monde des Organisations non gouvernementales (Ong) qui

servent de relais aux oprations politico-militaires anglo-amricaines dans les pays cibles.(4) Shiptars: les Aigles. Nom donn aux
Albanais du Kossovo par eux-mmes.

Lors de l'agression terroriste de la Serbie par l'O.T.A.N. en 1999 ,comme pour celle de la Libye rcement ,les raids
meurtriers partirent entre autres de la base de Sulinzara , en Corse . Le peuple Corse , colonis , dont les droits sont
nis ,a condamn cette politique imprialiste et raffirme sa solidarit avec la rsistance hroique du peuple serbe .
A SQUADRA

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